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PIETRO GENESINI

L’OFFICINA DI DANTE
la Divina commedia
letta iuxta propria principia

Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate!

Padova 2009
Prima edizione, 18 marzo 2000

2
INDICE
1. LA FAMA, IL TEMPO E LE SOCIETÀ TRADIZIONALI . 42
LA DIVINA COMMEDIA E IL NOSTRO TEMPO . 7
2. DANTE, LA FAMA, IL TEMPO E I PUNTI DI VISTA .... 43
1. DANTE, IL CONTEMPORANEO DI OGNI INDIVIDUO E 3. POESIA E METODOLOGIA ..................................... 44
DI OGNI SOCIETÀ ....................................................... 7
I CANTI DELLA GIOVINEZZA ........................... 45
2. QUASI UNA BIBLIOGRAFIA .....................................7
3. LA VERSIONE IN ITALIANO .....................................8 1. TRENT’ANNI PRIMA: LE SPERANZE DELLA
4. IL COMMENTO E L’APPROCCIO AL TESTO ................8 GIOVINEZZA ........................................................... 45
2. CASELLA O DELLA MUSICA ................................. 46
I CANTI DELL’ETICA .............................................9
3. BELACQUA O DELLA PIGRIZIA ............................. 47
1. ARISTOTELE, TOMMASO, DANTE: MORALE SOCIALE 4. NINO VISCONTI E CORRADO MALASPINA: IL GIUSTO
E BENE COMUNE ........................................................ 9 RISENTIMENTO E I VALORI TRADIZIONALI ................ 47
2. ETICA E POLITICA, AL DI QUA E AL DI LÀ .................9 5. BONAGIUNTA DA LUCCA O LA CONSOLAZIONE
3. L’ORDINAMENTO MORALE DELL’INFERNO ............ 10 DELLA POESIA ........................................................ 48
4. L’ORDINAMENTO MORALE DEL PURGATORIO........ 11 6. IL PRESENTE E IL FUTURO: LA MATURITÀ E LA FAMA
5. L’ORDINAMENTO MORALE DEL PARADISO ............ 12 OLTRE LA MORTE .................................................... 49
6. ETICA E POLITICA IN DANTE E DOPO IL MEDIO EVO
I CANTI DELLA MISERICORDIA ...................... 50
.............................................................................. 12
1. L’INFINITA MISERICORDIA DI DIO........................ 50
I CANTI DELLA RAGIONE E DELLA FEDE ..... 15
2. MANFREDI DI SVEVIA, L’INTRANSIGENZA DEL PAPA
1. I LIMITI DELLA RAGIONE UMANA E LA NECESSITÀ E LA MISERICORDIA DI DIO ..................................... 50
DELLA FEDE ............................................................ 15 3. PECCATORI FINO ALL’ULTIMA ORA: JACOPO DEL
2. ULISSE O «IL FOLLE VOLO» DELLA RAGIONE CÀSSERO, BONCONTE DA MONTEFELTRO, PIA DE’
CLASSICA................................................................ 17 TOLOMEI ............................................................... 51
3. LA SOFFERENZA DELLE ANIME E I LIMITI DELLA 4. LA SUPERBIA E LA FAMA: UMBERTO
RAGIONE UMANA .................................................... 18 ALDOBRANDESCHI E ODERISI DA GUBBIO ............... 52
4. CHE COS’È LA FEDE E QUAL È LA SUA 5. LA COLPA, LA MISERICORDIA E LA GIUSTIZIA DIVINA
GIUSTIFICAZIONE .................................................... 19 .............................................................................. 52
5. LA VIA DELLA RAGIONE E LA VIA DELLA FEDE ...... 20
I CANTI DELLA PATERNITÀ ............................. 53
6. DANTE COME CREDENTE ..................................... 21
1. PATERNITÀ BIOLOGICA, PATERNITÀ SPIRITUALE,
I CANTI DEI DIAVOLI .......................................... 22
PATERNITÀ SIMBOLICA ........................................... 53
1. L’INCONTRO CON IL DIAVOLO. GENEALOGIA, EDEN 2. PATERNITÀ COME FORMA DI IMMORTALITÀ, COME
E VITA QUOTIDIANA ................................................ 22 VALORE E COME ASSICURAZIONE SULLA VECCHIAIA 55
2. MALACODA, IL DIAVOLO SORNIONE ..................... 23
I CANTI DELLA POESIA ..................................... 56
3. IL DIAVOLO ESPERTO IN LOGICA ........................... 24
4. IL DIAVOLO CHE NON SA PERDERE........................ 25 1. IL GRANDE BURATTINAIO E LA POESIA TOTALE..... 56
5. LUCIFERO, IL DIAVOLO DEI DIAVOLI ..................... 26 2. E PERCHÉ LA VERITÀ E NON PIUTTOSTO LA NON
VERITÀ? ................................................................. 56
I CANTI DEI FRANCESCANI E DEI
3. POESIA ANTICA E POESIA DANTESCA ................... 57
DOMENICANI ........................................................ 27
4. LA GRANDE RAGNATELA..................................... 58
1. SANTI NELLA RETE E NELLA STORIA ..................... 27 5. IL PRINCIPIO DELL’ECCESSO, DELL’ESAGERAZIONE,
2. UN DIAVOLO LOGICO E UN FRATE IGNORANTE ...... 27 DEL CONTRARIO, DEL COINVOLGIMENTO E LA
3. UN DOMENICANO SANGUINARIO PER LA FEDE ...... 29 PROLIFERAZIONE DELLE VARIAZIONI ....................... 58
4. SAN FRANCESCO E I FRATI IGNORANTI ................. 30 6. IMMAGINI E SUONI NELLO SPAZIO-TEMPO. LA POESIA
5. SAN DOMENICO E I FRATI DOTTI .......................... 30 SUBLIMINALE ......................................................... 60
6. LA SCELTA INFELICE ............................................ 31 7. LA POESIA COME ITINERARIUM MENTIS CORDISQUE
IN DEUM E COME MISSIONE SALVIFICA DOPO IL
I CANTI DEI FRAUDOLENTI .............................. 33
RITORNO A CASA .................................................... 62
1. FRAUDOLENZA E RAGIONE................................... 33
I CANTI DELLA PREGHIERA ............................ 63
2. RAGIONE E FEDE ................................................. 33
1. LA PREGHIERA PAGANA E CRISTIANA .................. 63
PAPI ALL’INFERNO E PROSTITUTE IN
2. L’EFFICACIA DELLE PREGHIERE. UN PROBLEMA
PARADISO .............................................................. 38
TEOLOGICO ............................................................ 65
1. L’AL DI LÀ ROVESCIATO ED I PAPI A TESTA IN GIÙ . 38 3. IL “PADRE NOSTRO” ........................................... 65
2. DUE AMICHE: UNA NINFOMANE E UNA PROSTITUTA. 4. PREGHIERA ALLA VERGINE ................................. 66
LA SCOMMESSA PASCALIANA .................................. 39 5. MONDO REALE E MONDO SIMBOLICO: I CONTRIBUTI
3. IL SANTO MACELLAIO: SESSO E SANGUE ............... 40 DELLA CHIESA........................................................ 67

I CANTI DELLA FAMA ......................................... 42 I CANTI DELL’AMORE DOLCE E VIOLENTO 70

3
1. CINQUE DIVERSE STORIE DI DONNE ...................... 70 2. BEATRICE E L’ORDINE DELL’UNIVERSO (FEDE E
2. FRANCESCA DA RIMINI E IL MARITO INADEMPIENTE SCIENZA) ............................................................... 92
.............................................................................. 70 3. BEATRICE E LA TEORIA DEI VOTI (FEDE E TEOLOGIA)
3. L’AMORE SOFFOCANTE DELLA PIA ...................... 71 .............................................................................. 93
4. L’AMORE CONTRO VOGLIA DI PICCARDA DONATI E 4. BEATRICE, SAN PIETRO E L’ESAME SULLA FEDE ... 94
DI COSTANZA D’ALTAVILLA .................................... 71 5. BEATRICE E LA VISIONE MISTICA DI DANTE ......... 95
5. L’AMORE SENZA LIMITI DI CUNIZZA DA ROMANO E 6. LA COMPLESSITÀ DELL’IMMAGINARIO E DEL
L’AMORE PROFESSIONALIZZATO DI RAAB ................ 72 SIMBOLISMO DANTESCO E MEDIOEVALE .................. 96
6. DANTE MANIPOLATORE DI VITE ALTRUI................ 72
I CANTI DI CACCIAGUIDA ................................ 96
7. UNA VITA SINTETICA ........................................... 73
1. I CANTI DEL PASSATO: LA FIRENZE IDEALE DENTRO
LE DONNE DI DANTE: BEATRICE, LUCIA,
LE ANTICHE MURA .................................................. 97
MATELDA E LA VERGINE MARIA ................... 73
2. IL TEMPO E LA STORIA. LA SCONFITTA POLITICA E LA
1. LE TRE DONNE CHE DAL CIELO PROTEGGONO DANTE VITTORIA NELL’ALTRO DOVE E NELL’ALTRO QUANDO
.............................................................................. 74 .............................................................................. 97
2. MATELDA E BEATRICE ........................................ 74 3. LA STORIA COME UN “VA E VIENI”: LA FINE
3. LA VERGINE MARIA ............................................ 75 DELL’IMPERO E IL SORGERE DELL’EUROPA UNITA ... 98
4. LE DONNE CELESTI E LE DONNE TERRENE ............. 76 4. LE DUE ALTERNATIVE: SOCIETÀ STABILE O SOCIETÀ
INSTABILE .............................................................. 99
I CANTI DELLE INVETTIVE ............................... 76
5. PROBLEMI PER NOI: LA STORIA, LA SOCIETÀ, I
1. TIRAR SASSI E PAROLE: LA PRATICA ILLUSTRE VALORI E LE SCELTE ............................................... 99
DELL’INVETTIVA ..................................................... 77
I CANTI DI DIO E DI SATANA .......................... 101
2. BRUNETTO, DANTE E “LE BESTIE VENUTE DA
FIESOLE” ................................................................ 77 1. IL DIO CRISTIANO: UN DIO O TANTI DEI? ............ 101
3. IL PAPA NICCOLÒ III, L’IMBORSA DENARO, E LA 2. I DUE CANTI...................................................... 101
SCHIERA DEI PAPI SIMONIACI ................................... 78 3. IL DIO DANTESCO ............................................. 102
4. LA METAMORFOSI DELL’ITALIA: DA GIARDINO 4. IL SATANA DANTESCO ...................................... 103
DELL’IMPERO A BORDELLO ...................................... 79 5. LA FINE DEL VIAGGIO........................................ 103
5. CACCIAGUIDA E “LA COMPAGNIA MALVAGIA E 6. UN DIAVOLO POVERELLO: SOLTANTO
SCEMPIA” DEI FUORIUSCITI BIANCHI ........................ 80 DEUTERAGONISTA O ANCOR PEGGIO ...................... 104
6. L’ARS DICTAMINIS, L’INVETTIVA E LA
I CANTI DI VIRGILIO (INFERNO) ................... 105
COMUNICAZIONE .................................................... 81
1. VIRGILIO, LA GUIDA OLTREMONDANA ............... 105
I CANTI DELLE QUESTIONI SCIENTIFICHE .. 81
2. VIRGILIO CHE SOCCORRE DANTE SERDUTOSI NELLA
1. LE QUESTIONI SCIENTIFICHE E LA FUNZIONE DELLA SELVA OSCURA..................................................... 106
POESIA .................................................................... 82 3. VIRGILIO CHE SI FA COMANDARE DA BEATRICE, LA
2. LA TEORIA DELLE CAUSE DEI TEMPORALI ............. 82 TEOLOGIA RAZIONALE .......................................... 107
3. LA TEORIA DEL CONCEPIMENTO E DEL CORPO 4. VIRGILIO CHE SVELA IL SENSO DELLA STORIA: IL
UMBRATILE ............................................................. 82 «GRAN VEGLIO» DI CRETA .................................... 107
4. L’ORDINE DELL’UNIVERSO .................................. 83 5. VIRGILIO CHE SI FA INGANNARE DAI DIAVOLI
5. LE CAUSE DELLE MACCHIE LUNARI ...................... 84 MALEBRANCHE .................................................... 108
6. LA TEORIA DELL’EREDITARIETÀ ........................... 84 6. VIRGILIO CHE SCENDE IMPAVIDO E SICURO LUNGO IL
CORPO VILLOSO DI LUCIFERO ............................... 109
I CANTI DI BEATRICE (INFERNO E
7. IL RAPPORTO REATTIVO E CONTROREATTIVO DELLA
PURGATORIO)....................................................... 85
RAGIONE A CONTATTO CON LA REALTÀ E CON LE
1. BEATRICE, LA DONNA, LA FEDE E LA TEOLOGIA .... 86 DIFFICOLTÀ .......................................................... 109
2. LA DISCESA DI BEATRICE NEL LIMBO E
I CANTI DI VIRGILIO (PURGATORIO)............ 110
L’INDIFFERENZA VERSO LE SOFFERENZE DEI DANNATI
.............................................................................. 87 1. VIRGILIO, LA GUIDA OLTREMONDANA ............... 111
3. L’APPARIZIONE DI BEATRICE SUL CARRO TRIONFALE 2. VIRGILIO E CATONE ......................................... 111
NEL PARADISO TERRESTRE. RIMBROTTI A DANTE ..... 88 3. VIRGILIO E I LIMITI DELLA RAGIONE .................. 112
4. LE TRE FIERE, LA MERETRICE ED IL GIGANTE ........ 89 4. VIRGILIO E LA TEORIA DELL’AMORE .................. 114
5. LA PROFEZIA DEL DUX, CHE UCCIDERÀ LA 6. VIRGILIO E BEATRICE, LA RAGIONE E LA FEDE ... 116
MERETRICE ED IL GIGANTE....................................... 90
I CANTI PRIMI .................................................... 117
6. IL VIAGGIO CONTINUA: DAL PARADISO TERRESTRE AI
CIELI DEL PARADISO ................................................ 92 1. L’INIZIO, METÀ STRADA, QUASI VERSO LA FINE. LA
VISIONE RETROSPETTIVA DELL’UNIVERSO ............. 118
I CANTI DI BEATRICE (PARADISO) .................. 92
2. DALLA SELVA OSCURA ALLA PROFEZIA DEL VELTRO
1. BEATRICE, LA FEDE ............................................. 92 ............................................................................ 118

4
3. A RIVEDER LE STELLE, L’INCONTRO CON CATONE, Gli studiosi del sacrificio ................................. 143
L’ISTERICO, L’INCORONAZIONE DEL GIUNCO .......... 119
4. DALLA TERRA ALLA LUNA. LA PRESENZA
PERVASIVA DI DIO NELL’UNIVERSO ....................... 119
5. TUTTI I COLORI DELLO SPETTRO E LE LUCI
DELL’OLTRETOMBA ............................................... 120

I CANTI SESTI E LE QUESTIONI POLITICHE


................................................................................ 121
1. I TRE CANTI POLITICI PRINCIPALI ........................ 121
2. LA PARTE E IL TUTTO: LA POLITICA ..................... 121
3. LE CAUSE DEI CONFLITTI E LA SOCIETÀ ORDINATA: I
TESTI COMPLEMENTARI ......................................... 122
4. LA TEORIA POLITICA: «I DUE SOLI»..................... 123
5. POLITICA ED ETICA: IL CRITERIO DI MISURA ........ 124
6. DUE MONDI, L’AL DI QUA E L’AL DI LÀ: UN
PROBLEMA INTERPRETATIVO ................................. 125
7. POLITICA ED ETICA: I RAPPORTI IN DANTE E NEL
PENSIERO MEDIOEVALE. LE TEORIE DEL POTERE ..... 127

I CANTI TERZI ..................................................... 129


1. LA FAMA NON VOLUTA, LA MISERICORDIA DIVINA E
LA VITA NEL CHIOSTRO .......................................... 129
2. GLI IGNAVI E LA DUREZZA DELLA GIUSTIZIA DIVINA
............................................................................ 130
3. MANFREDI, UNA VITA VIOLENTA FINO ALL’ULTIMA
ORA, E LA MISERICORDIA DI DIO ............................ 130
4. LA VITA CLAUSTRALE COME ALTERNATIVA ALLA
VITA NEL MONDO. IL PROBLEMA DELLA COMPLICITÀ
DEL VIOLENTATO CON IL VIOLENTATORE................ 130
5. LA SCELTA DELLA PROPRIA VITA E I
CONDIZIONAMENTI ESTERNI .................................. 131

GLI ULTIMI CANTI ............................................ 132


1. GLI ULTIMI CANTI: PRIMI E ULTIMI VERSI ............ 132
2. L’INCONTRO CON LUCIFERO .............................. 133
3. BEATRICE E MATELDA ...................................... 134
4. L’INCONTRO CON DIO ....................................... 134
5. LA CRONOLOGIA DELL’UNIVERSO ...................... 135
6. VARIAZIONI E RICHIAMI. LA DENSITÀ DELLA DIVINA
COMMEDIA ........................................................... 136

IL MONDO DI DANTE ........................................ 137

COMMENTI NOVECENTESCHI ALLA DIVINA


COMMEDIA ........................................................... 138

GLI AUTORI COINVOLTI E DISTURBATI ..... 139


Gli scienziati, i filosofi della scienza, gli
epistemologi ..................................................... 139
Gli storici della scienza .................................... 140
I filosofi ........................................................... 141
Gli psicologi..................................................... 141
I pensatori politici ............................................ 141
I letterati .......................................................... 141
Gli antropologi e gli studiosi del folclore ......... 141
Gli studiosi del cibo ......................................... 141
Gli studiosi del mito ......................................... 142
Gli studiosi del rito .......................................... 142
Gli storici delle religioni .................................. 142

5
6
Virgilio, Beatrice... E ci indica una scala di valori
La Divina commedia e il nostro da seguire, una scala di valori con cui giudicare gli
uomini.
tempo Dante poeta, politico e moralista ci stimola e ci
provoca con i suoi valori, con le sue condanne e le
1. Dante, il contemporaneo di ogni in- sue assoluzioni.
dividuo e di ogni società
2. Quasi una bibliografia
La Divina commedia (1306-1321) è la maggiore
opera di Dante, ma è anche la maggiore opera del L’edizione critica del poema è recente e spetta a
Medio Evo e della letteratura italiana. È soprattutto Giorgio Petrocchi: La “Commedia” secondo l’an-
la maggiore opera dell’umanità intera. Il motivo? tica vulgata, Edizione Nazionale, Mondadori, Mi-
Un unico motivo non esiste. Ci sono i motivi, gli lano 1966-67.
infiniti motivi che fanno di quest’opera l’opera u- Le letture tradizionali del poema sono puramente
nica, l’opera universale, l’opera che supera i confi- estetiche (B. Croce e i suoi seguaci), erudite o filo-
ni delle civiltà, dello spazio e del tempo. logiche (G.A. Scartazzini e G. Vandelli, A. Paglia-
Essa presenta il motivo del viaggio, il motivo della ro ecc.), e perdono la complessità e la ricchezza
patria, dell’esilio, della nostalgia, dell’amicizia, dell’originale. I maggiori contributi alla corretta in-
della fama, della paternità, della beffa, dell’avven- terpretazione del poema dantesco provengono sor-
tura. Presenta l’invettiva, l’ironia, il sarcasmo, il prendentemente da due studiosi stranieri: E. Auer-
risentimento, il rimpianto, l’angoscia, la paura, la bach e Ch. S. Singleton:
curiosità, l’invidia, il masochismo, il sadismo.
Discute questioni di politica, religione, scienza, fi- AUERBACH E., Studi su Dante (1929-1954), Fel-
losofia, teologia. Propone questioni come la fede, trinelli, Milano 19713; e
la speranza, la sofferenza, le illusioni, le delusioni. SINGLETON CH.S., La poesia della divina com-
Contiene questioni scientifiche, questioni di meto- media, trad. it. di G. Prampolini, Il Mulino, Bolo-
do, ipotesi e argomentazioni. gna 1978.

Essa però supera i confini del tempo e dello spazio. Un notevolissimo contributo alla comprensione del
Ruffiani e barattieri, corrotti e corruttori, sodomiti poema proviene dall’Enciclopedia dantesca, diretta
e simoniaci non sono prerogativa soltanto di fine da U. Bosco, Istituto della Enciclopedia Italiana
Duecento, di Firenze e dell’Italia intera. Sono per- (Fondazione Treccani), Roma 1970, 19842, voll. I-
sonaggi di ogni tempo e di ogni società. Sono i VI, che viene costantemente aggiornata.
maggiori protagonisti dell’Italia di ieri come dell’I- Gli ultimi commenti sono in genere ragguardevoli e
talia di oggi. capaci di cogliere la ricchezza e la complessità
Dante è attuale più che mai. Egli dialoga o pole- dell’originale, anche se non riescono a liberarsi
mizza, partecipa o inveisce, condanna o assolve i completamente dal peso delle letture tradizionali.
suoi contemporanei come i personaggi del passato. Tre testi da ricordare sono:
Il suo giudizio è sempre un giudizio sociale. Il giu-
dizio religioso è presente soltanto nel caso degli e- ALIGHIERI D., La divina commedia, a cura di U.
retici e dei bestemmiatori di Dio. Ma neanche in Bosco e G. Reggio, Le Monnier, Firenze 1980,
questo caso il giudizio è interamente religioso: co- voll. I-III;
me può essere buon cittadino chi non rispetta ALIGHIERI D., La divina commedia, a cura di T.
nemmeno la divinità? Di Salvo, Zanichelli, Bologna 1987; e
ALIGHIERI D., La divina commedia, a cura di S.
La Divina commedia presenta alcune centinaia di Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, SEI,
personaggi, che hanno avuto nella vita storie diver- Torino 1990, voll. I-III.
se. Essi appaiono vivi ai nostri occhi come a quelli
dei lettori del Trecento. Vivi e con il loro specifico Tutte le edizioni più recenti dell’opera dantesca ri-
dramma. Vivi e con le loro specifiche inclinazioni portano la versione in italiano corrente a piè di pa-
verso il bene o verso il male, con la loro capacità di gina. Presenta invece la versione integrale:
programmare o con la loro incapacità di controllare
la loro vita. Il poeta ce li fa incontrare. Sono Fran- La Divina Commedia, commento e parafrasi a cura
cesca, Brunetto Latini, Farinata degli Uberti, Ulis- di C.T. Dragone, Edizioni Paoline, Alba 199219.
se, il conte Ugolino. Sono Manfredi di Svevia,
Sordello da Goito, Stazio, Matelda. Sono l’impe- Peraltro la versione in italiano corrente è necessa-
ratore Giustiniano, Cunizza da Romano, Raab, Fol- ria, perché ormai è troppo grande la differenza tra
chetto da Marsiglia, Cacciaguida, san Pietro. Sono la lingua di oggi e quella di Dante. Ma è soltanto
uno strumento per facilitare la lettura dell’originale.

7
Un’opera sicuramente innovatrice è • sulla poesia e sulla costruzione narrativa.
Alla costruzione narrativa il Commento riserva una
D. ALIGHIERI, La divina commedia, edizione particolare attenzione, introducendo tre semplici
multimediale interattiva a cura di G. e R. Carraro, strumenti analitici:
con pagine critiche a cura di U. Bosco e G. Reggio,
Editel, 1994, 3 CD-ROM. • la varietà: ogni canto è caratterizzato da contenu-
ti vari, divergenti, spesso contrapposti, perciò sem-
Essa propone il testo dantesco curato da Petrocchi, pre interessanti e coinvolgenti;
il commento di Bosco e Reggio, la lettura a voce di • le variazioni: una stessa idea, uno stesso motivo
tutti i canti, un commento iconografico e un motore o una stessa soluzione narrativa è riproposto più
di ricerca. Il testo dantesco si può leggere e uti- volte con variazioni minime nel corso dell’opera;
lizzare nel modo tradizionale e soprattutto sfruttan- • la drammatizzazione: l’accostamento e la con-
do le enormi possibilità offerte dalla multimediali- trapposizione di soluzioni ugualmente valide, tra le
tà. quali il personaggio - ma anche il poeta e lo stesso
lettore - deve operare una scelta.
3. La versione in italiano
Dante adopera tutti gli strumenti della retorica e in-
La versione in italiano si rende ormai necessaria ed finite invenzioni per conquistare il lettore, per
è normalmente riconosciuta e praticata da tutti i coinvolgerlo nella problematica politica, teologica,
commenti recenti: il mondo linguistico, culturale, filosofica e scientifica, e per raggiungerlo con il
filosofico, teologico, scientifico ed economico di suo messaggio di rinnovamento spirituale e tempo-
Dante è completamente diverso dal nostro. Essa rale. In genere queste soluzioni e questa strategia
permette una lettura continua del testo, ma anche non sono mai messe a fuoco dai commenti, nean-
una lettura quasi completamente autonoma dalle che dai migliori, che si disperdono in inutili riman-
note e dal commento. E sia la rapida biografia dei di e in inutili disquisizioni filologiche, che interes-
personaggi citati nel canto, sia il commento succes- sano gli esperti ma non il lettore comune. Così in
sivo, sia i riassunti vogliono essere funzionali alla nome di un contatto assolutamente e filologicamen-
comprensione del testo, perché il testo e la sua di- te corretto con il testo, il lettore è costretto ad usare
retta comprensione sono la cosa più importante. il tempo e le energie disponibili in questo lavoro
Sono essenziali e ridotti al minimo, così non pesa- propedeutico. E poi non ha più il tempo per il con-
no sul testo. Molti commenti invece sono mari di tatto vivo e diretto con il testo, al di là del dia-
erudizione, dimostrazioni presuntuose di sapere, framma dei commenti.
che soffocano la poesia di Dante. Il guaio è che anche i critici si comportano allo
Le parentesi [...] racchiudono aggiunte che non ap- stesso modo, tanto che si sono convinti che leggere
partengono al testo dantesco. Le parentesi (= ...) il poema consista nel preparare un commento tra-
racchiudono il nome dei personaggi, che sono così sudante sapere più di precedenti.
immediatamente individuati, oppure brevi chiari-
menti. Le date, che si sono aggiunte, sono messe Il modo corretto per accostarsi alla Divina comme-
tra parentesi rotonde. dia consiste nell’avere una visione d’insieme dei
canti o della problematica. E nel tenere presente
4. Il commento e l’approccio al testo che la poesia è in funzione delle questioni trattate, e
non il contrario. Il lettore deve evitare di perdersi
nei particolari o in questioni di secondaria impor-
La versione in italiano è corredata anche da sinteti-
tanza. Non migliora la comprensione dell’opera, se
che indicazioni su I personaggi principali del canto
ad esempio si preoccupa di conoscere le varie in-
e da un sintetico Commento.
terpretazioni del Veltro (If I, 100-105) o dell’umile
Italia (If I, 106) o tutti i riferimenti alla Bibbia di
I personaggi sono presentati in succinte biografie,
un passo. Deve evitare di avvicinarsi al testo dante-
che si leggono rapidamente e permettono di ritor-
sco come ad un reperto archeologico, che appartie-
nare al testo senza dispersioni.
ne al passato. Deve far sua la problematica effetti-
vamente trattata, ad esempio il problema della fa-
Il Commento vuole essere maneggevole, perciò è
ma o della paternità. O deve operare le opportune
breve. Ciò vuol dire che non è affatto esaustivo.
traduzioni: il tema della ereditarietà oggi si pone in
Propone delle illuminazioni sul testo, che permet-
termini diversi, perché sono possibili e praticabili
tono di capire l’importanza o il senso delle scelte o
le manipolazioni genetiche.
delle proposte o delle problematiche di Dante.
In particolare esso insiste:
Soltanto in questo modo si interpreta correttamente
il testo e se ne attua la lettura più ricca, più articola-
• sulla problematica politica e teologica;
ta e complessa. Quella voluta dallo stesso autore.
• sulla problematica filosofica e scientifica;
8
nella visione di Dio, Bene supremo e fine ultimo
I canti dell’etica dell’uomo.
I beni terreni hanno un valore positivo, e l’uomo li
può usare: sono stati creati consapevolmente da
1. Aristotele, Tommaso, Dante: morale Dio per lui. Ma essi non possono stare a confronto
sociale e bene comune con Lui, che è il Bene assoluto, l’unico che lo ap-
paghi veramente.
Le fonti della concezione che Dante ha della mora- Per il filosofo greco l’anima muore con il corpo,
le sono Aristotele (384-322 a.C.) e Tommaso d’A- perché è semplicemente la forma del corpo. Per il
quino (1225-1274) o meglio Aristotele rivisto at- Cristianesimo l’anima è immortale ed è creata di-
traverso la lettura razionalistica del Cristianesimo rettamente da Dio all’atto del concepimento, cioè
fatta da Tommaso d’Aquino. L’etica di Aristotele della fecondazione della donna da parte dell’uomo.
ha come nuclei portanti la concezione della virtù A questo proposito le dottrine di Platone (427-347
come abitudine acquisita con la ripetizione a.C.), erano più compatibili con la rivelazione cri-
dell’atto virtuoso; e l’idea che la virtù coincida con stiana: egli ammetteva l’esistenza di un’anima im-
il giusto mezzo, cioè con quel comportamento che mortale, che viveva oltre il cielo, si incarcerava nel
si pone in equidistanza tra due estremi. Essa è mi- corpo, quindi con la morte ridiventava libera e ri-
sura. Il coraggio è una via di mezzo tra audacia tornava alle stelle.
tracotante e paura imbelle. Esso include la pru- Dante fa sua la concezione aristotelico-tomistica
denza, la capacità di valutare il rischio, il guadagno dell’etica, anche se non si limita ad essa. Presta
e le perdite conseguenti ad una determinata scelta. grande attenzione e dedica grande spazio anche alle
Aristotele elabora la sua etica prestando attenzione correnti mistiche, da Bernardo di Chiaravalle a
alla realtà sociale in cui l’uomo vive ed opera. E la Gioacchino da Fiore, che si riallacciano a sant’A-
sua morale risponde alle esigenze concrete e quoti- gostino, al neoplatonismo e a Platone. La ragione
diane della vita privata e della vita pubblica. La sua classica, rappresentata da Virgilio, arriva sino al
morale non vuole mai essere una morale assoluta. paradiso terrestre; la fede teologica, impregnata di
Egli con estremo realismo la radica ad una figura razionalismo e rappresentata da Tommaso
specifica di cittadino: colui che ha un lavoro auto- d’Aquino e da Beatrice, giunge fino a metà paradi-
nomo e beni sufficienti per una vita dignitosa; colui so; poi ci si deve abbandonare alla fede mistica per
che ha una discreta cultura e dispone del tempo li- continuare il viaggio e giungere sino alla visione
bero necessario per occuparsi della vita politica. beatifica di Dio.
Insomma il cittadino delle classi medie.
L’uomo poi può vivere soltanto in società, cioè in 2. Etica e politica, al di qua e al di là
comunità con gli altri uomini. L’uomo è un πολιτι-
κòν ζϖον (un animale politico), un animale socia- L’etica di Aristotele è un’etica sociale, terrena;
le, che ha bisogno dei πολιται (i cittadini) o dei l’etica di Tommaso è ugualmente un’etica sociale,
socii (i compagni, gli associati) per realizzare la terrena, anche se attribuisce all’uomo una duplice
sua vita. dimensione, quella terrena del corpo e quella ultra-
Per Aristotele Dio è ai bordi del mondo, immate- terrena dell’anima. Per Aristotele esiste il bene co-
riale e riversato su se stesso. È pensiero di sé, pen- mune, che è la vita ordinata di tutti i cittadini nella
siero di pensiero. Il mondo è attirato da Dio in base πóλις (la città-stato). Per il Cristianesimo oltre al
al movimento attrattivo del fine. Ma l’uomo e la bene comune esiste anche il Bene supremo, Dio,
società sono abbandonati a se stessi. Per il Cristia- che si acquisisce però soltanto nell’altro mondo.
nesimo invece Dio è completamente diverso: crea il Per il credente il centro della vita è apparentemente
mondo e crea l’uomo con un atto d’amore. Inoltre l’altro mondo, la salvezza dell’anima. In realtà il
si manifesta all’uomo. Fin dalla notte dei tempi ha giudizio nell’al di là, che comporta il premio o il
stabilito un antico patto, infranto dall’uomo, e poi castigo, è un giudizio terreno, e in duplice senso: le
un nuovo patto, mandando sulla terra suo figlio, azioni valutate sono le azioni terrene, che hanno
Gesù Cristo, a salvare l’umanità. La storia umana è valore nella vita sociale; e il metro di giudizio è un
sotto il controllo della Provvidenza divina. Inoltre metro ugualmente terreno. L’al di là serve per rad-
l’uomo può contare su due guide, l’Impero e la doppiare, per far risaltare maggiormente, per dare
Chiesa, che lo conducono ai fini prestabiliti da Dio. un’importanza maggiore all’al di qua, alla vita ter-
E i fini dell’uomo sono la salvezza terrena, cioè la rena e sociale.
pace e la giustizia, che permettono di conseguire la Dante, discepolo di Aristotele e di Tommaso, con-
felicità, garantiti dall’esistenza dell’Impero; e la divide il carattere eminentemente sociale e terreno
salvezza ultraterrena, cioè la salvezza dell’anima in dell’etica, anche se poi esiste una sua funzione ul-
cielo, garantiti dall’esistenza della Chiesa, che traterrena. Egli è tanto convinto della correttezza e
permette di raggiungere la beatitudine, che consiste della validità di questa posizione che addirittura
punisce fuori dell’inferno, nell’antinferno, gli igna-
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vi, cioè coloro che vissero senza infamia e senza quindi alle fondamenta l’edificio sociale. La tipo-
lode, poiché in vita non fecero nulla di bene e nulla logia dei peccati è precisa e coscienziosa, come era
di male che li rendesse meritevoli di essere ricorda- abitudine di Aristotele e poi del pensiero cristiano,
ti presso i posteri (If II). dai Padri della Chiesa a Tommaso d’Aquino ai teo-
Le uniche apparenti eccezioni al carattere terreno logi del Basso Medio Evo.
dell’etica sono gli eretici e i bestemmiatori. Ma è Non occorre spendere troppe parole per notare che
facile far rientrare anche costoro in una visione ari- la casistica dei peccati proposta da Dante è estre-
stotelica della vita e della società: non può essere mamente minuziosa e articolata; e che la gravità
buon cittadino chi nega o bestemmia Dio, l’Essere sociale dei peccati risulta immediatamente scen-
supremo; chi non rispetta la collocazione di ciascu- dendo nei cerchi più bassi dell’inferno, dove la ca-
no nella società e dimostra un atteggiamento offen- sistica si esprime in modo più articolato (cerchio
sivo e tracotante anche nei confronti della divinità. VIII e IX).
Il peccato più leggero è anche il peccato più piace-
Di conseguenza la gravità delle colpe, di tutte le vole, quello di lussuria. Commettendo peccati di
colpe si identifica con la gravità sociale delle col- questo tipo peraltro si poteva diventare meritevoli:
pe. Le colpe e i reati sociali ricevono una sanzione si dava un’anima in più a Dio e soprattutto si dava
religiosa: diventano peccati. un bambino, un cervello e due braccia in più alla
società. A parte poi il piacere che il peccato forniva
3. L’ordinamento morale dell’inferno in sé, un piacere che costava poco o niente. Bastava
che fossero d’accordo i due interessati (e non sem-
pre). Il peccato opposto, quello di omosessualità, è
L’ordinamento morale dell’inferno è esposto in If
comprensibilmente più grave: è peccato contro na-
XI. Esso condiziona l’ordinamento del purgatorio.
tura, inoltre esclude strutturalmente qualsiasi pos-
Si presenta in questo modo: sibilità di arricchire il numero dei cittadini e dei
credenti.
cerchio primo (antinferno): ignavi, non battezzati Il secondo peccato più grave è il peccato di gola. In
cerchio secondo: lussuriosi una economia di autoconsumo o quasi chi mangia
cerchio terzo: golosi di più toglie agli altri il già poco di cui potevano
cerchio quarto: avari e prodighi disporre: gli affamati possono protestare con vigore
cerchio quinto: iracondi e accidiosi e dare luogo a conflitti sociali. In alternativa muo-
cerchio sesto: eretici iono di fame, arricchiscono con la loro presenza il
primo girone: omicidi e predoni paradiso, ma sottraggono due braccia utili al con-
secondo girone, violenti: suicidi e scialacquatori sorzio civile. Questo peccato acquista una gravità
cerchio settimo maggiore con gli avari, che danneggiano perciò il
terzo girone, violenti: bestemmiatori, sodomiti, u- prossimo, e i prodighi o gli scialacquatori, che
surai danneggiano in tal modo se stessi.
cerchio ottavo Gli iracondi e gli accidiosi sono peccatori comple-
prima bolgia: ruffiani e seduttori mentari, ma per Dante una buca e un dosso non si
seconda bolgia: adulatori pareggiano. I primi con la loro ira incontrollata
terza bolgia: simoniaci producono conflitti e tensioni sociali. I secondi,
quarta bolgia: indovini presi da abulia, non si impegnano per se stessi e
quinta bolgia: barattieri per la società nemmeno il minimo indispensabile.
sesta bolgia: ipocriti Poi seguono gli assassini e i predoni, tutti termini
settima bolgia: ladri tecnici, con cui i medioevali indicavano specifici
ottava bolgia: consiglieri fraudolenti crimini sociali.
nona bolgia: seminatori di discordie Quindi seguono gli infiniti colpevoli del cerchio
decima bolgia: falsari VIII, dai simoniaci ai barattieri, dai ladri ai fraudo-
cerchio nono lenti, dai seminatori di discordie ai falsari. Le città
prima zona, Caina: traditori dei parenti del tempo erano pieni di questi criminali, perché la
seconda zona, Antenora: traditori della patria sopravvivenza era dura e incerta; e il potere politico
terza zona, Tolomea: traditori degli ospiti doveva difendersi.
quarta zona, Giudecca: traditori dei benefattori Infine nelle zone più basse dell’inferno sono puniti
i traditori, le numerose tipologie di traditori: dei
Lucifero al centro della terra e dell’universo puni- parenti, della patria, degli ospiti e dei benefattori.
sce i traditori più gravi: Giuda, traditore di Gesù Con il loro comportamento essi hanno minato i
Cristo, cioè della Chiesa che discende da lui; Bruto presupposti su cui si fonda ogni società.
e Cassio, traditori dell’Impero. Lucifero punisce coloro che simbolicamente hanno
Il peccato più grave è costituito dal tradimento, che commesso i peccati di tradimento più gravi. Egli ha
mina alle radici la fiducia nei propri simili e mina tre teste: nella bocca centrale mastica Giuda Isca-

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riota, traditore di Cristo, da cui deriva la Chiesa; contorte. Insomma occorreva inventare l’altro mon-
nelle due bocche laterali punisce Bruto e Cassio, do, il premio e il castigo, l’inferno e il paradiso. Ed
traditori dell’Impero, poiché hanno ucciso Cesare, anche escludere coloro che non erano in regola
che per Dante e il Medio Evo è il fondatore (non battezzati e ignavi, comprese figure di tutto
dell’Impero, quella istituzione umana voluta da Di- rispetto come gli spiriti magni). Per prudenza e per
o, per dare pace e giustizia alla società, cioè per un maggiore coinvolgimento dei concorrenti si po-
permettere all’uomo di conseguire la felicità terre- teva inventare un recupero in itinere, cioè il purga-
na. torio, una invenzione originale del Medio Evo.
Le anime dell’inferno come del purgatorio sono Un grande dispendio di energie, indubbiamente.
punite in base alla legge del contrappasso, più evi- Ma ciò non pesa quando il tempo abbonda. E le
dente nel purgatorio. Alcuni esempi chiariscono di emozioni che si ottengono sono indicibili e insupe-
che si tratta: chi è superbo è costretto a tenere il ca- rabili. Che le cose stiano così è mostrato da un te-
po chino da una pietra che ha sul collo; chi è invi- sto che appare qualche decennio dopo, Lo specchio
dioso ha gli occhi cuciti con il filo di ferro ecc. di vera penitenza di Jacopo Passavanti (1302ca-
All’inferno, come ci si aspetta e come intende la 1357), il più grande predicatore del Trecento e for-
cultura popolare, i dannati sono colpiti in particolar se di tutti i tempi, o dai Fioretti di san Francesco
modo con il fuoco e con il gelo. Gli eretici sono (fine Trecento), due opere che a piene mani prati-
richiusi in tombe ardenti (If X); i simoniaci hanno cano il tiro dell’arco e usano la strategia del doppio
fiamme di fuoco che scorrono sui loro piedi (If bersaglio.
XIX); i fraudolenti sono racchiusi dentro una fiam-
ma ardente (If XXVI-XXVII). 4. L’ordinamento morale del purgatorio
Ma la cosa più interessante dell’inferno è forse
un’altra: il gran numero di papi simoniaci piantati L’ordinamento morale del purgatorio è esposto in
nella roccia (If XIX). In queste condanne all’in- Pg XVII. Esso riproduce l’ordinamento dell’infer-
ferno è certamente l’animo astioso e vendicativo no, ma semplificato e rovesciato. Si presenta in
del guelfo bianco, che è stato cacciato in esilio. Ma questo modo:
è preferibile pensare che ci sia il grande scrittore
che, per raggiungere meglio i suoi fini, inventa con- antipurgatorio: scomunicati, pigri, morti di morte
tinuamente situazioni capaci di imprimersi indele- violenta, valletta dei principi
bilmente nella memoria del lettore. Egli deve esse- prima cornice: superbi
re imprevedibile, deve colpire, deve fare spettaco- seconda cornice: invidiosi
lo. Se riesce in questo compito, ottiene la fama ter- terza cornice: iracondi
rena e soprattutto porta a termine la missione che quarta cornice: accidiosi
Dio gli ha affidato o che lui stesso con un po’ di quinta cornice: avari e prodighi
superbia e di presunzione si è affidato (Pd XVII). sesta cornice: golosi
Il lettore è più che soddisfatto della prima ipotesi: settima cornice: lussuriosi
la lettura della Divina commedia gli permette di en- paradiso terrestre
trare nel mondo più complesso che mai scrittore sia
stato capace di concepire. Insomma il primo peccato punito nell’inferno, la
lussuria, diventa l’ultimo peccato punito nel purga-
Dante è preciso anche nei particolari. Le anime dei torio. Resta ben visibile però il fatto che i peccati
primi due regni hanno un corpo apparente con cui sono ridotti in gran misura. Ciò avviene sia per un
soffrono le pene. È il corpo umbratile. L’origine motivo di tecnica narrativa (parlare sempre di pec-
del corpo umbratile è spiegata, insieme con l’origi- cati, colpe e pene avrebbe annoiato), sia perché nel
ne dell’anima, in Pg XXV. purgatorio il peccato perde di importanza (le anime
stanno espiando per raggiungere il cielo), sia per-
A questo punto ci si può chiedere legittimamente: ché le anime e il poeta si stanno staccando dalla ter-
perché il Medio Evo e la Chiesa parlano tanto ra e dai problemi terreni e stanno procedendo nel
dell’al di là, quando pensano soltanto all’al di qua? loro itinerarium mentis in Deum. Insomma il poeta
La domanda si può spiegare con un esempio: i me- doveva insistere più sull’espiazione che sul pecca-
dioevali erano esperti nel tiro all’arco ed anche to: il peccato aveva ormai perso di importanza. Nel
l’ultimo arciere sapeva che spesso, per fare centro, paradiso terrestre egli compie una immersione puri-
non bisognava mirare al bersaglio, ma a qualco- ficale in due fiumi, il Letè e l’Eunoè. Nel primo
s’altro. Il vento, che spirava, avrebbe riportato la dimentica i peccati commessi. Nel secondo ricorda
freccia sulla giusta direzione. le buone azioni compiute. Anch’egli, come le ani-
Indicare direttamente come ci si doveva comporta- me, deve purificarsi.
re non sarebbe stato efficace. Non c’era abbastanza
scena, non c’era abbastanza motivazione. Occorre-
va fare le cose più in grande, più complicate e più

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Questo è l’ordinamento tecnico vero e proprio. Es- ninfomane (Cunizza da Romano), una prostituta (la
so però è giustificato dalla teoria dell’amore, espo- cananea Raab) e un vescovo sanguinario (Folchetto
sta in Pg XVII. da Marsiglia) (Pd IX). È proprio vero che i disegni
Oltre a ciò il poeta insiste sull’importanza delle di Dio sono incomprensibili per l’uomo!
preghiere dei vivi per le anime purganti e sulla mi- Alla fine del viaggio in paradiso il poeta ha la tanto
sericordia infinita di Dio, che è disponibile fino attesa e meritata visione beatifica di Dio. Erano sta-
all’ultimo istante di vita del peccatore. ti sette giorni veramente faticosi e sudati, prima an-
dando dalla selva oscura verso il centro della terra,
Si possono notare alcuni particolari. Nell’inferno le dove Lucifero masticava tre dannati, poi salendo
anime non indugiano quando giungono sull’Ache- dalla spiaggia del purgatorio al paradiso terrestre,
ronte: desiderano passare il fiume, perché sono quindi volando dal cielo della Luna alla sede dei
spinte dalla giustizia divina. Nel purgatorio invece beati.
le anime sono costrette ad aspettare il momento
dell’espiazione vera e propria. L’attesa avviene 6. Etica e politica in Dante e dopo il Me-
prima alla foce del Tevere, poi nell’antipurgatorio. dio Evo
In ambedue i casi le anime hanno un corpo, capace
di soffrire le pene volute dalla giustizia divina. Nel Le tesi di Dante e, più in generale, le tesi medioe-
paradiso invece la situazione è diversa: le anime vali sull’etica si possono così riassumere:
sono puri spiriti, cioè sono privi del corpo umbrati- • la valutazione etica delle azioni è articolatissima
le, siedono al cospetto di Dio, e non fanno antica- e sistematica e si estende a tutte le azioni umane e a
mera. tutti gli uomini, senza nessuna distinzione e senza
nessun privilegio, né per papi né per principi;
5. L’ordinamento morale del paradiso • la valutazione etica delle azioni è una valutazio-
ne terrena e sociale, che in più ha l’avallo (o la mi-
L’ordinamento morale del paradiso è esposto in Pd naccia) di sanzioni ultraterrene (il castigo all’infer-
IV. Esso non ha alcun collegamento né con l’infer- no o il premio in paradiso, con l’esclusione impla-
no né con il purgatorio: la colpa e l’eventuale pena cabile dei non battezzati e l’invenzione del purgato-
sono ormai del tutto scomparse e dimenticate, e le rio per recuperare le anime pentite all’ultimo minu-
anime possono godere del bene supremo, la con- to);
templazione di Dio. Si presenta in questo modo: • anche i peccati apparentemente religiosi (eretici
e bestemmiatori) sono peccati sociali, poiché chi
Cielo della Luna: spiriti inadempienti dei voti non rispetta Dio non rispetta nemmeno le istituzio-
Cielo di Mercurio: spiriti attivi ni umane, perciò non sono mai contemplati peccati
Cielo di Venere: spiriti amanti unicamente religiosi;
Cielo del Sole: spiriti sapienti • le fonti dell’etica dantesca e medioevale sono
Cielo di Marte: spiriti combattenti per la fede l’Etica nicomachea di Aristotele nella rilettura che
Cielo di Giove: principi giusti viene fatta da Tommaso d’Aquino tenendo presente
Cielo di Saturno: spiriti contemplanti la rivelazione cristiana, cioè la Bibbia e i Vangeli.
Stelle fisse: trionfo di Cristo e di Maria
Primo Mobile: i nove cori angelici Le tesi di Dante e più in generale le tesi medioevali
Empìreo: Dio, uno e trino sui rapporti tra etica e politica si possono così rias-
sumere:
Le anime sono dislocate nei vari cieli (ma soltanto • non esiste la politica come sapere o disciplina o
per incontrare il poeta) e presentano le caratteristi- ambito autonomo, poiché l’etica abbraccia tutti gli
che positive che le hanno fatte andare in paradiso. ambiti del comportamento umano, sia pubblico sia
Le caratteristiche che le distinguono sono ridotte al privato, e non concede eccezioni e privilegi né a
minimo, perché tutte partecipano alla gloria e alla principi né a papi;
visione mistica di Dio. Il peccato non può più esse- • esiste un ambito riservato alla politica, ma con-
re presente: è stato interamente rimosso. temporaneamente esiste un ambito riservato alla re-
Insomma il paradiso è e deve essere la faccia posi- ligione o, meglio, esiste una teoria che raccorda
tiva dell’inferno: qui si insiste sulle colpe e sulle l’ambito politico terreno e l’ambito religioso ultra-
pene. Lì si insiste sugli aspetti positivi delle anime, terreno.
che sono quelli che le hanno fatte andare in cielo e
nello stesso tempo quelli che il credente terreno Insomma esiste l’Impero ed esiste la Chiesa, poiché
può prendere come esempio di vita e via di salvez- a causa del peccato originale l’uomo ha la volontà
za. lesa, incapace di raggiungere i fini prestabilii da
Dio per lui. Egli ha assolutamente bisogno di aiuto.
Ma la cosa più interessante è forse un’altra: il gran Ed esso gli arriva. Grazie alle due guide, l’Impero e
numero di spiriti per male nel cielo di Venere: una

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la Chiesa, egli può conseguire i due fini, la felicità quando si trova in una situazione di stallo e non sa
terrena e la beatitudine ultraterrena. che pesci pigliare. Consigli davvero portentosi.
C’è anche il suggerimento di non derubare i sudditi
A questo punto non serve presentare le analisi poli- e di non violentarne le donne, poiché si dimentica
tiche che Dante fa altrove, ad esempio nei canti VI prima la morte del padre, che la perdita del patri-
delle tre cantiche (dove esamina la situazione poli- monio.
tica di Firenze, dell’Italia e la storia provvidenziale Non c’è altro...
dell’Impero). Non serve neanche citare gli altri can- Queste poche regolette superficiali e criminali co-
ti dove parla ancora di politica ed elabora ancora stituiscono la grande svolta del pensiero moderno,
concezioni politiche, ad esempio il canto L o Pg che è riuscito con un enorme dispendio di energie
XVI, dove per bocca di Marco Lombardo si lamen- teoretiche a separare politica da morale. Il pensiero
ta che le leggi ci sono ma che non sono applicate; moderno è nato debole e resterà debole. Nei secoli
e dove soprattutto enuncia la sua concezione dei successivi il pensiero laico ha deificato questo se-
rapporti tra potere politico e potere religioso nella gretario che girava l’Europa a spese del suo datore
teoria dei «due soli» (vv. 106-114). L’argomento di lavoro, quel Pier Soderini che egli considerava
riguarda un settore specifico e particolare, e non ha un povero di spirito e che perciò disprezzava.
nulla del carattere generale dell’etica, perciò va Vale la pena di notare che la formulazione del pro-
trattato altrove. blema e le tesi attribuite al pensiero medioevale
provengono da parte in causa e da parte interessata.
È possibile quindi passare al problema che sorge Perciò non sono assolutamente attendibili né accet-
agli inizi dell’età moderna e che riguarda i rapporti tabili. Se si vuole fare seria ricerca storica e non
tra politica ed etica. semplice apologetica laica, si deve andare onesta-
Deve essere chiaro che il problema riguarda l’età mente a vedere che cosa ha detto il Medio Evo e
moderna e che il Medio Evo non c’entra affatto, che cosa ha detto Machiavelli. E anche che cosa si
anche se viene coinvolto. Deve essere chiaro anco- è dimenticato o ha tralasciato di dire (nel Principe
ra che la formulazione è quella data dai nuovi pen- le leggi sono strumento per dominare i sudditi, non
satori, quindi da una parte interessata, e che è riferi- strumento per difendere la parte debole della socie-
ta con il beneficio dell’inventario al Medio Evo. tà o per mediare gli interessi contrastanti).

Il problema dei rapporti tra politica ed etica viene E non occorre molto per capire che dietro la nozio-
presentato da Niccolò Machiavelli (1479-1527) in ne di bene dello Stato sta la nozione tradizionale di
un breve testo intitolato Principe (1512-13) e for- bene comune, di tradizione tomistica e aristotelica,
mulato in questi termini: il Medio Evo sottopone la anche se stravolta. Il bene comune non è più il bene
politica all’etica; si deve però separare l’ambito dei cittadini o dei sudditi, ma è solamente il bene
della politica dall’ambito dell’etica. E si deve ri- del principe nuovo, un arrampicatore sociale che
formulare il problema in questi termini: la politica non ha cultura né famiglia né tradizioni consolidate
ha le sue leggi, l’etica ha le sue; e l’uomo politico, alle spalle e che ha conquistato il potere con la vio-
se non vuole rovinare se stesso e lo Stato, deve ap- lenza bruta e con la violenza bruta è inevitabilmen-
plicare le leggi della politica e non quelle dell’etica. te costretto a mantenerlo.
Ad esempio l’etica vieta di uccidere; ma l’uomo
politico, il principe, se si trova nella necessità di Poiché del Medio Evo e di Dante si è parlato, con-
uccidere per il bene dello Stato, deve essere dispo- viene seguire la grande rivoluzione introdotta dal
sto e capace di uccidere. segretario fiorentino e vedere che cosa sta dietro a
Dopo aver parlato per quattordici capitoli di eserci- tale formulazione del problema. Vi sta una pura e
ti e di armi, di cui non capiva niente, Machiavelli semplice lotta per il potere. Nel Medio Evo vi era-
propone una concezione pessimistica dell’uomo no state violentissime lotte tra Papato e Impero, ma
(cap. XV) e alcuni consigli empirici che avrebbe esse avvenivano all’interno di valori condivisi.
imparato nei suoi viaggi in Europa come segretario Questi valori insomma erano al di sopra dell’Impe-
della seconda cancelleria della repubblica fiorenti- ro e ugualmente al di sopra della Chiesa.
na (capp. XVI-XXIV). Bontà sua e gratis, si preoc- Nell’epoca moderna avviene la rottura di tale uni-
cupa anche di fornire al lettore, il principe Lorenzi- versalità e di tale identità di valori: lo Stato o, me-
no de’ Medici, una teoria della fortuna (cap. XXV). glio, gli Stati vogliono sottrarsi ai limiti imposti da
Le leggi della politica si possono riassumere in due questi valori e vogliono sottrarsi anche al potere o
righe (la capacità di sintesi è sempre un vantaggio): alle interferenze o alla minaccia che il potere eccle-
se è necessario per la difesa e il rafforzamento del- siastico o, più in generale, il potere tradizionale
lo Stato, il principe non deve mantenere la parola (imperiale e/o locale) costituiva per loro. Insomma
data, deve simulare e dissimulare, esser volpe e le- non c’è più Dio (nell’altro mondo), poiché lo Stato
one, farsi amare e rispettare o, se non ne è capace, è divenuto Dio (in questo mondo).
farsi temere, deve usare la sua virtù, cioè l’impeto

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A questo punto è necessario fare riferimento alle glia ingannare o che gli si voglia spillare qualche
concezioni di Jean Bodin (1530-1596), di Thomas favore. In effetti, facendo il voltagabbana, il segre-
Hobbes (1588-1679), ma anche dei monarcomachi tario pensava di passare indenne dal vecchio al
(secc. XVI-XVII). nuovo potere politico. Cosa che non è. Impiega
Bodin, un giurista francese, si riallaccia a Tomma- dieci anni ad entrare nelle grazie dei Medici e, pa-
so e afferma l’esistenza di un diritto di natura, che radosso della sorte, vi è appena entrato, che nel
precede le leggi positive dello Stato e che perciò 1527 ritornano al potere i vecchi amici, che com-
deve costituire il punto di riferimento per le leggi prensibilmente non lo vogliono più vedere. Ha la
positive, e lo strumento di difesa, a cui richiamarsi, fortuna o l’intelligenza di morire (forse di crepa-
per coloro che si ritengono danneggiati dalle leggi cuore) subito dopo.
positive. Egli non capisce che il principe poteva pensare che
Hobbes, un filosofo inglese, è costretto ad attribui- come aveva fatto il voltagabbana e abbandonando
re allo Stato o, meglio, al monarca poteri assoluti gli amici, così in futuro poteva fare e rifare la stessa
(ma anche grande libertà alla sfera privata), per e- cosa con lui. I voltagabbana debbono essere parti-
liminare i conflitti armati tra le varie fazioni sociali, colarmente abili o corrono il rischio di essere e-
che erano causa di disordini sociali e di faide infi- marginati da una parte contendente come dall’altra.
nite. I rapporti tra sudditi e sovrano sono però con- Eppure il segretario fiorentino è anche un ingenuo:
trattuali: i sudditi con il patto di sottomissione alie- crede fermamente di avere aperto una nuova era
nano al sovrano il loro potere individuale in cam- alla scienza politica scrivendo l’operetta del 1512-
bio della salvaguardia della vita e della proprietà. 13. è una illusione, fatta propria dagli storici e dal
I monarcomachi sono pensatori cattolici e soprat- pensiero laico e anticlericale successivo.
tutto protestanti che sostengono la tesi che il popo- Tuttavia non si accontenta dei risultati acquisiti e
lo deve insorgere quando i sovrani non permettono continua a pensare. Condensa le nuove riflessioni
la libertà religiosa. Grosso modo si schierano con il non in un’opera politica, ma in una commedia, la
popolo e per la democrazia, anziché con il governo. Mandragola (1518). In essa scopre che anche l’uo-
L’idea e il coraggio è grande: il popolo può decide- mo comune può applicare le regole che egli ha
re quel che vuol e quando vuole. suggerito al principe; e che la loro applicazione
porta alla distruzione dei valori su cui si regge la
Machiavelli non fa scienza politica, fa ideologia: si società. Insomma è assurdo pensare di rafforzare lo
schiera con il potere statale contro il potere spiri- Stato con consigli cinici se contemporaneamente si
tuale (che è anche potere politico ed economico). demoliscono i valori che rendono compatto il tes-
Non lo fa in modo consapevole (è soltanto un se- suto sociale. E, e converso, come si può pensare
gretario), ma percepisce la nuova atmosfera (le in- che nelle mani del principe siano positivi e costrut-
vasioni dell’Italia). Egli si schiera con lo Stato. Che tivi quegli strumenti che, applicati, in ambito priva-
faccia bene o che faccia male è una cosa seconda- to, hanno dimostrato di causare soltanto guai? Il
ria. Quel che conta è che egli si schiera con un po- ragionamento non va mai dove vogliamo farlo an-
tere, che ritiene giusto, contro un altro potere, che dare noi, va sempre dove vuole andare lui. Non se-
non accetta. In nome e a difesa di questo potere e- gue mai i nostri desideri, segue la sua necessità in-
gli interpreta capziosamente i rapporti medioevali terna.
tra etica e politica; e distorce le idee dell’avversa- La Mandragola dispiega il vero pensiero politico
rio. Niente di nuovo sotto il sole: i nemici si com- dell’autore, che ora non ha limiti da rispettare né
battono anche al livello teorico e ideologico, pre- committenti da soddisfare. Il Principe era invece
sentandone le idee in modo stravolto e distorto o un’operetta ad benevolentiam capiendam. E so-
anche ricorrendo alla calunnia. Per vincere è dispo- prattutto per chiedere un posto di lavoro (e uno sti-
sto a perdere un enorme patrimonio teorico e prati- pendio). Ma i lettori che si definiscono lettori criti-
co: l’analisi e la valutazione minuziosa, respon- ci del segretario fiorentino non lo hanno mai capito
sabile e intelligente del comportamento sociale. e non potranno mai capirlo.
Ma la sua irresponsabilità è pari alla sua stupidità e
alla sua ingenuità. Presenta al principe – si tratta di Il pensiero politico di Machiavelli non può quindi
Lorenzino de’ Medici – il suo libretto pensando di essere avulso dalle sue vicende personali. Ciò si ri-
essere accolto a braccia aperte, poiché rivelava al torce pesantemente contro le novità teoriche che
principe i segreti del potere. Il fatto è che il princi- avanzerebbe.
pe li conosceva già, ed egli non se n’era accorto. E Conviene invece fare riferimento a due opere, che
soprattutto il principe aveva colto una contraddi- trattano di politica. Una è il De regimine principum
zione, di cui egli non si era ugualmente accorto. Ma (1266) di Tommaso d’Aquino; l’altra è Della ra-
come si fa ad andare a dire a un principe che gli si gion di Stato (1589) di Giovanni Botero (1544-
vuole insegnare l’arte di uccidere e di ingannare e 1617).
pretendere che il principe ci creda? È più ragione-
vole immaginare che il principe pensi che lo si vo-

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Tommaso, che era di famiglia nobile, scrive l’opera
su richiesta di una nobile romana. Dice che il prin- I canti della ragione e della fede
cipe si deve preoccuparsi del bene comune, cioè
del bene di tutti, deve essere moderato nelle tasse,
deve introdurre pochi cambiamenti e lentamente, 1. I limiti della ragione umana e la ne-
perché essi mettono in ansia la popolazione. Insiste cessità della fede
su due punti: gli individui che danneggiano la so-
cietà vanno eliminati; lo Stato non va rivoluzionato, Nel mondo classico gli intellettuali erano filosofi e
va reso sempre più perfetto e funzionante. Tutte facevano filosofia, cioè cercavano la sapienza. Ma
cose dettate dal buon senso e normalmente disatte- Platone si interessava anche di politica, di teoria
se. della conoscenza e di mitologia, e Aristotele si inte-
ressava anche di scienza o, meglio, delle varie
Se si deve attribuire a qualcuno il merito di avere scienze. La religione era lasciata al popolino igno-
trattato in modo autonomo la politica, questi non è rante, che amava frequentare i templi e gli oracoli
certamente Machiavelli, ma Botero, un gesuita che di Olimpia e di Delfi o abbandonarsi ai baccanali.
dedica alla politica le sue attenzioni e la sua profes- La filosofia e la scienza andavano per i fatti loro, la
sionalità. Nell’opera, che ha un nomen che è un religione per i fatti suoi. Nessun litigio e nessun
omen, egli mostra quanta libertà di azione e di vio- problema di rapporti. I preti o i poeti si dedicavano
lenza ha un principe grazie alla ragion di Stato, ad arricchire sempre più il patrimonio mitologico,
cioè alla giustificazione che una certa azione fa gli con una particolare predilezione alle storie in cui
interessi dello Stato. L’inganno è evidente: sotto gli dei, soprattutto Zeus (gli altri fratelli quasi nien-
questa formuletta dal suono temibile il principe può te), facevano i porconi. Una volta Vulcano, che era
contrabbandare tutto quello che vuole, basta che zoppo e stacanovista del martello, coglie in flagran-
affermi che lo fa non per interesse suo personale, te Afrodite, sua moglie, e Ares, cioè Marte, il bel-
ma per gli interessi superiori dello Stato. Chi sia lo limbusto celeste, li cattura con una rete indistrutti-
Stato poi non è necessario dire né spiegare: intellet- bile e, per svergognarli, li mostra per un mese a tut-
tuali, cortigiani e servitori avrebbero sempre plau- ti gli dei del cielo. Che per poco non morirono
dito le decisioni del loro datore di lavoro. Anzi nel d’invidia!
Cinquecento e nel Seicento infiniti cortigiani pro- I romani non badavano a queste quisquilie: erano
ponevano al principe di sporcarsi loro le mani di impegnati a costruire strade e acquedotti, a parlare
sangue in vece sua. nel foro e a godersi gli spettacoli nel circo. Non e-
Quest’opera è ponderosa, minuziosa e articolata rano filosofi né scienziati né artisti: avevano gli
come dev’essere un trattato esaustivo. Essa e sol- schiavi che vi provvedevano. Uno di essi, un avvo-
tanto essa costituisce il vero manuale che un prin- cato maneggione, detto Cicerone, ebbe a dire che
cipe doveva studiare e meditare per apprendere non esiste alcuna corbelleria che non sia già stata
l’arte di governo. In confronto ad essa il Principe detta da qualche filosofo. Erano religiosi soltanto
di Machiavelli è l’operetta di un dilettante pieno di formalmente e pretendevano che i vari culti non li-
boria e di presunzione. Ma curiosamente presso i tigassero tra loro e non provocassero disordini pub-
posteri il segretario fiorentino ha sempre avuto, in- blici. Paradosso della sorte, è il poeta latino P. Ovi-
giustamente, una fama maggiore del gesuita torine- dio Nasone (43 a.C.-17 d.C.) che raccoglie o in-
se, perché laico e perché poteva diventare un santo venta o rielabora i miti greci nei 15 libri delle Me-
laico, da usare contro la Chiesa. tamorfosi. Dante e tutto il Medio Evo ne sono let-
tori accaniti.
Il pensiero laico è sfortunato e disgraziato, perché Le cose cambiano quando arriva il Cristianesimo,
non ha mai avuto l’idea di fare qualcosa di simile a che parte come una religione e poi si sforza per tra-
quello che ha fatto Dante e la Chiesa con le azioni sformarla in filosofia. Gli intellettuali cristiani leg-
antisociali. gono il Vangelo e vi trovano anche ciò che non c’è:
Ma esso è sfortunato e disgraziato anche in questo: i dogmi. Ogni tanto litigano tra di loro e deve in-
non può nemmeno vantarsi di aver prodotto lui il tervenire la forza pubblica per sedare le controver-
primo manuale di scienza politica moderna. sie. Per non litigare, prendono l’abitudine di riunir-
si nei concili, che servono a conciliare gli animi e
soprattutto le tesi contrapposte. Quante nature ha
Gesù Cristo? Una o due? Una, direste voi. No, due:
quella umana e quella divina (o viceversa). Siete
eretici! Al rogo! In tal modo si forma la dottrina
retta (o ortodossia), accanto alla quale o in attesa
che sia scelta la soluzione giusta c’è un via vai di
altre opinioni. Alcune di queste sono dichiarate in-

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compatibili con la vera fede, così sono dette eresie, e moderni giunsero a parlare di teologia negativa:
cioè scelte. di Dio si può parlare non in positivo - dire che
Gli apostoli pensano subito di esprimersi in greco, cos’è -, ma in negativo - dire che cosa non è -, per-
l’inglese del tempo. Poi si trasferiscono a Roma e ché Egli è al di là delle capacità espressive del lin-
iniziano a parlare in latino. E il latino resta la lingua guaggio umano e delle capacità intellettive della
ufficiale della Chiesa sino al Concilio Vaticano II ragione.
(1963-65). L’importante è esser fedeli a se stessi. Così anche la Chiesa cattolica, diretta discendente
Come e perché si giunse a interpretare la religione dei leviti, divise il popolo in due parti: gli eccle-
in senso dogmatico è un mistero. Forse i cristiani si siastici (i chiamati da Dio), esseri superiori, diret-
sentivano zoticoni e creduloni come il popolino tamente in contatto con la divinità; e i laici (tradu-
davanti agli splendidi sistemi filosofici di Platone zione letterale, la plebaglia, i pezzenti) o profani
Aristotele cinici megarici epicurei stoici ecc. e (quelli che si mettevano davanti all’altare dove era
quindi hanno preteso che Dio abbia infilato verità il sacerdote) o fedeli (quelli che credevano soltanto
di fede nella Bibbia e nei Vangeli. In tal modo e non pensavano). Il popolo con i diritti politici, il
giungono a parlare di Rivelazione: la prima inter- démos, non era considerato. La Chiesa preferiva in-
pretazione è che Dio si è rivelato all’uomo (la teo- vece la gerarchia, il governo degli anziani, o dei
fania); la seconda è che Dio abbia voluto rivelare le preti, dei presbìteri, cioè dei vecchi, o dei vescovi,
verità di fede all’uomo. degli epìscopoi, dei supervisori. Saggia decisione:
Gli ebrei non ci avevano mai pensato e continuava- l’esperienza e la saggezza è nei vecchi.
no: I dogmi, le verità rivelate, divennero il contenuto
1. a farsi portare in esilio dai popoli vicini e a so- della fede, una parola romana che aveva un senso
stenere che è una punizione divina per i loro pecca- debole e generico (fiducia che quel che ci viene
ti detto è abbastanza vero e comunque si può control-
2. ad aspettare la venuta del Messia (lo fanno ancor lare) e che acquista un senso forte (fede senza di-
oggi) mostrazione nelle verità di fede individuate dai teo-
3. ad auspicare un Dio guerrafondaio, che ammaz- logi).
zasse più palestinesi e più confinanti che poteva Dio dunque ha rivelato le verità di fede. Per andare
4. a considerare se stessi e soltanto se stessi il po- sul sicuro si è però preoccupato di ispirare gli scrit-
polo eletto, tutti gli altri erano esseri inferiori tori sacri, affinché non sbagliassero e non confon-
5. a dedicarsi tutti, come status symbol etico ed et- dessero un dogma per un altro. I conti non sempre
nico, alla pratica dell’usura tornavano e servivano aggiustatine ad hoc: Dio nel-
6. dulce in fundo, a tagliarsi il prepuzio per fare la Bibbia è descritto con mani e piedi (impossibile
piacere a Dio. che li abbia) e con delle sfuriate tremende (queste
sì erano vere, bastava vedere il diluvio!). E così si
Un altro mistero è: che se ne faceva l’uomo di que- tira fuori la storiella che nella Bibbia ci sono verità
ste verità di fede? Dio era forse così vanitoso da di scienza sbagliate mescolate a verità di fede sem-
pretendere che l’uomo, che aveva grossi problemi pre vere. La scienza è storica e cambia. E lo scrit-
per mangiare, bere e dormire, si occupasse di Lui? tore sacro ha usato la scienza che conosceva, la
Quando ci si infila in una direzione sbagliata, in- scienza del suo tempo. Dio non gli ha ispirato la
cominciano a fioccare domande assurde una più scienza moderna.
dell’altra. E, comunque, per ridurre al minimo il di- Da tutta questa situazione complicata segue il sug-
sordine pubblico e gli interventi dei soldati romani, gerimento che i teologi stiano moltissimo attenti
i preti e i vescovi cristiani arrogano a sé il diritto di quando fanno il loro lavoro. La possibilità di pren-
leggere e interpretare Bibbia e Vangelo. O meglio dere lucciole per lanterne è enorme: Dio è alle spal-
lo relegano a una ridotta classe all’interno della le ed ispira lo scrittore sacro (e soltanto quando
classe ecclesiastica, quella dei teologi di professio- parla di verità di fede), ma non è alle spalle dei teo-
ne. Il semplice fedele deve ascoltare e tacere. Come logi. È di nuovo alle spalle però dei concili, capeg-
le donne. Nel mondo ebraico i leviti, una delle 12 giati dal papa, che si riuniscono a proclamare i
tribù di Israele, avevano sempre avuto un ruolo e dogmi sceverati dai teologi.
una importanza determinante: essi e soltanto essi In tal modo la fede semplice del fedele analfabeta,
avevano il diritto di dare preti al popolo ebraico. che come povero di spirito si guadagna il regno dei
Potenza della specializzazione e della democrazia! cieli, diventa una fede con una serie di dogmi in-
Così i teologi si specializzano a parlare di Dio, a comprensibili da credere. Se non si credeva ai dog-
dire chi è, come è, che cosa ha fatto e con quali in- mi erano guai: si diventava eretici e si correva il ri-
tenzioni. Ogni tanto avevano dei dubbi e si ferma- schio (nel Medio Evo molto reale) di venire sco-
vano. E, comunque, la loro produttività non fu mai municati e/o ammazzati con la spada o con il rogo.
eccessiva: i dogmi finora proclamati sono poco più La fede perciò diventa teologia, cioè discorso ra-
di una decina, tutti (o quasi) raccolti nella Professio zionale su Dio. Per farla breve, neanche la fede ra-
fidei tridentinae (1563). Alcuni teologi medioevali zionale della teologia si dimostra sufficiente o sod-

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disfacente. Occorreva qualcosa di ulteriore, di più volante portava fin lì le anime dalla foce del Tevere
estremo: la fede mistica, la fede dei mistici, di nuo- dove, appena morte, si radunavano.
vo una bella fede istintiva irrazionale non motivata. Forse un teologo poteva andare da vivo a dare una
Qualcuno, come Tommaso d’Aquino (1225-1274), sbirciatina al purgatorio, ma ci volevano credenzia-
il teologo per eccellenza, preferiva la semplice fede li eccezionali, se in 5.000 anni dalla creazione
teologica o razionale. Qualcun altro si riallacciava a dell’uomo soltanto Enea, san Paolo e Dante vanno
sant’Agostino e pensava che Dio fosse nel cuore da vivi all’altro mondo.
dell’uomo e che tutto il resto fossero affermazioni L’aspetto più importante, che è sfuggito ai lettori
un po’ confuse. Si sceglieva l’alternativa che si pre- critici del poeta, è che Ulisse ha dei guai quando
feriva. giunge in vista del purgatorio, non prima. Prima
Comunque sia, in Dante c’è la fede nei dogmi, che tutto andava bene, a parte il rischio che una qualsi-
è oggetto della teologia, ma la teologia non basta. asi banalissima tempesta affondasse per motivi tec-
Occorre qualcos’altro: la fede dei mistici, di san nici la nave. Il mondo disabitato si poteva esplorare
Bernardo. I mistici poi si erano sforzati anche di senza pericoli oltremondani, affrontando cioè i
elaborare un preciso itinerario della mente verso consueti pericoli terreni: giganti, sirene, sostanze
Dio. Ma non tutti ce la facevano a seguirlo. allucinogene, trasformazioni magiche ecc. Insom-
Così il pensiero cristiano poté affrontare di secolo ma nel mondo la ragione umana può dispiegarsi
in secolo i problemi dei rapporti tra Rivelazione, quanto le pare e piace, non ha limiti. A parte i peri-
fede, dogmi, ragione umana, misticismo, enuncia- coli, come nel caso di Icaro che si sfracella al suo-
zione dei dogmi individuati. Che fatica! lo. Ha limiti quando vuole andare oltre, in purgato-
rio, nell’al di là, a capire quel che vuole e quel che
2. Ulisse o «il folle volo» della ragione pensa il buon Dio in cielo in terra e in ogni luogo.
classica Qui la ragione umana diventa teologia e deve asso-
lutamente procedere a braccetto con la Rivelazione,
altrimenti annaspa e affoga.
In If XXVI Ulisse racconta a Dante dove andò a La tesi è più che ragionevole: uno strumento ha
morire: lascia l’isola di Circe, dimentica volontaria- funzioni specifiche, che si possono anche allargare,
mente il figlio, il vecchio padre e la moglie e punta ma non può affrontare tutte le situazioni. Un coltel-
la nave verso lo stretto di Gibilterra. Qui con un di- lo da cucina si può usare per sgrossare un ramo, ma
scorso appassionato persuade i suoi compagni a non si può usare come piccone in una miniera.
proseguire, per esplorare il mondo senza gente. I Il pensiero laico però la interpreta in modo errato in
compagni, accesi dall’entusiasmo, fanno dei remi un altro senso: la ragione è piccola, ha dei limiti
ali al «folle volo». Entrano nell’oceano Atlantico e assoluti ed invalicabili; e l’uomo è limitato
tengono sempre la sinistra. Dopo cinque mesi luna- dall’esterno, dalle pretese della religione e della
ri scorgono una montagna altissima. Sono contenti, teologia. I medioevali sono appunto medioevali e
ce l’hanno fatta. Ma ben presto la loro gioia si tra- mettono in primo piano la fede, la teologia, l’altro
sforma in pianto, perché da quella montagna sorge mondo; e fanno girare la vita terrena intorno alla
un turbine che affonda la nave vita ultraterrena.
La montagna è la montagna del purgatorio ed essi Una interpretazione tendenziosa e pro domo sua. Il
non possono accedervi, perché sono ancora vivi e fatto è che, quando si è ignoranti perché non si
soprattutto perché sono pagani, non hanno la fede vuole andare a vedere come stanno le cose e quan-
in Gesù Cristo. Dio, geloso dell’al di là, affonda do non si hanno argomenti contro l’avversario, si
senza tante la loro nave. passa all’offesa e alla calunnia.
I teologi facevano quello che fa ogni gruppo politi-
Dante concentra in un canto quel che Omero im- co e ogni confraternita di scienziati: dicono che le
piega 10 libri a dire. Egli poi evita il lieto fine: l’e- loro idee sono le migliori possibili e pregano i pro-
sploratore dell’ignoto muore con tutti i suoi compa- fani di non divagare in ambiti fuori della loro com-
gni proprio davanti ad una scoperta di eccezionale petenza. «Calzolaio - diceva Apelle al calzolaio che
valore scientifico e geografico: la precisa disloca- dalle scarpe era passato a criticare anche il resto -
zione terrestre del purgatorio. La discussione era fermati alle scarpe!» Discorsi - quelli dei teologi e
seria: dove erano l’inferno, il purgatorio, il paradi- quello di Apelle - assolutamente ragionevoli e con-
so, il paradiso terrestre? Non potevano essere sol- divisibili da tutti.
tanto in mente Dei, nella mente di Dio, ma anche in Insomma la ragione umana da sola non ce la fa ad
un preciso luogo della terra. Ma dove? Discussioni affrontare i problemi su Dio. Ha bisogno di aiuto:
e ipotesi a non finire. la Rivelazione. D’altra parte i discorsi dei filosofi
Ma Ulisse non vi può discendere, perché quello è su Dio facevano a pugni gli uni con gli altri. Non
l’altro mondo. Per giungervi si doveva essere tra- c’era una linea comune. Per alcuni Dio è la Natura
sportati dall’angelo nocchiero che con un vascello («Tutte le cose sono piene di dei»), per altri è l’ac-
qua, l’aria ecc. Per Platone è soltanto il demiurgo,

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che plasma le cose prendendo le idee dell’iperura- tato Casella cantare una canzone di Dante; è appar-
nio come modello. Per Aristotele è il Motore Im- so Catone, che ha rimproverato le anime, ed egli si
mobile immateriale che pensa se stesso e a se stes- è sentito ugualmente rimproverato.
so. Per Epicuro gli dei banchettano da sempre e per • Il secondo passo è una questione teologica: come
sempre sopra le nuvole e se ne infischiano, anzi possono le anime soffrire, se sono morte. Virgilio
provano schifo per l’umanità. Per gli stoici è il fato, risponde che Dio non vuole che l’uomo sappia co-
il destino, la Necessità, a cui non ci si può sottrarre. me ciò avviene: la ragione non può capire tutto, al-
Per il popolino ignorante e credulone sono i rac- trimenti non era necessario che Gesù Figlio venisse
conti mitologici. sulla terra a farsi crocifiggere, cioè per ristabilire la
Insomma un guazzabuglio di idee e di opinioni. seconda alleanza tra Dio e l’uomo, dopo che l’uo-
Con buon senso la Chiesa considera l’ambito della mo ha infranto stupidamente la prima.
teologia un’area off limits, riservata soltanto alla • Il terzo passo è l’incontro con il personaggio,
caccia personale dei teologi. Puro buon senso. Manfredi di Svevia. Si presenta lo stesso Manfredi:
Così basta evitare quest’area (Dio si era irritato con è morto combattendo, come dimostrano le ferite,
Adamo ed Eva che volevano sapere che cos’era il ed ha commesso peccati orribili, ma in fin di vita si
bene e il male), e tutto il resto può essere fatto og- è pentito. È sepolto sotto un mucchio di sassi. Ma il
getto di esplorazione. Anzi - e qui si giunge a una vescovo di Cosenza ne fa dissotterrare il corpo e
conseguenza veramente paradossale -, se il mondo trasportare fuori del regno di Napoli, a lume spen-
è stato creato da Dio e Dio è buono, anche il mon- to, perché era stata scomunicato. È giusto che egli
do è buono (semplice sillogismo in BARBARA). sconti trenta volte il tempo in cui è rimasto scomu-
Dunque possiamo e dobbiamo scatenare i talenti nicato. Ma è anche vero - aggiunge l’anima - che il
naturali di noi uomini, che Dio ha posto in noi, per vescovo ha dimenticato che Dio è misericordioso e
esplorare questa grande meraviglia, l’universo, che che perdona sempre al peccatore.
egli ci ha dato.
La fede in Dio e nell’esistenza di Dio dà fiducia al- Il discorso dei limiti della ragione viene ripreso da
l’uomo, che dispiega la sua ragione sulla terra e un altro punto di vista in Pg III: come le anime pos-
sulla natura. Entro i propri limiti, la ragione non sono soffrire. La risposta riguarda l’ambito teo-
può che operare bene. Dio ne è garante. E protegge logico, non quello della ragione naturale, perciò
l’uomo dalle stupidaggini che può combinare. può essere soltanto: non lo sappiamo né lo possia-
Il pensiero laico moderno (prima non esisteva), mo capire; altrimenti, se avessimo potuto sapere
presuntuoso e fiducioso sino alla tracotanza nelle tutto, era inutile che Gesù Cristo scendesse sulla
forze e nelle capacità della ragione, vagola di qua e terra e morisse per gli uomini. Questo è un banale e
di là, senza una meta, senza sapere se quel che fa è saggio suggerimento: cerchiamo di capire noi stessi
positivo o produrrà soltanto cocci. Non ha alcuna e il nostro mondo terreno, e non rompiamoci inu-
garanzia esterna che quel che fa non provochi dan- tilmente la testa per capire Dio e quello che ha nella
ni. testa. Non capiamo neanche quel che abbiamo noi
Così il Medio Evo ha potuto essere non l’Età di nella nostra testa...
Mezzo, come malignamente pensavano gli Umani- Dante, che ama dire una cosa e fare il contrario e
sti del Quattrocento, ma il periodo della storia uma- che non può mai stare zitto perché gli prude la lin-
na più creativo, in cui la ragione aveva totale e ra- gua, se ne infischia dei limiti che ha posto egli stes-
gionevole fiducia in se stessa. I limiti della ragione so alla ragione. Mostra le pene dei dannati e dei
vengono imposti dopo (la ragione strumentale degli purganti e... risolve anche il problema di come le
illuministi, che la finalizzano alla conquista del po- anime soffrano. Naturalmente non subito, altrimen-
tere politico). E l’abbandono del buon senso per un ti non ci sarebbe stata sorpresa. Lo fa in Pg XXV,
uso della ragione fuori dei suoi limiti naturali ha dove affronta due temi, uno speculare dell’altro:
provocato soltanto mostri. come si genera il corpo umano nel grembo materno
e come si forma il corpo ombra, il corpo umbratile
L’importante è parlare male dei propri avversari: nell’altro mondo, perché soltanto con il corpo um-
qualcosa resterà. bratile, un succedaneo del corpo fisico, le anime
possono provare il gusto o il disgusto di soffrire le
3. La sofferenza delle anime e i limiti pena che Dio, bontà infinita, ha voluto loro elargi-
della ragione umana re.
Ben inteso, chi va in paradiso appena morto è puro
spirito e resta puro spirito. Come tutti gli altri, dan-
In Pg III Dante prepara con un climax l’incontro nati e purganti, recupererà però dopo il giudizio u-
con il personaggio che occupa la seconda metà del niversale il suo corpo materiale.
canto. È tanto bello affrontare discussioni inutili! L’uomo
• Il primo passo è il rimorso di Virgilio per il bre- medioevale, che è incapace di sopravvivere nell’al
ve indugio che ha fatto: con le altre anime ha ascol- di qua ed aveva perennemente fame e freddo, si

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preoccupa di sapere come si soffre nell’al di là. Il ragione può fare. Poi chi vuole andare oltre e preci-
masochismo è un’idea innata della ragione umana. pitarsi nel misticismo faccia pure! Tommaso d’A-
Che i limiti della ragione riguardino soltanto l’am- quino suggerisce di no.
bito della teologia, che per superarli ricorre alla Ri- Soltanto ora il poeta può spostarsi dall’ambito dei
velazione, risulta anche dall’esempio fatto da Dan- rapporti tra ragione e fede all’ambito della fede.
te: matto è chi spera di capire come Dio possa esse- Ciò facendo, egli recupera le verità tradizionali cir-
re contemporaneamente uno e trino. ca la fede, verità elaborate dalla Chiesa fin dai pri-
Il poeta aveva esaminato la fama da più punti di mi anni della sua diffusione nel mondo romano. E
vista (terreno e ultraterreno; chi se ne infischia e chi saccheggia a piene mani san Paolo e Tommaso
la cerca). Per quanto riguarda i rapporti tra ragione d’Aquino. Ma, per non escludere nessuno, mette le
e fede fa altrettanto: prima parla dei limiti, cioè de- mani anche sui Vangeli apocrifi.
gli ambiti di competenza, della ragione (e della fe- Il canto è dottrinale, nel senso che espone la defini-
de), poi, in paradiso, parla della fede (o meglio del- zione e il contenuto della fede. Il poeta è ligio alle
la trilogia fede speranza carità). Si può ora vedere affermazioni accolte ufficialmente dalla Chiesa,
che cos’è la fede. perché vuole essere un buon cristiano e non dare
addito ad alcun sospetto di eresia. Questa sua orto-
4. Che cos’è la fede e qual è la sua giu- dossia era già stata precedentemente ribadita nei
stificazione canti che elogiano la vita e i valori dei due recenti
campioni della Chiesa: Francesco d’Assisi e Do-
menico di Calaruega (Pd XI e XII). D’altra parte
In Pd XIV Beatrice intercede per Dante presso i questo stesso canto fa parte di una trilogia dedicata
beati e presso san Pietro, affinché lo esamini nella alla fede, alla speranza e alla carità, le tre virtù teo-
fede. Lo spirito di san Pietro si avvicina a Dante logali che il credente, per essere veramente tale,
danzandogli intorno. Il santo chiede poi a Dante deve possedere. Le altre sono le virtù cardinali:
che cosa è la fede per un cristiano. Dante risponde prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
che la fede è sostanza (hypóstasis, tradotto con
substantia) e argomento (élenchos, tradotto con In questo canto il poeta fa consapevolmente teolo-
argumentum): «O padre (= san Pietro), come ci ha gia. O, meglio, poesia teologica. E la fa profon-
lasciato scritto la penna veritiera del tuo caro fratel- dendovi tutta l’organizzazione romana ed ecclesia-
lo (= san Paolo), che insieme con te mise Roma stica del sapere che ha raggiunto l’acme nel Medio
sulla retta via [della salvezza], la fede è la sostanza Evo e poi nel Concilio di Trento (1545-1563). Ba-
(= il fondamento) delle cose che speriamo e sti pensare alle sillogi, ai commenti, ai compendi,
l’argomento (= la prova) delle cose che non ap- ai sommari, alle riduzioni, alle enciclopedie che
paiono [ai nostri sensi]. Questa a me sembra la sua hanno caratterizzato la cultura filosofica, scientifica
essenza» (vv. 61-66). e teologica medioevale.
Il santo chiede poi chiarimenti: perché essa è so- Ci si potrebbe chiedere perché Dante sia ligio alle
stanza e argomento. E il poeta risponde. Quindi fa definizioni ecclesiastiche, quando mette papi all’in-
ancora altre domande: se il poeta ha la fede (rispo- ferno (If XIX) e prostitute in paradiso (Pd IX). Il
sta positiva), dove l’ha attinta (dalle Sacre scrittu- problema ha una risposta facile e significativa. Egli
re, ispirate dallo Spirito Santo) e quali prove dimo- è interessato non tanto ad andare d’accordo o a liti-
strano che la sua fede è vera (i miracoli fatti dagli gare con i singoli individui, laici o papi che siano.
apostoli di cui si parla nei Vangeli). Ad ogni do- È interessato al fatto che si costruisca un sapere
manda il poeta risponde correttamente. Così alla chiaro, unitario, compatto, rigoroso, nel quale i
fine dell’esame il santo si congratula con lui. Come credenti si riconoscano. La Chiesa era stata su que-
buon cristiano, promosso! ste stesse posizioni ed aveva cercato di costruire
tale sapere. E in nome di tale unità stermina gli ere-
Lo stesso poeta dice qual è la fonte della definizio- tici. Tutti gli uomini devono riconoscersi nella stes-
ne: san Paolo (Ebr. 11, 1). Egli lo cita parola per sa cultura e nella stessa dottrina. E la società deve
parola. essere «una d’arme, di lingua, d’altare, Di memo-
Finora il poeta ha fatto un lavoro preventivo: ha rie, di sangue di cor» (A. Manzoni, Marzo 1821).
separato ragione e fede, ha indicato i limiti della Soltanto questa compattezza nei principi può ga-
ragione a proposito degli argomenti che riguardano rantire la compattezza, l’unità, la solidarietà, la non
Dio, ma per il resto non ha parlato di limiti della conflittualità sociale.
ragione quando si dispiega a esplorare la terra e il Un’idea che si trova già in Platone: per evitare i
cielo. La ragione è però lo strumento da usare per cambiamenti, i cittadini devono ritornare ogni tanto
individuare le verità di fede presenti nella Bibbia e a imparare i contenuti culturali che sono stati posti
nei libri sacri. Questa è la ragione teologica. La ra- alle basi della società.
gione teologica, unita alla Rivelazione, permette di Il bene della società ha ispirato questa tesi. Il bene
fare su Dio il discorso umano più complesso che la della società, cioè dei molti, davanti al quale il be-

