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Livio Sichirollo
La dialettica
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Prima edizione, maggio 1973.
Prima ristampa, gennaio 1977.
Copyright @ 1973 by ISEDI,
Istituto Editoriale Internazionale
Via Paleocapa, 6 - 20121 Milano (Italia).
:B vietata la riproduzione, totale o parziale, della
presente opera, con qualsiasi mezzo, compreso le
copie fotostatiche e i microfilm. I relativi diritti
sono riservati per tutti i Paesi.
Stampato in Italia - Printed in ltaly.
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Indice
9 Introduzione
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6 Indice
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Indìcc 7
198 Epilogo
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a Eric Weil
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Introduzione
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10 Introduzione
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Introduzione 11
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12 Introduzione
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l. Dialettica, la parola e la cosa: etimologia e preistoria
1.1. Premessa
" Dialettica " è una parola che soltanto Platone consegna alla
storia della filosofia e attraverso la storia della filosofia alla cul-
tura in generale. Per essere più precisi potremmo forse dire che
tale operazione viene compiuta già da Socrate, ma dal momen-
to che non ci ha lasciato nulla di scritto dovremmo fondarci sul-
l'autorità di testimoni che erano troppo intelligenti, troppo colti
e, per i loro grossi impegni politici e culturali, troppo accorti per
essere del tutto oggettivi - troppo filosofi insomma. Ma non è fa-
cile mettere d'accordo Platone e Aristotele, Senofonte e Aristo-
fane. D'altra parte a noi ora interessa il documento scritto, non
la genesi di un atteggiamento che fu spontaneo, forse, prima di
essere filosofico o meglio prima di essere interpretato come filo-
sofico. A noi interessa non già l'inventore di un problema (e non
ci interessa perché il filosofo, se è vero filosofo, non inventa mai
i propri problemi, ma li trova, li individua nella realtà, nel dive-
nire del mondo umano che egli fa oggetto della sua riflessione),
bensì come un problema si è fatto tale per un filosofo, come un
fatto è divenuto problema ed è stato successivamente interpretato.
Cercheremo, dunque, di delineare la genesi linguistico-concettua-
le di lhaÀÉyecr{lm (dialettica), ma non ci occuperemo di presunte
figure dialettiche o della dialettica che potremmo anche trovare
nei più antichi autori. Una ricerca simile è destinata a muoversi
su un piano assolutamente arbitrario e a condurre a risultati del
tutto problematici. Infatti, o si deve accettare un generico con-
cetto della " dialettica " (per esempio : lo spirito della contrad-
dizione, la facoltà di rendere falso il vero e vero il falso, come
ritenne anche Goethe; oppure: " ... caratteristica della dialettica
è di non essere mai soddisfatta", dice R. Schaerer, storico e filo-
logo classico), un simbolo da applicare con significati e sfumatu-
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14 Dialettica, la parola c la cosa: etimologia e preistoria
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Il sostantivo Myoç 15
nello stesso Platone, dove è opposto a " contendere " o a " di-
sputare " (ÈgftEtv), e vale disputare con reciproca comprensione
e soddisfazione allo scopo di un comune miglioramento e appro-
fondimento della cosa, conversare, insomma, nell'accezione più
alta del termine; Platone lo oppone anche a &fj!J-T)YO!.JELV, parlare
come pJ.Ibblico oratore, tener concione, ed è interessante ricordare
qui la traduzione che Croiset propone di lhaJ,Ex-nr.&rtEQOV (nella
sua traduzione, presso Les Belles Lettres, di un noto passo del
Menone, 75CD): "in un modo più conforme allo spirito della
conversazione ".
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16 Dialettica, la parola e la cosa: etimologia e preistoria
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Un'interpretazione di Senofonte 17
2 Per quanto sopra cfr. H. FoURNIER, Les verbes " dire " en grec ancien,
Paris 1946, in partic. pp. 53-59, 211-224 e FRisK, op.cit., fase. 11 (1961),
pp. 94-96.
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18 Dialettica, la parola e la cosa: etimologia e preistoria
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Esempi di ('HaMyEa{)-at in Omero, Erodoto e nell'uso attico 19
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20 Dialettica, la parola e la cosa: etimologia e preistoria
• Vite dei filosofi, trad. it. a cura di M. Gigante, Bari 1962, m, 34, ma
cfr. il Proemio, 13, dove la tripartizione rimane con Zenone iniziatore della
dialettica, che è opinione aristotelica.
5 R. ScHAERER, La question platonicienne, Paris-Neuchatel 1938, pp.
219, 231 e cfr. L'homme antique et la structure du monde intérieur, Paris
1958, p. 110: "Mais le propre de la dialectique est de n'étre jamais sati·
sfaite ". Sul tema dialogo-dialettica e dialogo-tragedia in particolare in
Platone già HIRZEL, Der Dialog, Leipzig 1895, vol. I, pp. 200-218. Ma su
Platone cfr. ora P. VICAIRE, Platon critique littéraire, Paris 1960.
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Esempi di ~taÀÉyEo{}m in Ornerò, Erodoto e nell'uso attico 21
del canto popolare, per quanto non qlJi, come si pretende, stia la
radice del ()ta-Àoyoç (l'autore accenna al ()uJ.A.oyoç intellettuale fra
due personaggi, e cita l'esempio di Eteocle e dell'osservatore nei
Sette a Tebe di Eschilo, vv. 375-652). L'importanza di questo
dialogo, che trova la sua forma più trasparente e più intensa nella
sticomitia, è pertanto ovvia " 6 •
Non crediamo che si possa andare più in là di questa conclu-
sione se· manteniamo il discorso sul piano generale ()taÀÉyEo{}at-
dialettica-dialogo. Giustamente Untersteiner ha l'occhio esclusiva-
mente al documento ed esercita la sua interpretazione là dove il
testo e la tradiziçme lo consentono. Egli lascia pertanto cadere la
notizia di Suda sù Laso di Ermione, che parve ad altri tanto sug-
gestiva: "Si ritiene che per primo avesse scritto un'opera sulla
musica e che fosse stato uno degli iniZiatori dell'eristica. All'in-
fluenza di Laso (quale che sia d'altronde il senso esatto di que-
ste tradizioni) è da attribuire lo sviluppo dello spirito dialettico
in Simonide? Se non rispondere, si può porre la domanda " 7•
Dopo Omero e la tragedia ricordiamo i lirici, dai quali ()uxM-
yw{}m è usato ma in frammenti troppo brevi e corrotti per
paterne trarre qualche utile conseguenza. In Archiloco (fr. 108
Diehl), Saffo 134 e Alceo 129 (Lobel-Page) significa "parlare",
"far discorsi". Notiamo Saffo: ta < •. > v ..d;af-lCI.V OVUQ ')(.1)-
:rt(lOyÉvlla, " ti ho parlato in sogno, o Cip ride ". Esempi interes-
santi si trovano invece nella prosa erodotea e attica, dove balza
evidente l'indicazione del dialogo, del gioco di domanda-risposta,
lo scambio di opinioni fra due individui. E non solo di opinioni,
vorremmo aggiungere, ché in Aristofane troviamo di ()taÀÉyEo{}a.t
l'uso eufemistico per mJvouma~Etv (avere relazioni carnali), un si-
gnificato, quindi, non del tutto estraneo alla nostra storia (Pluto,
v. 1082; Donne a parlamento, v. 890 e cfr. Stephanus, Thesaurus
linguae graecae, IV, 1211).
Ma cominciamo con Erodoto e vediamo la descrizione delle
regioni joniche (I, 142, 2): dice che in alcune città della Caria i
cittadini parlano la stessa lingua: xa.-rà -.aù-rà ~tctÀ.EyopEvat. Va
sottolineata l'idea del reciproco comprendersi, presente insieme
all'idea della relazione che si istituisce fra diverse persone me-
diante il linguaggio. Non è un caso, o comunque può non esserlo,
che nel medesimo luogo affermi che non in tutta la regione si par-
• M. UNTERSTEINER, Le origini della tragedia c del tragico, Torino
1955, pp. 331-2.
7 A. et M. CROISET, Ilistoire de la /ittérature grecque, Paris 1951 '
(ristampa) p. 379.
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22 Dialettica, la parola c la cosa: etimologia c preistoria
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Esempi di (haÀÉyEa-ltat in Omero, Erodoto e nell'uso attico 23
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2. Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
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Oratoria c sofistica 25
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26 Esperienze dialettiche tra i Solisti e Socratc
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Dialogo e dialettica. li punto di vista di Aristotele 27
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28 Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
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Dialogo e dialettica. Il punto di vista di Aristotele 29
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30 Esperienze dialettiche tra i Sofisti c Socrate
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Dialettica e filosofia. Ippia e Platone 31
m, p. 187 sgg. Stato delia questione in op. cit., pp. 147-8 e l sofisti, cit.,
p. 364 sgg.; A. CAPIZZI, Protagora, Firenze, 1955, p. 337.
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32 Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
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Dialettica e filosofia. Ippia e Platone 33
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34 Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
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Protagora e Gorgia 35
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36 Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
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L'esperienza socratica 37
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38 Esperienze dialettiche tra i Sofisti e Socrate
ria della filosofia, ma anche in quelle sulla filosofia della storia: si vedano
alcuni giudizi di Hegel nel Socrate di A. Banfi, Milano, 19442, pp. 333 sg~.
(il brano che ora riportiamo è a p. 88 sgg.); poi K. LEESE, Die Geschichts-
phi/osophie Hegels auf Grund... , Berlin 1922, p. 206 sgg.; J. KuP'FER, Die
Aufjassung des Sokrates in Hegels Geschichtsphilosophie, Diss. L~ipzig 1927
c il nostro Antropologia e dialettica nella filosofia di Platone, m Storicità
della dialettica antica, Padova 1966.
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L'esperienza sncratJ.ca 39
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40 Esperienze dialettiche tra i Sofisti c Socrate
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3. Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
3 .l. Premessa
Tre fatti essenzialmente impediscono allo storico e all'inter-
prete di accedere alla filosofia platonica con la stessa oggettività
di cui sa o almeno può dar prova in altri casi e oserei dire in
tutti gli altri casi: la forma letteraria, che Platone ha scelto per
consegnare a noi il suo filosofare, il dialogo, il dibattito dram-
matico, che presuppone invenzione di personaggi, creazione di
situazioni, e, diciamolo pure, mistificazione di uomini e di idee;
la mediazione,· che egli ha voluto creare, tra sé, i personaggi e il
lettore, inserendo nel . dibattito la persona di Socrate, solleci-
tatore della ricerca ma anche, ad un tempo, " figura dello scher-
mo", centro dal quale sfuggono verso un'immaginaria circonfe-
renza le linee di ~orza che quella ricerca ha messo in luce e de-
terminato cori. calcolo e perizia~; e infine una specie di " doppia
verità", messa in pratica da Platone, e cioè la filosofia contenuta
nei dialoghi c la filosofia esposta nelle lezioni all'Accademia, dci
cui limiti e rapporti oggi sappiamo ben poco, mentre i contempo-
ranei non potevano non esserne al corrente.
Per questi motivi l'interprete, sia esso filosofo o filologo, non
può che scegliere un momento, una tesi, un problema della fi-
losofia platonica presupponendo che tale tesi sia anche di Pla-
tone - e dare così per risolta una difficoltà che storicamente ri-
solta non è - ricostruendo secondo questo punto di vista il si-
stema o una sua parte o la sua evoluzione. Dobbiamo insomma
presupporre come nota una filosofia di Platone per· intendere in
Platone la filosofia. Hegel stesso, che ha fondato nella Storia
della .filosofia la sua magistrale ricostruzione del platonismo sulla
Repubblica, ha così posto da parte il dato storico, che Aristotele
non cita mai questo dialogo nella discussione dei problemi stret~
tamente filosofici o metafisici.
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42 Dialogo, dialettica c tilosofia in Platone
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Dialogo e dialettica 43
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44 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
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Dialogo e dialettica 45
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46 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
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La dialettica come problema 47
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48 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
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La dialettica come problema 49
sua edizione per la coll. « Les Belles Lettres », Paris 1954', pp. m-rx. Sulle
idee-specie-forme e sul rapporto col Fedone, citato avanti, pp. CLIV-CLVI.
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50 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
abbia mai detto su questo soggetto " 6 : " Amo, o Fedro, queste
operazioni del dividere e dell'unificare· affinché mi sia possibile
parlare e pensare. Se scorgerò poi qualcun altro capace di portare
il suo sguardo sull'uno e sull'unità naturale di un molteplice, que-
sti voglio inseguire, 'sulla traccia ch'egli lascia, come fosse quel-
la di un dio'. E infatti coloro che sanno fare questo - se è giu-
sto o no, dio lo sa - per ora io li citiamo ad ogni modo dialetti-
ci... " (Fedro 266BC). Il perché di questa definizione è dato come
noto: la pratiéa del dialogo è a suo fondamento come il Fedone
ha già: dimostrato (cfr. 73AB, 75DE c 78D: " Quest'essenza in
se stessa dell'essere della quale noi diamo ragione interrogando
e rispondendo ... ") - anche se le parole dialettico e dialettica non
sono ancora state pronunciate come avviene invece nel Cratilo.
e nel Menone. Che il dialogo sia indispensabile al primo dei due
procedimenti lo hanno provato a sufficienza i dialoghi giovan~Iì
con quelle induzioni che rappresentano lo scopo di una ricerca in
comune. Se si pensa al Sofista e al Politico, ci si convince che il
dialogo è altrettanto necessario al secondo procedimento illustra-
to dal Fedro.
' W. W. J AEGER, Paideia, trad. it. Firenze 1959, vol. 111, p. 331.
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La dialettica come " metodo " e come " scienza " 51
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52 Dialogo, diàlettica e filosofia in Platone
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La dialettica come " metodo " e come " scienza " 53
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54 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
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Dialettica e politica dopo la Repubblica 55
logia con Lettera VII, 344BD, l'uso dei tempi, l'azione indicata e la natu-
ra di questo tipo di conoscenza.
