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Documenti e studi sulla tradizione flosofca medievale XXIV (2013)

GRAZIANO PERILLO
Linfusso di Avicenna e Alberto Magno sulla nozione di
ad aliquid nel Commento alle Sentenze (I, d. 26, q. 2, a. 1)
di Tommaso dAquino*
INTRODUZIONE
Nella speculazione trinitaria medievale occidentale la comprensione della
nozione di relazione ha avuto una storia molto ampia, nella quale un importante
ruolo stato ricoperto da diversi autori, tra i quali Agostino, Ilario di Poitiers
e Boezio con gli Opuscola sacra. Tra il XII e il XIII secolo questinsieme di dati
proveniente dai padri della chiesa e dai teologi dellAlto Medioevo costituiva
un consolidato patrimonio teologico e flosofco e fu destinato a subire una
signifcativa ridiscussione con lingresso in Occidente della flosofa di Aristotele
e delle mediazioni ad essa collegate. Gi nel XII secolo si era assistito ad una
forente e drammatica stagione di rifessione trinitaria, collegata prevalentemente
ai commenti agli Opuscola sacra di Boezio, che ha visto, tra laltro, la condanna
delle posizioni di Gilberto Porretano e di Abelardo. Nel XIII secolo, le nuove fonti
flosofche invitavano a comprendere le nozioni teologiche, tra le quali quella
di relazione trinitaria, in connessione a questioni e problemi teoretici nuovi,
avviando cos un processo di rielaborazione dei concetti tradizionali alla luce del
nuovo quadro epistemologico
1
. A questo processo appartiene anche la rifessione
trinitaria di Tommaso dAquino sullad aliquid
2
. Ne una riprova la discussione

Vorrei esprimere anzitutto la mia gratitudine al p. Walter Senner O.P. che mi ha incitato e
sostenuto in questo studio. Desidero ringraziare inoltre S. Donati per alcuni confronti durante
lelaborazione dello scritto, A. Longo, G. Galluzzo e i referees per le indicazioni e i suggerimenti
per la stesura del testo. Un grazie inoltre a F. Amerini e G. Galluzzo per aver accettato il presente
contributo su Documenti e studi sulla tradizione flosofca medievale .
1
Cf. M. SCHMAUS, Katholische Dogmatik, I, Hueber Verlag, Mnchen 1960
6
, pp. 480-499. Per una
visione generale della dottrina trinitaria tra i secoli XII e XIII si pu consultare F. COURTH, Trinitt in
der Scholastik, in Handbuch der Dogmengeschichte, II, 1b, Herder, Freiburg (Br.) 1985. Nel contesto
teologico per una rapida panoramica degli aspetti flosofci della relazione, cf. H.-C. SCHMIDBAUER,
Relation II. Theologisch, in Lexikon fr Theologie und Kirche, vol. VIII, Herder, Freiburg (Br.) 1999,
col. 1029 sq.
2
Sulla nozione di relazione in Tommaso dAquino : cf. A. KREMPEL, La Doctrine de la relation chez
saint Thomas, Vrin, Paris 1952. Per una visione sintetica della relazione in Tommaso dAquino : cf. G.
GRAZIANO PERILLO 192
affrontata da Tommaso nella distinctio 26 del primo libro delle Sentenze di Pietro
Lombardo, nel quale lAquinate dedica la seconda questione specifcamente al
tema delle relazioni in Dio e lo sottopone ad un accurato esame con la discussione
di tre diverse interpretazioni, delle quali le prime due ritenute erronee, la terza
vera e accettabile : la prima, attribuita ai Porretani, defnita erronea a motivo
della considerazione delle relazioni in Dio soltanto come assistenti
3
; la seconda
valutata incompleta, perch considera le relazioni divine equivalenti delle
persone, ma signifcate in astratto ; la terza, ritenuta vera, considera le relazioni
come persone e nelle persone
4
.
Lelemento signifcativo di questa discussione il ricorso alla posizione di
alcuni flosof per spiegare perch le prime due interpretazioni devono essere
rifutate
5
, mentre soltanto la terza deve essere accettata. Gli argomenti attribuiti
a questi flosof possono essere identifcati in Avicenna, Metafsica, III, 10. Il
chiarimento proposto da Tommaso avviene, cos, senza discutere direttamente
le tre interpretazioni, ma richiamando un dibattito flosofco presentato gi da
Avicenna. Ne risulta che lAquinate, pur muovendo da una discussione interna alla
EMERY, Ad aliquid : la relation chez Thomas dAquin, in T.-D. HUMBRECHT d., Saint Thomas dAquin,
Cerf, Paris 2010, pp. 113-135. Per un quadro delle concezioni di alcuni autori tra il 1250 e il 1325 : cf.
M. G. HENNINGER, Relations. Medieval Theories 1250-1325, Clarendon Press, Oxford 1989, in particolare
su Tommaso dAquino, pp. 13-39.
3
Una spiegazione delle relazioni assistenti si pu leggere nella Summa theologiae, dove Tommaso
chiarisce che tali relazioni sono quelle affsse dallesterno, che si hanno quando la relazione non
considerata secondo il riferimento a ci in cui essa , ma secondo il riferimento a qualcosa di esterno.
In questo senso la relazione in quanto tale, considerata nelle creature, assistente, ossia una relazione
che sopraggiunge alla stessa cosa relata e tende da questa cosa a qualcosaltro : Respondeo dicendum
quod circa hoc dicitur Gilbertus Porretanus errasse, sed errorem suum postmodum in Remensi Concilio
revocasse. Dixit enim quod relationes in divinis sunt assistentes, sive extrinsecus affxae. [...] Sed
ratio propria relationis non accipitur secundum comparationem ad illud in quo est, sed secundum
comparationem ad aliquid extra. Si igitur consideremus, etiam in rebus creatis, relationes secundum
id quod relationes sunt, sic inveniuntur esse assistentes, non intrinsecus affxae ; quasi signifcantes
respectum quodammodo contingentem ipsam rem relatam, prout ab ea tendit in alterum (THOMAS
DE AQUINO, Summa theologiae, I, q. 28, a. 2. resp., SANCTI THOMAE AQUINATIS Opera Omnia, t. 4, Cura et
studio fratrum Praedicatorum, Roma 1888, p. 321). In Dio, per, non pu sopraggiungere qualcosa,
per cui la relazione non pu essere assistente.
4
Respondeo dicendum, quod apud omnes catholicos certum est relationes esse in divinis. Sed
in positione relationum inveniuntur diversae doctorum sententiae. Quidam dixerunt, ut Porretani,
quod relationes in divinis sunt tantum assistentes. Quidam vero dixerunt, quod relationes in divinis
sunt ipsae personae [...] Alii dicunt, quod relationes sunt personae et sunt in personis etiam secundum
veritatem rei et non solum quantum ad modum loquendi et omnes isti secundum aliquid verum
dixerunt. Sed tamen ultima opinio continet totam veritatem (THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros
Sententiarum Magistri Petri Lombardi Episcopi Parisiensis, I, d. 26, q. 2, a. 1 sol., d. P. MANDONNET,
t. 1, Lethielleux, Paris 1929, p. 629-630).
5
[...] et hoc attendentes quidam philosophi dixerunt [...] (ibid., p. 630).
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 193
teologia, articola una rifessione quasi esclusivamente flosofca con uno sviluppo
per lunghi tratti parallelo al testo avicenniano. I continui riferimenti alle discussioni
presentate da Avicenna risultano ancora pi interessanti perch, in questo modo,
nella rifessione di Tommaso sullad aliquid confuiscono non solo dati provenienti
da Avicenna, Aristotele e da altre fonti come Boezio, Agostino e Ilario, ma anche
dagli autori discussi dallo stesso Avicenna nel suo trattato e che, secondo alcuni
interpreti, devono essere individuati in Al-Farabi, Plotino e Simplicio
6
.
Questo testo di Tommaso, tuttavia, non risente soltanto della lettura di Avicenna,
ma anche di quella del commento di Alberto Magno alle Sentenze. Si avr modo
di evidenziare che linterpretazione di Aristotele adottata da Tommaso, secondo
la quale la relazione Dio-creatura deve essere intesa secondo il tipo di relazione
scienza-scibile, che rimanda a Categorie, 7b24-35 e a Metafsica, V, 15, 1021a29-
31, si trova in due commenti di Alberto, alla distinctio 26 del primo libro delle
Sentenze e al De divinis nominibus dello Pseudo-Dionigi lAreopagita, del quale
lAquinate, come si sa, ha fatto la reportatio. La prospettiva ermeneutica che
Tommaso delinea di Aristotele matura cos via Alberti. Ci porta a porre in rilievo
il profondo debito che la comprensione tommasiana dellad aliquid esposta nel I
Super Sent., d. 26, q. 2 ha nei confronti del maestro tedesco sia per alcuni aspetti
avicenniani sia per ladozione della prospettiva aristotelica.
BREVE PREMESSA SUL TESTO DI TOMMASO DAQUINO
Ledizione del primo libro dello Scriptum super libros Sententiarum di maggiore
riferimento ancora oggi quella curata da Mandonnet nel 1929. Sebbene il testo
pubblicato sia quello vulgaris, come scrive lo stesso Mandonnet
7
, questa edizione
offre nella questione sul verbum Dei discussa alla distinctio 27, che qui ci interessa,
due differenti versioni provenienti da diverse redazioni del commento, una nel
corpo del testo e unaltra in nota
8
. Di recente il p. Adriano Oliva ha mostrato che
il testo riportato in nota nelledizione Mandonnet alle pagine 659-660 attestato
nei testimoni della famiglia ritenuta pi vicina allarchetipo e da pochi altri
manoscritti, i quali complessivamente raggiungono il numero di 13, mentre i
rimanenti 63 manoscritti riportano la seconda redazione che corrisponde al testo
6
Cf. M. E. MARMURA, Avicennas chapter On the relative in the Metaphysics of Shif, in G. F.
HOURANI ed., Essays on Islamic philosophy and science, State University of New York Press, Albany
1975, pp. 83-99. Sulla categoria di relazione nella Metafsica di Avicenna, cf. anche : H. ZGHAL, La
relation chez Avicenne, Arabic Sciences and Philosophy , 16, 2006, pp. 237-286.
7
P. MANDONNET, Avertissement, in THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum cit., p. VIII.
8
Cf. THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum, I, d. 27, q. 2, a. 2, sol. I, ed. cit., p.
659, nota 3.
GRAZIANO PERILLO 194
pubblicato da Mandonnet
9
. Per lanalisi dottrinale, Oliva ricorre al confronto di
tabelle tra il testo della prima redazione, quello della seconda redazione e quello
della quaestio De verbo contenuta nelle Quaestiones De veritate. Il confronto lascia
emergere cambiamenti signifcativi tra i tre testi : il testo rivisto dello Scriptum
sarebbe uno sviluppo della prima redazione e unanticipazione di alcuni punti
della questione De verbo
10
. Oliva riconosce su questa base unevoluzione nella
dottrina del verbum di Tommaso, in linea con quanto da diversi anni si sostiene
negli studi
11
, e aggiunge una possibile datazione per la seconda redazione del
testo di In I Sent., d. 27, q. 2, a. 2 resp., che dovrebbe essere collocata poco prima
della questione disputata De verbo, datata 1256-1257
12
.
La seconda redazione rappresenterebbe, dunque, un approfondimento della
rifessione sul verbum della prima redazione, ma non costituisce ancora uno
stato maturo della dottrina del verbum. Cette dfnition du verbe afferma
Oliva est encore applique par Thomas lessence divine ; en mme temps,
la raison pourquoi il convient (oportet) dattribuer Dieu le verbe en tant que
relation dorigine, a quo, dcoule du fait que seulement ce genre de relations
comporte une distinction relle et donc en Dieu personnelle : ainsi, cest
une exigence purement thologique qui rend invitable dappliquer Dieu la
prdication personnelle du verbe
13
.
Un ulteriore segno che la posizione esposta nella seconda redazione non sia
ancora pienamente elaborata, ma indichi comunque il percorso successivo, si pu
individuare nellavverbio simul che ha la funzione di qualifcare la caratteristica
relazionale del verbum che si accompagna a quella principale, data dallindicare
9
Cf. A. OLIVA, Les dbuts de lenseignement de Thomas dAquin et sa conception de la Sacra doctrina.
