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Ascoltai
miadavvero
prima
di luglio
Eugenio
. te, la
per me,
difficililezione
e dolorose. Nel
del '43, Garin all'inizio del
pochi giorni prima della caduta della dittatura fascista, gli esami me
dici avevano confermato che ero stato colpito da un grave malattia
le decisioni definitive.
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CESARE
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le
maestro.
Cos,
alla
un
pomeriggio
che
m
Salmi
svolta
quella
decisiva
del
della
pericolose
e
inconclud
della
facile
retorica
e
studi
universitari
non
mai
ascoltato
le
lezion
percezione
della
loro
stabilire
con
i
suoi
sco
sua
fine
e
acuta
analis
nel
proporre
sintesi
st
libero
docente
e
prof
ci
mostrava
mai
il
m
che
non
era
propria
s
insegnanti
assai
men
lezioni nelle squallide aule di piazza San Marco, che per ricordo
ora con l'inevitabile nostalgia di un vecchio scolaro. Spesso, il pic
colo gruppo degli studenti di filosofia che seguivano i suoi corsi
- tra loro ricordo, soprattutto, il mio vecchio e caro amico Paolo
Rossi, di cui tutti conoscono il grande contributo alla cultura sto
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molto note in Italia. Baster dire che era lettore e conoscitore del
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che ricordi quale sia stata la sua matura e ben compiuta valutazione
degli scritti di storia della filosofia del Gentile.
. Il tema della tesi che il Garin discusse nel '29 era vicino agli inte
ressi del suo maestro: Giuseppe Butler e i moralisti inglesi; e fu l'inizio
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divinatricem (i libri i-v), seguito, nel '52, dai libri v-xn. Non basta: nel
'47 curava l'edizione del De nobilitate legum et medicinae e del De vere
cundia di Coluccio Salutati e di una raccolta di testi su La disputa delle
arti nel Quattrocento. Cos, lavorando tra le gravissime difficolt del
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l8
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'67, nel
edizioni
gono
'78 e neir'89. I
che, del resto,
l'Epilogo.
Rinascita
let
non
e
e le bibliografie. Eppure n
supporre che un'opera di
stata scritta da un profess
pugnatore di un nuovo me
edizione italiana sarebbe apparsa soltanto nel 1952, a Bari, per i tipi
del Laterza, agli inizi della lunga e assai fruttuosa collaborazione del
Garin con la casa editrice della Critica, delle opere di Benedetto
Croce e delle grandi collane dei Classici della filosofia, degli Scrit
tori d'Italia e della Biblioteca di cultura moderna, la cui scompar
sa ha cos gravemente impoverito la cultura italiana. Ma in quella
geniale sintesi, che ha cos profondamente influito sul corso degli
studi sul Rinascimento italiano, era gi proposta una nuova inter
pretazione della renovatio umanistica e della sua storia che fu - come
era ovvio - oggetto di discussioni, talvolta sin troppo vivaci, e, tut
tavia, stata ampiamente confermata dai suoi numerosissimi studi
e dalle indagini e ricerche di molti studiosi di storia della filosofia e
di storia della cultura, suoi discepoli diretti indiretti.
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del '47, mi ero laureato e, per severe ragioni familiari, avevo subito
iniziato la faticosa esperienza dell'insegnante 'supplente', costretto
a lunghi e faticosi viaggi, aggravati dalle condizioni ancora disastrate
delle ferrovie e dei servizi pubblici. Insegnai, per la prima volta, nel
la Scuola di avviamento al lavoro, con una sezione di Scuola media
inferiore, di Pelago, un bel paese sotto il passo della Consuma, che
allora si raggiungeva dopo un'ora e mezzo di viaggio, in parte in va
goni merci e in parte su uno sgangherato camion. L'anno successivo
insegnai per alcuni mesi in una scuola media di Empoli e, poi, tra il
'49 e il '50, ebbi la fortuna di ottenere dei lunghi periodi di supplenza
del Ramo, che fu all'origine del mio lungo lavoro sulla nuova dia
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anni dopo, nel '55, collaborai, sotto la sua guida, con una scelta di
testi di Francesco Giorgio Veneto, all'altro volume dell'Archivio
sui Testi umanistici sull'Ermetismo, anche questo un lavoro che mi
indusse, pi tardi, ad altre e sempre pi complesse ricerche su quel
teologo e filosofo francescano platonico, ermetizzante e cabbalista
del primo Cinquecento. Soltanto pochi anni or sono, ho potuto fi
nalmente studiare i documenti sulla condanna postuma delle sue
opere, conservati nell'Archivio della Congregazione dell'Indice, che
preannunziavano l'inizio di una battaglia inquisitoriale, conclusa
dalla condanna della Nova de universis philosophia di Francesco Patri
zi e in modo assai pi tragico dal supplizio di Giordano Bruno. Ma
alla generosa presentazione del Garin debbo anche un lavoro e un
incontro tra i pi importanti e graditi della mia vita: l'assunzione da
parte del Centro nazionale per il catalogo unico delle biblioteche
italiane nel piccolo gruppo di specialisti che, sotto la direzione della
dottoressa Laura Dalla Piccola, del dottore Emanuele Casamassima
e della dottoressa Eugenia Levi, provvidero all'elaborazione del pri
mo Soggettano per i cataloghi delle Biblioteche italiani. Dal marzo del
'51 all'agosto del '54, lavorai, nella Biblioteca Nazionale, in stretto
rapporto con il Casamassima, il pi geniale dei nostri paleografi, di
venuto presto uno dei miei amici pi cari e che, sventuratamente,
ho troppo presto perduto.
