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Bibliografia
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S L.J. Battan
Radar Observation of the Atmosphere
A Univ.of Chicago Press, 1973

C R.J. Doviak and D.S. Zrnic


Doppler Radar and Weather Observations
Academic Press, 2nd Ed., 1993

D. Atlas, Ed.
Radar in Meteorology
American Meteorological Society, 1990 C
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A cosa serve un radar meteorologico?
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Il radar è uno strumento di primaria importanza per la raccolta di dati sulle nubi e le precipitazioni,
le quali si formano ad una scala in cui è difficilissimo ottenere informazioni di prima mano. La scala,

A
infatti, è troppo piccola per essere risolta dalla rete di radiosondaggi e delle stazioni di superficie e
troppo grande per essere efficacemente osservata localmente a terra.
C Il radar è specificamente adatto per gli usi seguenti:
•ottenere informazioni sulla precipitazione in caduta dalle nubi;
•mappare la precipitazione alla mesoscala ed alla scala convettiva;
•alcuni radar sono in grado di ottenere segnali da particelle piccolissime ed in aria
chiara (turbolenza);
•altri radar sono equipaggiati con modalità Doppler per misurare gli spostamenti
delle idrometeore ed ottenere informazioni sul campo di vento;
C
•infine altri ancora emettono onde polarizzate che danno informazioni sulla composizione N
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microfisica delle nubi.

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N Caratteristiche generali di un radar meteorologico
R Un radar meteorologico tipico è costituito da una sola antenna la quale viene usata alternativamente per trasmettere e
ricevere radiazione pulsata nelle microonde.
L’antenna focalizza la radiazione in un fascio molto stretto così che il segnale trasmesso viaggia verso l’esterno in una

I direzione ben definita.


I segnali ricevuti sono stati riflessi dai “bersagli” che si trovano sul cammino del fascio e permettono di determinare

S accuratamente la loro distanza (range) r dal tempo che intercorre tra il segnale trasmesso e quello ricevuto.
Mediante processamento dei dati i segnali ricevuti possono essere ulteriormente interpretati in termini di quantità fisiche

A rilevanti per la fisica delle precipitazioni o la dinamica della nube.

C I parametri di base che possono essere determinati sono:


1 ) la potenza ricevuta da cui si ricava la riflettività del
bersaglio;
2) lo spostamento Doppler in frequenza per la
determinazione della velocità del bersaglio;
3) la polarizzazione del segnale da cui ricavare la forma e/o

C
l’orientazione del bersaglio.

A seguito del processamento dell’apparato radar N


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l’utilizzatore ottiene tre quantità: r (range), Ze (riflettività) e
VR (velocità radiale).

La polarizzazione è ottenuta da misure della riflettività

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Tipologia dei radar meteorologici

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La maggior parte dei radar meteorologici oggi in attività misura soltanto il range e la riflettività. Sono chiamati radar
non coerenti o radar convenzionali.
Un radar che è equipaggiato con strumentazione per determinare la velocità dei bersagli è detto radar Doppler.
Un radar che produce informazioni sulla polarizzazione delle onde è definito radar polarimetrico o
radar in polarizzazione multipla.

Questi radar operano generalmente nell’intervallo di lunghezza d’onda 1 - 30 cm, con 3, 5 e 10 cm quelli più usati.

C
La radiazione a queste lunghezze d’onda è scatterata soprattutto dalle particelle di dimensioni ormai precipitanti e
quindi l’uso dei radar meteorologici è circoscritto soprattutto allo studio delle precipitazioni, la loro quantità, distribuzione

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e caratteristiche dinamico-microfisiche.
Informazioni utili possono essere ottenute anche dai moti turbolenti in aria chiara e da particelle o stormi di insetti

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occasionalmente presenti nel cammino del fascio.

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I segnali radar a lunghezza d’onda più bassa sono più sensibili ai bersagli meno riflettenti e non richiedono enormi

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antenne per la focalizzazione del fascio; tuttavia, sono più soggetti al fenomeno dell’attenuazione in caso di pioggia intensa.

S
Il radar a 10 cm (banda S) è quello a lunghezza d’onda più bassa a cui l’attenuazione può dirsi eliminata. L’antenna, però,
è molto grande (un diametro del paraboloide di 8 m focalizza a 1º) e l’equipaggiamento molto costoso. In ogni caso molti

A
dei radar a terra sono radar in banda S.

