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Bernart de Ventadorn in una miniatura

dal codice F-Pn, Fr. 12473, f. 15v [ms K ( sec.)]

Bernart de Ventadorn
Trovatore provenzale nato nel Limosino (ca. 1130-1195).
Frequentò la corte dei visconti di Ventadour e, negli anni
successivi alla II crociata, quella di Eleonora d'Aquitania.
Dedicò liriche a Ermengarda di Narbona e Raimondo V di
Tolosa. Fu in rapporto con i più grandi poeti del tempo
(Raimbaut d'Aurenga, Chrétien de Troyes). Nel 1194 si ritirò
nell'abazia cistercense di Dalon. Le sue liriche –
apprezzatissime in vita, e oggi considerate il meglio della
produzione trobadorica – sono tutte di carattere amoroso.
Sopravvivono 45 testi di cui 18 con musica.

Can vei la lauzeta mover


Probabilmente la più celebra fra tutte le canso trobadoriche. Nella tornada Bernart si paragona a Tristano, emblema
dell'amante tormentato da un amore infelice (ma Dante collocherà Tristano nell II cerchio dell'Inferno, quello di Paolo e
Francesca).

A fianco: Facsimile dal


cod. R

Sotto: Raffronto
sinottico delle melodie
riportate dai codd. X, W,
G e R, da Carl Appel, Die
Singweisen Bernarts
von Ventadorn, Halle:
Max Niemeyer Verlag,
1934

Clemencic Consort (Frederick Urrey) | Harmonia Mundi 1977 | info


Paul Hillier | Hyperion 1982 [v. Lp/Cd]
Ensemble für Frühe Musik Augsburg | SRTY 1984 | info
Gothic Voices (Christopher Page) | Hyperion 1990 [v. Lp/Cd]
Els Trobadors (Maria D. Lafitte) | Lyricon 1991 | info
Ensemble Unicorn (Maria D. Lafitte) | Naxos 1995 | info
Beatus (Olivier Marcaud) | Alpha 2005 | info
Westminster Kantorei (voci) | 24 aprile 2010 (live)
Eduardo Paniagua | Alrcos 2007 (live)
Nicolas Breeze Wood (liuto)
strumentale
Greeley Chamber Orchestra (arr. Robert Ehle) | autunno 2007 (live)

: G 10, R 56 (474), W, contrafactum: X — : Appel 1937

: A 90 (252) - C 47 - D 16 (48) - E 102 - F 22 (48) - I 28 - K 16 - Ka - L 19 - M 39 - N 139 (201) - P 16 (51) - Q 25 (62) - S 53 (32) - U


89 - V 55 - a1 91 (70) — : Appel 1895, 17, p. 56; Bartsch - Koschwitz 1904, IV, c. 68; Appel 1915, 43, p. 249; Lazar 1966,
31, p. 180

: a8 b8 a8 b8 c8 d8 c8 d8 – 7 coblas unissonans + tornada (c8 d8 c8 d8)

Can vei la lauzeta mover Quando vedo l'allodoletta battere di Quando l'allodola vedo tenere
de joi sas alas contra·l rai, gioia le ali verso i raggi del sole, tanto gioiosa in fremito l'ali alla luce
que s'oblida e·s laissa chazer che s'oblia e si lascia cadere, per la che poi s'oblia si fa cadere
per la doussor c'al cor li vai, dolcezza che nel cuor le scende, ah! per la dolcezza che il cuor produce,
ai! tan grans enveya m'en ve 5 quanta invidia mi prende di chiunque io ahi, grande invidia allor mi coglie
de cui qu'eu veya jauzion! veda gioioso: mi stupisco come di chi dimostri felicità
Meravilhas ai, car desse all'istante il cuore non mi si strugga di che ho meraviglia se non si scioglie
lo cor de dezirer no·m fon. nostalgia. subito il cuore che in brama sta.

Ai, las! tan cuidava saber Ahimè, tanto credevo sapere d'amore e Credevo, misero l'amor sapere,
d'amor, e tan petit en sai, 10 tanto poco ne so, perché non mi posso e a scienza piccola mi si riduce:
car eu d'amar no·m posc tener trattenere dall'amare colei da cui non amar di forza debbo e volere
celeis don ja pro non aurai. avrò mai frutto. Il cuore mi ha tolto, chi a nessun bene mai mi conduce!
Tout m'a mo cor, e tout m'a me, (tutto) me stesso, se stessa e il mondo Toglie al mio cuore se stessa e toglie
e se mezeis e tot lo mon; tutto; togliendosi a me, nient'altro mi ha a me del mondo ogni bontà
e can se·m tolc, no·m laisset re 15 lasciato che nostalgia e cuor desideroso. e allor che fugge il cuore accoglie
mas dezirer e cor volon. sol desiderio ed ansietà.

