ORIGENE E LA SUA RATIO ESEGETICA. LA TREDICESIMA OMELIA SULLA GENESI
ESERCITAZIONE PER IL SEMINARIO DELLA LETTERATURA CRISTIANA GRECA
MODERATORE: PROF. ROBERTO SPATARO SDB
Roma 2011
Si ergo incipiam et ego veterum dicta discutere et sensum in iis quaerere spiritalem, si conatus fuero velamen legis amovere et ostendere allegorica esse quae scripta sunt, fodio quidem puteos, sed statim mihi movebunt calumnias amici litterae et insidiabuntur mihi, inimicitias continuo et persecutiones parabunt veritatem negantes stare posse nisi super terram. Origene, HGn 13,3 1
1. ORIGENE ESEGETA
La passione per la Bibbia e per lo studio dei testi sacri, come ci tramanda Eusebio di Cesarea nella Storia Ecclesiastica (Hist. Eccl. VI,2,7-9) 1 , Origene la eredit dal suo padre Leonida il quale era maestro di scuola ad Alessandria. Durante la persecuzione di Settimio Severo egli mor martire. Confiscati i beni familiari, il giovane Origene era costretto a mantenere la famiglia. Avendo completato i suoi studi letterari, grazie allaiuto di una ricca matrona, egli esercit la professione di grammatico. Grazie alla fama acquistata presto assunse la direzione della scuola catechetica alessandrina (Hist. Eccl. VI,3,3). Probabilmente allinizio Origene insegnava le dottrine essenziali del cristianesimo a questi pagani che mostravano vivo interesse per esso. Dopo 217 d.C., almeno secondo Eusebio, Origene avrebbe diviso i suoi allievi in due gruppi: al suo collaboratore Eracle affid linsegnamento dei principi di base, mentre egli stesso si dedic agli allievi pi progrediti. Per loro leggeva e commentava testi provenienti dalle scuole filosofiche, e tutto ci era finalizzato allo studio delle Sacre Scritture (Hist. Eccl. VI,15; VI,18,3) 2 . Durante il suo viaggio in Palestina (uno dei molti che compiva a motivo della sua crescente fama) Origene conobbe i vescovi Teoctisto di Cesarea e Alessandro di Elia Capitolina (cio Gerusalemme) i quali lo chiesero di predicare davanti alla gente. Il fatto non piacque a Demetrio di Alessandria dato che Origene era laico e inoltre lo stesso Demetrio gli aveva negato lordinazione sacerdotale 3 . La rottura con Demetrio e il trasferimento di Origene a Cesarea avverr presumibilmente nel 233 d.C. quando i suoi
1 Egli, infatti, aveva gi gettato solide fondamenta nelle discipline della fede, poich si era esercitato fin dalladolescenza nelle divine Scritture: si era inoltre dedicato al loro studio in maniera non comune, dato che suo padre, non contento di averlo fatto educare secondo il ciclo ordinario di studi, non consider un di pi lo studio delle Scritture stesse. Pertanto, ancora prima di fargli studiare le discipline greche, [il padre] lo avvi in ogni modo ad esercitarsi in quelle sacre, esigendo che ogni giorno apprendesse a memoria e declamasse brani. E queste cose non erano fatte controvoglia dal fanciullo, che, anzi, vi si dedicava con cos grande zelo che non lo soddisfacevano le letture semplici usuali dei libri sacri, ma vi cercava qualcosa di pi e gi da allora ne scopriva i sensi pi profondi, al punto da mettere in imbarazzo il padre col chiedergli che cosa la Scrittura divinamente ispirata volesse in realt esprimere, [in:] EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica/2. Traduzione e note Libri VI-VII a cura di Franzo Migliore. Traduzione e note Libri VIII-X a cura di Giovanni Lo Castro, Citt Nuova Editrice, Roma 2 2005, 11. 2 Cf. A. MONACI CASTAGNO, Origene, [in:] Letteratura patristica. Dizionario diretto da Angelo Di Bernar- dino, Giorgio Fedalto, Manlio Simonetti, Edizioni San Paolo, Milano 2007, 920-921. 3 Cf. M. SIMONETTI E. PRINZIVALLI, Storia della letteratura cristiana antica, EDB, Bologna 2007, 142-143. 2
