OPTOELETTRONICA II
OPTOGENETICS
Controllo tramite luce di neuroni modificati geneticamente
Docente:
Prof. Ing. CATERINA CIMINELLI
Studente:
MICHELE FRANCHINI
INDICE GENERALE
Capitolo 1
1.1 Abstract: cosa si intende per optogenetica............................3
1.2 Le tecniche classiche .................4
In vitro/in vivo........................................................................4
Scale temporali ridotte..........................................................5
1.3 La strada verso le tecniche optogenetiche...........................6
Opsine microbiche................................................................8
Possibili danni ai tessuti e fototossicit...............................12
Capitolo 2
2.1 Light delivery ..................................................................14
2.2 Hardware utilizzato .....................................................16
Schema di firing...........................................................17
Sorgente laser: DPSSL - Laser a stato solido pompati da diodi19
Processo laser nel dettaglio................................................22
Generazione delle lunghezze donda utili nelloptogenetica...22
Simulazione del pompaggio di un cristallo di Nd:YAG24
Tipologie di fibra ottica........................................................27
Microelectrode array...........................................................30
Capitolo 3
3.1 Data collection & analysis...............................................31
Induzione di eventi epilettici in slice di tessuto neuronale......34
Controllo ottico dello stimolo motorio..................................35
CAPITOLO 1
Approccio organico
Approccio genetico
Rodopsine
Opsine microbiche
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CAPITOLO 2
2.1 - LIGHT DELIVERY
Una volta che le opsine sono state espresse nella membrana
neuronale, possibile passare alla fase successiva, quella
delleffettiva illuminazione dei tessuti.
I requisiti possono variare ampiamente a seconda del tipo di
esperimento che si vuole condurre; in questa sezione si
cercher di evidenziare una tipologia quanto pi possibile
standard di hardware e setup di base per un tipico esperimento
di optogenetica.
La risposta risultante da un impulso di luce dipender da molti
fattori, tra cui le propriet delle opsine espresse, la lunghezza
d'onda, lintensit e la durata della luce incidente; in tutti i casi,
tuttavia, il tasso di assorbimento di fotoni di una data lunghezza
d'onda proporzionale al flusso di fotoni locale, cio al numero
di fotoni incidenti per unit di tempo e per unit di superficie.
pi conveniente in genere riferirsi alla densit di potenza della
luce (tipicamente misurata in mWmm2 ), piuttosto che al flusso
di fotoni.
Per la opsina ChR2 illuminata con luce a =473 nm, densit di
potenza di luce da 1 a 5 mWmm2 sono inizialmente sufficienti
per innescare una risposta nel neurone; potenze variabili sono
state sperimentate da diversi gruppi di ricerca.
Abbiamo gi detto che le esigenze di luminosit variano in base
al tipo di indagine che si vuole condurre: ad esempio, l'inibizione
(proteina NpHR) pu richiedere luce continua finch non si
raggiunge lo stato di spegnimento del neurone, mentre un
controllo bistabile richiede brevi e distanziati impulsi di luce
(treni di 30s di impulsi larghi 5ms alla frequenza di 30Hz), con
potenze pi basse.
Gli altri parametri che influenzano fortemente la propagazione
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Figura 2.1: Profilo di penetrazione della densit di potenza della luce nei tessuti
Figura 2.2: Profili di diffusione della luce in soluzione salina e nel tessuto cerebrale di
un topo alle due lunghezze donda di interesse
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Schema di firing
Nella figura seguente indicato un tipico schema di firing [3] :
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Figura 2.5: Livelli energetici per Nd:YAG. Sono illustrati i processi di eccitazione laser a
diodi e le varie transizioni possibili per il Nd:YAG.
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Figura 2.7: Pompaggio longitudinale (a). Diverse geometrie, anche a pi diodi (b) e (c).
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diametro
apertura numerica
rigidit (possibilit per la cavia di muoversi liberamente)
danni collaterali ai tessuti
richiesto livello di illuminazione
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Il valore ricorrente quello di NA=0,37, per una fibra dal diametro del
core di 200m. Langolo del fascio diminuisce al crescere dellindice
di rifrazione e dunque nei tessuti il cono ancora pi ristretto.
Per ovviare a questo problema bisogna utilizzare geometrie diverse
nella zona terminale della fibra:
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Figura 2.15: Grafico della diffusione angolare del fascio con una punta a geometria
diffused layer.
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Microelectrode array
Per poter misurare la propagazione in 2D dellimpulso neurale
stimolato tramite laser alcuni gruppi di ricerca [7] hanno utilizzato
un particolare strumento di registrazione degli impulsi elettrici
formato da una matrice di elettrodi.
La stimolazione ottica stata resa possibile modificando un
microelectrode array commerciale disponibile da Blackrock
Microsystems. Sostituendo uno dei microelettrodi con un
optrode (elettrodo con fibra coassiale al suo interno) possibile
stimolare le cellule e quasi istantaneamente rilevare la risposta
elettrica in tutte le direzioni, ottenendo una mappatura
bidimensionale che rende pi evidenti i circuiti neurali interessati
dalla stimolazione:
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CAPITOLO 3
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Figura 3.2: Sovrapposizione delle risposte evocate (a sinistra). LFP registrato dal
singolo canale (a destra)
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Figura 3.4: Esempi di risposta dei neuroni in differenti punti della matrice di elettrodi
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Figura 3.6: Setup per il rilevamento del movimento indotto e grafici dellattivit
neuronale pre-intra-post stimolazione ottica
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BIBLIOGRAFIA
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