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56 Dialogo, dialettica e filosofia in Platone
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Dialettica e politica dopo la Repubblica 57
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58 Dialogo, diakttka e filosofia in Platont
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Dialettica e politica dopo la Repubblica 59
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4. Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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Filosofia e coscienza comune 61
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62 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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La " storia della dialettica " secondo Aristotele 63
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64 Logica c dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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La " storia della dialettica " secondo Aristotele 65
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66 Logica c dialettica, storia e filosofia in Aristotele
revole, resta il fatto che egli intende così affermare che già ai
tempi di Socrate la dialettica esisteva sia pure in una fom1a non
adeguata. L'affermazione è coerente con quanto abbiamo visto
sopra discutendo il capitolo conclusivo dei Topici, ma lascia aper-
ta però la questione dei rapporti fra Socrate e i Sofisti, determi-
nati solo in quel capitolo, dove anziché situare Socrate semplice-
mente·· nel prolungamento della Sofistica, a noi sembra che Ari-
stotele circoscriva l'azione socratica a vantaggio proprio della
Sofistica, la quale avrebbe coltivato di fatto la dialettica, mentre
il vigore dialettico di Socrate si sarebbe limitato all'esercitazione
critica. Ma fra i due passi della Metafisica, se si guarda a fondo,
la contraddizione è più apparente che reale. Infatti, stando ai
risultati della critica evolutiva Aristotele scrive Metaph. I, 6 in un
periodo in cui tende ad esagerare l'originalità del pensiero del
maestro ed esprime quindi un giudizio sul quale più tardi sarebbe
·ritornato - e questo potrebbe spiegare la coincidenza del secondo
passo con la conclusione dei Topici, dove il giudizio è più me-
ditato perché viene formulato in un momento in cui Aristotele
si accinge a ·rivendicare la completa originalità della pro-
pria ricerca.
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La " storia della dialettica " secondo Aristotele 67
che Empedocle ha per primo dato inizio aJia retorica ". È molto
più importante a nostro avviso e più ricca di conseguenze non la
semplice testimonianza su Zenone, ma l'intero contesto, cioè l'ac-
costamento Empedocle-Zenone e quindi il parallelismo retorica-
dialettica (un caso tipico di interpretazione aristotelica, che farà
scuola: Aristotele collocherà se stesso all'interno, e al limite, di
una tradizione, della quale egli è ad un tempo la radice e un ra-
mo, l'iniziatore e un momento dell'evoluzione).
Con la sua citazione zenoniana Aristotele intende dire che
Zenone ha creato la cosa, non il nome, e questa è la constatazio-
ne di un fatto, se è vero che retorica e dialettica sono le sole ar-
ti che hanno la possibilità di dedurre i contrari: l'eleatico accet-
tava, infatti, le tesi dell'avversario, ma deduceva conclusioni op-
poste a mezzo di una serie di passaggi. L'individuazione aristote-
lica sorprende: Aristotele dovette ben presto (forse già all'epo-
ca del suo discepolato presso Platone) aver chiaro il movimento
della critica alla dialettica platonica. e quindi le linee del suo
piano. Abbiamo già letto testimonianze diverse, da quella di lso-
crate a quella di Elio Aristide (cfr. sopra cap. 2.2.). Se poi voles-
simo addirittura tener conto che da una parte Zenone, secondo
Diogene Laerzio (m, 48), sarebbe stato anche il primo scrittore
di dialoghi e che, dall'altra, l'attribuzione aristotelica della sco-
perta della retorica a Empedocle non può che essere posta in
relazione con l'attività politica di questi 10 , ci è già possibile scor-
gere, sia pure dall'esterno e indirettamente, quelle connessioni
di dialettica, storia e politica nell'ambito della retorica che noi
crediamo appunto di poter mettere in .·luce interrogando o solle-
citando i testi aristotelici.
Ritornando ad essi chiediamoci: qual è, alla fine, il senso ul-
timo del frammento del giovanile Sofìsta? L'accostamento che vi
compare di Zenone ed Empedocle, di retorica e dialettica, è sol-
tanto la prima di una serie di testimonianze aristoteliche che ci
è dato incontrare nella tradizione dossografica antica. Non può
essere un caso, infatti, che Diogene Laerzio scriva, proprio all'ini-
zio del libro dedicato ad Aristotele: " Insegnava ai discepoli ad
esercitarsi su un tema determinato e insieme li allenava ai dibat-
titi oratori " (v l ,3).
Come è stato giustamente sottolineato, Aristotele avrebbe con-
dotto innanzi di pari passo la formazione dialettica e quella orato-
ria dei suoi scolari 11 • Ma è ancora più importante ritornare al te-
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68 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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Il rapporto sofistica, dialettica e filosofia 69
" Questi problemi possono essere qui solo accennati. Cfr. sopra nota
8 e v. anche L. LUGARINI, Aristotele e l'idea della filosofia, Firenze 1961.
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70 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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n rapporto sofistica, dialettica e filosofia 71
sandro che mostra di essere, com'è naturale (e· la cosa non an-
drebbe mai sottovalutata), più disinteressato di noi e più vicino
alla problematica aristotelica (cfr. ed. Hayduck, 259, 24 sgg. -
260, 22 sgg.). Da un confronto immediato dei due passi, della
Retorica e della Metafisica, ci si accorge subito che la retorica
è scomparsa dalle relazioni che la M eta fisica istituisce. La scom-
parsa è però solo apparente. Nella Retorica il sistema sofistica,.
retorica-dialettica è retto dalle due costanti dell'intenzione e del-
la facoltà, con la conseguenza che sofistica e retorica vengono
assimilate in forza dell'intenzione e retorica e dialettica a parti-
re dalla facoltà, scienza. Ora, è proprio questo rapporto, questo
concetto della dialettica che comprende in sé la retorica (così co-
me, d'altra parte, si è visto, la retorica mantiene un rapporto con
la sofistica e la innalza al piano della considerazione filosofica)
e la giustifica, la figura stessa della dialettica presente nella Me-
tafisica.
Qui, però, il sistema appare costruito secondo una prospetti-
va diversa: ,sofistica-dialettica-filosofia trovano la ragione del lo-
ro essere in rapporto nell'identità dell'oggetto (" sofistica e dia-
lettica si aggirano intorno allo stesso genere di realtà della filoso-
fia ", cioè " l'essere che è comune a tutte le cose "), ma i due
clementi, intenzione e facoltà, entrano ugualmente in gioco: la
dialettica e la filosofia si distinguono per la facoltà, e hanno quin-
di l'intenzione in comune (quella che Bonitz chiama disputandi
facultas), per cui la dialettica è peirastìca e la filosofia conosci-
tiva; la sofistica e la filosofia si distinguono per l'intenzione: la
sofistica è una specie di arte (XQlHtutwnxrJ) e il sofista un uomo
che trae profitto da una saggezza apparente e non reale (cfr. El.
Soph. 1.165 a 21/23 e 11.17 l b27/29) e a maggior ragione per
la facoltà: la sofistica, infatti, è una saggezza apparente, essa
stessa· non ha realtà anche se si aggira intorno all'essere. Ora, dal
momento che l'intenzione porta la dialettica nei pressi della filo-
sofia e la facoltà conoscitiva della filosofia colloca la dialettica in
un ambito diverso, non rimane che avanzare_ l'ipotesi che quanto
all'uso della facoltà dialettica e sofistica abbiano qualcosa in co-
mune - un risultato che il testo della Retorica escludeva.
Queste, allora, le conclusioni: la sofistica è ancora una volta
riacquistata al movimento della speculazione per la sua paren-
tela con la dialettica e la dialettica innalzata in dignità per la sua
vicinanza alla filosofia; inoltre, anche qui non c'è soppressione
o assimilazione di una di queste tre figure dcl sapere da parte di
un'altra: ciascuna di esse mantiene la propria autonomia e de-
terminatezza. Stando alla Retorica, secondo il metodo, anche il
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72 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristo<ele
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Dialettica e antologia 73
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74 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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Dialettica, storia, politica 75
chen, Leipzig 1921•, vol. II, t. II, pp. 243-5, che è bene leggere anche per
la configurazione del problema e del rapporto aporia-dialettica-filosofia.
Altri passi paralleli: De Anima I 2. 403b20·24, De Coelo I 10. 279b4-12,
Anal. post. 1 l. 71al-13.
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76 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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Dialettica, storia, politica 77
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78 Logica e dialettica, storia e filosofia in Aristotele
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Dialettica, storia, politica 79
cfr. E. WEIL, Quelques remarques ... , cit. sopra nota 7, pp. 844-49.
" ARISTOTE, La politique, vol. I, Paris 1960 (coli. Les Belles Lettres),
a cura di J. AUBONNET, p. 105. È molto importante l'introduzione all'edi-
zione di questo testo aristotelico. Sulla Politica si ricordi almeno E. BAR-
KER, The Politics oj Ar:, Oxford 1952; R. WmL, Ar. et l'histoire. Essai sur
la" Politique ", Paris 1960, e la traduzione italiana a cura di C.A. VIANO,
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80 Logica e dialettica, storia c filosofia in Aristotele
Congrès Budé », Lyon 1958, p. 146 e cfr. J.M. LE BLoND, Aristate. Plti-
losophie de la 1•ie. Le livre f<' du Traité sur les parties des animaux, Paris
1945, pp. 53-54 e ARISTOTE, Les parties des animaux, Paris 1956 (coli.
Les Belles l.ettres) a cura di P. Louis. p. 167.
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Dialettica, storia, politica 81
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82 Logica c di_alettica, storia e filosofia in Aristotele
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5. Morte e trasfigurazione della dialettica antica.
Dagli Stoici all'età moderna
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84 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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Dialettica soggettiva e dialettica oggettiva 85
' La citazione di KANT è in Critica della ragione pura, trad. it. a cu-
ra di G. Gentile e G. Lombardo Radice, Bari 1944, vol. r, p. 100, e cfr.
i passi di HEGEL in Scienza della logica, trad. it. di A. Moni, Bari
1968, vol. I, pp. 38-39 c vol. n, pp. 943-945, per cui vedi avanti il cap. 7.1,
nota 3 e 7.7, nota 29.
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86 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
1965, p. 25.
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Qualche considcraziop.e sulla " dialettica ;, degli Stoici 87
' E. \VEIL,. art. ci t., p. 22, che qui ricorda la celebre Geschichte der
Logik i m A bendiande (Storia della loxica in occidente) del Prantl (un'opera
non ancora sostituibile per ampiezza e ricchezza, tradotta in italiano pres·
so La Nuova Italia), tanto parziale verso la "vera" logica ari~totelica e
ingiusta verso gli Stoici, l'influenza dd quali egli rivela, suo malgrado,
nel corso di una pretesa lunga decadenza.
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88 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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Qualche considerazione sulla " dialettica " degli Stoici ~t}
8 ibid.
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90 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
DIOGENE LAF.RZIO, Vite dei filosofi, trad. it. di M. Gigante, Bari 1962, Li-
bro vrr, capp. 42 e 46.
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Qualche considerazione sulla " dialettica " degli Stoici 91
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92 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La dialettica secondo Plotin.o 93
mi - ma investe le cose stesse, " ha gli esseri, per così dire, come
sua materia: eppure si avvicina agli esseri con un metodo tutto
suo, perché possiede ad un tempo, insieme con i teoremi, anche
le cose stesse" (n, 14). La dialettica è anche un metodo, dunque,
sia pure di tipo particolare, ma è inoltre e nello stesso tempo una
" scienza ausiliaria ", come si cura di dichiarare Platino nel ca-
pitolo successivo: " Se, quindi, la dialettica è la parte nobile, ciò
vuol dire che la fìlosofia ha ancora altre parti: e, di fatti, spe-
cula nel campo fisico, attingendo dalla dialettica come da scien-
za ausiliaria né più né--meno delle altre scienze che si giovano pu-
re dell'aritmetica " (vi, 16).
1:: difficile, come si vede, per non dire impossibile ricavare dal
testo di Platino una definizione univoca della dialettica e del suo
compito. Forse è meglio lasciare il termine nella sua ambiguità,
non imputabile ad una intenzione di Plotino e neppure del redat-
tore dell'opera; certamente essa dipende dalla complessità della
tradizione che Plotino trovava di fronte a sé e della cultura della
sua epoca. E quindi più opportuno rintracciare e rilevare altre
caratteristiche, che ci appariranno non meno contraddittorie: le
lasceremo nella loro apertura e problematicità.
Prima di nominare l<j. dialettica, Platino parla dell'arte o me-
todo o vita che bisogna seguire, del cammino che si deve percor-
rere e del luogo dove si deve andare, della meta alla quale indiriz-
zarsi; parla altresì di coloro che vorranno affrontare questa im-
presa, cioè un certo tipo di vita, che richiede una certa condotta
per pervenire al " bene e al principio primo ", come egli dice, ci-
tando, si ritiene, Platone: costoro sono uomini predestinati ad
essere filosofi, musici o amanti (I, 1-3). A noi sembra che la de-
finizione, la funzione e il compito della dialettica si esauriscano
qui; prima, si badi, che il termine dialettica sia da Platino pro-
nunciato. Si tratta di una violenta schematizzazione e di un impo-
verimento del platonismo (basti pensare che scompare tutto il
problema del tirocinio " dialettico ", aperto non soltanto ai prede-
stinati e ai ben nati, come scompare anche il rapporto scienze-
dialettica-filosofia) - ma non c'è dubbio che questo " attacco "
della digressione plotiniana sulla dialettica è interessante cd è
una acuta interpretazione del platonismo stesso. Detto con altro
linguaggio: può essere dialettico il mio discorso sulla dialettica?