Avec ldition du prologue de son commentaire des Sentences, Vrin, Paris 2006 (Bibliothque thomiste,
58), pp. 108-109.
10
Cf. ibid., pp. 123-126.
11
Cfr. G. EMERY, La thologie trinitaire de saint Thomas dAquin, Cerf, Paris 2004 ; H. PAISSAC,
Thologie du Verbe. Saint Augustin et saint Thomas, Cerf, Paris 1951 ; R. L. RICHARD, The Problem of
an Apologetical Perspective in the Trinitarian Theology of St. Thomas Aquinas, Gregorian University
Press, Rome 1963 ; A. F. VON GUNTEN, In principio erat Verbum. Une volution de saint Thomas en
thologie trinitaire, in C.-J. PINTO DE OLIVEIRA d., Ordo sapientiae et amoris : Image et message de saint
Thomas dAquin travers les rcentes tudes historiques, hermneutiques et doctrinales. Hommage au
professeur Jean-Pierre Torrell OP loccasion de son 65
e
anniversaire, Editions universitaires, Fribourg
(CH) 1993 (Studia friburgensia, Nouvelle srie, 78), pp. 119-141.
12
Si donc, pour certains lments de contenu et de style, le texte A et la question De ueritate
peuvent tre rapprochs, ldute de la doctrine et de son volution conduit situer sans aucun doute
la deuxime rdaction de In I Sent., d. 27, q. 2, a. 2 (texte A) avant la question De ueritate. Il y a donc
tout lieu de penser que linsertion du texte dans lexemplar est, elle aussi, antrieure la dispute De
uerbo (1256-1257) des Q. disp. de ueritate (OLIVA, Les dbuts de lenseignement de Thomas dAquin
cit., pp. 128-129).
13
Ibid., p. 127.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 195
qualcosa in assoluto. Il simul rivela, infatti, un aspetto relazionale che nel
commento sulle Sentenze non ancora considerato profondamente costitutivo della
nozione del verbum, come avverr invece nella questione De verbo del De veritate
14
.
Questaspetto del verbum che dice la relazione dorigine al dicente, espressa nel
suo essere a quo, si connette non solo alla precedente questione della distinctio
27, ma anche alle questioni della distinctio 26, come cercher di dimostrare. Se
ci si limita a questi aspetti dottrinali, si condotti a registrare una coerenza tra le
questioni delle distinctiones 26 e 27 nel testo Mandonnet e dunque una coerenza
con quella parte che Oliva ritiene essere la seconda redazione di In I Sent., d. 27,
q. 2, a. 2 resp. A questo livello, le ipotesi di spiegazione potrebbero essere molte,
ma in attesa delledizione critica del In I Sententiarum, preferibile limitarsi a
cogliere gli eventuali collegamenti tra le questioni delle due distinzioni.
I TESTI DI ARISTOTELE SUL PROS TI
Pur se mediata da altre fonti, siano esse arabe o neoplatoniche tardoantiche,
allorigine dei nuovi apporti alla concezione di relazione nel XIII secolo si trova
la dottrina di Aristotele. Per questo motivo opportuno presentare quanto
Tommaso poteva conoscere direttamente dai testi dello Stagirita. Aristotele
tratta del pros ti in due testi : Categorie, 7 e Metafsica, V, 15, entrambi noti a
Tommaso al tempo del Super libros Sententiarum. Tuttavia, se questo dato pu
essere affermato con una certa sicurezza, pi diffcile risulta stabilire quale
traduzione dei testi di Aristotele Tommaso abbia utilizzato. Il p. Gauthier ci offre
alcune indicazioni a riguardo nellintroduzione alla Summa contra Gentiles, dove
sostiene la conoscenza da parte di Tommaso di due traduzioni della Metafsica
di Aristotele : la prima la traduzione greco-latina di Giacomo da Venezia, che
allepoca di Tommaso doveva arrivare, secondo il p. Gauthier, solo al IV libro ; la
seconda la cosiddetta arabo-latina fatta, insieme alla traduzione del commento
di Averro, da Michele Scoto probabilmente verso il 1220. Questa traduzione della
14
Et ideo dicendum est cum aliis, quod hoc nomen verbum ex virtute vocabuli potest
personaliter et essentialiter accipi. Non enim signifcat tantum relationem, sicut hoc nomen Pater,
vel Filius, sed imponitur ad signifcandum rem aliquam absolutam simul cum respectu, sicut
hoc nomen scientia ; sed in hoc differt, quia relatio quae importatur hoc nomine scientia non
est relatio originis, secundum quam referatur scientia ad illud a quo est ; sed est relatio secundum
quam refertur ad illud ad quod est, scilicet ad scibile ; sed hoc nomen verbum importat relationem
secundum quam refertur ad illud a quo est, scilicet ad dicentem (Scriptum super libros Sententiarum,
I, d. 27, q. 2, a. 2. sol. I, ed. cit., p. 659, grassetto mio). Nella quaestio De verbo, laspetto relazionale
parte costitutiva dellessenza della parola : Ita ergo verbum intellectus in nobis duo habet de sua
ratione, scilicet quod est intellectum et quod est ab alio expressum (THOMAS de Aquino, De veritate,
q. 4, a. 2 sol., SANCTI THOMAE DE AQUINO Opera Omnia, t. 22, 1, Cura et studio fratrum Praedicatorum,
Roma 1975, p. 124, lin. 122-125).
GRAZIANO PERILLO 196
Metafsica di Aristotele sarebbe contenuta nel tomo VIII delledizione di Venezia
del 1562. Se ci si attiene ai dati forniti dal noto studioso domenicano, in queste
due traduzioni che il Tommaso del commento alle Sentenze avrebbe conosciuto
la Metafsica di Aristotele, mentre a partire dalle Quaestiones de veritate Tommaso
avrebbe utilizzato una terza traduzione, quella che corrisponde alla Translatio
Media dellAristoteles latinus
15
. Le parole di p. Gauthier, dunque, sono una sorta
di invito ad indagare nella traduzione di Giacomo da Venezia e in quella di
Michele Scoto per cercare di capire che cosa Tommaso, al tempo del commento
alle Sentenze, poteva trovare nella Metafsica di Aristotele. Tuttavia, ledizione
di Giacomo da Venezia e la sua revisione conosciuta con il nome di Translatio
composita non vanno oltre il IV libro della Metafsica e, quindi, non sono utili a
questo studio. Rimarrebbe, pertanto, la traduzione di Michele Scoto contenuta,
probabilmente, nelledizione veneziana del 1562. Nondimeno nel corso di questo
studio si preferito avere ugualmente presente la Translatio Media e confrontare
la Veneziana con il codice Helmstedt 577 della Herzog-August-Bibliothek di
Wolfenbttel. Per il testo delle Categorie, invece, Tommaso poteva disporre della
traduzione di Boezio, alla quale si far riferimento.
Categorie, 7 forse uno dei testi aristotelici pi complessi, come testimonia la
grande quantit di commenti e di questioni che ha suscitato
16
. Nel testo Aristotele
offre due defnizioni del pros ti : la prima in 6a36-37 ; la seconda in 8a32-33.
Boezio cos traduce i due passi : Ad aliquid vero talia dicuntur quaecumque hoc
ipsum quod sunt aliorum dicuntur, vel quomodolibet aliter ad aliud (6a36-37)
17
,
che in italiano pu essere tradotto in questo modo : si dicono relative quelle
cose che, per ci che sono, si dicono di altre, o in ogni caso in qualunque modo
15
R.-A. GAUTHIER, Introduction : Saint Thomas dAquin, Somme contre les Gentils, Editions
Universitaires, Paris 1993, pp. 62-63, in particolare p. 62 dove si legge : Au dbut de sa carrire,
au moment o il commentait les Sentences, saint Thomas semble navoir eu en mains que deux
traductions de la Mtaphysique. La traduction grco-latine de Jacques de Venise (milieu du XII
e
sicle)
avait sans doute t complte lorigine, mais seul le dbut en a t conserv : ds lpoque de saint
Thomas, elle tait mutile et sarrtait avant le miliu du livre IV, 1007a32 ; mais il existait de cette
mme partie une recension rvise, la Translatio composita (les deux recensions ont t dites par
Mme Vuillemin au t. XXV 1 de lAristoteles Latinus). La traduction arabo-latine de Michel Scot (vers
1220), insre dans sa traduction du commentaire dAverros (publie au t. VIII de ldition de Venise
1562), tait complte ( lexception des primiers chapitres du livre I). Cest dans ces deux traductions
que saint Thomas a appris connatre la mtaphysique dAristote, quil maitrise dj fort bien dans
son commentaire sur les Sentences .
16
Cf. A. CONTI, La teoria della relazione nei commentatori neoplatonici delle Categorie di Aristotele,
Rivista critica di storia della flosofa , 38, 1983, pp. 259-283.
17
ARISTOTELES LATINUS, Categoriae vel Praedicamenta, ed. L. MINIO-PALUELLO, Bruges-Paris 1961, p.
18, lin. 4-6 ; Ho ti or to toiouto ryrtoi, ooo outo oar rotiv rtrev rivoi ryrtoi g oaeoouv oe ao
rtrov (ARISTOTELES, Categorie et Liber de interpretatione, 6a36-6a37, ed. L. MINIO-PALUELLO, Clarendon
Press, Oxford 1949, p. 18). La traduzione dal latino mia.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 197
relative ad altro ; sunt ad aliquid quibus hoc ipsum esse est ad aliquid quodam
modo habere (8a32-33)
18
, traducibile in italiano : sono relative a qualcosa quelle
cose il cui essere consiste nellavere, in un certo senso, un relativo . Questa
seconda defnizione introdotta da Aristotele in riferimento ad un problema
lasciato senza soluzione e sorto dalla prima defnizione del pros ti che era stata
data in rapporto alla sostanza
19
.
Lesigenza di Aristotele di ridefnire il pros ti apre una serie di diffcolt complicate
dallaver collegato il relativo a r yrtoi nella prima defnizione e allri voi nella seconda
defnizione. Non sorprende, dunque, che la discussione degli autori successivi si sia
orientata a chiarire se la relazione sia presente soltanto nella mente, oppure abbia
un suo essere proprio. Tracce di questa discussione, come vedremo, si trovano
anche in Tommaso dAquino. Riguardo alla relazione scienza-scibile, il testo delle
Categorie si limita a spiegare lanteriorit dello scibile rispetto alla scienza, in quanto
eliminata la scienza non si elimina lo scibile, mentre se si elimina lo scibile viene
meno anche la scienza
20
.
Allinizio di Metafsica, V, 15 Aristotele distingue tre tipi di relazione :
(1) ci che eccede rispetto a ci che ecceduto, che costituisce la relazione
secondo il numero (a questo tipo di relazione appartengono luguale, il simile e
lidentico, in quanto si dicono in riferimento a qualcosa di unico) ;
(2) lattivo rispetto al passivo ;
(3) il misurabile rispetto al misurato, lo scibile rispetto alla scienza, o il sensibile
rispetto al senso
21
. I primi due tipi di relazione sono tali perch la loro stessa essenza
18
ARISTOTELES LATINUS, Categoriae vel Praedicamenta, cit., p. 22, lin. 20-21 ; roti to ao ti oi to
rivoi toutov roti te ao ti ae rriv (ARISTOTELES, Categorie et Liber de interpretatione, 8a32-33, p. 24).
La traduzione dal latino mia.
19
Habet autem dubitationem an ulla substantia ad aliquid dicatur, quemadmodum videtur,
an hoc quidem contingit secundum quasdam secundarum substantiarum (ARISTOTELES LATINUS,
Categoriae vel Praedicamenta, p. 22, lin. 1-3, 8a13-15) ; [...] quare haec non erunt eorum quae sunt ad
aliquid ; quod si non sunt eorum quae sunt ad aliquid, verum erit nullam esse substantiam relativam.
