Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Se si analizza il costrutto dei nativi dal punto di vista della sociologia della
conoscenza quel che risalta è la capacità di un’idea chiaramente non
accademica e non sostenuta da evidenze di ricerca di imporsi come
ipotesi scientifica anche all’interno di certi ambienti accademici. La
ragione va cercata nell’ipotesi del moral panic: esso si verifica quando un
gruppo di una società sia ritenuto portatore di particolari valori e
comportamenti così che il sistema dei media inizia a farne oggetto di
attenzione tematica, garantendo ad esso enfasi. Per quanto riguarda i
nativi si è cercata di semplificare una realtà che sarebbe molto più
complessa, ma che proprio in virtù di questa semplificazione viene resa
più facilmente comprensibile al grande pubblico.
Nessuna delle due strade conduce a una reale soluzione del problema.
Ma le neuroscienze potrebbero rappresentare una via d’uscita da questa
concezione. Anzitutto memoria, attenzione, emozione, e sentimenti sono
tutti temi che interessano anche le scienze dure ma che allo stesso tempo
stanno alla base delle questioni che la psicologia o la pedagogia studiano.
Perciò il paradigma neuro-scientifico offre un linguaggio comune a
medici, biologi, scienziati umani, avvicina i bordi delle discipline e crea
opportunità di integrazione e collaborazione.
Capitolo 2
5
sensoriali dall’esterno e presiede al controllo degli stati interni
dell’organismo. I gangli hanno a che fare con il movimento e l’azione in
generale. Sotto ad essi si trova il cervelletto. Inizialmente si attribuivano
funzioni in relazione al coordinamento del movimento, ma è stato
rivalutato e si sospetta svolga funzioni in diretta collaborazione con i lobi
frontali. La corteccia costituisce la porzione superficiale del cervello. Si è
sviluppata più tardi, si divide nella archicorteccia (comprende l’ippocampo
e la corteccia olfattiva, il primo regola l’apprendimento spaziale, la
gestione dei ricordi e la memoria verbale; la seconda la gestione delle
emozioni) e neocorteccia. Neocorteccia E’ la parte del cervello
evolutivamente più recente.
Dopo Cartesio, la concezione diffusa era quella che vedeva distinte la res
cogitans e corpo, negando la concezione aristotelica secondo cui l’anima
è atto primo del corpo. L’affermazione del soggetto cerebrale (del XX
secolo) comporta l’individuazione dell’errore di Cartesio e la
ricomposizione dell’intero dell’uomo. La separazione cartesiana della res
cogitans dal corpo aveva comportato l’emarginazione della biologia: se i
corpi sono macchine che nulla spiegano del pensiero, essa non aveva
rilevanza. Oggi, l’affermazione del soggetto cerebrale rovescia anche
questa prospettiva, dimostrando come lo studio della biologia costituisca
le basi dello studio del io.
2°= Damasio afferma che “noi siamo mente e corpo”, un tutt’uno. Nelle
nostre cognizioni la componente emozionale è profondamente coinvolta
quindi il 2 modo per apprendere si basa sulla teoria dei marcatori
somatici ed è l’esperienza.
• Teoria della visione: non vediamo solo con gli occhi ma anche con tutto
il corpo • Le aree dei neuroni specchio sono vicine alle aree del linguaggio
verbale: c’è relazione tra
Una premessa storica Alla base delle diverse teorie si possono trovare 3
elementi: un soggetto, una rappresentazione, un mondo. Le tre relazioni
che, a due a due, è possibile istituire tra questi elementi, corrispondono
ad alcune tra le questioni più dibattute della storia del pensiero: il
principio di causalità (soggetto- mondo), il problema della verità
(rappresentazione-mondo), il problema della coscienza (soggetto-
rappresentazione). Questi tre elementi sono profondamente legati tra
loro: dalla soluzione di una questione dipende la soluzione delle altre.
10
11
us ol artic l zi ni
12
• Recuperare alla memoria cose già apprese è più facile che imararne di
nuove. Gli studi successivi fissarono innanzitutto la distinzione tra
memoria e abitudine e distinsero la memoria primaria dalla secondaria
fino a giungere a un’ulteriore categorizzazione: memoria con o senza
registrazione, memoria implicita o esplicita, dichiarativa e non
dichiarativa (o procedurale).
Kandel invece, grazie agli studi sulla lumaca marina Aplysia, riuscì a
scoprire che la memoria a breve e a lungo termine sono il risultato di
processi diversi: funzionale il primo, anatomico il secondo. Mentre la
memoria a breve termine dipende dal rafforzamento di una relazione
sinaptica, la memoria a lungo termine è da porre in relazione con la
plasticità del cervello, ovvero con la possibilità che l’esperienza modifichi
l’assetto delle sinapsi.
Pensiamo ad esempio quando dopo aver fatto un favore alla mamma, lei
ci dà la paghetta. Quando si ripresenta un’occasione simile, cosa succede?
Nella misura in cui prevediamo che la ricompensa si presenti dopo questo
evento, esso continua ad acquistare valore; se viceversa la nostra
predizione si dimostra falsa e quel che segue è una punizione, l’evento si
svalorizza. In questo modo noi andiamo a costruire una “mappa di valori”
che sono il risultato delle nostre esperienze .
