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ANTIGONE IN TRAPPOLA.

IL DILEMMA MORALE.
Di Alessandro Pizzo

SOMMARIO: 1. Il caso Antigone. 2. Ragioni per


lazione.

Human beings are creatures


with the power to recognize
reasons for action and to act on
them
We
are
interested
in
philosophical perspectives and
philosophical applications rather
than
in
the
technical
developments
Il diritto ormai consegnato alla
solitudine della volont umana.
La quale non sta ferma e
immobile, ma genera lotte tra
visioni del mondo, prospettive di
vita, interessi economici e
politici

1. Il caso Antigone.
Nella storia della letteratura mondiale si narra la vicenda di Antigone facendone talvolta
leroina delle donne contro la ragione politica, ma anche umana, delluomo, talaltra leroina della
religione contro lusurpazione della legge divina, talaltra ancora lespressione delle ragioni della
legge naturale contro la (artificiosit della) legge umana, ancora lesempio delle ragioni umane,
individuali, di contro a quelle oggettive della societ, o anche lesempio dellamore che va oltre
(omnia vincit amor) la meschinit della ragion di Stato1. Non ci interessa qui la questione

Alessandro Pizzo Dottorando di Ricerca in Filosofia presso lUniversit degli Studi di Palermo.
Il presente scritto in parte frutto del lavoro svolto durante il semestre di studio presso il Dipartimento di
Filosofia Morale e Sociale dellUniversit di Helsinki, semestre primaverile, anno 2005, e in parte frutto
delle ricerche di dottorato relative alle forme paradossali che si presentano in logica deontica e che
impongono un ripensamento, o perlomeno uno sforzo di interpretazione, della logica quale capace di pensare
il normativo.
In pi, lo scritto attuale riprende e sviluppa in senso originario parte, specie le riflessioni su Iefte, dello
scritto: [Pizzo 2005].

[Foot 2002] p. 208.

[Hintikka 1968] p. 7.

[Irti 2004] p. 22.


1
Per [Celentano 1995] pp. 192 3: la tragedia tratta un tema molto forte, dalle grandi implicazioni ideali: il
contrasto, che non si risolve dialetticamente, tra i diritti dellindividuo e della famiglia, da una parte, e i diritti
dello Stato, dallaltra.

storiografica su quale tra queste possa essere linterpretazione esatta dellomonima tragedia
sofoclea, n tantomeno quale delle successive interpretazioni dei posteri sia la pi vicina
allidea di Sofocle2. La questione ermeneutica la lasciamo a chi di dovere. Nostro intendimento
, viceversa, quello di prendere spunto dalla vicenda di Antigone per condurre riflessioni su
una dimensione dellazione umana sulla quale, purtroppo, assai poco oggi si riflette e che, al
contrario, molto influenza il nostro agire, la nostra condotta. Se ethos, infatti, vuol dire
comportamento e se, in certe circostanze ben precise, facciamo esperienza dellimpossibilit di
scelta tra ragioni etiche, siamo, per cos dire, presi in un dilemma morale, nella sua rete,
intrappolati nellassenza di scelta, ecco allora che Antigone ci interessa da questa prospettiva
sola: riflettere sulle condizioni (razionali) di azione morale per luomo; quando, cio,
questultimo si trovi nella (difficile) situazione di dover operare una scelta tra alternative
(moralmente) confliggenti ed equivalenti3.

1.1. Antigone La vicenda.


La vicenda di Antigone, per chi non la conoscesse o per chi lavesse dimenticata, molto
semplice. Infatti, la forza dellintreccio tragico non risiede nella sua estensione ma nella
maestria con cui Sofocle organizza i dialoghi e imposta le relazioni umane. Noi potremmo
pure applicarvi categorie psicologiche, per loro natura complesse, ma sarebbe una mera
complicazione che non gioverebbe, in ultima analisi, alla comprensione del testo. In fin dei
conti, pertanto, la grandezza della tragedia il saper concentrare e scaricare le emozioni che il
pubblico, umano come i protagonisti, prova alla visione della rappresentazione poich lautore
collega tra loro, e posiziona in determinate relazioni, i rapporti umani tra i protagonisti. La
grandezza non nel mettere sulla scena pi sentimenti umani, ma utilizzarne un certo numero
per realizzare la tragedia. Come per la psicologia, infatti, noi non dobbiamo qui immaginare
chiss quali moventi per le azioni di protagonisti, o quali ragioni complesse. Al contrario, i
protagonisti, come ognuno di noi, prova sentimenti in fin dei conti semplici: lamore; lodio; la
simpatia; lamicizia; il rancore; la sfida; il timore; la paura; etc. Se qualcosa, infatti, possiamo
imparare dai classici che semplice la psiche umana e che basterebbe poco del buon senso
comune per ricondurre a ragione posizioni personali che crescono sullabitudine e su un
talvolta tronfio orgoglio.
La vicenda tratta della trasgressione da parte di Antigone dellordine dato ai tebani dal
principe di Tebe Creonte, zio di Antigone, di dar sepoltura al traditore Polinice, fratello di
Antigone, morto nel tentativo di impadronirsi con le armi della citt dopo esserne stato
esiliato4. La pena prevista la morte ed Antigone conscia del suo dovere rispetto alla patria
ma decide ugualmente di infrangere il divieto per rispettare la legge divina che prescrive ai
parenti pi prossimi, cio Antigone e Ismene, sua sorella, di dare sepoltura al fratello, onde
evitare che nellal di l la sua anima non possa trovare pace. La protagonista cerca di
convincere la sorella la quale tuttavia preferisce non incorrere nelle ire di Creonte. La sepoltura
di Polinice getta scompiglio nei palazzi del potere e Creonte ordina di ricercare chi ne sia il
responsabile. La scoperta della colpevolezza di Antigone turba inizialmente Creonte il quale,
2