Caratteristico della dialettica è il suo escludere una teoria della
dialettica. In una teoria della dialettica la dialettica si esaurisce e
si spegne.
Infatti, la dialettica viene nominata alla fine della descrizione
della natura del filosofo, "già balzato verso l'alto "; "mal certo
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94 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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Figure, problemi e metodi della dialettica nel Medioevo 95
" J. Ln GoFF, Genio del Medioevo, trad. ii. Milano 1959, pp. 5-7.
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96 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La dialettica nell'iconografia 97
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98 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La dialettica nell'iconografia 99
li della sottigliezza e della doppiezza sillogistica 17• Non dimenti-
chiamo - va appena accennato - il grande e drammatico dibat-
tito, che ha percorso e scosso tutto il Medioevo e la sua visione
teologica, teocratica della vita e dell'universo, sulla funzione, i
modi, le forme, gli strumenti e i fini della ragione dell'uomo e
delle sue capacità e possibilità. Questo spiega l'insistenza e la
preminenza del tono e delle note negativi nelle due raffigurazio-
ni letterarie.
Vediamo ora qualche particolare. Oltre alle ciocche di capel-
li crespi, di cui parla Marziano Capella, divengono tipici il ser-
pente, l'amo o canna da pesca e le "formulae ". Di queste ulti-
me si sono date le più svariate interpretazioni, ma in genere si
ritengono tavolette oppure vere c proprie formelle o anche pic-
cole figurctte di cera che potrebbero rappresentare le esche di
un amo. Rappresentazioni di questo tipo si trovano in un mano-
scritto di Marziano Capella alla Biblioteca Nazionale di .Parigi
e nella cosiddetta Miniatura di Attavante in un codice latino
della Marciana di Venezia.
Altrettanto tipici gli attributi della dialettica secondo Alano:
lo scorpione nella sinistra e il fiore nella destra, fedelmente rap-
presentati a S. Maria Novella, nella Cappella degli Spagnoli, e
neiia chiesa di S. Francesco a Pistoia, Cappella Bracciolini. Nella
Biblioteca Capitolare di Verona un manoscritto del xm secolo
reca questa illustrazione, più rara: le Arti lavorano alla costru-
zione del carro deiia Phronesis c la dialettica è impegnata alla
messa in opera dell'asse del carro. Stessa immagine, più insolita
e più raffinata, in un manoscritto tedesco del xv secolo: la Loyca
è una vergine che fora il mozzo della ruota (Salzburger Studien-
bibliothek). Ricordiamo, infine, per la sua celebrità l'archivolto
del portale occidentale di Chartres: la dialettica sta sopra ad
Aristotele, se non andiamo errati, e reca nella destra uno scettro
fiorito, attributo proprio della sapienza o della filosofia, e nella
sinistra il serpente - un'immagine che ha alle spalle, nelle illu-
strazioni dei codici italiani e stranieri, una lunga tradizione e che
trae probabilmente da Alano il motivo del fiore.
Gli attributi del serpente e dello scorpione sono i più frequen-
ti e compaiono nel Medioevo nelle variazioni più diverse: nello
sdoppiamento, per esempio nella Canzone delle virtù e delle scien-
ze (xiv sec.), da intendersi come "opponens" e "respondens ",
11 È abbastanza interessante, e divertente, leggere, per comprendere
letteralmente alcuni passaggi dei due testi, Remigii Antissiodorensis Com-
mentum in Martianum Cape/lam, ed. Cora E. Lutz, Leiden 1965, libro IV,
150.16 sgg.
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100 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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Fede e sapere 101
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102 Morte c trasfigurazione della dialettica antica
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Fede e sapere 105
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106 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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Le Università e la Scolastica 107
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108 Morte c trasfigurazionc della dialettica antica
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Le Università e la Scolastica 109
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110 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
tres, saliti sulle spalle degli antichi per vedere più lontano. " Noi
non troveremo mai la verità ", dice Gilberto di Tournai, " se ci ac-
contenteremo di ciò che è stato già trovato ... Coloro che scrissero
prima di noi non sono per noi dei signori ma delle guide. La ve-
rità è aperta a tutti, essa non è stata ancora posseduta per intie-
ro ". Ammirevole slancio dell'ottimismo intellettuale, contrappo-
sto al melanconico " tutto è stato detto c siamo arrivati troppo
tardi...".
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Le Università e la Scolastica l ll
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112 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La società civile e la dialettica delle cose 113
ti, ostili o curiose, o anche maligne, poco importa. C'è chi può
interrogarlo in buona fede, per conoscere la sua opinione; ma
può darsi vi sia anche qualcuno che tenta di metterlo in contrad-
dizione con se stesso o di obbligarlo a pronunciarsi su argomenti
scottanti che egli preferirebbe ignorare. Talvolta sarà uno stranie-
ro curioso o uno spirito inquieto; tal altra un rivale geloso o un
maestro malizioso che tenterà di metterlo in imbarazzo. Qualche
volta i problemi saranno chiari e interessanti, qualche altra le do-
mande saranno ambigue e il maestro farà una certa fatica per
afferrarne l'esatta portata e il vero senso. Certuni si trincereranno
candidamente nel campo puramente intellettuale; altri invece nu-
triranno qualche scopo celato, politico o denigratorio ... Bisogna,
dunque, che chi vuole tenere una disputa di tal genere possieda
una presenza di spirito poco comune e una competenza quasi uni-
versale".
Così si sviluppa la Scolastica, signora rigorosa, stimolatrice di
un pensiero originale obbediente però alle leggi della ragione. Il
pensiero occidentale doveva restarnc segnato per sempre, esso
aveva fatto con la scolastica progressi decisivi.
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114 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La società civile e la dialettica delle cose 115
" " Wealth, as M r. Hobbes says, is Powcr ": in A. SMnu, Saggio sul-
la ricchezza delle nazioni (1776): The Works of A. Smith, ed. D. Stewart,
ristampa Aalcn 1963, vol. n, p. 45. Cfr. P. SALvucci, La filosofia politica
di A. Smitlz, Urbino 1966, del quale si raccomanda il capitolo su Hegel e
Smith: il meglio nella bibliografia non vastissima sull'argomento. Per la
presenza di quest'opera si veda di L. CoLLETTI, Mandet•ille, Rousseau e
Smith, in Ideologia e società, Bari 1969.
" Intorno al rinnovato interesse per l'Illuminismo in genere ricordiamo
solo i nomi: Moravia, Merker, Di Crescenza, Landucci, e prima Diaz e
Alatri; poi le nuove edizioni di testi presso l'UTET e Laterza, per non cita·
re la dotta, attenta, vivacissima storiografia inglese contemporanea: pre-
senti e fattivamente operanti in P. SAr.vucci, A. Ferguson. Socio/ogia e fi-
losofia, Urbino 1972, che abbiamo seguito (le citazioni sono tratte da que-
sfo testo). Di FRRGUSON si veda ora, a cura di P. Salvucci, Sa[tgio sulla sto-
ria della società civile (1767), Firenze, Vallecchi, 1973 (con biografia cri-
tica e bibliografia di M. Massi).
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116 Morte e trasfigurazione della dialettica antica
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La società civile e la dialettica delle cose 117
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6. Kant. La finitezza dell'uomo e l' "inevitabile"
dialettica della ragione
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Premessa 119
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120 Kant
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Analitica e dialettica · 121
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122 Kant
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Analitica c dialettica 123
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124 Kant
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La dialettica come logica dell'apparenza 125
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126 Kant
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Intelletto e ragione, fenomeni e noumeni 127
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128 KanL
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Intelletto c ragione, fenomeni e noumcni 129
mero non è altro che l'unità della sintesi del molteplice di una in-
tuizione omogenea in generale, per il fatto che io produco il tem-
po stesso nell'apprensione dell'intuizione ", p. 162).
"Noi abbiamo fin qui non solo percorso il territorio dell'in-
telletto puro esaminandone con cura ogni parte, ma l'abbiamo-
anche misurato, e abbiamo in esso assegnato a ciascuna cosa il
suo posto. Ma questa terra è un'isola, chiusa dalla stessa natura
entro confini immutabili. E la terra della verità (nome allettato-
re!), circondata da un vasto oceano tempestoso, impero proprio
dell'apparenza, dove nebbie grosse e ghiacci, prossimi a liquefar-
si, danno a ogni istante l'illusione di nuove terre, e incessantemen-
te ingannando con vane speranze il navigante errabondo in cer-
ca di nuove scoperte, lo traggono in avventure, alle quali egli non
sa mai sottrarsi, c delle quali non può mai venire a capo. Ma,
prima di affidarci a questo mare, per indagarlo in tutta la sua di-
stesa, e assicurarci se mai qualche cosa vi sia da speraTL~, sarà
utile che prima diamo ancora uno sguardo alla carta della re-
gione. che vogliamo abbandonare, e chiederci anzitutto se non
potessimo in ogni caso star contenti a ciò che essa contiene; o
anche, se non dovessimo accontentarcene per necessità, nel ca-
so che altrove non ci fosse assolutamente un terreno sul quale po-
terei fabbricare una casa; e in secondo luogo, a qual titolo noi
possediamo questa stessa regione, e come possiamo assicurarla
contro ogni nemica pretesa. Sebbene abbiamo già risposto suffi-
cientemente a queste domande nel corso dell'Analitica, tuttavia
una scorsa sommaria alle soluzioni di essa può rafforzare la no-
stra convinzione, riunendo i vari momenti di essa in un punto
unico" (pp. 237-238).
Tl "punto unico", al quale Kant fa cenno, è quello della distin-
zione di tutti gli oggetti in generale in fenomeni e noumeni: l'uso
empirico dell'intelletto e delle sue categorie, l'esperienza salda-
mente ancorata entro i limiti della sensibilità. Quelli dell'intellet-
to, dunque, " sono semplicemente principi dell'esposizione dei fe-
nomeni, c l'orgoglioso nome di Ontologia, che presume di dare
in una dottrina sistematica conoscenze sintetiche a priori delle
cose in generale, deve cedere il posto a quello modesto di sem-
plice Analitica dell'inteltetto puro " (p. 244). Le cose in generale,
oltre ai fenomeni, sono " altre cose possibili, ma che non sono
punto oggetto dei nostri sensi, come oggetti pensatisempliccmcn-
te dall'intelletto, e li chiamiamo esseri intelligibili (noumena) "
(p. 248) (dove è bene sottolineare quel pensati che rimanda alla
funzione non empirica dell'intelletto, in opposizione al conoscere
s
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130 Kant
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Oggettività della contraddizione e dialettica della ragione 131
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132 Kant
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Dialettica tra l'essere finito dell'uomo e la sua libertà 133
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134 Kant
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Dialettica tra l'essere finito dell'uomo e la sua libertà 135
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136 Kant
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7. Da Kant a Hegel: ragione, storia, dialettica
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138 Da Kant a Hcgcl
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Il dibattito sulla dialettica trascendentale kantiana 139
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140 Da Kant a Hegel
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Fichte e Schelling oltre e contro Kant 141
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142 Da Kant a Hegcl
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Fichte e Schelling oltre e contro Kant 143
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144 Da Kant a Hegel
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Fichte e Schclling oltre e contro Kant 145
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146 Da Kant a Hegel
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Hcgel contro Schelling 147
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148 Da Kant a Regel
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La dialettica non è un metodo 149
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150 Da Kant a Hegcl
nella realtà, è parte della realtà stessa; c il filosofo, che vuole com-
prendere, sa che la visione della totalità non è altro che la totali-
tà degli aspetti della realtà: egli li sviluppa prendendoli sul se-
rio, letteralmente, nel loro presentarsi - la contraddizione gene-
rata dai diversi aspetti della realtà resiste sino a quando si accet-
tano alloro livello. Ma l'opposizione non è assoluta. Né la filoso-
fia la annienta. Per la filosofia essa appare come opposizione di
ciò che da ultimo è uno. C'è un presupposto comune, infatti, co-
mune a tutte le posizioni: l'uomo può parlare della realtà, e la
realtà si manifesta nel discorso degli uomini. Discorsi ragionevoli,
almeno nel senso che non sono in contraddizione assoluta con la
realtà: se non fosse così l'uomo non avrebbe più possibilità di
inserirsi nella realtà - ne morirebbe e con la sua morte finirebbe
l'umanità. Anche la realtà, dunque, è razionale. Non come l'uo-
mo che, ragionevole (parzialmente), ne è inoltre cosciente, ma per-
ché accessibile al pensiero e al discorso, perché genera discorso,
che è quel discorso dell'uomo reale. La realtà ha una struttura: il
reale è ragionevole, il ragionevole è reale. La dichiarazione hege-
liana ha sorpreso; ma questa meraviglia è ancor più sorprenden-
te, poiché nessuno ha mai dubitato della natura come insieme di
leggi, della regolarità naturale, della descrizione ragionevole e ra-
zionale che può ordinare i fenomeni. L'uomo pub parlare di cib
che è perché ne fa parte: ne rappresenta il linguaggio. Ma la ma-
nifestazione non si manifesta in un discorso unico. L'uomo non
è puro spirito, sopra o fuori della natura. Parla perché agisce e
agisce perché parla. Agisce e pensa insomma perché dispone di
una piccola parola: no. L'uomo è nella natura. Ma non è natura
come il minerale e l'animale: è scontento, insoddisfatto di ciò che
è, e nel suo discorso parla di ciò che non è, di ciò che egli vuole
introdurre nell'essere. In principio è la contraddizione.
" La dialettica non è dunque altro che il movimento incessante
tra il discorso che è azione e la rivelazione della realtà in questo
discorso e in questa azione. La dialettica è questo movimento,
non una costruzione dello spirito. Proprio perciò la dialettica fi-
nisce per sapere che essa è totalità non contraddittoria delle con-
traddizioni. Finisce per saperlo, c il suo sapere è il suo prodotto,
il prodotto delia storia reale dove l'uomo ha agito, parlato, tra-
sformato il mondo e se stesso con la parola e con la sua opera.
