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Riti nelle societ complesse Author(s): Gian Luigi Bravo Source: La Ricerca Folklorica, No.

7, Cultura popolare e cultura di massa (Apr., 1983), pp. 85-95 Published by: Grafo s.p.a. Stable URL: http://www.jstor.org/stable/1479721 Accessed: 29/01/2010 15:02
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Gian Luigi Bravo


0. Mi propongodi dareun contributo in una direzioneche ritengofruttuosa,anchese piuttostospecifica,comequella del rito. La base empiricae fornitada numeroseosservazioni sul terrenoeseguitenegli ultimianni, soprattuttonel Nord del nostro paese. Faro ricorsoa sezioni di apparati o modelliteoricidiversi;ne potrannorisultare talorabruschi salti di livello, ma l'intento e appuntodi cominciare a costruireponti tra essi. Le Note per un dibattitocon le quali AmaliaSignorelli invita a discuteredi culturapopolaree culturadi massa mi appaionoutili e mi trovanod'accordosu piu punti,che sono congruenti con l'impostazione qui adottata.Convendi lavorarea modelli assai piu articogo sull'importanza lati dei rapportitra le cultureo i sottosistemiculturalidi cui sono portatoriclassi, gruppie altri soggetti collettivi diversi, e di ridefinirecriticamente,in base ai fattori attualidi differenziazione, conflitto,questistesintegrazione, si portatoril. Cio costituiscela premessaper superarele concezionisemplificate dellaculturadi massa,dei suoi cain modo piu aderatterie dei suoi effetti; per ricostruire guato la specificitaa livello culturaledei rapportidi dominio, la tipologiae caratteridei comportamenti egemocon sufficientearticolazione e flessibinici; peranalizzare lita le relazionitra le seriedi soggetticollettivie di sottosistemiculturali,relazioniche, purse nel nostropaesehanin formulazioni no trovatoun utilefondamento gramsciane e sono state successivamente elaboratenellaciresianateoria dei dislivelliinternidi cultura2, sono state taloraridotte ad un uso schematicoe rigido del binomio subalternita/egemonia. una realtache ad un tempo si trasforlo, caratterizzano mentrele diversecomma, si conservae si rifunzionalizza, binazionidi macrovariabili societariedannoluogo ad una serie di nicchie differentiin diverso rapportotra loro. IImodelloche qui si proponeper concepirequestaarticolazionee quello costruitogia da parecchianni, e ulteriormente elaborato,anche di recente,da L. Gallino3.La nostrasocietavi appare comeil prodottodellacompresenza di piu formazionieconomico-sociali,che corrispondono a fasi concomitantio successivedi evoluzione;la costituzione e il predominiodi una o piu formazioninuove non di Gallino,e non nellaconcezione implicanecessariamente, ha in effetti implicatoin Italia, la completadisgregazione di quelleprecedenti; cosi oggi possiamoano la scomparsa una una formazione coradistinguere contadina-artigianale, capitalisticamercantile,una capitalisticaconcorrenziale, una capitalisticaoligopolistica,ed infine una statuale. l'intrecciarQuestomodelloconsentedi concettualizzare si, il competereo il convergeredi strutturee processinei diversisistemi o sottosistemi, il distribuirsidi individui, gruppi,organizzazioni, classi, in e tra formazionidiverse: al tempo stesso il riferimento ad un'unitaqualela formazione socialepone le basi per ricostruire i nessi tra sistemi di rapportie sistemi culturali. alOltread utilizzarequesto contributo,svilupperemo cune altreconsiderazioni su aspettipiu generalidella problematica dellacomplessita, alla teoriadell'aurifacendoci dei sistemidel biofisico H. Atlan, che intorganizzazione il rumore?>; troduceil concettodi <complessita attraverso il rumore,cioe i disturbialeatori, non programmati, che introducenell'organizzazione del sistema,han1. Partirodalla problematica della societa di massacome l'ambiente societa complessaper giungerepoi a quella della cultura no in realtasecondo questa concezioneuna funzioneordi massa;mi pareutileinfattilavorare ad uno schemacon- ganizzativapositiva, in quanto il sistemastesso risponda cettualeche rendaconto non solo dei sistemie processicul- articolando,complicandoe rendendopiuivariele proprie e il propriofunzionamento.IIprocessodi autorsociali ai quali essi si colle- strutture turali, ma dei comportamenti del sistemaandrebbe dunquevisto come <<un ganizzazione gano. sia Da questo punto di vista, una societa come quella ita- processodi aumentodella complessitasia strutturale da un'articolazione lianaapparecaratterizzata particolar- funzionaleche e il prodotto di una serie di disorganizzamenteintricatadi culturee di sistemidi rapporti;i vistosi zioni recuperate, seguiteogni volta da una reintegrazione e di piuideboleridonun di variabilita ad livello della di maggiore popogli spostamenti processi modernizzazione, <crisi>all'uno o all'altrolivel- danza?>4. lazione, le stessericorrenti 85

