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Dottrina dellindifferenza dellessenza: unessenza sebbene esista sempre come individuo nel mondo o come universale nellintelletto, considerata

absolute indifferente e allindividualit e alluniversalit. Dottrina molto problematica e al contempo presente in quasi tutti gli autori del XIII e XIV sec. risalente ad di Avicenna che sviluppa a sua volta delle nozioni introdotte da Alessandro di Afrodisia. N1: i latini non percepirono questa dottrina come estranea alla filosofia aristotelica. Le prime traduzioni della metafisica si diffusero in concomitanza agli scritti avicenniani, e non vennero percepiti come dottrine distinte e appartenenti a contesti differenti. N2: la dottrina avicenniana venne non solo ereditata passivamente ma utilizzata e interpretata in diversi modi.

Struttura della trattazione:


1. Dottrina avicenniana come sviluppo di alcune nozioni introdotte da Alessandro di Afrodisia. 2. Ricezione e modulazione della stessa in Tommaso dAquino.

1. Avicenna e Alessandro di Afrodisia La dottrina avicenniana nasce in un contesto genuinamente Aristotele, vale a dire quello dei commentari di Alessandro di Afrodisia, il quale per spiegare il rapporto tra essenza e universale in Aristotele ( De anima) ricorre alla distinzione tra ci che definito (oggetto di definizione) e luniversale che ad esso pertiene (genere). Lessenza in Arist. coincide con la prima, e luniversale pertiene allessenza come un accidente. Difficolt a determinare positivamente lessenza: non un universale e non neppure un individuo, altrimenti non si potrebbe predicare di molti. Cos? Secondo Al.di Afrodisia un pragma. Avicenna ripropone la stessa distinzione in Metafisica, V: universale (i.e. cavallinit) ci cui luniversale pertiene (i.e. cavallo = essenza). ** la distinzione di Al. interpretata alla luce della distinzione tra essenza ed essere: lessenza resta indifferente alluniversale e allindividuale mentre luniversale uno dei due modi dessere dellessenza. Unessenza pu essere nellintelletto (universale) o nella realt ( individuo). Dottrina delle tre considerazioni dellessenza: a) essenza come universale, quando conosciuta dallintelletto; b) essenza come individuale, quando esiste in un individuo reale; c) essenza absolute considerata, quando considerata indipendentemente dal suo modo dessere. Ambiguit in Avicenna: q u a l i l s o g g e t t o d e l l u n i v e r s a l i t ? (i) INTERPRETAZIONE ONTOLOGICA: soggetto delluniversalit assolutamente. Essenza (c) [costituente reale dellente] + universale = essenza (a). Metodo analitico. lessenza considerata

(ii)

INTERPRETAZIONE GNOSEOLOGICA: soggetto delluniversalit lessenza presente nellintelletto. Essenza (a) = modo dessere dellessenza. Essenza (c) risultato di una considerazione dellintelletto dellessenza (a/b) Metodo sintetico.

Resta fermo e in (i) e in (ii) il principio di indifferenza dellessenza per s considerata, e lidea che lessenza esiste solo in due modi, bench in (i) lessenza (c) esista come parte, ma appunto sempre come parte e mai in modo autonomo.

Invero lo spazio che separa il piano ontologico da quello gnoseologico in Aristotele e nella tradizione greco-araba assai pi ristretto di quanto non sar nella tradizione latina. Infatti, secondo questa tradizione lessenza nellintelletto non presente come rappresentazione della stessa nel mondo extramentale, ma esiste come essenza nellintelletto, in modo diverso da come esiste nelle cose, ma sempre come essenza. Levoluzione della dottrina dellastrazione nella prima met del XIII sec. porter a considerare lastrazione diversamente: Astrazione [tradizione greco araba]: eliminazione degli aspetti materiali di un ente e esistenza immateriale dellessenza nellintelletto. Astrazione [tradizione latina (XIII)]: formazione di una rappresentazione o immagine mentale di una cosa extramentale. Nellintelletto non esiste lessenza ma una sua immagine.

Questo sviluppo impone com ovvio una radicalizzazione della dottrina dellindifferenza, perch se si condivide (ii) bisogna concludere che esiste solo lessenza individuale.

2. Tommaso dAquino. Dottrina dellindifferenza dellessenza. Nellanalisi della absoluta consideratio naturae secondo N2 bisogna analizzare i vari modi in cui una simile dottrina presente negli scritti di Tommaso. possibile trovare infatti almeno due interpretazioni della dottrina avicenniana: 1) interpretazione ontologica (De ente; Quodl. VIII, q. 1). 2) interpretazione gnoseologica (S.c.G.; Sentencia de anima; S. th.).
N.B.:

(i) Tommaso nel De ente, III presenta questa dottrina senza citare esplicitamente Avicenna, segno che la dottrina avicenniana era assodata come dottrina aristotelica. (ii) Questa dottrina maggiormente presente nelle opere giovanili e si trova in modo sempre meno frequente nelle opere post-anni sessanta.

