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Terminato a Lucerna nel 1859, Tristano venne inizialmente proposto al teatro di Vienna, dove però fu respinto in quanto giudicato
ineseguibile. Dovettero trascorrere ben sei anni prima che il dramma potesse essere rappresentato per la prima volta al
Koenigliches Hof- und National- Theater (Opera di Stato della Baviera) di Monaco di Baviera il 10 giugno 1865, diretta da Hans
von Bülow con Ludwig e Malwina Schnorr von Carolsfeld nelle parti dei due protagonisti, e con il concreto sostegno del re
Ludwig II.
La critica dell'epoca si divise tra coloro che videro in quest'opera un capolavoro assoluto e quelli che la considerarono una
composizione incomprensibile. Tra questi ultimi figura il critico austriaco Eduard Hanslick, noto per le sue posizioni conservatrici
in ambito musicale. Fu proprio l'atteggiamento di Hanslick a fornire a Wagner l'idea per il personaggio di Sixtus Beckmesser ne I
maestri cantori di Norimberga.
Musica
Nella musica del Tristano si è voluta vedere un'anticipazione del futuro.[1] Servendosi dell'uso ossessivo del cromatismo e della
tecnica della sospensione armonica, Wagner ottiene un effetto di suspense che dura per tutto il corso dell'azione. Le cadenze
incomplete del preludio non vengono risolte fino alla fine del dramma, che si chiude col canto di amore e morte di Isotta
(Liebestod). Come dice il critico Rubens Tedeschi, il linguaggio musicale del Tristano deve farsi infinitamente duttile per
dipingere - oltre il pochissimo che accade - il moltissimo che viene alluso. Il Leitmotiv deve quindi smussare la propria nettezza
melodica a favore della massima incertezza. In questo sbiadire dei contorni melodici si insinua l'allentamento dei rapporti
armonici, come l'ombra notturna dei due amanti contribuisce all'ambiguità dei significati. È una sorta di ondeggiamento perpetuo
simile al movimento del mare. Hanslick stroncò il valore della partitura
affermando che “contiene della musica ma non è musica” e denunciando
“il fumo dell'oppio suonato e cantato”. Lo stesso Wagner, in una lettera a
Mathilde Wesendonck, definì il proprio lavoro "qualcosa di terribile,
capace di rendere pazzi gli ascoltatori".
La prima rappresentazione del Tristano nel 1865 ebbe un effetto non indifferente sul pubblico dell'epoca. Rubens Tedeschi
segnala che l'estetica del decadentismo europeo nacque in quel momento, sebbene all'interno di un processo che sarebbe accaduto
anche senza il diretto intervento di Wagner. La “valanga intellettuale” investì letterati, pittori e musicisti preparando la ribellione
della avanguardie novecentesche. Valgono tra tutte le parole di Giulio Confalonieri:
«Tristano non ha soltanto soddisfatto una sete e placato una febbre ormai brucianti nell'umanità intera, ma
altresì infettato la musica di un bacillo che nulla, nemmeno le più moderne penicilline, sono ancor riuscite
ad eliminare del tutto.»
Interpretazione
Si dice spesso che nel Tristano Wagner abbia voluto mettere in scena la filosofia di
Schopenhauer. In effetti, in una lettera spedita a Franz Liszt nel dicembre del 1854, Wagner
scrisse che l'incontro col grande filosofo gli aveva rivelato un “accorato e sincero desiderio di
morte, la piena incoscienza, la totale inesistenza, la scomparsa di tutti i sogni, unica e
definitiva redenzione”. Ma (come nota il critico Petrucci nel suo Manuale wagneriano), se
così fosse, Tristano e Isotta avrebbero saputo dominare la loro passione. Schopenhauer
insegna che per raggiungere la serenità occorre accettare la sofferenza e rassegnarsi alla
concezione pessimistica dell'impossibilità del desiderio. Tristano è invece letteralmente
divorato dal desiderio. L'esaltazione della notte - cantata per tutto il secondo atto come brama
irrisolta di fuggire la luce del giorno e con essa la vacuità del reale - trova nella morte la sua
Wagner all'epoca del
naturale conseguenza in quanto liberazione. Una liberazione, dunque, non pessimistica
Tristano.
rinuncia ma simbolo (per metà ascetico, per altra metà panteistico) di unione cosmica. Per
questo motivo, Tristano era addirittura venerato dal filosofo Nietzsche, anche in virtù delle sue
ideologie dell'ateismo:
“Vorrei immaginare un uomo capace di ascoltare il terzo atto del Tristano senza il supporto del canto, come una gigantesca
sinfonia, senza che la sua anima esali l'ultimo respiro in un doloroso spasimo”.