amici vescovi lo ordineranno presbitero. Origene si stabil a Cesarea e non torn pi ad Alessandria. Il suo ricco amico Ambrogio (convertito peraltro da Origene stesso) gli invi gli stenografi affinch potesse riprendere il suo lavoro. A Cesarea Origene continu la sua attivit e, ormai presbitero, cominci a predicare con sistematicit non solo durante la liturgia, ma anche in altri frequenti incontri, con lo scopo di spiegare ai fedeli i testi biblici 4 . Le prime raccolte delle sue omelie provengono proprio da questo periodo, dato che Origene permise ai tachigrafi di registrare i suoi discorsi in pubblico allet di sessantanni 5 , come sappiamo da Eusebio 6 . Come si pu notare da questi cenni biografici, la vita e linsegnamento di Origene sono indissolubilmente legati allo studio e allinterpretazione della Bibbia. La sua produzione esegetica copriva praticamente per intero i libri delle Scritture e, grazie ad Ambrogio, le sue spiegazioni e predicazioni venivano messe per iscritto. Anche se la damnatio memoriae ne ha provocato una perdita quasi totale nella lingua greca, le traduzioni latine di Girolamo e di Rufino ci permettono di avvicinarci allautentica esegesi origeniana 7 . Ponendosi la domanda sul modo in cui Origene affronta i testi sacri, occorre distinguere due questioni: la prima riguarda il concetto che aveva Origene della Bibbia nel suo insieme e la seconda invece si riferisce alla sua ratio esegetica, cio al suo modo di prendere in esame e interpretare i singoli testi biblici. A proposito della prima questione, in primo luogo occorre sottolineare che per Origene tutta la Sacra Scrittura, sia lAntico che il Nuovo Testamento la rivelazione di Cristo. Egli stesso come Logos parola di Dio, quindi per Origene Cristo e la Scrittura siden- tificano. Si pu dire che la Scrittura la perenne incarnazione del Logos. Da questa pre- messa deriva, come conseguenza, lunit della Scrittura. Questa unit, a noi oggi cos evidente, al tempo di Origene veniva contestata sia dagli gnostici e marcioniti che
4 Cf. M. SIMONETTI, Origene esegeta e la sua tradizione, Editrice Mocelliana, Brescia 2004, 13. 5 Cf. Ibidem, 79. 6 Allora in verit, come era naturale, diffondendosi sempre pi la fede ed essendo predicata liberamente fra tutti la nostra dottrina, narrano che Origene, avendo superato la soglia di sessantanni ed avendo ormai acquisito grazie alla sua lunga esperienza una vastissima conoscenza, cosa che non aveva mai autorizzato in precedenza, acconsent che dei tachigrafi trascrivessero i discorsi da lui tenuti in pubblico (Hist. Eccl. VI,36,1), [in:] EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica/2., op. cit., 57. 7 Cf. M. SIMONETTI E. PRINZIVALLI, Storia..., op. cit., 148-149. 3
distaccavano lAntico Testamento dal Nuovo, sia dagli etnocristiani che si domandavano perch dovessero accettare la Scrittura giudaica. Bisognava dunque dimostrare con chiarezza che tutte e due le parti della Bibbia si unificavano nel Cristo. Origene riusc a farlo mostrando come le profezie messianiche ricevute dagli Ebrei si fossero compiute in Ges Cristo e a questo scopo adoper linterpretazione allegorica 8 . La stessa chiave di lettura offriva inoltre argomenti nella polemica con i giudei: leconomia del Nuovo Testamento supera quella dellAntico nel senso che la rivelazione del Cristo aveva fatto progredire i cristiani nella conoscenza di Dio molto di pi che gli Ebrei, avendo loro a disposizione soltanto i libri dellAntico