IL DILEMMA MORALE.
Di Alessandro Pizzo
1. Il caso Antigone.
Nella storia della letteratura mondiale si narra la vicenda di Antigone facendone talvolta
leroina delle donne contro la ragione politica, ma anche umana, delluomo, talaltra leroina della
religione contro lusurpazione della legge divina, talaltra ancora lespressione delle ragioni della
legge naturale contro la (artificiosit della) legge umana, ancora lesempio delle ragioni umane,
individuali, di contro a quelle oggettive della societ, o anche lesempio dellamore che va oltre
(omnia vincit amor) la meschinit della ragion di Stato1. Non ci interessa qui la questione
Alessandro Pizzo Dottorando di Ricerca in Filosofia presso lUniversit degli Studi di Palermo.
Il presente scritto in parte frutto del lavoro svolto durante il semestre di studio presso il Dipartimento di
Filosofia Morale e Sociale dellUniversit di Helsinki, semestre primaverile, anno 2005, e in parte frutto
delle ricerche di dottorato relative alle forme paradossali che si presentano in logica deontica e che
impongono un ripensamento, o perlomeno uno sforzo di interpretazione, della logica quale capace di pensare
il normativo.
In pi, lo scritto attuale riprende e sviluppa in senso originario parte, specie le riflessioni su Iefte, dello
scritto: [Pizzo 2005].
[Hintikka 1968] p. 7.
storiografica su quale tra queste possa essere linterpretazione esatta dellomonima tragedia
sofoclea, n tantomeno quale delle successive interpretazioni dei posteri sia la pi vicina
allidea di Sofocle2. La questione ermeneutica la lasciamo a chi di dovere. Nostro intendimento
, viceversa, quello di prendere spunto dalla vicenda di Antigone per condurre riflessioni su
una dimensione dellazione umana sulla quale, purtroppo, assai poco oggi si riflette e che, al
contrario, molto influenza il nostro agire, la nostra condotta. Se ethos, infatti, vuol dire
comportamento e se, in certe circostanze ben precise, facciamo esperienza dellimpossibilit di
scelta tra ragioni etiche, siamo, per cos dire, presi in un dilemma morale, nella sua rete,
intrappolati nellassenza di scelta, ecco allora che Antigone ci interessa da questa prospettiva
sola: riflettere sulle condizioni (razionali) di azione morale per luomo; quando, cio,
questultimo si trovi nella (difficile) situazione di dover operare una scelta tra alternative
(moralmente) confliggenti ed equivalenti3.
Scrive [Heringer 1988] p. 129: the text is open for a variety of understandings.
Scrive, ad esempio, [Pontara 1990] p. 5: vi sono opere della letteratura mondiale le quali non solo
attualizzano questioni e temi di natura prettamente filosofica, ma dalle quali la riflessione filosofica pu
trarre notevoli spunti e stimoli () tale anche la tragedia Antigone.
4
Il mito materia per una tragedia di Eschilo: I Sette contro Tebe. In questultima rivelato loggetto del
contendere tra Eteocle e Polinice: il potere di Tebe. Contesa che , a sua volta, o suo malgrado, lavverarsi
delloscura maledizione di Edipo, loro sacrilego padre. Quella stessa linea di discendenza sulla quale grava la
maledizione divina e che esprime il decreto secondo il quale Eteocle e Polinice moriranno per la reciproca
mano.
3
sia per garantire leffettivit del suo potere sia perch una donna ha osato (sic!) sfidarne
lautorit, decide di condannare a morte la nipote, nonostante la parentela.
Il dialogo, uno dei momenti culmine della tragedia, tra Antigone e Creonte, quando
questultimo chiede ragione della trasgressione e alle cui richieste la protagonista si appella alla
legge non scritta di rispettare i defunti, mette sulla scena due posizioni, come due insiemi di
ragioni, profondamente eterogenei cos come confliggenti: Creonte, il potere, la ragione
oggettiva dello Stato, e Antigone, il sentimento, la ragione soggettiva della societ5. Forse, non
a torto scrive Pontara che:
il grande leit motiv della tragedia il conflitto, lo scontro aspro, tra due forti personalit le cui azioni sono
motivate da risposte diametralmente opposte che esse tendono a dare a queste domande [p. e. quale sia la natura
dellazione politica; quale ne sia il fondamento]6
La tragedia termina con la morte di Antigone, suicida dopo essere stata murata viva, e con
lallontanamento volontario, seguito dal suicidio, in risposta al decreto del padre, di Emone,
figlio di Creonte, promesso ad Antigone e che non condivide il rigore del padre nellemettere
la sentenza. Alla fine Creonte resta solo sulla scena, dopo che anche la moglie, Euridice, in una
tragica sequela di suicidi, s tolta, a sua volta, la vita.
