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RICORDO DI NICOLA BADALONI*

Una lezione di metodo

amici, era semplicemente Marco) di svolgere una relazione al con

Quandoprogrammato
proposiper l'ottobre
a Nicola
Badaloni
(che
1981 dal Comune
di Livorno, dalla
Pro per me, come per tutti gli
vegno Federigo Enriques: matematica e cultura nell'Italia del Novecento,

vincia di Livorno e dalla rivista Dimensioni, rispose subito di s. Quella


pronta disponibilit discendeva certamente dal legame profondo con la cit
t, della quale non dimenticava di essere stato un sindaco molto amato, e
insieme dall'autentico, giovanile entusiasmo con il quale, senza mai l'ombra
di un qualche accademico sussiego, era sempre pronto a sostenere, senza
risparmiare tempo e fatica, iniziative che gli sembrassero nascere da buone
idee; da idee fresche, come talvolta diceva. Ma nell'accettare l'invito dava an
che il segno di un genuino interesse per un argomento, a prima vista lontano

da quelli che pi gli erano consueti.


Se scorriamo la ricca bibliografia dei suoi scritti, inserita nella raccolta di

saggi curata dai suoi allievi in occasione del suo ottantesimo compleanno,1
notiamo che la maggior parte dei titoli verte su altri temi: teoria e storia
del marxismo; momenti di storia livornese; aspetti anticonfessionali, laici,
tendenzialmente materialistici della tradizione filosofica italiana. Enriques,
che professionalmente era un matematico, anzi un geometra algebrico, e
da filosofo si era dedicato prevalentemente, anche se non esclusivamente,
a questioni di epistemologia, di teoria della conoscenza e di storia del pen
siero scientifico, appare a prima vista esterno a questo orizzonte. N in ef
fetti, prima del convegno del 1981, Badaloni aveva avuto mai occasione di
occuparsi direttamente del matematico-filosofo. A ben guardare, tuttavia, il

quadro appare diverso. Certo i matematici e gli scienziati naturali non sono
stati i riferimenti privilegiati della ricerca badaloniana. Ma pur vero che i
sondaggi all'interno della storia della filosofia italiana hanno investito pi di
una volta pensatori e ambienti scientifici, in particolare in rapporto a Galileo
e i suoi maestri pisani, ad alcuni sviluppi del galileismo nella cultura italiana

del Seicento, alle discussioni europee su metodi e caratteri del sapere scien

tifico nell'et di Vico. a tutti noto l'esordio dell' Introduzione a Vico, dove il

* Si pubblicano tre contributi in ricordo di Nicola Badaloni (1924-2005), che rimarr


Marco nella memoria di noi tutti. Al breve testo di Ornella Pompeo Faracovi, seguono
le 'recensioni' di Eugenio Canone e di Massimo Luigi Bianchi dei due volumi postumi
di Badaloni: Inquietudini e fermenti di libert nel Rinascimento italiano, Pisa, ets, 2005; Laici
credenti all'alba del moderno. La linea Herbert Vico, Firenze, Le Monnier, 2005.

1 Cfr. N. Badaloni, Inquietudini e fermenti di libert nel Rinascimento italiano, cit., pp.
481-516.

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filosofo napoletano messo in relazione, con voluta nettezza, co


galileiana: Vico si riallaccia, pur attraverso una serie di mosse an

se, alla scuola di Galilei;1 una tesi per la cui difesa dovette sostenere

questo noto, lunghe e animose battaglie. Infine, nei molteplici


lui dedicati dopo l'improvvisa scomparsa, quanti gli sono stati ac
anni dell'insegnamento pisano, e soprattutto Aldo Gargani, han
ricordare che pi volte, nelle sue lezioni e nei suoi seminari, ebb
re ampio spazio alla discussione delle implicazioni filosofiche deg
del pensiero scientifico contemporaneo, con particolare riguardo
della relativit ed alla fisica quantistica. Da questo punto di vista