Il discorso nella sua storia, nel suo farsi reale, è pervenuto al
punto in cui non soltanto comprende ogni cosa, ma comprende
anche se stesso. L'uomo può volgersi al passato, al cammino per-
corso, riconoscersi in ciò che nel mondo fu compiuto. La storia
ha un senso. Non perché una Ragione, con lettera maiuscola, an-
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La dialettica non è un metodo 151
,. E. WEIL, Jfegel, trad. it. con alcune pagine inedite a cura di Livio
Sichirollo, Urbino 1962, pp. 13 sgg.
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152 Da Kant a Hegcl
Vediamo, invece, i pochi passi nei quali Hegcl spiega che co-
sa intende per dialettica. Non è un caso che egli se ne occupi nel-
la Enciclopedia delle scienze filosofiche (1817), la sola opera che
contenga per intero una esposizione del sistema. E non è un caso
che in quest'opera egli se ne occupi alla fine di una parte ìntro-
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Dialettica è la realtà effettuale, la storia 153
ce il testo della 2• ed. ampliata del 1827, in genere accolto come un testo
definitivo. Per questa impostazione ed esposizione, cfr. J.N. FrNDLAY, He-
gel oggi (1958), cap. 3, e la conferenza di E. WEIL, The Hegelian Dialectic
(cfr. " Guida bibliografica ").
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154 Da Kant a Hegcl
quello che sono c non qualche cosa d'altro, cioè hanno soppres-
so e superato la propria astrazione c il loro essere finiti, evolven-
dosi. Lo schema del movimento interno della loro evoluzione è
il loro porsi come qualcosa di opposto a se stessi.
Non è possibile comprendere che cosa intenda Hegel per dia-
lettica se non si arriva a capire la sua visione dinamica della
realtà, che è poi una visione storica. Ma anche questa è una spie-
gazione inadeguata, perché non si tratta di vedere la .realtà dal di
fuori, ma di comprenderla, nel suo movimento, dal suo interno.
Hegel, infatti, commenta il § 81 e ci dice che la dialettica non è
un'arte estrinseca che introduce nei concetti le contraddizioni:
questa dialettica è quella dello scetticismo, "il quale contiene la
mera negazione come risultato della dialettica". Essa è, invece,
" la propria e vera natura delle cose e del finito in genere ", una
" risoluzione immanente, nella quale la unilateralità e limitatezza
delle detern1inazioni intellettuali si esprime come ciò che essa è,
ossia come la sua negazione " - e non dimentichiamo che con de-
terminazioni intellettuali Hegcl intende cose, concetti o fatti iso-
latamente considerati, cioè astratti. Egli conclude il commento af-
fermando che la dialettica è l'anima motrice del progresso scien-
tifico, il principio per cui la connessione immanente e la neces-
sità (delle cose fra loro) entrano nel contenuto della scienza: e
così si ha, dice Hegel, " la vera e non estrinseca elevazione sul fi-
nito". Qui Hegel parla della scienza, ma dobbiamo ricordare, co-
mc abbiamo sottolineato, la connessione fra realtà e concetto o
filosofia o scienza, cioè fra la realtà e la comprensione della real-
tà che è il principio fondamentale della filosofia hegeliana: noi
parliamo di realtà perché c'è una realtà c perché possiamo com-
prenderla, e possiamo comprenderla solo a mezzo del pensiero e
dei concetti. Senza questo principio non ci sarebbe per Hegel né
realtà né concetti né linguaggio.
Il terzo momento, speculativo o positivo razionale, è il mo-
mento dell'unità di quelle determinazioni finite, astratte, di cui
abbiamo parlato, ma nella loro opposizione : " ed è ciò che vi ha
di affermativo nella loro soluzione e nel loro trapasso " (§ 82).
Qui H egel vuoi dire una cosa molto semplice : da una parte ab-
biamo le determinazioni finite, astratte, separate le une dalle al-
tre, rigide neHe loro differenze, senza connessioni; talmente astrat-
te c talmente sconnesse che equivalgono, dall'altra parte, al loro
opposto nel senso che passano, si trasformano nel loro opposto
- e il risultato di questo movimento sono le cose che ci stan-
no sotto gli occhi e gli avvenimenti dei quali possiamo parla-
re, _cioè le cose determinate, ma determinate come unità dell'uni-
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Il " mondo rovesciato " dell'uomo comune 155
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156 Da Kant a Begel
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Il " mondo rovesciato " dell'uomo comune 157
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158 Da Kant a Hegel
26 Nella " Prefazione " ai Lineamenti di Filosofia del diritto, trad. it. a
cura di Messineo, Bari 1954, p. 15. Cfr. Enciclopedia, cit., § 6, nota. Per
comprendere il senso di " ragionevole " al posto di " razionale " si leggano
gli scritti citati di ERIC WEIL, in particolare Filosofia e politica, cit., p. 35.
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Il razionale è reale, il reale razionale 159
di distruggere tutto ciò che v'ha di stabile e vero " 27• Lo stabile
e il vero è la realtà nel suo intero, ogni " effettuale " considerato
come intero: la realtà che nel suo movimento si evolve c tal-
volta distrugge le forme, le culture, le istituzioni nelle quali si
è manifestata. Hegel stesso aveva sentito, come hanno dimostra-
to i migliori interpreti contemporanei, la fine di un mondo, del-
la·" vecchia vita", come soleva esprimersi, e l'incalzare di un'età
nuova. Lo dice chiaramente in una delle ultime pagine delle Le-
zioni sulla storia della filosofia: " Sembra talvolta che lo spirito ab-
bia dimenticato se stesso, si sia smarrito. Ma al suo interno, in
opposizione con se stesso, esso è progresso interiore - come Am-
leto dice dello spirito di suo padre: Ben fatto, brava talpa! - fi-
no a che, avendo acquistato forza in se stesso, solleva, per farla
crollare, la crosta terrestre che lo separava dal suo sole, dal suo
concetto. In tali epoche ha calzato gli stivali delle sette leghe;
la crosta, un edificio senz'anima, roso dai tarli, crolla c lo spiri-
to assume la forma di una nuova giovinezza " 28•
Prima di Hegel, dunque, la dialettica come metodo che si ap-
plica dall'esterno alle cose. Solo con Kant prende forma quel
nuovo concetto della dialettica che appartiene alla preistoria del-
la dialettica hegeliana (cfr. sopra 7.1 e nota 3): "È da ritenersi
per un passo infinitamente importante che la dialettica sia stata
di nuovo riconosciuta come necessaria alla ragione, benché da
ciò s'abbia a ricavare il risultato opposto a quello che ne venne
fuori ... " 29 • Hcgcl intende qui riconoscere in Kant la necessità
della contraddizione come appartenente alla natura e del pensie-
ro e della realtà, una necessità che in Kant, come è noto, era sol-
tanto formale, una caratteristica non delle cose, ma dei discorsi
della ragione sulle cose (e, quindi, il motivo dei " limiti " della
ragione). A questo proposito abbiamo analizzato con Hegel il
movimento della ragione interno alla cosa, cioè il movimento
della cosa come il suo essere stesso. Resta da aggiungere qual-
che parola sul termine tecnico che Hegel usa per indicarlo: il
verbo aufheben e il sostantivo die Aufhebung: sopprimere, su-
perare, ma ad un tempo mantenere c conservare ciò che è stato
messo da parte o soppresso. In italiano si è consolidato l'uso del
verbo togliere: " la parola togliere ha nella lingua il doppio sen-
so, per cui val quanto conservare, ritenere, e nello stesso tempo
.quanto far cessare, metter fine"; " Il conservare stesso racchiu-
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160 Da Kant a Hegel
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8. Marx e Engels. La dialettica realizzata e la fine deJia
dialettica
' Per motivi di spazio e per non tradire il fìlo conduttore che abbiamo
seguito fin qui - presentare, di questa storia, i grandi momenti e le fi.
gure fondamentali - lascjamo da parte le vicende interne della scuola he-
geliana, importanti certo, ma sostanzialmente riassunte, presenti e operan-
ti nell'interpretazione di Marx, sulla quale appunto ci soffermeremo.
2 Buone traduzioni italiane presso Einaudi e gli Editori Riuniti (le
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162 Marx e Engels
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Il rapporto Hegel-Marx c la dialettica 163
14 gennaio 1858 (in Carteggio, Roma 1972, vol. m): " Quanto al metodo
del lavoro [=la teoria del profitto] mi ha reso un grandissimo servizio il
fatto che per puro caso ... mi ero riveduto la Logica di Hegel. Se tornerà
mai il tempo per lavori del genere [e questo non si verificò: di qui il
saggio su Feuerbach di Engels c la sua esplicita dichiarazione nella nota
sopra citata], avrei una gran voglia di rendere accessibile all'intelletto del-
l'uomo comune in poche pagine, quanto vi è di razionale nel metodo che
Hegel ha scoperto ma nello stesso tempo mistificato".
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164 Marx e Engels
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ll rapporto Hegel-Marx e la dialettica 165
' Per la critica ... , cit., pp. 10-11 (e si ricordi che la citazione continua
con la pagina sulla collaborazione con Engels: cfr. sopra nota 4).
7 Rispettivamente Roma 19551 (a cura di L. Lombardo Radice) e 19682
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166 Marx e Engels
' Ci atteniamo qui al cap. rv (" Il materialismo dialettico ") del saggio
su Feuerbach, cit., al quale rinviamo. Per una più ampia discussione della
questione rinviamo al libro di Timpanaro, citato nota 4. Poi vedi testo
e nota 9.
9 È l'interpretazione di Galvano della Volpe e della sua scuola: vedi
Saggio sulla dialellica, in La libertà comunista, Milano 1963 2 e Clzia~·e
della dialettica storica, Roma 1964, ma in complesso Logica come scienza
storica, nuova edizione Roma 1969; L. CoLLETTI, li marxismo e Her.:el,
ora in LENIN, Quaderni fìlosofìci, Milano 1969'. Su Engels, in negativo, ol-
tre a Colletti v. L. ALTHUSSER, Per Marx, trad. it. Roma 1967. In gene-
rale v. N. BADALONI, l/ marxismo italiano de!?li anni sessanta, Roma 1971.
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Il rapporto Hcgci-Marx c la Jialcttica 167
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168 Marx e Engels
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Eric Wcil: Marx e la filosofia del diritto 169
Leggiamo il testo :
Sebbene la letteratura sui rapporti di Marx con Hegel sia di
un'importanza numericamente enorme, a nostra conoscenza e nel-
le lingue che ci sono accessibili (cioè, soprattutto, escludendo il
russo) presenta pochi lavori particolari e poche ricerche condotte
senza preconcetti. Una ricerca di questo genere incontra subito
grosse difficoltà: Marx ed Engels, vivendo in un'atmosfera hegc-
liana, riprendendo continuamente la lettura delle opere hcgelia-
ne e considerando Hegel come l'ultimo filosofo, presuppongono
sempre una conoscenza di Hegel che non si trovava già più al-
l'epoca dell'acme della loro influenza. Le critiche da loro rivolte
a Hegel sono dunque rapidamente divenute incomprensibili e, con
poche eccezioni (Plekanov o Lenin), i marxisti si sono limitati a
ripcterle senza domandarsi quale ne fosse la portata, che cosa la-
sciassero in piedi del sistema hegcliano, persino che cosa stabilis-
sero come principio di ogni critica che potesse pretendere di es-
sere "all'altezza". Il caso Liebknecht costituisce una buona te-
stimonianza.
* * *
Rivedendo ciò che è stato scritto su Hegel nella seconda metà
del secolo xrx ho trovato un solo testo, anzi non un testo, ma al-
cuni frammenti di lettere, che lo difendono dalla classica accus;1
che gli vien mossa di essere il filosofo della reazione 12 • Per il re-
sto son tutti d'accordo: guardiamo a quel. vecchio liberale che è
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170 Marx c Engels
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Eric Wcii: Marx e la filosofia del diritto 171
Wilhelm Liebknecht, uno dei dirigenti della socialdemocrazia te-
desca, l'autore della prima lettera è Engels, la risposta viene da
Marx.
Ecco una cosa sorprendente : Marx ed Engels non vogliono
ammettere che Hegel abbia glorificato l'idea " regio-prussiana "
dello Stato, Marx ed Engels danno dell'animale a chi annovera
Hcgel tra i reazionari- ecco due difensori della reputazione poli-
tica di Hcgel, che passano tradizionalmente per i suoi critici più
severi. Come si spiega?È evidente che una opinione, anche se det-
tata da due buoni conoscitori di Hegel quali furono Marx ed En-
gels, non può fare autorità. Tuttavia, essa viene proprio a confer-
mare il nostro sospetto: in realtà, sarebbe naturalissimo veder ri-
prese le accuse di conformismo, di prussianesimo, di conservatori-
smo, da parte di coloro che si proclamano i pensatori della rivo-
luzione·. Se quelli che affermano di aver superato Hegel, disde-
gnano di servirsi di tale accusa, come non domandarci se possia-
mo continuare a sostenerla? Se non è possibile, dunque, conside-
rarla evidente, l'immagine tradizionale di Hegel non sarà soltanto
errata in qualche particolare: ogni correzione sarà impossibile c
bisognerà sostituirla con un 'altra.
* * *
Non ò possibile in questa sede chiarire problemi di questo ge-
nere tanto importanti quanto ingarbugliati. Tuttavia, è necessa-
rio chiedersi in che cosa il pensiero di Marx sia differente da quel-
(Icllen.: n. 1359 c n. 1370, ed. Mosca, vol. IV, 1939, pp. 38 sgg. [trad it.