[Valentini 2003] la considera come lopposizione tra natura e cultura, nel gioco prospettico e
paradossale delle linee temporali che si dispiegano sconvolgendo il normale cursus del tempo. Contrasto
incarnato, dice [Celentano 1995] p. 193: nellarbitrio di un tiranno che identifica la sua volont con
linteresse supremo della polij.
6
V. [Pontara 1990] p. 5.
Ella sa pure che nel caso in cui faccia (2) o (4) sar condannata a morte mentre se non lo fa,
ma rispetta (3) e (5) la sua pena nelloltretomba sar ancora peggiore della morte su questa
terra.
Deve scegliere. Ma pu scegliere se morire oggi o se affrontare domani lira degli dei? Ella sa
anche che laltro fratello, Eteocle, stato per cos dire glorificato da Creonte perch morto
difendendo Tebe ma, in termini filiali, Eteocle e Polinice sono uguali agli occhi di Antigone,
entrambi erano uomini, ed entrambi, dunque, meriterebbero il riposo eterno7. Ebene, Polinice,
ha decretato Creonte, non deve riposare ma essere pasto degli uccelli, un potere esercitato
assoluto rispetto al quale Antigone dice non essere sufficiente a scindermi dai miei.
Daltra parte, ella deve rispettare le leggi dello Stato poich tebana e deve rispettare le leggi
degli dei perch credente. Allora, Antigone fa esperienza di una condizione umana
particolarmente infelice: essere soggetta a due obbligazioni morali confliggenti e di egual peso.
Infatti, Antigone deve, bench non possa soddisfarli entrambi:
(6) obbedire alle leggi degli dei (e dunque: dar sepoltura a Polinice)
(7) obbedire alle leggi degli uomini (e dunque: non seppellire Polinice)
il conflitto tra (2) (3), (4) (5), (6) (7), il medesimo. Antigone posta sotto scacco nel
conflitto tra due obblighi morali opposti e tra i quali ella non pu scegliere dato che,
moralmente parlando, compiere unazione, preferendola ad unaltra, pur sempre commettere
un atto immorale, e limmoralit non conosce gerarchie di importanza o di relativit morale. In
questo modo, la condizione, particolarmente infelice della protagonista, ispira la tesi secondo
la quale tema centrale della tragedia sia il rapporto tra etica e politica8. Per nostro conto ci
limitiamo allo scopo assai pi limitato dellinvestigare le condizioni teoretiche del dilemma
morale.
Antigone, semplicemente, non pu scegliere, una scelta tra beni morali opposti, lomissione
di uno dei due comporterebbe lazione immorale confliggente, sottrae allarbitrio di Antigone
la scelta stessa che le diventa indisponibile. Ma il tempo umano comporta anche che,
nonostante tutto e tutto considerato, dato che entrambe le azioni sono impossibili da
soddisfare nel medesimo tempo e per lo stesso agente morale, una scelta venga prodotta. Da
qui il dilemma di Antigone.
Ismene chiede ad Antigone se davvero vuol seppellire Polinice il maledetto e lei risponde: il fratello!
Mio, almeno, e tuo: anche se tu non hai lo slancio. Non labbandono, non voglio questa colpa.
8
Nota 6.
consiste pertanto, senza aver qui la pretesa di esaurire col caso di Antigone la vasta e
multiforme gamma dei dilemmi possibili, infatti ne analizziamo solo un tipo, nel sottrarre alla
volont umana la possibilit stessa di scegliere tra alternative reciprocamente preferibili allo
stesso modo ma incompatibili.