Schopenhauer e la filosofia della pace dei sensi saranno piuttosto trattati nel mistico Parsifal, che decretò l'allontanamento di
Nietzsche dalla concezione wagneriana. A proposito del presunto ateismo del Tristano, vale la pena di segnalare un'osservazione
di Antonio Bruers:
"A chi giudicasse esagerato l'uso della parola ateo, dobbiamo rilevare un fatto che non si discute: in tutto il Tristano non è mai
nominato Dio."
Del resto, come sempre capita in Wagner, non è possibile non rintracciare alcune latenti allusioni politiche che tanto fecero
discutere in seno alla Tetralogia. Già il poeta Hölderlin aveva decantato la “grande missione” della Germania, situata al centro
dell'Europa e considerata come il “cuore sacro dei popoli”. In questa direzione, Tristano e Isotta potrebbero forse simboleggiare la
verità intima che la forza del filtro magico ha saputo rivelare contrapponendola al resto del mondo, all'apparenza delle
convenzioni sociali. Tali allegorie (che in futuro avrebbero contagiato pericolosamente la politica intesa come purezza dello
spirito tedesco) si associano però al costante desiderio di annullamento nutrito dai protagonisti. Il loro desiderio non è deputato a
risolversi nell'opulenza della vita materiale ma in un'altra dimensione, simbolo metafisico della vita più autentica e segreta.
Questo è il vero dramma dei due amanti: l'impossibile conciliazione della dicotomia in cui sono costretti a vivere, divisi come
sono tra anima e corpo, tra essenza e apparenza, come rivela il tormento allucinato di Tristano nel terzo atto, mirabilmente reso
nell'incisione discografica di Wilhelm Furtwängler.
Tristano e Isotta non vivono un amore normale ostacolato dalle avversità come accade in Romeo e Giulietta, bensì inappagabile
per sua stessa natura, condannato a vivere nel finito e soddisfabile solo nella morte. È la verità più profonda che gli amanti
avrebbero taciuto reprimendola nel subcosciente. Non c'è da stupirsi, quindi (anche se per altri comprensibili motivi) che Cosima
Wagner ironizzò riguardo l'amore intercorso tanti anni prima tra suo marito e Mathilde Wesendonck. Nel suo libro La mia vita a
Bayreuth, Cosima scrisse:
“Poverina, si spaventerebbe se sapesse cosa c'è nel Tristano!”
Trama
Antefatto
Per liberare la Cornovaglia da un ingiusto tributo imposto dagli irlandesi, Tristano ha ucciso il cavaliere Morold, patriota
irlandese e fidanzato della principessa Isotta, figlia del re d'Irlanda. Ferito durante il combattimento, viene amorevolmente curato
dalla stessa Isotta, la quale non conosce la sua identità. Soltanto il ritrovamento di un frammento della spada le fa capire di
trovarsi davanti all'assassino del suo uomo; allora lo risparmia, facendosi promettere di sparire per sempre dalla sua vita. In
seguito, Tristano infrange il giuramento e ritorna per portarla in sposa al Re di Cornovaglia, come pegno di riconciliazione tra i
due paesi.
Atto I
Scena 1ª La voce di un giovane marinaio si alza dal ponte di un vascello:
“Verso levante muove la nave, soffia il vento verso il nostro paese: e tu, bimba irlandese, dove rimani?...”
In rotta verso l'Inghilterra, Isotta sfoga la sua rabbia contro il giovane Tristano, cui la lega un confuso sentimento di amore e di
odio. Lo fa chiamare affinché la venga a trovare ma Tristano, turbato, risponde di non poter abbandonare il timone della nave.
Scena 2ª Isotta ricorda il passato, racconta alla sua ancella Brangania di essersi affezionata a un misterioso guerriero di nome
Tantris, il giovane rimasto ferito nella battaglia, che lei raccolse curandone le ferite. In realtà, Tantris era Tristano, che
presentandosi sotto falso nome era riuscito a scampare alla vendetta di Isotta grazie al suo sguardo supplicante.
