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PERSONAGGI
GUERRIERE: Pentesilea, Protoe, Meroe, Asteria, Megaride. Partenia, Melea e Cripoe.
Sacerdotessa delle rose, Zania, Altenia,Lisistite e Teania
GRECI, TROIANI: Achille, Ulisse, Diomede, Antiloco, Menandro, Alceste. . Deifobo, prigionieri.
PROLOGO
I Greci capeggiati da Achille, i Troiani capeggiati da Deifobo e le Amazzoni capeggiate da Pentesilea
sono pronti a darsi battaglia sul campo. Un odio antico esiste tra Greci e Troiani, ma tutti fanno fatica a
comprendere quale sia il vero motivo che spinge le Amazzoni a partecipare al sanguinario conflitto.
I tre eserciti sono schierati in diverse zone del teatro. Investono la sala, il palco, forse la galleria. Musica
e effetti della battaglia.
Pentesilea è sul palco, Achille e Ulisse giungono dal golfo mistico sotto la scala. Pentesilea e Achille si
guardano per la prima volta. Cambio musica. I due si guardano e inizianmo a ruotare. Le Amazzoni al
seguito di Pentesilea respirano dapprima come cavalli al galoppo, poi si lasciano prendere dalla
situazione e respirano allo stesso ritmo di Achille e Pentesilea. Prima lentamente ruotano poi sempre piu
velocemente fin quando Achille smette di ruotare su se stesso, mentre Pentesilea continua a ruotare
intorno ad Achille sempre piu velocemente. Il dialogo verrà consumato durante lo svolgimento
dell’azione.
SCENA I
ACHILLE Io sono Achille, noi Greci siamo lieti di incontrare la nemica della gente troiana. Nel
petto di tutti noi Elleni arde una fiamma d’odio inestinguibile contro i figli di Priamo.
A questo punto Pentesilea che aveva iniziato a girare sempre piu velocemente con tutte le Amazzoni
intorno ad Ulisse, salta giu dal palco e grida
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PENTESILEA dalle faretre ti verrà la risposta! Incoccano le frecce Sono Pentesilea, la regina
delle Amazzoni; nessun allenza Achille! Tutti contro tutti. Le amazzoni escono seguendo Pentesilea.
Achille le segue, la battaglia infuria..
SCENA II
DIOMEDE Sul campo di battaglia accade l’impossibile. Il troiano inseguito dalle Amazzoni
trova riparo dietro uno scudo greco; il Greco lo salva da Pentesilea regina delle Amazzoni, e
Greci e Troiani, quasi sono costretti ad allearsi per fronteggiare l'unico nemico. Da quel giorno
infuria senza tregua la battaglia su questo campo, le Amazzoni hanno fatto ormai più prigionieri
di quanti occhi ci abbiano lasciato per piangerli, e braccia per riportarli in libertà.
DIOMEDE Nessuno, per quanto s'indaghi il pensiero. Sovente, a giudicare dalla strana rabbia
con cui Pentesilea nel mezzo della mischia cerca Achille, il figlio di Teti, ci sembra che un odio
personale contro di lui le colmi il petto. Come una lupa famelica che segue la preda che ha
individuato nei boschi coperti di neve, così lei cerca nelle nostra fila Achille.
Buio
SCENA III
Pentesilea. Protoe. Meroe. Asteria. Megaride, Antiope. Il seguito. L'esercito delle Amazzoni.
PENTESILEA No, niente trionfo! niente festa delle rose per me! Ancora una volta la battaglia
mi richiama in campo. Voglio domare il giovane, tracotante dio della guerra; diecimila soli, fusi
in un globo incandescente, non mi sembrano, compagne, luminosi come una vittoria, un'unica
vittoria su di lui.
PENTESILEA Lasciate che io faccia quanto ho deciso. Potresti frenare il fiume che precipita dal
monte, non l'impeto tonante del mio cuore. Qui nella polvere, ai miei piedi, voglio vedere
quell'arrogante, che in questa giornata di vittoria, come nessuno mai, sconvolge il mio orgoglio
guerriero. Voglio avventurarmi nella mischia dov'egli mi aspetta sogghignando, e vincere o non
vivere!
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PROTOE Se tu volessi, mia cara regina, riposare un poco su questo fido cuore! Tremi, lo vedi, in
tutte le tue giovani membra! Non decidere nulla, t'imploriamo, prima che tu sia rasserenata.
Vieni, riposa un poco, qui con me.
PROTOE vuoi riprendere il gioco della guerra per un incomprensibile, intimo tuo desiderio che
rimase inappagato?
PENTESILEA Maledetta la sorte di questo giorno! Ecco, le amiche più care al mio cuore si
uniscono col perfido destino per farmi male, per mortificarmi! Lasciatemi!
PENTESILEA Penso soltanto a me? Forse è soltanto il mio desiderio che mi richiama sul campo
di battaglia? Voi non condurrete i giovani prigionieri sconfitti, incoronati di fiori, in patria! Posso
vedere Achille, in agguato, inseguirvi con la schiera dei prigionieri, fin dentro le mura di
Temiscira, fin nel sacro tempio di Artemide, per gravare le nostre membra di catene fuse nel
bronzo. Volete che, insensata, dopo aver per cinque giorni, intrisi di sudore, cercato di atterrarlo,
me ne vada e lo abbandoni? Investito dal vento di un fendente, sotto gli zoccoli del mio destriero,
deve cadere come un frutto ormai maturo. Non mi fermerò, se prima non avrò compiuto con
gloria ciò che stupendamente ho incominciato. Sia dannato il cuore che ancora riesce a
moderarsi!
PROTOE Negli occhi tuoi, sovrana, brilla un lume estraneo, incomprensibile, e nel mio cuore
profetico covano pensieri bui. Da come tu schierasti le tue truppe, Achille è ormai tagliato fuori
dallo Scamandro; e tu non irritarlo, togliti dalla sua vista e, per l'Olimpo, ti giuro che il primo
passo lo ricondurrà tra i Danai.
MEGARIDE Vedrai, che non uno dei nostri prigionieri potrà strapparci, impegno la mia testa.
PENTESILEA Credi che, come suggerisce Protoe, io debba ricondurre le truppe a Temiscira?
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PENTESILEA Voglio soltanto il tuo parere. Sono forse mutata nel giro di poche ore? Posso
dunque ricondurre in patria le mie truppe Asteria?
ASTERIA la vittoria è conquistata e la guerra delle Amazzoni conclusa. Piena di gioia, dispongo
quanto occorre per il ritorno. La mia curiosità però mi spinge ad osservare la nostra vantata
schiera, bottino di vittoria: e che ti vedo? Un pugno di tremanti schiavi, pallidi, rifiuto degli
Argivi, che essi, fuggendo, hanno buttato via. E sotto le superbe mura di Troia stanno le truppe
greche, sta Agamennone, sta Menelao, sta Aiace, Palamede, Ulisse, Antiloco, Diomede, e tutti
osano opporsi a te. E quel giovane figlio della Nereide, che tu dovresti ornare di rose, quello
sfacciato ardisce sfidarti; vuole schiacciarti e la mia grande figlia di Marte chiede se può tornare
vittoriosa in patria?
PROTOE con fervore Tu menti: per mano sua sono caduti eroi che di coraggio, nobiltà, bellezza...
PENTESILEA Sta' zitta! Asteria sa, come so io, che per me uno solo qui è degno di cadere, e
quest'uno è ancora in campo e mi sfida ancora.
PENTESILEA Vipera! Frena la lingua, se non vuoi rischiare l'ira della regina! Via di qua!
PROTOE Ebbene, l'ira della regina sfido. Vorrei non rivederti mai più in volto, piuttosto che
tradirti con vili adulazioni in questa circostanza. Turbata come sei, ti manca la lucidità per
condurre la guerra delle Amazzoni. Prima del tramonto t'assicuro che, a causa della tua follia,
avrai perduto quei giovani che il nostro braccio ha catturato, al prezzo di incalcolabili fatiche.
PROTOE Me?
PENTESILEA Davvero? Guarda un po', quanto entusiasmo! Ebbene, non ti sarà tolto. Prenditelo
pure, fuggi con lui, affinché tu non l'abbia a perdere, nel fragore della battaglia e celebra subito,
lasciva, la festa che il tuo cuore non può aspettare. Va', confòrtati coi baci del tuo amante, poiché
tutto perì per te, e gloria e patria e amore, la tua regina, la tua amica. Va'! Liberami dell'odiosa
tua presenza, va' via, non voglio sapere più nulla di te!