Negli anni seguenti, dopo un breve periodo trascorso come ar
chivista nel bellissimo Archivio di Stato di Lucca, iniziai nel '55
l'insegnamento nei Licei, prima a Montepulciano e poi ad Arezzo.
E, come aveva gi fatto il mio Maestro, affrontai anch'io la duplice
fatica della scuola e dell'incarico universitario. Nel 1955, il Garin era
passato dalla cattedra di Storia della filosofia medievale a quella di
Storia della filosofia, resa libera dal passaggio 'fuori ruolo' di Paolo
Lamanna. Su sua designazione fui chiamato a succedergli nell'inse
gnamento di Storia della filosofia medievale che tenni sino alla fine
dell'anno accademico 1961-62, quando divenni professore straordi
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RICORDI
PER
UN
MAESTRO
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di
storia
della
filosofi
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promotori
della
sua
r
da
taluni
aspetti
della
e stranieri.
Quando entrai nel Consiglio, erano gli ultimi tempi della lunga
presidenza di Mario Salmi, che aveva avuto certamente il merito di
far sopravvivere l'Istituto e assicurarne la continuit. Nel '78, ormai
molto anziano, il Salmi si dimise dalla presidenza, e fu chiamato a
succedergli il Garin, che tenne quell'ufficio, per dieci anni, sino alla
vigilia dei suoi ottanta anni, quando non volle essere confermato
ulteriormente, convinto, come era, che le presidenze troppo lunghe
non fossero vantaggiose per l'Istituto e che, quando si era arrivati ad
un'et cos avanzata, fosse pi opportuno ritirarsi. Durante gli anni
della sua presidenza, ebbi la possibilit di fornirgli una modesta col
laborazione, e, soprattutto, di comprendere quanto fosse comples
sa e difficile la gestione di un'istituzione i cui finanziamenti erano
del tutto sproporzionati ai compiti che avrebbe dovuto svolgere, e
quanto il suo presidente si impegnasse per garantire il costante mi
glioramento delle varie attivit ed il pieno raggiungimento dei suoi
fini. Riusc cos a rinnovare l'Istituto, accrescendo notevolmente il
valore, la validit e la frequenza delle pubblicazioni; provvedendo,
con particolare cura, alla redazione e pubblicazione, in tempi rego
lari, della rivista, divenuta sempre pi un periodico internazionale
aperto alla collaborazione dei maggiori studiosi italiani e stranieri,
e organizzando convegni, seminari e lezioni di notevole rilievo, te
nute dai maggiori studiosi italiani e stranieri. Ma provvide pure, in
modo particolare, ad arricchire la biblioteca, allora ancora piuttosto
modesta, che, in un decennio, fu pi che raddoppiata e che oggi ha
gi superato la soglia dei sessantamila volumi. Del resto, noto che
il Garin, in tutto il corso della sua lunga vita, stato un appassionato
e studioso delle vicende dei libri e delle biblioteche, considerate lo
'specchio' pi verace delle civilt e delle culture. Si sa che ha rac
colto una ricca, organica e sceltissima biblioteca filosofica, storica
ed anche letteraria e scientifica che sar preziosa per chi vorr ri
costruire la sua vera personalit di maestro, cos come lo saranno
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mia vita.
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