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Folk Songs
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
«Ho sempre provato un senso di profondo disagio Folk Songs
ascoltando canzoni popolari (cioè espressioni
Compositore Luciano Berio
popolari spontanee) accompagnate dal pianoforte.
È per questo e, soprattutto, per rendere omaggio
Epoca di 1947-1964
all’intelligenza vocale di Cathy Berberian che nel
composizione
1964 ho scritto Folk Songs per voce e sette Prima Mills College,
esecutori e, successivamente, per voce e esecuzione California, 1964
orchestra da camera (...). Li ho naturalmente Durata media 20 minuti
interpretati ritmicamente e armonicamente: in un Organico voce, flauto,
certo senso, quindi, li ho ricomposti. Il discorso clarinetto, arpa,
strumentale ha una funzione precisa: suggerire e viola, violoncello,
commentare quelle che mi sono parse le radici percussioni
espressive, cioè culturali, di ogni canzone. Queste
radici non hanno a che fare solo con le origini
delle canzoni, ma anche con la storia degli usi che
ne sono stati fatti, quando non si è voluto
distruggerne o manipolarne il senso.»

(Luciano Berio, nota dell'autore [1])


Folk Songs è un ciclo di canzoni composto nel 1964 da Luciano Berio. Consiste nell'arrangiamento di canti popolari
provenienti dalla tradizione orale di differenti paesi (Stati Uniti, Armenia, Italia, Francia, Azerbaigian) che vanno a
formare un "omaggio alla straordinaria dote artistica" della cantante statunitense Cathy Berberian, esperta esecutrice
della musica di Berio. Il ciclo è strumentato per voce, flauto, clarinetto, arpa, viola, violoncello e percussioni. Nel 1973
Berio riarrangiò il ciclo per grande orchestra.

Indice
Storia
Canzoni
Black Is the Colour
I Wonder as I Wander
Loosin yelav
Rossignolet du bois
A la femminisca
La Donna Ideale
Ballo
Motettu de tristura
Malurous qu'o uno fenno
Lo Fïolairé

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Azerbaijan Love Song (Qalalıyam)


Tracce
Note

Storia
Due canzoni del ciclo, La donna ideale e Ballo, furono composte da Berio nel 1947 durante il suo secondo anno nel
Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano per voce e pianoforte, come parte delle sue Tre canzoni popolari. Si ritiene
spesso, erroneamente, che queste tre canzoni fossero state scritte per Cathy Berberian nel periodo in cui la cantante
studiava in Italia, ma questo è impossibile perché non vi arrivò prima del 1949.

Il ciclo delle Folk Songs fu commissionato dal Mills College in California e fu eseguito per la prima volta in quel luogo
da un'orchestra da camera diretta dallo stesso Berio nel 1964, con Cathy Berberian come soprano solista. Al tempo della
prima esecuzione il matrimonio tra Berio e la Berberian era vicino a finire (divorziarono più tardi in quello stesso anno),
ma la loro collaborazione artistica continuò; in seguito lavorarono insieme su altre composizioni come Sequenza III,
Visage e Recital I (for Cathy). Berio era particolarmente affezionato ai canti popolari: dichiarò che quando lavorava su
quelle musiche era sempre entusiasmato dall'emozione della scoperta. Successive composizioni di Berio che
includevano canti popolari furono Cries of London per 6 voci (1974), Coro, su testo di Pablo Neruda, per coro e
orchestra (1976 - 1977) e Voci: Folk Songs II per viola e orchestra (1984).

Canzoni

Black Is the Colour


I primi due brani delle Folk Songs non sono in realtà brani popolari. "Black Is the Colour (Of My True Love's Hair)" e "I
Wonder as I Wander" furono entrambe scritte da John Jacob Niles, cantante e compositore folk originario del Kentucky.
Esiste un brano tradizionale chiamato "Black is the Color..." ma, poiché suo padre pensava che fosse "assolutamente
terribile", ricorda Niles, "scrissi di mio pugno un nuovo brano, concludendolo con un bel passaggio modale". La suite di
Berio si apre con la viola che segue l'indicazione "like a wistful country dance fiddler" (ovvero "come un malincolico
violinista dei balli di campagna"); non ci sono indicazioni di misura ed è ritmicamente indipendente dalla voce.