come Enriques, cui non si poteva non riconoscere di essere stato por

un progetto di rinnovamento della cultura e della scuola italiana


valutazione si volesse poi esprimere sulle ragioni dell'insuccesso
di vista anche da lui sostenuto), poteva ben attrarre la sua attenz
Al sapere scientifico, Badaloni guardava non soltanto dal punto
della sua storia interna, sulla quale peraltro era solito documen
polosamente, ma anche e soprattutto da quello delle sue intersez
filosofia. Ci che maggiormente lo interessava era restituire i ne
so cui le scienze vengono ad incidere sui temi costitutivi dell'im
mondo di una determinata epoca, favorendone gli sviluppi in se
razionale. Il raggiungimento di tale obbiettivo passava in primo l
verso la lettura diretta e paziente dei testi, dalla quale ricavava sp
ste interpretative originali, divergenti dai luoghi comuni. Quand

inizi ad occuparsi di Enriques, circolava presso gli storici della cultu

tifica un'immagine malamente ricavata da un antico attacco croc


temente condizionata dalle diffuse semplificazioni sulle cosiddet
ture. Enriques veniva descritto, pi meno nei termini di Croc
valente matematico, filosofo infantile; e veniva fatto divent
esemplare della arretratezza filosofica dell'ambiente scientifico

pace di produrre grandi specialisti, ma non di dar vita ad una propos

rale complessiva, in grado di contrastare quelle neoidealistiche. S


scarsamente documentata, frutto di presupposti ideologici pi ch
di testi, tale interpretazione non conquist in nessun momento l
Badaloni. La relazione da lui presentata al convegno livornese, e
nel primo anniversario della sua scomparsa,2 percorse piuttosto l
reinserimento della filosofia scientifica enriquesiana all'interno
pensiero europeo, in rapporto al quale essa aveva preso forma. N
dunque alcuni temi in rapporto con Mach, Frege, Russell, Weier
dekind, insieme mettendo in luce alcuni punti importanti.

1 . Badaloni, Introduzione a Vico, Roma-Bari, Laterza, 1984, p. 3.


3 Se ne veda il testo in Federigo Enriques. Approssimazione e verit, a cura d
Faracovi, Livorno, Belforte, 1982, pp. 71-106; poi in Critica marxista, xx, 19
9-34, ed ora in N. Badaloni, Logica e filosofia della scienza in Federigo Enriques

Pompeo Faracovi, Quaderni del Centro Studi Enriques, 3, Sarzana, Agor Ed

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RICORDO DI NICOLA BADALONI 149

Sottoline cos, da un lato, il rilievo dato da En


l'esperienza, alle origini della costruzione delle teo
lato, ne rilev l'insistenza sul versante attivo del

empirico, attraverso il richiamo a quello che ritenne

tiano impulso razionale. Quanto alla domanda, s


potesse e/o volesse configurarsi come una altern
essa rispose sostenendo come lo storicismo scien
vornese fosse da valutarsi semmai come una pro

neoidealismo. Distrutto lo stereotipo del filosofo inf

principali lavori filosofici di Enriques ne mise in


aspetti sui quali gli studi successivi avrebbero con
su linee e con risultati diversi. La discussione con
peo; la riforma del trascendentalismo; l'elaborazio
le, e non mutuata dal rapporto con Croce e Gentile,

sarebbero stati messi ulteriormente a fuoco negli


ripresa degli studi Badaloni aveva dato un contrib
do, ancora una volta, l'indipendenza di giudizio, e

sempre caratterizzarono il suo lavoro di storico della


Ornella Pompeo Faracovi

Un gioco di contrappunti

Il volume Inquietudini e fermenti di libert nel Rinascimento italiano

Badaloni apparso nel 2005: si tratta di un volume postumo, il c

stato tuttavia definito dallo stesso autore.1 Il libro raccoglie tra l'al

ni recenti lavori dello studioso livornese, e ce lo fa sentire vicino

autori prediletti: da Bruno a Vico, che costituiscono una linea di r


sonale e assieme storica. Quindi, la tradizione del Rinascimento ita
Machiavelli a Vico fino ad Alessandro Marchetti traduttore di Luc
un incessante appello alla concretezza, al mondo naturale e al mon

co: la tradizione del Rinascimento italiano nell'orizzonte filosofico-scientifi

co-culturale europeo.
Nel titolo del volume - Inquietudini e fermenti - si pu forse rintracciare

un qualche riferimento, seppure lontano lontanissimo, all'interpretazione


hegeliana della filosofia del Rinascimento. Trattando di essa, nelle Vorlesun

4 II 16 gennaio 2006 si svolto a Firenze (Palazzo Panciatichi, Sala Gonfalone) un incon


tro in ricordo di Nicola Badaloni. All'incontro, promosso dalla Regione Toscana, hanno
partecipato Giuliano Campioni, Vittoria Franco, Maurizio Torrini e il sottoscritto. Nel
corso dell'incontro sono stati presentati i due volumi postumi dello studioso livornese.
Pubblico qui il testo della presentazione del volume Inquietudini e fermenti di libert nel Ri
nascimento italiano, cit. (il volume introdotto da due brevi testi di Remo Bodei e di Lina

Bolzoni, nonch da una Avvertenza di Campioni).

