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BIOENERGETICA
Gli organismi viventi hanno la necessità e la peculiarità di conservare le proprie strutture
altamente organizzate e mantenere un preciso ordine interno attivando processi che possano
contrastare l’inesorabile degrado della materia. Le cellule hanno sviluppato meccanismi molto
efficaci per catturare l'energia dalla luce del sole (organismi fotosintetici) o per estrarla da
sostanze ossidabili e accoppiarla ai processi che questa energia consumano. In
quest’ultimo caso esse prelevano molecole dall’ambiente, i nutrienti, dai quali, tramite i
processi degradativi, (catabolici) trasferiscono l'energia all'ATP. Sono le reazioni esoergoniche
di demolizione che rendono disponibile l’energia da usare per fare avvenire i processi che
consumano energia come il lavoro meccanico, il lavoro osmotico ed elettrico, il trasferimento
dell'informazione genetica, il mantenimento dell'omeostasi termica e i numerosi processi
biosintetici, riduttivi, quelli delle reazioni endoergoniche che oltre a produrre molecole
importanti per la funzionalità della cellula, concorrono al mantenimento delle strutture ordinate
degli organuli cellulari.
Tutte le trasformazioni energetiche che avvengono in natura seguono le leggi della
termodinamica e gli esseri viventi non sfuggono a questi principi.Le cellule
sono trasduttori (trasformatori) di energia efficacissimi e sono sistemi termodinamici che
operano a temperatura costante.
Il primo principio della termodinamica è il principio della conservazione dell’energia, quello
che ci ricorda che l’energia non si può né creare né distruggere ma solo trasformare e quindi
che l’energia totale sistema-ambiente è costante. Un'altro modo di enunciare il primo
principio è "l'energia totale scambiata in un sistema termodinamico è indipendente dal
percorso che si compie nelle trasformazioni ma dipende dal punto iniziale e da quello finale.
Così la quantità di energia liberata dall’ossidazione del glucosio in una bomba calorimetria, che
avviene in una frazione di secondo e in un'unica tappa, è la stessa liberata dalla cellula nel
lungo e complesso percorso catabolico.
Il secondo principio della termodinamica introduce il concetto di entropia (S), che è
l’equivalente matematico del disordine molecolare
Il secondo principio dice che in ogni trasformazione energetica la somma delle variazioni di
entropia del sistema-universo aumenta. Come dire che in tutte le reazioni con scambi
d’energia il disordine molecolare dell’universo aumenta.
Se consideriamo una cellula il sistema e l’ambiente intorno l’universo avremo che: .
∆S universo + ∆S sistema > 0
L’energia libera di Gibbs (G) è l’energia in grado di produrre lavoro utile durante una
reazione a temperatura e pressione costanti. Nelle reazioni esoergoniche il sistema perde
energia libera e i prodotti si trovano ad un livello energetico più basso e quindi ∆G sarà < 0.
In quelle endoergoniche, quelle “in salita” i prodotti si trovano ad un livello energetico
superiore e quindi “guadagnano” energia libera per cui sarà ∆G > 0.
L’entalpia H è il contenuto termico di un sistema ed esprime il numero e la qualità dei legami
dei reagenti e dei prodotti. Nelle reazioni che rilasciano calore (esotermiche) ∆H sarà < 0. In
quelle che assorbono calore (endotermiche) sarà ∆H > 0.
A temperatura e pressione costanti, le condizioni esistenti nei sistemi biologici, S,H,G sono
correlate dalla seguente equazione:
∆G = ∆H - T∆S
Poiché nei processi spontanei ∆H < 0 e ∆S > 0 si avrà ∆G < 0 (vedi anche le relazioni tra
∆G, ∆H e ∆S)
Apparentemente gli esseri viventi sfuggono al secondo principio della termodinamica ma ciò,
oltre a essere impossibile, non è vero. Essi riescono a mantenere l’ordine interno e quindi
entropia negativa, rilasciando nell’ambiente fattori antropici che compensano ampiamente
l’ordine interno ed in modo che l’entropia ambiente-sistema cellula sia maggiore di 0.
2
Nello studio del metabolismo energetico incontreremo vie degradative esoergoniche (quindi
con ∆G < 0) che sono reazioni spontanee, in senso termodinamico, che avvengono nei tempi e
nei modi fisiologici solo se ogni tappa viene catalizzata da uno specifico enzima. Queste
reazioni che fanno parte, nel loro insieme, del catabolismo, sono ossidazioni biologiche.
Le ossido-riduzioni biologiche
Rimandandovi al corso di chimica per una completa trattazione delle ossido-riduzioni, a noi
interessa, in questa sede capire quali sono le strategie degli esseri viventi per estrarre energia
dalle ossidazioni e come poi utilizzano questa energia per "spingere" le numerosissime reazioni
endoergoniche di biosintesi che le consentano, oltre a produrre molecole fondamentali, di
mantenere il peculiare ordine interno.
L'atomo che dobbiamo mettere al centro delle nostre osservazioni è l'atomo di Carbonio che,
negli organismi viventi, si trova in cinque diversi stati d'ossidazione.
La figura mostra i cinque stati d'ossidazione del C partendo dal più
ridotto (nell'alcano, nella tabella) a quello più ossidato: il diossido di
C.