Scrive [Heringer 1988] p. 129: the text is open for a variety of understandings.
Scrive, ad esempio, [Pontara 1990] p. 5: vi sono opere della letteratura mondiale le quali non solo
attualizzano questioni e temi di natura prettamente filosofica, ma dalle quali la riflessione filosofica pu
trarre notevoli spunti e stimoli () tale anche la tragedia Antigone.
4
Il mito materia per una tragedia di Eschilo: I Sette contro Tebe. In questultima rivelato loggetto del
contendere tra Eteocle e Polinice: il potere di Tebe. Contesa che , a sua volta, o suo malgrado, lavverarsi
delloscura maledizione di Edipo, loro sacrilego padre. Quella stessa linea di discendenza sulla quale grava la
maledizione divina e che esprime il decreto secondo il quale Eteocle e Polinice moriranno per la reciproca
mano.
3

sia per garantire leffettivit del suo potere sia perch una donna ha osato (sic!) sfidarne
lautorit, decide di condannare a morte la nipote, nonostante la parentela.
Il dialogo, uno dei momenti culmine della tragedia, tra Antigone e Creonte, quando
questultimo chiede ragione della trasgressione e alle cui richieste la protagonista si appella alla
legge non scritta di rispettare i defunti, mette sulla scena due posizioni, come due insiemi di
ragioni, profondamente eterogenei cos come confliggenti: Creonte, il potere, la ragione
oggettiva dello Stato, e Antigone, il sentimento, la ragione soggettiva della societ5. Forse, non
a torto scrive Pontara che:
il grande leit motiv della tragedia il conflitto, lo scontro aspro, tra due forti personalit le cui azioni sono
motivate da risposte diametralmente opposte che esse tendono a dare a queste domande [p. e. quale sia la natura
dellazione politica; quale ne sia il fondamento]6

La tragedia termina con la morte di Antigone, suicida dopo essere stata murata viva, e con
lallontanamento volontario, seguito dal suicidio, in risposta al decreto del padre, di Emone,
figlio di Creonte, promesso ad Antigone e che non condivide il rigore del padre nellemettere
la sentenza. Alla fine Creonte resta solo sulla scena, dopo che anche la moglie, Euridice, in una
tragica sequela di suicidi, s tolta, a sua volta, la vita.

1.2. Antigone Il conflitto.


Antigone, di fronte agli eventi pubblici, si pone la seguente questione:
(1) cosa fare?
Ella riflette sul fatto che rispetto allordine di non seppellire Polinice, perch traditore, vi
sono due possibilit:
(2) seppellire Polinice;
o
(3) non seppellire Polinice
Compiendo (2) Antigone violerebbe la legge di Tebe, e dello zio, facendo (3) verrebbe
meno allobbligo sacro di dar sepoltura ai parenti dato che Polinice, nonostante tutto, era suo
fratello.
Ma ella ha anche altre due possibilit, distinte ma non irrelate dalle precedenti:
(4) rispettare la legge naturale (seguire in un certo modo la fsij);
o
(5) rispettare la legge di Tebe (seguire in un certo modo il nmoj)
5

[Valentini 2003] la considera come lopposizione tra natura e cultura, nel gioco prospettico e
paradossale delle linee temporali che si dispiegano sconvolgendo il normale cursus del tempo. Contrasto
incarnato, dice [Celentano 1995] p. 193: nellarbitrio di un tiranno che identifica la sua volont con
linteresse supremo della polij.
6
V. [Pontara 1990] p. 5.

Ella sa pure che nel caso in cui faccia (2) o (4) sar condannata a morte mentre se non lo fa,
ma rispetta (3) e (5) la sua pena nelloltretomba sar ancora peggiore della morte su questa
terra.
Deve scegliere. Ma pu scegliere se morire oggi o se affrontare domani lira degli dei? Ella sa
anche che laltro fratello, Eteocle, stato per cos dire glorificato da Creonte perch morto
difendendo Tebe ma, in termini filiali, Eteocle e Polinice sono uguali agli occhi di Antigone,
entrambi erano uomini, ed entrambi, dunque, meriterebbero il riposo eterno7. Ebene, Polinice,
ha decretato Creonte, non deve riposare ma essere pasto degli uccelli, un potere esercitato
assoluto rispetto al quale Antigone dice non essere sufficiente a scindermi dai miei.
Daltra parte, ella deve rispettare le leggi dello Stato poich tebana e deve rispettare le leggi
degli dei perch credente. Allora, Antigone fa esperienza di una condizione umana
particolarmente infelice: essere soggetta a due obbligazioni morali confliggenti e di egual peso.
Infatti, Antigone deve, bench non possa soddisfarli entrambi:
(6) obbedire alle leggi degli dei (e dunque: dar sepoltura a Polinice)
(7) obbedire alle leggi degli uomini (e dunque: non seppellire Polinice)
il conflitto tra (2) (3), (4) (5), (6) (7), il medesimo. Antigone posta sotto scacco nel
conflitto tra due obblighi morali opposti e tra i quali ella non pu scegliere dato che,
moralmente parlando, compiere unazione, preferendola ad unaltra, pur sempre commettere
un atto immorale, e limmoralit non conosce gerarchie di importanza o di relativit morale. In
questo modo, la condizione, particolarmente infelice della protagonista, ispira la tesi secondo
la quale tema centrale della tragedia sia il rapporto tra etica e politica8. Per nostro conto ci
limitiamo allo scopo assai pi limitato dellinvestigare le condizioni teoretiche del dilemma
morale.
Antigone, semplicemente, non pu scegliere, una scelta tra beni morali opposti, lomissione
di uno dei due comporterebbe lazione immorale confliggente, sottrae allarbitrio di Antigone
la scelta stessa che le diventa indisponibile. Ma il tempo umano comporta anche che,
nonostante tutto e tutto considerato, dato che entrambe le azioni sono impossibili da
soddisfare nel medesimo tempo e per lo stesso agente morale, una scelta venga prodotta. Da
qui il dilemma di Antigone.

1.3. Antigone Il dilemma morale.


Una scelta, dunque, tra due azioni poste in relazione disgiuntiva con effetti ben precisi.
Antigone pu:
(8) obbedire alle leggi degli dei, e disobbedire alle leggi degli uomini;
oppure:
(9) obbedire alle leggi degli uomini, e disobbedire alle leggi degli dei.
O sceglie (8) o sceglie (9), non ha alternative, tertium non datur. In ci consiste il dilemma da
cui segue limpossibilit stessa di scelta in quanto a parit di condizioni, e di importanza, delle
due possibilit, nessun agente razionale in grado di operare una scelta. Il dilemma morale
7

Ismene chiede ad Antigone se davvero vuol seppellire Polinice il maledetto e lei risponde: il fratello!
Mio, almeno, e tuo: anche se tu non hai lo slancio. Non labbandono, non voglio questa colpa.
8
Nota 6.

consiste pertanto, senza aver qui la pretesa di esaurire col caso di Antigone la vasta e
multiforme gamma dei dilemmi possibili, infatti ne analizziamo solo un tipo, nel sottrarre alla
volont umana la possibilit stessa di scegliere tra alternative reciprocamente preferibili allo
stesso modo ma incompatibili.
Per dirla la Pontara:
Antigone si trova in un difficile dilemma: da una parte essa vuol essere solidale con la societ di cui si
riconosce membro e nel cui re Creonte riconosce unautorit legittima de jure e ai cui comandi si deve pertanto
obbedire; dallaltra parte essa ritiene che il decreto di Creonte, vietante la sepoltura di Polinice, proibisce un atto
che ella pure ritiene esservi un obbligo morale di mandare ad effetto. Non vuol rinunciare a questatto, ma non
vuole nemmeno violare la legge dello Stato di cui si riconosce cittadina e rendere il compito di Creonte di portare
la pace e lordine a Tebe ancora pi difficile di quello che 9

