• Per la collaborazione nel progetto, ma ha dubbi sul conseguente
avanzamento progettuale; • Riscontra un problema nella committenza che è generalmente di scarsa qualità; • Mette l’accento sull’assenza di normative che stabiliscano semanticamente sogni e fabisogni dell’utente. La ricerca sociologica non si traduce quindi in linguaggio progettuale.
Domenico De Masi - sociologo
• Ha avuto collaborazioni positive con amici architetti; • Per la porgettazione collaborata. Si pensi al Villaggio Matteotti di De Carlo; • Denuncia l’assenza di casi di collaborazione come quello del Villaggio Matteotti.
Vittorio Gregotti - architetto
• Riporta che l’utente medio non ha le conoscenze ed il linguaggio dell’esperto e ritiene sia necessaria la presenza di un’intermediario che potrebbe essere il sociologo; • Ha lavorato con storici ed antropologi.
Guido Martinotti - sociologo
• Per la progettazione collaborata interisciplinare fra esperti; • In un gruppo bisogna andare oltre gli stereotipi e affidarsi a i dati; • Riporta una differenza “culturale“ fra psicologi e architetti (vai a capire).
Aimaro Isola - architetto
• socialista perso sessantottino; • Denuncia lo spiccato interesse dei sociologi nel macro piuttosto che del micro; • Crede che la soluzione sia nel mezzo, fra una figura a metà fra architetto e scienziato sociale. Francesco Tonucci - psicologo dell’educazione • Fa progettare i bambini. Caso “Città Dei Bambini“; • Considera i bambini come la committenza reale e vede nell’esperto un mediatore delle loro idee; • Conta sul rapporto diretto fra bambino ed architetto.
Alberico Barbiano di Belgiojoso - architetto
• Lavora sulle zone degradate per aumentare la coesione sociale; • Studia con i sociologi il luogo dell’intervento prima ancora dell’intervento stesso; • Il grupppo interdisciplinare è iniziativa degli architetti e non dei sociologhi (nel caso del lavoro nel Centro Storico di Genova); • I gruppi interdisciplinari non sono obbligatori ma alla fine risultano fondamentali; • Mette l’accento sull’importanza di riorganizzare gli spazi con l’aiuto di sociologhi dell’ambiente.
Paolo Bonaiuto - psicologo (papà Marino Bonaiuto?)
• Ritiene che bisogni sempre analizzare l’ambiente abituale dell’utente e arrivare ad una proposta progettuale considerando la fenomenologia dell’ambiente; • Dall’analisi alle proposte progettuali relazionate all’ambiente abituale per contrasto o per somiglianza; • Importante il contributo del sociologo ambientale - “il tipo di psicologo è importante“.
Antonio Monestiroli - architetto
• Analizza le proposte di Kevin Lynch e di De Carlo e li distrugge entrambi, per sport; • Ritiene che l’architetto è stato storicamente deresponsabilizzato; • Confronta l’architettura con la chirurgia e l’architetto al chirurgo. Non ritiene necessario l’intervento di altri specialisti al di fuori di se stesso; • Critica la grafica perché rende belli spazi brutti e progettati male; • Pazzo maniaco salviniano palese. Giandomenico Amendola - sociologo ambientale • Ha lavorato bene in gruppi vasti guidati da un leader architetto; • Denuncia la difficoltà di comunicazione, nonostante sia entusiasta del lavoro di gruppo così come l’ha svolto con Quaroni (architetto); • Ritiene che la collaborazione fra sociologi e architetti sia necessaria fin dall’inizio dell’attività progettuale.
Franco Purini - architetto e disegnatore
• Purini è per lo “scontro“ fra competenze piuttosto che per l’interdi- sciplinarietà; • Riporta che al sociologo non viene attribuita mai nessuna lezione progettuale; • Dice che lo scienziato sociale deve sapere incanlare le energie dell’architetto che non ha realmente bisogno di un’ulteriore conoscenza nel campo dell’analisi sociale; • Ritiene che non ci sia un rapporto diretto fra analisi psicologica e progetto, almeno non in maniera operativa (stesso discorso di Beguinot); • Genio del disegno grafico, nuovo Sant’Elia totale.
Mirilia Bonnes - sociologa
• Ha partecipato in maniera sporadica alla progettazione; • Ritiene che le scienze progettuali non erano pronte negli anni 70/80 alla collaborazione con le scienze sociali (?); • Ha lavorato al nuovo ospedale Meyer; • Denuncia l’allontanamento fra professionisti a causa del prolungarsi dei tempi di realizzazione del progetto; • Riporta che la committenza risulta un importante vincolo; • Ritiene importante curarsi della divulgazione delle collaborazioni fra architetti e sociologi.
Clara Cardia - urbanista
• Lavora con sociologi e psicologi per il progetto “Città Sicura“; • Ritiene che le scienze sociali debbano riuscire a proporre i problemi al progettista oltre che i dati. Antida Gazzola - sociologa • Ha lavorato alle zone periurbane della Liguriallaborazione con gli architetti; • Denuncia due problemi: il linguaggio diverso fra gli esperti e il costo di un gruppo interdisciplinare.
Romao Del Nord - architetto
• Particolarmente attento al fatto scientifico, ha lavorato per la progettazione degli spazi ospedalieri e di ricovero; • Ritiene necessario il controllo progettuale da parte dei dati sociali prima, durant e dopo; • Anche lui denuncia la differenza di linguaggio fra sociologi ed architetti.
Luca Zevi - architetto
• Ha curato la restaurazione e la rivalutazione del quartiere ebraico di Roma; • Da molto conto all’attitudine e prende i problemi rivelati dai socioli ambientali sfide alle quali rispondere con soluzioni fuori dagli schemi; • Il problema psicologico va risposto con soluzioni sistematiche, anche se piccole.