C
I radar su aereo e nave sono generalmente a 5 cm (banda C) e 3 cm (banda X) a causa delle limitazioni di spazio.

I radar su satellite, anche se ancora abbastanza sperimentali e poco impiegati, sono pensati a 2 cm (banda Ku) ancora per
limitazioni di spazio.

La gran parte dei radar meteorologici hanno antenne mobili che permettono la focalizzazione del fascio in ogni direzione.
Da uno scanning continuo in azimuth ed elevazione è possibile ottenere informazioni volumetriche dell’atmosfera ad alta

C
risoluzione spaziale e temporale.
Generalmente un volume radar è ricavato ogni 2-10 min e con un range orizzontale da 200 a 400 km. Sono, questi, valori

N
importanti per il monitoraggio dei sistemi precipitanti alla mesoscala ed alla scala di nube.
La limitazione più rilevante è quella dell’ampiezza del fascio (distanza angolare tra i punti in cui la potenza è ridotta a metà)

R
che è tra 1º e 2º. Il risultato è che la risoluzione spaziale è limitata a meno di 1 km in vicinanza del radar e a qualche km
a grande distanza da esso.

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Misure di riflettività

I Il fascio radar illumina molti bersagli (idrometeore) che si trovano nel volume d’aria esaminato allo stesso tempo.

S Tale volume contenente i bersagli si chiama volume di risoluzione del radar (resolution volume) ed è determinato
dall’ampiezza del fascio e dalla durata delle pulsazioni della radiazione. Poiché le idrometeore si muovono per effetto

A della caduta e della turbolenza nel volume d’aria la potenza e la fase del segnale riflesso dal volume di risoluzione
centrato al range r fluttua nel tempo. La potenza istantanea dipende dalla collocazione reciproca delle idrometeore

C nel volume. Una media su circa 0.01 - 0.1 s media sulle fluttuazioni e ci fornisce la potenza riflessa

dove Pt è la potenza trasmessa, G il guadagno di antenna, τp la durata della pulsazione radar emessa, c0 la velocità C
della luce, θH e θV la larghezza del fascio in orizzontale e verticale, e ηr la riflettività radar per unità di volume d’aria
(la sezione d’urto di scattering per unità di volume d’aria). N
Questa è l’equazione del radar e viene ottenuta da considerazioni di ordine geometrico e assumendo che non vi sia
attenuazione da bersagli intermedi e che il volume sia uniformemente riempito di bersagli. R

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N La riflettività radar η è la somma delle sezioni d’urto di scattering dei singoli scatteratori all’interno del volume di scattering.
r
In pratica è data dalla sommatoria Σσ dove σ è sezione d’urto efficace di backscattering di una particella singola all’interno
R del volume di risoluzione e la somma è su tutte le particelle all’interno del volume stesso. La sezione d’urto tiene conto del
fatto che gli scatteratori possono non scatterare la radiazione in maniera isotropica in tutte le direzioni. Per un singolo
bersaglio sferico di diametro D piccolo rispetto alla lunghezza d’onda radar (si applica la teoria dello scattering di Rayleigh)

I
si ha

S
A dove ⎢K⎢2 è una funzione dell’indice di rifrazione complesso della sostanza di cui è composto lo scatteratore.

C Le idrometeore di precipitazione sono normalmente più piccole della lunghezza d’onda del radar (tipicamente D < 0.1 λ).
Di conseguenza si applica la teoria di Rayleigh. Sostituendo Σσ per ηr nell’equazione del radar e con qualche passaggio
algebrico si ottiene che la potenza riflessa dagli scatteratori di ⎢K⎢2 conosciuto collocati nel volume di risoluzione Vres
centrato al range r dal radar da luogo al fattore di riflettività radar (radar reflectivity factor)

C
N
R
dove

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N
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Il termine ΣD è la sommatoria delle potenze seste dei diametri di tutti gli scatteratori nel volume di risoluzione. Si noti che
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2
poiché il volume di risoluzione è proporzionale a r , C è una costante che dipende soltanto dalle caratteristiche della
R
apparecchiatura radar utilizzata.