Tuttavia, qui non in gioco la preferenza, la problematica della decisione, n tantomeno la


questione psicologica dellabulia o difetto di volont, bench, indubbiamente, il risultato
teorico del dilemma sia linazione10. in gioco la morale del soggetto preso nel dilemma in
quanto egli chiamato comunque a scegliere tra due obblighi contrapposti; allo stesso modo,
Antigone obbligata ad una delle due azioni, di equivalente importanza morale ma tra loro
incompatibili. Infatti, se ella non dovesse, nonostante tutto, scegliere forse non staremmo qui
a discuterne, ma siccome una scelta simpone ugualmente allora giocoforza valutarne i pro e i
contro e il carattere morale che ne consegue.
In Amleto il dilemma essere o non essere, tra la sua genuinit di persona e lobbligo,
impostogli dal suo cognome, a vendicare la morte del padre. La scelta di Antigone morale.
Infatti, ella ha due obblighi da soddisfare il cui contenuto cosa noi chiamiamo,
rispettivamente e presi assolo, bene. Amleto, invece, ha un obbligo a compiere unazione
comunque immorale. Per la nostra eroina morale sia obbedire alle leggi dello Stato sia
obbedire alle leggi divine, senza qui chiamare in causa, in quanto non essenziale al nostro
discorso, il dibattito sulla laicit della morale. In termini meno aulici, ugualmente morale dare
sepoltura a un congiunto defunto e rispettare la volont pubblica. Tuttavia, lesperienza vissuta
dalla protagonista della tragedia omonima totalizzante nel senso che ogni suo sentimento
umano o ogni suo desiderio viene meno, cede il posto sul proscenio dellanima alla contesa tra
due possibilit di uguale importanza e di uguale doverosit.
Va da s che il dilemma non rientra nella tragedia sofoclea poich la scena inizia col dialogo
tra Antigone e Ismene, quando cio leroina ha gi deciso, dopo che il momento dilemmatico
che stiamo discutendo gi stato affrontato, e il dialogo medesimo ne d traccia.
Abbiamo anche presentato la situazione, certamente difficile, di Antigone come
lopposizione tra due doveri, di eguale importanza, ma confliggenti tra loro. Seguendo la linea
interpretativa, particolarmente forte in logica deontica, o logica della volont o logica del
dovere, considerato tuttavia come una qualificazione deontica di stati di cose e non di
condotte etiche, bench molti comunque labbiano intesa in questultima accezione, come ad
esempio [Hintikka 1969], sappiamo che, come anche Kant ci dice, dovere implica
potere11. Tuttavia, ai fini della considerazione morale di quale azione Antigone debba
perseguire, ci non ci aiuta ai fini dellindividuazione dellazione migliore ma chiarisce la natura
problematica della sua situazione esistenziale, la natura della presa dilemmatica della possibile
etica della protagonista. Infatti, ella presa tra due doveri che implicano, ciascuno per parte
sua, due differenti e contrapposte possibilit, che, per ovvie ragioni, Antigone non pu
realizzare entrambe. Come sappiamo, le due possibilit contrapposte si neutralizzano a
9

V. [Pontara 1990] pp. 23 - 24.


Lindisponibilit della scelta condanna lagente morale preso nelle maglie del dilemma allimpossibilit di
dar luogo ad un certo corso dazione,lo costringe suo malgrado a non poter compiere alcuna azione.
11
V. [von Wright 1968] p. 64 e sgg.
10

vicenda, cos Antigone priva della stessa possibilit di scelta poich le possibilit rispettive
delle due alternative le sono indisponibili.
Per alcuni la difficolt di Antigone potrebbe essere vista solo come una mera difficolt
linguistica, senza cio nessun vero limite etico alla sua condotta, per quanto comunque la
situazione in cui ella si trova certamente particolare. Una difficolt relativa ai limiti espressivi
del nostro linguaggio, che equivale a dire che sostanzialmente dove noi vediamo una mancanza
di possibilit, poich concepiamo la sua condizione come lopposizione tra doveri uguali e
opposti, in realt v una condizione per cui Antigone pu comunque realizzare unazione,
pu, a patto di averne la consapevolezza, la volont, gli strumenti per farlo12, sciogliere la
contesa del dilemma, trovare, cio, una ragione, alla fin fine predominante rispetto alle altre,
per lazione che giustifichi la sua condotta finale e che le consenta di porsi oltre il dilemma, di
realizzare un oltrepassamento rispetto a questultimo, di sfuggire alla sua presa, allinazione che
ne consegue, al paradosso pragmatico di non poter fare nulla. Infatti, un limite del nostro
linguaggio13 concepire Antigone come incatenata dal dilemma poich non riusciamo a cogliere
differente forza persuasiva ai due argomenti contrapposti individuati nelle linee (2) - (3), (4) (5), (6) (7), (8) (9) per quanto invece, qualsiasi uomo in grado di agire individuando le
strategie migliori, cio quali argomenti, pur entro situazioni difficili, siano pi forti.

1.4. La ragione morale. Trovare ragioni per lazione.


Antigone trova, al termine della sua personale riflessione sul dilemma che lha presa, una
ragione, alla fin fine, migliore dellaltra e soppesando le opposte possibilit, le possibili
conseguenze, i vantaggi e gli svantaggi, i pro e i contro, cosa preferibile rispetto allaltro,
giunge alla conclusione che, pur incorrendo in uno svantaggio nella scelta di una delle due
alternative, questultimo sia migliore dellaltro, o il costo da pagare, rispetto al beneficio, sia
maggiormente sopportabile.
In Filosofia morale contemporanea la questione , riducendo allosso, quello di giustificare
la condotta umana. Si differenziano, pertanto, varie opzioni, speculari alle distinzioni di
posizioni dei singoli filosofi, che accentuano uno dei seguenti possibili correlativi in vista dei
quali una certa azione viene giustificata: intenzione; valore; fine; strategia vincente; miglior
risultato; minore conseguenza; maggior utilit; etc.
In altre parole, la filosofia morale, come espressione di una forma specifica della teoretica,
relativa alla prassi umana, consiste nel trovare una ragione morale che giustifichi quellazione,
in luogo, ad esempio, di unaltra possibile, trovare una ragione per lazione, per dar luogo a
quellazione al posto di altre possibili. Per dirla con [Scarpelli 1986 p. 9]:
luomo cristiano ha il problema fondamentale di giustificare se stesso davanti Dio; luomo moderno
laico ha il problema fondamentale di giustificare i propri valori, norme e azioni davanti a se stesso