L'etano è un idrocarburo ed il C si trova a condividere i doppietti
elettronici con un atomo meno elettronegativo. Il risultato è che il
C, negli idrocarburi, è ad un alto stato di riduzione e questo
comporta che la sua ossidazione libera una elevata quantità
d'energia. Ecco perché gli idrocarburi sono combustibili largamente
usati per produrre energia. Passando da un idrocarburo ad
un alcol si ha una ossidazione purché si introduce un legame C-
O. E' intuitivo capire che, nel suo insieme l'alcol mantiene
comunque un alto grado di riduzione: ecco perché le bevande
alcoliche sono alimenti energetici.
L'aldeide presenta uno stato d'ossidazione superiore a quello dell'alcol perché un atomo di C
condivide due doppietti elettronici con l'O, l'atomo più elettronegativo tra gli elementi (F
escluso). Gli acidi organici hanno un C ancora più ossidato.
Ma anche dagli acidi e, a maggior ragione dalle aldeidi, è ancora possibile estrarre energia
ossidandoli ad anidride carbonica (diossido di C) che è la forma più ossidata del carbonio.
Una ossidazione (combustione) è completa quando i prodotti finali sono CO2 e H2O
Alcune considerazioni:E' evidente una "scala" di ossidazione del carbonio che in senso
crescente è :
Idrocarburi →Alcol →Aldeide →Acido →Anidride carbonica.
Passare, in questo ordine, dall'uno all'altro è una ossidazione. Nell'ordine inverso è una
riduzione.Le sostanze ossidabili contengono una certa quantità di energia di legame che viene
gradatamente liberata da sistemi multienzimatici che formano le vie o i cicli metabolici. Una
parte di questa energia sarà energia utile capace di essere sfruttata per compiere un lavoro ed
una parte si disperderà nell'ambiente sotto forma di fattori entropici.
Una reazione di ossidoriduzione è un trasferimento di elettroni e nella cellula vi sono tre modi
principali di farlo
Un substrato ridotto lo possiamo rappresentare legato a due atomi di H ed è il donatore di
protoni ed elettroni
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dell'omeostasi termica, l'eliminazione di sostanze tossiche (come l'NH3). Una parte importante
della trasduzione dell'energia chimica di legame in energia libera, e che è fondamentale nello
nostro studio successivo, sarà destinata a rendere possibili tutte le sintesi di molecole
indispensabili per un corretto funzionamento delle cellule che nel loro insieme sono l'altra parte
del metabolismo: l'anabolismo. L'anabolismo è costituito da tutte le reazioni endoergoniche
che partendo da relativamente pochi composti semplici, attraverso reazioni riduttive, permette
alle cellule di sintetizzare numerose e complesse biologiche di fondamentale interesse. Si pensi
alla sintesi delle proteine e della loro importanza biologica.
Nelle cellule le reazioni cataboliche e quelle anaboliche non sono accoppiate temporalmente
per cui esse devono disporre di un “serbatoio di raccolta” dell’energia: un composto
intermedio secondo lo schema:
AH2 + I —redox————→ A + IH2
A viene ossidato da un composto che assume
+
elettroni e protoni (H ) e che quindi si riduce.
Questo intermedio deve essere comune ad altre reazioni e cioè entrare in altre redox e, col suo
potere riducente acquisito, riossidarsi per ridurre un nuovo composto B sul quale verrà
trasferita l'energia (potere riducente).
IH2 + B —redox————→ I + BH2.
ATP + H2O ——→ ADP + Pi La reazione ha un ∆G°' di -7.3 Kcal/mole (-30.5 KJ/mole)
L'ATP è un ottimo trasportatore di gruppi fosfato anche per il fatto che ha un potenziale di
trasferimento intermedio rispetto ai principali composti fosforilati che ci sono nella cellula.
Abbiamo capito così perché l'esochinasi può trasferire un Pi dall'ATP al glucosio. Infatti il
glucosio-6-P ha un potenziale di trasferimento inferiore a quello dell'ATP.
Vedremo, nella glicolisi, che si genererà ATP per un trasferimento di Pi dal fosfoenolpiruvato
all'ADP. Si tratta di sintesi di ATP a livello del substrato
Generare ATP è quindi lo scopo principale di tutto il metabolismo energetico. Abbiamo visto
come questo avvenga alla fine di un lungo processo di demolizione dei nutrienti che è
caratterizzato da una serie di ossidoriduzioni in cui, partendo da un substrato ridotto (un
carboidrato, un acido grasso e anche un aminoacido) con una determinata energia potenziale
di legame, gli elettroni e i protoni vengono trasferiti da intermedi specifici. Questi trasportatori
di "potere riducente" sono i coenzimi delle deidrogenasi: il flavin-adenin-dinucleotide
(FAD) e ilnicotinammide-adenin-dinucleotide (NAD+).
Sarà bene abituarsi, e lo capiremo presto, a distinguere i quattro modi in cui questi coenzimi si
trovano scritti che sono le seguenti:
NAD+ che si legge NAD ossidato, NADH che si legge NAD ridotto; FAD che si legge FAD
ossidato e FADH2 che si legge FAD ridotto.
