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"per Sandro": di mario ciancarella

Post n°189 pubblicato il 02 Febbraio 2011 da laura561


19 ANNI DI ASSORDANTE SILENZIO

DI MARIO CIANCARELLA

Il 2 Febbraio di 19 anni fa Sandro Marcucci fu ucciso in maniera orribile, con il suo passeggero
avvistatore Silvio Lorenzini, da sicari rimasti ignoti e non indagati. L'incidente aereo, concluse
infatti la frettolosa e pavida inchiesta di un Magistrato - tal Puzone (potenza ed ineluttabilita' di un
nome!) -, era stato determinato proprio dall'eccesso di azzardo dello stesso Marcucci.

Non staro' a ripetere le circostanze che attestano in maniera incontrovertibile che non si tratto' di
incidente ma di attentato. Abbiamo tutti una comune amica, Laura Picchi, instancabile e
determinata, che ci aggiorna costantemente sulle sue ricerche di fonti di prova e sul massacrante
pressing cui essa stessa sottopone rappresentanti parlamentari perche' si facciano carico della
riapertura delle indagini.

Oggi vorrei solo fare memoria di un Uomo, di un vero e consapevole combattente della Democrazia
e di un esempio di riscossa e liberazione dalla codardia diffusa proprio tra quei militari “eroici” che
oggi mettono quotidianamente a rischio la vita per obiettivi che forse sono loro ignoti e per il
raggiungimento dei quali sono privi di una lucida volonta' politica di edificazione di condizioni di
Pace.

Sandro Marcucci parti' da una cultura “grezza”, molto lontana dai valori costituzionali, ma seppe
riconoscerli, apprezzarli e rispettarli in quel Movimento Democratico che divenne causa prima della
sua distruzione di Ufficiale e di Persona, fino alla morte per atto proditorio e vile.

Comprese e condivise con entusiasmo che la consapevolezza dovesse sostituire la obbedienza


pronta cieca ed assoluta alla quale alcuni volevano ancora che fossero educate le classi dirigenti dei
Cittadini in Armi, visse la sua “conversione” come liberazione e come intimo dovere di trasmettere
ad altri quanto aveva potuto scoprire.

Perche' si puo' affidarsi ad un uomo “liberato” molto piu' di quanto lo si possa fare con un uomo
“libero”. L'Uomo libero spesso presume di se' di essere migliore di altri ed e' tentato di imporre le
proprie convinzioni, anche con i metodi meno corretti e con gli strumenti piu' violenti. Sentirsi
“liberatori” piuttosto che “liberati” puo' essere una strana deriva verso l'intransigenza e
l'intolleranza per la diversita', verso la assenza di com-passione per il poco coraggio di altri e di non
condivisione della fatica della progressiva Liberazione. Forse proprio per questo i padri costituenti
seppero invece intuire - venendo da quella grande esperienza di Liberazione che fu la Resistenza al
Nazifascismo - i percorsi di una ricerca democratica condivisa, al contrario dei tronfi rappresentanti
istituzionali di oggi, che giunti alla vita da persone “libere” ritengono di non dover soggiacere piu'
ad alcun valore, ad alcun riferimento superiore all'orizzonte della propria bassezza.

Tanto da non saper piu' distinguere “destra da sinistra”, pensando possibili improbabili
ammucchiate che non potranno mai essere risolutive.

Diceva un Vescovo, Mons Giuliano Agresti, che i “liberati” non fanno solo cio' che a loro piu' piace
come fanno spesso i “liberi”, ma fanno cio' fanno perche' e' giusto e doveroso farlo, e dunque
rispondono in “lieta e consapevole obbedienza” ad obiettivi che li travalicano e a valori che non si
esauriscono nel proprio personale interesse. Per questo un Uomo Liberato guarda alla Legge, non
come idolo, ma come suprema istanza di democrazia e sa dunque servirla fedelmente quando
promuova la Persona Umana, ma sa anche contestarla duramente quando invece la voglia asservire
e soggiogare all'arbitrio di altri.

Questo fu Sandro Marcucci: Un Uomo Liberato che non si stanco' di annunciare di aver trovato il
tesoro della Costituzione Democratica e di volerlo trasmettere, diffondere e difendere anche a costo
della vita. E la vita gli fu strappata perche' non portasse troppo avanti questa “pericolosa” anomalia
della cultura belluina del “soldato e del mercenario”, invocando piuttosto quella del “militare e del
militante” cioe' di colui che sa spendersi anche gratuitamente oltre i propri interessi e oltre i confini
ristretti del proprio mondo personale e finanche familiare.

Quell'abbrutente “tengo famiglia” nel cui nome spesso il nostro Paese ha svenduto dignita', orgoglio
e identita', lasciandosi asservire da mafie malavitose o da congreghe di illeciti interessi di aspiranti
dominatori nazionali ed extranazionali.

Per questo meriterebbe il rispetto che si deve a figure prestigiose, perche' se mai un giorno la pianta
della democrazia consapevole e responsabile dovesse attecchire nelle nostre Forze Armate e nella
nostra Societa' Civile e Politica una parte di questa conquista la dovremmo anche alla sua
disponibilita' a farsi uccidere pur di difendere Verita' e Giustizia.

Quel giorno sara' possibile forse rendere davvero onore anche agli alpini caduti in Afghanistan e
giocati di nuovo sulle falsita' interessate dettate dal desiderio di sottrarsi a responsabilita' dirette,
mentendo spudoratamente sulle circostanze di quelle morti molto probabilmente determinate piu' da
fuoco amico che da circostanze di aggressioni reali malamente spacciate per vere.

La verita' che manca sui morti di Nassirya, che manca sulle morti dei nostri alpini, su quella di
Emanuele Scieri, come su quella di Sandro ci dice che va iniziato un nuovo percorso di
coscientizzazione del nostro popolo e dei suoi esponenti politici o di societa' civile, cosi' impegnati
in orge da basso impero da non poter essere presenti ai funerali di un caduto di una missione
assurda e sconclusionata, o cosi' indifferenti (in quanto “liberi e pacifisti senza se e senza ma”) alla
sorte di un militare da non sollevare alcuna questione stringente di merito e di Verita' e Giustizia.

Fin quando onoreremo solo i cosiddetti eroi e non il semplice Cittadino espropriato della sua liberta'
della sua coscienza e della sua responsabile consapevolezza noi contribuiremo al cammino a ritroso
di una Civilta' che faticosamente aveva conquistato nei secoli la coscienza del Diritto e della
Dignita' Umana di ciascuna creatura e di ciascuna Persona.

Ma Sandro, come i grandi Padri della umanizzazione del mondo e della storia, puo' dormire sonni
tranquilli. Un giorno come e' stato per Galileo, il suo processo sara' anche riaperto, ma cio' che
conta davvero e' che ci siano altri uomini capaci di drizzare la schiena, raccogliere il testimone della
Dignita' e divenire capaci di obiezione e di scelta.

Non e' stato un eroe, Sandro, e neppure un santo (figure spesso funzionali al potere, loro malgrado,
perche' possano rappresentare una esemplarita' “assolutamente da non imitare” per il volgo-
popolino) e vorrei che quanti si accostano alla sua storia sapessero leggerlo e ricordarlo come Uomo
capace di accogliere la Liberazione e di segnare un percorso che tutti e ciascuno possiamo essere in
grado di seguire, inventando giorno dopo giorno il nostro modo di essere Liberati.

Mario Ciancarella

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