«Black black black is the colour of my true love’s hair


His lips are something rosy fair
The sweetest smile and the kindest hands
I love the grass whereon he stands
I love my love and well he knows
I love the grass whereon he goes
If he no more on earth will be
’twill surely be the end of me»

I Wonder as I Wander
"I Wonder as I Wander" fu composta da Niles a partire dai soli tre versi che fu capace di farsi dire dalla figlia di un
predicatore revivalista, "una ragazza dai capelli biondi e arruffati, sporca, e molto bella". Gli armonici eseguiti dalla
viola, dal violoncello e dall'arpa contribuiscono a creare quel "suono da ghironda" che Berio voleva come

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accompagnamento di questa seconda canzone. Il finale per flauto e clarinetto della versione di Berio ricorda il canto e il
volo di un uccello.

«I wonder as I wander out under the sky


How Jesus our Saviour did come for to die
For poor ordn’ry people like you and like I
I wonder as I wander out under the sky
When Mary birthed Jesus ’twas in a cow stall
With wise men and farmers and shepherds and all
But high from the Heavens a star’s light did fall
The promise of ages it then did recall
If Jesus had wanted of any wee thing
A star in the sky or a bird on the wing
Or all of God’s angels in Heav’n for to sing
He surely could have had it ’cause he was the king»

Loosin yelav
L'Armenia, il paese originario degli antenati della Berberian, fornì a Berio la base per il terzo brano, "Loosin yelav", che
descrive il sorgere della luna.

«Loosin yelav en sareetz


Saree partzaer gadareetz
Shegleeg megleeg yeresov
Paervetz kedneen loosnidzov
Jan ain loosin Jan ko loosin
Jan ko gaelor sheg yereseen
Xavarn arten tchaekatzav
Oo el kedneen tchaegatzav
Loosni loosov halatzvadz
Moot amberi metch maenadz
Jan ain loosin Jan ko loosin
Jan ko gaelor sheg»

Rossignolet du bois
Nella canzone francese "Rossignolet du bois", accompagnata solo dal clarinetto in un primo momento e poi da arpa e
crotales, un usignolo suggerisce ad un amante di cantare le sue serenate due ore dopo la mezzanotte.

«Rossignolet du bois
Rossignolet sauvage
Apprends-moi ton langage
Apprends-moi-z à parler
Apprends-moi la manìère
Comment il faut aimer

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Comment il faut aimer


Je m’en vais vous le dire
Faut chanter des aubades
Deux heures après minuit
Faut lui chanter: la belle
C’est pour vous réjouir
On m’avait dit la belle
Que vous avez des pommes
Des pommes de renettes
Qui sont dans vot’ jardin
Permettez-moi la belle
Que j’y mette la main
Non je ne permettrai pas
Que vous touchiez mes pommes
Prenez d’abord la lune
Et le soleil en main
Puis vous aurez les pommes
Qui sont dans mon jardin»

A la femminisca
Un accordo sostenuto introduce alla canzone successiva, il vecchio canto siciliano "A la femminisca", cantato dalle
mogli dei pescatori mentre aspettavano i mariti sui pontili.

«E Signuruzzu miù faciti bon tempu


Ha iu l’amanti miu ’mmezzu lu mari
L’arvuli d’oru e li ntinni d’argentu
La Marunnuzza mi l’av’aiutari,
Chi pozzanu arrivòri ’nsarvamentu.
E comu arriva ’na littra
Ma fari ci ha mittiri du duci paroli
Comu ti l’ha passatu mari, mari»

La Donna Ideale
Come per i primi due pezzi, il sesto, "La Donna Ideale", e il settimo, "Ballo", non furono scritti da anonimi ma da Berio
stesso. Il vecchio poema tradizionale "La Donna Ideale", in dialetto genovese dice che se trovi una donna di buona
famiglia ed educazione e con una buona dote, non devi lasciarla andare via per nessun motivo.

«L’ómo chi mojer vor piar


De quatro cosse de’espiar
La primiera è com’èl è na
L’altra è de l’è ben accostuma
L’altra è como el è forma
La quarta è de quanto el è dota

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Se queste cosse ghe comprendi


A lo nome de Dio la prendi»

(Luciano Berio)

Ballo
"Ballo", un altro antico poema italiano, dice che i più saggi degli uomini perdono la testa per amore, che resiste al sole,
al ghiaccio e a tutto il resto.

«Amor fa disciare li più saggi


E chi più l’ama meno ha in sé misura
Più folle è quello che più s’innamora
Amor non cura di fare suoi dannaggi
Co li suoi raggi mette tal calura
Che non può raffreddare per freddura»

(Luciano Berio)

Motettu de tristura
"Motettu de tristura" è un canto tradizionale sardo[2]. Nel testo l'autrice apostrofa l'usignolo: "Come mi assomigli,
perché mi consigli di piangere per il mio amante? Quando sarò sepolta, cantami questa canzone".