MEROE Regina!
PENTESILEA Zitte, dico! Chi per lei supplica, tema la mia vendetta!
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ASTERIA entrando Achille s'avvicina, mia sovrana.
PENTESILEA S'avvicina! Fanciulle, su, alla guerra! Porgetemi la lancia più appuntita, a me la
spada più fiammeggiante! Concedetemi, o celesti, il piacere di ridurre ai miei piedi, sconfitto
nella polvere, il guerriero tanto bramato. Assumi tu il comando delle truppe, Asteria! Nessuna,
chiunque sia, mi colpisca il Pelide! Una saetta mortale è destinata a colei che soltanto osi toccare
il suo corpo, ma che dico? sfiorargli i capelli! Io sola, io sola so come si abbatte il figlio della
dea. Fiori primaverili, sollevatevi, ché quando cade non abbia a ferirsi. Rinuncerei più facilmente
al sangue del mio cuore che al suo. Non avrò pace finché dall'aria come un uccello variopinto
non l'abbia fatto precipitare dinanzi a me; e quando o mie compagne, mi starà di fronte con le ali
spezzate, sanguinante, scendano allora dal cielo tutti i numi a celebrare la nostra vittoria; e
rientrando festosamente in patria sarò per voi regina delle rose! Venite, adesso! Mentre s'avvia
scorge Protoe che piange, si volta agitata e all'improvviso l'abbraccia. Protoe, sorella, anima mia! Mi
vuoi seguire?
Tutte escono.
SCENA IV
Musica battaglia. Achille e Deifobo arrivano combattendo dal fondo sala. Si scontrano sulla scala che
porta al palco. Da una delle porte laterali nel golfo mistico entra Pentesilea e colpisce Deifobo che stava
per colpire a morte Achille inginocchiato sulla scala. Pentesilea fa per avvicinarsi ad Achille che è ora in
proscenio, ma l’eroe cerca di coliprla a sua volta. La regina con un guizzo scansa il fendente scioglie le
briglie, si volge indietro, gli sorride e scompare. Dal corridoio centrale di corsa sopraggiungo Antiloco
Diomede e Menandro.
Antiloco esc. Menandro e Diomede cercano dapprima con le buone di afferrare Achille
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MENANDRO Divino Achille ascoltaci
Lo afferrano per le braccia. L’eroe non vuole cedere. Si libera dalla stretta. I due rovinano a terra. Le
Amazzoni sono appostate. Pentesilea da sola raggiunge Achille non vista dall’eroe. Raggiunge il palco e
colpisce con un calcio Achille gettandolo giu dal palco. Tutte le Amazzoni lo circondano. Diomede e
Menandro dal palco guardano l’accaduto e fuoriescono da una quinta. La scena sotto al palco si
cristallizza nel momento della cattura dell’eroe con tutte le Amazzoni su Achille. Sguardo tra Achille e
Pentesilea.
ULISSE Parlate!
DIOMEDE Achille... è nelle mani delle Amazzoni. Le mura di Troia ora non potranno più
cadere
MENANDRO Un nuovo assalto delle furibonde figlie di Marte ci coglie alla sprovvista. Le
Amazzoni riescono ad accerchiare Achille che non oppone resistenza e come incantato rimane a
fissare la superba bellezza di Pentesilea.
Le amazzoni sono cristallizzate con Achille nel golfo mistico. Menandro continua il racconto muto mentre
si svolge l’azione.
Il Pelide dentro un cerchio irto di lance, dalle tenebre della battaglia si libera: dalla vetta d'un
colle viene felicemente incontro a noi; già salvo lo salutiamo in giubilo, ma la voce di colpo ci si
spegne in gola, perché la sua quadriga sull'orlo d'una balza s'impenna, quasi guardasse dal cielo
dentro un abisso orrendo. I cavalli, recalcitrando, volgono la testa indietro, verso le frustate, e nel
groviglio dei finimenti là, il nostro eroe divino cade e rimane prigioniero, come in un laccio,
dentro quel viluppo.
Achille riesce a liberarsi dalle Amazzoni con dei colpi continuando a fissare Pentesilea negli occhi. La
musica sale. Ultimo sguardo a Pentesilea e fugge
DIOMEDE Ma prima che egli abbia sciolto le loro zampe da tutti i nodi in cui sono intricate, lei,
la regina, con un nugolo di vittoriose Amazzoni, arriva al galoppo tra le rocce tagliando ogni
possibile via di scampo.
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ANTILOCO Numi!
ANTILOCO Parla!
MENANDRO Avete udito! Vano è ogni tentativo di fermarla, le sue mani con dolce violenza
respingono le donne, e perlustrando con lo sguardo quei dirupi, ella va cercando il passaggio a un
desiderio che non ha ali; poi, come una pazza, lasciate le briglia del cavallo, la vediamo
inerpicarsi su per la parete rocciosa bramosa e ardente. L'ostacolo, se ne accorge, è insuperabile;
ma come priva di senno torna indietro e riprova la scalata. S'avvicina al ciglio del burrone; ed ora
sta su un blocco di granito che la sostiene appena; le donne gridano atterrite. All'improvviso,
precipita di sotto e non si rompe il collo e non impara. All'istante si rialza e tenta ancora la
scalata.
ULISSE E poi?
DIOMEDE Le Amazzoni scoprono un sentiero che dolcemente porta sulla vetta, ella getta un
rapido sguardo a quel sentiero, e con un balzo da pantera segue la via del proprio sguardo: egli, il
Pelide, fugge, sì, coi suoi cavalli indietro, ma presto in quegli avvallamenti scompare alla mia
vista, né so che cosa sia di lui.
ANTILOCO È perduto!
ULISSE si fa ciò che comanda il cuore! Andiamo a strapparlo alla regina! Anche se si dovrà
combattere per lui fino alla morte
Achille scappa. Pentesilea lo insegue. Dal palco le Amazzoni imboccano il corridoio centrale e lo vanno
a cercare. Diomede Menandro Antiloco Ulisse che stavano sul palco li inseguono. Achille e Pentesilea
escono.
SCENA V
Entra la Gran Sacerdotessa di Diana con le sue vestali. Zania, Altenia,Lisistite e Teania . Seguono una
schiera di giovani altre fanciulle delle rose con in capo canestri di rose, e i prigionieri,tra cui il greco
Alceste, condotti da alcune Amazzoni armate: Partenia, Melea e Cripoe.
LA GRAN SACERDOTESSA Mie care, piccole vergini delle rose, vediamo ora i frutti della
vostra passeggiata! Qui, dove la fonte sgorga solitaria dalla roccia e spumeggia, sotto i pini,
siamo al sicuro: qui versate dunque davanti a me il raccolto!
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ZANIA rovesciando il canestro Ho colto queste rose, madre santa.
LISISTITE Ed io queste.
LA GRAN SACERDOTESSA Oh, quanti fiori!Un giorno così fecondo, o Diana, non ci fu mai
per la tua gente. Ma la vostra provvista è tutta qui?
ALTENIA Madre, in questi campi è più facile raccogliere prigionieri che non rose. Osserva le
mia dita, te ne prego.
ZANIA M'avventurai sull'orlo d'una rupe per cogliere una rosa solitaria. Tendo la mano,
incespico e precipito in un abisso: nel notturno grembo della morte credetti d'affondare, perduta.
Ma ebbi la fortuna di trovare laggiù una tale abbondanza di rose in fiore da poter festeggiare
dieci altre vittorie delle Amazzoni.
TEANIA Santa Sacerdotessa, io per te colsi una rosa, una sola: questa, guarda!, degna d'ornare la
fronte d'un sovrano. Pentesilea non la vorrà più bella, quando assoggetterà il divino Achille.
LISISTITE Un'altra volta, marceremo anche noi, ma, devi prometterlo, non solo per celebrare,
raccogliendo rose e intessendo corone, le vittorie materne. Questo braccio, vedi, sa già lanciare il
giavellotto, e questa fionda sa colpire nel segno. Sento che già fiorisce una corona per me... e
forse nella mischia già combatte il valoroso giovane per il quale quest'arco tenderà la corda.
ALTRE FANCIULLE DELLE ROSE in confusione Al lavoro, sì, sì! Come facciamo?
ALTENIA Noi intrecciamo la corona a Ornizia, che vinse Alceste dal cimiero insigne.
TEANIA Noi a Partenia, affinché incateni Ateneo, l'uomo dal gorgoneo scudo.
