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CONSAPEVOLEZZA, COSCIENZA E FISICA QUANTISTICA

Paolo Di Sia

Abstract:
La relazione tra la fisica quantistica e le funzioni cerebrali superiori, compresa la coscienza, è
divenuta negli ultimi anni un argomento di punta di profondi dibattiti scientifici, filosofici,
psicologici ed esistenziali. La realtà è in continuo movimento, la vita è in continuo divenire, un
movimento di onde di energia che si propagano. La rivoluzione quantistica ha minato le solide basi
della realtà, aprendo la porta al ruolo primario della mente e proponendo scenari dalle
caratteristiche inaspettate. In questo articolo vengono analizzati alcuni aspetti interessanti della
fisica quantistica, con inevitabili ripercussioni sulla nostra vita, che possono influenzare in modo
decisivo le nostre azioni e il nostro futuro. Questi risultati sottolineano l’importanza di costruire una
resilienza cognitiva con l’allenamento alla consapevolezza (mindfulness), per migliorare la capacità
di gestire le emozioni, gli stati d’animo e il benessere nella vita.

1. INTRODUZIONE

Il rapporto tra la fisica quantistica e le funzioni cerebrali superiori, compresa la coscienza, è un


argomento molto discusso negli ultimi anni, da vari punti di vista. Abbiamo da una parte fisici, che
cercano di spiegare il problema mente-cervello in termini di fisica moderna, dall'altra
neuroscienziati cognitivi e neurobiologi, che in maggioranza considerano il mondo quantistico non
rilevante per la soluzione dei loro problemi.
Data l'enorme potenza di calcolo dei neuroni nel nostro cervello, la coscienza può essere spiegata in
un quadro puramente neurobiologico o c'è spazio per il calcolo quantistico nel cervello? Gli
organismi biologici sono composti da atomi e molecole, quindi obbediscono sia alle leggi della
fisica classica che a quella quantistica, con il mondo nanometrico come intermedio [1]. A differenza
della fisica classica, la fisica quantistica è probabilistica ma, nonostante i suoi numerosi problemi
concettuali e interpretativi aperti, spiega tutta una serie di fenomeni che non possono essere
compresi in un contesto classico (Figura 1). Tra le “stranezze” del mondo quantistico, ricordiamo in
particolare:
a) il “dualismo onda-particella”: luce e particelle agiscono sia come onde (aspetto onda) sia
come particelle (aspetto particella), a seconda della configurazione sperimentale;
b) il “principio di indeterminazione di Heisenberg”: l'impossibilità di determinare con
precisione sia la posizione che la velocità di un oggetto quantistico, avendo sempre un
margine di approssimazione, anche se molto piccolo;
c) il fenomeno di “entanglement”: due o più oggetti possono essere fortemente correlati
anche se sono separati da grande distanza, e il comportamento di uno di essi influenza
“istantaneamente” il comportamento degli altri, violando le nostre idee sul concetto di
“località” e il fatto che la velocità della luce, attualmente nota come velocità massima
raggiungibile, è finita (nello spazio vuoto è di 299792.458 chilometri al secondo).
L'entanglement è uno dei “paradossi” più difficili della teoria quantistica, perché implica una
“azione a distanza” senza alcuna intermediazione. Gli esperimenti di frontiera potrebbero
aprire la strada all'applicazione dell'entanglement anche a sistemi macroscopici, cioè ad
oggetti del mondo quotidiano [2].
La teoria quantistica, nonostante i suoi problemi legati in particolare al ruolo dell'osservatore
cosciente nell'atto della misurazione, ha risolto molte questioni della fisica classica e ha aperto la
porta a nuove e interessanti applicazioni tecnologiche impensabili. Essendo la fisica classica
un'approssimazione di quella quantistica, dovrebbe essere possibile descrivere tutto mediante
quest'ultima; tuttavia molti scienziati considerano il cervello solo come un oggetto classico. Una
delle questioni cruciali riguarda la possibilità che tutti i componenti del sistema nervoso, un "tessuto
fortemente accoppiato" al suo ambiente e che "vive" a temperatura ambiente ordinaria, mostrino
comportamenti quantistici macroscopici, come l'entanglement quantistico, che sono anche collegati
alla “problema della coscienza” [3].

Fig. 1. Fisica classica e fisica moderna.