Per dirla la Pontara:
Antigone si trova in un difficile dilemma: da una parte essa vuol essere solidale con la societ di cui si
riconosce membro e nel cui re Creonte riconosce unautorit legittima de jure e ai cui comandi si deve pertanto
obbedire; dallaltra parte essa ritiene che il decreto di Creonte, vietante la sepoltura di Polinice, proibisce un atto
che ella pure ritiene esservi un obbligo morale di mandare ad effetto. Non vuol rinunciare a questatto, ma non
vuole nemmeno violare la legge dello Stato di cui si riconosce cittadina e rendere il compito di Creonte di portare
la pace e lordine a Tebe ancora pi difficile di quello che 9
vicenda, cos Antigone priva della stessa possibilit di scelta poich le possibilit rispettive
delle due alternative le sono indisponibili.
Per alcuni la difficolt di Antigone potrebbe essere vista solo come una mera difficolt
linguistica, senza cio nessun vero limite etico alla sua condotta, per quanto comunque la
situazione in cui ella si trova certamente particolare. Una difficolt relativa ai limiti espressivi
del nostro linguaggio, che equivale a dire che sostanzialmente dove noi vediamo una mancanza
di possibilit, poich concepiamo la sua condizione come lopposizione tra doveri uguali e
opposti, in realt v una condizione per cui Antigone pu comunque realizzare unazione,
pu, a patto di averne la consapevolezza, la volont, gli strumenti per farlo12, sciogliere la
contesa del dilemma, trovare, cio, una ragione, alla fin fine predominante rispetto alle altre,
per lazione che giustifichi la sua condotta finale e che le consenta di porsi oltre il dilemma, di
realizzare un oltrepassamento rispetto a questultimo, di sfuggire alla sua presa, allinazione che
ne consegue, al paradosso pragmatico di non poter fare nulla. Infatti, un limite del nostro
linguaggio13 concepire Antigone come incatenata dal dilemma poich non riusciamo a cogliere
differente forza persuasiva ai due argomenti contrapposti individuati nelle linee (2) - (3), (4) (5), (6) (7), (8) (9) per quanto invece, qualsiasi uomo in grado di agire individuando le
strategie migliori, cio quali argomenti, pur entro situazioni difficili, siano pi forti.
La nostra condizione moderna pertanto quella non di fare la cosa vera14, definizione
sempre relativa ad un valore, per esempio, o a un credo, etc., ma cosa preferibile rispetto ad
altro, cosa appare essere migliore per me fare oggi rispetto alle azioni contemporanee del mio
prossimo, giustificando pertanto la mia etica rispetto agli altri e a me stesso15. Etica vorrebbe,
dunque, dire trovare la ragione per agire in un dato modo in una situazione data, senza qui
12
Sui paradossi pragmatici della comunicazione umana e sui metodi di soluzione, v [Watzlawick 1971].
V. [Stevenson 1944].
14
V. [Scarpelli 1982].
15
Si osservi comunque che il porre in giudizio la fondatezza delle proprie azioni solo rispetto allumanit, in
una considerazione umanista, non equivale a negare la presenza teista nelle scelte umane, n tantomeno a
giudicarle in relazione a questa prospettiva.
13
indulgere nella moltitudine delle posizioni etiche contemporanee che negano o confermano la
presenza, il ruolo costitutivo, dei valori, delle valutazioni, dei fini, nei giudizi morali16.
V. [Comanducci 1992], [Celano 1994], [Carcaterra 1969], [Galvan 1992], [von Wright 1977].
V. [Di Bernardo 1988].
18
Per [McMahon 2001] sostanzialmente la coordinazione umana, entro contesti sociali organizzati, quali le
nostre societ complesse, il risultato di operazioni intellettuali che mettono in relazione la razionalit
collettiva con la tipologia del ragionamento collettivo. Infatti, linferenza pratica lanello di congiunzione
tra ragione legislatrice, per dirla con Kant, e insieme (valori; credo; ideologie; opzioni; predilezioni;
intenzioni; scopi; etc.) costituente la comunit civile data.
19
Opposizione tra leggi ben nota nella Storia della Filosofia del Diritto. V. [Fass 2001].