Incontreremo anche il NADP+ che si legge NAD fosfato ossidato e il NADPH, NAD fosfato
ridotto.Questi coenzimi sono complessi molecolari che, per la loro struttura, possono
addizionare protoni ed elettroni di atomi di idrogeno rimossi dalle deidrogenasi. E
precisamente:
Il NAD+ è in grado di accettare uno ione idruro e quindi un protone e due elettroni : H:(ione
idruro) ——→ H+ + un doppietto elettronico.
Il FAD è in grado di accettare due atomi di H e cioè due protoni (2 H+) + un doppietto
elettronico.
Evidentemente il NAD ossidato che addiziona due elettroni e un protone si riduce e passa nella
forma NADH (ridotto).
Il FAD passa da FAD a FADH2. Ma vediamo meglio le loro strutture.
Nota importante: osservando la struttura del NAD, sul ribosio legato all'adenina, in posizione 2'
troviamo il gruppo OH. Se al posto di H sostituiamo un gruppo fosfato, allora si parla di
NADP+ che, come detto si chiama NAD fosfato ossidato. La presenza di un gruppo fosfato, ad
alta energia, conferisce al NADP+, nello stato ridotto, NADPH, la proprietà di essere il
principale donatore di elettroni nelle biosintesi riduttive. Il meccanismo di trasferimento degli
elettroni è lo stesso sia nel NADH che nel NADPH. E' importante comunque saperli distinguere
perché se studiamo una reazione in cui è presente il NADPH allora siamo all'interno di riduzioni
anaboliche mentre se è presente il NADH allora ci troviamo in tappe cataboliche per la
produzione di ATP. Il NADPH viene generato nella via del pentoso fosfato, che vedremo in
seguito.
Nella struttura del FAD troviamo ancora un adenina che si lega ad un ribosio che a sua volta
lega due gruppi fosfato. La parte centrale è il derivato da una vitamina idrosolubile la
riboflavina, la vit.. B12. La
parte reattiva sta
nell'anello isoallossazinico
che può accettare due
protoni e due elettroni
sugli atomi di N, come si
vede in figura.
Come si può facilmente osservare, sia ATP che NAD che FAD
sono derivati da nucleotidi (l'ATP è un nucleotide).
organismi aerobi essa prelude al ciclo di Krebs e alla catena di trasporto degli elettroni, con
cui si ottiene l'ossidazione completa del glucosio a H2O e CO2.
Negli organismi anaerobi il piruvato viene ridotto in vari composti in assenza di ossigeno. Ad
esempio l'etanolo è il prodotto della conversione del piruvato in alcuni lieviti. Anche negli
aerobi però, se la fibrocellula muscolare è impegnata improvvisamente in uno contrazione
intensa e non è sufficientemente rifornita di ossigeno, il piruvato viene ridotto a lattato. Sia
l'etanolo che il lattato sono esempi di fermentazione che è una via strategica, come vedremo,
di ricavare energia immediata riossidando il NADH citoplasmatico formatosi in una tappa della
glicolisi.
Il glucosio, entrato nella cellula
sotto stimolo ormonale, viene
immediatamente fosforilato in
posizione '6. Questo passaggio
catalizzato dalla glucochinasinel
fegato e dallaesochinasi nel
muscolo e nel cervello, attiva il
glucosio e lo incanala verso il suo
destino metabolico (che non è
solo la glicolisi). Si ha
quindi consumo di una mole di
ATPperché le chinasi trasferiscono
un gruppo fosfato dall'ATP al
substrato (esse necessitano della
presenza di ioni Mg+2 necessari
all'idrolisi dell'ATP). Se la cellula
ha bisogno di ricavare energia il
glucosio-6-P subisce una
isomerizzazione a fruttosio-6-P.
Con ciò l'anello piranosico del
glucosio viene convertito in quello
furanosico, più instabile. Una
nuova chinasi,
lafosfofruttochinasi(PFK)
trasferisce un secondo gruppo
fosfato in posizione '1 formando il
fruttosio 1,6 difosfato.
Si consuma così un'altra mole di
ATP e si crea una molecola
particolarmente instabile. Il
passaggio della PFK è irreversibile
e il suo prodotto, il fru-
1,6difosfato, è destinato alla
successiva rottura e quindi
"obbligato" a continuare nella via
glicolitica. Ma questa tappa è
cruciale perché la PFK è
un enzima allostericomodulato
a feedback dall'ATP e dall'acido
citrico, primo intermedio del ciclo
di Krebs. Osservare che nella
glicolisi intervengono tre chinasi e
tutte controllano tappe
irreversibili. La esochinasi, la
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Osservazioni importanti:
- Da quanto detto si capisce che ci sono due modi per produrre ATP. A livello del substrato
quando una chinasi trasferisce un fosfato da una molecola (substrato) ad alto potenziale di
trasferimento all'ADP e a livello della catena respiratoria nella riossidazione dei coenzimi ridotti.
- Nella tappa n° 6 si ha una deidrogenazione NAD dipendente. Dal substrato, la gli-3-P, viene
rimosso uno ione idruro che si addiziona all'anello nicotinammidico del NAD + riducendolo a
NADH. (Ricordate? SH2 + I → IH2 + S: ma perché SH2 possa essere nuovamente ossidato
occorre che IH2 venga riossidato in I [in questo caso NADH] in una diversa reazione). Allora
questo passaggio può andare avanti solo in presenza, appunto, di NAD ossidato. Nelle restanti
tappe della glicolisi, non ce n'è una che "si occupi" di riossidare il NADH! Allora? Quando tutto
il NAD+ sarà consumato, la glicolisi non può andare avanti e si blocca! Ma è possibile bloccare
la principale via metabolica del catabolismo energetico? No, allora cosa succede?