La rivoluzione quantistica ha minato la natura solida e tangibile della realtà. Gli scienziati si sono
trovati di fronte a tre misteri inseparabilmente collegati:
a) la natura dell'universo;
b) la natura della coscienza;
c) l'origine dell'universo e della coscienza.
Un settore scientifico in recente sviluppo si occupa della connessione tra aspetti quantistici e
psicologia, con tutte le implicazioni per vivere una vita pienamente consapevole. Parliamo di
“psicologia quantistica“, “benessere“, “lifespan training” (formazione per tutta la vita) per adulti,
ragazzi e bambini, attraverso l'educazione personale e i metodi tradizionali, come il percorso
scolastico.

2. IL CERVELLO E LA COMPUTAZIONE QUANTISTICA

Il cervello è una realtà estremamente complessa, probabilmente la più complessa conosciuta


dall'essere umano; i sistemi quantistici complessi sono notoriamente difficili da analizzare, ad
eccezione di modelli altamente idealizzati o modelli "al limite". È ben noto che le stime basate sullo
stesso schema per una particella, applicate a milioni e milioni di particelle interagenti, mostrano
discrepanze di vari ordini di grandezza. Per questo motivo le persone usano teorie computazionali
per ottenere correlazioni neurali di processi quantistici nel cervello [4,5].
Il calcolo quantistico non è facile da implementare; esso cerca di utilizzare l'entanglement
verificando che il sistema converga con forte probabilità sul risultato. Nella sua versione più
semplice, un computer quantistico trasforma lo stato iniziale di molti qubit (che sono la versione
quantistica dei bit classici) preservando la probabilità, attraverso una sequenza di porte logiche
quantistiche, controllabili dall'esterno, in uno stato finale con risultato di natura probabilistica.
C'è il problema del “rumore” in informatica, la cosiddetta “decoerenza”, sempre presente, anche se
in parte annullata da particolari tecniche. I grandi inconvenienti dell'informatica quantistica
sembrano dipingere un quadro piuttosto infelice per la sua applicazione nel cervello; ad esempio, i
recettori pre- e post-sinaptici e gli altri componenti alla base dell'eccitabilità neuronale sono così
“grandi” da poter essere trattati come oggetti classici.
Una delle proposte più famose per la fisica quantistica nel cervello è il modello "Orch-OR"
(ORCHestrated Objective Reduction) realizzato da Roger Penrose e Stuart Hameroff (Figura 2).
Una delle principali questioni che dividono gli scienziati è la coscienza: è da intendersi come un
semplice sottoprodotto dei processi di elaborazione delle informazioni (e quindi in linea di principio
riproducibile anche su un computer), o deriva da caratteristiche peculiari del cervello [6]?

Fig. 2. Il modello “Orch-OR” di Penrose e Hameroff. I microtubuli sono polimeri proteici


all’interno dei neuroni ritenuti in grado di comportarsi come computer quantistici.

Secondo Penrose, la coscienza sarebbe il prodotto di effetti probabilistici di tipo quantistico. La sua
tesi è stata criticata sia a livello scientifico che filosofico, poiché il cervello è considerato da una
parte della comunità scientifica inadatto agli effetti quantistici. Queste critiche dovrebbero essere
riviste considerando le recenti scoperte di vari meccanismi, come l'olfatto e la fotosintesi, che
sembrano essere influenzati dalla meccanica quantistica.
Secondo questo modello, la coscienza sarebbe basata su vibrazioni quantistiche nei microtubuli
all'interno dei neuroni cerebrali; queste vibrazioni sono state effettivamente confermate da
osservazioni nel cervello. Le vibrazioni quantistiche dei microtubuli possono essere messe in
relazione con alcuni ritmi elettroencefalografici che non sono stati altrimenti spiegati, a riprova
della loro influenza sui processi cerebrali.
Due fondamentali operazioni biofisiche sono alla base dell'elaborazione delle informazioni nel
cervello: la trasmissione chimica attraverso la fessura sinaptica e la generazione dei potenziali
d'azione. Esse comprendono migliaia di ioni e molecole neurotrasmettitrici, accoppiati in modo tale
da estendersi per decine di micrometri. Secondo l'elaborazione neuronale convenzionale, entrambi i
processi distruggono stati quantistici coerenti, il che implica che i neuroni possono solo ricevere e
inviare informazioni classiche.
Molte operazioni matematiche computazionali sono attualmente disponibili per i neuroni, in
relazione a cambiamenti nei pesi sinaptici, attività presinaptica, dendriti; questo non ha ancora
portato a una comprensione definitiva del funzionamento del cervello, ma molti neuroscienziati
ritengono che non ci sia bisogno di aspetti quantistici, che gli algoritmi quantistici (che sono molto
più potenti degli algoritmi classici convenzionali) non siano implementati nel sistema nervoso [7].
3. IL PROBLEMA DELLA COSCIENZA