Fortasse autem diffcile sit de huiusmodi rebus confdenter declarare nisi saepius pertractata sint ;
dubitare autem de singulis non erit inutile (ibid., p. 23, lin. 16-21, 8b19-24).
20
Amplius scibile sublatum simul aufert scientiam, scientia vero simul aufert scibile ; nam, si
scibile non sit, non est scientia, si scientia vero non sit, nihil prohibet esse scibile ; ut circuli quadratura
si est scibile, scientia quidem eius nondum est, illud vero scibile est (ARISTOTELES LATINUS, Categoriae
vel Praedicamenta, p. 21, lin. 11-15, 7b27-32).
21
(1) Quaedam dicuntur relativa, sicut duplum ad dimidium, et triplum ad subtriplum, et omne,
quod multiplicatur multotiens, ad alterum, et non omne, quod multiplicatur multotiens, et est sicut
quod est superius, ad illud, quod est magis superius. (2) Et quoddam dicitur, sicut calefaciens ad
calefactum, et abscindens ad abscissum, et omne agens ad patiens. (3) Et quaedam, sicut mensuratum ad
mensuram, et scitum ad scientiam, et sensatum ad sensum (ARISTOTELES, Metaphysica, V, 15, Venetiis
apud Junctas 1562, f. 127v M-128r A. Cf. Ms. Wolfenbttel, Herzog-August-Bibliothek, Helmstedt
577, f. 63r). Ad aliquid dicuntur (1) alia ut duplum ad dimidium et triplum ad tertiam partem, et
GRAZIANO PERILLO 198
consiste in un riferimento ad altro, mentre il terzo tipo costituisce una relazione
soltanto perch esiste un misurabile, o uno scibile, nei cui confronti si determina
il misurato, o la scienza. In questultimo caso, dunque, la relazione va dal misurato
al misurabile, dalla scienza allo scibile. Si deve notare che le due traduzioni della
Metafsica, cio la Veneziana del 1562 e la Translatio media, mostrano tra di loro
una signifcativa differenza in questa parte fnale del capitolo, dove Aristotele
spiega il terzo tipo di relazione. Nella Veneziana presente il riferimento allo
raiotgtov, tradotto con scitum ; nella Translatio media il riferimento alla scienza-
scibile, pur presentato allinizio del capitolo, del tutto assente. Nelledizione
Veneziana, come anche nel Ms. Helmstedt 577, si legge :
Mensuratum autem, et intellectum, et scitum dicitur relatiuum, [ad aliud ms.
Helmstedt 577], quia ad illud dicitur aliud aliquid. Intellectus enim signifcat habere
intellectum. Et intellectus non est relativus ad illud, quod est intellectus quoniam,
si hoc dicatur, tunc idem dicetur bis. Et similiter, si visus est visus ad aliquid, non
est visus illius, quod est
22
;
nella Translatio media abbiamo :
mensurabile vero et sententiale eo quod aliud ad ipsum dicitur ad aliquid dicuntur.
Nam sententiale signifcat quia eius est sententia, non est autem sententia ad hoc
cuius est sententia (bis enim idem diceretur) et similiter alicuius visus est visus,
non cuius est visus (est et verum hoc dicere) sed ad colorem aut ad aliud aliquid
tale. Illo vero modo bis idem diceretur, quia est visus cuius est visus
23
.
totaliter multiplicatum ad multiplicati partem et continens ad contentum ; (2) alia ut calefactivum
ad calefactibile et sectivum ad secabile, et omne activum ad passivum ; (3) alia ut mensurabile ad
mensuram et scibile ad scientiam et sensibile ad sensum (ARISTOTELES LATINUS,

Metaphysica

Translatio
anonyma sive media, ed. G. VUILLEMIN-DIEM, Leiden 1976, p. 104-105, lin. 23-5, 1020b26-32). Ho
ti ryrtoi to rv e oiaooiov ao giou xoi tiaooiov ao titgoiov, xoi oe aooaooiov ao
aoootgoiov xoi uarrov ao uarrorvov to o' e to 0rovtixov ao to 0rovtov xoi to tgtixov
ao to tgtov, xoi oe to aoigtixov ao to ao0gtixov to o' e to rtgtov ao to rtov xoi raiotgtov
ao raiotggv xoi oio0gtov ao oio0goiv (ARISTOTELES, Metaphysica, V, 15, ed. W. JAEGER, Clarendon
Press, Oxford 1957, 1020b26-32, p. 108). La divisione del testo latino in punti mia.
22
ARISTOTELES LATINUS, Metaphysica, V, 15, ed. cit., f. 128v G. Cf. Ms. Wolfenbttel, Herzog-August-
Bibliothek, Helmstedt 577 f. 63r. to or rtgtov xoi to raiotgtov xoi to oiovogtov te oo ao outo
levgesqai prov~ ti levgouvtai. tov te ga;r dianohto;n shmaivnei o{ti e[stin aujtou` diavnoia, oujk e[sti d hJ diavnoia prov~
touto ou roti oiovoio (oi yo toutov rigrvov ov rig), ooie or xoi tivo rotiv g oi oi, ou ou rotiv oi
(kaivtoi g ajlhqe;~ tou`to eijpei`n) ajlla; pro;~ crw`ma h] pro;~ a[llo ti toiou`ton. ejkeivnw~ de; di;~ to; aujto; lecqhvsetai,
oti rotiv ou rotiv g oi (ARISTOTELES, Metaphysica, V, 15, cit., 1021a29-b2, p. 110).
23
ARISTOTELES LATINUS,

Metaphysica

Translatio anonyma sive media, p. 104-105, lin. 23-5, 1021a29-
b2.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 199
Questo insieme di testi costituisce ci che, probabilmente, Tommaso avrebbe
potuto conoscere riguardo alla relazione scienza-scibile in Aristotele.
Unaltra fonte signifcativa su questo punto deve, per, essere accostata ai testi
aristotelici. Una serie di questioni collegate al tema dellad aliquid in generale e
alla questione particolare della relazione della scienza-scibile giunge a Tommaso
e ai suoi contemporanei non solo direttamente da Aristotele, ma anche dai testi
di Avicenna.
LAD ALIQUID IN METAFISICA, III, 10 DI AVICENNA
Nel trattato III della Metafsica, Avicenna dedica la sezione X al tema della
relazione (ad aliquid). La sezione si apre richiamando largomento che egli ha
presentato nella Logica secondo il quale lessere della relazione un accidente,
poich di essa non si ha unintellezione per se stessa
24
. Lintera sezione divisibile
in tre parti :
(A) la prima parte tratta la relazione come accidente secondo le categorie ;
(B) la seconda parte dedicata a mostrare che la relazione non pu appartenere
a pi di un soggetto ;
(C) la terza parte rifuta gli argomenti che negano lesistenza extramentale
della relazione
25
.
Questa divisione non cos netta e i piani di rifessione si intrecciano pi
volte, tuttavia essa corrisponde alle tre principali questioni trattate da Avicenna
nel capitolo. Esso, pur se fondato chiaramente sulla discussione aristotelica
delle varie forme di relazione di Categorie, 7 e di Metafsica, V, 15, ha presente la
trattatistica successiva ad Aristotele, in modo speciale quella prodotta nellambiente
del neoplatonismo tardoantico.
Nella prima parte (A), Avicenna distingue anzitutto la relazione dalle altre
categorie, per cui la relazione pu riguardare la sostanza, la quantit, la qualit,
24
Si autem posuerint relationem esse, profecto erit accidens. Et hoc non est dubium, quia est res
quae non intelligitur per se, sed intelligitur semper alicuius ad aliud. Non est enim relatio quae non
sit accidens (AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia divina. I-IV, ed. S. VAN RIET,
intr. G. VERBEKE, Peeters - Brill, Louvain - Leiden 1977, p. 173, lin. 14-17. Questo testo riprodotto
anche in AVICENNA, Metafsica, con testo arabo e latino, ed. O. LIZZINI, introd. P. PORRO, Bompiani,
Milano 2006
2
). Si tratta di un tema al quale Avicenna accorda un certa rilevanza metafsica e che
affronta in diverse opere. Per la trattazione di questi testi in lingua araba, cf. lampia analisi di ZGHAL,
La relation chez Avicenne, cit.
25
Cf. MARMURA, Avicennas chapter On the relative in the Metaphysics of Shif cit., pp. 83-99, qui
p. 83. La prima parte corrisponderebbe a AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia
divina cit., pp. 173-175, lin. 18-59 ; la seconda parte a ibid., pp. 175-177, lin. 59-95 ; la terza parte a
ibid., pp. 178-183, lin. 96-1.
GRAZIANO PERILLO 200
ma anche il dove (ubi) e il quando (quando)
26
. Distingue poi la relazione in
rapporto alla variet delluguaglianza, alleccesso e alla mancanza, allazione e
alla passione, e alla somiglianza
27
. Infne, propone unultima classifcazione della
relazione sulla base dellesistenza del relativo in ci che relato
28
. In questultima
classifcazione Avicenna individua tre diversi tipi di relazione :
(1) un primo tipo di relazione si comprende in rapporto a ci che non ha bisogno
di qualcosaltro affnch esista la relazione, come ad esempio destra e sinistra
29
.
Posta la destra o la sinistra si intende immediatamente una relazione. Sia la destra
sia la sinistra non hanno bisogno di un altro perch ci sia la relazione : si sempre
a destra o a sinistra di qualcosa, che non deve essere una realt specifca.
(2) Il secondo tipo di relazione esemplifcato con la relazione dellamante e
dellamato : non pu esistere un amante senza amato
30
. Queste realt sono di per s in
relazione e, in quanto tali, pongono lesistenza dellaltro al quale si rapportano.
(3) Il terzo tipo di relazione si trova nelle realt che hanno la relazione solo in
uno degli estremi, come ad esempio il conoscente e il conosciuto
31
: chi conosce
acquista la scienza per mezzo della quale si relaziona al conosciuto, mentre
non pu valere linverso, perch il conosciuto non acquista nulla per il fatto che
qualcuno lo conosce.
Dopo questa classifcazione, in (B) Avicenna passa a discutere la questione se
la relazione sia ununica intenzione, oppure se a ognuno dei due relativi spetti
una propriet che riguardi la sua relazione
32
. La posizione avicenniana molto
chiara : ogni relativo ha in se stesso unintenzione in rapporto allaltro che diversa
da quella che ha questaltro
33
. Avicenna, dunque, nega che possa esserci ununica
intenzione per i relativi : il padre qualifcato dalla paternit che appartiene solo
26
Cf. AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia divina cit., p. 174, lin. 18-35.
27
Cf. ibid., pp. 174-175, lin. 36-43.
28
Cf. ibid., pp. 174-175, lin. 43-46.
29
Cf. ibid., p. 175, lin. 47-51.
30
Cf. ibid., p. 175, lin. 51-55.
31
Et alia sunt in quibus haec dispositio est in una tantum partium et non in alia, sicut est scitor
et scitum : in scitore enim acquiritur qualitas quae est scientia, per quam ft relatus ad aliud ; in scito
vero nihil aliud acquiritur per quod fat relatum, nisi quia acquisitum est in alio aliquid quod est
scientia (ibid., p. 175, lin. 55-59).
32
Per Marmura la discussione affrontata in questo luogo da Avicenna avrebbe presente la posizione
di Al-Farabi : Interestingly, however, in the opening sentences of this second part, Avicenna tells us
that the view he is expounding is not held by the majority. There is a indication in Alfarabis recently
published Book of Letters that its author belenged to this majority (MARMURA, Avicennas chapter
On the relative, in the Metaphysics of Shif cit., pp. 83-99, qui p. 87). Il rimando fatto da Marmura
a ALFARABI, Book of letters, 85, lin. 9-17 (cf. ibid., p. 98 nota 16).