Testamento. Si doveva per dimostrare che questo progresso dallAntico Testamento al Nuovo non provocasse nessuna rottura tra di loro. La risposta di Origene va ricercata pertanto dove egli spiega questo progresso come qualcosa che si riferisce alla quantit piuttosto che alla qualit. Fino alla venuta di Cristo solo pochi, leggendo la Sacra Scrittura, potevano uscire al di l del senso letterale, sempre grazie allispirazione dello Spirito Santo. Nella Chiesa persino i pi semplici anche se non riescono a comprendere interamente il senso spirituale tuttavia sono capaci di sorpassare losservanza letterale delle norme cultuali giudaiche (Prin 2,7,2) 9 . In questo modo il problema dellunit della Bibbia e del rapporto tra le due sue parti diventa un problema ermeneutico sia nel contesto antigiudaico che in quello antieretico. Soltanto la corretta interpretazione del testo sacro permette di scoprire la fondamentale unit dispirazione cio lo Spirito Santo. Questi aveva ispirato prima gli agiografi, e successivamente per grazia elargita a pochi (Prin 1, praef. 8) ispira gli interpreti per garantirne lomologia tra il testo sacro e interpretazione di esso (Prin 2,7,3) 10 . Origene, in conformit alla tradizione alessandrina, ritiene che la Bibbia contenga dei passi difficili da comprendere, misteriosi e oscuri. Questa oscurit, secondo lui, voluta dal Signore per esercitare laccuratezza dellinterprete e impedire la comprensione troppo facile, la quale potrebbe provocare disprezzo (Cf. Mt 7,6). E come afferma M. Simonetti
questa convinzione ha fondato a livello esistenziale tutta lattivit ermeneutica esercitata da Origene sul testo sacro con vario impegno, al fine di accostare alla sua comprensione ascoltatori e lettori di diverse capacit ed esigenze 11 . Ci premesso, bisogna rispondere alla seconda questione che riguarda la ratio esegetica propria di Origene. Origene conosciuto anzitutto grazie alla sua esegesi spirituale e allegorica ma ovviamente, al suo tempo e anche prima, gli altri autori gi interpretavano i testi della Sacra Scrittura. Ma egli fu il primo autore ad estendere con le sue opere linterpretazione scritturistica in modo sistematico a interi libri dellAntico e del Nuovo Testamento 12 . Lelenco dei suoi scritti esegetici riportatoci da Girolamo (Ep. 33) impressionante e, a livello teorico, uno dei suoi testi (Prin 4,1-3) pu essere considerato il primo trattato di teoria ermeneutica in ambito cristiano 13 . Nel suo modo di lavorare sui testi sacri Origene riteneva essenziale e questo ne fu la novit assoluta la retta lettura del testo biblico. Anche a motivo di questo modo di procedere lavorativo si scopre il genio di Origene tanto che egli, con Girolamo, viene considerato il pi grande esegeta critico e letterale dellantichit cristiana 14 . Per lAntico Testamento prepar larmonia chiamata Hexapla la quale conteneva il testo dei LXX, il testo ebraico e le altre traduzioni greche tutte affiancate. Per il Nuovo Testamento Origene si confrontava con diverse varianti testuali che aveva a sua disposizione. Purtroppo i suoi traduttori latini hanno rimosso questo apparato filologico dai testi e noi lo possiamo ricavare solo dai frammenti superstiti nella lingua greca 15 . La retta lettura permetteva ad Origene di avere una base affidabile per la sua interpretazione anche se essa ne era condizionata da certi presupposti:
11 Ibid., 17. 12 Ibid. 13 Ibid., 20. 14 Cf. H. CROUZEL, Origene, Edizioni Borla, Roma 1985, 95. 15 Cf. M. SIMONETTI, Origene esegeta..., op. cit., 18. 5