La glicolisi, come detto, è una via universale, presente cioè in tutti gli organismi viventi e in
tutti i tipi di cellule. Questa è un ottima dimostrazione di come, nel corso dell'avventura
biologica del pianeta essa abbia "vinto" la pressione selettiva e si sia affermata come la via
migliore per estrarre ATP dal glucosio.
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Il piruvato invece ha un destino diverso che dipende da tipo di organismo e anche, all'interno
del medesimo organismo, dal tipo di cellula (in certe condizioni). Vediamo alcuni esempi:
1.In alcuni microrganismi e nei lieviti il piruvato viene ridotto ad etanolo in due
passaggi: una decarbossilazione ed una deidrogenazione.
La prima tappa, la decarbossilazione, è operata da
un enzima contenente, come coenzima, una
vitamina idrosolubile, la tiamina pirofosfato un
trasportatore di CO2. La seconda tappa è una
riduzione operata da una deidrogenasi NAD
dipendente. Si ha così, in questi organismi la riossidazione del NADH citoplasmatico! Nel
complesso questa via metabolica si chiama fermentazione alcolica.
In moltissimi microrganismi e anche nelle cellule muscolari degli organismi superiori, quando la
disponibilità d'ossigeno è insufficiente, il piruvato viene ridotto a lattato (acido lattico). Questa
riduzione è il passaggio che permette di riossidare il NADH citoplasmatico.
Il ciclo di Krebs
(chiamato anche ciclo dell'acido citrico o ciclo degli acidi tricarbossilici)
Quando l'ossigenazione della cellula è sufficiente e il fabbisogno di un surplus di energia
immediata non è un emergenza, il piruvato citosolico viene trasportato nei mitocondri e, in
quella sede, subisce l'azione della piruvato deidrogenasi (PDH), un complesso enzimatico
estremamente raffinato. L'azione della PDH produce acetil-CoA. Vediamo meglio.
In Escherichia Coli la PDH è costituita da numerose copie di tre diversi enzimi (una
sessantina di catene polipeptidiche).
Un enzima l'E1, che è l'enzima deidrogenante NAD+ dipendente contiene latiamina
pirofosfato (TPP) che è un trasportatore di unità monocarboniose (CO2) e che
quindi opera la decarbossilazione ossidativa del piruvato. Un enzima E2, contiene
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l'acido lipoico che provvede al trasferimento dell'acile al CoA e l'ultimo enzima E3,
che rigenera l'acido lipoico.
Il risultato dell'azione della PDH è quindi:
In questo passaggio due dei sei atomi di carbonio del glucosio sono stati
completamente ossidati a CO2. (entrano due moli di piruvato ed entrambi
vengono decarbossilati con produzione di CO2.)
Ricordando la reazione globale dell'ossidazione completa del glucosio...
...scopriremo che nel ciclo di Krebs vengono ossidati gli altri quattro atomi di C,
producendo le altre quattro molecole di CO2 ed in seguito si formerà l'acqua
metabolica.
Negli animali il passaggio da piruvato ad acetil-CoA è un passaggio irreversibile e
fondamentale nel metabolismo poiché gli eterotrofi non sono in grado di convertire
l'acetil-CoA in glucosio per cui questa conversione dirige gli atomi di C del glucosio o
verso il ciclo di Krebs per ricavarne energia oppure nella sintesi di lipidi.
Quando i livelli di ATP nella cellula sono elevati, la conversione del piruvato
in acetil-CoA non deve avvenire perché il piruvato viene utilizzato
prevalentemente per la gluconeogenesi.
L'attività della PDH, enzima allosterico in un punto d'incrocio fondamentale, è
controllata in modo estremamente rigoroso. L'aumento del NADH, dell'acetil-CoA,
dell'ATP inattiva il complesso. In sintesi la deidrogenasi viene inibita quando l'ATP o
i suoi intermedi biosintetici sono abbondanti.
I due acetati formati dalla conversione del piruvato e addizionati al CoA contengono
i restanti 4 atomi di carbonio del glucosio.
Il ciclo dell'acido citrico consiste in una serie di reazioni catalizzate da enzimi
localizzati nella matrice mitocondriale, tranne uno, la succinico deidrogenasi che è
una proteina della membrana interna del mitocondrio.
In queste reazioni ciascun acetato sarà completamente ossidato a CO 2 e
produrranno tre molecole di NADH e una di FADH2.
Su questi coenzimi sarà così trasferita l'energia contenuta nei legami che hanno
generato glucosio durante la biosintesi diretta dall'energia elettromagnetica della
luce del sole. Come dire:
Energia radiante ————→ Glucosio ————→ coenzimi ridotti.....
Questi coenzimi saranno poi riossidati in una catena di trasporto di elettroni, la
catena respiratoria, e per ogni NADH ossidato si otterranno 3ATP, mentre per ogni
FADH2 se ne formeranno 2 in un processo chiamato fosforilazione ossidativa.
Inoltre il ciclo di Krebs produce un GTP, analogo dell'ATP, a livello di substrato,
per ogni acetato.