Roger Penrose sostiene che il cervello sia in grado di valutare funzioni non calcolabili e che questa
capacità sia collegata alla coscienza; questo richiede una teoria che non è stata ancora scoperta, ma
sarebbe correlata a ciò che il fisico britannico ha studiato nel corso degli anni. Il contenuto della
coscienza è ricco e altamente differenziato ed è associato all'attività di un numero molto elevato di
neuroni diffusi in tutta la corteccia. Resta da risolvere il problema della coerenza quantistica nei
millimetri e centimetri di separazione tra i singoli neuroni, per permettere all'informazione
quantistica di “non essere distrutta”, e se la coscienza è strettamente necessaria al collasso della
funzione d'onda [2].
La dimostrazione empirica di “qubit debolmente decoerenti e controllabili” nei neuroni collegati da
sinapsi elettriche o chimiche, o la scoperta di un efficiente algoritmo quantistico per i calcoli
eseguiti dal cervello, sarebbe uno dei maggiori test a favore della fisica quantistica nel cervello.
La coscienza è una realtà evanescente, non si vede né si tocca, non è quantificabile. Questo è un
problema di “principio” per la scienza, perché usa la regola fondamentale della “misurabilità” di ciò
che studia e cerca di spiegare. Così come “materia oscura” ed “energia oscura” sono ipotesi per
superare i grandi problemi di consistenza dei modelli fisici attualmente in uso, alcuni ricercatori
hanno anche ipotizzato che la coscienza possa essere considerata come un “nuovo stato della
materia”.
L'ipotesi è stata presentata per la prima volta nel 2014 dal fisico teorico Max Tegmark; egli ha
suggerito che esista un nuovo stato della materia, proprio come gli stati solido, liquido e aeriforme,
in cui gli atomi elaborano le informazioni, danno origine alla soggettività e, in definitiva, alla
coscienza. Ha proposto il nome “perceptronium” per questo nuovo stato della materia [8].
L'argomentazione sostenuta parte dai seguenti presupposti: generazioni di fisici e chimici hanno
studiato cosa accade quando un gran numero di atomi si incontra, scoprendo che il loro
comportamento collettivo dipende da come sono disposti. La differenza fondamentale tra un solido,
un liquido o un gas non è nel tipo di atomi considerati, ma nella loro disposizione. Secondo
Tegmark non ci sarebbero particolari aree fisiche di percettronio nel cervello (in cui il movimento
del sangue porta a un senso di autocoscienza), piuttosto la coscienza potrebbe essere interpretata
come risultato di un particolare insieme di condizioni matematiche. Varie forme di coscienza
potrebbero sorgere proprio come condizioni per la creazione di diversi stati della materia (come
vapore, acqua e ghiaccio). Rimane da capire cosa è necessario per produrre questi diversi stati di
coscienza, secondo condizioni osservabili e misurabili.
Questa idea è stata ispirata dal lavoro del neuroscienziato Giulio Tononi, che nel 2008 ha proposto
la “Integrated Information Theory” (IIT), in cui ha indicato possibili modi per evidenziare le
caratteristiche della coscienza:
a) un essere cosciente deve essere in grado di immagazzinare, elaborare e richiamare grandi
quantità di informazioni;
b) queste informazioni devono essere integrate in un insieme unificato, in modo che sia
impossibile suddividerle in parti indipendenti [9].
Ciò significa che la coscienza deve essere considerata nel suo insieme e non può essere divisa in
componenti separate. Un essere umano o un sistema cosciente deve quindi non solo essere in grado
di immagazzinare ed elaborare informazioni, ma deve farlo in modo da formare un insieme
completo e indivisibile. Introdusse anche una grandezza matematica ɸ che poteva essere usata per
misurare il “livello di coscienza” di un sistema.
In seguito Tegmark ha suggerito che possano esistere due tipi di materia che potrebbero essere
considerati in accordo con la teoria dell'informazione integrata di Tononi:
a) il “computronium”, che soddisfa i requisiti del primo aspetto, ovvero essere in grado di
immagazzinare, elaborare e richiamare grandi quantità di informazioni;
b) il “perceptronium”, che realizza inoltre la modalità del “tutto indivisibile” di Tononi.
Ha anche individuato cinque principi fondamentali che potrebbero essere utilizzati per distinguere
la materia cosciente da altri tipi di materia, come solidi, liquidi e gas: “principi di informazione,
integrazione, indipendenza, dinamica, utilità”. Ha anche cercato di chiarire come il suo nuovo modo
di pensare alla coscienza potesse spiegare la prospettiva umana unica nell'universo.