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ne dell’individuo poteva e in certi casi doveva esse- dia: Dio è il Dio di Aristotele rivisto in termini di
re sacrificato. Puro buon senso, pura questione di rivelazione da Tommaso d’Aquino. Il cosmo è u-
numeri: i molti hanno interessi più grandi e più e- gualmente l’universo ordinato di Aristotele e dei
stesi dell’unico o dei pochissimi. suoi scienziati. Lo stesso vale per il sapere teorico
Il pensiero laico è su posizioni opposte: gli interessi (aritmetica, geometria, musica, astronomia). E il
dell’individuo sono più importanti degli interessi Paradiso, più che le altre due cantiche, è pieno di
della società. Come è sostenibile questa tesi? In un questo sapere scientifico. Il presupposto però è già
modo semplicissimo: con una concezione confusa nella prima cantica, in If XXVI, il canto di Ulisse,
di che cos’è la società. La società non è mai conce- che tratteggia l’amore per la conoscenza del mondo
pita come gli altri individui, gli altri cittadini o, greco, cioè della cultura classica.
meglio, gli altri concittadini, ma come ciò che si La via della fede si esplica nell’accettazione della
oppone, nega, contrasta, impedisce l’affermazione Rivelazione, del sapere teologico ed eventualmente
dell’individuo e delle sue pretese. All’individuo nell’adesione alla via del misticismo. Essa si attua
non viene mai in mente che la società sia costituita però in un modo articolato e visibilissimo: ogni
da altri individui, con gli stessi diritti e con gli stes- passo è enfatizzato e ritualizzato. Prima di giungere
si doveri. Con i quali possa essere anche utile col- all’età della ragione e della fede consapevole,
laborare. I diritti sono sempre i propri diritti, ed l’individuo deve prepararsi meticolosamente. Ci
hanno un valore assoluto: si pretende di applicarli sono i sacramenti e le virtù.
anche quando danneggiano gli altri. Il pensiero lai- I sacramenti sono sette: battesimo cresima confes-
co si è liberato dei valori professati dalla cultura sione eucaristia estrema unzione ordine matrimo-
medioevale ed è entrato nella barbarie e nella inci- nio.
viltà. I comandamenti sono dieci, e dati direttamente da
Negli ultimi secoli la Chiesa è stata contaminata da Dio: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non no-
questo pensiero ignorante, fumoso, insensibile al minare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santi-
bene comune, al bene della società. ficare le feste. 4. Onora il padre e la madre. 5. Non
ammazzare. 6. Non fornicare. 7. Non rubare. 8.
L’esame che il poeta sostiene sulla fede è però sol- Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la
tanto il primo dei tre che deve sostenere, per poter roba d’altri. 10. Non desiderare la donna d’altri.
procedere nel suo viaggio verso Dio, il bene su- Le virtù sono tre teologali (fede speranza carità) e
premo. quattro cardinali (prudenza giustizia fortezza tem-
peranza).
5. La via della ragione e la via della fe- I doni dello Spirito Santo sono ancora sette: sa-
de pienza intelletto consiglio fortezza scienza pietà ti-
more di Dio.
Le opere di misericordia temporali sono ancora
Per Dante esistono due vie: la via della ragione e la sette: dar da mangiare agli affamati, dar da bere a-
via della fede. Tra di loro non vi può essere con- gli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegri-
trasto o contrapposizione, perché vengono ambe- ni, visitare gli infermi, curare gli ammalati, seppel-
due da Dio, ed Egli non fa le cose a vanvera. lire i morti.
Il poeta qui ripete quel che aveva già detto altrove, Sette i giorni della creazione, sette i giorni della set-
a proposito delle due guide o dei due fini timana, sette i sacramenti, le virtù, i doni dello Spi-
dell’uomo: l’uomo ha due fini, uno terreno, l’altro rito Santo, i peccati capitali, i giorni della creazione
ultraterreno. Poiché in seguito al peccato originale, (e poi della settimana)... La Chiesa marcia in base
che ha intaccato la sua volontà, non ce la fa da solo alla mistica pagana del numero sette e dà prova di
a percorrerli, Dio ha suscitato due guide: l’Impero e superstizione. Ma si può fornire anche una risposta
la Chiesa. L’Impero lo guida verso la felicità terre- più ragionevole e più efficace: sette è un numero
na, la Chiesa verso la beatitudine ultraterrena. I due perfetto, né troppo grande, né troppo piccolo, indi-
fini e le due guide non possono contraddirsi né in- ca il massimo numero di cose che la mente umana
terferire tra loro, perché gli ambiti di applicazione riesce a ricordare. Inoltre il sette ripetuto ovunque
sono completamente diversi. Si tratta di una sem- rafforza e collega ogni singolo ambito con gli altri
plice ed efficace divisione dei compiti, che ha Dio ambiti. Gli antichi erano più acuti e più intelligenti
come garante e come organizzatore. Niente di me- di noi moderni.
glio. L’unica eccezione alla mistica del sette potrebbe
La via della ragione si esplica nella fisica, l’insie- essere costituita dai dieci comandamenti. In realtà
me delle scienze che riguardano la natura. In tal anche in questo caso si deve scomporre: i primi tre
modo viene recuperato l’immenso patrimonio della riguardano Dio; gli ultimi sette riguardano l’uomo.
scienza greca, che nel Basso Medio Evo perviene
all’Europa attraverso gli arabi. Questo patrimonio è Non occorre dire, tanto è evidente, che questi sa-
opportunamente valorizzato nella Divina comme- cramenti, comandamenti ecc. hanno ben poco di

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religioso e di ultraterreno e che si rivolgono total- Lo stesso vale per le feste cristiane, che si sovrap-
mente al mondo terreno, e cercano di regolare i pongono alle equivalenti feste pagane. Il Natale si
rapporti sociali e perciò di ridurre i conflitti tra gli sovrappone alla rinascita, che inizia con l’inizio
individui. Il pensiero laico non ha mai fatto e dell’anno. La Pasqua recupera la pasqua ebraica e
nemmeno immaginato niente di simile. si sovrappone a feste pagane collocate a ridosso
degli inizi della primavera. Ma, quando si vince, è
Questi riti o queste pratiche sono privati La Chiesa meglio essere oculati e pensare anche ai minimi
si preoccupa anche della vita comunitaria del fede- particolari: le feste cristiane si sviluppano a dismi-
le: c’è la messa e le altre funzioni religiose, com- sura: Natale, Epifania, la festa delle Ceneri, Pa-
prese le processioni, che riciclano in ambito cri- squa, Corpus domini... Melius abundare quam
stiano il trionfo militare del generale romano vitto- deficere!
rioso. Ci sono le feste e le divisioni dell’anno se- Questa ritualizzazione della vita e dell’anno forse
condo la liturgia: Avvento (le quattro o le sei setti- esprime un desiderio profondo dell’animo umano o
mane che precedono il Natale), Quaresima (i qua- forse esprime un desiderio di ordine: ognuno sa chi
ranta giorni che precedono la Pasqua) ecc., che è, dove si trova, che cosa deve fare e che cosa do-
stringono in una morsa implacabile il tempo vrà fare. Le due ipotesi non si escludono. In ogni
dell’anno. caso si evitano conflitti, si vive l’attesa del momen-
to di passaggio, ci si prepara al momento alla ceri-
La vita del fedele è quindi scandita dai sacramenti, monia di passaggio, all’investitura del nuovo stato,
pervasa di virtù, arricchite dai doni dello Spirito al riconoscimento pubblico del nuovo stato. Qual-
Santo: né Dio né la Chiesa si dimenticano per un cuno, che non era un cattivo pensatore, ha detto che
solo secondo dell’uomo, dei suoi bisogni e dei suoi la felicità consiste nell’attesa.
limiti. Né della sua memoria. Così elabora il Cate- Con questa successione di passaggi rituali si evita
chismo, che contiene in sintesi e rapidamente enun- di bruciare i tempie di mettere l’individuo in situa-
ciate le verità di fede e tutto l’armamentario del zioni che non è ancora in grado di affrontare. Ogni
buon cristiano. stagione dell’anno ha i suoi fiori, i suoi frutti e i
Alcuni riti e alcune formule sono straordinariamen- suoi lavori. E l’anno agricolo ha un ritmo ciclico,
te suggestivi: il battesimo che con l’acqua apre la che con la civiltà della macchina è andato intera-
via della fede; la cresima che rende soldati di cri- mente perduto.
sto; il matrimonio che lega indissolubilmente due Peraltro l’uomo tradizionale sentiva il bisogno di
cuori e due corpi... chiarire a se stesso e ai suoi simili qual era la sua
La Chiesa non è sempre originale nel recupero dei situazione e la sua condizione nel microcosmo e
riti che stanno dietro ai sacramenti, ma ha un tempo nel macrocosmo, nel suo piccolo e nell’ordine più
incredibilmente lungo per elaborare nuove idee e vasto dell’universo, nel quale l’uomo era un minu-
per plasmare di sé l’intera Europa. Ad esempio i scolo frammento. Senza punti di riferimento non si
riti di purificazione sono presenti in tutti i popoli poteva vivere.
storicamente censiti. E, come ha preso un rito pa- Tutte problematiche e tutte esigenze che la società
gano e vi ha sovrapposto l’equivalente rito cristia- industriale non fa più sentire, perché ha sottratto
no, così fa con la vita romana: puer, adulescens, all’individuo il tempo di pensare e lo ha proiettato
iuvenis, vir, senex; il passaggio dalle cure familiari verso i beni da consumare.
della madre all’educazione civile del padre; l’ab-
bandono della tunica di adolescente e il passaggio 6. Dante come credente
alla toga praetexta. I nuovi riti sono i sacramenti,
alcuni dei quali, come la comunione e la penitenza Dante fa sua tutta la ritualità della Chiesa, la condi-
si possono ripetere ad infinitum. vide, poiché ne condivide i presupposti e gli scopi,
Così ha fatto anche per gli dei e gli eroi pagani: che poi erano gli stessi presupposti universali e a-
l’arcangelo Michele si sovrappone ad Ares, Marte; temporali della cultura greca e latina. Se il cosmo,
l’arcangelo Gabriele a Mercurio; Lucifero a Pluto- il macrocosmo è ordinato, anche la società deve
ne; la Vergine Maria a Giunone o a Diana o ad Ar- essere ordinata, anche la vita dell’individuo, il mi-
temide; il colpo di Stato di Lucifero si sovrappone crocosmo, deve essere ordinata. Verità ovvie e da
ai diversi colpi di Stato di Zeus contro il padre o tutti condivise.
dei giganti contro Zeus. Dante riserva questa ritualità soprattutto alla secon-
D’altra parte il vincitore deve sempre sovrapporsi da cantica e si preoccupa anche di espanderla in
al nemico sconfitto, sia materialmente sia cultural- modo originale ma sempre all’interno delle linee
mente. La cultura originale può dare luogo a riven- indicate dalla Chiesa. Era iniziata con due riti in
dicazioni nazionalistiche e autonomiste e creare successione: su ordine di Catone Virgilio pulisce
morti e disordini. Meglio distruggerla (se è possibi- con la rugiada la guancia di Dante, che era sporca
le) o, ancor meglio, colonizzarla (si cambia soltan- di caligine infernale; quindi cinge il capo del poeta
to nome e si fa un fifty fifty). con il giunco dell’umiltà (Pg I, 121-136).
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Procede con la tentazione rituale che nell’anti-
purgatorio il serpente fa alle anime racchiuse nella I canti dei diavoli
valletta per la notte (Pg VIII, 94-108).
Nel passaggio da una cornice all’altra un angelo to-
glie una P dalla fronte del poeta. Essa indica i sette 1. L’incontro con il diavolo. Genealo-
peccati capitali, che via via vengono rimossi. gia, Eden e vita quotidiana
E si conclude con un’esplosione che investe gli ul-
timi sei canti: la comparsa di Matelda e poi di Bea- Il diavolo esiste, qualcuno l’ha incontrato. Non si
trice, la comparsa della processione simbolica e la sa bene che cosa sia, ma non ha importanza. U-
duplice immersione nei due fiumi, il Letè che fa di- gualmente il male esiste, tutti lo conoscono, e tutti
menticare il peccato, l’Eunoè che fa ricordare le vorrebbero evitarlo. Qualcuno lo collega al diavo-
buone azioni (Pg XXVIII-XXXIII). lo, che lavorerebbe con impegno e a tempo pieno
per mettere gli uomini nei guai. Qualcun altro pen-
Proprio nel 1300 la Chiesa ha un’altra grande e sa che sia una distrazione del buon Dio. I diavoli in
spettacolare idea di rito: il giubileo. L’idea provie- genere non sono sindacalizzati ed anzi, come gli
ne dalla mente immaginifica e diabolica dell’odiato angeli, i loro contraltari, provano un insano piacere
nemico, il papa Bonifacio VIII, messo all’inferno a lavorare e a fare professionalmente e con passio-
in anticipo (If XIX), calunniato (If XXVII) e igno- ne il loro lavoro. Non hanno proprio niente di u-
rato (Pg II). Il giubileo si celebra ogni 25 anni. È mano...
un viaggio che porta il pellegrino a Roma in un La storia del diavolo è ad un tempo semplice e
momento speciale per ottenere grazie (il pellegrino complessa. Dio si sentiva solo. Per di più non ave-
vi può andare quando vuole) ed è fatto coralmente. va niente da fare. Perciò pensa di creare un po’ di
Giunto nel centro della cristianità il pellegrino compagnia: qualche schiera di angeli. Ma maniaco
compie i riti prefissati, per ottenere le indulgenze. dell’ordine, della gerarchia e dell’organizzazione
qual era, li divide subito in nove cori, appunto i
nove cori angelici. Egli però ci stava un po’ stretto,
perciò ebbe una illuminazione e creò l’universo. Lo
fece rotondo. Al centro ci mise un corpo celeste,
pure rotondo. Un granello di polvere: la Terra.
Per qualche tempo nell’universo ci fu un certo mo-
vimento e una certa soddisfazione, soprattutto per
le sfilate di angeli in passerella. Il più bello era
sempre Lucifero, che un po’ alla volta si monta la
testa e non si sente più parte della plebe degli ange-
li, da cui proveniva.
Le cose comunque divertirono l’Onnipotente per
un po’, ma poi fu la noia, una noia universale, che
coinvolse anche i cori angelici. Alcuni degli angeli
più intraprendenti, ma di umili origini - erano ap-
punto soltanto angeli -, pensarono bene di fare un
colpo di Stato e di cambiare la situazione. Come
capo, per il fascino e per il look, scelsero Lucifero,
che fu ben contento di cogliere l’occasione per
cambiare la sua condizione e per nobilitarsi. Il col-
po di Stato però non andò bene. La maggior parte
degli angeli, pressoché tutti i cori superiori, rimase
fedele a Dio, e i rivoltosi furono sconfitti. Tutti i
cori assistettero allo scontro frontale tra Lucifero e
l’arcangelo Michele. L’arcangelo vinse facilmente.
Il buon Dio, stizzito e incazzato per quanto era suc-
cesso, fu preso da una rabbia furibonda e scaraven-
tò i rivoltosi all’inferno, cioè al centro dell’uni-
verso. Lì c’era il granello di polvere, la Terra. Pre-
cipitando giù, Lucifero per poco non lo bucò. Fece
però una voragine perfetta fino al centro. E lì resto
impiantato. Gli altri angeli furono precipitati con
lui. Il fallito colpo di Stato movimentò per un po’
la noia universale. Ma poi tutto ritornò come pri-
ma, quando i cori angelici facevano le sfilate, e

22
come prima di prima, quando Dio era solo incerta, ma accettò la mela. Tanto per provare le
nell’universo. diede un morso. Non era malvagia. Adamo intanto
Dio allora ebbe un’idea: riprese in mano la Terra, si era svegliato dalla dormita e si era avvicinato.
diede un’occhiata, prese un po’ di fango e fece una Per non essere egoista, la donna gli allungò la mela
figura che assomigliava lontanamente a lui. Gli sof- che restava. Anche Adamo la mangio. Il serpente
fiò in bocca e gli diede la vita. Lo chiamo Terra, guardava non riuscendo a immaginare quel che sa-
cioè Adamo. Lo mise in un giardino tutto per lui: il rebbe successo: il buon Dio avrebbe o non avrebbe
paradiso terrestre. Le cose andarono bene per un scaraventato all’inferno anche loro?
po’. Dio si divertiva a guardare e a giocare con A- E il buon Dio apparve subito, non per niente era
damo. A un certo punto vide però che Adamo si onnisciente ed era da per tutto. Vedendoli li rim-
annoiava. Ma chi aveva dunque creato la noia proverò aspramente e poi senza tante storie li cac-
nell’universo? Lui certamente no. Eppure soltanto cio giù per la montagna a guadagnarsi il pane con il
lui era il Creatore. Non seppe rispondere alla do- sudore della fronte. Se la prese però anche con il
manda. serpente tentatore...
Pensò allora di creare una compagna con cui gioca- Da quel giorno il diavolo principale e tutti gli altri
re. Creò la donna, la chiamò Eva. Adamo fu felice, diavoli presero gusto a fare il gioco di tentare, e si
Eva pure. Si divertivano e giocavano insieme. Dio misero alle spalle di ogni uomo, per tentarlo. Dio
guardava, guardava spesso, perché non aveva mol- fu meravigliato dell’idea e reagì pari pari: mandò
to altro da fare. Gli angeli dal primo all’ultimo in un angelo dietro le spalle di ogni uomo.
cielo lo adoravano, e i diavoli e Lucifero all’in- Così l’umanità aumentò di numero, e dietro ad ogni
ferno pagavano il fio della loro ribellione schiu- individuo si mise un angelo bianco e un diavolo ne-
mando di rabbia e di invidia. Dio si era anche ven- ro. L’uno suggeriva buone azioni, l’altro cattive a-
dicato facendoli diventare tutti brutti, neri, con le zioni. E come si divertivano alle spalle degli uomi-
ali e con gli unghioni. ni! Alla sera ognuno dei due faceva la conta dei ri-
Tanto per fare qualcosa - ormai ci aveva preso gu- sultati dei suoi suggerimenti e mandava i risultati al
sto a creare -, Dio mise un albero in mezzo al para- centralino rispettivamente del paradiso e dell’in-
diso terrestre, chiamò Adamo ed Eva e disse loro di ferno.
mangiare i frutti di tutti gli alberi che volevano, ma Lucifero si organizzò meglio e tentò a tempo pieno
di non mangiare i frutti di quell’albero, che si l’umanità. Non era divenuto come Dio, però ne era
chiamava “del bene e del male”. I due promisero e almeno il contraltare...
ritornarono a giocare. Erano proprio perfetti, erano Nell’universo cessò la noia.
fatti proprio l’uno per l’altra. Insomma erano com-
plementari. 2. Malacoda, il diavolo sornione
Le cose andavano benino nell’universo. Forse stava
arrivando una nuova ondata di noia. Ma non fu co- In If XXI Dante e Virgilio devono scendere nella
sì. bolgia dei barattieri. Virgilio indica a Dante un dia-
All’inferno i diavoli la smisero di invidiare gli an- volo che si avvicina al ponte-scoglio tra le due bol-
geli e pensarono di darsi da fare. Lucifero era sì di- gie. Sulla sua spalla arcuata porta un dannato, che
ventato brutto, ma era sempre geniale, quasi simile scaraventa giù dal ponte nella pece fumante. Urla
a Dio. Pensò di tramutarsi in serpente e di andare in agli altri diavoli che è uno degli anziani di santa Zi-
cima alla montagna in cui si trovava il paradiso ter- ta, barattiere come tutti i lucchesi, e che sarebbe
restre. Il suo piano era giustamente diabolico! subito ritornato in quella città a prendere altra mer-
Giunto in cima sotto forma di serpente, aspettò che ce. Il dannato precipita nella pece, poi riemerge. I
Adamo fosse sazio di cibo e anche di sesso e an- demoni lo deridono e lo invitano a continuare a ru-
dasse a ricaricare le sue energie. Eva era la catena bare di nascosto, sotto la pece. Virgilio ordina a
debole della coppia, ed egli pensò di approfittane. Dante di nascondersi dietro ad uno scoglio: sarebbe
Si avvicinò, le disse che era bella e buona (i com- andato dai diavoli a parlamentare. Dante esegue.
plimenti funzionano sempre), e le chiese perché Virgilio parla ai diavoli: vuole parlare con uno di
non mangiava dell’albero del bene e del male. Eva loro, poi, se vogliono, possono uncinarlo. Il poeta
che oltre ad Adamo non conosceva nessuno, ini- dice che il suo viaggio è voluto dal cielo, perciò
zialmente si meravigliò di un serpente parlante, ma che li lascino passare. Malacoda cede immediata-
poi rispose che il buon Dio glielo aveva ordinato. mente. Virgilio allora invita Dante ad uscire dal na-
Quei frutti facevano male. Il serpente tentò - da cui scondiglio. Dante gli si avvicina tutto timoroso e
il nome di tentatore -: disse alla donna che non era per niente rassicurato dal comportamento dei de-
vero che i frutti facessero male. Tutt’altro! Rende- moni, che minacciano di uncinargli il groppone.
vano simili a Dio! Perché non ne mangiava? Sareb- Malacoda è cortese e fornisce informazioni prezio-
be divenuta simile a Dio. staccò una mela e gliela se: dice che i due poeti possono scendere nella bol-
porse. Eva, che si fidava di Adamo e che perciò gia sottostante soltanto per un ponte lì vicino. Quel-
pensava di potersi fidare di tutti, fu un momento lo che vedono era caduto a pezzi 1.266 anni prima.
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Egli deve organizzare un gruppo di diavoli, per moroso ed avrebbe fatto volentieri a meno della
controllare che i dannati non emergano dalla pece. scorta dei diavoli. Dante quindi ha visto più giusto,
Essi li possono accompagnare. Dante continua a sentiva confusamente che i diavoli mentivano. Era-
non fidarsi, e vorrebbe procedere senza la scorta. no troppo sicuri di sé, troppo tracotanti per non
Virgilio dice che i demoni digrignano i denti contro tramare inganni. Ed erano a casa loro.
i dannati, non contro di loro. Il drappello dei diavo- Ma per Dante la ragione umana è proprio così: può
li è ormai pronto e chiede il permesso di partire. Il essere nel giusto, ma può anche sbagliare. Non è
loro capo, Barbariccia, dà il segnale con una sco- una ragione assoluta. Ha perso la sua perfezione da
reggia. quando l’uomo è stato cacciato dal paradiso terre-
stre. In quella occasione ha perso anche la perfe-
Dante scrittore agli inizi del canto successivo zione della volontà.
commenta: egli ha una grande conoscenza delle D’altra parte i diavoli hanno insita nella loro natura
pratiche e dei riti sociali, ma non aveva mai visto la propensione ad ingannare. Non è una colpa a lo-
un modo così insolito per dare il segnale della par- ro imputabile. Devono fare così, devono portare
tenza. I due poeti continuano il viaggio con la scor- l’uomo al male. Essi avevano una intelligenza su-
ta infernale. Vedono dannati immersi nella pece, tra periore agli uomini quando erano ancora angeli ed
cui Ciampòlo di Navarra, che con un inganno rie- hanno mantenuto quella intelligenza. L’hanno ri-
sce a sfuggire ai diavoli. E questi si azzuffano tra volta soltanto in un’altra direzione. A fare il male.
loro. Calcabrina e Alichino precipitano nella pece
bollente e si scottano. Barbariccia è solerte a man- 3. Il diavolo esperto in logica
dare quattro diavoli in volo a salvare i due malcapi-
tati. I due poeti colgono l’occasione della zuffa per In If XXVII un’anima si avvicina ai due poeti e
svignarsela. chiede notizie della Romagna. Dante risponde che
Ma Dante è preoccupato: i diavoli sono stati ingan- in genere è in guerra ma che ora è stranamente in
nati da Ciampòlo per causa loro e teme che essi li pace. Quindi chiede al dannato chi è. Guido da
inseguano. E chiede aiuto a Virgilio: deve nascon- Montefeltro non vorrebbe dire il suo nome, ma
derli tutti e due. Virgilio pensa di sfuggire cercando nessuno è mai uscito dall’inferno, perciò lo dice. In
un luogo scosceso tra le due bolgie che permetta vita fu uomo d’arme, poi si fece frate francescano.
loro di discendere. I diavoli compaiono subito. Il Le sue opere non furono di leone, ma di volpe, e la
poeta è velocissimo - tanto può la paura!-: prende sua fama militare raggiunse i confini della terra.
Dante sul petto e si lascia scivolare giù. I Male- Ormai vecchio, si pentì e si fece frate. Bonifacio
branche erano ormai apparsi sulla cresta dell’ar- VIII, che era in guerra con Palestrina, gli chiese un
gine, ma non potevano più inseguirli, perché la giu- consiglio fraudolento, per far cadere la città. Egli si
stizia divina li aveva relegati a custodire la quinta rifiutò, ma il papa insistette: lo assolveva ancor
bolgia, dalla quale non potevano allontanarsi. prima che commettesse peccato. Così Guido diede
Nella nuova bolgia due poeti vedono la processione il consiglio: il papa doveva fare promesse di pace e
degli ipocriti. Indossavano cappe di piombo con il poi non mantenerle. Quando morì, Francesco d’As-
cappuccio che scende sugli occhi, proprio come sisi venne a prendere la sua anima, ma un demonio
l’abito dei monaci di Cluny. Un dannato chiede ai lo fermò: essa toccava a lui, poiché non ci si può
due poeti chi sono. Dante dice di essere di Firenze pentire prima di peccare. La contraddizione non lo
e chiede chi sono e qual è la loro pena. Un altro permette. Così, tutto dolente, finì nel girone dei
dannato risponde: egli è Catalano, l’altro e Loderi- fraudolenti. Poi l’anima straziata di Guido se ne va
go, furono frati gaudenti di Bologna; e sono puniti e i due poeti riprendono il cammino.
in quella cappa di piombo che è pesantissima. Dan-
te sta lanciando un’invettiva contro i frati, poi si Le vie dell’errore sono infinite. Il diavolo non mi-
ferma: aveva visto Caifa, il gran sacerdote che ave- naccia come davanti alla città di Dite, né inganna
va fatto condannare Gesù Cristo. Virgilio chiede a come hanno fatto i Malebolge. Il diavolo può per-
Catalano la via per proseguire. Il frate dà le indica- mettersi di usare anche la logica e soprattutto atten-
zioni necessarie: il ponte lì vicino è rotto, ed essi dere con estrema pazienza. Guido aveva fatto una
devono arrampicarsi tra le rocce. Così Virgilio conversione di comodo, in tarda età, per evitare
scopre che Malacoda li aveva ingannati. Catalano l’inferno. Aveva una fede superficiale, poco con-
ricorda che a Bologna ha sentito dire che una delle vinta. E, quando Bonifacio VIII viene da lui, ab-
qualità dei diavoli è quella di essere bugiardi. Il po- bassa la guardia. Non pensa che sotto il manto pa-
eta si adira, poi si incammina. Dante gli tiene die- pale si nasconda un pericolo mortale, che gli faccia
tro. E senza dir niente. perdere l’anima. Caso mai, egli si aspettava di esse-
La ragione si era accorta dell’inganno per caso, e re tentato dal demonio o dai beni terreni, non dal
due canti dopo... Virgilio si adira perché è stato in- papa. Ma i volti del male sono infiniti e anche le
gannato ed ha fatto brutta figura con Dante. Si adi- possibilità di disattenzione. Egli resiste alle richie-
ra perché si è sbagliato, mentre Dante era tutto ti- ste del papa, ma poi cede. Cede senza controllare la
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validità del ragionamento. Sembrava un ragiona-
mento corretto, per di più fatto da un esperto in 4. Il diavolo che non sa perdere
materia. Ma l’apparenza inganna. Dell’errore non si
accorge san Francesco, un frate ignorante, che di- In Pg V i due poeti incontrano un gruppo di anime
sprezzava la cultura. se ne accorge però il diavolo, che cantano il Miserere. Esse si meravigliano alla
che è un essere intelligente, che è un diavolo logi- vista dell’ombra di Dante per terra, perciò pregano
co. La procedura non era stata rispettata: prima c’è il poeta di fermare un po’ il suo passo. Morirono
il peccato (1), poi c’è la confessione (2), quindi c’è tutte di morte violenta e furono peccatrici fino
l’atto di contrizione e di ravvedimento (3), infine all’ultima ora. In punto di morte si sono pentite ed
c’è l’assoluzione (4). Non si può fare il riassunto, hanno perdonato, e sono morte in pace con Dio.
saltare i due momenti centrali e, addirittura, inverti- Una di esse, Jacopo del Càssero, racconta la sua
re il primo e l’ultimo punto! Non si tratta di storia: a Oriago fu raggiunto dai sicari di Azzo
un’addizione, che permette indifferentemente di VIII d’Este, che lo uccisero. Prima di morire, egli
cambiare l’ordine degli addendi, tanto il risultato vide le sue vene fare un lago di sangue per terra.
non cambia. Si tratta di un ragionamento, di una Un’altra anima, Bonconte da Montefeltro, chiede a
argomentazione logica, che è valida soltanto se tut- Dante che preghi per lui, perché la moglie e i pa-
te le sue parti sono corrette. renti lo hanno dimenticato. Poi racconta la sua sto-
Il papa aveva fatto la sua proposta, forse in buona, ria: con una ferita mortale alla gola arrivò dove il
forse in mala fede. Toccava a Guido in primo luo- fiume Archiano confluisce nell’Arno. Qui, invo-
go rifiutare di commettere il peccato, in secondo cando il nome di Maria, finì di vivere. L’angelo di
luogo controllare la validità del ragionamento, se Dio prese la sua anima, ma il demonio, per vendi-
proprio voleva peccare e fare un favore - e perché carsi d’averla persa, scatenò un violento temporale,
mai? - al papa assetato di potere. che travolse il suo corpo e lo ricoperse di detriti nel
Il diavolo sente premiata la sua paziente attesa e fondo dell’Arno. Così non si trovò più. Il terzo spi-
soprattutto il suo acume: ah, com’è facile ingannare rito, Pia de’ Tolomei, prega Dante di ricordarla,
o cogliere in flagranza di logica quei sempliciotti quando sarà tornato sulla terra. Nacque a Siena e
degli uomini! Così, nel confronto, aveva avuto la morì in Maremma. Sente ancora affetto per il mari-
meglio sul frate, ricco di santità, ma povero di spi- to e gli augura di salvarsi.
rito.
Nel Medio Evo i diavoli andavano a scuola, cioè Non tutti i diavoli sono uguali, come non lo sono
andavano all’università. Erano dei bravi studenti, gli angeli né gli uomini. Il diavolo aveva curato per
che mettevano in scacco i docenti e si facevano tutta la vita l’anima di Bonconte ed era sicuro di
ammirare dagli studenti, presso i quali avevano un portarsela all’inferno. Bonconte era un affezionato
largo seguito. In fatto di sottilissime discussioni di al male. L’unico peccato che aveva commesso era
logica erano insuperabili. Un cenno di tutto ciò si che non aveva mai picchiato la moglie. Semplice-
trova anche da parte avversa: il frate domenicano mente la trascurava. Una giumenta valeva più di
Jacopo Passavanti (1302ca-1357) racconta di Ser cento mogli. Ma fino all’ultimo secondo i giochi
Lo e dello scolaro dannato nello Specchio di vera non sono mai fatti. E in punto di morte egli, chissà
penitenza. Ser Lo aveva uno scolaro intelligentis- perché, si rivolge alla Mamma celeste. Da piccolo
simo ma viziosissimo. Amava le donne. Un giorno aveva sempre tirato calci a sua madre, che lo disto-
muore. Una notte compare al maestro che sta lavo- glieva dai suoi amati giochi e battaglie con bastoni.
rando in studio. Il maestro chiede se è salvo o dan- Ma le vie della Madonna e del Signore sono sem-
nato. Naturalmente lo scolaro gli dice dannato. Il pre infinite (un po’ meno quelle della logica). Sta
maestro poi gli chiede se le pene dell’inferno sono di fatto che il diavolo perde l’anima e ci fa anche
dolorose come si dice. Lo scolaro risponde molto brutta figura con i colleghi. Reazione? Un grande
di più. E , per dargliene una prova, gli lascia cadere travaso di bile e di ira funesta. E poi la vendetta,
una goccia di sudore sulla mano, che è bucata. Il che si assapora a freddo. O anche in umido. Il dia-
giorno dopo il maestro racconta l’apparizione agli volo, grazie ai suoi poteri di angelo decaduto, sca-
altri scolari, quindi comunica che si ritira fuori del tena un temporale, che travolge il corpo di Boncon-
mondo per non rischiare di andare all’inferno. te, lo trascina fino all’Arno e qui lo seppellisce sot-
L’aggiornamento dell’inferno non conosceva tre- to fango e detriti.
gue e gli angeli si trovavano a mal partito. Nei se- Nessun male. Nessuno pianse per la perdita di
coli successivi trovano una maggiore diffusione an- Bonconte né del suo corpo. La moglie tirò un so-
che teorie già esistenti come quella epicurea, che spiro di sollievo. Finalmente se n’era andato! Qual-
avevano fornito buoni frutti all’inferno. cuno, il solito curioso, voleva vedere il corpo buca-
to dalle ferite per una sua soddisfazione personale.
Tutto qui. E la vera storia della sua morte giunge
sulla Terra soltanto attraverso Dante, che la ascolta

25
in purgatorio direttamente dalle parole dell’interes- era preoccupato di renderla particolarmente appeti-
sato. tosa e morbida per Adamo. Da parte sua, alla vista
La rabbia del diavolo era giustificata: egli lavorava della prima donna, Adamo aveva smesso subito di
bene e con dedizione per tutta la vita, ma Dio e la pensare. Non era neanche una cosa che gli piaceva
Madonna lo fregavano spesso, e - quel che fa più tanto.
male - proprio nell’ultimo istante di vita, quando la E così Lucifero vede i due pellegrini che per volon-
vittoria sembrava ormai certa. La situazione non tà del cielo si fanno un viaggio all’inferno, nel suo
era mai simmetrica: mai che all’ultimo istante di regno, e lo usano come scala immobile. Egli era
vita qualcuno celiasse il buon Dio e il suo angelo stato condannato da Dio a rimanere in uno stato di
custode e preferisse loro il caldo accogliente immobilità assoluta per tutta l’eternità, e non po-
dell’inferno. Ormai stava già brindando al successo teva scrollarseli di dosso. Pazienza! Si doveva ac-
dell’operazione e... contentare di masticare carne umana. Non soltanto
ciò gli faceva schifo, ma anche nel far soffrire quei
5. Lucifero, il diavolo dei diavoli tre poveracci eseguiva pure la giustizia di Dio.
Nella sua immobilità egli pensava. Pensava all’al-
L’elenco dei diavoli è incompleto se non si parla bero del bene e del male, pensava a se stesso, cioè
anche di Lucifero, il diavolo supremo, il re dei dia- pensava a che cosa era il male. La metà degli uo-
voli, l’avversario di Dio, Satana, l’Anticristo. mini doveva ringraziare il bene, l’altra metà il ma-
Egli era soltanto un angelo, particolarmente intelli- le. Ma gli uomini, incapaci di pensare come erano,
gente e particolarmente bello. Incominciò con le non riuscivano a capire. Eppure era semplice, ele-
sfilate in cielo. Poi, visto il successo, penso di in- mentare! I vermi non mangiavano finché gli esseri
nalzarsi di grado. Le possibilità erano poche. Pensò umani non morivano. Da parte loro gli esseri umani
a un colpo di Stato per detronizzare Dio Padre (Dio non mangiavano finché non usavano i vermi per
Figlio e la colomba dello Spirito Santo erano di là andare a pescare. Per il cavaliere la morte del ca-
da venire). Gli andò male e fu scaraventato al cen- vallo era un male, per il venditore di cavalli invece
tro della terra dal buon Dio. Più lontano non era era un bene... Questione dunque di semplici e di-
possibile. versi punti di vista.
E qui, in If XXXIV, Dante e Virgilio lo trovano Grosso modo questa era la situazione: bene e male
piantato. Ha tre teste e sei ali. In ogni bocca masti- erano la duplice faccia della stessa medaglia. Il mio
ca e punisce un dannato: Giuda, traditore di Cristo bene è il tuo male, il tuo male è il mio bene. Ter-
(bocca centrale), e Bruto e Cassio, traditori dell’im- tium non datur! Se si faceva una media si otteneva
pero (bocche laterali). Come era bellissimo, ora è giustamente zero. Insomma ad ogni azione corri-
bruttissimo: è gigantesco, mostruoso, peloso e auti- sponde una reazione uguale e contraria, ad ogni
stico. Sbava dalla bocca rabbia come un bambino. guadagno una perdita, ad ogni bene un male, ad
Virgilio, offensivamente, lo usa come scala per ogni male un bene, ad ogni vantaggio uno svantag-
passare nell’altro emisfero e salire poi a riveder le gio. Ben inteso, a persone diverse.
stelle. Manderà qualcuno a suggerire queste osservazioni
Era riuscito a divenire non Dio, ma il personaggio filosofiche sull’essenza ontologica del male ad A-
più importante dell’universo, dopo Dio. Così sì è gostino, vescovo d’Ippona, così costui potrà fare
condannato ad essere per sempre l’eterno secondo. fuoco e fiamme intellettuali e poi diventerà santo...
Adesso si chiede se ne valeva la pena. Eppure gli Da quando si era stancato della vita dissoluta o,
davano fastidio tutti quegli angeli e arcangeli me- meglio, da quando aveva cambiato vita per non
schini e lecchini, che non avevano alcun rispetto sentire più le strida da pipistrello di sua madre, si
per se stessi e per la propria dignità. Era costretto a era dedicato a riflettere sui massimi problemi della
insorgere, a ribellarsi, a protestare. Talvolta si chie- vita, del bene e del male & c., senza concludere
deva se la sua natura ribelle era stato un errore o niente. Una buona imbeccata avrebbe fatto uscire il
uno scherzo o una fredda decisione dello stesso suo cervello dallo stallo. Dio aveva imbeccato i
Dio, che voleva costruirsi sì un avversario - magari suoi scrittori sacri, quelli che avevano scritto la
stanco dei continui lecchinaggi angelici -, ma non Bibbia, il diavolo imbeccava più liberamente scrit-
tanto potente da insidiargli il trono. tori sacri e profani...
Lucifero aveva guardato tanto volte la risposta in Il colpo con il vescovo sarebbe stato particolarmen-
Dio, ma non l’aveva mai trovata. Dio, il Gran Sor- te efficace: se il bene è l’altra faccia del male (e vi-
nione, dice di essere trasparente, ma tiene per sé ceversa), allora le conseguenze sono due:
molte cose, compresi gli scheletri nell’armadio ce- • I buoni dovevano evitare il bene per evitare il
leste. male e, al limite, i cattivi dovevano evitare il male
Certo che ricorda con piacere lo scherzo di abbin- per evitare il bene (in genere però avevano una par-
dolare Eva, la prima donna e la prima scema ticolare predilezione per il male e se ne infischia-
dell’universo, che credeva a tutte le fandonie pos- vano delle conseguenze positive...). Un back-out
sibili. Dio non aveva abbondato con il suo senno, si totale!

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• I buoni, se volevano fare il bene, dovevano al-
truisticamente fare il male a se stessi, perché da ciò I canti dei francescani e dei do-
sarebbe scaturito il bene per gli altri. Il masochismo
doveva diventare l’ideale di vita universale! menicani
Insomma il cavaliere non doveva aspettare che il 1. Santi nella rete e nella storia
cavallo morisse. Doveva ammazzarlo lui stesso,
così lavorava di più, andava a comperarne uno Si può partire da Guido da Montefeltro per arrivare
nuovo di zecca, e arricchiva il commerciante di ca- alla celebrazione di san Francesco, o si può fare il
valli. Dava anche nuovi cavalli e nuove giumente contrario. In ogni caso gli altri collegamenti sono
alla società... san Francesco & san Domenico (Pd XI e XII), che
Se le vie della logica sono infinite (ma ∞1) e le vie rimandano a Guido da Montefeltro (If XXVII), che
del Signore sono ugualmente infinite (ma ∞2), le ha scelto un protettore ignorante; e a Folchetto da
vie del diavolo non sono da meno, perché l’uomo, Marsiglia (Pd IX), che aveva la mano sanguinaria
anche se è un santo, quando si mette a pensare è già contro gli eretici. I fondatori dei due ordini sono
fregato, è già carne da rosolare nel fuoco eterno. visti da lontano e da vicino, per un aspetto diver-
Era fin troppo vero che il paradiso si guadagna sol- tente (Guido che perde l’anima) e per un aspetto
tanto se si evita di pensare: «Initium sapientiae ti- molto più tragico (Folchetto). Ma la rete si allarga:
mor Domini» («L’inizio della sapienza è il timore Guido rimanda ad un tempo al figlio Bonconte che
di Dio»). invece si salva (Pg V) e a Ulisse, suo compagno di
pena, che sceglie la via classica della conoscenza
E il demonio era uno dei maggiori finanziatori del- (If XXVI). I collegamenti si diramano ulteriormen-
le università medioevali! te: Bonconte rimanda ai peccatori sino all’ultima
ora e alla moglie che lo ha dimenticato; Ulisse ri-
manda al tema della paternità e al tema del sapere.
Conviene però restare ai quattro canti in cui è cele-
brato il fondatore dell’ordine - due canti simmetrici
- e ai due canti subordinati in cui Dante si prende
gioco del santo e celebra il luogotenente dell’altro
santo. Se essi sono visti in un insieme, appare in
modo tangibile e tridimensionale la trama in cui i
protagonisti principali e i protagonisti secondari
operano. Appare anche la densa problematica reli-
giosa, sociale, politica, soteriologica e narrativa in
cui Dante ha immerso loro, la sua poesia e il letto-
re.

2. Un diavolo logico e un frate ignoran-


te

In If XXVII un’anima si avvicina a Dante e chiede


notizie della Romagna. Dante risponde: la Roma-
gna è sorprendentemente in pace. Quindi chiede al
dannato chi è. Se sapesse che il poeta ritorna sulla
terra, il dannato non direbbe chi è. Ma nessuno è
ritornato sulla terra, dunque senza infamia può rac-
contare la sua storia. Era un uomo d’arme famoso
per la sua astuzia. In vecchiaia pensò di sistemare i
conti con la sua coscienza e si fece frate francesca-
no. Era pacifico in convento, quando Bonifacio
VIII gli chiese come far cadere Palestrina. Egli si
rifiutò. Ma il papa incalzava: lo assolveva del pec-
cato ancora prima che lo commettesse. Guido allo-
ra diede il consiglio fraudolento: fare promesse di
pace e poi non mantenerle. Dopo la morte san
Francesco venne a prendere la sua anima, ma un
demonio la rivendicò a sé, per un motivo logico:
non ci si può pentire prima di commettere peccato.

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Così il diavolo la portò da Minosse, che la scara- andare in paradiso. La predica in proposito più si-
ventò tutto contento tra i fraudolenti. Poi l’anima se gnificava, che appare nello Specchio di vera peni-
ne va, ancora dolente per essersi fatta ingannare. E tenza (1354), è attinente al tópos del diavolo logi-
dal papa... co: Ser Lo e lo scolaro dannato. Lo scolaro è intel-
ligentissimo e viziosissimo (è lussurioso, ama le
Dante riabilita i demoni: sono esseri intelligenti, donne, una cosa comprensibilmente vergognosa per
che fanno con coscienza il loro lavoro, né più né il religioso), e finisce all’inferno. Poi appare di not-
meno che gli angeli. Bisogna rispettare il lavoro al- te al maestro e lo va a informare dove è finito e
trui, soprattutto se chi lo fa, pur essendo di umile quanto soffre. E il maestro, tutto spaventato, ab-
estrazione, riesce a vincere senza inganno addirittu- bandona l’insegnamento universitario e si ritira a
ra il fondatore di un ordine di frati! Onore al meri- fare l’eremita, in attesa che Dio lo chiami a sé. In-
to!! tanto lascia il suo posto vacante all’università. La
La vita è ancipite, il santo è ancipite, anche il giu- storia è ambientata giustamente a Parigi, che fin
dizio deve essere ancipite. d’allora era luogo di perdizione del corpo e dello
La vita è piena di bene e di male. Il santo si fa inca- spirito.
strare da un diavoletto, anche se è uno dei due mas- Nel caso specifico il santo che fa professione di fe-
simi campioni della Chiesa. Il giudizio su di lui de- de di ignoranza è messo vicino alla professione di
ve essere negativo da una parte (ha perso l’anima di fede classica di Ulisse, che abbandona la famiglia e
un suo devoto, anzi di un suo frate), positivo rischia la vita per andare ad esplorare il mondo di-
dall’altra (l’ordine, nato dentro la Chiesa, ha porta- sabitato. Giunge addirittura in vista delle spiagge
to linfa vitale alla Chiesa e l’ha fatta uscire dalla del purgatorio, ma il buon Dio, irritato per tanto
crisi in cui si trovava). La realtà ha tante sfaccetta- coraggio, affonda lui e la nave, con grande festa
ture, che si devono attentamente prendere in consi- per i pesci.
derazione. I due canti affrontano lo stesso argomento, ma uno
Il poeta qui recupera un tópos della cultura popola- è drammatico, l’altro è ironico e divertente. La va-
re: il diavolo intelligente che ha la meglio sul frate rietà è uno dei principi narrativi della Divina com-
ignorante. Il diavolo però ha perso tutte le sue con- media. Il bene non si contrappone recisamente e
notazioni diaboliche, è un diavoletto simpatico e drammaticamente al male, e santi e diavoli sono
burlone, che si diverte a stizzire santi di poca intel- soltanto esseri umani, schierati amabilmente in
ligenza. Boccaccio recupera questo contrasto di due squadre diverse. Essi hanno bisogno gli uni degli
personaggi nella prima giornata del Decameron (I, altri per divertirsi e per giocare la loro partita di es-
1). Diavolo e santo hanno un passatempo in comu- seri eterni.
ne: quello di vincere più anime dell’avversario. La In questo caso vince il diavoletto, e il santo resta lì
posta in gioco è lo stesso fedele, che così è fatto impalato; nel caso di Bonconte vince l’angelo, e il
protagonista di un racconto, che lo fa uscire demonio s’infuria e scatena un temporale che fa
dall’anonimato e dalla povertà della sua vita. scomparire nel fondo dell’Arno il corpo di Bon-
D’altra parte il popolo ignorante non poteva capire conte. Non sempre si prendono bene le sconfitte!
le sottilissime questioni filosofiche che rendevano D’altra parte la diffidenza francescana e in genere
scalmanati intellettuali, filosofi e teologi. Ad ognu- religiosa verso la cultura classica è comprensibile:
no il suo! finché pensa alla cultura, l’uomo non pensa a Dio.
Qui Dante affonda nella cultura popolare e fa fare Di conseguenza la cultura era vista come il modo
a san Francesco la figura del fesso, che non sa nem- più sicuro per perdere l’anima e andare all’inferno.
meno difendere i suoi fedeli e portarli alla ricom- Eppure, passato il primo momento di dichiarazione
pensa eterna. Sarà la Vergine Maria a cui si è rivol- dei principi, gli ordini religiosi vanno all’assalto
to che salverà invece l’anima di Bonconte da Mon- delle università, per accaparrarsi posti di potere a
tefeltro, figlio di Guido e altrettanto losca figura. vantaggio loro, dell’ordine e della Chiesa. Median-
D’altra parte era stata una scelta francescana quella te il controllo della cultura in tutte le sue più ampie
di rifiutare la cultura in nome di una vita semplice. manifestazioni, la Chiesa cerca il controllo delle
E ciò comprensibilmente era stato poi semplificato coscienze e il mantenimento indolore e non violen-
e stravolto nell’idea che è meglio essere ignoranti e to dell’ordine sociale. Tanto, bastava poco per
andare in paradiso che intelligenti e andare all’in- comperare gli intellettuali: qualche prebenda e la-
ferno. Nell’ordine vi è sempre una notevole ostilità sciarli liberi di soddisfare i loro desideri sessuali
nei confronti della cultura, poiché la cultura è laica secondo o contro natura. Un prezzo minimo.
e rende superbi: essa fa dimenticare che l’inizio In tal modo la Chiesa riesce a comperare gli intel-
della sapienza è il timore di Dio. lettuali più o meno individualisti e si comporta da
Eppure è un predicatore domenicano, Jacopo Pas- straordinaria mecenate nei confronti delle arti: gli
savanti (1302ca-1357), che diffonde maggiormente artisti che chiama sono il meglio del meglio e pro-
la tesi che è meglio essere ignoranti e andare in pone loro di raccontare la storia dell’umanità nelle
paradiso, che anzi l’ignoranza è una garanzia per sue chiese, in un magnifico progetto che cantava

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Dio, l’uomo e la Chiesa stessa. In tal modo essa dà rivolgeva alle donne. Ciò non vuole affatto dire che
all’Italia e all’umanità un patrimonio artistico, che cambiasse atteggiamento verso gli uomini: li odia-
nessuno Stato, neanche insieme con tutti gli altri va prima e li odia adesso. Anzi ha trovato il modo
Stati, è riuscito a dare. Le commissioni statali an- di scatenarsi. Basta che essi siano eretici. Se sono
davano ai propri simpatizzanti, mai al meglio che eretici, c’è anche la giustificazione per scannare
offriva il mercato o la concorrenza. donne e bambini. Il gioco è fatto: andiamo ad am-
mazzare!
3. Un domenicano sanguinario per la Gli eretici avrebbero preferito che egli restasse alle
fede sue poesie e alle sue donne, sposate o da sposare
che fossero. Ma Dio volle diversamente e preparò
un futuro diverso per lui come per loro: li fece in-
In Pd IX un’anima si avvicina a Dante. È Cunizza contrare e il più forte massacrò il più debole.
da Romano, sorella del feroce Ezzelino, che fece A distanza di secoli il lettore può apprezzare la
gravi danni alla Marca trevigiana. La naturale incli- specializzazione e la divisione dei compiti che ca-
nazione all’amore la portò nel cielo di Venere. Poi ratterizza l’ordine domenicano: Domenico tratta gli
la donna presenta l’anima di Folchetto da Marsi- eretici con le buone, Folchetto con le cattive. Ed
glia, dicendo che era famosa in vita e che resterà applicavano la massima evangelica che la mano de-
famosa ancora per molti secoli. Invece la popo- stra non sa quello che sta facendo la sinistra, perciò
lazione della Marca trevigiana non si preoccupa di Domenico non era compromesso dal comporta-
sopravvivere sulla terra grazie alla fama, ma presto mento brutale e odioso del suo luogotenente. Basta
Padova sarà punita, perché non si sottomette fare finta di niente e tutto si aggiusta.
all’imperatore. L’anima tratteggia un preciso qua- La cosa importante non sono i mezzi ma il fine: e-
dro politico della Marca, poi ritorna alla sua danza stirpare l’erba dannosa degli eretici. E la Chiesa usa
circolare. Dante si rivolge allora all’altra anima, in proposito il bastone (devi convertirti!) e la carota
che si presenta: è Folchetto da Marsiglia e ha dedi- (assisto materialmente i tuoi bisognosi). Insomma,
cato all’amore tutta la sua giovinezza. Ma ora ha forse confusamente, capisce che le eresie na-
rivolto verso Dio le sue inclinazioni amorose. Poi il scondono tensioni, emarginazione e povertà sociale
frate domenicano presenta l’anima di Raab, che è e che si possono estirpare riconvertendo i fedeli e
la più splendente del cielo di Venere. Essa fu as- dando loro un po’ di assistenza materiale. Folchetto
sunta in cielo prima di tutte le altre anime redente però va oltre le direttive, e stermina gli eretici. Così
dalla resurrezione di Gesù Cristo, perché ha favori- si risparmia sull’assistenza e si manda qualche a-
to la prima vittoria di Giosuè in Terra Santa. Poi nima in più al cielo.
Folchetto se la prende con Firenze, perché conia il Ma non saranno 25.000 morti a cambiare la storia.
fiorino che ha corrotto fedeli ed ecclesiastici, e Per di più eretici... Con la loro morte e la loro pic-
contro il papa e i cardinali, che pensano soltanto a cola eredità quante persone hanno fatto uscire mo-
far denaro. Ma che presto saranno puniti. mentaneamente dalla povertà. Hanno anche lasciato
un buon ricordo di sé...
Le vie del Signore e della fede sono infinite, come Ma il comportamento di Domenico e soprattutto di
le sorprese della Divina commedia, che mette nel Folchetto pone un problema estremamente dram-
cielo di Venere anime come Cunizza da Romano, matico alla coscienza di un uomo religioso o di un
una ninfomane, Raab, una prostituta, per di più ca- uomo politico: in nome del bene della società e
nanea, e Folchetto che si sente realizzato soltanto della compattezza dei valori, fin dove ci si può
come macellaio degli eretici. Per le due donne si spingere? È un problema di ingegneria sociale, che
può chiudere un occhio: il peccato è di poco conto, si trova formulato sia in Tommaso sia in Machia-
molto spesso coinvolge soltanto gli interessati e velli. E la risposta di costoro è la stessa. Quella di
non ha conseguenze di altro tipo, cioè basta non Machiavelli suona così: meglio eliminare pochi fa-
essere sposati e tutto fila liscio. Non per niente è cinorosi che regalare alla società disordini più este-
condannato nel secondo cerchio dell’inferno, quin- si, che fanno un numero di vittime ben maggiore.
di molto in alto (If V). Anzi si può dire, con un Insomma il bene maggiore o il male minore è o
senso di invidia, che esse sicuramente hanno fatto non è sterminare gli eretici? Qualcuno può giusta-
felici amici, conoscenti, amanti, clienti, ospiti, vici- mente obiettare: ma perché non si sono presi prov-
ni di casa. vedimenti prima, quando c’erano soltanto proteste
La questione invece non è così di poco conto con sociali o poco dopo, quando gli eretici erano po-
Folchetto. Era un insoddisfatto. Come poeta era di- chi?
screto ed aveva ottenuto un certo successo, ma non Lo stesso Machiavelli parla di interventi preventivi,
aveva sfondato. D’altra parte ciò era comprensibi- quando il bubbone è appena agli inizi, proprio per
le: pensava troppo alle cortigiane e poco alle muse. evitare interventi maggiori, più costosi e pesanti in
Ma anche per lui, come per gli atei, giunge la via di un momento successivo. Ma ormai le cose sono de-
Damasco: egli rivolge a Dio quell’amore che prima

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teriorate e si decide di sterminare i dissenzienti. ritorna ad Assisi. Ha le stigmate e prima di morire
Ben inteso, come male minore... raccomanda ai suoi frati la fedeltà ai valori su cui è
costituito l’Ordine. Ciò permette a Tommaso
Questa soluzione può avere il risvolto opposto: con d’Aquino di concludere il suo discorso con una for-
la scusa pretestuosa che ci sono eretici o individui te rampogna ai frate domenicani, che si sono allon-
pericolosi, si possono prendere duri provvedimenti tanati dalla sana dottrina teologica.
contro la popolazione. Questa problematica è af-
frontata asetticamente e professionalmente qualche Si potrebbe dire che in questo caso la poesia è al
secolo dopo da un gesuita, Giovanni Botero (1544- servizio dell’agiografia, come era stata al servizio
1617), nell’opera Della ragion di Stato (1589). Es- delle tesi politiche, di quelle scientifiche, filosofi-
sa è scritta per i governanti da un professionista del che, teologiche ecc. In un altro caso è estremamen-
pensiero che milita dentro la Chiesa, e precede di te aderente ai testi, alle verità di fede, quando si fa
secoli un’altra opera, rimasta da rivedere, che parla esaminare da san Pietro sulla fede, sulla speranza e
di strategia militare: La guerra (1832) di Karl von sulla carità (Pd XXIV-XXVI).
Clausewitz (1780-1831). Eppure da una parte è fedele all’agiografia ormai
Per valutare correttamente il comportamento di consolidata e dall’altra riesce a trasformare il mate-
Folchetto però si deve tenere presente che la vio- riale propagandistico in qualcosa di diverso: la po-
lenza al suo tempo era la norma. Quindi non si può esia, la forma poetica gli dà un nuovo aspetto e una
accusare soltanto lui di violenza, si deve usare la nuova vita.
norma della violenza di quel tempo per misurare Le due vite parallele acquistano una maggiore effi-
sia lui sia i suoi avversari. Ugualmente non si può cacia proprio per essere in successione. Questa tec-
avere un comportamento antistorico e anacronistico nica ha antecedenti lontani: le conclusioni dei canti
e dire: noi siamo buoni, e con questo metro valutia- che si allacciano agli inizi dei canti successivi;
mo Folchetto, e condanniamo. Questa è pura ideo- l’anomalia della storia del conte Ugolino della
loga, pura strumentalizzazione dei fatti, che soltan- Gherardesca, che inizia in un canto e finisce
to tirapiedi ignoranti e interessati - ma piuttosto nu- nell’altro (If XXXII-XXXIII). Nell’Inferno i canti
merosi! - possono fare. abbinati sono numerosissimi. Ad esempio If XXVI
Dante canta Folchetto, il campione della fede mili- e XXVII sono simmetrici ma non completamente,
tante. D’altra parte la cresima rende soldati di Cri- come i due canti dei francescani e dei domenicani.
sto in senso concreto e si deve lottare anche con le Ma acquistano una maggiore efficacia anche per il
armi contro i nemici. Questa idea trova immediati fatto di essere simmetrici (ma non completamente):
consensi in una società feudale, intrisa di valori mi- complimenti all’altro ordine e rampogne per il pro-
litari. Così Dante premia con il paradiso il militare prio. Ed anche per le caratteristiche diverse e com-
della fede, sogna una crociata fuori della storia che plementari che caratterizzano i due ordini: Fran-
riconquisti Gerusalemme, rimprovera i papi che cesco propone una vita pratica nella fede; Dome-
non ci pensano nemmeno, plaude al trisavolo che si nico una vita spirituale nella fede. E nel testo dan-
fa ammazzare in Terra Santa durante una delle pri- tesco, come nella vita, prima viene la vita pratica
me crociate (Pd XV) del corpo, poi la vita spirituale dell’anima.

4. San Francesco e i frati ignoranti Il linguaggio adoperato è potente e trionfante: «È


nato al mondo un sole...». Ugualmente nell’altro
In Pd XI il frate domenicano Tommaso d’Aquino canto.
parla della vita di san Francesco, tesse l’elogio
dell’ordine francescano, quindi condanna l’ordine 5. San Domenico e i frati dotti
domenicano, che ha dimenticato il fondatore.
In Pd XII il frate francescano Bonaventura da Ba-
Il poeta è molto aderente alla vita di Francesco, che gnoregio parla della vita di san Domenico, tesse
riprende dalla pubblicistica francescana. Attribuisce l’elogio dell’ordine domenicano, quindi condanna
ovviamente a Dio il merito di aver suscitato due l’ordine francescano, che ha dimenticato il fondato-
principi, che soccorressero la Chiesa in difficoltà. E re.
di averli fatti sorgere uno a oriente e l’altro a occi-
dente, in modo che racchiudessero in una tenaglia il Il poeta è molto aderente alla vita di Domenico, che
mondo cristiano. riprende fedelmente dalla pubblicistica domenica-
La presentazione agiografica del santo segue alcuni na.
punti ormai consolidati. Francesco rifiuta pubbli- Domenico fin dal grembo materno dimostra di ave-
camente davanti al vescovo le ricchezze paterne e re capacità profetiche. E fin da bambino mette in
sposa madonna Povertà, fonda l’Ordine dei frati atto il comandamento di Cristo di essere poveri.
minori e ne chiede l’approvazione al papa. Va a Egli non si preoccupa di diritto canonico né di me-
predicare tra gli infedeli ma senza successo, perciò dicina, che permettevano di arricchirsi; ma di teo-
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logia, perché poi vuole predicare la sana dottrina. cietà, ma semplicemente il luogo che dà un tetto e
Perciò al papa non chiede benefici ecclesiastici, ma da mangiare ai frati stessi e poco più. I luoghi più
la licenza di combattere gli eretici. Ciò permette a frequentati erano la cucina. E molti frati erano in
Bonaventura da Bagnoregio di concludere il suo sovrappeso. Tommaso d’Aquino dava il buon e-
discorso con una forte rampogna ai frate francesca- sempio con la sua fame di sapere e soprattutto di
ni, che si sono allontanati dalle orme del fondatore, cibo. Niente ricchezze e forse un po’ di castità, ma
alcuni per rendere la regola più rigida, altri più leg- almeno che si mangi!
gera. Alcuni frati però sono come dovevano essere,
e li cita, aggiungendo altre anime di profeti, teologi 6. La scelta infelice
e di mistici che sono lì con lui in cielo.
Questi quattro canti sono densi di problemi, di ten-
I due canti sono simmetrici, ma non completamen- sioni, di questioni, di fatti, di scelte politiche e reli-
te. La simmetria totale avrebbe provocato disarmo- giose, di sorprese, di contrapposizioni...
nia. Così il poeta può costruire due canti in succes- Ora il poeta sceglie e indica le sue posizioni, ora
sione e in simmetria, e contemporaneamente può non sceglie e mostra soltanto il fatto, il problema
cogliere ciò che le due figure hanno di specifico. drammatico che sta davanti a lui, ai suoi personag-
Ad esempio ambedue i fondatori vanno a predicare gi, a noi. Il fatto viene visto e valutato da punti di
(ma in luoghi diversi), però ottengono risultati di- vista diversi (ad esempio religioso, sociale, perso-
versi: Francesco se ne ritorna ed ha perduto tempo; nale). Ma c’è anche una situazione diversa: frati
Domenico può cantare vittoria, perché la sua predi- dello stesso ordine, che dovrebbero avere idee e
cazione ha avuto successo. atteggiamenti simili, mostrano invece atteggiamenti
completamente diversi, anzi contrapposti, davanti
Il linguaggio è costantemente eroico e trionfante: allo stesso problema o alla stessa situazione. Il caso
«A Calaruega...». Ugualmente nell’altro canto. più significativo è proprio Domenico e Folchetto. Il
loro comportamento si potrebbe interpretare come
Ambedue i canti insistono sui valori di povertà e su divisione dei compiti: uno fa il lavoro pulito, l’altro
una vita impostata su una genuina fede cristiana. Si il lavoro sporco, per non coinvolgere l’ordine. In
possono riallacciare alla professione di fede laica e seguito, se sorgevano problemi, si poteva sempre
religiosa, che il poeta fa nell’incontro con Caccia- tirare fuori la tesi che l’uso della violenza era una
guida (Pd XV): la Firenze del trisavolo viveva in scelta personale di Folchetto, che non coinvolgeva
pace, era sobria e pudìca. Non vi era ancora giunto l’ordine domenicano (e si fingeva di ignorare che
Sardanapalo a mostrare quello che si poteva fare l’ordine doveva anche controllare il comportamen-
nelle stanze della casa. E i mariti non abbandonava- to dei suoi frati).
no le mogli, per andare a commerciare in Francia. Con prudenza il Vangelo dice che la destra non de-
A parte il disvalore da un punto di vista religioso, a ve sapere quel che fa la sinistra...
parte le tensioni e le brame sociali che provoca, la Per altro credenti come Dante sono del tutto favo-
ricchezza ha agli occhi di Dante un difetto intrinse- revoli ai sistemi di un Folchetto, poiché l’eresia era
co: produce il cambiamento sociale e tutti i conflitti considerata una grave minaccia sociale. Le parole
ad esso legati. La Firenze antica si espande più vol- del canto con cui si indicano gli eretici sono illumi-
te fuori delle mura, e il contado si inurba, portando nanti in proposito.
la sua bassa cultura e i suoi bassi valori. E impo- Ben inteso, la strategia di Domenico e quella di
nendoli, perché è più forte, più aggressivo delle al- Folchetto sono complementari: uno con le buone
tre classi sociali. E, mentre una classe sale, un’altra maniere, l’altro con le cattive, lottavano contro gli
scende o si trova in difficoltà sempre maggiori. eretici, che minavano la compattezza della fede cri-
Non è capace di resistere alla concorrenza. Di qui stiana.
le tensioni sociali: la violenza di chi vuole emerge- Eppure al di là della simpatia o dell’antipatia che i
re; e la violenza di chi vuole difendere le posizioni metodi di Domenico o di Folchetto possono susci-
sociali, acquisite magari da qualche generazione. tare, i quattro canti in questione, soprattutto Pd, IX,
Con i loro valori di povertà e di rifiuto ideale e pra- affrontano un problema estremamente importante e
tico della ricchezza i due ordini buttavano acqua sul drammatico per chi lo deve risolvere. Ed è questo:
fuoco dei conflitti e delle tensioni sociali, facevano è meglio far tacere o ammazzare un po’ di eretici e
assistenza alle classi più bisognose e cercavano salvare la compattezza religiosa (o culturale o so-
quei valori positivi che pervadessero la cultura e ciale o...) oppure si deve rispettare la libertà di pen-
trasferissero l’omogeneità dei valori religiosi e la siero e di protesta degli interessati, anche se poi es-
pace culturale nell’economia e nella società. sa provoca danni sociali maggiori? È meglio
Ben inteso, neanche i frati riescono a resistere alle stroncare sul nascere l’eresia (si fanno pochi morti)
tentazioni del mondo e dimenticano i valori su cui o si devono rispettare le idee degli eretici (e ciò
gli ordini sono fondati. Così il convento non diven- porta a scontri sociali con un numero ben più alto
ta un luogo di vita spirituale che si irradia nella so-

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di morti)? E a chi spetta il compito di fare l’analisi re al futuro le decisioni difficili e impopolari e spe-
e poi di pendere le misure necessarie? ra sempre che nel frattempo i problemi si risolvano
Dante, preceduto da san Tommaso, è per la prima da soli. E poi in genere si vive alla giornata, senza
ipotesi: se si deve scegliere fra tre morti e 300 mor- una corretta percezione o programmazione del fu-
ti, non c’è ombra di dubbio che si sceglie il male turo. Perciò si dà più importanza a un piccolo male
minore, quindi si sceglie di fare soltanto tre morti. vicino, che a un grande male lontano. L’attesa in-
Dante e, prima di lui, Tommaso, applicavano una vece non fa altro che peggiorare la situazione e
concezione pragmatica della giustizia, una conce- provocare danni e morti di gran lunga maggiori.
zione per altro che si preoccupava di scegliere il Dante riserva ai posteri anche quest’ultima incredi-
bene maggiore tra due beni, il male minore tra due bile sorpresa: ha meditato anche sulla teoria della
mali e che era attenta al bene della maggioranza, decisione! Prima ha valutato i dannati da due punti
cioè della società. di vista, morale e politico (o di altro tipo) (Farinata
Il pensiero moderno e contemporaneo invece ha degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalcanti, Brunetto
scelto la seconda alternativa: la libertà di pensiero e Latini, Ulisse ecc.), poi da tre punti di vista, mora-
di azione dell’individuo è molto più importante le, politico e personale (Francesca da Polenta e Pa-
delle conseguenze negative che tale uso - spesso olo Malatesta ecc.), ed ora si cimenta nella discus-
improprio - provoca. Insomma fra tre morti e 3.000 sione di un esempio concreto di decisione difficile!
morti, i moderni e i contemporanei avrebbero scel-
to al di là di ogni ragionevole dubbio la libertà di Davanti a questa straordinaria ricchezza di pensie-
pensiero e i 3.000 morti. La libertà di pensiero e di ro, che dire di quei tangheri, sedicenti critici e sedi-
azione è valutata molto più importante di 3.000 centi intellettuali, che leziosamente hanno distinto
morti... in Dante poesia e non poesia? Sono finiti o li sta
L’esempio che si può fare è esplosivo: si devono aspettando l’antinferno, il mondo squallido degli
prendere duri provvedimenti affinché gli ammalati ignavi, che con il loro sangue nutrono vermi ripu-
di AIDS non contagino i sani oppure si devono ri- gnanti?
spettare le loro scelte sessuali, le loro libertà indi-
viduali e permettere che la malattia dilaghi? È me- Dietro di Dante si sente il potente pensiero teorico
glio limitare la libertà e segregare 5.000 persone o e sociale di Tommaso d’Aquino, un autore poco
si deve lasciare che il contagio dilaghi? La sensibi- amato e poco capito anche dalla Chiesa.
lità morale e il rispetto delle libertà altrui dei con-
temporanei è straordinaria: si deve lasciare che il
male dilaghi. Così anziché 5.000 casi di AIDS oggi
nel mondo ci sono 30.000.000 di ammalati.
Ma coloro che hanno difeso ad oltranza la libertà
degli ammalati non dovrebbero essere considerati
responsabili del dilagare del morbo e quindi accu-
sati di attentato alla salute pubblica?
La cosa sorprendente, che gli ignoranti cultori e
apologeti del pensiero moderno non conoscono, è
che un autore non accusabile di debolezza verso la
Chiesa e verso il pensiero medioevale come Nicco-
lò Machiavelli (1479-1527) era sulle stesse posi-
zioni di Tommaso d’Aquino e di Dante. È suo
l’esempio fatto più sopra. E si tratta di un esempio
reale: i fiorentini devono rendere innocui alcuni fa-
cinorosi di Pistoia e stroncare sul nascere i disordi-
ni sociali oppure devono essere rispettosi, lasciare
che le proteste dilaghino, coinvolgano tutta la città,
provochino scontri armati e alla fine un numero
ben maggiore di morti? Machiavelli preferisce po-
chi morti, i fiorentini lasciano che la situazione de-
generi e alla fine provocano un numero ben mag-
giore di morti.
Eppure la scelta di Dante è drammatica: ambedue
le scelte possibili sono dolorose. È facile scegliere
tra due beni: si è ben contenti di scegliere il bene
maggiore. È difficile scegliere tra due mali, anche
se dovrebbe essere ovvio che si deve scegliere il
male minore. Il fatto è che l’uomo tende a rimanda-

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dannato non vorrebbe dirlo, per non coprirsi di
I canti dei fraudolenti vergogna; ma nessuno è uscito dall’inferno, perciò
parla: in vita fu un capitano di ventura esperto in
tutte le astuzie, tanto che era divenuto famoso in
1. Fraudolenza e ragione tutta Europa. In vecchiaia si fece frate francescano
per salvare l’anima. Il papa Bonifacio VIII gli chie-
I canti dei fraudolenti sono due: If XXVI, il canto se un consiglio fraudolento per far cadere la città di
di Ulisse, e XXVII, il canto di Guido da Montefel- Palestrina. Guido si rifiutò. Ma il papa incalzava e
tro. Essi vanno letti non singolarmente, ma accop- gli disse che lo assolveva prima ancora di commet-
piati, poiché i protagonisti sono uniti dallo stesso tere peccato. Allora cedette e diede il consiglio: far
peccato. promesse di pace che poi non avvenne mantenuto.
Il canto XXVI poi andrebbe letto accoppiato con Dopo morto san Francesco venne a prendere
molti altri canti, in particolare quelli che trattano il l’anima del suo fedele. Ma un diavolo logico la
tema della paternità: If X (Farinata degli Uberti, pretese per sé, perché non ci si può pentire prima di
che pensa alla politica; e il genero Cavalcante de’ commettere il peccato, in quanto la contraddizione
Cavalcanti che invece pensa al figlio), XV (Brunet- non lo permette. Il santo rimase gabbato - l’igno-
to Latini, il padre spirituale di Dante), XXXIII (il ranza non sempre paga - e il demonio tutto soddi-
conte Ugolino della Gherardesca, che è fatto morire sfatto portò Guido all’inferno, dove Minosse lo as-
di fame con i figli i nipoti). segnò alla bolgia dei fraudolenti.
Il canto XXVII andrebbe letto accoppiato ad un al-
tro canto, Pg V, dove Bonconte da Montefeltro, fi- 2. Ragione e fede
glio di Guido, si pente negli ultimi istanti di vita: il
padre si danna, invece il figlio si salva. I due canti sono uniti dallo stesso peccato, ma poi
In questo modo una fitta rete di collegamenti av- di fraudolenza si parla soltanto nel secondo. Trop-
volge l’intera Divina commedia. po noioso parlarne in tutti e due. Il canto di Ulisse è
poi drammatico: l’eroe greco muore nel tentativo di
Di Ulisse Dante racconta gli inganni, ma essi poi soddisfare l’esigenza umana di esplorare il mondo
passano in secondo piano. Passa invece in primo senza gente. Il canto successiva deve avere ed ha un
piano un altro aspetto della sua mente versatile: la tono diverso: ironico, scherzoso, grottesco. Esso in-
curiosità, l’amore per il sapere, abbinato all’amore siste sulla fraudolenza, ma abilmente la ritorce con-
per l’avventura. Di Guido invece il poeta dice che tro colui che la praticava e che si vantava per la sua
la fama di uomo d’arme esperto in inganni si diffu- astuzia. Il dannato pianifica la salvezza come piani-
se in tutta Europa, e poi ne collega la condanna ficava una battaglia militare: con la mente, ma non
all’inferno proprio ad un peccato di fraudolenza, con il cuore. Davanti alla richiesta del papa la resi-
che egli compie su richiesta del papa Bonifacio stenza è debole, la mente accetta le argomentazioni
VIII. che ascolta, il cuore resta freddo, non si ribella alla
illecita transazione.
In If XXVI Ulisse racconta a Dante dove andò a Così l’uomo famoso per la sua astuzia commette
morire: lascia l’isola di Circe, dimentica volonta- un errore di astuzia: incontra uno più astuto di lui e
riamente il figlio, il vecchio padre e la moglie e si fa ingannare. Indubbiamente non ci si aspetta che
punta la nave verso lo stretto di Gibilterra. Qui con un papa inganni e che inganni su ciò che il credente
un discorso appassionato persuade i suoi compagni ha di più caro, la salvezza dell’anima. Ma il papa lo
a proseguire, per esplorare il mondo senza gente. I fa e Guido si trova indifeso a questa mossa. Così
compagni, accesi dall’entusiasmo, fanno dei remi perde l’anima. Il modo con cui si licenzia dai due
ali al «folle volo». Entrano nell’oceano Atlantico e poeti mostra chiaramente quanto gli bruci ancora il
tengono sempre la sinistra. Dopo cinque mesi luna- fatto di essersi fatto ingannare più che le pene
ri scorgono una montagna altissima. Sono contenti. dell’inferno...
Ma ben presto la loro gioia si trasforma in pianto,
perché da quella montagna sorge un turbine che af- Se il canto di Ulisse è drammatico, quello di Guido
fonda la nave è comico, comico in modo particolare, perché l’in-
La montagna è la montagna del purgatorio ed essi teressato cade proprio nell’ambito in cui era, si
non possono accedervi, perché sono ancora vivi e considerava, si vantava, era considerato abile, abi-
soprattutto perché sono pagani, non hanno la fede lissimo, il più abile: l’astuzia e la fraudolenza. La
in Gesù Cristo. Dio, geloso dell’al di là, affonda tensione accumulata leggendo la storia di Ulisse si
con un turbine la loro nave. trasforma in una risata catartica, quando ci si acco-
sta al canto di Guido. La vita è tragica ma anche di-
In If XXVII Guido da Montefeltro chiede notizie vertente. E dipende da noi seguire le orme di Ulisse
della sua Romagna. Dante gli risponde che al mo- o di Guido, di Farinata o di Cavalcante, di Capanèo
mento è in pace. Quindi gli chiede il suo nome. Il o di Pier delle Vigne. Non bisogna poi dimenticare
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le donne: le orme di Francesca o della Pia, di Pic- gione flessibile, che usa lo strumento dell’inganno
carda o di Costanza, di Cunizza o di Raab... come altri strumenti, a prescindere dal fatto che il
loro uso sia o non sia peccato, sia o non sia morale
Ulisse è fermato da un turbine davanti alla spiaggia (o lecito o...). Un soldato è e deve essere amorale,
del purgatorio, perché non ha la fede. Per il poeta altrimenti non va a fare la guerra, né vince la batta-
la conoscenza è il massimo contributo che ha dato glia. Soltanto così vince la battaglia. Vince la batta-
l’umanità pre-cristiana. Ma la ragione è limitata, da glia, però va a finire all’inferno... Questo è il di-
sola non ce la fa a salvare l’uomo. Occorre la fede. lemma, a cui nessuno può sottrarsi. Il poeta mette
Occorre Beatrice. Virgilio, la ragione, può soltanto fuori dei cerchi dell’inferno «coloro che vissero
arrivare sino alla cima del purgatorio, poi deve ce- senza infamia e senza lode» e che in vita non fece-
dere il posto di guida a Beatrice. Gli spiriti magni, ro né buone azioni, né cattive azioni, che li facesse-
i grandi dell’antichità non sono né salvi né dannati. ro ricordare presso i posteri (If III): sono punti da
Vivono un’esistenza neutra nell’antinferno, passan- vespe e il loro sangue, caduto a terra, è divorato da
do il tempo a parlare delle loro discipline, esclusi vermi ripugnanti. E Virgilio, simbolo della ragione,
dalla pena ma anche dalla visione estatica di Dio. commenta: «Non di curar di lor, ma guarda e pas-
La ragione, la conoscenza umana sarà sempre scon- sa».
fitta, sarà sempre delusa, quando vorrà superare i Ma l’ultima parola non è detta: a più riprese il poe-
suoi limiti e penetrare nel territorio riservato alla ta ricorda che Dio è sempre misericordioso, se ci si
fede. pente di un pentimento sincero, come quello di
La figura di Ulisse va interpretata in questo modo: Manfredi di Svevia o di Bonconte, non come quel-
la sua propensione all’inganno non ha contaminato lo di Guido (Pg III, V).
né reso impuro il suo amore per la conoscenza, che La ragione umana quindi non inganna se stessa. Il
sarebbe radicato nell’inganno e che quindi perde- problema della ragione umana è un altro: essa è in-
rebbe nobiltà e valore. Il poeta, che condanna gli trinsecamente limitata, in quanto soggetta
ignavi ed ammira chi vuole raggiungere «virtute e all’errore, e lo è in particolare quando cerca di in-
canoscenza», non può accettare una tesi simile: re- vadere i territori della fede.
spingerebbe tutto il mondo pre-cristiano, che ap-
prezzava in sommo grado la ragione e la conoscen- Il fatto paradossale, che la fretta e la superficialità
za. La conoscenza che l’eroe greco vuole acquisire, degli storici, che si sono occupati dell’età di mezzo,
come tutta la conoscenza umana, è incapace struttu- non ha mai messo in evidenza, è che proprio grazie
ralmente di affrontare i problemi più importante alla consapevolezza dei limiti della ragione umana
dell’uomo: proprio questi limiti la rendono debole, il Medio Evo ha accolto interamente l’eredità e il
insufficiente, bisognosa di aiuto, bisognosa della sapere classico ed ha dispiegato la ragione in tutta
fede. E i successi ottenuti con l’inganno, l’arma più la sua potenza creatrice. Nessun altro momento sto-
affilata della ragione, non cambiano, anzi ribadi- rico ha dato una tale importanza alla ragione uma-
scono questa situazione. La ragione fraudolenta è na, allo studio del linguaggio, della retorica e della
soltanto una parte della ragione, e non si può pen- logica. Le varie discipline erano organizzate nel tri-
sare di svalutare il tutto, perché una parte è debole vio e nel quadrivio, e ricoprivano tutte le aree di
o da condannare. Si deve valutare a partire dal tut- sapere: grammatica, retorica, dialettica (o logica);
to: dall’ordine dell’universo Beatrice giunge a par- aritmetica, geometria, musica e astronomia. Il mo-
lare della condizione umana (Pd I); dalla storia tivo, apparentemente contraddittorio, è questo: sen-
dell’Impero l’imperatore Giustiniano giunge a con- tendosi sicuri delle verità della fede e di una forza
dannare i guelfi e i ghibellini e a elogiare il com- divina, la Provvidenza, che sovrintendeva le azioni
portamento di Romeo di Villanova (Pd VI). e la storia umana, gli uomini del Medio Evo erano
fiduciosi e si sentivano protetti dal cielo, perciò
Dante riapplica un modulo valutativo sperimentato sciamavano per tutte le regioni del sapere e per tutti
fin dai primi canti dell’inferno: la stessa duplice o i paesi del mondo.
triplice valutazione con cui si avvicina a Francesca Dovrebbe essere chiaro (cosa che normalmente non
da Polenta, a Farinata degli Uberti, a Brunetto La- è) che da parte sua la fede completa la ragione, non
tini, a Cunizza da Romano, a Raab e a tanti altri si sostituisce ad essa. Che hanno ambiti completa-
personaggi. La realtà è sempre complessa, e soltan- mente diversi, complementari e non contrastanti:
to un atteggiamento complesso permette di affron- provengono ambedue da Dio e Dio non può essere
tarla adeguatamente. Perciò un unico punto di vista contraddittorio. Perciò non va intesa in modo erro-
sempre è insufficiente. Sono necessari più punti di neo la tesi che la ragione è limitata e che la fede è
vista, tra loro coordinati, con cui si può cercare di superiore. Bisogna intendere che la ragione si e-
avere una visione meno limitata e più articolata stende a tutta la realtà conoscibile e che le sono
della realtà o del problema in esame. precluse soltanto le verità di fede. Insomma la ra-
La ragione di Dante, come la ragione di ogni buon gione è pressoché illimitata, in quanto abbraccia
medioevale, è una ragione ad ampio spettro, una ra- l’intero universo. E bisogna ancora intendere che la

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fede riesce ad andare in quell’ambito limitato e cir- strumento che permette all’uomo di raggiungere
coscritto che sono le verità di fede, non accessibili l’onnipotenza.
alle tecniche della ragione, ma essenziali per la vita La ragione è inutile e impotente anche a livelli mol-
umana. Queste poche verità provengono dell’e- to modesti. Se proviamo a voler dare e a pretendere
sterno, da Dio, dalla Bibbia, che è stata ispirata da sempre ragioni nella vita quotidiana, ci accorgiamo
Dio. Tutte tesi ragionevoli e che dimostrano una subito che ci rendiamo impossibile anche l’azione
totale fiducia nella ragione usata nei suoi limiti. Ma più semplice. È meglio usare la fiducia, la fede, e
dovrebbe essere chiaro che ogni strumento deve credere (quasi sempre) con discernimento agli altri.
essere usato correttamente entro i sui limiti. I buoi Il mondo moderno ha commesso anche altri errori
servono per arare, le mucche per fare il latte. Am- (o altri peccati): ha dimenticato i gradi del sapere e
bedue possono essere fonti di carne. È stupido e l’unità dell’uomo. Il riferimento con cui ancora og-
meno produttivo usare gli animali in altro modo. gi ci si deve confrontare è un filosofo antico, che
Peraltro scandalizzarsi davanti ai limiti - estesissimi ha incentrato tutta la sua riflessione sulla conoscen-
- della ragione medioevale e ignorare che Wittgen- za e sulla politica: Platone di Atene (429-347 a.C.).
stein e Gödel hanno detto la stessa cosa è il com- La conoscenza si sviluppa in quattro livelli, due in-
portamento normale di intellettuali venali e mise- feriori e due superiori: εικασια (la conoscenza su-
rabili. Wittgenstein ha scoperto che il linguaggio perficiale, esteriore, delle cose), πιστις (la fede);
non può parlare di se stesso né della totalità (1921). poi διανοια (la ragione calcolatrice della mate-
Gödel ha scoperto che nessuna teoria è tanto poten- matica), νους (la ragione intuitiva della filosofia).
te da parlare di se stessa (1927). Dalla visione tutta esteriore delle cose ci si spro-
Per il poeta la conclusione è che la ragione deve fonda sempre più in una visione che riguarda la re-
chinare il capo e cedere davanti alla fede, ben inte- altà profonda delle cose. Ma, poiché talvolta nem-
so davanti alla fede religiosa, davanti alle verità di meno la ragione filosofica era capace di rimuovere
fede che trova espresse nella Bibbia e nei Vangeli. gli ostacoli, interveniva la fede (Resp., VI).
Cedant rationes fidei! L’unità dell’uomo significa che l’uomo costituisce
un tutto organizzato, non un semplice insieme di
Il canto di Ulisse e di Guido si legano quindi ai parti. E come tale va studiato. L’unità dell’uomo
canti in cui Dante parla esplicitamente dei limiti rimanda immediatamente all’unita del sapere. Non
della ragione umana, ad esempio a Pg III, 34-39, ci può essere una politica distinta dall’etica, non ci
dove il poeta, per bocca di Virgilio, dice che, se gli può essere un semplice sapere che non sia collegato
uomini avessero avuto le capacità di capire tutto (il alla sapienza.
riferimento è a come le anime possano soffrire), Dante e il Medio Evo accolgono e condividono
non sarebbe stato necessario che Cristo si incarnas- questa visione dell’uomo, del sapere e della realtà.
se e si facesse uomo. E molto prima dell’uomo contemporaneo hanno
Peraltro Ulisse, l’eroe pagano, propone una ragione accolto la sfida della complessità.
responsabile e proiettata verso il sapere. Invece
Guido, l’eroe cristiano, popone una ragione che si I moderni hanno commesso lo stesso errore (o pec-
preoccupa unicamente di raggiungere i fini, a pre- cato) di presunzione o di superbia commesso miti-
scindere dai mezzi adoperati per raggiungerli. Essa camente dai primi uomini, Adamo ed Eva, nel pa-
è una ragione superficiale (o, meglio, strumentale) radiso terrestre, mangiando il frutto dell’albero del-
e di conseguenza facile da ingannare. Qui come in la conoscenza del bene e del male (Gn 3, 1-24).
molti altri casi il poeta sceglie due esempi: uno cri- Deve avere un particolare fascino la ripetizione de-
stiano e uno pagano. gli errori già commessi da altri!
Indubbiamente sia la prima sia la seconda sono
sconfitte. Ma sono sconfitte da un avversario ben La ragione classica poi è impregnata di retorica: è
diverso: Dio da una parte, un uomo, per quanto ab- l’orazion picciola di Ulisse. E la retorica ha lo sco-
bia indosso il manto papale, dall’altra. Il fatto è che po di persuadere e di riscaldare gli animi. La ragio-
Dante è pieno di buon senso e si rifiuta nel modo ne moderna di Guido è semplicemente una ragione
più assoluto di attribuire una qualsiasi forma di on- che programma, che pianifica, che calcola: una ra-
nipotenza alla ragione umana (e tanto meno alla ra- gione-strumento. Essa è calculus ratiocinator e
gione di un singolo individuo). Forse il sonno della vuole essere presuntuosamente mathesis universa-
ragione genera mostri, ma potrebbe essere anche la lis. L’uomo ha ancora la mania, l’ossessione di
situazione opposta: l’ubriacatura, che la ragione fa conseguire la conoscenza, ma soltanto perché essa
di se stessa, genera mostri ancora peggiori. dà potenza, dà ricchezza. Ma è l’oro dei Nibelun-
Insomma il poeta rifiuta ad oltranza la tesi, già esi- ghi, che provoca una lunga serie di morti o di disa-
stente al suo tempo e in seguito fatta propria dagli stri ecologici. L’uomo impersonato da Guido è
illuministi, di coloro che hanno una cieca fiducia (o l’uomo arrogante e presuntuoso che nel paradiso
fede) nella ragione e che fanno della ragione lo terrestre volle diventare come Dio e non si accorse

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dei suoi limiti e che ora sta distruggendo la natura era nato non come sapere, ma come proposta di vi-
in cui vive e da cui dipende. ta pratica, cioè come etica illuminata e addolcita da
La ragione classica è però impregnata anche di sa- un Dio Consolatore, che crea e provvede alle sue
pienza e di etica. L’amore per la sapienza si è tra- creature.
sformato in filosofia. La riflessione sul corretto A questo punto è possibile porre il problema se la
comportamento umano impegna generazioni di in- separazione tra etica e politica è un merito o un de-
tellettuali e di filosofi, da Socrate a Platone, da Ari- merito. Quali sono i motivi che hanno spinto i mo-
stotele agli stoici, dagli epicurei ai cinici. Questa derni a ritenerlo un merito. E per chi è un merito.
cultura si trasmette integralmente al mondo medio- Risulta chiaro che separare la politica dalla morale
evale, che considera la possibilità teorica e poi significa sganciare la politica dall’etica sociale, in-
condanna ad oltranza la frattura tra etica e politica, somma da una parte della politica stessa. Ma si
di cui Guido si fa portavoce. Questa frattura viene crede di fare - e si vuole fare - una cosa completa-
poi fatta propria e celebrata da Niccolò Machiavelli mente diversa: separare la politica dalla morale re-
(1469-1527), al quale viene attribuito erroneamente ligiosa, dalla morale ultraterrena, dalla morale o
il merito di aver separato la politica dall’etica agli dalla religione medioevale, per le quali il centro
inizi dell’età moderna e che viene santificato come della vita umana si trova nell’al di là...
l’eroe del pensiero laico contro l’oscurantismo me-
dioevale. Ben inteso, se si deve considerare un me- Le cose stanno molto diversamente.
rito tale separazione e se si devono sostituire i santi
cristiani con altri santi... Dante pervade l’al di là cristiano dell’etica aristote-
I problemi in questione sono complessi, ma qual- lica. Ma fa anche un’altra cosa, che non si vuole af-
cosa si può dire in poche parole: fatto comprendere: il giudizio che l’uomo riceve
nell’al di là è interamente legato alle azioni terrene.
1. A Machiavelli è attribuito il merito di aver sepa- Insomma anche chi crede in Dio propone un’etica
rato la politica dalla morale, e si intende la morale sociale, terrena, e fa girare la vita umana non sul
religiosa. premio e sul castigo che si riceve nell’al di là, ma
2. Tutto il mondo greco (Socrate, Platone, Aristote- sui comportamenti sociali che si praticano sulla ter-
le, gli stoici, i cinici, gli epicurei ecc.) dà importan- ra. Insomma non è la vita terrena in funzione di
za all’etica, che deve portare l’uomo sulla strada quella ultraterrena; è l’opposto: la vita ultraterrena
della σοϕια (la sapienza). Gli stoici ad esempio viene usata per costringere l’uomo a una vita terre-
indicavano tre regioni del sapere e della realtà: la na rispettosa dell’etica sociale. Un giro tortuoso?
logica, la fisica e l’etica, che erano tra loro correla- Non era più semplice che i medioevali si esprimes-
te. Ciò che conta non è il sapere, è la sapienza; e il sero direttamente ed esplicitamente? Il fatto è che
sapere è in funzione e coronato dalla sapienza. l’uomo teme le cose che non conosce, le cose pau-
3. Il mondo greco parla di etica, il mondo romano rose; e non fa il bene per il valore del bene, ma evi-
parla di morale (mos, moris, costume) e intende il ta il male per la paura delle pene, sia terrene sia ul-
comportamento sociale, il comportamento terreno. traterrene. Filosofi, teologi e scienziati medioevali
Al mondo ultraterreno essi non attribuivano alcuna lo sapevano. Il mondo moderno, che pretende di
importanza: non c’erano premi né castighi. fondarsi sulla scienza, sulla conoscenza e sull’espe-
4. Il mondo cristiano mutua l’etica dal mondo clas- rienza, lo ha dimenticato.
sico, quasi esclusivamente da Aristotele. Gli epicu- Il merito attribuito a Machiavelli ha quindi questo
rei e gli empi come Capanèo messi all’inferno sono significato: esso è la via che il pensiero moderno
forse l’unico peccato religioso (ma non può essere intraprende per sottrarsi non alla morale religiosa,
buon cittadino chi nega l’esistenza di Dio). Perciò ma per sottrarsi al potere terreno della Chiesa. E
elabora un’etica che è un’etica sociale, cioè, classi- Machiavelli viene scelto - a ragione o a torto, non
camente, un’etica terrena. importa - come portabandiera non di una ragione
che si è liberata della morale o della fede, bensì di
Insomma il pensiero classico poneva sopra la ra- una ragione che contrabbanda per libertà l’adesione
gione l’etica o la morale sociale. Il Cristianesimo al potere dello Stato contro un potere concorrente,
recupera l’etica aristotelica e pone come corona- il potere della Chiesa. Sotto ad innocui problemi di
mento del sapere la fede in Dio. La differenza è in- morale si cela invece lo scontro violentissimo e
significante: i filosofi e i teologi cristiani dovevano senza esclusione di colpi tra due poteri: il potere
pure trovare qualcosa che distinguesse pensiero cri- sociale della Chiesa ed il potere politico dei nuovi
stiano e pensiero pagano. La cosa più semplice, Stati emergenti. Si cela quindi una semplice lotta
chiara ed ovvia era quella di dire che il pensiero per il potere; e lo Stato o, meglio, gli Stati naziona-
cristiano completa il pensiero pagano (interamente li, che sorgono dalla dissoluzione dell’unità euro-
recepito) aggiungendovi Dio e la fede. Il pensiero pea sotto l’Impero, usano qualsiasi mezzo per im-
cristiano era nato dalla Bibbia e dal Vangelo, per- possessarsene.
ciò Dio non poteva essere messo da parte. Inoltre

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Questo scontro, che coinvolge la morale, sarebbe Anche se non si capisce come l’individuo possa ac-
stato impensabile nel Medio Evo: lo Stato, cioè campare diritti, se questi diritti minano alla base la
l’Impero, e la Chiesa non erano tra loro intrinseca- convivenza civile e dissolvono i valori che tengono
mente conflittuali, anche se di fatto si sono scontra- unita la societas, l’unione o l’insieme dei socii.
ti. Essi condividevano una serie di valori comuni, Gli emuli moderni e contemporanei di Machiavelli
perché la cultura era la stessa, e si entrava indiffe- hanno continuato - si deve pensare in completa ma-
rentemente alle dipendenze dello Stato come alle la fede - ad usare il segretario fiorentino come il
dipendenze della Chiesa. Ambedue i poteri condi- simbolo della lotta contro la barbarie religiosa e
videvano una visione generale dell’uomo. medioevale, anche quando il Medio Evo è passato
Machiavelli, un modesto e presuntuoso segretario e il potere temporale e spirituale della Chiesa è
di un piccolo Stato, caduto nelle mani di uomini scomparso...
inetti, ha la presunzione di dare consigli al principe,
e dimentica i consigli, ben più incisivi, dati 250 an- I due canti dei fraudolenti ci portano quindi a toc-
ni prima da Tommaso d’Aquino nel De regimine care due dei problemi fondamentali del tempo di
principum (1266), dove tratteggia la figura e indica Dante e del nostro: i limiti della ragione e l’etica.
le funzioni del rex, il monarca, che provvede al be-
ne di tutta la società.
Eppure il segretario fiorentino è spinto dalla cogen-
za del suo stesso ragionamento a vedere e a mostra-
re gli effetti devastanti che l’uso della ragione stru-
mentale provoca nella compagine sociale. A dire il
vero, riconoscere tali aspetti significa non essere
amorali, essere ancora impigliati in valori morali!
O, meglio, neanche lui riesce (o vuole) sottrarsi al
peso della cultura classica, che ammirava ed ap-
prezzava. E a cui si avvicinava dopo un rituale
simbolico e una preparazione intellettuale e psico-
logica minuziosi. Perciò prova questo dissidio inte-
riore, che non risolve mai: il principe deve essere
sopra la morale (ingannare, uccidere ecc.) per il be-
ne dello Stato, il principe ha come valori la fama e
la gloria; anche il privato può comportarsi come il
principe, nulla glielo impedisce; tutto ciò provoca
la distruzione di quei valori su cui la società si reg-
ge, cioè provoca il crollo proprio di quella società
che inizialmente, almeno a parole, ci si proponeva
di difendere e di consolidare.
La logica è più forte della santità. Vale per san
Francesco come per Machiavelli. Ed egli non può
pensare di sottrarsi alla cogenza dei ragionamenti,
perché lo desidera. La conseguenza è la perdita
dell’unità, dell’universitas e della universalitas, la
frantumazione della teoria e dell’agire pratico. I
suoi seguaci, che avevano bisogno di un santo lai-
co (una cosa che egli non è mai stata né ha mai vo-
luto essere), non hanno mai colto questo aspetto del
suo pensiero e si sono sempre limitati a parlare di
pessimismo dell’autore verso la natura umana mal-
vagia...
Proseguendo su questa strada, il pensiero laico e
statalista europeo si è ben guardato dal formulare
un’etica non religiosa, una morale laica: qualsiasi
discorso etico avrebbe posto dei limiti all’azione e
ai comportamenti dell’uomo politico. E non si vo-
levano limiti al proprio arbitrio e al proprio potere
assoluto. I “diritti” ed il potere dell’individuo, della
parte, della cellula, hanno costantemente la meglio
sui diritti o sugli interessi degli altri individui, della
maggioranza degli altri individui, e della società.