LA GRAN SACERDOTESSA alle Amazzoni armate E voi? Perché non divertite gli ospiti? Perché
così impacciate, mie fanciulle? Dovrò insegnarvi io a far l'amore? Non oserete una parola amica
con loro, stanchi come sono di combattere? Domandate se vogliono qualcosa, se di qualcosa
sentono bisogno.
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PARTENIA Non hanno bisogno, dicono, di nulla, veneranda.
LA GRAN SACERDOTESSA Se sono in collera, cercate di placarli! Per confortarli, dite ciò che
avverrà di loro, e non saranno inesorabili.
MELEA a un Greco prigioniero Vuoi tu, giovane, posare le membra su morbidi tappeti? Vuoi che
ti prepari, giacché mi sembri esausto, un giaciglio di fiori primaverili all'ombra di quell'alloro?
PARTENIA come sopra Vuoi che versi nell'acqua fresca, attinta alla fonte, il profumo più soave
dell'Oriente, per ristorarti i piedi polverosi?
CRIPOE Non vorrai rifiutare il succo dell'arancia, offerto con amore dalle mie mani.
ALCESTE Niente!
ALCESTE E me lo dici? Per noi? Volete dunque, disumane, condurci come vittime infiorate al
macello?
MELEA Ma che vi viene in mente? No! Al tempio di Diana, all'ombra delle querce, dove vi
attendono delizie senza regola e misura!
ALCESTE stupefatto, con voce repressa, agli altri prigionieri C'è mai stato un sogno roseo come
quello che si avvera qui?
Vediamo Achille e Pentesilea in due zone della sala che prendono fiato malconci e feriti. Respirano
affannosamente e non si danno pace. Vogliono continuare a combattere. Pentesilea raggiunta dalle
Amazzoni viene presa ed esce di scena. Si attiva Achille raggiunto da Menandro e Diomede sotto il palco.
E viene condotto nel campo greco dove lo aspettano sul palco Antiloco e Ulisse. Achille viene medicato
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SCENA VI
Achille, viene condotto da Menandro e Diomede al campo greco. Lo aspettano Ulisse e Antiloco
ULISSE Con tutto il cuore ti saluto, Achille! Vittorioso persino nella fuga. Per Giove! se la
nemica alle tue spalle, per il dominio del tuo spirito sul suo, stramazza nella polvere, che mai
sarà di lei se un giorno tu, divino eroe, l'affronterai a viso aperto?
ACHILLE con l'elmo in una mano, si terge il sudore dalla fronte. Due Greci, senza che se n'accorga, gli
prendono un braccio che è ferito, e glielo fasciano. Che c'è? Che dite? Siete pazzi?Questi pazzi!
ANTILOCO Achille!?
ACHILLE Ebbene?
ULISSE Ma ora, Pelide, se non hai proposito migliore, verrai con noi nel campo greco. Faremo
finta di ritirarci per attirare Pentesilea e le Amazzoni nella valle dello Scamandro dove in un
agguato, gli daremo battaglia.
ACHILLE Pentesilea
DIOMEDE Avrai notato, o eroe insuperabile, che qui si combatte in svantaggio. Fin dove giunge
l'occhio, anche il più acuto, tutte le alture sono già occupate da quelle donne.
ANTILOCO La regina?
DIOMEDE Dove?
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MENANDRO Ecco, finito.
ULISSE Stringono un ultimo nodo e lasciano libero il braccio. Hai udito, Pelide, ciò che ti abbiamo
detto?
ANTILOCO Secondo i piani si vorrebbe attirare la regina delle Amazzoni fino alla rocca dei
Troiani ove, nel mezzo delle opposte schiere, dovrà decidere con chi allearsi: o agli uni, o agli
altri. Scelga chi vuole, sapremo almeno cosa fare.
MENANDRO Confido, Achille, che nella tua suprema saggezza, seguirai questa sapiente
decisione.
ACHILLE rimettendosi l'elmo So d'esser uomo, io, e se dei nostri nessun altro lo fa, voglio
affrontare io queste donne. Cosa voglia da me quella divina, lo so io: L'ora dell'amore non è
lontana; ma dovessi corteggiarla per più lune, per anni interi, non tornerò a mani vuote al campo,
ve lo giuro, se prima non la farò mia sposa e non la potrò trascinare per le strade, la testa nella
polvere, la fronte incoronata di ferite mortali. Andate pure, vi seguirò nel campo degli Achei.
Andiamo, via!
ANTILOCO È pazzo.
Tutti escono
SCENA VII
Asteria, Gran sacerdotessa, Megaride. Zania, Lisistite, ALTENIA, Teania. In un altra zona del palco
Pentesilea, Protoe e Meroe
ASTERIA veneranda, l'intero esercito qui vicino si prepara alla battaglia decisiva!
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ASTERIA La festa... A chi ne ha dato mai l'incarico?
ASTERIA Dove? quando? È pronta, vi dico, la regina, alla battaglia col Pelide
LA GRAN SACERDOTESSA Che vuole ancora, per gli dèi del cielo!, che vuole conquistare se
abbiamo abbastanza prigionieri per la festa delle rose?
ZANIA O dèi!
LISISTITE Ecco, ecco, dallo squarcio delle nubi nere, con un gran fascio di luce, il sole
illumina il capo del Pelide!
LA GRAN SACERDOTESSA Che importa al nostro popolo del Pelide Achille? Perchè la figlia
di Ares, nostra regina, vuole combattere ancora solo per quell’uomo?
ASTERIA Alla testa di tutte le vergini, nell'armatura d'oro scintillante, tutta bramosa di
combattere, danzava incontro al Pelide. Sospinta da gelosia vorace, pareva volesse superare nella
corsa il sole che bacia la giovane fronte di Achille.
ASTERIA Oh sì, tutte noi Amazzoni tentammo, Protoe fece l'estremo tentativo per ricondurla a
Temiscira. Ma fu sorda alla voce della ragione: sembra che le frecce di Cupido le abbiano ferito
il giovane cuore.
LA GRAN SACERDOTESSA Che dici? La regina, dicevi? No, impossibile, mia cara...
MEGARIDE Arrivai troppo tardi. Perdona, madre santa. Nel mare tumultuoso delle donne,
appariva a tratti e non potei raggiungerla. Trovai però un istante Protoe...
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La scena si cristallizza sul palco. Dal fondo della sala si sentono i versi della lotta tra Achille e
Pentesilea che si trascina fin sotto il palco. si scontrano, due fulmini guizzanti dalle nubi; le aste, più
fragili dei petti, vanno in schegge; lui rimane ritto e lei, Pentesilea, nell'ombra della morte, esposta alla
vendetta, davanti a lui si torce nella polvere giacendo sulla scala centrale. Arrivano le Amazzoni, si
dispongono ai lati e guardono atterrite la Regina morente. Pentesilea morente guarda Achille, poi
reclina il capo
ACHILLE Dei! quale sguardo della morente mi ha colpito! Pentesilea! », la chiama, e la solleva
tra le braccia, a gran voce maledice il proprio gesto, e coi lamenti la richiama in vita. Nooo, come ho
potuto che gli Dei mi ascoltino! Vivi, vivi!
Pentesilea grazie al sentire potente del divino Achille torna a vivere. Respira, Achille è stupito dal suo
stesso potere. Ne approfittano Protoe e Meroe che strappano la regina dalle braccia del Pelide scioccato.
Si allontanano. Achille rimane a fissarle in stato catatonico
ACHILLE è viva, Pentesilea, è viva... ancora viva. Amiche, restate! Achille vi promette eterna
pace!
Protoe e Meroe, seguite dalle Amazzoni portano Pentesila verso l’uscita laterale del teatro in sala.
Protoe e Meroe si rivolgono a Megaride
PROTOE Va' dalla tua sacerdotessa e invitala a pregare in ginocchio che sia troncata presto
quella testa, ché altrimenti non ci salveremo, né lei né noi!.
MEROE non per mano del nemico che affronta sul campo, ma vittima di quello che ha nel cuore
tutte ci trascina nell'abisso
MEGARIDE Achille getta la spada, getta lo scudo, si toglie dal petto la corazza e con passo
audace segue la regina, come sapesse, il folle temerario, che la sua vita è sacra alle nostre frecce.
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SCENA VIII
Entra Pentesilea, condotta da Protoe e Meroe, con seguito. Gran sacerdotessa con Zania ALTENIA
Lisistite Teania. Entrano Partenia, Melea e Cripoe
PENTESILEA Per lacerarmi così il petto, Protoe! perché piano, al vento della notte, mi sussurra
il mio nome?
PROTOE Allontanarti?