33
Dicam igitur quod unumquodque relativorum in se habet intentionem respectu alterius, quae
non est illa intentio quam habet in se aliud respectu illius (AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia
prima sive scientia divina cit., p. 176, lin. 64-66)
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 201
a lui e non al fglio, qualifcato a sua volta dalla fgliolanza, per cui Non est enim
hic res una quae sit in ambobus
34
. Lipotesi di uno stato comune tra i due relativi
sarebbe come il bianco che pu appartenere al cigno e alla neve. In questo caso,
per, non si pone il relativo, perch lo stato comune del bianco non pone in
nessun modo in relazione il cigno e la neve
35
. Ci vale anche per altri relativi,
come per esempio, i fratelli, oppure due realt contigue. Due fratelli, infatti, non
sono identici perch sono nello stesso stato, ma ognuno di loro in relazione
allaltro in forza della loro fratellanza. C, dunque, una differenza numerica
che distingue i due fratelli, mentre lidentit riguarda solo la specie, come lo il
bianco per il cigno e la neve
36
.
La questione, per, che sembra essere pi diffcile da risolvere quella trattata
nella terza parte (C) : se la relazione sia qualcosa di esistente nelle realt delle
quali predicata, oppure sia qualcosa di inteso esclusivamente dallintelletto.
Avicenna la considera unaporia risolvibile soltanto ridiscutendo gli aspetti
fondamentali della nozione di relazione e, per questa ragione, fa riferimento a
due distinte posizioni : una a favore dellesistenza della relazione negli individui ;
unaltra a favore della presenza della relazione soltanto nellanima. Avicenna
propende per lesistenza della relazione nei singoli individui : la quiddit del
relativo si comprende in riferimento allaltro
37
. La relazione non qualcosa che
si aggiunge ad unessenza, ma appartiene ad unessenza in quanto qualcosa che
in s relativo ad altro : una relazione tale per s e non per lesistenza di altre
relazioni che vi si aggiungerebbero. In questultimo caso ci sarebbe un regresso
allinfnito delle relazioni e si dovrebbe concludere, negando lesistenza reale della
relazione e limitandola soltanto a qualcosa di mentale. Per Avicenna, dunque,
le relazioni sono fnite
38
. La paternit risulta essere una relazione che non tale
34
Ibid., p. 176, lin. 72.
35
Si autem fuerit hic ut in nive et cygno, quorum unumquodque quamvis sit album, non tamen
oportet ut sint unum aliquid, non quod essendo unumquodque propter respectum alterius ponat
unumquodque eorum unum comitans respectu alterius, quasi hoc sit illi uni et non alteri, sed est in
respectu alterius (ibid., p. 176-177, lin. 74-79).
36
Non est autem sic, quoniam primo est fraternitas respectu secundi quae est dispositio quod
est frater secundi ; et ideo illa dispositio est illi, sed respectu secundi, nec est dispositio secundi illa
numero, sed specie, sicut si secundus esset albus, et primus albus (ibid., p. 177, lin. 85-88).
37
Id autem per quod solvuntur istae duae viae, hoc est scilicet ut redeamus ad defniendum ad
aliquid absolute. Dico igitur quod ad aliquid est cuius quidditas dicitur respectu alterius, et quicquid
fuerit in signatis hoc modo ut secundum quidditatem suam non dicatur nisi respectu alterius, illud
est ad aliquid (ibid., p. 179, lin. 26-30).
38
Sit igitur accidentale ad aliquid quod comitatur ad aliquid quorum unumquodque, quantum
est in se, relatum est ad id quod est relatum ad ipsum absque alia relatione ; quia hoc quod dicitur
relativum est per se ; quod igitur est dictum, est relatum per se, et inquantum est paternitas, est relata
per se [] (ibid., p. 180, lin. 44-48).
GRAZIANO PERILLO 202
a causa di unaltra relazione che vi si aggiunge, ma una quiddit che, per se
stessa, intesa in relazione allaltro.
A questo punto Avicenna offre unimportante indicazione : chiarisce che
possono esserci relazioni che accompagnano alcune essenze per se stesse e non
per il sopraggiungere di unaltra relazione. Queste relazioni, in un certo senso,
sono simili a quella della paternit. Lesempio addotto da Avicenna quello della
scienza, la quale comporta una relazione concomitante per s e non a causa di
unaltra relazione che si aggiungerebbe ad essa :
Hic enim sunt relationes multae quae comitantur aliquas essentias per se, non per
aliam relationem accidentem, sicut contingit hanc relationem consequi relationem
paternitatis ; et sicut contingit relationem sequi dispositionem scientiae, quae non
sequitur ipsas res per aliam relationem, sed sequitur eam per se, quamvis intellectus
fortasse adinveniat hic relationem
39
.
Il trattato si chiude con una rifessione sulla distinzione tra la relazione
esistente e la relazione intelletta o detta. Infatti, ci possono essere delle realt che
nellintelletto hanno una relazione, ma non nellesistenza, come, ad esempio, il
nostro rapporto al futuro, che in quanto tale non esiste. In questo caso la relazione
soltanto mentale, ma non reale.
LINFLUENZA AVICENNIANA IN I SUPER SENTENTIARUM LIBROS, D. 26, Q. 2, A. 1, DI TOMMASO
DAQUINO
Un confronto tra il Super libros Sententiarum, I, 26, q. 2 di Tommaso e
Metafisica, III, 10 di Avicenna conduce a scoprire molte vicinanze. Anzitutto la
considerazione della relazione come accidente. Tommaso aveva gi messo in
evidenza nella distinctio 8, q. 4, a. 3 che le categorie, ad eccezione della sostanza,
si considerano secondo la nozione dellaccidente e secondo la nozione propria del
genere
40
. Tale concezione conduce ad attribuire a Dio solo una categoria secondo
la nozione propria, quella di relazione, e a escludere le altre che comporterebbero
unimperfezione in lui
41
. La quantit (ma ci potrebbe valere anche per le altre
categorie), ad esempio, si riferisce ad un soggetto (in comparatione ad subjectum) :
39
Ibid., p. 181, lin. 63-69.
40
Sed in unoquoque novem praedicamentorum duo invenio : scilicet rationem accidentis et
rationem propriam illius generis, sicut quantitatis vel qualitatis (THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum
Libros, I, d. 8, q. 4, a. 3 sol., ed. cit., p. 224).
41
Unde secundum rationem accidentis nihil potest de Deo praedicari. Si autem consideremus
propriam rationem cuiuslibet generis, quodlibet aliorum generum, praeter ad aliquid, importat
imperfectionem (ibid.).
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 203
essa indica, secondo il genere, una misura della sostanza, la quale non pu essere
data in Dio. La relazione, invece, in quanto indica un riferimento ad altro, non
comporta alcuna limitazione nel soggetto di cui si predica e pu quindi essere
predicata in Dio anche secondo il genere
42
.
Questa distinzione tra le categorie secondo laccidente e secondo la nozione
propria, non si trova sic et simpliciter in Aristotele. Alcuni testi potevano lasciare
intendere questa differenza, per esempio Categorie 5a38-b10, in cui Aristotele
accenna alla distinzione di quantit in senso proprio e quantit per accidente
43
,
oppure la parte fnale di Metafsica, V, 15, in cui Aristotele distingue tra un
relativo per s e un relativo secondo laccidente
44
. Tuttavia Aristotele non sembra
aver detto in modo chiaro ed esplicito che le categorie debbano essere comprese
esclusivamente come accidenti e meno ancora che debba esserlo la relazione.
Gli autori medievali, tra i quali Tommaso, hanno adottato questa concezione
delle categorie come accidente che non sembra comparire n in Plotino n in
Simplicio, ma esplicitamente teorizzata da Avicenna.
Il contatto tra Tommaso e il testo Metafsica, III, 10 di Avicenna non si riscontra
soltanto su questo punto, ma anche nel richiamo dellAquinate alla discussione di
alcuni flosof, come si pu gi leggere nel testo pubblicato da Mandonnet, dove
si cita espliciatamente il trattato avicenniano
45
. Tommaso rievoca la posizione di
alcuni flosof, i quali hanno sostenuto che la relazione non un singolo genere di
ente, n qualcosa nella natura delle cose, ma soltanto un vago riferimento in ogni
42
Ad aliquid autem, etiam secundum rationem generis, non importat aliquam dependentiam
ad subjectum ; immo refertur ad aliquid extra : et ideo etiam secundum rationem generis in divinis
invenitur. Et propter hoc tantum remanent duo modi praedicandi in divinis, scilicet secundum
substantiam et secundum relationem ; non enim speciei contentae in genere debetur aliquis modus
praedicandi, sed ipsi generi (ibid., pp. 224-225).
43
Proprie autem quantitates hae solae sunt quas diximus, alia vero omnia secundum accidens
sunt [] (ARISTOTELES LATINUS, Categoriae vel Praedicamenta, pp. 15, lin. 18-19, 5a38-b1).
44
Et relativorum, quae dicuntur per se, quaedam dicuntur hoc modo, et quaedam dicuntur quia
sunt genera talia, sicut medicina, quae est relativa, quia suum genus, quod est scientia, existimatur
esse relativum, et etiam omnia, quae sunt in eis. Et dicitur relativum, sicut aequalitas, quia aequale,
et consimilia propter similitudinem. Et relativorum est quod dicitur modo accidentali, sicut homo,
qui est relativus, quia accidit ei esse duplum alicuius. Et hoc est relativorum, et similiter album accidit
eidem ut sit duplum, et album etiam (ARISTOTELES, Metaphysica, V, 15, Venetiis 1562, f. 128v H-I.
Cf. Ms. Wolfenbttel, Herzog-August-Bibliothek, Helmstedt 577, f. 63r). Ergo secundum se dicta ad
aliquid hec quidem sic dicuntur, illa vero, quia sua genera sunt talia, ut medicina ad aliquid, quia suum
genus scientia videtur esse ad aliquid ; amplius secundum quecumque habentia dicuntur ad aliquid,
ut equalitas, quia equale, et similitudo, quia simile ; alia vero secundum accidens, ut homo ad aliquid,
quia ei accidit duplum esse, et hoc est ad aliquid, ut album, quia eidem accidit album esse et duplum
esse (ARISTOTELES LATINUS, Metaphysica. Translatio media, ed. cit., p. 105, lin. 6-13, 1021b3-11).
45
Et hos ultimos duos modos ponit Avicenna, tract. III Metaph., cap. X (THOMAS DE AQUINO,
Scriptum super libros Sententiarum, I, d. 26, q. 2, a. 1, sol., ed. cit., p. 631).
GRAZIANO PERILLO 204
ente. Essi hanno inoltre sostenuto che le relazioni sono delle intenzioni seconde
le quali esistono solo nellanima. Tommaso associa questa posizione ai Porretani
e la critica, ritenendola falsa, poich nessun ente che solo nellanima si colloca
in un genere determinato
46
. In realt, per, oltre lassociazione ai Porretani, la
posizione dei flosof citati da Tommaso quella discussa da Avicenna. Nel testo
di Avicenna possiamo leggere, infatti, che alcuni sostennero che non c certezza
del relativo se non quando le cose sono intese nellanima. Il motivo di questa tesi
consiste nella diffcolt a sostenere la relazione come qualcosa di esistente, perch
se lo fosse, sarebbe qualcosa di esterno al legame dei due soggetti posti in relazione
e richiederebbe a sua volta unaltra relazione, andando cos allinfnito. Avicenna
illustra questa tesi con un esempio : secondo questi flosof, se la paternit ci
che accade al padre e la fliazione ci che accade al fglio, i legami di paternit e
di fgliolanza, che indicano la relazione, sarebbero esterni al legame tra il padre e
il fglio e richiederebbero a loro volta unaltra relazione, andando in questo modo
allinfnito
47
. Leredit che si nasconde dietro questa questione risale fno agli
stoici
48
, ampiamente criticati da Plotino proprio su questo punto in Enneadi, VI,
6, 1-6. Plotino, e probabilmente Simplicio, si trovano dietro allopposta posizione
presentata da Avicenna, quella favorevole a considerare la relazione come qualcosa
di esistente negli individui
49
.
46
[...] et hoc attendentes quidam philosophi dixerunt, quod relatio non est aliquod unum genus
entium, nec est aliquid in rerum natura ; sed est tantum quidam respectus respersus in omnibus
entibus, et quod relationes sunt de intentionibus secundis quae non habent esse nisi in anima. Cui
etiam Porretanorum opinio consentire videtur. Sed hoc falsum est : quia nihil quod est ens tantum in
anima, in genere determinato collocatur (THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum, I,
d. 26, q. 2, a. 1, sol., ed. cit., p. 630). Sui Porretani mi permetto di rinviare a L. CATALANI, I Porretani.