la Bibbia ha un generale significato cristologico. Ogni parola in essa contenuta ha la sua ragion dessere e il significato spirituale va ricercato quasi sempre al di l di quello letterale; tutta la Bibbia deve risultare spiritualmente utile allinterprete e ai suoi ascoltatori e lettori (criterio dell); come nelluniverso distinguiamo due dimensioni di realt, cio quello sensibile e quello intelligibile (lidea di Platone), cos i testi sacri presentano due livelli di significato: letterale e spirituale, dove il primo comprendibile anche per i semplici, il secondo accessibile solo ai perfetti 16 . Queste premesse costituiscono il criterio metodologico sul quale Origene poggia la sua esegesi. Tuttavia per spiegare la sua ratio esegetica fino in fondo occorre precisare che in realt quando Origene teorizza (Prin 4,1-3) aggiunge ai due significati dei testi sacri un terzo: tra il significato letterale e spirituale inserisce quello intermedio: come luomo consta di corpo, anima e spirito, cos la Scrittura presenta un senso corporeo (letterale) utile ai principianti, un senso intermedio a beneficio degli incipienti e un senso spirituale per i perfetti (Prin 4,2,4). Se sembra facile comprendere che cosa intende Origene parlando del senso letterale (il significato primo e immediato del testo biblico) e spirituale chiamato pure mistico (il significato cristologico esteso anche alla chiesa e ricavato mediante lallegorizzazione del testo) non cos chiaro risulta il concetto del significato cosiddetto intermedio. Origene lo spiega come lanima della Scrittura in relazione con la carne (senso letterale) e spirito (senso mistico) e ritiene sia opportuno per quanti hanno cominciato da poco il loro cammino nella fede. Purtroppo non ci sono pervenuti tanti testi in lingua greca con laiuto dei quali potremmo chiarire tale concetto. Lanalisi fatta da Simonetti (sui passi del testo originale in cui Origene fa uso di in senso esegetico) porta alla conclusione che con la definizione di moralis Origene introduce per lo pi un tipo dinterpretazione individualizzante, che riferisce il passo in esame del testo sacro al rapporto che si istituisce tra ogni anima e il Logos divino, e di norma lo introduce di seguito allinterpretazione
16 Ibid., 18-19. 6
cristologica. Non sappiamo se effettivamente Origene abbia caratterizzato con
questo tipo dinterpretazione: esso comunque prevalentemente si configura come un tipo dinterpretazione allegorica. (...) In sostanza, anche questa interpretazione a tre livelli pu rientrare nella pi generale distinzione tra interpretazione letterale e spirituale, in quanto linterpretazione spirituale si sdoppia in due significati, uno comunitario e uno individuale 17 . Infine occorre menzionare i procedimenti tipici dellesegesi origeniana che lautore delle omelie sulla Genesi impiega per interpretare il testo. Origene applica spesso il defectus litterae cio mostra con gli esempi la sua convinzione che tutta la Bibbia ha un significato spirituale ma non tutta ha un significato letterale perch ci sono i passi in cui il senso letterale fa difetto 18 . Di frequente poi Origene mette a confronto il testo biblico in esame con gli altri testi scritturistici per analizzarne le somiglianze e le differenze, convinto che nellunit della Bibbia i diversi passi si possano, anzi si debbono illuminare reciprocamente (Scriptura illustrat Scripturam) 19 . Per svelare il significato spirituale adopera anche lesegesi etimologica, che trae il senso allegorico dalletimologia di un nome di persona o di luogo, oppure lesegesi aritmologica che cerca il significato simbolico in ogni numero o combinazione numerica 20 .