Carteggio Marx-t:ngels, a cura dì E. Cantimori Mezzomonti, vol. VI, Ro-
ma 1972]. L'interesse del testo è duplice. Da una parte esso mostra la dif-
ferenza tra i fondatori del marxismo e i loro successori: Liebknecht ha
avuto la meglio su Marx ed Engels e attualmente i "rivoluzionari" sono
d'accordo con i .. reazionari " nel vedere in Hegel l'apologista dello Stato
prussiano. Anche l'ultima opera della scuola, G. LuKÀcs, Der junge Be-
gel. Ueber die Bezielumgen. von Dialektik und Oekonomie (Ztirich-Wien
1948) [cfr. trad. ìt. a cura di R. Solmi, Il giovane Hegel, Torino 1960],
afferma che Hegel, essendo idealista, non poteva non riconciliarsi con la
cattiva realtà della sua epoca. È vero che nelle sue analisi l'autore non va
oltre la Fenomenologia dello spirito e non si crede in dovere di provare
mediante la interpretazione dei testi ciò che propone in modo deduttivo.
D'altra parte il testo permette di capire le ragioni dell'alleanza così cu-
riosa tra " liberali " e " nazionalisti " tedeschi: gli uni difendono la socie-
tà contro lo Stato, gli altri lo Stato contro la società, cd entrambi si rifiu-
tano di pensare la società nello Stato, mentre Marx ed Engels, che si pon-
gono precisamente il problema dell'unità e dell'uno e dell'altra, riconosco-
no l'autenticità filosofica della analisi hegeliana e protestano contro il ten-
tativo di svalutarla partendo da una posizione dogmatica e servendosi di
giudizi di valore di ordine politico.
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172 Marx c Engels
17 " Aus der Kritik der Hegelschen Rechtsphilosophie " (qui abbreviato
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Eric Wcii: Marx e la filosofia del diritto 173
" Cfr., sotto, la teoria della realizzazione della filosofia e della sua
soppressione come anche la teoria della coscienza. di classe del proletaria-
to nel Afanifesro del parli/o comunista.
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174 Marx c Engels
19 Filosofia del diritto, § 298: " Il potere legislativo è, anche, una parte
cittadini visto secondo l'aspetto delle corporazioni, cioè che essi conoscono
Io Stato come loro sostanza, poiché esso mantiene le loro sfere tJarticolari,
il loro diritto e autorità come il loro benessere ". Questo patriottismo
manca, dunque, alla p!ehaulia.
21 " Con l'opposizione delle classi all'interno della nazione scompare
l'atteggiamento ostile delle lwzioni tra loro··: Manifesto del partito co-
munista, in Marx-Enge/s Gesamtausgahe, cit., vol. VI, p. 543 [cfr. trad.
it. commentata a cura di E. Cantimori Mezzomonti, Torino 1962, p. 155].
Anche per Hegel l'insufficienza della ricchezza sociale, dunque la crisi
(inevitabile), conduce alla politica espansionistica.
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Eric Weil: Marx e la filosofia del diritto 175
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176 Marx e Engels
dunque del capitale, sono visti sia da Hegcl che da Marx e da al-
lora suno riconosciuti come fondamentali da parte di ogni teoria
e di ogni pratica politica consapevoli. Che la loro soluzione sia il
compito del presente come lo era al tempo di Hcgcl e di Marx, è
da gran tempo communis opinio; ma non ci sono ancora neppure
i primi abbozzi di una teoria della politica che tenga conto delle
nuove forme. di Stato manifcstatesi nel frattempo: gli apologisti
dell'evoluzione· tranquilla, quelli della rivoluzione c della dittatu-
ra e i loro critici si sono tutti, in generale, limitati a dar prova di
molta passione, di molta pcnetrazione anche nella difesa delle lo-
ro personali opinioni contro quelle dei loro avversari, ma non han-
no quasi mai voluto pesa~e le conseguenze inerenti ai loro propri
principi. Si sa benissimo come provocare o domare una rivoluzio-
ne, come mettere in piedi o sostenere una dittatura rivoluzionaria
o controrivoluzionaria: non ci si è quasi mai chiesti quali sono i
punti forti c deboli dei sistemi dittatoriali e quelli aperti alla di-
scussione in rapporto al fine che si vuoi raggiungere, ancora me-
no quali sono le funzioni della costituzione e della morale concre-
ta di una certa nazione (i due-termini, soprattutto il primo, presi
in senso hegeliano) in rapporto alla possibilità dì utilizzare l'uno o
l'altro procedimento. L'accordo sui termini, l'omaggio reso da
tutti a parole come libertà, democrazia, autorità, legge, uguaglian-
za ecc. dimostrano soltanto mancanza di chiarezza nella discus-
sione. Per porvi rimedio bisognerebbe cominciare col problema
della coesistenza (consapevole) della rivoluzione, dell'evoluzione
e della reazione all'interno dello stesso mondo; e poi continuare
con la ricerca del senso concreto dei tem1ìni formale c reale, i
quali servono l'uno di giustificazione e l'altro come insulto e che,
tuttavia, indicano entrambi o delle realtà o momenti pure astratti
di realtà.
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Eric Weil: Marx e la filoso/ùl del diritto 177
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178 Marx e Engels
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Eric Weil: Marx e la filosofia del diritto 179
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180 Marx e Engels
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Eric Weil: Marx e la filosofia del diritto 181
,. KANT, Ueber eine Entdeckung ... , in Werke, ed. Cassirer, vol. VI.
Berli n 1923, p. l [: " .. .interpreti malaccorti vedono ora, del tutto chiara-
mente negli antichi, una quantità di scoperte ritenute nuove, dopoché è
stato loro mostrato che cosa vi dovessero vedere ''].
" Marx-Engels Gesamtausgahe, cit. vol. 1, l, p. 573.
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182 Marx e Engels
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Intermezzo dialettico con Marx e contro Marx 183
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184 Marx c Engels
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Intermezzo dialettico con Marx e contro Marx 185
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186 Marx e Engels
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Storia, " blocco storico " e ideologia in Gramsci 187
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188 Marx e Engels
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Storia, " blocco storico " e ideologia in Gramsci 189
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190 Marx e Engels
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Storia, " blocco storico " e ideologia in Gramsci 191
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192 Marx e Engels
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Storia, " blocco storico " e ideologia in Gramsci 193
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194 Marx e Engels
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Storia, " blocco storico " e ideologia in Gramsci 195
si pone, c poi della risposta a quel " perché? ", che egli non sa
a
dare. Questa noi sembra la sola interpretazione plausibile della
antica tesi intorno alla genesi della filosofia dallo stupore, dalla
meraviglia, quando si ponga mente che lo stupore è sollecitato da
altro, da qualcosa che desta appunto meraviglia, e il discorso che
trova qui il suo inizio è un discorso a partire da questo qualcosa,
su e per esso.
Se questa interpretazione è giusta, si dovrà anche ammettere
che la natura del discorso filosofico, il suo porsi come discorso
·universale (univcrsalmentecomunicabile), come totalità (cioè co-
me çliscorso uno e coerente), il suo esaurire quindi la realtà o
comunque il suo mirare ad una completa risoluzione (sapere, si-
stema) non contraddice la genesi storica della filosofia, il concet-
to della filosofia come storicità 55 • In altri termini possiamo dire:
il filosofare è un atto condizionato quanto alla sua genesi e al suo
contenuto, incondizionato quanto alla sua forma - ma sempre, as-
solutamente contingente, perché esso si realizza a mezzo di una
decisione libera. La filosofia non ha a che fare col necessario, ma
con ciò cb e è: di qui la sua natura ideologica, astratta.
" Sulla natura e sulle figure (strnthtra, si direbbe oggi) del discorso
filosofico, sulla sua inevitabile dialettica, rinviamo a E. WmL, Logique de
la philosophie, Paris 1950, in particolare al capitolo introduttivo "Philo-
sophie et violence ". Il meglio a nostra conoscenza. Una nuova formula-
zione delle riflessioni di Weil sulla storia della dialettica in Dialettica
oggettiva, in «Il pensiero», 15, 1970 (numero unico dedicato a Hegel).
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196 Marx e Engels
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Storia, " bl<:>cco storico " e ideoiogia .in Gramsci 197
·" N. BoBBIO, art. cit., p. 79: cfr. Il materialismo storico ... , cit., pp.
93-94. Sul negativo fondamentale il passo a p. 22.
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Epilogo
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Epilogo 199
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200 Epilogo
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Epilogo 201
dentale nella partizione della Critica della ragion pura), per altro
non racchiuso e definito in se stesso, ma a sua volta motore di
una nuova realtà, storica e speculativa. Infatti, dopo Kant, Hegel,
e dopo Marx, dialettica è una parola che continua ad animare la
nostra coscienza storica, che fa parte addirittura del nostro abito
mentale. È comunemente e indifferentemente accettata nei più di-
sparati campi del dialogo contemporaneo per indicare e caratte-
rizzare ciò che è e deve ritenersi in movimento, in formazione,
ciò che non può e non deve essere staticamen.te configurato; ma
definisce anche, in una accezione più nobile, l'atteggiamento criti-
co del pensiero non intellettualistico, ·della riflessione concreta,
realistica - del pensiero, appunto, alle prese con le cose, con le
loro contraddizioni, che cerca di comporle per poterle compren-
dere. D'altra pane l'immediatezza, la corrispondenza quotidiana
col pubblico, che è propria del littérateur presenta a sua volta
una particolare struttura dialettica 4•
Non dimentichiamo in ogni caso che questa nostra coscienza
storica, o meglio questa nostra attività speculativa e interpretati-
va, è nata e ha assunto forme e figure determinate, ben individua-
bili nel dibattito dci nostri giorni proprio in rapporto a ciò che
viene detto l'evoluzione " dialettica " del filosofare, il " dialettiz-
zarsi ", il " farsi dialettica " della filosofia . .B vero: facciamo così
nostro un luogo comune, facciamo nostra l'interpretazione della
coscienza comune e ci serviamo di un'espressione mctaforica per
risolvere un passaggio che dovremmo invece spiegare. Ma è pro-
prio la metafora in sé che ci interessa - dialcttizzarsi, farsi dialet-
tica - come registrazione di una formula del linguaggio filosofico
c non soltanto filosofico. La formula ha un'ascendenza perfetta-
mente chiara, ed ora lo sappiamo. Da una parte la tradizione
marxiana e socialista, con i suoi testi teorici, dove viene fissata la
polemica anti-Hegel (accettazione della dialettica come "meto-
do "), nella sua evoluzione speculativa e pratico-politica. Qui il
concetto assume significati c sfumature diversi, passati poi nella
dottrina e nelle varie forme del linguaggio: dialettica e dialettico
sono sinonimi di scienza e scientifico, di reale, realismo, realistico,
termini con i quali si intende caratterizzare il divenire storico e il
suo procedere per conflitti (lotta o dialettica di classe), indicando
ad un tempo (nella stessa espressione " lotta di classé ") la forma-
zione dei contrasti, il costituirsi dell'opposizione nei suoi vari mo-
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202 Epilogo
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Epilogo 203
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204 Epilogo
7 E. WEIL, Hegel, trad. it. con alcune pagine inedite, nella coli. « Dif-
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Epilogo 205
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Guida bibliografica
Premessa
La citazione e le altre espressioni tra virgolette (anche la frase sia di
Nietzsche sia di Heidegger) sono tratte da A. MASSOLO, La storia della fi-
losofia e il suo sixnificato, prolusione letta il l o marzo 1961 a Pisa; il tema
è sostanzialmente quello da noi seguito: la connessione di dialettica e po-
litica o, meglio, la connessione di filosofia e politica a mezzo della dialetti-
ca, cioè a mezzo di quel momento interno al filosofare che è andato de-
terminandosi storicamente come dialettica. Massolo ha sviluppato questo
tema in tutte le sue opere di storia della filosofia, che citeremo in seguito;
qui .ricordiamo solo: La storia della filosofia come problema (1955), Per
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Guida bibliografica 207
una lettura della "Filosofia della storia" di Hegel (1959), Del rapporto
f/egel-Marx (1962) e soprattutto in Marx e il fondamento della filosofia
(1949), dove si dimostra come la dialettica della ragione, risultato, in
Kant, dell'alienazione dell'uomo posta come fatto assoluto, si rovescia,
cioè diviene situazione storica (dialettica), in Marx, attraverso la storia
dell'idealismo tedesco, Questa linea interpretativa è molto vicina a quella
sostenuta, del tutto indipendentemente, da Eric Weil: " ., tra i filosofi so-
lo quelli che hanno subito la sollecitazione della dialettica (di una delle
diverse forme del pensiero dialettico) investono con un interesse positivo
la politica e la realtà sociale", in Pensiero dialettico e politica (1955), che
contiene anche le idee e la traccia per una storia della dialettica - un te-
sto che è stato da noi ampiamente riportato. Come contrappunto ricordia-
mo una diversa posizione, che pure più avanti discuteremo (cap. 8): l'in-
terpretazione dichiaratamente " marxista" di Della Volpe e della sua scuo-
la, di Luporini e Badaloni, che però dissentono e non su punti marginali
dal Della Volpe, secondo il quale non c'è rapporto ma soluzione totale di
continuità tra Marx e Hegel, e quindi una storia, " vera ", della dialettica
è possibile solo a partire da Marx - posizione opposta a quella che noi
sosteniamo (tuttavia gli autori citati non si sono occupati della storia c
delle figure della dialettica prima di H egei). Si veda: G. DELLA VOLPE,
Sulla dialettica (1962) e Chiave della dialettica storica (1964); su Della
Volpe cfr. C. LuPORIN!, Il circolo concreto-astratto-concreto (1962) e L.