I
Normalmente non vi è possibilità di essere certi del valore di ⎢K⎢2 . Gli scatteratori potrebbero essere costituiti da acqua
liquida, ghiaccio, ghiaccio in fusione, insetti, vortici turbolenti o altro ancora. La convenzione quindi è di misurare la potenza

S
riflessa ed il range per calcolare il fattore di riflettività radar equivalente (equivalente radar reflectivity factor)

A
C
dove 0.93 è il valore di ⎢K⎢2 per l’acqua liquida. Quindi Ze è riferito alle idrometeore come composte esclusivamente di
acqua liquida. Il valore di ⎢K⎢2 per il ghiaccio è di circa 0.197. Se sappiamo che le idrometeore sono composte da
ghiaccio non facciamo altro che moltiplicare per il fattore 0.93 / 0.197.
Tuttavia, siccome generalmente non sappiamo a priori di quali idrometeore è composto un determinato volume di nube,

C
i dati radar sono normalmente espressi come Ze, in unità di mm6 m-3, che si riferisce alle dimensioni delle particelle alla
sesta potenza per unità di volume d’aria.

N
Tipicamente i numeri sono dati in decibel, cioè

I
Valori tipici sono da -30 a 0 per precipitazione scarsamente rilevabile, 0-10 per il drizzle, pioggia leggera o neve leggera,
10-30 pioggia moderata e forte nevicata, 30-45 neve in scioglimento, 30-60 pioggia da moderata a forte, 60-70 grandine.

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N Relazione tra riflettività radar e precipitazione
R Uno degli usi più importanti del radar in meteorologia è per la misura quantitativa della precipitazione e della velocità di caduta
della stessa.

I Poiché il fattore di riflettività radar Z è collegato alle dimensioni delle idrometeore, esiste una base fisica per una relazione
quantitativa tra il contenuto in precipitazione dell’aria e l’intensità degli echi radar ricevuti. Come da definizioni precedenti il
S fattore di riflettività è il momento sesto della distribuzione dimensionale delle idrometeore. Se il volume esaminato è molto
grande possiamo passare al continuo come
A
C

dove N(D) è la distribuzione dimensionale delle particelle definita in modo che N(D) dD è il numero di particelle di diametro
tra D e D + dD per unità di volume d’aria. La distribuzione dimensionale delle particelle determina anche il rapporto di
mescolamento della pioggia
C
N
R
dove ρL è la densità dell’acqua liquida e ρ la densità dell’aria. L’intensità della precipitazione è data da

I
S
dove V(D) è la velocità di caduta collegata empiricamente o teoricamente al diametro D.
A
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N Risulta chiaro dalle relazioni precedenti che si possono usare misure della distribuzione dimensionale delle idrometeore
R per determinare un insieme di valori (Z, q , R). Per pioggia di un determinato tipo in un ambiente climatologicamente
r
definito e conosciuto le curve di log Z vs log R e di log Z vs log ρq sono normalmente lineari e forniscono relazioni
r
empiriche del tipo

I
S
A dove i coefficienti sono costanti positive derivate dalle pendenze ed intercette delle rette dei grafici logaritmici.
Anche la velocità di caduta è collegata alla riflettività da una relazione del tipo
C

Le formule sopra definite sono normalmente usate per misurare l’intensità di precipitazione, il rapporto di mescolamento,
e la velocità di caduta della pioggia. Simili relazioni si ricavano per la neve. I valori delle costanti debbono essere determinati
da misure della distribuzione dimensionale delle idrometeore nel particolare tipo di precipitazione che si sta misurando.
C
N
R

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N
R
Per utilizzare relazioni Z-R di un qualche significato occorre convertire la misura di Ze in un valore appropriato di Z.

I
Diversi problemi si pongono e rendono in pratica difficile la conversione:

S
1) La fase delle idrometeore (liquida o solida o entrambe) deve essere in qualche modo assunta arbitrariamente. Ciò
è particolarmente difficile da risolvere in casi misti o quando si ha ghiaccio in fusione o il volume è soltanto parzialmente

A
riempito di idrometeore.

C
2) Il centro del fascio radar si trova generalmente ad un’altezza che è tanto più grande quanto maggiore è il range e questo
è chiaramente dovuto alla curvatura della superficie terrestre ed all’angolo di elevazione del fascio.
Questo vuol dire che la misura viene effettuata ad una certa altezza (anche rilevante) mentre le idrometeore della
precipitazione si trovano vicino al suolo. La distribuzione dimensionale è sottoposta ad elevate variazioni a seguito di crescita
per diffusione, collisione/coalescenza, evaporazione, break-up o sedimentazione, tutti fenomeni che possono avere luogo
tra il momento in cui viene fatta la misura radar in quota e quello in cui la precipitazione raggiunge il suolo.
Il problema è ovviamente ancora maggiore nel caso vi siano montagne interposte.