Vediamo tra i nove, i passaggi cruciali del ciclo di Krebs, seguendo lo schema.
Alcuni bilanci
Considerando un giro completo del ciclo dell'acido citrico è facile capire che nella prima metà i
due atomi di carbonio dell'acetato che entra e che si somma all'ossalacetato, vengono
completamente ossidati entrambi a CO2. Nell'altra metà il ciclo si "occupa" di rigenerare
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l'ossalacetato necessario per la ripresa del ciclo. Nelle quattro ossidazioni i coenzimi NAD+ e
FAD raccolgono molti elettroni che trasferiranno nella catena respiratoria portando alla sintesi
di molte molecole di ATP. Alla fine del ciclo tutti e sei gli atomi di carbonio del glucosio hanno
perso gli elettroni e quindi l'energia di legame, trasferita momentaneamente ai coenzimi
nucleotidici. Le sei molecole di diossido di carbonio si sono formate nei seguenti passaggi:
2 CO2 (una per ogni
Piruvato ————→ acetato piruvato)
2 CO2 (una per ogni
isocitrato ————→ a-chetoglutarato
isocitrato)
Sappiamo che alla bomba calorimetrica la combustione completa del glucosio libera circa 680
Kcal/mole. Per fare un bilancio della "resa" energetica del processo d'ossidazione cellulare, se il
glucosio viene ossidato completamente attraverso il ciclo di Krebs e gli elettroni trasferiti all'
ossigeno dalla catena respiratoria, occorre calcolare quante moli di ATP vengono prodotte nel
processo.
La seguente tabella schematizza il numero di moli di ATP prodotte nelle varie fasi:
TOTALE =38moli
Quindi nella ossidazione completa del glucosio si ottengono 38 moli di ATP e cioè una quantità
di energia libera, espressa in calorie, di:
38 x 7.3 Kcal/mole = 277, 4 Kcal
che rappresenta circa il 40% della quantità totale dell'energia (liberata in ambiente
fisico: bomba calorimetrica) contenuta nei legami del glucosio.
vuol dire che è collocata sia nelle via cataboliche che in quelle anaboliche e quindi la sua
funzione è essenziale anche senza considerare il ruolo nel metabolismo energetico.
Ilcitrato può uscire dai mitocondri e fungere da precursore per la sintesi di acidi grassi.
Anche l'ossalacetato e l'α-chetoglutarato possono essere sottratti dal ciclo per la sintesi di
aminoacidi. L'ossalacetato, può anche convertire in fosfoenolpiruvato, PEP, tramite la
PEPcarbossichinasi. Il PEP, già visto nella glicolisi, può servire per la sintesi di glucosio
(gluconeogenesi).
Come sappiamo i livelli d'ossalacetato però devono rimanere costanti per
permettere il normale flusso del ciclo, essendo l'accettore degli acetati. Per
ricostituire la normale concentrazione di ossalacetato esistono altre vie,
detteanapletoriche, utili per rimpiazzare l'ossalacetato sottratto. Una delle più
importanti è la carbossilazione del piruvato con CO2 per formare ossalacetato
catalizzata dall'enzima piruvato carbossilasi. In condizioni normali deve esistere
un equilibrio perfetto tra le reazioni che rimuovono intermedi e quelle,
anapletoriche, che lo riforniscono di tali intermedi.
Poiché durante l'attivazione dell'acido grasso vengono consumate 2 moli di ATP, la resa netta è
di 129 ATP. Considerando che l'ossidazione completa alla bomba calorimetrica fornisce, per un
acido grasso a sedici atomi, un ∆G°' di circa 2344 Kcal/mole, calcolando avremo una
liberazione di energia libera fisiologica pari a 129 x - 7.3 = 941 Kcal/mole. Anche in questo
caso la resa, altissima, è di circa il 40%. del massimo teorico.
I corpi chetonici
Nel fegato dei mammiferi non tutto l'acetil-CoA derivato dall'ossidazione degli acidi grassi entra
nel ciclo di Krebs ma, quando la degradazione lipidica è eccessiva, una certa parte di acetil-
CoA viene convertito in " corpi chetonici". Il perché lo si capisce facilmente ricordando che
l'acetato utilizzabile nel ciclo dell'acido citrico dipende dalla concentrazione di ossalacetato che
a sua volta è legato al catabolismo dei glucidi. L'ossalacetato infatti si forma, con reazione
anapletorica, dal piruvato. (vedi) E' interessante osservare come durante il digiuno
l'ossalacetato viene sottratto e utilizzato in una via metabolica (che vedremo) per formare
glucosio (gluconeogenesi): così l'acetil-CoA in eccesso viene trasformato in corpi chetonici, utili
combustibili alternativi per molti tessuti "nobili" come il cuore e i reni, ma anche, in caso di
necessità, per il cervello. I corpi chetonici sono composti solubili sia nel sangue che nelle
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urine. A parte l'acetone, che viene eliminato con la respirazione, i due corpi chetonici più
importanti sono l'acetoacetato e il βidrossibutirrato, che, prodotti nei mitocondri epatici, da
questi diffondono nel sangue e vanno ai tessuti che li ossidano.
IN DEFINITIVA:
Quando, come nel caso di digiuno, si determina un aumento della biosintesi di glucosio, nella
cellula epatica si si ha la sintesi e l'esportazione dei corpi chetonici.