CoLLETTI, Il marxismo e Hegel (1969, ma risalente in parte al 1958); in
generale si tenga presente N. BADALONI, M arxismo come storicismo ( 1962)
e Il marxismo italiano degli anni sessanta (1971) e ancora Il problema
della dialettica (1971). Su Badaloni cfr. il nostro Marxismo come storici-
smo, in « Belfagor », 17, 1962, n. 4. ora in Per una storiografia filosofica,
Urbino 1970 (Pubblicazioni dell'Università, " Serie Lettere e Filosofia",
xxvn/1-2). In questo quadro ricordiamo, infine, S. TIMPANARO. Engels,
materialismo, "libero arbitrio·· (1969), che sostiene con molta intelligenza
e dottrina una tesi opposta alla nostra, cioè !'intrinseca idealisticità della
dialettica: alla confutazione di questa tesi sono dedicate le pagine di que-
sta storia, una tesi che mi pare dipenda, almeno in parte e, per altro, per
giustificati motivi (penso al livello del dibattito filosofico e politico in Ita-
lia, da sempre) da un pregiudizio (Timpanaro scuserà) e " filosofico " e
" politico ". ·
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208 Guida bibliografica
le definizioni generiche, diciamo così " letterarie " di dialettica (su alcune
delle quali ritorneremo nell'"' Epilogo ··, come quella, qui citata, di. R.
SCHAERER, L'homme antique et la s/mcture du 1iumde imérieur, (1958).
Potrebbe anche risultare una ricerca interessante: ma un n raccolta lessico-
grafica di questo genere, considerato l'uso e l'abuso del terri1ine nel mondo
contemporaneo (dopo il marxismo, gli hegelismi e le esperienze del pen-
siero socialista), impresa vastissima, e disperata, è destinata presumibil-
mente ad un fallimento perché verrebbe inevitabilmente presupposto un
determinato concetto della dialettica. Il caso tipico, all'interno della storia
della filosofia, e per giustificare quella essenzialità di cui abbiamo parlato
introducendo questa bibliografia, è ovviamente quello di Hegel; dalle sue
Lezioni sulla storia della filosofia, dove storia della filosofia è uguale a storia
della dialettica, è nata una scolastica: per es., [C. L. MICHELET]-G.L. HA-
RING, Historisclz-kritiscl!e Darstel/ung der dialektischen Methode Hegcls
(1888) continuato da A. DORR, Zum Pmblem der hegelschen Dialektik und
ihrer Formen (1938). Inutile soggiungere che questi testi, per parlar meta-
foricamente, sono di limitata utilità. Vi sono voci su " dialettica" nell'En-
ciclopedia italiana, di M. LOSACCO, Xli. 19 31 (pessima), in N. ABBAGNANO,
Dizionario di Filosofia (196 I), AA. VV., Dizionario di Filosofia, Milano,
Comunità, 1957 e nell'Enciclopedia filosofica, Firenze, Sansoni, 1961; una
definizione a nostro avviso perfetta nel Dizionario della lingua italiana di
DEVOTO-OLI, 1971 e una buona raccolta di esempi dalla letteratura e dalla
filosofia nel Grande dizionario della lingua italiana, di S. BATI'AGLIA, To-
rino, Utet, 1961 sgg. Buona la voce di S.N. FINDLAY, in Encyclopaedia
Britannica, VII, 19 59. Infine, come strumento di consultazione per la parte
antica (non mi risulta che ci sia un testo equivalente per la parte moderna
e contemporanea), preciso nel riferimento ai testi e al problema, cfr E.
ZELLER, Die Phìlosoplzie der Griechen: un indice dei nomi e delle cose
è stato compilato solo per la l' ed., Tiibingen 1844-Uì52, e per la 3" ed.,
1869-188 l (qui il Register, 1882, è un volumetto separato). Indici, biblio-
grafia, excursus specifici nella monumentale traduzione italiana ampliata di
quest'opera, a cura di Rodolfo MONDOLFO (e altri autori) presso la Nuova
Italia di Firenz.e (per ora non completa).
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Guida bibliografica 209
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210 Guida bibliografica
llias, Berlin 1956, pp. 106 sgg.; in generale: M. GIGANTE, · Nonzos basi-
leus, Napoli, Ricciardi, 1956-, cap. 1 e A.W.H. ADKINS, Merit and Respon·
sability, Oxford 1960. Tutti questi autori, tuttavia, più che sul 1l~ccUysoii-M
pongono attenzione al ~~i)p.o;. Su 1l~ccHjsoil-a;~ • ,'J.u116~ cfr. B. GENTILI, Al-
ceo POxy. 2165, col. l, v. 21 (1947). Sulla tragedia, ma soprattutto sulla
sua tecnica (" struttura ") e sulla sua connessione con il concetto di dialo-
go-dialettica vedi almeno; Thyco von WILAMOWIT7-MOELLENDORF, Die
dramatische Tecfmik des Sophokles. Berlin 1917; R. SCHAERER, La question
piatonicienne, Paris-Neuchatel l938, cap. IX, "Dialogo e tragedia", che
present<t un sommario ma preciso esame delle tesi in contrasto nell'ultimo
ventennio, quella tradizionale dell'unità psicologica e drammatica della tra·
gedia (sostenuta per es. da Weinstock, Jaeger, Reinhardt, Pohlenz, Fried-
liinder ecc.) e quella che negava quell'unità, ritenendo che i personaggi ob-
bediscono a necessità di ordine tecnico, scenico (il giovane Wilamowitz,
sopra citato, seguito da E. Howald); DucHEMIN, Agon, Paris 1945; PE·
RETTI, Epirrema e tragedia, Firenze 1939; W. ]ENs, Die Stichomytlzie in
der friiheren grit~c:ltischen Tragodie, 1955, che studia la sticomitia come
tecnka, i suoi generi, in particolare la sua forma, nelle Supplici, di Frage-
wul-Antwort-Stichomytltie, sulla sua prima evoluzione in dialogo e libera-
zione dalla pricr•.ç. Ma per tutti cfr. M. UNTERSTEtNI:'.R, Le oril{ilzi della tra-
gedia e del tragico (1955), che si sofferma sul Gcetì.éyso&ac-dialettica. In
generale, sul tema del dialogo, rispettivamente nella tragedia e. nei lirici,
cfr. il classico R . .HlRzEL, Der Dialog, 1!!95 e W. ScHADEWALDT, Monolog
und Selbstgespriich, 1926 .
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Guida bibliografica 211
1955, vol. I, p. 104; W.W. JAEGER, Paideia, vol. I (1934), p. 157; V. EHREN-
BERG, L'Atene di Aristofane, tr. it. Firenze, La Nuova Italia, 1957, pp.
404 sgg.; H.D.F. KITTO, l Greci, tr. it. Firenze, Sansoni, 1958, pp. 293
sgg.; G. CHILDE, Il progresso nel mondo antico, tr. it. Torino, Einaudi,
1949, ora ristampato PBE, p. 242, che cita le osservazioni sulla libertà di
pensiero di B. F ARRINGTON, che si trova sull'altro versante, sociologico-
marxista: cfr. Scienza e politica nel mondo antico, tr. i t. Milano, Feltrinel-
li, 1960. Sulle contraddizioni della democrazia ateniese c sulle loro conse-
guenze pongono l'accento: G. TIIOMSON, Eschilo e Atene, tr. it. Torino,
Einaudi, 1949, pp. 283 sgg. e The First Philosophers, London, 1955, pp.
228 sgg. (una tr. it. di quest'opera è apparsa nel 1973 presso Vallecchi di
Firenze) e M. UNTERSTEINER, Le origini sociali della sofistica (1950). Le
citazioni sulla funzione e le forme della retorica nel mondo greco classico
potrebbero moltiplicarsi all'infinito. Sulla presenza dci Sofisti nell'attuale
contesto le indicazioni storico·bibliografiche fondamentali sono date alla
nota 2. Si aggiunga che grazie a DupréeL uno studioso di formazione so-
ciologica, e a Untcrstcincr, un filologo classico all'antica ma di salde con-
vinzioni marxiste, l'interesse per i Sofisti si è completamente rinnovato, e
con esso anche l'interesse per Socrate (citeremo qui sotto le loro opere).
Ricordiamo solo due risultati notevoti: P. F.r.THFN, Les Soplristes et P/a ton
(1960), una ricerca gramsciana sui Sotìsti, come intellettuali, che merite-
rebbe di essere approfondita: ·' ... nei dialoghi platonici la polemica contro
i Sofisti è nettamente diversa dalla critica degli altri filosofi come Parmc-
nide o Eraclito. È una polemica, infatti. contro i mediatori, contro gli spi-
riti cioè che vengono a trovarsi a mezzo cammino tra la coscienza ingenua
e la coscienza filosofica, e sono sprovvisti di dottrina pur dichiarandosi
sapicnti " (p. 6): sarà la polemica di Rousseau con gli Enciclopedisti, di
Marx con gli ideologi, di Nietzsche con i professori, di Heidegger con gli
umanis1i; V. DE MAGALHÀEs-VILHE~;A. /.e problème de Socmte e SoCI·ate
et la /égende platmzicienne (1952), dove il problema di Socrate appare ro-
vesciato: non ci si pone più la questione del Socrate "storicQ ", "vero",
ma della storicità dei testimoni e delle loro grandi testimonianze (Senofon-
te, Platone, Aristofane, Aristotele). Alle spalle di queste nuove ricerche sta
l'opera sempre utile di H. GOMI'ERZ, Svphistik tmd Rhetorik (1912), l'ulti-
mo degli studiosi, forse, che presenta il fenomeno .. sofistica" come un in-
tero prescindendo dalle singole figure dei sofìsti nei loro rapporti con So-
cratc c Platone. In generale; cfr. M. RuccELLATO, Rassegna di studi sofì-
stici, in «Rassegna di filosofia», 1953. Siamo così nel vivo anche del pro-
blema Socrate, per cui vedi le indicazioni fondamentali alla nota 3.
2.2.J Questo momento della nostra ricerca sulla storia della dialettica ha
un senso se si tiene ferma una certa unità (fin dove possibile) o meglio se
si mantiene sempre operante il rapporto fra i solisti, Socrate e Platone. Per
questo riteniamo fondamentali le opere di E. DUPRÉEL, La lét?ende soC/·ati-
que et /es sources de Platon (1922) e Les Sophistes (1948-1949) e di M. UN-
TERSTEINER, l Sofìsti (1949, nuova ed. ampliata 1967) e la sua edizione dei
frammenti e delle testimonianze (presso La Nuova Italia). Per altra via e
del tutto indipendentemente Untersteiner è giunto a risultati analoghi a
quelli del Dupréel, filo conduttore del presente capitolo. Le ricerche del
Dupréel, condotte secondo un criterio " intuitiw>-filosofico ", come ha scrit-
to UNTERSTEINER (ree. in « Rivista critica di storia della filosofia», 1950),
non sono state in generale accettate favorevolmente: cfr. MANSION, in
« Rev)Je néoscolastique de philosophie », 1924; Dr:s PLACES, in « L'anli-
quité classique », 1950: A. DIÈs, Autour de Platon. 1, Paris 1927. Per
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Guida bibliografica 219
4;3-4. Qui' si fa agire una i11.terprctazione della Metafisica che riposa sulla
definizione che ne dà Aristotele stesso: la scienza oggetto della ricerca
(m, 1), che presenta due figure o stratificazioni fondamentali in rapporto
alla particolarità o all'universalità dell'essere, suo oggetto: la scienza del-
l'essere comune a tutte le cose (IV, 3) e la scienza più eminente che ha per
oggetto il .;çenere più eminente (vi, 1). Accettano questa configurazione
AuBENQUE e WETL, citati, che a loro volta accettano, con diverse riserve
e motivazioni, l'interpretazione evolutiva di Jaeger. Sostiene rigorosamente
un'interpretazione unitaria G. REALE, l/ concetto di filosofia prima e l'uni-
tà della Metafisica di Aristotele, Milano 1961 (Pubbl. Università S. Cuore).
Ancora: V. DÉCARJE, L'objet de la Métaphysique se/on Aristate, Paris-
Mohtréal I 961; A. MANSION, Philosophie première, pllilosophie seconde et
métapllysique chez Aristate, in « Revue philosophique de Louvain », 1958:
U. D'HONDT, Science wprème et antologie chez Aristote, in c.s., 1961 (e la
recensione all'opera di Aubenque, in e.s., 1963); L. ELDERs, Aristate et
/'ohjet de la Métapilysique, in c.s., 1962; AA. VV., Aristotele nella critica
e negli studi collfemporanei, Milano 1957 (Pubbl. Università S. Cuore) e
Aristate et le.v problèmes de la métlwde, Paris-Louvain, Ed. Universitaires,
1961. Sono anche da ricordare due lunghi studi, in tedesco, sulle origini
del nome "metafisica" e sulle sue connessioni con la biblioteconomia, di
H. REINER, in « Zeitschrift fiir philos. Forschung », 1954 e 1955. (Una bi-
bliografia specifica sulla Metafisica aristotelica si legge, oltre che in Au-
BbNQUE, in J. OwENS, The doctrìn of Being in the Aristotelian Metaphysics.
Toronto, (Pontificai Institut of Medieval Studies), 1957'. Più particolarmen-
te il rapporto retorica-dialettica (in relazione o non con la Metafisica) è
studiato dai seguenti autori: Ch. THUROT, Etudes sur Aristate. Politique,
dialectique, rhhorique, Paris 1860, un'opera preziosa, praticamente sco-
nosciuta, ricordata da Aubcnque, che è all'origine della nostra imposta-
zione del problema; W. KROLL. l'articolo " Rhetorik ", Real-Encyclopii-
die (PAUtY-WISSOWA), Suppl.-Rd. VII, 1940: C.A. VIANO, La logica di 'Ari-
stotele (1955) c La dialettica in Aristotele (1958); A. MICIIEL, Rhétorique et
philosophie clzez Cicéron (1960); L. LtrGARTNI, Dia/elfica e filosofia in Ari-
stotele, 1959; e ancora, oltre agli autori citati sopra c nelle note, la tradu-
zione c il commento al testo dci Topici, a cura di J. BRUNSCHWIO presso
Les Belles Lettres. vol. 1 (I-IV), t 967 e gli Atti del nr Simposio aristoteli-
co: Aristotle 011 Dialectic: T/re" Topics ", a cura di G.E.L. OwnN,- Oxford
U.P., 1968.