La nostra condizione moderna pertanto quella non di fare la cosa vera14, definizione
sempre relativa ad un valore, per esempio, o a un credo, etc., ma cosa preferibile rispetto ad
altro, cosa appare essere migliore per me fare oggi rispetto alle azioni contemporanee del mio
prossimo, giustificando pertanto la mia etica rispetto agli altri e a me stesso15. Etica vorrebbe,
dunque, dire trovare la ragione per agire in un dato modo in una situazione data, senza qui
12

Sui paradossi pragmatici della comunicazione umana e sui metodi di soluzione, v [Watzlawick 1971].
V. [Stevenson 1944].
14
V. [Scarpelli 1982].
15
Si osservi comunque che il porre in giudizio la fondatezza delle proprie azioni solo rispetto allumanit, in
una considerazione umanista, non equivale a negare la presenza teista nelle scelte umane, n tantomeno a
giudicarle in relazione a questa prospettiva.
13

indulgere nella moltitudine delle posizioni etiche contemporanee che negano o confermano la
presenza, il ruolo costitutivo, dei valori, delle valutazioni, dei fini, nei giudizi morali16.

2.0 Ragioni per lazione.


Secondo [Leonardi 1983], pur conducendo riflessioni su tuttaltro, una teoria un insieme di
rappresentazioni che, dunque, mette capo ad una complessit ermeneutica, ovvero alla
compossibilit di pi interpretazioni possibili inerenti ad un medesimo segmento della
conoscenza. Mutatis mutandis, in etica ci corrisponde a possedere un quadro dinsieme di
alternative interpretazioni della situazione entro cui si ed entro la quale si deve produrre
unazione, e delle possibili azioni che si possono intraprendere. Come il Caso di Antigone
mostra, esiste un insieme di pi interpretazioni possibili su quale possa essere lazione migliore
da seguire, su quale delle possibili ragioni per lazione sia la migliore.
Cos una ragione? Detto molto semplicemente, una nozione che produce
immediatamente unazione conforme. Una ragione pu essere considerata come il risultato di
unoperazione intellettuale (p.e. uninferenza pratica) che ha cogenza, appare fondata, appare
pi forte di altre possibili in diverse catene derivative e che giustifica un certo corso dazione.
Lesempio classico pu essere fornito dallinferenza seguente:
(a) voglio (o: debbo; posso; etc.) andare a Cincinnati;
(b) a meno che io non prenda laereo, non potr andare a Cincinnati;
(c) mi dispongo a prendere laereo per Cincinnati.
Com facile osservare, (c) contiene, ed esprime, una ragione per lazione che ha efficacia
immediata, cio insieme unazione e una conclusione teoretica.
Secondo [Broome 2000] comunque linferenza ha luogo solo perch la linea (a) contiene
unintenzione senza la quale la catena (a) (c) non potrebbe aver luogo.
Linferenza pratica ha ovviamente, come quasi tutte le attivit umane, dei requisiti che deve
rispettare, pena il non esser fondata o, configurandosi questo aspetto per la consapevolezza
con cui stato affrontato e discusso come una novit del XX sec., dare luogo ad azioni
differenti ma non quelle che si volevano inizialmente realizzare17.
In altri termini, dunque, le intenzioni non bastano a giustificare una condotta, c il bisogno
di fornire ragioni, magari pi articolate, da offrire in pubblico a giustificare un comportamento,
unazione, certe linee di etica18. In questo senso, la condizione dilemmatica, bene espressa da
Antigone, considerata anche quale la rappresentazione sulla scena del problema di fondo della
relazione che vi tra stato di natura e stato civile, tra nmoj naturale e nmoj civico, inteso quale
una data posizione del logo filosofico19, indicazione chiara e importante della funzione delle
ragioni e come sostegno di scelte e come favore accordato a certi comportamenti. Ovviamente,
la situazione di cui parliamo non quella piana della vita comune, ove le ragioni per lazione
sono semplici e ottenibili senza tanti problemi, ma la posizione di Antigone per la quale non si
danno ragioni semplici ma complesse e, per di pi, ragioni contrapposte tra loro.
Ora, si pu anche pensare che, in quanto ragioni e in quanto contrapposte tra loro, sia
16

V. [Comanducci 1992], [Celano 1994], [Carcaterra 1969], [Galvan 1992], [von Wright 1977].
V. [Di Bernardo 1988].
18
Per [McMahon 2001] sostanzialmente la coordinazione umana, entro contesti sociali organizzati, quali le
nostre societ complesse, il risultato di operazioni intellettuali che mettono in relazione la razionalit
collettiva con la tipologia del ragionamento collettivo. Infatti, linferenza pratica lanello di congiunzione
tra ragione legislatrice, per dirla con Kant, e insieme (valori; credo; ideologie; opzioni; predilezioni;
intenzioni; scopi; etc.) costituente la comunit civile data.
19
Opposizione tra leggi ben nota nella Storia della Filosofia del Diritto. V. [Fass 2001].
17

possibile trarsi fuori dimpiccio prima che una qualunque stretta di dilemma ci avvinghi
facendo appello alla relativit tra ragioni. , cio, via consueta nella risoluzione di antinomie il
porre i due contraddittori in comparazione e vedere come uno sia migliore, preferibile, pi
utile, dellaltro in relazione alle condizioni oggettive dellagire umano, allo scopo dellazione, ai
valori, al pi o meno riconoscimento che gli altri possono dare alle nostre giustificazioni. Ma
quel che colpisce nel dilemma lassenza di possibilit di scelta tra contraddittori, tra i termini
dellantinomia, tra i poli dellazione (possibile), una impossibilit la cui movenza modale mette
capo al blocco pragmatico. Da questo punto di vista, lesempio di Antigone, come quello di
Iefte in seguito, ci mostra lorizzonte entro il quale possibile comprendere meglio, anche alla
luce delle dinamiche pratiche della nostra vita quotidiana, come si realizzi il linguaggio delletica20
che uno dei fronti della ricerca etica, e quello che andato per la maggiore nel secolo
scorso21. Infatti, non sufficiente a far scaturire azione la riflessione su cosa sia bene o
buono nel caso di Antigone poich entrambe le alternative, prese assolo, sono bene in s,
sono cosa buona, sono cose da realizzare in pratica. Per di pi la situazione diventa ancor pi
difficile poich i termini delle due alternative si presentano entrambi come obblighi morali,
confliggenti ma di egual valore, rispetto ai quali, infatti, ogni scelta di Antigone tolta, poich,
se come dice [Capozzi 1992 p. 181] lobbligo la condizione di possibilit del potere,
Antigone, concretamente, non pu nulla, in quanto due obblighi opposti mettono capo a due
possibilit contrapposte il cui risultato ovvio la neutralizzazione di ogni possibilit di scelta.
nellordine di Creonte che vengono poste in conflitto e rendono la situazione
problematica, costituiscono le alternative, senza via di scampo, del dilemma. Quali ragioni,
pertanto, Antigone, ma anche noi al suo posto, potremmo trovarvi? Certo ragioni che hanno
un peso (morale) equivalente e rispetto alle quali la scelta tra una delle due cosa non
disponibile alla nostra volont. Letica in genere scelta di ragioni per agire, nei casi di dilemma
morale comprensione della limitatezza ontologica umana che deve (necessariamente) optare
per un corso dazione o per laltro.