“Con lucida spada mi presentai davanti a lui, per vendicare la morte di Morold. Dal suo giaciglio egli mi guardò: non sulla
lama, non sulla mano, ma sui miei occhi egli alzò lo sguardo. Con mille giuramenti mi promise lealtà eterna ed ebbi pietà per la
sua pena. Ma ben altro sfoggio fece Tristano di ciò che in me celavo. Colei che tacendo gli ridava la vita, colei che tacendo lo
salvava dall'odio, tutto egli ha messo in mostra! Borioso del successo, mi ha additata quale preda di conquista. Sii maledetto,
infame!...”
Reprimendo l'amore che li unisce, Isotta vorrebbe uccidersi con lui per cancellare l'affronto.
“La signora del silenzio, silenzio a me impone. Se comprendo ciò che ha taciuto, taccio ciò che non comprende.”
Entrambi credono di bere un potente veleno ma Brangania ha sostituito il veleno con un filtro d'amore. Nell'orchestra,
ricompaiono i temi del Desiderio e dello Sguardo, che erano già apparsi nel preludio strumentale. Il loro sentimento si rivela con
forza alla realtà, ogni incomprensione svanisce e il mondo circostante non ha più alcun significato. Quando lo scudiero di
Tristano, Kurwenald, giunge ad avvertire dell'imminente incontro col Re, Tristano risponde: “Quale re?” ormai del tutto ignaro
di ciò che sta avvenendo. Nel momento in cui la nave approda nel porto, Tristano e Isotta si gettano l'uno nelle braccia dell'altro.
Atto II
Scena 1ª Nel giardino del castello di re Marke, durante la notte, Isotta attende l'arrivo di Tristano. Brangania la avverte del
pericolo che stanno correndo, sapendo che Melot, amico di Tristano, ma innamorato segretamente di Isotta, potrebbe rivelare al
Re l'amore clandestino della coppia. Isotta non le crede. Tristano si precipita in scena con un abbraccio travolgente.
Scena 2ª Incomincia la lunga notte dei due innamorati che è la vera protagonista del dramma, è l'oscurità che circonda i due
amanti e li riassorbe in un'originaria, individuale armonia. Dice Isotta:
"Chi là segretamente celai, come mi parve malvagio quando, nello splendore del giorno, l'unico fedelmente amato sparve agli
sguardi d'amore, e quale nemico s'erse dinnanzi a me! Trascinarti voglio laggiù, con me nella notte, dove il mio cuore mi
promette la fine dell'errore, dove svanisce la follia del presentito inganno."
Dice Tristano:
"Su noi discendi, notte arcana! Spargi l'oblio della vita!... Quel che là nella notte vegliava cupamente richiuso, quel che, senza
sapere e pensarci, oscuramente concepii - l'immagine che i miei occhi non osavano osservare, ferita dalla luce del giorno - mi si
rivelò scintillante."
''Gloria al filtro e alla sua forza! Mi dischiuse le vaste porte dove solo in sogno ho soggiornato. Dalla visione celata nel segreto
scrigno del cuore, esso cacciò lo splendore ingannevole del giorno, sì che il mio orecchio, penetrando la notte, potesse vederla
davvero.
"Chi amoroso osserva la notte della morte, a chi essa confida il suo profondo mistero: la menzogna del giorno, fama e onore,
forza e ricchezza, come vana polvere di stelle innanzi a lui svanisce!... Fuor dal mondo, fuor del giorno, senza angosce, dolce
ebbrezza, senza assenza, mai divisi, soli, avvinti, sempre sempre, nell'immenso spazio!..''
Ma nel momento più impetuoso della passione, quando le voci e la musica vengono sospinte dal motivo della Felicità,
improvvisamente l'incanto si spezza. Arrivano il Re, Melot e i cortigiani del castello, che circondano inorriditi la coppia degli
amanti. Il tema musicale del Giorno avverso invade la scena. Sorge l'alba.
Scena 3ª Melot, tradendo Tristano, presenta al Re la sua vittima. Il magnanimo re Marke si perde allora in un lungo monologo
cantato sul tema del Cordoglio, addolorato per il comportamento di Tristano e rievocando le vicende che li unirono in passato.
"A me, questo? Perché? Chi mi è fedele, se il mio Tristano mi tradì?... Se non c'è redenzione, chi può spiegare al mondo tale cupo
immenso abisso?..."
Ma Tristano, come trasognato, non può fornire alcuna spiegazione. "Ciò che tu domandi non potrai mai comprendere", e si volge
quindi verso l'amata:
"Dove ora Tristano s'avvia, vuoi tu seguirlo, Isotta? È terra buia, muta, da cui mia madre m'inviò, quando mi partorì dal regno
della morte..."