Una scuola di pensiero tra alto e basso Medioevo, Brepols, Turnhout 2009 (Nutrix, 2).
47
Ex hominis autem quidam fuerunt qui tenuerunt quod certitudo relativorum non est nisi in
anima cum intelliguntur res [...] Dixit etiam prima secta quod, si relatio esset in rebus, oporteret tunc
ex hoc non fniri relationes ; relatio enim quae esset inter patrem et flium, vel esset in ambobus illis,
vel in altero tantum, vel in unoquoque eorum. Inquantum vero paternitas est patri et est accidentalis
ei quia esse patrem accidit ei, est relatio ; similiter et fliatio ; hic igitur est ligatio quae est paternitatis
cum patre, et fliationis cum flio, et est alia a ligatione quae est inter patrem et flium. Oporteret
igitur ut relationi esset alia relatio, et procederet hoc in infnitum, et quod de relatione esset ligatio
quae est inter esse et non esse, sicut nos priores sumus comparatione eorum qui nos sequentur, et
scimus resurrectionem (AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia divina cit., pp.
178 -179, lin. 4-5, 15-25). Per lo sviluppo di questo punto con riferimento ai testi arabi : ZGHAL, La
relation chez Avicenne cit., p. 254.
48
Cf. Stoicorum veterum fragmenta, ed. H. VON ARNIM, Teubner, Stuttgart 1964, vol. II, pp. 80, 404 ;
trad. it. Stoici antichi : tutti i frammenti, Bompiani, Milano

2006
2
, pp. 331, 543.
49
Cf. MARMURA, Avicennas chapter On the relative, in the Metaphysics of Shif cit., p. 89.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 205
La risposta, data da Tommaso alla posizione dei Porretani e illustrata con
quella dei flosof di Avicenna, sviluppata precisando il signifcato della nozione
di relazione. Tommaso articola una triplice distinzione :
(I) alcune relazioni fondano il proprio essere in una categoria, e queste relazioni
sono realmente qualcosa
50
;
(II) altre hanno un fondamento che non pu essere rinvenuto nelle cose stesse,
come destra e sinistra
51
. Lessere a destra o a sinistra come si visto non
appartiene alla cosa stessa, ma dipende da dove essa si trova e rispetto a che cosa
si dice a destra o a sinistra.
(III) Infne, ci sono cose nelle quali la relazione soltanto secondo ragione
52
.
Questultimo tipo di relazione a sua volta distinto in quattro modi :
(III.1) innanzitutto la relazione che non ha qualcosa nella natura della cosa
sulla quale si fonda
53
. Ci accade quando la relazione reale in uno e non nellaltro
dei relati, come ad esempio tutte le relazioni con le quali Dio si riferisce alla
creatura : esse sono reali nella creatura, ma non in Dio, la cui relazione con la
creatura secondo ragione.
(III.2) Poi, la relazione che non pone una reale diversit tra gli estremi, come
la relazione di identit
54
. Questa relazione non aggiunge alcunch di reale, ma
soltanto di ragione.
(III.3) Segue la relazione di ragione, che si ha quando si designa una relazione
dellente al non ente, come quando si dice che noi siamo prima di quelli che
verranno in futuro
55
.
(III.4) Da ultimo viene la relazione della relazione, ossia una relazione che
media tra due relazioni
56
. Questo tipo di relazione secondo ragione ed diversa
50
Unde distinguendum est inter relationes. Quaedam enim sunt quae habent aliquid in re, supra
quod esse eorum fundatur, sicut aequalitas fundatur supra quantitatem ; et huiusmodi relationes
aliquid realiter in re sunt (THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum, I, d. 26, q. 2, a.
1, sol., ed. cit., p. 630).
51
Quaedam vero sunt quae non habent fundamentum in re de qua dicuntur, sicut dextrum
et sinistrum in illis in quibus non sunt determinatae istae positiones secundum naturam sicut in
partibus animalis (ibid.).
52
[...] sed in aliis non sunt nisi secundum rationem habitudinis unius ad alterum ; et ideo
dicuntur relationes rationis (ibid.).
53
[...] quando relatio non habet aliquid in rei natura supra quod fundetur : et inde est quod
quandoque contingit quod relatio realiter est in uno et non in altero (ibid., pp. 630-631).
54
Secundo modo quando relatio non habet aliquam realem diversitatem inter extrema, sicut
relatio identitatis (ibid., p. 631).
55
Tertio modo quando designatur relatio aliqua entis ad non ens, ut cum dicitur quod nos
sumus priores illis qui futuri sunt (ibid.).
56
Quarto modo quando ponitur relatio relationis (ibid.).
GRAZIANO PERILLO 206
da quelle relazioni che si riferiscono per se stesse, come ad esempio nelle creature
la relazione di paternit che non si ottiene per mezzo di una relazione media.
Di questi quattro modi di porre la relazione secondo ragione, Tommaso
indica esplicitamente le fonti : i primi due modi si ritrovano in Aristotele ; gli
ultimi due in Avicenna
57
. Per questi ultimi due modi (III.3 e III.4) risulta agevole
individuare i riferimenti in Avicenna Metafsica, III, 10, 157
58
e 180
59
. Pi diffcile
individuare quei modi riferiti ad Aristotele (III.1 e III.2). Per questultimo, il testo
pubblicato da Mandonnet rimanda a Metafsica, V, 10, tuttavia non sembra cos
chiaro il legame tra le affermazioni di questo capitolo della Metafsica e quelle
di Tommaso. Pi probabile, mi sembra, ricondurre il punto III.2 a Metafsica, V,
9 come tradotto nella Translatio media
60
. Si deve, infatti, osservare la stretta
vicinanza terminologica che su questo punto sussiste tra questultima traduzione
e il testo di Tommaso. Tommaso scrive : sicut relatio identitatis [...] ut dicitur
idem eidem idem ; la Translatio media scrive : idemptitas [...] quando dicit idem
eidem idem
61
.
I quattro modi in cui si comprende la relazione secondo ragione e questa
citazione della Translatio media avvicinano questo testo dello Scriptum ad un
passo del De veritate. Da un confronto sinottico emerge con chiarezza la stretta
vicinanza dei due testi
62
:
57
Et hos ultimos duos modos ponit Avicenna, tract. III Metaph., cap. X. Primi duo possunt
etiam extrahi ex verbis Philosophi, V Metaph., text. 10 (ibid.).
58
Eorum autem quae sunt prius et posterius in tempore et quod est huiusmodi, unum est
privatum, sed inter aliqua quae sunt prius et posterius sunt duae relationes, sicut inter esse quando
intelligitur et inter intellectum quod non accipitur ex esse proprio. Scias autem quod res in se non est
prius, nisi eo quod est simul cum ea, et hoc species prioris et posterioris est cum utraque sunt simul in
intellectu (AVICENNA LATINUS, Liber de philosophia prima sive scientia divina cit., p. 182, lin. 86-91).
59
[] quidditas paternitatis inquantum paternitas, est relata per se, non per aliam relationem
ligantem. Intellectus enim habet adinvenire aliquid inter ea duo, quasi cum sit extra ea duo, quod
aliquid adinvenire formatio non fecit necessarium, sed alius ex respectibus sequentibus, quos facit
intellectus. Intellectus enim coniungit res cum rebus, propter diversitatem respectuum, non propter
necessitatem. Sed in seipsa est relatio, non per talem relationem, cuius quidditas per se intelligatur
respectu alterius (ibid., p. 181, lin. 56-63).
60
quare palam quia idemptitas unio quedam est, aut plurium unius est aut quando utitur ut
pluribus, veluti quando dicit idem eidem idem ; nam ut duobus utitur eodem (ARISTOTELES LATINUS,
Metaphysica. Translatio media, ed. cit., p. 96, lin. 16-19, 1018a7-9).
61
THOMAS DE AQUINO, Scriptum super libros Sententiarum, I, d. 26, q. 2, a. 1, sol., ed. cit., p. 631 ;
ARISTOTELES LATINUS cf. nota precedente.
62
Nei due testi che seguono il grassetto mio e i riferimenti tra parentesi quadre rimandano alla
classifcazione della relazione secondo ragione data poco sopra.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 207
I Scriptum super Sententiarum libros, d. 26,
q. 2, a. 1 sol., ed. cit., pp.603- 631.
Quaestiones disputatae De veritate, q. 1, a.
5, ad. 15, ed. cit., p. 21, lin. 418-455.
[...] et ideo dicuntur relationes rationis.
Et hoc contingit quatuor modis, scilicet
quod sint relationes rationis, et non rei.
Uno modo, ut dictum est, [III.1] quando
relatio non habet aliquid in rei natura
supra quod fundetur : et inde est quod
quandoque contingit quod relatio realiter
est in uno et non in altero : quia in uno
habet motum quemdam supra quem
fundatur, quem non habet in alio ; sicut
est in omnibus illis relationibus quibus
Deus ad creaturam refertur, quae quidem
realiter sunt in creatura, et non in Deo.
[III.2] Secundo modo quando relatio non
habet aliquam realem diversitatem inter
extrema, sicut relatio identitatis ; et ideo
hoc nihil ponit secundum rem, sed solum
secundum rationem, ut cum dicitur idem
eidem idem. [III.3] Tertio modo quando
designatur relatio aliqua entis ad non ens,
ut cum dicitur quod nos sumus priores
illis qui futuri sunt : ista enim prioritas
non est aliqua relatio secundum rem, sed
solum secundum rationem : quia relatio
realis exigit utrumque extremorum in actu.
[III.4] Quarto modo quando ponitur relatio
relationis : ipsa enim relatio per seipsam
refertur, non per aliam relationem. Unde
in creaturis paternitas non conjungitur
subjecto per aliquam relationem mediam.
Et hos ultimos duos modos ponit Avicenna,
tract. III Metaph., cap. X. Primi duo possunt
etiam extrahi ex verbis Philosophi, V
Metaph., tex. 10.
[...] unde inveniuntur quaedam relationes
quae nihil in rerum natura ponunt
sed in ratione tantum ; quod quidem
quadrupliciter contingit ut ex dictis
Philosophi et Avicennae sumi potest.
[III.2] Uno modo ut quando aliquid ad
se ipsum refertur, ut cum dicitur idem
eidem idem : si enim haec relatio aliquid
in rerum natura poneret additum ei quod
dicitur idem, esset in infnitum procedere
in relationibus, quia ipsa relatio per quam
aliqua res diceretur eadem esset eadem sibi
per aliquam relationem et sic in infnitum.
[III.4] Secundo quando ipsa relatio ad
aliquid refertur : non enim potest dici
quod paternitas referatur ad subiectum
suum per aliquam relationem mediam,
quia illa etiam relatio media indigeret alia
media relatione et sic in infnitum, unde illa
relatio quae signifcatur in comparatione
paternitatis ad subiectum non est in rerum
natura sed in ratione tantum. [III.1] Tertio
quando unum relativorum dependet ab
altero et non e converso, sicut scientia
dependet a scibili et non e converso : unde
relatio scientiae ad scibile est aliquid in
rerum natura, non autem relatio scibilis
ad scientiam sed in ratione tantum. [III.3]
Quarto quando ens comparatur ad non
ens, ut cum dicimus quod nos sumus
priores his qui sunt futuri post nos :
alias sequeretur quod possent esse infnitae
relationes in eodem si generatio in infnitum
protenderetur in futurum.