2.1. Ragioni per lazione moralmente configgenti ed equivalenti.


Supponiamo di avere la seguente intenzione:
(10) voglio scrivere una monografia su Antigone
a meno che io non sappia molto sullargomento, mai la mia intenzione potr divenire
azione, cio scrivere la monografia su Antigone. Mettiamo caso che (10) sia meglio espressa
da:
(102) voglio scrivere una monografia su Antigone perch voglio giungere ad una
pubblicazione
Sicuramente omettiamo di ponderare il contenuto particolare di (102), e osserviamo come
vi sia unintenzione pi o meno morale, ma di certo etica, che giustifica (10). Ebbene, poniamo
anche caso che nel realizzare (10) io abbia:
(11) mia madre ha bisogno del mio aiuto (per vari motivi ma tali da non consentirmi di dar
luogo a (102))
20

V. [Hare 1968].
Bench [Foot 2002] p. 189 e sgg. prenda decisamente posizioni contro la versione pi apprezzata e seguita
del non cognitivismo etico detto anche soggettivismo etico, nelle posizioni dellemotivismo di Ayer e
Stevenson e del prescrittivismo universale di Hare.

21

Com facile vedere, anche (11) esprime un enunciato morale che giustifica un certo corso
dazione, esprime dunque anchesso una ragione. Ma (10) e (11) sono volutamente, quanto
artificiosamente, posti in contrasto tra loro, esprimono cio ragioni per lazione (moralmente)
confliggenti. Pertanto, in casi come questo, io devo dar luogo a (10), scrivere cio una
monografia su Antigone che mi terr occupato gran parte della giornata o devo dar luogo a
(11), cio assistere mia madre, che comporta non poter scrivere la monografia? Si configura,
anche ai fini della presenta discussione sul dilemma morale, una opposizione (102) vs. (11).
Si potrebbe anche osservare che quella appena abbozzata non sia una situazione
dilemmatica pi di tanto poich non si avverte lurgenza di (10). Infatti, potrei accantonare
momentaneamente il progetto per occuparmene in seguito quando mia madre non necessiter
pi del mio aiuto. Ma chi fa ricerca sa benissimo che vige una competizione tacita in virt della
quale solo chi avr maggiori titoli scientifici potr fare carriera universitaria e dedicare il mio
tempo ad aiutare mia madre mi svantaggerebbe nel lungo periodo. Indi, si potrebbe ancora
obiettare che (10), alla luce della precisazioni successive, non propriamente quel che si
definisce cosa buona mentre (11) s. Lesempio ovviamente artificioso ma rende
comunque lidea: il dilemma si caratterizza per lopposizione tra ragioni per lazione che hanno
un peso morale uguale ma che non possono essere realizzate contemporaneamente. Meglio: il
dilemma quella condizione, insieme teoretica e pratica, in cui lagente impossibilitato a dare
luogo ad una delle due alternative possibili poich realizzarne una comporta il non realizzare
laltra, cio compiere unazione moralmente buona e unazione moralmente cattiva. Se io
compissi (10) non compirei (11), cio compirei unazione moralmente buona, pur nei limiti del
contenuto dellesempio proposto, e contemporaneamente unazione moralmente cattiva, cio
non fare (11). E viceversa. Da qui, appunto, ha luogo lo scarto tra un piano teorico, che
potrebbe scendere al compromesso di valutare quale delle alternative sia la relativamente
migliore da realizzare, e il piano pratico nel quale io semplicemente, innanzitutto e per lo pi,
non posso compiere alcuna azione, n (10) n (11)22.
Seguiamo adesso la formalizzazione che del caso di Antigone ha fornito [Castaeda 1975
pp. 26 30]:
(questo il ragionamento che presumibilmente Antigone si pone in prima persona)
(12) Polinice morto
(13) ognuno deve (legalmente) fare cosa decreta il Re
(14) il mio Re Creonte ha decretato che nessuno seppellisca Polinice (sotto pena di morte)
dunque:
(15) Io devo (legalmente) non seppellire Polinice
dallaltro lato:
(16) ognuno deve (come persona religiosa) fare cosa gli dei ordinano di fare
(17) gli dei hanno ordinato che un uomo morto venga seppellito dai suoi parenti prossimi
(18) Io e Ismene siamo parenti prossimi di Polinice
dunque:

22

Qualcuno potrebbe anche obiettare che anche la non scelta sia unazione e, nello specifico, non fare n (10)
n (11) in s unazione immorale. Tuttavia, questa posizione non toglie nulla al nostro discorso.

(19) I debbo (come persona religiosa) seppellire Polinice


Cosa posso fare?
Ancora:
(20) i decreti degli dei superano i decreti dei re
dunque:
(21) Io devo ultimamente (ogni cosa considerata) seppellire Polinice (anche se Io debbo
morire per aver disobbedito a Creonte)
pertanto:
(22) Io seppellir Polinice

2.2. Lesempio di Iefte.


Nel Libro dei Giudici [XI, 11 40] narrato lepisodio di Iefte. Una sua (possibile)
formalizzazione (pratica e logica) potrebbe essere la seguente:
(23) Iefte si vota: Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti, la persona che uscir per prima
dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando torner vittorioso dagli Ammoniti, sar
per il Signore e io l'offrir in olocausto23;
(24) Iefte vince gli Ammoniti;
(25) Iefte torna a casa;
(26) ed ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva
altri figli, n altre24.
Schematicamente:
(27) Iefte promette a Dio che: se gli conceder la vittoria gli tributer in olocausto la prima
persona che incontrer entrando a casa sua;
(28) Iefte vince;
(29) Iefte torna a casa;
(30) la prima persona che incontra la sua unica figlia;
(31) Iefte deve sacrificare la figlia.
Ovviamente, (31) la conclusione di (23) (30). La forma logica del ragionamento la
seguente:
(32) se prometto X a Y per avere Z e Y mi concede Z, allora io debbo dare X a Y;
(33) Y mi d Z;
(34) debbo dare X a Y.
Il contenuto : X = sacrificio della prima persona che incontro al mio ritorno a casa e
uscente da casa ; Y = Dio; Z = vittoria sui miei nemici.
23
24

Gd, XI, 30 - 31.