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220 Guida bibliografica
ne, e commento, London 1900, che dichiara (pp. v-vi) di intendere gli
scritti etici aristotelici come dialettici, non scientifici, o meglio come, sol-
lecitati da un punto di vista dialettico. Un a tesi recentemente confutata da
GAuTHIER-JouF (1958-59), vol. 1, p. 88, vol. n, p. 9 - alla quale la sto-
riografia è ritornata. crediamo con qualche successo, quando si sia me-
glio inteso che cosa Aristotele intenda per dialettica. ,
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Guida bibliografica 221
con tr. fr. e introduzione a cura di E. BRÉHIER, 7. voli., Paris, Les Belles
Lettres, 1924-19 38. A nostra conoscenza non è possibile ricostruire una
bibliografia speciale sulla dialettica plotiniana. Si veda; GuRWITCH, I 962:
e V. VERRA, Dia/euica e fìlomfia in Plotino, Trieste 1963; il lettore con-
sulti inoltre B. MARIEN, Bibliografìa critica degli studi plotiniani con ras-
segna delle loro recensioni, riveduta e curata da V. Cilento, vol. m, parte
n (1949) della sua traduzione. Dopo il 1949 cfr. F. ADORNO, Filosofia an-
tica, vol. n, Milano, Feltrinelli, 1965, pp. 857 sgg., tenendo presente, dagli
Stoici ai Padri della Chiesa, BARWICK, Probleme der stoischen Sprachlehre
und Rhet~Jrik, 1957 ..
5.4. È superfluo far notare che la bibliografia sulla filosofia medioevale è
vastissima. Anche se ci si limita al campo dei nostri interessi - quando si
tenga conto che la dialettica medioevale ha un'autonomia molto relativa,
che in realtà essa oscilla continuamente fra la logica e la retorica, con le
quali tende a unificarsi, c che, trattandosi di un'epoca nella quale il siste-
ma, la sua architettonica, da un lato, la sua discussione in pubblico, messa
in problema, dall'altro, hanno un'estrema importanza, essa finisce per co-
prire tutte le manifestazioni della filosofia e della scienza. Ci limiteremo
pertanto ad indicare le opere più importanti, di preferenza italiane, senza
dimenticare peraltro di E. GILSON, Lo spirito della filosofia medievale
(19322), Brescia, La Morcelliana. 1969, per l'apertura, la curiosità intellet-
tuale e la singolare trattazione della storia della filosofia e dei suoi problemi;
C. VAsou, La filosofia medioevale, Milano, Feltrinelli, 1961: è da rite-
nersi, a nostra conoscenza, una delle migliori storie della filosofia del Me-
dioevo, attenta alle diverse implicazioni, storiche, sociali, civili di una cul-
tura complessa, dinamica, policentrica (un'ampia bibliografia, generale e
particolare, per testi, materia e autori rende il volume uno strumento in-
dispensabile di lavoro); per la caratteristica ora accennata della cultura
medioevale non, si dimentichi la vecchia opera di F. PICAVET, Esquisse
d'une histoire des philo.mpl!ies médiévales, Paris, Alcan, 1907 (recente ri-
stampa Frankfurt 1967) e le due celebri monografic di Martin GRABMANN,
citate nota 15, fondamentali: quasi interamente fondate su materiale d'ar-
chivio, manoscritto, vivacissime nell'esposizione, acute nell'individuare le
sfumature più diverse del rapporto dialettica-filosofia da una parte e dia-
lettica come tecnica della disputa dall'altra, gioco, anzi sport (come ha di-
mostrato tanto bene Weil nel suo saggio, citato, sulla logica aristotelica);
altro lavoro di base è C. PRANTL, Storia della logica in occidente, tr. it.
del voL n, parte r; " L'età medioevale fino al XII secolo"; R. Mc KEON,
Dia/ectic and Politica/ Thought and Action, 1954; D. HAYDEN, Notes on
aristotelian Dialectic in theo/ogical Metlzod, 1957; E. GARIN, La dialettica
dal secolo XII ai principi dell'età modema, 1958, il lavoro più completo
- pur nei limiti di un saggio - che possediamo su questo specifico argo-
mento: abbiamo addotto le ragioni della nostra adesione alle tesi qui
sostenute nel nostro testo (5.6; cfr. nota 26 e all'inizio di 5.8). Garin
presenta, in una nota iniziale, una breve bibliografia speciale (a lui dob-
biamo la citazione di Heydenreich, particolarmente sollecitante, non sol-
tanto perché ci ha consentito di redigere il par. 5.5) e segue, discutendo-
la, la storiografia nelle varie note; G. PRETI, Dialettica terministica e pro-
babilismo nel pensiero medioevale, 1953; G. PRETI, Studi sulla logica for-
male nel Medioevo, 1953; M. DAL PRA, Studi sul problema logico del lin-
guaggio nella filosofia medioevale, 1954; M. DAL PRA, Fede e ragione nel-
l'interpretazione della filosofia medioevale, 1955; G. PRETI, La dottrina del-
la "vox significativa" nella semantica terministica classica, 1955. Due altri
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lavori specifici sono citati alle note 29 e 30. Sulla persistenza di questi te-
mi, sulle successive articolazioni del nostro problema, che abbiamo per al-
tro lasciato cadere, ritornandovi brevissimamente nella Premessa a Kant,
cfr. C. VASOLI, La dialettica e la retorica dei/'Unumesimo. "Invenzione" e
"metodo" nella cultura del XV e XVI secolo, 1968.
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Guid·a bibliografica 223
ma come .se nulla dopo Kant fosse successo. TI Kant di Fichle, Schelling,
Hegel (ne abbiamo dato i punti di riferimento fondamentali nel capitolo
sopra citato), e dello stesso Schopcnhauer, è una realtà culturale, politi-
ca viva ed operante, è lo spirito del tempo che si pone in questione interro-
gando Kant. Il lettore che voglia avere una idea di come, quando e quanto
c in quale direzione storici e filosofi hanno lavorato su Kant, consulti G.
VARET, Manuel de bibliographie philosophique, Paris, P.U.F., 1956, vol.r,
il cap. "Kant et la philosopbie kantienne ", che contiene una rara crono-
bibliografia con brevissimi commenti e indicazioni di recensioni, riviste,
ecc. Riportiamo l'indice del capitolo: 1) Cronobibliografia del kantismo eu-
ropeo: Kant fino al 1784; Il movimento filosofico dal 1784 al 1804; Le
scuole kantiane tedesche dal 1804 al 1870. n) Le interpretazioni del kan-
tismo: Schelling, Herbart, Fries, Schopenhauer; Hegel postumo; Kant po-
stumo: la nuova. filologia kantiana; le interpretazioni filosofiche neokan-
tiane; i temi kantiani. m) Le filosofie francesi all'epoca kantiana. Ricordia-
mo per Lulli: X. L{;ON, Fie h te et san temps, 3 voli., Paris, Colin, 1922-1927,
un'ampia, affascinante storia della cultura non soltanto filosofica di questa
stagione aurea della filosofia, ricchissima di documentazione (in qualche
caso ancora inedita); J. VUILLEMIN, L'héritage kantien et la révolution
c:opemicienne, 1954, che ha studiato proprio le tre correnti filosofiche con-
temporanee che si sono rispettivamente ispirate all'Estetica, all'Analitica e
alla Dialettica trascendentale della Critica, ritenendo ciascuna di queste
parti il fondamento dell'intera opera; P. SALVUCCI, Grandi interpreti di
Kant. Fichte e Scftelling, Urbino 1958 (Pubbl. Università di Urbino, "Se-
rie Lettere c Filosofia ", rx), che contiene anche una recensione di Vuille-
min, e L'uomo di Kant, particolarmente importante per la dottrina dello
schematismo (ricostruzione storica e teorica) e per le sue implicazioni con
l'intendimento della dialettica (citato nota 8, dove sono citati anche i lavori
di DE VLEESCIIAUWER, fondamentale per la storia interna del testo della
Critica e per l'evoluzione del criticismo, M ASSOLO, la cui interpretazione è
stata qui seguita, CHIODI); F. BARONE, Logica formale e logica trascen-
dentale, vol. I, Torino, Ed. Filosofia, 1957: L. GoLDMANN, Introduzione a
Kant. La comunità umana e l'universo (1945), Milano, Sugar, 1972, una
delle opere più originali sul pensiero kantiano e sulla sua evoluzione in-
centrata sul concetto di " totalità " e quindi indirettamente importante per
intendere la posizione della Dialettica trascendentale (ispirata al pensiero
del primo Lukacs, fino a Storia e coscienza di classe per intenderei, ha
svolto una certa influenza sulle interpretazioni esistenzialistiche e marxi-
stiche di Kant, sullo stesso Massolo). Oltre a queste opere si ricordi ancora
MAssoLo, Marx e il fondamento della filosofia (1949), citato nella biblio-
grafia alla Premessa iniziale, dove spieghiamo come questo saggio abbia
operato per una storia della dialettica (e della filosofia contemporanea) che
trovi il suo punto di volta in Kant. In particolare, sulla Dialettica trascen-
dentale kantiana, la migliore esposizione complessiva si deve a P. CHIODI,
La dialettica di Kant, 1958, che presenta, discute e interpreta con singolare
equilibrio i fondamentali significati di " dialettica " nella Critica e nelle al-
tre opere kantiane. Siamo sostanzialmente d'accordo col Chiodi, che per al-
tro presenta uno studio più ampio e documentato del nostro. Riteniamo,
tuttavia, che anche all'interno della sua interpretazione sia possibile indivi-
duare e giustificare il ruolo fondante della Dialettica trascendentale, il suo
essere, nella costruzione della Critica e nella rappresentazione della fini-
tezza dell'uomo, a partire dalla quale il mondo è subìto e si rivela come
contraddizione, il presupposto della Critica stessa. A nostro avviso - per
schematizzare - non la distinzione delle cose in fenomeni e noumeni (ri-
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224 Guida bibliografica
sultato della Analitica e determinazione del senso della realtà a mezzo del-
la scienza) dà luogo alla dialettica della .-agione - ma: dacché l'uomo è
finito, dacché pe.- questo -fatto è esposto all'illusione dell'infinito, è neces-
saria quella ricerca critica (della Critica) che mette capo alla distinzione
delle cose in fenomeni e noumeni. Ma, forse, questo risultato è implicito
nella ricerca del Chiodi ed egli stesso lo condivide. Che è poi la sostanza
delle argomentazioni di Jacobi e di Hegel, diversamente motivate (cfr. cap.
7.1 e 7.7), il punto intorno al quale si articola, dal quale si diparte e si di-
vide l'intera storiografia kantiana. Cfr. gli studi, tra i tanti, classici, su
questo tema: H. VAIHINGER, Beitrage zum Verstiindnis der Analitik und
Dialektik ·in der Kritik der rei n e n Vermmft, 1903; L. BRUNSCHWICG, La
technique des antinomies kantiennes, 1928; M. GUEROULT, Le jugement
de flegel sw· /'antithétique de la raison pure, 1931 e GuRWITCH, capitolo
kantiano di Dia/ectique et sociologie, ciL
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Guida bibliografica 225
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226 Guida bibliografica
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Guida bibliografica 227
Banfi, Firenze, La Nuova Italia. 1966 (dall'Enciclopedia e dalla Filosofia
del dirillo). Ricerche su Hegel (indichiamo solo le opere fondamentali):
R. HAYM, lleKei und seine Lei!. Berlin 1857, Leipzig 1927' (ampliata. con
introduzione importante di H. RosENDERG): F. RosENZWEIG. lle!(el und der
Staat, 2 voli., Miinchen-Berlin 1920. Aalen 1962; R. KRONER, Vm1 Kan1
bis Hegel, 2 voli., Tiibingen 1921-24. 1961': E. DE NEGRI. lnterprelazionc
di l/ef?e/, Firenze. Sansoni. 1943, 1969': H. MARCUSE, Reason ami Rei'O-
lution. Ilege/ and t/w Rise of social Throry, London-New York 1941.
19542 (tr. it. Bologna. Il Mulino. 1966): G. LuKÀCS, Der junge Hege/.
Zi.irich-Wien 1948, Aerlin 1954 (tr. it. Torino. Einaudi, 1960): E. WEIL
Hegel et l'état, Paris 1950 (tr. it. in Filosofia e politica. Firenze, Vallecchi.
1965); E. BLOCH, Subjekt-Objckt. Erliiulenmgen ZII Hegel, B~rlin 1951.
Frankfurt a.M. 1962 (tr. it. parziale, con altri saggi hegeliani, in Dialettica
e speranza. Firenze, Vallecchi, 1967 e ora K. Marx. Bologna, Il Mulino.
(importante in particolare Marx e la dialettica idealistica); E. WEIL, Hegel.
Urbino, « Quaderni di Differenze », 1962 (brevissima, fondamentale intro-
duzione al pensiero di Hegell: A. BANfl, Incontro con lfe!(el. Urbino, 1965
(raccoglie tutti i saggi di Banfi su Hegel): si raççomanda anche L. MITTNER·.
Storia della letteratura tedesca, Torino. Einaudi, 1964, vol. 11, §§ 447-49.
Importanti gli studi generali e speciali apparsi in queste riviste in occasione
del centenario: « Logos », vol. xx, TUbingen 1932; « Revue de Métaphysi-
quc et de Morale :<>, vol. XL, Paris 1931; « Rivista di filosofia neoscolasti-
ca », vol. XXIII. Suppl., Milano 1932; « Il Pensiero ». VII, 1962, n. I -2:
AA.VV., Incidenza di Hegel. a cura di F. Tessitore. Napoli 1970; AA.VV ..
