Sei sulla pagina 1di 12

Pietro Trapassi (Metastasio):

La vita (1698-1782):

Era l’unico vero poeta dell’Arcadia. Nella

simpatie del Gravina che grecizzatogli il suo

cognome in Metastasio. Passato a Napoli per

esercitarvi l’avvocatura, si fece tosto notare per

le sue cantate o melodramma.

Lui compose il suo vero melodramma “la Didone abbandonata” ,

inizio di quella facenda e fortunata attivita’ che rendendolo

famoso anche oltre i confini della penisola, gli apri la corte di

Vienna come poeta Cesarero.

Grazie agl'inganni tuoi, sento da' lacci suoi,


al fin respiro, o Nice, sento che l'alma è sciolta;
al fin d'un infelice non sogno questa volta,
ebber gli dei pietà: non sogno libertà.

 Grazi ai tuoi tradimenti, finalmente sono libero, o Nice


(vittoria): infine gli dei hanno avuto pietà per un uomo infelice.
Sento che il mio cuore è stato liberato dalle catene d’amore,
questa volta non sogno che la libertà.
1-Le parole:

Inganni:Tradimenti/ respiro: libero/ lacci: catene/alma: cuore.

2-Le figure retoriche:

-Grazie...Nice: Anastrofe, perche’ l`ordine della frase puo` essere


“Onice, grazie agli tuoi inganni al fin respiro”.

-Sento.. Sogno: Anafora, ci sono le ripetizione di queste due


parole in una sola strofa.

-tuoi, suoi/ nice, infelice/ sciolta, volta/ pieta’, liberta’:


Paronomasia.
Mancò l'antico ardore.
e son tranquillo a segno,
che in me non trova sdegno
per mascherarsi amor.
Non cangio più colore
quando il tuo nome ascolto;
quando ti miro in volto,
più non mi batte il cor.

 Si è spento l’antico ardore di un tempo e son tranquillo a tal


punto che Amore non si finge in me atteggiamenti dietro cui
nascondersi. Non diviene più che io diventi pallido, quando
ascolto il tuo nome: quando ti guardo in viso, non mi batte più il
cuore.

1-Le parole:

sdegno:arrabbiato/cangio:cambio /volto:Viso /miro:Guardo.

2-Le figure retoriche:


-{ardore,colore}, {segno, sdegno}, {amor, cor}, {ascolto, volto}:
Allitterazione.

-Quando..ascolto, quando..volto: anafora.

-piu’...cor: Anastrofe perche’ l`ordine della frase deve essere “il cor
non mi batte piu’”.

Sogno, ma te non miro


sempre ne' sogni miei;
mi desto, e tu non sei
il primo mio pensier.
Lungi da te m'aggiro
senza bramarti mai;
son teco, e non mi fai
né pena, né piacer.
 Sogno, ma tu non sei più l’oggetto esclusivo dei miei sogni, mi
sveglio e tu non sei il mio primo pensiero. Trascorro il mio tempo
lontano senza desiderarti mai: sto con te e mi sei indifferente.

1-Le parole:

Mi desto: mi sveglio/ bramarti: desiderati/ teco: con te/ pena’:


male/ piacer: piacere.

2-Le figure retoriche:

-{Miro, aggiro}, {miei, sei}, {pensier, piacer}, {mai, fai}:


allitterazione.

-Lungi...m’aggiro: Anastrofe.
Di tua beltà ragiono,
né intenerir mi sento;
i torti miei rammento,
e non mi so sdegnar.
Confuso più non sono
quando mi vieni appresso;
col mio rivale istesso
posso di te parlar.
 Parlo della tua bellezza e non mi sento intenerire; penso ai torti
da me subiti e non riesco a segnarmi. Non sono più confuso
quando mi vieni appresso; posso parlare di te persino con il mio
stesso rivale.
1-Le parole:
belta’: bellezza/ ragiono: parlo, racconto/ torti: danni/ rammento:
ricordo/ sdegnar: disprezzare.
2-Le figure retoriche:

-Di....sento: Anastrofe, perche` l’ordine della frase deve essere (Mi


ragiono di tua belta`, mi sento ne’ internerir).

-Confuso...appresso: Anastrofe, perche’ l`ordine della frase deve


essere (Non sono piu’ confuso quando mi vieni appresso).

-Col ...parlar: Anastrofe, perche’ l`ordine della frase deve essere


(Posso parlar di te col mio istesso rivale).