3) Il caso di un volume di risoluzione non completamente riempito di idrometeore provoca sottostima. C


Questi problemi possono provocare incertezze di un fattore 2 o più nella stima della relazione Z-R basata su una misura N
R
della distribuzione dimensionale nota.

Un modo per ovviare è effettuare misure su tempi lunghi o aree molto vaste.

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N
R

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S Radar polarimetrici

A L’interpretazione del segnale radar si basa sulle proprietà della radiazione elettromagnetica: ampiezza, fase, frequenza e
polarizzazione.
C Nel caso della precipitazione le caratteristiche della polarizzazione sono collegate ai valori medi ed alle distribuzioni di
dimensioni, forma ed orientazione spaziale delle particelle che riempiono il volume di risoluzione del radar, alla loro
termodinamica, stato della materia e comportamento di caduta.
Al fine di avvantaggiarsi delle proprietà di polarizzazione delle idrometeore i radar polarimetrici sono dotati di strumenti
che permettono di trasmettere e ricevere radiazione polarizzata in diverse orientazioni.

I radar polarimetrici polarizzati circolarmente trasmettono un vettore campo elettrico la cui direzione normale alla direzione
di propagazione ruota col tempo.
C
I radar polarimetrici polarizzati linearmente trasmettono e ricevono pulsazioni di radiazione polarizzata in due direzioni
ortogonali. N
R

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N
R Polarizzazione circolare
Il rapporto di depolarizzazione circolare (circular depolarization ratio, CDR) si calcola dai dati di un radar polarizzato

I
circolarmente

S
A
C dove Zpar è il fattore di riflettività ricevuto in polarizzazione circolare nello stesso senso di quello trasmesso (componente parallela)
e Zorth è quello ricevuto nella direzione opposta (ortogonale).

Se il segnale trasmesso è polarizzato a destra (RHC, right-hand circular) il rapporto sarebbe quello tra polarizzazione a destra
e polarizzazione a sinistra (left-hand circular) del segnale ricevuto.

C
CDR indica le forme delle idrometeore che producono il segnale di ritorno.

N
Quando le onde polarizzate circolarmente sono scatterate da idrometeore sferiche il segnale di backscattering è ancora
polarizzato circolarmente ma nel senso opposto perché la direzione di propagazione è invertita. In questo caso CDR=-∞.

R
Valori tipici in pioggia sono da -20 a -35.

Se il bersaglio è infinitamente lungo e sottile, le componenti parallela e ortogonale sono uguale in intensità e CDR=0.

I
Quindi il valore di CDR tra -∞ e 0 è un’indicazione della relativa sfericità delle idrometeore.

S
Una limitazione all’applicazione di questo principio è data dall’indice di rifrazione del ghiaccio che è abbastanza piccolo.

A
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N
R Polarizzazione lineare

I radar polarizzati linearmente trasmettono e ricevono radiazione nei piani verticale ed orizzontale (i piani potrebbero
I essere scelti in linea di principio in qualunque direzione). La motivazione della scelta dei piani orizzontale e verticale
è che le gocce di pioggia tendono a diventare oblate con la crescita in dimensioni e cadono con l’asse maggiore
S orientato abbastanza orizzontalmente.

A Due parametri molto utili ottenuti dalla polarizzazione lineare sono la riflettività differenziale ZDR ed il rapporto di
depolarizzazione lineare (linear depolarization ratio) definiti come
C

C
N
dove ZHH, ZVV e ZHV sono i fattori di riflettività come rapporti tra i segnali R
trasmesso orizzontalmente / ricevuto orizzontalmente
trasmesso verticalmente / ricevuto verticalmente
trasmesso orizzontalmente / ricevuto verticalmente
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N Riflettività differenziale Z
R
DR

Poiché le gocce di pioggia tendono ad essere oblate ed orientate orizzontalmente, valori positivi di Z DR sono intorno a 0-5.
Più le gocce sono grandi più alti sono i valori di ZDR poiché cresce l’asse maggiore dello sferoide oblato.

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C

C
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N
R

I Regioni di particelle di ghiaccio tendono a produrre valori vicini a 0. Tali valori sono bassi perché le particelle non
tendono a cadere secondo un’orientazione preferenziale.