«Tristu passirillanti
Comenti m' assimbillas
Tristu passirillanti
E poita mi consillas
A prangi po s’amanti?
Tristu passirillanti
Cand’ ap' a ess' interrada
Tristu passirillanti
Faimi custa cantada
Cand’ ap' a ess' interrada»

Malurous qu'o uno fenno


Le due canzoni successive si trovano anche in Chants d'Auvergne di Joseph Canteloube e sono in lingua occitana.
"Malurous qu'o uno fenno" parla dell'eterno paradosso coniugale: colui che non ha consorte la cerca, mentre chi ce l'ha
vorrebbe non averla.

«Malurous qu’o uno fenno,


Malurous qué n’o cat!
Qué n’o cat n’en bou uno,
Qué n’o uno n’en bou pas!
Tradèra, ladèri dèrèro
Ladèra, ladèri dèra.

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Urouzo lo fenno
Qu’o l’omé qué li cau!
Urouz’ inquèro maito
O quèlo qué n’o cat!
Tradèra, ladèri dèrèro
Ladèra, ladèri dèra»

Lo Fïolairé
Il violoncello che fa da eco all'improvvisazione all'inizio della suite introduce "Lo Fïolairé", dove una ragazza al filatoio
canta il suo scambio di baci con un pastore.

«Ton qu’èrè pitchounèlo,


Gordavè loui moutous.
Ti lirou lirou… la la diri tou tou la lara!
Obio ‘no counoulhèto
È n’ai près u postrou.
Ti lirou lirou… la la diri tou tou la lara!
Per fa l’obiroudèto
Mè domound’ un poutou.
Ti lirou lirou... la la diri tou tou la lara!
È ièu soui pas ingrato,
Èn lièt d’un n’in fau dous!
Ti lirou lirou... la la diri tou tou la lara!»

Azerbaijan Love Song (Qalalıyam)


Cathy Berberian scoprì l'ultima canzone, "Qalalıyam" (nota all'interno della suite come "Azerbaijan Love Song") su un
disco della Repubblica Socialista Sovietica Azera per grammofono. Il pezzo è cantato in lingua azera fatta eccezione per
un verso in russo che, come le spiegò un amico, paragona l'amore a una stufa. La Berberian cantò, a memoria, i suoni
che riuscì a trascrivere da quel vecchio disco rovinato. Non conosceva nemmeno una parola della lingua azera.

«Da maesden bil de maenaes


Di dilamnanai ai naninai
Go shadaemae hey ma naemaes yar
Go shadaemae hey ma naemaes
Sen ordan chaexman boordan
Tcholoxae mae dish ma naemaes yar
Tcholoxae mae dish ma naemaes
Kaezbe li nintché dirai nintché
Lebleri gontchae derai gontchae
Kaezbe linini je deri nintché
Lebleri gontcha de le gontcha
Na plitye korshis sva doi
Ax kroo gomshoo nyaka mae shi

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Ax pastoi xanaem pastoi


Jar doo shi ma nie patooshi
Go shadaemae hey ma naemaes yar
Go shadaemae hey ma naemaes
Sen ordan chaexman boordan
Tcholoxae mae dish ma naemaes yar
Tcholoxae mae dish ma naemaes
Kaezbe li nintché dirai nintché
Lebleri gontchae derai gontchae
Nie didj dom ik diridit
Boost ni dietz stayoo zaxadit
Ootch to boodit ai palam
Syora die limtchésti snova papalam»

Tracce
1. Black Is the Colour (USA)
2. I Wonder as I Wander (USA)
3. Loosin yelav (Armenia)
4. Rossignolet du bois (Francia)
5. A la femminisca (Sicilia, Italia)
6. La donna ideale, (Liguria, Italia)
7. Ballo (Italia)
8. Motettu de tristura (Sardegna)
9. Malurous qu'o uno fenno (Alvernia, Francia)
10. Lo fiolairé (Alvernia, Francia)
11. Azerbaijan Love Song (Azerbaigian)

Note
1. ^ online su "Centro Studi Luciano Berio" (http://www.lucianoberio.org/node/1378)
2. ^ Salvatore Cambosu, Miele amaro, Firenze, Vallecchi, 1954, 176-177; Giulio Fara, L'anima della
Sardegna: la musica tradizionale, Roma, Istituto delle Edizioni Accademiche, 1940, 58: il tutto ricostruito
da Giulio Angioni, L'usignolo triste, in Tutti dicono Sardegna, Cagliari-Sassari, EDeS, 1990, 116-119

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