4. RETROCAUSALITÀ E MECCANICA QUANTISTICA

Recentemente la fisica teorica ha fornito un nuovo supporto all'argomentazione secondo cui, se


vengono fatte assunzioni ragionevoli, la teoria quantistica deve essere retrocausale. Ciò non
significa che i segnali possano essere comunicati dal futuro al passato (considerando ragioni
termodinamiche e non considerando le particelle tachioniche); retrocausalità significa che quando
una persona sceglie l'impostazione di misurazione per eseguire una misurazione, ad esempio una
misurazione su una particella, la sua decisione può influenzare le proprietà di quella particella (o
un'altra particella) nel passato, cioè una decisione presa nel presente può influenzare qualcosa nel
passato.
Per spiegare osservazioni su particelle distanti tra loro, ciascuna delle quali sembra conoscere
“immediatamente” la misura effettuata sull'altra, l'unica spiegazione valida è stata l'“azione a
distanza” (entanglement). Ma ammettendo la possibilità che la misura sulla particella possa
influenzare retroattivamente il comportamento di altre particelle, non ci sarebbe bisogno dell'azione
a distanza, ma solo di un “effetto retroattivo” [10] (Figura 3).

Fig. 3. Retrocausalità.

Huw Price, uno dei maggiori sostenitori della retrocausalità nella meccanica quantistica, ha fornito
un’argomentazione, suggerendo che qualsiasi teoria quantistica presupponga che:
a) lo stato quantistico è reale;
b) il mondo quantistico è temporalmente simmetrico: i processi fisici descritti dalle stesse
leggi fisiche possono essere eseguiti avanti e indietro, cioè sostituendo “t” con “- t” nelle
equazioni del moto, e questo deve consentire effetti retroattivi. Poiché la simmetria
temporale sembra essere una simmetria fisica fondamentale, si sostiene che sia ragionevole
consentire la retrocausalità [11].
George C. Knee ha creato un algoritmo per progettare esperimenti ottimali fornendo un test forte
che lo stato quantico è uno stato ontico (uno stato di realtà) e non uno stato epistemico (uno stato di
conoscenza). Se la retrocausalità è una caratteristica del mondo quantistico, allora avrebbe enormi
implicazioni per la comprensione dei fondamenti della teoria quantistica, dimostrando che la teoria
quantistica è incompleta e la retrocausalità può essere uno dei pezzi mancanti che la completano.
5. MENTE, CONSAPEVOLEZZA, BENESSERE E POSITIVITÀ