2. LA TREDICESIMA OMELIA SULLA GENESI
Il Libro della Genesi, che racconta la creazione del mondo e delluomo, il peccato di Adamo ed Eva, le origini del popolo ebraico, suscitava sempre grande interesse nei cristiani. Origene attribuiva molta importanza a questo libro, in modo particolare a motivo dellinterpretazione che egli ne dava, specialmente dei primi capitoli. Le informazioni sul suo perduto Commentario alla Genesi ce le fornisce lo stesso Origene nel De Principiis. Al
17 Ibid., 20-22. 18 Ibid. 19 Ibid, 24-25. 20 Cf. M. SIMONETTI, Introduzione generale, [in:] ORIGENE, Omelie sulla Genesi, A cura di Manlio Simonetti, Traduzione di Maria Ignazia Danieli, Citt Nuova Editrice, Roma 2002, 19. 7
commentario Eusebio assegna 12 libri (Hist. Eccl. VI,24,2) e Girolamo 13 (Ep. 36,9) 21 . Questo commentario, di cui i primi otto libri furono dettati ad Alessandria e i restanti a Cesarea, interpretava il testo fino a Gn 4,24 ma si conservano ancor oggi solo alcuni frammenti 22 . Dopo il suo trasferimento a Cesarea, allinsegnamento nella scuola Origene aggiunse la predicazione in chiesa, in riunioni destinate alla lettura e allinterpretazione dei testi sacri, prima di tutto dellAntico Testamento. Non manc la spiegazione della Genesi della quale possediamo una raccolta di sedici omelie, pervenuteci purtroppo solo nella traduzione latina di Rufino. Questa raccolta pu essere divisa in tre parti: le prime due omelie; il corpo centrale comprendente dodici omelie; lultima parte composta dalle omelie HGn 15 e HGn 16. Il corpo centrale, al quale appartiene HGn 13, includono le spiegazioni dal capitolo 17 fino al capitolo 26 cio le storie di Abramo, dopo il cambiamento del nome, e quella di Isacco 23 . Origene non percorre tutto il brano scelto ma sceglie solo alcuni dei versi (da lui ritenuti di maggior significato) e ne d la spiegazione. La lettura, che veniva proclamata prima del suo intervento, non si limitava solo a questi versi sui quali lui si soffermava ma di tutto il testo, cos che gli ascoltatori potevano comprendere bene il contesto. Inoltre il corpo centrale delle omelie sulla Genesi presenta una caratteristica molto interessante: al di l del procedimento tipico usato da lui nella predicazione, Origene entra in polemica pi o meno esplicita nei confronti delle persone insofferenti al suo metodo esegetico e questa polemica raggiunge il suo culmine nella HGn 13 (anche se nella forma risulta meno aggressiva se la paragoniamo con linizio della HGn 10). Infatti praticamente lintera omelia serve a difendere il suo metodo ermeneutico 24 . Lomelia XIII sulla Genesi prende in esame il passo di Gn 26,15-22 e si collega sia con lomelia precedente sia con quella successiva (dove viene interpretato Gn 26,23-31).