PROTOE Deve compiersi qui ciò che non oso esprimere a parole?
PENTESILEA È colpa mia, se qui sul campo di battaglia devo lottare per il suo amore? Che cosa
voglio se gli levo contro la spada? Precipitarlo forse nell'Averno? Voglio soltanto, eterni numi,
stringerlo al seno!
PROTOE Vaneggia...
PENTESILEA sforzandosi di star calma Sì, sì, come volete. E sia! Voglio stare calma, devo
dominare questo mio cuore.Avete ragione. Andiamo via! Quella felicità, lo confesso, mi sarebbe
piaciuta; ma non per questo voglio dare l'assalto al cielo. Ora torniamo in patria a Temiscira.
PROTOE Mia regina, tre volte benedetta la tua parola di sovrana! Vieni! tutto è già pronto per la
fuga.
PENTESILEA vedendo le corone di rose nelle mani delle fanciulle, con improvvisa vampa al viso Ah!
chi comandò di cogliere le rose?
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PENTESILEA Se non chi?
LISISTITE raccogliendo le rose La primavera, per più miglia intorno, non ti darà più nulla.
PENTESILEA Inaridisca pure primavera! Possa la terra squassarsi come una di queste rose!
TEANIA È perduta!
MEROE Tu indugi?...
PENTESILEA L'avete udito. Non mi reggo in piedi. Devo spezzarmi le ginocchia? Via,
lasciatemi!
PENTESILEA Lasciatelo venire! Lasciate che, riversa, mi trascini verso le sue tende, che questo
corpo fresco, pieno di vita, sia da lui gettato in mezzo ai campi, come pasto mattutino ai cani,
agli uccelli. Meglio essere polvere che donna senza fascino.
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PROTOE Mia regina!
PENTESILEA strappandosi i monili dal collo Via, fronzoli dannati! Infame quella mano che
stamane mi ornava alla battaglia, e la parola che perfidamente presagiva vittoria! Con gli
specchi, di qua, di là, le ipocrite stavano intorno a me, elogiando le mie snelle membra!
PROTOE Sarebbe questa, eterni dèi, la calma che poco fa il tuo labbro prometteva?
GRECI dietro le quinte Pelide, avanti, avanti! In alto il cuore! Ancora pochi passi e sarà tua!
PROTOE Sorella, vita mia! Non vuoi proprio fuggire? Pentesilea, col viso rigato di lacrime,
s'appoggia a un albero. Protoe, improvvisamente commossa, le si siede accanto. Come vuoi. Se non
puoi, se non vuoi... E sia. Non piangere. Resto con te. Ciò che non è possibile, ciò che è al di là
delle tue forze, e proprio non puoi fare, non vogliano gli dèi che io te lo chieda. Andate, andate,
vergini, tornate in patria. La regina ed io restiamo qui.
LA GRAN SACERDOTESSA No, perché nessun fato esterno la trattiene, solo il suo stupido
cuore
PROTOE È questo il suo destino! Cosa mai la domini, lei sola può saperlo. Ogni cuore che ama
è un enigma. Perché piangi? Che hai?
PROTOE Dove?
PENTESILEA Qui.
PROTOE Andresti a Farso, dove troveresti riunite tutte le tue milizie ora disperse. Così ho
ordinato. Là riposeresti e, curate le ferite, riaccenderesti la guerra delle Amazzoni.
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PENTESILEA Ah, se potessi... se fosse possibile! ... Ho fatto quanto può la forza umana... Devo
pur rendermene conto... comprendere che ho perduto.
PROTOE No, no, cuore mio dolce, non crederlo. Non stimare così poco le tue forze.
PENTESILEA con un gesto vivace Se fossi rapida... Ahimè, c'è da impazzire. Il sole dov'è?
PROTOE Là, sopra il tuo capo. Potresti giungere là a Farso prima che faccia notte. All'insaputa
dei Greci, stringiamo un patto coi Troiani, e in silenzio scendiamo in riva al mare, alle navi di
quelli; nottetempo, a un segnale vanno in fiamme e il campo è assalito, l'esercito incalzato da due
parti, smembrato, sciolto, disperso ed inseguito, catturato, e incoronati quelli scelti da noi.
PENTESILEA che intanto ha guardato fissamente il sole Poter fendere l'aria con fruscianti ali
distese!
PROTOE Che?
PENTESILEA Troppo alto, lo so, troppo alto. Entro cerchi di fiamma eternamente lontani egli
volteggia intorno al mio cuore bramoso.
PROTOE Ti alzi, regina? Ebbene, sii un gigante! Non ti piegare, neppure se tutto l'Averno ti
gravasse sulle spalle. E lasciati spaccare giù fino ai piedi, ma non vacillare più. Vieni.
MEROE Vieni!
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PENTESILEA Ancora questo, amiche. E sarei folle, ammetterete, se nel vasto regno del
possibile non lo tentassi.
PENTESILEA guardando nel fiume Stolta che sono! Eccolo qui ai miei piedi! Prendimi.
LA GRAN SACERDOTESSA alle sacerdotesse Andiamo, andiamo! Via! Il nostro posto non è
nell'infuriar delle battaglie!
La Gran Sacerdotessa esce con le sacerdotesse e con le fanciulle delle rose. Buio
SCENA IX
Sul palco. Una schiera di Amazzoni, con l'arco nelle mani, e le precedenti. Il capannello di Amazzoni
rimaste intorno a protezione di Pentesilea ruota intorno alla regina. Achille è già vicino alle Amazzoni.
PROTOE affaccendata intorno alla regina Scagliate sopra di lui mille saette! Ma state attente a non
colpirlo a morte!
PARTENIA Affinché infilzi il cuore e se lo porti, come una foglia, in volo ...
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CRIPOE A morte! addosso! Lanciano i dardi al di sopra della sua testa.
ACHILLE Lasciate! via! Colpiscono assai meglio i vostri occhi. Non scherzo. Per gli dèi! Sono
ferito nel mio intimo, lo sento. E disarmato nel corpo e nell'anima, mi prostro davanti ai vostri
piccoli piedi.
LA QUINTA AMAZZONE entra colpita da un giavellotto lanciato da dietro le quinte Ah, dèi del
cielo! Cade.
MELEA Il temerario!
PROTOE È spirata.
ACHILLE Dunque? Per chi queste frecce, donne? Non certo per questo petto inerme, vero?
MEROE E intorno cadono le nostre. Che fare?
PARTENIA Avanziamo!
PARTENIA Spaventoso!
SCENA X
Entra, dal lato opposto, Diomede con gli Etolii. Poco dopo anche Ulisse, dal lato di Achille, con
l'esercito.
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PROTOE O divina Diana, salvaci! È finita! Aiutata da alcune Amazzoni, riporta la regina sul
proscenio.
MEROE alle Amazzoni in fuga Ferme! Quale follia? Che fate? Protoe, guarda!
ULISSE Addosso!
ACHILLE respingendolo Non esce vivo di qui chi tocca la regina! ... È mia, via di qua! Che
volete voi altri? Dammela!
ACHILLE prendendo la regina fra le braccia Nulla... A Diomede. E tu, Diomede, va' a sconfiggere
quelle donne. Io resto qui un momento solo. Va'! Non ribattere! Per lei sono pronto ad affrontare
l'inferno! La depone al piede d'una quercia.
ULISSE Bene. Venite, prima che le donne si ricompattino di nuovo! Ulisse e Diomede escono con
l'esercito dalla parte delle Amazzoni.
SCENA XI
PROTOE Con fatica si sollevò dal colpo che le aveva straziato il petto. Ma fosse la ferita delle
membra, fosse il dolore dell'anima oltraggiata, non seppe sopportare d'esser vinta da te; le gambe
esauste le vennero meno, e pronunciando con labbra esangui parole deliranti, mi cadde
nuovamente tra le braccia.
PROTOE Dèi del cielo, non è ancora giunta la sua ora? Oh, com'è da compiangere!
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ACHILLE Respira.
PROTOE Pelide, se conosci la pietà, se nel tuo petto vive un sentimento, se non la vuoi uccidere,
concedi ciò che ti chiedo.
PROTOE Allontanati, e fa' che non ti veda quando si desta., e fa sì che nessuno, le dica di essere
tua prigioniera
PROTOE Non chiedere! Se con speranza e gioia ora ritorna alla vita, non sia chi l'ha sconfitta la
prima e triste immagine che le si presenta agli occhi! Se come vuole la sua sorte, dovrà finire
dolorosamente per salutarti come prigioniera, non pretenderlo, ti scongiuro, prima che la sua
mente sconvolta sia preparata a questo.