L'opera e l'eredità di 1-le;<e/, a cura di V. VERRA, Bari. Laterza, 1972 (con·
tiene una bibliografia delle riviste e delle raccolte ai studi per il 11 ccnte·
nario della nascita). Sulle opere giot·cmili di He;:e/: W. DILTHEY, Die Ju-
gendgeschichte l/egc/s. Berlin 1905 (di qui inizia la leggenda di Hegel ro·
mantico e mistico); Th. HAERINn, HeRel. Sein Wollen und sein Werk, 2
voli., Lcipz.ig-Berlin 1929-193l.l. Aalen 1963'; A. MASSOLO. Prime ricercht·
di Hegel, Urbino, 1959, ora in La storia della filosofia come problema.
nuova ed., Firenze, Vallecchi; i 967: C. LACORTE, Il primo l/e;:el, Firenze.
Sansoni, 1959 (sulla formazione hegeliana al Ginnasio e a Tiibingen). Sulla
Fenomenologia dello spirito: J. WAHL, Le malheur de la conscience dans lu
phi/osophie de Hegel, Paris, P.U.F., 1929, 1951': di qui inizia la cosid-
detta interpretazione esistenzialistica (tr. it. presso l'I.L.T.. Milano, 1971):
J. HYPPOLITE, Genèse et structure de la Ph. d. l'E., Paris, Aubier 1946
(tr.· it. Firenze. La Nuova Italia, 1972); A. KOJÈVE, lntroduction à la tec tu-
re de lleRel, Paris. Gallimard, 1962': tr. it. parziale in La dia/elfica e l'idea
della morte in Hegel, Einaudi, 1948: un'opera fondamentale, forse la più
importante - anche se. molto discutibile - sulla dialettica hegeliana, che
esercitò un'influenza enorme. Diffusione della filosofia he~:eliana: manc(l
ancora un lavoro esauriente c aggiornato: si veda J .E. ERDMANN, Darstel-
lung der deutsclzen Philosophie sei t H egels T od, l R96, rit. Stuttgart t 964 a
çura di Liibbe; W. MooG, l/egei und die Hegelsche Schule. Miinchen 1930:
K. Lowrm, Von He)<el zu Nietzsche, Ziirich-Wien 1941 (tr. it. Da Hegc/
a Nietzsche, Torino, Einaudi, 1949, 1959'). Sul senso della filosofia hege-
liana dopo Hegel cfr. ERIC WEIL, Pensiero dialertico e politica, in Fi-
losofia e politica, ci t.: A. MASSOLO, Marx e il fondamento della filosofia.
in Ricerche sulla logica hegdiww e altri saggi, cit.; L. MARINO, A. M ii/la.
Dialettica e controrivoluzione, in "Rivista dì filosofia", 1968, e per gli
studi contemporanei: L RICCI GAROTfl, Interpreti italiani di l/egei del do-
poguerra, in Heidegger contra l/egei, Urbino 1965. in particolare, sulla ge-
nesi del materialismo storico, si veda, nell'immensa bibliografia, oltre alle
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opere filosofiche giovanili di Marx (tr. Della Volpe, Roma, Editori Riu-
niti, 19694 ; tr. Bobbio, Torino, Einaudi, 1949 ·(ristampa nella NUE); tr.
Firpo, Torino, Einaudi, 1950) e alle altre opere di Marx e di Engels per
le quali vedi bibliografia cap. 8, il UiWITH, cit., e M. Rossr, Marx e la
dialettica hegeliana, 2 voli., Roma, Ed. Riuniti, 1960-63. (cfr. Da H egei a
Marx, Milano, Feltri nel! i, 1970): un lavoro che sostiene tesi esattamente
opposte alle nostre su tutti i punti che riguardano Hegel, il rapporto He-
gel-Marx e Marx, troppo facilmente confutabili, tuttavia ricco di dottrina e
di informazione (cfr. avanti cap. 8.1 e nota 9). Infine, per ciò che riguarda
il tema della dialettica, si leggano alcune relazioni presentate al Seminario
di Heildelberg sulla Filosofia politica di Hegel a cura deli'Institut lnter-
national de Philosophie politique (non ancora pubblicate): W. KAUFMANN.
L'alienazione inevitabile; N. BOBBIO, L'idea di costituzione; L.W. BECK, La
Riforma. la Rivoluzione. la Restaurazione nella politica di Hege/; E. WEIL.
Il concetto di rivoluzione irr Hegel. Due parole: l'analisi di Weil è come
sempre cauta: Hegel non tematizza la rivoluzione; per lui è l'espressione
di una malattia dello Stato e questa malattia è ciò che gli interessa, e può
esprimersi in modo completamente diverso; di qui una serie di analisi sto-
rico-filosofiche, che ci aiuteranno a comprendere anche il rapporto-non-
rapporto Hegel-Marx. Sullo stesso tema O. PoGGELER, Filosofia e ri~·o
luzione nel giovane H egei (1972): nonostante la buona informazione cir-
ca il complesso tessuto culturale nel quale si muove il giovane Hegel, non
ci convince la tesi che Hegel proprio per comprendere il fenomeno sto-
rico avrebbe inteso la rivoluzione come un'opera di trasformazione spiri-
tuale. Convinzioni opposte ·a quelle di Weil e insieme di Poggeler, mostra
di avere J. D'HONDT, L'appréciation de la guerre révolutionnaire par He-
gel, in De Hegel à Marx, 1972. Un altro testo di Weil sulla dialettica he-
geliana è citato alla nota 22 (cfr. Bibliografia generale): svolge il tema.
che ci trova del tutto consenzienti (il supporto stesso del· cap. 7.5 in par-
ticolare): della dialettica hegeliana, se si vuol comprenderla con H e geL
non sì può parlare, bisogna seguirla o rifiutarla. Su questo tema, seguendo
. i passi dell'Enciclopedia c della Scienza della logica, si veda anche J.N.
FINDLAY, Hegel oggi. Milano, I.L.l. 1972. Come il lettore avrà visto, per le
ragioni ampiamente addotte nel testo, non c'è una bibliografia specifica
sulla dialettica hegeliana come non t:è una sezione del filosofare, una par-
te del .sistema hegeliano intitolato " dialettica ". Una esauriente breve mo-
nografia sulle varie figure nelle quali si presenta quella che si è convenuto
comunque di chiamare la dialettica hcgeliana, in Pietro Rossr, La dialet-
tica hegeliana ( 19 58), che segue l'intera evoluzione del filosofo da Tiibin-
gen e Berna a Berlino.
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Guida bibliografica 229
lin-Charlottenburg, Deutsche Verlagsgesellschaft fiir Polìtik und Gesehi-
chte, 1920 e un lnhaltsl'erg/eichsre~ister der Marx-En;;els Gesamtausgaben a
cura di G. HERTEL, Berlin, Deutscher Verlag der Wissenschaften, 1954 (e
altre cronobibliografie delle opere - non della letteratura - di Marx che
non è qui il caso di citare). Possono considerarsi più che buone le tradu-
zioni italiane di quasi tutte le opere e le lettere di Marx e Engels uscite
presso Rinascita di Roma, poi ripubblieate, con nuove introduzioni e re-
visioni delle traduzioni presso gli Editori Riuniti, Roma, negli ultimi an-
ni. Vi si sono adoperati storici, marxisti c marxologi di competenza indub-
bia. Citiamo i titoli, nomi e date relativi alle opere prese in considerazione
nelle note ai vari luoghi del testo. Quanto alla bibliografia, in una situazio-
ne nella quale la ricerca teorica si intreccia con il dibattito politico quoti-
diano e ne è immediatamente condizionata, non è possibile non operare
delle scelte, indicando solo i testi sui quali ci si è fondati e i punti di ri-
ferimento oggettivi, cioè gli elementi che hanno provocato un dibattito.
Il lettore procederà poi da sé e vorrà tener presente che, dato il tema e
l'impostazione della nostra ricerca, numerosi riferimenti bibliografici sono
già stati dati nel capitolo precedente e potranno essere riscontrati nel,l'elen-
co posto qui alla fine. Sul rapporto Marx-Hegel, oltre alle opere di MASSO·
LO, WEIL, LUPORINI, COLI.ETTI, DELLA VOLPE, T!MPANARO, BADALONI.
Lmùcs e GuRWITCH, citate nella bibliogra"fia generale deiJa " Premessa " e
qui nelle note, si tenga ancora presente: M, RAPHAEL, Zur Erkenntnistheo-
rie der konkreten Diale,ktik (1934), che è forse l'ultima espressione, almeno
di qualche rilievo, di una interpretazione gnoseologica della dialettica
marxiana, un punto di vista idealistico-primo-ottocentesco che oggi riaffiora
nella peggiore scolastica dei sordi. presunti ideologi di partito (una realtà,
ovviamente, con la quale bisogna fare i conti: si pensi, per es., a Zdanov);
" Atti del Congresso internazionale di Filosofia ", Roma 1946, tomo n, Il
materialismo storico, 1947, che ci offre il primo panorama della ripresa de-
gli studi hegcliani e marxistici dopo la guerra; Atti del convegno di studi
hegeliano-marxistici, Roma, Istituto di Filosofia del diritto dell'Università,
1948, un complesso di interventi di grande importanza (poco noti e poco
studiati) soprattutto nel quadro del rinnovamento della cultura italiana;
nell'estate 1962 e 1971 si è svolto su "Rinascita" un serio dibattito su
questo tema che meriterebbe di essere raccolto in volume; nel 1955 sulla
" Deutsche Zeitschrift fiir Philosophie " si è sviluppata un'analoga discus-
sione sulla quale riferisce N. MERK~R, Una discussione sulla dialettica,
ora in Dialettica e storia (s.d.), interessante perché mostra ancora una vol-
ta lo scontro fra una ideologia burocratica e un'elaborazione teorica in
movimento nelle contraddizioni di una società (quella della RDT) in co·
struzione; N. Bonnro, La dialettica in Marx (1958), una delle più semplici
ed equilibrate esposizioni del problema; M. DAL PRA, La dialettica in Marx.
Du;;li scritti giovanili all'" Introduzione alla critica dell'economia politica"
(1965), l'analisi più ampia e documentata che possediamo sull'argomen-
to. Una esposizione dell'attuale stato della questione (recupero, di-
ciamo così, di Engels incluso) si legge nell'articolo di G. PRESTIPINO.
Momenti e "modelli" della dialettica marxista (1972). Buona presen-
tazione di "Hegel e il materialismo storico" nella prima parte di. D. CoR-
RADINI, Politica e dialettica, 1972.
8.3. Per questo paragrafo rinviamo ai testi citati nelle note. Sul libro di
Marck, citato nota 45, si veda H. MARCUSE, Zum Problem der Dialektik
(1930), che difende il LuKÀcs di Storia e coscienza di classe (1923), cioè
il concetto della storicità della dialettica come totalità nella situazione, pur
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230 Guida bibliografica
8.4. Le opere di GRAMSCI, non soltanto i Quaderni dal carcere, sono state
pubblicate da Einaudi, Torino, 1948 (il volume Passato e presente contiene
un indice per materie). Una buona raccolta è ~tata pubblicata presso Il
Saggiatore, Milano 1964, col titolo Duemila pagine di Gramsci. Su Gram-
sci la letteratura è piuttosto scarsa: una prova, a nostro avviso, della mo-
destia (per tacer d'altro) dell'elaborazione teorica del marxismo italiano
(si tenga, tuttavia, presente, N. BADALONI, Il marxismo italiano degli anni
sessanta, 1971 c Per il comunisnw, 1972 c G. VACCA, Politica e teoria nel
marxi.wno italiano 1959-1969. Bari, De Donato, 1972). L'interesse per
Gramsci è piit attivo su altri fronti come possono testimoniare gli atti dei
due convegni gramsciani ora pubblicati: Studi gramsciani, Roma, Ed.
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Hegel et l'Etat (1950), Paris, Vrin, 1970l (tr. it. in Filosofia e pplitica,
Firenze, Vallecchi, 1965, senza l'Appendice: "Marx e la Filosofia del di·
ritto", che viene pubblicata qui: cap. 8.2.)
-La logica nel pensiero aristotelico (1950) e Pensiero dialettico e politica
(1955), in Filosofia e politica, cit. c in Essais et conférences, Paris, Plon,
1970, 2 voli.
L'Anthropologie d'Aristate (1946) e Que/ques remarques sur le sens et l'in·
tention de la Métaphysique aristotélicienne (1967), in Essais et conjéren-
ces, cit.
Hegel (1956) tr. it. con pagine inedite, «Quaderni di Differenze», Urbino,
Argalia, 1962
Il concetto di rivQ/uzione in H egei, (cfr. sopra BECK)
Dialettica oggettiva, in «Il pensiero», xv, 1970, 1-3
The Hegelian Dialectic, in « The Lcgacy of Hegcl », Marqucttc Hcgel
Symposium 1970, ed. Nijhoff 1973
WEIN, H.
Realdialektik. Von flege/scher Dialektik zu dialektischer Anthropologie,
Miinchen, Oldenburg, 1957
·WILPERT, P.
Aristate/es und die Dia/ektik, in « Kant-Studien », 1956-1957 (48)
www.scribd.com/Baruch_2013
www.scribd.com/Baruch_2013
Enciclopedia filosofica ISI<DI
l Arte di D. Formaggio
2 Segno di U. Eco
3 Dialettica di L. Sichirollo
4 Mito di F. Jesi
5 ·Logica di M.L. Dalla Chiara Scabhi
6 Etica di C.A. Viano
7 Natura di P. Casini
8 Valore di c. Napoleoni
9 Materia di A. Pacchi
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