I nostri pensieri possono cambiare il corso degli eventi e cambiare la nostra realtà? È possibile
ottenere una realtà diversa da quella in cui ci troviamo se iniziamo a cambiare il nostro modo di
pensare. Se non cambia il modo di pensare, allora non cambiano le emozioni e di conseguenza non
cambia il filtro usato per codificare la realtà, quindi la realtà futura sarà uguale a quella vissuta.
Solo un atto consapevole può spezzare questa catena e permetterci di generare pensieri diversi
rispetto a quelli passati. Per cambiare la nostra realtà, dobbiamo cambiare i nostri pensieri e le
nostre emozioni, trasformandoli in ciò che ora non siamo ma vorremmo essere. Bisogna essere
“visionari, sognatori” [12].
I pensieri che formuliamo sono coerenti con le nostre esperienze passate. Il passato determina il
nostro modo di pensare. Bisogna fare un tuffo nel passato, ripetere le esperienze ed eliminare le
polarità negative. Dobbiamo essere oggi ciò che vogliamo essere domani, non pensare a ciò che
vogliamo, ma diventare ciò che vogliamo. Quello che conta è la “mentalità adottata” per affrontare
la vita e la mentalità è qualcosa che solo noi possiamo cambiare, a nostro favore o meno. Abbiamo
bisogno di imparare l'arte e la scienza per coltivare tipi di esperienze consapevoli che promuovono
il benessere e coltivano la resilienza, per un miglioramento della salute globale [13].
La mente include la coscienza e l'elaborazione delle informazioni, nonché una funzione regolatrice
chiamata "auto-organizzazione". Può essere addestrata per influenzare i nostri pensieri, le nostre
emozioni e il nostro corpo. La consapevolezza e il rispetto sono al centro del benessere, rafforzano
il coraggio, la gioia e la pace interiore. La consapevolezza consente la riduzione delle patologie e
aumenta gli stati psicologici e fisiologici positivi, l'essere pienamente in questo momento a più
livelli, cioè fisicamente, emotivamente, cognitivamente, relazionalmente e spiritualmente. “Essere
presenti” favorisce la crescita e il benessere.
Lo stress prolungato danneggia i telomeri, degrada il funzionamento cognitivo e indebolisce la
capacità di regolare le emozioni, ma solo quando non è contrastato da fattori di resilienza. Gli stati
d'animo positivi sembrano aumentare l'enzima telomerasi e mantenere i telomeri per anni. Sebbene i
trattamenti più popolari per la depressione siano oggi l'uso di antidepressivi, la ricerca attuale
mostra come la consapevolezza, la compassione e alcuni altri atteggiamenti chiave possano essere
ugualmente potenti nel causare il rilascio di antidepressivi naturali nel cervello.
Il graduale declino cognitivo è un aspetto normale dell'invecchiamento. Anche i fattori non genetici
hanno un grande impatto sulla salute e sul benessere del cervello. Uno stile di vita corretto può
ridurre al minimo i fattori di rischio del declino cognitivo, incluso il condizionamento fisico,
attraverso metodi di riduzione dello stress, una corretta alimentazione ed esercizi mentali, creando
una mentalità che trasforma comportamenti cerebrali sani in abitudini di vita in grado di ottimizzare
il benessere lungo tutto l'arco della vita [14 ,15].

6. CONCLUSIONI

La meccanica quantistica ha aperto le porte al ruolo primario della mente e a come dovremmo
guardare non solo alla “realtà visibile”, ma che c'è molto di più. Non c'è ancora una vera
conoscenza di cosa sia la coscienza, ma dobbiamo anche considerare ciò che è al di fuori del regno
degli esseri umani. Se la coscienza è una caratteristica emergente di una rete altamente integrata,
probabilmente tutti i sistemi complessi (non necessariamente solo gli esseri umani) potrebbero
avere una forma minima di coscienza, anche se qualitativamente diversa da quella umana.
Molti aspetti della fisica quantistica possono essere rilevanti per la pratica della psicoterapia, così
come l'identificazione di elementi comuni tra psicoanalisi e fisica quantistica. Tutto ciò ci aiuta a
capire cos'è veramente la coscienza, come funziona e quali caratteristiche ha. Si tratta di incroci
nuovi ed estremamente interessanti, che potrebbero cambiare il volto della fisica, della neurologia,
della psicologia e di molti altri campi.
Ogni giorno la vita ci mette di fronte a scelte e decisioni, che nel tempo diventano sempre più
difficili viste le loro conseguenze sulle nostre azioni e sul futuro. È imperativo, per impostare una
vita sulla positività e sul benessere, lavorare sodo sulla volontà e sull'azione costruendo la resilienza
cognitiva con la formazione della consapevolezza.
Sottolineo che il contributo non ha tenuto conto della posizione di Heidegger sull'“essere-al-
mondo”, inteso come indagine sull'idea del mondo in quanto tale, come condizione fondamentale
dell'esistenza umana, il modo in cui “ci sentiamo a casa nel mondo”, indipendentemente da ogni
ulteriore occupazione e attività.
Non deve essere considerato un errore l'indagine incrociata di vari livelli di spiegazione fatta in
questo lavoro e l'idea di un'influenza degli effetti quantistici su altri livelli di realtà il cui quadro
teorico e concettuale non è direttamente correlato al mondo quantistico. È stato un percorso voluto,
visto che la realtà quantistica è oggi un pilastro della scienza, con le spiegazioni classiche come
approssimazioni di quelle quantistiche, più o meno efficaci a seconda del contesto.

7. BIBLIOGRAFIA

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Citazione:
P. di Sia, Mindfulness, Consciousness and Quantum Physics, World Scientific News 96 (2018) 25-
34

Traduzione: Stefano Fortini

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