ACHILLE Io la vorrei veder morire, così come ho visto morire Deifobo, il figlio di Priamo.
PROTOE Che dici mai, crudele? Vuoi, nella tua ferocia, straziare questo giovane corpo, ornato
di beltà come di fiori una bambina?
ACHILLE Oh, numi, come! Come l'uomo ama la donna; castamente, e tuttavia col cuore
traboccante di desiderio, con innocenza, eppure con la voglia di far sì che lei la perda. Voglio
fare di lei la mia regina.
PROTOE Per gli dèi dell'Olimpo, dillo ancora! ... Tu vuoi? Divino, lascia che ti baci i piedi! Ma
guarda! Ora apre gli occhi...
ACHILLE Si sveglia...
PROTOE Presto, Non farti vedere da lei, nasconditi! E, ti scongiuro, non mostrarti prima che io
ti chiami. Prometti? La sua anima è imprevedibile.
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SCENA XII
Pentesilea. Protoe. Achille. Seguito di Amazzoni.
PROTOE Non riconosci più la voce di tua sorella? Sospiri? Che t'angoscia?
PENTESILEA Ah, Protoe, quale tremendo sogno ho fatto! Com'è dolce, e mi viene da piangere,
svegliarmi e sentir battere lo stanco, tormentato mio cuore contro il tuo cuore di sorella! Mi è
parso che in un orrido tumulto mi colpisse la lancia del Pelide: egli, balzato da cavallo, mi
prende trionfante tra le braccia robuste, mi solleva, io tento invano d'impugnare la spada, sono
prigioniera e tra risa di scherno sono trascinata verso le sue tende.
PENTESILEA Che io sia dannata se dovessi patire tanta vergogna, amica mia, dannata se
dovessi accogliere chi io non abbia conquistato con onore e impugnando la spada!
PROTOE Non sei forse sul mio petto fedele? Qualunque sia il destino che ti è imposto,
l'affronteremo insieme, noi due. Fatti animo!
PENTESILEA Che cosa mai richiede ora la calma? Te l'ho detto, era soltanto un sogno. O non è
così? Era forse tutto reale? Parla! Ove sono le altre guerriere? E dov'è Meroe, dove Megaride? Si
volta e vede Achille. Orrore! Il mostro è dietro di me. Ma adesso la mia mano è libera... Brandisce il
pugnale.
PENTESILEA Sei pazza? Vuoi che metta il piede sul mio collo!
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PENTESILEA Come?
ACHILLE che intanto si è fatto avanti Anima e corpo, eccelsa regina. Pronto a passare il resto della
vita nelle catene dei tuoi sguardi. Pentesilea si prende il viso fra le mani. Eccomi senz’armi,
disarmato, son qui ai tuoi piedi. Piega un ginocchio davanti a lei.
PENTESILEA dopo breve pausa Allora io ti saluto, fresco fascino della vita. Via, cuore mio,
questo sangue accumulato che, quasi aspettando che lui venisse, urge dentro i miei seni! Alati
messaggeri del piacere, succhi di giovinezza, circolate, scorretemi esultanti nelle vene. il giovane
Pelide è mio, è mio!
PENTESILEA Ora, Protoe, aiutami a gioire, ad esultare, amica mia; inventa, sorella, escogita i
modi per celebrare una festa più divina di quella dell'Olimpo. Protoe, lascia che il mio cuore,
come un fanciullo si immerga un poco in questo fiume di piacere. Meroe, dove sei? Asteria?
Megaride!
PROTOE con commozione repressa Guardati intorno, illusa: dove siamo? dov'è il popolo, le
sacerdotesse? dove Asteria e Megaride, dove Meroe?
PENTESILEA Fa cenno a un'Amazzone e questa esce. Chiamate le fanciulle delle rose! Scorge
alcune rose per terra. Si passa una mano sulla fronte. Oh, quel mio brutto sogno! È stata qui la Gran
Sacerdotessa di Diana?
PROTOE Raccolgo questi fiori profumati e ne intreccio la corona per Achille. Vuoi?
ACHILLE si accosta furtivo a Protoe Che significa questo? Parla! Voglio saperlo.
PROTOE Un istante, magnanimo, ti chiedo ancora pazienza... poi vedrai. Intrecciate le corone,
Pentesilea scambia la sua con quella di Protoe.
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SCENA XIII
Pentesilea. Protoe. Achille.
PENTESILEA Vieni ora, dolce figlio della dea, adagiati ai miei piedi ... di più, avanti, coraggio!
... Non avrai paura di me?... Ti sono forse odiosa perché ho vinto? Dimmi, temi colei che ti ha
gettato nella polvere?
ACHILLE vengo ai tuoi piedi, come si aprono i fiori alla luce del sole.
PENTESILEA Hai detto bene. Considerami dunque il tuo sole. O Artemide, ma sei ferito!
PENTESILEA Ti prego, Pelide, non credere che io abbia mai insidiato la tua vita. Sì, con gioia ti
ho colpito, ma quando tu cadesti questo cuore provò invidia del suolo che ti accolse.
PENTESILEA Taci, presto lo saprai! Lascia che ti cinga con questa corona di rose il collo e le
spalle...Cosa respiri?
ACHILLE L'aroma delle tue labbra soavi. Gli pone ancora una corona sul capo e si ritrae.
PENTESILEA Di'! Che cosa ti commuove? Non stai bene? Non fosti tu colui che sotto le mura
di Troia abbatté il più grande dei figli di Priamo, Deifobo?
PENTESILEA Ebbene, questo bacio, indomito guerriero, ti rende mio. A me, a me, giovane dio
di guerra, tu appartieni
ACHILLE E tu che discendi a me, visione fulgida, come si fosse aperto il firmamento, tu,
mistero, chi sei?
PENTESILEA Io sono la regina delle Amazzoni. La mia stirpe si dice generata da Marte, Otrera
fu mia madre, il popolo mi chiama Pentesilea.
ACHILLE Pentesilea.
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PENTESILEA Così ti ho detto. La libertà ti dono. Potrai mettere piede, come t'aggrada, nello
stuolo delle vergini. Altra catena, leggera come un fiore, eppur più salda del bronzo, che ti
stringa eternamente a me, intendo gettarti intorno al cuore. Noi ora partiamo per Temiscira. Le
mie ancelle, sino al nostro arrivo, ti serviranno. Soltanto a Temiscira, figlio di Teti, potrò
dedicarmi totalmente a te, con tutto il cuore.
PENTESILEA A Temiscira
ACHILLE Donna meravigliosa, che mai ti spinge ancora, armata di metallo da capo a piedi,
come una Furia, contro la gente greca?
PENTESILEA Ahi, figlio della Nereide, a me non m'è concesso di scegliere l'uomo amato; né
stringerlo al seno e confessarmi innamorata. Devo cercarlo invece sul cruento campo delle
battaglie, il giovane che il mio cuore ha scelto, ed afferrare con le braccia armate chi accoglierò
su questo seno tenero.
ACHILLE Ancora non m'hai svelato l'intero enigma. Questo superbo regno femminile, sorto
senza l'ausilio dei maschi, come fece a riprodursi in assenza di uomini?
PENTESILEA Quando, secondo i calcoli annuali, la regina desidera colmare i vuoti aperti dalla
morte, convoca le donne più fiorenti. Sorridi?
ACHILLE Alla tua bellezza. Ero distratto, scusa. Stavo pensando se mai fossi discesa a me giù
dalla luna.
PENTESILEA dopo una pausa Quando, secondo i calcoli annuali, la regina desidera colmare i
vuoti aperti dalla morte, convoca le donne più fiorenti, da ogni dove, a Temiscira, e nel tempio di
Diana invoca per il loro giovane grembo la casta fecondazione del dio Marte. Quella cerimonia,
celebrata in silenzio, la chiamiamo la festa delle vergini fiorenti. Il dio, ci indica un popolo forte
e casto che a lui subentri e lo sostituisca. Non appena sono noti nome e sede di quel popolo, noi
Amazzoni guerriere come una bufera infuocata, irrompiamo fulminee tra la popolazione e i più
maturi dei caduti, come semi d'un frutto divino, in un soffio li portiamo fino in patria, nel tempio
di Diana, alla nostra Festa delle rose. Al tempio, pena la morte, nessuno può avvicinarsi tranne
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quelle spose di Marte ... finché il seme stesso non sia sbocciato; e, solo allora, carichi di doni,
come sovrani, li rimandiamo a casa loro. Che cosa sogni?