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150 BRUNIANA & CAMP ANELLI AN A

gen iiber die Geschichte der Philosophie, Hegel utilizza di frequente il t

Grung (fermento), per l'idea di qualcosa di potente che ribolle li


che si sarebbe espresso pienamente nei secoli successivi. Anche ci
legge sulla quarta di copertina del volume in tal senso significativo
che Badaloni avrebbe una volta definito quel Rinascimento 'inquieto
confuso crogiuolo del nostro moderno modo di pensare. Ordine
razionalit e radicalismo religioso anche antireligioso con un paga
a volte ostentato, umanesimo e antiumanesimo, nuovi mondi e nuov
sioni: insomma, il Rinascimento pu ben dirsi un'apertura alla gran

modernit, con tutti i suoi dilemmi e le sue ansie.

Gi le date dei contributi compresi nel volume - dal 1958 al 2000 capire al lettore l'ampiezza del percorso storico-teorico in esso docu

to, un percorso ricco di spunti e mai ripetitivo. In estrema sintesi, poss

dire che i contributi sono attraversati da una costante riflessione su

libert e storia. Pochi studiosi sono stati capaci, come Badaloni, di un


do storico e assieme vivo sulla cultura del Rinascimento, evitando og
le parallelismo con l'epoca contemporanea e altre forme di attualizz
per non parlare di precorrimenti cose del genere. A Badaloni inte
contesto: storico, sociale, culturale; ma lo studioso individua anche
strutture teoriche, concetti chiave, temi.

Per i contributi compresi in Inquietudini e fermenti di libert nel Rina

to italiano ho fatto riferimento ai concetti di natura, libert e stori

potrebbe indicare anche il tema - proprio della tradizione dell'averr


latino - della flicitas, cio della beatitudine intellettuale e della vita
plativa in rapporto con l'idea della duplice natura dell'uomo (anima
tellettuale) e con l'ambito morale. Tema che offre a Badaloni la po
di uno scandaglio riguardo alla fortuna dell'averroismo nella cultur
dionale tra Cinque-Seicento, in collegamento alla pur significativa f
dell'alessandrinismo. Cos come si potrebbe segnalare il tema della di
tra derminazione - influenze naturali, astrali, cio sfera della necessi

ragione, virt; come pure il motivo della fortuna rispetto a fato e prov

za, motivo reinterpretato variamente da Machiavelli, Pomponazzi a

nonch da altri autori successivi.

Nei suoi lavori, Badaloni ci presenta quasi una radiografia della cultura fi
losofica del Rinascimento italiano con le sue 'tradizioni', strutture di fondo,
elementi portanti. Si tratta, nel contempo, di uno sguardo a tutto tondo che

tiene conto dello sviluppo storico nella sua genesi e formazione. Possiamo
dire che le ricerche di Badaloni delineano una sorta di geneologia della mo

dernit.

Se si esclude una raccolta di Scritti e polemiche 1962-1981, apparsa nel 1983,

Badaloni - se non vado errato - non ha pubblicato altri volumi che raccolgo
no suoi saggi, apparsi precedentemente in riviste, atti di convegni in sedi
diverse. Possiamo quindi senz'altro affermare che Inquietudini e fermenti di
libert nel Rinascimento italiano rappresenta un'eccezione, nella pur vasta e di

versificata produzione dello studioso. Una raccolta coerente che si collega al

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RICORDO DI NICOLA BADALONI 151

le sue varie monografie su Bruno, Campanella, Vico


cate nel 1955,1961,1965,1968,1984,1988), e ne costitu
ma alla maniera di Badaloni, cio con l'approfondim
storico-teorici, senza ripetizioni e senza - per cos d
di scuola. Semmai, si potrebbe parlare di variazioni