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papa in questione: si è saziato delle ricchezze che
Papi all’inferno e prostitute in pa- accumulava spremendo la Chiesa? Il poeta finge di
non capire. Il dannato storce i piedi, sospira e con
radiso voce di pianto dice di essere un altro papa, Niccolò
III Orsini. Riconosce di aver imborsato in vita i de-
1. L’al di là rovesciato ed i papi a testa nari e, di conseguenza, di aver imborsato se stesso,
in giù lì all’inferno. Non è il solo: lo spirito di categoria e
le abitudini sono forti e le stesse per tutti. Altri papi
sono sotto di lui e si annusano a vicenda le piante
Papi all’inferno e prostitute in paradiso. Il contrasto dei piedi. E altri papi arriveranno dopo di lui ad
non poteva essere maggiore. Il lettore, che ha se- annusargli le piante dei piedi. Se un papa non è si-
guito il poeta fino al canto XIX dell’Inferno, ha moniaco o nepotista, che papa è? La simonia era il
questa prima grande soddisfazione. Ma poi, se ha il loro status symbol. Non ne potevano fare a meno.
coraggio e la forza di continuare il viaggio fino al Dante fa allora un discorso moralista, mescolato a
canto IX del Paradiso la sorpresa e la soddisfazio- una invettiva e a citazioni dotte: «Ben ti sta, spero
ne aumentano, perché trova una ninfomane e una che tu soffra a puntino. Così impari a preoccuparti
prostituta beate nel cielo di Venere. Il numero dei dei soldi e non delle anime. Gesù Cristo non era un
papi corrotti è senza fine. Il papa che Dante incon- affarista e non ha promesso né oro né argento a san
tra è Niccolò III Orsini: in vita ha imborsato dena- Pietro e agli altri apostoli. Disse loro soltanto di
ro, all’inferno ha imborsato se stesso nei fori in cui seguirlo!».
a testa in giù sono puniti i papi. Ma di lì a poco sa- Il poeta poi si surriscalda e si mette quasi a urlare:
rebbe giunto anche l’odiato Bonifacio VIII, quindi se non avesse rispetto per l’alta funzione che rico-
Clemente V, il papa francese... Tutti accomunati pre, userebbe parole ancora più dure. Intanto si li-
dalla stessa propensione alla simonia. Una bella mita a dire che, come aveva previsto profeticamen-
compagnia! te Giovanni Evangelista, scrittore anche dell’Apo-
L’inizio del canto promette parole di fuoco. Il poe- calisse, la Chiesa fu vista puttaneggiare con i so-
ta se la prende con Simon mago e con i miserabili vrani. Era stata pura e casta finché il marito, il pa-
suoi seguaci che fanno compravendita delle cose di pa, era rimasto virtuoso. E quindi riprende con pa-
Dio. E da Simone deriva il nome di questa pratica role di fuoco: i papi si sono fatti un Dio d’oro e
religiosa. Il poeta gode che la giustizia divina si di- d’argento e qual è la loro differenza rispetto agli
spieghi in tutta la sua potenza. I dannati sono imbu- idolatri se non che questi ne adorano uno mentre i
cati in pozzetti scavati nella roccia e sporgono con papi, più aperti, ne adorano cento?
le piante dei piedi. Hanno fatto un uso rovesciato Quindi se la prende con l’imperatore Costantino,
dei beni della Chiesa, ed ora sono puniti con la te- che, dopo la conversione al Cristianesimo, aveva
sta in giù e i piedi in su, come l’assassino che per avuto la sciagurata idea di fare donazione di Roma
punizione è sepolto vivo. Ben misera soddisfazione e dei territori limitrofi al papa Silvestro I. I papi
seppellirlo morto, tutti ne sarebbero stati capaci! Le successivi ne avevano approfittato e umanamente
pene poi dovevano essere serie e spettacolari, al- avevano pensato bene di allargare il territorio di san
trimenti che pene sono? Non potendoli seppellire Pietro. I loro impegni religiosi lasciavano un po’ di
né vivi né morti, i fiorentini, pieni di fantasia, ave- tempo libero per altre faccende.
vano dissepolto i corpi ormai cenere di Farinata Il dannato, forse punto sul vivo dalle parole infuo-
degli Uberti (inizi sec. XIII-1264) e della moglie cate di Dante, scalcia più forte, mentre Virgilio,
Adelata e li avevano buttati in Arno 19 anni dopo che si era messo discretamente da parte, assiste
la morte. Era il 1283. Il Vangelo dice che bisogna soddisfatto alla scena e si complimenta: il suo di-
porgere l’altra guancia, ma, se non ci si scalda con i scepolo ci sa veramente fare con le parole! Le usa
sentimenti e le passioni, l’inverno è troppo lungo come se fossero pietre... Poi con sollecitudine e
da passare e potrebbe farci secchi. con dolcezza lo prende nuovamente in braccio e lo
Sulle piante dei piedi, dolcezza delle pene!, scorre- riporta sull’argine della bolgia, dal quale appare
va una fiamma che per lo spasimo faceva scalpitare una nuova bolgia.
le gambe. Il poeta è incuriosito e chiede a Virgilio Così Dante che ritorna dal viaggio e Dante scrittore
di conoscere il dannato che sui piedi ha le fiamme si prendono in anticipo la soddisfazione di vedere
più rosse. Virgilio è premuroso e acconsente. Pieno l’odiato nemico, papa Bonifacio VIII, all’inferno
di sollecitudine lo prende addirittura in braccio, quattro anni prima che morisse. Quando il bisogno
scende per l’argine e lo depone vicino al dannato. Il o il desiderio di vendetta punge, il cervello umano
poeta si rivolge nei dovuti modi all’anima malnata, aumenta la sua capacità di trovare idee e soluzioni,
e le dice di parlare. L’anima, che aveva una visione aumenta la sua capacità di inventiva.
in Dio non perfetta, lo scambia per Bonifacio VIII Il poeta però non è completamente giusto nei con-
e si meraviglia che sia già arrivato: doveva arrivare fronti dei papi messi all’inferno: essi avevano biso-
di lì a quattro anni... Il dannato è velenoso con il gno di uno status symbol, e pensavano di averlo

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trovato - forse un errore in buona fede - nella si- E svolge in modo conseguente il seguito dell’ar-
monia. In un concilio avevano anche applicato in gomentazione: «Ammettiamo che non mi sco-
proposito le nuove idee di specializzazione che si prano: l’ipotesi è insignificante. Ammettiamo che
andavano consolidando nella cultura religiosa e lai- mi scoprano: più di tanto non mi fanno, perché so-
ca: ai papi (quasi interamente) il monopolio della no una prostituta. Al massimo vorranno qualche
pratica della simonia, che però poteva anche essere prestazione gratis. In questo momento io valgo an-
appaltato ai vescovi. Ai vescovi uno status symbol cora molto sul mercato del sesso: ho buoni clienti,
più terreno, la sodomia. Il motivo di ciò è sempli- e affezionati. Faccio anche gli abbonamenti indivi-
ce: la città di Sodoma era vicina a Samaria, la città duali e gli sconti comitive. Una prestazione di più,
natale di Simone. La sodomia era giustamente un una di meno, non fa differenza. Anzi posso trovar-
peccato meno grave e perciò punito nelle bolgie mi nuovi clienti. Se le cose vanno proprio male, ci
dell’inferno situate più in alto (If XV). Insomma la rimetto la vita. Mi lapidano. È la pena delle adulte-
gerarchia era rispettata. I sodomiti erano puniti re e delle spie. Ma chi non risica non rosica. Peral-
camminando a schiere su una pianura di sabbia in- tro tocca a me non farle andare male, organizzare
fuocata, sulla quale cadevano fiamme che li ustio- in modo infallibile la loro penetrazione in città e il
navano. Andrea de’ Mozzi era il vanto di tutta la loro colpo di mano. Se non ne sono capace, non
classe vescovile. Chi poteva essere più bravo di merito di vivere».
lui? E così continua: «Nel secondo caso, quello in cui
Qui i prelati con sorpresa trovano numerosi intellet- vincono, ce l’ho fatta, cambio vita e sono sicura di
tuali. La metà di costoro era costituita da laici che trovarmi un marito, se voglio. Con il denaro si ot-
non erano riusciti a inserirsi nella gerarchia eccle- tiene tutto. Chiedo agli ebrei che non passino per le
siastica e che si erano inutilmente preparati a rico- armi tutti coloro che trovano in casa mia: me lo de-
prirla assumendone le abitudini di vita. L’altra metà vono concedere, visto che si prendono tutta la città
era costituita da intellettuali laici, tra cui il maestro per loro e passeranno per le armi tutti o quasi i cit-
di Dante, che non era riuscito a irretire il discepolo. tadini. Faccio venire i clienti più ricchi ed affezio-
Costoro, presi a tempo pieno dai loro studi, non nati, i quali, contenti di avere salvato la pellaccia,
sapevano dell’esistenza delle donne, né delle loro mi pagheranno lautamente. Con il gruzzolo penso
capacità. Perciò si soddisfacevano tra loro oppure alla vecchiaia e a trovarmi un solo uomo, con cui
con l’aiuto di un bravo studente. La cultura serviva vivrò contenta e felice».
anche a questo. Ma la prostituta aveva fatto i conti senza l’oste, che
in questo caso è Dio santissimo. Dio Figlio, natu-
2. Due amiche: una ninfomane e una ralmente. L’oste in genere è un rompiscatole. In
prostituta. La scommessa pascaliana questo caso no, è una ulteriore ricompensa che essa
prende dopo la morte. È proprio vero i disegni di
Dio sono infiniti e incomprensibili per la ragione
Le due donne di malaffare che sono finite in para- umana, che è limitata!
diso sono Cunizza da Romano, una ninfomane, e La donna se ne stava tranquilla tranquilla nel limbo
Raab, una prostituta cananea. La prima è stata di in compagnia dei suoi affezionati clienti, affeziona-
facili costumi sino in tarda età, quando il corpo ti anche dopo la morte - lei era una professionista
ormai non reggeva più e soprattutto quando la fine del sesso che aveva saputo trasformare nell’ideale
della potenza dei da Romano consigliava compor- appassionato della sua vita -, quando con un rombo
tamenti più prudenti. La seconda aveva uno spicca- tonante arriva Gesù Cristo Salvatore a portare in
to senso degli affari e una visione oculata e pruden- paradiso quelli che avevano favorito la venuta sulla
te della vecchiaia. E soprattutto aveva riflettuto sul- terra di Cristo, cioè Sua. Prende Salomone, prende
la teoria delle scommessa e sulla teoria delle pro- Davide, prende... Non prende gli spiriti magni
babilità molto prima che vi ci si mettesse a pensare dell’antichità. Troppo seri e troppo legnosi.
il rigoroso e rigorista Blaise Pascal (1623-1662), E, o sorpresa!, prende anche lei, e la porta in cielo.
che a onor del vero l’ha copiata da lei: mi conviene L’addio agli amici è un po’ triste e malinconico, i
(o non mi conviene) - questa è la sua riflessione - ricordi affettuosi molti, gli abbracci e le lacrime al-
schierarmi con gli ebrei e favorire la loro conquista trettanti. Ma la nuova sistemazione era sicuramente
della città? E in cambio di che cosa? Di denaro? migliore. E poi che noia al limbo con gli spiriti ma-
Quanto? gni!
«Se non mi schiero, continuerò a fare questa lurida Ben gli sta a quei sapientoni - pensava la cananea -
vita di prostituta ancora per qualche anno, finché che si fingevano tanto elevati, quando andavano da
avrò clienti (difficile che trovi qualcuno che mi lei a possederla, e che, a quanto pare, non avevano
sposi, con il mestiere che faccio). Poi sarà la fine. capito niente né dell’al di là (là sulla Terra), né
Se mi schiero, ci sono due possibilità o non vinco- dell’al di qua (qui nell’oltretomba, che accoglie tut-
no o vincono. Nel primo caso o mi scoprono o non ti coloro che sono passati a miglior o a peggiore
mi scoprono che li ho aiutati.»

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vita). Che continuino pure a fare i loro discorsi testa, un sano omicidio, e il denaro cambia proprie-
scemi per tuta l’eternità! tario. Lei preferiva i modi spicci del fratello Ez-
Il cielo di Venere non è mica male: l’imperatore zelino o l’apertura delle cosce, che tante soddisfa-
Giustiniano è sotto di lei e lei è lo spirito più zioni le aveva dato.
splendente degli spiriti amanti. Certo, ha un dubbio Raab, che come Fiordaliso apparteneva al Centro
teologico, che non andrà certamente a dire a san per la rivalutazione della attività intellettuali delle
Tommaso d’Aquino che sta sopra di Lei e che non donne (CRAID), insisteva, ma senza successo, che
la degnerebbe di uno sguardo (ha saputo che il san- a questo mondo, cioè a quell’altro, non c’era sol-
to ha ustionato una sua collega di lavoro): è vero o tanto sesso e piacere sessuale. C’era anche il piace-
è una bufala che Gesù Cristo è passato per l’inferno re, la soddisfazione intellettuale per aver portato a
a prendere anche lei, perché aveva favorito la Sua termine un’impresa audace, intelligente, difficile,
venuta? O non è forse perché la Sua natura umana calcolata al millimetro, che nessun uomo sarebbe
non ha resistito al fascino di averla in cielo, vicino riuscito a portare a termine. E le indicava Ulisse,
a Lui? Dopo tutto questa sarebbe la migliore dimo- che ardeva vicino a Fiordaliso e che ogni tanto la-
strazione della sua duplice natura, divina e umana... sciava l’amico per lei. Due chiacchiere, niente di
serio, e moglie permettendo. Una volta - aveva rac-
Raab si confida spesso con l’amica Cunizza: viag- contato la giovane siciliana - era venuta alle mani
giando con il divino benestare negli altri due regni con Penelope. Com’era gelosa la donna! Dai segni
dell’oltretomba, ha fatto amicizia con Francesca da e dai graffi Raab aveva capito che aveva avuto la
Polenta e con una ragazza che faceva la sua stessa peggio.
professione: Fiordaliso. Anche all’inferno le era Mentre Raab parla di Fiordaliso che parla di Ulisse,
rimasto il nome di battaglia (amorosa) con cui e- di cui (si capiva subito) era segretamente innamora-
sercitava la professione. Aveva avuto soltanto con- ta, Cunizza ha un pensiero veloce e fugace: lei a-
tatti sporadici con donne del purgatorio, tipo Pia vrebbe eliminato i proci prima che arrivasse l’(ulti-
de’ Tolomei, che si era fatta ammazzare dal marito, mo) marito: li avrebbe fatti morire con le olimpiadi
o del paradiso, come Piccarda Donati, che il fratel- del sesso, poi ne avrebbe incamerati i beni. Bisogna
lo aveva strappato dal convento per darla come saper unire il dilettevole all’utile... Il marito avreb-
moglie ad un compagno di partito. be trovato tutto il regno bello in ordine...
Francesca si staccava per un momento dagli ab-
bracci ormai un po’ sudaticci di Paolo e prendeva- Non potendo parlare di moda né indossare abiti,
no il tè insieme. I demoni facevano da camerieri. spesso Raab e Fiordaliso confrontavano lo splendo-
Le due donne ricordavano i dolci sospiri che i loro re delle fiamme e del globo luminoso. Donne sia-
amanti (Francesca pochi e di poca scelta, il marito mo e la vanità mai non perdiamo!
e Paolo, due fratelli; lei infiniti e di tutti i popoli
confinanti) sapevano strappare dalle loro bocche e 3. Il santo macellaio: sesso e sangue
la visione di stelle che sapevano provocare nei loro
cuori. Che tempi! E che soddisfazioni! Anche Cunizza si confida spesso con l’amica; han-
Una volta Raab chiese perché avevano lasciato la no molte esperienze in comune. Gli uomini sono
porta aperta, una dimenticanza fatale, perché il ma- tutti uguali, pensano soltanto al sesso e ragionano
rito era sopraggiunto e li aveva infilzati con un col- con il sesso, in terra, in mare come in cielo. Eppure
po solo. Francesca spiega che non era stata una di- no, c’è sempre qualche eccezione, osservava Raab.
menticanza, che volevano rendere le corna più ecci- Ci sono sempre gli inappetenti e coloro che trascu-
tanti e pericolose, volevano vedere come la pren- rano le donne per gli uomini o, in alternativa, i
deva Gianciotto e che faceva. Ma il motivo predo- bambini. Ma, a memoria d’uomo e di donna, oltre
minante era forse un altro: Paolo voleva rivalersi che di angelo, nessun pedofilo è mai finito in para-
sessualmente della sua impotenza politica e voleva diso.
che tutta la servitù potesse assistere alle sue sovru- Gli inappetenti sono pericolosi per le donne come
mane prodezze. Ed era veramente bravo! E invece per gli uomini. Vuol dire che riversano le loro e-
finì che raggiunsero insieme l’orgasmo dell’amore nergie in qualche altra direzione. Come quell’ani-
nell’orgasmo della morte. ma lì davanti a loro, Folchetto da Marsiglia. «A di-
Cunizza partecipava con tutta se stessa a queste pa- re il vero» diceva Raab all’amica, «preferisco il
rola. A bocca aperta. Amore, sesso e morte! Tratte- mio bordello a conduzione familiare o quell’altro
neva persino il respiro. E si immedesimava total- che pensavo di aprire all’inferno piuttosto che la
mente. Ma era curiosa soprattutto di avere notizie compagnia dello spirito del vescovo: ha gli occhi
sui bassifondi napoletani (le sue origini non erano ancora iniettati di sangue dietro la luce abbaglian-
nobili) e sulle amicizie di Fiordaliso (provava attra- te.»
zione per il delitto). Per il resto la considerava un Cunizza concordava: preferiva il fratello, che al-
po’ troppo intellettuale: come si fa a perdere così meno ammazzava i nemici sul campo di battaglia, a
tanto tempo per una borsa di denaro? Una botta in viso aperto. E riflettevano sulla sua vita. Era un
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trovatore, con una certa fama, ma non era mai riu- gli era sfuggito di mano. D’altra parte neanche Lui
scito a sfondare nelle varie corti. Vivacchiava. Ten- aveva la libertà di fare tutto quello che voleva: pri-
tò la carriera politica. Un disastro. Tento allora un mo non poteva né voleva intervenire sempre; se-
altro mestiere, quello del vescovo. Voleva dire una condo aveva detto che gli uomini godono effetti-
ben maggiore dignità, ben più ricche prebende e vamente del loro libero arbitrio ed egli voleva man-
soprattutto il potere! Il potere da esercitare in tutti i tenere la parola data e lasciare che facessero quel
modi sugli altri. La crociata contro gli albigesi era che meglio (o peggio) credevano. Cazzate compre-
l’occasione d’oro, che si aspetta per tutta la vita. se. Soprattutto quelle! Caso mai dopo ci avrebbe
Com’era bello ammazzarli, sterminarli, passare de- pensato Lui, e li avrebbe puniti. Ma dopo! Soltanto
mocraticamente tutti allo stesso modo, a fil di spa- dopo!
da (o in alternativa sgozzare): donne, uomini, vec-
chi e bambini! Dio lo vuole!, gridava con voce alte- In questa ricerca di dove erano andati a finire gli al-
rata. Quante anime all’inferno, in purgatorio e in bigesi Cunizza scoprì per caso in Dio, l’Internet
paradiso è riuscito a mandare! Caronte e l’angelo Universale di tutti i tempi e di tutti i luoghi, una no-
nocchiero facevano gli straordinari per soddisfare tizia che fece tremare le vene e i polsi all’amica Ra-
le richieste di transito sulla loro barca. San Pietro ab, che ci restò molto male. Gli ebrei non avevano
invece si strappava i radi capelli. nessuna intenzione di mantenne la parola data. Si
Quella lì era la sua strada: fare il macellaio. San erano divisi in due parti: quelli che la volevano
Domenico era schizzinoso e perdeva tempo con le sgozzare in quanto impura e cananea e quelli, mol-
prediche: ci voleva invece un uomo d’azione, un to più pratici e utilitaristi, che preferivano mandarla
uomo forte e implacabile, capace di sradicare com- in un bordello pubblico tutta per loro e senza pa-
pletamente l’eresia e gli eretici. E qual era la solu- garla. Il loro attaccamento al denaro era fin d’allora
zione migliore se non quella di mandarli tutti e ra- proverbiale e faceva parte del loro codice genetico.
pidamente all’altro mondo? Allo spoglio delle schede, anche se i due gruppi co-
«D’altra parte» osservava Raab, «ci vuole specia- stituivano la maggioranza assoluta degli 8/10 (gli
lizzazione nella propria professione. Io mi ero spe- altri 2/10 erano indifferenti perché avevano sba-
cializzata in... La mia vicina di casa invece teneva il gliato a circoncidersi), il risultato delle votazioni fu
mercato degli uomini maturi, quelli che ormai co- che dovevano mantenere la parola data. Sospettaro-
minciavano a diventare guardoni. Folchetto si era no a ragione brogli elettorali, ricontarono più volte
specializzato nei lavori sporchi (qualcuno li deve schede e voti, ma i risultati erano sempre gli stessi.
fare, dopotutto), san Domenico nel fare prediche e Alla fine, stanchi, si arresero alla decisione delle
nel dire preghiere. I posteri così non potevano ac- urne. «Tanto - conclusero - puttana libera in più,
cusare (con il senno di poi, se l’avessero fatto), non puttana libera in meno, non fa differenza. Noi sap-
potevano accusare né san Domenico, fondatore piamo fare sempre i nostri interessi: manteniamo
dell’ordine, né l’ordine di aver mandato un bel po’ pure la parola data. In seguito noi possiamo sempre
di migliaia di anime in paradiso o chissà dove. Se vantarci di aver mantenuto la parola addirittura ad
la sarebbero presa soltanto con Folchetto, che ne una puttana, per di più a una puutttaanaaa canane-
sarebbe stato soddisfatto, e il nome dell’ordine non a. Dunque, per estrapolazione, se noi manteniamo
sarebbe stato infangato, cioè insanguinato. Due pic- la parola data a una puttana, vuol dire che la man-
cioni con una fava. Un bel paio di bricconi, san teniamo sempre, in tutte le occasioni e nei confronti
Domenico e Folchetto. D’altra parte questi sono i di chiunque, palestinesi compresi». Anche il loro
vantaggi del lavoro di gruppo...» disprezzo per la donna era proverbiale. Per questo
La sua amica continuava: sapeva Raab dove erano calcavano la voce sulla parola puttana, che divenne
finiti gli albigesi? Dio, anche un po’ per scusarsi puutttaanaaa, come se essi non fossero nati da loro
con loro, li aveva mandati tutti in paradiso, ma essi madre. Dio, nella sua triplice Persona di Padre, Fi-
non avevano assolutamente voluto entrarvi. Erano glio e Spirito Santo, fu infastidito da questi pensieri
incavolati a morte! Preferivano stare lontano da così bugiardi e così meschini. Anche Sua Madre
Lui, magari autopunirsi e andare con i traditori nel era una donna, che l’aveva concepito ad opera del-
lago gelato di Cocìto, perché più lontano non pote- lo Spirito Santo, e non per questo era una poco di
vano andare. La cagnara davanti alle porte del pa- buono. E se la legò al dito.
radiso era durata diverse settimane: sit in, manife-
sti, proclami, scioperi della fame. Dio, in tutte e tre Così Raab aveva scoperto due cose: che il ragiona-
le Persone, rifletteva sul da farsi. In certi casi le so- mento pascaliano aveva un fallo da qualche parte,
luzioni sono difficili anche per uno che è onnipo- perché dava per scontato una ipotesi, vale a dire
tente e può fare tutto ciò che vuole. che gli ebrei avrebbero mantenuto la promessa fat-
Essa aveva guardato in Dio, ma non aveva trovato ta. Questo presupposto andava soppesato attenta-
nessuna notizia su di loro né sulle collocazioni nei mente, e lei non lo aveva fatto. Non ci aveva nem-
vari cieli (o altrove) che avevano ottenuto. A quan- meno pensato. Che imprudenza! E si ricorda quasi
to pare, anche Dio ha i suoi segreti: quel Folchetto subito che qualcuno dei suoi clienti altolocati una

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volta le aveva giustamente detto che verba volant.
Costui poi aveva anche aggiunto, molto giudizio- I canti della fama
samente, che scripta manent, ma che non costa
niente neanche strappare in pezzi di carta un qualsi-
asi trattato. Il costo era soltanto della carta, cioè 1. La fama, il tempo e le società tradi-
della pergamena o, meglio, del papiro. zionali
Così Raab scopri che Gesù Cristo era andato a pre-
levarla nel limbo con la scusa, credibilissima, che I canti della fama sono tre o, meglio, quattro. L’ul-
lei aveva favorito la Sua venuta, che avrebbe dato timo è il canto III dell’Inferno, il canto che si trova
la salvezza all’umanità intera. In realtà era disceso per primo e che affronta il problema della non fa-
per un senso di colpa: la voleva ricompensare un ma. Esso parla degli ignavi, cioè di «coloro che
po’ di tasca sua, la voleva ringraziare più di quanto visser sanza infamia e sanza lodo» e che perciò non
avevano fatto contro voglia gli ebrei. La scelta del sono nemmeno degni di essere ricordati dai posteri.
popolo ebreo come popolo eletto si era rivelata una I canti affrontano uno dei temi fondamentali della
cazzata, una cazzata però fatta dall’Eterno Padre, Divina commedia e sono equamente distribuiti uno
che aveva pianificato l’impresa mentre stava liti- per cantica: If XV, Pg XI e Pd XVII. Ad essi si ag-
gando con quel pirla di Lucifero e non aveva con- giunge o meglio, fa da premessa If III. Un canto
trollato bene il materiale umano, cioè angelico, su quindi che critica violentemente coloro che non si
cui doveva lavorare. Senescenza senile! Quante impegnano per diventare per un qualsiasi motivo
volte bisognava dirglielo di non fare due cose in- famosi; e tre canti che trattano in modo articolato il
sieme? Ormai, vista l’età, non ne era più capace! E problema della fama.
poi sì, la sua natura umana ogni tanto si risvegliava La fama tocca molto più che altri motivi la sensi-
e si faceva sentire nei momenti più delicati e meno bilità del poeta, che perciò sull’argomento profon-
opportuni. de il meglio delle sue capacità. Egli è allontanato
dalla sua città e mandato in esilio dai suoi concitta-
Lo spirito di Raab brillò più che mai, in segno d’a- dini. Raggiungendo la fama, anche se postuma, ha
more verso Dio, nel cielo di Venere. la rivincita su di loro. Questo è un motivo per cui il
poeta cerca la fama. Ma non è l’unico motivo. Nel-
le società tradizionali la fama era un valore. Ben
inteso la buona fama. I nonni si preoccupavano di
lasciare un buon ricordo di sé ai figli, ai nipoti. Es-
sa era un modo per lottare contro la morte, che era
la compagna costante di tutta la vita per tutta la po-
polazione, per i ricchi come per i poveri.
Ma il tempo delle società tradizionali, cioè delle
società agricole o - è lo stesso - a bassa produttività
è un tempo breve, un tempo ciclico, un tempo che
dura un anno e che si divide in quattro stagioni. È
un tempo immutabile, che non conosce il cambia-
mento. L’anno dopo ripete l’anno precedente ed è
ripetuto dall’anno seguente. In questo tempo, desti-
nato a rimanere immutabile e ripetitivo, ogni gene-
razione sentiva molto vicina la generazione prece-
dente e la generazione seguente. Ciò può risultare
incredibile, ma non è ingiustificabile. Se non si
contano gli anni, i fatti si appiattiscono sul presen-
te. Si ripetono con monotonia e si confondono gli
uni negli altri. È la memoria che appiattisce il tem-
po. Molti uomini, anche famosi, non sapevano
quando erano nati. D’altra parte quello non era un
dato importante...
E contare gli anni è una complessa operazione in-
tellettuale, di cui non si vedeva alcuna utilità: biso-
gnava saper contare e riferire i fatti, cioè gli anni, a
numeri e bisognava saper scrivere. La gente viveva
25 anni o poco più, e aveva problemi quotidiani di
sopravvivenza. Non aveva neanche l’idea che si po-
tesse misurare il tempo; e, se ce l’aveva, non ne ve-
deva i vantaggi concreti. Così l’esperienza del tem-

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po diveniva esperienza delle quattro stagioni. E cupavano da una generazione all’altra. Essi servi-
l’anno veniva proiettato sul passato più recente e vano come oggetto prestigioso, status symbol, di-
sul futuro più recente. Così i libri del passato veni- mostrazione di potenza. D’altra parte una misura-
vano riferiti a una o due generazioni prima. Le fa- zione precisa del tempo non serviva. Servirà soltan-
miglie reali avevano una genealogia, ed anche la to dopo il 1770, quando la rivoluzione industriale
Bibbia aveva esempi di genealogia. Il motivo di ciò inglese inventa la campana o la sirena che fa entra-
è chiaro: i sovrani usavano le loro genealogie per re ed uscire gli operai dalle fabbriche. Più tempo al
ridurre la storia a storia della loro famiglia e per lavoro significava più produzione per i datori di
trasformare un fatto banalissimo, che riguarda tutti lavoro (e più fatica per i lavoratori).
gli individui, in uno strumento di potere: essi, la
loro famiglia, esistevano anche nel passato, i loro 2. Dante, la fama, il tempo e i punti di
sudditi invece esistevano soltanto nel presente. vista
Ma anche nel tempo ciclico i fatti si succedono.
Così nei primi decenni del Cinquecento Dionigi il
Piccolo (500ca-555ca) cerca di sostituire la crono- Dante si trova inserito in questa cultura e in questa
logia romana con la cronologia cristiana. Ma il concezione del tempo. Q. Orazio Flacco (65-8
tempo resta piatto: nel 1097 i crociati pensano di a.C.) scriveva per i posteri, per essere letto dai po-
incontrare i diretti uccisori di Gesù Cristo o i loro steri. L’idea viene ereditata e fatta propria dalle ge-
immediati successori, ed erano passati più di mille nerazioni successive. D’altra parte la fama da sem-
anni! La distanza cronologica era poi annullata dal- pre e presso tutte le civiltà è il sostituto dell’immor-
la identità della cultura. Le generazioni si formano talità e costituisce l’unica strategia vincente contro
non sulla propria cultura, non sul proprio tempo, la morte e i timori suscitati dalla morte.
ma leggendo la Bibbia, leggendo i Padri della Così il poeta recepisce il motivo della fama, lo fa
Chiesa. proprio e lo esamina in modo assai articolato. Che
Questa fusione del passato con il presente o, me- lo esamini in modo articolato non è un caso né una
glio, questa fusione del presente con il passato era coincidenza, ma una scelta meditata e consapevole,
accompagnata dalla fusione del presente con il fu- che ripete in più occasioni. In If V fa la stessa cosa:
turo o, meglio, anche qui, dalla fusione del futuro esamina e giudica in modo articolato il comporta-
con il presente. Tutte le generazioni sembravano e mento di Francesca. Come credente la condanna
ritenevano di essere coeterne, contemporanee alle (ha commesso adulterio), come cittadino la con-
altre. E l’idea era che gli antichi avevano scritto per danna ugualmente (ha infranto un contratto sociale
noi, che noi li leggiamo, che noi li tramandiamo ai e, se tutti si comportassero così, la società cadrebbe
nostri figli. Questa idea implicava anche il corolla- preda di conflitti), come uomo la capisce, se pro-
rio che esistesse un’unica cultura, che apparteneva prio non giunge a giustificarla (non si può resistere
a nessun tempo e a tutti i tempi: la cultura classica. al richiamo dell’amore, al fascino della bellezza e
La convinzione che la cultura classica sia la cultura alle suggestioni della cultura).
unica e universale si spiega facilmente. La produ- In questo caso egli pone un presupposto: condanna
zione culturale greca è imponente. Dopo il Mille la coloro che sono insensibili alla fama, coloro che
riscopre una società che ha subito un collasso eco- non fanno niente né di buono né di cattivo, che sia
nomico, militare, tecnologico e culturale totale. Es- capace di renderli famosi. Costoro vengono chia-
sa si trova davanti a questa eredità, la fa sua e la mati con il nome offensivo di ignavi. Non meritano
concilia con l’altra eredità, quella costituita dalla nemmeno di finire all’inferno: se ne stanno fuori
cultura religiosa ufficiale. Questa strategia è mutua- dell’inferno con gli angeli che non si schierarono
ta dai Padri della Chiesa, cioè aveva un illustre pre- con Dio né con Satana. Inseguono una bandiera che
cedente, che ne facilitava l’esecuzione. cambia continuamente direzione, sono punti da
Dante si trova immerso in questa cultura che aveva mosconi e da vespe, che li fanno sanguinare. Il
una concezione del tempo molto approssimativa sangue cadeva a terra e diveniva il nutrimento di
anche nelle classi elevate, presso le quali la conce- vermi ripugnanti. Di nessuno di essi il poeta fa il
zione doveva essere più complessa: i documenti di nome: ciò lo avrebbe fatto divenire famoso.
corte risalivano a decenni o anche a secoli prima, Quindi esamina la fama da due o tre punti di vista:
perciò spingevano ad avere una concezione più dal punto di vista terreno, dal punto di vista ultra-
complessa del tempo. terreno, da un punto di vista che unifica i due punti
Se non bastavano le difficoltà teoriche per una ade- di vista opposti.
guata concezione del tempo, c’erano anche le diffi-
coltà pratiche, le enormi difficoltà tecniche per co- In If XV ricorda con tenerezza ed affetto il maestro
struire uno strumento capace di misurare il tempo. Brunetto Latini, perché gli ha insegnato come l’uo-
Le candele o le preghiere non servivano. Gli orolo- mo si eterna con la fama. Il maestro che aveva co-
gi meccanici delle cattedrali erano approssimativi e stumi poco raccomandabili. Anche qui egli giudica
si rompevano facilmente: intere famiglie se ne oc- in modo complesso: come omosessuale va messo

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all’inferno, come maestro era bravissimo e perciò
va ricordato con estremo affetto. La valutazione 3. Poesia e metodologia
della fama è quindi positiva. Non si dice qualcosa
che invece è importante e che emergerà soltanto in Il tema della fama mostra che la Divina commedia
Pg XI: la fama di cui si parla è la fama terrena e si non va letta per singoli canti, ma in modo più arti-
valuta dal punto di vista terreno. colato: va letta per canti in successione, per canti
lontani ma abbinati, per canti collegati. Insomma
In Pg XI il poeta rovescia la valutazione e introdu- va letta non con l’atteggiamento del filologo, che
ce la precisazione: la fama terrena è come un sof- guarda i particolari e perde di vista tutto il resto,
fio di vento, che ora va qui, ora va lì... Ed esprime ma con l’atteggiamento di colui che cerca la di-
la valutazione da un punto di vista ultraterreno. Il stanza giusta per capire, comprendere, apprezzare
lettore in genere non si accorge del cambiamento di e sfruttare il testo.
punto di vista e mette insieme le due tesi: da una Si può fare qualche esempio: canti da leggere in
parte, cioè in bocca al maestro Brunetto Latini, il successione sono quelli che nell’inferno trattano le
poeta apprezza la fama; dall’altra, cioè in bocca a stesse colpe, in particolare If XXVI e XVII, che
Oderisi da Gubbio, la disprezza. Dunque - questa è presentano due fraudolenti, ma anche Pd XI e XII,
la conclusione immediata - il poeta si contraddice, che parlano di due ordini religiosi. If XXVII, il can-
cambia idea. E poi - si aggiunge - la ricambia anco- to di Guido da Montefeltro, per di più è legato con
ra, perché in Pd XVII ritorna a ribadire il valore Pg V, il canto di Bonconte da Montefeltro, figlio di
della fama. Ondivago, questo Dante! O non sarà Guido: un padre all’inferno e un figlio in purgato-
una libertà poetica? rio. Ma è anche legato con i canti che trattano della
paternità: If X, XV, XXXIII, a cui si può aggiunge-
In Pd XI concilia le due posizioni, ma ciò non è la re Pg XI, che inizia con la preghiera «Padre no-
cosa più importante: da un punto di vista terreno la stro...», e Pd VIII, che affronta il problema dell’e-
fama è un valore; da un punto di vista ultraterreno reditarietà. Questi a loro volta rimandano per altri
la fama non è un valore. Questo secondo punto per motivi ad altri collegamenti. Pd VIII ad esempio
di più dovrebbe essere ovvio: in paradiso o all’in- rimanda ai canti che affrontano questioni scientifi-
ferno, mentre si è immersi in Dio o mentre si e- che. In questo modo una densa ragnatela collega
spiano i peccati, la fama è fuori luogo, non c’entra, tutti i canti della Divina commedia.
non ha alcun valore. Quindi la sintesi (e la cosa più Nel caso della fama, come nel caso degli altri colle-
importante): Dio ha dato a Dante la missione di ri- gamenti vicini e/o lontani, ogni canto ha la sua spe-
portare sulla retta via l’umanità errante; perciò il cifica individualità e la sua specifica problematica,
poeta dovrà dire tutto ciò che ha visto, i personaggi insomma è inserito in un contesto problematico che
famosi, e riferire di essi alla fine del viaggio. lo caratterizza. O in un contesto poetico che lo ca-
ratterizza: l’atmosfera dell’inferno, quella del pur-
La sintesi delle due posizioni a prima vista può gatorio, quella del paradiso.
sembrare banale. In realtà da una parte essa va inse- Ad esempio gli elementi che caratterizzano il canto
rita nella cultura contemporanea e precedente che di Brunetto Latini sono questi: Brunetto è omoses-
riguardava la fama; dall’altra va inserita in una let- suale; è il maestro di Dante, cioè è il padre spiritua-
tura corretta del pensiero e dell’opera del poeta. E le del poeta; e parla di Firenze e dei fiorentini.
la lettura corretta è questa: in Dante l’al di qua non Invece gli elementi che caratterizzano il canto di
è in funzione dell’al di là, la vita terrena non è in Oderisi sono questi altri: il problema dell’arte e il
funzione della vita ultraterrena, come infiniti lettori desiderio di primeggiare in una specifica arte, l’at-
superficiali, ignoranti e interessati affermano. Nel mosfera penitenziale, il riferimento al superbo,
poeta non c’è frattura fra i due mondi, quello terre- Provenzan Salvani, che si è abbassato a chiedere
no e quello ultraterreno. C’è una fusione, c’è un re- l’elemosina nel Campo di Siena per l’amico in pri-
ciproco completamento. I due mondi sono com- gione, ma che poi ha ripreso la consueta vita di vio-
plementari. Nell’altro mondo l’uomo è valutato per lenza e di violenza è morto.
quello che ha fatto in questo mondo. La centralità Affrontando in questo modo le questioni ed i pro-
del mondo terreno è costantemente ribadita: le a- blemi, Dante ci fornisce insegnamenti metodologici
nime desiderano essere ricordate sulla terra. Ciò di eccezionale importanza: i problemi vanno af-
vale per le anime dei dannati come per le anime dei frontati da uno, due o più punti di vista o atteggia-
purganti. Soltanto le anime del paradiso si sono menti o prospettive o... Ad esempio Ulisse, che è
completamente staccate da ogni vicenda terrena. condannato come fraudolento e apprezzato per il
Peraltro essi vedono in Dio, con cui sono fuse, tut- suo amore verso il sapere (argomento serio), è
to ciò che succede nel tempo. messo vicino e abbinato a Guido da Montefeltro,
che è ugualmente condannato come fraudolento e
fatto oggetto di derisione perché superficiale e cre-
dulone (argomento faceto).
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Traducendo le sue idee in termini metodologici, i
problemi si affrontano con una strategia a tenaglia, I canti della giovinezza
ma anche e soprattutto con una strategia multipla,
da diversi punti di vista e in contesti completamen-
te diversi. Una cosa da un certo punto di vista può 1. Trent’anni prima: le speranze della
risultare importantissima, da un altro insignificante. giovinezza
Normalmente un bicchiere d’acqua è insignificante,
in mezzo al deserto può divenire questione di vita o Il purgatorio è la cantica della giovinezza e della
di morte. nostalgia, di come poteva essere il futuro e di come
invece non è stato. È pieno di personaggi che ap-
partengono alla giovinezza del poeta: gli anni che
vanno dal 1283 al 1300: il musicista Casella (II),
l’intagliatore di liuti e chitarre Belacqua (IV), l’uo-
mo politico Jacopo del Càssero (V), l’avversario
politico Bonconte da Montefeltro (V), il giudice
Nino Visconti (VIII), quindi il cognato Forese Do-
nati (XXIII), il poeta Guido Guinizelli, l’iniziatore
del Dolce stil novo (XXVI) e il poeta avversario
Bonagiunta Orbicciani, della Scuola toscana
(XXIV).
Ora, verso il 1315 è giunto il momento del non ri-
torno. L’ultima speranza è stato Enrico VII, una fi-
gura di imperatore da farsa popolare. Un grande
ideale ha bisogno di grandi uomini e di grandi ca-
pacità, non di figure fiocche, mediocri e senza per-
sonale prestigio.
Dante ora ha cinquant’anni, la sua vita è decisa:
non può più cambiare né aprirsi ad altre possibilità.
Il mezzo del cammino è proprio il 1300, quando
compie il viaggio immaginario nei tre regni dell’ol-
tretomba. Egli è un esule politico, ma sta diventan-
do anche un esule del suo tempo: Firenze, l’Italia,
l’Impero stanno cambiando a velocità vertiginosa o
sono ormai cambiati. I nuovi intellettuali non sono
più legati a visioni municipalistiche o universali
della politica e della cultura: il mondo va avanti an-
che senza ideali, che anzi sono di intralcio; e ci si
può abbandonare a cogliere il giorno, ciò che di
buono ogni giorno riserva. Essi sciamano fiducio-
samente per l’Europa a svolgere incarichi per cui
sono ben richiesti e ben pagati.
Così il poeta pensa alla sua opera, alla fama futura
e alla vecchiaia imminente. Un pensiero di nostal-
gia lo proietta verso gli anni giovanili, quando era
il più famoso poeta del Dolce stil novo e si prepa-
rava a un trionfante ingresso in politica. Le sue ri-
me avevano avuto un notevole successo di pubbli-
co ed anche la sua opera più impegnativa, la Vita
nova.
E invece giunge l’esilio e poi un impossibile ritor-
no in patria. Non riesce ad andare d’accordo con i
guelfi neri, ma neanche con i guelfi bianchi: violen-
ti gli uni, scombinati gli altri. Meglio far parte sol-
tanto con se stessi. Nel 1313 sono esiliati anche i
figli, divenuti maggiorenni.
Nella seconda cantica possono così rivivere le figu-
re e i problemi della giovinezza o meglio quei sen-
timenti, quelle emozioni, quei rapporti, quelle cir-
costanze di vita che si imprimono nella memoria e

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che poi si portano come ricordi intensi e inebrianti
nel resto della vita. 2. Casella o Della musica
Certamente bisogna prendere il grano e separarlo
dal loglio: quei personaggi avevano aspetti lodevoli In Pg II Dante e Virgilio sono sulla spiaggia del
ed altri meno lodevoli. Ad esempio Guido Caval- purgatorio, quando in lontananza vedono una luce,
canti è un amico, ma provocava sempre scompigli. che diventa sempre più grande. È l’angelo noc-
Un buon padre di casa, un buon governatore di una chiero del purgatorio, che sulla sua nave porta più
città deve inevitabilmente richiamarlo all’ordine o di mille anime. Esse scendono dalla navicella che
mandarlo in esilio. Suo padre Cavalcante, un guel- ha volato dalla foce del Tevere fin lì. Cantano un
fo, e Farinata degli Uberti, un ghibellino, avevano salmo della Bibbia. Si guardano intorno, curiose,
fatto la pace e si erano addirittura imparentati fa- perché sono inesperte del luogo. E chiedono la
cendo sposare Guido con la figlia di Farinata. Ma strada. Ma anche i due poeti sono appena arrivati, e
non era servito a niente. neanche loro la conoscono. Si accorgono meravi-
Casella faceva della buona musica e la suonava be- gliate che il poeta è vivo. Una di esse lo abbraccia.
ne. Le canzoni che gli ha musicato sono adeguata- È Casella. Tra i due avviene il consueto scambio di
mente valorizzate. Un grande musicista e un simpa- informazioni. Dante viene a sapere che l’amico ha
tico amico. I suoi interessi però sono sempre stati potuto anticipare la sua partenza per le spiagge del
troppo limitati. purgatorio grazie alla pioggia di suffragi provocata
Bonconte è stato un avversario, un uomo valoroso dal giubileo, il primo della storia. Ma il poeta pen-
sul campo di battaglia. Ma quelli erano i suoi valo- sa alla sua, alla loro giovinezza, quando Casella lo
ri, e soltanto quelli. La vita non è soltanto impugna- consolava con la sua musica. E lo prega di intona-
re la spada e ammazzare nemici. La moglie si sen- gli una canzone, come faceva un tempo. Casella
tiva trascurata. E adesso egli non può rimproverarla accetta, e intona una canzone di Dante, una canzo-
di averlo dimenticato. Tutto suo padre, che dormi- ne d’amore dolcissima e struggente, Amor, che ne
va con l’armatura addosso. la mente mi ragiona, cioè L’amore, che mi parla
Anche l’amico Nino aveva i suoi difetti. È associa- nel ricordo. La musica è dell’amico. Le anime a-
to al potere dal conte Ugolino della Gherardesca, scoltano affascinate e senza fiatare. Ma all’improv-
suo genero, ma litiga con lui, e lascia spazio alle viso compare Catone l’isterico, insensibile alla
mene dell’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, che morte come insensibile alla vita, che ormai è dive-
imprigiona il conte e lo fa morire di fame. Ognuno nuto la Legge. Le richiama aspramente e le invita
ha difetti, in quanto uomo, è vero, ma... Mettiamo- ad andare a purgarsi. Casella interrompe il canto e
gli in bocca una battuta irriverente verso la moglie, le anime si disperdono per la spiaggia. Anche i due
che si è risposata, e verso le donne… poeti sono mortificati per l’indugio, Virgilio so-
Bonagiunta è un piccolo poeta, non ha capito nien- prattutto, e riprendono il cammino.
te allora e non capisce niente ora. Non ci si può
confrontare veramente con lui. Le sue capacità non Casella scriveva musica e la eseguiva, Dante prepa-
sono mai all’altezza di nessuna situazione. rava i testi e Belacqua costruiva gli strumenti. Le
Forese è il cognato. Dei parenti non si può dir ma- tre muse. Così si poteva fare concorrenza a quel
le, i seminatori di discordie vanno all’inferno! E, becero e stupendo poeta che era Cecco Angiolieri,
comunque, almeno la Gemma è sempre stata all’al- che faceva strage di borsellini nelle osterie. Conve-
tezza della situazione, anche se non la può mettere niva però posizionarsi in un segmento del mercato
da nessuna parte dell’oltretomba. Sarebbe nepoti- culturale più elevato, da cui spiccare il volo per al-
smo o interessi privati. Meglio lasciar fuori fami- tri lidi, quelli della politica. Eppure Cecco era
glia e figli. È sempre stata tollerante. Ma se poi si senz’altro meglio della Scuola tradizionale, dei vari
mettesse a litigare con la fede e la teologia, cioè Giacomo da Lentini e Guittone d’Arezzo. Origina-
con Beatrice? le, beffardo, malinconico e... stupendi i suoi batti-
Che fare? La poesia è fonte di consolazione, se e becchi con Becchina. Una straordinaria coppia di
quando si vuole; ma permette di trasformare tutto amanti antistilnovisti.
ciò che tocca. Permette di renderlo unico, indicibi- Che nostalgia! Si poteva parlare di donne a vanve-
le, eroico. La realtà non è eroica. È duro e sa di sale ra, per il dritto e per il rovescio. Tanto tutto era sta-
lo scendere e il salire per le altrui scale. Ma l’ars bilito. I genitori avevano preso le decisioni miglio-
dictaminis e l’ispirazione poetica permettono di co- ri: un contratto in cui le due famiglie stabilivano la
struire un mondo immaginario, che vede la realtà dote. La dote reciproca era la cosa più importante,
nel profondo e che sarà ammirato per secoli e seco- quello che si pretendeva dalla controparte. Senza la
li dai posteri. somma delle due doti si moriva di fame. I senti-
menti erano importanti, ma all’interno dei limiti
stabiliti dalla protezione assicurata dalla dote e
all’interno degli stereotipi che ciascuno attribuiva

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all’altra parte, agli altri e a sé. Ognuno - uomini che aspetti pigramente che il tempo passi. Deve re-
donne genitori figli e figlie - la pensava così. stare sulla spiaggia per la pigrizia dimostrata in vi-
D’altra parte le convenzioni, la divisione dei com- ta. Ed egli pigramente aspetta, sentendosi a suo a-
piti, la specializzazione in famiglia, il tempo e la gio. Il breve intermezzo ha ridato le forze a Dante,
storia spingeva in questa direzione: il padre co- così Virgilio lo richiama: devono sbrigarsi e ri-
mandava, la moglie e i figli ubbidivano; il padre prendere il viaggio. La pigrizia di Belacqua era
assicurava il mantenimento della famiglia, la madre contagiosa ed era meglio congedarsi al più presto.
faceva i figli, li educava, teneva in ordine la casa e
gestiva i denari. In vita Belacqua era stato un abile liutaio. Era pi-
I matrimoni stabiliti all’inizio dei tempi, quando i gro, caro, e si doveva aspettare a lungo prima che
figli erano appena nati e se ne conosceva appena il finisse il lavoro. Ma ne valeva la pena. I suoi stru-
sesso (magari divenivano omosessuali; il lesbismo menti avevano un suono pulito, che entrava fino al
era sconosciuto e una prerogativa greca), costitui- cuore. Che bella compagnia! Casella, Belacqua, gli
vano forse una prudenza eccessiva sull’avvenire. amici stilnovisti, Guido, Lapo, Cino. Ogni tanto
Ma così andava il mondo. A forza di anticipare an- passavano a far visita e a portare le ultime notizie
ticipare anticipare e ancora anticipare, le regole so- Nino Visconti e Jacopo del Cassero. Qualche ami-
ciali erano diventate assurde. Si prendevano deci- co politico e poi qualche nemico politico. Le solite
sioni prima, e gli effetti si sarebbero visti 16 o 20 cose, se i rapporti tra i cittadini non fossero stati, da
anni dopo. I genitori erano meglio degli indovini... sempre, avvelenati dalla superbia, dall’invidia e
Ma con la scusa dei figli da maritare si facevano dall’avarizia, le tre scintille che avevano acceso i
interessi più vicini. Il fatto è che finché la società cuori e avrebbero generato soltanto violenza.
rimaneva stabile e statica, anche questi impegni per Da giovani ci si divertiva in tanti modi, anche
il futuro potevano essere mantenuti. Ma se la socie- scambiandosi sonetti scherzosi e pungenti. Da adul-
tà, come stava facendo, cambiava troppo rapida- ti ci si divertiva confiscando i beni degli avversari e
mente, si potevano prevedere dolori e insolvenze. mandando in esilio. La rabbia e la vendetta non si
Il matrimonio di Dante va in porto. Gemma era una riversava soltanto sui vivi, ma anche sui morti: nel
moglie assennata e responsabile. Lui aveva la testa 1283 sono dissepolti i resti, ormai consunti, di Fa-
per aria e si impelagava in questioni politiche, che rinata e della moglie, sono processati e buttati in
potevano soltanto danneggiare la famiglia. Arno. Le passioni di tutti erano incontrollabili e la
Ma decidere un matrimonio conoscendo soltanto il sete di vendetta insaziabile.
sesso dei figli significava avere sfruttato sino all’e-
sasperazione e fino ai limiti il buon senso e le rego- E così le i fremiti e le speranze della giovinezza si
le della società costituita. trasformano poi in lotte feroci e bestiali e in amara
nostalgia per un’epoca felice che non c’è più.
Purtroppo nessuna società è perfetta e c’è sempre
chi è troppo prudente o interpreta in modo filologi- 4. Nino Visconti e Corrado Malaspina: il
co ed esasperato la legge. Magari perché ha un cer- giusto risentimento e i valori tradizio-
vello piccolo o problemi immediati da risolvere.
nali
3. Belacqua o Della pigrizia
Scende la sera, una sera nostalgica e struggente sia
per il viandante che ha lasciato casa sua, sia e ancor
In Pg IV Dante e Virgilio riprendono il cammino, più per chi è stato esiliato. Così inizia Pg V. Due
che è veramente impervio. Dante si sente affaticato. angeli si mettono a difesa della valletta, dove le a-
È preoccupato per l’altezza della montagna e chie- nime si sono raccolte per la notte. Dante incontra
de di fermarsi. Virgilio lo rassicura: più si sale, più l’amico Nino Visconti, che si sente bruciare
il cammino diventa agevole. Nel purgatorio le leggi nell’amor proprio (e sul capo), perché la moglie si
della fisica sono rovesciate. Virgilio dà anche di- è risposata. Prova però soltanto un giusto risenti-
versi chiarimenti astronomici. Così i due poeti pro- mento, ma intanto fa di tutte le erbe un fascio: dal
cedono parlando, poi si fermano. Un’anima inter- comportamento della moglie si vede quanto dura
loquisce nei loro discorsi: è seduta dietro un maci- l’amore nelle donne, se non è ravvivato dall’occhio
gno e si stringe le ginocchia. Non l’avevano vista. e dal tatto. Poco dopo arriva il serpente a tentare le
Alza appena un occhio per guardarli. Incuriosito, anime. È un abitudinario. Fa così ogni sera. Gli an-
Dante si avvicina. Riconosce l’amico Belacqua, pi- geli scattano e lo cacciano via. Si fa avanti un’altra
gro in morte come era stato pigro in vita. Gli fa fe- anima, è Corrado Malaspina, che chiede notizie
sta perché lo vede salvo. E gli chiede se lo ha preso della valle di Magra, in Lunigiana, dove viveva.
la consueta pigrizia. Belacqua è pigro ma ha la Dante dice che non è mai stato da quelle parti, ma
mente agile e la lingua sciolta: anche se si affrettas- che la fama dei Malaspina è diffusa in tutta Europa,
se, l’angelo guardiano del purgatorio non lo fareb- perché pratica ancora gli antichi ideali di prodezza
be entrare. Tanto vale che se la prenda comoda e
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e di liberalità. L’anima risponde compiaciuta che vita presente, ugualmente tranquilla, dei Malaspina.
tra qualche anno anche lui farà esperienza diretta di Comunque, era assolutamente da evitare la vita cit-
tale liberalità. tadina dei mercanti e dei banchieri, che era all’inse-
gna della ricchezza, della strafottenza e del cam-
Nino Visconti passava ogni tanto per Firenze e por- biamento sempre più rapido. Impossibile starci die-
tava notizie da Pisa o da Lucca. Dante gli faceva tro, se non si era come loro. E così aumentavano
festa. Egli preferiva non muoversi da Firenze. Era differenze e conflitti sociali tra chi era ricco e di-
attaccato in modo quasi morboso alla sua città. Ne ventava sempre più ricco e chi era povero e diven-
conosceva le pietre ad una ad una. Poi però si de- tava sempre più povero.
vono prendere quelle decisioni che condizionano
per sempre la vita: trovare un lavoro, assicurare un Tommaso d’Aquino con la sua teoria della società
minimo di benessere e di decoro alla famiglia, che stabile e stazionaria aveva indicato la soluzione
sta aumentando. Entrare in politica poteva essere giusta già mezzo secolo prima. Ma le classi emer-
una buona idea. C’era la possibilità di avere entrate genti, inebriate di potenza e di ricchezza, non pos-
soddisfacenti e soprattutto prestigio. Si poteva an- sono capire i motivi delle classi tradizionali, che
che pensare e sperare di poter spegnere i conflitti pure non sono chiuse al futuro.
che sconvolgevano la città.
Era un bambino quando aveva sentito parlare un 5. Bonagiunta da Lucca o La consola-
certo Ciacco. Diceva che non voleva occuparsi di zione della poesia
politica, preferiva mangiare e rimpinzarsi a casa
sua. Troppa superbia, troppa invidia, troppa avidità
imperversavano negli animi degli uomini politici. In Pg XXIV a Dante e a Virgilio si è aggiunto un
E, se il raccolto si vede dai semi che si seminano, altro poeta, Papinio Stazio. Dante conclude il di-
le cose andavano male e avrebbero continuato ad scorso con il cognato Forese Donati, chiedendo no-
andare male. Farinata e Cavalcante si erano impa- tizie della sorella Piccarda. Forese, che vede tutto
rentati, come gli altri, per sedare i conflitti tra le fa- in Dio, gli dice che è in paradiso. Forese poi indica
zioni e per fare il bene della città. Ma non sarebbe Bonagiunta Orbicciani il cui aspetto è consunto
durata. La cultura dei conflitti avrebbe avuto sem- dalla fame, come quello delle altre anime. In vita
pre la meglio. Firenze era nata sotto il segno di era stato goloso. Bonagiunta mostra che desidera
Marte, l’antico protettore, poi defenestrato. parlare con lui. Si preoccupa innanzi tutto di difen-
Dante ascoltava e fissava nella sua memoria prodi- dere la fama, cattiva, della sua città: verrà una don-
giosa. Quelle parole gli potevano diventare utili. na che gli farà cambiare idea sui lucchesi. Poi gli
Intanto potevano farlo riflettere. Stava correndo a chiede se è l’autore di Donne ch’avete intelletto
lezione privata da un maestro bravo come inse- d’amore. Dante conferma e poi dà la definizione di
gnante e provvisto di vasti interessi, ma un po’ par- Dolce stil novo. L’anima riconosce che in vita né
ticolare quando si avvicinava e lo prendeva per le lui né Giacomo da Lentini né Guittone d’Arezzo,
vesti. Brunetto Latini. insomma tutta la Scuola siciliana e tutta la Scuola
toscana, avevano mai capito il motivo ispiratore
Pensava queste cose mentre si era già bruciata la della nuova corrente, ed erano rimasti alla produ-
sua stella politica ed aveva conosciuto l’esilio. Era zione tradizionale. Poi tace. Forese predice a Dante
stato ospitato prima a Verona, da Bartolomeo della la morte orribile del fratello Corso: sarà trascinato
Scala, poi dalla famiglia Malaspina. Qui aveva co- all’inferno da un cavallo nero, che è un demonio.
nosciuto Corrado il Vecchio e poi il nipote, che per Quindi si licenzia. I due poeti proseguono il cam-
deferenza portava lo stesso nome. In effetti ci vole- mino. Dante vede un albero misterioso con le radici
vano valori come quelli di prodezza e di liberalità, in alto e le fronde in basso. Una voce tra i rami in-
insomma i valori tradizionali, per vivere degna- forma che è l’albero del bene e del male, da cui
mente. Ma la borghesia cittadina con la sua vitalità Eva prese la mela nel paradiso terrestre. Poco dopo
e «i subiti guadagni» dei parvenu produceva sem- incontrano l’angelo della temperanza, che con un
pre continui cambiamenti, sempre nuovi motivi di colpo d’ala toglie un’altra P dalla fronte del poeta.
tensione. I banchieri si facevano concorrenza ad a-
vere la casa più spaziosa e più bella, gli arredamen- Bonagiunta Orbicciani, un altro compagno di gio-
ti più sfarzosi, i vestiti più costosi, i servitori più vinezza. Compagno ed avversario. Ma modesto
numerosi e i ritrattisti più pagati sul mercato avversario poetico. Non aveva il senso delle parole
dell’arte. Cimabue, Giotto, Oderisi da Gubbio e le né il senso delle immagini. E soprattutto non leg-
loro scuole lavoravano a tempo pieno per la Chiesa geva abbastanza libri, non si sforzava di capire le
e per i privati. Tutto ciò provocava invidia e acci- idee, le opinioni, i valori altrui, né di cercare nuove
dia. La superbia c’era già. strade alla poesia. Il grande Giacomo e la Scuola
Forse era preferibile la vita tranquilla della Firenze siciliana avevano fatto il loro tempo una generazio-
del trisavolo Cacciaguida, cento anni prima. O la ne prima. La società era cambiata, e poi si era a Fi-

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renze e non a Palermo; ed anche la cultura, la ric- «Tanto gentile e tanto onesta pare... » oppure
chezza e l’economia erano cambiate. Nessuna città «Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io... »
europea aveva tanti libri e tanti ingegni come Fi-
renze. Venezia era stracciona, una fogna a cielo a- e le canzoni
perto. Parigi era gelata sei mesi all’anno.
Bonagiunta non capiva la forza della scrittura, la «Donne ch’avete intelletto d’amore... »
profusione di sapere filosofico nella poesia. D’altra oppure
parte non poteva andare oltre le capacità intellettua- «Amor che ne la mente mi ragiona... ».
li e culturali della sua generazione. Forse questo
vale per tutti. Nel suo sonetto migliore riesce sol- Questi versi, questa poesia andava oltre la realtà
tanto a dire che la vera poesia è quella tradizionale empirica, la realtà mostrataci dagli occhi. L’aveva
di Guittone e conclude con una punzecchiatura ver- già intuito Giacomo, polemizzando con Jaufré Ru-
so la nuova corrente. E basta. Troppo poco. Non del: l’amore è l’immagine della donna che attraver-
permette neanche di approfondire le reciproche i- so gli occhi giunge al cuore e che fa battere il cuo-
dee, muovendo osservazioni e critiche di un qual- re, cioè gli fa provare una forte e indicibile emo-
che rilievo. zione. E la bocca che può fare se non sospirare?
Ma che cos’è stato insomma lo stilnovismo? Allora La parola plasma la realtà, sia la parola poetica sia
non l’ho capito neanch’io. Indubbiamente le accuse la parola comune; ma talvolta la stessa realtà è in-
di Bonagiunta erano vere: noi stilnovisti scriveva- dicibile. Talvolta l’amore non si può significare per
mo «per forsa di scrittura». Colpivamo gli avver- verba, attraverso le parole. Le parole sono uno
sari dove questi erano più deboli: avevano poca o strumento, e sono limitate come tutti gli strumenti,
pochissima cultura, un certo orecchio e un certo ma si deve andare oltre lo strumento. Occorre al-
mestiere poetico, ma non avevano alle spalle l’e- meno potenziare ed arricchire lo strumento. Lo farò
sperienza culturale proveniente dallo studio di Vir- o l’ho fatto nel De vulgari eloquentia.
gilio, Ovidio e la cultura classica.
Se fosse stato più istruito, avrei approfondito allora E bisogna andare anche più in là con la poesia, con
che cos’era il Dolce stil novo, avrei dato allora la la concezione della poesia. Eppure Guinizelli ha
definizione della nuova poesia. E non trent’anni dato qualche imbeccata con le sue immagini natu-
dopo. In effetti la nuova poesia può essere definita ralistiche. La giovinezza passa, la letteratura amo-
dolce, soprattutto rispetto ai versi duri della Scuola rosa passa, il mondo è più vasto e bisogna elabora-
toscana, ed anche nuova, nuova nella duplice acce- re una poesia più vasta, capace di afferrarlo. Gli
zione: non c’era prima e capace di rinnovare l’ani- amici poeti resteranno amici anche in seguito. Ma
mo del poeta, che si rinnova spiritualmente grazie servono come amici, come amici con cui passare la
all’amore che prova verso una donna angelo. Ma si vita. Come compagni di vita e per ricordare insie-
può dire che il poeta aspetti che l’amore prima lo me la gioia della nostra amicizia e della giovinezza
ispiri e poi gli detti anche il modo e le parole con passate insieme. Ma le loro capacità poetiche, intel-
cui esprimere il sentimento d’amore? È una defini- lettuali e professionali sono limitate. Non vedono i
zione forzata, ma dovrebbero essere chiaro almeno problemi, né tanto meno le soluzioni. Non possono
che la nuova poesia è ispirata dall’amore e lascia stare alla pari con l’immensa eredità della cultura
perdere i motivi morali tradizionali; che è totalmen- classica. Posso confrontarmi soltanto con teologi,
te ispirata dall’amore, che non è semplice amore scienziati, filosofi, qualche linguista, nessun poeta
fisico o spirituale per una donna, è radicale rinno- vivente.
vamento interiore e intellettuale prodotto dalla for- La poesia consola e allevia le ferite provocate dalla
za delle idee, delle immagini, delle parole; è la sconfitta politica e dall’esilio. Ma permette di assi-
spontaneità dello scrivere che si raggiunge dopo curare la più grande vittoria presso i posteri proprio
che si è giunti in cima alla scala, e si vede dall’alto grazie a coloro che avevano inferto quelle ferite.
il territorio poetico, gli amici e gli avversari. La
scala della cultura, lo studio accanito, implacabile 6. Il presente e il futuro: la maturità e la
ed esasperato dei poeti precedenti, di Virgilio, di fama oltre la morte
Ovidio e di tutta la cultura classica disponibile.
Bonagiunta, miope anche in purgatorio, scambia il
lavoro a monte con i risultati a valle. La poesia o la produzione culturale dotta potrebbe-
La poesia è tutto il contrario della spontaneità, ro farmi ritornare a Firenze. Ma dubito. Occorre un
quando la pergamena è tutta bianca davanti agli oc- altro progetto, un progetto più vasto, a cui ponga
chio. Diviene spontaneità, quando il testo poetico è mano cielo e terra. Un progetto che mi veda vinci-
pronto, rifinito fin nei minimi particolari, dai suoni, tore nel mondo dei simboli, nel mondo dell’imma-
alle immagini alla metrica alla declamazione alle ginario, nel mondo dell’immaginazione. Una po-
emozioni alle sensazioni che deve far provare. esia capace di invadere e di colonizzare tutto e tutti.
Mi ricordo ancora quando scrivevo i sonetti Dio, l’universo, l’uomo, la società, le arti del trivio

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e del quadrivio, la psicologia, una poesia che nel
suo microcosmo riproduca la complessità del ma- I canti della misericordia
crocosmo, che con le sue rime e i suoi rimandi sia
una camicia di Nesso, proponga i quattro sensi del-
le scritture, sia organica come il corpo umano, la 1. L’infinita misericordia di Dio
società, l’intero universo.
La Commedia è questo progetto. Vi posso fare Il viaggio di Dante nell’oltretomba non è soltanto
confluire la mia esperienza letteraria, culturale, po- un itinerarium mentis cordisque in Deum. Questo è
etica e stilnovistica. Immagino un viaggio, dove io il filo conduttore, il punto di partenza e di arrivo. È
sono me stesso e anche il simbolo dell’umanità che una serie di incontri con numerosi personaggi, o-
giorno dopo giorno deve decidere che cosa mangia- gnuno dei quali ha la sua vita, la sua morte e la sua
re e tanti altri problemi meno prosaici. storia. È la discussione di molte questioni, politi-
che, sociali, filosofiche, teologiche, scientifiche. È
La vita è un altro dove e un altro tempo rispetto ai anche un itinerario verso le varie tappe che portano
nostri desideri e alle nostre previsioni sul futuro. Se alla salvezza. C’è l’inferno, la dannazione. C’è il
non ho il successo nel presente, avrò la fama nel paradiso, la salvezza. Ma l’uomo è qui sulla terra, e
futuro. deve percorrere la strada che lo porta in alto o in
basso. O a mezza via, in purgatorio. Questa strada
Addio, mia bella giovinezza! della salvezza passa attraverso la misericordia di
Dio e le preghiere e le buone azioni dei fedeli.
Nel Purgatorio questi due elementi sono più volte
ribaditi: il poeta vuole insegnare al lettore qual è la
via della salvezza ultraterrena. Vuole proporre an-
che un’immagine diversa della divinità. Nel cantico
di Frate Sole (1226) Francesco d’Assisi aveva pro-
posto l’immagine di un Dio grande feudatario: «Al-
tissimu, onnipotente et bon Segnore». Tommaso
d’Aquino a metà Duecento quella di un Dio razio-
nale, che, posto ai bordi dell’universo, è Motore
Immobile, che attira a sé tutti gli esseri. Tommaso
da Celano poco dopo nella sequenza che inizia con
Dies irae quella di un Dio giudice terribile e impla-
cabile, davanti al quale trema anche il giusto. Le
correnti mistiche, che si riallacciavano al Deus ab-
sconditus di sant’Agostino, quella di un Dio che
palpita dentro il cuore umano.
Dante offre di Dio un’immagine assai complessa: è
Motore Immobile del mondo, ma è anche amore,
ed è pure misericordioso. Sulla porta dell’inferno
Egli è così indicato alle anime di coloro che non lo
incontreranno più: è divina potenza, somma sa-
pienza e primo amore (If III, 4-6).

2. Manfredi di Svevia, l’intransigenza


del papa e la misericordia di Dio

In Pg III Virgilio prova rimorso per aver indugiato


ad ascoltare Casella, un musicista amico di Dante.
Il poeta pone subito una questione: come le anime
possano soffrire, se sono ombre? Virgilio risponde
che la ragione non può capire tutto, altrimenti non
era necessaria la venuta di Cristo. Un’anima chiede
a Dante se la riconosce. Il poeta risponde di no. Es-
sa si presenta: è Manfredi di Svevia, che racconta la
sua storia. Ferito a morte, si pentì delle sue colpe e
chiese perdono a Dio. Il vescovo di Cosenza però,
dimentico dell’infinita misericordia di Dio, fa dis-
seppellire il suo corpo e trasportarlo fuori del regno

50
di Napoli. Ma le scomuniche del papa e dei vescovi ma non è affatto evidente quanto fa 254.768 +
non possono impedire di ottenere il perdono di Di- 867.452.
o. Chi muore scomunicato rimane però escluso dal A questo punto si pone una questione che nessuno
purgatorio trenta volte il periodo di tempo della storico della filosofia, ubriacato dei successi del
scomunica, se tale periodo non viene accorciato pensiero laico moderno, si è posto né si porrà mai:
dalle preghiere dei vivi. Il poeta quindi può riferire perché Descartes come filosofo è luridume, mentre
sulla terra che egli è salvo. i pensatori medioevali sono mediamente di livello
professionale superiore? La risposta è quanto bana-
Nel canto Dante riesce a proporre e a coordinare tra le quanto velenosa. I pensatori medioevali lavora-
loro diverse tesi: vano in gruppo, pensavano che ci potessero essere
• la misericordia di Dio è infinita e aspetta sempre un sapere comune. Insomma quello che normal-
il peccatore che si pente di un pentimento sincero mente fanno gli scienziati, antichi, medioevali, mo-
• le scomuniche del papa e dei vescovi non posso- derni e contemporanei. Tommaso riprende Aristo-
no condizionare la misericordia di Dio tele e lo sintetizza con il pensiero cristiano. Galilei
• le scomuniche del papa e dei vescovi in ogni ca- vuole costruire la scienza, non il suo sistema scien-
so devono essere espiate in purgatorio tifico personale. Newton, che lavora a Londra, sin-
• le anime purganti restano in purgatorio per tutto tetizza i contributi precedenti degli scienziati di tut-
il tempo stabilito dal giudizio divino, ma questo ta Europa. I filosofi moderni pensano di poter co-
tempo può essere abbreviato dalle preghiere dei vi- struire il loro sistema dal nulla del loro pensiero e
vi di poter ignorare il pensiero precedente o contem-
poraneo. Il più folle e il più esagitato di tutti è un
Il poeta dimostra un equilibrio straordinario, che ex scienziato, preso da demenza senile, che afferma
deriva da Tommaso d’Aquino, nella soluzione del- il carattere psicologico dello spazio e del tempo. Si
la questione e nel dare il giusto valore alle varie chiamava Immanuel Kant (1724-1804), e pensava
parti: l’uomo che si pente nell’intimo dell’animo, di essere l’orologio del villaggio, su cui gli abitanti
Dio misericordioso, le condanne terrene della di Königsberg regolavano l’ora.
Chiesa, il valore delle preghiere dei vivi. D’altra
parte nella storia della Chiesa l’equilibrio e la con- 3. Peccatori fino all’ultima ora: Jacopo
ciliazione o, meglio, lo svisceramento dei problemi del Càssero, Bonconte da Montefeltro,
era stato la norma. Perciò si era formata tutta una
Pia de’ Tolomei
tradizione di pensiero, che si era concretata nella
formulazione dei dogmi di fede. La trasformazione
di una verità in dogma era una questione partico- In Pg V i due poeti sono ancora nell’antipurgatorio.
larmente delicata, poiché avrebbe condizionato per Un’anima nota l’ombra del poeta, che si volge.
sempre il futuro. A questo proposito il pensiero ec- Virgilio, solerte, lo rimprovera. Quindi incontrano
clesiastico è un modello didattico straordinario: il un gruppo di anime che cantano il Miserere. Sono
problema va posto; vanno poi esaminate le solu- tutte morte di morte violenta ed hanno aspettato
zioni; va quindi riformulato il problema cercando l’ultima ora, per pentirsi. Vedendolo vivo, lo pre-
di approfondirlo e di vederne la radice più profon- gano di ricordarle sulla terra. Tre di esse gli raccon-
da; quindi va trovata una soluzione che tenga pre- tano la loro storia. Jacopo del Càssero fu raggiunto
sente gli elementi più genuini e importanti delle va- dai sicari di Azzo III d’Este, che lo uccisero a Oria-
rie risposte. Questione di acutezza, intelligenza ed go. Si vide morire svenato. Se avesse preso la stra-
equilibrio. da per Mira, non sarebbe morto. Bonconte da Mon-
Un problema poi va visto non da solo, ma nel con- tefeltro, ferito alla gola, in punto di morte si rac-
testo della situazione più vasta in cui si inserisce. comandò alla Madonna. Un diavolo venne a pren-
Nel corso della Divina commedia il poeta usa co- dere la sua anima, ma un angelo la rivendicò a sé.
stantemente questa strategia. Ad esempio per spie- Allora il diavolo, per vendicarsi d’averla persa, su-
gare la questione delle macchie lunare fa interveni- scitò un temporale, che travolse il corpo e lo fece
re le molto più lontane influenze degli angeli, cioè i scomparire nelle acque dell’Arno. Pia de’ Tolomei,
principi generali che reggono l’universo. prega il poeta di ricordarla tra i vivi. Ama ancora il
Rispetto a questa enorme scienza e pratica della de- marito e ricorda in modo struggente quando l’ha
cisione o di problem solving le regole di R. Descar- sposata.
tes (1596-1650), tanto celebrate dalla filosofia mo-
derna, risultato quello che sono: le regolette che un Il canto tratteggia il clima di violenza che caratte-
modesto studente si è dato per fare meglio a scuola. rizzava la società italiana di fine Duecento. Ma la
Ben inteso, regolette sbagliate, perché uno studente violenza non era soltanto sociale, era anche dentro
ha i limiti e la presunzione di ogni studente. Sba- la città, dentro la famiglia, tra marito e moglie o
gliate perché inficiate da psicologismo. È evidente tra genitori e figli. Questo quadro sociale è descrit-
che 2 + 2 = 4, ma soltanto sul piano psicologico; to anche altrove, in If VI (i contrasti tra Bianchi e

51
Neri a Firenze), If XXVII (la Romagna è ora in pa- le anime, che è preghiera al padre celeste, fama,
ce), If XXXIII (il conte Ugolino della Gherardesca importanza delle buone azioni fatte in vita. In Pg
fatto morire di fame con i figli e i nipoti), Pg VI (le III aveva sostenuto la tesi dell’importanza delle
anime fanno calca intorno al poeta per chiedere preghiere dei vivi per i morti. In Pg VI le anime
suffragi; l’Italia immersa nel caos a causa degli chiedono suffragi ed egli fa dire a Virgilio parole
scontri tra fazioni e tra istituzioni civili e religiose), che confermano la validità e l’importanza della ri-
Pg XI (Sapìa da Siena è contenta e sfida Dio per- chiesta. In Pg XIII Sapìa da Siena gli dice che è in
ché i senesi sono stati sconfitti e il nipote Proven- purgatorio grazie alle preghiere dette da Pier Pet-
zan Salvani preso prigioniero e decapitato) ecc. tinaio.
La Chiesa poi usava la mano pesante nei confronti Oderisi rimanda a Brunetto Latini (If XV), a Cac-
degli eretici, che non avevano tutti i torti a chiedere ciaguida (Pd XVII) e a «colui che fece per viltà il
un ritorno ai principi del Vangelo. gran rifiuto» (If III) (tema della fama). Provenzan
Francesco d’Assisi predicava la pace e rinunciava Salvani rimanda alla zia Sapìa, e viceversa.
anche al cibo e alle donne per attutire gli scontri so- Il tema dell’arte rimanda in particolare al tema del-
ciali. Il domenicano Domenico di Calaruega, fon- la poesia, trattato soprattutto in Pg XXIV (la de-
datore dell’ordine, usava la dottrina e le prediche finizione di Dolce stil novo).
per convincere gli eretici di Provenza. Il suo luogo- Insomma la struttura del canto è questa: temi che
tenente, il domenicano Folchetto da Marsiglia, pre- rimandano altri temi (fama, paternità), un tema ri-
feriva invece metodi più spicci e con la stessa dedi- petuto in più canti. Si tratta di due strategie legger-
zione ammazzava donne uomini bambini giovani e mente diverse. Fama e paternità sono viste da punti
vecchi (Pd IX). Un altro esempio di ordine e siste- di vista diversi (la fama è vista da un punto di vista
maticità medioevale. Dante plaude allo sterminio e terreno e da un punto di vista ultraterreno) o nei lo-
lo ricompensa mettendolo tra gli spiriti amanti nel ro aspetti complessi (la paternità è fisica, spirituale,
cielo di Marte, vicino a una ninfomane (ma stilno- terrena, celeste). La salvezza delle anime è ottenuta
visticamente al cuore non si comanda) e a una pro- dalle preghiere, dalle buone azione dei vivi, ma an-
stituta cananea che non doveva essere messa nel che da una buona azione dello stesso interessato.
secondo cerchio tra «le donne antiche e ’ cavalieri» La ripetizione & ripresa del tema provoca l’effetto
per la sua attività professionale, ma nel nono cer- che repetita iuvant.
chio, tra i traditori della patria, nella zona di Ante- Questa complessa situazione narrativa spinge a in-
nora. L’uomo non può capire tutto - postilla il poe- trodurre un termine tecnico: il canto è denso. Per-
ta -; d’altra parte - si deve aggiungere - tra due beni ché molteplici temi sono fusi e/o sovrapposti, oltre
si sceglie il maggiore e tra due mali il minore: an- che collegati agli stessi temi trattati in altri canti. La
che l’unità culturale e religiosa dell’Europa aveva i densità della Divina commedia non è mai stata no-
suoi costi. Un po’ di morti poteva essere preferibile tata. Ciò dimostra con quanta attenzione l’opera
a molti morti. dantesca è stata letta da filologi e critici in settecen-
to anni.
4. La superbia e la fama: Umberto Al-
dobrandeschi e Oderisi da Gubbio 5. La colpa, la misericordia e la giusti-
zia divina
In Pg XI Dante e Virgilio incontrano i superbi. Un
sasso piega loro il capo. Recitano il Padre nostro. Dio è padre amoroso, perciò deve essere disponibi-
Virgilio chiede la strada. Un’anima gliela indica, le e misericordioso il più possibile con i figli. E
poi si presenta. È Umberto Aldobrandeschi. Ora salvarne il più possibile. Con questo ragionamento
espìa l’arroganza che in vita ha caratterizzato lui e i teologi nel 1274 sono costretti a introdurre il pur-
tutta la sua famiglia. Un’altra anima riconosce il gatorio. A questo punto diventa ovvio introdurre
poeta. È Oderisi da Gubbio. In vita volle essere il un’altra idea: i vivi possono pregare per le anime
primo nella sua arte. Ora riconosce che la fama ter- del purgatorio per abbreviare la pena. La giustizia
rena è vana come un soffio di vento, che viene e divina e umana (le colpe sono colpe sociali!) è sal-
va. Davanti a lui c’è l’anima di Provenzan Salvani. va. O almeno lo sembra. Altrimenti si può sostene-
Era famoso in Siena, ed ora è quasi sconosciuto. Il re la tesi che la ragione non può sapere tutto né ca-
poeta chiede com'è giunto in purgatorio. Oderisi pire i profondi disegni di Dio. Comunque sia, la
risponde che al culmine della gloria ha chiesto pena è espiata o abbreviata. Ma non è condonata.
pubblicamente l’elemosina per riscattare l’amico in Chi ha subito danni perciò è in qualche modo ripa-
prigione. Questo atto di umiltà gli ha aperto le por- gato. È ripagato non direttamente, ma indirettamen-
te del purgatorio. te: le preghiere sono rivolte a Dio, il quale le valuta
e le misura. In questo modo i vivi sono stimolati a
Nel canto il poeta abbina molteplici elementi, va- pensare ai morti e alla morte. Chissà!, forse così
riamente collegati: superbia e umiltà, preghiera del-

52
facendo e così pensando, diventano più buoni e
meno peccatori. I canti della paternità
Ci sono due punti da tenere presenti (e si spera che
anche il buon Dio lo faccia):
• Uno può contare su un numero maggiore di pre- 1. Paternità biologica, paternità spiritu-
ghiere, e ciò comporta una discriminazione rispetto ale, paternità simbolica
a chi non ha simpatizzanti (è il caso di Bonconte,
dimenticato dalla moglie). I canti che parlano della paternità sono numerosi.
• Un altro è bravo nel gioco d’azzardo e rischia. Essi costituiscono uno dei fili conduttori più im-
Gli va bene: pecca sino all’ultima ora e poi si pente portanti della Divina commedia. I più importanti
per davvero. Davanti alla morte il pentimento gli sono:
viene bene. Conta sulla misericordia e sulla dabbe-
naggine di Dio, per fregare uomini e Dio, giustizia If X: Farinata degli Uberti e Cavalcante de’ Caval-
umana e giustizia divina. canti hanno dei figli, ma il primo è tutto dedito alla
politica, il secondo alla famiglia;
In questo secondo caso si spera che Dio stia parti- If XV: il sodomita Brunetto Latino è padre spiritua-
colarmente attento a non farsi buggerare. le di Dante di costumi ben diversi;
If XXVI: Ulisse lascia figlio, padre e moglie, per
andare ad esplorare il mondo senza gente;
If XXXIII: il conte Ugolino della Gherardesca è la-
sciato morire di fame dai pisani e forse si è cibato
della carne dei figli morti.

Altri canti relativi alla paternità sono Pg XI, che


inizia con la preghiera del Padre nostro e i due
canti abbinati If XXVII e Pg V che presentano due
personaggi, che sono tra loro padre e figlio: Guido
da Montefeltro e Bonconte da Montefeltro. Il pri-
mo pianifica la salvezza, ma si fa ingannare dal pa-
pa Bonifacio VIII. Il secondo pecca fino all’ultima
ora di vita, ma muore rivolgendosi alla Vergine
Maria e grazie ad un pentimento sincero va in pur-
gatorio.
In questa prospettiva si devono inserire anche Pd
XV, XVI e XVII, i canti di Cacciaguida, il trisavo-
lo di Dante. In questo caso il rapporto non è di pa-
ternità, ma quello che lega il trisavolo al nipote.

In If X Dante presenta due fiorentini che fecero


grande la generazione precedente: Farinata degli
Uberti e Cavalcante de’ Cavalcanti. Quest’ultimo è
padre del suo amico Guido. Sono ambedue eretici,
di tendenze epicuree, e sono puniti insieme in
un’arca di fuoco. Dante e Farinata stanno parlando
di politica, quando sono interrotti da Cavalcante,
che chiede dov’è suo figlio Guido e perché non è
con il poeta. Il poeta risponde che il figlio non era
affascinato da Beatrice, cioè dalla fede. L’eretico
capisce che il figlio non è più, che è morto, e si la-
scia cadere giù. Farinata non batte ciglio e riprende
il discorso interrotto.
Farinata è l’uomo politico tutto d’un pezzo, che ha
avuto il coraggio di difendere Firenze a viso aperto
contro coloro che volevano distruggerla e di avere
dedicato la sua passione politica alla città.
Farinata e Cavalcante erano di parte avversa, ma
non erano intransigenti. Cavalcante è disponibile a
combinare il matrimonio tra il figlio Guido e Bea-
trice, figlia di Farinata, per superare i contrasti che

53
dividevano la città. La pace sociale si può raggiun- nave sempre più verso sinistra. Dopo cinque lun-
ge anche così. ghissimi mesi lunari vedono una montagna altissi-
Dante drammatizza il canto contrapponendo le ma e si rallegrano. Ma subito la gioia si trasforma
scelte e i valori dei due fiorentini, che sono tra loro in pianto, perché dalla montagna sorge un turbine,
legati da un vincolo di parentela: sono suoceri. che affonda la nave.

