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Analisi Testuale

Comprensione
Esporre sinteticamente il contenuto del brano “Il Canto delle Sirene”
Nel brano si narra del transito della nave di Ulisse presso l'isola delle Sirene, mostri
fantastici metà uomo e metà uccello. Il loro canto provoca l'oblio e la morte degli
ascoltatori; quindi Odisseo, sotto consiglio della maga Circe, tura le orecchie dei compagni
con palline di cera per evitare di ascoltarle, mentre lui si fa legare sull'albero maestro per
ascoltarle e conoscere la loro magnifica voce. Ignorando le suppliche del loro comandante,
i compagni continuano imperterriti a remare, fino a quando non superano la rupe: Ulisse si
fa slegare e toglie la cera dalle orecchie dei compagni, proseguendo il viaggio.
Analisi
1. Individuare tecniche narrative
2. Descrizione del personaggio
Nel brano sono presenti flashback, come al v.189: “Noi tutto sappiamo.....terra nutrice”,
sottolineando il fatto che le Sirene erano a conoscenza della Guerra di Troia e del volere
degli dei, epiteti, come al v.184: “glorioso Odisseo.....Achei”, dove si sottolinea che Odisseo
era un principe molto importante per gli Achei, al v.176 “....Iperione”, riferito al Sole, e
metafore come al v.172 “...imbiancavano l'acqua...”, a causa dei remi che sbattendo contro
l'acqua producono schiuma bianca, al v.186 “....suono di miele...”, indicando la soave e
delicata voce delle Sirene.
Odisseo è il principe di Itaca, un'isola dell'Adriatico, partito per la Guerra di Troia, durata
dieci anni. Durante il viaggio di ritorno si imbatte in molte avventure, che fanno allungare il
fiaggio di ben dieci anni. È un uomo dotato di grande astuzia e accortezza, ad esempio
quando costruì il mitico Cavallo di Troia, con il quale gli Achei espugnarono e distrussero la
città, oppure quando accecò Polifemo, e per non farsi riconoscere si fece chiamare
“Nessuno”, oppure ancora nel “Canto delle Sirene”, quando escogita il modo per non fare
ascoltare ai suoi compagni il canto deleterio che porta alla morte, usando come escamotage
tappi di cera per le orecchie. Ulisse, oltre ad essere astuto è anche molto coraggioso e leale:
ad esempio nel primo incontro con la maga Circe, la quale riduce i suoi compagni in
schiavitù, non segue gli avvertimenti del compagno Euriloco e sceglie di andarli a salvare,
venendo aiutato anche da Ermes e salvando così gli amici.
Approfondimento
Tutta l'Odissea si basa sull'astuzia, lealtà ed accortezza di Ulisse, dal cavallo di Troia al
“Canto delle Sirene”, e per ultimo, ma non ultimo, alla strage dei Proci, i principi
pretendenti al trono di Itaca ed aspiranti alla mano di Penelope. Qui Ulisse si traveste da
mendicante, ed aiutato da Atena e Telemaco, con uno stratagemma ideato da Penelope,
sempre su consiglio di Atena, tenta la prova dell'Arco, che solo il vero Ulisse era in grado di
tendere, riuscendo a vincere la gara scagliando una freccia attraverso i dodici anelli posti in
successione. Il figlio è accanto a lui e due servi fedeli chiudono le uscite: Odisseo si rivela e
qui si vendica, compiendo una strage, e non facendo distinzione tra chi fosse veramente
colpevole e chi meno. In questo brano è esaltata la forza di Ulisse, solo tra tanti. Sia in
questo brano sia nel “Canto delle Sirene” si denota la lealtà dei compagni nei suoi confronti,
che indica come si sia fatto volere bene dalle persone che lo circondavano, che solo un
“eroe” può possedere: nel “Canto delle Sirene” i compagni legano Ulisse all'albero della
nave per evitare che andasse incontro a morte certa, mentre nella “Strage dei Proci” viene
aiutato da Telemaco e dai servi rimasti a lui fedeli. Anche nel brano dell'incontro con la
maga Circe si nota come Ulisse sia coraggioso e tenga veramente ai suoi compagni, non
pensa minimamente a scappare, e seppure aiutato da Ermes, è lui che compie il grosso del
lavoro nell'aiutare i compagni. Ma è soprattutto nell'incontro con Polifemo che si notano
tutte le sue doti: “un essere piccolo debole dal nulla” (vv 138-139) che riesce con la forza
della sua mente sia a dominare la paura sia a riuscire a fuggire con l'astuzia. Sarebbe stato
facile uccidere Polifemo mentre dormiva, ma questo non avrebbe permesso a nessuno di
fuggire perchè la caverna era chiusa da un macigno enorme che solo un gigante poteva
spostare. Lo acceca ma non lo uccide perchè così potrà, involontariamente, farli scappare.
Non gli rivelerà neppure il suo nome vero per evitare che i fratelli possano rintracciarlo, e
con il nome di “Nessuno” si guadagnerà una fuga certa.

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