S I cristalli di ghiaccio e i fiocchi di neve possono essere piatti, ma oscillano durante la caduta così che sono orientati

A in maniera casuale. Ne consegue che regioni in cui è presente neve o grandine hanno valori di ZDR vicini allo zero.

C Gli echi della pioggia possono essere quindi abbastanza bene riconosciuti da quelli di altre idrometeore.

Un’altra ragione dei bassi valori di ZDR per particelle di ghiaccio è che la radiazione interagisce con un mezzo di basso
indice di rifrazione complesso. Per raggiungere un valore apprezzabile occorrerebbe un elevato rapporto fra gli assi.

Le condizioni cambiano quando l’drometeora è in scioglimento e allora l’indice di rifrazione complesso è più elevato.
Conseguentemente le idrometeore grandi e umide si riconoscono bene se hanno un’orientazione preferenziale di

C
caduta. Queste condizioni prevalgono nel melting layer (intorno allo zero termico della nube) che produce un segnale
molto forte.

Un uso possibile, quindi, della riflettività differenziale è nel riconoscimento tra ghiaccio ed acqua, per delineare il N
R
melting layer e per avere un’idea delle dimensioni medie delle gocce nella pioggia.

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R Linear depolarization ratio L DR

LDR è una misura di quanto il segnale trasmesso è depolarizzato.

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In generale le idrometeore di precipitazione depolarizzano le onde elettromagnetiche soltanto se sono non sferiche e
se non hanno l’asse di simmetria parallelo alla direzione di propagazione dell’onda polarizzata.

S Una particella sferica illuminata da un’onda polarizzata orizzontalmente produce una pulsazione di eco che è ancora

A
polarizzata orizzontalmente. Tutte le componenti verticali del campo elettrico eccitate dentro la sfera dall’onda polarizzata
orizzontalmente si cancellano per simmetria. Quindi soltanto le componenti orizzontali sono ritornate al radar e LDR = -∞.

C Se la particella è allungata e non puramente orientata orizzontalmente o verticalmente, le oscillazioni parallele all’asse
maggiore della particella predominano ed il segnale ritornato ha una componente orizzontale ed una verticale (cioè
l’onda è stata parzialmente depolarizzata) e LDR > -∞.

Più le onde trasmesse sono depolarizzate dalla precipitazione e più il segnale scatterato sarà forte e più alto sarà il
valore di LDR .

Regioni di neve caratterizzate particelle di ghiaccio piatte di orientazione variabile tendono a produrre collettivamente C
N
valori misurabili di LDR , ma l’indice di rifrazione del ghiaccio è piccolo e può sopprimere parzialmente l’effetto della
depolarizzazione della forma.

I valori di LDR sono drammaticamente aumentati da particelle parzialmente umide a causa dell’incremento dell’indice
di rifrazione.
R

I
LDR ha valori tipici da -10 a -20 per ghiaccio in scioglimento fino a da -25 a -30 per particelle di ghiaccio o pioggia.

S
LDR è quindi un eccellente indicazione del melting layer e della forma e comportamento di crescita delle particelle di
precipitazione.

A
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N Misura Doppler della velocità

R Il segnale radar può essere anche processato per ottenere informazioni sul moto delle idrometeore e dell’aria in cui
sono sospese. Il procedimento utilizza lo spostamento Doppler delle frequenze degli echi.

I
Le informazioni cinematiche sono utilizzate per lo studio dinamico dei moti interni alla nube.
Inoltre informazioni sui moti dell’aria nei dintorni dei temporali possono essere ricavate dagli echi in aria chiara che

S
derivano dalle fluttuazioni dell’indice di rifrazione dell’aria e/o dalla presenza di polveri o insetti. Siccome gli echi in aria
chiara provengono soprattutto dal boundary layer, possono essere utilizzati per documentare l’inflow e l‘outflow dei

A
temporali.

C
Velocità radiale

Se un bersaglio osservato dal radar si muove, la fase φp dell’onda riflessa cambia nel tempo come

C
N
dove la velocità radiale VR è la componente della velocità dell’idrometeora nella direzione del fascio radar. Quindi R
VR può esser determinata dalle variazioni della fase.

I
Per ogni pulsazione di radiazione emessa e ricevuta il radar osserva l’ampiezza netta (⎢E⎢) e la fase (φp) del vettore
campo elettrico E che è la somma di tutti i vettori campo elettrico dei vari scatteratori.