In If XV Dante incontra Brunetto Latini, che è stato Nel caso di Farinata e di Cavalcante il poeta aveva
suo maestro in vita. Brunetto, come tanti altri fio- posto il lettore davanti a questo dilemma: che cosa
rentini, preferiva gli uomini alle donne, ma per il scegliere? La politica o la famiglia? Farinata sce-
resto era un bravo maestro. Il poeta ricorda con af- glie la politica, Cavalcante la famiglia.
fetto la cara e buona immagine paterna del maestro, Nel caso di Ulisse il poeta pone il lettore davanti a
il quale nei loro incontri gli ha insegnato come quest’altro dilemma: che cosa scegliere? La fami-
l’uomo si eterna con la fama. Un insegnamento che glia o la conoscenza? Ulisse sceglie la conoscenza.
egli ha apprezzato ed attuato. Le somiglianze nella drammatizzazione sono con-
Brunetto è quindi stato padre spirituale del poeta. siderevoli, se i due canti sono esposti in questi ter-
Perciò accanto e oltre la paternità fisica si pone la mini. E il coinvolgimento è ugualmente intenso.
paternità spirituale, che si trasferisce al «figlio» Il poeta fa sì che il lettore si identifichi e si senta
mediante l’insegnamento. Da parte sua Dante è sta- interiormente coinvolto nei pensieri e nelle scelte di
to un buon discepolo, che ha superato il maestro e Ulisse. Ulisse stava bene con Circe, che lo poteva
che lo ha reso famoso. rendere immortale. Ma egli vuole andarsene dall’i-
Paternità spirituale significa quindi che non c’è sol- sola della felicità (anche la felicità stanca). Vuole
tanto trasmissione del sangue, della schiatta, della ritornare a casa. In patria, ad Itaca, c’è il figlio, il
gens. C’è qualcos’altro: il maestro trasmette al di- padre e la moglie. Ma c’è anche il regno, anche se
scepolo i suoi valori, i suoi ideali, la sua esperien- piccolo, c’è la casa, ci sono le comodità, ci sono le
za, la sua cultura, la sua vita. ancelle e ci sono anche i servi. Una vita quindi ve-
Il riferimento implicito a questo punto va immedia- ramente comoda.
tamente alla seconda tesi che Guido Guinizelli a- Tra queste certezze e questo benessere da una parte
vanza in Al cor gentil rempaira sempre amore, la e il fascino dell’ignoto, l’attrazione esercitata dall’i-
canzone-manifesto del Dolce stil novo: la nobiltà dea di esplorare il mondo senza gente dall’altra,
non è nobiltà di sangue, che si eredita; è nobiltà o, l’eroe greco non ha dubbi. E, per meglio riuscire
meglio, gentilezza d’animo, che si conquista con i nell’impresa, usa la parola che persuade, e convin-
propri meriti personali. ce o, meglio, provoca uno smisurato entusiasmo
In genere si dice che Dante distingue il peccato dal nei suoi compagni di tante avventure e di tanti peri-
peccatore: il peccatore si è macchiato di una colpa, coli, che lo seguono. A tutti è chiaro che stanno ri-
ma per altri aspetti può essere encomiabile. In ge- schiando la vita, ma ne valeva la pena! E muoiono
nere si cita Brunetto, sodomita ma buon maestro, e per mano di Dio, perché si erano avvicinati troppo
Farinata, poco religioso ma buon cittadino. Questa alle spiagge del purgatorio.
è una delle tante stupidaggini che si dicono sul poe-
ta. In realtà Dante fa qualcosa di molto più com- In If XXXIII Dante ascolta la storia del conte Ugo-
plesso e interessante. Sa che la realtà è complicata, lino della Gherardesca, che sta rodendo dall’occi-
perciò egli la esamina non da uno, ma da più punti pite il teschio dell’arcivescovo Ruggieri degli Ubal-
di vista. Esamina Brunetto dal punto di vista del dini. Il conte ha tradito i pisani, che lo hanno cat-
discepolo che è stato (era un bravo maestro), ma turato e imprigionato. Quindi è lasciato morire di
anche dal punto di vista religioso e/o politico (il fame con due figli e due nipoti. Alla fine «più che
sodomita commette peccato contro natura, ma an- il dolore poté il digiuno». Il poeta lascia il lettore
che contro la società, perché non procrea figli). La nel dubbio: il conte si è o non si è cibato della car-
stessa cosa aveva fatto con Francesca da Polenta, ne dei figli morti?
alla quale il poeta si avvicina come credente (la La drammatizzazione è resa in diversi modi: il con-
condanna), come cittadino (la condanna ancora) e te rode il teschio del nemico. Con i capelli di questi
come uomo (la comprende e forse la giustifica). si forbisce la bocca. L’avversario che lo lascia mo-
rire di fame è un ecclesiastico, che dovrebbe prati-
In If XXVI Dante ascolta la storia di Ulisse: lascia care la pietà ed il perdono. È lasciato morire di fa-
la maga Circe, che lo amava, ma non si dirige verso me con i figli che per la giovane età non erano re-
Itaca, dove lo aspettano il figlio mai visto, il padre sponsabili delle colpe del padre. Ma l’aspetto più
e la moglie. Punta la nave verso lo stretto di Gibil- profondo del canto è un altro: la morte dei figli si-
terra, davanti al quale persuade i compagni a se- gnifica la fine, l’estinzione, la morte della famiglia.
guirlo nell’esplorazione del mondo senza gente. Il Una situazione gravissima e insostenibile per una
discorso è tanto persuasivo, che essi fanno dei remi società che vedeva nei figli uno dei maggiori valo-
ali al «folle volo». Superano lo stretto e piegano la ri: la trasmissione nel tempo della gens, della fami-

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glia, della stirpe, del sangue. Nel caso del conte la città, cioè nel luogo che produceva maggiore ric-
situazione è ancora più drammatica, perché con chezza.
l’antropofagia, che è pure necrofagia, egli estingue La famiglia medioevale era una famiglia allargata,
la paternità anche al livello simbolico. E la vita, una famiglia clan, una famiglia gens. In essa convi-
soprattutto quella medioevale, è fatta di simboli. vevano più generazioni. Era una famiglia unita per-
La problematica della paternità per Dante va vista ché soltanto se era unita riusciva ad affrontare le
da tutti questi punti di vista, dai punti di vista di difficoltà della vita. L’individuo non aveva né po-
tutti questi personaggi. Ma è ovvio che non ci sono teva avere alcuna importanza: egli era soltanto una
soltanto questi punti di vista e questi personaggi. E appendice sacrificabile della famiglia. Soltanto se
quindi essa va vista da tutti i punti di vista di cui la famiglia vinceva, l’individuo vinceva. Ciò però
noi siamo capaci. Un buon suggerimento metodo- voleva anche dire che, se due famiglie litigavano,
logico, che ci si deve sorprendere di trovare in lo scontro era pesante e sanguinoso.
un’opera di poesia. Ma la Divina commedia non è La Chiesa e il feudatario (o, più avanti, lo Stato o
soltanto opera di poesia... gli staterelli) erano ostili alla famiglia allargata: per
lo Stato significava tensioni sociali; per la Chiesa
2. Paternità come forma di immortalità, significava difficoltà di incassare lasciti, perché dif-
come valore e come assicurazione sul- ficilmente due o trecento persone si sarebbero mes-
se d’accordo per alienare beni di cui era evidente la
la vecchiaia
necessità.
Se tutto questo è vero, allora mettere in discussione
La paternità è un valore per Dante, che ha tre figli, la paternità diventa un atto particolarmente coin-
ma è anche un valore nella società in cui egli vive. volgente per il lettore medioevale. E molto meno
Essa è un valore nelle società tradizionali, cioè nel- coinvolgente per noi, lettori di oggi. Ieri le famiglie
le società agricole, a bassa produzione. È uno dei avevano molti figli, che erano un’assicurazione per
pochi valori che esse hanno e che esse possono a- la vecchiaia. Oggi le famiglie hanno pochi figli,
vere. Per questo motivo - e non è un paradosso - le perché ai genitori i figli costano tempo e denaro fi-
società tradizionali sono povere sul piano economi- no a trent’anni e perché, anche quando giungono
co, ma ricche di figli. I figli sono i pochi piaceri e alla pensione, essi devono finanziare i figli.
le poche soddisfazioni che esse permettono, perché
il numero dei valori finanziabili è estremamente Eppure Dante riesce a coinvolgere ugualmente an-
limitato. I figli svolgono molteplici funzioni, sia sul che il lettore di oggi, che deve scegliere tra vita po-
piano affettivo, sia sul piano economico, sia sul pi- litica (o lavorativa) o vita in famiglia; che deve sce-
ano simbolico. Essi permettono una proiezione gliere tra vita in famiglia o vita dedita al sapere (o
(mio figlio avrà più di quanto ho avuto io), ma so- alla professione); che si trova davanti alla scelta
no anche brutalmente una assicurazione per la vec- drammatica: avere o non avere figli? Che rapporto
chiaia (io ti curo adesso, tu mi curi più tardi). Sono si desidera o invece che rapporto si è costretti a sta-
anche una forma, l’unica forma di immortalità pos- bilire con i figli? Il conte Ugolino è un antropofago
sibile. L’immortalità data dalla fama può valere per e un necrofago reale o simbolico? Nella vita siamo
gli intellettuali, non per il popolo minuto. noi che ci nutriamo dei figli o sono loro che si nu-
Indubbiamente i figli permettono di dare e ricevere trono di noi? Trasmettiamo valori ai figli o li pla-
affetto. Ma dietro l’affetto c’è sempre un concreto, giamo? Lasciamo loro troppa libertà o troppo po-
necessario e inevitabile egoismo, perché nelle so- ca? Troppo o troppo poco in relazione a che cosa?
cietà a bassa produttività la maggior parte delle e- La società patriarcale è migliore o peggiore della
nergie è assorbita nella lotta per la sopravvivenza, nostra? E la nostra è migliore o peggiore della so-
cioè nella lotta per l’accaparramento della quantità cietà patriarcale? Oppure le due società non si pos-
minima di cibo che permette di sopravvivere. sono confrontare?
Soltanto una società più complessa, che ha superato Dante scava in tutta questa problematica, a più ri-
il problema di una produzione abbondante e a bas- prese, da punti di vista diversi e in situazioni diver-
so costo di cibo, ci sono altri valori oltre la paterni- se. Egli è stato padre tre o quattro volte, e la Gem-
tà e la paternità stessa perde valore: i figli in genere ma si è dimostrata una buona moglie, capace di ar-
diminuiscono e l’individuo ottiene con le sue forze rangiarsi e molto paziente. Ma egli aveva bisogno
ciò che prima doveva chiedere e sperare di avere di Beatrice, per diventare poeta. La conclusione è
dai figli o con l’aiuto dei figli. sempre la stessa: egli riesce a coinvolgere il lettore
Anche la paternità spirituale è il prodotto di una so- nel dramma dei personaggi che crea. Ed ogni scelta
cietà complessa, cioè di una società economica- è un dramma, perché esclude radicalmente tutte le
mente ricca: essa è proposta non dalla letteratura altre scelte.
cortese (la nobiltà è nobiltà di sangue, di schiatta),
ma dal Dolce stil novo, una corrente che nasce in L’aspetto paradossale della società tradizionale è
che essa mette in primo piano la filiazione legitti-

55
ma, cioè quella patrilineare, come se le donne non
esistessero né dessero il loro contributo! Eppure I canti della poesia
fino a tempi recentissimi valeva il detto che pater
semper incognitus! Mentre era ovvio che mater
semper certa. Ma l’uomo vive da sempre nelle con- 1. Il grande burattinaio e la poesia tota-
traddizioni: nella storia le società matrilineare sono le
rarissime...
Dante ha una memoria prodigiosa. Verso il 1312
polemizza con Bonagiunta Orbicciani su questioni
di 20 anni prima. La polemica è postuma e il poeta
ne approfitta per imbrogliare le carte. In Pg XXIV
egli incontra l’esponente della Scuola toscana e tra
i due sorge inevitabilmente una polemica tra il va-
lore della poesia tradizionale ed il valore della nuo-
va poesia. Bonagiunta, spremendo al massimo le
sue capacità poetiche, aveva accusato gli stilnovisti
di fare poesia «per forsa di scrittura». Ed era anche
vero. Ma già a questo punto egli aveva dimostrato i
suoi limiti: non aveva capito perché i nuovi poeti
volevano oppure erano costretti a fare poesia in
quel modo. A vent’anni di distanza il poeta si
prende una ulteriore rivincita, imbrogliando le carte
a Bonagiunta, sullo stilnovismo, e a noi...
E così dà questa definizione di stilnovo, che ha il
pregio o il difetto di confermare Bonagiunta nei
suoi pregiudizi: «E io a lui: “I’ mi son un che,
quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’
ditta dentro vo significando”» (Pg XIV, 52-54).
Aveva ragione Bonagiunta: la poesia stilnovistica è
una poesia dotta, non è una poesia immediata,
spontanea, come Dante dice. Lo stilnovismo non
poteva essere una poesia spontanea, immediata: lo
era già la Scuola toscana, costituita da Guittone
d’Arezzo e da Bonagiunta. Doveva essere diverso,
doveva ricorrere alla «forsa di scrittura» o ad altro.
Gli stilnovisti erano consapevoli di appartenere ad
un’altra classe sociale, diversa dalla nobiltà, ed era-
no ugualmente consapevoli di usare la cultura come
strumento difensivo ed offensivo, cioè per fare gli
interessi della loro classe. Stando alle critiche che
fa, Bonagiunta non se n’era accorto.

2. E perché la verità e non piuttosto la


non verità?

La definizione postuma di stilnovismo inganna for-


se Bonagiunta ma inganna soprattutto noi. La defi-
nizione proviene da una parte interessata, troppo
interessata. Dante parla di stilnovismo, ma sembra
parlare di poesia in generale. Se si guarda la Divina
commedia, si scopre immediatamente che la defini-
zione di poesia come di espressione immediata dei
sentimenti è del tutto falsa sia per lo Stil novo sia, e
ancor più, per la poesia della Divina commedia.
Perché il poeta mente? La domanda ha questa me-
tarisposta: e perché dovrebbe dire al verità? Anzi
un poeta in quanto tale non pone la verità fra i suoi
pensieri più importanti né fra i suoi primi obiettivi.

56
Vi pone l’arte o l’immaginazione o qualcos'altro passano all’essere quando ricevono un nome. Tutte
(l’impegno politico, culturale, sociale ecc.). le cose facevano parte dell’απειρον, l’indeter-
E si vede immediatamente quanto il poeta abbia minato, e ricevono i loro περατα, le loro de-limita-
mentito ed abbia manipolato le definizioni ed i fatti zioni, quando ricevono il nome. La gente comune
soprattutto davanti alle questioni scientifiche, mol- era analfabeta, non leggeva gli scarsi libri esistenti.
to numerose nella Divina commedia. Il poeta af- Poteva fissare la realtà non sul papiro o sulla perga-
fronta questioni scientifiche, che con la spontaneità mena, bensì soltanto sulla memoria. Per avere que-
non hanno proprio niente a che fare. Ed aveva af- sto risultato occorrevano le parole, i suoni delle pa-
frontato anche questioni di altro tipo: filosofiche, role, i simboli astratti di vocali e consonanti oppure
teologiche, astronomiche, geografiche, atmosferi- delle lettere dell’alfabeto. Le parole del poeta si
che... fissavano negli archivi della memoria e la cosa
Un confronto facile tra la sua definizione di poesia nominata non ritornava più al nulla.
e la poesia effettiva che egli fa mostra un abisso. E In questo modo il poeta creava strumenti operativi
ben visibile: dice una cosa e ne fa un’altra, comple- che l’ascoltatore usava per descrivere e quindi per
tamente diversa. controllare e per dominare la realtà. La parala si
A questo punto sorge il duplice problema: perché si imponeva e prevaricava la realtà. Il poeta creava gli
comporta così? E qual è la concezioni di poesia strumenti per dare all’uomo il potere. La parola era
che mette in pratica? Le risposte, semplificate, pos- potere, poiché trasformava la realtà in simboli, che
sono essere queste: un poeta non ha l’obbligo di poi successivamente erano archiviati in memoria e
dire la verità, ha invece l’obbligo di fare il poeta, e richiamati fuori degli archivi, quando servivano per
fare il poeta significa coinvolgere e provocare il indicare nuovamente la realtà, per ritornare ad ave-
lettore, i lettori. Spesso l’inganno, la menzogna so- re nuovamente il potere sulla realtà. Addirittura
no più efficaci della verità nuda e cruda. Dante lo Dio è parola: «In principio era il Λóγος, e il Λóγος
fa e si avvia per questa strada fin dal primo verso era Dio e abitò presso Dio e venne tra gli uomini»
della Divina commedia. (Gv. 1, 1). Il termine greco Λóγος significa (ed è
La definizione dantesca di poesia si può individua- stato tradotto con) Verbun, il Verbo, la Parola. E il
re soltanto andando a vedere ciò che il poeta fa in Verbo, la Parola, è (e diventa) l’Onnipotente e dà
proposito. Egli usa la poesia per invadere tutti gli onnipotenza.
ambiti possibili: teologia, filosofia, fisica, logica (o Le tecniche della memoria, le mnemotecniche, era-
dialettica), aritmetica, geometria, musica, astrono- no perciò molto studiate ed applicate, e avevano
mia, questioni scientifiche, psicologia, storia, mito- una grandissima importanza. Dava prestigio ed era
logia, dubbi comuni, cultura popolare e sapienzia- un vanto avere una buona memoria, una memoria
le... Insomma le arti del trivio e del quadrivio, e di ferro, capace di ricordare tutto. L’analfabetismo
molte altre cose. Esiodo aveva scritto soltanto una interessava normalmente la stragrande maggioranza
Teogonia, Ovidio soltanto le Metamorfosi, la Bib- della popolazione, e l’ha interessata fino a tempi
bia aveva cantato soltanto la creazione del mondo e assai recenti.
la storia di un popolo. Dante è poeta, in quanto crea, plasma, denomina la
Così facendo, fa emergere la poesia in tutta la sua realtà: ha coniato buona parte delle 27.734 parole
potenza: essa non esclude niente da sé e impone la che costituiscono la Divina commedia. Egli ha a-
sua forma alla materia che canta. Così essa invade perto gli occhi al lettore sulla realtà, sulla cultura,
anche l’ambito scientifico, come aveva invaso sulla società, sul sapere, sull’universo.
l’ambito teologico e filosofico. La scienza è tra- Nel mondo d’oggi il poeta è soltanto uno scrivente
sformata in poesia. Il poeta non è unico che prende in mano una penna per esprimere gli
nell’universo, perché prima di lui c’è Dio. Dio ha acciacchi del suo animo. Una decadenza infinita
creato il mondo, il poeta plasma la realtà. Plasma la della poesia! E tutti si sentono poeti, perché tutti
realtà, tutta la realtà del mondo. possono provvedersi di penne e riempire una pagi-
na.
3. Poesia antica e poesia dantesca
Per Dante il poeta è il Dio terreno, che denomina il
Nel mondo classico il poeta svolgeva una funzione mondo. È anche colui che esprime condanne e as-
civile, per la quale era pagato. Il ποιετης è colui soluzioni sul mondo sociale e civile. Leggendo la
che fa, colui che opera, colui che canta, colui che Divina commedia, non si può passare il tempo a
crea, colui che plasma la realtà. Il verbo ποιεω si- distinguere poesia da non poesia. Questo atteggia-
gnifica faccio, invece il verbo πραττω (o mento è una pura follia, che mostra quanto poco i
πρασσω) significa faccio, ma nel senso mi com- così detti critici siano entrati nelle idee e nelle con-
porto, cioè indica il comportamento, il costume che cezioni del poeta fiorentino. L’atteggiamento cor-
si assume o si mostra in pubblico o in privato. retto è un altro, completamente opposto: Dante ha
Il poeta letteralmente crea la realtà denominandola, trasformato e ha voluto coscientemente trasformare
attribuendo il nome alle cose. Le cose dal nulla in poesia ogni ambito che ha toccato, che ha con-

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sapevolmente toccato. La poesia si occupa di tutti cultura medioevale. Un valore generale, che in se-
gli ambiti del sapere. Essi riguardano l’universo. guito viene sacrificato per l’utile particulare. Il
Dunque la poesia si occupa di tutti gli ambiti mondo umanistico, il mondo moderno e il mondo
dell’universo. Nei secoli successivi mai nessuno contemporaneo non hanno mai saputo pensare e
propone una concezione più complessa e articolata produrre niente di simile.
di poesia. Invece moltissimi si sono preoccupati di Quali sono i secoli bui? I secoli del Medio Evo o
interpretare erroneamente la sua definizione di poe- quelli successivi?
sia o di non interpretarla affatto, attribuendogli una
personale interpretazione di che cosa è e di che co- 5. Il principio dell’eccesso,
sa dovrebbe essere la poesia. dell’esagerazione, del contrario, del co-
involgimento e la proliferazione delle
4. La grande ragnatela
variazioni
Quando dà la definizione di poesia, Dante sa che è
Il poeta ha le sue leggi, e le deve rispettare. Questa
falsa e che ci prende in giro. Sa che noi ci dimenti-
è una legge generale, una metalegge, che vale per
chiamo che egli è poeta e pensiamo che sia un filo-
tutte le professioni, per tutte le arti e per tutte gli
logo, uno storico, uno scienziato o un maestro di
ambiti del sapere. I suoi principi o, come il geome-
retorica, che dà agli allievi una definizione sempli-
tra e il matematico, i suoi postulati sono: il princi-
ce, chiara, didattica e memorizzabile di poesia.
pio dell’eccesso, dell’esagerazione, del contrario, la
Per Dante la poesia parla di tutto, plasma tutte le
proliferazione delle variazioni... Il poeta deve av-
aree del sapere e tutte le regioni dell’universo, sia
vincere e stupire. Alcuni secoli dopo nella Murto-
quelle terrene sia quelle ultraterrene. Prima c’è Dio,
leide (1608) Giambattista Marino scrive:
poi c’è il poeta. E il poeta è Dante...
Il sapere è unico, la realtà è unica, il poeta è unico.
È del poeta il fin la meraviglia
E tutte le realtà si sovrappongono o si identificano.
(Parlo dell’eccellente e non del goffo):
La Divina commedia è una totalità capace di rap-
Chi non sa far stupir vada alla striglia.
presentare adeguatamente la realtà. La molteplicità
dei collegamenti spinge necessariamente a leggerla
Questi tre versi sono il breviario di tutti i poeti e di
e a interpretarla non per singoli episodi o per singo-
tutti gli artisti, perché rendono esplicita una dimen-
li canti, ma tenendo presente la rete infinita di col-
sione fondamentale, la forma interiore ed esteriore,
legamenti: Guido da Montefeltro è fraudolento co-
della poesia. L’arte barocca è una delle forme pos-
me Ulisse, e tutti e due sono padri. Ulisse ha di-
sibili dell’arte, quella che porta all’eccesso una ca-
menticato la famiglia in nome del sapere e del va-
ratteristica che in Dante è fusa con infinite altre ca-
lore, Guido inganna se stesso e va all’inferno, inve-
ratteristiche.
ce il figlio si pente all’ultima ora e va in purgatorio.
Il poeta stupisce con l’eccesso, l’esagerato: un uo-
Come padri essi si collegano a Brunetto Latini (il
mo non va a Santiago di Compostela, a Mont Saint
padre spirituale del poeta) e al conte Ugolino, che
Michel, a Loreto o a Gerusalemme. Va a fare un
forse mangia i figli morti, ma anche a Farinata de-
lungo viaggio nell’oltretomba, dove incontra dan-
gli Uberti e a Cavalcante de’ Cavalcanti, il primo
nati e purganti sottoposti a pene crudeli, beati che
un uomo politico tutto d’un pezzo, l’altro intera-
contemplano Dio ed ha una visione mistica di Dio.
mente proiettato nel figlio Guido.
Tutte le anime sono di gente famosa.
Ulisse però rimanda anche al problema della cono-
L’eccesso e il contrasto si trova anche nella figura
scenza e dei limiti della ragione umana, che coin-
di Farinata in piedi e politico tutto d’un pezzo, che
volgono a più riprese Virgilio, simbolo della ragio-
soffre le fiamme del sepolcro con il suocero Caval-
ne, e Beatrice, simbolo della fede e della teologia.
cante de’ Cavalcanti, che si mette a ginocchioni e
Ma Beatrice è a sua volta superata dalla fede misti-
pensa unicamente a suo figlio; nella figura di Ulis-
ca di san Bernardo. Un altro padre spirituale è Vir-
se che tra regno, famiglia e comodità da una parte e
gilio, guida, signore e maestro del poeta...
avventura, valore e conoscenza dall’altra, sceglie di
E la parola stelle conclude le tre cantiche.
oltrepassare le colonne d’Ercole e di andare incon-
L’opera dantesca è quindi una gigantesca ragnatela,
tro alla morte; nella figura di Pier delle Vigne o
di cui il lettore non si accorge nemmeno. Essa però
dell’anonimo fiorentino, le cui anime sono incarce-
lo avviluppa inesorabilmente e lo travolge sino alla
rate in un cespuglio come quelle di tutti gli altri sui-
fine del viaggio.
cidi; nella figura volgare del maestro Brunetto La-
tini, messo tra i sodomiti, che tuttavia è stato capa-
La poesia invade e plasma tutti gli altri ambiti del
ce di un grande insegnamento; nella figura del con-
sapere e della realtà. Ma la scienza (fisica, astro-
te Ugolino, che divora il cranio del suo mortale
nomia, logica ecc.) fa lo stesso, la filosofia lo stes-
nemico, non un laico, ma un arcivescovo, Ottavia-
so, la teologia lo stesso... Questa è l’universitas e
l’universalitas, che caratterizzano la mentalità e la
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no degli Ubaldini, che lo ha fatto morire di fame (è condannato perché eretico), politico (è apprezza-
con i due figli e i due nipoti minorenni. to) (If X); Brunetto Latini da un punto di vista reli-
L’eccesso, il contrasto, la meraviglia si trova anche gioso (è condannato perché omosessuale), didattico
altrove, quando il lettore a sorpresa incontra papi (è apprezzato, perché grande come maestro) (If
all’inferno e ninfomani, prostitute, donne rapite dal XV). Anche la fama è vista da più punti di vista:
convento e costrette a sposarsi in paradiso. terreno (è apprezzata) (If XV), ultraterreno (è sva-
Si trova nella variegata molteplicità delle figure lutata) (Pd XI), terreno e ultraterreno (è apprezzata)
femminili: la Vergine Maria, Lucia, Beatrice, Ma- (Pd XVII). E coloro che non le attribuiscono alcun
telda, Pia de’ Tolomei, Sapìa, Lia e Rachele, Cu- valore sono condannati (gli ignavi)(If III).
nizza da Romano, Raab...
Uno dei momenti di maggiore contrasto è la pre- Poesia diventa sinonimo di didattica!
senza di papi all’inferno (If XIX) e di ninfomani e Dante riprende spesso un motivo e lo ripropone
prostitute in paradiso (Pd IX). con variazioni più o meno ampie. Il tema della pa-
Uno dei momenti di maggiore sorpresa e di mag- ternità è visto da più punti di vista: la paternità fisi-
giore contrasto è però l’incontro molto atteso di ca del conte Guido della Gherardesca, la paternità
Dante con Beatrice, che avviene sulla cima del pur- spirituale di Virgilio o di Brunetto Latini nei con-
gatorio, nel paradiso terrestre (Pg XXX). Dopo fronti del poeta.
sessanta canti. Il lettore si aspetta un incontro dolce Ci sono infinite variazioni sul tema del nome. Il
e commovente: i due innamorati si abbracciano e si poeta chiede il nome o deve dire il suo nome. Ma
baciano, come avevano fatto Dante e Casella o può anche riconoscere il personaggio. Virgilio
Sordello da Goito e Virgilio. E invece no: Beatrice chiede il nome o lo dice al poeta, perché riconosce
arriva in una processione lunga lunga, trasportata su il personaggio in questione. Gli ignavi sono senza
un carro e immersa in una atmosfera lussureggiante nome, l’anonimo fiorentino sostituisce il nome con
di fiori. Si comporta da donna isterica e sadica: ac- una parafrasi. Guido da Montefeltro non vuole dire
coglie in modo aggressivo e rimprovera aspramente il suo nome, ma poi lo dice. In un’occasione (Pg
il povero poeta, che diventa all’improvviso piccolo XIII) il poeta non vuole dire il suo...
piccolo e soprattutto masochista. Gli angeli sul car- In altri casi il poeta dice e non dice: allude. I casi
ro intercedono invece per il poeta in lacrime. più significativi sono le parole con cui l’anonimo
fiorentino allude alla sua impiccagione (If XIII); le
Nel corso del viaggio il poeta prova in prima per- parole del conte Ugolino: «Poscia, più che ‘l dolor
sona infiniti sentimenti ed infinite emozioni, porta- poté ‘l digiuno» (If XXXIII, 75); l’allusione di Pic-
te all’eccesso, che immediatamente trasmette e con carda Donati alla vita fuori del convento, da cui era
cui coinvolge il lettore. Le anime che incontra pro- stata strappata con la violenza: «Iddio si sa qual poi
vano a loro volta altrettanti sentimenti e altrettante mia vita fusi» (Pd III, 108).
emozioni, che ancora coinvolgono il lettore. Sia gli
uni sia le altre sono ora positive ora negative: la E ci sono infinite variazioni sul tema delle invetti-
paura del poeta davanti alle tre fiere, il sadismo ve: l’argomento, la lunghezza, l’intensità... E la lo-
verso Filippo Argenti che vede con piacere spinto ro costante ripetizione.
nella pece bollente dai diavoli, verso Alberigo dei
Manfredi, a cui si rifiuta di togliere dagli occhi le L’opera inizia con l’individuo disperso nella selva
incrostazioni di ghiaccio; il piacere perverso di a- oscura e si conclude con Dio, l’infinito, che è tutta
scoltare due dannati, maestro Adamo e Sinone, liti- luce. La partenza e l’arrivo e, nel mezzo, il lungo
gare e picchiarsi; il piacere ben diverso di vedere viaggio.
Casella, Belacqua, Nino Visconti salvi, l’estasi mi-
stica con cui conclude il viaggio. La poesia di Dante colpisce violentemente il lettore
Ma ci sono anche i sentimenti che si provano da- anche con altri strumenti e con altre strategie come
vanti al paesaggio o le reazioni davanti al lezzo che la drammatizzazione: la scelta drammatica davanti
proviene da una bolgia o lo stupore davanti alle a cui si trova Ulisse o il conte Ugolino della Ghe-
fiammelle di fuoco che rendono tutta splendente la rardesca. Ulisse si trova davanti a due scelte, u-
bolgia dei fraudolenti. Ma il paesaggio più bello, gualmente valide. Anzi il figlio, il vecchio padre, la
quello che coinvolge di più e infonde un’acerba moglie, il regno e le comodità nella mente del letto-
malinconia è quello della sera: «Era già l’ora che re non possono certamente stare alla pari con un
volge il desio ai navicanti e ‘ntenerisce il core Lo dì valore - apparentemente - intangibile ed astratto co-
ch’han detto ai dolci amici addio...» (Pg VIII, 1-6). me la conoscenza, l’esplorazione del mondo senza
Un argomento poi è visto costantemente da più gente. Molto probabilmente il lettore avrebbe scel-
punti di vista: il poeta valuta Francesca da Polenta to, anche se con un certo affanno, il primo valore.
dal punto di vista religioso (è condannata), sociale Come l’eroe greco, che è nella memoria del lettore.
(è condannata), individuale (è compresa, se non as- Ma l’eroe dantesco sovverte l’Odissea e fa una
solta)(If V); Farinata da un punto di vista religioso scelta difficilmente prevedibile: le scomodità della

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piccola nave e l’esplorazione del mondo disabitato poema. Ma il poeta non può fermarsi a quanto la
hanno la meglio. tradizione retorica gli ha consegnato e va ben oltre.
La scelta - che non è tale - davanti a cui si trova il Risucchia la realtà nella parola, cioè riesce a tra-
conte Ugolino è ugualmente drammatica. Vedere i sformare il linguaggio che è nato per essere de-
propri figli e nipoti morire ad uno ad uno e sentire scrittivo in una realtà autonoma, che subordina a sé
crescere dentro di sé i morsi della fame. Che fare? la realtà descritta. Tutta l’opera è una gigantesca
E intanto l’angoscia esplode nel cuore del lettore, onomatopea, a cui il poeta ha posto le basi nelle
che si identifica nel conte, come prima si era identi- sue riflessioni sulla lingua raccolte nel Convivio: la
ficato in Francesca, in Ulisse, in Farinata, in Guido parola deve designare la realtà con i suoi suoni, con
da Montefeltro. Sopravvivere significa mangiare le la successione dei suoni, con la specifica combina-
carni dei figli, quindi essere cannibali. Ma soprav- zioni di vocali e di consonanti. In questo modo la
vivere significa soprattutto commettere un delitto parola-suono, la parola-immagine si sostituisce alla
contro la paternità, contro la realtà simbolica della cosa ed assimila la cosa dentro di sé. La parola
paternità. I figli si offrono al padre, ma la paternità cannibalizza la cosa.
andava naturalmente e normalmente nell’altra dire- Dante opera questo risucchio in più modi: con il
zione, verso i nipoti. Nutrendosene, il conte inter- sempre vario succedersi dei suoni nei versi, con la
rompeva a livello simbolico questo sviluppo natu- gabbia infinita costituita dai versi incatenati, con i
rale. I figli divorati ritornavano a lui. Egli, padre, “versi sfolgoranti”. I primi versi del poema sono
distruggeva con le sue mani il filo che lo portava ben diversi per suoni dallo stile involuto di Pier
verso il futuro, verso l’immortalità attraverso i figli. delle Vigne o dai suoni ipnotici dei versi di Arnaud
I figli perdevano il senso che avevano ai suoi occhi Daniel. I suoni della prima sera (If II, 1-3) in cui
ed egli moriva due volte: moriva simbolicamente inizia con qualche preoccupazione il viaggio sono
mangiando la carne dei figli anche se con quel cibo ben diversi dai suoni malinconici e nostalgici della
prolungava di qualche ora la sua vita; e poi moriva sera nel purgatorio (Pg VIII, 1-6). E ambedue le se-
fisicamente. re continuano con il potente stacco e la potente ri-
presa costituiti dal suono della congiunzione ed io
La situazione poetica peraltro è molto più comples- sol uno e quando.
sa. Nell’episodio di Ulisse e in quello del conte U- La “distruzione” della cosa, il suo assurgere nel-
golino si esplica più forte che negli altri episodi l’universo della parola avviene anche attraverso la
delle tre cantiche un principio che si potrebbe dire maglia, simile alla camicia di Nesso, che avvolge
dell’accumulo o della sovrapposizione di più strati tutti i canti dell’opera: gli endecasillabi danteschi.
o della densità. In Ulisse e nel conte sono coinvolti I “versi sfolgoranti” sono più reali della cosa rap-
molteplici valori, che coinvolgono il lettore: la pa- presentata, sono ipercose. Sono i versi che riescono
ternità, la famiglia, il perpetuarsi di se stessi nel a riprodurre l’odore o i colori o il movimento. Essi
tempo attraverso i figli, l’amore per i figli, per la sono più numerosi in paradiso, dove il poeta ha il
moglie, la lotta politica, la volontà di sconfiggere i massimo controllo fonico sulla lingua e che richie-
nemici o di superare gli ostacoli, il rischio, l’av- de di sganciarci interamente dalla realtà materiale
ventura, l’amore per il sapere, la curiosità, il per entrare nel mondo immateriale della pura luce.
dramma non voluto ma possibile che poi esplode, Alcuni pochi esempi, semplicemente indicativi.
la reticenza che provoca nel lettore un accentuarsi
della curiosità... Il lettore è coinvolto e aggredito da La parola lezzo riesce ad agire sulle papille olfattive
molteplici prospettive e vive in prima persona le del lettore e a fargli provare l’odore sgradevole del-
scelte e il dramma di quegli individui reali che in- la bolgia (If X, 136; XI, 10-12).
contra accompagnando il poeta nel suo viaggio Il «tremolar della marina» riproduce visivamente il
nell’al di là. movimento delle onde (Pg I, 117). Ma tutta la ter-
zina riesce a riprodurre l’aria fresca del primo mat-
La Divina commedia coinvolge ancora uomini di- tino e il sentimento di attesa, di sicurezza, di fidu-
versi e lontani nel tempo come noi, perché racchiu- cia e di speranza che il poeta sta ormai provando
de tutta l’esperienza intellettuale, emotiva, senti- dopo essere uscito dalle tenebre dell’inferno.
mentale e culturale, che un uomo può provare. E «Poca favilla gran fiamma seconda» (Pd I, 34) dà
normalmente se ne prova una minima parte. visivamente l’idea dello sprigionarsi del fuoco dal-
la paglia e del diffondersi del calore. A ciò si ag-
6. Immagini e suoni nello spazio-tem- giunge anche il rafforzamento dell’impatto sul let-
po. La poesia subliminale tore costituito dal fatto che il verso si riferisce a tut-
te le situazioni analoghe, in cui da qualcosa di pic-
colo si passa a qualcosa di grande.
La figura retorica della onomatopea si incontra fin «Trasumanar significar per verba Non si porìa»
dai primi versi: «Esta selva selvaggia e aspra e for- (Pd I, 70) coinvolge tutte le fibre, la memoria e le
te» (If I, 5). Ed è ripetuta infinite volte nel corso del

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sensazioni del lettore, che si sente scagliato verso il potete ben mettere per il mare profondo il vostro
cielo. naviglio, tenendovi sempre sulla mia scia, prima
«Ma folgore, fuggendo il proprio sito» (Pd I, 92) che l’acqua torni uguale.)
dà l’idea del movimento e dell’abbaglio provocato
dal fulmine sugli occhi e nella mente del lettore. Il poeta eccita con costanza e con violenza le cellu-
Infine «l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Pd le di tutti i sensi, le cellule cerebrali che provocano
XXXIII, 145) fa sentire l’amore che Dio prova ver- la riviviscenza dei ricordi, delle sensazioni delle
so il poeta e verso l’umanità intera, l’abbandono fi- emozioni vissute nel passato e nel presente. Può
ducioso che il poeta e ogni uomo può avere in Lui, farlo quando vuole e come vuole, grazie alle cono-
la pace della mente e dei sensi, la gioia inesprimi- scenze di psicologia che possiede e che ha mutuato
bile della visione mistica e di essere ormai giunti dai testi e dalle sue osservazioni personali. In molte
dentro il fine di tutti i desideri. occasioni anzi egli trasforma queste conoscenze e
In questi casi, in cui i suoni dei versi diventano co- queste osservazioni in poesia. La psicologia diventa
se e si sostituiscono alla realtà, dando luogo ad una poesia... In questi casi il lettore si sente interior-
iperrealtà, a cose più reali delle cose descritte o de- mente del tutto denudato e indifeso nei confronti
signate, Dante mette in azione qualcosa che va oltre delle capacità introspettive del poeta.
il principio e la tecnica dell’accumulo. Attiva la Queste osservazioni sono disperse sistematicamen-
mente, la memoria, i sensi, i sentimenti, le reazioni te in tutta la Divina commedia. Vale la pena di dar-
innate ed istintive del lettore. Il lettore nella sua to- ne qualche esempio.
talità diventa strumento passivo nelle mani del
grande manipolatore e del grande burattinaio, che Noi andam per lo solingo piano
ha fatto danzare cielo e terra ed oltretomba. Il letto- com’om che torna a la perduta strada,
re diventa un enorme strumento musicale, che la che ‘nfino ad essa li pare ire invano.
pioggia ora leggera ora scrosciante ora torrenziale
dei versi del poeta trasforma nella musica di una (Noi andammo per la piana solitaria come chi ritor-
infinita e sempre varia sinfonia. na sulla strada perduta e che fino ad essa pensa di
Nel paradiso il poeta è ormai del tutto consapevole camminare invano.)(Pg I, 118-120).
delle mostruose capacità espressive che ha raggiun-
to, ne prova un’immensa gioia, che comunica al Noi eravam lunghesso mare ancora,
lettore. Vi aggiunge però anche un’avvertenza (Pd come gente che pensa a suo cammino,
II, 1-15): che va col cuore e col corpo dimora.

O voi che siete in piccioletta barca, (Noi eravamo ancora lungo il mare, come gente che
desiderosi d’ascoltar, seguiti pensa al suo cammino, che va con il cuore e con il
dietro al mio legno che cantando varca, corpo rimane.)(Pg II, 10-12).
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse, Ad esse si possono aggiungere il mattino di If I, 37-
perdendo me, rimarreste smarriti. 43, e il mattino di Pg I, 115-118, che precede
L’acqua ch’io prendo già mai non si corse; l’osservazione psicologica. A questi due mattini si
Minerva spira, e conducemi Appollo, possono aggiungere due sere: la sera di If II, 1-6, e
e nove Muse mi dimostran l’Orse. la sera di Pg VIII, 1-6.
Voialtri pochi che drizzaste il collo Un’ultima osservazione psicologica, che si trova in
per tempo al pan de li angeli, del quale Pg V, 10-21:
vivesi qui ma non sen vien satollo,
metter potete ben per l’alto sale «Perché l’animo tuo tanto s’impiglia»,
vostro navigio, servando mio solco disse ‘l maestro, «che l’andare allenti?
dinanzi a l’acqua che ritorna equale. Che ti fa ciò che quivi si pispiglia?
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
(1. O voi, che in una barca piccoletta, desiderosi di sta come torre ferma, che non crolla
ascoltare, avete seguito il mio legno, che con un già mai la cima, per soffiar di venti;
canto [più dispiegato] varca [nuove acque], 4. tor- ché sempre l’omo in cui pensier rampolla
nate a riveder le vostre spiagge, perché forse, per- sovra pensier, da sé dilunga il segno,
dendo me, rimarreste smarriti. 7. L’acqua (= la ma- perché la foga l’un de l’altro insolla.
teria), che io affronto, non fu mai percorsa: Miner- Che potea io ridir, se non “Io vegno”?
va spira (= gonfia le mie vele), Apollo mi conduce Dissilo, alquanto del color consperso
e nove muse mi mostrano le Orse (= l’Orsa Mag- che fa l’uom di perdon tal volta degno».
giore e l’Orsa Minore). 10. Voi altri pochi, che per
tempo alzaste il capo al pane degli angeli, del quale (10. «Perché il tuo animo si distrae tanto» disse il
si vive qui [sulla terra] ma non si è mai sazi, 13. maestro, «che rallenti il cammino? Che importanza

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ha per te ciò che qui si bisbiglia? 13. Vieni dietro a l’esame sulla fede, sulla speranza e sulla carità (Pd
me, e lascia dir le genti: sta come una torre ferma, XXIV-XXVI). La preghiera di san Bernardo e de-
che non scuote mai la cima, per quanto soffino i gli spiriti beati alla Vergine Maria (che rimanda a
venti, 16. perché sempre l’uomo, in cui un pensiero «O Padre nostro, che ne’ cieli stai» delle anime
sorge sull’altro, allontana da sé la meta, perché il purganti in Pg XI, 1-24) permette qual balzo che
secondo [pensiero] indebolisce l’intensità del pri- porta il poeta dentro Dio.
mo.» 19. Che cosa potevo rispondere, se non «Io I momenti più significativi di questo viaggio sono i
vengo»? Lo dissi, con il volto coperto da quel ros- passaggi da un regno all’altro, le due o tre guide,
sore, che talvolta fa l’uomo degno di perdono.) Virgilio, Beatrice, san Bernardo. In questo viaggio
ci sono però due momenti particolarmente impor-
Insomma Dante entra liberamente e continuamente tanti: il fine, espresso in Pd XVII, e la conclusione,
in tutti gli anditi più recessi degli archivi del lettore la fusione mistica con l’Assoluto. Il fine è terreno,
ed il lettore non se ne accorge nemmeno, anzi si la conclusione è ultraterrena. Cacciaguida dice a
mette nella disposizione giusta, per farsi penetra- Dante che l’al di là, Dio, gli ha fatto fare l’escursio-
re... ne nell’oltretomba e gli ha mostrato soltanto le a-
E il poeta subito contrattacca: il lettore deve legge- nime famose, perché dopo doveva ritornare sulla
re il sacro poema secondo i quattro sensi delle terra a riferire ciò che aveva visto. Questa era la sua
scritture. Povero lettore, solo e indifeso! missione. Il poeta chiede una precisazione: dovrà
Ed è una fortuna che altrove, soprattutto in Pd smussare le parole (ma allora non diventerà famo-
XXXIII, il poeta si lamenti dei limiti del linguaggio so) o dovrà dire tutto (ma allora esse per molti sa-
umano. Altrimenti che cosa avrebbe fatto? Ma il ranno di sapore aspro e amaro). Il trisavolo lo invi-
motivo è comprensibile: non si tratta più di parlare ta a dire tutto, perché questa è la sua missione: rac-
dell’uomo, delle scienze, della realtà, dell’universo. contando i grandi esempi che gli sono stati mostra-
Si tratta di parlare di Dio. E Dio è in effetti al di là ti, potrà riportare sulla retta via l’umanità errante.
di tutto, è il Tutto. E la parte non può parlare del Quella retta via che il poeta stesso aveva perduto.
Tutto: è una scoperta della matematica moderna (i Alla fine del viaggio c’è l’estasi mistica, la beatitu-
limiti del linguaggio individuati da L. Wittgenstein; dine. Eppure - la cosa in genere sfugge - Dio fino a
il teorema di Gödel). Egli si lamenta che Dio sia quel momento è stato informazione, informazione
ineffabile, ma non si arrende e cerca mediante gli totale ed assoluta (tutte le anime conoscono il futu-
effetti evocativi e le relazioni per analogia, che av- ro perché lo vedono in Lui). E soltanto ora, a casa
vengono nella coscienza subliminale, di mettere la sua, ai confini dell’universo, alla fine del viaggio,
parte (il piccolo individuo giunto dalla selva oscura che il poeta ha compiuto, diventa «l’amore che
del peccato - in compartecipazione con Dio) il Tut- move il sole e l’altre stelle» (Pd XXXIII, 145).
to, l’Essere che sempre è, la Pura Luce, l’Amore Ma oltre Dio c’è il ritorno a casa, sulla terra: il po-
che attira a sé l’intero universo. eta aveva una marea di notizie e di saluti da por-
tare, sia dall’inferno, sia dal purgatorio, sia dal pa-
Ma l’aggressione o la strategia di Dante verso il let- radiso. Ci voleva tutta una vita, per riferirle!
tore conosce anche altre strade.
Dall’altro mondo a questo. Ancora una volta si im-
7. La poesia come itinerarium mentis pone nella Weltanschauung dantesca la centralità
cordisque in Deum e come missione dell’al di qua sull’al di là.
salvifica dopo il ritorno a casa Il pensiero laico, che continua a sostenere che per
l’uomo medioevale il fine della vita si trova nell’al-
La poesia totale, la poesia subliminale, la poesia tro mondo, è il consueto pensiero superficiale ed
che va letta secondo i quattro sensi delle scritture ignorante, che vuole sostenere ciò che più gli fa co-
ha anche un ungo filo conduttore, che è quello del modo, con una grettezza intellettuale degna di mi-
viaggio. Ma si tratta di un viaggio speciale. È il vi- glior causa.
aggio fisico e spirituale che conduce l’individuo e Dante si perde nella selva oscura, fa il lungo viag-
l’umanità a Dio. gio nei tre regni dell’oltretomba, cambiando guida
La poesia è anche un itinerarium mentis in Deum. e compagnia, per non annoiarsi. Arriva sino al co-
Il poeta, simbolo dell’individuo e dell’umanità er- spetto di Dio, nel quale ha una full immersion.
rante, si perde in una selva oscura ed inizia il viag- Quindi ritorna a casa. La vita sulla terra è più im-
gio verso la salvezza. Il viaggio è lungo, e deve at- portante dell’al di là. L’al di là è senza alcun para-
traversare i tre regni dell’oltretomba, fino a portare dosso in funzione dell’al di qua. L’al di là e l’al di
il poeta al cospetto di Dio. Il viaggio diventa una qua compongono una unità che coinvolge il mondo
ascesa mistica che porta l’uomo - l’individuo come sotto la luna, il mondo sopra la luna e lo stesso Di-
l’umanità - all’incontro con il Bene supremo (Pd I) o, che si presenta come Motore Immobile. Ed è
attraverso i riti della purificazione (Pg XXXIII), Dio che attira a sé tutti gli esseri dell’universo con

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il movimento del fine. È Lui che «move il sole e
l’altre stelle» (Pd XXXIII, 145). Si deve anzi dire I canti della preghiera
che non è l’al di qua che va nell’al di là, ma il con-
trario, l’al di là, che penetra nell’al di qua.
La poesia accompagna l’uomo per tutto il viaggio 1. La preghiera pagana e cristiana
terreno e ultraterreno, lo accompagna in questo iti-
nerarium hominis in Deum. E lo riaccompagna nel I canti della preghiera si possono ridurre a tre: Pg
suo ritorna a casa. VI, Pg XI, Pd XXXIII. Il motivo peraltro accom-
pagna tutta la seconda cantica, perché le anime del
Dante è l’espressione massima del pensiero medio- purgatorio chiedono suffragi e perché il poeta vuo-
evale. Egli è l’intellettuale completo: è poeta, po- le insistere sull’importanza delle preghiere dei vivi
litico, filosofo, teologo, scienziato. È anche uomo e e sui loro effetti positivi nell’oltretomba. Le anime
individuo. E simbolo dell’umanità errante. Ed è il dannate chiedevano di esser ricordate dal poeta che
più grande viator che sia esistito, poiché ha esplo- ritornava sulla terra. Le anime purganti chiedono
rato l’al di là e l’al di qua. Insomma fa concorrenza anche preghiere che accelerino il momento in cui
allo stesso Dio, che è soltanto uno e trino. entrano in purgatorio o escono dalle cornici del
purgatorio in cui hanno espiato il residuo di pena.

Pg VI affronta il tema dell’efficacia delle preghie-


re. Esso quindi fa da presupposto teorico agli altri
due canti.
Pg XI inizia con il Padre nostro, la preghiera che si
rivolge a Dio.
Pd XXXIII inizia non con una delle preghiere tra-
dizionali, che si rivolgevano alla Madonna, dalla
Salve Regina all’Ave Maria, preghiere presenti nel-
la Divina commedia, ma non all’altezza della situa-
zione. Inizia con una preghiera completamente ori-
ginale, scritta dal poeta. L’ultimo canto non poteva
far pensare che Dante dipendesse o facesse riferi-
mento a materiale altrui.
Insomma: teoria della preghiera, preghiera a Dio
Padre (che comprende anche Figlio e Spirito Santo)
e preghiera alla Vergine Maria.

La preghiera nasce in questo mondo e per questo


mondo. Il motivo è chiarissimo: l’uomo è limitato,
impotente, ha bisogno di aiuto. Può chiederlo a se
stesso, alla sua famiglia, alla sua comunità. E poi
deve chiederlo a Dio. Poiché a questo mondo vale
la legge del dare e dell’avere, l’uomo rivolge a Dio
preghiere di richiesta, di celebrazione e di ringra-
ziamento. Ed ha l’abitudine di accompagnarle con
una offerta fisica, il sacrificio di un animale. L’ani-
male poi era lasciato al tempio (se lo mangiavano i
sacerdoti) o diviso tra i fedeli o mangiato dallo
stesso offerente, che rispettava un certo rito.
Insomma anche il cielo è uguale o una proiezione
della terra.
La preghiera passa indenne dal mondo pagano,
greco e romano, al mondo cristiano. Qui anzi essa
subisce una radicale e inevitabile trasformazione,
poiché il mondo religioso cristiano si fonda su pre-
supposti diversi da quello pagano. Per Platone Dio
era il Demiurgo che plasmava la realtà prendendo
come modello le idee eterne e immutabili, che era-
no oltre il mondo. Per Aristotele Dio pensava se
stesso e a se stesso, e se ne infischiava del mondo.
Per la religione greca gli dei erano rissosi, fornica-

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tori e vendicativi, ed amavano mettere nei guai gli presente dal buon Dio che era anche buon ragionie-
uomini. Meglio starne lontani! Per i romani la reli- re, e a tempo debito (quando si finiva in purgato-
gione era semplice rito da eseguire pubblicamente. rio) fatta valere.
Per il resto avevano troppa fiducia in se stessi, per Una volta buttata l’idea, si può passare alla sua
chiedere aiuto agli dei. L’eccezione era Virgilio, successiva elaborazione, articolazione e sviluppo.
ma era un poeta, era senza patrono che gli difen- Marketing.
desse i campi, ed era reazionario. Insomma non fa- Le preghiere alle anime del purgatorio valevano se
ceva testo. chi le diceva era in grazia di Dio. Oltre alle pre-
Il Cristianesimo arriva e rovescia tutto. Dio è il dio ghiere poteva fare elemosine, buone azioni, far dire
delle classi meno abbienti, che scende sulla terra e messe e andare in pellegrinaggio a piedi (mete più
si fa ammazzare in un modo vergognoso sulla cro- gettonate: Roma, Gerusalemme, Mont Saint-
ce per salvare schiavi, liberti, nullatenenti, prostitu- Michel, Santiago di Compostela). Se le preghiere
te, e qualche intellettuale. Ma risulta subito ovvio ecc. non erano rivolte a uno specifico nominativo,
che, se Dio ha creato il mondo e si fa ammazzare erano distribuite e divise tra tutti i purganti. Rivol-
per gli uomini, vuol dire che gli si può chiedere gersi direttamente a Dio non rendeva a sufficienza:
qualcosa. Gli si può chiedere prima di tutto aiuto e in genere era occupato nella gestione, molto com-
poi si vede come si può ricambiare. Le preghiere plessa, dell’universo, e aveva poco tempo per a-
possono ricambiare bene. I sacrifici invece vanno scoltare i fedeli e i loro piagnucolii. Era meglio
evitati per due motivi: sono troppo pagani; e inol- passare attraverso sua Madre, che era più disponi-
tre nessuno possiede gli animali da sacrificare. bile perché non aveva faccende celesti da sbrigare.
Come si fa poi a sacrificare un capretto o un agnel- Così inoltrava le richieste direttamente a Dio. In
lo, quando Dio stesso si presenta come buon pasto- mancanza di Lei c’erano anche i santi, ma questi
re, che pascola e protegge i fedeli? erano specializzati, e magari si inoltrava la richiesta
Così le preghiere e le cerimonie di ringraziamento al santo sbagliato che si offendeva e la cestinava.
hanno uno sviluppo incredibile, che mai avevano Insomma il pregante doveva stare attento a quello
avuto nelle altre religioni. Le preghiere sono tante: che faceva.
Padre nostro, Ave Maria, Salve, Regina, L’eterno Sotto sotto si cercava di fregare Dio e la Madonna
riposo ecc. Sono arricchite dal canto dei salmi della con questo ragionamento: come può Dio dire di no
Bibbia e da inni scritti per i fedeli; Veni, Creator alla Madonna, cioè alla Mamma Sua? Mancava un
Spiritus, Pange linguam, Tantum ergo... Tutti in passaggio (ma non si può essere logici in tutto...):
latino, la lingua degli antichi persecutori, che tutta- perché la Madonna doveva dire sempre di sì?
via è κοινη διαλεκτος, lingua comune, universa- Il credente ci provava, se riceveva la grazia, bene;
le, che tutti i popoli del mediterraneo parlavano o altrimenti ripeteva la richiesta. Si poteva rivolgere
almeno capivano. anche a un santo. Uno di quelli che facevano mira-
Il Cristianesimo però parlava anche dell’altro mon- coli, ad esempio, non ai santi di paese.
do, anzi per i poveri di questo l’altro mondo era E così si sviluppò la teoria e la pratica della pre-
una rivalsa e una rivincita: c’era il premio per loro, ghiera, delle buone azioni, delle offerte, del dir
il castigo per i loro avversari (i padroni, gli esattori messe in suffragio di questo e di quello, dei lasciti
delle tasse, i governanti). Dio era giudice implaca- testamentari, delle indulgenze a pagamento. Qual-
bile: o inferno o paradiso. Ma poi anche la fede si cuno poi, con spirito imprenditoriale, ci mise lo
affievolisce e teologi prudenti e avveduti e sensibili zampino, disse che con le offerte si comperava un
ai problemi delle masse inventano il purgatorio (ed posto in paradiso, cioè si salvava l’anima. E ciò fe-
anche il limbo): chi faceva una vita peccaminosa ce scandalo. Venne Lutero, che parlò di predestina-
poteva o prima o poi (in genere aspettava l’ultimo zione, negò valore alla Chiesa e ai sacramenti e
momento) pentirsi, ma di un dolore sincero, e allo- spaccò in due l’Europa cristiana. Insomma «poca
ra non andava all’inferno (non sarebbe stato giu- favilla gran fiamma seconda»: si inizia dal poco e
sto), non andava nemmeno in paradiso (non sareb- poi non si sa più dove si va a finire.
be stato ugualmente giusto), andava in parcheggio Questo è quanto direbbe, e giustamente, un laico
in purgatorio, in modo che la giustizia divina fosse cinico. Ma le cose sono sempre più complesse e
ripagata e soddisfatta. più ancipiti di quello che sembra e di quello che si
Ovvio che si pensasse alle pene di costoro e che, vorrebbe. Al di là delle apparenze e di tutto
per associazione di idee, si pensasse che fosse utile l’armamentario che poteva dare più o meno fasti-
pregare per loro, cioè si pregava per loro e si otte- dio o che poteva dare più o meno piacere - l’uomo
nevano due risultati: si accorciavano le loro pene e non è sapiens, come si crede, è ritualis -, la pre-
una volta tanto si chiedeva una grazia non per sé ghiera rivolta a Dio o alla Madonna a suffragio del-
ma per il prossimo (e il Vangelo si raccomandava le anime sante del purgatorio realizzava una idea di
di pensare al prossimo e di amare il prossimo quan- vitale importanza. Anzi, no: due idee.
to noi stessi). Naturalmente la generosità dimostra- La solidarietà non soltanto tra i vivi, ma addirittura
ta verso le anime purganti doveva essere poi tenuta tra i vivi e i morti. Ma se i morti sono morti, che

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solidarietà è? Non è forse inutile? I laici, che pon- 2. L’efficacia delle preghiere. Un pro-
gono questa domanda, sono sempre esseri intima- blema teologico
mente stupidi e incapaci di pensare.
La risposta si trova nell’altro motivo. L’attuazione
di qualcosa che è più profondo e più complesso in Pg VI Dante e Virgilio sono circondati dalle a-
della solidarietà, soprattutto se è la banale e sconta- nime, che chiedono preghiere. Dante promette e
ta solidarietà fisica: quello scambio di affetti che così si libera. Riprendendo il cammino interroga
unisce i vivi tra loro, che unisce poi i vivi ai morti. Virgilio sull’efficacia delle preghiere: sembra che
La vita è fatta di affetti e di rapporti, è fatta di tutte nell’Eneide egli affermi che le preghiere non cam-
quelle manifestazioni simboliche che costituiscono bino i decreti del cielo. Ma allora perché quelle a-
l’identità dell’individuo, della famiglia, del paese, nime chiedono suffragi? Virgilio risponde: nell’E-
di una cultura e di una civiltà. E i morti avevano neide le preghiere erano inefficaci perché rivolte a
dato il loro contributo. Con la preghiera in qualche Giove. Dovevano essere rivolte al vero Dio. Poco
modo li si ringraziava. Il corpo, l’individuo, poteva dopo i due poeti chiedono la strada a un’anima tut-
morire: sarebbe stato sostituito da un altro indivi- ta sola. È Sordello da Goito, che non risponde, ma
duo. Ma i lari, gli antenati, il loro culto era un si- chiede chi sono e da dove vengono. Virgilio dice di
stema di difesa e di identità per il presente, era un essere di Mantova. L’anima allora si alza e lo ab-
sentirsi non più individui, ma gruppo, e il gruppo, braccia, perché è suo conterraneo. Davanti a questa
se compatto nei sentimenti e nelle azioni, ha mag- manifestazione di affetto tra i due poeti che non si
giori possibilità dell’individuo di affrontare positi- erano mai conosciuti Dante prorompe in una vio-
vamente il futuro. Per questo le generazioni presen- lentissima invettiva contro i signori d’Italia che
ti pensavano alle generazioni passate e alle genera- passano il tempo a farsi guerra, contro la Chiesa
zioni futuro. Esse avevano ricevuto e poi a loro che invade il potere politico, contro l’imperatore
volta dovevano dare. Era lo spirito della vita e, che dimentica l’Italia e pensa soltanto alla Germa-
quando si era in pericolo, lo spirito della sopravvi- nia, contro lo stesso Dio che ha dimenticato l’Italia,
venza. infine contro Firenze e i fiorentini, che parlano a
I vivi e i morti, insieme, sono molto più numerosi vanvera di giustizia e passano il tempo a mandare e
dei vivi soltanto. E, se il corpo ha fame di cibo, l’a- a richiamare dall’esilio i concittadini.
nimo ha fame di fiducia, di sicurezza, di speranza,
di ottimismo e di identità psicologica. Tutte cose Dante, che ha uno spiccato senso della simmetria
che non si vedono e non si misurano ed hanno un come i fisici subatomici moderni (i sei quark), di-
potere maggiore di tutte le cose che si vedono e che vide esattamente a metà il canto: metà al tema tran-
sembrano più reali, più concrete, più efficaci. quillo, rarefatto, religioso e teologico delle preghie-
Chi è materialista ha in genere un quoziente di in- re, l’altra metà all’invettiva, tonante, passionale e
telligenza molto basso, che lo esclude dai più sem- infuocata, che tocca cielo e terra e si conclude
plici rapporti con gli altri, con i socii. Chi pensa quando non c’è più nessuno con cui prendersela.
che l’economia condizioni la struttura, che i beni Così accontenta tutti, religiosi e politici, inoltre ri-
materiali condizionino i beni spirituali, che la so- spetta le buone regole della retorica.
vrastruttura sia un modo delle classi dominanti per
imbrogliare e sottomettere le classi dominate, che il 3. Il “Padre nostro”
mondo materiale sia più importante del mondo
simbolico, che pensa che la religione sia l’oppio In Pg XI le anime dei superbi recitano il Padre no-
dei popoli, ha pregiudizi radicati e non è capace di stro. Virgilio chiede la strada per proseguire.
capire il reale, la vita, la società. E non riesce a ca- Un’anima alza il capo, piegato dal sasso, gliela in-
pire nemmeno l’economia. dica e si presenta. È Umberto Aldobrandeschi. È
Maometto ha unificato gli arabi e li ha trasformati stato superbo in vita, lui e la famiglia. Un’altra a-
in un grande popolo, un popolo che ha creato una nima riconosce il poeta. È Oderisi da Gubbio. Vol-
grandissima civiltà. E il suo ordine di andare alla le esser il primo nell’arte della miniatura e diven-
Mecca almeno una volta nella vita otteneva due ri- tare famoso, ma ora riconosce che è stato più bravo
sultati: il giusto orgoglio del credente; e un percor- di lui Franco Bolognese: la fama terrena è come un
so virtuoso di tutto rispetto, che favoriva soffio di vento che ora soffia ora di qui, ora di lì,
l’economia della Mecca e ampliava l’esperienza di ed è come un battito di ciglia rispetto all’eternità.
vita dell’individuo. Davanti a lui sta l’anima di Provenzan Salvani. Era
Lo stesso valeva per gli altri grandi centri religiosi famoso in Siena ed ora è quasi sconosciuto. Era
cristiani del Medio Evo, da Gerusalemme a Mont superbo ma si abbassò a chiedere l’elemosina per
Saint-Michel. liberare l’amico imprigionato a Napoli. Quel-
l’azione di umiltà gli aprì la porta del purgatorio.

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Il poeta riscrive il Padre nostro rispettando il testo stesso tempo riesce ad interessare maggiormente il
ed anche chiarendo la traduzione latina originale. lettore.
Interpreta Dio in termini aristotelici (v. 2), indica la La tecnica del contrasto è una delle strategie che
Trinità di Dio (vv. 4-5), precisa l’originale («venga compare per prima nella Divina commedia. Ad e-
la pace del tuo regno», v. 7), amplia e precisa l’ori- sempio Farinata degli Uberti è rappresentato in
ginale «sia fatta la tua volontà come in cielo così in piedi ed è uomo politico tutto d’un pezzo, il com-
terra» (vv. 10-12), amplia ancora l’originale «dacci pagno di pena e suocero Cavalcante de’ Cavalcanti
oggi il nostro pane quotidiano» recuperando la è rappresentato a ginocchioni e pensa piangendo al-
manna con cui Dio ha nutrito gli ebrei nel deserto, la famiglia e al figlio che non è con il poeta (If X).
che indica la vita terrena (vv. 13-15), precisa L’unica differenza è che ora la strategia del con-
l’originarle «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li trasto, come le altre, è estremamente più raffinata.
rimettiamo ai nostri debitori», aggiungendo oppor-
tunamente «e non guardare lo nostro merto» (vv. Il Padre nostro rimanda anche a un altro tema ri-
16-18), precisa ancora l’originale che presenta una corrente della Divina commedia, quello della pa-
traduzione confusa («e non ci indurre in tentazio- ternità. Ciò vuol dire:
ne» significa, come interpreta il poeta, «e non per-
mettere che siamo tentati», cioè messi alla prova, • Farinata degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalcan-
vv. 19-21). Infine amplia le ultime parole «ma libe- ti, due padri che sono anche generi, uno dedito in-
raci dal male» e fa dire alle anime: «Quest’ultima teramente alla politica, l’altro alla famiglia (If X)
preghiera, Signor caro, Già non si fa per noi, ché • il conte Ugolino della Gherardesca, che forse di-
non bisogna, Ma per color che dietro a noi restaro» vora i figli e i nipoti, e che perciò sul piano simbo-
(vv. 23-24). lico nega la paternità (If XXXIII)
Il poeta fa recitare la preghiera alle anime dei su- • Virgilio, padre spirituale del poeta in quanto po-
perbi, le quali hanno sul capo una pietra che glielo eta (da If I a Pg XXVIII)
china e che dalla preghiera sono ugualmente co- • Brunetto Latini, buon maestro e padre spirituale
strette ad un atteggiamento psicologico di umiltà e del poeta, a cui ha insegnato come l’uomo si eterna
di contrizione per il peccato commesso. Dopo la con la fama (If XV)
conclusione della preghiera il poeta incontra due • Ulisse, che ha un figlio mai visto, un padre e
anime di superbi. La prima un nobile, la seconda una moglie, e che preferisce andare ad esplorare il
un artista. Il discorso con Umberto Aldobrandeschi, mondo disabitato (If XXVI)
che indica la strada, è facile e lineare. L’anima ri- • Guido da Montefeltro (If XXVII), che pianifica
conosce il suo peccato e, al colmo dell’umiltà, ag- la salvezza, ma si fa ingannare e si danna; che è pa-
giunge che era un peccato di famiglia, che si eredi- dre di Bonconte da Montefeltro (Pg V), che invece
tava di padre in figlio. pecca sino all’ultima ora, ma in punto di morte si
Questo primo incontro con un superbo prepara il pente e si salva.
secondo, molto più importante e molto più lungo.
Il motivo è chiaro: parlando con Oderisi da Gubbio Il canto si collega in questo modo a molti altri canti
il poeta tocca un problema fondamentale della Di- dell’opera, stabilendo, come negli altri casi, un ad-
vina commedia, quello della fama. Aveva già toc- densamento e una sovrapposizione di motivi. Que-
cato la questione in If XV parlando con il maestro sti aspetti, questa strategia, questa tecnica non è
Brunetto Latini e la riaffronta poi in Pd XVII par- mai stata individuata dai lettori critici della Divina
lando con il trisavolo Cacciaguida. L’aveva affron- commedia.
tata indirettamente in If III mettendo fuori
dell’inferno (non meritavano nemmeno quello) le 4. Preghiera alla Vergine
anime degli ignavi, cioè di coloro che vissero senza
infamia e senza lode. Oderisi, che volle primeggia- In Pd XXXIII San Bernardo si rivolge alla Vergine
re con superbia nella sua arte, ora con un duplice Maria e la prega affinché il poeta abbia la visione
atto di umiltà riconosce che in vita era più bravo di di Dio. La Madonna intercede presso Dio e il poeta
lui un altro miniaturista e che in morte la fama è può vedere l’essenza infinita di Dio: le tre persone
senza valore. e come le due nature di Cristo si colleghino tra lo-
Il poeta quindi vede la fama in tre canti diversi e da ro. Ma da solo non può farcela. Ma a questo punto
tre punti di vista diversi; e ribadisce le sue idee par- interviene lo stesso Dio e il poeta si sprofonda
lando anche di coloro che non hanno fatto niente completamente in Lui, l’amore che muove il sole e
per conseguirla. In questo caso (ma anche negli al- le altre stelle.
tri) collega la questione a una circostanza specifica,
il peccato di superbia. O, meglio, fa il contrario. In Il culto della Madonna nasce nel Medio Evo, in-
tal modo con questo confronto che è un contrasto sieme con la rivalutazione laica della figura della
riesce a fare emergere con più forza gli aspetti ed i donna, dalla Scuola siciliana (1230-1260ca) al
risvolti della questione. Fa della didattica e nello Dolce stil novo (1274-1294ca.). La Madonna è
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contemporaneamente Vergine e Madre di Dio. E laici. Per quel che si può vedere, la Chiesa e soltan-
come Madre non può essere sorda alle invocazioni to la Chiesa ha elaborato un sistema di valutazione
dei suoi fedeli. La Chiesa, che ha sempre anticipato delle colpe - quello aristotelico-tomistico -, un si-
i tempi in fatto di arte e di comunicazione di massa, stema che considera non i peccati religiosi (quali
parla giustamente di culto mariano, un’espressione sono poi?), ma soltanto i peccati sociali (indicati in
non proprio delle più felici, ma capace di indicare modo preciso e articolato). Altro che altro mondo o
la diffusione che il culto della Madonna ha sempre salvezza dell’anima! Ed anche Dante punisce
avuto dal Medio Evo in poi. L’esempio massimo di nell’altro mondo (non sempre i propri desideri di
questo culto è forse costituito da un’opera del Tre- giustizia si avverano in questo mondo), ma punisce
cento, lo Specchio di vera penitenza, una raccolta peccati sempre più gravi, e peccati sempre più so-
di prediche scritta da Jacopo Passavanti (1302ca- ciali. La lussuria (secondo cerchio) è un peccato
1357) nel 1354. privato e personale in confronto al tradimento di
È possibile che il culto mariano e predicatori come parenti, patria, ospiti, benefattori (nono cerchio).
Passavanti abbiano favorito il mammismo e il rifiu-
to dell’autonomia psicologica ed economica da A questo punto conviene fare ciò che nessun laico
parte maschile, quindi abbiano avuto un effetto ne- e, sorprendentemente, nessun chierico ha mai fatto:
gativo; e che abbiano favorito un certo qual cliente- l’esplorazione di quell’immenso e sterminato mon-
lismo e raccomandazioni in genere, ma non ci sono do dell’immaginario creato dalla Chiesa romana
analisi di nessun tipo sul problema. Questo è un nel corso dei secoli.
terreno tutto da esplorare.
Una cosa però si può dire, al di là di ogni ragione- 5. Mondo reale e mondo simbolico: i
vole dubbio. La Chiesa cattolica ha dimenticato contributi della Chiesa
l’insegnamento pratico del Vangelo ed ha sviluppa-
to la Rivelazione (o ciò che il temine indica) nella
direzione di un iper sviluppo dei simboli e dell’im- L’uomo vive di simboli, e forse anche di pane. A
maginario religioso. Nel Basso Medio Evo appaio- prima vista sembra più concreto il pane, che per di
no purgatorio, limbo, culto della Madonna, (un più si vede e si mette sotto i denti, rispetto ai sim-
po’ contraddittoriamente) Vergine e Madre, e siste- boli, che sono astratti, immateriali, invisibili e di
ma aristotelico-tomistico di Tommaso d’Aquino. cui sembra impossibile controllare gli effetti. Ma
Questa non è una critica a questa incredibile e stra- basta togliere la fiducia o la speranza nel futuro e
ordinaria creatività della Chiesa, è il riscontro di l’uomo non mette più al mondo figli, anche se il
ciò che è avvenuto e, contemporaneamente, la con- pane c’è. La speranza è una realtà fluttuante. Esiste
statazione del successo di questa come delle altre o non esiste. Sembra che esista, poiché sono riscon-
idee, come dimostrano le approvazioni, le elemosi- trabili degli effetti visibili. La Chiesa prudentemen-
ne e il seguito di fedeli. te crede alle cose visibili e alle cose invisibili. Per-
La realtà è complicata ed ambigua. Se i diretti inte- ché essere scettici e critici? Forse il laico non crede
ressati, se i fedeli, sono contenti di votarsi alla Ma- agli atomi, agli elettroni, ai positroni, ai..., ai
donna, di fare offerte, di lasciare poca o tanta ere- quark? Ma essi esistono? Li ha visti o soltanto im-
dità, non possiamo più criticare la Chiesa. Né i fe- maginati? Due fedi o due posizioni ugualmente
deli. Le due parti hanno proposto, dato e ricevuto. dimostrabili e difendibili?
I critici laici, che non sono particolarmente intelli- Ma questi sono problemi che un laico se vuole af-
genti, contrattaccando accusando in proposito la frontare spregiudicatamente affronta; se vuole ri-
Chiesa di tenere i fedeli nell’ignoranza ecc. Una solvere con risposte alla morfina o di comodo, fac-
critica pretestuosa e appiccicaticcia. Sul mercato cia pure. Non c’è pensiero più bacchettone di quel-
vale la domanda e l’offerta. Compreso il mercato lo di un laico, e tra i pensatori laici più bacchettoni
religioso, non soltanto quello delle magliette si distinguono quelli del laico progressista e in odo-
dell’ultimo rivoluzionario da teatro. E, se un pro- re di rivoluzione.
dotto viene richiesto, vuol dire che il venditore sa il Quel che si vorrebbe qui indicare è l’enorme fatica,
fatto suo, ha individuato (o anche creato, il che mo- l’enorme creatività dimostrata dalla Chiesa fin da-
stra la sua abilità) un bisogno, ha prodotto e com- gli inizi e sino ai nostri giorni nel plasmare e
merciato ciò che il mercato o gli utenti chiedono. nell’estendere il mondo dei simboli, il mondo
Tutte le altre osservazioni (tipo che la Chiesa deve dell’immaginario religioso, il mondo dell’immagi-
rispettare o seguire il Vangelo, non è una ditta o nario collettivo. Un Dio che è Uno e Trino, una
una S.p.A.), sono assolutamente non pertinenti. Madonna che è Vergine e Madre, un al di là che è
Curiosamente laici e antiecclesiastici fanno profes- vivo, dà il premio e il castigo e poi si arricchisce
sione di correttezza quando elaborano il concetto di del purgatorio, per recuperare gli uomini che sono
correttezza che più gli pare e piace e quando si li- stati cattivi ma che in corner si sono pentiti...
mitano ad applicare tale concetto soltanto alla E poi, sotto Dio, nove cori di angeli, i santi, i beati
Chiesa e mai alle loro azioni o alle azioni di altri (all’altro mondo), i testimoni detti con linguaggio

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esoterico martiri (di vario tipo, in questo), gli uo- E i messali? Belli e giganteschi e scritti in puro la-
mini e le donne comuni. I santi poi fanno i miraco- tino. A caratteri neri con i capilettera rossi. E quelli
li, soprattutto i più grandi e i più bravi, e si specia- in formato mignon, per il fedele.
lizzano a proteggere questa o quella malattia, que- Ma la messa rimanda all’αγαπη, l’agàpe, la comu-
sto o quel segmento di fedeli. I fedeli costruiscono nione cristiana, il pranzo comune, il banchetto cri-
chiese a destra e a manca, santuari, oratori, capitel- stiano, che sostituisce e assimila il συµπòσιον, il
li, croci di legno... E, ciò facendo, sviluppano simposio greco o il convivio romano. Esso viene
l’economia! ben presto abbandonato e sostituito da una forma
E che dire di Dio Figlio che si incarna in una Ver- semplificata e rituale: la consacrazione del pane e
gine, che diventa Madre di Dio, mantiene le sue del vino nella messa e la comunione dei fedeli.
due nature, ha la buona idea di farsi ammazzare in Non si devono poi dimenticare le processioni! So-
modo vergognoso (la crocifissione era riservata ai no i trionfi che i romani permettevano soltanto ai
ladri e ai criminali), per salvare - incredibile ma ve- generali vincitori. Ed ora il sacerdote porta in giro
ro! - l’umanità? Eppure i Vangeli sono un’opera per le strade del paese, nelle feste comandate, sotto
letteraria straordinariamente elevata e piena di il baldacchino un ostensorio riccamente lavorato,
splendide parabole. possibilmente d’oro. O anche il crocefisso, la statua
E prima dei Vangeli c’è la Bibbia, con le sue della Madonna o di qualche santo tutelare durante
splendide storie, la creazione del mondo, il paradi- la sagra del paese. Bisogna pensare anche ai santi.
so terrestre, Adamo ed Eva, Caino e Abele, Noè e Possono essere suscettibili!
il diluvio, la torre di Babele... Il popolo ebreo che Un tempo, nei tempi eroici dei martiri o delle spo-
non riusciva ad evitare di fare cazzate e che poi le glie dei martiri, venivano portate in processione le
prendeva da Dio (Abramo che vaga per 40 anni nel reliquie dei martiri. O le reliquie delle reliquie. Re-
deserto per un semplice lapsus) o dai popoli vicini liquie fa più look. In realtà sono soltanto i resti, che
(assiri, babilonesi, egiziani...). E che aveva una na- non sono mai miseri resti, ma reliquie di martiri
turale predisposizione alla violenza: quando pote- che sono traslate da qui a lì. Dire trasportate o tra-
va, praticava il genocidio (Gs 6). Ben inteso, non sferite o portare non è look. La Chiesa insegna agli
era lui a volerlo fare, era Dio che lo comandava. intellettuali l’uso di un linguaggio difficile, arcano,
Egli si limitava soltanto ad obbedire. A Dio poi si incomprensibile, per fare meglio i propri interessi.
doveva assolutamente obbedire, senno Quello si E gli intellettuali imparano bene ad usare il lin-
arrabbiava! Il piacere di obbedire! E così Giosuè guaggio per interessi di parte. La loro.
conquista Gerico, poi ammazza uomini, donne, E le feste? Pasqua, Natale, Pentecoste, Corpus do-
giovani, vecchi. Non contento, ammazza anche mini, Ognissanti, Assunzione, Epifania, i santi e le
buoi, montoni e asini. Salva soltanto una prostituta sante che occupano tutti i giorni del calendario. I
e i suoi amici... nomi cristiani per i fedeli: Pietro, Paolo, Maria,
Anna, Giovanni, Giuseppe... E il presepe con la
Ma andiamo anche all’inferno. Satana o Lucifero o Madonna, san Giuseppe, il bue e l’asinello, gli an-
Diavolo o Demonio o Angelo ribelle. Si tratta geli con la striscia «Gloria in excelsis Deo!» (era
sempre dello stesso essere che ha la mania degli perché tutte le indicazioni dovevano essere scritte
appellativi. E i suoi diavoli o demoni. in latino), i pastori, le pecore, le capre, gli agnelli e
E poi buone e cattive azioni, la distinzione articola- gli agnellini, qualche mucca con il batacchio, il mu-
ta dei peccati. L’incursione anche nei pensieri: i lino a vento (un perdonabile anacronismo), la ca-
pensieri buoni e cattivi. E nelle intenzioni. scata d’acqua... E l’arrivo dei re magi sui cammelli
E le cerimonie? Battesimo (si faceva per immer- e con i doni (oro incenso mirra). In cielo la stella
sione ed era un atto eroico non voluto: d’inverno si cometa a cinque punte faceva da segnale stradale
andava direttamente al Creatore), cresima (l’ideale celeste.
del soldato di Cristo, il crociato, con scudo e spa- E le chiese, le basiliche, le cattedrali, i santuari, ele-
da), eucaristia (mangiare il corpo e il sangue di Cri- ganti e addobbati di quadri dipinti affreschi scene
sto) ecc. Ce n’era per tutti. Nessuno era dimentica- dolci e cruente nudi maschili e femminili angeli
to. santi demoni statue altari tabernacoli fiori candele
E che dire poi delle cerimonie come la messa (i va- organo armonio banchi e sedie ex voto a bizzeffe,
ri tipi e i vari riti, romano, ambrosiano ecc.), le in stili diversi (dal romanico al barocco al moder-
funzioni, il rito del battesimo, della cresima, del no, a croce greca o latina, a una, tre, cinque nava-
matrimonio, della estrema unzione e della sepoltu- te), con la torre o con il campanile. E la campana o
ra? le campane. E l’orologio.
Si devono poi aggiungere le preghiere (a Dio, alla E i colori? E le vesti riccamente ricamate di preti,
Madonna ecc.), i salmi, i canti, gli inni, le giacula- vescovi, papa? E il pastorale? E i vari cappelli? E il
torie, le invocazioni. Chi conosce Veni Creator crocifisso (da parete, da tavolo, da tasca, da rosa-
Spiritus o Tantum ergo o Te Deum lo splendido rio, piccolo, medio, grande)? E il rosario da sgra-
Stabat Mater dolorosa o il Magnificat o...? nocchiare a voce alta con adattamenti ai vari tempi

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dell’anno? E poi - dopo e grazie a Gutenberg - e di costruzioni. A maggior gloria di Dio, per inte-
Bibbia (Vecchio e Nuovo testamento), Vangelo, resse degli uomini. E suo.
messali grandi e piccoli, vite di santi, storie della
Chiesa, libri contro gli eretici, libri edificanti, cate- La società tradizionale europea - non quella agrico-
chismo, santi e santini in grande quantità, con la la che cede il posto a quella industriale, ma quella
preghiera da recitare sul retro. in cui lo stato è assente fino alla fine dell’Ottocento
E poi confraternite, associazioni, riunioni, incontri, e in Italia sino a metà Novecento - è pervasa di
discussioni... In ogni paese c’erano più associazioni cultura e di valori religiosi. Religiosi perché pro-
che individui, perché ogni individuo apparteneva a vengono dalla Chiesa, non perché riguardino l’altro
cinque o sei associazioni diverse: giovani, cantori, mondo. Che la Chiesa si preoccupi dell’altro mon-
mariti, genitori, adulti... do è una fesseria che intellettuali laici incompetenti
Un pensiero di riguardo è rivolto agli intellettuali, e interessati hanno diffuso per intossicare la loro
per i quali la Chiesa offre nella sintesi di Tommaso mente e la mente altrui. Ma quando non si vuole
d’Aquino la lettura cristiana dell’immenso patri- vedere o si è interessati a non vedere, neanche la
monio filosofico e scientifico costruito da Aristote- verità più evidente riesce ad imporsi.
le e dall’intera cultura classica, greca e latina. La Chiesa era andata alla conquista della società
Ma agli intellettuali essa ha pensato in infiniti mo- romana e poi dello Stato romano. E con successo
di. Li comperava, affinché fossero al suo servizio, (313, editto di Costantino e libertà religiosa per i
non chiedeva che restassero in parrocchia ad esple- cristiani; 396, edito di Teodosio e Cristianesimo
tare i vari servizi religiosi. Ed essi si facevano com- come religione di Stato). L’organizzazione diventa
perare. Potevano anche accumulare parrocchie e capillare e raggiunge i più sperduti paesi dell’impe-
prebende, avere l’amante (la carne è debole) o l’a- ro, quelli abitati dai pagani. La caduta dell’Impero
mante (il ragazzino). L’importante era che fossero romano d’occidente (476) apre un vuoto politico
sottomessi e che non praticassero idee o teorie rivo- che le rozze organizzazioni sociali dei barbari non
luzionarie o, ancor peggio, eretiche. E così, come riescono a riempire. E la Chiesa conquista con la
diceva Dante (If XV), tra i sodomiti ci sono chierici sua cultura e la sua organizzazione questi modesti e
e letterati grandi e di gran fama. Non c’erano Pe- violenti conquistatori. La nuova rinascita del potere
trarca, che aveva una amante e non c’era Ariosto politico avviene all’insegna della religione, il Sacro
che preferisce avere amante e prebende ecclesiasti- Romano Impero, che è prima sacro, poi romano.
che, non c’era Leopardi, perché all’ultimo minuto Ma la Chiesa non conosce crisi: continua a plasma-
preferì non prendere gli ordini minori. Sperava an- re l’Europa per altri cinque secoli. Supera la crisi
cora di accasarsi con una donna qualsiasi (la spe- della cattività avignonese (1305-1378), dà l’Uma-
ranza è l’ultima a morire) o di avere una amante, nesimo, il Rinascimento, il Manierismo, ma anche
anche saltuaria (dovette accontentarsi di un esiliato il Barocco e l’Arcadia. Politicamente perde potere
napoletano). nell’Ottocento, ma le masse sono con lei, perché
soltanto lei si occupa delle masse, con la cultura
Quanti intellettuali non sono morti di fame ed han- popolare, le prediche, le confessioni, le comunioni,
no avuto una vita decorosa grazie alla Chiesa? le cerimonie spettacolari, l’assistenza ai bisognosi.
Quanti atei le sono stati riconoscenti? Quanti grup- Il potere sulle masse diminuisce quando l’eco-
pi, gruppuscoli, enti, associazioni, ditte, partiti ri- nomia industriale produce tanta e tale ricchezza,
formisti, socialisti, comunisti, rivoluzionari le han- che le masse diventano autonome.
no pagato il copyright o le royalties per le idee di Nei quasi venti secoli di espansione consolida una
cui si sono appropriati? Che riconoscenza, che rico- organizzazione efficace e capillare, ma anche fles-
noscenza! Di chi poi è l’idea dell’intellettuale or- sibile e creativa, capace di pervadere l’uomo e la
ganico? È una volgare scopiazzatura di un’idea ela- società fin dentro la coscienza.
borata dalla Chiesa fin dai tempi di Carlo Magno. Il calendario fin dal 532 con Dionigi il Piccolo
Per questo motivo l’inferno di Dante è pieno di la- (500 ca.-550ca.) riscrive la storia a partire dalla na-
dri, di barattieri e di traditori. scita di Cristo. L’anno poi era anno religioso, scan-
dito dalle feste cristiane. Ogni giorno aveva il suo
Uscendo dall’immaginario religioso e spettacolare santo e indicava un possibile nome cristiano per il
ci sono poi i contributi all’economia: chiese la cui neonato o il nascituro. La conquista del mondo
costruzione si perpetuava per secoli e secoli, pagate immaginario e simbolico attraversa anche la con-
dalle offerte dei fedeli, e che per secoli e secoli da- quista del tempo. Lo spazio viene conquistato pri-
vano lavoro agli stessi fedeli. Questa era la lotta ma dentro le chiese (lo spazio per il sacerdote, lo
contro la disoccupazione. L’Impero romano che spazio per i fedeli o laici o popolo), poi fuori delle
pensava alle strade, alle piazze e agli acquedotti, chiese (gli oratori e i capitelli dispersi in mezzo
anche alle fogne, non c’era più. La Chiesa occupa il campagna), infine sono conquistati cielo e terra con
vuoto di potere e inizia a fare questo tipo di lavori la teoria aristotelico-tolemaica. Non restava più
nulla da conquistare.