-[sento, rammento], [sdegnar, parlar], [appresso, istesso]:


Paronomasia.
Volgimi il guardo altero,
parlami in volto umano;
il tuo disprezzo è vano,
è vano il tuo favor;
che più l'usato impero
quei labbri in me non hanno;
quegli occhi più non sanno
la via di questo cor.

 Sia che tu mi guardi altezzosamente, sia che tu mi parli con


dolcezza, il mio disprezzo è vano come la tua benignità; infatti le
tue parole non hanno più su di me l’abituale dominio, i tuoi
sguardi non riescono a penetrare dentro il mio cuore.

1-Le parole:

Altero: altezzosamente/ volto: viso/ favor: benignita’/ cor: cuore.

2-Le figure retoriche:

-[hanno,sanno], [favor, cor], [umano, vano], [ altero, impero]:


Paronomasia.
Quel, che or m'alletta, o spiace.
se lieto o mesto or sono,
già non è più tuo dono,
già colpa tua non è:
che senza te mi piace
la selva, il colle, il prato;
ogni soggiorno ingrato
m'annoia ancor con te.

 Le cose piacevoli, la mia condizione di contentezza o di


tristezza non dipendono più da te; Poiché senza di te mi
piacciono le cose piacevoli, le cose spiacevoli mi annoiano anche
se sono con te.

1-Le parole:

lieto: contento/ mesto: triste/ annoia: noia.

2-Le figure retoriche:


-lieto, mesto: ossimoro.

-[gia’, gia’]: anafora.

-[spiace,piace], [sono, dono], [e’, te], [prato, ingrato]:


paronomasia.
Odi, s'io son sincero;
ancor mi sembri bella,
ma non mi sembri quella,
che paragon non ha.
E (non t'offenda il vero)
nel tuo leggiadro aspetto
or vedo alcun difetto,
che mi parea beltà.
 Ascolta se sono sincero: mi sembri ancora bella, ma non la più
bella in assoluto: non ti offenda la verità; Nel tuo bell’aspetto ora
vi scorgo qualche difetto che prima mi sembrava bello.
1-Le parole:
Odi: ascolto/ paragon: in assoluto/ vero: verita`/ leggiadro: bello/
mi parea: mi sembrava.
2-Le figure retoriche:
-che..ha: anastrofe, perche’ l`ordine della frase deve essere (che
non ha paragon).
-[sincero, vero], [bella, quella], [ha, belta’], [aspetto, difetto]:
paronomasia.
Quando lo stral spezzai,
(confesso il mio rossore)
spezzar m'intesi il core,
mi parve di morir.
Ma per uscir di guai,
per non vedersi oppresso,
per racquistar se stesso
tutto si può soffrir
Quando spezzai lo strale d’amore che era penetrato dentro di
me (confesso la mia timidezza ) che si spezzasse il cuore ebbi la
sensazione di morire. Ma per uscire dai guai, per no sentirsi
oppresso, per riprendere il dominio di se, si può soffrire ogni
cosa.
1-Le parole:
rossole: timidezza/ parve: sente/ guai: problemi/ racquistar:
riprendere.
2-Le figure retoriche:
-[spezzai, guai], [core, rossore], [morir, soffrir], [oppresso, stesso] :
paronomasia.
Nel visco, in cui s'avvenne
quell'augellin talora,
lascia le penne ancora,
ma torna in libertà:
poi le perdute penne
in pochi dì rinnova,
cauto divien per prova
né più tradir si fa.
Nel rischio, in cui gli è capitato di impigliarsi, l’uccellino lascia le
piume per ritornare in libertà, poi in pochi giorni, rinnova le sue
piume, diviene prudente per esperienza, e non si fa più ingannare.

1-Le parole:

Visco: rischio/ augellin: uccellino/ penne: piume/ cauto: prudente/


prova: esperienza/ tradir: igannare.

2-Le figure retoriche:

-lascia...ancora: metafora, in cui il poeta assomiglia se’ stesso


come un uccello che lascia le sue piume.
-cauto...per prova: anastrofe, l’ordine della frase deve essere
“divien cauto di rinnova”.

-[ avvenne, penne], [talore, ancora], [liberta’, fa], [rinnova, prova]:


allitterazione.
so che non credi estinto
in me l'incendio antico,
perché sì spesso il dico,
perché tacer non so:
quel naturale istinto,
Nice, a parlar mi sprona,
per cui ciascun ragiona
de' rischi che passò.