ACHILLE Io?
PENTESILEA Tu.
ACHILLE distratto più, di quanto possa dirti a parole. Pensi di rimandare dunque anche me?
ACHILLE Non capisco perché tu abbia inseguito proprio me. Sembrava che tu mi conoscessi.
PENTESILEA Certo.
ACHILLE Come!
PENTESILEA Ebbene, lo saprai. Mia madre Otrera, mi elesse tra le spose di Marte. Le
principesse di nascita regale non intervengono spontaneamente alla festa delle rose; quando le
vuole, il dio le chiama, riguardoso, per bocca della Gran Sacerdotessa. Tenevo appunto tra le
braccia, pallida e morente, mia madre, quando arrivò solenne nel palazzo il messaggio di Marte
con l'invito a partire per Troia e condurre in patria, con la corona in fronte, il dio. “Va', mia dolce
creatura!” Disse mia madre , “Al Pelide imporrai la tua corona. Sii madre lieta e fiera, come me”
E, stringendomi le mani, spirò. Cosparso il suo sarcofago dei fiori più profumati, mossi con lo
stuolo delle Amazzoni verso la dardania rocca, a compiacere non tanto il grande dio Marte che
mi aveva chiamata là, quanto l'ombra di mia madre Otrera.
ACHILLE E poi?
PENTESILEA Via via che m'avvicinavo allo Scamandro, Oh, Pelide! Il pensiero costante alle
mie veglie, il mio sogno ricorrente fosti tu.
PENTESILEA Ma quale fu il mio turbamento quando infine ti vidi! Al tuo passaggio rimasi
abbagliata... Allora, Pelide, intuii la natura del sentimento che m'ardeva in petto: m'aveva colpito
il dio dell'Amore. E proprio allora decisi che ti avrei conquistato oppure sarei morta, ed ora ho
avuto in sorte la possibilità più dolce. Che guardi?
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Si ode un lontano fragore d'armi. Protoe interviene
PROTOE piano, ad Achille Figlio della dea, ti prego: spiegale l'inganno senza indugio!
PROTOE piano, ad Achille Per lo Stige, è Ulisse! I tuoi cedono al forte urto di Meroe.
ACHILLE con forzata allegria Tu mi partorirai il dio della terra! Però io non ti seguo a Temiscira;
verrai tu invece alla fiorente Ftia: là, conclusa la guerra del mio popolo, ti condurrò esultante e,
me beato, ti porrò sopra il trono dei miei padri!
PENTESILEA Il fragore continua. Come, cosa hai detto? Non comprendo. Ma che succede?
ACHILLE Nulla, mia regina, nulla. Non spaventarti. Per volere d'Amore sono tuo, e porterò per
sempre questi ceppi... ma in virtù delle armi tu sei mia; non io ai tuoi piedi, ma tu ai miei cadesti,
quando sul campo ci scontrammo in armi.
ACHILLE Via, diletta, neppure Zeus può mutare ciò ch'è stato. Cerca di dominarti! la tua sorte
in eterno è decretata; tu sei mia prigioniera
SCENA XIV
DIOMEDE Pelide, vieni! La volubile sorte della guerra fa di nuovo vincenti le Amazzoni.
ANTILOCO Stanno arrivando a valanga, e la loro parola d'ordine è: « Pentesilea! ».
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ACHILLE si alza e si strappa le corone A me le armi. Voglio annientarle!
DIOMEDE Dove?
PENTESILEA fuori di sé Zeus, perché non mi colpisci con una folgore? Figlio della Nereide, tu
non mi vuoi seguire a Temiscira dunque? Vieni, ché ancora non ti ho detto tutto.
PENTESILEA A Temiscira, amico!, a Temiscira, ti dico! E fosse pure Ftia la sede dei beati, non
verrò. A Temiscira, dove il tempio di Artemide si innalza tra le vette!
SCENA XV
Ulisse e Diomede con l'esercito, e i precedenti.
ULISSE attraversando la scena Fuggi di qua, eroe dei Dolopi! via da questo luogo! L'unica strada
che rimane aperta te la stanno chiudendo ora le Amazzoni. Via! Esce.
ACHILLE ai Greci che lo servono Portatemi lo scudo! a me la lancia! Gridando, poiché la regina fa
resistenza. Pentesilea!
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SCENA XVI
ULISSE Le Amazzoni tendono l'arco. Fuggi, dissennato!... Questo non è più luogo per queste
pazzie! Seguitemi! Trascina con sé Achille. Tutti escono.
SCENA XVII
PENTESILEA dopo una pausa Maledetta mi sia questa vittoria ignominiosa, maledetta ogni
lingua che la celebra, dannata l'aria che la diffonde! Non m'avevano le sorti della guerra,
aggiudicata a lui? Achille!
LA GRAN SACERDOTESSA regina, non basta che tu abbia cercato l'avversario sul campo di
battaglia, non basta che tu, invece d'atterrarlo, ti sia fatta sconfiggere, non basta che tu l'abbia,
per giunta, incoronato di rose, ma monti in collera contro il tuo popolo fedele che ti viene a
spezzare le catene, e osi richiamare il vincitore! Sia come tu vuoi, figlia di Tanai! Puoi volgere i
tuoi passi ove preferisci. In nome della nostra gente ti perdono il gesto inopportuno. A noi però,
regina, a noi concedi di abbandonare la lotta e far ritorno a Temiscira;
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PROTOE Tu lo sai, fino alla morte... Tremi, mia regina?
PROTOE Chi?
SCENA XVIII
Menandro e le precedenti.
PENTESILEA con fievole gioia Da parte del Pelide! Che cosa avrà da dirmi? Protoe, digli
che vada via!
MENANDRO Regina, a te mi manda Achille, il figlio della Nereide, e per mia bocca ti annunzia
che poiché desideri condurlo prigioniero nel paese dei tuoi padri e poiché anch'egli è punto dalla
voglia d'avere te in quello dei padri suoi, egli ti sfida a scendere ancora sul campo con lui per
uno scontro a morte, affinché possa la spada, decidere, al cospetto degli dèi giusti, chi dei due sia
degno, per loro sacro giudizio, di mordere la polvere davanti all'avversario. Hai voglia di
affrontare questa ultima sfida?
PENTESILEA con fugace pallore Ti sciolga il fulmine la lingua, prima che tu possa ancora
parlare, A Protoe: Ripeti tu, parola per parola.
PROTOE tremando Il figlio di Peleo, credo, lo invia e ti sfida ad affrontarlo in campo aperto.
Rifiutati e digli: « No! »>.
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PENTESILEA Non è possibile!
PENTESILEA Perché son troppo debole per affrontarlo, crede di potermi sfidare in battaglia?
Questo seno fedele lo commuove solo quando la sua lancia affilata l'abbia straziato? Quelle mie
parole sussurrate furono solo musica alle sue orecchie? Ho forse incoronato un cuore di pietra!
PENTESILEA accesa Ebbene, sia! Ho trovato la forza di affrontarlo. Stramazzi nella polvere!
PENTESILEA Voglio misurarmi con lui: e mi colpisca al cospetto dei Celesti, che invoco, e
delle Furie!
Menandro esce
PENTESILEA trattenendo le lacrime Venerabile madre, sta' tranquilla! Tu non mi avrai parlato
invano.
PROTOE Impossibile!
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PENTESILEA s'inginocchia, con tutti i segni della pazzia Te, Marte, invoco, te, tremendo
fondatore della mia stirpe! Oh, concedimi il tuo bronzeo carro, affinché io vi ponga il piede e,
afferrate le redini, percorra la campagna, e come un fulmine da nubi di tempesta, fracassi il capo
a questo Greco!
PENTESILEA No, qui non sono ancora convenute le Furie. Ananke, seguimi! Seguitemi, voi
tutte! Esce con tutto lo stuolo tra l'infuriare del temporale.
GRAN SACERDOTESSA pallida come un cadavere O dèi, che sorte ci avete decretata?
Escono tutte.
SCENA XIX
Achille. Diomede. Poi Ulisse, e Menandro
ACHILLE Senti, Diomede, fammi questa grazia: non dire nulla di ciò che ti confido a Ulisse,
quando lo vedo torcere le labbra, mi nausea e mi ripugna.
DIOMEDE Pelide, è proprio vero? Hai inviato Menandro con una folle proposta dalla regina?
ACHILLE Amico, ti dirò: ma tu, intendi bene?, non replicare nulla, nulla! Questa meravigliosa
donna, metà Furia e metà Grazia, mi ama ... e a dispetto di tutte le donne greche, per lo Stige e
per l'intero Averno, l'amo anch'io.