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Dante si pone sulla stessa linea di sviluppo nella I canti dell’amore dolce e violento
Divina commedia, dove fonde cultura e mitologia
classica con cultura e mitologia cristiana, e avvolge
in una enorme rete il mondo terreno e il mondo ul- 1. Cinque diverse storie di donne
traterreno, la società e l’universo fisico.
La Divina commedia presenta un numero assai ele-
La Chiesa fa spettacolo e accoglie il credente alla vato di personaggi femminili. Quelli che sono tra
nascita e lo accompagna amorevolmente alla sepol- loro collegati da una storia d’amore sono Francesca
tura. Insomma lavori pubblici molto ante litteram. da Polenta (If V), Pia de’ Tolomei (Pg V), Piccarda
Keynes nel 1929 ha scoperto l’acqua calda. Donati e Costanza d’Altavilla (Pd III), Cunizza da
E poi ci si meraviglia se il fedele, soddisfatto dei Romano e Raab (Pd IX).
servizi ricevuti e dello spettacolo senza biglietto di
entrata, fa offerte o lascia normalmente un po’ di
eredità alla Chiesa, che non gli ha chiesto mai nulla 2. Francesca da Rimini e il marito ina-
se non offerte dopo le cerimonie e nella misura in dempiente
cui poteva dare o che riteneva opportuna?
Francesca da Polenta era un po’ trascurata dal mari-
Nessuna mitologia pagana è complessa e articolata to Gianciotto, che le preferiva la caccia con il fal-
come quella cristiana. cone o con i cani. Non era molto puntuale nei do-
veri coniugali e se ne infischiava della moglie. Gli
era servita per ampliare i suoi possedimenti. Era
bella, ma a lui la bellezza femminile non diceva
niente. Un cavallo o una giumenta era tutt’altra co-
sa! Così Francesca passa il tempo con Paolo, fratel-
lo del marito. L’intrattenimento preferito era la let-
tura dei poemi cavallereschi di re Artù e dei cava-
lieri della tavola rotonda. Un giorno d’estate par-
ticolarmente accaldato i due cognati stavano leg-
gendo all’ombra del portico il poema di Ginevra
che si innamora di Lancillotto. La storia per un
qualche motivo intorbidava le loro menti. O forse
era il caldo provocato dal vino bevuto a pranzo, a
cui si aggiungeva il caldo del primo pomeriggio. A
un certo punto, quando Lancillotto bacia Ginevra e,
stando allo scrittore, prova un forte piacere e un
forte sconvolgimento interiore, anche Paolo, tutto
pallido e tutto tremante, si avvicina a lei, e la bacia.
Quel che scriveva il libro era pallida cosa rispetto
all’effetto da essi provato per esperienza diretta.
Erano tutti e due tremanti dalla scoperta di un nuo-
vo mondo. Da quel giorno abbandonarono la lettu-
ra del libro per vivere in prima persona una storia
d’amore che si trova sempre soltanto scritta nei li-
bri e mai vissuta nella realtà.
Scoprirono così la loro bellezza fisica, il piacere
visivo che dava la loro bellezza e il piacere fisico
che dava l’uso del loro corpo, l’uso reciproco dei
corpi. Così si dimenticarono della realtà, del mari-
to, e divennero imprudenti. Lasciarono la porta a-
perta. Il marito, che passava di lì per caso, li vide, li
riconobbe, e dalla percezione del misfatto passo ai
fatti. Estrasse la spada e li trafisse abilmente con un
solo colpo. Così passarono dall’estasi dell’amore al
nulla della morte. La loro soddisfazione però fu
completa: avevano provato il piacere della bellezza
e dell’amore fisico, avevano cornificato rispet-
tivamente marito e fratello, sapevano che Gianciot-
to sarebbe finito lontano da loro il più possibile,

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nella Caina, in mezzo ai traditori dei parenti. E, ne peccare fino all’ultima ora. Non i scappa dal ra-
morendo giovani, avevano evitato la triste vecchia- gionamento: la logica è coercitiva.
ia. Una vita piena e soddisfacente, degna di essere I suoi sciagurati compagni sono Jacopo del Càssero
vissuta. Morire insieme poi è stato un segno del de- e Bonconte da Montefeltro. Jacopo si era inimicato
stino (così nessuno poteva cornificare l’altro o sfi- Azzo III d’Este, signore di Ferrara, poiché ne aveva
lacciare il loro amore nel tran tran della vita quoti- bloccato le mire espansionistiche. Mentre sta per
diana). recarsi a Milano via Padova, è raggiunto dai sicari
Lo dicevano anche gli antichi: “Muor giovane colui di Azzo ed è ucciso. Muore dissanguato. I sicari
che al cielo è caro”. erano maldestri, perché non controllano nemmeno
E Dante, che fa Dante? Dante coglie l’occasione se è morto. Questa è la sua fortuna, perché ha tutto
per dirimere una questione scientifica di tutto valo- il tempo per pentirsi. Bonconte amava ammazzare i
re: che cosa ha provocato in loro l’innamoramento. nemici. Era stata un’orgia di sangue la battaglia di
Francesca (parla soltanto lei, Paolo è mutolo) non Campaldino (1289), anche se i suoi le avevano pre-
ha dubbio: è stato il libro, è stata la cultura a farli se di santa ragione. Poteva morire contento. Per di
innamorare. Senza il romanzo, non sarebbe succes- più gli restava anche il tempo di pentirsi. Ferito alla
so niente, sarebbero rimasti due pali della luce. È gola e sentendo le forze venir meno, cerca di salva-
stato il romanzo a dir loro fai questo, fai quello, re il salvabile. Si distende sulla riva ghiaiosa del
metti le mani così e la bocca sulla bocca, usa la fiume Archiano, incrocia le braccia sul petto, invo-
lingua e poi chiudi anche gli occhi. La colpa è del ca la Madonna, si pente e finisce in purgatorio. A-
libro e di chi l’ha scritto. La cultura o rende superbi veva imparato dagli errori paterni. Il padre, famoso
(e initium sapientiae timor Domini) o fornisce cat- per i suoi inganni militari che gli avevano dato fa-
tivi esempi: fa andare comunque all’inferno. ma in tutta Europa, aveva pianificato la salvezza e
Il poeta, preso da turbamento (vorrebbe essere al si era fatto frate francescano, ma si era fatto ingan-
posto di Paolo e il peccato di sesso è molto piace- nare dal papa Bonifacio VIII ed era finito
vole), decide saggiamente di svenire. A continuare all’inferno.
il viaggio ci penserà poi. Con costoro la Pia condivide la morte violenta, ma
anche i peccati sino all’ultima ora. Ma il poeta non
3. L’amore soffocante della Pia ci vuol dire i peccati che commise fuori del matri-
monio.
Pia de’ Tolomei ha invece una storia ben diversa da
raccontare al poeta. Amava il marito Nello de’ Pa- 4. L’amore contro voglia di Piccarda
nocchieschi, il marito però si era stancato di lei, Donati e di Costanza d’Altavilla
soffocato dal suo troppo amore. Lui la maltrattava
ed ella lo amava. Lui la maltrattava ancora di più e Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla non amava-
lei lo amava ancora di più. Lui la picchiava e lei lo no il mondo né la sua violenza, perciò si ritirano in
perdonava... Lei chiedeva amore, amore e ancora convento. Ma il mondo le amava, perché erano bel-
amore. Aveva una fame insaziabile di amore. E, le, erano desiderabili e soprattutto perché avevano
quando lui diceva basta, sono stanco, lasciami al- una buona dote! Costanza addirittura un regno.
meno fare uno spuntino per recuperare le energie, Perciò il mondo viene nel convento e le fa uscire
lei gli era subito addosso, lo accusava di pigrizia e con la forza. Corso Donati vuole dare la sorella
di non fare i suo doveri matrimoniali, i sacri doveri Piccarda in sposa a Rossellino della Tosa, suo
che rendevano il matrimonio valido davanti a Dio e compagno di partito, così rafforza i legami con il
davanti agli uomini. Lei era disposta ad essergli fe- compagno di partito ed anche all’interno del parti-
dele soltanto se egli si dava da far e la amava pro- to. L’arcivescovo di Palermo dà Costanza in sposa
fondamente… Alla fine stanco di questo amore a Enrico VI di Svevia: nasce Federico II di Svevia,
soffocante e timoroso di lasciarci le penne, la fa il terzo ed ultimo vento di Soave. Le due donne
uccidere da due sicari. Anche dopo morta però la hanno infranto il voto che avevano fatto. E la colpa
donna continua ad amare il marito: l’avrebbe per- è loro - almeno secondo Dante -, anche se la vio-
seguitato in tutti i tre regni dell’oltretomba. Ora lenza è fatta su di loro. Esse non hanno resistito alla
prega per lui affinché si salvi. Lo vuole ancora vi- violenza subita, hanno ceduto. Così la colpa va di-
cino a sé. L’amore deve durare per sempre, anche visa: la maggior parte agli uomini violenti, una pic-
per l’eternità... cola parte a loro, che non hanno avuto la forza e-
La Pia sta con una compagnia che ha pensato bene roica di ritornare nel chiostro quando la violenza
di pentirsi soltanto all’ultima ora, cioè mentre era era scomparsa. Chi cede alla violenza perde se stes-
già morta ammazzata. Un uso intelligente e razio- so, ma danneggia anche la società, dove la violenza
nale della vita come degli ultimi istanti di vita! Tale aumenta, e danneggia anche coloro che in seguito
compagnia preferiva (ed era più divertente) vivere si troveranno nella sua stessa situazione: i violenti
commettendo peccati. L’uomo, se non gli manca la saranno sicuri dell’efficacia della violenza e non
voglia, fa sempre tempo a pentirsi. Quindi convie-
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cesseranno di ricorrervi. Chi la subirà non avrà e- Cunizza e Raab sono messe insieme a Folchetto da
sempi a cui richiamarsi e cederà. La società diven- Marsiglia, un vescovo che era felice soltanto quan-
terà perciò ancora più violenta. Per questo il poeta do sgozzava qualche migliaia di eretici albigesi al
non accetta giustificazioni alla inadempienza dei mese, di cui voleva mandare l’anima a Dio. Meglio
voti delle due donne. morti ammazzati ma in paradiso, piuttosto che vivi
e ormai diretti a casa di Satana. Aveva una partico-
5. L’amore senza limiti di Cunizza da lare predilezione per i minorenni e le minorenni,
Romano e l’amore professionalizzato di che ammazzava con vera e propria passione misti-
ca. D’altra parte, si giustificava, sarebbero diventati
Raab
adulti, quindi eretici veri e propri. Si faceva prima
ad ammazzarli ancora in erba. In ogni caso questo
Cunizza da Romano e Raab invece sono due donne era il prezzo da pagare se si voleva tenere il popolo
ben diverse sia da Francesca da Polenta sia da Pic- cristiano unito. Le prediche di san Domenico non
carda Donati e da Costanza d’Altavilla. erano affatto sufficienti a convertire gli eretici. Non
La prima è una ninfomane, che cerca di abusare di valeva poi la pena di parlare con loro: era chiaro
tutti gli uomini che incontra. In fin di vita, con il che avevano torto!
corpo che ormai non regge più alle fatiche amoro-
se, trasforma l’amore fisico per il prossimo in amo- 6. Dante manipolatore di vite altrui
re spirituale. In tal modo dopo la morte sale al cie-
lo di Venere o degli spiriti amanti.
La seconda molto più banalmente è una prostituta Dante manipola i dati e trasforma le storie. France-
cananea, che si era stancata di amare il prossimo sca non aveva avuto nessuna istruzione sessuale dai
quasi tutti i giorni dell’anno. A parte pochi clienti genitori. Si deve accontentare dei libri, che legge
affezionati la sua vita era uno schifo. Così decide con la persona sbagliata. Poi non è colpa di nessu-
di fare la spia. Emissari ebrei le propongono di fare no se ci salta fuori un paio di corna e un adulterio.
entrare in segreto e di notte delle spie in città, in Il poeta però ne approfitta per fare un po’ di poesia
modo da poterla conquistare senza scontrarsi in sulle corna. La Pia era isterica e soffocante, oltre
campo aperto, ove avrebbero avuto la peggio. che pettegola e affamata di coccole, e aveva reso
L’avrebbero pagata profumatamente. La ragazza ci impossibile la vita al marito, che se ne disfa per
pensa su. Capisce che avrebbero sgozzato tutti i non morire dissanguato. Il poeta la trasforma in una
suoi concittadini. Sa che in quanto a promesse e in moglie che ama fin dopo la morte il marito che l’ha
quanto a denaro non ci si deve fidare neanche del uccisa: gli augura di salvarsi, così dopo finisce an-
proprio fratello. Tanto meno lei si può fidare degli cora tra le sue mani e alla portata delle sue corde
ebrei, che fin da allora avevano la fama di usurai e vocali.
di essere attaccati al denaro come il feto è attaccato Piccarda e Costanza avevano deciso di tirarsi fuori
con il cordone ombelicale alla madre. Perciò fa i dei piedi e di andare in convento. Una saggia deci-
suoi calcoli e poi fa una controproposta: potevano sione! Ma uomini stupidi e autolesionisti pensano
ammazzare tutti i suoi concittadini (la cosa le face- bene di tirarle con la forza fuori del convento, per
va anche piacere, perché la ripagava di antichi so- trasformarle in donne da marito. E comunque que-
prusi subiti), ma non dovevano ammazzare coloro sti due matrimoni forzati non sono stati completa-
che si trovavano in casa sua. Gli ebrei, contenti di mente disastrosi.
risparmiare denaro, rispondono di sì. Lei fa venire Più intensa, seria, vivace e appassionata la vita
in casa sua il fior fiore dei suoi clienti altolocati, dell’altra coppia, Cunizza e Raab. Due donne di cui
che erano molti, i quali a strage avvenuta sono ben non è necessario parlare bene, tanto è vero che fini-
lieti di pagarla profumatamente. La pensione per la scono in paradiso. Cunizza amava evangelicamente
vecchiaia è salva e ci si può fare anche il pensiero il prossimo suo più di se stessa: era sempre dispo-
di avere o di comperare un marito. nibile agli altri. Un raro esempio di altruismo, che
Gli ebrei si sentono un po’ scornati dall’intelli- le fa meritare giustamente il paradiso. Nel caso di
genza della prostituta nemica, perché pensavano di Raab poi è lo stesso Gesù Cristo che si scomoda e
essere i primi in assoluto in inganni con cui defrau- che, senza perdere tempo, appena appena risorto va
dare il prossimo. Poi pensano, e giustamente, che a prenderla nel limbo, dove passava il tempo ad in-
non si può paragonare una santa strategia, quella trattenere gli spiriti magni, che durante la vita ave-
del popolo eletto che andava alla conquista della vano prestato poca attenzione (o non avevano avuto
Palestina, con la squallida strategia di una puttana, tempo per pensare) alle cose di sesso.
che pensa ai soldi, alla pensione per la vecchiaia e a
salvare la sua lurida vita. Essi avevano una missio- Le donne incontrate sono tra loro completamente
ne da compiere e Dio aveva dato loro la licenza di diverse ed hanno avuto un carattere, una storia ed
sterminare nemici presenti e nemici futuri. compre- una vita completamente diversi. Ma il tempo in cui
si i palestinesi di oggi. sono vissute è lo stesso. Ed è lo stesso tempo e lo
stesso spazio in cui anche il lettore si trova immer-
72
so e sommerso. Che fare? Come incontrare le don- ro maggiore di versi è trattato in modo più discor-
ne che intersecano la nostra strada e la nostra vita? sivo.
Non ci sono ricette. Dante ha sposato Gemma Do- Alcune strutture e alcune soluzioni stilistiche si ri-
nati, che come moglie era meglio di Beatrice (per petono. Molti canti hanno un inizio molto lungo e
altro già sposata), ma ha amato Beatrice. Una scelta l’episodio vero e proprio dalla metà in poi: il «gran
oculata: Gemma lo ha accompagnato per tutta la veglio di Creta» (If XIV), Brunetto Latini (If XV),
vita, Beatrice ha avuto l’infelice idea di lasciare a Ulisse (If XXVI), Manfredi di Svevia (Pg III),
24 anni il marito vedovo. Così egli la può amare Bonconte da Montefeltro (Pg V), Sordello da Goi-
come donna ideale di vita, inossidabile ed eterna. to (Pg VI). Altri hanno un inizio più aggressivo: il
Angelicata. Padre nostro (Pg XI), la preghiera alla Vergine (Pd
Per di più con la moglie non è stato molto genero- XXXIII)...
so: le ha regalato tre figli, un mare di guai e le ri- Grazie a questa varietà di strutture che si sovrappo-
strettezze dell’esilio. E non le ha dedicato un solo ne alla varietà degli argomenti, dei personaggi, del-
verso. Eppure come era dolce e piacevole la pre- le dominanti l’opera è sempre varie e sempre spet-
senza al suo fianco della Gemma. Il suo nomen era tacolare.
proprio un omen!

Da parte sua il lettore può commuoversi con Fran-


cesca che, presa dall’orgasmo, non ha il tempo di
pentirsi nell’ultimo istante di vita. Così finisce
all’inferno. Può sognare con la trepida figura della
Pia, che appare la ragazza più maritabile (ma era
una brace coperta). Può desiderare di incontrare
Piccarda e Costanza e pensare di convincerle con la
forza (si tratta soltanto di un ossimoro). Può infine
dilettarsi con il meglio che offre il paradiso: due
donne appassionate, mature ed esperte nell’ars a-
mandi. Cunizza e Raab. Giustamente il poeta le
mette in paradiso. Se lo meritano davvero, perché
hanno reso felice una buona percentuale degli uo-
mini del loro tempo.

7. Una vita sintetica

Dante racchiude tutta la vita della Pia in pochissimi


versi, soltanto 7 (Pg V, 130-136). Aveva fatto al-
trettanto con l’anonimo fiorentino che si era impic-
cato nelle sue stanze (If XIII, 140-151). E fa altret-
tanto con Piccarda Donati (Pd III, 103-108).
Arriva a ben 18 versi con G. Cesare, il fondatore
dell’impero (Pd VI), e con Cangrande della Scala,
che lo ospita (Pd XVII). Gli altri personaggi sono
trattati in un numero più elevato di versi, chi mezzo
canto, chi un canto intero. Il conte Ugolino della
Gherardesca è trattato in due mezzi canti (If XXXII
e XXXIII). Il trisavolo Cacciaguida è trattato in tre
canti.
Cesare e Cangrande con i loro 18 versi di lode
sembrano avere un numero quasi sproporzionato di
versi. Cacciaguida che incontra il nipote con il qua-
le parla di molti problemi si fa leggere rapidamen-
te.
La Pia e l’anonimo suicida fiorentino con i loro
pochi versi si imprimono nella mente del lettore
prima e meglio di altre storie e di altre vite più lun-
ghe e meglio articolare.
Il poeta sa variare la potenza plastica delle sue figu-
re, dei suoi personaggi. Chi è trattato brevemente è
trattato in versi potenti. Chi è trattato con un nume-
73
Francesca. Lo stesso comportamento della donna si
Le donne di Dante: Beatrice, Lu- può interpretare negli stessi termini: deve ricambia-
re l’amore che il poeta le ha rivolto nella sua giovi-
cia, Matelda e la Vergine Maria nezza. Sono le stesse parole di Francesca: «Amor,
ch’a nullo amato amar perdona» (If V, 103).
1. Le tre donne che dal cielo proteggo- Lucia era la santa a cui i poeta era devoto, poiché
no Dante come tutti gli intellettuali aveva mal d’occhi: li u-
sava troppo e l’illuminazione notturna al tempo
non era delle migliori. Lucia deriva da lux, lucis, la
Le donne arrivano subito: in If II ce ne sono già tre: luce, la luce degli occhi, lo splendore degli occhi,
Beatrice, Lucia e la Vergine Maria. Il loro rapporto perciò gli occhi sono detti poeticamente anche luci.
causale è il seguente: la Vergine Maria vede Dante La santa è molto discreta: una volta svolto il suo
in pericolo nella selva oscura, si rivolge a Lucia, a compito, scompare dalla circolazione. La luce poi
cui Dante era devoto, e le dice di andare in suo aiu- pervade tutto il paradiso, come le tenebre pervado-
to, Lucia non vuole scomodarsi e passa il compito no tutto l’inferno. E vi è anche un salmo, che si ri-
a Beatrice, la quale apprezza l’amore che Dante ha chiama alla luce: Te lucis ante (Prima che finisca il
avuto per lei, ma non può intervenire subito, poiché giorno), che le anime del purgatorio cantano nell’o-
il poeta non se la può cavare dalle difficoltà con un ra della sera (Pg VIII).
facile miracolo che lo rispedisca a casa, deve fare Ma delle tre donne la più importante è la Vergine
un viaggio più lungo e faticoso. Così Beatrice Maria, che è anche la più attenta, perché è lei che
scende nel limbo, si rivolge a Virgilio, che aveva vede il poeta in difficoltà e decide di soccorrerlo.
sempre fatto il poeta, mai la guida, ma che non è Dante rende più articolata l’immagine della Ma-
privo di ragione, e lo prega di andare in aiuto al donna del suo tempo. Non è più soltanto colei che
suo amante. Virgilio vede una donna bellissima, intercede per gli uomini presso Dio, è anche colei
dietro la quale ci stanno altre due donne del paradi- che accorre sollecita in aiuto degli uomini, quando
so, quindi in totale tre donne bellissime. E non cre- li vede in difficoltà. In seguito sarà la Madonna che
de ai suoi occhi e alle sue orecchie quando la donna intercederà a favore del poeta presso Dio, affinché
gli chiede aiuto e così gli dà la possibilità di ab- Dio gli conceda la visione beatifica di Lui (Pd
bandonare quegli spiriti magni, ma noiosi con cui XXXIII).
da secoli andava ripetendo sempre le stesse cose a
proposito di poesia e di pochi altri argomenti: un Con Virgilio e le tre donne del cielo Dante scrittore
bel viaggio, ecco quello che ci vuole! Così si preci- ha posto le fondamenta all’opera: Dante viator è il
pita a salvare Dante. Ha la possibilità di fare da protagonista, Virgilio, che fa da guida, è il deutera-
guida, di vedersi attentamente due regni su tre gonista, le tre donne sono le figure benefiche e
dell’oltretomba, sa di poter contare sulla protezione protettrici, sono le aiutanti che permettono di supe-
celeste, se sorgono complicazioni. C’è di mezzo la rare gli ostacoli e che intervengono se e quando ce
Vergine Maria, che è anche Madre di Dio, e vede ne sarà bisogno. E gli ostacoli, le difficoltà, i rischi
che c’è di mezzo anche Dio che ha deciso il viag- sono facili da prevedere. Il poeta ha bisogno co-
gio di Dante per riportare gli uomini sulla retta stantemente di aiuto per fare fronte a tutti gli osta-
strada. coli che si frappongono tra lui e la meta del viag-
Queste tre donne sono legate a Dante in vario mo- gio, il ritorno a casa dopo la visioni beatifica di Di-
do. o.
Beatrice è la donna che il poeta ama e che, sono
parole sue, amando lei è uscito dal volgo. Ma
nell’oltretomba la donna non è più soltanto donna: 2. Matelda e Beatrice
è anche il simbolo della fede e della teologia, che
sono superiori alla ragione. E spetta a lei, non più a In Pg VI Sordello è tutto solo, seduto su un sasso, e
Virgilio, simbolo della ragione umana e dei suoi guarda i due poeti come fa un leone. Poi si alza,
limiti, il compito di guidare il poeta nel viaggio in abbraccia Virgilio, quando sa che è suo conterrane-
paradiso. Beatrice è la donna angelicata, la donna o. E Dante usa parole di fuoco per chi è insensibile
della giovinezza, la donna ideale. Perciò da non all’affetto che deve legare tra loro i concittadini.
sposare. Era meglio la Gemma Donati, giù giudi- Anche Matelda in Pg XXVII è tutta sola. Coglie i
ziosa e senza nessuna voglia di andare in cielo da fiori, scegliendo i più belli, e canta. Il poeta richia-
giovane. ma la sua attenzione ed essa risponde immediata-
Beatrice è presentata in termini stilnovistici, cioè mente, con un grande sorriso. Il poeta non può rag-
con le forme poetiche all’avanguardia del tempo. giungerla. Gli ostacoli sono dentro di lui. E sono
Per di più il poeta era il migliore esperto nel settore nella storia dell’umanità. Un fiume impedisce il
e gli è quindi più facile tratteggiare un profilo contatto. Un fiume di appena tre passi, che è più
femminile stilnovistico. Lo fa anche poco dopo con difficile da superare che l’Ellesponto. Non si può
superare. Occorre prima seguire il rito della purifi-
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cazione, l’immersione nelle acque del fiume Letè e da Dio per gli uomini (Pd I); e quando l’imperatore
poi dell’Eunoè. Le acque del primo fiume fanno Giustiniano delinea la storia umana, l’affermarsi
dimenticare la storia dell’umanità e la storia perso- dell’Impero e della Chiesa sotto la protezione della
nale del poeta. E fanno dimenticare il peccato di divina Provvidenza (Pd VI). E lo stesso Dio, Moto-
cui questa storia è intrisa. Non basta. Occorre anche re Immobile, è fuori del tempo. E con lui i cieli so-
qualcos’altro, il recupero della purezza, della inno- pra la Luna (Pd I e XXXIII).
cenza primitiva. L’uomo era buono nel paradiso Eppure, se Matelda deve obbedire a Beatrice, se
terrestre. Poi si è macchiato della colpa. Le acque esiste sotto la minaccia o in presenza di Beatrice, è
del secondo fiume gli fanno ricordare il bene com- anche vero il contrario. Beatrice può dispiegarsi
piuto, le buone azioni. Così il poeta è pronto a sali- come fede e come teologia, ma sopra di lei esiste il
re al paradiso. non tempo, quel momento prima del tempo e pri-
Dante, che lancia l’invettiva davanti alla scena ma della storia, che l’uomo ha conosciuto e che è
d’affetto di Sordello e di Virgilio, è il poeta im- impresso in modo indelebile nella sua coscienza e
merso nella storia umana, una storia di decadenza, nelle Sacre Scritture. E il processo del tempo, il
di dolore e di sangue. Ma ora il poeta non ha moti- viaggio verso Dio serve per recuperare questa in-
vo per lanciare la sua amarezza. Qui è fuori della nocenza primordiale, in cui il tempo non esisteva.
storia o, meglio, prima della storia. Dal momento Matelda vede il dispiegarsi del tempo nella storia.
in cui ha visto Matelda e incontrato Beatrice gode Beatrice è il tentativo di ritornare fuori del tempo,
di una situazione eccezionale. Non è più il viator nella felicità e nella primavera eterna dell’eden.
che cerca di tornare a casa, non è più il credente Certamente Matelda è in funzione e prepara l’av-
che sta percorrendo l’itinerarium che lo conduce a vento di Beatrice. Ma le due donne si trovano in
Dio. Non è più il politico né il teologo. È l’in- una condizione di parità o, meglio, la realtà più ve-
dividuo che ritorna nello stato in cui l’uomo viveva ra è quella in cui vive Matelda. Ma l’uomo deve
prima di entrare nella storia, prima di commettere il districare la sua vita nel tempo, perciò deve ubbidi-
peccato di disobbedienza a Dio. Il passaggio dalla re e deve fare riferimento a Beatrice, per ritornare
storia alla non storia non è immediato. Occorre il fuori del tempo. Questa volta nel paradiso al cui
processo ed il rito della purificazione, che vengono centro non c’è più la storia, l’albero del bene e del
adempiuti. E il passaggio non è totale: Beatrice in- male e i suoi frutti, ma c’è il fulgore di Dio, uno e
combe minacciosa. Il ritorno nella non storia av- trino.
viene in presenza della storia. Ed è un momento
passeggero, un ritorno momentaneo, perché ciò che 3. La Vergine Maria
è stato perduto è stato perduto per sempre. Poi di
nuovo il contatto con la realtà, con la storia. Il con- In Pd XXXIII la Vergine Maria non compare diret-
tatto con Beatrice che rimprovera aspramente il po- tamente, compare come terza persona: san Bernar-
eta. Egli ha dimenticato lei, la fede, la teologia, la do si rivolge a lei, affinché interceda a favore di
via della salvezza. Beatrice è il rientro drammatico Dante presso Dio. La situazione è complessa e le
nella storia, nella via che deve portare alla salvezza. relazioni sono multiple. Il poeta è giunto alla fine
Il poeta si trova nel paradiso terrestre, ma non è il del viaggio ed è giunto al punto massimo delle sue
paradiso terrestre del presente, è ancora quello dei capacità espressive. I goffi tentativi in cui non riu-
primi uomini. È il luogo dell’eterna innocenza e sciva a parlare con due personaggi sono dimentica-
dell’eterna primavera, preparato da Dio per l’uomo ti: Francesca che parla, Paolo che piange, Virgilio
e che l’uomo ha rifiutato, preferendo il dolore e la che tace. Ora i personaggi coinvolti sono molteplici
morte. Esso è immobile nel tempo. Eppure dalla ed ognuno interagisce con gli altri: san Bernardo e i
sua atemporalità è capace di interferire nel tempo. beati del paradiso, in lontananza Beatrice, che è vi-
La montagna del purgatorio è come la lancetta cinissima, la Vergine Maria, che ascolta la preghie-
dell’orologio delle cattedrali, che collega il non ra e poi si rivolge verso Dio, e quindi Dio, che e-
tempo con il tempo. Il paradiso è immutabile, ma la saudisce il desiderio del poeta. Lo stesso lettore è
montagna del purgatorio crea la brezza, la brezza coinvolto nel turbine di sentimenti e di emozioni
che collega il non tempo con il tempo, con la storia. che sconvolgono il viandante giunto alla fine dei
Il cielo sopra la Luna con il cielo sotto la Luna, il suoi desideri. È poi c’è l’immersione in Dio, uno e
cielo incorruttibile con la Terra immersa nel diveni- trino. Ma non soltanto, perché il Figlio ha due natu-
re. E dal non tempo si disperdono i semi feconda- re. Le perone della Santissima Trinità sono quattro,
tori, che cadono sui vari terreni che costituiscono la ed una di esse mette la divinità in contatto con
storia e la vita e il mondo sotto la Luna. l’uomo, con la storia. Ed appartiene essa stessa alla
Il tempo e la storia erano stati visitati anche molti storia.
canti prima, attraverso le parole di Virgilio, che Tutta la corte celeste, ma anche il lettore, è rivolta
parlava del gran vecchio di Creta (If XIV); e pochi verso la Madre di Dio, affinché interceda per il po-
canti dopo, quando Beatrice delinea l’ordine eta. Il lettore è rapito dalla preghiera e poi è rapito
dell’universo e indica il luogo creato appositamente dalla decisione di Maria di rivolgersi al Figlio co-
75
me madre misericordiosa. E ottiene ciò che chiede Romano, una ninfomane, e la cananea Raab, che si
in una comunicazione silenziosa, che i presenti non sono riscattate ed hanno meritato il cielo.
possono vedere né sentire. Chiede e ottiene. Dio è, E poi c’è Gemma Donati, preziosa più di tutte le
e risponde alla richiesta della Madre e attira a sé il donne immaginate e desiderate, senza la quale Dan-
poeta. Il poeta viene risucchiato nella luce eterna e te non sarebbe riuscito né a mantenere la famiglia,
infinita, che vive ai bordi dell’universo, fuori del né a educare i figli, né a vivere, né a scrivere la Di-
tempo e della storia. Dio è amore, emanazione ver- vina commedia. Quella donna merita un monumen-
so i cieli e verso gli esseri che vivono in tali cieli. È to! Almeno dai posteri.
pura luce e pura energia che invade e penetra tutto
l’universo. Egli non è parola, egli è il principio. La
parola è storica ed umana. Ma la parola è il tramite
imperfetto tra Lui e gli uomini, ed Egli è al di là
della parola, ma può manifestarsi soltanto nella pa-
rola. Il poeta se ne accorge più volte e denuncia i
limiti della parola e della ragione umana a descrive-
re ciò che è inesprimibile ed ineffabile. Ciò che è
prima e fuori del tempo e della storia e che tuttavia
vuole entrare nel tempo nella storia.
Dio è il grande specchio in cui si specchia il tempo
e la storia. E il poeta si abbandono fiducioso in
Lui. Anzi sente che più si immerge nella divina es-
senza, più le sue facoltà diventano forti. Ma ha bi-
sogno dell’aiuto divino per l’ultimo salto. E l’aiuto
divino giunge. Il poeta accorda tutta la sua volontà
e i suoi desideri all’Amore, che muove il sole e le
altre stelle.
La scalata a Dio è passata attraverso i beati del pa-
radiso, la Vergine Maria. Ora il poeta è giunto alla
fine del suo viaggio, che ha coinvolto le forze della
ragione, della fede, della teologia, il salto mistico,
la preghiera, l’intercessione, e l’amore sovrabbon-
dante che esce da Dio.
Il culto della Madonna nasce e si diffonde nel Me-
dio Evo, contemporaneamente alla rivalutazione
della figura femminile attuata dalle scuole poetiche
laiche, dalla Scuola siciliana al Dolce stil novo.
Dante fa di questa figura l’intermediaria lontana,
vicina a Dio, e sempre attenta alle preghiere degli
uomini, che si rivolgono a lei come alla Madre ce-
leste.

4. Le donne celesti e le donne terrene

La Vergine Maria, Lucia, Beatrice sono le tre don-


ne celesti del poeta, che lo vedono in difficoltà e
corrono in suo aiuto. O, meglio, mandano un uomo
a soccorrerlo. Sono le tre protettrici celesti. Accan-
to ad esse si aggiunge Matelda, che è l’enigma, il
mistero, l’incontro imprevedibile e inevitabile, il
non tempo, il tempo prima della storia.
Ma il mondo fantastico creato da Dante conosce
figure di donna più umane, più terrene, interamente
immerse nella storia e nel peccato: Francesca da
Polente, assetata d’amore e inebriata dalla bellezza
fisica di Paolo, Pia de’ Tolomei, che ama ancora il
marito, Sapìa da Siena, che ha invidiato il nipote
Provenzan Salvani e ne ha desiderato la morte, Pic-
carda Donati e Costanza d’Altavilla, che subiscono
violenza e sono strappate dal convento, Cunizza da
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spirito) Forese Donati, il fratello di sua moglie, m-
I canti delle invettive odesto letterato; e soprattutto con le rime petrose.

2. Brunetto, Dante e “le bestie venute


1. Tirar sassi e parole: la pratica illustre
da Fiesole”
dell’invettiva
In If XV Dante sta procedendo con Virgilio in una
Le invettive sono il sale della Divina commedia, pianura arida dell’inferno, dove schiere di anime
come le donne sono il sale della vita. Le principali sono punite da una pioggia di fuoco. Un dannato lo
sono If XV, If XIX, Pg VI e Pd XVII, ma le tre prende un po’ maleducatamente per il mantello, a
cantiche contengono moltissime altre invettive in quanto pare com’era solito fare quand’era in vita. Il
formato pocket, più maneggevoli. Sono troppe, per poeta si volta e ha la sorpresa di riconoscerlo. È il
recensirle tutte. Le principali bastano e avanzano. suo antico maestro Brunetto Latini, che prudente-
Si può accennare almeno a If XXVI, 1-6, dove il mente ha frequentato poco, per via del vizio, una
poeta augura velenosamente a Firenze di godere, vera e propria ossessione, che praticava. Era sodo-
perché tra i ladri ha incontrato cinque suoi concit- mita. Dio, che non ama i peccati contro natura, a-
tadini; e a If XXXIII, 79-84 e 151-153, dove si sca- veva punito lui e la schiera dei suoi compagni con
glia prima contro i pisani, che hanno fatto morire di una pioggia di fuoco, che ustionava quei disgrazia-
fame il conte Ugolino e i suoi due figli; poi contro ti. Aveva fatto la stessa cosa a Sodoma e a Gomor-
Genova, perché ha dato i natali a un traditore come ra, ma non aveva ottenuto i risultati voluti. Aveva
Branca Doria, e contro la Romagna, che ha dato i distrutto le due città, ma non aveva estirpato il vi-
natali a frate Alberigo dei Manfredi, un altro tradi- zio, che si era irradiato in tutto il mondo. La sodo-
tore. mia si rivela una tremenda malattia infettiva. La Pa-
L’invettiva è un genere letterario raffinato e diffici- lestina è la culla di tre religioni e di molti vizi.
le. Era stata censita e normalizzata già dalla retorica Dopo le manifestazioni di reciproco rispetto, il ma-
antica. I greci le chiamavano filippiche, le orazioni estro tesse l’elogio del discepolo: in Dio vede che
scritte da Demostene (384-322 a.C.) contro Filippo avrà fama e gloria. Gli dispiace di non averlo potu-
II di Macedonia, il padre di Alessandro Magno, che to aiutare, ma era stato chiamato a miglior vita dal
voleva invadere la Grecia. I romani catilinarie, le Creatore. E quindi si scatena. Mette in guardia
orazioni scritte da un parvenu della politica e Dante contro i fiorentini (vv. 61-69):
dell’arte forense come M. Tullio Cicerone: Usque
tamen abutere, Catilina, patientia nostra? (63 Ma quello ingrato popolo maligno
a.C.). che discese di Fiesole ab antico
L’invettiva è tutta romana e tutta dantesca. I greci e tiene ancor del monte e del macigno,
pensavano all’arte, alla filosofia, a litigare tra loro. ti si farà per tuo ben far nemico:
I romani preferivano la vita in senato o nelle piaz- ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi
ze, le chiamavano fori. Invectiva deriva da in + ve- si discovien frutar lo dolce fico
hisco o veho, e significa proprio lancio qualcosa Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;
contro qualcuno. In genere sassi, un letterato paro- gent’è avara, invidiosa e superba:
le, che sono più dure dei sassi. dai lor costumi fa che tu ti forbi.
Per fare effetto, l’invettiva deve essere urlata ed e-
sagerata, come del resto le altre figure retoriche, Poi Brunetto aggiunge che sia i Bianchi sia i Neri
che amplificano la realtà. E deve essere passionale. gli vorranno fare prossimamente la pelle, ma non
Dante aveva già di per sé un carattere superbo e ira- ce la faranno; e poco dopo chiama Firenze «il nido
condo, e si trova a suo agio poetico e morale a lan- di malizia tanta» (v. 78).
ciare invettive a destra e a manca. Dopo questi versi il poeta resta prudentemente lon-
Le invettive principali della Divina commedia col- tano dalla sua ex patria. I fiorentini ripagavano il
piscono i fiorentini, definiti «le bestie venute da “dolce fico” di uguale moneta.
Fiesole» (If XV)), i papi simoniaci e l’imperatore Davanti a parole così passionali e infuocate Dante
Costantino che ha avuto la malaugurata idea di far risponde con parole commosse e quasi lacrimevoli:
gustare al papa dell’epoca il sapore dei beni terreni ha ancora impressa nella memoria la cara e buona
(If XIX), mezza Europa e mezzo universo (i princi- immagine paterna del maestro, che nei loro incontri
pi italiani, la Chiesa, l’Impero, lo stesso Dio, i fio- gli ha insegnato come l’uomo si eterna con la fama.
rentini) (Pg VI)), coloro che - ancora mezza Europa Quindi aggiunge che prenderà nota delle predizioni
- si sentiranno offesi dalle parole pungenti di Dante avverse del maestro, ma egli è già pronto alle sven-
(Pd XVII). Soprattutto nella terza invettiva il poeta ture. Virgilio, rimasto silenzioso a sentire l’altro
ha voluto fare le cose in grande. maestro del poeta (il primo era lui), interviene con
Le invettive non nascono dal nulla. Il poeta si era un unico verso, per dare il suo assenso.
allenato con tre sonetti lanciati contro il povero (di

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Dante chiede chi sono i compagni di pena. La ri- non è l’unico papa ad aver fatto quella fine vergo-
sposta fa rabbrividire: sono troppi per nominarli gnosa. Sotto di lui ce ne sono diversi e altri arrive-
tutti, ma in genere sono chierici e letterati grandi e ranno. A questo punto Dante non riesce più a trat-
di gran fama, che si sono macchiati tutti dello stes- tenersi ed esplode in una violentissima invettiva
so vergognoso peccato. In sintonia con la fama che (vv. 91-117): Gesù Cristo non ha chiesto denaro a
ha insegnato al discepolo a raggiungere e che questi san Pietro, quando gli ha dato le chiavi della Chie-
effettivamente raggiungerà, il dannato prega il poe- sa; né san Pietro ha chiesto denaro a Mattia, che so-
ta di ricordare sulla terra il suo Tesoretto, nel quale stituiva quel povero diavolo di Giuda, che ha tradi-
vive ancora. Poi di corsa raggiunge la schiera dei to Cristo per la modica cifra di trenta denari quan-
suoi compagni. do poteva alzare il prezzo (una ulteriore offesa per
Cristo, sotto pagato). Poi il poeta si riscalda: se non
L’invettiva scoppia all’improvviso dopo le recipro- fosse trattenuto dal rispetto per la carica papale, u-
che manifestazioni di affetto e la previsione della serebbe parole ancora più dure. Intanto si limita a
fama futura di Dante. Raggiunge l’acme nelle paro- dire e ad accusare che l’avarizia dei papi calpesta i
le di Brunetto, inizia una lenta digradazione nelle buoni e innalza i malvagi. Il poeta si surriscalda ul-
parole del poeta, che ricorda l’immagine paterna teriormente: ha parlato dei papi simoniaci anche
del maestro, si conclude con l’intervento di Virgi- Giovanni Evangelista, quando nell’Apocalisse ha
lio. Poi si parla dei dannati, del Tesoretto, e il di- descritto la Chiesa «puttaneggiar coi regi» (testuali
scepolo prende commiato in modo brutale dal mae- parole). Si sono fatti un dio d’oro e d’argento e la
stro: lo fa correre come uno che a Verona vince il differenza con i pagani è che questi ne adorano sol-
palio. Con questa immagine offensiva e irriverente tanto uno, mentre i papi ne adorano cento. A questo
finisce il canto. Ma prendersela con un sodomita è punto il poeta se la prende giustamente anche con
un atto meritorio: va contro natura, non vuole dare l’imperatore Costantino, che ha fatto assaggiare a
l’anima di un figlio a Dio, non vuole rendere felici papa Silvestro I quanto sono gustosi i beni terreni.
una o più donne, non si comporta da buon cittadi- Poi essi ci fanno l’abitudine, e le conseguenze non
no, perché non dà figli alla patria, e induce i giova- sono le migliori possibili.
ni al suo stesso turpe peccato o li traumatizza con Indispettito per queste dure parole, il papa simonia-
le sue proposte oscene. co sbatte violentemente le piante dei piedi. Da par-
Oggi peraltro il peccato è divenuto uno status te sua Virgilio, la ragione, esprime la sua approva-
symbol: i sodomiti frequentano a testa alta l’ARCI- zione all’invettiva e ai rimproveri espressi dal poe-
gay e qualche tempo fa hanno fondato anche il ta. Poi con dolcezza, per non ammaccare il «dolce
FUORI, cioè Fronte Unito Omosessuali Rivoluzio- fico», lo riporta in braccio sull’argine.
nari Italiani. Sodomita è divenuto dunque sinoni-
mo di rivoluzionario. L’invettiva è perfetta, gli ingredienti ci sono tutti:
passione, abilità retorica, convinzione, ragionamen-
L’invettiva colpisce i fiorentini e coinvolge i so- to, richiamo al dovere, alla carica ricoperta, al buon
domiti, che sono chierici e letterati grandi e di gran senso, alla misura, alla discrezione e alla ragione.
fama. Ma la realtà è fatalmente sorda, anche quando si
tratta di papi, di vecchi papi con un piede già nella
3. Il papa Niccolò III, l’imborsa denaro, fossa. Gli uomini - diceva qualcuno - dimenticano
e la schiera dei papi simoniaci prima la morte del padre assassinato che la perdita
del patrimonio. Perciò, rovesciando il discorso,
uomini e papi si attaccano di più ai soldi, anche in
In If XIX Dante se la prende con Simon mago e età avanzata, che agli ideali di vita e di fede vissuti
con i suoi miserabili suoi seguaci. Questo è un anti- fino a quel momento.
cipo dell’invettiva. Poi in braccio a Virgilio scende
giù dallo scoglio-ponticello a vedere le piante dei Che fare? Che dire? Qualcuno potrebbe prendere la
piedi infuocate dei nuovi dannati. Così incontra il palla al balzo e rimproverare Dante. Lo può accu-
papa Niccolò III Orsini, che lo scambia per Bonifa- sare di esser in contraddizione con se stesso: aveva
cio VIII, e gli chiede cortesemente se si è saziato di detto lui che è meglio non essere ignavi, senza in-
intascare denaro e di tradire la Chiesa. Infinita è la famia e senza lode, e fare in vita qualcosa che in
soddisfazione di Dante, che può rispondere che non morte facesse ricordare la propria venuta sulla ter-
è l’odiato nemico. Poi ci sono le presentazioni: Il ra. E il papa ce l’ha messa tutta, in poco tempo ha
dannato dice di essere Niccolò III e di aver imbor- superato tutti i primati di simonia.
sato denaro in vita, e qui, con ammirevole coeren-
za, se stesso. Prima di essere nominato papa si era Dante conosce la forza dei suoni: le consonanti
sempre comportato in modo onesto. Ma poi il pote- doppie del verso «puttaneggiar coi regi» è un urlo
re gli aveva dato alla testa, e aveva pensato bene di di condanna per il comportamento dei papi. Un ur-
riempire le tasche a sé e alla famiglia. E precisa: lo violento e lunghissimo, perché lunga è anche la

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parola. C’è anche dell’altro: esso indica che è la L’esplosione dell’invettiva resta in piedi e dura e-
Chiesa a prendere l’iniziativa e a comportarsi da sattamente la metà del canto: un tempo lunghissi-
meretrice con i sovrani. Insomma il verbo e il verso mo, perché c’era il rischio che franasse su se stessa.
o l’immagine è potente per questa sovrapposizione L’ars dictaminis suggeriva di dividere i propri
di livelli, che tendono costantemente allo stesso scritti in parti equilibrate. Così si amplificava l’ef-
scopo. fetto del contenuto. Se poi si aggiungevano anche
le idee, le parole e le immagini adatte, i risultati e-
L’invettiva colpisce la Chiesa. rano ancora più efficaci.
Nell’invettiva le parole o le immagini forti sono:
4. La metamorfosi dell’Italia: da giardi- • l’Italia è donna e bordello
no dell’impero a bordello • l’Italia è paragonata a un cavallo che l’impera-
tore non guida con gli sproni come si deve saper
fare
L’inventiva di Pg VI è l’invettiva per eccellenza, • Firenze è paragonata ad una inferma che si gira e
un’invettiva lunghissima, particolarmente elabora- rigira nel letto.
ta, posta al centro delle tre cantiche, cioè nella se-
conda, e importante innanzi tutto perché fa parte Donna, cioè domina, signora delle varie provincie,
della trilogia dei canti politici (Firenze, Italia, Im- è abilmente accostata all’altra parola forte, bordel-
pero). Essa colpisce tutti coloro che doveva colpire. lo. Il termine va inteso come luogo di disordine e
di malaffare. Ben inteso, un bordello se fosse la-
Il canto è costruito con un climax ascendente e poi sciato nel caos, non sarebbe retto con criteri im-
con un climax discendente come il canto di Brunet- prenditoriali, non darebbe utili. Il poeta usa tale
to Latini e come tanti altri canti. Le anime chiedono immagine, poiché l’Italia è divenuta terra di malaf-
preghiere. Dante interroga Virgilio sull’efficacia fare, di traffici illeciti. Basti pensare ai papi simo-
delle preghiere, poiché sembrava che nell’Eneide niaci, ma anche ai banchieri che sciamavano per
egli negasse tale efficacia. Virgilio risponde filolo- l’Europa a prestar denaro. Ad Amburgo c’era e c’è
gicamente: nell’Eneide le preghiere non avevano il Ponte dei Lombardi, cioè degli italiani.
efficacia presso Dio, perché erano rivolte agli dei Le cose e le persone sono usate in modo scorretto e
pagani. Intanto i due poeti continuano il cammino. disordinato: la donna in un bordello non è al posto
Vedono un’anima seduta sola soletta che li segue giusto, il suo posto per il poeta è la casa, il marito,
con lo sguardo. Virgilio chiede la strada. Sordello la famiglia. La stessa cosa vale per il sesso a paga-
da Goito, un trovatore del Duecento, non risponde mento. L’immagine collegata a un riferimento ses-
e chiede chi sono e da dove vengono. Virgilio dice suale ha poi un valore universale, è capace di coin-
che è di Mantova. Allora l’anima si alza e lo ab- volgere i lettori di tutti e due i sessi e di tutte le ci-
braccia con affetto: egli è di Goito, vicino a Man- viltà. I suoni del termine danno il loro ulteriore
tova. Davanti a questa manifestazione di affetto tra contributo.
i due, che non si erano mai conosciuti e che si sen- Dante parla di amore secondo natura (i lussuriosi) e
tono tra loro legati da affetto perché conterranei, contro natura (i sodomiti), e usa in casi particolari e
Dante esplode in una violentissima e amara invetti- con estrema cura le parole forti, legate al sesso:
va contro i signori d’Italia che non perdono occa- • «puttaneggiar coi regi» (If XIX, 108)
sione per farsi guerra. Ma poi, in ordine, se la • il diavolo trombettiere (If XXI, 139)
prende con la Chiesa che invade il potere politico, • l’acrostico LVE (Pd XIX, 115-141), scoperto so-
con l’imperatore (padre e figlio) che si occupa sol- lamente nel 1903-1904
tanto della Germania e ha dimenticato l’Italia, con • fuia (If XII, 90; Pg XXXIII, 44), cioè ladra
lo stesso Dio che sembra avere la testa altrove. • puttana (If XVIII, 133; Pg XXXII, 149, 160)
Quindi, per finire, se la prende con Firenze e i fio- • meretrice (If XIII, 64)
rentini, che hanno la parola giustizia sulla bocca e • «l’unghie merdose» (If XVIII, 131).
passano il tempo a mandare in esilio e a richiamare
in patria i cittadini. Oltre a queste parole si dovrebbero esaminare tutte
Il climax ascendente riguarda la richiesta di suffragi le parole che nella Divina commedia parlano di
fatta dalle anime, poi la domanda tranquilla a Vir- malattie e di altri fatti normalmente considerati ver-
gilio, l’incontro un po’ più movimentato con Sor- gognosi o disgustosi. Dante non sottrae nulla al po-
dello da Goito. Nulla faceva presagire un tale im- tere trasformatore della poesia.
provviso scoppio di violenza, che inizia proprio al L’invettiva coinvolge retoricamente lo stesso Dio, e
verso 75 e si conclude al verso 151. O meglio al fa riferimenti classici: Giustiniano che ha dato le
verso 150, poiché il verso 151 costituisce un incre- leggi, Atene e Sparta che hanno fatto poche leggi
dibile quanto rapido ed efficace verso di chiusura ma buone. Il discorso delle leggi poi rimanda a
(climax discendente). Ciacco (If VI: i fiorentini giusti sono soltanto due e
non sono ascoltati), a Marco Lombardo (Pg XVI:

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le leggi ci sono ma non sono applicate) e ancora derà la fama presso i posteri). Cacciaguida gli ri-
all’imperatore Giustiniano (Pd VI: tolse dalle leggi sponde che dovrà dire tutto quello che ha visto,
romane il troppo e il vano). perché questa è la missione che Dio gli ha affidato.
L’invettiva acquista maggiore forza se si legge te- Nel corso del viaggio gli sono stati mostrati soltan-
nendo presenti altre due definizioni dell’Italia: to i personaggi famosi, perché la gente crede sola-
• «’l giardin dello ’mperio» (Pg VI, 105). mente agli esempi chiari e noti.
• il «bel paese là dove ‘l sì suona» (If XXXIII,
80). L’invettiva contro i compagni di parte bianca (vv.
61-69) riprende e amplia quella iniziata da Brunet-
E se si lega ai canti che trattano la situazione politi- to Latini, che aveva detto che sia i Bianchi sia i Ne-
ca italiana come If VI (i conflitti che dilaniano Fi- ri cercheranno di farlo fuori perché si comporta be-
renze), If XXVII (la Romagna, al momento strana- ne (If XV, 64, 70-72).
mente in pace), Pg VIII (la Valle di Magra), Pd VI
(l’imperatore Giustiniano critica guelfi e ghibellini) E quel che più ti graverà le spalle
ecc. sarà la compagnia malvagia e scempia
Dante parla qui in senso metaforico. Certamente con la qual tu cadrai in questa valle;
anche per lui sarebbe stato difficile pensare che il che tutta ingrata, tutta matta ed empia
parlamento italiano ospitasse individui normalmen- si farà contr’a te; ma, poco appresso,
te indicati a ludibrio e a vergogna della razza uma- ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.
na, come prostitute e omosessuali, che in quanto Di sua bestialitate il suo processo
tali riescono a farsi eleggere. La giustificazione è farà la prova; sì ch’a te fia bello
indegna di una battuta da avanspettacolo: si devono averti fatta parte per te stesso.
rispettare le minoranze, comprese le loro scelte ses-
suali. Curiosamente la maggioranza deve rispettare (61. E quel che più ti graverà le spalle sarà la com-
la minoranza (e i suoi valori), invece la minoranza pagnia malvagia e stupida, con la quale tu soffrirai
non deve affatto rispettare la maggioranza (e i suoi in questa valle (= durante l’esilio). 64. Essa tutta
valori). È vero che, spesso, la realtà italiana supera ingrata, tutta matta ed empia si mostrerà contro di
la fantasia del più sfrenato scrittore. te; ma, poco dopo, essa, non tu, avrà perciò la tem-
Uguale è la follia dei principi italiani che, stanchi di pia rossa [di sangue]. 67. Il suo modo d’agire darà
litigare tra loro, chiamano in aiuto sovrani stranieri. la prova della sua bestialità, così che andrà a tuo
Nel 1494 l’Italia è attraversata senza colpo ferire onore l’aver fatto parte per te stesso.)
dal re di Francia, che giunse sino a Napoli. Questo
comportamento stupido dei principi italiani si tra- Dante non aveva tutti i torti: i suoi compagni di
sforma in 370 anni di oppressione e di dominazio- parte non erano diversi dai suoi avversari politici:
ne straniera (1494-1870). Anche qui la realtà e la erano rissosi e incapaci. Preparano in modo malde-
stupidità umana supera la fantasia. stro il tentativo di rientro in patria con la forza, e si
fanno massacrare alla battaglia della Lastra (1304).
L’invettiva colpisce i signori d’Italia, la Chiesa, Meglio lasciar perdere tale compagnia e fare parte
l’Impero, Dio, Firenze. con se stesso. Le parole contro i Bianchi sono un
po’ esagerate, ma sicuramente meritate. Spesso pe-
5. Cacciaguida e “la compagnia malva- rò non si possono scegliere né amici né alleati, co-
gia e scempia” dei fuoriusciti bianchi me non si possono scegliere i propri genitori.

Con questa invettiva Dante completa tutti i casi che


Nel commiato da Cacciaguida dopo un lungo in- riguardano la sua città: nel corso dell’opera se l’era
contro durato tre canti il poeta si fa spiegare dal tri- presa con Firenze, con i fiorentini in genere e con
savolo le profezie che gli sono state fatte nel corso singoli individui in particolare, se l’era presa con i
del viaggio nei tre regni dell’oltretomba (Pd XVII). Neri e con i Bianchi. E, comprensibilmente, se
Il trisavolo gli risponde chiaramente: a Roma il pa- l’era presa con le donne che mostrano in pubblico i
pa trama per mandare il poeta in esilio. Ma Dio seni (Pg XXIII, 97-111) e che sono scostumate,
punirà i fiorentini e le loro perfidie. Il peso più cioè troppo sensibili alla moda (Pd XV)!
grande però non sarà l’esilio, ma «la compagnia Le invettive si riversano su comportamenti sociali
malvagia e scempia» degli altri guelfi esiliati, dai piuttosto circoscritti: i politici e gli ecclesiastici, se-
quali ben presto si separerà. Il suo primo rifugio guiti da individui - sia uomini sia donne - che si so-
sarà la corte di Bartolomeo della Scala, il «gran no dimostrati sensibili a comportamenti antisociali
lombardo», presso il quale conoscerà Cangrande (la corruzione, l’immoralità dei costumi). L’invetti-
della Scala. Poi il poeta chiede se dovrà dire tutto va è forse lo strumento retorico più potente e più
quello che ha visto (che a molti risulterà di sapore efficace per bollare tali comportamenti
acre) o se dovrà smussare le parole (ma allora per-

80
L’invettiva colpisce i guelfi bianchi. dall’equilibrio e dalla corretta disposizione delle
parti.
6. L’ars dictaminis, l’invettiva e la co- In Dante confluisce la retorica e la poetica classica
municazione e cristiana, ed egli fa confluire tutto ciò nella Divi-
na commedia. Pg VI è il massimo esempio di in-
vettiva e di dispositio dell’opera e del Medio Evo.
L’invettiva è una delle tante manifestazioni dell’ars Ma ciò vale per infiniti altri episodi: l’orazion pic-
dictaminis, l’arte di parlare e di comunicare in mo- ciola di Ulisse è il massimo esempio di tecnica per-
do efficace. Gli altri generi e le altre figure retori- suasoria (If XXVI). In sintesi il poema dantesco è
che completano quest’arte. Il mondo antico vive un trattato di retorica applicata. Il massimo di
sulla parola, e sulla parola diretta. Non c’erano quanto si può pretendere da un autore. Anafore, al-
mass media, e la popolazione non era affatto alfa- litterazioni, metonimie, onomatopee, similitudini,
betizzata. Di qui l’importanza della parola, del di- sinestesie, zeugmi. Acrostici e imitazione o ripro-
scorso ornato quale mezzo di comunicazione e di duzione del linguaggio altrui (da quello curiale di
persuasione. Per una popolazione di analfabeti la Pier delle Vigne a quello poetico di Arnaut Daniel
parola era il massimo. Per una popolazione di mne- a quello misterioso ed evocativo dei salmi in lati-
motecnici la parola era ancora il massimo. Le so- no). Dialettismi, linguaggi tecnici e linguaggi setto-
cietà tradizionali non conoscevano efficaci stru- riali (astronomia, matematica, geometria, logica
menti per conservare i dati. Ce n’erano soltanto du- ecc.): c’è tutta la retorica dalla a alla zeta.
e: il volumen, cioè la pergamena arrotolata, o la Il mondo antico aveva tempo da dedicare al lin-
propria memoria. Di qui i concorsi a chi ricordava guaggio, alla memoria, all’analisi del linguaggio e
più cose. E i libri erano scarsi e costosissimi. Quelli delle sue infinite possibilità e sfumature. Il tempo
a buon mercato su papiro duravano poco. Le tecni- era lentissimo. Questo patrimonio è stato messo da
che della memoria raggiungono sviluppi impensa- parte con la comparsa della società di massa e dei
bili. mezzi di comunicazione che potevano evitare il ri-
L’uomo quindi ha soltanto due strumenti per co- corso alla memoria e alla parola efficace: potevano
municare: il libro e il discorso. Il collegamento è attrarre ed affascinare con l’immagine in movimen-
dato dalla sua memoria e dalla sua capacità di ri- to e a colori, con le immagini spettacolari e il lavo-
cordare. Gli oratori hanno grandissima importanza ro di gruppo. Anche se dietro spesso c’era e c’è il
nel mondo greco e nel mondo romano - dagli av- nulla. Ma la vita è fatta anche di nulla.
vocati ai politici ai grammatici -; ed hanno uguale D’altra parte nessuna memoria umana oggi può ri-
importanza nel mondo cristiano, dall’Alto al Basso tenere i bilioni di bilioni di informazioni che sono
Medio Evo alla Ratio studiorum (1559) dei gesuiti. normalmente disponibili anche sull’argomento più
La parola declamata e scritta domina la cultura fino insignificante. Il mondo antico aveva fame di cono-
a tempi recentissimi. C’è anche l’immagine, ma in scenze. Il mondo di oggi deve difendersi dall’iper
genere è considerata informazione inferiore e popo- informazione. Ogni epoca ha i suoi problemi, e se
lana. Gli oratori, gli avvocati, i predicatori accom- li deve risolvere.
pagnavano la parola con il tono di voce, ugual-
mente da curare, e con il gesto appropriato: tutte e
tre le variabili dovevano tendere nella stessa dire-
zione e a raggiungere il massimo risultato.
Demostene (384-322 a.C.), uno dei maggiori orato-
ri politici dell’antichità, era balbuziente e si mette-
va i sassetti in bocca per guarire dal difetto. Uno
dei massimi teorici dell’ars rethorica è Marco F.
Quintiliano (35ca-95ca), un retore che condiziona il
Medio Evo e il Rinascimento. In genere viene po-
sto subito dopo Marco T. Cicerone (106-43 a.C.).
Lo stesso Dio è e resta Λóγος, cioè Verbum, Paro-
la, sia nella filosofia greca, dove il termine vale an-
che argomentazione, ragionamento, discorso, sia
nella filosofia cristiana: «In principio era il
Λóγος...» (Vangelo secondo Giovanni, 1, 1).
Retorica significa tecnica e capacità di comunicare.
Il linguaggio si arricchiva di figure retoriche, si ar-
ticolava in generi. Le orazioni e i testi si costruiva-
no e si scrivevano a mente fredda a tavolino. Era
convinzione unanime che l’efficacia fosse garantita

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della vita quotidiana. Un’idea talmente forte e resi-
I canti delle questioni scientifiche stente, che occorre la scienza moderna e uno sforzo
teorico poderosissimo per scalzarla e sostituirla: G.
Galilei (1564-1642) sostituisce le intuizioni incor-
1. Le questioni scientifiche e la funzio- porate nella teoria medioevale dell’impetus, che ca-
ne della poesia ratterizza i corpi, con il principio di inerzia. Se gli
eventi sono provocati da una volontà, è facile pen-
Nella Divina commedia le questioni scientifiche sare che questa volontà sia buona o cattiva, sia di
sono numerose: l’origine dei temporali (Pg V), le un angelo o di un demonio. Perciò accanto agli a-
fasi del concepimento e la formazione del corpo spetti fisici (la condensa, il vento, l’arcobaleno
umbratile (Pg XXV), l’ordine dell’universo (Pd I), ecc.) un uomo del Medio Evo avrebbe cercato la
le cause delle macchie lunari (Pd II), l’ereditarietà causa metafisica, cioè soprannaturale, dell’evento.
dei caratteri (Pd VIII). A queste teorie fanno di Qualcuno potrebbe dire: ma gli angeli o i demoni
contorno numerosissime altre osservazioni o que- non esistono. L’osservazione è fragile: esiste ciò
stioni filosofiche, storiche, scientifiche, psicologi- che si pensa che esista; ed esiste anche ciò che non
che. si vede che esiste. Nessuno, salvo errori, aveva vi-
sto angeli e demoni, anche se c’erano moltissime
Dante è l’intellettuale completo: è poeta, politico, testimonianze. Ma l’esistenza degli angeli e dei
filosofo, teologo, scienziato. È anche uomo e indi- demoni era esigita dalla teoria. Allo stesso modo in
viduo. E simbolo dell’umanità errante. Insomma fa cui le teorie di oggi esigono l’esistenza del neutrino
concorrenza a Dio, che è soltanto uno e trino... o dei quark. Ed esiste anche ciò che non si vede
che esiste: per fare un esempio, esistono virus, bat-
2. La teoria delle cause dei temporali teri ecc., che non si vedono, ma che fanno sentire la
loro esistenza in modo indiretto, provocando fe-
nomeni visibili come le malattie. Questi esseri poi
In Pg V il poeta affronta il problema di come si si possono anche vedere, con gli strumenti che si
formano i temporali. Il demonio, per vendicarsi di sono costruiti a tale scopo.
aver perso l’anima di Bonconte, scatena un tempo- Un temporale abbevera la campagna o travolge i
rale facendo uso delle sue capacità di angelo, sep- raccolti. Era perciò facile pensare che dietro ad es-
pure decaduto. Il corpo di Bonconte è trascinato so vi fosse un angelo che voleva fare del bene o un
dalla forza dell’acqua e scompare nel letto del fiu- demonio che voleva fare del male. E l’uomo me-
me. dioevale sentiva intensamente il problema del bene
La spiegazione si inserisce immediatamente nella e del male, perché bastavano due gocce d’acqua
teoria medioevale della spiegazione: una cosa suc- per danneggiare in modo irreparabile la sua vita.
cede perché c’è una causa precedente che la fa suc-
cedere. Il temporale scoppia perché c’è una causa La spiegazione delle cause del temporale è quindi
precedente che lo fa scoppiare. Le cause non sono in linea con la cultura medioevale ed ha tutti i cari-
soltanto fisiche, sono anche metafisiche, perché tut- smi della scienza medioevale.
to l’universo è collegato e integrato. Le cose, sep-
pure a diversi livelli, hanno una volontà o, meglio,
incorporano una forza, un istinto, che le fa andare
3. La teoria del concepimento e del
verso il loro fine, prestabilito da Dio. Le cose sono corpo umbratile
piene di dei, diceva Talete di Mileto (624-545 a.
C.). Sono vive, hanno un ανεµος, un soffio direbbe In Pg XXV il poeta affronta la duplice questione di
un pensatore medioevale. E, se la materia è inerte, come avviene il concepimento e di come le anime
allora ogni avvenimento è provocato da una volon- possono soffrire per la mancanza di cibo. La spie-
tà, che può essere sia buona sia cattiva, che può es- gazione è semplice: dal cuore, che lo ha purificato,
sere un angelo o un demonio. I gradini della realtà il sangue va agli organi genitali maschili. Da qui
o dell’essere erano: cose, esseri con vita vegetativa entra in contatto con il sangue femminile nella va-
(piante), sensitiva (animali), razionale (uomini), gina della donna. L’unione del sangue maschile e
immateriali (angeli o demoni). E ogni livello e- di quello femminile dà origine al feto del nascituro.
sprime un livello più elevato di realtà. La materia è La spiegazione insiste sul fatto che il contributo
concepita come inerte, senza forma, ma bisognosa maschile alla procreazione è attivo, dà la forma;
di una forma. La forma le proviene dall’esterno. quello femminile è passivo, riceve la forma, è pre-
Questa idea è complementare con l’altra idea, che disposto a ricevere la forma. Insomma è l’uomo
soltanto una volontà può agire sulle cose. che feconda la donna; e la donna è predisposta ad
La teoria della materia come inerte e amorfa è il essere fecondata. La teoria è in sintonia con
nucleo centrale della fisica medioevale, è legata al- l’esperienza che l’uomo comune come lo scienziato
l’esperienza di ogni singolo uomo, all’esperienza fa nella vita quotidiana.

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La teoria ha due aspetti che è opportuno sottolinea- corpo era esigito dalla teoria: soltanto il corpo può
re. Il sangue purificato è purificato dal cuore e pro- soffrire, soltanto la presenza del corpo può mostra-
viene dal cuore agli organi sessuali maschili. La re una purificazione ancora incompleta, un legame
teoria che il centro della vita, dei sentimenti e delle con la materia. Nel paradiso il poeta giustamente
attività cerebrali sia il cuore è di origine aristoteli- concepisce le anime come pura luce, prive di qual-
ca, e perciò è accolta da Dante. Il pensiero medioe- siasi aspetto fisico, e perciò irriconoscibili. Le ani-
vale, affamato di sapere com’era, fa suo quasi inte- me dei dannati e dei purganti hanno invece
ramente il pensatore greco. Ma questa spiegazione l’aspetto che avevano quand’erano in vita. Questa
non poteva risultare completamente soddisfacente. spiegazione ha anche il dono della semplicità e di
Il Cristianesimo parla di anima immortale, in gene- ripetere la teoria del concepimento.
re negata dal pensiero greco (per Aristotele era la Il poeta ha un bel dire che Dio non vuole che noi
forma del corpo), se si esclude Platone. Come fare sappiamo come i corpi soffrano, ma non sa resiste-
per attribuire importanza all’anima? Dante e con lui re - né lui né i suoi contemporanei - alla tentazione
tutto il pensiero medioevale recupera e dà ulteriore di elaborare una spiegazione. Neanche Adamo ed
importanza ad un’altra idea di Aristotele: i diversi Eva avevano saputo resistere alla tentazione di sa-
livelli di vita, dalla vita delle cose alla vita intellet- perne di più sul giardino che li circondava, anche
tiva. Così, dopo che il sangue maschile e quello se ciò era stato loro espressamente vietato...
femminile si sono fusi insieme, il feto passa dalla Il seguito si svolge in modo necessario: il corpo
vita vegetativa alla vita sensitiva, e poi, giustamente umbratile sarà indossato fino al giudizio universale,
per intervento diretto di Dio, passa alla vita razio- quando i dannanti avranno per tutta l’eternità il loro
nale. La vita razionale è quindi legata all’esistenza corpo reale con cui soffriranno, i purganti si libere-
di un’anima. Quest’anima con la morte si libera del ranno del corpo umbratile, del corpo in facsimile e
corpo e resta puro spirito. E come tale godrà il andranno a godere la gioia del paradiso. Vale la
premio e il castigo. Insomma se nell’altra vita ci pena di osservare che i dannati dopo il giudizio u-
aspetta il premio o il castigo, vuol dire che in qual- niversale soffriranno di più (If VI) e che avranno la
che modo o con qualche cosa dobbiamo soffrire o loro memoria vuota (If X), quindi saranno puri
possiamo godere. Ci deve essere quindi un’anima corpi vegetali, destinati soltanto a soffrire.
immortale. D’altra parte l’anima immortale è una
verità del Vangelo: “Oggi sarai con me in paradi- 4. L’ordine dell’universo
so”, dice Gesù sulla croce al ladrone. E il Vangelo
è una auctoritas. Tutti i pezzetti del puzzle comba- In Pd I il poeta affronta il problema dell’ordine
ciano. dell’universo. La visione dell’universo, che emer-
In questo modo dalla teoria del concepimento si geva di soppiatto nelle altre teorie, viene ora espo-
passa alla teoria del corpo umbratile. Realtà e veri- sta e ribadita direttamente. L’universo è costituito
tà fisiche sono consapevolmente fuse con altre fon- da sfere concentriche ed è diviso in due parti: il
ti di verità e di sapere. mondo sotto la Luna, dominato dal divenire delle
Quando il corpo muore, risulta immediato pensare cose (o, con termine tecnico, dalla generazione e
che muoia la parte mortale, cioè la parte vegetativa dalla corruzione o dalla contingenza); il mondo o
e sensitiva; e che resti immortale (= non muoia) la le sfere cristalline sopra la Luna, che sono immuta-
parte creata direttamente da Dio, il quale ha bili, cioè non soggette al divenire. Tutte le sfere so-
l’abitudine di creare soltanto cose eterne (questa è no tra loro collegate, e la sfera estrema comunica i
un’altra prova dell’esistenza dell’anima). Durante suoi movimenti alle sfere interne. La terra è al cen-
la vita l’individuo, che ha quel corpo e quell’anima tro dell’universo ed è materiale; l’ultima sfera, Dio,
specifici, si è comportato bene o male, merita il è immateriale. Dio è concepito aristotelicamente
premio o il castigo. Perciò appena morto viene come Motore Immobile che pervade tutto l’uni-
giudicato, sa se andrà sulle rive dell’Acheronte o verso con il movimento del fine, cioè fa muovere le
del Tevere. Qui l’anima razionale deve subire le cose attirandole verso di sé. Tra empìreo e Terra è
adeguate trasformazioni che le permettano di sof- un commercio continuo: i cieli sono percorsi da
frire le pene eterne dell’inferno o le pene tempora- angeli che fanno la spola notte e giorno. I demoni
nee del purgatorio. Se va direttamente in paradiso invece devono soltanto uscire dall’inferno, che è
(cosa difficile, visto che le occasioni che l’uomo sotto terra: sono avvantaggiati rispetto agli angeli,
comune ha per peccare sono infinite e visto che perché hanno meno strada da fare per recarsi al la-
nella vita, con una economia di pura sussistenza, gli voro e tentare gli uomini. I loro risultati sono me-
unici piaceri sono i peccati), il problema non si po- diamente molto superiori a quelli degli angeli.
ne. L’intuizione migliore, che Dante fa sua, è que- L’universo medioevale è ordinato gerarchicamente:
sta: come il sangue maschile dà la forma al sangue ci sono diversi gradi di esseri, dalle cose agli uomi-
femminile, così l’anima razionale dà la forma ni agli angeli, che sono soltanto spirito. E soprattut-
all’aria circostante e si crea un falso corpo, un cor- to esso è un unico grande organismo, costituito da
po surrogato, un’ombra, un corpo umbratile. Tale esseri che hanno incorporato un istinto che li fa an-
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dare verso il fine prestabilito da Dio per loro. cause metafisiche, dal contesto generale. Un errore
L’istinto del fuoco è quello di andare verso l’alto: metodologico imperdonabile. Dio è da per tutto, le
qualsiasi tentativo di farlo andare verso il basso fal- cause sono attive in ogni momento e da per tutto.
lirebbe. L’istinto della pietra è quello di andare ver- Un fisico che opera dopo Galilei e dopo Newton
so il basso. Se si prova a tirarla in alto, si vede su- potrebbe sottoscrivere questa tesi. Basterebbe sol-
bito che ritorna in giù e cade sulla testa del malca- tanto una minima modifica: la forza di gravità è da
pitato o dello scienziato che ha tentato l’esperimen- per tutto. Così non avrebbe nessuna critica da ri-
to contro natura. Anche questa teoria, detta dei luo- volgere alla tesi esposta da Beatrice...
ghi naturali, è ovvia, intuitiva e soprattutto confer- Per Dante e per il pensiero medioevale il contesto
mata dall’esperienza. Come si vede, l’esperienza condiziona e deve condizionare l’ipotesi che si
conferma le teorie medioevali, come poi conferme- formula e che si considera (o si dimostra) poi vera.
rà le ben diverse teorie della scienza moderna... E questo è uno dei risultati più persuasivi della me-
In questa teoria però, come in tutte le teorie, vi è todologia e della epistemologia moderna. Ma è an-
una eccezione, anch’essa confermata dall’esperien- che quello che una persona di buon senso fa nella
za. Via via che ci si allontana dalla materia inerte e vita quotidiana. Davanti ad un amico che si arrab-
senza forma, gli esseri acquistano vita e volontà. bia non si dice: ma tu ti arrabbi sempre. Si inserisce
L’uomo, che è per metà vita vegetativa e sensitiva e questo fatto o questo comportamento nel contesto:
per metà vita intellettiva, ha incorporato l’istinto è stanco, perciò si arrabbia più facilmente. La causa
che lo spinge verso l’alto, verso Dio. Ma i beni ter- non è lui, non è il suo carattere. È il contesto che lo
reni sono belli, piacevoli ed affascinanti, perciò condiziona al di là della sua capacità di controllarsi.
spesso egli devia dalla meta, e dimentica la felicità Ben inteso, se si arrabbia sempre, costantemente,
eterna per soddisfazioni effimere ma molto più vi- allora si propone l’altra ipotesi: la causa non è il
cine e a portata di mano. D’altra parte il libero arbi- contesto, è il suo carattere.
trio è una verità indiscutibile: se non ci fosse, se
l’uomo non potesse goderlo, allora non sarebbe La teoria delle macchie lunari mostra molto più
meritato il premio come non sarebbe meritato il ca- delle altre teorie quanto è importante il contesto
stigo. Il libero arbitrio comporta quindi la possibili- generale in cui il fenomeno va spiegato e interpre-
tà teorica di peccare ma anche l’esecuzione pratica tato.
del peccato. Così l’uomo è preso tra cielo e terra,
salvezza dell’anima e soddisfazioni terrene. 6. La teoria dell’ereditarietà
Anche in questo caso tutti i pezzetti del puzzle van-
no al loro posto. E la teoria si dimostra capace di In Pd VIII il poeta affronta il problema dell’ere-
spiegare la realtà esaminata. E si dimostra persua- ditarietà. Certamente trovare questa teoria esposta
siva. in un testo poetico mostra l’attenzione del poeta
verso la realtà e verso la scienza. Se poi si aggiunge
5. Le cause delle macchie lunari che lo studio scientifico del problema viene ripreso
in sordina verso il 1865 da un monaco ungherese
In Pd II il poeta affronta il problema delle cause molto curioso, emerge ancora di più il valore della
delle macchie lunari. La spiegazione tiene conto sia intuizione o della spiegazione del poeta. Il monaco
dei dati d’esperienza, sia della visione generale curioso è Gregor Mendel (1822-1884). Ben 555
dell’universo. Insomma un comportamento scienti- anni dopo. Anche in questo caso il metodo e lo
ficamente e metodologicamente corretto. Il pro- schema della dimostrazione sono uguali a quelli già
blema riguarda una parte specifica dell’universo. incontrati. Che la spiegazione proposta sia stata
Beatrice chiede a Dante di tentare una risposta. Il scavalcata dalla scienza moderna e dimostrata “fal-
poeta dice: le ombre sono provocate dal fatto che la sa”, dovrebbe essere ovvio e auspicabile: se in 550
Luna è composta da corpi rari e da corpi densi. la scienza non cambia, che scienza è!?
Una ipotesi verosimile. Beatrice confuta la risposta La spiegazione di Dante ripropone ragionamenti
con un esperimento: immagina ciò che si vedrebbe già fatti: la Provvidenza pensa a tutto, si preoccupa
durante le eclissi di luna, se l’ipotesi fosse corretta. di mandare sulla terra tutte le funzioni che servono.
Quindi propone la spiegazione corretta: non ci sono Nel far questo però non distingue la casa del ricco e
corpi rari e corpi densi sulla Luna; le macchie sono la casa del povero. Per questo motivo i figli sono
provocate dall’incontro fra gli influssi che proven- diversi dai padri. L’uomo invece non rispetta il suo
gono dai cieli superiori e la materia di cui è costi- istinto naturale, perciò impugna la spada chi è nato
tuita la Luna. ad impugnare il pastorale, così non svolge bene il
A prima vista la differenza fra le due spiegazioni, suo compito o la sua professione o il ruolo che oc-
quella di Dante e quella di Beatrice, sembra picco- cupa. Insomma, come nel caso dell’ordine dell’uni-
la. In realtà è enorme. La spiegazione di Dante è verso, la colpa è dell’uomo, sempre dell’uomo, che
scorretta, perché isola il fenomeno dal contesto, i- propende troppo spesso verso il male.
sola il fenomeno fisico dalle cause generali, dalle
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Tutto questo è vero, ma la difficoltà che il poeta no «superbia, invidia e avarizia» (If VI, 74-75), le
deve superare è questa: conciliare il libero arbitrio e tre scintille che hanno acceso i cuori dei fiorentini
l’intervento della Provvidenza che sembrerebbe li- e, si può immaginare, i cuori di tutti gli uomini. Ma
mitarlo. Peraltro la Provvidenza è concepita come non si pone il problema: lo vuole la Provvidenza o
la Cornucopia o l’Abbondanza pagana: una divinità ciò dipende ancora una volta dal libero arbitrio
che spande i suoi beni e non guarda in faccia a nes- umano? La risposta giusta dovrebbe essere ancora
suno, perché è cieca o bendata. Non è il modo mi- la seconda. Ciò emerge quando l’imperatore Giu-
gliore per concepire la funzione della Provvidenza stiniano si lamenta che Costantino ha riportato la
che dipende interamente da Dio... capitale da Roma a Costantinopoli, andando contro
Ci si può chiedere perché la Provvidenza lancia le i decreti del cielo. Ed il cielo non è intervenuto, per
capacità così a vanvera, perché non le distribuisce non limitare il libero arbitrio dell’imperatore (Pd
con più avvedutezza, dove maggiormente servono. VI, 1-6).
Perché non ha fatto un piccolo passo in più? Ma Soltanto in una occasione egli plaude ai cambia-
non c’è nessuna risposta. Bisogna accontentarsi che menti: sono i cambiamenti che Cangrande della
le cose stanno così, altrimenti non era necessario Scala introdurrà nella società veronese (Pd XVII).
che la Vergine Maria mettesse al mondo Gesù Cri- Per il poeta e per il principe, che è partigiano
sto, cioè non era necessario che Dio si incarnasse e dell’imperatore, i mutamenti sono positivi. Per i
si facesse uomo, per salvare l’umanità (Pg III, 34- diretti interessati indubbiamente no.
39). Si potrebbe pensare: per non limitare il libero
arbitrio dell’uomo... Ma la nascita e la corruzione coinvolge tutto il
D’altra parte è difficile leggere nella mente della mondo sotto la luna, sia quello fisico, sia quello
Provvidenza o nella mente di Dio. E risulta miste- umano. E contro il divenire, che è un fiume in pie-
rioso per quale motivo lei o Lui giochino ai dadi na che travolge e trascina con sé tutto e tutti, non
con i destini umani. Neanche Einstein pensava che c’è ragione umana capace di opporsi né capace di
Dio fosse un avventore di qualche osteria celeste, capire.
dove si giocava a dadi (o al gioco d’azzardo), e i
dadi ora erano sani ora truccati... Vale la pena di notare che al di là del problema del
Il poeta sostiene che i figli sarebbero sempre uguali libero arbitrio e della collocazione di ciascun indi-
ai genitori e di conseguenza la società andrebbe in viduo nel posto a cui è inclinato, il poeta percepi-
rovina, se non intervenisse la Provvidenza, che ne sce altri problemi: quello della allocazione ottimale
cambia i caratteri, in modo che costantemente la delle risorse; e quello del cambiamento. Il cambia-
società abbia gli individui che grazie alle loro capa- mento, la mutazione genetica, è un dato di fatto che
cità, inclinazioni e funzioni diverse ricoprano tutte si presenta agli occhi di un osservatore attento. Il
le funzioni di cui il consorzio civile ha bisogno per problema perciò è: che cosa provoca la mutazione
funzionare. E i ruoli sociali più importanti sono: il genetica? Per quali fini? Se non avesse guardato un
legislatore, il guerriero, il sacerdote, l’artigiano. po’ troppo alla politica, alla filosofia, alla teologia,
Sulla Terra quindi sarebbe opportuno - conclude il alla poesia, Dante avrebbe anticipato Ch. Darwin
poeta - che ogni individuo seguisse le sue inclina- (1809-1882) di 549 anni: nel 1859 questi pubblica
zioni, per il bene suo come per il bene dell’intera L’origine della specie, dieci anni dopo L’origine
società. Ma gli uomini preferiscono ignorare le loro dell’uomo. Una volta giunti a quella formulazione
inclinazioni e con ciò ignorare anche i suggerimenti del problema, era immediato fare il passo succes-
della Provvidenza. Perciò esiste il disordine nella sivo e sostenere la tesi che l’organismo, inferiore o
società. O, meglio, esiste una allocazione non otti- superiore che sia, attraverso la mutazione genetica
male delle risorse. si adatta all’ambiente...
Qui il poeta pensa ad una allocazione ottimale delle
risorse e dei talenti umani e, insomma, pensa ad Il poeta invece ritorce l’argomentazione contro i
una società meritocratica o, ancor meglio, aristocra- politici e i religiosi che non seguono il loro istinto:
tica (ο αριστος in greco è il migliore). Ma le sue ciò produce gravi danni nella società.
idee sulla società non si fermano qui. In altri canti,
in particolare in Pd XV, XVI e XVII, sogna una
società tradizionale e tranquilla, che ignora la ric-
chezza ed i commerci, in cui ognuno è produttore e
consumatore di quanto produce, una società che si
identifica nella città e perciò è di piccole dimensio-
ni. Una società non caratterizzata dal cambiamento.
Una società stabile, statica, in equilibrio. Ma la sua
Firenze non ha più queste caratteristiche. Egli ne
indica le cause vicine: «la gente nova e i sùbiti
guadagni» (If XVI, 73), a cui peraltro si aggiungo-

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anche la fede razionale (Beatrice), che supera la ra-
I canti di Beatrice (Inferno e Pur- gione. Ma anche la ragione ha i suoi limiti, anche
gatorio) la fede e la ragione teologica hanno i loro limiti.
Occorre procedere su un gradino ulteriore, inoltrar-
1. Beatrice, la donna, la fede e la teolo- si nella fede mistica (san Bernardo), che porta
gia l’uomo ad un livello di esperienza ancora più ele-
vato. Ma neanche la fede mistica è sufficiente: deve
intervenire direttamente Dio, perché Dante possa
Dante incontra Beatrice nella sua giovinezza. Di
provare l’esperienza suprema, quella che va oltre la
essa si innamora, com’era nella consuetudine dei
ragione, oltre la fede, oltre il linguaggio razionale e
poeti. Ad essa attribuisce il merito di averlo fatto
teologico, oltre l’esperienza mistica; e che si prova
uscire dalla schiera del volgo. E ad essa dedica per-
a contatto con Dio, il Tutto, la Totalità, l’Alfa e
ciò la Vita nova, la storia della sua vita psicologica
l’Omega, il Principio e la Fine, l’Essere senza nes-
e intellettuale rinnovata dall’esperienza amorosa.
sun’altra determinazione.
La donna muore nel 1290 ed egli ha un periodo
In questo modo, con questa scala, con questo
(più o meno attendibile) di traviamento spirituale,
itinerarium il poeta cerca di parlare del particolare
di cui si preoccupa anche l’amico epicureo Guido
e del generale, cerca di collegare e di inserire il
de’ Cavalcanti.
primo nel secondo, perché la cellula esiste, ma esi-
Ma un viaggio ben più impegnativo egli dovrà poi
ste nell’organismo, allo stesso modo in cui la verità
fare con Beatrice dieci anni dopo: essa lo guiderà
particolare acquista il suo senso preciso a contatto
dal paradiso terrestre, dove la incontra, a tutti i cieli
con tutte le altre verità e in riferimento alla Verità
del paradiso, poi lo affiderà a san Bernardo. Il nuo-
suprema, alla Verità assoluta.
vo viaggio avviene non nella realtà terrena, ma nel
mondo dell’immaginario, nel mondo dei simboli.
Le questioni sono sempre complesse, ma bisogna
La donna acquista una nuova realtà, diventa il sim-
rendersene conto. Perciò Platone aveva elaborato
bolo della fede e della teologia, di cui l’uomo ha
una teoria della conoscenza che comprendeva due
bisogno per salvarsi. E in molte circostanze diventa
livelli, l’apparenza e la conoscenza solida (δοξα
il simbolo stesso del Messia, cioè del Salvatore.
ed επιστηµη), ognuno dei quali a sua volta era
Il rapporto di Dante con la donna è molto comples-
suddiviso in due parti: opinione e fede (εικασια e
so. Egli si è perso, non sa come, nella selva oscura,
πιστις); conoscenza matematica e conoscenza dia-
ed è lei che scende dal cielo per chiedere a Virgilio
lettica (διανοια e νους) (Rep., VI). E considerava
di accorrere in suo soccorso. E Virgilio, che si tro-
la realtà come il mondo dell’apparenza. Il mondo
vava nel limbo con gli spiriti magni, è ben contento
assolutamente vero era oltre il cielo (υπερ του
di obbedire alla donna e di accorrere in aiuto al po-
ουρανου), era il mondo delle idee, che il demiur-
eta.
go (un essere immortale, eterno come le idee) ave-
In questo modo però il rapporto di Dante con Bea-
va preso come modello per forgiare la realtà. E la
trice diventa molto più complesso: essa non è più
fede, che pur apparteneva ad un livello inferiore di
la donna stilnovistica, la donna angelicata della sua
conoscenza, interveniva come δευτερος πλους
giovinezza, diventata il simbolo della fede e della
(seconda navicella), quando la ragione si trovava
teologia, ma lo diventa in contatto e in presenza di
in stallo e non sapeva come proseguire.
un altro interlocutore, Virgilio, relegato agli inferi,
perché non ha conosciuto il battesimo, la grazia, e
Se i grandi pensatori avevano escluso una cono-
lei, la fede. E Virgilio è simbolo della ragione u-
scenza diretta della realtà o un rapporto univoco tra
mana.
teoria e realtà, tra termine e oggetto, una qualche
Il rapporto è quindi trino: Beatrice, la fede, Virgi-
motivazione ci doveva pur essere. Perciò fanno sor-
lio, la ragione, e Dante, pellegrino di questa valle di
ridere i reiterati tentativi dei neoempiristi logici e
lacrime, che si perde in una selva oscura e che ha la
dei loro simpatizzanti, che cercano un rapporto bi-
fortuna di ricevere l’aiuto di Virgilio su comando
univoco tra teoria e realtà. Il loro tentativo di co-
di Beatrice. Insomma è la fede che accorre in aiuto
struire una scienza fisicalistica (1929-39) era desti-
di Dante, non la ragione. La ragione se ne stava tut-
nato inevitabilmente a fallire. Se avessero avuto un
ta tranquilla a discutere di poesia con gli altri poeti
po’ di conoscenze di storia del pensiero filosofico,
del limbo...
non avrebbero intrapreso una strada che era già sta-
Dietro la fede peraltro c’è una santa, Lucia, protet-
ta scartata in precedenza, perché non soddisfacente.
trice particolare di Dante; e dietro Lucia c’è la Ver-
Eppure anche il loro nume tutelare e ispiratore,
gine Maria, la Madre celeste, sempre attenta ai bi-
Wittgenstein, che era partito con il piede sbagliato,
sogni dei suoi devoti. Insomma l’aiuto proviene dal
si era ben preso accorto che un linguaggio pitto-
cielo, non dalla Terra, né, tanto meno, dagli uomi-
grafico, che designasse direttamente la realtà, era
ni.
impraticabile. Già nel Tractatus logico-philoso-
Il processo che porta l’uomo a Dio è perciò assai
phicus (1922) scopre la presenza di ciò che è indi-
complesso: l’uomo ha la ragione (Virgilio) e poi ha
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cibile, cioè di ciò che il linguaggio non può espri- loro sollecite attenzioni verso il poeta è però un
mere, il mistico, che è il senso della realtà e che ap- uomo, anzi un poeta, che è ben contento di farsi
pare quando si guarda la realtà come una totalità. comandare, di uscire dal limbo e di farsi un giro
prima per l’inferno e poi per il purgatorio.
Dante e tutto il pensiero medioevale avevano sco- In medio stat virtus (“La virtù sta nel mezzo”) scri-
perto tutto questo sei secoli prima. Poi iniziano i veva Aristotele e traducevano i pensatori latini. Da
secoli bui, quando nasce e si afferma la ragione una parte Dio è rigido e implacabile nelle sue deci-
moderna, una ragione strumentale e disposta a tut- sioni, dall’altra il poeta si perde sbadatamente nella
to, che non ha più il senso dei limiti e soprattutto selva oscura. In mezzo ci sono tre donne materne e
che si propone di raggiungere scopi che non è lei a sollecite, che trovano il modo di smussare la deci-
indicare. sione implacabile della divinità e di mandare un a-
iuto a Dante: Virgilio (la ragione) e la loro costante
2. La discesa di Beatrice nel limbo e protezione.
l’indifferenza verso le sofferenze dei Eppure Beatrice, ma anche le altre due donne, pre-
dannati sentano due aspetti tra loro assai contrastanti: la di-
sponibilità di accorrere in aiuto a Dante e la totale,
Sta scendendo la sera e i due poeti si mettono in divina, indifferenza verso le sofferenze dei dannati.
cammino (If II). Dante è preso subito da un dubbio: A questa indifferenza si associa l’assoluta mancan-
prima di lui discesero nell’oltretomba Enea e san za di paura verso il male e l’assoluta certezza che le
Paolo. I motivi sono comprensibili: da Enea dove- fiamme dell’inferno non possono fare alcun male.
va nascere Roma e poi l’Impero, da san Paolo do- Questo aspetto bifronte si spiega facilmente: Dante
veva venire una prova della fede. Egli perciò non è ancora vivo e può ancora ritornare sulla via del
capisce perché deve intraprendere quel viaggio e bene, che porta alla salvezza eterna, le anime dei
chi lo permette. Virgilio lo rimprovera: ha l’animo dannati (si parla di essi, più che degli spiriti magni,
offeso dalla viltà, che spesso impedisce di compie- che nel limbo fanno una vita tranquilla, per quanto
re azioni onorevoli, e pazientemente gli spiega che insoddisfacente) hanno bruciato tutte le possibilità
egli se ne stava tranquillamente nel limbo quando che Dio e la Madonna avevano dato loro per sal-
venne da lui una donna beata e bella, che lo pregò varsi.
di venire in suo soccorso. Lei era nell’empìreo, Le regole si devono rispettare senza eccezioni, al-
quando la Vergine Maria si accorge che Dante era trimenti non sono più regole. Gli uomini sono re-
in pericolo, perciò si rivolge a Lucia, a cui il poeta sponsabili delle loro azioni. Sapevano che c’era
era devoto, e Lucia si rivolge a Beatrice, affinché l’inferno con le sue pene. Hanno scelto di fare il
accorra in suo aiuto. Beatrice era andata da Virgilio male e di non pentirsi. Sono stati liberi di scegliere
e Virgilio si era subito precipitato ad aiutarlo. Per- ed ora devono affrontare le conseguenze delle loro
tanto, se in cielo tre donne lo proteggono, di che ha azioni. La pietà e la compassione sarebbero state
paura? Di che si preoccupa? Dante ritorna nel pri- fuori luogo. E Beatrice assume giustamente il com-
mitivo proposito, e i due poeti riprendono il viag- portamento che a prima vista sempre rigido, infles-
gio. sibile, disumano, spietato; e che invece è giusto,
inevitabile, conseguente, necessario. Non si posso-
Virgilio è sollecito ad esprimere la sua disponibilità no minacciare pene e dopo non infliggerle o scusa-
ad accorrere in aiuto a Dante, ma coglie anche l’oc- re o giustificare o ridurle o abbonarle. Questa sa-
casione per porre una domanda: «Ma dimmi perché rebbe la negazione della legge, della legalità, della
non temi di scender quaggiù (= nel limbo), in que- giustizia. E anche dell’equità: ci sono stati i creden-
sto centro (= l’inferno) dell’ampio luogo (= l’em- ti o i cittadini che hanno rispettato la legge, che
pìreo), in cui desideri intensamente tornare» (vv. hanno pagato sulla loro pelle il rispetto della legge.
82-84). Beatrice (è donna ed è la ragione teologica) Perdonare i colpevoli significherebbe mettere catti-
risponde senza incertezze che si devono temere so- vi cittadini e buoni cittadini sullo stesso piano. Si-
lamente quelle cose che possono fare male a qual- gnifica buggerare i buoni cittadini e dare loro dei
cuno, non le altre, che non possono far paura. Dio fessi perché hanno rispettato la legge. I malvagi, i
le ha fatto la grazia che l’infelicità dei dannati non criminali hanno avuto tempo sino all’ultima ora
la tocca affatto, né il fuoco dell’inferno le può far della loro vita non tanto a riparare il male, quanto
male. In cielo la Vergine Maria aveva visto Dante (o almeno) a pentirsi. Non l’hanno fatto. Perciò de-
in pericolo e lei era venuta immediatamente da vono pagare le conseguenze. Anzi sarebbe ingiusto
Virgilio. Così per intervento della Vergine era stato e colpevole provare una qualche compassione per
spezzato il severo giudizio di Dio. Insomma Dio loro.
avrebbe lasciato Dante a sbrogliarsela da solo. Ma Dante ha il senso della legalità, e attribuisce a Dio
la Madonna, la madre amorosa e l’avvocata di tutti la stessa sensibilità. Altrove con Marco Lombardo
gli uomini, era sollecitamente intervenuta attraverso si lamenta che le leggi civili ci sono ma che non
altre due donne, Lucia e Beatrice. L’esecutore delle sono applicate (Pg XVI). O addirittura propone una