Lorganizzazione dei quattro punti risulta diversa nei due testi, tuttavia appare
evidente che essi sono gli stessi, pur se con alcune sfumature di spiegazione
collegate al contesto nel quale sono inseriti. Ad esempio, il punto III.4 risulta
pi ampiamente spiegato nel De veritate che nello Scriptum, dove il contesto
trinitario polarizza la spiegazione immediatamente sullesclusione dellaggiunta
GRAZIANO PERILLO 208
di una relazione media per comprendere la relazione di paternit. Cos anche per
il punto III.1 lindividuazione del luogo aristotelico nello Scriptum risulta meno
chiara per linterpretazione teologica data da Tommaso, a differenza di quanto
si legge nel De veritate dove lo stesso punto chiaramente ricondotto, attraverso
lesempio della scienza e dello scibile, a Metafisica, V, 15. Nello Scriptum, per,
pi precisa lindividuazione dei punti attribuiti ad Avicenna e ad Aristotele con
la specifcazione fnale nella quale Tommaso ricorda che gli ultimi due modi di
intendere la relazione sono posti da Avicenna, mentre i primi due si possono
estrarre da Aristotele. Nel De veritate, invece, Tommaso si limita ad evidenziare
allinizio del testo che i quattro modi possono essere desunti dalle parole di
Avicenna e di Aristotele.
Appare chiara, dunque, la continuit tra le due opere in questa sintesi di
elementi avicenniani e aristotelici per ci che concerne la nozione di ad aliquid.
Tuttavia questa sintesi, per vari aspetti, sembra essere debitrice della rifessione
di Alberto Magno sul libro delle Sentenze. In particolare la comprensione della
relazione della scienza-scibile, applicata per comprendere la relazione tra Dio e
le creature, sembra essere presa a prestito dal testo albertino.
LINFLUENZA ALBERTINA SULLO SCRIPTUM SUPER SENTENTIARUM LIBROS, I, D. 26, Q. 2, A. 1,
DI TOMMASO DAQUINO
Lanalisi di Tommaso, bench abbia presente il testo avicenniano e i passi di
Metafisica, V, 15 di Aristotele, segue molto da vicino Alberto Magno. Questi aveva gi
posto il problema della relazione nei termini che saranno poi quelli dellAquinate.
In I Sent., d. 26, art. 6, Alberto sostiene che le relazioni in Dio sono persone e
sono nelle persone
63
; specifca i due tipi della relazione, quella che ha la natura
dellaccidente e quella che in riferimento ad altro
64
; chiarisce che in Dio, nel quale
si deve escludere la natura dellaccidente, non possono esserci relazioni assistenti
65
.
63
Dico relationes esse in divinis, sicut probant ultimae rationes, et modo loquor de relationibus
quae sunt personae, et in personis secundum modum intelligendi (ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum,
d. 26, a. 6 sol., ed. A. BORGNET, vol. 26, Paris 1893, p. 13). Sul concetto di relazioni in Alberto rinvio
a : G. EMERY, La relation dans la thologie de saint Albert le Grand, in W. SENNER ET ALII edd., Albertus
Magnus. Zum Gedenken nach 800 Jahren : Neue Zugnge, Aspekte und Perspektiven, Akademie Verlag,
Berlin 2001, pp. 455-465, in particolare pp. 457-460.
64
[] quia cum inferioribus relatio habeat duo, scilicet accidentis naturam, et quod est ad
alterum (ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 6 sol., cit., p. 14).
65
Ad aliud dicendum, quod relatio in divinis non servat naturam accidentis [...] quia non
transsumitur in divina ratione generis, sed ratione differentiae quam superaddit generationi : nec
tamen sequitur, quod sit assistens : quia cum in inferioribus relatio habeat duo, scilicet accidentis
naturam, et quod est ad alterum [...] in divinis est relativum secundum substantiam, et facit ipsum
referri ad aliud : et ideo non est extrinsecus assistens tantum (ALBERTUS MAGNUS, ibid., d. 26, a. 6,
ad aliud 2, p. 14).
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 209
Una particolare attenzione deve essere data allarticolo 10 di questa distinctio. In
esso, precisamente negli argomenti dellarticolo, Alberto presenta la posizione
di Gilberto Porretano, alla quale associa anche quella di Simone Tornacense. La
discussione albertina ha un retroterra in uno specifco passo delle Sentenze, nel
quale Pietro Lombardo dietro la posizione di aliqui sta facendo allusione a Gilberto
e alla sua scuola
66
. Sia la posizione di Alberto sia quelle dei suoi contemporanei
(ad alcune delle quale far adesso un breve riferimento) impostano negli stessi
termini la questione, fanno ricorso alle medesime auctoritates e adducono gli
stessi esempi, nondimeno le loro interpretazioni dello stesso testo del libro delle
Sentenze risultano diverse.
Secondo Alberto, il Porretano avrebbe sostenuto lesistenza in Dio di relazioni
di numero infnito, per cui in Dio ci sarebbero relazioni assistenti (assistentes)
67
. La
dottrina delle relazioni assistenti ricordata nel Super sententiarum Libros con la
condanna di eresia pronunciata dal concilio di Reims nei confronti di Gilberto
68
.
Alberto confonde qui il concilio, presieduto da Bernardo di Chiaravalle e tenutosi
nel 1148 sotto Eugenio III, con il rinnovo delle condanne fatto da Alessandro
III
69
. La dottrina di Gilberto fu molto discussa : essa si ritrova costantemente nelle
questioni dei vari commenti alle Sentenze collegate a precise distinzioni, come la 8,
66
Quidam negant, scilicet proprietates esse personas et divinam naturam, et quare. Hoc autem aliqui
negant, dicentes quidem proprietates in personis esse, sed non esse personas ipsas, quia ita dicunt esse
in personis vel in essentia divina, ut non sint interius, sicut ea sunt, quae secundm substantiam de Deo
dicuntur, ut bonitas, iustitia, sed extrinsecus affxa sunt. Atque ita esse, rationibus probare contendunt
(PETRUS LOMBARDUS, Sententiae in IV libris distinctae, I, d. 33, c. 1, Editiones Collegii S. Bonaventurae,
Grottaferrata 1971
3
, p. 242, lin. 6-11. La posizione di Gilberto alla quale potrebbe riferirsi il Lombardo
e sulla sua linea dai commentatori rinvenibile in questo testo : Theologicae vero personae quoniam
eius, quo sunt, singularitate unum sunt et simplicitate id quod sunt, essentiarum oppositione a se
invicem aliae esse non possunt. Sed harum, quae dictae sunt, extrinsecus affxarum rerum oppositione
a se invicem aliae et probantur et sunt (GILBERTUS PORRETANUS, Expositio in Boethii De Trinitate, I, 5,
n. 43, in N. M. HRING ed., The Commentaries on Boethius by Gilbert of Poitiers, Pontifcal Institute of
Mediaeval Studies, Toronto 1966, p. 148), e in questaltro : illorum substantiae esse non possunt quia
non secundum rem sed extrinsecus affxa praedicamento sunt (ibid., II, 1, n. 37 ; pp. 170-171).
67
Praeterea. Videtur quod hujusmodi relationes infnitae ab aeterno existentes in Deo, fuerint
assistentes, et non Deus : et sunt objectiones Gilberti Porretani, et Simonis Tornacensis (ALBERTUS
MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 10, arg., ed. cit., p. 199). Sulla critica di Alberto a Gilberto Porretano,
cf. A. M. POMPEI, La dottrina trinitaria di S. Alberto Magno O.P. Esposizione organica del commentario
delle Sentenze in rapporto al movimento teologico scolastico, Collegio serafco internazionale, Roma
1953, pp. 315-333.
68
Dicendum, quod opinio Porretanorum et falsa et haeretica est, et ab Alexandro Papa in concilio
Remensi condemnata (ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 10 sol., ed. cit., p. 20).
69
Cf. H. DENIZINGER, A. SCHNMETZER, Echiridion Symbolorum. Defnitionum et declarationum de
rebus fdei et morum, Herder, Barcelona - Freiburg (Br.) - Roma 1976
36
, n 745. A. HAYEN, Le concile
de Reims et lerreur thologique de Gilbert, Archives dHistoire Doctrinale et Littraire du Moyen
Age , 10, 1935-36, pp. 29-102.
GRAZIANO PERILLO 210
26 e 27 del primo libro e soprattutto la 33 sempre dello stesso libro. Nella Summa
theologica, attribuita ad Alessandro di Hales, si discute la posizione, ritenuta di
Gilberto, delle nozioni assistenti, e si dedica inoltre un intero articolo al suo errore,
ricordando puntualmente Bernardo e la condanna del concilio di Reims, che egli
giustamente colloca sotto papa Eugenio
70
: in Concilio Rhemensi, ut testatur
Bernardus, Super Canticum canticorum damnata fuit opinio Gilberti Porretani,
qui posuit assistentiam formarum
71
. Parole del tutto simili si trovano gi nelle
glosse alle Sentenze di Alessandro di Hales : anche qui si ricorda la condanna del
Concilio di Reims e si discute la posizione di Gilberto, che avrebbe sostenuto
lesistenza di nozioni assistenti in Dio
72
. Bonaventura presenta la posizione di
Gilberto in modo non proprio simile a quello di Alessandro :
Prima positio fuit, quod proprietates non sunt personae nec in personis, sed assistunt
personis, sicut relationes [...] Quae cum non possit auferri a divinis, posuerunt,
proprietates esse assistentes personis, non esse personas. Et huic videtur consonare
natura relationis, quae non videtur esse in substantia nec praedicare aliquid in
subiecto, sed dicere respectum ad aliud
73
.
Su questa linea si pongono anche Alberto e Tommaso. Tuttavia a differenza
di Alessandro, che menziona le nozioni assistenti, e di Bonaventura, che parla di
propriet assistenti lasciando al margine il concetto di relazione, i due maestri
70
Unde non immerito in Concilio quod papa Eugenius Rhemis celebravit, visa est perversa
expositio in libro Gilberti, Pictaviensis episcopi, qua super verbo Boethii, De Trinitate, commentabatur
(ALEXANDER DE HALES, Glossa in Quatuor libros Sententiarum Petri Lombardi. In librum primum, d.
8, 21, Frati editori di Quaracchi, Quaracchi 1951 (Bibliotheca francescana scholastica, 12), p. 106,
lin. 9-12).
71
ALEXANDER DE HALES, Summa theologica, An notiones sint personae, p. II, inq. 2, tract. 3, sect.
1, q. unica, cap. 6, a. 3, Frati editori di Quaracchi, Quaracchi 1924, p. 678a ; cf. anche p. II, inq. 2,
tract. 3, sect. 1, q. unica, m. 5, c. 1, p. 671a, dove si cita lerrore di Gilberto nella discussione : se le
nozioni siano persone.
72
Cf. ALEXANDER DE HALES, Glossa in Quatuor libros Sententiarum Petri Lombardi. In librum
primum, d. 33, 6 b, ed. cit., p. 334, lin. 15-17, in cui si legge : Adhuc, Bernardus, Super Cantica,
testatur quod in Concilio Rhemensi damnata fuit opinio magistri Gilberti Pictaviensis, qui posuit
assistentiam formarum , e soprattutto d. 27, 8 e, p. 267, lin. 22-25 : Accideret autem aliter quod
aliqua compositio in Deo esset, quod fdei est contrarium ; vel essent notiones assistentes, sicut dixit
Porretanus, quod reprobatum fuit in Concilio Rhemensi .
73
BONANVENTURA DE BALNEOREGIO, In Primum librum Sententiarum, d. 33, a. unico, q. 1 sol., Opera
Omnia, t. 1, Frati editori di Quaracchi, Quaracchi 1882, p. 372a. Il testo continua cos : Et haec
positio, etsi rationabilis aliquo modo fuit, tamen stare non potest, quia ponebat, relationes in divinis
nec Deum esse nec creaturam. Unde etsi in principio sui modicum contineret errorem, ducebat tamen
ad magnum ; et ideo retractata fuit in Concilio Rhemensi, et magister Gilbertus Porretanus ore proprio
retractavit (ibid.). Cf. anche d. 27, p. 1, a. unico, q. 4 sol., ed. cit., p. 478b.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 211
domenicani collegano linterpretazione di Gilberto direttamente alle relazioni e
gli attribuiscono in particolare la dottrina delle relazioni assistenti
74
. In questo
senso, la citazione di Gilberto nei vari commenti alle Sentenze, da una parte,
sembra esprimere un dato condiviso : lerrore, condannato dal Concilio, che
risale al commento di Gilberto al De Trinitate di Boezio e che ha posto in Dio
aspetti che, a seconda degli autori, non sarebbero sussistenti, per esprimerci
con un linguaggio tomistico ; dallaltra parte, per, lerrore attribuito a Gilberto
indicato facendo ricorso a termini differenti : Alessandro parla di nozione,
Bonaventura di propriet, Albero e Tommaso direttamente di relazione. Sebbene
questi termini siano tra di loro connessi, la preferenza di uno di essi fa emergere
una preferenza teoretica, che lascia intravedere la strada privilegiata dei diversi
autori. La comprensione dellerrore di Gilberto da parte di Alberto, e dietro di
lui di Tommaso, nei termini della relazione pone in risalto il nocciolo teoretico
della dottrina trinitaria dei due maestri domenicani.