21 M.I. DANIELI, Genesi (scritti esegetici su), [in:] A.M. CASTAGNO (a c. di), Origene. Dizionario, la cultura, il pensiero, le opere, Citt Nuova Editrice, Roma 2000, 187. 22 M. SIMONETTI, Introduzione..., op. cit., 7. 23 Ibid., 8. 24 Ibid., 9. 8
Tant vero che manca in HGn 13 lintroduzione che si trova di solito allinizio delle altre omelie e manca la divisione in lemmi del testo (che daltronde una caratteristica comune non solo dei commenti ma anche delle omelie di Origene). Probabilmente lautore trattandosi del testo breve non aveva bisogno di farlo e poi la lettura di HGn 13 dimostra che Origene si occupa solo di una specifica questione: perch i filistei vogliano impedire a Isacco di rifare i pozzi scavati da Abramo (Gn 21,30)? La storia raccontata nel testo di cui tratta HGn 13 sul piano letterale non molto complessa: con laiuto dei suoi servi Isacco cerca di restaurare i pozzi scavati da suo padre e che i filistei in seguito avevano riempito di terra. Origene progredisce nella spiegazione servendosi dello schema composto di tre interpretazioni che vengono una dopo laltra. Egli comincia con linterpretazione letterale, dopo segue linterpretazione spirituale (cristologica ed ecclesiale) e conclude con linterpretazione morale 25 . Linterpretazione letterale coincide pi o meno con la lettura del testo biblico con qualche aggiunta. Per quanto riguarda linterpretazione spirituale, i pozzi scavati da Abramo simboleggiano la Scrittura dellAntico Testamento. Isacco, cio Cristo, rifacendoli vuole rimettere in vigore la legge e i profeti. Infatti i filistei (gli scribi e i farisei) con la loro interpretazione letterale della Scrittura rappresentata dal versare la terra nei pozzi impediscono agli altri di attingere al senso spirituale. Il lavoro di Isacco/Cristo tende a eliminare la comprensione esclusivamente letterale dei testi sacri e a dimostrare che lAntico Testamento rappresenta simbolicamente e profetizza Ges Cristo. I servi di Isacco, cio gli apostoli e i discepoli di Ges, scavando e reintegrando i pozzi diffondono il suo messaggio e linterpretazione spirituale della Bibbia 26 . Prima di passare al significato morale del brano, Origene solleva una questione personale: egli stesso, adoperandosi a interpretare la Scrittura con lallegoria, viene
25 Cf. M. SIMONETTI, Origene esegeta..., op. cit., 123-124. 26 Cf. ORIGENE, Omelie sulla Genesi, A cura di Manlio Simonetti, Traduzione di Maria Ignazia Danieli, Citt Nuova Editrice, Roma 2002, 318. 9
attaccato dai cosiddetti amici della lettera e da un conoscitore delle lettere profane che da Simonetti viene identificato con un gnostico o con un gruppo di gnostici 27 . Dopo di ci, Origene passa allinterpretazione morale ossia al significato individuale e attualizzante del testo biblico, adoperando due argomenti. Ogni uomo stato creato a immagine di Dio e, grazie allopera del Logos, questa immagine, anche se oscurata dal peccato, non viene mai cancellata anzi ciascuno dovrebbe cercare di purificarla affinch ritorni alla sua bellezza originaria. Prima di concludere la sua omelia, Origene fa una digressione confrontando la lettera che ciascuno di noi scrive (la lettera di peccato - littera peccati) con la lettera scritta da Dio (littera Dio, cf. Col 2,14) cio la lettera di giustificazione. Lomelia termina con una esortazione parenetica con la quale ritorna al tema dei pozzi: afferma che ciascuno dovrebbe come Isacco scavare pozzi di acqua viva, malgrado la resistenza dei filistei, e non solo per attingerne noi stessi ma anche per aiutare altri ad abbeverarsi. Questa omelia, grazie alla sua chiara e solida esposizione e al modo ammirevole con il quale lautore tratta la materia, viene considerata tra le pi eccellenti opere oratorie di Origene.