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visione meno implacabile della divinità, che si di- invece si è lasciato attrarre da falsi beni terreni.
mostra capace di grande comprensione verso gli Finché era in vita lo ha sostenuto con la sua presen-
uomini, a condizione che si rivolgano a lei e non za. Poi è intervenuta apparendogli in sogno, ma i-
sbaglino a rivolgersi alle divinità pagane: gli errori nutilmente. Non restava che mostrargli l’inferno.
postali non sono ammessi (Pg VI, 25-48). Nel pa- Perciò si è rivolta a Virgilio, che l’ha condotto fino
radiso ritorna però questa concezione inflessibile e al paradiso terrestre. Ed ora il poeta può varcare il
inappellabile della legge: la vittima deve essere fiume Letè pagando il prezzo del pentimento: un
considerata correa con il violentatore, se essa non pianto sincero.
ha reagito e non si è opposta alla violenza con tutte
le sue forze (Pd IV, 64-114). Il lettore ha atteso per 63 canti l’incontro del poeta
con Beatrice. Di tanto in tanto il pensiero di Dante
Questa visione giusta della legge umana e della andava alla donna o Virgilio gli ricordava che essa
legge divina oggi è stata totalmente rimossa. I giu- lo attendeva più in alto, nel paradiso terrestre. Ora
dici sono colpevolizzati se applicano la legge (an- avviene l’incontro, un incontro a sorpresa e assai
che in forma indebolita e con tutte le riduzione di complesso: c’è la processione, che introduce il can-
pena e le attenuanti possibili) e la vittima oltre al to, il carro, gli angeli e Beatrice, poi c’è il poeta, ,
danno deve subire anche la beffa. La criminalità Virgilio era scomparso, Stazio era silenzioso e u-
dilaga e può contare su leggi indulgenti o che tra- gualmente Matelda. I nuclei portanti sono Dante e
sformano tutto in pene alternative, un modo fiorito Beatrice in presenza degli angeli. Tutti gli altri pre-
e ingannevole per imbrogliare le vittime ed i citta- senti fanno da muti spettatori.
dini, perché pene alternative vogliono dire soltanto L’incontro avviene in modo sorprendente. Non è
che uno è condannato e che ciò non ostante non va l’abbraccio affettuoso tra Sordello e Virgilio o tra
in galera. Tutta la condanna si risolve nella lettura Casella e Dante. Non sarebbe stato possibile. Non è
della condanna e nello spreco del denaro pubblico l’incontro secondo i moduli dello stilnovismo tra
per il processo. due innamorati che non si vedono da dieci anni. I
Nell’Italia di oggi la cultura dell’illegalità e del fatti risalivano ormai a 25 anni prima, ed il poeta
crimine è talmente diffusa e radicata, che ci sono aveva fatto altra esperienza poetica, intellettuale,
numerose correnti che non si fanno scrupoli a di- filosofica, teologica, scientifica e politica. È l’in-
fendere i colpevoli dalla giusta pena, a non prende- contro tra la vecchia e la nuova Beatrice con l’an-
re mai posizione a favore delle vittime, anzi a sca- tico e il nuovo Dante. Il passato si ritrova nel pre-
tenarsi contro di esse, perché non perdonano e per- sente, ma il presente è ben più importante. Nel pre-
ché vogliono che la legge sia applicata. Chiedere sente il poeta sta facendo un viaggio incredibile nel
giustizia è divenuto un reato e un’azione riprovevo- mondo dei simboli e dell’immaginario che ai tempi
le! della sua giovinezza era impensabile e imprevedibi-
le. È maturato e invecchiato, ha conosciuto l’oblio
Beatrice se ne ritorna nell’empìreo, vicino a Dio, e nei beni terreni, ma ha conosciuto anche il successo
Virgilio fa ritornare Dante nel primo proposito e e poi la disfatta politica. Ed ora ha anche sulle
insieme si mettono a percorrere la voragine inferna- spalle il viaggio nei primi due regni dell’oltre-
le e poi la montagna altissima del purgatorio, fin- tomba.
che Dante incontra Beatrice, dieci anni dopo che è Questo nuovo Dante, che sente ancora la potenza
morta. L’incontro avviene in cima al purgatorio, dell’antico amore, incontra la nuova Beatrice, la
nel paradiso terrestre. Ed è una sorpresa. fede, la ragione teologica, che indica la retta via.
E la nuova Beatrice non può che rimproverarlo: in
3. L’apparizione di Beatrice sul carro vita l’aveva tenuto sulla retta via con la sua presen-
trionfale nel paradiso terrestre. Rim- za; quand’era morta gli è apparsa in sogno. Ma le
brotti a Dante sue grandi capacità lo hanno portato con più forza
al traviamento. Dante riconosce l’errore commesso
La processione si ferma, si volta verso il carro e si e piange. Non lo soccorre più l’ombra di Virgilio,
mette a cantare (Pg XXVII). Dal carro cento angli la ragione limitata, che tante volte l’ha rassicurato e
rispondono. In mezzo ad essi Dante vede Beatrice confortato. Il poeta latino con discrezione è scom-
in una nuvola di fiori. Egli sente la potenza dell’an- parso. Egli è rimasto solo davanti alla donna, ma
tico amore verso la donna. Si volta verso Virgilio, anche solo davanti a se stesso e alle sue capacità,
ma questi è scomparso. Egli si mette a piangere. La che ha usato in modo inferiore, per scopi inferiori.
donna inizia allora a rimproverarlo aspramente, Come l’incontro non poteva andare liscio, così il
perché ha dimenticato che soltanto in paradiso rapporto non poteva essere soltanto tra Dante e Be-
l’uomo è felice. Gli angeli provano compassione atrice. Sul piano scenografico la situazione sarebbe
per lui. Ma Beatrice si rivolge a loro e dice che il stata noiosa e piatta. Il poeta aveva stabilito un rap-
poeta nella sua vita giovanile era dotato di grandi porto a tre fin da If V, quando incontra Francesca e
capacità, che avrebbero dato grandi risultati. Egli Paolo; ed anche in If X, quando incontra Farinata

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degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalcanti. Ora, che ste mostruose), gli infami commerci con il potere
ha il controllo delle sue capacità espressive e dei politico francese [la meretrice nuda (la Chiesa) e il
mezzi tecnici, egli ripete (e in modo ben più com- drudo (il potere politico imperiale e la monarchia
plesso) il rapporto a tre, ma costruisce anche il cer- francese)], che portano alla cattività avignonese (il
chio silenzioso degli spettatori. E quali spettatori!: gigante che scioglie il carro dall’albero e si allonta-
il corteo che precede il carro e che poi si volta ver- na con esso e con la meretrice verso la foresta, fino
so il carro, poi Matelda e Stazio. a scomparire agli occhi del poeta).
L’incontro però non avviene soltanto nello spazio,
ma anche nel tempo, cioè nella memoria (come in Il poeta ormai si è impossessato del mondo dei
altri episodi delle tre cantiche): il poeta e la donna simboli, che sa manipolare e plasmare secondo le
ritornano con il pensiero al passato. Ricordano e sue intenzioni. Il modello che lo ispira è il modello
ripropongono quegli antichi e intensi sentimenti, per eccellenza, l’Apocalisse di Giovanni. Molte
dai quali non si sono staccati e che ora il poeta rivi- immagini e molti simboli sono presi proprio da
ve con la nostalgia e il rimpianto dell’esule. Ma la questo libro. D’altra parte non poteva essere diver-
vita è implacabile, come la giustizia divina. Ed egli samente, perché l’opera aveva dato origine alla
deve percorrere la sua via crucis terrena e il suo vi- produzione letteraria dei libri apocalittici.
aggio ultraterreno. Deve salvare se stesso, ma deve
anche indicare la via della salvezza all’umanità er- Il grifone, simbolo delle due nature di Cristo, lega
rante. il carro della Chiesa all’albero della vita, poiché
L’incontro però avviene anche in un’altra dimen- egli è via, verità e vita. Poi ritorna al cielo. Dante si
sione, quella dell’immaginario, quella del rito, addormenta, cioè conclude una determinata stagio-
quella dell’universo simbolico. La processione in- ne della sua vita spirituale, conosce l’oblio del son-
dica la storia della salvezza: l’Antico e il Nuovo te- no, simile al sonno della morte, poi si risveglia o,
stamento, gli evangelisti, il carro della Chiesa, Bea- meglio, è risvegliato. Chi lo risveglia è Matelda, la
trice che raffigura e che è anticipazione di Cristo. donna che è fuori del tempo storico, che appartiene
Di lì a poco la ritualità continua e il mondo dei al non tempo, al tempo ideale, al tempo immobile
simboli si allarga: il poeta s’immerge nelle acque ed eterno dei progenitori dell’umanità, che viveva-
purificatrici del fiume Letè, poi si addormenta, per no felici e immortali nel paradiso terrestre. La don-
rinascere. È risvegliato da Matelda, che gli indica na lo invita a risorgere, ad entrare nella nuova vita.
Beatrice seduta sopra la radice di un albero e con la Appena risvegliato, Dante chiede subito di Beatri-
quale assiste ai sette riquadri che rappresentano la ce. La donna sta seduta sulla radice, che indica
storia della Chiesa dalle origini al presente. l’Impero. Con lei sono sette donne, che rappresen-
Il mondo dei simboli invade il mondo della profe- tano le virtù che rafforzano la fede. E all’improv-
zia e dei disegni imperscrutabili di Dio. viso irrompe rapida e violenta la storia, il conflitto,
il male, il peccato, la corruzione, la dimensione a-
4. Le tre fiere, la meretrice ed il gigante pocalittica della vita umana.
I protagonisti reali scompaiono completamente, so-
La processione fa una inversione di marcia poi si stituiti dai loro simboli. Il linguaggio si fa profeti-
ferma (Pd XXXII). Beatrice scende dal carro. La co. I nuovi protagonisti sono animali: l’aquila, la
processione si dispone intorno ad un albero altissi- volpe, i drago, infine due figure umane dissolute, la
mo. Il grifone, un animale dalla doppia natura che meretrice e il gigante.
rappresenta Cristo, lega il carro (la Chiesa) all’al- Il poeta riprende, ma ad un livello più alto e più
bero (l’Impero). I presenti si mettono a cantare. Il complesso, la storia dell’umanità che aveva fatto
poeta si addormenta. Quando Matelda lo risveglia, tracciare nell’inferno da Virgilio, che parlava della
la processione e il grifone sono scomparsi, perché statua del grande vecchio nascosta in una grotta
saliti al cielo. Il poeta vede Beatrice seduta con set- nell’isola di Creta (If XIV). Ora la storia non ri-
te donne sulla radice dell’albero, come se stesse a guarda le età della storia umana, riguarda i diretti
guardia del carro. La donna gli dice che anche loro protagonisti, l’Impero, la Chiesa, il legame ora cor-
di lì a poco sarebbero saliti al cielo. Agli occhi di retto ora scorretto che li unisce, la corruzione dila-
Dante si succedono sette riquadri, che raccontano la gante del presente, la comparsa fisica del male me-
storia della Chiesa: le persecuzioni (l’aquila, sim- tafisico, la lotta estrema tra Cristo e l’Anticristo, tra
bolo dell’impero, che si avventa contro il carro), le Dio e Satana. Il presente però non lascia speranze:
eresie (la volpe che è messa in fuga da Beatrice), la l’ultima disavventura capita proprio in quegli anni,
donazione di Costantino (l’aquila che lascia cadere la Chiesa traslocata ad Avignone (1305). Ad essa si
alcune penne sul carro), la corruzione della Chiesa aggiunge la comparsa di una figura insulsa di impe-
(il carro che si cosparge di penne, mentre dal cielo ratore, quell’Enrico VII che viene in Italia per im-
una voce si lamenta), l’avvento dell’Anticristo (il porre un po’ di tasse e per morire (1315). Sul piano
drago che asporta il fondo dl carro), la degenera- privato il poeta vede accomunati nell’esilio anche i
zione totale della Chiesa (il sorgere sul carro di te- figli e scomparire definitivamente la possibilità di

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ritornare a Firenze, un desiderio più o meno ragio- to per più di cinquemila anni la colpa commessa
nevole che ancora gli riscaldava il petto (1314). nel paradiso terrestre. La donna invita il poeta a ri-
In questi anni di estremo sconforto egli riesce a ferire quanto ha visto (l’aveva già fatto poco più
proiettare la poesia sul mondo dei simboli, sul sopra).
mondo della letteratura profetica e sul mondo delle
profezie. Un risultato e un successo poetico straor- Il DUX rimanda inevitabilmente al Veltro, che cac-
dinari, che gli aprono le porte all’immortalità della cerà la lupa nell’inferno e la farà morire «con do-
fama, ma che contemporaneamente lo allontanano glia» (If I, 100-111). La nuova profezia di un Sal-
sempre di più dalle beghe e dalle miserie di questa vatore prossimo venturo si trova proprio ai due ter-
«aiuola che ci fa tanto feroci» (Pd XXII, 151). zi della Divina commedia. Ci sono anche tre ani-
mali da una parte (lonza, leone, lupa) e tre animali
La decadenza e la corruzione sono opera dell’Anti- dall’altra (aquila, volpe, drago). La simbologia ri-
cristo, Satana, indicato dall’Apocalisse con il nu- manda alle forze cieche e istintuali, che caratteriz-
mero 666. Il canto che parla della decadenza della zano gli animali rispetto all’uomo. La simmetria si
Chiesa e delle sue collusioni con l’Impero è il canto presenta anche subito dopo: da una parte il Veltro
66. I numeri, come pensava Pitagora, sono l’essen- (un altro animale, ma simbolo di un personaggio
za della realtà, sono il linguaggio magico e miste- che provoca il rinnovamento spirituale), dall’altra il
rioso che permette all’uomo di entrare nel profon- DUX (un personaggio diretto, che opera il rinno-
do della storia e della natura e che gli dà il potere vamento politico).
sulla realtà. Sorge subito il problema se il Veltro e il DUX sono
uno stesso personaggio o due personaggi diversi,
5. La profezia del DUX, che ucciderà la ad esempio un religioso ed un laico.
meretrice ed il gigante Il Veltro sembra un personaggio religioso che
svolge un’ampia azione di intervento per attuare il
Vedendo i sette riquadri della storia della Chiesa, le rinnovamento spirituale: si ciberà di sapienza, amo-
donne intorno a Beatrice si mettono a piangere (Pg re e virtù e avrà umili origini, tra peltro e peltro (o
XXXIII). Beatrice usa parole durissime contro co- tra Feltre e Montefeltro?).
loro che hanno ridotto la Chiesa in quello stato. Poi Il DUX invece sembra un personaggio politico,
si avvia. Dante, Stazio e Matelda la seguono. Il po- proprio perché è un dux, un comandante militare.
eta le pone una domanda sul presente e sul futuro Poteva essere un papa (ipotesi impensabile visto
della Chiesa. Beatrice profetizza l’avvento di un che i papi praticavano normalmente la simonia ed
Cinquecento e dieci e cinque, un DVX, mandato erano la causa principale della decadenza della
da Dio, che farà giustizia: ucciderà la prostituta e il Chiesa, e Celestino V non era stato all’altezza del
gigante che giace con lei. Poi la donna esorta il po- compito) o un ecclesiastico, soltanto se il poeta ri-
eta a dire tutto ciò che ha visto. Il poeta si lamenta correva alla figura evangelica del buon pastore, che
che fa fatica a capire le parole che gli dice. Beatrice ha cura del suo gregge.
risponde che ciò succede perché egli si è allontana- Insomma, grosso modo, il Veltro è un personaggio
to dalla fede. Dante risponde di no. La donna allora che opera il rinnovamento spirituale ed è quindi un
dice che ha dimenticato il male commesso perché personaggio ecclesiastico. Il dux invece è un perso-
ha bevuto l’acqua del fiume Letè. Quindi svela il naggio politico, che opera il rinnovamento sociale.
segreto dell’albero dalla chioma capovolta, e spie- Ambedue i personaggi però operano nella stessa
ga che l’acqua del fiume Letè fa dimenticare le direzione, quella del rinnovamento dei valori e del-
colpe commesse. Infine invita Matelda ad immer- la società. Francescani e domenicani avevano coo-
gerlo nelle acque dell’Eunoè, che fanno ricordare le perato e si erano divisi i compiti, per riconquistare i
buone azioni compiute. Il poeta vi si immerge. credenti alla Chiesa: i primi proponendo ideali di
L’acqua ha un sapore dolcissimo. Così purificato, è vita, i secondi con la predicazione.
pronto a salire alle stelle. Dai testi si ricava una ulteriore precisazione: il Vel-
tro opera un esteso rinnovamento spirituale (che
Lo stato di estrema corruzione in cui versa la Chie- coinvolgerà anche l’Impero). Il dux opera un rinno-
sa spinge Dante a desiderare e a immaginare un vi- vamento politico (che coinvolgerà anche la Chie-
cino rinnovamento spirituale e temporale, che ri- sa). Insomma c’è simmetria tra le due figure e i lo-
porti l’istituzione sulla via che Cristo ha tracciato ro interventi. Ciò avviene non soltanto in base ai
per essa. Il desiderio e l’aspettativa di rinnovamen- criteri dell’armonia e della retorica classica e me-
to spirituale prendono la forma di una profezia e si dioevale (basti vedere il canto VI del Purgatorio),
inseriscono immediatamente nei riquadri della sto- ma anche in base a quella che Dante considera la
ria della Chiesa delineati nel canto precedente: Dio corruzione e la decadenza del presente, che coin-
susciterà un DUX, una guida, capace di riportare volge sia l’Impero, sia la Chiesa (e che i diretti inte-
tra breve tempo la Chiesa sulla retta via. La giusti- ressati consideravano in un modo completamente
zia di Dio sarà tremenda: i progenitori hanno paga- diverso).

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Due personaggi anziché uno poi potevano svolgere presente, sino a provocare l’autorealizzazione di se
meglio l’attività di bonifica spirituale e politica o, stessa. Verso il 1260 l’Italia era attraversata dai di-
meglio, temporale, di cui la Chiesa e l’Impero ave- sciplinati, che si fustigavano a sangue in remissione
vano assoluto bisogno. Che il poeta pensasse a fi- dei propri e degli altrui peccati.
gure specifiche non è importante. Quel che contava Non si può chiarire ciò che l’autore non si è preoc-
non era il fatto che si realizzassero le sue preferen- cupato, anzi intenzionalmente non ha voluto chiari-
ze, ma che la Chiesa e l’Impero ritornassero ad es- re. E non si può leggere il passato con i criteri del
sere la guida dei cittadini e dei credenti, come Dio presente. È un atteggiamento anacronistico. Se il
aveva voluto e come la società richiedeva. mondo antico dava importanza all’opera e non al-
Il suo tempo aveva già conosciuto il rinnovamento l’autore, dovrebbe essere ovvio che ci si deve met-
spirituale operato da Francesco d’Assisi e da Do- tere in questa prospettiva storica e filologica, e che
menico di Calaruega e dai rispettivi ordini, sorti si deve lasciar perdere il problema di individuare
all’interno della Chiesa. Il rinnovamento france- chi era Omero. Peraltro questo tipo di ricerche, fat-
scano era all’insegna degli ideali di non violenza, te sui libri e negli archivi, sono molto facili, anche
di povertà e di castità; quello domenicano era inve- se inutili, ed evitano al filologo e al lettore l’im-
ce all’insegna della predicazione e della spada (Fol- pegno ben più faticoso di capire il “messaggio” che
chetto da Marsiglia). E aveva prodotto anche quella il testo vuole esprimere. Evitano la fatica di pen-
letteratura e quelle aspettative millenaristiche, ini- sare. Il lettore cede così le armi. Confrontarsi con il
ziate fin dall’anno Mille (“Mille e non più mille!”) testo non è affar suo. Non parla di lui la fabula.
e rafforzatasi soprattutto nel Duecento. Una pia o laica illusione: Dante lo aveva già inca-
Il poeta si inserisce in questa letteratura e la sfrutta strato proponendogli infiniti lati oscuri (quando
per i suoi fini poetici e metapoetici (religiosi, poli- non c’erano, il lettore filologo se li inventava), ed il
tici, sociali): rafforzare questa letteratura, rendere filologo orgiasticamente era caduto nelle panie: il
più acute le attese, in modo che il fatto desiderato conte Ugolino della Gherardesca ha mangiato o no
si avverasse. Da questo punto di vista era contro- le carni dei figli morti? Risposta: non ci sono do-
producente indicare un personaggio preciso: se ve- cumenti atti a testimonialo, dunque... La miseria
niva meno alle attese, ci sarebbe stato un pericoloso intellettuale dei critici e dei filologi è inferiore sol-
riflusso che avrebbe rimandato il rinnovamento. La tanto alla presunzione e alla tracotanza di Capanèo.
cosa migliore era contribuire a queste aspettative e
sperare che o per intervento divino o per iniziativa Comunque sia, in questo contesto di rigenerazione
di questo personaggio che si sentiva inviato da Dio spirituale il poeta inserisce anche se stesso (Pd
fosse attuato il programma di rinnovamento. Anzi XVLI, 100-142), per quanto sia difficile vederlo
si doveva appoggiare questo personaggio il più tar- come Veltro o come Dux: egli è poeta, ha una mis-
di possibile, quando era completamente chiaro che sione da compiere, ma non è certamente né il rin-
era lui il predestinato ad operare il rinnovamento. novatore spirituale, né il rinnovatore politico, anche
se contribuisce nell’una e nell’altra direzione.
Questo rinnovamento spirituale e politico è in ogni Eppure, se egli pone se stesso allo stesso livello di
caso basato sulla violenza rigeneratrice. Non male Enea e di san Paolo, non dovrebbe essere soltanto
per un poeta che vorrebbe far ritornare in vita la Fi- poeta, ma anche Veltro o DUX...
renze tranquilla del trisavolo Cacciaguida, vissuto Con queste riflessioni si cade però nella stessa rete
due secoli prima e morto con le armi in pugno nella che ha teso ai suoi lettori critici: farli discutere del
conquista o nella liberazione del Santo Sepolcro. suo poema, raggiungere la fama e la gloria, e nello
Anche Cangrande della Scala userà la violenza e stesso tempo spingerli sulla strada del rinnovamen-
farà diventare ricchi i poveri e poveri i ricchi, cioè to spirituale. Un’illusione!, perché la storia va dove
darà luogo a grandi sovvertimenti sociali (Pd XVII, vuole lei, è come una valanga cieca e irresistibile,
76-93). Ma il maggiore esperto in violenza rigene- che cade giù dalla montagna. Gli uomini pensano
ratrice è Folchetto da Marsiglia (?-1231). Dante di poterla guidare o almeno deviare. Ma essa tra-
non fa una piega, anzi plaude al vescovo, che ha volge tutti, i piccoli come i grandi. Federico II di
ammazzato 25.000 albigesi in modo democratico, Svevia muore attraversando un torrente (1250). Ja-
senza distinguere tra uomini, donne, vecchi, giova- copo del Càssero muore perché a Oriago, in pro-
ni e bambini (Pd IX, 67-108). D’altra parte, quan- vincia di Padova, ha scelto una strada anziché
do si fa una cosa, o la si fa bene o non la si fa. Sol- un’altra. E fa a tempo a riflettere sull’errore com-
tanto nel primo caso i risultati sono assicurati. messo, perché muore svenato (Pg V, 64-84).
Eppure qualcosa si può dire: Dante non è ne Vel-
Il tentativo di chiarire chi è il Veltro o il DUX è tro, ne Dux, anche se opera nella stessa direzione di
quindi inutile e fuorviante: la profezia non è una questi due personaggi. Non à né l’uno né l’altro
previsione, e trova la sua forza proprio nel fatto che perché egli parla chiaramente di sé e perché, ancor
rimane oscura e rende più intenso il desiderio o più, egli si fa attribuire da Dio la missione di porta-
l’attesa di qualcosa che modificherà radicalmente il re l’umanità intera sulla retta via. Egli à su un piano

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diverso, ha compiti più generali dei due personaggi I canti di Beatrice (Paradiso)
misteriosi. Essi hanno compiti specifici da svolge-
re: rinnovare la Chiesa, rinnovare l’Impero. Egli
invece si rivolge a tutta l’umanità, a cui indica non 1. Beatrice, la fede
una via o l’altra, non la via della felicità terrena o
quella della beatitudine ultraterrena. Indica la via Virgilio se la svigna e lascia Dante nelle mani di
che l’uomo, ogni uomo, deve percorrere per conse- Beatrice. Il poeta sta guardando, ipnotizzato, la
guire i fini che Dio ha stabilito per tutti gli uomini. donna, preso dall’antica fiamma dell’amore. Si vol-
Un compito molto più vasto e più ambizioso, che il ta per cercare la sua guida, ma non la trova più.
poeta realizza come individuo, come intellettuale, Con discrezione o con intelligenza se n’era andato.
come peccatore che perdendosi nella selva oscura Senza salutare ma anche evitando lacrimosi com-
ripete la perdizione in cui era caduta l’umanità. M miati. Se Dante doveva piangere, Beatrice gliene
la salvezza non è impossibile, anche se per conse- avrebbe dato ampi motivi.
guirla si deve fare un viaggio molto lungo, pieno di Virgilio quindi non incontra Beatrice. La ragione
angosce e di sorprese. quindi non incontra la fede. Tra ragione e fede c’è
in effetti una frattura, una delimitazione precisa,
Il canto non è aggressivo né passionale. Non poteva non c’è passaggio continuo e morbido. Dante non
esserlo: doveva essere tranquillo, tranquillo grosso può perciò essere consegnato da una guida all’altra.
modo come l’ultimo canto dell’Inferno, proprio Se la deve sbrigare lui. I rapporti camerateschi con
perché chiudeva la cantica. Perciò la profezia del Virgilio - la ragione è umana - cedono subito il po-
DUX è espressa in pochi versi e in toni mesti e mi- sto a rapporti diversi, che lo mettono costantemente
surati. Il tono di tristezza e l’abbassamento di tono in una situazione di inferiorità. Nell’inferno egli era
è prodotto anche dalle sette donne, che piangono. dubbioso e Virgilio era sicuro di farcela con i dia-
C’è anche una simmetria: il Veltro compare in If I, voli di Malebolge. Ora non è più così. Il poeta di-
100-111, il Dux in Pg XXXII, 40-45, precisamente venta come il bambino che è accudito dalla mam-
all’inizio dell’inferno e alla fine del purgatorio. ma e che talvolta fa domande superficiali, alle quali
la donna risponde con materna comprensione.
6. Il viaggio continua: dal paradiso ter-
restre ai cieli del paradiso Ma chi è Beatrice? Che cos’è la fede? Quali sono i
rapporti di Dante e, più in generale, dell’uomo con
L’incontro con Beatrice è burrascoso, ma poi i rap- la fede?
porti con Dante migliorano. La donna diventa una
guida materna, molto attenta alle domande e ai 2. Beatrice e l’ordine dell’universo (fe-
dubbi, che assillano il poeta. Essa gli anticipa che de e scienza)
di lì a poco avrebbero lasciato il paradiso terrestre
e, come il grifone-Cristo, sarebbero saliti al cielo. Il In Pd I Beatrice e Dante volano più veloci della
viaggio con la donna nei cieli del paradiso stava folgore verso il cielo. Dante non se ne accorge. O,
iniziando. meglio, si accorge che c’è una musica celestiale, di
Quattro giorni prima, nella selva oscura, il poeta si cui domanda subito spiegazione. Beatrice risponde
era disperato e si era gettato tra le braccia di Virgi- che stanno andando verso il cielo più veloci della
lio. Ora ascolta a testa bassa e in lacrime i rimpro- folgore. Dante pone allora un’altra domanda:
veri di Beatrice, e a lei si affida. Devono fare un com’è ciò possibile, se egli è anima e corpo? La
bel po’ di strada insieme: i cieli del paradiso. Poi donna lo guarda con un sospiro di compatimento,
lei lo affida a una guida più autorevole, san Ber- come fa la madre davanti al figlio in delirio. E dà la
nardo, con cui continuerà. il viaggio, fino all’in- spiegazione. Una spiegazione molto complessa,
contro con Dio. E poi subito a casa. Ci sono tante che non resta richiusa nel particolare - non sarebbe
cosa da raccontare in versi!!! una spiegazione adeguata -, ma che si allarga ai
I rapporti con la donna peraltro non sono e non sa- principi e alle loro conseguenze. E poi inserisce il
ranno mai paritetici (o quasi) com’erano stati con caso particolare. Per rispondere adeguatamente al
Virgilio: essa è superiore alla ragione e ancor più al poeta la donna è costretta a delineare l’ordine
poeta. Ciò però si dovrebbe facilmente immaginare dell’universo: Dio ha posto in tutti gli esseri un i-
dopo il sorprendente incontro tra lui stesso e Bea- stinto che li conduce al loro fine. Da questo istinto
trice, che lo scrittore ha immaginato per scombus- l’uomo è spinto verso il cielo. Se ciò non succedes-
solare il lettore. Ora altre sorprese, altri incontri so- se, ci si dovrebbe meravigliare. E l’uomo è spinto
no in attesa... verso il cielo, perché il cielo è il luogo stabilito da
Dio per lui. Le cose però possono andare diversa-
Questa però è un’altra storia. mente, ma la colpa non è di Dio, è dell’uomo.
Vanno diversamente quando l’uomo non pensa al

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paradiso, ma si lascia traviare da beni inferiori, i La fede non dovrebbe interessarsi di questioni
beni terreni. Dante però, che ha fatto il bagno pri- scientifiche? Il buon senso dice che non dovrebbe
ma nel Letè e poi nell’Eunoè e che perciò è ben pu- farlo. E invece lo fa... Dante e, con lui, la fede ci
rificato dal peccato, non si deve meravigliare riserva anche questa sorpresa. E la sorpresa aumen-
d’essere ormai in cielo. Il cielo della Luna, da cui ta quando si scopre che Beatrice parla di questioni
inizia la scalata agli altri cieli. scientifiche non soltanto in Pd I e II, ma anche in
seguito, quando assiste interessata alla discussione
Beatrice, la fede, si comporta fin da principio in di un’altra questione scientifica: in Pd VIII Carlo
modo molto poco fideistico. Si sgola per spiegare Martello parla della ereditarietà dei caratteri, una
al poeta l’ordine dell’universo, una questione so- questione che il pensiero scientifico laico, sempre
stanzialmente scientifica, anche se con addentellati in ritardo, affronta solamente alla fine dell’Otto-
filosofici, teologici e metafisici. Essa perciò fa am- cento, seicento anni dopo. Ma la sorpresa continua:
pio uso di Aristotele filtrato attraverso Tommaso non è uno scienziato laico, è un monaco, Gregor
d’Aquino. Il filosofo e scienziato greco aveva ela- Mendel (1822-1884), che affronta e risolve il pro-
borato la teoria della causa finale (ma in tutto le blema. Gli altri scienziati stavano montando il loro
cause erano quattro), che guidava ogni essere al suo giocattolino: la torre Eiffel, la novella torre di Ba-
fine. Questa teoria era stata recepita dal Cristiane- bilonia e la nuova sfida laica alla Terra e al cielo. E
simo e da Tommaso, che l’aveva adattata ai suoi la guardavano orgogliosi ed estasiati. Ora serve ai
fini, sostanzialmente simili a quelli dello stagirita. turisti, desiderosi di provare le vertigini.
Le differenze erano minime: Aristotele aveva biso- A onor del vero, le questioni scientifiche non sono
gno di un Motore Primo, che desse movimento prerogativa soltanto di Beatrice: in Pg V Bonconte
all’universo, e lo individua nel Motore Immobile, da Montefeltro aveva spiegato indirettamente l’ori-
chiamato anche Dio. Tommaso e, dietro di lui, gine dei temporali, raccontando come un diavolo,
Dante, avevano bisogno di una teoria che collegas- irritato di aver perso la sua anima, scateni un ac-
se razionalmente e non fideisticamente Dio al quazzone, che disperde il suo corpo nell’Arno. E si
mondo, e la trovano in Aristotele. era cimentato anche Virgilio, il simbolo della ra-
Insomma, Aristotele dal mondo giunge a Dio, per gione, che in Pg XXV aveva parlato prima dell’ori-
giustificare il movimento insito nel mondo. Il pen- gine del corpo e dell’anima e poi dell’origine del
siero cristiano sa già che c’è Dio, ma ha bisogno di corpo umbratile. Insomma ragione e fede, fede e
presentarlo in termini filosofici. Ciò vuol dire di- ragione sono molto versatili e non sono affatto
mostrarne l’esistenza, giungere fino a Lui con la schizzinose, se devono affrontare questioni fuori
forza del ragionamento, non per semplice adesione del ristretto campo di loro competenza.
dell’animo. Lo fa adoperando le teorie di Aristote- Ma...
le, con cui giunge all’affermazione di un Motore
Primo. Esso deve fare poi un passo ulteriore, e lo 3. Beatrice e la teoria dei voti (fede e
fa: identifica il Motore Primo, il Motore Immobile teologia)
con Dio.
Ci si potrebbe anche meravigliare che dal Vangelo,
un vademecum di vita quotidiana, si giunga a tutte In Pd IV Dante ha due dubbi, ugualmente intensi;
queste questioni filosofiche. Ma la vita pratica e il dove hanno sede le anime dei beati. Beatrice inizia
pensiero speculativo sono mondi complicati, e si da questo, che è il più grave: i beati si trovano tutti
parte con una intenzione e si conclude con un risul- nell’empìreo. Gli spiriti che ha visto nel cielo della
tato lontano mille miglia. Così Dio diventa un’a- Luna sono discesi per mostrare visibilmente al poe-
strusa questione filosofica e teologica, che con il ta qual è il loro grado di beatitudine: rispetto agli
messaggio evangelico niente ha a che fare. Ma così altri gradi, esso è il meno elevato. Senza questo se-
va il mondo... gno sensibile il poeta non avrebbe capito, perché
Per ora Beatrice, la fede, deve fare i primi passi, e soltanto attraverso le percezioni dei sensi si può
non ha tanto coraggio nelle sue forze. Ma già in Pd passare alla conoscenza propria dell’intelletto. Per
II si sente più forte e... e fa una cosa imprevista, questo motivo la Chiesa permette che Dio sia rap-
imprevedibile, una cosa che, stando il buon senso, presentato con piedi e mani, altrimenti i credente
non doveva fare. Lei è o non è la fede? Ma diventa non riuscirebbe a rappresentarselo. Beatrice a que-
una maestra di questioni scientifiche... In Pd II essa sto punto coglie l’occasione per chiarire un’affer-
continua il discorso di Pd I, e affronta una delle mazione di Platone: il filosofo greco ha detto che le
questioni più interessanti del tempo: che cosa sono anime discendono dalle stelle e poi, alla morte, ri-
le macchie lunari? E dà la risposta, complessa co- salgono alle stelle. Forse egli intendeva non proprio
me la precedente. Spiega le macchie non in sé e per le anime, ma gli influssi che dai cieli scendono su-
sé, ma partendo dai principi primi, cioè inserendo il gli uomini. L’altro dubbio, meno pericoloso, ri-
fatto specifico nel contesto generale dei fatti. guarda il problema della violenza che ha impedito
di adempiere ai voti. La vera violenza si ha quando

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chi la subisce non fa nulla per favorirla. Le anime Il caso specifico di cui Beatrice discute poi riguar-
appena incontrate in qualche modo l’hanno favori- da proprio le donne: ritirandosi in convento, Pic-
ta: sono state trascinate con la violenza fuori del carda Donati e Costanza d’Altavilla hanno voluto
monastero, ma, una volta finita la violenza, non fare un voto di castità e tra lo sposo umano e lo
hanno fatto niente per ritornarvi. Il fuoco, se spinto sposo celeste hanno preferito lo sposo celeste. Il
verso il basso, ritorna sempre verso l’alto. La vo- poeta dà una risposta inflessibile, tratta dalle di-
lontà deve essere irremovibile, come quella di Lo- scussioni del tempo: le due donne dovevano sì pie-
renzo che resiste al dolore del fuoco o di Muzio garsi alla violenza, ma soltanto per il tempo in cui
Scevola che brucia il suo braccio. Ma essa è molto la violenza era attiva. Poi dovevano ritornare nel
rara. Piccarda però aveva detto poco prima che Co- primitivo proposito. Neanche la minaccia della vio-
stanza conservò sempre l’affetto verso il velo mo- lenza doveva intimorirle e farle recedere dal loro
nacale. Beatrice allora chiarisce ulteriormente di- proposito di ritornare in convento, neanche l’idea,
stinguendo la volontà assoluta dalla volontà relati- tante volte applicata, che tra due mali si deve sce-
va. La prima non acconsente al male, la seconda vi gliere il minore.
acconsente per evitare un male maggiore. In questo Quando si cede sui principi, si cede una volta e poi
senso le anime sono corresponsabili della violenza si cede sempre, perché si incrinano i principi. Con
subita. Piccarda si riferiva quindi alla volontà con- estremo buon senso il poeta e dietro di lui Tomma-
dizionata, Beatrice alla volontà assoluta. A questo so resta intransigente sui principi e poi opera altro-
punto il poeta ha un terzo dubbio. Se è possibile ve, nell’esperienza pratica, il corretto aggiustamen-
che un voto inadempiuto sia compensato con altri to:
beni, che risultino sufficienti alla giustizia divina. • ci si deve comportare come Muzio Scevola (eroe
Beatrice risponde nel canto successivo. romano) o come il diacono Lorenzo (martire cri-
stiano), insomma come il fuoco, che tende sempre
Beatrice però si sente più a suo agio trattando que- verso l’alto; e
stioni femminili e questioni teologiche. O vicever- • è possibile commutare il voto, se una volta fatto
sa. Così dopo l’incontro con Piccarda Donati e Co- ci si accorge in ritardo che non si è capaci di por-
stanza d’Altavilla, strappate dal convento e costret- tarlo a termine.
te a sposarsi, risponde a suo agio ai problemi di .
Dante. E il problema in questione riguarda proprio la vio-
La trattazione del problema dei voti è sistematica. lenza alle donne...
Il poeta trasforma in poesia una tipica dissertazione
medioevale. Tutti gli aspetti della questione sono 4. Beatrice, san Pietro e l’esame sulla
trattati e valutati. Il poeta rispetta le esigenze dei fede
principi, che non ammettono eccezioni; e tiene pre-
sente anche quello che succede nella realtà. Non ci
sono due morali, ci sono due mondi diversi, ambe- in Pd XXIV Beatrice intercede per Dante presso i
due con le loro esigenze e ambedue cogenti. Non beati e presso san Pietro, affinché lo esamini nella
sono contrapposti, perché esiste anche una media- fede. Lo spirito di san Pietro si avvicina a Dante
zione, una possibilità di fuga. Essa, come spiega il danzandogli intorno. Il santo chiede a Dante che
canto successivo, è data dalla possibilità di commu- cosa è la fede per un cristiano. Dante risponde che
tare un voto in qualcosa di equivalente, che abbia è sostanza (= il fondamento) delle cose che spe-
lo stesso valore o un valore superiore, e che piaccia riamo e l’argomento (= la prova) delle cose che
ugualmente a Dio. Insomma l’obbligazione del vo- non appaiono ai nostri sensi. Il santo chiede poi
to resta, ma è possibile cambiarne la materia. chiarimenti: perché essa è sostanza e argomento. E
Il buon senso e la Chiesa dicono di pensarci bene, il poeta risponde. Quindi fa ancora altre domande:
prima di fare un voto. E aggiunge: il voto deve es- se il poeta ha la fede (risposta positiva), dove l’ha
sere in ogni caso rispettato e assolto. Non ci sono attinta (dalle Sacre scritture, ispirate dallo Spirito
eccezioni. L’unica possibilità è la commutazione Santo) e quali prove dimostrano che la sua fede è
con qualcosa di equivalente. Il voto è importante vera (i miracoli fatti dagli apostoli di cui si parla
proprio perché impegna la volontà e la libertà del nei Vangeli). Ad ogni domanda il poeta risponde
credente, è una libera adesione della sua mente e correttamente. Così alla fine dell’esame il santo si
del suo cuore. E il libero arbitrio sta alla base della congratula con lui.
responsabilità dell’uomo per le azioni che compie;
sta alla base del merito e del castigo, se le azioni Ahimè, la fede e la teologia sono di sesso maschile.
sono buone o cattive. Il voto quindi e la sua valuta- Un’altra sorpresa! Il poeta non parla di fede con la
zione si inseriscono in una vasta ragnatela di altre fede. Con la fede, con Beatrice, parla di questioni
questioni e in relazione ad esse va valutata l’intran- scientifiche e di questioni teologiche. Ma l’argo-
sigenza di Dante e della Chiesa. mento costituito dalla fede stessa è trattato con il
principe degli apostoli, il quale esamina il poeta in

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modo sistematico e approfondito. Le risposte giu- secondo cerchio appare come la natura umana e la
ste sono state elaborate da Paolo di Tarso, uno dei natura divina di Cristo si uniscano. Ma le forze del
primi convertiti, un ex persecutore, che molto più poeta non possono andare oltre, se non che la sua
degli apostoli aveva dimestichezza con la cultura mente è colpita da una luce abbagliante, che sod-
del tempo. La fede è sostanza, cioè fondamento, di disfa il suo desiderio di vedere il mistero divino. A
ciò che l’uomo spera che accadrà in futuro, dopo la questo punto alla sua fantasia vengono meno le for-
morte; e argomento, cioè prova, delle cose che non ze. Ma ormai il suo desiderio e la sua volontà sono
appaiono direttamente ai nostri sensi. mossi da Dio, l’amore che muove il sole e le altre
D’altra parte una cosa è la teologia e la fede teolo- stelle.
gica, cioè Beatrice, un’altra e ben diversa è la fede
sic et simpliciter. La fede pura va oltre la teologia, Prima san Pietro aveva scavalcato Beatrice, la fede
perciò Dante mette da parte Beatrice e si intrattiene razionale e teologica, ora san Bernardo, la fede mi-
con san Pietro, da cui si fa esaminare. La fede teo- stica, scavalca l’uno e l’altra. Il credere alle verità
logica è una fede razionale, ancora mista di ragione di fede è una adesione della mente e del cuore, in-
e di dimostrazione. Ma la fede vera e propria è un somma un atteggiamento ancora riflessivo e razio-
passo più avanti, dove la ragione non può più anda- nale. Ma bisogna andare oltre, abbandonarsi inte-
re con le dimostrazioni. Deve fare il salto, il salto ramente alla fede mistica, che lascia dietro di sé sia
nella fede. la ragione teologica sia l’adesione alle verità di fe-
La fede in senso forte introduce la Rivelazione e la de. Bisogna andare oltre.
storia della salvezza, che la ragione non può capire La fede mistica si può definire in parte con le paro-
né deve capire: se capisse tutto “mestier non era le di Wittgenstein: impara ad usare la scala. Quan-
parturir Maria” (Pg III, 39), non era necessario che do hai imparato ad usarla, puoi buttarla via. Non ti
Cristo si incarnasse e si facesse uomo. Soltanto se serve più.
si crede senza prove razionali si ha il merito di cre- Tocca quindi a san Bernardo, simbolo della fede
dere, altrimenti no. mistica, intercedere a favore di Dante presso al
La fede richiede procedure che vanno al di là della Madonna, l’avvocata degli uomini. E poi tocca alla
ragione: essa è attinta dalle Sacre scritture e le sue Madonna, Madre di Dio, intercedere per il poeta
verità sono individuate, riconosciute e affermate presso Dio. E Dio dà il suo consenso e permette a
dalla Chiesa. E la dimostrazione delle sue verità Dante di avere la visione mistica di Lui.
non è diretta, è indiretta: sono i miracoli fatti da In questa visione il poeta vede e capisce le verità
Dio e poi fatti anche dagli apostoli in nome di Dio. razionali, le verità teologiche e le verità di fede.
E i miracoli sono fatti mirabili compiute per sanare Vede come le sostanze si congiungono con gli ac-
i corpi ed anche gli spiriti, cioè per salvare il corpo cidenti, insomma vede come necessario ciò che
danneggiato da malattie. quaggiù all’uomo pare contingente. Ma vuole an-
dare oltre: vedere e capire come Dio sia uno e trino
Dante continua a trasformare in poesia astratte que- e come la natura umana e quella divina di Cristo si
stioni teologiche. congiungono. L’esempio per analogia, i tre cerchi
di tre colori diversi, riescono a dare un’idea imme-
5. Beatrice e la visione mistica di Dante diata e concreta dell’essenza divina. Ma il poeta
vuole andare oltre, anche se sente che le sue forze
In Pd XXXIII San Bernardo si rivolge alla Vergine sono inadatte. Allora interviene Dio stesso, che gli
Maria e, con tutti i santi e con Beatrice, la implora dà le forze necessarie per sprofondare ed entrare a
affinché liberi Dante da ogni passione terrena, ab- far parte della sua essenza infinita.
bia la visione di Dio e conservi sani e santi i suoi In questi ultimi momenti prima dell’immersione in
affetti dopo tale visione. Gli occhi di Maria prima Dio la ragione comprensibilmente inizia a vacillare.
si rivolgono verso san Bernardo, poi si levano ver- E la dimostrazione più concreta di questo suo va-
so Dio e ottengono che la preghiera sia esaudita. cillare è costituita dalle difficoltà, sempre più gravi
Dante allora volge i suoi occhi verso Dio e si spro- e sempre più sottolineate, che la ragione e la me-
fonda sempre più nella sua luce infinita. La memo- moria hanno di dire, di riferire l’esperienza che il
ria non può ricordare tutto, ma neanche poco di ciò poeta fa dell’altro mondo. San Paolo è giunto sino
che ha visto, perché Dio è ineffabile, e le nostre pa- al terzo cielo, Dante invece è giunto sino a Dio. Il
role e la nostra mente sono troppo limitate per linguaggio deve essere abbandonato, ma ciò non è
comprenderlo. Il poeta però cerca ugualmente di possibile. Il poeta allora usa gli altri aspetti del lin-
esprimere con le parole ciò che ha visto, affinché guaggio: la descrizione per analogia (Dio paragona-
gli uomini capiscano quanto Dio è superiore a tutto to a tre cerchi di tre colori diversi) e i «versi sfolgo-
ciò che esiste. La sostanza divina gli appare in sé ranti», che ricreano dentro il lettore immagini, sen-
sempre la stessa, semplicissima e immutabile, sotto sazioni intensissime e adeguate ad esprimere
forma di tre cerchi di tre colori distinti e di uguale l’inesprimibile. Ma usa anche tanta scienza, tanta
ampiezza: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel filosofia e tanta teologia,

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Con la visione beatifica di Dio, con l’estasi mistica coinvolgesse i principi. Ciò sarebbe stato scientifi-
si conclude il viaggio di Dante dalla selva oscura, camente scorretto!
per tutti e tre i regni dell’oltretomba sino al paradi- Un altro esempio di stupidità e di dogmatismo lai-
so e all’incontro con Dio. Il viaggio però è anche co proviene proprio - incredibile dictu! - dal padre
un itinerarium mentis che soltanto alla fine si con- del positivismo, che aveva una visione semplice-
clude in Deum. L’itinerario conosce molteplici tap- mente distorta della Chiesa e della cultura medioe-
pe: il peccato, la vista della punizione eterna e vale. Che fa A. Comte (1796-1857) nel suo mo-
dell’espiazione, il passaggio da Virgilio, la ragione, numentale e farraginoso Corso di filosofia positi-
come guida a Beatrice, la fede. In cima alla monta- va? Trasforma le verità di scienza in dogmi immu-
gna del purgatorio però c’è anche la purificazione, tabili ed eterni, a cui i cittadini dovrebbero credere.
una nuova immersione battesimale, che fa dimenti- Il motivo della dogmatizzazione della scienza ave-
care i peccati commessi e che fa ricordare le buone va il nobile scopo di non cambiare la cultura, per-
azioni compiute. Ma l’itinerario nella fede conti- ché, se si introducono modifiche nella cultura, si
nua, la fede teologica è sostituita dalla fede vera e trasmettono modifiche nell’economia. E ciò porta
propria di san Pietro, quindi dalla fede mistica di alla rivoluzione. L’esempio era la recente Rivolu-
san Bernardo. E soltanto dopo questo lungo viag- zione francese.
gio e questa lunga preparazione il poeta diventa Eppure il filosofo francese affronta una questione
degno e capace di sprofondare nel Bene supremo, drammatica del pensiero moderno e contempora-
«l’amor che move ‘l sole e l’altre stelle» (Pd neo quando davanti ai rivolgimenti sociali propone
XXXIII, 145). l’ordine e il progresso, ma progresso nell’ordine.
Per Dante, per san Tommaso e per tutto il pensiero Il mondo contemporaneo è inviscato in un proble-
medioevale la realtà è complessa, la ragione è ma di difficile soluzione che è questo: da una parte
complessa, la fede è complessa. E l’impresa più vuole irrazionalmente una libertà di ricerca, dall’al-
affascinante, più eccitante, più ardua è affrontare e tra vede che la libertà assoluta porta alla creazione
vincere la sfida della complessità! di mosti (l’uomo-margherita, la clonazione di ani-
mali e potenzialmente anche di esseri umani ecc.),
6. La complessità dell’immaginario e di qui le reazioni di rigetto e le proposte di repres-
del simbolismo dantesco e medioevale sione. Scienziati, gruppi sociali, industrie multina-
zionali praticano un bellum omnium contra omnes
(la guerra di tutti contro tutti) molto più grave, ir-
L’analisi, anche veloce, della figura di Beatrice e responsabile e pericoloso di quello lamentato da
del problema della fede mostrano come Dante e Th. Hobbes (1588-1679) nel Seicento, a cui
con lui il pensiero medioevale percepiva intensa- l’uomo politico inglese cerca di rispondere con la
mente il problema della complessità, come affron- proposta di una monarchia assoluta. Il bellum è
tava le varie questioni, come operava per costruire molto più grave, perché le armi sono molto più po-
una cultura omogenea. I pensatori prendevano una tenti: le scorie radioattive hanno una vita lunga mi-
soluzione, la esaminavano, la criticavano, elimina- lioni di anni; la conoscenza del DNA premette di
vano le parti insoddisfacenti e tenevano quelle a manipolare direttamente le fonti della vita.
loro avviso soddisfacenti e le passavano alle gene- Questi conflitti e questa cultura dei mostri non esi-
razioni successive, che poi operavano allo stesso sterebbero se la cultura contemporanea non fosse
modo. In questo modo si forma una cultura attenta dominata dalla ragione strumentale, che si preoc-
al passato, attenta al presente e attenta anche al fu- cupa di raggiungere fini che non è lei a determina-
turo, una cultura sociale che si muoveva continua- re. E se questa ragione fosse capace, ma intrinse-
mente e digeriva senza misoneismi le novità. camente e strutturalmente non lo è né lo vuole esse-
Quando Galilei prende in giro il peripatetico pado- re, di affrontare in modo complesso ed organico le
vano, che davanti a un cadavere anatomizzato rifiu- questioni scientifiche, filosofiche ed etiche.
tava di credere ai suoi occhi perché Aristotele ave-
va detto chiaramente che i nervi nascono dal cuore
e non dal cervello, ci si dimentica di dire che queste
cose succedevano nel Seicento, non nel Medio E-
vo: il Medio Evo era passato almeno da un secolo.
E quando si accusa la Chiesa di oscurantismo per-
ché vietava la sezione dei cadaveri, ci si dimentica
stupidamente di tenere presente in quale contesto
culturale e per quali motivi ciò avveniva. E nel
Medio evo la spiegazione di un fatto particolare
non andava mai disgiunta dall’inserimento della
spiegazione e del fatto in un cotesto generale, che

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giorno Cristo, si sta preparando per il poeta l’esilio.
I canti di Cacciaguida Ed egli saprà quanto sa di sale il chiedere ospitalità
ad altri e salire e scendere le dimore altrui. Il senso
del viaggio oltremondano viene indicato subito do-
1. I canti del passato: la Firenze ideale po: il poeta ha avuto il compito da Dio di fare il
dentro le antiche mura viaggio nell’al di là, perché deve riportare sulla ret-
ta via l’umanità errante. Perciò nel corso del viag-
I canti di Cacciaguida (Pd XV-XVII) sono impor- gio gli sono state mostrate soltanto le anime famo-
tanti perché propongono la visione della società e se: la gente crede soltanto agli esempi chiari e ben
gli ideali di vita del poeta. noti. Il grido del poeta sarà come un vento che per-
cuoterà di più le alte cime. E, comunque, i fiorenti-
Il canto XV presenta la Firenze “dentro le mura an- ni saranno puniti dalla giustizia divina per le loro
tiche”, che era “in pace, sobria e pudica”. La ric- perfidie e la vita dura dell’esilio sarà ricompensata
chezza non aveva ancora corrotto i costumi. E la dalla fama futura.
popolazione usava quello che costruiva con le sue
mani. Il personaggio più significativo era Bellin- 2. Il tempo e la storia. La sconfitta poli-
cion Berti, un uomo dai costumi integerrimi. In tica e la vittoria nell’altro dove e nell’al-
questa Firenze nasce Cacciaguida, è battezzato nel tro quando
“bel san Giovanni”. Si dedica alle armi ed entra al
servizio dell’imperatore. Gli ideali della sua vita,
Il viaggio di Dante poi procede negli altri cieli: an-
che il poeta condivide, sono una vita tranquilla e
cora Marte, poi Giove, Saturno, le stelle fisse, il
serena in una città che non ostenta ricchezza e che
cielo cristallino, il cielo mobile ed infine l’empìreo.
non pratica i commerci, dediti alla moglie, ai figli,
Nel cielo delle stelle fisse, quindi prima di entrare
alla vita politica e a una intensa fede religiosa. Co-
nell’empìreo, il poeta viene esaminato nella fede,
rona questi ideali partecipando ad una crociata, nel
nella speranza e nella carità. Infine per intercessio-
corso della quale muore e, come martire della fede,
ne della Vergine Maria e di tutti i santi del paradiso
viene direttamente in paradiso. Il trisavolo quindi
ha la visione beatifica di Dio, con cui si conclude la
costituisce per il poeta il modello di vita ideale.
lunga serie di incontri nell’al di là. Il viaggio qui
sulla Terra procede con la delusione di una Chiesa
Il canto XVI presenta analiticamente le maggiori
trasferita ad Avignone (1305) e con la delusione di
famiglie del tempo, alcune in ascesa, altre stabili,
vedere un imperatore inetto, Enrico VII di Lussem-
altre in discesa. Non si tratta di un arido e freddo
burgo, sedere sul trono imperiale (1312-13).
elenco notarile, ma dell’indicazione di famiglie e di
individui con cui si condividevano gli ideali e i
Anche le vie della storia procedono in direzioni di-
giorni della vita. Cacciaguida si sente compartecipe
verse da quelle desiderate dal poeta. Non c’è alcun
alla vita dei suoi concittadini. Ogni individuo vive-
rinnovamento spirituale nella Firenze e nell’Italia
va a suo agio nella famiglia e ogni famiglia viveva
del tempo. Anzi si allargano e sciamano sempre più
con tutte le altre la vita politica, religiosa e sociale.
quelle classi sociali - gli artigiani, i commercianti, i
Dante, che ormai vive da molti anni in esilio, pro-
banchieri -, che avevano introdotto il cambiamento
va invece un sentimento di nostalgia verso questa
e la corruzione nella società fiorentina.
Firenze compatta negli ideali sociali, politici e reli-
E gli intellettuali successivi sono F. Petrarca (1304-
giosi. La sua Firenze lo aveva trasformato in un
1374), la cui famiglia da Arezzo si trasferisce ad
transfuga, a cui aveva confiscato i beni. Questo
Avignone al seguito della Curia papale. Egli gira
stesso sentimento di nostalgia emerge pungente ed
per mezza Europa alla ricerca di libri antichi, ospite
esplode violentissimo in Pg VI, quando il poeta
ben gradito di guelfi e ghibellini, del tutto insensi-
vede Sordello da Goito abbracciare Virgilio, perché
bile alla problematica scientifica, teologica, politica
suo conterraneo. Il poeta sente con profondissima
e sociale. Il poeta anzi guarda con un senso di fa-
intensità e con amarissimo rimpianto questi ideali
stidio la Divina commedia dantesca.
di vita e questi quotidiani rapporti affettivi praticati
E G. Boccaccio (1313-1375), che vede «quest’aiu-
dagli antichi cittadini, proprio perché è esule e da
ola che ci fa tanto feroci» da un punto di vista edo-
essi è escluso.
nistico e amorale. Descrive la realtà ed i conflitti
del suo tempo con entusiasmo e partecipazione.
Il canto XVII presenta due motivi: la soluzione del-
Non ci sono pene e castighi per i suoi personaggi.
le profezie fatte dai vari personaggi circa la vita fu-
C’è soltanto la punizione spietata che proviene da-
tura del poeta e l’indicazione esplicita del senso del
gli altri: è giusto che chi è stupido sia ingannato
poema e del viaggio fatto nei tre regni dell’oltre-
dagli altri. La società vagheggiata è la società nobi-
tomba. La soluzione delle profezie avviene con
liare, che professa gli antichi valori. Essa si attue-
versi martellanti che però esprimono anche ango-
rebbe in una società economicamente arretrata co-
scia e condanna: a Roma, dove si vende tutto il

97
me quella napoletana, che è costantemente in lotta «La gente nuova e i sùbiti guadagni
con la Chiesa per il possesso della ricchezza pro- orgoglio e dismisura han generata,
dotta. Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni».

Dante allora è un illuso? Uno sconfitto dalla storia? («La gente nuova ed i guadagni fatti in brevissimo
È proiettato nel passato quando la storia va verso il tempo hanno prodotto l’orgoglio ed ogni eccesso, o
futuro? Le cose sono sempre molto più complesse Firenze, in te, così che tu già piangi.»)
ed ambigue di quel che si vorrebbe o di quel che
appare. Egli vive il dramma o la gioia della vita Ed era continuata in Pg XXIII, 98-102:
come tutti noi, con i suoi desideri ora realizzati, ora
da realizzare, ora irrealizzabili. Ed ha saputo tra- Tempo futuro m’è già nel cospetto,
sformare le sue illusioni e le sue delusioni in un’o- cui non sarà quest’ora molto antica,
pera che supera le barriere del tempo. Ha trasfor- nel qual sarà in pergamo interdetto
mato la sconfitta in una straordinaria vittoria. I tan- a le sfacciate donne fiorentine
to odiati fiorentini sono paradossalmente la causa l’andar mostrando con le poppe il petto.
della sua fama e della sua gloria. Mandandolo in
esilio hanno fatto la sua fortuna poetica. Se restava (Mi è già davanti agli occhi il tempo futuro, che
a Firenze, il poeta sarebbe divenuto molto proba- non sarà molto lontano da questo momento, nel
bilmente uno dei notabili della città, ricco, pigro e quale dal pulpito sarà vietato alle sfacciate donne
soddisfatto, anche se onesto, almeno quanto è pos- fiorentine di andare mostrando i seni ed il petto
sibile esserlo nell’ambito politico. E avrebbe desi- [scoperti].)
derato uscire per diletto da Firenze, per conoscere
le città e le regioni vicine. L’esilio gli fa desiderare 3. La storia come un “va e vieni”: la fi-
ciò che non ha, ciò che ha perduto per sempre, la ne dell’Impero e il sorgere dell’Europa
città natale. E gli fa invidiare i tempi di Cacciagui-
Unita
da, i tempi ideali del trisavolo.
Cacciaguida, a sua volta, canta nelle parole di
Dante la Firenze del suo tempo. Ma senz’altro a- La storia è costituita da vincitori e da vinti, da par-
vrebbe desiderato un po’ di comodità, quelle co- tecipi e da non partecipi, e da indifferenti. Essa pe-
modità che la società fiorentina allora non aveva e rò è costituita non soltanto da quanto è successo e
che la società fiorentina ai tempi di Dante riesce a succede, ma anche da quanto poteva succedere e
produrre. Avrebbe desiderato di uscire da quella non è successo, dalle infinite possibilità che sono
vita noiosa casa chiesa e consiglio comunale, ma state eliminate dalla possibilità vincente. Momen-
senza dover scegliere la strada che lo portava alla taneamente il progetto per il futuro elaborato dal
Terra Santa e alla morte... poeta è sconfitto, cioè non è una o la possibilità
Si desidera sempre ciò che non si ha, perché questa che si realizza. Si realizza la possibilità dei guelfi
è la natura umana: l’uomo – dirà Thomas Hobbes – neri, dei banchieri, degli artigiani e dei cambiavalu-
è un complesso di desideri, che non si saziano mai te o, se si preferisce, degli usurai. Tuttavia non per-
e, quando si saziano, sono sostituiti da altri desideri ché l’ipotesi di Dante sia sbagliata o priva di valo-
che a loro volta lo dominano finché non sono sod- re, ma soltanto perché essa è meno forte, più debo-
disfatti. Sant’Agostino diceva che l’uomo avrebbe le, cioè perché vince non il migliore ma chi riesce
trovato pace ai suoi desideri soltanto quando il suo ad assemblare una forza d’impeto maggiore. Tra i
cuore avrebbe riposato in Dio, perché soltanto Lui valori politici e sociali del poeta e i valori econo-
era capace di soddisfarli completamente. mici delle altre forze hanno chiaramente la meglio i
Ciò vale per Dante, per Cacciaguida come per i secondi. Il poeta ne sente il peso, la capacità persu-
banchieri, i commercianti, i cambiavalute, gli usu- asiva e la capacità di plasmare la realtà, e ribadisce
rai che percorrevano l’Italia e l’Europa del tempo. più volte la sua condanna.
Ciò vale anche per le donne che inseguivano la Gli ideali di Impero e di pace europea, allora scon-
moda e cambiavano i costumi tradizionali. fitti dal sorgere degli Stati nazionali, oggi per moti-
vi economici sono divenuti ideali e valori che le
Deve essere assolutamente chiaro che ciò vale an- classi politiche di tutta Europa sono costrette a vo-
che per tutti noi... lere e a realizzare. La parola impero, legata giusta-
mente al potere (imperium, comando) viene sosti-
Dante si abbarbica al passato e respinge il futuro. tuita dalla molto più banale e notarile unione euro-
Tutti gli altri protagonisti del suo tempo facevano il pea. I motivi per cui si sta realizzando il nuovo im-
contrario, perché il loro destino era legato al futuro. pero non sono motivi ideali, ma motivi più banal-
Perciò le trasformazioni sociali sono viste negati- mente economici: soltanto così l’Europa può resi-
vamente dal poeta, positivamente da tutti costoro. stere allo sterminato potere del dollaro e dell’eco-
La polemica era iniziata fin da If XVI, 73-75: nomia americana come delle economie asiatiche.

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L’Europa politica non c’è e sicuramente non ci sa- forse li esagera un po’, perché deve colpire e im-
rà. primersi nella mente del lettore. Certamente non si
può dire che professi ideali opposti a quelli che e-
Dante vive in prima persona e sulla sua pelle le tra- nuncia.
sformazioni di Firenze e della società italiana del Questa conclusione riguarda Dante, quindi ha un
suo tempo. Subisce la storia, subisce questo pas- interesse contenuto. Noi ci possiamo porre la que-
saggio ad altri ideali. Ma questo è in ogni caso il il stione, che ci riguarda direttamente: conservazione
percorso necessario di ogni generazione, che scalza o mutamento? Quali sono i vantaggi (e gli svantag-
la precedente e che impone i suoi valori ed i suoi gi) di una società stabile e statica, quali sono i van-
ideali. Il poeta così risulta sradicato da Firenze e taggi (e gli svantaggi) di una società instabile e di-
dalla società. E rimpiange le sue radici. Altri autori namica? Chi ci guadagna e chi ci perde? La rispo-
avevano radici diverse o non avevano affatto radici sta è facile: nel primo caso il guadagno è di quelle
e non conoscevano le conseguenze drammatiche e forze che nella stabilità trovano il loro terreno idea-
le sofferenze dello sradicamento. le di sviluppo e di espansione; nel secondo caso le
Ci si può chiedere allora se l’uomo ha o non ha ra- forze opposte. Le classi politiche di tutta Europa,
dici, è o non è radicato nella sua terra, nella sua cit- che sono espressione delle classi conservatrici e
tà, nella sua cultura. Ci si può anche chiedere se è delle classi progressiste, non hanno la preparazione
possibile programmare e costruire il futuro, la città né hanno le capacità di gestire la costruzione di una
o la società ideale. Ci si può chiedere se ci si deve società ordinata e ricorrono in modo miope ed irre-
rifugiare in un passato mitico o gettarsi spericola- sponsabile a palliativi e a sanatorie, che poi provo-
tamente nel futuro... cano problemi più gravi. Nessuna si preoccupa del-
Molti pensatori hanno affrontato il problema ed le conseguenze delle sue scelte, anche se la storia
hanno proposto città ideali: Platone (427-347 a.C.) mostra casi simili o equivalenti che indicano come
nella Repubblica e nelle Leggi; Tommaso Campa- si sviluppano le situazioni e che suggeriscono una
nella (1568-1639) nella Città del sole (1602); riflessione attenta. Chi propone valori tradizionali
Tommaso Moro (1478-1535) in Utopia (1516); viene bollato come reazionario, allo stesso modo in
Henry David Thoreau (1817-1862) in Walden o La cui ieri chi proponeva valori progressisti era bollato
vita nei boschi (1854); Burrhus Frederic Skinner come sovversivo...
(1904-1990) in Walden due (1964).
I greci pianificavano le loro colonie dell’Asia Mi- La conclusione finale può essere questa. Dante, po-
nore e della Magna Grecia, e ne scrivevano le co- liticamente sconfitto, è vincitore nel mondo dei
stituzioni. I romani costruivano in modo ordinato e simboli, dell’immaginario, nel mondo che la sua
organizzato le loro città a scacchiera, attraversate immaginazione ha plasmato. Qui dispiega tutte le
dal cardo e dal decumano. I gesuiti nel Seicento sue capacità e si moltiplica: Dante è lo scrittore, co-
provano a costruire le loro haciendas in America lui che compie il viaggio, colui che lo racconta a
latina: intorno ad una piazza sorge la chiesa, la sala viaggio finito. È il teologo, il filosofo, lo scienzia-
delle assemblee, le case; e tutt’intorno ci sono i to, il poeta. È l’individuo ma è anche il simbolo
campi da coltivare. Ma normalmente le città sono dell’umanità intera. È l’inventore di nuove soluzio-
caotiche perché sorgono senza alcun progetto. ni narrative e stilistiche, il creatore di una nuova
lingua. Egli è consapevole di tutto questo fin dai
Le possibilità sono infinite, come sono infiniti i va- primi canti dell’Inferno: valuta Francesca come
lori che ogni individuo può professare. O si può credente, come cittadino e come uomo. E mostra
concludere filosoficamente e in modo neutro che costantemente che i problemi non sono mai risolti
ogni società ha fatto le sue scelte ed ha avuto i suoi una volta per tutte.
problemi. La complessità della sua opera rimanda alla com-
plessità che caratterizza la realtà. E, riflettendo sul-
4. Le due alternative: società stabile o la sua opera, sprofondando nella sua problematica,
società instabile il lettore può sentire, vedere, capire con maggiori
capacità il mondo e i problemi della sua società.
Ma si può percorrere un’altra strada: il Dante dei
canti di Cacciaguida come il Dante di tutta la Divi- 5. Problemi per noi: la storia, la società,
na commedia è una finzione, è una invenzione di i valori e le scelte
Dante scrittore, di Dante poeta. Non si può dire se
è vero o se è falso, perché è il prodotto dell’inge- Il rifugio eccessivo e semplicemente simbolico di
gno dell’autore e perché l’opera non è e non si pro- Dante nel passato e le sue vicende politiche e per-
pone di essere una autobiografia. Insomma ci deve sonali permettono di capire meglio il suo tempo e il
essere il dubbio: forse il Dante reale professava co- nostro tempo.
sì intensamente i valori di cui pervade l’opera, ma

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Con una grande semplificazione si potrebbero in- per tutti, i laborantes, che dovevano stare zitti e la-
dividuare tre concezioni della storia: quella ciclica, vorare per le altre due classi.
quella decadente ma provvidenziale, quella illumi- La rozzezza e l’inattualità di questa concezione ela-
nistica. borata mille anni prima salta subito agli occhi: pos-
La storia ciclica è la storia nella visione del mondo sibile che la monarchia, il clero (prima classe) e la
classico: l’uomo è dominato dalla natura e dalle nobiltà (seconda classe) francesi non potessero fare
stagioni e ogni anno ripete il precedente. Non vi una colletta per aggiornare il look con cui giustifi-
sono cambiamenti né visibili né significativi. Il be- care il loro comportamento predone verso i beni
nessere era minimo e andava e veniva secondo le prodotti dall’economia e dalla società? Ed è quello
annate. che è successo. I lavoratori addirittura non esisteva-
La storia come decadenza è presente presso molti no più, avevano perso pure il nome. Qualcuno, con
popoli antichi ed è fatta propria da Dante, che la poca fantasia, lo inventa: terzo Stato, e scrive un
espone in If XIV: in una grotta dell’isola di Creta è libello, Che cos’è il terzo Stato...
un gran vecchio, che rappresenta le età dell’uomo.
Ha la testa d’oro, il dorso d’argento, le anche di Le concezioni successive sono tutte concezioni che
ferro e poggia su un piede di terracotta, minacciato si riallacciano in modo più o meno semplice alla
da una stilla d’acqua. La rovina sembra imminente: teoria illuministica, perciò si possono omettere. Ciò
l’uomo era onnipotente ed ha perso tutto. Nel corso che si deve ricordare è invece il fatto che esse han-
della storia ha perso anche i residui di potenza. Il no dalla parte loro, sono suffragate e dimostrate da
gigante biblico Golia era l’espressione massima di fatti concreti: lo sviluppo dell’economia e la ric-
potenza fisica. Ma anche il mondo classico è pieno chezza a ciò conseguente. Questo è la loro intima
di Giganti e di Titani. E al presente la decadenza forza. L’economia di oggi ha prodotto una quantità
ha raggiunto il massimo grado. È inevitabile che ci enorme di beni.
sia un ritorno alla grandezza e alla potenza delle Il problema che si pone è il seguente: le concezioni
origini, una fine del mondo e una rinascita. Nel della storia sono molteplici e tutte al loro tempo e
Medio Evo queste attese di un rinnovamento del al loro modo sono state suffragate dai fatti, cioè
mondo e della società sono diffusissime. dallo sviluppo dell’economia. L’uomo perciò può
Ma Dante e il pensiero cristiano non potevano ac- scegliere una via come un’altra. Quale costruzione
contentarsi di accogliere dal pensiero pagano sol- del presente e del futuro scegliere? E perché? E chi
tanto questa visione della storia come continua de- deve scegliere? Quali valori realizzare e perché?
cadenza da un luminoso passato. Vi aggiungono la Quali valori escludere e perché? Perché dovrei sce-
promessa di una rinascita, fatta dallo stesso Dio a- gliere una società ricchissima materialmente e non
gli inizi dei tempi al serpente tentatore («Verrà una piuttosto una società più tranquilla, una società del-
donna e ti schiaccerà il capo...») e attuata nella sto- la misura? Quali sono i costi totali, i costi ecologici
ria con la venuta di Cristo. Insomma la storia uma- di una soluzione e di un’altra? E chi deve decidere
na è storia di decadenza, ma è anche storia dove investire e quali costi essere disposti a soste-
dell’intervento di Dio, che ha incaricato la Provvi- nere in nome dei vantaggi conseguiti?
denza di occuparsi delle vicende umane. In tempi di economia globale i problemi sono più
Infine la storia come progresso continuo e inarre- che concreti.
stabile è una concezione recente, elaborata dagli
illuministi nel Settecento. Essa nasce non per spie- Dante ha riflettuto con intensità sul suo tempo e sui
gare la storia umana, ma come raffinato strumento valori che stanno dietro ad ogni scelta che è fatta
ideologico per combattere i privilegi tradizionali e dall’individuo, grande o piccolo che sia, poco o
la società di ancien régime, e affermare che il pre- tanto importante. Ed ha avanzato le sue proposte. A
sente e il futuro appartiene alla borghesia. Insomma noi tocca il compito, faticoso e drammatico, di fare
si tratta di una concezione ideologica della storia altrettanto.
per fare gli interessi economici, sociali e politici
della borghesia francese contro una monarchia inet-
ta e le classi privilegiate. Tutto ciò è assolutamente
legittimo: ogni classe sociale ha il diritto o il dove-
re o la possibilità o... di combattere a difesa dei
suoi interessi.
La visione illuministica della storia combatteva la
società tradizionale, che di sé aveva ancora una vi-
sione medioevale, anzi altomedioevale, che si e-
sprimeva nella teoria dei tre ordini o delle tre fun-
zioni: i bellatores, che difendevano la società dai
nemici esterni, gli orantes, che pensavano a pregare

100
Ciò non basta: ci sono anche uomini superuomini, i
I canti di Dio e di Satana beati e le beate; e, un gradino più in su, i santi e le
sante, cioè gli uomini e le donne che hanno tenuto
una vita degna di una particolare menzione e che
1. Il Dio cristiano: un dio o tanti dei? possono fare da modello agli altri uomini. Sotto a
tutti ci sono i semplici fedeli, che guardano dal bas-
Il Dio cristiano conosce molte trasformazioni. È il so verso l’alto la corte celeste.
Dio creatore del mondo del Genesi. Il Dio che Ma Dio non è più Dio se non ha dei nemici, nemici
guida gli eserciti dell’Antico testamento. Il Dio che meno potenti di Lui, che ha sconfitto... Ecco Sata-
si sacrifica sulla croce per salvare l’umanità dei na, il Demonio, Lucifero, il Maligno, il Tentatore.
Vangeli sinottici. Il Dio filosofeggiante, che è Pa- Si tratta di un ex angelo, che tenta stupidamente un
rola, del Vangelo di Giovanni. Ad essi si aggiun- colpo di Stato con la plebaglia degli angeli e gli va
gono il Dio amore di Paolo di Tarso, il Deus ab- male. Dio lo scaraventa all’inferno, che aveva crea-
sconditus che si trova nel cuore dell’uomo di to appositamente per gli angeli ribelli e poi per gli
sant’Agostino. Il Dio dei dogmi e dei Concili della uomini ribelli alla sua legge, insomma per tutti co-
Chiesa che è uno e trino, che è Padre, Figlio e Spi- loro che non facevano quello che voleva Lui.
rito Santo, che ha una duplice natura, umana e di-
vina. Ci sono tutte le concezioni di Dio immaginate Con questa complessa corte celeste il Cristianesimo
dai Padri della Chiesa e dai filosofi e teologi di cui si può confrontare vittoriosamente con la mitologia
ora si è perduto anche il nome... C’è poi il Dio più pagana vicina (greca etrusca e latina), lontana (egi-
importante, quello razionale di san Tommaso d’A- zia, persiana, indiana, cinese...) e lontanissima (az-
quino, che diventa il Dio ufficiale della Chiesa. teca, indiana, peruviana...).
Questo Dio ha creato l’universo, è fuori dell’uni- Zeus (o Giove) ha un solo messaggero, Mercurio,
verso e attira verso di sé tutti gli esseri dell’univer- invece il Dio cristiano ne ha infiniti: il cielo sotto la
so, ai quali in tal modo imprime il movimento del luna è un continuo via vai di messi postali, che col-
fine. Questo Dio è stato travasato e tradotto in for- legano l’empìreo con le dimore degli uomini. Zeus
mule nella Dottrina cristiana di Pio XII. Infine c’è (o Giove) detronizza il padre Saturno e lo fa scom-
un Dio che va bene per tutti e per tutte le religioni, parire dall’universo, non si sa come. E sempre Zeus
il Dio dell’universo. È stato coniato recentemente (o Giove) se la vede brutta quando i giganti attac-
dal Concilio Vaticano II (1963-65). È un Dio an- cano l’Olimpo, la sua reggia, tanto che è costretto a
nacquato che può andare bene ai credenti come agli chiedere aiuto a Vulcano, che gli fornisce fulmini
atei: questi ultimi lo possono identificare con il superpotenti, con cui sconfigge i giganti.
mondo o con la Natura, come facevano già Spinoza Ma Dio uno e trino è tutt’altra cosa: è sempre stato
nel Seicento ed Einstein nel Novecento: Deus sive al suo posto, veramente onnipotente. La ribellione
Natura. di Lucifero è stata una tempesta in un bicchier
Ma Dio uno e trino non è solo: ha una mamma, la d’acqua e poi gli serviva un avversario con cui bat-
Madonna. Il babbo è lo Spirito Santo, il figlio è tersi e con cui movimentare la monotona vita cele-
Gesù Cristo. Ma ha anche un babbo terreno, sebbe- ste; e gli serviva anche un faccendiere che si occu-
ne putativo, che è san Giuseppe il falegname di passe di quella canaglia umana che non approfitta-
Nazareth. Insomma una bella famigliola, aperta va nemmeno dell’ultimo istante di vita, insomma
verso l’esterno, verso il cielo come verso la terra. nemmeno dei tempi supplementari, per pentirsi un
Ha poi dei messi (detti anche angeli, dal greco po’ e per rendergli un minimo di omaggio, a Lui,
αγγελος, che significa appunto messo, annunciato- l’Onnipotente!
re, messaggero), che si suddividono ordinatamente
in nove cori, dai più ai meno importanti, ai sempli- Curiosamente in tutta questa gran folla di personale
ci angeli: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, divino e umano ci si è dimenticati di una figura che
Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli, Angeli. è sempre presente negli altri sistemi religiosi, quel-
Gli Angeli, il coro meno importante, devono fare i la dell’accompagnatore: Anubi, Caronte greco e
lavori più pesanti; stare alle spalle di ogni uomo, romano, il demonio degli etruschi, insomma colui
per impedirgli di finire nel peccato. Un angelo per che accompagna il morto all’altro mondo, colui che
ogni uomo. La piena occupazione. Un lavoro che rende meno pauroso e meno doloroso l’abbandono
dura nottetempo e tutti i giorni dell’anno, perché gli della vita terrena e il passaggio nell’oltretomba. Per
uomini pensano a peccare nottetempo e tutti i gior- questo motivo i cristiani hanno una paura tremenda
ni dell’anno; e reso ancora più duro da un diavolo della morte. E fanno le corna. Non hanno nessuna
che spinge al male l’uomo a cui è addetto. Tutti co- voglia di incontrare l’Onnipotente...
storo costituiscono la corte celeste. Un Dio, per es-
sere veramente tale, ha bisogno di una corte ampia
e spaziosa, per mostrarsi veramente onnipotente. E
Dio è veramente onnipotente.

101
del Dio cristiano (è spirituale e fuori del mondo, e
2. I due canti ha creato il mondo con un atto d’amore), che co-
niuga con il Dio che è Motore Immobile del mon-
I due canti costituiscono rispettivamente la fine del do, uscito dalle riflessioni filosofiche e scientifiche
primo terzo del viaggio e la fine di tutto il viaggio. di Aristotele (384-323 a.C.).
Il contenuto dei due canti permette un facile raf- Il Dio di Aristotele è la soluzione del problema del
fronto. movimento, cioè di un problema di fisica. L’espe-
rienza, anche l’esperienza quotidiana, ma anche il
In If XXXIV Dante sta camminando sulla superfi- ragionamento, mostrano che un corpo si muove da
cie gelata di Cocìto, quando vede in lontananza le sé oppure è mosso da un altro corpo. Si vede chia-
ali di pipistrello di Lucifero che muovendosi gela- ramente che gli esseri del mondo non si muovono
no il lago. È gigantesco e mostruoso. Avvicinando- da sé, ma sono mossi da altro. Poiché non si può
si, scorge che morde nelle tre bocche tre dannati. risalire all’infinito nella catena delle cause o, me-
Poi Virgilio lo prende in braccio, si aggrappa ad glio, dei motori, allora ci sarà una causa o un Mo-
una coscia, giunge al centro della Terra, si rovescia tore Primo che muove e che non è mosso da altro.
e riprende a salire. Il poeta vede il demonio irri- Questo Motore Primo è Immobile, è immateriale, è
spettosamente a gambe all’aria e chiede spiegazio- Dio. È pensiero di pensiero, cioè pensa se stesso.
ne. Virgilio spiega che hanno oltrepassato il centro Se pensasse il mondo, si abbasserebbe al livello
della Terra e che sono nell’altro emisfero. Coglie materiale del mondo. Può pensare quindi soltanto
poi l’occasione di una sosta per spiegare che il se stesso.
buon Dio ha scaraventato all’inferno Lucifero e gli A Tommaso (e a Dante) il ragionamento di Aristo-
angeli ribelli. Il poeta sapeva già la fine degli angeli tele andava bene, tranne che per un piccolo partico-
neutrali: li aveva visti con gli ignavi nell’antin- lare: Il Motore Immobile era necessariamente coe-
ferno. Poi i due poeti si sbrigano, hanno visto tutto terno al mondo. Il Cristianesimo non poteva accet-
quello che c’era da vedere, e per uno stretto sentie- tare questa tesi. Il Genesi, il primo libro della Bib-
ro scavato da un fiume escono a riveder le stelle. bia, parla invece di un Dio che crea il mondo dal
La prima parte del viaggio è terminata. L’aria senza nulla e che lo crea con un atto d’amore. E aggiunge
stelle e piena di gemiti scompare. Ma il viaggio è anche che Gesù Cristo si è incarnato e si è fatto
ancora lungo. Altri due terzi. uomo, per salvare l’umanità. Come salvare la situa-
zione? In questo modo: la ragione ci porta fino al
In Pd XXXIII san Bernardo prega la Vergine Maria Dio di Aristotele, fino al Motore Immobile; la fede,
affinché interceda presso Dio a favore di Dante e che si sostanzia dei dogmi enunciati dalla Chiesa e
gli permetta di avere la visione mistica di Lui. La trovati dai teologi nei Vangeli, va oltre queste con-
Vergine intercede e ottiene quanto chiede. Dante clusioni e identifica il Motore Immobile con il Dio
può sprofondare in Dio. Non può riferire tutto ciò creatore del mondo. Tutti contenti. Il popolino an-
che ha visto, perché la parola non può esprimerlo. che se non capisce tutte queste complesse questioni
Vede i tre anelli concentrici della Santissima Trini- filosofiche e teologiche, va bene lo stesso. Per lui
tà, vede la doppia natura di Gesù Cristo. Ma le sue ci sono in ogni caso le immagini sacre, i dipinti, gli
forze stanno venendo meno, quando interviene lo affreschi e soprattutto tutte le storie che riguardano
stesso Dio ad aiutarlo ed egli può divenire parte de Dio e i cori angelici, la Madonna, san Giuseppe, il
«l’Amor che move ‘l sole e l’altre stelle». bue e l’asinello, i santi, i beati, la Bibbia e i Vange-
li, soprattutto le parabole, chiare, comprensibili e
Dante insiste a più riprese sull’incapacità della pa- commoventi.
rola di esprimere adeguatamente Dio. D’altra parte Così il Cristianesimo, che era nato come risposta ai
aveva insistito per tutta l’opera sui limiti della ra- bisogni pratici dei credenti e come proposta di vita
gione umana. L’affermazione peraltro ha alle spalle e di valori diversi da quelli romani, diventa una re-
la riflessione filosofica, precisamente la teologia ligione gerarchica e dogmatica, un sistema teologi-
negativa. Poiché Dio è infinito e il linguaggio uma- co a cui il credente deve credere. Maometto invece
no limitato, allora Dio non può essere definito in resta fedele al Dio dei Vangeli e per prudenza vieta
termini positivi, cioè per quello che è, ma soltanto che di Dio si faccia una qualsiasi rappresentazione.
in termini negativi, per quello che non è. Non è bastato: i suoi seguaci si sono divisi ugual-
mente in sunniti e sciiti. L’uomo è veramente per-
verso, e predilige il male. Il suo male.
3. Il Dio dantesco Pertanto il Dio che conclude la Divina commedia è
un Dio pieno di filosofia e di teologia. Esso si al-
Il Dio dantesco proviene dalla tradizione cristiana e lontana dal Dio fisico di Aristotele, ma anche dal
dalla filosofia greca. La sintesi, recentissima, è sta- Dio razionale di Tommaso d’Aquino, un Dio trop-
ta fatta a metà Duecento da Tommaso d’Aquino po freddo, che poteva andare bene soltanto per i
(1225-1274). Il Dio dantesco ha le caratteristiche teologi e gli intellettuali, non per i normali credenti.

102
Non la ragione, ma la fede mette l’uomo a contatto Dante ha arricchito i gironi dell’inferno prendendo
con Lui. Peraltro neanche la fede basta: Beatrice si a piene mani personaggi e figure della mitologia
mette da parte, perché essa è (simbolo di) fede e classica: Minosse, Cerbero, Pluto, Nesso, le arpìe
teologia, e la teologia è sempre legata alla ragione e ecc. L’operazione è giustificabile sul piano poetico
alla riflessione razionale. Serve la fede mistica, la ma anche sul piano filosofico e culturale: per il po-
fede di san Bernardo di Chiaravalle, di Gioacchino eta come per tutto il pensiero medioevale non c’è
da Fiore e degli altri mistici ricordati in Pd X e XII, contrapposizione tra mondo classico e mondo cri-
che caratterizzano la ben nutrita corrente del misti- stiano: il Cristianesimo è venuto soltanto a comple-
cismo medioevale. tare il mondo pagano e i suoi valori, e lo ha fatto
portando la fede e la grazia. Da parte sua il mondo
Così Dio si trasforma e diventa palpitante di vita, e pagano è stato concepito dalla Provvidenza divina
conclude la Divina commedia: è «l’Amor che mo- come colui che doveva preparare le condizioni alla
ve ‘l sole e l’altre stelle» (Pd XXXIII, 145), che at- venuta di Gesù Cristo. Dante propone in modo
tira verso di sé tutti gli esseri dell’universo. consapevole e articolato questa visione della storia
umana in Pd VI, dove la mette in bocca alla figura
4. Il Satana dantesco autorevole dell’imperatore Giustiniano.