Nella solutio dellarticolo 10 Alberto chiarisce che non esistono relazioni infnite
in Dio
75
, mentre nellad primum chiarisce i vari modi di intendere la relazione in
riferimento ai relativi. Secondo Alberto :
(1) esistono relazioni secundum rem ed esse sono quelle nelle quali i relativi
si richiamano reciprocamente. Tipiche della relazione di origine, esse trovano
un esempio in quella padre-fglio
76
.
(2) Esistono relazioni che si dicono sempre per la reciproca relazione dei
relativi. A differenza delle precedenti, esse sorgono solo per uno dei termini
della relazione. Sono quelle fondate su categorie come la quantit o la qualit e
sono esemplifcate da Alberto con relazioni come il simile, luguale, la destra, la
sinistra
77
, seguendo Aristotele (Categorie, 7, 6a36-37 ; Metafsica, V, 15, 1021a9-12)
e Avicenna (Metafsica, III, 10, ed. cit. p. 175).
74
Praeterea. Videtur quod hujusmodi relationes infnitae ab aeterno existentes in Deo, fuerint
assistentes, et non Deus : et sunt objectiones Gilberti Porretani, et Simonis Tornacensis (ALBERTUS
MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 10, arg., ed. cit., p. 199). Alberto dedica un intero articolo alla
dottrina di Gilberto in In I Sententiarum, d. 33, a. 5, ed. cit., pp. 147-151. Quidam dixerunt, ut
Porretani, quod relationes in divinis sunt tantum assistentes (THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum
Libros, I, d. 26, q. 2 sol., ed. cit., pp. 629-630). Cf. anche ibid., I, d. 33, q. 1, a. 1, sol., pp. 764-765.
75
Unde dicimus nec infnitas relationes ab aeterno esse, nec etiam relationes assistere, nec
relationes nihil esse (ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 10, sol., ed. cit., pp. 20-21).
76
[...] sunt quaedam relationes secundum rem existentes in utroque relativorum in interioribus,
ut illae quae innascuntur mutatione utriusque, sicut omnes relationes originis, et hae relationes
verissimum dicunt correspectum ad se invicem, et semper exigunt diversas hypostases in quibus sint,
sicut pater et flius (ALBERTUS MAGNUS, ibid., d. 26, a. 10, ad. 1, ed. cit., p. 21).
77
Sed quaedam aliae [relationes] sunt dictae quidem semper ad convertentiam et ad se invicem,
sed non innascuntur ex utriusque mutatione necessario, sed alterius tantum : et illae sunt quae non
sunt simplices, sed fundantur super aliud huiusmodi, sicut similis, aequalis, dexter, sinister, et
hujusmodi (ibid.).
GRAZIANO PERILLO 212
(3) Infne, ci sono relazioni che non sono costituite da relativi posti in una
condizione di reciprocit (mutatio), come per esempio la scienza e lo scibile :
pu cambiare colui che conosce, ma lo scibile resta sempre se stesso, cos non
lo scibile ad essere in relazione alla scienza o al conoscente, ma il conoscente,
che possiede la scienza, ad essere in relazione allo scibile.
In questo passo del commento albertino alle Sentenze, offerta unindicazione che
ci consente di comprendere meglio il testo di Tommaso. A questo tipo di relazione,
infatti, Alberto riconduce la relazione Creatore-creatura, per cui non c una reale
relazione del Creatore alla creatura, ma piuttosto della creatura al Creatore :
Et quaedam sunt relativa, quae nec utriusque relatione ad convertentiam dicuntur,
nec utriusque mutatione innascuntur, ut scientia et scibile, et unum et multum,
ut dicit Dionysius et Philosophus, ut Creator et creatura. Non enim sequitur, si
scientia ad alterum est, quod et scibile secundum id quod est ad alterum sit : nec
etiam sequitur, si mutatus est sciens, quod mutatum sit scibile
78
.
Il testo associa Dionigi e Aristotele, e la doppia coppia scientia-scibile e unum-
multum. Questo doppio accostamento lo si ritrova anche nel commento al De divinis
nominibus di Dionigi, dove Alberto solleva un problema che risolve avvalendosi di
una posizione identica a questa adottata nello scritto sulle Sentenze. Il problema
discusso : in quale modo si rapporta luno ai molti
79
? La soluzione data da Alberto
si articola su due livelli di analisi : il primo prende in considerazione la relazione
uno-molti secundum se ; il secondo prende in considerazione la relazione uno-
molti secundum consequentia ipsorum immediate
80
. Per questo secondo livello
Alberto si richiama ad Aristotele e ricorda che i relativi sono di due generi : alcuni
dipendono luno dallaltro e sono in una condizione di reciprocit ; altri, invece,
dipendono da ci a cui si relazionano ma mancano di reciprocit, come il caso
della scienza e dello scibile, per cui la scienza si relaziona allo scibile, mentre
non pu valere il contrario
81
.
78
ALBERTUS MAGNUS, ibid., d. 26, a. 10, ad. 1, p. 21.
79
[...] primo, qualiter se habet unum ad multitudinem (ALBERTUS MAGNUS, Super Dionysium
De divinis nominibus, 13,12, ed. P. SIMON, ALBERTI MAGNI Opera Omnia, t. 37, 1, Aschendorff, Mnster
Wf. 1972, p. 438, lin.11-12).
80
Dicendum, quod unum et multa possunt dupliciter considerari : aut secundum se aut secundum
consequentia ipsorum immediate (ibid., pp. 438-439, lin. 65-2).
81
Sciendum tamen, quod relativorum duo sunt genera, ut dicit Philosophus. Quaedam enim
sunt quorum utrumque dependet ad alterum, et ista sunt in quorum utroque est realis respectus ad
alterum, innatus ex mutatione utriusque, sicut pater et flius, et haec sunt simul natura et posita se
ponunt. Sunt autem quaedam quorum alterum tantum dependet ad alterum et non e converso, et ista
sunt in quibus est respectus realis in uno tantum, innatus ex eius mutatione, sine mutatione alterius,
sicut scientia dependet ad scibile et non e converso (ibid., p. 439, lin. 32-42).
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 213
Il testo del Super Dionysium De divinis nominibus fa luce su quello delle
Sentenze e su quello di Tommaso che, si sa, ha non solo ascoltato il commento
di Alberto sui Nomi divini, ma ne ha fatto anche la reportatio. La relazione Dio-
creature una relazione uno-molti, per cui sono i molti ad essere in relazione
reale con luno, ma non viceversa. Lesempio della scienza e dello scibile, preso
dalla Metafsica di Aristotele, qui nuovamente illuminante.
Se si collegano, dunque, queste spiegazioni di Alberto con il suo riferimento
ad Aristotele al punto III.1 dello schema presentato per semplifcare la posizione
sostenuta da Tommaso sui quattro modi di intendere la relazione di ragione
82
, si
riconferma che Tommaso nel punto III.1 ha presente Aristotele, forse Categorie,
7b 24-35, ma pi verosimilmente Metafsica, V, 15, 1021a29-31, dove compare il
tipo di relazione esemplifcato dalla coppia scienza-scibile. Da ci si pu dedurre
anche che la prospettiva ermeneutica che Tommaso delinea di Aristotele stata
maturata via Alberti. Il collegamento tra Tommaso e Alberto mostra una grande
eredit : per la comprensione dellad aliquid cos come emerge nel I Super Sent., d.
26, q. 2, Tommaso profondamente dipendente dalla mediazione della rifessione
di Alberto sulla stessa distinzione delle Sentenze del Lombardo
83
.
LA RELAZIONE COME PRINCIPIO DI DISTINZIONE IN DIO SECONDO SUPER SENTENTIARUM LIBROS
I, D. 26, Q. 2 DI TOMMASO DAQUINO
Dopo aver chiarito i quattro modi sopraindicati (III.1, III.2, III.3, III.4), secondo i
quali una relazione soltanto di ragione, Tommaso pu sostenere che le relazioni
di paternit e di fliazione possono essere considerate realmente in Dio, poich non
sono relazioni di ragione ma hanno un fondamento nella stessa natura. Sulla base
di questo risultato teoretico, lAquinate pu sostenere che lerrore dei Porretani
consiste nellaver considerato la relazione soltanto nel suo rivolgersi ad altro,
prescindendo dal fondamento che essa ha nella cosa stessa
84
. Allo stesso tempo
pu anche prendere le distanze da coloro che, prestando unesclusiva attenzione
82
Questo primo punto corrisponde alla relazione che non ha qualcosa nella natura della cosa,
sulla quale si fonda, motivo per il quale la relazione reale in uno dei termini della relazione e non
nellaltro.
83
Sulleredit albertina nella teologia trinitaria di Tommaso cf. G. EMERY, La Trinit Cratrice,
Vrin, Paris 1995 (Bibliothque Thomiste, 97), in particolare pp. 445-454, dove Emery analizza il testo
di I Sent., d. 26, a. 2 ad 2 di Tommaso dAquino, che tratta del principio di distinzione delle ipostasi
in Dio, mettendo in evidenza che La position de Thomas apparat dans le prolongement de celle
dAlbert, tandis quelle se distancie de celle de Bonaventure (ibid., p. 446).
84
Primi igitur attendentes in relationibus solum id quod ad alterum est, et non fundamentum
quod habent in re, dixerunt, relationes assistentes esse, quasi ex habitudine alterius advenientes
(THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum Libros, I, d. 26, q. 2, a. 1, sol., ed. cit., p. 631).
GRAZIANO PERILLO 214
al fondamento della cosa e alla semplicit divina, sono giunti a sostenere che le
relazioni sono le persone stesse pur non affermando che esse sono nelle persone
85
.
Secondo Tommaso, infatti, soltanto chi afferma che la relazione in Dio nella
persona ed anche la persona sostiene una posizione esatta, perch lessere della
relazione lessere in qualcosa, ma in Dio queste relazioni sono persone a motivo
della semplicit divina. Ci comprensibile in base al medesimo ragionamento
per cui comprendiamo che in Dio c la divinit, la quale, a motivo della semplicit
di Dio, Dio stesso
86
.
Il principio di distinzione in Dio , dunque, esclusivamente la relazione
87
.
Delle tre forme di distinzioni riconosciute da Tommaso, ossia la distinzione per
essenza, per quantit e per relazione
88
, soltanto questultima adeguata a Dio,
nel quale essa assume il carattere di una relazione sussistente. Tolta, infatti,
con lintelletto la relazione in Dio, si toglie allo stesso tempo la nozione stessa
di relazione, perch essa si identifca con lessere divino. In questo senso non
possibile pensare in Dio una relazione accidentale
89
. Non costituisce, inoltre, una
diffcolt lattribuire la relazione in Dio per il fatto che la distinzione per relazione
porta con s la negazione dellaltra relazione, come la paternit la negazione della
fgliolanza, perch la paternit non la fgliolanza. In Dio, infatti, lopposizione
non pone qualcosa, ma indica soltanto un riferimento a qualcosa (ad aliquid),
per cui in Dio non c n imperfezione n difetto, ma soltanto le persone che si
distinguono per opposizione
90
.
Il concetto di opposizione risulta decisivo per la comprensione dellad aliquid
in Dio. Gli studi dei testi di Tommaso hanno sempre insistito sulloriginalit delle
relazioni sussistenti. Tuttavia, accanto a questa posizione, si pu riconoscere in
Tommaso una tensione speculativa che non orientata solo verso la sussistenza,
85
Secundi, attendentes fundamentum rei et simplicitatem divinam, dixerunt, quod relationes
non sunt in personis, sed sunt ipsae personae (ibid.).