DIOMEDE Come?
ACHILLE Sì. Ma per un capriccio, che le è sacro, vuole che io sia sconfitto da lei in duello;
prima non mi può stringere al suo seno. Per questo mandai...
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ACHILLE dopo una pausa Che cosa voglio dunque? È forse mostruoso ciò che voglio?
ACHILLE lei non mi farà nulla, dico! La voglio assecondare per un ciclo della luna, non di più:
Poi sarò libero, come ho saputo da lei stessa, e se mi seguirà, sarei felice d'insediarla sul trono
dei miei padri. Entra Ulisse.
ULISSE Achille, hai sfidato la regina? Intendi far correre un nuovo rischio alle schiere, stanche
come sono, dopo tanti fallimenti?
DIOMEDE No, niente rischi, amico, né battaglie. Vuol darsi prigioniero a lei, nient'altro.
ULISSE Vuole...
ACHILLE dominandosi Ulisse, frena il tuo labbro. Tutto questo mi accende d'ira e, giusti numi,
fin giù ai pugni mi sento fremere.
ULISSE voglio sapere se il mio orecchio sente o no! vuole consegnarsi prigioniero alla regina?
DIOMEDE Appunto.
ULISSE E questa nostra guerra per Elena, davanti alla dardania rocca, il folle la vuole
abbandonare, come un gioco da bambini, perché gli si è mostrato qualcosa di allettante?
ACHILLE Sì, per lo Stige, per l'Ade e per l'intero mondo degli inferi, e per ogni altro luogo,
faccio sul serio: in quel tempio di Diana voglio entrare!
ULISSE a mezza voce, all'orecchio di Diomede, non permettere che ci lasci, se vuoi farmi piacere.
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DIOMEDE Se voglio: lo credo bene! Ma tu, allora, fammi il piacere e prestami le braccia.
MENANDRO Ha accettato, Pelide, e già s'avvicina, armata, con tutto l’esercito delle Amazzoni
al seguito, che siano intenzionate a combattere non saprei.
ACHILLE Non fa che agire secondo l'uso. Seguitemi. Ma com'è astuta, eterni dèi!
DIOMEDE È impazzito!
Tutti escono.
SCENA XX
Grand sacerdotessa, Partenia, Melea e Cripoe, Zania, Altenia,Lisistite e Teania. Poi Meroe
ZANIA Ma Veneranda!
GRAN SACERDOTESSA Sì, quella sciagurata! Braccia umane non bastano a trattenerla!
GRAN SACERDOTESSA Travolse nella polvere tre vergini, che avevamo mandato per
trattenerla: Meroe, scongiurandola fu cacciata dai cani sguinzagliati. E quando mi accostai, già
da lontano si chinò a raccogliere con le due mani una pietra, guardandomi furente: ero perduta se
non fuggivo tra le altre.
TEANIA Tremendo!
ZANIA Spaventoso!
ALTENIA O dèi!
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GRAN SACERDOTESSA Perciò, figlie di Marte, che sia legata e ricondotta in patria per vedere
se sia ancora possibile salvarla.
PARTENIA Entrando Vittoria! Vittoria! Vittoria! Achille cade! L'eroe è catturato! La vincitrice
coronerà di rose la sua fronte.
Pausa.
PROTOE madre santa, grida di trionfo, quali non udì mai la mia letizia.
MELEA Pentesilea, insieme ai cani inferociti, ella che pure uscì da un grembo umano, strazia e
dilania le membra del Pelide!
ZANIA Spaventoso!
CRIPOE scende dal rialto ed ecco giunge a noi, bianca come un cadavere, la parola dell'orrido
mistero.
SCENA XXI
Asteria, Megaride Meroe e le precedenti.
ASTERIA O voi, sante sacerdotesse della dea Diana, e voi, figlie di Marte, udite!
MEROE Lo sapete: ella, che d'ora in poi non avrà più nome, muoveva incontro al giovane che
amava, affrettando, nello sconvolgimento dei suoi giovani sensi, con gli orrori della battaglia, il
desiderio ardente di possederlo. Il Pelide preso anch’egli da quella giovinezza, voleva seguirla
sino al tempio di Diana; le viene incontro, pieno di soavi presentimenti, e alle sue spalle lascia i
fidi amici.
MEGARIDE Ma ora, vedendo la truce minaccia piombargli addosso - a lui che solo per finta,
ingenuo, s'era armato d'una lancia, stupisce, volge il collo snello, e ascolta, corre atterrito, ferma
il piede e fugge!
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ASTERIA << Ulisse! », chiama con voce strozzata, si guarda intorno terrorizzato e grida:
«Antiloco! », e vuole rifugiarsi tra gli amici; ma ecco, un manipolo di Amazzoni gli sbarra il
passo, egli alza le mani al cielo, poi s'acquatta e si nasconde, l’infelice.
MEROE Intanto avanza la regina, esplorando dall'alto, come fosse a caccia, e nel momento in
cui, egli sta per abbracciarle le ginocchia, la regina tende l'arco e mira, e scocca, e con il dardo
gli trapassa la gola. Egli cade, e un urlo di vittoria s'alza selvaggio dalla calca intorno.
MEGARIDE Ma è ancora vivo, quello sventurato, e con la lunga freccia che gli ha trapassato il
collo, si alza rantolando, ricade, si solleva ancora e fugge; ma lei piomba, piomba addosso a lui,
o Diana! con tutta la muta dei cani.
ASTERIA L'afferra per il cimiero, come una cagna in mezzo al branco, e questo addenta il petto,
quello il collo, e lo atterra facendo rimbombare il suolo intorno.
MEROE Lui, rotolandosi nel proprio sangue purpureo, tocca il dolce viso e dice: «Pentesilea,
mia sposa, che mi fai? Sarebbe questa la festa delle rose che tu mi promettesti?».
MEGARIDE Ma lei, una leonessa, gli strappa la corazza, affonda i denti in quel suo petto
bianco, in gara col resto dei cani. Quando arrivai, il sangue le sgocciolava dalla bocca e dalle
mani.
Pausa d'orrore.
GRAN SACERDOTESSA Non è figlia d'Otrera. Nel palazzo a Temiscira la partorì la Gorgone!
Pausa.
MEGARIDE Ora è là presso la salma che la muta annusa, e, l'arco vittorioso sulle spalle,
SCENA XXII
Pentesilea. La salma di Achille coperta da un drappo rosso. Protoe e altre. Grand sacerdotessa,
Partenia, Melea e Cripoe, Zania, Altenia,Lisistite e Teania
PARTENIA Eccola, donne! Viene, tremenda, non incoronata d'alloro, ma d'ortiche portando
l'arco in festa sulle spalle
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PROTOE abbracciando la Gran Sacerdotessa Oh, madre mia!
TEANIA Guarda!
GRAN SACERDOTESSA Che vuoi da me? Ombra, unisciti ai corvi! Via di qua, tu, mostro! Il
tuo sguardo spegne tutta la mia pace. Figlia dell'Ade, via di qua, ti dico! Prendete questo velo e
ricopritela!
ALTENIA Ecco, voleva che il Pelide fosse posto ai piedi della Sacerdotessa d'Artemide.
GRAN SACERDOTESSA Perché qui? Perché questa spoglia davanti a me? La coprano
montagne inaccessibili e, con lei, seppelliscano anche il ricordo del tuo misfatto! A te non più
donna, come ho da chiamarti? ho forse chiesto io questo sterminio? Se un mite rimprovero, da
labbra amorose, induce a simili orrori, vengano le Furie ad insegnarci la clemenza!
GRAN SACERDOTESSA Protoe, va', va', ti prego, portala via, non posso più guardarla. Fa'
presto!
CRIPOE La misura.
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ZANIA Sembra la freccia con cui l'ha trafitto.
Pausa. Pentesilea si inginocchia rigida. Lascia andare la freccia che ha trafitto il Pelide. Le lacrime
rigano gli occhi.
ALTENIA Dunque, se Protoe non la vuol soccorrere, dovrà perire qui nel suo dolore.
Protoe esprime una violentissima lotta interiore, poi le si avvicina e parla con voce sempre rotta dal
pianto.
PROTOE Non vuoi fermarti qui, regina? Non vuoi riposare sul mio seno fedele? Molto hai
lottato in questo giorno tremendo, e molto hai sofferto... Vuoi, dopo tanto soffrire, riposare sul
mio seno fedele?