Gd, XI, 34.

10

Se consideriamo soltanto la forma del ragionamento, mettendo tra parentesi il problema di


trattare enunciati deontici entro schemi inferenziali con enunciati adeontici25, la catena
derivativa (32) (34) valida. Ma nel momento in cui vi alleghiamo il contenuto (23) (31)
diventa paradossale e controintuitivo. Infatti, si apre un dilemma morale: rispettare (23) o il
divieto di non uccidere? In realt, nel caso di Iefte, tra il dovere di rispettare la parola data e il
divieto di uccidere la propria prole.
Generalizzando, il dilemma risiede nellopposizione tra rispettare le promesse date e
rispettare i propri simili. Il caso di Iefte discusso anche da Di Lucia [1997]26.
Com agevole osservare, spesso il linguaggio comune non appena si presenta entro
formalizzazioni inferenziali conduce sovente a dilemmi morali27 che, tuttavia, possono essere
risolti in base alla gerarchia di importanza tra obblighi28. Nel caso di Iefte, come infatti accade,
lobbligo a rispettare la promessa, a rispettare la parola data29, pi importante, in termini
valutativi, rispetto allobbligo di non fare del male alla propria prole30. Come, viceversa, nel
caso di Antigone, ad esempio, il dilemma morale obbedire alle leggi dello Stato (non dare
sepoltura al fratello morto) vs. obbedire alla legge filiale (dare sepoltura al fratello morto)
risolto facendo appello allimportanza relativa delluna rispetto allaltra, ovvero alla gerarchia
dimportanza tra la legge cd. positiva (il divieto pubblico imposto dal principe di Tebe, Creonte)
e la legge cd. naturale (lobbligo, di derivazione religiosa, di dare ugualmente sepoltura ai
congiunti morti da parte dei parenti prossimi, cio da Antigone)31.
Nulla, tuttavia, toglie che tanto Iefte quanto Antigone soffrano intimamente nella stretta del
dilemma, cosa che, ovviamente, accresce il fascino di questi ed esempi consimili, oltre
allimportanza attribuita in filosofia ai dilemmi morali.
Nel caso specifico di Iefte esiste una intensa letteratura che oscilla nelle interpretazioni
possibili. Infatti, la promessa di Iefte accettabile? In effetti a prima vista sembrerebbe di no
dato che il promissario promette qualcosa che appare immorale, per cui conclude, ad esempio,
[von Wright 1962] che il dilemma solo apparente in quanto, promettendo qualcosa di
vietato, la promessa di Iefte non valida. Viceversa, [Van Eck 1981 p. 21] scrive: Jephta did
not promise that he would immolate human beings. La paradossalit in cui viene a trovarsi
Iefte, in altri termini, deriva dallassunzione di un rischio e dal limite del linguaggio comune in
molti casi inadatto a formalizzare situazioni condizionali, specie quelle con contenuti
imperativi, per come bene insegna la storia della logica deontica. Infatti, Iefte fa unambigua
promessa mentre il problema etico sorge non dalla promessa in s, in quanto egli non
promette quanto vietato (p.e uccidere un uomo) ma dalla situazione che si venuta a creare:
il dovere a mantenere la parola data e il dovere di non uccidere esseri umani, tanto meno sua
figlia che il caso gli ha messo sulla strada al suo ritorno, riempiendo di contenuto la promessa.
Cos:
Jephta took a risk that was not warranted, because it was perfectly possible that what he would

25

Questo aspetto trattato incidentalmente da [Tebaldeschi Tammelo 1974].


V. anche [Mazzarese 1984] p. 449.
27
V. [Lemmon 1962].
28
Questa , ad esempio, una delle principali strategie di risoluzione dei paradossi in logica deontica. V. [Al
Hibri 1978].
29
Per un noto fenomeno di sottoposizione allobbligo derivante dal contrarre promesse. Al riguardo v.
[Incampo 1997]; [Searle 1964] e [Guastini 1988].
30
Anche se in realt si dovrebbe, a rigore, parlare del primato della ragione religiosa rispetto alla ragione
morale, per come, anche, parzialmente, accade nel caso di Antigone (p.e. rispettare la legge umana, del
principe di Tebe, oppure rispettare la legge divina? Per di pi, rispettivamente: rispettare la legge particolare
della polis oppure la legge universale della religione?).
31
Al riguardo, specie in relazione alla caratterizzazione del pensiero cd. pratico, v. [Castaeda 1975] pp. 26
31.
26

11

meet would be a human being and that fulfilling the promise would mean killing (say) his daughter32

Il problema che non possiamo con la nostra semantica della logica deontica:
distinguish between a situation in which a persons promise give rise to conflicting duties and a
situation in which someone creates a conflict of duties. In the last case someone promises to do what is
already forbidden33

ma come poteva immaginare Iefte che il primo essere che avrebbe incontrato tornando a
casa sarebbe stato un essere umano, e per di pi la sua unica figlia?