3. GLI ESEMPI DELLESEGESI DI ORIGENE NELLOMELIA TREDICESIMA
ESEGESI ETIMOLOGICA Intuere nostrum Isaac, qui pro nobis oblatus est hostia, venientem in valle Gerarum, quam interpretantur macieriam sive saepem, venientem, inquam, ut medium parietem saepis solvat inimicitas in carne sua, venientem tollere maceriam, id est peccatum, quod inter nos separat ac Deum, maceriam, quae est media inter nos et Osserva il nostro Isacco, che si offerto come vittima per noi, ora che viene nella valle di Gerar, che significa barriera o siepe: viene dico per togliere di mezzo il muro di separazione, linimicizia, viene a togliere la barriera, cio il peccato, che ci separa da Dio, la barriera che si frappone tra noi e le potenze celesti, per fare di noi e
27 Cf. M. SIMONETTI, Origene esegeta..., op. cit., 129-130. 10
coelestes virtutes, ut faciat utraque unum et ovem, quae erraverat, humeris suis reportet ad montes et restituat ad alias nonaginta novem, quae non erraverant. (HGn 13,2) 28
loro una cosa sola, per riportare sulle sue spalle ai monti la pecora che si era smarrita e ricongiungerla alle altre novantanove. Post haec ergo fodit tertium puteum Isaac et apellavit nomen loci illius amplitudo dicens quia nunc dilatavit nos Dominus et auxit nos super terram (Gn 26,22). Vere enim nunc dilatatus est Isaac et auctum est nomen eius super omnem terram, cum adimplevit nobis scientiam Trinitatis. (HGn 13,3) Dopo questi contrasti Isacco scav un terzo pozzo e chiam il nome di quel luogo Ampiezza, perch disse ora Dio ci ha fatto allargare e crescere sulla terra (Gn 26,22). Veramente ora Isacco si allargato e il suo nome cresciuto su tutta la terra, perch ha portato a compimento per noi la conoscenza della Trinit.
ESEGESI ALLEGORICA Hic ergo Isaac salvator noster cum venisset in istam vallem Gerarum, primum omnium illos puteos fodere vult, quos foderant pueri patris sui; legis scilicet et prophetarum vult puteos innovare, quos Philistini terra repleverant. Qui sunt isti, qui terra puteos replent? Illi sine dubio, qui in lege terrenam et carnalem intellegentiam ponunt et spiritalem ac mysticam claudunt, ut neque ipsi bibant neque alios bibere permittant. (HGn 13,2) Questo Isacco dunque, il nostro Salvatore, venuto in questa valle di Gerar, per prima cosa vuole scavare nuovamente i pozzi che avevano scavato i servi di suo padre: cio, vuole rinnovare i pozzi della legge e dei profeti che i filistei avevano riempito di terra. Chi sono costoro che hanno riempito i pozzi di terra? Sono per certo coloro che attribuiscono alla legge significato terreno e carnale e precludono quello spirituale e mistco, in modo tale che n essi bevono n permettono agli altri di bere.
ESEGESI MORALE Vide ergo quia forte etiam in uniuscuiusque nostrum anima est puteus aquae vivae, est quidam coelestis sensus et imago Dei latens, et hunc puteum Philistini, id est potestates adversae, repleverunt terra. Quali Considera dunque se anche nellanima di ciascuno di noi non ci sia un pozzo di acqua viva: c come nascosto un sentimento celeste e limmagine di Dio, e questo pozzo i filistei, cio le potenze avverse, hanno
28 Testo di tutti i passi dalla HGn 13 e la traduzione italiana da: ORIGENE, Omelie sulla Genesi, A cura di Manlio Simonetti, Traduzione di Maria Ignazia Danieli, Citt Nuova Editrice, Roma 2002. 11