scritti di Badaloni ben evidente che l'autore detesta l

Il suo insegnamento mostra che il lavoro storico-cr


in volta sempre d'accapo: unico riferimento - conc
testi. Il lavoro intellettuale quindi inteso come lab
scuola di vita, sempre aperto al confronto e a nuov

confronto che non comporta perdite di identit, abiur

ha come metro di valore la coerenza e non dogmat


che pertanto in grado di riconsiderare proprie pr

e, soprattutto, di riconoscere la validit di interpretaz


Una peculiarit delle ricerche di Badaloni - ma anche
con altri insigni storici della filosofia del Novecento

ne ai testi; nel suo intervento, Giuliano Campioni ha

quasi fisica di Badaloni per i libri. L'insistere sui testi,

cativi ma anche dei cosiddetti minori: una conoscen

sione, per cui Badaloni si fatto egli stesso editore di


curando - nel 1992 e ancora nel 1994 - l'edizione della C

seo, ma anche di Antonio Conti, pubblicando nel 19


scritti inediti) e ha presentato edizioni di testi (di Vico

di Campanella, nel 1999). Un'attenzione ai testi unit

ta curiosit intellettuale, con una freschezza di sguard

lavoro, di chi sensibile anche alle ricerche erudit

testimonianze utili a ricostruire contesti storici e cult

vivente della cultura degli uomini e non l'elenco deg


che instancabili in biblioteche nazionali, universitar
anche fondi fino ad allora poco esplorati; ricerche inst
impegno civile e da una onest intellettuale d'altri t
non esistevano computer internet e in cui il lavoro i
'materialit' e comportava una fatica che oggi si son
Il volume che qui si presenta comprende sedici con
si detto - tra il 1958 e il 2000. Come viene precisa
vertenza del volume, la scelta dei testi stata fatta
quale ha fatto una scelta precisa, includendo ma a
saggi (pur significativi), proprio per evidenziare una p
della cultura filosofica moderna: certo, dal Rinascim

come recita il titolo di un importante libro di Eugenio

su temi che fanno emergere in tutta la sua comples


ra rinascimentale, anche con l'inserimento di alcuni

fortuna di autori come Bruno e Campanella, e gius

del 1958 Appunti intorno alla fama del Bruno nei secoli

di ricerca pioneristica. Pertanto, la tradizione o, me

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152 BRUNIANA r CAM ANELLI AN A

nascimento vengono a costituire una 'introduzione' al secolo dei Lum


in un modo pi problematico e sfaccettato rispetto ai tradizionali s

storico-filosofici.

Nella Prefazione al volume di Badaloni, Lina Bolzoni ha osservato


C' alla base [dei saggi dedicati ai fratelli Della Porta e all'ambiente
letano] un bisogno di capire personaggi e ambienti nella loro comple
di accettare la sfida intellettuale che si presenta quando si trovano in
e strettamente intrecciate, componenti che il pensiero moderno ci h
tuato a separare, e a sentire come incociliabili, per es. magia e scienz

medesima sfida concerne l'interesse di Badaloni verso autori e temi che n

rientrano tradizionalmente nei confini della filosofia. In tal senso, ne


me compreso un ampio articolo (del i960, come quello sui fratelli
Porta) su Niccol Franco, cio su uno di quei letterati irregolari del C
cento italiano, espressione di una tradizione eterodossa del Rinascime
di quello che stato definito - da Giovanni Aquilecchia - 'classicismo

nativo'.