Anc non agui de me poder Più non ebbi potere di me, né più fui Ahi persi subito su me potere,
ni no fui meus de l'or'en sai mio dall'istante che mi lasciò guardare di me medesimo più non fui duce
que·m laisset en sos olhs vezer nei suoi occhi, in uno specchio che molto quando i suoi occhi lasciò vedere,
en un miralh que mout me plai. 20 mi piace. Specchio, dopo che in te mi specchio che troppo a lei m'induce.
Miralhs, pus me mirei en te, specchiai, mi hanno ucciso i profondi Quando in te specchio mirai mie spoglie
m'an mort li sospir de preon, sospiri e così mi perdetti, come si sospiri e morte venner di là,
c'aissi·m perdei com perdet se perdette il bel Narciso nella fonte. ed io mi persi come discioglie
lo bels Narcisus en la fon. Narciso al fonte la chiarità.

Ae las domnas me dezesper; 25 Delle donne dispero, in loro più non In donne credere fiducia avere
ja mais en lor no·m fiarai; avrò fede; come solevo difenderle, ora le più non m'illumina né mi seduce;
c'aissi com las solh chaptener, abbandonerò. Poíché vedo che nessuna come ero solito lor sostenere
enaissi las deschaptenrai. mi offre aiuto contro colei che mi così or con loro devo esser truce.
Pois vei c'una pro no m'en te distrugge e mi rovina, tutte le temo e di Tutte d'aiuto mi sono spoglie
vas leis que·m destrui e'm cofon, 30 tutte diffido, perché so bene che son contro chi strazia con crudeltà,
totas las dopt'e las mescre, tutte eguali. temo e diffido di donne voglie
car be sai c'atretals se son. in lor non vedo diversità.

A'aisso.s fa be femna pare In ciò si rivela veramente femmina la


ma domna, per qu'e·lh o retrai, mia donna, per questo la biasimo,
car no vol so c'om deu voler, 35 perché non vuole ciò che si deve volere e
e so c'om li deveda, fai. fa ciò che le si vieta. Sono caduto in
Chazutz sui en mala merce, disgrazia e ho fatto come il folle sul
et ai be faih co·l fols en pon; ponte, e non so perché m'avviene, se non
e no sai per que m'esdeve, perché troppo in alto mirai.
mas car trop puyei contra mon. 40

Merces es perduda, per ver Mercede è perduta, è vero, (e mai non ne Pietà dileguasi: parole vere
(et eu non o saubi anc mai!), seppi nulla), perché chi più ne dovrebbe dico, e fui stupido ma il ver traluce.
car cilh qui plus en degr'ave, avere, non ne ha punta; e dove la Lei ne dovrebbe pur possedere,
no·n a ges; et on la querrai? cercherò? Ahi come dispiace, a chi la ma non ne ha punta: dove, oh, riluce?
A! can mal sembla, qui la ve, 45 vede, che lasci morire e non aiuti questo Da chi la guarda biasimo accoglie
qued aquest chaitiu deziron infelice spasimante, che senza di lei non che questo misero in ansietà
que ja ses leis non aura be, avrà bene! che ormai si aspetta soltanto doglie
laisse morir, que no l'aon! senza un aiuto morir farà!

Pus ab midons no·m pot valer Poiché presso Madonna noti mi possono Poi che a Madonna che ha malvolere
precs ni merces ni·l dreihz qu'eu ai, 50 valere né preghiere né pietà né il mio pietà nè supplica nè dritto adduce,
ni a leis no ven a plazer diritto, e non le piace ch'io l'ami, mai più e che io l'ami fa dispiacere
qu'eu l'am, ja mais no·lh o dirai. glielo dirò. Così da lei mi separo e a lei più questo amore non si ricuce.
Aissi·m part de leis e·m recre; rinuncio; mi ha ucciso, e come morto le L'amor che c'erra si ridiscioglie,
mort m'a, e per mort li respon, rispondo: me ne vado infelice, esule, non m'ha ucciso e un morto risponderà,
e vau m'en, pus ilh no·m rete, 55 so dove, perché ella non mi trattiene. e me ne vado nè mi distoglie,
chaitius, en issilh, no sai on. gramo, in esilio, dove, chi sa!

Tristans, ges no·n auretz de me, Tristano, nulla più avrete da me, perché Tristano, amore si ridiscioglie,
qu'eu m'en vau, chaitius, no sai on. me ne vado infelice, non so dove. Dal gramo men vado, dove, chi sa.
De chantar me gic e·m recre, cantare mi astengo e desisto; rifuggo Il canto ha perso e frutti e foglie,
e de joi e d'amor m'escon. 60 dalla gioia e dall'amore. gioia nè amore più non sarà.

[Traduzione in prosa e versione ritmica di Roberto Gagliardi


(Accdemia Jaufre Rudel) pubblicata in Troubadours]

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