Come si vede nell'esempio di transaminazione in figura, il gruppo amminico viene trasferito dall'alanina,
un aminoacido, all'a-chetoglutarato, un chetoacido che diviene così glutammato (acido glutammico, un
importante aminoacido). L'alanina, a sua volta, perdendo il gruppo amminico, forma il chetoacido
piruvato. Sia il piruvato che l'a-chetoglutarato li abbiamo già incontrati nel metabolismo energetico.
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L'alanina è un aminoacido chiave nel trasporto di gruppi amminici al fegato in forma non tossica. Nel
muscolo si ha la transaminazione del glutammato sul piruvato. L'alanina passa nel sangue per raggiungere
il fegato nel quale subirà una nuova transaminazione sull'a-chetoglutarato (reazione inversa della
precedente) cedendo così il gruppo NH2 e riproducendo glutammato che lo convoglierà tramite la GDH,
nel ciclo dell'urea. il piruvato può, tramite la gluconeogenesi produrre
glucosio da immettere in circolo ed esportare nel tessuto muscolare, che tramite la glicolisi, lo
riconverte in piruvato. (ciclo del glucosio-alanina) L'ammoniaca liberata dalla deaminazione del
glutammato (GDH) e dalla glutamminasi converge nel ciclo dell'urea.
L'ossidazione degli aminoacidi
destino degli scheletri carboniosI
Il pool plasmatico di aminoacidi deriva, oltre che dalla dieta, dalla degradazione delle proteine
intracellulari (proteine tissutali).
A differenza dei lipidi che possono essere conservati in quantità notevoli nel tessuto adiposo e dei
glucidi che, se in eccesso, possono essere conservati solo nei pochi mg di glicogeno contenuti nel
muscolo e nel fegato oppure eliminati con le urine, gli aminoacidi che eccedono il fabbisogno delle
sintesi di proteine o di altre biomolecolecole non possono essere né conservati né escreti.
Il destino degli aminoacidi in
eccesso è quindi quello di
essere indirizzati verso il
metabolismo energetico previa
rimozione dei gruppiα-
amminici. Lo scheletro
carbonioso che rimane, unα-
chetoacido, entra, in qualche
modo, nei cicli ossidativi che
abbiamo studiato. (ciclo di
Krebs)
La prima tappa del catabolismo aminoacidico è dunque la rimozione del gruppo α-amminico tramite
enzimi altamente specializzati chiamati aminotransferasi o, più comunemente, transaminasi. Le
transaminasi non operano una vera e propria perdita dei gruppi amminici, ma un trasferimento su un
chetoacido, generando un nuovo aminoacido.
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Nella maggior parte degliaminoacidi il gruppo amminico viene trasferito all'atomo di carbonio in α
dell'a-chetoglutarato conformazione dell'a-chetoacido corrispondente all'aminoacido che trasferisce
il gruppo amminico.
L'azione combinata delle transaminazione e della deaminazione ossidativa, convoglia, nel citosol, i gruppi
amminici nel glutammato dal quale verranno in sede mitocondriale definitivamente rimossi.
Nei tessuti extraepatici, oltre alla transaminazione, sono attivi meccanismi ossidativi di rimozione che
liberano un gruppo amminico netto che si converte in ammoniaca, NH3, molecola estremamente
neurotossica alterando, probabilmente, il pH intracellulare.
L'organo deputato alla eliminazione dell'NH3 è il fegato. Non potendo essere esportata nel sangue, per
la sua tossicità, l'ammoniaca viene, nei tessuti extraepatici, cervello compreso, convertita in un
composto non tossico, la glutammina.
Come si vede in figura, la glutammina, si forma per addizione enzimatica, catalizzata dalla glutammina
sintetasi, di un gruppo amminico al glutammato preventivamente esterificato con un gruppo fosfato su
un gruppo acido.
Si ha così la trasformazione del glutammato, polare, in glutammina che, essendo neutra, può facilmente
attraversare le membrane cellulari e, passata nel sangue, viene trasportata al fegato. Il suo azoto
ammidico verrà rilasciato sotto forma di ammoniaca solo nei mitocondri epatici ad opera di un enzima
chiamato glutamminasi, ed entrerà nel ciclo di produzione dell'urea, molecola solubile che sarà
escreta con le urine. Si realizza così l'eliminazione dell'N amminico degli aminoacidi. Il loro scheletro
carbonioso, un a-chetoacido, entrerà nel metabolismo energetico. [vedi destino degli scheletri
carboniosi]
L'alanina è un aminoacido chiave nel trasporto di gruppi amminici al fegato in forma non tossica. Nel
muscolo si ha la transaminazione del glutammato sul piruvato. L'alanina passa nel sangue per raggiungere
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il fegato nel quale subirà una nuova transaminazione sull'a-chetoglutarato (reazione inversa della
precedente) cedendo così il gruppo NH2 e riproducendo glutammato che lo convoglierà tramite la GDH,
nel ciclo dell'urea. il piruvato può, tramite la gluconeogenesi produrre glucosio da immettere in circolo
ed esportare nel tessuto muscolare, che tramite la glicolisi, lo riconverte in piruvato. (ciclo del
glucosio-alanina)
L'ammoniaca liberata dalla deaminazione del glutammato (GDH) e dalla glutamminasi converge nel ciclo
dell'urea.