Va anche sottolineato che negli studi compresi in Inquietudini e fermenti di


libert nel Rinascimento italiano lo studioso individua implicazioni tra idee che

solitamente sono considerate distanti, e indica tali rapporti come carattere


specifico della cultura del Rinascimento e della prima et moderna. Cos, nel
saggio su Natura e societ in Machiavelli del 1969, le osservazioni sugli 'auspici
veri' - gli auspizi secondo la necessit di cui parla Machiavelli - evidenzia
no il legame in determinati contesti tra profezia e ragione, che solitamente si
considerano afferenti ad ambiti diversi. Del saggio, vorrei segnalare un pas
saggio che ritengo significativo per la chiarificazione di un tema (il rapporto
tra libero arbitrio, volont rispetto a necessit e fato) al centro della riflessio
ne di Machiavelli come di Bruno e che mostra il legame, certo problematico,
della cultura filosofica del Rinascimento con il pensiero greco-romano su un
punto decisivo. Non vi - osserva Badaloni commentando alcuni testi di
Machiavelli - una volont precostituita allo auspicio; quest'ultimo la let
tura di una volont che si forma all'atto stesso della lettura, ed in seguito a
supplicazioni, sacrifici, ecc. che tendono a forzare tale volont al momento
della sua stessa formazione. Per questo - conclude lo studioso - il proble
ma della prescienza non imbarazza gli antichi come imbarazza i cristiani.
Pertanto, Machiavelli - come poi Bruno - prospetta una morale eroica, che
suggerisce di battersi fino in fondo, come se la decisione non fosse irreversi
bile, come se non dovesse venir meno la speranza che, resistendo, la fortuna
potesse essere sollecitata a prendere altre strade. Su questa questione, pur
con le dovute differenze, si pu parlare di una linea Machiavelli-Bruno, del
resto basti pensare alla presenza di Machiavelli nello Spaccio de la bestia trion
fante, pur in una prospettiva critica.
Figura centrale del volume di Badaloni proprio Giordano Bruno, al qua
le sono dedicati specificamente cinque saggi, cui si aggiunge un contributo
del 1994 sull'interpretazione feuerbachiana di Bruno e Campanella. A Bruno
si fa riferimento anche in altri studi di Inquietudini e fermenti di libert nel Ri

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RICORDO DI NICOLA BADALONI 153

nascimento italiano, e credo che il filosofo nolano sia l

citato nel volume.

Prima di concludere, evidenziando qualche aspetto dei contributi brunia


ni di Badaloni compresi nel volume, vorrei sottolineare il valore di alcune
sue ricostruzioni d'assieme. Mi riferisco in particolare del capitolo su Fer
menti di vita culturale a Napoli dal ijOO alla met del '600, apparso nel 1972 nel
quinto volume della Storia di Napoli e ristampato in Inquietudini e fermenti di
libert. Nella sua lunga e intensa attivit, Badaloni ha scritto vari contributi
per importanti storie letterarie, filosofiche e culturali. Si possono qui ricor
dare i capitoli su Bruno e Campanella nel vol. (1967) della Storia della lette

ratura italiana diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, l'ampia sezione


La cultura nel terzo volume (1973) della einaudiana Storia d'Italia, nonch i
capitoli sulla cultura del Cinquecento nel voi. iv (1973) della Letteratura italia
na diretta da Carlo Muscetta e nel vii volume (1976) della Storia della filosofia

diretta da Mario Dal Pra.

Dicevo che Bruno figura ricorrente in Inquietudini e fermenti di libert nel

Rinascimento italiano. I cinque saggi compresi nel volume (cinque su com


plessivi sedici) sono - esclusi uno - tutti abbastanza recenti, essendo apparsi
tra il 1994 e il 2000. Si va dal menzionato contributo sulla fortuna di Bruno
tra Sei-Settecento (del 1958) - che si collega all'ultima parte del volume La
filosofia di Giordano Bruno, pubblicato da Badaloni nel 1955 - a tre articoli
apparsi negli anni novanta - Riflessioni sul tema dell'individuo nella concezione
metafisica e morale di Bruno (1994), Note sul bruniano "Degli eroici furori" (1995),
Sulla struttura del tempo in Bruno (1997) - fino al contributo pubblicato nel

2000 nella rivista Paradigmi: li "De umbris idearum" come discorso sul meto

do.

Non mi possibile, in questa sede, segnalare - anche sinteticamente - i


numerosi temi affrontati nei saggi bruniani di Badaloni; va notato che i quat

tro pi recenti sono tra loro collegati e sviluppano, almeno in parte, taluni
spunti presenti nel volume Giordano Bruno. Tra cosmologia ed etica, edito nel

1988. I quattro articoli si concentrano su alcune opere del filosofo nolano


- dal De umbris ai Furori - pur con una fitta rete di riferimenti ad altri scritti
bruniani.

Nel saggio pubblicato nel 2000 si affronta una questione importante, che
si presenta nel De umbris idearum ma che ritorner pure nello Spaccio de la be
stia tronfante e nei poemi filosofici latini. Si tratta del modo bruniano di con

ciliare due concezioni contrastanti, cio la verit fisica del copernicanesimo


con il riconoscimento che le false apparenze hanno [...] una loro necessit
in quanto corrispondono ai ritmi vitali degli esseri animati. Un tema che
Badaloni affronta all'origine della produzione bruniana, interpretando il De
umbris come un'introduzione metodica al modo di filosofare, sia cosmolo

gico che etico, del Nolano.


