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Ansani Camilla 3H

CRITONE
Il Critone è un dialogo giovanile scritto da Platone nel quale si affronta il tema del processo
a Socrate. Infatti il filosofo è stato ingiustamente condannato a morte perché accusato di
corrompere i giovani e di non onorare gli dei cittadini.
Nel testo ci vengono spiegate le ragioni per cui Socrate non volle sottrarsi alla pena, pur
venendogli offerto un aiuto da Critone(suo allievo) e da altri suoi amici, ma decise di
accettare la sua condanna bevendo una bevanda a base di cicuta.
Nel dialogo Critone cerca di convincere Socrate a scappare illustrando tutti i dispiaceri che
provocherebbe la sua morte e il filosofo cerca di rispondere con adeguate motivazioni con
anche l’ausilio di un dialogo tra lo stesso Socrate e le personificazioni delle leggi e della
città.
L’allievo vuole salvare il suo maestro per motivi affettivi e per paura del giudizio altrui dato
che timoroso di essere accusato di non averlo aiutato abbastanza perché “tirchio”.
Morendo Socrate lascerebbe la moglie Santippe e i figli, e come dice Critone: “I figli, o
non bisogna farli, o bisogna faticarci, a tirali su ed educarli: ma tu, mi sembra che stai
scegliendo la strada più comoda!”; lui, un uomo che sostiene di voler coltivare la virtù per
tutta la vita, si esonera dal suo compito di marito e padre.
Una cosa che ribadisce Socrate è di non preoccuparsi dell’opinione della gente,perché
formata da stolti, ma solo di coloro che sono saggi e che quindi sono a conoscenza della
virtù. Inoltre non bisogna temere di morire in questi casi perché si fa qualcosa di
giusto,pagare per la propria colpa. Male è invece non pagare per l’ingiustizia fatta, e
naturalmente, nemmeno chi la subisce deve commetterla a sua volta.
Il principale tema affrontato è quello della giustizia, infatti un uomo giusto è colui che fa ciò
che le leggi e la città gli comandano.
Come abbiamo detto prima non bisogna commettere un’ingiustizia a nessuno, stessa cosa
parlando delle leggi perché esse se non rispettate perderebbero di credibilità e così anche
lo stato (una delle cose più importanti per l’uomo dato che ognuno aveva il compito di
contribuire al suo miglioramento) .
La città di Atene ha fatto molto per il filosofo tanto che esso non si allontanò,tranne per
doveri militari a favore della patria stessa, e lì si impegnò nella sua più importante
missione: fare filosofia per cercare una verità (non assoluta) che possa mettere le persone
in compromesso per avere una visione unitaria. Le leggi e la città hanno inoltre distribuito
ai cittadini tutti i beni che esse disponevano, e se una persona non volesse vivere ad
Atene era libera di andarsene, mentre al contrario si dovevano seguire le leggi o
persuaderle in caso ci si rendesse conto che esse stessero commettendo un errore.
Scappando, gli amici che lo avrebbero aiutato avrebbero potuto andare incontro all’esilio o
ad essere privati dei diritti civili. Se fosse andato in un altra città la gente non lo avrebbe
considerato più come prima perché tutti avrebbero saputo che il grande filosofo che
fondava la sua filosofia sulla giustizia era un incoerente, che per salvarsi la pelle decise di
commettere un ingiustizia. Infine, fuggendo cosa avrebbe insegnato ai figli?
Io al posto di Socrate sarei fuggita, perché non sarei riuscita a lasciare i miei figli e mia
moglie da soli. Anche perché posso immaginare tutti i problemi a cui Santippe dovette
andare incontro

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