17
possibile trarsi fuori dimpiccio prima che una qualunque stretta di dilemma ci avvinghi
facendo appello alla relativit tra ragioni. , cio, via consueta nella risoluzione di antinomie il
porre i due contraddittori in comparazione e vedere come uno sia migliore, preferibile, pi
utile, dellaltro in relazione alle condizioni oggettive dellagire umano, allo scopo dellazione, ai
valori, al pi o meno riconoscimento che gli altri possono dare alle nostre giustificazioni. Ma
quel che colpisce nel dilemma lassenza di possibilit di scelta tra contraddittori, tra i termini
dellantinomia, tra i poli dellazione (possibile), una impossibilit la cui movenza modale mette
capo al blocco pragmatico. Da questo punto di vista, lesempio di Antigone, come quello di
Iefte in seguito, ci mostra lorizzonte entro il quale possibile comprendere meglio, anche alla
luce delle dinamiche pratiche della nostra vita quotidiana, come si realizzi il linguaggio delletica20
che uno dei fronti della ricerca etica, e quello che andato per la maggiore nel secolo
scorso21. Infatti, non sufficiente a far scaturire azione la riflessione su cosa sia bene o
buono nel caso di Antigone poich entrambe le alternative, prese assolo, sono bene in s,
sono cosa buona, sono cose da realizzare in pratica. Per di pi la situazione diventa ancor pi
difficile poich i termini delle due alternative si presentano entrambi come obblighi morali,
confliggenti ma di egual valore, rispetto ai quali, infatti, ogni scelta di Antigone tolta, poich,
se come dice [Capozzi 1992 p. 181] lobbligo la condizione di possibilit del potere,
Antigone, concretamente, non pu nulla, in quanto due obblighi opposti mettono capo a due
possibilit contrapposte il cui risultato ovvio la neutralizzazione di ogni possibilit di scelta.
nellordine di Creonte che vengono poste in conflitto e rendono la situazione
problematica, costituiscono le alternative, senza via di scampo, del dilemma. Quali ragioni,
pertanto, Antigone, ma anche noi al suo posto, potremmo trovarvi? Certo ragioni che hanno
un peso (morale) equivalente e rispetto alle quali la scelta tra una delle due cosa non
disponibile alla nostra volont. Letica in genere scelta di ragioni per agire, nei casi di dilemma
morale comprensione della limitatezza ontologica umana che deve (necessariamente) optare
per un corso dazione o per laltro.
V. [Hare 1968].
Bench [Foot 2002] p. 189 e sgg. prenda decisamente posizioni contro la versione pi apprezzata e seguita
del non cognitivismo etico detto anche soggettivismo etico, nelle posizioni dellemotivismo di Ayer e
Stevenson e del prescrittivismo universale di Hare.
21
Com facile vedere, anche (11) esprime un enunciato morale che giustifica un certo corso
dazione, esprime dunque anchesso una ragione. Ma (10) e (11) sono volutamente, quanto
artificiosamente, posti in contrasto tra loro, esprimono cio ragioni per lazione (moralmente)
confliggenti. Pertanto, in casi come questo, io devo dar luogo a (10), scrivere cio una
monografia su Antigone che mi terr occupato gran parte della giornata o devo dar luogo a
(11), cio assistere mia madre, che comporta non poter scrivere la monografia? Si configura,
anche ai fini della presenta discussione sul dilemma morale, una opposizione (102) vs. (11).
Si potrebbe anche osservare che quella appena abbozzata non sia una situazione
dilemmatica pi di tanto poich non si avverte lurgenza di (10). Infatti, potrei accantonare
momentaneamente il progetto per occuparmene in seguito quando mia madre non necessiter
pi del mio aiuto. Ma chi fa ricerca sa benissimo che vige una competizione tacita in virt della
quale solo chi avr maggiori titoli scientifici potr fare carriera universitaria e dedicare il mio
tempo ad aiutare mia madre mi svantaggerebbe nel lungo periodo. Indi, si potrebbe ancora
obiettare che (10), alla luce della precisazioni successive, non propriamente quel che si
definisce cosa buona mentre (11) s. Lesempio ovviamente artificioso ma rende
comunque lidea: il dilemma si caratterizza per lopposizione tra ragioni per lazione che hanno
un peso morale uguale ma che non possono essere realizzate contemporaneamente. Meglio: il
dilemma quella condizione, insieme teoretica e pratica, in cui lagente impossibilitato a dare
luogo ad una delle due alternative possibili poich realizzarne una comporta il non realizzare
laltra, cio compiere unazione moralmente buona e unazione moralmente cattiva. Se io
compissi (10) non compirei (11), cio compirei unazione moralmente buona, pur nei limiti del
contenuto dellesempio proposto, e contemporaneamente unazione moralmente cattiva, cio
non fare (11). E viceversa. Da qui, appunto, ha luogo lo scarto tra un piano teorico, che
potrebbe scendere al compromesso di valutare quale delle alternative sia la relativamente
migliore da realizzare, e il piano pratico nel quale io semplicemente, innanzitutto e per lo pi,
non posso compiere alcuna azione, n (10) n (11)22.