Il ciclo dell'urEA
Come abbiamo visto i gruppi amminici di molti aminoacidi vengono, nel citosol epatico,
trasferiti all'a-chetoglutarato formando glutammato che rappresenta quindi il centro di
raccolta dei gruppi amminici. Nel muscolo l'aminoacido raccoglitore dei gruppi amminici è l'
alanina, che passando nel sangue viene trasportata al fegato dove avviene la transaminazione
sull'a-chetoglutarato catalizzata dalla GPT, glutammico piruvico transaminasi (oggi più nota
come ALAT, alanina amminotrasferasi). [vedi ciclo glucosio alanina]. Nei tessuti extraepatici
inoltre si ha, come detto, la sintesi di glutammina che raggiunge il fegato trasportando
"ammoniaca temporaneamente inattivata nella sua tossicità".
Glutammato e glutammina vengono trasportati nei mitocondri epatici, nella matrice
dei quali comincia il ciclo dell'urea, in parte mitocondriale ed in parte
citosolico. In sintesi il ciclo dell'urea provoca l'addizione di due gruppi amminici
allo ione bicarbonato HCO3- per produrre una molecola di urea (NH2)2-C=O ed è
particolarmente dispendioso: circa il 15% dell'energia ricavata dall'ossidazione degli
aminoacidi. Ma eliminare ammoniaca è troppo importante per badare a spese!
E' interessante osservare che il ciclo dell'urea entra in connessione col
ciclo di Krebs a livello del fumarato che, prodotto nel citosol nel ciclo
dell'urea, entra nei mitocondri per alimentare il ciclo di Krebs ed essere
convertito in ossalacetato. A sua volta l'ossalacetato accetta un gruppo
amminico dal glutammato con una transaminazione catalizzata dalla
GOT, glutammato ossalacetato transaminasi (ASAT, aspartato
aminotransferasi) e l'aspartato che ne deriva lascia il mitocondrio e dona
il suo gruppo amminico al ciclo dell'urea.
La catena respiratoriaLa catena respiratoria è costituita da una serie di trasportatori,
molti dei quali sono proteine integrali di membrana (interna), i cui gruppi prostetici sono
in grado di accettare e cedere uno o due elettroni. L'accettore finale è l'ossigeno.
Il complesso I è una NADH deidrogenasi su cui vengono incanalati tutti i NADH prodotti nelle
ossidazioni compreso quello glicolitico dello shuttle malato-aspartato. Gli ioni idruro vengono
trasferiti all'ubichinone (UQ)detto anche coenzima Qsecondo la reazione:
Quella che parte dal succinato invece ha un ΔG0 ≈ - 36 Kcal/mole (si salta un sito di
spostamento protonico)
Vi sono importanti sistemi di trasporto nella membrana mitocondriale interna che operano il
trasporto di ADP e Pi nella matrice e consentono l'uscita dell'ATP neo formato.
nel fegato...
la glicogeno fosforilasi è attivata dall'ormone glucagone Quando i livelli di glucosio
ematici (glicemia) sono troppo bassi, il glucagone attiva un enzima (la fosforilasi b
chinasi) che converte la fosforilasi b in fosforilasi a, rendendo disponibile glucosio
da immettere nel sangue.
Il fegatoIl fegato è l'organo centrale del metabolismo in quanto gli epatociti, dopo
l'assorbimento intestinale, assumono la quasi totalità degli zuccheri e degli aminoacidi. Solo
una piccola quota dei trigliceridi viene utilizzata dagli epatociti mentre la gran parte, dopo
l'assorbimento, entra nel tessuto linfatico e poi nel tessuto adiposo. IL fegato elaborai
nutrienti e li ridistribuisce ai tessuti, attraverso il flusso sanguigno, in una miscela,
"calcolata" per i fabbisogni extraepatici a seconda dell'intervallo di tempo tra un pasto e l'altro,
dell'attività dell'intero organismo e dal fabbisogno energetico.
Vediamo in dettaglio ora l'azione del fegato sugli zuccheri e sugli aminoacidi. [seguire lo
schema]
Il glucosio entrato nell'epatocita viene fosforilato dalla glucochinasi, enzima con una Km molto
elevata ma non inibito dal suo prodotto, come l'esochinasi.
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Il glucosio 6-P, come si vede in figura può avere cinque destini metabolici che dipendono dalle
necessità dell'organismo.
1) In caso di glicemia bassa, il glucosio 6-P viene defosforilato dalla fosfatasi per esportare
glucosio libero nel flusso sanguigno.
2) Nel caso di bassa attività fisica e di normale concentrazione ematica di glucosio, se le
riserve epatiche di glicogeno lo consentono, il glucosio 6-P viene immagazzinato come
glicogeno attraverso la glicogenosintesi.
3) In caso di richiesta energetica il glucosio-6-P prende la via glicolitica e le successive
deidrogenazioni per produrre ATP nella catena respiratoria.
4) Se l'acetil-CoA è in eccesso esso servirà come precursore per la sintesi di acidi grassi che
saranno poi incorporati nei fosfolipidi o nei trigliceridi.
5) Se si devono produrre coenzimi ridotti (NADPH) per qualche sintesi oppure la cellula
necessita di ribosio per la biosintesi degli acidi nucleici, il glucosio 6-P è il precursore della via
del pentosio-fosfato.