1.a.) De ente et essentia Troviamo in questo scritto una trattazione completa della dottrina dellessenza, specie nei capitoli II e III. Lo scritto deve per essere inserito nel contesto della produzione giovanile e la trattazione ivi presente non pu essere pensata come quella definitiva nel pensiero maturo di Tommaso. c. II: lessenza pu essere significata in due modi: a) come tutto; b) come parte. a) come tutto: significando in modo indeterminato tutto ci che costituisce un uomo individuale includendo la materia signata. (i.e. uomo) b) come parte: significando solo ci che pertiene a un ente non in quanto individuo, quindi escludendo la materia signata. (i.e. umanit) Solo (a) pu essere predicata degli individui perch contiene in modo indeterminato tutto ci che si trova nellindividuo in modo determinato. ** Si badi che le considerazioni metafisiche in Tommaso sono veicolate da considerazioni semantiche: Tommaso non considera infatti due modi di essere dellessenza ma due modi in cui lessenza viene significata da un termine e quindi pensata dallintelletto: se viene pensata includendo la materia segnata abbiamo lessenza(a) se si esclude la materia segnata si ha lessenza(b). Lessenza come universale di Avicenna non pi, in Tommaso, un modo dessere dellessenza ma un modo di essere significata dallintelletto, come rappresentante il tutto in maniera indeterminata.

Ora, la considerazione dei rapporti tra essenza e genere, specie e differenza preceduta da queste precisazioni sui modi di significazione non casualmente. In questo terzo capitolo del trattato Tommaso introduce la dottrina dellindifferenza dellessenza, e come Avicenna opera la distinzione tra ci cui luniversale (genere e specie) pertiene e le nozioni di genere e specie. Tommaso per considera la distinzione dei modi dessere dellessenza come una distinzione interna e allessenza per modum totius, quindi un modo desser di una essenza intesa come nozione astratta dagli individui e non come essente nella realt e costituente le cose extramentali. Quindi anche lessenza secondo la absoluta consideratio non pu essere realmente esistente fuori dellintelletto, come invece accade in Avicenna. Si badi per che Tommaso non intende negare che lessenza sia un costituente della realt. Nel De ente Tommaso distingue la predicazione (ontologica e logica) dallessere universale: lessenza predicata degli individui in quanto absolute considerata, mentre universale in quanto nellintelletto. La distinzione tra essenza assolutamente e nellintelletto chiara: ci che d luniversalit lunit e la comunanza che non possono rientrare nellessenza in quanto tale. Lessenza si predica di pi individui anche se ad essa non si attribuisce luniversalit, come a dire che si predica di per s e non perch si trova nellintelletto, prima viene la predicazione in s e solo in base a questa lintelletto pu fornire luniversalit secondo le proprie operazioni. Tuttavia la soluzione proposta tuttaltro che pacifica visto che secondo una precisa tradizione che inizia con Aristotele le nozioni di universalit e di predicabilit in linea di principio non possono essere distinte tanto vero che Aristotele stesso parla delluniversale come di ci che predicabile di molti. Non si riesce quindi a capire come possa esserci predicazione senza che la cosa predicata sia una e molti insieme vale a dire senza ratio praedicabilitatis, e soprattutto come possa pensarsi una predicazione senza intelletto. Tommaso non distingue come faranno i suoi successori tra universalit di prima e seconda intenzione (essere univarsale essere considerato come universale), dacch ci che intende evitare di attribuire luniversalit alla predicazione, e quindi evitare di far interagire lessenza con lintelletto in modo da mantenerla assoluta. In questo modo, Tommaso nel De ente non esce dallambiguit di fondo riguardante lessenza, se cio essa sia una nozione astratta o un costituente della realt (G. Pini).
ANALISI DE ENTE, C. III

Rapporto tra lessenza (nelle sostanze composte) e le nozioni di genere, specie e differenza1, vale a dire in una sola parola delluniversale. Bisogna anzitutto precisare che la ratio universalis conviene: a) allessenza solo indicata come tutto, altrimenti non potrebbe predicarsi dei singolari; b) allessenza non come realmente esistente fuori i singolari (vd. platonici). Questa essenza significata per modum totius e alla quale conviene luniversale pu essere considerata in due modi: 1. Secondo la sua considerazione assoluta. A questa non conviene nientaltro che ci che cade nella sua definizione: non si dir di questa se sia una o molteplice, se sia nellindividuo o nellanima etc.
N.B. non esclude i modi dessere dellessenza ma astra e da queste ed considerata indipendentemente da

queste.

2. Secondo il suo avere lessere in qualche individuo determinato. Di questo si pu predicare per accidente. Il modo dessere delluniversale (ratio universalis) conviene allessenza secondo quellessere che ha nellintelletto. Infatti non pu convenire a: a) lessenza in quanto tale, infatti alluniversale appartengono la comunanza e lunit che non possono appartenere allessenza assolutamente considerata; b) allessenza secondo lessere che ha negli individui. Infatti, lessenza nellintelletto sussiste indipendentemente da tutte
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Tre dei cinque predicabili di Porfirio: genere, specie, differenza, proprio e accidente.

N.B. differenza e specie sostituiscono la definizione che troviamo nei Topici di Aristotele.

le condizioni individuati e al contempo uniforme a tutti gli individui. Luniversalit gli deriva dal fatto di essere come una similitudine delle cose alle quali si predica, e non dallessere che ha nellintelletto (i.e. una statua molti uomini non perch nella materia ma perch possiede una certa forma).

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