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Via Gregorio VII in aprile, nel torpore dell’ora di mezzo, e intorno tutto ignorava.
una favola, come la chiami tu, una lama lisa tua che tieni ferma sul fianco. con la
tempesta alla gola/fiori in allarme/abiteremo il nostro silenzio./ i dolori ciechi
dicono grazie e sorridono, tra i ceselli compìti di una linguamadre abbandonata,
per molti ignota. irrintracciabile. e le tracce sono sparite, e le tracce spariscono
per così poco. un lessivage di chiostre digrignate. teatrucci di chicchiricchì,
pretesti all’amo. l’assertività pelosa degli efficienti disertata dai cavalieri invitti dello
spirito, per tristezza inconsolabile e definitiva, soprattutto questo. sopra a tutto,
spettacoli assurdi.
nelle ultime pagine, Elena, prima colpa e prima inerme, dall’esilio in Egitto
voluto da Era parla all’amato lontano, aerea come quel volo notturno di
gru, le volanti dai lunghi colli, πταναί δολχαύχενες, che canta Euripide nell’Elena,
affresco della dissimulazione. la tua Elena è avvolta nello scoramento che sbatte e
scava con le unghie le pareti di una speme avara per ricavarne qualche granello.
qualche cosa da venerare in pace. A volte vorrei andare verso il mare con le mani
piene di pietre… Nei miei pensieri, nei miei sogni, dopo molte inondazioni e giri del
sole, dopo tutta questa guerra, tu sorridi ancora. Allora penso di poter fare tutto.
Elena, ultimo baluardo del piccolo sole di Odisseo. speranza cercata. nonostante
tutto. la dolcezza dispersa nel fumo di Troade, sfuggita al controllo della forza
come un bagliore d’acqua tra le mani : Laerte che lascia andare sua figlia in una
terra straniera. il pudore di Patroclo, che rimedia, nell’inverso contrappasso, una
cintura per Briseide schiava. ἄζωστος, ον, significa « senza cintura » e
« disarmato ». il dolore al plurale che affratella Achille e Priamo : per quanto sia
grande la nostra angoscia (Il.), dice il figlio di Teti al vecchio in supplica. e quella
frase per il re stanco, Infelice, quante sventure hai patito nell’animo (Il.), rimbomba
dentro. per Patroclo, per il padre Peleo taciuto. è sempre un dolore per tutti gli
altri, e svela la natura inquieta delle sorti, il suggello claustrofobico tra rovina e
vittoria.
a chiusura, annoti il Poema della forza di Simone. leggera come avresti
deposto roselline di zucchero su una torta di compleanno per Luna. le
foglioline verde pennarello. quante felicità trascurate. così onori tutto quel
tempo, così dai incenso e sepoltura. il potente, scrivi, riportando Simone,
accredita la propria causa non per giustizia ma per brama, per « diritto » non del
bene ma dell’ottenibile, laddove il vero bene prepara alla rivelazione di Dio,
l’amore eversivo che va contro il meccanismo di necessità della prevalicazione
insito nell’esercizio ‘naturale’ della forza. la fessura che strappa quel nero sipario
che ci presume tutti disuniti e allarmati, diversamente dolenti, sempre pronti alla
guerra. tue parole. Simone trascende l’amore degli uomini per farne l’assoluto
amore che si affida : Bisogna sapere che l’amore è un orientamento, non uno stato
d’animo. Se lo si ignora, al primo impatto con la sventura si cade nella
disperazione. camminavi piccina, nella resa segreta, tra le auto che smozzicavano
il profilo del marciapiede, le insegne marroni anni ‘80, quegli squallori infimi e
taglienti che a Roma sono filtrati dai polmoni della bellezza ferica e in altri luoghi
ammalano. scandivi piano che la disperazione è il peccato peggiore, la malattia
mortale. la furbizia agisce in suo nome e disconosce il nome. inerme.
hai guardato tutti quei campi arsi con gli occhi tuoi. su ognuno lasciando un
giglio.
Cristiana Panella
Testi citati :
Carson, A. 2021. Era una nuvola (une versione dell’Elena di Euripide). A cura di
Patrizio Ceccagnoli. Milano : Crocetti Editore.
Favre, Claude 2022. Ceux qui vont par les étranges terres, les étranges aventures
quérant. Corcoué-sur-Lorgne : Éditions LansKine.
Galzio, Gabriella 1996. La buia preghiera. Introd. di Giuseppe Conte. Pasian di
Prato : Campanotto Editore