So che tu non credi domata l’antica passione, perché se


continuo a parlare è perché non riesco ancora a tacere: quel
naturale bisogno per cui ciascuno torna a parlare dei pericoli che
a trascorso, mi spinge o Nice a parlare.

1-Le parole:

estinto: domata/ incendio: passione/ istinto: bisogno/sprona:


spinge/ rischi: pericoli.

2-Le figure retoriche:

-so che.... antico: anastorfe, in cui l’ordine della frase deve essere “
so che l’incendio antico non credi estinto in me”.

-perche’.. perche’: anafora.


Dopo il crudel cimento
narra i passati sdegni,
di sue ferite i segni
mostra il guerrier così.
Mostra così contento
schiavo, che uscì di pena,
la barbara catena,
che strascinava un dì.

Alla stessa maniera, il soldato dopo la feroce battaglia narra le


ire trascorse, e mostra le sue cicatrici.Alla stessa maniera il
prigioniero mostra le catene che trascinava un giorno.

1-Le parole:

crudel: feroce/ cimento: battaglia/ passati: ire/ sdegni:


trascore/segni: cicatrici/ di :un giorno.

2- Le figure retoriche:

-Dopo .. cosi: metafora, in cui il poeta assomiglia se’ stesso come


il soldato e il suo amore passato come una battaglia.

-di sue...cosi: anastrofe, in cui l’ordine della frase deve essere il


guerrier mostra cosi di sue ferite i sedni”.

-mostra..mostra: anafora.
Parlo, ma sol parlando
me soddisfar procuro;
parlo, ma nulla io curo
che tu mi presti fé
parlo, ma non dimando
se approvi i detti miei,
né se tranquilla sei
nel ragionar di me.
Parlo, ma non chiedo che tu mi presti ascolto; parlo, ma non ti
chiedo se sei d’accordo Ma se sei tranquilla nel parlar di me.

1-Le parole:

ragionar: parlare.

2- Le figure retoriche:

-Parlo...parlo...parlo: anafora.

-[ parlando, dimando], [procuro, curo], [fe’, me], [miei, sei]:


paronomasia.
Io lascio un'incostante;
tu perdi un cor sincero;
non so di noi primiero
chi s'abbia a consolar.
So che un sì fido amante
non troverà più Nice;
che un'altra ingannatrice
è facile a trovar.

 Io lascio una donna volubile; tu, perdi un uomo fedele: ma non


so chi di noi due, si consolerà per primo. So che Nice non troverà
più un’amante cosi fedele; so invece che è più facile per me
trovare un’altra ingannatrice.

1-Le parole:

incostante: volubile/ sincero: fedele.


2-Le figure retoriche:
- cor: metafora, in cui lui assomiglia che se stesso come un cuore
non un uomo.

Commento
critico

l’estetica d’arte deve ispirarsi ai sensi. A questa estetica ritornerà


in particolare modo Giuseppe Parini, il quale per descrivere gli
oggetti ricorrerà a una descrizione sensuale per rappresentarle.

Piacere dei sensi: I letterati italiani che si ispiravano all’illuminismo


si sforzano di opporsi nettamente alla nostra tradizione classica,
dovendo sostenere l’utile e il dilettevole. Il Vico e il Parini,
cercarono di conciliare le opposte tesi, piuttosto che collocare
una contro l’altra.

La felicità: Il concetto principale per gli Illuministi è la felicità. I


letterati pensano che l'uomo possa arrivare alla felicità liberandosi
dai pregiudizi e seguendo la ragione. La felicità è legata al
piacere, all'eliminazione del dolore e alla soddisfazione dei
desideri.
Idea generale

Le canzonette sono SETTE, composta da 14 strofe di


settenari.

Canta la soddisfazione di un innamorato liberatosi finalmente dai


lacci del proprio amore per Nice, nome arcadico che indica la
donna amata. L’ampio testo descrive lo stato d’animo di chi ha
cessato di amare, tutte le ragioni per le quali l’ex innamorato si
rallegra della riconquistata libertà.

Descrive: 1- Le fasi dell’innamoramento.

2- La consapevolezza del disincanto.

Ci sono tanti similitudini...

Nelle prime sette strofe, l’impossibilità dell’innamorato di


comunicare con la donna amata, lui celebra l’indifferenza e la
soddisfazione dell’amante che è riuscito a liberarsi dalla passione
amorosa.

Nelle seconde sette strofe, l'esaltare la sofferenza che è costata


per liberarsi dalla passione amorosa.

Potrebbero piacerti anche