Il Satana dantesco è una creazione originale di Dan- Nelle tre bocche punisce e scuoia rispettivamente
te. In sostanza ha due matrici: è il contrario di Dio; Giuda, traditore di Gesù Cristo, e Brutto e Cassio,
è la rielaborazione del Demonio della cultura popo- traditori dell’impero. Sbattendo le ali, gela il lago
lare. di Cocìto, dove sono puniti altri traditori.
Se Dio è uno e trino, anche Satana ha un corpo e tre
teste. Sulla porta dell’inferno è scritto che Dio è 5. La fine del viaggio
potenza, sapienza e amore. Il colore delle teste in-
dica rispettivamente: l’odio (quella centrale, rossa), Il viaggio di Dante si conclude con la visione mi-
l’impotenza (quella laterale destra, giallastra), l’i- stica di Dio, con il superamento della condizione u-
gnoranza (quella laterale sinistra, nera). Se Dio si mana e l’entrare a far parte dell’essenza divina. Co-
espande in tutto l’universo, Satana è chiuso in se sì, con questo travagliato itinerarium mentis, cordis
stesso e nel suo autismo. Se Dio è ai bordi dell’uni- corporisque in Deum finisce il viaggio nei tre regni
verso, Satana è al centro della Terra e dell’uni- dell’oltretomba iniziato una settimana prima. Una
verso, immaginato come una serie concentrica di settimana densa di avvenimenti, di emozioni e di
sfere cristalline. Se Dio è infinito, Satana è finito. incontri, di cui l’ultimo, il più importante e il più
Se Dio è pura luce, Satana è immerso nel buio, soddisfacente, anzi l’unico totalmente soddisfacen-
nell’oscurità, nelle tenebre, l’espressione simbolica te, con lo stesso Dio.
più tangibile del peccato fin da If I (la selva oscu- Dio è dunque la conclusione di tutto, per Dante co-
ra). Se Dio è immateriale, Satana è materiale, brut- me per il pensiero medioevale? A prima vista sem-
to, peloso e con le ali nere da pipistrello. Uno schi- bra che le cose stiano così. Ma un po’ di riflessione
fo, anche per una strega. Ma alle donne tutto va be- permette di dire che questa è la fine del viaggio,
ne. che il poeta ha dovuto fare un viaggio molto lungo
Qui è chiara l’applicazione della legge del contrap- per evitare le tre fiere della selva oscura che gli im-
passo, usata per valutare e punire i peccati in tutta pedivano il cammino e che ora, grazie a questa
la Divina commedia. lunga deviazione, può ritornare a casa e riferire ciò
La rappresentazione materiale e plastica di Lucifero che ha visto nei tre regni dell’oltretomba.
costringe poi il poeta a uno sforzo supremo per riu- Il viaggio insomma finisce in paradiso con la visio-
scire a rappresentare Dio in modo adeguato. Ma ne di Dio, ma ricomincia subito dopo sulla terra,
può contare sull’allenamento delle due cantiche che nelle quotidiane occupazioni e nella continua lotta
deve ancora scrivere. per raggiungere il fine che ogni uomo dovrebbe
proporsi. La fine del viaggio rimanda quindi da una
Satana si è ribellato a Dio con un atto di superbia. parte a Pd XVII, dove Cacciaguida spiega le profe-
un peccato dello spirito, non del corpo. I peccati zie fatte al poeta nel corso del viaggio e indica la
dello spirito sono da tutti considerati i più gravi e i missione che egli ha ricevuto da Dio. Dall’altra a If
più pericolosi. In seguito anche i primi uomini, cioè III, dove gli ignavi sono puniti perché non hanno
Adamo ed Eva, da lui istigati, si ribelleranno a Dio fatto nulla di bene, nulla di male che meritasse di
spinti dalla superbia: volevano diventare simili a farli ricordare. Soltanto in questo caso e in pochi
Dio. Egli ha la sua corte infernale, i diavoli, che altri dell’inferno il poeta insiste sulla durezza delle
non sono divisi in gerarchia: erano angeli e sono pene. Lo fa invece costantemente in purgatorio,
divenuti diavoli. Ma la volontà di Dio è sempre dove le anime devono espiare la colpa. In genere
presente: anche se è il nemico, l’antagonista di Dio, punisce i dannati con l’inferno, perché non si sono
Satana è strumento ed esegue la giustizia divina. pentiti; ma ne apprezza costantemente altre virtù,
103
quando ne possiedono. Insomma il giudizio è sfac- una parte, il male non è mai tutto dall’altra. E pro-
cettato. I casi più significativi sono Farinata degli prio questo fatto rende difficile o anche impossibile
Uberti (l’uomo politico tutto d’un pezzo, ma ereti- ogni decisione. Sono costretti a scegliere Francesca
co), il maestro Brunetto Latini (bravo insegnante (l’amore o la fedeltà al marito), Farinata degli U-
ma sodomita) e Ulisse (capace di sacrificare la fa- berti e Cavalcante de’ Cavalcanti (la patria o la fa-
miglia, il regno e la vita per conseguire la virtù e la miglia), Ulisse (il ritorno a casa o l’esplorazione
conoscenza, ma fraudolento). del mondo senza gente), Jacopo del Càssero (la
Insomma la sorte a cui si va incontro nell’al di là si strada per Oriago o quella per Mira)... La scelta ter-
decide interamente nell’al di qua, sulla Terra, com- rena si paga sulla Terra ma anche nella vita ultrater-
piendo imprese virtuose o efferate. La cosa è se- rena.
condaria. Ma compiendo imprese capaci di farci
ricordare dai posteri. Nessuno ha il diritto di non 6. Un diavolo poverello: soltanto deute-
schierarsi, di sottrarsi ai propri compiti o agli oneri ragonista o ancor peggio
che il cielo ha assegnato. Chi non si schiera, chi
non fa niente è punito per la sua indolenza e messo
tra gli ignavi, «coloro che visser sanza infamia e Il Demonio di Dante è soltanto deuteragonista nel-
sanza lodo» (If III).L’al di là ratifica soltanto con l’universo o, ancora peggio, un semplice tirapiedi
una medaglia al valore, con il premio o con il ca- dell’Altissimo. Ha soltanto una cantica a lui dedica-
stigo o con una via di mezzo ciò che ogni uomo ha ta. E poi nessuno va da lui. Tutti invece vanno da
fatto di buono e di cattivo nell’al di qua. E, se Dio. Addirittura Virgilio e Dante lo usano offensi-
nell’al di là c’è una valutazione definitiva, brutale, vamente come una scala. Perché non si è mosso e
perché vale per tutta l’eternità, nell’al di qua c’è non li ha scalciati via? In compenso ha suscitato gli
qualcosa di equivalente di ugualmente importante: interessi e l’ammirazione e l’invidia di tanti uomi-
la fama presso i posteri per le imprese che abbiamo ni. Gli sconfitti hanno sempre degli ammiratori che
compiuto in vita. Insomma un altro giudizio, un’al- si immedesimano in loro. Alcuni di questi sono:
tra sanzione. E un giudizio ben diverso da quello BALDUCCI C., Il diavolo, Mondadori, Milano
ultraterreno: la cosa importante è farsi ricordare, 1994;
farsi notare, non importa con quali azioni, se belle CARUS P., Storia del diavolo e dell’idea di male,
o brutte, buone o cattive. Ramsete ha costruito le ECIG, Genova 1989;
piramidi? Bravo! Tito ha ammazzato un po’ di cri- CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO
stiani? Bravo! E se ne ammazzava di più? Ancora MEDIOEVO, Santi e demoni nell’Alto Medioevo
più bravo! Ma non gli conveniva: se restava senza occidentale (secc. V-XI): Settimane di studio del
sudditi, nessuno pagava le tasse e nessuno dei po- Centro, Spoleto, 7-13/4/1988, presso la sede del
steri l’avrebbe ricordato. Senza posteri egli proprio Centro, Spoleto 1989, voll. I-II;
non esisteva. CORRAIN C.-ZAMPINI P., L’esorcismo nella
L’importanza della fama terrena è ribadita in diver- Chiesa, Borghero, Padova 1974;
si canti: If XV (Dante incontra il maestro, che gli DI GESARO P., Streghe. L'ossessione del diavolo.
ha insegnato come l’uomo si eterna con la fama), Il repertorio dei malefizi. La repressione, Praxis 3,
Pg XI (Oderisi da Gubbio dice che la fama è come Bolzano 1988;
un soffio di vento, che ora spira di qui, ora di lì), DI MARI C., Enciclopedia della magia e della
Pd XVII (Cacciaguida invita Dante a dire tutto ciò stregoneria, STEB, Bologna 1987;
che ha visto, il poeta sa che in questo modo diven- DI NOLA A. M., Il Diavolo. Le forme, la storia, le
terà famoso). Ma anche, per contrappunto, in If III, vicende di Satana e la sua universale e malefica
dove si disprezzano violentemente gli ignavi, che in presenza presso tutti i popoli dell’antichità ai no-
vita non fecero niente né di decente né di indecente. stri giorni, Newton Compton, Roma 1994;
Poi nell’al di là (come nell’al di qua) i disegni di Il diavolo in pulpito. Spettri e demoni nelle predi-
Dio non appaiono sempre chiari e distinti. Così si che medievali, a cura di V. Dornetti, Xenia, Milano
trovano i migliori cittadini di Firenze, intellettuali, 1991;
vescovi e papi nelle bolgie dell’inferno, mentre si Il diavolo, Milanese, Milano 1969;
incontrano in paradiso donne che non hanno rispet- KELLY H.A., La morte di Satana. Sviluppo e de-
tato i voti, che erano più affamate di sesso della lu- clino della demonologia cristiana, trad. it. di L.
pa che dopo mangiato ha più fame di prima, prosti- Pigni Maccia, Bompiani, Milano 1969;
tute come Raab che sono portate fuori del limbo RUSSELL J.B., Il diavolo nel mondo antico, trad.
dallo stesso Gesù Cristo, quando risorge. it. di F. Cezzi, Laterza, Bari 1989;
RUSSELL J.B., Il diavolo nel mondo moderno,
I disegni di Dio sono infiniti e incomprensibili per trad. it. di F. Cezzi, Laterza, Bari 1988;
la ragione umana. Il poeta però è riuscito nella Di- RUSSELL J.B., Satana. Il diavolo e l'inferno tra il
vina commedia a riprodurre la complessità e l’am- I e il V secolo, trad. it. di M. Parizzi, Mondadori,
biguità del mondo reale: il bene non è mai tutto da Milano 1987;

104
TEYSSÈDRE B., Il diavolo e l'inferno, ECIG, Ge-
nova 1991; I canti di Virgilio (Inferno)
TEYSSÈDRE B., Nascita del diavolo, ECIG, Ge-
nova 1992;
TEYSSÈDRE B., Nascita del diavolo. Da Babilo- 1. Virgilio, la guida oltremondana
nia alle grotte del Mar Morto, trad. it. di P. Aimo,
ECIG, Genova 1992. Virgilio accompagna Dante per tutto l’inferno e poi
sino al paradiso terrestre. Qui lascia Dante che non
Ma conviene dare un’occhiata anche alla cultura si accorge della sua partenza e che lo cerca con gli
popolare, per la quale sono sempre interessantissi- occhi per avere il suo conforto, mentre incontra
mi e coinvolgenti, anche se un po’ difficili: Beatrice. Poi tocca alla donna, che il poeta non ve-
deva da dieci anni, cioè dalla morte, prendere in
FRAZER J.G., Il ramo d’oro, Boringhieri, Torino affidamento il poeta e continuare il viaggio.
1973, voll. I-II; I rapporti tra Virgilio (qualunque cosa egli sia e
PROPP V. J., Le radici storiche dei racconti di fa- rappresenti) e Dante (qualunque cosa egli sia e rap-
te, Boringhieri, Torino 1985; presenti) sono estremamente complessi. Il motivo
PROPP V. J., Morfologia della fiaba, Einaudi, To- di questa complessità è facile da individuare: il po-
rino 1962. eta latino rappresenta la ragione in tutte le sue arti-
colazioni e in tutta la sua versatilità. Da parte sua
Alcune di queste opere fanno tenerezza: Di Nola è Dante è l’individuo in tutte le sue articolazioni e in
un mangiapreti, ordinato e didattico, che non crede tutte le sue dimensioni, cioè è l’individuo come ge-
in Dio, ma ha una fede, crede fermamente nel ma- nere, che rappresenta l’umanità, ma è anche
terialismo, che vuole diffondere tra gli intellettuali l’individuo come specie, che presenta le sue speci-
impegnati. Chissà qual è il vantaggio di sostituire fiche inclinazioni e idiosincrasie.
una fede con un’altra, addirittura con il materiali- Oltre a ciò Virgilio ha alle spalle la cultura e la sto-
smo! Ma non aveva un look migliore e non era più ria pagana, che non ha conosciuto la fede, il Vange-
affascinante e più articolata la fede in Dio e la rap- lo e la salvezza. Dante ha alle spalle la fede, il
presentazione dell’Altissimo e dell’Onnipotente e- Vangelo e la salvezza, che completano la cultura
laborata con tanto acume e impiegando tanti secoli pagana. Anzi essa costituisce quella base indispen-
e tanti intellettuali di prima mano dalla Chiesa cat- sabile all’avvento di Cristo, della Chiesa e della
tolica? Il prodotto si vede dalla qualità finale, non salvezza dell’umanità. Insomma il mondo di Virgi-
dalle buone intenzioni, che poi restano tali. lio e il mondo di Dante non si contrappongono,
Ma l’animo umano è pieno di contraddizioni e non non si negano, non si ignorano, non si combattono.
avrà pace - se dobbiamo credere a sant’Agostino -, Si completano. La ragione senza la fede è cieca, ma
finché non ritornerà a Lui. la fede senza ragione è superstizione.
D’altra parte ora Virgilio è immerso nel mondo cri-
stiano: si trova nel limbo, con gli spiriti magni, che
ugualmente non hanno conosciuto la salvezza. Qui
conduce una esistenza simile a quella che si poteva
condurre nell’Averno pagano, né felice né infelice
(gli dei dell’Olimpo abitavano il cielo ed erano in-
differenti agli uomini che erano morti). Conduce da
mille trecento anni questa esistenza, quando giunge
sino a lui una donna, direttamente dall’empireo:
Beatrice. Una donna che rappresenta la fede e la
teologia razionale, e che viene a chiederle aiuto in
favore di Dante. Dietro a questa donna ci sono altre
due donne: Lucia, protettrice degli occhi, i lumi che
permettono di vedere e di orizzontarsi nella vita, e
dietro a lei addirittura la Madre celeste, la Regina
del cielo, che ha visto il poeta in pericolo. Insomma
fare un miracolo era facile, ma il miracolo non vie-
ne sprecato: la Madonna non ricorre a Dio, ricorre
a mezzi di gran lunga inferiori, più naturali, più
umani. E forse anche più istruttivi e più efficaci.
Dante deve fare esperienza diretta dei regni
dell’oltretomba, perché, quando ritornerà a casa,
deve raccontare tutto ciò che ha visto.

105
La fede ha bisogno della ragione, per salvare l’in- quadrivio come le infinite distinzioni della dialetti-
dividuo che si è smarrito nella selva oscura e l’u- ca provengono da una visione della realtà capace di
manità che si è inviscata nel peccato... salvare il punto di vista generale, cioè l’organismo,
e il punto di vista particolare, quello dell’individuo
Insomma l’idea che ragione e fede si completano, o della cellula. La confusione teorica e pratica sono
che il mondo classico e il mondo cristiano si com- evitate, perché ogni elemento è e sta al suo posto,
pletano implica che nessuno dei due mondi ha la nella teoria, nella realtà, nella società.
meglio sull’altro o lascia l’altro a molte lunghezze Questa mentalità ordinatrice e organica si trova già
dietro le sue spalle. Occorre la ragione e occorre la nel pensiero greco: stoici ed epicurei dividevano la
fede, perché sia la prima sia la seconda hanno il lo- filosofia in tre ambiti: logica, fisica ed etica. E il
ro specifico ambito di applicazione, che non può cosmo era, come dice il nome, ordine. D’altra parte
assolutamente essere invaso dall’altra. La cultura due civiltà come quella greca e quella medioevale,
romana (“Divide et impera”) e due tre secoli di lo- che passava il tempo a osservare le stelle e a imma-
gica o, meglio, di dialettica medioevale non erano ginare le costellazioni dovevano necessariamente
passati invano. proporre le stesse idee o idee affini, poiché i condi-
Così Virgilio accetta l’incarico di Beatrice. Sarà zionamenti naturali a cui erano sottoposte erano gli
anche per sgranchirsi le gambe, prendere una boc- stessi: il ciclo delle stagioni, il ciclo della lavora-
cata d’aria e fare nuove esperienze. Ma è ben di- zione della terra, la rotazione dei pianeti e la rota-
sponibile nei confronti di Dante che oltre tutto si è zione della volta celeste, .
formato leggendo l’Eneide e le altre opere del Fin da subito Virgilio non è, non vuole essere e non
mondo classico che aveva a disposizione. può essere la ragione pura, la ragione astratta e se-
parata dalla realtà, la ragione che si ritira e si isola
2. Virgilio che soccorre Dante sperdu- oltre l’iperuranio e non si degna di accogliere in sé
tosi nella selva oscura alcun oggetto. La ragione è a contatto con la realtà.
E le idee delle cose sono prima in Dio o ante rem,
poi nelle cose o in re, quindi nella mente dell’uomo
in If I Dante si perde n una selva oscura. Vede un o post rem. La realtà è complessa. Inutile illudersi
colle illuminato dai raggi del sole al tramonto e vi che sia semplice, che sia riducibile a res extensa e a
si dirige. Pensa di poter recuperare la strada che ha res cogitans.
perduto. Ma viene subito ostacolato da tre belve, Virgilio presenta subito le articolazioni e i contatti
che lo ricacciano nella selva. La lupa era più mi- della ragione: è inviato dal cielo, da Beatrice (la fe-
nacciosa della lonza e del leone. A questo punto gli de e la teologia razionale) e dalla Madre di Dio che
appare un’ombra, Virgilio, a cui chiede immedia- lo ha visto in pericolo. Vede i pericoli che minac-
tamente aiuto. Virgilio si presenta: è vissuto al ciano Dante (le tre fiere). Indica la soluzione, nien-
tempo di Giulio Cesare. E gli dice che la lupa non te affatto facile (percorrere i tre regni dell’oltretom-
ha mai permesso a nessuna persona viva di prose- ba). Non ha paura delle fiere (Dio è presente anche
guire il cammino. Perciò egli deve fare un giro più all’inferno e i suoi decreti non possono in alcun
lungo, per ritornare a casa. Deve attraversare con modo essere infranti). Ma sa che la via giusta da
lui l’inferno e il purgatorio. E, se vuole, poi deve percorrere è un’altra, quella più lunga, e si prepara
continuare con un’altra guida in paradiso. Il poeta a farlo. E a fare da guida. È anche un mago o un
accetta immediatamente. veggente (lo si pensava tale), ma può esserlo per-
ché vede tutto in Dio. Così può parlare della lupa
Il lettore a questo punto deve dire di trovarsi davan- (“Molti son li animali a cui s’ammoglia, E più sa-
ti, anzi immerso nel mondo medioevale. Deve però ranno ancora...”). E prevedere e auspicare la Venu-
subito precisare: nella ricchezza e nella complessità ta del Veltro, un cane da caccia feroce, che farà
del mondo medioevale. morire la lupa “con doglia”.
Il mondo medioevale è il mondo della complessità. Insomma la ragione medioevale non si fa problemi
E la cultura medioevale è la cultura della comples- a intrecciare rapporti con il mondo anomalo delle
sità. La realtà è complessa, dunque anche gli stru- profezie. La ragione è previsione ed è anche profe-
menti che la esaminano devono essere complessi. zia. Profezia, cioè pro + for faris, significa proprio
Sono le arti del trivio e del quadrivio. E soprattutto dico in anticipo, dico prima che una cosa succeda,
non devono essere squilibrati. Questa cultura ha prevedo. Si è finiti nella magia e nella superstizio-
come punto fermo due convinzioni: che il pensato- ne? Neanche un poco. La previsione è razionale e,
re si deve proiettare sulla realtà da esaminare; e che soprattutto, esiste una particolare previsione (o pro-
deve elaborare una teoria articolata capace di co- fezia) che è causa sui, che si autorealizza. La pro-
gliere i vari aspetti dell’oggetto esaminato. C’è an- fezia che si autorealizza non è una scoperta di oggi.
che una terza convinzione, forse ancora più radica- Era già nota a Dante, e non era neanche farina del
le, che la realtà sia organica e che il sapere debba suo sacco...
essere ugualmente organico. Le arti del trivio e del

106
Già dal canto iniziale dell’Inferno emerge quindi la potrebbe dire problemi scientifici che riguardano la
radicale contrapposizione tra la ragione medioevale fede. E comunque è indubbio che la ragione ha la
e gli asfittici surrogati della ragione che sono emer- forza e le capacità di spingersi oltre la realtà sensi-
si in età moderna, dalla ragione meccanicistica di bile, nella realtà dei simboli matematici e nella re-
R. Descartes (1596-1650) alla ragione dei bottegai altà delle questioni di fede. La ragione è divenuta
illuministici nel Settecento, alla ragione trascenden- teologia razionale. E a questo proposito sia Virgilio
tale di un filosofo da strapazzo, che pensava di es- sia Beatrice toccano questioni di teologia razionale,
sere un orologio su cui i suoi concittadini dovevano anche se il primato spetta a Beatrice. Quel che con-
regolare l’ora. ta è che Virgilio non ha paura né si sente a disagio,
quando va oltre l’ambito di sua specifica com-
3. Virgilio che si fa comandare da Bea- petenza.
trice, la teologia razionale
4. Virgilio che svela il senso della sto-
In If VI Dante e Virgilio sono scesi nel secondo ria: il «gran veglio» di Creta
cerchio, quello che punisce i golosi. Un’anima de-
sidera parlare con Dante, è i fiorentino Ciacco. Il In If XIV Dante e Virgilio incontrano Capanèo, che
poeta gli pone tre domande sul destino della città. bestemmia ancora la divinità. Il poeta latino lo
Le risposte che riceve sono angosciose: i cittadini rimprovera aspramente. Poi Dante chiede che gli
verranno al sangue e i vincitori cacceranno in esilio illustri la geografia infernale. Virgilio accetta e rac-
gli sconfitti; i giusti sono pochi e non sono ascolta- conta la storia mitica e profetica del vecchio di
ti; le cause degli scontri sono la superbia, l’invidia Creta: a Creta, in una grotta, è una statua. Ha il ca-
e l’avarizia. Poi i due poeti riprendono il viaggio, po d’oro, il dorso d’argento, poi è di bronzo. Ha un
Dante fa una domanda: i dannati soffriranno di più piede di terracotta e pesa più su questo piede che
o di meno dopo il giudizio universale? Virgilio lo sull’altro. . Ciascuna parte, fuorché la testa d’oro,
rimanda all’etica di Aristotele, che ha fatto sua. Es- è rotta da una fessura che goccia lacrime, che si
sa afferma che un corpo più è perfetto, più sente il raccolgono ai suoi piedi e poi scendono nell’in-
bene e ugualmente il male. Dopo il giudizio univer- ferno, dove formano il fiume Flegetónte. Poi scen-
sale le anime avranno anche il corpo. Perciò la dono ancora, fino al centro dell’inferno, dove for-
conclusione è immediata. mano il lago gelato di Cocìto. Finita la spiegazione,
i due poeti si allontanano dal bosco dei suicidi.
Questa domanda di teologia razionale è la prima
che si incontra nell’opera, ma avrà un vasto seguito Bestemmiare Iddio è un atto irrazionale, che Virgi-
nei canti successivi. Uno dei casi più affascinanti lio giustamente riprende. Non si deve sfidare la di-
ed istruttivi è la teoria del corpo umbratile, esposta vinità, neanche quella pagana. Il gigante Capanèo
in Pg XXV, preceduto da un argomento molto si- dà prova di violenza, di tracotanza. Perciò è giusto
mile: la fecondazione della donna da parte che la divinità lo punisca. È uscito dai suoi limiti, e
dell’uomo. La teoria del corpo umbratile è necessa- ciò non si può fare. Prima di lui lo hanno fatto A-
ria per spiegare in che modo dannati all’inferno e damo ed Eva, che volevano diventare come Dio.
purganti in purgatorio soffrano le pene a cui sono Anch’essi sono stati duramente puniti.
stati condannati dalla giustizia divina. La spiega- Dopo il rimprovero al gigante pagano, Virgilio rac-
zione è semplice e convincente. Beninteso, dati conta la storia umana che è incisa sul corpo del
come corretti i presupposti di partenza. L’anima gran vecchio di Creta. Ogni metallo indica una età.
non può soffrire, soltanto il corpo può soffrire. I La prima età è l’età dell’oro. Segue l’età dell’argen-
dannati e i purganti quindi hanno bisogno di un to, del rame, del ferro. L’età del ferro è l’età pre-
corpo per soffrire, in attesa di ritornare in possesso sente, caratterizzata da violenza, barbarie e corru-
del loro corpo terreno, che resusciterà al momento zione. La storia umana è quindi storia di decaden-
del giudizio universale. Dopo tale giudizio ci sarà za, da un grande e felice passato a un doloroso pre-
la resurrezione dei morti e della carne e la vita eter- sente.
na. Appena morte, le anime con conti in sospeso È Virgilio, la ragione, che la presenta: l’uomo vi-
con Dio vanno sulle rive dell’Acherónte (i dannati) veva felice nel paradiso terrestre, ma la sua super-
o del Tevere (i purganti). Qui l’aria che sta intorno bia e la sua violenza contro la legge lo ha rovinato.
alla loro anima prende la forma del loro corpo ter- Ed ha perso tutto. Se si comportava conforme a ra-
reno, e sarà con questo corpo succedaneo, con que- gione e conforme alle leggi poste da Dio nel para-
sto corpo in facsimile, che le anime andranno nei diso, tutto ciò non sarebbe successo.
rispettivi cerchi infernali o nelle rispettive cornici La caduta nel male e nel peccato ha indebolito la
del purgatorio. ragione, che si era già dimostrata insufficiente. Per-
La ragione invade ambiti riservati alla fede, anche ciò ora l’uomo ha bisogno di aiuto per ritrovare la
se si tratta di problemi di fede piuttosto facili, si strada di casa, il luogo stabilito da Dio per lui, il

107
paradiso. E sulla terra ha bisogno di due guide, che La ragione può sbagliare a valutare. Nessun dram-
si coordino per portarlo alla salvezza: la Chiesa e ma: è proprio quello che succede. Anche Virgilio
l’Impero. perciò si può sbagliare e si sbaglia. L’errore è gros-
Virgilio riconosce la debolezza, la fragilità e gli er- solano e dovuto ad ingenuità. Mille anni nel limbo
rori della ragione. Ma non si dispera. Sa che ci so- non l’hanno reso più sagace. Egli organizza n piano
no altre soluzioni, altre possibilità per ristabilire il modesto: dice a Dante di nascondersi dietro una
rapporto tra l’uomo e Dio. Dio è disposto a inter- roccia. Poi tratta con i diavoli senza accorgersi che
venire, ma l’uomo può emendarsi già qui sulla Ter- non ha alcun potere contrattuale, se non due parole
ra degli errori e delle colpe che ha commesso con- di credenziali: il viaggio è voluto dal cielo. E ciò è
tro la sua ragione e contro Dio. I peccati sono con- vero, ma i diavoli non ne tengono conto. Egli si fi-
tro la ragione, e Dio è Λóγος, ragione, parola, di- da delle loro parole, della loro intelligenza luciferi-
scorso, argomento, argomentazione, giustificazio- na. Non si aspetta l’inganno. Ma l’inganno è in ag-
ne. guato. Dante lo mette inutilmente in guardia. D’al-
tra parte quali altre alternative vi erano? E perché
5. Virgilio che si fa ingannare dai diavo- non doveva contare sull’esperienza precedente? La
li Malebranche risposta è semplice, ma egli non la trova: dei diavo-
li si deve sempre diffidare. Essi sono naturalmente
protesi a tentare l’uomo. Riescono a far cadere la
In If XXI Dante e Virgilio scendono nella bolgia donna anche con uno brutto travestimento di ser-
dei barattieri. Virgilio richiama l’attenzione di Dan- pente... Malacoda finge di cedere e di piegarsi al
te: un diavolo scaraventa un dannato giù al ponte volere del cielo, ma prepara immediatamente l’in-
nella pece. Informa i suoi compagni che è uno degli ganno, che riesce: l’intelligenza dei diavoli è quella
anziani di santa Zita, barattiere come tutti i lucche- degli angeli decaduti, che è sempre superiore a
si. Tornava subito ritornato indietro a prendere altra quella degli uomini.
merce. Il dannato precipita nella pece, poi riemer-
ge. I demoni lo deridono e lo invitano a rubare na- I due poeti devono ancora incontrare i consiglieri
scosto sotto la pece. Virgilio dice a Dante di na- fraudolenti, che saranno Ulisse e Guido da Monte-
scondersi dietro una roccia, che avrebbe trattato feltro. Ulisse si è dedicato con successo agli ingan-
con i diavoli. Dante si nasconde. Virgilio chiede ai ni, anche se preferiva cercare la conoscenza. Guido
diavoli di parlamentare con uno di loro. Si fa avanti passa il tempo a ingannare i nemici e a vincerli. Ma
Malacoda. Virgilio dice che il suo viaggio è voluto poi si fa ingannare da uno più astuto di lui, il papa
dal cielo, perciò che li lascino passare. Malacoda Bonifacio VIII, che gli chiede un consiglio fraudo-
cede immediatamente. Virgilio allora invita Dante lento. Si fa convincere e lo dà. E non si accorge
ad uscire dal nascondiglio. Dante gli si avvicina tut- dell’inganno in cui sta cadendo: il papa gli ha pro-
to timoroso, e per niente rassicurato dal comporta- messo di assolverlo prima che pecchi, ma quando
mento dei demoni. Malacoda dice che i due poeti muore un diavolo logico gli ricorda che non ci si
possono scendere nella bolgia sottostante soltanto può pentire prima di peccare. È contraddittorio!
per un ponte lì vicino. Quello che vedono era cadu-
to a pezzi 1.266 anni prima. Un gruppo di diavoli Virgilio non ha l’intelligenza del diavolo logico né
va in quella direzione. Essi possono accodarsi. l’intelligenza diabolica dei Malebranche. Ha una
Dante vorrebbe procedere senza la scorta. Virgilio intelligenza umana e terrena, con tutti i suoi pregi e
lo rassicura. Il drappello dei diavoli è pronto a par- tutti i suoi limiti, anche se è sempre pronto ad im-
tire. Il loro capo dà il segnale con una scoreggia. parare e a fare esperienza. In questo caso Dante,
che non si fida, è più avveduto di lui e capisce me-
Virgilio ha esperienza con i diavoli. Era già disceso glio i diavoli.
in precedenza nell’inferno. E pensa che quell’espe-
rienza gli serva per il presente. Così tratta con i La ragione medioevale non è assoluta, ma se sba-
diavoli, ma ingenuamente: fa valere la volontà del glia è disposta a imparare, a imparare dall’esperien-
cielo, e nient’altro. Malacoda si finge sconfitto e za. Essa non esiste in sé, si autocostruisce. Questa
cede subito. Anzi si dimostra generoso: il ponte lì flessibilità e questo uso antidogmatico della ragio-
vicino è crollato 1.266 anni fa, essi possono prose- ne si capisce facilmente se si tiene presente
guire soltanto prendendo un altro ponte, che si tro- l’immenso sviluppo che la dialettica, cioè la logica,
va un po’ più lontano. Un drappello di diavoli va in ha nel Basso Medio Evo. E chi studia la dialettica
quella direzione. Può guidarli direttamente al pon- sa due cose: le possibilità che si aprono davanti ad
te. Dante non si fida: i diavoli sono minacciosi. Ma una azione sono sempre infinite; e che vale un
Virgilio lo rassicura. Il drappello è pronto. Il loro principio di ragion sufficiente, in base a cui ci deve
comandante con una scoreggia dà l’irriverente se- essere un motivo per scegliere questa o un’altra
gnale della partenza. possibilità oppure ci deve essere un motivo se si
realizza questa anziché un’altra possibilità. L’asino

108
di Buridano, posto davanti a due mucchi di fieno Virgilio è neutro, è semplicemente informativo
del tutto uguali e alla stessa distanza, muore di fa- quando racconta la storia di Lucifero. Si sente che
me. Anche lui si trova in difficoltà: non ha alcun non è interessato, che ha fretta. Non vede l’ora di
motivo per scegliere un mucchio anziché l’altro. finirla e di proseguire il viaggio. Sta già pensando
Figurarsi gli uomini che sono molto più schizzinosi al secondo regno. Anche l’inferno è sistemato! Lo
e ci pensano mille volte prima di agire! aspetta l’ultima fatica, che si concluderà sulla cima
del paradiso, dove consegnerà Dante a Beatrice ed
6. Virgilio che scende impavido e sicu- egli potrà tornarsene tranquillamente nel limbo, con
ro lungo il corpo villoso di Lucifero quei vecchioni degli spiriti magni. Almeno lo spe-
ra!!!
Dante scrittore costruisce un canto neutro, descrit-
In If XXXIII i due poeti sono armai giunti in fondo tivo, che concluda la prima cantica in modo piano e
all’inferno, sul gran lago di Cocìto. Virgilio indica tranquillo. Le emozioni, le passioni e le invettive
Lucifero, che si vede in lontananza. È brutto e gi- c’erano state e ci saranno. Ma intanto si poteva
gantesco. Ha sei enormi ali con cui ghiaccia la su- concludere la prima parte del viaggio e prepararsi
perficie del lago, e tre teste, di colore diverso. In alla seconda (e ultima) parte.
ogni bocca schiaccia un dannato: Giuda, traditore
di Cristo, in quella centrale; Brutto e Cassio, tradi-
tori dell’Impero, in quelle laterali. Ma ora devono 7. Il rapporto reattivo e controreattivo
lasciare l’inferno, perché hanno visto tutto. Così della ragione a contatto con la realtà e
Virgilio con Dante avvinghiato al collo afferra le con le difficoltà
coste villose di Lucifero, quindi scende di vello in
vello lungo il suo corpo. Poi si capovolge e inco- Per parlare di Virgilio si sono scelti soltanto quattro
mincia a salire, finché esce per il foro di una roccia, canti. E su di essi ci si è concentrati. Ciò è ovvia-
sul quale depone Dante. Il poeta è stupito di vedere mente scorretto e inadeguato. Ed anche statico,
Lucifero gambe all’aria. Virgilio spiega che hanno perché non coglie il viaggio, lo scorrere costante e
superato il centro, dove si è conficcato quando Dio continuo delle situazioni, degli incontri, dei pro-
l’ha scagliato giù dal cielo. Ora essi sono nell’altro blemi suscitati, delle difficoltà incontrate. La ra-
emisfero. I due poeti riprendono il cammino e sal- gione medioevale non è una ragione astratta, avulsa
gono in su, verso la superficie della Terra, finché dalla realtà, imbalsamata, costruita a tavolino. È
per un pertugio escono a riveder le stelle. una ragione che si mette costantemente alla prova,
che affronta le difficoltà. E che le supera, anche se
La ragione medioevale, la ragione umana è indub- ora per merito proprio, ora con l’aiuto altrui. E che
biamente limitata. Ha soltanto il coraggio di ac- impara dalle difficoltà.
compagnare un individuo, che si è sperduto, fin Era più corretto esaminare tutti i canti dell’Inferno
nell’oltretomba, fino al contatto fisico con il male. e poi tutti i canti del Purgatorio, in cui compare il
Anzi la ragione non si fa problemi ad arrampicarsi, poeta latino. Soltanto così prendeva consistenza la
cioè a scendere giù, lungo il corpo di Lucifero, per- ragione medioevale, di cui Virgilio è l’espressione.
ché manca una scala più agevole. Virgilio non ha Bisognava insistere sui momenti in cui Virgilio è
paura di Lucifero. Soltanto che, visto tutto dell’in- discreto (nell’episodio di Farinata degli Uberti, di
ferno, urge non perdere tempo, sbrigarsi e continu- Brunetto Latini), su quelli in cui è incerto, non rie-
are il viaggio. D’altra parte si può andare alla svel- sce a vincere i diavoli o si fa ingannare dai diavoli
ta, senza nemmeno salutare Lucifero (che , autisti- (nell’episodio dei Malebranche), interviene con si-
co, non avrebbe risposto), perché anche Lucifero è curezza, assiste in silenzio con Dante (nell’episodio
una creatura divina. È stato creato immortale, poi di Ulisse), rivolge complimenti a Dante che rim-
stupidamente si è ribellato a Dio, che non vedeva provera aspramente i papi simoniaci, manifesta af-
l’ora di dimostrare la sua potenza, infine esegue le fetto e protezione verso Dante, rimprovera Dante
condanne o le punizioni decide da Dio e commina- che gode del battibecco tra maestro Adamo e Sino-
te da Dio. Che vergogna! Essere nelle mani del ne.
proprio nemico. Non si può fare un discorso sulla ragione come
Forse Virgilio ricorda o forse non ricorda che Luci- hanno fatto i pensatori dell’età odierna. Non si può
fero è strumento di Dio. Sta di fatto che non ha pa- vedere se si sta nuotando restando lontani dall’ac-
ura, non ha nessuna voglia di avere paura. È giunto qua, dall’esperienza, dalla vita.
al centro dell’inferno, al centro della Terra, al cen- La ragione di Dante è una ragione reattiva e contro-
tro dell’universo. E deve preoccuparsi di risalire reattiva: reagisce costantemente nei confronti della
alla superficie celeste. Lo fa con una rapidità spa- realtà, nei confronti delle circostanze. E può sba-
ventosa: tre versi. La discesa era costata 4.720 ver- gliare, ma cerca di imparare dagli errori fatti. Essa
si, la salita soltanto 3 versi. Quando la fretta infu- percorre il cammino dell’oltretomba e del mondo
ria... terreno avendo una certa fiducia in se stessa, una

109
fiducia ragionevole in sé e nel mondo (se Dio ci ha della società. L’illuminismo può essere considerato
dato la ragione, noi dobbiamo usarla; se Dio ha il successo della ragione per la classe sociale di cui
creato il mondo, il mondo è sostanzialmente buo- fa gli interessi economici, ma è in ogni caso il fal-
no). Essa evita gli estremi, la presunzione (“initium limento totale della ragione, che è miope, che non
sapientiae timor Domini”) e la viltà. Resta aristote- riesce a vedere la complessità né altri valori, diversi
licamente in medias res, lontano dagli eccessi, lon- da quelli economici.
tano da Capanèo ma anche lontano dagli ignavi.
La mela del sapere si può mangiare, ma Adamo ed Riforme e benessere sono necessari, ma bisogna
Eva lo hanno fatto in modo sbagliato, per il motivo anche vedere i costi e le conseguenze, e non rico-
sbagliato. Non si può diventare simili a Dio né il prire tutto con il mantello di un ottimismo pregiu-
sapere dà gli strumenti per diventare simili a Dio. diziale. Soltanto dopo che sono state applicate, si
La realtà dell’uomo è un’altra. Egli può esprimersi possono vedere le conseguenze delle riforme socia-
liberamente, ma la libertà non è mai assoluta, è li o dello sviluppo economico. Usare la ragione per
sempre regolata dall’esterno, da Dio, ma anche interessi di classe e per lottare contro l’aristocrazia
dall’interno, per iniziativa stessa dell’uomo. E si può fare ed è legittimo fare. Ma la ragione non
l’uomo deve evitare la superbia, la tracotanza e ri- deve essere soltanto strumentale (e realizzare indif-
manere dentro i suoi confini, seguire la strada che ferentemente un valore o un valore opposto). Deve
Dio gli ha tracciato e che lo porta al cielo (Pd I). avere un respiro ben più vasto. Non deve essere ti-
Ma questi confini non sono ristretti né limitati, e mida a chiedere le riforme. Deve urlare. Ma non
l’uomo ha abbastanza spazio per muoversi: tutto il deve essere tracotante e voler misurare tutto a se
mondo sotto e sopra la Luna e anche una parte stessa. E non deve sostituirsi a Dio. Va fuori del
dell’oltretomba. Ulisse è stato fermato davanti alla suo ambito e dei suoi limiti. Per questa concezione
montagna del purgatorio, ma con la Bibbia, con la impropria della ragione (e in presenza di un potere
fede e con la grazia l’uomo può argomentare anche regale miope e di classi sociali attaccate ai loro pri-
di teologia razionale. vilegi), l’Illuminismo si è trasformato in una inutile
Quando si parla di Medio Evo e si dice che la ra- rivoluzione. Che le classi dirigenti inglesi hanno
gione medioevale è limitata, si fa una affermazione sempre saputo evitare. Almeno dalla prima rivolu-
corretta, che si interpreta normalmente in modo er- zione (1641-49).
rato. Limitata non significa piccola, angusta, impo-
tente, incapace. Significa che ha delle delimitazio- Il sonno della ragione ha prodotto soltanto mostri:
ni, dei confini oltre i quali non può andare. Anche e la ragione moderna si è addormentata fin dal suo
la Terra ha dei confini, ma non perciò si deve con- nascere nel Cinquecento. E continua a produrre
cludere che è piccola per l’uomo. I limiti poi non mostri.
sono riferiti all’uomo, come si crede, e allora sa-
rebbero veramente angusti. Sono riferiti compren- La fede non si fa problemi a chiedere aiuto alla ra-
sibilmente a Dio, all’infinito. Altri punti di riferi- gione: Beatrice scende all’inferno. La ragione è di-
mento non ci sono o sarebbero troppo bassi, insi- screta nei confronti della fede: Virgilio se ne va,
gnificanti. Ed è immediato che l’uomo, il limitato e non incontra Beatrice, né si licenza da Dante.
il contingente per natura, è limitato necessariamen-
te se confrontato con Dio, che è l’illimitato e
l’infinito.
Se per gioco si confrontano la ragione medioevale
e la ragione illuministica, si deve aggiungere che la
ragione illuministica è, rispetto alla prima, scarna,
limitata, rozza, approssimativa, presuntuosa, ineffi-
cace, schematica, sempre venale, sempre asservita
e sempre scodinzolante nei confronti del potere...
Una ragione da bottegai, che non vanno al di là del
loro naso, che non vedono la complessità della re-
altà né la complessità che a sua volta la ragione de-
ve assumere. Kant scodinzola davanti al suo re.
Tommaso Moro preferisce farsi tagliare la testa.
La ragione illuministica chiede e si accontenta di un
po’ di benessere economico, di un po’ di riforme, e
poi ritiene di avere finito il suo compito. La ragio-
ne illuministica è una ragione semplicistica, che
cerca di fare soltanto gli interessi della borghesia,
ma che non riesce né vuole giungere ad una visione
più complessa, articolata e globale della realtà e

110
Catone di Ustica. Egli è il severo guardiano del
I canti di Virgilio (Purgatorio) purgatorio ed impersona la severità della legge:

«Chi vi ha guidati o che cosa vi fece luce, uscendo


1. Virgilio, la guida oltremondana fuori della notte profonda, che fa sempre nera la
valle dell’inferno? Le leggi dell’abisso sono state
Virgilio, il simbolo della ragione, ha accompagnato dunque infrante? Oppure in cielo è stato fatto un
Dante nel viaggio all’inferno. Gli ha mostrato gli nuovo decreto, che, dannati, vi permette di venire
ignavi e poi le molteplici schiere dei dannati - dai alle mie rocce?» (vv. 43-48).
lussuriosi ai traditori -, puniti nei vari cerchi che si
sprofondano sotto Gerusalemme sino al centro del- E Virgilio spiega al suo compatriota che egli ha
la Terra. Il viaggio ha conosciuto alti e bassi. Virgi- dimora nel limbo, come Marzia, sua moglie, e che
lio ha fatto da guida, da maestro, da interlocutore Dante non è ancora morto.
alla pari. Ha superato i vari ostacoli da solo o con Catone è morto suicida, come Pier elle Vigne, ma
l’aiuto del cielo, si è fatto ingannare dai diavoli e nell’al di là essi hanno una sorte molto diversa. Il
ha richiamato il poeta all’ordine: non è educato o- segretario siciliano è punito e trasformato in cespu-
rigliare. Ha lasciato che Dante provasse piacere a glio, che le arpie straziano divorandone le foglie. Il
vedere Filippo Argenti ficcato nella pece bollente, partigiano di Pompeo invece è tolto dal limbo e
ha plaudito il poeta che inveiva contro i papi simo- collocato a far la guardia al purgatorio. Il motivo di
niaci e contro i fiorentini. È rimasto silenzioso da- questa sorte diversa è facile da individuare: Pier
vanti all’impresa di Ulisse, affondato da un turbine delle Vigne si è suicidato per motivi personali,
con la sua nave davanti alla montagna del purgato- spinto dall’invidia degli altri cortigiani, che lo ca-
rio, ma anche davanti a Guido da Montefeltro, lunniano. Catone invece si suicida per un motivo
l’astuto beffato dal papa Bonifacio VIII, «il re dei politico: non perdere la libertà. Il suicidio era
nuovi farisei». Infine ha disceso e poi scalato il l’unico modo per ribadire che la libertà politica era
corpo villoso di Lucifero e per un cunicolo ha por- il valore supremo, per il quale si poteva fare il sa-
tato Dante a riveder le stelle. crificio supremo: la propria vita. L’azione di Cato-
Ora il viaggio continua in un mondo allietato da ne è quindi nobile, perché fatta non per motivi per-
una luce e da un’atmosfera primaverile: il regno del sonali, ma per motivi sociali.
purgatorio, dove le anime si purificano, per diven- Il personaggio di Catone rimanda ad altre opera-
tare degne di salire al cielo. La spiaggia e poi la sa- zioni fatte dal poeta: il coraggio teologico (mettere
lita della montagna del purgatorio attende i due po- un suicida a guardia del purgatorio; mettere una
eti. ninfomane e una prostituta in paradiso); e vedere
un personaggio da due punti di vista (il suicidio e i
2. Virgilio e Catone motivi politici che hanno portato a tale azione).
Il secondo punto permette anche ulteriori riflessio-
ni.
In Pg I Dante e Virgilio giungono dal centro della
• Dante aveva messo in pratica la valutazione da
terra sulle spiagge del purgatorio. L’aria è serena e
due o tre punti di vista con Francesca da Rimini
il pianeta Venere risplende ad oriente, quando ve-
(condannata dal punto di vista religioso e politico;
dono un vecchio tutto solo. È Catone di Utica,
compresa, se non assolta, dal punto di vista perso-
morto suicida in nome della libertà, che chiede se
nale), Farina degli Uberti (condannato perché ereti-
sono fuggiti dall’inferno. Virgilio risponde che
co, ma apprezzato come uomo politico), Brunetto
Dante non è ancora morto e che in cielo si vuole
Latini (condannato perché omosessuale, ma ap-
che percorra i tre regni dell’oltretomba. Poi lo pre-
prezzato come maestro). Ulisse invece si era trova-
ga per amore di Marzia, sua moglie, che come lui si
to davanti a due alternative, ugualmente valide: il
trova nel limbo, di lasciar loro attraversare il suo
figlio, il padre, la moglie e le comodità del regno
regno. Catone gli risponde che, se questa è la vo-
da una parte, la pericolosa esplorazione del mondo
lontà del cielo, non occorre che lo lusinghi: posso-
senza gente dall’altra. E aveva fatto la sua dramma-
no andare. Ma prima deve cingere il capo di Dante
tica scelta. Anche Catone si trova nella stessa situa-
con un giunco e lavargli il volto. Poi sparisce. È
zione di Ulisse: il valore irrinunciabile della vita da
ormai l’alba, quando i due poeti si avviano verso la
una parte, il valore irrinunciabile della libertà
spiaggia. Virgilio lava con la rugiada il volto di
dall’altra. E senza libertà la vita non ha alcun valo-
Dante, ricoperto dal sudiciume infernale. Poi sulla
re. Il gesto perciò è inevitabile. Tra due beni - dice-
spiaggia gli cinge il capo con un giunco, che rina-
va Tommaso d’Aquino - si sceglie il maggiore. Co-
sce subito.
sì la nobiltà del motivo cancella l’aspetto condan-
nabile e peccaminoso dell’azione stessa.
Dante e Virgilio sono giunti sulle spiagge del pur-
• L’avversario di Catone è Cesare, e Cesare è l’ini-
gatorio. E fanno il primo incontro sorprendente:
ziatore dell’Impero. Lo sta proprio fondando in

111
quegli anni schiacciando tutti gli avversari, com- Dante è purificato dall’acqua come Gesù Cristo. E
preso Catone. L’Impero è il bene supremo, ma non come Cristo deve intraprendere la sua attività di
si afferma in modo indolore. Gli avversari hanno evangelizzazione. La purificazione però si comple-
motivi ugualmente validi per resistere alla sua af- ta soltanto in cima al paradiso terrestre, con la du-
fermazione e a compiere anche azioni disperate. Il plice immersione nel Letè e nell’Eunoè. Soltanto in
bene e, ugualmente, il male non sta mai tutto da questo modo il poeta diventa degno di salire alle
una parte, ed è ciò che rende drammatica ogni scel- stelle.
ta. Insomma per Dante la realtà è sempre comples-
sa e non è detto che gli avversari abbiano motiva- 3. Virgilio e i limiti della ragione
zioni inferiori o egoistiche alla base delle loro a-
zioni. Proprio la complessità della realtà spinge a In Pg III il viaggio continua. Davanti a sé Dante
una valutazione ugualmente complessa: nell’al di là vede soltanto la sua ombra, perciò si volta per cer-
Catone occupa una posizione di prestigio nella giu- care Virgilio. Il poeta lo rassicura e gli spiega che
risdizione dei tre regni. Dio permette che le anime soffrano i tormenti, ma
La figura di Catone permette al poeta di ribadire non vuole svelare all’uomo come ciò sia possibile.
una tesi che percorre la Divina commedia: il carat- La ragione umana non può capire tutto, altrimenti
tere assoluto della legge. Ciò emerge poco dopo, non sarebbe stato necessario che Cristo venisse sul-
quando Virgilio per accattivarsi il guardiano dice la Terra. Poi Virgilio chiede a una schiera di anime
che può portare i suoi saluti a Marzia. Catone ri- la strada meno ripida per salire sulla montagna.
sponde subito: Marzia gli è piaciuta e in vita ha fat- Un’anima gliela indica; poi chiede a Dante se la ri-
to tutto il possibile per renderla felice. Ma ora il conosce. Era biondo e bello e di gentile aspetto, ma
suo destino non lo coinvolge più. Questo è lo stes- un colpo di spada gli aveva tagliato uno dei cigli.
so atteggiamento di Beatrice quando, alla domanda Dante risponde di no. L’anima dice di essere Man-
di Virgilio, risponde che le sofferenze dei dannati fredi di Svevia e racconta la sua storia: ferito a
la lasciano indifferente (If II). D’altra parte Beatrice morte, pianse le sue colpe e si rivolse a Dio miseri-
ripete un atteggiamento intransigente, simile a quel- cordioso. Il vescovo di Cosenza, se avesse riflettuto
lo di Catone, anche nell’incontro con Dante in cima sull’infinita misericordia di Dio, non avrebbe fatto
al paradiso terrestre (Pg XXX): lo rimprovera a- disseppellire il suo corpo per trasportarlo fuori del
spramente di averla dimenticata per falsi beni ter- regno di Napoli. Le scomuniche del papa e dei ve-
reni e lo costringe a versare calde lacrime di pen- scovi non possono impedire di ritornare a Dio e di
timento sincero. E, come qui Virgilio deterge le ottenere il suo perdono. Chi muore scomunicato
guance del poeta, così là Matelda lo immerge nel deve rimanere però escluso dal purgatorio trenta
Letè, che toglie il ricordo dei peccati commessi, e volte il periodo di tempo della scomunica, se tale
poi nell’Eunoè, che fa ricordare le buone azioni periodo non viene accorciato dalle preghiere dei
compiute. vivi. Il poeta quindi può riferire sulla Terra che egli
La legge non ammette e non può ammettere ecce- è salvo.
zioni, altrimenti non è più legge. Come i latini:
«Dura lex, sed lex» («La legge è dura, ma è la leg- I due poeti riprendono il viaggio dopo l’indugio ad
ge»). Soltanto Dio nella sua assoluta onniscienza ascoltare le dolci parole di Casella, che cantava una
può operare qualche deroga. Anche l’uomo ha però canzone di Dante. Era apparso Catone, che aveva
il modo di ammorbidire i decreti del cielo: deve invitato le anime ad andare a purificarsi. Non aveva
rivolgersi prima alla Madonna, che poi interverrà sollecitato i due poeti, perché non erano sotto la sua
presso il Figlio. giurisdizione. E tuttavia Virgilio si sente indiretta-
Catone risponde a Virgilio che non lo deve lusinga- mente rimproverato: anche la ragione ha i suoi mo-
re e, prima di andarsene, comanda a Virgilio di la- menti di debolezza... D’altra parte come si poteva
vare le guance di Dante con la rugiada, così le puli- resistere al fascino del canto?
sce dalla caligine infernale, cioè dalla caligine del Dante vede soltanto la sua ombra davanti a sé. Si
peccato, che abbrutisce l’anima. Poi di cingergli il preoccupa e si volta a cercare Virgilio. L’ombra in-
capo con un giunco, simbolo di umiltà e di buona dicava che egli era ancora in vita: la vita è solamen-
volontà di purificazione. Virgilio esegue: conduce te un’ombra! Da questo piccolo incidente Virgilio
il poeta sulla spiaggia, il nuovo Giordano, lava le parte per spiegare a Dante che Dio permette che le
guance al poeta e ne cinge il capo con un giunco, anime soffrano i tormenti, ma non vuole svelare
che rinasce subito. L’umiltà è sempre viva e sem- all’uomo come ciò sia possibile. La ragione umana
pre attiva. non può capire tutto, altrimenti non sarebbe stato
Dante inizia così il percorso lungo la via della puri- necessario che Cristo si incarnasse e si facesse uo-
ficazione. Gli auspici sono buoni: è primo mattino mo.
e le onde del mare tremano sotto la brezza del ven- In tal modo la ragione stessa parla dei suoi limiti. Il
to. passo è uno dei più significativi e dei più male in-
terpretati della Divina commedia. Normalmente
112
viene inteso così: la ragione è limitata, anzi limita- che lo stesso Virgilio smentisce se stesso quando
tissima, la fede ha la meglio ed è superiore ad essa. espone a Dante la teoria del corpo umbratile (Pg
Un discorso generico come questo può essere in- XXV, 88-108). Appena finite sulle rive dell’Ache-
differentemente vero o falso. Esso deve essere pre- rónte o del Tevere le anime danno la forma del
cisato, altrimenti non serve discutere. corpo che avevano in vita all’aria circostante. E con
Che la ragione abbia dei limiti significa che essa ha questo corpo aereo o umbratile finiscono nei vari
un ambito di validità, delineato da confini, oltre i cerchi dell’inferno e nelle varie cornici del purgato-
quali non è più applicabile. rio, a soffrire caldi e geli.
I greci avevano una paura e un rifiuto estremi Il pensiero laico, che accusa il Medio Evo di sot-
dell’infinito, cioè del non finito, dell’incompiuto. tomettere la ragione alla fede è un pensiero igno-
La scoperta di √2, fatta studiando il rapporto tra i rante e in mala fede, che non va a leggere i testi e
quadrati costruiti sui lati di un triangolo rettangolo, che quando li legge li interpreta a suo uso e consu-
mette in crisi la scuola di Pitagora di Samo (570- mo. Ed evita accuratamente il confronto diretto
496 a.C.) e il pensiero matematico. perché non ha argomenti da addurre e perché non
Anche per i medioevali l’infinito era l’incompiuto, vuole giustificare il suo operato: anche la giustifi-
cioè l’imperfetto. E soltanto con l’analisi infinitesi- cazione, praticata dai medioevali, è per lui perico-
male di Leibniz e di Newton alla fine del Seicento losa e autodistruttrice.
il pensiero occidentale prende confidenza con tale Il caso più interessante di pensiero laico è costituito
concetto e riesce a dominarlo. da N. Machiavelli (1479-1527), a cui è attribuito il
Un corpo quindi deve avere necessariamente dei merito di avere separato la politica dalla morale e
confini, altrimenti non potrebbe esistere; ugualmen- che è fatto diventare l’eroe senza macchia che lotta
te la ragione deve averli. E questi confini vanno contro l’oscurantismo e la superstizione medioeva-
precisamente individuati. Quando si parla di limiti, li. Machiavelli attribuisce al principe il diritto ed
si intende che i limiti sono ristrettissimi. E diventa- anzi il dovere di sottrarsi alla morale. Naturalmente
no ancora più ristretti se si aggiunge che sopra la per un motivo nobile: difendere e rafforzare lo Sta-
ragione è la fede. Tutte queste illazioni, sempre in- to. I seguaci di Machiavelli credono con estrema
teressate e normalmente lasciate implicite, sono ra- ingenuità che il principe sia così disinteressato da
dicalmente scorrette. I pensatori laici devono impa- dedicarsi al bene comune e non al bene proprio e
rare ad usare la loro piccola ragione, cosa che non che i sudditi non siano altro che instrumentum re-
hanno mai imparato a fare. gni. Essi dimenticano quello che lo stesso Machia-
I limiti della ragione medioevale sono tutto l’oppo- velli ha mostrato nella Mandragola: anche i privati
sto, sono estesissimi: invadono tutto l’universo, il possono arrogarsi il potere di comportarsi come il
mondo sotto la Luna come il mondo sopra la Luna. principe. Ben inteso, per i loro scopi privati. Sol-
Non soltanto: la ragione invade anche il territorio tanto che le conseguenze, portate alla luce dallo
della fede con la teologia razionale. Gli ambiti in stesso autore, sono estremamente nefaste: la crisi e
cui la ragione non può esplicarsi sono ridottissimi: il crollo dei valori su cui si basa la società.
le pochissime verità di fede che Dio ha rivelato di- Quando non si hanno motivazioni né il coraggio
rettamente all’uomo nella Bibbia attraverso gli né l’onestà del confronto che si fa? Si calunnia. Il
scrittori sacri. D’altra parte ciò è comprensibile: la pensiero laico che ha infestato la civiltà occidentale
ragione umana non è assoluta, né onnipotente. Non da Machiavelli in poi ha accusato il Medio Evo di
è la ragione infinita di Dio, il Λóγος, l’Alfa e l’O- oscurantismo proprio perché era lui stesso un pen-
mega. E qualcosa bisogna lasciare anche all’onni- siero oscurantista. La novità del pensiero moderno
potenza di Dio, altrimenti la ragione umana si sosti- - una novità criminale - è stata quella di aver sepa-
tuirebbe alla ragione divina! rato la ragione dai suoi fini e di aver messo al
I territori assolutamente esclusi dall’indagine razio- mondo quel mostro che è la ragione strumentale:
nale sono quindi soltanto le verità di fede ma uni- la ragione opera per raggiungere fini che altri han-
camente nell’ambito circoscritto delle verità di fede no indicato.
che vanno oltre l’ambito della ragione naturale, Una cosa (che non è niente chiara) è la separazione
cioè oltre l’ambito della teologia. Sono le poche della politica dalla morale e la creazione di una
verità di fede racchiuse nella Bibbia, individuate scienza politica autonoma. Un’altra, e ben diversa è
dai teologi, che hanno compendiato ragione e Rive- la proposta di una ragion strumentale. Il pensiero
lazione e che nel 1562-63 condensate per comodità moderno ha fatto la seconda cosa, ma l’ha contrab-
nella Professio fidei tridentinae. bandata con la prima. In questo modo ha potuto na-
Dante, che vuole strafare, vi aggiunge anche la que- scondere abilmente le sue intenzioni criminali: le
stione di come le anime soffrano, se sono soltanto ha potute nascondere sotto la bandiera e la sacra
ombre. Ma vuole strafare e, come al solito (ad e- crociata della lotta contro le streghe, contro la su-
sempio con la definizione postuma di stilnovismo perstizione e contro l’oscurantismo. Egli conosceva
in Pg XXIV, 52-63) vuole ingannare i lettori: chi bene se stesso...
ha un po’ di intelligenza e di buona volontà scopre

113
Ma separare la ragione dai fini che è chiamata a re- inflitta nell’al di qua. Dio è si misericordioso, ma
alizzare è la forma massima di irrazionalità. Ed il ratifica le condanne inflitte dalla Chiesa che egli
modo più sicuro per far intraprendere alla ragione stesso ha fondato: «Tu sei Pietro e su questa pietra
la strada pericolosa che porta distruzione e morte. io edificherò la mia Chiesa».
L’Illuminismo dei bottegai e dei commercianti con L’inflessibilità e l’assolutezza della legge è rivendi-
la loro ragione ridotta ad un lumicino - appunto i cata non soltanto per l’al di qua, ma anche per l’al
lumi della ragione - continua su questa strada: si ac- di là. Nessuno può sottrarsi alla legge e alla sua du-
contenta di qualche riforma sociale ed economica, rezza: se non si paga sulla Terra, si deve pagare
non ha il coraggio di dispiegare la ragione in tutta nell’altro mondo. Ma la pena deve essere espiata.
la sua potenza: ciò poteva ritorcersi o essere usato È inutile dire, tanto è chiaro, che la concezione del-
anche contro di loro. «Abbiate il coraggio di non la giustizia di Dante e del Medio Evo è del tutto
pensare!» questo è il grande insegnamento di Kant, opposta a quella di oggi (o, meglio, il contrario): o
un prussiano che non sapeva se era un filosofo o un non si infligge la pena perché il reato non sussiste o
orologio, che aveva paura di far cambiar passi ai si finge di infliggerla (arresti domiciliari) o si scar-
suoi piedi e soprattutto non vedeva l’ora di striscia- cera per decorrenza dei termini (il processo non è
re come un verme davanti al potere costituito. stato portato a termine per lungaggini burocratiche)
Nel Medio Evo nessun problema è mai stato un ta- o si lascia scappare il criminale o lo si trasforma in
bù, anche se i rapporti tra la popolazione e la Chie- una vittima delle circostanze o della società o della
sa o l’Impero non erano sempre dei migliori. stessa giustizia. Insomma la legge garantisce
Nell’epoca moderna iniziano i limiti alla ragione: il l’impunità anche per i reati più gravi. Si giunge ad-
potere costituito impone di non trattare questo ar- dirittura a colpevolizzare, a chiamare giustizialisti e
gomento, di non trattare quello... E l’Enciclopedia addirittura assetati di sangue coloro che hanno su-
francese è interrotta più volte dal potere politico (e bito danni - congiunti uccisi o figlie stuprate - e che
religioso). Gli illuministi combattono con una ra- chiedono la semplice applicazione della legge. In
gione ostacolata e strumentale contro l’oscuranti- confronto il Medio Evo, tanto esecrato e disprezza-
smo del loro tempo, non contro il così detto oscu- to, era un esempio luminoso di giustizia...
rantismo medioevale. Così il pensiero laico assolve i criminali in questo
mondo. L’altro mondo non lo interessa, non pensa
Dante continua ad esporre la sua concezione della che ci sia. E il crimine dilaga.
ragione e i suoi limiti apparenti nella seconda parte Ma un punto è sfuggito ai lettori del canto come
del canto, dove Manfredi di Svevia racconta la sua degli altri canti: la pena nell’al di là può essere ab-
storia. L’argomento si riallaccia alla durezza e alla breviata, ma non da Dio, bensì dagli uomini che
intransigenza della legge, che erano emerse con ca- pregano in grazia di Dio a favore dell’interessato.
tone in Pg I. Sorprendente! Le preghiere degli uomini possono
La storia di Manfredi è semplice: ha peccato fino più della volontà di Dio! Il paradosso è apparente:
all’ultima ora, ma poi si è pentito, confidando nel- gli uomini sono stati danneggiati, ma se perdonano,
l’infinita misericordia di Dio. Il vescovo di Cosen- se pregano per il colpevole, Dio è sempre pronta ad
za però ha dimenticato che Dio è sempre miseri- ascoltarli. Tuttavia devono assolvere prima loro il
cordioso ed è sempre disposto ad accogliere chi si criminale e devono anche aggiungere opere per ri-
pente. Così ha dissepolto il suo corpo e lo ha porta- parare il male compiuto dal criminale. Poi Dio a-
to fuori del regno di Napoli a lume spento, perché è scolta e riduce la pena.
stato scomunicato. Il poeta però può riferire sulla Il pensiero laico, un pensiero avido e taccagno, un
terra che egli è salvo. pensiero attaccato al denaro, non punisce il colpe-
Dante qui usa la strategia che una cosa nera diventa vole, neanche in presenza di gravissimi reati, ed è
più nera vicino a una cosa bianca: la misericordia sempre stato sordo a proposito di risarcimenti alle
di Dio diventa più concreta e più tangibile proprio vittime. L’oscurantismo della ragione è ad esso
perché un rappresentante di Dio, un vescovo che congenito.
doveva essere edotto in proposito, se ne dimentica.
E per meri interessi terreni. In tal modo il poeta 4. Virgilio e la teoria dell’amore
può anche rimproverare l’ecclesiastico.
Il poeta può così insistere e proporre una divinità in Pg XVII Dante e Virgilio vedono esempi di ira
che è legge inflessibile ed implacabile e ad un tem- punita (Progne, Assuero e la madre di Lavinia).
po è misericordiosa e sempre disposta ad accoglie- Quindi incontrano l’angelo della pace, che indica la
re il peccatore, purché questi si penta (e di un pen- strada e toglie una P dalla fronte del poeta. I due
timento sincero). Eppure egli non si fa accecare poeti però non possono proseguire, perché il sole è
dall’odio e dal risentimento personale: ciò che la tramontato. Allora Virgilio coglie l’occasione per
Chiesa ha legato sulla terra sarà legato anche nei spiegare l’ordinamento del purgatorio in base alla
cieli. Manfredi è stato scomunicato, e deve in ogni teoria dell’amore: l’amore è istintivo (o naturale) o
caso pagare nell’al di là la scomunica che gli è stata per libera scelta. Il primo è sempre esente dall’erro-
114
re; il secondo invece può errare perché si rivolge ad questioni. Così Virgilio, la ragione, può parlare
un oggetto cattivo con superbia, invidia e ira oppu- dell’ordinamento del purgatorio (che rientra nel
re perché si rivolge ad un oggetto buono ma in mo- campo della ragione teologica) e della teoria dell’a-
do troppo intenso (lussuria, gola, avarizia) o troppo more (che riguarda la realtà quotidiana degli uomi-
debole (l’accidia). L’amore naturale non è mai pec- ni). E - ormai non dovrebbe più sorprendere - sono
caminoso; l’amore fatto per libera scelta invece le cose di questo mondo che condizionano quelle
può portare ad azioni che meritano di essere pre- dell’altro mondo. È il comportamento terreno, che
miate e ad azioni che meritano di essere punite. ha conseguenze e che determina il mondo ultrater-
Poiché non si possono pensare divise da Dio, Esse- reno. È il modo di amare di quaggiù sulla Terra che
re primo e Bene supremo, le creature non possono condiziona la sorte delle anime lassù, nella monta-
odiare il loro Creatore. Possono soltanto amare il gna del purgatorio (e in cielo).
male del prossimo. Lo fanno in tre modi diversi: La cancellazione della lettera P indica che un altro
con la superbia, quando l’uomo vuole umiliare il peccato è stato cancellato dall’anima di Dante e che
prossimo e innalzarsi abbassandolo; con l’invidia, la purificazione continua. Virgilio, la ragione, si
quando teme di essere superato dal prossimo; con sente responsabile di uno sfruttamento ottimale del
l’ira, quando vuole vendicarsi per una presunta of- tempo, perciò affronta un problema di fondamenta-
fesa ricevuta. Queste tre forme di amore verso il le importanza, mentre sono costretti a rimanere
male sono punite nelle tre cornici sottostanti. fermi. Così espone a Dante la teoria dell’amore, in
L’amore si volge poi al bene ma in modo troppo base alla quale il purgatorio è ordinato.
intenso o troppo debole. Nel secondo caso, più L’amore è spontaneo (o istintivo) o razionale (o per
leggero, il peccato è di accidia. Nel primo caso, libera scelta).
più grave, l’amore verso Dio, bene supremo, viene L’amore spontaneo (o istintivo) è sempre esente
sostituito con l’amore verso le creature e verso i dall’errore. Ciò è comprensibile: è costantemente
beni terreni, che non danno né possono dare la feli- sottratto alla riflessione umana e al controllo della
cità (avarizia, gola, lussuria). volontà.
L’amore razionale (o per libera scelta) invece può
La ragione medioevale non è la ragione riduttiva e sbagliare: la volontà può rivolgersi ad un oggetto
semplicistica del meccanicismo della filosofia mo- cattivo - non adeguato, inferiore -. Lo fa perché è
derna iniziata da R. Descartes (1596-1650) nel Sei- spinta dalla superbia, dall’invidia o dall’ira. Ma lo
cento e continuata dal fisicalismo della Weltan- può fare anche quando si rivolge ad un oggetto
schauung neoempiristica (1929). Non è neanche la buono. In questo caso lo può fare in due modi: l’a-
ragione debole proposta dai deboli di mente che more è troppo intenso (è il caso di lussuria, gola,
cianciano tanto per cianciare sulla scena modestis- avarizia) o è troppo debole (l’accidia).
sima della filosofia italiana di oggi. La ragione me- Sul piano morale l’amore naturale (spontaneo, i-
dioevale è una ragione complessa, perché la realtà è stintivo) non è mai peccaminoso. Invece l’amore
complessa. La scrittura, che vuole parlare della re- razionale (o per libera scelta) può portare ad azioni
altà, si presenta in modo ugualmente complesso: un che meritano di essere premiate oppure che merita-
testo si deve leggere almeno secondo i quattro sensi no di essere punite. Queste azioni non si possono
delle scritture. immaginare prive di relazione con Dio, che è l’Es-
Tutta la Divina commedia è un tentativo di allarga- sere Primo e il Bene Supremo. Perciò le creature,
re gli ambiti sottomessi alla ragione razionale, sulla se non amano, non possono però odiare (= non
scia di Tommaso d’Aquino, il più grande teologo amare) il loro principio, la loro fonte di vita e di
del tempo e di tutti i tempi, e sulla scia di Aristote- esistenza, cioè il loro Creatore. Possono soltanto
le, il più grande scienziato-filosofo-teologo del amare il male del prossimo. E possono amare, cioè
passato e di tutti i tempi. Un fatto, un comporta- volere il male del prossimo, in tre modi: con la su-
mento - Paolo, Farinata, Catone, Cunizza, Raab... - perbia (vogliono umiliare il prossimo e innalzare se
è esaminato da due o tre prospettive. Un argomento stesse abbassandolo), con l’invidia (temono di es-
- la fama, la paternità ecc. - è esaminato a più ripre- sere superate dal prossimo e lo guardano con ostili-
se e in più ambiti. Soltanto i molteplici punti di vi- tà), con l’ira (vogliono vendicarsi del prossimo per
sta, soltanto l’insieme totale dei punti di vista rie- una presunta offesa ricevuta).
scono a metterlo a fuoco adeguatamente. Per ana- Nel caso dell’amore troppo intenso, la situazione
logia un motivo - il nome, detto, non detto, alluso più grave, le creature sostituiscono l’amore verso
ecc. - conosce infinite variazioni. Dio, il Bene supremo, con l’amore verso le altre
Ora Dante o, meglio, Virgilio affronta un argomen- creature e verso i beni mondani, che non danno né
to che soltanto la ragione medioevale poteva af- possono dare felicità.
frontare: la teoria dell’amore. E lo affronta con gli Nel caso dell’amore troppo debole, la situazione
strumenti complessi e articolati che soltanto la ra- meno grave, le creature amano Dio, il Bene Su-
gione medioevale aveva elaborato: la visione com- premo, con poca forza. È il peccato di accidia.
plessa e la visione sistematica delle cose e delle

115
In tutto il pensiero laico è costantemente assente più. Se n’era andato. Aveva preannunziato la sua
una qualsiasi teoria dell’amore ed è pure assente partenza qualche canto prima. Se ne va lasciando il
questa mentalità razionale e sistematica: nulla si poeta solo nell’incontro con Beatrice. Virgilio or-
sottrae all’analisi e alla valutazione della ragione. mai non poteva più fare da guida, né fornirgli aiu-
Altro che Illuminismo! L’Illuminismo addirittura to. Era apparsa un’altra guida, con cui egli non po-
copia una delle idee basilare della cultura medioe- teva stare alla pari: non poteva entrare in paradiso,
vale, quella di enciclopedia... perché era soltanto ragione. La nuova guida è mol-
Dietro a questa teoria dell’amore sta Tommaso to più abile di lui nel condurre Dante a percorrere i
d’Aquino, che rielabora Aristotele, sta Aristotele e vari cieli sino all’incontro ultimo con Dio.
l'Etica nicomachea, e sta un pensatore che ha un Virgilio, consapevole dei suoi limiti, non ha perciò
grande influsso sul pensiero medioevale, Porfirio di il coraggio di assistere all’incontro del poeta con
Tiro (233ca-305). Costui lascia il nome legato alla Beatrice. E con estrema e consapevole discrezione
sua scoperta più famosa e importante: l’albero di scompare. Il suo compito è finito, i convenevoli
Porfirio. L’albero di Porfirio è l’esempio massimo non servono. Egli non ha abbandonato il poeta, l’ha
dell’uso della diramazione: l’albero ha un tronco, affidato a mani più abili delle sue. La ragione non
dal tronco spuntano rami, da ogni ramo spuntano può né sa far tutto. E funziona a dovere soltanto
rametti, da ogni rametto... Che è la diramazione che quando opera all’interno dei suoi limiti, che non
caratterizza i computer odierni ed anche Internet, la sono affatto limitati. I saluti poi sono sempre tri-
grande ragnatela che sta avvolgendo la Terra. Un’i- sti...
dea semplice ed efficace e soprattutto ecologica: è Dante ha bisogno di aiuto. E invece no: si trova so-
presa dalla natura, come le strutture esagonali - le lo ad affrontare Beatrice. D’altra parte deve impa-
strutture più resistenti -, che sono copiate dalle cel- rare anche a sgambettare da solo, non ci può essere
lette dell’alveare. sempre una baby-sitter - prima Virgilio, ora Beatri-
ce - a sostenerlo...
6. Virgilio e Beatrice, la ragione e la fe- Beatrice, la fede, gli ricorda che lo ha sostenuto in
de vita e poi anche in morte, ma che il poeta l’ha di-
menticata per beni terreni. Vedendolo ormai sulla
via della perdizione, si era rivolta a Virgilio, la ra-
In Pg XXX davanti agli occhi del poeta la proces- gione, e lo aveva invitato ad accorrere in aiuto al
sione si ferma, si rivolge verso il carro e si mette a poeta.
cantare. Dal carro cento angeli rispondono. Sul car- Curiosamente attribuisce a sé il merito del soccorso
ro in una nuvola di fiori appare Beatrice. Dante al poeta, che invece spetta alla Vergine Maria, che
sente la potenza dell’antico amore verso la donna. si era rivolta a Beatrice. E lei, la fede, non si fa
Si volta verso Virgilio, ma Virgilio lo aveva lascia- scrupoli a chiedere aiuto alla ragione, quando la ra-
to. Dante allora si mette a piangere. Beatrice lo gione risulta più efficace. Insomma la ragione ha
chiama per nome e si mette a rimproverarlo aspra- fiducia e si avvale della fede. Ugualmente la fede
mente, perché ha dimenticato che soltanto in para- ha fiducia e si avvale della ragione. Non c’è con-
diso l’uomo è felice. Gli angeli provano compas- trapposizione: ambedue vengono da Dio, ognuna
sione per il poeta e intercedono per lui. La donna si ha bisogno dell’aiuto dell’altra, in due sono più
rivolge a loro e dice che egli fu talmente dotato di forti, ognuna opera nei suoi limiti, nessuna delle
virtù nella sua vita giovanile, che ogni disposizione due invade l’ambito dell’altra.
avrebbe dato grandi risultati. Ma più un terreno è Questa è la complessa ragione medioevale, che o-
buono, più dà cattiva prova, se riceve un cattivo pera per affrontare in modo complesso e soddisfa-
seme. Quando era viva, lo ha sostenuto con la sua cente situazioni complesse e concrete. Il pensiero
presenza. Quando muore, egli però la dimentica e laico e moderno non è mai riuscito a immaginare
si rivolge ai falsi beni terreni. Più volte allora è in- niente di tutto questo. C’è più scienza, metodologi-
tervenuta per riportarlo sulla retta via, apparendogli a, filosofia e epistemologia in un canto della Divi-
in sogno o in altri modi. Ma inutilmente. Tutti i ri- na commedia che non nei testi ad hoc del pensiero
medi erano inefficaci. Restava quello di mostrargli moderno e contemporaneo. Soltanto le storie della
l’inferno. Perciò, piangendo, si è rivolta a Virgilio, logica, che compaiono solamente dopo il 1964 do-
che lo ha condotto fino al paradiso terrestre. Ed ora po un sonno di mezzo millennio come la logica,
Dante può varcare il fiume Letè pagando il prezzo ricordano che B. Russell (1872-1970), forse il
di un pentimento sincero, che sparga lacrime. maggior logico del Novecento, appoggia le sue teo-
rie sul pensiero di F.G. Frege (1848-1925), di
Il rapporto di Dante con Virgilio si conclude in Leibniz e... del pensiero logico medioevale. Senza
modo inaspettato: Beatrice apparire trionfante sul la logica medioevale non ci sarebbe Russell, senza
carro, il poeta sente il fuoco dell’antica fiamma Russell non ci sarebbero gli elaboratori elettronici
amorosa. Si volta istintivamente per cercare soste- o, più familiarmente, computer, PC, senza PC non
gno e conforto da Virgilio, ma Virgilio non c’era ci sarebbe l’attuale società dell’informazione...

116
L’incontro di Dante con Beatrice, la fede, non è dei mondo della profezia, il dire prima ciò che succe-
migliori possibili, ma la vita e la morte riservano derà e dovrà succedere dopo.
sempre sorprese. Ed egli si prende una solenne e Non va dimenticato però che nel Medio Evo Virgi-
memorabile lavata di capo. Anche quando amano, lio, la ragione, era considerato anche un mago, cioè
le donne hanno un comportamento isterico e sadi- un esperto dei linguaggi segreti della natura. E che
co. E Beatrice non lo lascia in pace nemmeno le difficoltà di conoscere e di controllare il presente
nell’altro mondo. Ma il poeta dimentica subito i spingevano verso la ricerche di altri modi per en-
rapporti tranquilli, umani, quasi da pari a pari, che trare in contatto con la natura e per dominarla. Ep-
aveva avuto con Virgilio. E si abbandona ai nuovi pure la magia è stata spesso riservata a ristrette cer-
rapporti con Beatrice, la donna che è simbolo della chie di scienziati e di intellettuali oppure è stata
fede, che lo rimprovera aspramente e lo fa piange- considerata una tentazione o uno strumento del
re. Ma le lacrime di un pentimento sincero sono il diavolo. Essa ad ogni modo non contrastava con la
prezzo da pagare per superare l’Eunoè ed entrare in religione, e in qualche modo doveva essere in sin-
una situazione spirituale di totale purificazione, che tonia con la religione: Dio era buono e voleva il
permetta al poeta di salire al cielo. bene dell’uomo, ed esisteva la Provvidenza, che si
occupava dei bisogni umani.
La ritualità pervade il Purgatorio e raggiunge la La magia e l’alchimia invece hanno grande diffu-
sua forma più alta ed esasperata nel paradiso terre- sione e grande pratica nel Quattrocento, quando
stre, quando Dante incontro Beatrice. Essa ha una l’uomo alza i suoi desideri, ricerca forme più com-
realtà complessa: costituisce il mondo di simboli plesse di edonismo, scopre per la prima volta le
che si affianca al mondo reale in cui l’uomo vive. I forme lussureggianti della natura, vuole acquisire
due mondi sono spesso correlati, ma il mondo dei più ricchezza e più potenza. E non vede più nella
simboli ha un’esistenza autonoma e particolare. natura l’immagine trinitaria di Dio.
I simboli si radicano nel mondo reale, e consistono
in azioni che non devono raggiungere uno scopo
(vado a raccogliere l’acqua, porto l’acqua a casa),
ma in azioni che vogliono dire altro. Il lavaggio del
viso (Pg I, 121-129) anticipa l’immersione nel Letè
e nell’Eunoè, e si riallaccia al battesimo di Cristo
sulle rive del Giordano. Esso non ha un significato
in sé, vuole dire altro. Vuole indicare la purifica-
zione, che grazie a quel rito l’uomo ottiene.
Dante si sottopone al rito della purificazione, che si
sviluppa nel corso del viaggio in purgatorio (l’an-
gelo che toglie le P dalla fronte del poeta). Ma si
proietta interamente nel mondo dei simboli quando
egli incontra il carro, il corteo che lo precede, il ti-
mone, Beatrice sul carro tra gli angeli.
Il linguaggio dei simboli è un altro linguaggio, che
si pone accanto al linguaggio comune e ai quattro
sensi delle scritture. Esso è un linguaggio misterico,
che permette all’uomo di entrare in contatto con la
realtà più profonda, una realtà predeterminata e ne-
cessitata.
Il linguaggio dei simboli trova la sua massima e-
splosione in Pg XXXII, il canto pervaso dallo spiri-
to dell’Apocalisse, quando Beatrice, la fede, mostra
a Dante i sette riquadri della storia passata, presente
e futura della Chiesa. Esso è quindi lo strumento
specifico di Beatrice, la Fede, ispirata direttamente
da Dio e dalla Provvidenza. La fede salta tutti i
processi razionali, che sono indagativi e dimostra-
tivi, e si proietta nel mondo dei simboli, il mondo
dominato dalla necessità, che Dio conosce e che
l’uomo non conosce. Il mondo dei simboli permet-
te all’uomo di conoscere ambiti sovrastorici che
sono preclusi all’indagine razionale ma che l’uomo
vuole ugualmente conoscere. Questo mondo è il

117
Copernico, Keplero, Galilei. E l’universo era infi-
I canti primi nito e aveva una struttura matematica e chi dava i
numeri era lo stesso Dio. Newton da una mela ave-
va capito che una forza oscura e invisibile pervade-
1. L’inizio, metà strada, quasi verso la va tutto l’universo, la forza del peso, la forza dei
fine. La visione retrospettiva dell’uni- gravi, con linguaggio difficile, la forza di gravità.
verso La forza che faceva cadere le mele per terra, i pesci
alla venditrice di pesce, sempre per terra, la Terra
I canti primi sono canti introduttivi per ogni canti- sul Sole, ma per ipotesi, poi non succedeva, e di
ca, ma sono sottoposti anche a tensioni e a rimandi lontano le Stelle Fisse, che si vedevano appena.
che li collegano ab imis agli altri canti della stessa La sistemazione di Newton doveva essere definiti-
cantica e delle altre cantiche. va, come quella di Aristotele & Tolomeo, e come
quella di Keplero & Galilei. A parte il neo di Mer-
All’inferno Dante è all’inizio del viaggio, è incerto curio, che ritardava. Aveva anche declassato il si-
e non sa ancora che cosa lo aspetta prima della fine stema solare a uno dei tanti pulviscoli di polvere
dello stesso canto. È preso da angoscia, timore, su- che sporcavano il vuoto infinito dell’universo. Poi
perficiale fiducia nelle su modeste capacità. Ed è arriva un certo Einstein, che dice che due treni con
subito fermato da ostacoli insuperabili: tre bestie la stessa velocità e nella stessa direzione sono im-
feroci. mobili tra loro. Sembrerebbe di sì, ma chi ha fatto
In purgatorio invece è già rinfrancato, anche se la costruire quei binari e questi due treni? Neaauno. È
scarpinata dal centro della Terra alle spiagge del un exemplum fictum. E aggiunge, in base a certi
purgatorio lo ha distrutto. In certi punti il tetto del suoi strani calcoli, che l’universo o si gonfia o si
fiume era troppo basso, da sbatterci la testa. Ma il sgonfia o resta così com’è, id est resta stazionario.
desiderio di rivedere le stelle era più forte di ogni Quartum non est (Ma non si diceva tertium non
difficoltà. Finalmente le tenebre erano finite e si datur?) Una cosa è ovvia: o viene testa o viene cro-
respirava un’aria balsamica. ce. Einstein ha detto che l’acqua era calda, e tutti i
In paradiso invece il poeta, che ci ha preso gusto, si fisici a guardarlo, increduli e stupiti. Non ci ave-
prepara ad essere il primo uomo nello spazio. In- vano nemmeno pensato! E poi viene Hubble, con la
venta una fonte di energia di cui i moderni scien- sua costante, a dire che delle tre ipotesi di Einstein
ziati non sanno ancora nulla: l’attrazione gravita- quella vera è la prima.
zionale proveniente dalle zone esterne dell’univer- E adesso con i “buchi neri” le cose stanno nuova-
so, oltre le Stelle Fisse, chiamata in codice DIO, mente precipitando. Gli scienziati dicono sempre
Derivazione Infinita Ottima. Linguaggio incom- che l’ultima teoria è quella vera, poi, quando arriva
prensibile, da fisici o astrofisici. Insomma oltre una nuova teoria, si smentiscono o non si ricordano
l’universo esisteva una forza Infinita e Ottima, cioè più che cosa hanno detto e ripetono che la nuova
super potente (ammesso che l’aggettivo abbia un teoria risolve per sempre tutti i problemi…
significato), capace di attirare a sé le galassie e a
maggior ragione un insetto minuscolo come Dante 2. Dalla selva oscura alla profezia del
(corpo e anima) e Beatrice (soltanto anima). veltro

I primi studi scientifici su tale forza risalgono agli A mezza età Dante si perde in una selva oscura.
inizi del Novecento - sei secoli dopo! -, quanto l’a- Non capisce come vi è finito dentro e cerca di u-
stronomo statunitense Edwin Powel Hubble (1889- scirne: c’è una luce in cima ad un colle. Pensa di
1953) formula la legge di Hubble o dell’espansione farcela e inizia il cammino. Ma poco dopo gli ap-
dell’universo, basata sullo spostamento verso il paiono tre animali, una lonza, un leone e una lupa,
rosso della luce proveniente dalle galassie più lon- che cercano di respingerlo nella selva oscura. Il po-
tane (1924). eta si spaventa e chiede aiuto al primo che capita:
Gli astronomi hanno dato sempre tanti grattacapi un’ombra, che dice di essere Virgilio, un poeta
agli altri scienziati. Si stava tanto bene con l’uni- morto da oltre mille anni. Dante si ricorda di aver
verso di Aristotele e Tolomeo: era piccolo, a misu- studiato sui suoi libri, e glielo ricorda. Il poeta lati-
ra d’uomo, la Terra era al centro e tutto il resto vi no lo rassicura: con quelle tre bestie furiose di lì
girava attorno: 53 o 55 sfere concentriche e traspa- non potrà passare. La lupa soprattutto è una bestia
renti, mosse dai motori angelici (che fortunatamen- maledetta, che ha provocato guai da per tutto. Ma
te non andavano mai in sciopero né conoscevano arriverà una bestia più fetente di lei, che la farà mo-
usura). Il mondo sotto la Luna era soggetto al dive- rire atrocemente. Il poeta intanto deve prendere
nire, il resto dell’universo no. Poi era venuta una un’altra strada, forse un pochino più lunga, se vuo-
schiera di intellettuali irresponsabili a rovinare tutto le tornare a casa. Dante non ha altre possibilità, ac-
e a dire che era il Sole al centro dell’universo e che cetta e gli si mette dietro.
la Terra girava e girava. La teoria eliocentrica di
118
Il canto è dominato dal buio della selva (il Sole sta giunco, che rinasce subito. Per ora la corona è una
tramontando dietro al colle) e dalla paura di non corona di umiltà. Nel primo canto del Paradiso ar-
farcela a tornare a casa. Affidarsi all’ombra di un riverà la corona e l’alloro poetico. Fa tutto da sé o,
morto per uscire dai guai non è l’idea migliore né meglio, è sicuro di essere incoronato da Apollo e
più sensata, ma si fa quello che si può. Virgilio, il dalle nove muse.
morto che parla, accenna alla sua vita nella Roma Il paesaggio è pieno della luce tersa e abbagliante
antica, ma si butta subito a fare profezie: un cane del primo mattino: in lontananza il tremolare della
da caccia particolarmente cattivo, il Veltro, farà marina, per terra la rugiada, per aria una fresca
fuori la lupa con violenza. I combattimenti tra cani brezza di vento. Catone è isterico o, meglio, è il se-
erano una prassi del tempo e suscitavano forti pas- vero guardiano del purgatorio, garante della legge.
sioni e altrettanto forti scommesse. Ma da uno che si è suicidato non per amore ma per
Per associazione di idee il poeta pensa alla lupa ca- motivi politici non ci si può aspettare nient’altro. E
pitolina: almeno quella era una lupa buona, che al- poi è un incontro di passaggio: alle spalle sorge la
lattava anche i bambini. Certo, è preoccupato per il montagna del purgatorio, che è maledettamente al-
viaggio che lo attende. ta, e si deve fare ancora tutta a piedi, in salita.
Il viaggio poi è particolarmente lungo ma anche I due poeti incontrano numerose schiere di anime
particolarmente veloce: un giorno di discesa fino al sulla spiaggia, poi iniziano la salita, che risulta
centro della Terra, dove è piantato Lucifero. Era piuttosto faticosa. Ad un certo punto si aggiunge
stato scagliato sulla Terra o, meglio, contro la Terra per alcuni canti un altro poeta, Sordello da Goito,
dal buon Dio, che si era irritato per il colpo di Stato vissuto poco dopo il Mille; e quindi un altro poeta,
che l’ex angelo aveva tramato contro di Lui. Papinio Stazio, vissuto mille anni prima. Arrivano
Il viaggio di discesa è interessante e variegato. Il in cima alla montagna, dove c’è il paradiso terre-
poeta incontra tanti dannati e tante dannate. Incon- stre. Virgilio scompare, Dante e Stazio incontrano
tra in particolare papi e fiorentini, che sceglievano prima l’enigmatica figura di Matelda, che raccoglie
con cura i peccati da commettere. Uno degli incon- fiori, e poi Beatrice, pure presa da isteria galoppan-
tri più commoventi è con il maestro Brunetto Lati- te, come Catone. La donna rimprovera il poeta per-
ni, un omosessuale incallito che insidiava i suoi stu- ché quand’è morta l’ha dimenticata. Il poeta non
denti ma che era veramente bravo. può negarlo e ascolta la sfuriata in lacrime. Poi tut-
Lucifero ha un bel look, che si imprime nella me- to si sistema, Matelda resta lì, Stazio sale al suo po-
moria: tre teste, tre bocche, sei ali, e masticava un sto in paradiso, Dante e Beatrice continuano il vi-
dannato in ogni bocca. Agghiacciante! In effetti il aggio nella terza ed ultima cantica. Ormai, dopo
lago di Cocìto era gelato. due immersioni (nel Letè e nell’Eunoè), egli è
Ma con la vista di Lucifero il primo terzo del viag- pronto a salire alle stelle.
gio è compiuto. Seguendo il letto di un torrentello,
i due poeti risalgono alla superficie terrestre, a ri- 4. Dalla terra alla Luna. La presenza
veder le stelle. pervasiva di Dio nell’universo
3. A riveder le stelle, l’incontro con Ca- Dante deve chiedere l’aiuto ad Apollo ed alle Mu-
tone, l’isterico, l’incoronazione del se, per portare a termine l’ultima fatica, quella più
giunco difficile. Perciò li invoca. Quindi sale al cielo, ma
senza accorgersene. È preso da un dubbio e chiede
E così Dante e Virgilio ritornano a riveder la luce spiegazioni quando sente una musica celestiale. Be-
del Sole, perché era di primo mattino. Si stanno ac- atrice spiega che non è più sulla terra, stanno salen-
climando alla nuova situazione, quando compare do in cielo più veloci della folgore, e la musica che
vicino a loro un vecchio con la barba bianca che li sente è la musica provocata dal movimento delle
rimprovera e chiede loro se sono scappati dall’in- sfere celesti. Dante ha ormai dimenticato comple-
ferno e se le leggi del cielo sono cambiate. Virgilio, tamente la Terra, quell’aiuola che ci rende tanto fe-
che lo riconosce, lo rassicura: egli viene dal limbo, roci. E chiede ulteriori spiegazioni. Beatrice, amo-
dove è Marzia, sua moglie, e Dante non è ancora revole e paziente come una mamma, spiega l’or-
morto. A Catone di Marzia non interessa più nien- dine dell’universo: tante palle cristalline concentri-
te, da quando ha lasciato il limbo, perché nominato che, che si imprimono reciprocamente i movimenti
guardiano del purgatorio. E, se viaggiano in inco- dall’esterna all’interno. Il movimento viene genera-
gnito per l’oltretomba per volere del cielo, egli li to direttamente da Dio, l’amore che muove il Sole
lascia passare. Ma Dante almeno si lavi il viso! E li e le altre stelle. Gli uomini dovrebbero pensare al
manda sulla spiaggia. Poi scompare. L’alba sta cielo, il luogo creato da Dio per loro, ma sono at-
sorgendo, Virgilio con la rugiada lava il viso a tratti costantemente dai beni terreni.
Dante, sporco di nero fumo infernale. Quindi porta
il poeta in riva al mare e gli cinge il capo con un

119
Qui Dante e Beatrice sono agli inizi della terza ed I collegamenti aumentano a dismisura: i canti sesti,
ultima parte del viaggio. Essi vanno di cielo in cie- i canti terzi, il canto L (Pg XVI) di passaggio al-
lo, mentre gli spiriti si spostano dall’empireo per l’altra metà dell’opera... I canti che trattano lo stes-
venirli ad incontrare. Il viaggio è lungo. Tra gli altri so argomento (la fama, la paternità ecc.), i canti che
il poeta incontra una ninfomane, una prostituta e un collegano due serie di argomenti...
vescovo assetato di sangue. Il paradiso non è così In questo caso c’è anche un altro tipo di collega-
monotono come si penserebbe. Incontra anche il mento: tra il primo dell’Inferno e l’ultimo canto del
trisavolo Cacciaguida, che tesse l’elogio della Fi- Paradiso. Dante, il viandante che rappresenta se
renze antica. E deve sostenere un esame sulla fede, stesso e che è simbolo dell’umanità errante, dalla
sulla speranza e sulla carità. Poi finalmente arriva selva oscura, dalla tristezza del peccato, è giunto
nell’empìreo. Tutti i beati sono al loro posto ad at- alla fine del viaggio, e riesce a vedere Dio e a spro-
tenderlo, chiedono alla Madonna che chieda a Dio fondarsi misticamente nell’essenza divina.
che Dante possa vedere Dio stesso. La Madonna
chiede e ottiene. Dante è giunto ormai alla fine del Dio è soltanto l’omega. Il poeta vuole essere risolu-
viaggio e soddisfa il più grande di tutti i suoi desi- tamente l’alfa... Scortese anche con Dio.
deri. Si sprofonda nella luce divina e si abbandona
a Lui, l’amore che muove il Sole e le altre stelle.

Poi di corsa a casa, a raccontare il viaggio in versi.


La quarta ed ultima fatica.

5. Tutti i colori dello spettro e le luci


dell’oltretomba

I tre canti iniziali sono ovviamente collegati tra lo-


ro: sono uguali e distinti, come la Trinità di Dio. Il
rapporto è espresso anche dai colori: la selva oscu-
ra, i colori freschi della luce dell’alba, la luce abba-
gliante del cielo.
La selva oscura è sostituita dalla spiaggia e poi dal
viaggio verso la Luna. I personaggi sono più nume-
rosi e materiali nel primo canto (la selva oscura, il
“dilettoso monte”, le tre fiere, Virgilio, il Veltro);
meno numerosi nel secondo (la spiaggia, Catone,
Virgilio, il “tremolar della marina”, il giunco); sono
ridotti al minimo nel terzo (Beatrice, la musica del-
le sfere celesti), in sintonia con le caratteristiche
che ha ciascun regno.
Ma Dante riesce a fare percepire al lettore anche
un’altra sensazione: il primo canto è il canto della
partenza, dei timori, delle incertezze, della paura, e
tutto è proiettato sul viaggio che sta per iniziare. Il
secondo canto è a metà del viaggio e dei ricordi e si
proietta sul secondo regno: la strada è ancora lunga
e difficile, ma può essere percorsa. Il terzo canto fa
sentire che il viaggio è ormai giunto a due terzi e le
forze non sono venute meno né a Dante viaggiatore
dell’oltretomba né a Dante poeta. Anzi il viaggio e
l’esperienza accumulata hanno rafforzato a dismi-
sura la fiducia del poeta nei suoi mezzi espressivi e
nella sua fantasia. L’inizio della terza cantica è una
lode a Dio ma esprime anche il compiacimento del
poeta per i risultati raggiunti: “La gioia di colui che
tutto move...”.
Ma si sente anche che i tre canti iniziali si appaiano
agli altri tre canti che concludono le cantiche. I pri-
mi e gli ultimi canti di ogni cantica stringono poi
come una morsa i canti interni.