2.3. La stretta dellimpossibilit a soddisfare due doveri equivalenti


confliggenti.
Per comprendere la cogenza, che in termini morali la stretta del dilemma, stretta
semantica ma anche pragmatica, dobbiamo cercare di comprendere cosa voglia dire:
(35) sono preso nelle maglie del dilemma
e ancora di pi:
(36) che sono preso nelle maglie del dilemma vero
Ci sembra, senza tema di errore, che dire di essere irretiti nelle maglie del dilemma voglia dire,
sostanzialmente, ed almeno questo ci appare il senso complessivo e maggioritario
dellespressione usata da chi vi fa ricorso, che chi preso nella morsa del dilemma
consumato tra due ragioni morali parimenti capaci di suscitare azioni diverse ma il cui peso
morale equivalente e confliggente. Che vuol dire? Vuol dire che Antigone, da agente
razionale, avverte tutte le possibili dinamiche e ragioni differenti per abbracciare un corso
dazione ma presa nellimpossibilit (ontologica) di condurre contemporaneamente due azioni
opposte deve scegliere tra due alternative che hanno un equivalente, ma opposto, peso morale.
Ella , per cos dire, impossibilitata a dar sepoltura al fratello e a non darvi sepoltura, la scelta
tra le due azioni , almeno inizialmente, indisponibile alla volont umana. Infatti, tanto
Antigone quanto Iefte, bench angosciati dalla morsa dilemmatica, alla fin fine finiscono con lo
scegliere una delle due alternative, e quindi con lo sciogliere il dilemma morale. Daltronde,
come potremmo scegliere tra due azioni che siano sotto la lente morale confliggenti ed eguali in
importanza?
(35) esprime esattamente questo stato di cose, anche lo stato danimo, dellagente razionale
che sa bene come una delle due (possibili) azioni opposte egli pu scegliere ma considerando
razionalmente limportanza delluna e dellaltra, la rispettiva ratio morale egli impossibilitato a
scegliere. Ma non si tratta semplicemente, come potrebbe sembrare, di un mero problema di
preferenza tra luna scelta e laltra, n tantomeno di debolezza della volont, ma di
indisponibilit stessa della scelta. Colui che preso dal dilemma fa esperienza dellaporia
morale: dover scegliere e non poter scegliere; voler cercare una via duscita ma non vederne;
dover scegliere senza avere la possibilit di farlo. Il dilemmatico , per cos dire, catturato nella
rete delle ragioni morali di egual peso e contrapposte. Ci , a nostro parere, ben espresso da
(36). Fingendo di trarmi fuori, esprimo alla comunit dei parlanti razionali la mia situazione,
certamente vera, di impossibilitato, perch il correlativo della scelta mi indisponibile, a dar
32
33

V. [Van Eck 1981] p. 22.


Ibidem.

12

luogo a corsi dazione in quanto catturato nella rete delle opposte e incompatibili ragioni per
lazione. Io considero tra diverse ragioni per lazione ma sono impossibilitato a trovarne una
migliore dellaltra, forse semplicemente perch una non (moralmente) migliore dellaltra.
Allora sono costretto a riconoscere (36), ovvero una impossibilit pragmatica a produrre
azioni, a riconoscere moral considerations are reasons to act there are better moral reasons
for doing than doing any other34.
Non nemmeno una impossibilit linguistica, lagente razionale davvero preso nella morsa
dellimpossibilit, modale, logica, razionale, di azione, a dar luogo a corsi dazione tra loro
moralmente opposti e ugualmente importanti.
Letica contemporanea parla usualmente di dar ragioni per lazione, esercitando,
innanzitutto e per lo pi, un emotivismo nella scelta di azioni su altri agenti35. Ma qui, come
nei casi di Antigone e di Iefte, non si tratta di convincere altri n tantomeno s stessi di quale
possa essere, uno dei due corsi dazione, il migliore, seppure da una dimensione
esclusivamente linguistica o emotiva. Non un problema di intentions36 ad agire, n di
moral beliefes37, ma di latitanza di possibilit dazione, non di scelta, per colui che preso dal
dilemma morale tra opposte ed equivalenti ragioni morali. Antigone non ha, infatti, intenzioni in
conflitto n un contenuto di pensieri morali, ella semplicemente disarmata rispetto
alluniverso di azioni possibili cui dar luogo, non vede vie duscita, semplicemente,
innanzitutto e per lo pi, non ha scelta, come potrebbe, dunque, avere intenzioni? Ella si
avvede che sia la possibilit di rispettare la legge di Tebe, violando la legge degli dei, sia la
possibilit, opposta ma moralmente di egual peso, di rispettare la legge divina, ma violando la legge
della plis. Sono due possibilit buone se prese a s sole, ma immorali se date
contemporaneamente. La scelta pertanto non le disponibile, ella non pu scegliere tra violare
una legge e soddisfarne unaltra, e viceversa, lei non pu e rispettare la legge tebana e rispettare
la legge divina, unazione tra queste pu realizzare, ma moralmente non ha strumenti per la
decisione, per la scelta, per lazione stessa.

2.4. Delle possibilit di sciogliere la presa dilemmatica.


Dicemmo del fatto che i nostri esempi, per cos dire, ci tradiscano in quanto tanto presi dal
dilemma alla fin fine scelgono, sciogliendo la rete del dilemma morale. Ne traiamo spunto per
porci la seguente questione:
(37) v la possibilit di sciogliere il dilemma?
Cosa intendiamo fare in questa sezione valutare le condizioni di possibilit di
scioglimento del dilemma38, che, mutatis mutandis, vuole anche dire la possibilit di evitare
linazione pragmatica del dilemma quando questo esercita il suo dominio morale.
Una prima strategia, solitamente quella pi famosa, consiste nel commentare la dinamica
del dilemma al fine di valutare se uno dei doveri confliggenti sia pi forte dellaltro o se, ma
34

V. [Foot 2002] p. 44.


Scrive, infatti, significativamente [Stevenson 1944] p. 215: the practical question is not whether to reject
persuasion, but which persuasion to reject perch il moralista, o letico, (p. 243): is one who endeavors to
influence attitudes. He often does so indirectly succeeding mainly because his judgment is supported by
reasons; but he may also use persuasion or exhortation.
36
V. [Anscombe 1958].
37
V. [Foot 1970].
38
Scrive [Foot 2002] p. 39: two principles compete with each other for the guidance of our conduct and the
one whose claim is rejected is not simply eliminated like a belief that we decide is false. In ogni caso: fatta
la scelta, viene meno lobbligo non adempiuto? Non ne siamo in qualche modo comunque responsabili? E
daltra parte, per agire razionalmente necessitiamo di comprensione razionale (p. 169) of reason for acting.
35

13

trattasi della stessa cosa, la validit delluno non sia contemporanea, in senso temporale, alla
validit dellaltro. In filosofia morale contemporanea famosa la distinzione doveri prima facie
vs. doveri attuali. Anche ai fini della risoluzione dei paradossi in logica deontica s fatto
sovente ricorso a tale distinzione, sebbene la via primaria sia rimasta o la costruzione di sistemi
diadici oppure la relativizzazione temporale della logica deontica stessa39.
Qual il senso della presente distinzione? Riducendo al massimo, possiamo dire che
lopposizione tra i due doveri sia apparente se, e solo se, commentando la strutturazione del
dilemma ci accorgiamo che lobbligatoriet dei due doveri non contemporanea luna allaltra,
ma, pi semplicemente, che quanto noi intuitivamente cogliamo come conflitto tra due doveri
contemporanei invece unopposizione apparente in quanto la validit di uno non attuale
mentre quella dellaltro s. Dunque, il dilemma svanisce perch Antigone non sarebbe presa tra
due doveri contemporanei ma solo tra due apparentemente contemporanei.
Questa posizione tuttavia ci appare non utilizzabile riguardo ai casi di studio, la validit
degli obblighi dei due dilemmi contemporanea nel momento attuale, indi trattasi di conflitto
tra doveri.
Una seconda strategia consiste nel valutare i piani di importanza dei due obblighi
confliggenti, destituendo, cos, di senso la codificazione della nozione, e situazione, di dilemma
che avevamo sinora costruito. Infatti, in questo caso il dilemma vien meno perch, a monte,
non ci troviamo di fronte a due doveri di eguale importanza e di contemporanea efficacia, ma
del conflitto tra doveri non pariordinati. Quindi, fare uno non comporta violare laltro. Meglio:
fare quello pi importante non comporta violare laltro che gerarchicamente inferiore.
Questa ci appare essere la strategia migliore. A tal fine, volendo valutare la possibilit di
sciogliere la presa del dilemma morale, distinguiamo due tipi di gerarchie: una gerarchia logica e
una gerarchia morale.