S
La sottrazione vettoriale tra due successive pulsazioni fornisce una stima della differenza netta di fase Δφp tra le due
pulsazioni.

A
La media delle differenze di fase permette di ottenere una stima del vettore medio di velocità radiale.

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N
R Misura del vento con due radar Doppler

Una mappa radar da singolo radar Doppler può soltanto mostrare direzioni del vento in avvicinamento ed allontanamento

I
dal radar.
Un secondo radar disposto ad una certa distanza dal primo produce un insieme di velocità radiali diverse dal primo perché

S
proiettate su direzioni radiali diverse.
Le due mappe radiali possono essere combinate per produrre velocità bi-dimensionali nei piani contenenti le velocità radiali

A
di partenza. Occorre fissare un sistema di riferimento comune ed un sistema di coordinate utile ad effettuare la
composizione.

C Generalmente il sistema di coordinate utilizzato è quello cilindrico con l’asse coincidente con la linea che congiunge i due
radar. Dal sistema cilindrico si può poi facilmente passare a derivare le componenti cartesiane. I radar sono sufficientemente
vicini in modo da trascurare la curvatura terrestre.
La velocità Doppler misurata deve essere corretta per la velocità terminale degli scatteratori wt.

C
N
R

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N
R Tenendo conto della geometria di scansione di un radar singolo e trasportandola a quella di due radar in scansione
simultanea, la componente radiale della velocità dell’aria è

I
S dove vh1,2 sono le medie pesate delle velocità delle idrometeore misurate dai radar 1 e 2, wt è positiva e θe l’angolo di
A elevazione dei radar.

C
L’espressione empirica derivata dalle osservazioni di Atlas può essere utilizzata per stimare wt

C
dove il termine in parentesi è una correzione per la
dipendenza dall’altezza della densità dell’aria γ.

N
La relazione riproduce con un margine di errore di
1 m s-1 i dati sperimentali e distribuzioni dimensionali

R
per regioni di acqua liquida.

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R Per determinare le velocità radiali le velocità v dell’aria possono essere interpolate su una griglia spaziata uniformemente
1,2
in piani ad un angolo α dalla superficie orizzontale contenente la linea di base. L’interpolazione filtra i dati e riduce la varianza.
Si possono usare diversi schemi di interpolazione ed uno semplice ed efficace è quello che utilizza la funzione di Cressman

I
per pesare i dati nei punti interni ad un volume centrato su un punto di griglia dal quale la distanza dall’i-esimo dato è Di

S
A
C
Ri è il raggio di influenza che determina le dimensioni del volume di interpolazione.
La forma di questo volume (normalmente sferica) è determinata dalla dipendenza funzionale di Ri dalla direzione del dato al
punto di griglia.
Le componenti cilindriche del vento wr e ws nei piani r ed s sono collegate alle velocità medie dei radar 1 e 2 come

C
N
La componente wα normale al piano è ottenuta introducendo l’equazione di continuità della densità dell’aria γ R

I
dove v è il vento vettoriale. S
A
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R Sfortunatamente questo introduce un’ulteriore incognita. Tuttavia, poiché le perturbazioni nella densità dell’aria sono
molto più piccole della densità ambiente si dimostra che usando un’analisi di scala per la convezione profonda il
campo di velocità al primo ordine è prodotto dalla densità al primo ordine e dalle perturbazioni della pressione. L’equazione di

I
continuità al primo ordine è

S
A dove γ0 è la densità dell’aria ambiente che si assume dipendente solo dall’altezza. Nel sistema di coordinate cilindriche

C
l’equazione prende la forma

C
Diversi sistemi di soluzione numerica sono stati sviluppati in forma variazionale con integrazione verso il basso per ridurre
gli errori sulla velocità verticale.

N
R

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R

I Contorni di riflettività (in dBZ) e campo di velocità del vento relativo


S al temporale in una sezione a 2 km di altezza (sinistra) e lungo una
sezione verticale (destra).
A Temporale tornadico del 2 Maggio 1979 alle 1658 CST, Oklahoma.
La stella indica la posizione del tornado.
C

C
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C
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I
Vettori vento derivati da un radar Doppler e contorni di riflettività in un piano verticale attraverso il centro del
temporale e ortogonale alla linea di vista del fotografo.
S
Dati del radar CP2 del National center for Atmospheric Research di Boulder, Colorado

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