120
In Pd VI Dante incontra l’imperatore Giustiniano,
I canti sesti e le questioni politi- che tratteggia la storia dell’Impero da quando Enea
lascia la città di Troia, incendiata dai greci, alla
che fondazione di Roma, dalla costruzione dell’Impero
con Giulio Cesare alla nascita di Gesù Cristo sotto
1. I tre canti politici principali Ottaviano Augusto, dalla punizione degli ebrei sot-
to Tito al sorgere del Sacro Romano Impero, fino a
If VI, Pg VI e Pd VI sono i tre canti politici princi- giungere a i suoi giorni. Alla fine l’imperatore ac-
pali della Divina commedia, messi in un posizione cusa i guelfi di parteggiare per la Francia contro
di forza, cioè nel canto VI. Essi trattano sistemati- l’Impero e accusa i ghibellini di essersi appropriati
camente il problema della situazione politica di Fi- del simbolo imperiale per interessi di parte. Sia gli
renze, dell’Italia, dell’Impero, in un continuo allar- uni sia gli altri sbagliano e questi errori provocano
garsi dal più piccolo al più grande, dalla cellula disordine ed ingiustizia nella società umana.
all’organismo, dalle realtà locali alla realtà sopran-
nazionale. I tre canti politici per eccellenza sono politici in un
senso preciso: informano il lettore su che cosa suc-
In If VI Dante incontra Ciacco, condannato all’in- cede a Firenze, che cosa succede genericamente in
ferno in quanto goloso. Dopo la captatio benevo- Italia (e quali sono i sentimenti del poeta in propo-
lentiae («O Ciacco, mi sento coinvolto e soffro per sito), e che cosa è stato e in quali situazioni si trova
le tue pene...») al dannato pone tre domande su Fi- al presente l’Impero, che pure è guidato da una for-
renze: za divina. Se vuole altre informazioni politiche e
1. Come si evolverà la situazione politica. poetiche, deve andare a If XXVII (la situazione po-
2. Quanti sono i giusti. litica della Romagna), a Pg VIII (la situazione po-
3. Quali sono le cause dei disordini. litica della Val di Magra) ecc.
Ma qui si resta ancora nell’ambito della politica
Le domande sono didattiche. Quel che conta sono nella storia. I passi più interessanti si trovano altro-
le risposte, le convinzioni, i valori e le teorie che ve, e sono quelli in cui il poeta fa teoria politica.
stanno dietro le risposte. Il goloso risponde ordina- Ma intanto conviene vedere in quali modi e con
tamente: quali strumenti metodologici affronta le questioni
1. La fazione dei Bianchi e quella dei Neri si scon- in generale e le questioni politiche in particolare.
treranno in maniera sanguinosa e i Bianchi avranno
la peggio, poiché i Neri avranno l’aiuto del papa 2. La parte e il tutto: la politica
Bonifacio VIII, che ora sta maneggiando dietro le
quinte e non si è ancora schierato apertamente. È una idea consueta che i canti vadano letti insie-
2. I giusti sono pochi e non sono ascoltati. me, perché affrontano argomenti politici. Lo stesso
3. La superbia, l’invidia e l’avarizia sono le cause poeta invita a farlo in due modi: mettendo l’argo-
che hanno portato le due fazioni agli scontri san- mento sempre nel canto sesto di ciascuna cantica; e
guinosi. andando dal particolare al generale, da Firenze
all’impero. Ed è una affermazione costante che egli
In vita Ciacco era sempre rimasto fuori della lotta affronti o riprenda l’argomento anche in altri canti.
politica, perciò ora la sua risposta può essere con- Ciò però non è sufficiente per capire la strategia
siderata dal lettore come oggettiva, disinteressata e dantesca. Dante si è reso conto fin dalle opere pre-
al di sopra delle parti. cedenti la Divina commedia che i problemi, tutti i
problemi sono complessi, perciò li affronta se-
In Pg VI Dante assiste all’affettuoso abbraccio tra guendo queste molteplici strategie, che elabora in
Sordello da Goito e Virgilio. Davanti a questa sce- modo sistematico e consapevole:
na d’affetto tra due conterranei che non si erano
mai conosciuti e che appartenevano a civiltà e a 1. Ora dice, ora non dice la sua opinione; ora non
culture diverse, il poeta prorompe nella più violenta la dice e la lascia al lettore; ora dice un’opinione
invettiva della Divina commedia. Se la prende con i narrativamente credibile e perciò efficace, ma non
principi italiani, che sono litigiosi e passano il tem- necessariamente sua o condivisibile ecc. (il conte
po a farsi guerra, con la Chiesa che invade il potere Ugolino muore con i figli minorenni, in realtà già
politico, con l’imperatore che si preoccupa soltanto maggiorenni e con le mani macchiate di diversi
della Germania e se ne infischia dell’Italia, con lo omicidi).
stesso Dio che sembra essersi dimenticato dell’Ita- 2. Esamina o valuta un problema, una questione, un
lia, infine con Firenze, la sua città, ma anche esem- personaggio da due o da più punti di vista (France-
pio di come i cittadini non dovrebbero essere. sca da Polenta, Brunetto Latini, Farinata degli U-
berti, Ulisse; la fama vista da Brunetto Latini, da
Oderisi da Gubbio e da Cacciaguida ecc.).
121
3. Rovescia le aspettative del lettore (papi all’infer- pimento e della formazione dell’embrione), geneti-
no, ninfomani e prostitute in paradiso; la sfuriata che (la teoria del mutamento dei caratteri) ecc.
con cui Beatrice lo accoglie nel paradiso terrestre). E i canti politici si possono adeguatamente com-
4. Costruisce situazioni ambigue od oscure o appe- prendere soltanto a) se si leggono in correlazione
na accennate, che incuriosiscono e coinvolgono il tra loro; b) se poi in aggiunta si leggono anche gli
lettore (“colui che fece per viltà il gran rifiuto”; altri canti politici; c) se poi in ulteriore aggiunta si
l’anonimo fiorentino che si suicida a casa sua; il leggono i canti che trattano argomenti sociali; d) se
verso ambiguo del conte Ugolino ecc.). poi...
In questo modo si legge la Divina commedia dal
Nel caso delle questioni politiche affronta il pro- punto di vista politico e si sottomettono a questo
blema non da tre punti di vista, ma in tre canti di- punto di vista tutti gli altri argomenti e tutti gli altri
versi, tra loro intercalati da vario materiale, e a li- punti di vista. È ovvio che a loro volta anche gli
velli diversi di realtà e di generalità. Il problema altri punti di vista diventano il punto di vista più
politico viene affrontato in modo ineccepibile sul importante, capace di sottomettere a sé tutti gli altri
piano scientifico e sul piano didattico. Diventa punti di vista. Questa è la sua mostruosa ricchezza
l’occasione per applicare e mostrare la validità del e la sua mostruosa complessità.
metodo. Non occorre fare nessun discours sur la
méthode: il metodo non si può concepire in astrat- La Divina commedia si presenta quindi come una
to, si può mettere alla prova soltanto applicandolo enciclopedia medioevale, un trattato enciclopedico
ai problemi e alle questioni. René Descartes (1596- universale. Ed è principalmente un’opera di poesi-
1650) non è l’iniziatore della filosofia moderna, a...
come normalmente si dice, ma è l’ultimo (e piutto-
sto modesto) dei logici o dei metodologi medioe- Conviene rintracciare la causa di tutto ciò. La causa
vali. E l’importanza che egli dà alla matematica di tutto ciò è un’idea semplice, sperimentata ed ef-
non è una idea originale, perché trova le sue radici ficace: l’idea di organismo: l’universo è κóσµς, è
nella traduzione italiana degli Elementi di Euclide ordine, il corpo umano è ordine e organizzazione,
fatta nel 1475: la matematica e non la logica per- la vita è ordine, la società è (o almeno dovrebbe
mette di costruire l’urbanistica della città ideale e di essere) ordine. Questa idea è anche concreta e spe-
risolvere complicati problemi di armonia artistica e rimentata quotidianamente dai sensi. L’esempio
di ricostruzione tridimensionale dello spazio. I gre- che in proposito si può fare è l’apologo (in genere
ci l’avevano applicata a piene mani, perfino nella considerato reazionario) raccontato da Menenio
rastrematura delle colonne dei templi dell’Acropoli Agrippa alla plebe romana che si era ritirata
già nel sec. V a.C. I pittori italiani avevano inventa- sull’Avventino e non voleva più lavorare per i pa-
to la prospettiva nel Quattrocento. trizi: ogni organo del corpo ha bisogno di tutti gli
Sul problema politico il poeta dà tre contributi che altri; ogni classe sociale ha bisogno di tutte le altre.
si devono poi vedere tra loro sovrapposti e collega- Soltanto così funzionano: a) l’organo; b) gli altri
ti (Firenze, l’Italia, l’Impero, cioè la cellula, l’orga- organi; c) la totalità più vasta che è l’organismo.
no particolare, l’organismo completo). Gli uomini classici erano immersi in questa cultura
Non basta: egli introduce anche il tempo e l’in- alta e dotta degli apologhi (Esopo, Fedro) o delle
tervento della Provvidenza divina, oltre che le scel- parabole (la Bibbia e i suoi salmi sapienziali), o
te scriteriate degli uomini (Costantino che riporta nella cultura bassa e popolare dei proverbi. Insom-
ad oriente la capitale dell’Impero e le stupidaggini ma in questa cultura didattica, utilitaristica, con-
che l’uomo fa costantemente applicando il suo libe- creta e sapienziale. E avevano esperienza diretta
ro arbitrio). della differenza tra l’organismo, cioè la vita, e la
Ma non basta ancora: tratta la stessa problematica pietra, cioè la materia inanimata.
anche in altri canti della Divina commedia ed anche E la Divina commedia va letta tenendo presente
nelle opere scritte o abbozzate prima o accanto che è un grande organismo con i suoi organi, con le
all’opera maggiore. sue cellule, con i suoi versi che ne esprimono (e ne
Non basta ancora: aggiunge anche la trattazione di stritolano) il contenuto come una enorme camicia
problematiche attinenti, come i valori sociali, la va- di Nesso.
lutazione dei comportamenti sociali variamente
correlati e stratificati: quelli pubblici, quelli privati 3. Le cause dei conflitti e la società or-
e quelli religiosi. dinata: i testi complementari
E non basta: accanto agli argomenti politici pone
argomenti di generi completamente diversi: que-
stioni teologiche (i dannati soffriranno di più o di I tre canti si possono comprendere in modo più ric-
meno dopo il giudizio universale?), astronomiche co, articolato e produttivo, se si tiene presente al-
(la spiegazione delle macchie lunari), fisiche (l’or- meno il canto L, cioè il canto di passaggio tra i
dine dell’universo), biologiche (la teoria del conce- primi cinquanta e i secondi cinquanta. È il canto di

122
Marco Lombardo, che lamenta che le leggi ci sono poeta non è nemmeno sfiorato dalla possibilità
ma che nessuno le fa rispettare (Pg XVI). Esso ri- immediata e banale che le mogli abbiano tradito i
manda immediatamente alla seconda domanda di mariti in un momento di oblio. E cerca una spiega-
Dante e alla seconda risposta di Ciacco. Le leggi zione che si ripete in mille occasioni: spiegare il
sociali sono state fatte per far funzionare la società, fatto inserendolo in un contesto più generale. La
ma chi è preposto a farle rispettare pensa ad altro, spiegazione è questa: i cieli riversano il loro influs-
ai suoi interessi personali. Diventa barattiere. so sulla terra sotto l’occhio vigile della Provviden-
za; perciò sulla terra arrivano tutte le abilità e tutte
E soprattutto se si tiene presente la storia umana e le specializzazioni che servono per fare funzionare
la necessità di avere due guide. Adamo ed Eva, e decentemente la società; poi, se la società funziona
quindi tutti gli uomini, hanno perso la loro auto- male, è perché l’uomo mette l’individuo sbagliato a
nomia in seguito al peccato originale, che ha intac- ricoprire il ruolo sbagliato.
cato la loro inclinazione verso il bene. Ora Ma, chissà perché, la Provvidenza di Dio si com-
l’inclinazione verso il male ha il sopravvento. Ser- porta come l’Abbondanza pagana, che è cieca e
vono perciò due guide, l’Impero e la Chiesa, che li sparge dove capita i suoi beni. Così i diversi ruoli
portino rispettivamente alla salvezza terrena e a non passano dai padri ai figli (potrebbe essere una
quella ultraterrena. Per eliminare gli attriti che sor- idea ingiusta ma comoda e funzionale), cadono do-
gono inevitabilmente tra i due poteri (ognuno vuole ve capita, nella casa del ricco come nella stamberga
essere l’unico), il poeta elabora la teoria dei “due del povero. Poi gli uomini dovrebbero andare a ve-
soli”: l’imperatore e il papa sono come due soli, dere e a controllare e mettere ciascuno al suo posto
che hanno ricevuto il potere da Dio. Essi non pos- sociale. Come in un grande puzzle. Ma forse la
sono essere tra loro in conflitto, perché hanno due Provvidenza non si è mai accorta che gli uomini
compiti diversi da attuare in aree diverse, quella sono pigri e non amano lavorare, né amano i cam-
terrena e quella ultraterrena. L’Impero deve garanti- biamenti e le sovversioni sociali. E che non avreb-
re pace e giustizia sociale, la Chiesa deve garantire bero mai messo le abilità al loro posto sociale?
la salvezza dell’anima. E soltanto come individuo e Oltre a ciò una resistenza al cambiamento si sareb-
come credente l’Imperatore deve piegarsi al papa. be trovata dove chi stava bene vedeva i discendenti
Questi argomenti sono trattati adeguatamente nella stare peggio: il padre che è sovrano cerca di tra-
sede adatta, che non è la Divina commedia, ma il smettere la corona al figlio, anche se il figlio si di-
De monarchia. mostrava incapace, inetto e privo di qualsiasi incli-
nazioni verso la politica e il governo. E comunque
La buona volontà del poeta viene vanificata nella la colpa di tutto ciò non ricade sulla Provvidenza,
realtà; i due poteri si interferiscono a vicenda, e al ma sugli uomini, che mettono a fare l’ecclesiastico
presente la Chiesa ha la meglio sull’Impero. Ma chi è nato a cingere la spada e viceversa.
questa è un’altra questione: nel corso della storia Gli uomini sono conservatori, le donne ancora di
gli uomini sono andati per i fatti loro, adoperando più, e le società sono ugualmente conservatrici. Pu-
il libero arbitrio a loro riconosciuto, se ne sono in- re i rivoluzionari sono conservatori: non vedono
fischiati dei piani che la Provvidenza aveva sulla l’ora di passare dall’altra parte della barricata. An-
storia (la capitale riportata ad oriente) e sulla cor- che Dante è conservatore e rimpiange le sue origini
retta organizzazione della società (la sfasatura tra le nobiliari e il bel tempo antico del trisavolo Caccia-
capacità dell’individuo e il ruolo pubblico che ri- guida, quando Firenze viveva di autoconsumo. Ma
copre). ogni tanto se lo dimentica e propone utopie come
Le cause dei disordini sociali sono trattate più volte questa società razionale e meritocratica.
nel corso della Divina commedia. L’idea di fondo Tommaso d’Aquino invece è pieno di buon senso
che emerge è che la Provvidenza di Dio intervenga quando propone una società stabile, governata sal-
nella storia e nella società umana facendo sorgere damente dall’alto, i cui governanti pensano al bene
l’Impero e poi con iniziative locali molto più spic- comune, sono ostili ai cambiamenti perché scon-
ciole; ma che le cose vadano normalmente male volgono la popolazione, e li introducono con mo-
perché l’uomo usa il libero arbitrio in malo modo e derazione e nella misura in cui servono a far fun-
non riesce a controllare la sua predisposizione al zionare meglio la società. Ma queste sono le affer-
male e ad atteggiamenti dannosi per sé e per il mazioni teoriche che si dicono. E che sono anche
prossimo. condivisibili, perché ragionevoli. E si possono in-
Il testo più significativo in proposito può essere Pd terpretare anche come punti di riferimento e limiti
VIII, dove il poeta propone una teoria per spiegare ideali da tenere presente nel corso dell’azione Ma
le differenze dei figli rispetto ai padri. la storia procede per altre vie.
Come di consueto c’è l’osservazione che indica la
presenza di un problema: di fatto si nota normal-
mente che i figli sono diversi dai padri. Sorge la
domanda: quale potrebbe essere la spiegazione? Il

123
4. La teoria politica: «i due soli» («Roma, che fece il mondo civile, era solita avere
due soli, che facevano vedere l’una e l’altra strada,
Dopo i fatti politici e la storia provvidenziale quella del mondo e quella di Dio. Un sole ha spen-
dell’uomo e della società si può passare brevemen- to l’altro; ed è giunta la spada con il pastorale; ed il
te alla teoria politica. La fonte è ancora il De mo- primo, [messo] insieme a viva forza con il secondo,
narchia, ma si può restare semplicemente a Pg è destinato a procedere male, poiché, se sono riuniti
XVI. Qui Dante propone la così detta teoria dei [nella stessa persona], uno non teme più l’altro. Se
«due soli». Dopo il peccato originale di Adamo ed non mi credi, poni mente alla spiga, poiché ogni
Eva Dio si accorge che gli uomini da soli non sa- erba si riconosce per le [caratteristiche del] seme
rebbero riusciti ad organizzarsi in una società civi- [che l’ha generata]»).
le. Perciò a tempo debito e nel corso dei secoli su-
scita prima l’Impero romano e poi la Chiesa roma- Di qui l’invettiva contro l’imperatore Costantino
na. Difficile pensare che imperatore e papa andas- che ha fatto assaggiare al papa quanto sono gustosi
sero d’accordo. E così succede: le occasioni per li- e prelibati i beni mondani (If XIX, 115-117). Una
tigare a proposito dei vilissimi beni mondani sono tesi equilibrata e ragionevole che la Curia romana
troppe e troppo ghiotte. Occorre regolare giuridi- in buona o in mala fede non poteva accettare: il ti-
camente i loro rapporti. È chiaro che l’imperatore more era che la perdita del potere temporale signi-
dica di ricevere il potere direttamente da Dio, di ficasse perdita dell’autonomia spirituale.
essere autonomo dal papa e aggiunga che il papa D’altra parte anche i papi e i cardinali erano uomini
non deve preoccuparsi dei beni mondani (sono di e come tali avevano un debole per i beni terreni...
competenza imperiale!) ma unicamente dei beni Dovevano pure trovare un modo per farsi ricordare
spirituali. Ed è ugualmente chiaro che il papa so- dai posteri. Gli scontri con il regno di Napoli erano
stenga di rimando che è lui che riceve direttamente secolari: la Chiesa rivendicava diritti feudali su di
il potere da Dio, sia il potere religioso (è ovvio!) esso. E, quando Manfredi, figlio naturale di Federi-
sia il potere politico, che poi ha il compito di attri- co II, si impossessa del regno, la Chiesa non si fa
buire a chi vuole. Lo dice il Vangelo: «Tu sei Pie- scrupolo di chiamare in Italia Carlo I d’Angiò e di
tro e su questa pietra edificherò la mia chiesa...». offrirgli il regno. Prima però gli fa firmare una
Incredibile! Il Vangelo era nato per dare una spe- montagna di cambiali. Il principe francese si con-
ranza alle folle diseredate ed è usato per dirimere quista il regno, sconfigge Manfredi, taglia il capo a
una questione giuridica ed economica tra papa e Corradino di Svevia, ottiene il titolo di sovrano, pa-
imperatore mille anni dopo! Le vie della Provvi- ga i tributi (è uomo d’onore!), il popolo di Paler-
denza sono davvero infinite, come le vie del para- mo, infuriato e dissanguato, insorge e caccia i fran-
dosso... cesi (1282). Chiama gli spagnoli, che gli sembra-
Dante, anche se come laico ha una inevitabile sim- vano migliori.
patia per l’imperatore e una naturale antipatia per il
papa, nella fattispecie Bonifacio VIII, non si schie- 5. Politica ed etica: il criterio di misura
ra né con l’uno né con l’altro, ma contrappone alla
teoria ecclesiastica del «sole (il papa) e della luna La scala per valutare colpe e pene, meriti e castighi,
(l’imperatore)» la sua teoria dei «due soli»: impe- azioni (o opere) buone e azioni cattive adoperata da
ratore e papa ricevano il potere direttamente da Dio Dante è sempre una scala di valori sociali. Dai pri-
ed hanno ambiti diversi (il potere temporale e il po- mi agli ultimi gironi dell’inferno via via si incon-
tere spirituale) e funzioni diverse (la salvezza ter- trano:
rena e la salvezza ultraterrena). Perciò (in teoria)
non possono entrare in conflitto. E soltanto come cerchio primo: ignavi (e angeli neutrali), non bat-
credente l’imperatore deve esprimere la sua rive- tezzati (e spiriti magni)
renza al papa. cerchio secondo: lussuriosi
Il poeta è sintetico come di consueto (Pg XVI, 106- cerchio terzo: golosi
114): cerchio quarto: avari e prodighi
cerchio quinto: iracondi e accidiosi
Soleva Roma, che ‘l buon mondo feo, cerchio sesto: eretici
due soli aver, che l’una e l’altra strada primo girone: omicidi, predoni
facean vedere, e del mondo e di Deo. secondo girone, violenti: suicidi, scialacquatori
L’un l’altro ha spento; ed è giunta la spada cerchio settimo
col pasturale, e l’un con l’altro insieme terzo girone, violenti: bestemmiatori, sodomiti, u-
per viva forza mal convien che vada; surai
però che, giunti, l’un l’altro non teme: cerchio ottavo
se non mi credi, pon mente a la spiga, prima bolgia: ruffiani e seduttori
ch’ogn’erba si conosce per lo seme. seconda bolgia: adulatori
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terza bolgia: simoniaci • è assolutamente necessario valutare il compor-
quarta bolgia: indovini tamento e le azioni degli uomini
quinta bolgia: barattieri • il comportamento e le azioni degli uomini sono
sesta bolgia: ipocriti radicalmente comportamenti e azioni sociali.
settima bolgia: ladri
ottava bolgia: consiglieri fraudolenti A ciò si aggiunge anche la convinzione che è col-
nona bolgia: seminatori di discordie pevole colui che non commette né buone azioni né
decima bolgia: falsari delitti (If II) e che e converso la fama è un valore,
cerchio nono un valore sociale (If XV, Pg XI, Pg XVII) da ac-
prima zona, Caina: traditori dei parenti quisire.
seconda zona, Antenora: traditori della patria
terza zona, Tolomea: traditori degli ospiti Da tutto ciò consegue che serve una scala precisa
quarta zona, Giudecca: traditori dei benefattori per valutare le buone e le cattive azioni commesse
lago gelato di Cocìto: Lucifero dall’individuo. Dante e il pensiero medioevale sac-
cheggiano in proposito l’Etica nicomachea di Ari-
Lucifero al centro della Terra e dell’universo puni- stotele (384-322 a.C.). In Aristotele però Dio pensa
sce i traditori più gravi: Giuda, traditore di Gesù unicamente a sé stesso, perciò l’etica è etica politi-
Cristo, cioè della Chiesa che discende da lui; Bruto ca, etica civile, etica terrena, morale sociale. La
e Cassio, traditori dell’Impero. morale medioevale è ugualmente morale sociale.
Che cosa vuol dire ciò? Vuol dire che Aristotele è
Il peccato più grave è costituito dal tradimento, che stato accolto a scatola chiusa e che i medioevali si
mina alle radici la fiducia nei propri simili e mina sono dimenticati della salvezza dell’anima? Eppure
quindi alle fondamenta l’edificio sociale. La tipo- normalmente si dice che il mondo di qua è visto in
logia dei peccati è precisa e coscienziosa, come era funzione del mondo di là, la vita terrena gira intor-
abitudine di Aristotele e poi del pensiero cristiano, no e in funzione della vita ultraterrena.
dai Padri della Chiesa a Tommaso d’Aquino ai teo- Ma questa è una scorretta interpretazione dell’etica
logi del Basso Medio Evo. I peccati religiosi non medioevale e i pensatori medioevali non si sono
sono veramente tali: Chiesa e Impero hanno due mai fatti plagiare da Aristotele: lo hanno ripetuto,
scopi specifici ma complementari, e chi non ha ri- sono giunti alle stesse conclusioni dello stagirita. Il
spetto per Dio, che è onnipotente, non può avere fatto è che in un mondo in cui la vita è estrema-
certamente rispetto nemmeno per una istituzione mente precaria (una piccola zanzara trasmetteva la
politica creata dall’uomo o per le regole pensate malaria e mandava all’altro mondo) non c’era tem-
per fare funzionare la società umana. po per discussioni o per valutazioni campate per
Le pene di questi peccati sono varie, in genere ba- aria. Il pericolo di vita era concreto, perciò serviva
sate sulla legge del contrappasso: i lussuriosi in vita sempre una risposta e una reazione concreta. E le
sono stati travolti dal vento della passione, qui sono risposte concrete erano estremamente limitiate: do-
travolti da una bufera che ora li trascina qui, ora lì. po 1.300 anni il Medio Evo ripete ancora quelle di
Aristotele.
Ma che cosa sta dietro a queste colpe sociali e a Il pensiero debole di oggi può allora fare una criti-
questa valutazione sociale delle colpe? E da dove ca e chiedere: perché parlare tanto dell’al di là,
proviene la scala di misura? quando si pensa soltanto all’al di qua? Non era più
semplice dire le cose direttamente? La domanda,
6. Due mondi, l’al di qua e l’al di là: un che dimostra la nullità assoluta di tale pensiero, i-
problema interpretativo gnora che i medioevali erano esperti nel tiro all’ar-
co e che anche l’ultimo arciere in classifica sapeva
che spesso, per fare centro, non bisognava mirare al
In questo contesto di problematica politica (termine bersaglio, ma a qualcos’altro. Il vento che spirava
greco che insiste di più sulla classe politica e sul avrebbe riportato la freccia sulla giusta direzione.
suo influsso sulla società civile) e sociale (termine Indicare direttamente come ci si doveva comporta-
latino che insiste di più sulla società civile, cioè sui re non sarebbe stato efficace. Non c’era abbastanza
cittadini) si inserisce anche la problematica che ri- scena. Occorreva fare le cose più in grande, più
guarda l’etica (termine greco con cui si potrebbe complicate e più contorte. Insomma occorreva in-
indicare il comportamento pubblico) e la morale ventare l’altro mondo, il premio e il castigo, l’infer-
(termine latino che indicava il comportamento no e il paradiso. E anche escludere coloro che non
pubblico, ma che per l’uso fattone dalla Chiesa erano in regola (non battezzati e ignavi, comprese
spinge i laici a credere che esista una morale reli- figure di tutto rispetto come gli spiriti magni). Per
giosa). prudenza e per un maggiore coinvolgimento dei
Dante ha completamente chiare due cose: concorrenti si poteva inventare un recupero in itine-

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re, cioè il purgatorio, una invenzione originale del sponsabile... Li facevano già gli egiziani con le pi-
Medio Evo. ramidi e Vespasiano con i suoi vespasiani.
Dante pensava in questo modo apparentemente Ma nel pensiero medioevale c’è anche qual-
contorto. Qualche anno dopo un predicatore come cos’altro di più gigantesco e di più affascinante,
Jacopo Passavanti (1302ca-1357) dimostra cono- che è stato ugualmente interpretato in modo errato:
scenze psicologiche insospettate, che usa per ripor- l’enorme sviluppo dell’al di là, che invade notte
tare il fedele sulla retta via morale. Le sue prediche, tempo l’al di qua. Dio uno e trino, Maria Vergine,
raccolte nello Specchio di vera penitenza (1354), Angeli, santi, beati, martiri, davanti ai quali il fede-
sono straordinarie per la loro efficacia. Egli vuole le stava a guardare a bocca aperta e con il naso
insegnare, ma usa sempre l’insegnamento indiretto all’insù. La Chiesa imbrogliava e raccontava fan-
che inserisce in una storia avvincente, in cui il suo donie come il pensiero laico, adorno di una morali-
pubblico si immedesima. Il bene non viene propo- tà intransigente e cristallina e pronto ad oltranza a
sto come valore in sé (il suo pubblico non avrebbe difendere i diritti propri e altrui. La causa? Il fatto è
capito), viene proposto come valore indiretto: si che l’uomo ha bisogno del meraviglioso e, più ba-
doveva evitare l’inferno, perché lì si soffriva; ma, nalmente, ha bisogno dello spettacolo, per vivere.
evitando l’inferno, si andava in paradiso. E ciò è “Panem et circenses”, gridava il popolino romano.
quello che il frate voleva ottenere. E la Chiesa soddisfaceva questo intenso e radicale
Anche la mamma dice al bambino che viene il ba- bisogno fisico e psicologico di immedesimarsi in
bau a prenderlo se non sta buono. Dire soltanto di una realtà altra. Non in una realtà vera o falsa, ma
stare buono e di mettersi a dormire non funziona in una realtà altra, che non poteva essere definita
quasi mai. Una favoletta può conciliare il sonno… con le variabili vero o falso, né nell’accezione del
In seguito Jean-Jeacques Rousseau (1712-1778) tempo né, tanto meno, nella nostra accezione.
copia da predicatori come costui le idee di educa- In confronto le favole laiche sono semplicemente
zione indiretta esposte nell’Emilio o Dell’educa- rozze e ridicole, e spesso scopiazzate: lotta di clas-
zione (1762). E Rousseau è il padre di tanti piccoli si, conquista del potere, sole dell’avvenire, rivolu-
e grandi rivoluzionari che hanno preteso di cambia- zione socialista o comunista, società senza classi,
re il mondo e che hanno fatto soltanto pasticci e catechismo del rivoluzionario. E brutalmente smen-
massacri. tite dalla storia.
Ad ogni modo Passavanti, spaventato dalle donne e Il pensiero laico moderno non è mai riuscito a fare
incapace di uscire dai condizionamenti culturali niente di decente in ambito morale, né a copiare sic
provenienti dall’ordine a cui apparteneva, non ha et simpliciter l’etica di Aristotele (ma c’era anche
quella visione ad ampio respiro della società e dei quella cinica, stoica ed epicurea, a scelta!) o la mo-
peccati che ha Dante. I suoi peccati sono di mode- rale romana, né tanto meno a imitare la morale cri-
sta qualità e piuttosto ripetitivi: lussuria, superbia, stiana elaborata dai teologi, insomma dalla Chiesa.
avidità, propri del popolo. Almeno in altri contesti si è limitato a copiare. Ha
copiato dai gesuiti la Ratio studiorum (1559), cioè
Insomma con la paura dell’inferno si poteva spera- i programmi scolastici (oltre tre secoli dopo…); ha
re di mantenere almeno qualcuno sulla retta via qui copiato dalla Chiesa l’idea di raccogliere le date di
sulla Terra (al di là poi del piacere di peccare e di nascita, di matrimonio, di morte di ogni individuo
pentirsi). Il buon proposito c’è. E qualche risultato (è l’anagrafe, che compare secoli dopo…); ha co-
si ottiene. Ad esempio le offerte con cui si costrui- piato (molto male e con sprechi spaventosi) ancora
scono chiese, indubbiamente inutili, ma capaci di dalla Chiesa l’idea dei lavori pubblici come lotta
dare lavoro ai disoccupati per secoli e secoli. E per alla disoccupazione...
fare arrivare turisti cinque secoli dopo. Insomma la Il fatto è che esso non ha mai avuto (o non ha mai
vendita delle indulgenze andava sicuramente al di voluto avere) una chiara percezione dell’importan-
là delle frontiere più aperte, disinvolte e più mo- za della morale sociale e del buon funzionamento
derne della morale e della teoria economica (e so- della società grazie alla morale, né ieri né oggi. An-
prattutto dissanguava la Germania o meglio i prin- zi ha plaudito, ed ha plaudito con urla smodate e
cipi tedeschi), ma almeno il denaro ricavato era ben sguaiate, quando qualcuno faceva proposte diverse,
impiegato e ben investito a costruire la basilica di poiché soltanto grazie all’immoralità poteva realiz-
san Pietro e a dare da lavorare a metà del popolo zare i suoi valori di arricchimento e di potere.
romano (l’altra metà preferiva vivere sulle spalle In proposito il personaggio più acclamato è un se-
della Chiesa e dei vari ordini religiosi). gretario di una piccola (ma ricchissima) repubblica
Quando il pensiero laico ha avuto una visione più italiana del Cinquecento, autore di un’opera che di-
articolata, lungimirante e responsabile della società videva la politica dalla morale e ne rivendicava
e dell’economia? I lavori pubblici come volano l’autonomia. Tutto ciò dimostra la sua inclinazione
dell’economia sono scoperti, e per caso, nel 1929 e la sua connaturata predisposizione a delinquere, a
da un economista, E.M. Keynes (1883-1946), che i pensare all’utile particolare, quello del principe, e
colleghi consideravano un pazzo pericoloso e irre-

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a infischiarsene del bene comune, quello dei sudditi Il problema si pone perché Machiavelli e il pensie-
o dei cittadini. ro posteriore attribuiscono al Medio Evo la tesi che
Questo segretario si chiama Niccolò Machiavelli la politica sia sottoposta alla morale. L’ipotesi im-
(1479-1527) ed era fiorentino. Fa una modesta e- plicita, che costoro però curiosamente non portano
sperienza politica girando le cancellerie d’Europa a mai alla luce, è che ciò sia un male. È implicita an-
spese della repubblica che serviva. Non aveva de- che un’altra tesi che tuttavia spesso viene esplicitata
naro per pagarsela di tasca propria. Scrive un’ope- con forza e con violenza: la morale è la morale re-
retta di 40 pagine, il Principe (1512-13), in cui si ligiosa. E aggiungono: la morale religiosa si preoc-
preoccupa di giustificare con nobili ideali (la pace cupa della salvezza dell’anima, spinge l’uomo a
sociale, la difesa e la compattezza dello Stato), gli pensare all’al di là e a dimenticare l’al di qua, per-
istinti sanguinari e criminali del principe. E pruden- ciò imbroglia, perché esiste soltanto l’al di qua.
temente si preoccupa che il principe non derubi i
sudditi, cioè lo stesso segretario, e non intrattenga Le cose non stanno così: la stessa formulazione
rapporti sessuali con le mogli dei medesimi. In- della tesi è tendenziosa e scorretta.
somma un paio di corna sono sgradite, anche se Ora è possibile concentrarsi sui rapporti tra etica e
sono messe dal principe. morale nel pensiero dantesco e medioevale. Si può
La cosa buffa è che questo tirapiedi, quando cerca sfruttare il fatto che si sono elencate le colpe e i
di mettere in pratica i consigli che dà al principe cerchi in cui sono punite nell’inferno e che risulta
(fare il voltagabbana, non mantenere la parola da- chiaramente che le colpe sono colpe sociali; e che
ta), la prende sui denti, perché non ottiene alcun ri- alla parte finale della domanda si è già tentata una
sultato. Impiega dieci anni per ritornare nelle grazie risposta.
dei nuovi padroni, i Medici di sempre, che erano Forse conviene chiarire un possibile equivoco ini-
ritornati a Firenze (1512). Ma gli va male anche ziale: la morale è detta religiosa perché è proposta
così, perché ha sbagliato i calcoli: nel 1527 ritorna da religiosi o perché ha un contenuto religioso? Al
la repubblica e i suoi amici non gli perdonano il di là di ogni ragionevole dubbio si può escludere
tradimento. Ha la bella idea di morire al momento che la morale dantesca o medioevale abbia un con-
giusto, così evita di prendersela con se stesso e con tenuto religioso: essa è una morale terrena ed ha un
la sua stupidità. contenuto sociale. Perciò resta soltanto l’altra pos-
Ma il pensiero laico continua imperterrito a consi- sibilità: è detta religiosa perché proposta da religio-
derarlo un campione del pensiero, che ha difeso la si. Ma l’accusa è insignificante e in ogni caso il po-
società dall’oscurantismo e dal moralismo del pen- eta è un laico e pensa da laico.
siero medioevale. Chi è cieco, non vuole vedere. E
chi si vuole imbrogliare con le sue stesse mani può Ora è possibile dire che cosa Dante pensava dell’e-
sempre farlo. Tirare in ballo l’onestà intellettuale tica sociale nei suo rapporti con la politica. L’etica
del professionista sembrano parole sprecate. sociale serviva a far funzionare la società. Aveva
già qui sulla Terra i castighi terreni (minacciati e
Il fatto è che il pensiero laico ha sempre avuto pau- comminati), i quali erano rafforzati con la promes-
ra della morale, che immaginava come il grande sa del premio o la minaccia del castigo ultraterreno.
babau, che lo rimproverava e gli impediva di agire Una duplice serie di sanzioni, per essere più effica-
e di commettere crimini, dal furto all’assassinio. E ce.
ha considerato una liberazione da uno spauracchio Le punizioni terrene erano applicate: vi era una pre-
il coraggio o l’irresponsabilità teorica di un Ma- dilezione per bruciare vivi i colpevoli, che così da-
chiavelli e degli infiniti cortigiani del Cinquecento, vano anche spettacolo. Ma risultavano inefficaci: i
che erano disposti a compiere per il principe azioni crimini erano tanti, perché lo Stato doveva ancora
criminali. C’erano già le leggi che intralciavano sorgere e perché l’economia produceva poco, la vi-
l’azione, quelle stesse leggi che gli stessi politici ta era dura e si moriva di fame.
promulgavano e che erano i primi a disattendere. Lo Stato (quel po’ di Stato che c’era) e la Chiesa
Già Dante lamentava la loro mancata applicazione collaboravano per tenere un po’ di ordine e di pace
(la giustizia, che i fiorentini hanno sulla bocca, di o di giustizia nella società. Lo Stato stava sorgendo
Pg VI; le leggi che ci sono ma che nessuno applica sotto le ali della Chiesa: la Chiesa aveva avuto oltre
di Pg XVI). cinque secoli (476-1056) per consolidarsi nella so-
cietà europea. E ben presto esso cerca di spiccare il
7. Politica ed etica: i rapporti in Dante e volo con le sue sole forze. Intellettuali laici ed ec-
nel pensiero medioevale. Le teorie del clesiastici, impregnati di teorie aristoteliche, formu-
lano quell’etica inevitabilmente sociale che proma-
potere
na dallo stagirita. Vi aggiungono anche il benepla-
cito religioso. Se la società è giusta e ordinata,
Conviene ora vedere quali sono in Dante (e nel l’uomo ha un po’ di tempo in più per staccarsi dai
pensiero medioevale) i rapporti tra politica ed etica. problemi quotidiani e dedicarsi all’attività di pensa-

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re. Può pensare anche alla salvezza dell’anima e a borantes, che lavoravano per mantenere le altre due
Dio. Il fatto è che si crede all’esistenza dell’anima classi. La gerarchia era rigida e non si poteva uscire
(ci credeva anche Platone), perciò essa doveva pure dalla propria classe: era stato lo stesso Dio a mette-
finire da qualche parte quando si moriva. La vita è re ogni individuo in essa, a ricoprire un determinato
complicata, ma i problemi teorici non lo sono di ruolo, altrimenti la società non funzionava. Proprio
meno! E così si viveva nell’al di qua, ma si vedeva come nell’apologo su patrizi e plebei di Menenio
il mondo sociale unito, il mondo fisico unito, il Agrippa (494 a.C.). Proprio come la società ideale
mondo terreno e ultraterreno ugualmente uniti. Una tracciata da Platone nella Repubblica. Proprio co-
stessa idea applicata in modo sistematico. me il provvedimento di Diocleziano, che imponeva
Tutto era unito e simmetrico. Ogni società e ogni ai figli di fare il lavoro dei padri.
civiltà ha i suoi valori. Perciò due mondi (terreno e Una tripartizione ingiusta e interessata, che usava la
ultraterreno), due guide (imperatore e papa), due religione per sfruttare i contadini? Lo storico ha il
poteri (politico e religioso), due fini (salvezza del dovere di presentare i fatti e di esplicitarli, non di
corpo e beatitudine dell’anima). dare giudizi di valore. Se si condanna questa socie-
Tutti, papi, imperatori, sovrani, intellettuali, chieri- tà, che cosa si deve fare allora con la società di an-
ci e laici erano valutati con la stessa misura etica, cien régime, in cui il 2% sfruttava il 98% della po-
con gli stessi valori sociali. Impero e Papato condi- polazione? Per di più la tripartizione della società
videvano e si sottomettevano agli stessi valori, an- era una tripartizione ideale: nella realtà le cose an-
che se li infrangevano. E tutti credevano all’altro davano diversamente. C’erano anche i borghesi, i
mondo. In sostanza c’era soltanto l’etica sociale. commercianti, gli artigiani, i contadini ricchi ecc.
Non c’era alcuna politica sottoposta all’etica. La che se ne infischiavano di questa tripartizione che
politica era tutt’altra cosa. Era la teoria del potere: in modo ingenuo cercava di fare gli interessi della
l’imperatore difendeva giustamente i suoi interessi, società e delle classi tradizionali: feudatari ed ec-
il papa i suoi e... E giustificavano tutto ciò con la clesiastici.
teoria che ogni potere viene dall’alto, da Dio, e che Questa tripartizione peraltro era applicata nell’Alto
Dio glielo passava direttamente. Medio Evo. Nel Basso Medio Evo essa era soltanto
Le cose non finiscono qui. C’erano anche altre teo- un pio desiderio dei poteri tradizionali, ormai sca-
rie del potere. C’era quella democratica e comuna- valcati e sconfitti dalle classi sociali emergenti. Ol-
le. Il potere viene dal basso, dal popolo o dagli i- tre a ciò va vista sia in termini negativi (come nor-
scritti all’associazione, all’arte, alla corporazione, malmente si fa) sia in termini positivi (come nor-
alla lega; ed è delegato per un certo periodo di malmente non si va), e non pregiudizialmente in
tempo ai legittimi rappresentanti. Questa teoria si termini soltanto negativi o soltanto positivi. Quella
contrapponeva a quella secondo cui il potere viene teoria, che al di là di ogni ragionevole dubbio di-
dall’alto, da Dio, che accomunava paradossalmente fendeva la società tradizionale, aveva anche un me-
Impero e Chiesa. rito: in una società statica indicava ad ognuno il suo
Poi c’era la teoria contrattuale, che è la teoria me- posto e il suo ambito di libertà, così evitava tensio-
dioevale per eccellenza, se per Medio Evo si inten- ni e conflitti sociali. Questi sono risultati positivi.
de il feudalesimo dell’Alto Medio Evo. Questa teo- Ciò avveniva in modo particolare se il potere poli-
ria metteva sullo stesso piano i due contraenti. Uno tico ed ecclesiastico non si arroccava nei suoi privi-
dava una cosa (un feudo, il sovrano), l’altro dava legi. In Francia si è richiuso nei suoi privilegi, ed è
un’altra cosa (fedeltà, tributi, soldati, il vassallo in- scoppiata la rivoluzione francese; in Inghilterra è
feudato). E si costruiva una scala: sovrano che dava sempre stato attento alle classi sociali emergenti, ai
i feudi maggiori, vassalli che davano pezzi di feu- loro “diritti” o ai loro interessi, e la rivoluzione non
do, valvassori che facevano altrettanto, valvassini... è mai avvenuta.
e popolo che lavorava gratis sulle terre altrui. E il Le affermazioni moderne secondo cui Dante e il
feudo inizialmente doveva tornare al mittente alla Medio Evo sottomettevano la politica alla morale
morte del beneficiario. Ma poi il beneficiario si af- risultano quindi del tutto infondate: o sono sempli-
fezionava a ciò che aveva avuto provvisoriamente e ce e interessata operazione ideologica tendente a
cerca di renderlo ereditario in famiglia… denigrare l’avversario; o sono una dimostrazione
Poi c’era chi se ne infischiava di tutte le teorie e si della totale ignoranza o della totale incapacità degli
impossessava con la forza o con i matrimoni della storici moderni di fede laica di capire il pensiero e
città, dei territori limitrofi, della regione. Del pote- la società medioevali e la loro enorme articolazio-
re. ne.
C’era anche qualcos’altro, di implicito, che intride-
va la mentalità e la cultura fin dall’alto Medio Evo: Le conseguenze sono atteggiamenti irresponsabili
la teoria organica della società. La società era tri- perché provocano danni enormi al bene comune e
partita, poiché tre erano le persone della Trinità. alla società: demoliscono un patrimonio socialmen-
C’erano i bellatores, i nobili che la difendevano te utile. I principi e gli Stati, insomma i politici, si
con le armi; gli orantes che pregavano, infine i la- sentono liberi dalla morale sociale, che accusano

128
interessatamente di essere religiosa, e scatenano le
loro brame sui cittadini e sugli altri Stati. Non ci I canti terzi
sono più valori sopra le istituzioni, valori che tutti
senza eccezioni sono tenuti a rispettare, valori che
spesso sono infranti ma che non sono mai negati 1. La fama non voluta, la misericordia
come punti di riferimento per la società e tutti i divina e la vita nel chiostro
suoi componenti. I nuovi sovrani sono arrampicato-
ri sociali che sciamano per tutta Europa, e gli Stati I canti terzi delle tre cantiche acquistano una parti-
nazionali ormai consolidati alla fine del Quattro- colare forza se collocati vicini.
cento vogliono essere al di sopra di qualsiasi legge Il canto dell’inferno insiste sul dolore delle pene
e di qualsiasi valore. Essi sono LA legge, ed essi infernali, su coloro che vissero senza infama e sen-
stabiliscono che cosa sia valore. Ma la crisi era già za lode e sulla giustizia divina che spinge le anime
iniziata agli inizi del Trecento, con lo schiaffo reale a varcare il fiume.
o simbolico che Sciara Colonna, luogotenente di Il canto del purgatorio invece insiste sulla miseri-
Filippo il Bello, re di Francia, dà al vecchio papa cordia divina, che è sempre pronta verso il peccato-
Bonifacio VIII (1303). re che si pente.
Il bene comune scompare. Il nuovo bene dello Sta- Infine il canto del paradiso insiste sulla vita nel
to, che si annida nella ragion (o giustificazione) di chiostro, un luogo appartato dal mondo e dai suoi
Stato, è soltanto il bene del principe. La situazione conflitti, da cui le due anime sono strappate.
è particolarmente grave in Italia dove non ci sarà
mai una classe intellettuale che proponga una mora- I personaggi che si incontrano sono gli ignavi e
le civile come avveniva altrove in Francia (Jean l’anima di «colui che fece per viltà il gran rifiuto»,
Bodin) o in Inghilterra (Thomas Hobbes). La legge forse il papa Celestino V; poi Manfredi di Svevia,
naturale, di cui parlava Tommaso d’Aquino, è di- che racconta la sua storia; infine Piccarda Donati e
menticata. Anche oggi i risultati sono sotto gli oc- Costanza d’Altavilla, che scelsero la vita monacale
chi di tutti. e che furono costrette con la forza a ritornare nel
mondo.

Il canto dell’inferno rimanda ai canti in cui il pro-


blema della fama è trattato direttamente:
If XV: il poeta ricorda con affetto la cara e buona
immagine paterna del maestro Brunetto Latini (un
omosessuale della peggior specie, perché predili-
geva i giovani studenti), che gli ha insegnato come
l’uomo si eterna con la fama terrena;
Pg XI: Oderisi da Gubbio ha voluto primeggiare in
vita, ma ora si accorge che la fama terrena è come
un battito di ciglia rispetto all’eternità;
Pd XVII: il poeta chiede al trisavolo Cacciaguida
se dovrà dire tutto quello che ha visto durante il vi-
aggio, ma ciò sarà per molti di sapore acre; oppure
se dovrà tacere, ma allora perderà la fama presso i
posteri. Il trisavolo lo invita a dire tutto, senza peli
sulla lingua. E aggiunge che questa è la missione
che Dio gli ha affidato. Dopo Enea e san Paolo.
Tutto contento il poeta si affretta a ritornare a casa,
per iniziare a scorticare vivi o anche morti i suoi
simili.

Il canto del purgatorio si riallaccia al canto dell’in-


ferno per quanto riguarda il secondo motivo e con-
trappone al Dio giudice implacabile, che condanna
senza pietà i dannati, un Dio che è misericordioso e
in attesa di un pentimento sincero sino all’ultimo
secondo di vita del peccatore. Lo riconosce Man-
fredi, che così rimprovera la mancanza di miseri-
cordia del papa, lo dicono le altre anime nei canti
successivi.

129
Il canto del paradiso si riallaccia al precedente per- seconda alleanza tra Dio e l’uomo, dopo che l’uo-
ché Costanza d’Altavilla è la madre di Federico II mo ha infranto stupidamente la prima.
di Svevia, il padre naturale di Manfredi. • Il terzo passo è l’incontro con il personaggio,
Nel primo canto compare un papa timoroso; nel Manfredi. Si presenta lo stesso Manfredi: è morto
secondo un principe che fa le veci di imperatore al combattendo, come dimostrano le ferite, ed ha
posto del giovanissimo Corradino; nel terzo due commesso peccati orribili, ma in fin di vita si è
donne che avevano cercato invano la pace nel chio- pentito. È sepolto sotto un mucchio di sassi. Ma il
stro. vescovo di Cosenza ne fa dissotterrare il corpo e
trasportare fuori del regno di Napoli, a lume spen-
2. Gli ignavi e la durezza della giustizia to, perché era stato scomunicato. È giusto che egli
divina sconti trenta volte il tempo in cui è rimasto scomu-
nicato. Ma è anche vero - aggiunge l’anima - che il
vescovo ha dimenticato che Dio è giusto e miseri-
In If III Dante affronta il problema della fama e cordioso e che perdona sempre al peccatore.
converso: parla di coloro che non fecero nulla, né
di buono né di cattivo, che li rendesse meritevoli di Così Dante può celebrare un quasi imperatore (an-
essere ricordati dai posteri. Essi insomma erano già che se non era uno stinco di santo), sparlare del
morti quand’erano in vita ed ora sono giustamente comportamento del vescovo di Cosenza, che ha
puniti per la vita inutile e vuota che hanno trascor- addirittura dimenticato Dio e la sua misericordia
so. Sono puniti in modo vergognoso: il loro san- (gli ecclesiastici non si consideravano in diretto
gue, che esce dalle punture delle vespe, scorre al contatto con Dio e la volontà divina?), ribadire che
suolo dove è divorato da vermi ripugnanti. E la lo- la volontà di Dio è superiore alle decisioni del pa-
ro vita è talmente bassa che meritano di essere pa, anche se la scomunica del papa ha in ogni caso
messi appena oltre l’entrata dell’inferno. Il poeta li effetto. Così può celebrare in modo dispiegato la
ricorda senza ricordarli, senza fare il loro nome. Ed misericordia di Dio verso il peccatore che si pente.
è particolarmente duro con l’ombra che ai suoi oc- Continua sullo stesso tono nei canti successivi. Alla
chi commise la colpa di non agire più grave: un fine della sua storia Manfredi, tirando un sospiro di
grande personaggio, forse un papa, che si rifiutò di sollievo per essersela cavata (ha perso la battaglia,
portare il carico che la Provvidenza divina gli ave- la vita, il regno, ma almeno ha salvato l’anima),
va dato. Virgilio commenta senza pietà: «Non ti può dire al poeta di riferire sulla Terra alla figlia
curare di loro, ma guarda e passa oltre». che egli è salvo.
Poco dopo i due poeti si preparano a varcare il Una lieta notizia per i familiari e i nipoti di Man-
fiume Acherónte, su cui fa da traghettatore il de- fredi. Una pessima notizia per i papi e i vescovi
monio Caronte. Dante vede un numero infinito di posteriori, che non si sono tolti la soddisfazione di
anime che bestemmiano Dio, la loro stirpe e i loro mandarlo all’altro mondo, fuori dei piedi, e all’in-
genitori, ma che ugualmente sono spinte dalla giu- ferno. La realtà ha sempre due (o più) facce.
stizia divina a voler varcare il fiume.
Le emozioni del viaggio infernale appena comin-
ciato sono troppo forti e il poeta pensa bene di sve- 4. La vita claustrale come alternativa al-
nire. la vita nel mondo. Il problema della
complicità del violentato con il violen-
3. Manfredi, una vita violenta fino all’ul- tatore
tima ora, e la misericordia di Dio
In Pd III Dante propone una struttura molto più
In Pg III Dante prepara con un climax l’incontro complessa dei due canti precedenti. Piccarda Dona-
con il personaggio che occupa la seconda metà del ti si presente, dice di essere nel cielo più basso,
canto. quello della Luna, perché non ha adempiuto il suo
• Il primo passo è il rimorso di Virgilio per il bre- voto. La domanda inevitabile di Dante è se l’anima
ve indugio che ha fatto: con le altre anime ha ascol- vuole essere più vicina a Dio. La risposta è ovvia-
tato Casella cantare una canzone di Dante; è appar- mente negativa, perché beatitudine significa pro-
so Catone, che ha rimproverato le anime, ed egli si prio conformare la propria volontà alla volontà di
è sentito ugualmente rimproverato. Dio e perché tutto ciò che Dio decide è giusto. E-
• Il secondo passo è una questione teologica: come saurito l’argomento, il poeta chiede qual è il voto
possono le anime soffrire, se sono morte. Virgilio inadempiuto. La donna racconta di essersi ritirata in
risponde che Dio non vuole che l’uomo sappia co- monastero e di essere stata poi rapita da uomini
me ciò avviene: la ragione non può capire tutto, al- violenti, che la costrinsero a sposarsi. Anche
trimenti non era necessario che Gesù Figlio venisse l’anima vicina a lei ha subito la stessa violenza: è
sulla terra a farsi crocifiggere, cioè per ristabilire la stata costretta a sposare un imperatore. Poi Piccar-
da si allontana cantando.

130
Così Dante può porre le basi ai dubbi del canto «Uomini poi, a mal più ch’a bene usi,
successivo: fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
• qual è la vera sede dei beati, l’empìreo o i vari Iddio si sa qual poi mia vita fusi»
cieli;
• se e perché chi ha subito violenza deve essere («Uomini poi, abituati più a fare il male che a fare
considerato corresponsabile della violenza subita; e il bene, mi rapirono fuori del dolce chiostro: Dio sa
• se agli occhi di Dio il voto può essere sostituito quale fu poi la mia vita», vv. 106-108).
da qualcosa di uguale valore.
Ma si può considerare anche le motivazioni di Cor-
I primi due dubbi ricevono risposta. Il terzo dubbio so Donati, che forse è cattivo, forse non è buono. O
la riceve nel canto successivo. forse è buono. Comunque finisce all’inferno. Egli
Il secondo problema è soltanto teologico (e riguar- doveva consolidare il legame con un compagno di
da i voti fatti a Dio e rimasti inadempiuti), se ci fa partito. Un matrimonio era la cosa migliore. Il lega-
piacere. Riguarda anche noi, lettori posteri di sette- me di sangue è il più forte (o quasi) dei legami. È
cento anni, se siamo intelligenti. La risposta di solido e costa poco, se non si deve aggiungere la
Dante è implacabile ed è l’unica possibile. Contie- dote. Ed ha anche il vantaggio di mettere al mondo
ne puro veleno, capace di colpire e di lasciare i se- dei nipotini. Un ottavo del loro sangue era dello zi-
gni sui suoi contemporanei come e ancor più sette- o. Bisognava però convincere la sorella con le buo-
cento anni dopo: la volontà non deve mai cedere al ne o con le cattive. Ed è costretto ad usare le ma-
male. niere cattive, perché Piccarda aveva in testa Cristo
e il giardino del chiostro, metteva davanti il voto
5. La scelta della propria vita e i condi- che aveva fatto e non voleva disdirlo. E soprattutto
zionamenti esterni non ubbidiva come una donna e come soprattutto
una sorella doveva fare agli ordini del capofami-
glia. Se si lamentava del marito, si poteva capire. Si
Gli ignavi hanno scelto una vita senza infamia e poteva anche cambiare. Ma Rossellino della Tosa
senza lode, una vita inutile e insipida. In vita non era nella media ripugnante degli uomini. Poi con i
hanno pesato sul prossimo né hanno protestato nel figli per fortuna si perde via e si rassegna. Che fati-
caso contrario. Sempre acquiescenti. Ed ora pagano ca gestire una famiglia e quelle teste balzane delle
brutalmente la loro acquiescenza. Le altre anime, donne, madri, mogli e sorelle comprese! Per veder-
che si riversano sulla riva dell’Acherónte, hanno le un po’ contente e decentemente sistemate, si era
invece scelto tra una infinita varietà di peccati, con disposti anche ad andare all’inferno. Quelle ingrate!
cui hanno sapientemente riempito la loro vita. E i Se Corso Donati fosse andato più spesso in chiesa
peccati vanno dalla lussuria al suicidio, dalla simo- o in biblioteca, poteva essere più persuasivo e dire
nia al tradimento. alla sorella che egli era strumento della volontà di-
Manfredi ha vissuto fino agli ultimi istanti una vita vina e che non sempre si possono capire i disegni
fatta di violenze, e di violenza è morto. Ma, na- di Dio. Poteva citare una fonte non di parte, anzi
scendo da un imperatore volitivo e audace come proprio parole testuali di parte avversa, addirittura
Federico II, per quanto figlio illegittimo, non pote- di Dante:
va avere una vita diversa da quella che ha avuto, ed
ha sfruttato sino agli ultimi istanti la possibilità di «State contenti, umana gente, al quia;
lottare e di commettere violenza. Adesso può vede- ché se potuto aveste veder tutto,
re con altri occhi e con altri valori l’esperienza ter- mestier non era parturir Maria».
rena.
Piccarda e Costanza preferivano la vita tranquilla («O genti umane, accontentatevi di sapere che le
nel chiostro come spose di Cristo, fuori del mondo cose stanno così, perché, se aveste potuto veder tut-
e lontano dagli uomini. Ma la loro vita è andata in to, non sarebbe stato necessario che Maria partoris-
direzione diversa dai loro desideri. Sono state tra- se Cristo», vv. 37-39).
scinate fuori del convento e costrette a sposarsi.
Non dicono niente della loro vita di mogli e di ma- Ma Dante, prudentemente, aveva messo i versi una
dri, se si sono ricredute, se l’esperienza dell’una e cantica prima, in Pg III (e in bocca a Virgilio), do-
dell’altra vita ha fatto loro cambiare idea. Sembra ve incontra Manfredi, che, grato a Dio, è tutto con-
di no: Costanza confida all’amica che ha sempre tento di aver evitato per un soffio l’inferno. Magari
mantenuto il velo del chiostro nel cuore. Nella loro finiva tra gli eretici con il padre Federico e si in-
mente è ancora impresso il ricordo della scelta di cominciava a litigare sul piano di battaglia che era
giovinette e della violenza che poco dopo il voto le finito con la sconfitta.
ha travolte:
E, comunque, Piccarda, diversamente dagli ignavi è
diventata famosa. È vissuta con infamia o con lo-

131
de? No, ha subito violenza e, a parer di Dante, sen-
za opporsi quanto doveva. Ipse dixit! Gli ultimi canti

1. Gli ultimi canti: primi e ultimi versi

Gli ultimi canti sono canti conclusivi della cantica.


L’ultimo conclude l’intera opera. Il canto finale
dell’Inferno fa sentire che conclude la prima e più
terribile tappa del viaggio. Il canto finale del Pur-
gatorio fa sentire che il viaggio procede bene, ma
non è ancora concluso. Il canto finale del Paradiso
fa sentire che il viaggio è ormai concluso: il poeta è
giunto alla fine delle sue fatiche, può godere della
visione mistica di Dio, quindi è pronto a ritornare a
casa per raccontare la sua esperienza, che non ha
precedenti se non in Enea (da cui doveva discende-
re l’Impero) e in san Paolo (che doveva portare
dall’al di là prove della fede). Così può portare a
termine la missione che Dio gli ha affidato.

Il verso iniziale dei canti mostra i primi due canti


uniti dalla citazione di un inno e di un salmo, e il
terzo canto che inizia con una lunga preghiera, che
è creazione originale del poeta.

«“Vexilia regis prodeunt inferni” (“I vessilli del re


dell’inferno avanzano) Verso di noi; però dinanzi
mira» (If XXXIV, 1) sono le parole con cui Virgi-
lio richiama l’attenzione di Dante, mentre in lonta-
nanza si intravede la figura mostruosa di Lucifero.
Il poeta riprende il verso iniziale dell’inno scritto
da Venanzio Fortunato (sec. VI d.C.), vescovo di
Poitiers, per celebrare le reliquie della croce, che
erano state donate dall’imperatore d’Oriente Giu-
stino alla regina di Francia santa Radegonda. La
parola inferni è un’aggiunta dantesca. I vessilli del-
la Chiesa, di cui parla l’inno, diventano ora i vessil-
li de «lo ‘mperador del doloroso regno», cioè le sei
ali da pipistrello il cui movimento gela il lago di
Cocìto.

«“Deus, venerunt gentes” alternando Or tre or


quattro dolce salmodia» (Pg XXXIII, 1-2) cantano
le sette donne, che rappresentano le tre virtù teolo-
gali (fede, speranza e carità) e le quattro virtù car-
dinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza).
Si tratta del primo versetto del Salmo 78, che pian-
ge la distruzione del tempio di Gerusalemme e la
sconfitta degli ebrei ad opera delle popolazioni vi-
cine. A tale distruzione rimanda la distruzione del
carro della Chiesa, descritto nel canto precedente.

«Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta


più che creatura» (Pd XXXIII, 1-2) è la preghiera
con cui san Bernardo e tutti i santi intercedono
presso la Vergine Maria, affinché il poeta possa
avere la visione beatifica di Dio, Colui che supera
tutti i desideri umani. L’invocazione continua (vv.

132
1-39) ed è esaudita. Così il poeta può sprofondarsi mento di tutti i corpi dell’universo. E, dall’altra e-
nell’essenza divina. stremità della barricata, Dio è luce abbagliante e
Il verso finale dei tre canti termina con la parola infinita. Insomma è tutto l’opposto del punto ini-
«stelle»: ziale, dell’individuo che si è perduto sbadatamente
nella foresta. In altre parole il finito e il limitato si
«e quindi uscimmo a riveder le stelle» (If XXXIV, dirige verso l’infinito e l’illimitato.
139).
«puro e disposto a salire a le stelle» (Pg XXXIII, 2. L’incontro con Lucifero
145).
«l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Pd L’incontro con Lucifero avviene al gelo, al buio e
XXXIII, 145). nel silenzio più totale: condizioni climatiche intol-
lerabili. Dante e Virgilio si avviano sulla ghiacciaia
Le stelle sono le stelle del cielo in tutti e tre i casi. e intravedono da lontano le enormi ali, muovendo
Tuttavia il rapporto del poeta con tali stelle e le cir- le quali Satana tiene gelato Cocìto, il lago al centro
costanze che lo rapportano ad esse sono completa- della Terra e dell’universo. Avvicinandosi, essi ve-
mente diversi, e indicano un crescendo. dono il suo corpo mostruoso e terrificante, e le sue
Nel primo caso egli dal buio delle tenebre, del do- tre teste. Nelle tre bocche scuoia un dannato (esse
lore e del peccato ritorna alla luce delle stelle (il dovevano pure servire a qualcosa): in quella centra-
viaggio però è compiuto soltanto per un terzo). Le le Giuda, che ha tradito la Chiesa; e in quelle late-
stelle sono genericamente le stelle della volta cele- rali Bruto e Cassio, che hanno tradito l’Impero. Sa-
ste, anche se rimandano al cielo, al paradiso. tana è richiuso nel suo mutismo e nella sua rabbia
Nel secondo caso egli si è appena purificato nelle impotente. Eppure anche così esegue la volontà di
acque del fiume Letè, che fa dimenticare il peccato, Dio e punisce coloro che hanno tradito la Chiesa e
e nelle acque del fiume Eunoè, che fa ricordare le l’Impero, le due istituzioni preposte da Dio alla sal-
buone azioni compiute. Perciò, così purificato, si vezza terrena e ultraterrena dell’uomo.
trova nella disposizione morale e intellettuale adat- Virgilio afferra Dante, si avvinghia agli enormi peli
ta per continuare il viaggio verso il paradiso. Ora le del demonio e trasporta il poeta oltre il centro della
stelle, molto più vicine, fanno esplicito riferimento terra. Da qui si vede Lucifero a gambe levate. La
al paradiso. Il paradiso terrestre, l’inizio della storia domanda che il poeta fa a nome del lettore è ovvio:
umana e l’inizio della salvezza, era appena stato come mai Lucifero è a gambe all’insù? Così Virgi-
lasciato. Qui il poeta abbandona sia Matelda, che lo lio può dire che hanno superato il centro della terra
ha accompagnato nei riti della purificazione, sia e soprattutto raccontare la storia di Lucifero: preso
l’anima di Stazio, che sta salendo al cielo. dalla superbia per la sua bellezza, si è ribellato al
Nel terzo caso egli non ha più una meta da rag- buon Dio, il quale lo ha scaraventato all’inferno
giungere, perché è giunto alla meta, anzi alla meta con gli altri angeli ribelli. A quanto pare, Dio Figlio
suprema, alla meta ultima, Dio. E in Dio conflui- invita a porgere l’altra guancia, ma Dio Padre non è
sce, si abbandona e si disperde. Ma il fine ultimo è capace di perdonare ai suoi nemici. Contraddizioni
Amore, un amore attivo che muove ed attrae a sé della divinità. Precipitando al centro della terra è
tutto l’universo. Fino a questo momento il poeta divenuto brutto e peloso, una vera bestia, e super-
tendeva al fine. Ora lo ha raggiunto. Ma a sua volta gigantesca!
il fine ritorna alle creature e impone loro il movi- Ma Virgilio è tranquillo ed anche il poeta è tran-
mento: insomma dalle creature verso Dio e da Dio quillo: il timore è passato e il freddo un po’ alla
alle creature. E il poeta ritorna a casa. Dio peraltro volta diminuisce. Ormai dell’inferno hanno visto
è al di là delle stelle, si proietta con la sua energia tutto e possono pensare a ritornare alla luce delle
nei cieli sottostanti, fino a giungere sulla Terra, il stelle. Dal centro della terra alla superficie terrestre,
misero centro dell’universo, in cui l’uomo vive. cioè alle spiagge del purgatorio, il viaggio è molto
veloce e dura soltanto 13 versi. I commentatori
Vale la pena di insistere in modo particolare sul hanno calcolato il tempo: 21 ore, ma a velocità su-
rapporto esistente tra il primo e l’ultimo verso personica. Comunque sia, è ammirevole la capacità
dell’opera dantesca. L’individuo peccatore, che è di sintesi e di eliminare il superfluo del poeta.
anche simbolo dell’umanità errante, si perde nella Il viaggio fino alla superficie terrestre avviene se-
oscurità della selva del peccato, perché ha smarrito guendo il percorso tortuoso scavato dalle acque di
la via del bene. E si trova nel punto culminante del- un fiume, il Letè, che dal paradiso terrestre, che si
la vita e dell’esperienza umana, quello da cui inizia trova sulla cima del purgatorio, riversa le sue acque
la lenta e inesorabile decadenza verso la morte e il fin nel lago gelato di Cocìto.
disfacimento del corpo. Così è costretto ad iniziare Le tenebre in cui si trova immerso Lucifero riman-
il lungo e faticoso viaggio che lo porta al bene, cioè dano all’oscurità della selva in cui il poeta si è per-
a Dio, presentato come amore, cioè come causa duto agli inizi della prima cantica e da cui ha cerca-
spirituale del bene e come causa fisica del movi- to inutilmente di uscire con le sole sue forze. Dante
133
usa con estrema efficacia i suoni delle parole, ma e dai cantautori dell’epoca. Il poeta incontrava una
anche i colori, che acquistano un valore morale. fanciulla sola soletta in un bosco e... Poi si sapeva
già come andavano a finire queste cose.
3. Beatrice e Matelda Il secondo è indubbiamente spiacevole: il poeta
non vedeva l’ora di vedere Beatrice, aveva percor-
L’incontro successivo avviene in circostanze com- so a piedi tutto l’inferno (che però è in discesa) e
pletamente diverse. Il poeta è stato lasciato da Vir- poi aveva salito tutta la montagna del purgatorio (la
gilio, ha già incontrato Matelda e poi Beatrice, e più alta della terra) per incontrarla. E lei gli dà una
Stazio resta al seguito. Più che di incontro si deve lavata di capo memorabile, con la scusa che lui, al-
qui parlare di conclusione dell’incontro con Matel- la morte di lei, l’ha dimenticata per una donna tutta
da e Stazio e di inizio della funzione di guida da carne ed ossa. Ma gli angeli presenti, più umani e
parte di Beatrice. più sensibili, si schierano con il poeta.
Il canto e la conclusione della seconda cantica sono Poi Virgilio se ne va, senza salutare. Ed anche Sta-
movimentati. Beatrice si lamenta per la tristissima zio si toglie dai piedi e va a sedere sul suo scranno
situazione in cui versa la Chiesa, quindi invita il in paradiso. Purtroppo se ne va anche Matelda, che
poeta a porle delle domande. I chiodi fissi di Dante era delle due donne quella più spensierata e a por-
sono la Chiesa e l’Impero, così la donna può con- tata di mano. Faceva fare sempre una duplice im-
dannare la corruzione in atto e futura della Curia mersione nelle acque dei fiumi locali a coloro che
romana, presentata come una prostituta che accetta attendeva.
la corte di un gigante. E immediatamente dopo può Così Dante resta solo con Beatrice, mentre il carro
annunciare o, meglio, profetizzare la venuta di un trionfante ritorna nella rimessa. E i due, uniti da un
personaggio misterioso, identificato con un nume- armonioso rapporto sado-maso, riprendono il viag-
ro, che Dio si scomoda di inviare. Il DVX o DUX gio che porta il poeta a vedere Dio e a sganciarsi
o dux farà fuori la prostituta e il gigante. anche dalla donna.
Poi la donna parla dell’albero della conoscenza del
bene e del male, che è lo stesso albero, dalla vita 4. L’incontro con Dio
lunghissima (oltre 6.500 anni), da cui Eva accettò
la mela dal serpente tentatore. Per le offese ricevute L’incontro con Dio è la conclusione della fatica po-
dai progenitori e, al presente, dalla Curia romana, etica e della lunga scarpinata dell’autore nei tre re-
ha le radici in alto e le fronde in basso. Ma Dio ri- gni dell’oltretomba: a piedi in discesa, a piedi ma
metterà ben presto tutto a posto. in salita, e poi a volo d’angelo, calamitati da Dio,
Quindi Beatrice passa la parola e l’azione a Matel- l’attrattore universale. Ma, neanche quando è a por-
da, la quale completa il rito di purificazione. Prima tata di mano, Dio si concede facilmente. Deve in-
aveva fatto immergere il poeta nelle acque del fiu- tervenire san Bernardo e tutta la rosa dei beati, i
me Letè, che hanno il potere di fare dimenticare la quali si rivolgono alla Madonna con una lunga pre-
colpa, ora lo fa immergere nelle acque del fiume ghiera ed essa intercede per il poeta presso Dio.
Eunoè, che fa ricordare le buone azioni compiute, Soltanto allora Dio si rende disponibile e fa entrare
insomma l’effetto complementare. Così, lavato, in Sé e avere una visione di Sé il poeta.
profumato dal manto erboso ed asciugato dalla Lo sprofondarsi nella divinità è fantastico. Il poeta
brezza provocata dall’attrito fra mondo sublunare e impiega tutte le sue capacità umane e sovrumane.
mondo lunare, il poeta è pronto a continuare il vi- Così può vedere tante cose: le sostanze e gli acci-
aggio e a salire alle stelle. denti, la contingenza e la necessità dell’universo,
Per non annoiare il lettore, Dante pone più del soli- cioè, più precisamente, del mondo sublunare. Ma
to un freno alla sua arte e in un battibaleno di sei vede soprattutto - quel che più gli importa - l’unità
versi (vv. 136-141) chiude la cantica e si proietta e la trinità di Dio, e come le due nature di Gesù
verso il cielo con Beatrice. L’avventura teologica e Cristo si congiungono. Questo era il problema ra-
fantascientifica è giunta ormai ai due terzi. zionale che al tempo più tormentava teologi, filoso-
fi, intellettuali e modesti credenti.
In attesa di voltare pagina per conoscere la terza e Sprofondarsi nell’essenza divina era però qualcosa
ultima parte del viaggio, il lettore va per un mo- di superiore alle forze umane e alle capacità poten-
mento all’incontro di Dante con Matelda e poi a ziate del poeta. Ma interviene lo stesso Dio con una
quello con Beatrice. carica energetica aggiuntiva. Così il poeta diventa
Il primo è indubbiamente piacevole: il poeta vede una cellula di Dio, si immedesima in Lui, e si sente
una donna oltre un fiume, intenta a raccogliere fio- travolgere dall’enorme potenza dell’amore che
ri. Fa un bel sorriso al poeta. Sembra aspettarlo. muove il Sole e le altre stelle.
Peccato che ci sia la ragione (Virgilio) e l’avarizia L’esperienza è indicibile, e quando ritorna a casa
(Stazio) presenti, altrimenti le cose potevano anda- racconterà quel che egli e le parole saranno capaci
re ben diversamente! La situazione era la stessa di esprimere. Insomma molto poco. Ma il poeta ha
cantata in tutte le variazioni possibili dai cantastorie già in mente un articolato piano linguistico, quello
134
di portare il vocabolario dalle 800 misere parole inizia quindi subito. Essi poi si ritrovano chissà
(quelle usate da Guido Cavalcanti, una testa calda come in Mesopotamia. I due perdono l’immortalità
dell’epoca, tanto calda da doverlo mandare in esi- e devono imparare a lavorare.
lio) a 27.734! Ma subito Egli un po’ si pente di averli puniti e
quindi lì, su due piedi, promette la venuta di una
5. La cronologia dell’universo Donna e di un Messia. La prima schiaccerà il capo
del serpente senza farsi mordere. Il secondo si farà
Non è chiaro se il tempo esiste anche prima che ammazzare per salvare l’umanità, cioè i discendenti
l’uomo fosse creato da Dio e facesse la sua com- di Adamo ed Eva che nel frattempo si erano molti-
parsa sulla terra, cioè nel paradiso terrestre. Ma, se plicati. Avevano provato finalmente piacere nelle
il tempo esiste anche nell’eternità, allora le cose attività sessuali. Meglio tardi che mai. Se ci pren-
devono essere andate e succedute così: Dio, sen- devano piacere prima, era meglio per tutti.
tendosi solo e potendo dimostrare la sua onnipo-
tenza soltanto agendo e non pensando solamente, si I problemi però non stanno qui, stanno più a valle.
crea un bel po’ di compagnia, i cori angelici, che Gli uomini si moltiplicano, diventano sempre peg-
sono: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Vir- giori (basta vedere Caino e Abele), il crimine si dif-
tù, Potestà, Principati, Arcangeli, Angeli. Nove, fonde in tutto il mondo. È necessario punirli e tro-
numero perfetto. Dio è superstizioso (ipotesi fragi- vare un modo per punirli. E serviva una punizione
le) o ha il senso della simmetria (ipotesi più vero- ultraterrena, dal momento che la punizione terrena,
simile). (il lavoro, la fatica e il dolore) non risulta sufficien-
La bassa plebe degli angeli, insoddisfatta del suo te: i più forti avevano imparato a fare lavorare i più
ruolo e del suo trattamento, si ribella. È capeggiata deboli. L’inferno, che era vuoto, serve ad hoc. Dio
da Lucifero, che è il più bello, perciò è superbo, ma è previdente. Ma proprio questa previdenza inso-
dimostra di avere poco cervello. Dio ha così spettisce e costituisce il problema teologico da diri-
l’occasione di reprimere la sedizione celeste scara- mere. Insomma Dio ha usato l’inferno per i cattivi,
ventando all’inferno Lucifero e tutti i suoi compli- perché l’inferno già c’era, cioè per riciclare un arte-
ci. Erano angeli e diventano diavoli. Chi era ar- fatto già esistente, oppure sapeva già come sareb-
cangelo diventa però arcidiavolo. Insomma la ge- bero andate a finire le cose, cioè male, e visto che
rarchia e la qualifica restano immutate. c’era prepara la prigione prima ancora che iniziasse
Qui però si pone un difficile problema teologico: la storia?
l’inferno c’è, ma è vuoto. Una contraddizione in
termini. La situazione diventa teologicamente più Egli si trova nella difficile situazione di Guido da
ingarbugliata, se si presta attenzione al seguito. Montefeltro, che si pente prima ancora di commet-
Dio decide di fare un nuovo esperimento e crea tere peccato: ciò non è possibile, e giustamente fi-
l’uomo, anzi l’uomo e la donna. Aveva sofferto di nisce all’inferno (If XXVII). Va bene che può fare
solitudine Lui, che era uno e trino e infinito, pensa tutto ciò che vuole, ma questa motivazione non è
che ne soffrano anche quei due esseri miseri e im- sufficiente. Neanche per Lui.
perfetti che ha creato con un po’ di fango. Non gli
viene bene neanche l’uomo. L’idea di costringerli a La situazione è ulteriormente complicata da pro-
restare uniti grazie all’invenzione degli organi ses- blemi teologici di altro tipo: i cattivi vanno all’in-
suali, il cui uso dava fortissimi piaceri, sembrava ferno, ma soltanto quando Gesù Cristo nasce, cre-
buona, ma si rivela quasi subito un fallimento. An- sce, si fa crocifiggere e poi risorge dai morti. Intan-
ziché pensare al sesso, essi pensano all’albero, vie- to la pena è sospesa. Soltanto dopo chi ha commes-
tato, della conoscenza del bene e del male. In loro so colpe può andare a soffrire il caldo e il gelo.
era rimasta un po’ troppo grande la scintilla lucife- Perché? E chi è nato senza battesimo come Virgilio
rina dell’intelligenza e della superbia. In un mo- e gli spiriti magni, è e resta nel limbo, anche se non
mento di divina disattenzione il serpente tenta la ha alcuna colpa per il fatto di essere nato prima che
donna, la parte più debole e credulona della coppia, Giovanni Battista inventasse il battesimo. Perché?
e i due si mangiano la mela dell’albero. Da Eva in
poi le donne credono a tutto, anche ai serpenti. Non Dante cerca a più riprese di mettere ordine in que-
c’è alternativa a questo loro comportamento: fa sto ginepraio di questioni, ma alla fine si rassegna.
parte del loro codice genetico. Non era riuscito a scioglierle nemmeno il doctor
Così Dio deve fare il bis: aveva cacciato brutal- angelicus, cioè Tommaso d’Aquino (1225-1274),
mente Lucifero dal cielo e Lucifero non si fa male il più grande teologo di tutti i tempi, riconosciuto
cadendo sulla terra perché è indistruttibile e immor- dalla Chiesa. E conclude con buon senso che è me-
tale. Deve però limitarsi a far scendere a piedi dal glio prendere atto che le cose stanno così, cioè sono
paradiso terrestre Adamo, il superbo, ed Eva, la ingarbugliate, perché, se la ragione umana, che in-
vanitosa, altrimenti li ammazzava. La montagna del vece ha i suoi limiti, potesse capire tutto, Gesù Cri-
purgatorio è alta e la discesa lunga. La punizione sto poteva fare a meno di venire sulla terra a prova-

135
re i pregi e i difetti della vita e dell’esperienza u- Ugualmente nell’ultimo canto del Paradiso ci so-
mana (Pg III, 34-39). no riferimenti che collegano Dio alla Terra: la du-
plice natura divina e umana di Gesù Cristo. Ma il
I tre canti, come tutti gli altri, vanno visti quindi figlio è legato anche all’epopea di salvezza iniziata
sullo sfondo di queste e di altre questioni teologi- quando Adamo ed Eva sono cacciati dal paradiso
che e filosofiche. Soltanto così la Divina commedia terrestre. E qui c’è il rimando non alla Terra ma al
mantiene quella vita magmatica e quel carattere paradiso terrestre.
problematico che il poeta ha voluto infonderle, per I rimandi, i rinvii, i collegamenti sono quindi di di-
coinvolgere e costringere a pensare il lettore. Noi.. verso tipo: espliciti, impliciti, diretti, indiretti.
Quelli sopra indicati sono i più difficili da cogliere.
6. Variazioni e richiami. La densità della Quelli sotto indicati sono ormai entrati nella cultura
Divina commedia comune
Rinvii in crescendo sono i canti VI delle tre canti-
che. Riferimenti per analogia sono le caratteristiche
I contrasti tra il primo e il terzo canto sono facili da di Lucifero e di Dio, ambedue uni e trini. Relazioni
individuare: Lucifero e Dio sono ugualmente uni e vicine sono i fraudolenti Ulisse e Guido da Monte-
trini, ma il primo è materiale, autistico, brutto, pe- feltro. Ma quest’ultimo, che si danna, rimanda al
loso e limitato; il secondo è immateriale, si espande figlio Bonconte, che si salva. Qui la relazione bina-
come amore e come fine in tutto l’universo, è pura ria si trasforma in una relazione a tre termini. Ulis-
luce ed è illimitato. Anche l’atmosfera è contrappo- se rimanda poi ai limiti della ragione umana e
sta: buio e freddo da una parte, pura luce dall’altra. all’insufficienza del mondo classico, che ha grandi
Il canto del purgatorio è una via di mezzo. Il poeta ideali, ma che non ha conosciuto la salvezza.
si trova in una situazione di passaggio: deve prepa-
rarsi spiritualmente ad affrontare la terza e più im- Questa è la densità della Divina commedia: ogni
pegnativa parte del viaggio. situazione è multistratificata e ha una ragnatela di
La compagnia è varia: due esseri maschili alle e- relazioni con infinite altre situazioni.
stremità della Divina commedia; due donne con
Stazio come ruota di scorta sulla sommità del para- Il canto finale del Purgatorio ha poi una caratteri-
diso terrestre e al centro dell’opera: la simmetria è stica specifica: è pieno di ritualità, anzi conclude
rispettata. Ma bisogna anche aggiungere la Vergine l’esplosione della ritualità religiosa che aveva carat-
Maria agli inizi dell’ultimo canto (vv. 1-39), che terizzato tutta la cantica e che aveva raggiunto il
portano a tre le donne. E soprattutto quel duplice culmine con Matelda, la sfilata del carro trionfale e
bagno ristoratore, che rimanda alla rapida pulitura poi la comparsa sul carro di Beatrice (Pg XXVIII-
con la rugiada fatta al viso del poeta dall’amore- XXX). L’uomo sarà forse sapiens, ma è soprattutto
vole Virgilio qualche giorno prima (Pg I, 126-129). un animal ritualis, sia in pubblico sia in privato.
È varia anche la dislocazione delle azioni: centro
della Terra e dell’universo, sommità della monta- Satana è richiuso nel suo mutismo. Dio è ineffabile,
gna del purgatorio, oltre le stelle. è al di là della parola. L’uomo che è mediazione,
Eppure le tre situazioni sono legate da un filo con- lontananza dagli estremi, cioè via di mezzo e fini-
duttore: Dante, il viandante che rappresenta l’in- tezza, non riesce a stabilire rapporti di comunica-
dividuo come l’umanità errante, percorre intera- zione né con l’uno né con l’altro. L’uno non parla,
mente la via che lo porta dalla selva oscura l’altro è oltre il linguaggio. Da qui derivano gli ine-
all’immersione in Dio. Un viaggio lungo, difficile, vitabili e reciproci fraintendimenti, le bestemmie da
estenuante, ma portato a termine con successo: il una parte e le punizioni (dette anche vendetta) dal-
piccolo essere limitato che si congiunge con il suo l’altra.
creatore, che è infinito e bontà infinita. La condizione umana è terribile. L’uomo non si
Ma oltre il filo conduttore costituito dal poeta e dal può far capire né da demoni né da dei. Né dai suoi
viaggio che compie dalla selva oscura a Dio ci so- simili. Non capisce nemmeno se stesso. E allora
no molteplici ragnatele che in ogni circostanza rin- che fare?
viano e rendono presenti altre circostanze. Lucifero
rimanda per antitesi a Dio, ma nel canto c’è anche Lettore, datti una mossa e decidi tu!
un riferimento più specifico a Dio: Lucifero si ri-
bella e Dio lo scaraventa sulla Terra. La caduta si
ferma al centro della Terra; ma la Terra, per il di-
sgusto di esserne toccata, emerge e dà luogo alla
montagna del purgatorio, la più alta della terra. Su
questa montagna c’è il paradiso terrestre, da cui
scende un fiume, il Letè, che giunge sino al centro
della Terra, dove forma il lago gelato di Cocìto.

136
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137
ha scritto per il suo tempo come per il nostro, per-
Commenti novecenteschi alla Di- ché ha creato personaggi fuori del tempo e fuori di
ogni società, personaggi universali. Una Piccarda,
vina commedia una Cunizza da Romano, un Brunetto Latini o un
Folchetto da Marsiglia esistono ancora oggi. Hanno
La Divina commedia ha ricevuto molte attenzioni soltanto cambiato nome. Chi legge il testo dantesco
soprattutto nel Novecento, in particolar modo dopo deve soltanto sentirli con un nome diverso.
la pubblicazione dell’edizione critica ad opera di E poi perché la concezione classica dell’opera
G. Petrocchi (1966-67). I commenti qui presentati d’arte, da Omero a Orazio ad Ariosto ed oltre vuole
sono quelli ormai divenuti classici, che hanno fatto che si scriva un’unica opera, da consegnare ai po-
la storia dell’opera in questo secolo. Sono in genere steri.
opere dovute a uno o a due autori. E, ancora, sono
opere che fanno ampio uso delle opere che gli stu- Ci possiamo chiedere almeno quali sono state le
diosi di Dante hanno scritto sul testo dantesco. In- cause che hanno portato a queste interpretazioni. I
somma normalmente un commento o una interpre- motivi sono almeno due:
tazione rimanda ad altri commenti e ad altre inter- • I primi commenti hanno fatto testo per i com-
pretazioni, con i quali esprime il proprio accordo o menti successivi. Ma i primi commenti (Jacopo di
disaccordo, in una specie di circolo vizioso, che Pietro, Buti, Landino ecc.) volevano essere umili
dimentica spesso il testo dantesco e il contatto con chiosatori del testo. E la cosa più semplice e im-
la realtà esterna al testo: la realtà e la problematica mediata era quella di raccogliere informazioni sui
politica, sociale, filosofica, scientifica, teologica personaggi citati e chiarire qualche punto oscuro
ecc. E Dante è divenuto un sacro mostro, che è vis- del testo. Del testo per altro essi non coglievano
suto fuori del tempo, in un mitico passato, da rive- affatto la complessità: era troppo difficile ed eleva-
rire e da commentare. to per la loro modesta cultura. Questo approccio,
Così i critici, che vivevano nelle biblioteche in modesto e insoddisfacente, al testo doveva restare
mezzo ai libri e che non sapevano che esiste la real- provvisorio, in attesa che i critici facessero adegua-
tà, la politica, la società, la teologia, la scienza han- tamente la loro parte. In realtà è divenuto l’approc-
no prodotto una quantità mostruosa di opere filolo- cio per eccellenza al testo.
giche, nella convinzione che, una volta fatto questo • I lettori critici successivi sono fuorviati dai primi
lavoro, l’esegesi fatta sul testo dantesco fosse con- chiosatori e ne continuano l’opera. D’altra parte
clusa. E invece no, incominciava soltanto allora... non potevano fare diversamente: la loro esperienza
Di qui interpretazioni folli come quella di Croce, culturale, politica, religiosa, sociale, scientifica era
che leggeva il testo dantesco distinguendo accani- modestissima e insignificante, perciò non li poteva
tamente e sottilmente i versi poetici dai versi non aiutare ad andare oltre i primi chiosatori, in un rap-
poetici. O come quelle alla Pagliaro, che spaccava porto corretto e articolato con l’opera dantesca. Es-
in quattrocento parti le parole, come il nobile pari- si hanno abbassato la Divina commedia alle loro
niano che sfilacciava il tappeto prezioso. O come piccole menti, alla loro esperienza in libris, anziché
quelle stupidamente positivistiche, che hanno alzare la loro mente e il loro animo alla grandezza
scambiato il testo dantesco per un Informatutto che del poema dantesco.
presenta la biografia dei personaggi del tempo o
del passato. In effetti la comprensione dell’opera è difficile e
Ironia della sorte e stupidità umana! I filologi e i complessa, perché essa trasuda cultura. È la cultura
critici sono positivisti ma non hanno mai preso in classica, la cultura ebraica, la cultura cristiana, la
mano un’opera di filosofia positivistica o si sono cultura araba. E poi è la cultura politica, filosofica,
appropriati di un positivismo superficiale, che ha scientifica, religiosa, teologica, geografica di fine
fatto il suo tempo: l’Ottocento. Sono in ritardo sol- Duecento e inizi Trecento... Ma la sfida era da ac-
tanto di un centinaio d’anni... cettare: avrebbe lasciato il lettore tra gli ignavi o lo
Le correnti antipositivistiche, simbolistiche ecc. di avrebbe portato vicino agli dei.
fine secolo dovevano persuaderli ad un approccio
più complesso e più meditato al testo dantesco. Le prove migliori dei lettori novecenteschi sono le
Dante non è uno storico, è un poeta, ed è poeta nel seguenti.
senso in cui egli interpreta questa parola, non nel
senso in cui noi la interpretiamo. E il lavoro del cri- La Divina Commedia, a cura di U. Bosco e G.
tico e del filologo dovrebbe insistere nel far emer- Reggio, Le Monnier, Firenze 1980.
gere questa interpretazione, non nell’imporre al te- La Divina Commedia, a cura di T. Casini e S.A.
sto la propria concezione di poesia. E non c’è alcun Barbi, sesta ediz. rinnovata ed accresciuta a cura di
pericolo che questa storicizzazione releghi l’opera S.A. Barbi, Sansoni, Firenze 1981.
dantesca nel passato e la renda incapace di parlare La Divina Commedia, a cura di S.A. Chimenz,
ai posteri, al presente. Il motivo è semplice: il poeta UTET, Torino 1963.

138
La Divina Commedia, a cura di T. Di Salvo, Zani-
chelli, Bologna 1987. Gli autori coinvolti e disturbati
La Divina Commedia, commento e parafrasi a cura
di C.T. Dragone, Edizioni Paoline, Alba 19644.
La Divina Commedia, a cura di C. Garboli, Einau- Un’opera non nasce dal nulla. Ha alle spalle altre
di, Torino 1954, 199218. opere, ora importanti ora meno importanti ora sen-
La Divina Commedia, commento e postille critiche za più importanza, che hanno permesso di accosta-
a cura di C. Giacalone, Signorelli, Roma 1988. re la Divina commedia in modo articolato e com-
La Divina Commedia, a cura di C. Grabher, Prin- plesso, che è proprio quanto il testo dantesco ri-
cipato, Milano 1964. chiede. Alcune di esse sono:
La divina commedia, a cura di S. Jacomuzzi, A.
Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, SEI, Torino 1990. Gli scienziati, i filosofi della scienza, gli e-
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Spazio prima di:

Tanto gentile e tanto onesta pare... » oppure

Con la visione beatifica di Dio, con l’estasi mistica

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