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1domanda

Critone propone a Socrate la fuga da Atene e quindi dalla condanna a morte


giustificandola con diverse motivazioni; ovviamente per un fatto personale ed
umano: non vuole perdere un caro amico, ed è talmente legato a Socrate da
definire la sua perdita come una disgrazia in quanto non troverà mai più uno
come lui.
La motivazione principale, però, si fonda sulla preoccupazione di Critone
rispetto al giudizio della gente, la quale potrebbe pensare che lui e tutti gli altri
seguaci abbiano abbandonato Socrate al suo destino preferendo il denaro all’
amico, tanto più che parecchie sono le persone disponibili a corrompere
chiunque per organizzarne la fuga. Critone è molto angosciato dalla
circostanza, infatti sostiene e ribadisce che è necessario preoccuparsi
dell’opinione della gente soprattutto nella situazione in cui cadrà dopo la sua
morte, le persone non avranno una buona considerazione per coloro che
hanno abbandonato l’amico invece di aiutarlo a fuggire; questo sarà il giudizio
della gente dato che non saprà mai la verità, in quanto non saprà mai che la
decisione di non fuggire è stata presa da Socrate.
Infine, per convincerlo Critone menziona anche i suoi giovani figli,
ricordandogli che non può mancare ai suoi doveri paterni e quindi che solo
fuggendo può continuare ad educarli ed accompagnarli nella loro crescita. Lo
accusa di tradimento e di abbandono nei confronti della propria famiglia, lo
accusa di scegliere la strada più facile. Usando queste parole sa di colpire
Socrate in ciò che più crede, affermando che, diversamente dal pensiero
dell’amico, fuggire sarebbe la scelta di un uomo nobile, coraggioso e che ha
dato la sua vita per l’onestà e la giustizia ma ora ingiustamente accusato e
condannato.

Critone è molto determinato nelle sue motivazioni ed esorta l’amico a fuggire


in quanto in sostanza teme di essere additato come un vigliacco per non
essere risuscito a gestire quella che lui chiama ‘la faccenda’.
2domanda
Socrate ha sempre apprezzato e condiviso la legge; fuggire dal carcere significa
commettere un’ingiustizia, perché la legge non è la causa dell’ingiusta
condanna da lui subita, emessa prima dal popolo e poi in tribunale, bensì solo
la conseguenza in funzione del verdetto.
Sostiene, inoltre, che se c’è stata un’ingiustizia questa non si può cancellare o
cambiare con un’altra. Socrate rassicura Critone affermando che solo chi sa
può giudicare e lui deve tenere conto solo delle persone che hanno la
conoscenza per poter dare un giudizio; non deve preoccuparsi di tutta la
gente; quindi, neanche degli stolti che parlano solo per il gusto di parlare.
Socrate, immaginando un dialogo con le leggi, fa capire a Critone che nessuno
gli ha mai proibito di andarsene via d’Atene e al contrario c’è rimasto per circa
settant’anni e ciò vuol dire che ha riconosciuto e accettato le leggi della città.
Adesso non può e non vuole violare il patto stretto con loro e che ha
liberamente accettato e condiviso.
Inoltre, quale sarebbe poi stata la sua vita se avesse deciso di fuggire? Una vita
da fuggiasco, senza poter soggiornare in città con delle buone leggi perché
visto come nemico e traditore e quindi obbligato a rifugiarsi in terre senza
leggi dove sarebbe riconosciuto come un fuggitivo attaccato alla vita e niente
altro perdendo così ogni virtù e amor proprio. Per dipiù la fuga obbligherebbe i
suoi figli a vivere come stranieri in esilio insieme a lui e metterebbe gli amici,
complici della sua fuga, in pericolo.
Infine, Socrate conferma che il credo verso le leggi, che lui tanto stima, è più
forte di qualunque altra cosa, tanto da mettere al secondo posto i figli, la vita e
le ingiustizie subite. Per lui commettere ingiustizia è molto più grave che
subirla.
3domanda
Condivido la scelta di Socrate di non fuggire da Atene; scelta coerente al suo
pensiero, in quanto sostiene che non siano le leggi sbagliate bensì gli uomini
che le applicano. Scappando da Atene ritiene di rompere il patto stabilito con
la città e le sue leggi, commettendo così un’ingiustizia.
Per Socrate le leggi sono sopra ogni cosa tanto che la propria vita va condotta
in base a queste ed ogni trasgressione va condannata. Rompere il patto
significa non obbedire a chi gli ha permesso di nascere (grazie alle leggi sul
matrimonio), non obbedire a chi gli ha permesso di crescere ed avere una
educazione e non obbedire a tutte le leggi dopo averle accettate. Quest’ultime
non devo essere considerate vincolanti perché permettono alla persona di
scegliere la città dove vivere. La città non può sopravvivere senza le sue leggi,
che secondo Socrate dicono il vero, e alla patria si deve la totale obbedienza e
fedeltà.

Percepiamo, quindi, la grande differenza tra Socrate e sofisti, facilmente


comprensibile prendendo come caso da esaminare la situazione in qui si trova
egli stesso. I sofisti guardano all’uomo nella sua singolarità non vedendo nelle
leggi una giustizia, tale da intendere, per ogni uomo. È con l’arte
dell’eloquenza, che i sofisti insegnano, che gli uomini possono farsi giustizia da
soli, sostenendo e argomentando le proprie tesi. Per i sofisti l’unica legge che
si può considerare universale e immutabile è quella della natura, tutto il resto
è giusto o sbagliato in base a quanto si è bravi ad usare le parole ed esporre le
proprie tesi.

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