Mentre Isotta lo bacia, Melot incita il Re a reagire. Tristano sfida l'amico a duello e si lascia cadere sulla sua spada. Cade ferito tra
le braccia di Kurwenald.
Atto III
Scena 1ª
Tra le rovine del suo castello, accudito dal fedele Kurwenald, Tristano riprende
lentamente conoscenza. Ferito nel corpo e nell'anima, egli ha delle allucinazioni.
Ciò che desidera gli è negato e il pensiero di Isotta, simbolo di quel desiderio, lo
travolge. Immobile sul letto la cerca, in preda al delirio la invoca:
Sono pagine molto drammatiche, dove la musica rompe definitivamente con la tonalità tradizionale anticipando per la prima volta
il sistema dodecafonico. Ma intanto la nave di Isotta è apparsa davvero all'orizzonte, salutata da un'allegra cantilena del corno
inglese. Tristano è fuori di sé dalla gioia. Egli segue l'arrivo del veliero e manda Kurwenald a ricevere l'amata. Rimasto solo, si
strappa le bende della ferita e si alza in piedi sanguinante:
"O sangue mio, scorri giulivo!... Lei, che un dì mi guarì le ferite, a me s'avvicina per salvarmi!... Possa il mondo perir, dinnanzi
alla mia esultante fretta!"...
Isotta entra in scena. Sulle grandi note del tema del Giorno avverso, i due amanti si abbracciano. Sul tema dello Sguardo, Tristano
esala l'ultimo respiro.
Scena 2ª Mentre Isotta piange la morte di Tristano, un'altra nave approda al castello. Si tratta di re Marke che, venuto a
conoscenza del filtro magico e dell'inevitabile verità, è accorso con Melot a chiedere perdono. Ma Kurwenald, furibondo per la
morte del suo padrone, si scaglia contro di lui. Appena Melot arriva lo uccide in un colpo; resta ferito a sua volta e muore egli
stesso accanto al corpo di Tristano. Il Re, addolorato, cerca di spiegarsi con Isotta ma lei, ormai, non lo ascolta più. Nel suo canto
supremo, Isotta invoca la celebre Liebestod, la "morte d'amore" che riunirà i due amanti:
"Son forse onde di teneri zeffiri? Son forse onde di voluttuosi vapori? Nel flusso ondeggiante, nell'armonia risonante, nello
spirante universo del respiro del mondo, annegare, inabissarmi, senza coscienza, suprema voluttà!"
Sulle note della Felicità, Isotta cade trasfigurata sul corpo di Tristano. Il Re benedice i cadaveri. Si chiude lentamente il sipario.
Organico orchestrale
La partitura prevede l'utilizzo di:
3 flauti, (III. anche Ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti
4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba
timpani, piatti, triangolo
arpa
archi
Da suonare internamente:
Discografia parziale
Tristano e Isotta - Kleiber/Price/Kollo/Moll/Götz, 1981 Deutsche Grammophon
Tristano e Isotta - Solti/Nilsson/Resnik/Krause, 1960 Decca
Tristano e Isotta - Böhm/Nilsson/Windgassen/Heater, 1966 Deutsche Grammophon
Tristano e Isotta - Furtwangler/Flagstad/Suthaus/Fischer-Dieskau, 1952 Brillant
Tristano e Isotta - Karajan/Dernesch/Vickers/Berry - 1971 EMI
Tristano e Isotta - Karajan/Modl/Vinay/Hotter - 1952 Myto
Tristano e Isotta - Bernstein/Behrens/Hofmann/Weikl - 1981 - Philips
DVD parziale
Tristano e Isotta - Barenboim/Jerusalem/Meier, regia Heiner Müller - 1995 Deutsche Grammophon
Tristano e Isotta - Levine/Heppner/Eaglen/Dalayman - 2001 Deutsche Grammophon
Tristano e Isotta - Barenboim/Kollo/Meier/Salminen, regia Jean-Pierre Ponnelle - 1983 Deutsche Grammophon
Note
1. ^ Copia archiviata (MP3), su columbia.edu. URL consultato il 14 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2010).
2. ^ Carl Dahlhaus, I drammi musicali di Richard Wagner.
Altri progetti
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Tristano e Isotta (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Tristan_und_Isolde_(Wagner)?uselang=it
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