Seguiamo adesso la formalizzazione che del caso di Antigone ha fornito [Castaeda 1975
pp. 26 30]:
(questo il ragionamento che presumibilmente Antigone si pone in prima persona)
(12) Polinice morto
(13) ognuno deve (legalmente) fare cosa decreta il Re
(14) il mio Re Creonte ha decretato che nessuno seppellisca Polinice (sotto pena di morte)
dunque:
(15) Io devo (legalmente) non seppellire Polinice
dallaltro lato:
(16) ognuno deve (come persona religiosa) fare cosa gli dei ordinano di fare
(17) gli dei hanno ordinato che un uomo morto venga seppellito dai suoi parenti prossimi
(18) Io e Ismene siamo parenti prossimi di Polinice
dunque:
22
Qualcuno potrebbe anche obiettare che anche la non scelta sia unazione e, nello specifico, non fare n (10)
n (11) in s unazione immorale. Tuttavia, questa posizione non toglie nulla al nostro discorso.
10
25
11
meet would be a human being and that fulfilling the promise would mean killing (say) his daughter32
Il problema che non possiamo con la nostra semantica della logica deontica:
distinguish between a situation in which a persons promise give rise to conflicting duties and a
situation in which someone creates a conflict of duties. In the last case someone promises to do what is
already forbidden33
ma come poteva immaginare Iefte che il primo essere che avrebbe incontrato tornando a
casa sarebbe stato un essere umano, e per di pi la sua unica figlia?
12
luogo a corsi dazione in quanto catturato nella rete delle opposte e incompatibili ragioni per
lazione. Io considero tra diverse ragioni per lazione ma sono impossibilitato a trovarne una
migliore dellaltra, forse semplicemente perch una non (moralmente) migliore dellaltra.
Allora sono costretto a riconoscere (36), ovvero una impossibilit pragmatica a produrre
azioni, a riconoscere moral considerations are reasons to act there are better moral reasons
for doing than doing any other34.
Non nemmeno una impossibilit linguistica, lagente razionale davvero preso nella morsa
dellimpossibilit, modale, logica, razionale, di azione, a dar luogo a corsi dazione tra loro
moralmente opposti e ugualmente importanti.
Letica contemporanea parla usualmente di dar ragioni per lazione, esercitando,
innanzitutto e per lo pi, un emotivismo nella scelta di azioni su altri agenti35. Ma qui, come
nei casi di Antigone e di Iefte, non si tratta di convincere altri n tantomeno s stessi di quale
possa essere, uno dei due corsi dazione, il migliore, seppure da una dimensione
esclusivamente linguistica o emotiva. Non un problema di intentions36 ad agire, n di
moral beliefes37, ma di latitanza di possibilit dazione, non di scelta, per colui che preso dal
dilemma morale tra opposte ed equivalenti ragioni morali. Antigone non ha, infatti, intenzioni in
conflitto n un contenuto di pensieri morali, ella semplicemente disarmata rispetto
alluniverso di azioni possibili cui dar luogo, non vede vie duscita, semplicemente,
innanzitutto e per lo pi, non ha scelta, come potrebbe, dunque, avere intenzioni? Ella si
avvede che sia la possibilit di rispettare la legge di Tebe, violando la legge degli dei, sia la
possibilit, opposta ma moralmente di egual peso, di rispettare la legge divina, ma violando la legge
della plis. Sono due possibilit buone se prese a s sole, ma immorali se date
contemporaneamente. La scelta pertanto non le disponibile, ella non pu scegliere tra violare
una legge e soddisfarne unaltra, e viceversa, lei non pu e rispettare la legge tebana e rispettare
la legge divina, unazione tra queste pu realizzare, ma moralmente non ha strumenti per la
decisione, per la scelta, per lazione stessa.