Di notevole rilievo sono anche le riflessioni nell'articolo del 1997 Sulla
struttura del tempo in Bruno, in cui lo studioso prende le mosse dal motto
bruniano Quid est quod est? Ipsum quod fuit. / Quid est quod fuit? Ipsum

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quod est. / Nihil sub sole novum. Badaloni mostra come Bruno, pur
ripresa del celebre passo dell'Ecclesiaste, introduca alcune significative

fiche, per cui la ripresa sembra letterale ma non affatto letterale, comp

tando un radicale cambiamento di significato. Osserva Badaloni: M


il testo scritturale comincia col tempo passato, prosegue con quello f
e limita il presente all'attimo, in cui passato e futuro s'incontrano
est quod fuit? Ipsum quod futurum est. / Quid est quod factum est?
quod faciendum est"], la trascrizione bruniana pone la domanda a p
proprio dal presente [...]. In altre parole, Bruno si domanda che cosa
che permane [...], e con ci avvicina il tema del tempo a quello dell'es
La questione della trasfigurazione del passo scritturale diventa una
ve di accesso per un'approfondita considerazione sul tema del tempo e
strutture del tempo nell'opera bruniana. Ma tale trasfigurazione pone
la questione dell'utilizzazione delle 'fonti' da parte di Bruno, e di com
- riportando brani di Marsilio Ficino e di altri autori - intervenga sui
modificandoli, ora contraendoli ora dilatandoli; rendendoli a volte i
noscibili pur mantenendo il richiamo, tale cio che si possa riconosce
fonte anche solo come allusione. , quella di Bruno, una ricerca di con
variazione che non di rado serve a depotenziare concetti - per es. di d
zione platonica - e a caricarli di nuovi significati, in particolare in un

naturalistico. A questi temi dedicato l'articolo del 1995 Note sul brunian
gli eroici furori", in cui Badaloni tra l'altro nota che negli scritti del Nola

ambiguit volute si trasformano in un gioco di contrappunti, che ha

to un nuovo stile filosofico-letterario. Un nuovo stile filosofico-letterario

che, pur nella sua originalit - e vengono in mente le celebri osservazioni di


Dilthey su Bruno come il primo artista filosofico del mondo moderno -,
espressione di quella eccezionale stagione culturale che stato il Rinasci
mento.

Eugenio Canone

Laici credenti

Ultimo suo scritto che Nicola Badaloni sia riuscito ad avere nelle ma
della morte, il volume Laici credenti all'alba del moderno. La linea H

(Firenze, 2005) circostanzia ulteriormente la tesi, gi enunciata in al

precedenti lavori, di una linea evolutiva che conduce da Herbert


gna comunque una continuit tra alcuni importanti aspetti della
sione. Poeta, musicista, teorico, in filosofia, di una religione nat
come fattore di unificazione delle differenti fedi storicamente e

ward Herbert of Cherbury era stato anche soldato e uomo polit


azzardato attribuire a questo duplice aspetto della sua figura una
no dell'interesse con cui Badaloni, anch'egli nella sua esperienz
mo di azione oltre che intellettuale, ha guardato alla sua opera. U

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RICORDO DI NICOLA BADALONI 155

questa - detto per inciso - per nulla condivisa da un


italiano di Herbert, appartenente alla generazione p
daloni e collocato su differenti posizioni politiche, v
Rossi, molto pi propenso a sottolineare i lati men

sonalit del filosofo britannico.

In Laici e credenti all'alba del moderno Badaloni si concentra su quegli aspetti


della riflessione di Herbert che, recepiti da Vico, sono stati da lui ripensati,
rielaborati e ricondotti all'interno della sua visione. Non si tratta di motivi

accessori e secondari della filosofia vichiana ma di elementi da sempre indi


cati come costitutivi di essa. Uno di questi - assunto qui come caso esem
plare, stante l'impossibilit di passarli in rassegna tutti - viene individuato
da Badaloni nel concetto di Provvidenza. Questo si lega in Herbert alla sua
concezione del conoscere come conformitas harmonia che viene a stabilirsi