86
Tertii autem, considerantes, utrumque dixerunt, quod sunt in personis propter veram rationem
relationis, et quod tamen sunt personae propter simplicitatem ; sicut deitas est in Deo, et tamen est
Deus (ibid.).
87
Nihil autem absolutum est distinctum in divinis, sed solum id quod est ad aliquid (ibid., I,
d. 26, q. 1, a. 1, sol., p. 622). Non credo che sia eccessivo dire che la teologia trinitaria di Tommaso
trovi nella nozione di relazione la chiave di volta. Unanaloga posizione rinvenibile anche in Alberto,
cf. EMERY, La relation dans la thologie de saint Albert le Grand cit., p. 459.
88
[...] quia cum pluralitas semper causetur ex aliqua distinctione, et distinctio vel est per
essentiam, vel per quantitatem, vel per relationem (THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum Libros,
I, d. 26, q. 1, a. 2, sol., ed. cit., p. 626).
89
Unde, remotis relationibus per intellectum, simul tollitur ipse intellectus distinctionis (ibid.).
Su questo punto cf. ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum, dist. 26, a. 5, sol., ed. cit., p. 9-10. EMERY,
La relation dans la thologie de saint Albert le Grand cit., p. 461.
90
THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum Libros, I, d. 26, q. 2, a. 2, sol., ed. cit., p. 634.
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 215
ma anche e soprattutto verso la reale opposizione dei distinti, e quindi delle
persone, garantita dalla relazione.
CONCLUSIONI
La rifessione sulla relazione, sviluppata in queste distinzioni del commento
al Liber Sententiarum, mostra un marcato carattere flosofco maturato sui testi
di Aristotele, ma soprattutto su quelli di Avicenna, non senza una fondamentale
mediazione albertina. I riferimenti ad Aristotele e ad Avicenna trasmettono a
Tommaso elementi di un dibattito sulla categoria della relazione, non solo in
ambito teologico, ma anche flosofco. Pur se si deve riconoscere che la vastit
del materiale discusso dai neoplatonici tardoantichi di lingua greca non esercit
una grande infuenza sul medioevo, il quale per lo pi si rifece al commento di
Boezio alle Categorie
91
, tuttavia nel XIII secolo la discussione sulla relazione non
fu animata soltanto dalla conoscenza dei testi di questultimo, ma anche dalla
conoscenza di un dibattito che virtualmente si ricollegava alla tarda antichit,
attraverso Avicenna, e prima ancora della traduzione del commento di Simplicio
alle Categorie da parte di Guglielmo di Moerbecke.
Laspetto della dottrina tommasiana che presenta il tratto pi originale
rispetto agli elementi teoretici acquisiti dalle fonti, emerge con chiarezza in I
Super Sententiarum Libros, d. 26, q. 2, a. 2, ad 4. Questo breve testo pu essere
considerato un effcace compendio della dottrina della relazione elaborata da
Tommaso nello scritto sulle Sentenze. Ne seguo per comodit lo sviluppo.
Tommaso ricorda anzitutto che la relazione non sussiste per se stessa se non per
il fatto che ha un fondamento nella cosa stessa (fundamentum in re) e per questo
motivo pu essere posta nel genere. Al fne di chiarire che le differenze essenziali
delle relazioni sono assunte secondo le differenze degli altri enti, egli si richiama
ad Aristotele : alcune relazioni sono fondate sulla quantit, altre sullazione e cos
via. In tal modo, allordine degli enti nei quali si trovano le relazioni corrisponde
uno speculare ordine delle relazioni. Da ci Tommaso ricava unimportante
conseguenza : nelle cose che si distinguono per essenza i principi della sostanza
sono principi che pongono la distinzione come la materia e la forma , la
quale manifestata dalle realt accidentali intese come segni. Allo stesso modo
nelle realt che si distinguono per le relazioni, queste ultime in quanto fondate
sulla natura della cosa sono relazioni che pongono una distinzione, mentre le altre
91
Cf. CONTI, La teoria della relazione nei commentatori neoplatonici delle Categorie di Aristotele
cit., pp. 259-283, qui pp. 282-283.
GRAZIANO PERILLO 216
relazioni sono segni della distinzione
92
. LAquinate afferma cos un principio che
gli permetter di ottenere una conclusione assente nelle fonti flosofche utilizzate
in queste pagine dello Scriptum. Il principio sostiene che le relazioni che hanno
un fondamento in re si distinguono realmente, mentre le altre sono segni della
distinzione. La conclusione alla quale giunge Tommaso questa : le relazioni
che hanno un fondamento nella natura della cosa sono relazioni di origine ;
la paternit, infatti, fondata nella comunicazione della natura, perci i santi
pongono che per la paternit e per la fliazione Padre e Figlio sono distinti
93
.
La relazione dorigine trova cos nellanalisi di un ordine delle relazioni fondate
in re una piena giustifcazione flosofca. In altri termini : se le relazioni fondate
in re hanno un ordine, in questordine si trova unorigine e, l dove c unorigine,
la relazione non pu essere che relazione di origine. Mi sembra che su questo
punto Tommaso mostri una chiara distanza sia rispetto ad Aristotele sia rispetto
ad Avicenna, pur sostenendo di dover porre questo tipo di relazione allinterno
del quadro aristotelico. Tommaso sembra tanto pi convinto della centralit della
relazione dorigine in quanto nella distinctio successiva, nella questione dedicata
92
Ad quartum dicendum, quod quia relatio non habet esse naturale nisi ex hoc quod habet
fundamentum in re, et ex hoc collocatur in genere ; inde est quod differentiae relationum essentiales
sumuntur secundum differentias aliorum entium ; ut patet ex philosopho ubi dicit, quod quaedam
fundantur supra quantitatem, et quaedam supra actionem, et sic de aliis. Inde est quod secundum
ordinem eorum in quibus fundantur relationes, est etiam ordo relationum. Sicut ergo videmus in his
quae distinguuntur per essentiam, quod principia substantiae sunt distinguentia, ut materia et forma,
et aliae res accidentales sunt signa manifestantia distinctionem, ita est in his quae distinguuntur
per relationem, quod relationes quae fundantur supra naturam rei, sunt distinguentia, et aliae
relationes sunt signa distinctionis (THOMAS DE AQUINO, Super sententiarum Libros I, d. 26, q. 2, a. 2,
ad 4, ed. cit., p. 636. Il grassetto mio).
93
Relationes autem habentes fundamentum in natura rei, sunt relationes originis : paternitas
enim fundatur in communicatione naturae ; et ideo sancti ponunt, quod paternitate et fliatione pater
et flius distinguuntur : sed aequalitas et similitudo demonstrant distinctionem (ibid., I, d. 26, q. 2,
a. 2 ad 4, p. 636). La dottrina secondo la quale le persone divine si distinguono soltanto per lorigine
risale a Riccardo di San Vittore, RICHARDUS DE SANCTO VICTORE, De Trinitate, lin. 4, c. 15, ed. J. RIBAILLIER,
Vrin, Paris 1958 (Textes Philosophiques du Moyen Age, 6), p. 177, lin. 16-24 : Sed quoniam identitas
substantie omnem qualitatis differentiam penitus excludit, differentes personarum proprietates
circa solam originem querere oportebit. Ut igitur breviter perstringamus quod diffusius diximus,
patet quod in divina natura variatur existentiarum pluralitas secundum solam originem, in angelica
autem natura secundum solam qualitatem, in humana vero natura tam secundum qualitatem quam
secundum originem . Alberto, da parte sua, gi adotta la prospettiva di Riccardo e ne sottolinea
limportanza con una signifcativa espressione : Dico relationes esse in divinis, sicunt probant ultimae
rationes [...] e di queste ultimae rationes, lultima quella di Riccardo : Item, Ut dicit Richardus,
personae distinguuntur proprietate originis, et proprietate sola, et proprietate et origine : in Deo
autem distiguuntur originis proprietate : originis autem proprietas est illa quae determinat existentiae
modum : sed illa non est nisi relatio originis : ergo in divinis necesse est ponere relationes, ut videtur
(ALBERTUS MAGNUS, In I Sententiarum, d. 26, a. 16, s. c. 3 e sol., ed. cit., p. 13).
LA NOZIONE DI AD ALIQUID IN TOMMASO DAQUINO 217
al Verbum, non esita a ricorre alla relazione dorigine per superare una notevole
diffcolt teologica. Infatti, lAquinate intende come relazione dorigine non soltanto
la relazione Padre-Figlio, ma anche quella del verbum e del dicente. Tuttavia si
nota una differenza che sembra mostrare la consapevolezza di Tommaso nellaver
rielaborato la posizione aristotelica in piena autonomia. Parlando del verbum,
egli specifca che esso indica un signifcato e contestualmente una relazione del
tipo di quella indicata dalla scienza, ma con una differenza : la scienza dice una
relazione ad quod, mentre la parola dice una relazione a quo, ossia una relazione
dorigine
94
. Qui Tommaso riprende nuovamente Aristotele, ma vi aggiunge qualcosa
che del tutto estraneo a questi come anche ad Avicenna, ossia la parola come
relazione dorigine. A differenza di una relazione come quella Padre-Figlio, che
indica una reciprocit in entrambi i termini della relazione, nel caso del verbum
non c una reciprocit tra il verbum e lintelletto che lo produce, ma soltanto la
relazione dorigine del verbum dallintelletto.
La continuit degli elementi teoretici con i quali la questione della relazione
trattata nelle questioni 26 e 27 del primo libro dello Scriptum mi sembra
evidente, come anche la tensione speculativa di Tommaso, volta a rielaborare
fonti e materiali per defnire una nozione precisa e valida nel campo della teologia
trinitaria. Questa tensione speculativa un ulteriore chiaro esempio di quanto
la tradizione flosofca possa offrire strumenti e concetti per comprendere il
dato teologico, ma viceversa offre anche una prospettiva capovolta, mostrando
quanto un problema teologico possa offrire occasione per ripensare e rielaborare
una ampia tradizione flosofca. Gli argomenti qui trattati saranno ripresi e
approfonditi da Tommaso, tuttavia gi in queste pagine appare il sentiero verso
il quale lAquinate si diriger.
94
Non enim [verbum] signifcat tantum relationem, sicut hoc nomen Pater, vel Filius, sed
imponitur ad signifcandum rem aliquam absolutam simul cum respectu, sicut hoc nomen scientia ;
sed in hoc differt, quia relatio quae importatur hoc nomine scientia non est relatio originis, secundum
quam referatur scientia ad illud a quo est ; sed est relatio secundum quam refertur ad illud ad quod
est, scilicet ad scibile ; sed hoc nomen verbum importat relationem secundum quam refertur ad
illud a quo est, scilicet ad dicentem (THOMAS DE AQUINO, Super Sententiarum Libros, I, d. 27, q. 2, a.
2 sol. I, ed. cit., p. 659).
GRAZIANO PERILLO 218
ABSTRACT
The refection on the notion of relation (pros ti, ad aliquid), which in Trinitarian
theology plays a fundamental role, was enriched in the 13
th
century by the study of
Aristotles works especially the ffth book of the Metaphysics as well as of Arabic
and Neoplatonic texts. This is particularly evident in the works of Thomas Aquinas,
who examines the notion of ad aliquid in Super Sententiarum libros by engaging with
texts by Aristotle, and even more so with texts by Avicenna and Albert the Great. The
latter played an important role in the transmission of Avicennas writing to Thomas. By
analysing an article of Thomas commentary on the frst book of the Sentences, the present
contribution shows how this interpretation emerges and how Thomas gained awareness
of the broad debate on the issue relation stretching back to late antiquity by reading
Avicennas Metaphysics (III, 10). On this basis, Thomas elaborated a personal conception
which led him to further investigate the notion of relation and to conclude that relations
with a fundament in re can really be distinguished, but also to understand the relation
of origin as a special aspect of the notion of verbum. By studying Thomas writing on the
topic of relation it is possible to appreciate a great contribution of theological speculation
to philosophical thought.
GRAZIANO PERILLO, Universit Pontifcia Salesiana, Roma
perillo@unisal.it

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