13
trattasi della stessa cosa, la validit delluno non sia contemporanea, in senso temporale, alla
validit dellaltro. In filosofia morale contemporanea famosa la distinzione doveri prima facie
vs. doveri attuali. Anche ai fini della risoluzione dei paradossi in logica deontica s fatto
sovente ricorso a tale distinzione, sebbene la via primaria sia rimasta o la costruzione di sistemi
diadici oppure la relativizzazione temporale della logica deontica stessa39.
Qual il senso della presente distinzione? Riducendo al massimo, possiamo dire che
lopposizione tra i due doveri sia apparente se, e solo se, commentando la strutturazione del
dilemma ci accorgiamo che lobbligatoriet dei due doveri non contemporanea luna allaltra,
ma, pi semplicemente, che quanto noi intuitivamente cogliamo come conflitto tra due doveri
contemporanei invece unopposizione apparente in quanto la validit di uno non attuale
mentre quella dellaltro s. Dunque, il dilemma svanisce perch Antigone non sarebbe presa tra
due doveri contemporanei ma solo tra due apparentemente contemporanei.
Questa posizione tuttavia ci appare non utilizzabile riguardo ai casi di studio, la validit
degli obblighi dei due dilemmi contemporanea nel momento attuale, indi trattasi di conflitto
tra doveri.
Una seconda strategia consiste nel valutare i piani di importanza dei due obblighi
confliggenti, destituendo, cos, di senso la codificazione della nozione, e situazione, di dilemma
che avevamo sinora costruito. Infatti, in questo caso il dilemma vien meno perch, a monte,
non ci troviamo di fronte a due doveri di eguale importanza e di contemporanea efficacia, ma
del conflitto tra doveri non pariordinati. Quindi, fare uno non comporta violare laltro. Meglio:
fare quello pi importante non comporta violare laltro che gerarchicamente inferiore.
Questa ci appare essere la strategia migliore. A tal fine, volendo valutare la possibilit di
sciogliere la presa del dilemma morale, distinguiamo due tipi di gerarchie: una gerarchia logica e
una gerarchia morale.
14
Tant che ella fa appello ad una giustizia di cui sarebbe priva la legge umana40. Tale
giustizia il canone in virt del quale non ci troviamo di fronte a due obblighi confliggenti,
da cui il dilemma, ma solo davanti a due possibili corsi dazione valutabili differentemente in
relazione ad un dato criterio. Lateo preferir forse rispettare la legge umana, il credente la
legge divina. Il canone, religioso in questo caso, istituisce una gerarchia logica in termini di
importanza tra i due obblighi. E consente a noi di superare limpasse iniziale, dovuta, forse, ad
un deficit di volont o alla situazione dinsieme non molto chiara. Ma ancora una volta il
commentare il dilemma che consente di superare il blocco pragmatico, ravvisando una
differenza di importanza laddove, inizialmente, si coglieva invece unuguaglianza.
Tema assai famoso in filosofia del diritto sotto la forma di un diritto sine giustizia. Al riguardo, v.
[Zagrebelsky 1992] o [Castignone 1998].
15
kantianamente, della morale. Per lui, allora, rispettare la promessa fatta a Dio deroga della
validit del comando non uccidere. Secondo molti commentatori anche la promessa di
Iefte non sarebbe valida in quanto inficiata nel momento dellenunciazione dal divieto
costitutivo della forma della promessa a non promettere cose immorali (p.e. uccidere
qualcuno). Il problema, per, che la natura morale della promessa sorge solo nel momento in
cui Iefte si trova a dover effettivamente dar luogo a quanto promesso. Se tornando vittorioso
a casa un essere umano, e per giunta sua figlia, a frapporvisi incontro, egli non pu che, si
pur a malincuore, sacrificare questultima.
Anche Antigone fa appello ad una ragione eccedente le ragioni umane, il suo codice
quello religioso, per cui di gran lunga meglio salvaguardare la propria vita nellal di l, che
quella nellal di qua.
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