tra soggetto e oggetto: secondo la sua visione, a ogni nota determinazione


caratteristica dell'oggetto corrisponde nel soggetto conoscente una facultas
analoga la quale, entrando in risonanza con essa, ne consente l'apprensione.
In questa prospettiva il conoscere assume un carattere immediato, i tratti
propri della conoscenza sensibile. Se per esso si risolvesse totalmente in
ci, il soggetto conoscente dipenderebbe in tutto e per tutto dall'oggetto,
sarebbe perennemente in sua balia: Il mero sentire - scrive Badaloni a illu
strazione di questo nodo problematico della gnoseologia herbertiana - po
trebbe anche avere come conseguenza (come accade nei folli) di suggerire
terrori di immaginari mostri, trasformando in spettri ci che oggetto del

nostro sentire e il mondo in un'immane trappola di pericoli e di inganni.


Herbert assume quindi che la Provvidenza ci abbia dotato, oltre che dei sen
si, anche di un certo numero di indicazioni di massima - notizie comuni egli
le chiama, rifacendosi alle koini nnoiai degli Stoici - le quali ci consentono
di ripensare quanto proviene dai sensi e di conferirgli significato, orientando

in tal modo le nostre azioni. Ora, dalla Provvidenza, di cui beneficia l'intera

umanit, deriva agli uomini anche la nozione di un Dio benefico, al quale


giusto tributare un culto, nonch l'idea di una legge morale, in rapporto
alla quale l'azione buona si definisce come quella conseguente a una retta
intenzione, laddove quella cattiva si accompagna al dolore e al rimorso. Pre
cisamente in ci risiede l'essenza di ci che Herbert designa come religio lai
ci, quella religione naturale, cio, che egli candida a fattore unificante delle
diverse religioni positive. Mentre tale forma di religione rientra nell'ambito

della veritas, tutto ci che le si aggiunge dall'esterno e determina il suo dif


ferenziarsi nelle singole fedi storicamente esistenti fa semplicemente parte
della verisimilitas, quando non lo si voglia senz'altro far risalire all'impostura
dei preti, radicata nella loro volont di dominio. Con l'elargire agli uomini
la legge morale, la Provvidenza fornisce loro anche l'antidoto alla lotta di
tutti contro tutti, fa s che essi, anzich distruggersi vicendevolmente, siano
guidati lungo un percorso di progressivo incivilimento. Da essa abbiamo ri
cevuto in dote un istinctns naturalis, il quale mira all'autoconservazione del
l'individuo e lo guida nella sua ricerca della felicit.

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proprio su questa rappresentazione della Provvidenza come fatto


autoconservazione, e nello stesso tempo di civilizzazione del genere
no, che Herbert e Vico si incontrano. Scrive Badaloni in una delle
conclusive del suo libro: Con la Scienza nuova del 1725 il protagonism
Nume supremo sostituito da quello della Provvidenza [...] Vico attr

a tale termine un significato sopranaturale ma in effetti essa ha il comp

conferire agli uomini la capacit di vedere al di l degli interessi indi


di ciascuno e quindi di operare in funzione di un interesse general
si singolarmente, gli individui sono incapaci di liberarsi dal loro ego
opera della Provvidenza che l'avarizia si trasformi nelle operazioni
nell'arte della mercanzia, come la violenza pu trasformarsi nella m
divenire utile socialmente. Siccome poi l'altro carattere della Provvi
quello di riflettere l'istinto di conservazione presente in ogni individuo,

assume la funzione di mantenere in vita il genere umano. Ma il tema


anche in Herbert e il lettore ricorder il passo in cui essa esercita am
le funzioni conservative anche qui attribuitele. Tra le tesi di Herbert e

intercorre per Badaloni qualcosa di pi che una casuale analogia di co


Il darsi di un legame di vera e propria dipendenza tra le une e le alt
lui ampiamente documentato mettendone in rilievo i presupposti ma
Herbert conosciuto da Vico attraverso Gassendi, citato gi nelle Risp

Giornale dei letterati, ripreso praticamente alla lettera nel Diritto unive
proposito della distinzione tra vero e verisimile, e cos via.

Quando Badaloni ha terminato di scrivere questo libro da tempo n


pi in possesso della vista. Si prova ammirazione sia per l'ampiezza
mente capace ci malgrado di imporre ordine a una materia tanto co
sa sia per la dedizione di chi lo ha aiutato in questa impresa.
Massimo L. Bianchi

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