Passiamo ora all'azione del fegato sugli aminoacidi [seguire lo schema]
Gli aminoacidi che entrano nelle cellule epatiche hanno diversi destini. Vediamoli.
1) sono i precursori per la sintesi delle proteine epatiche o 2) per quelle tissutali.
3) alcuni aminoacidi sono i precursori di nucleotidi, ormoni, neurotrasmettitori.
4) Gli aminoacidi in eccedenza per le biosintesi dei punti precedenti vengono deaminati e
degradati ad acetil-CoA ed intermedi del ciclo di Krebs che 4a) in caso di sufficiente energia
e/o di lavoro muscolare basso, possono essere convertiti in glucosio attraverso la
gluconeogenesi.
L'acetil-CoA oltre a seguire la via del metabolismo energetico, può essere utilizzato, se in
eccesso, 4c)per la sintesi degli acidi grassi.
4d) L'ammoniaca rilasciata nella deaminazione viene convertita in urea nel ciclo dell'urea.
5) Durante un digiuno prolungato, il livello di glucosio ematico tende a scendere sotto i livelli
normali. Allora alcune proteine del tessuto muscolare vengono degradate per liberare
aminoacidi liberi. Questi aminoacidi per transaminazione cedono il gruppo amminico al piruvato
formando alanina che viene trasportata al fegato che, a sua volta, la deamina a piruvato.
Il piruvato, come sappiamo può percorrere la via gluconeogenetica e produrre glucosio da
immettere nel sangue per ripristinare l'omeostasi glucidica. Questo ciclo, chiamato glucosio-
alanina, è quello che regola la glicemia tra un pasto e l'altro.
Per ultimo vediamo l'utilizzazione degli acidi grassi da parte del fegato.
Gli acidi grassi, nell'epatociti possono essere convertiti in lipidi, fosfolipidi e triacilgliceroli che,
legati alle lipoproteine plasmatiche, vengono esportati al tessuto adiposo.
Nella maggior parte dei casi gli acidi grassi sono il combustibile principale per il fegato e quindi
attraverso l'attivazione e la β-ossidazione vengono convertiti in acetil-CoA e NADH che poi
produrrà ATP nella catena respiratoria tramite la fosforilazione ossidativa. L'eccesso di acetil-
CoA prodotto viene convertito in corpi chetonici che rilasciati nel sangue vengono utilizzati dai
tessuti extraepatici per essere ossidati e produrre energia.
Il tessuto adiposo
E' il tessuto di deposito dei grassi provenienti dall'intestino, dopo l'assorbimento e quelli
sintetizzati, per la maggior parte, nel fegato ed esportati al tessuto adiposo tramite le VLDL.
Quando l'organismo avverte la necessità di energia e lo zucchero ematico è in bassa
concentrazione, l'azione dell'ormone adrenalina attiva la lipasi contenuta nel tessuto adiposo
che idrolizza i triacilgliceroli in acidi grassi e glicerolo. Gli acidi grassi così liberati vengono
trasportati nei tessuti muscolo scheletrici e al cuore che li ossidano per estrarre ATP.
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I muscoli scheletrici
I muscoli scheletrici, deputati a compiere un lavoro meccanico, sono la sede del maggior
consumo d'energia. Essi possono utilizzare acidi grassi, corpi chetonici o glucosio a seconda del
grado di attività muscolare. Nel muscolo a riposo i principali nutriente sono gli acidi grassi
forniti dal tessuto adiposo. In caso di moderata attività il muscolo può utilizzare
invariabilmente corpi chetonici epatici, acidi grassi o glucosio. Quando il muscolo esegue
un'attività massima, l'apporto di ossigeno e di sostanze nutrienti provenienti dal sangue, è
insufficiente ai bisogni immediati. In tal caso il muscolo dopo aver demolito glicogeno
endogeno, demolisce il glucosio a lattato nella via anaerobica. Questo sforzo massimo può
continuare, dipendendo dall'allenamento, solo per poco tempo provocando accumulo di acido
lattico che deve essere smaltito. Dopo lo sforzo, il soggetto deve continuare in una
respirazione accelerata per un po' di tempo. La maggior parte dell'ossigeno così assunto viene
utilizzato principalmente dal fegato per produrre ATP da destinare alla sintesi conversione del
lattato, giunto dal muscolo, in glucosio. (ciclo di Cori).
Durante il periodo di intensa attività il muscolo scheletrico, che contiene fosfocreatina, può
produrre ATP nella reazione catalizzata dalla creatina chinasi:
fosfocreatina + ADP —→ creatina + ATP
ma durante la fase di recupero la fosfocreatina viene rigenerata tramite la reazione inversa:
creatina + ATP —→ fosfocreatina + ADP
Il cervello
Il cervello dell'adulto usa solo glucosio proveniente dal flusso sanguigno. La esochinasi, con
una bassa Km può utilizzarlo anche in concentrazioni basse che però non devono scendere
sotto livelli critici che comporterebbero gravi danni funzionali profondi ed irreversibili.
Durante i periodi di digiuno, il cervello può utilizzare anche il β-idrossibutirrato, un corpo
chetonico proveniente dal fegato.
L'energia dell'ATP è necessaria per creare e mantenere il potenziale d'azione generato
dall'antiporto della pompa sodio-potassio, ATPasi dipendente.