terra? Carnalibus sensibus et terrenis cogitationibus, et propterea portavimus imaginem terreni. Tunc, ergo, cum portaremus imaginem terreni, Philistini repleverunt puteos nostros. Sed nunc quoniam venit noster Isaac, suscipiamus eius adventum et fodiamus puteos nostros, abiciamus ab eis terram, purgemus eos ab omnibus sordibus et a cunctis cogita- tionibus luteis et terrenis, et inveniemus in iis aquam vivam, illam quam dicit Dominus: qui credit in me, flumina de ventre eius fluent aquae vivae. (Io. 7,38) (HGn 13,3) riempito di terra. Di quale terra? Di sentimenti carnali e di pensieri terrestri, e per questo abbiamo portato limmagine del terrestre: allora appunto, mentre portavamo limmagine del terrestre, i filistei hanno riempito i nostri pozzi. Ma poich ora venuto il nostro Isacco, accogliamo la sua venuta e scaviamo i nostri pozzi svuotiamoli della terra, ripuliamoli da ogni bruttura, da tutti i pensieri fangosi e terrestri, e troveremo in essi lacqua viva, quella di cui il Signore dice: Chi crede in me, dal suo ventre scaturiranno fiumi di acqua viva (Io. 7,38)
SCRIPTURA ILLUSTRAT SCRIPTURAM Hos ergo puteos aggreditur fodere Isaac. Et videamus quomodo eos fodit. Cum pueri Isaac, qui sunt apostoli Domini nostri, transirent, inquit, per segetes sabbato, vellebant spicas et confricantes manibus manducabant (Mt 12,1; Lc 6,1). Tunc ergo dicebant et isti qui terra repleverant puteos patris eius: ecce discipuli tui faciunt sabbatis quod non licet (Mt 12,2; Lc 6,2). Ille ut terrenum eorum foderet intellectum, dicit ad eos: non legistis quid fecit David, cum esuiret ipse et qui cum eo erant, quomodo intravit ad Abiathar sacerdotem, et panes propositionis manducavit ipse et pueri sui, quos non licebat manducare nisi solis sacerdotibus? (Mt 12,3; Lc 6,3) Et his addit: si sciretis quid est: misericordiam volo, et non sacrificium, numquam utique condemnassetis innocentes (Mt 12,7). Sed illi ad haec quid referunt? Rixati sunt cum pueris eius et dicunt quia hic homo non est Isacco si appresta a scavare questi pozzi. Vediamo in che modo li scava. Mentre i servi di Isacco, che sono gli apostoli di nostro Signore, passavano di sabato attraverso le messi, strappavano dice alcune spighe e strofinandole con le mani le mangiavano (Mt 12,1; Lc 6,1). Allora costoro, che avevano riempito di terra i pozzi di suo padre, dicevano: Ecco, i tuoi discepoli fanno di sabato ci che non permesso (Mt 12,2; Lc 6,2). Allora egli, per scavare e portare via la loro compren- sione letterale, dice: Non avete letto ci che fece Davide, quando avevano fame lui e quelli che erano con lui: come sia entrato dal sacerdote Abiathar e abbia mangiato, lui con i suoi servi, i pani di proposizione, che ai soli sacerdoti era lecito mangiare? (Mt 12,3; Lc 6,3) E aggiunge: Se comprendereste che cosa vuol dire: Voglio a misericordia e non il sacrificio, non 12
a Deo qui non custodit sabbata (Io 9,16). Hoc ergo modo fodit puteos Isaac, quos foderant puer patris sui. (HGn 13,2) avreste mai condannato gli innocenti(Mt 12,7). Ma quelli che cosa rispondono? Vengono a lite con i suoi servi e dicono: Questuomo non da Dio, perch non osserva il sabato(Io 9,16). In questo modo Isacco scava i pozzi che avevano gi scavato i servi di suo Padre.
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BIBLIOGRAFIA
1. FONTI EUSEBIO DI CESAREA, Storia Ecclesiastica/2. Traduzione e note Libri VI-VII a cura di Franzo Migliore. Traduzione e note Libri VIII-X a cura di Giovanni Lo Castro, Citt Nuova Editrice, Roma 2 2005; ORIGENE, Omelie sulla Genesi, A cura di Manlio Simonetti, Traduzione di Maria Ignazia Danieli, Citt Nuova Editrice, Roma 2002.
2. LESSICA Letteratura patristica. Dizionario diretto da Angelo Di Bernardino, Giorgio Fedalto, Manlio Simonetti, Edizioni San Paolo, Milano 2007; Origene. Dizionario, la cultura, il pensiero, le opere, a cura di A.M. CASTAGNO, Citt Nuova Editrice, Roma 2000
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[La Bibbia Commentata Dai Padri] Thomas C. Oden, Angelo Di Berardino, Sever J. Voicu - La Bibbia Commentata Dai Padri. Antico Testamento_ Tobia. Sapienza. Siracide. Baruc. Aggiunte a Daniele Vol. 5(2016, Città Nuova)
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