13
Come queste ricerche possono tornare utili alla didattica? Cosa comporta
sapere che si apprende per previsione? Come rendere funzionale all’agire
didattico la comprensione dei meccanismi dell’attenzione e della
memoria? Procediamo per punti.
La ripetizione.
Una delle principali obiezioni dei nostri tempi riguarda l’utilità dell’
“imparare a memoria”. La richiesta di memorizzazione del dato sembra
poco motivante per l’allievo, risulta difficile perché percepita come
decontestualizzata, e superflua per gli apparecchi informatici che oggi
abbiamo a disposizione.
Il curricolo.*
Il curricolo acquista rilievo tra gli anni sessanta e settanta prima di essere
messo in discussione all’interno del recente dibattito che ha
accompagnato le varie riforme della scuola italiana. Molti lo accusano di
essere troppo rigido, generale e a priori e che pertanto dovrebbe essere
abbandonato in favore della progettazione individualizzata.
Tuttavia è saggio capire che del curricolo non si può fare a meno: è
sostenuto da un’intenzionalità, è orientato a degli obiettivi, è riempito di
contenuti, metodi e strumenti.. per questo è un percorso indissociabile
dall’impresa formativa. Sicuramente questo percorso può essere
disegnato in molti modi, i due principali sono:
L’insegnante.
Diversi.
14
Non esistono al mondo due cervelli uguali proprio perché ciascuno di noi
ha le sue esperienze, la sua storia personale, ha introiettato valori
diversi... se pertanto ogni studente è unico dobbiamo mettere in luce
questa riflessione: non è detto che la stessa risposta comportamentale a
un determinato stimolo si possa immaginare come propria dell’assetto
cerebrale di individui della stessa età; non potremo essere sicuri che
soggetti coetanei presentino quindi la stessa capacità di rispondere agli
stessi stimoli. Da qui la richiesta di molti di adottare curricoli verticali con
piani di apprendimento differenti.
* APPUNTI A LEZIONE:
IL CONCETTO DI CURRICOLO
Si caratterizza per:
15
CURRICO LO
A ticol zi
• percor so in contin
2. Reticolare
L’INSEGNAMENTO ONE-TO-ONE
16
Questo però come è possibile nella nostra scuola? Non c’è il rischio di
cadere nel plagio, nell’accudimento? Esistono diverse metodologie...:
1. Verticali (insegnante-alunni): • Tutoring: logica montessori i bambini
lavorano autonomamente e l’insegnante gira,
gruppo dove i gruppi però sono omogenei, sono tutti sullo stesso livello.
... e Tecniche:
• games
quelli più difficili. Alla fine della lezione si fa dividere un foglio a metà
scrivendo da una parte ciò che è stato capito e sull’altra le difficoltà.
17
Capitolo 4:
Come funziona il cervello visivo Il compito del cervello visivo consiste nel
rappresentare le caratteristiche costanti, durevoli, essenziali e stabili di
oggetti, superfici, volti, situazioni.. permettendoci in tal modo di acquisire
conoscenza (Zeki).
Si tratta della stessa funzione dell’arte cioè di “afferrare l’eterno in ciò che
è disperatamente fugace”. Se il nostro cervello pertanto cerca di fissare le
costanti della realtà che osserva, l’arte (l’immagine) ne costituisce un
valido aiuto favorendone il lavoro: se già l’immagine fissa le costanti del
paesaggio percettivo, il cervello che all’immagine si rapporta si troverà a
lavorare su uno scenario semplificato trovandosi facilitato nel proprio
lavoro.
18
ricerca ha individuato in tempi recenti una serie di altre aree (V2, V3..)
ciascuna specializzata nell’elaborazione di aspetti specifici.
Le cellule sensibili ad uno stesso stimolo visivo sono organizzate per nodi;
quando in uno di questi nodi l’attività neurologica conduce alla
rappresentazione di un determinato attributo (ad esempio il colore) senza
il bisogno di altre elaborazioni, il nodo prende il nome di nodo essenziale.
Un nodo essenziale è una parte del cervello che se distrutta causa un
deficit specifico per una classe di percetti: il volto, il movimento, il
colore…
Per il cervello è fondamentale eliminare tutto ciò che non gli è necessario
per identificare oggetti e situazioni, ovvero concentrarsi solo sulle
caratteristiche essenziali e costanti dell’evento percettivo.
19
Un esempio c’è dato dal cubo di Necker in cui possiamo vedere due cubi:
uno ha la faccia anteriore in alto a destra, l’altro in basso a sinistra.
Riconosciuti i due cubi, gli esperimenti di brain imaging dimostrano un
incremento dell’attività nell’area V3 sollevando il problema se lo switch
da una prospettiva all’altra si possa spiegare sulla base delle singole
microscienze o richieda un intervento della corteccia frotoparietale.
20
21
Strumenti e forme
I criteri di visibilità e flessibilità hanno guidato l’evoluzione degli
strumenti per la rappresentazione della conoscenza. La lavagna nasce nel
momento in cui la lezione passa dal modello studente-istitutore a
studenti-insegnante con la necessità di rendere visibile a tutto il gruppo
quanto si sta facendo.
23
Una prima ipotesi vorrebbe che questi neuroni abbiano a che fare con
l’attesa del cibo o della ricompensa, oppure servano semplicemente a
preparare il soggetto all’azione.
24