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Orgoglioso elemento, ministro il piû crudel del mio destino, dispume procellose a che
più t'armi? E che vuoi più levarmi se m'hai tolto in Seleuce ogni mio bene? Seleuce,
Seleuce si sommerse et io pur vivo, né mi sommerge il mar delle mie pene? Tiranna
genitrice, Cleopatra crudele! Che dall'egizio soglio tu mi discacci ed innalzarvi tenti il
minor mio germano, lo soffro, lo soffro e te'l perdono; ma rubarmi colei ch'era mia vita
perfarne al mio rivale ingiusto dono, anzi per darla inpreda al mar vorace, se lo soffrisse
il misero mio core, degno si renderia del sua dolore.
Rendimi, o crudo fato, quel ben ch'ho tanto amato, e poi levami il soglio ch'io non mi
dolgo più.
Tradução :
Devolva-me, o fato bruto, o bem que tanto amei e depois retire o trono do qual não mais
me importo.
Mas a esperança é fútil e, em tal condolência, não perder a constância é perder a virtude.
Perché dunque più tardi, Tolomeo sventurato, afinir il tuo mal con la tua morte? Se
dell'empia tua sort, per mitigar lo sdegno, non ti bastô cangiar con tozze lane il regio
manto e con la gregge il regno.
Recitaitvo - Scena II - Nume, pietà! Qual mesta voce ascolto? - Alessandro e Tolomeo.
Cielo ingiusto, potrai fulmi narmi, ma non potrai farmi de' fulmini reo.
Se bersaglio sarô de' tuoi strali, avrai de' miei mali, non del core, on indegno trofeo.
Tirani miei pensieri, furie diquesto sen ch'è un vivo inferno. Datemi di riposo, riposo un
sol momento.
E poi più che mai fieri rendete pure eterno il mio tormento.
Ché se torni, io son contento, con un' ombra di piacer compensare ogni martir.
Segundo Atto
Ch'io lei non cerco, non, ma di Seleuce in lei solo cercando vo', l'effigie e la beltà.
Deh, perché non m'uccide, s'io ti perdo, o mia vita, il dolor mio?
Terceiro Atto.
Ma tu, consorter amata, non pianger, non, mentre che lieto spiro; basta che ad incontrar
l'anima mia, quando uscirà dal sen, mandi un sospiro, chè a quel sospiro unita l'alma
mia senvertà dove tu sei, e forse viverà nella tua vita.
Tolomeo:
Eccoti l'altra vittima, ch'omai per l'interne ferite ti prepara il mio seno egro ed esangue;
sento che l'alma amante per volar al suo ben rompe i suoi lacci, sento languir le piante,
sento di morte il gelo, e già confosco velo m'adombra il ciglio. Godi pur, o tiranna di
vedermi morir, ch'io godo ancora e moro già contento perché più non ti vedo e questo
basta a far ch'io mora senza alcun tormento.
Elisa:
Già manca oh dio! Sento che alla sua morte more ancor nel mio sen tutto lo sdegno e
rinasce l'affetto. Nè Piu Frenare il pianto possono gl'occhi a si funesto oggetto. Ah,
prence sventurato! Ah, Elisa infelice! Ah, ingiusto amore! Ah, crudo Araspe! Ah,
troppo ingiusto fato!
Nº 47 – Coro Final - Lieto Giorno In Cui Sol – Todos- Página 304 a 305.
Lieto giorno in cui sol non s'oppone alla gloria la face d'amor. E a chi sa metaritar le
coro ne il disprezzo ne accresce l'o nor.