2.5. Gerarchie logiche.


Antigone sa che Creonte ha decretato il tormento di Polinice fino a quando egli non
trover sepoltura. Ma Antigone sa pure che violare la legge della citt non onorevole, tanto
pi se ci comporta perdere la vita. Antigone sa anche che non onorevole violare le leggi
degli dei che impongono ai parenti prossimi di dar sepoltura al parente defunto.
Ammettendo che i doveri in opposizione abbiano un valore differente, relativo al loro
posto nella gerarchia, qual il dovere (logicamente) pi importante? Antigone riflette e pensa:
(38) come posso uscire da (37)?
(39) entrambi i doveri non possono essere soddisfatti
(40) O vince Creonte O vince Polinice
(41) se non d sepoltura a Polinice, Creonte avr vinto e Polinice non avr pace nellal di l
(42) con (41) neanchio avr pace perch ho violato la legge divina
(43) se d sepoltura a Polinice, egli avr pace ma io avr violato la legge umana
(44) facendo (43) trover a mia volta la morte
(45) la vita umana relativa alla vita oltremondana
(46) bench mi dispiaccia rinunciare alla mia vita, meglio (43) che (41) (42)
pertanto (47) dar sepoltura a Polinice
La riflessione (45) rimette alla vita successiva il giudizio delle azioni umane, cio Antigone
ritiene preferibile perdere la sua vita, ottenendo magari un premio nellal di l per il suo
sacrificio, che correre il rischio della dannazione per non voler violare la legge umana.
39

V. [Al Hibri 1978].

14

Tant che ella fa appello ad una giustizia di cui sarebbe priva la legge umana40. Tale
giustizia il canone in virt del quale non ci troviamo di fronte a due obblighi confliggenti,
da cui il dilemma, ma solo davanti a due possibili corsi dazione valutabili differentemente in
relazione ad un dato criterio. Lateo preferir forse rispettare la legge umana, il credente la
legge divina. Il canone, religioso in questo caso, istituisce una gerarchia logica in termini di
importanza tra i due obblighi. E consente a noi di superare limpasse iniziale, dovuta, forse, ad
un deficit di volont o alla situazione dinsieme non molto chiara. Ma ancora una volta il
commentare il dilemma che consente di superare il blocco pragmatico, ravvisando una
differenza di importanza laddove, inizialmente, si coglieva invece unuguaglianza.

2.6. Gerarchie morali.


Ma possibile cogliere una differenza di importanza dei due obblighi anche senza far
riferimento allaspetto religioso.
Da un punto di vista morale:
(48) o d sepoltura a Polinice o non la d
(49) se la d, mi metto contro la legge degli uomini
(50) se non la d, un uomo marcir cadavere allaria aperta
(51) questo perch ha combattuto contro Tebe
(52) sufficiente (51) a farne orrido pasto dei cani e degli uccelli?
(53) Creonte ha voluto cos
(54) cos pi importante: la dignit umana o il volere del re?
(55) Creonte ha voluto anche che chi violasse il divieto troverebbe la morte
(56) ma (55) pu aver luogo solo dopo che Polinice stato sepolto
(57) e chi subisse (55) verrebbe a sua volta comunque sepolto
(58) cos sia chi lo ha sepolto sia Polinice verrebbero trattati umanamente
pertanto (59) dar sepoltura a Polinice.
V dunque anche una gerarchia morale tra i due obblighi confliggenti in vista della quale
uno dei due obblighi moralmente pi importante dellaltro. Nelle linee (48) (59)
largomento che consente di sciogliere il dilemma (54), il far appello ad una gerarchia di
valori che giudica di (48) (51). Questa gerarchia morale non fa appello a ragioni religiose ma
a criteri razionali di comportamento moralmente valutato migliore, e per ci preferibile,
allaltro, sebbene anche solo un uomo con spirito di abnegazione (morale) potrebbe in vista
della preferibilit di essere a sua volta trattato con umanit rinunciare consciamente alla
propria vita.

2.7. Soluzioni ai casi difficili: Antigone e Iefte.


Antigone, trova nelle gerarchie logiche, e morali, la via per uscire dallinazione pragmatica
del dilemma tra doveri confliggenti, per sciogliere le catene che la bloccavano, Iefte, invece,
s disperato ma mai nella Bibbia egli tratto nellinazione. Il dilemma di Iefte solo per noi
che leggiamo la sua vicenda, investendo il testo delle nostre domande di senso, ma il suo
comportamento sempre chiaro e deciso. Infatti, Iefte non si angustia per i due obblighi in
conflitto (non uccidere) e (rispetta la parola data), bench, forse, moralmente il primo
pi importante del secondo, egli agisce in base alla religione che viene prima, non
40

Tema assai famoso in filosofia del diritto sotto la forma di un diritto sine giustizia. Al riguardo, v.
[Zagrebelsky 1992] o [Castignone 1998].

15

kantianamente, della morale. Per lui, allora, rispettare la promessa fatta a Dio deroga della
validit del comando non uccidere. Secondo molti commentatori anche la promessa di
Iefte non sarebbe valida in quanto inficiata nel momento dellenunciazione dal divieto
costitutivo della forma della promessa a non promettere cose immorali (p.e. uccidere
qualcuno). Il problema, per, che la natura morale della promessa sorge solo nel momento in
cui Iefte si trova a dover effettivamente dar luogo a quanto promesso. Se tornando vittorioso
a casa un essere umano, e per giunta sua figlia, a frapporvisi incontro, egli non pu che, si
pur a malincuore, sacrificare questultima.
Anche Antigone fa appello ad una ragione eccedente le ragioni umane, il suo codice
quello religioso, per cui di gran lunga meglio salvaguardare la propria vita nellal di l, che
quella nellal di qua.

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