Pentesilea si guarda intorno, come a cercare un sedile. Protoe la accompagna a sedersi. Pentesilea,
presa per mano da Protoe, vi si abbandona. Protoe si siede al suo fianco.
PROTOE Mi riconosci, dimmi, sorella mia? Pentesilea la guarda e subito si rasserena un poco.
Sono Protoe, che ti vuole tanto bene. Pentesilea le accarezza una guancia. Davanti a te il mio cuore
s'inginocchia... Oh, quanto mi commuovi! Bacia la mano alla regina. Penso che sarai molto stanca.
Come si vedono, cara, le fatiche che hai patito. E se ora ti pulissi le mani e il viso? Mia regina!
Ti farà bene. Sappiamo tutte che tu hai vinto. Oh, una ferita! E profonda anche! O misera, quanta
dura fatica hai sostenuto ... però hai riportato il tuo trionfo. Artemide! Due Amazzoni recano un
largo e basso bacino di marmo, colmo d'acqua. Pentesilea, dal sedile, si getta in ginocchio davanti al
bacino e si versa l'acqua sulla testa. Oh, sei ancora forte, regina. Ti farà bene, ne sono certa.
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PROTOE Brava! Tuffa il capo nell'acqua, tutto. Sì, ancora, sì, Ed ora vieni a sederti! Copre di
veli la regina, la fa sedere e la stringe forte al seno.
PENTESILEA Ditemi: sono forse negli Elisi? Sei tu una delle ninfe eternamente giovani, che
servono l'augusta nostra regina? Hai forse assunto, solo per la mia gioia, i lineamenti della cara
Protoe?
PROTOE No, no, mia cara e ottima regina. Sono io, sono Protoe che ti tiene stretta, e tutto ciò
che vedi è ancora il mondo fragile, sul quale i numi solo da lontano abbassano lo sguardo.
MEROE Strano!
PROTOE Che cosa mai ti ha fatto credere d'esser già scesa nel regno delle ombre?
PENTESILEA dopo una pausa, in una specie di rapimento Sorella mia, come sono beata, più che
beata! Come mi sento, Diana, ben matura alla morte! Non so proprio che cosa mi sia accaduto,
ma potrei morire all'istante, nella ferma certezza d'aver vinto il Pelide.
PROTOE a parte, alla Gran Sacerdotessa Presto, ora si porti via la salma!
PROTOE Che cosa è vero, cara? Fa un cenno alle sacerdotesse di nascondere la salma col proprio
corpo. Voi fate schermo qui!
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PENTESILEA sempre più impaziente Madri santissime, fatemi dunque largo!
GRAN SACERDOTESSA facendo barriera insieme con le altre donne Cara regina!
PENTESILEA alle Amazzoni che portano la salma Ferme là! Cosa trasportate? Lo voglio sapere.
Ferme!
PROTOE Si fa largo tra le donne e procede fin presso alla salma. Mia regina, non indagare!
PENTESILEA È lui? Ditemi, è lui? Non è impossibile, mi rendo, conto. Posso spezzare, è vero,
l'ala d'una rondine, ma in modo che l'ala possa ancora guarire; ma l'arte dell'arciere è traditrice, e
se il colpo è rivolto proprio al cuore della felicità, perfidi dèi ci guidano la mano. Forse ho
colpito troppo vicino al segno? Ditemi, è lui?
PENTESILEA Se anche la sua ferita mi guardasse aperta come un baratro infernale, voglio
vederlo! Solleva il drappo. Chi di voi fece questo, sciagurate?
ASTERIA E ce lo chiedi?
PROTOE Eterni dèi del cielo! Perché non hai seguito il mio consiglio? Per te, infelice, era
meglio vivere nella perpetua, tenebrosa eclisse della ragione, che vedere questo giorno tremendo
Ascoltami, adorata!
PENTESILEA sollevandosi a metà Ahi, queste rose insanguinate! Ahimè, questa corona di ferite
intorno alla sua fronte! Ahi, come queste gemme, emanando un fresco odore di sepolcro, cadono,
delizia dei vermi!
PROTOE E con le spine delle rose, augurando che fosse per sempre.
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PENTESILEA Voglio però sapere chi fu l'empia mia rivale! Non chiedo già chi uccise lui vivo:
per i nostri eterni dèi lo lascerò andare libero come un uccello. Ma chi mi uccise il morto, vi
domando: rispondi a questo, Protoe!
PENTESILEA Intendi bene: chi di questo giovane, immagine dei numi, a tal punto fece
scempio? Chi l'ha sfigurato così che la pietà non lo piange e l'amore, l'immortale amore, come
una meretrice infida perfino nella morte, deve fuggire da lui? Su costui voglio vendicarmi. Chi
è?
PENTESILEA Ti decidi?
ASTERIA Regina, se al tuo strazio può recare sollievo, vendicati di chi vuoi. Siamo qui, tutte
pronte al sacrificio.
PENTESILEA Oh, guarda, finiranno col dire che sono stata io.
PENTESILEA E tu, signora dell'inferno, sotto la specie della luce, tu osi dirmi che ...
PENTESILE Che? Io? Io l'avrei ... Con i miei cani? Con queste piccole mani l'avrei ... E queste
labbra tumide d'amore? a ben altro create, ahimè, che a questo... ed esse aiutandosi a gara
allegramente, le mani e questa bocca, e bocca e mani ancora, avrebbero...
PROTOE Regina!
PENTESILEA No, udite, non potrò mai credervi. Fosse inciso coi lampi nella notte, direi a
entrambe ancora: << Voi mentite! ».
MEROE Fa' che rimanga salda come i monti questa tua fede: non tenteremo di scrollarla.
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GRAN SACERDOTESSA Perché, infelice, egli ti amava. A te voleva darsi prigioniero: per
questo venne e ti sfidò al duello. Venne col cuore pieno di dolce pace, per seguirti fino al tempio
di Diana. Ma tu, invece...
PENTESILEA Lo sbranai?
MEGARIDE Atroce!
GRAN SACERDOTESSA Te sventurata, dico! Via, nasconditi! Fa' che la notte eterna ti ricopra!
PENTESILEA Dolci baci, denti mordaci. Chiunque ami di cuore può certo confondere gli uni
con gli altri.
PENTESILEA Lasciatemi! Si svincola e s'inginocchia davanti alla salma. Tu, il più sventurato tra
tutti gli uomini, tu mi perdoni? Fu, per Artemide, solo un errore, perché non so dominare il
labbro impetuoso. Ma ora ti dico chiara l'intenzione: volli soltanto questo, mio diletto.
PENTESILEA Lo bacia. Quante, allacciate al collo dell'amico, vanno dicendo che l'amano, ma a
tal punto che per amore lo divorerebbero: poi, ripensando alla parola, notano che sono sazie di
lui fino alla nausea. Non mi comportai così, diletto. Vedi, quando al tuo collo mi attaccai, feci
così, proprio così; non ero così pazza come forse poté sembrare.
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PROTOE Vieni, regina!
PENTESILEA No, non voi. Andate pure a Temiscira, e siate felici, se potete... sopra tutte la mia
Protoe... Voi tutte... e, in confidenza, una parola che nessuno ascolti: disperdete le ceneri di
Tanai!
PENTESILEA Io?
PROTOE Tu.
PENTESILEA Mia Protoe, ti dirò: mi sciolgo dallo statuto delle donne e seguo questo giovane.
PROTOE Tu vuoi...
MEROE Cielo!
PROTOE O cuore di sorella, lascia che dica una parola... Cerca di portarle via il pugnale.
PENTESILEA Dunque? Che vai cercando nella mia cintola? Ma sì, senz'altro! Non ti avevo
intesa. Ecco il pugnale. Lo stacca dalla cintura e lo porge a Protoe. Vuoi anche le frecce? Si toglie la
faretra dalle spalle. È stata forse questa?... Proprio questa, sì, sì ... Ma non importa. Ecco, sì,
prendi, prendili tutti i dardi!
PROTOE Dammi.
PENTESILEA Raccoglie tutto il fascio e lo dà a Protoe. Adesso scendo nel mio seno quasi come in
un pozzo e per me scavo, gelido come il minerale, un sentimento distruttore. Tempro il minerale
dentro il fuoco dell'afflizione e ne ricavo un duro acciaio; poi l'imbevo nel rovente veleno
corrosivo del pentimento e, posto sull'eterna incudine della speranza, l'affilo e lo acumino fino a
farne un pugnale; e a quest'arma, ecco, offro il petto: così! ecco, così! e ancora! Ora va bene.
Cade e muore.
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