Bravo

E importante osservare come, affinche il sistema reagisca al disturbo autorganizzandosi senza dissolversi, e condizione necessaria che l'informazione circolante nelle sue vie di comunicazione, la sua rete di rapporti, abbia notevole ridondanza; cioe che esso sia gia sufficientemente ricco di elementi e che le relazioni tra questi siano estremamente intricate, <in modo che ognuno di essi possa, in linea di principio, essere collegato direttamente o indirettamenin tal caso la distruzione di informate a tutti gli altri>>5; zione provocata dal disturbo aleatorio in questa rete non implica la dissoluzione del sistema stesso, e puo essere creativamente impiegata come base per la formazione di nuovi rapporti, per la produzione di complessita. Vediamo ora un secondo aspetto della concezione di Atlan, senza preoccuparci ora del suo grado di congruenza o di compatibilita col primo. Riportata al problema della relazione tra sistema osservato e sistema osservatore, la complessita esprime ora il fatto <che non sappiamo, che non comprendiamo un sistema, malgrado un fondo di conoscenza globale che ce lo fa riconoscere e permette di darnon si tratta quindi di una complessita nogli un nome>>; ta, che sarebbe semplicemente una complicazione ordinata, ne di un generico disordine, ma di un disordine che appare <complesso in rapporto ad un ordine che abbiamo dei motivi per ritenere esistente e che cerchiamo di decifrare>>6. Appare interessante questa distinzione tra una complessita data, semplice differenziazione gia nota, non problematica, e una complessita presunta, che si puo ipotizzare funzioni come stimolo e induca una reazione di orientamento nel sistema osservante; ma dato il carattereche Atlan stesso assegna a questo stimolo (significa infatti <che non sappiamo, che non comprendiamo un sistema?), sembra lecito interpretarlo come un rumore, un disturbo che incide sull'osservatore. Quanto all'ipotesi, da parte di quest'ultimo, che esista un ordine da decifrare, non ci pare tanto imputabile ad una caratteristica (che del resto Atlan non chiarisce piu di tanto) del sistema osservato; la presunzione di un ordine, di un riordinamento possibile, ci pare sia implicita nel rapporto rumore/produzione di complessita, cioe nel comportamento dei sistemi che affrontano il disturbo con l'autorganizzazione (anche se certo rimangono da chiarire le condizioni nelle quali il disturbo stimola nel sistema un comportamento di questo tipo e non, ad esempio, di semplice ripetizione di un programma precedente o di fuga). Inoltre un primo elemento di autorganizzazione, sembra suggerisca Atlan, e sul piano cognitivo, della mappa dell'ambiente, se e vero che <<cerchiamo di decifrare>> I'oscura complessita. Osserviamo infine che il processo di riorganizzazione appare in Atlan sempre riflessivo, in quanto implica un rapporto del sistema agente con se stesso, un'azione su se stesso; in alternativa ci pare utile ipotizzare, almeno a certi livelli evolutivi, una produzione di complessita da rumore sia interna, sia esterna a tale sistema, un'autorganizzazione accompagnata da organizzazione dell'ambiente, ovvero una <coevoluzione>>del sistema e del suo ambiente7. 86

Abbiamo cosi configurato uno schema a spirale nel quale la complessita del sistema osservato appare all'inizio come rumore e stimolo, che da luogo nel sistema osservante ad una risposta cognitiva e comportamentale di autorganizzazione e organizzazione, che risulta nella produzione di nuova complessita sia come sviluppo adattivo del sistema stesso sia come complicazione esterna che puo presentarsi nuovamente a un osservatore come stimolo da decifrare. Riferiamoci ora specificamente ai sistemi sociali; nella loro analisi il concetto di complessita e non di rado associato esplicitamente o implicitamente a fenomeni di proliferazione disarticolata e incontrollabile e di caduta di integrazione; qui invece abbiamo messo in evidenza l'aspetto adattivo della formazione di complessita. Allo stesso modo, qui si tratta di un processo in cui il sistema risponde a uno stimolo e produce differenziazione strutturale e funzionale, non di una molteplicita non dominabile che esso subisce e deve invece ridurre8.II disturbo assume una funzione puramente distruttiva solo quando supera la capacita di autorganizzazione del sistema (la sua ridondanza) e ne danneggia l'integrazione con la trasformazione di sempre maggiore informazione, cioe della rete di rapporti, in rumore, cioe in assenza di comunicazione9. In questo caso parleremo propriamente di crisi. Parallelamente, ci sembra discutibile la tendenza a concepire i sistemi societari complessi, e magari in crisi, nei soli termini della contrapposizione tra elites dominanti e un ammasso entropico di atomi individualistici privi di tradizione e di direzione e manipolabili a piacere. Per citare una recente indagine sugli Stati Uniti tradotta in Italia, si constata <l'erosione (...) delle competenze ordinarie dovuta all'espansione di corporazioni tentacolari e dello stato burocratico di cui si servono>>; cosi <il nuovo paternalismo ha sostituito alla dipendenza personale non la razionalita burocratica (...) ma una nuova forma di dipendenza burocratica (...) la dipendenza dell'individuo dall'organizzazione, del cittadino dallo stato, del lavoratore dal dirigente e del genitore dall"'assistenza professionale">>?. Oltre a mettere in evidenza come gli effetti di disturbi e <crisi>> possano essere creativi, produttivi di complessita, e non solo distruttivi per i sistemi interessati, ci pare dunque opportuno richiamare l'attenzione sull'utilita, nell'esame di questi processi, di non vederne il soggetto nei soli sistemi societari complessivi o nei loro centri di governo, ma di ricercare comportamenti riorganizzativi nei diversi sottosistemi, classi, gruppi e individui; con cio si contribuisce a render ragione della compresenza, convergenza o conflitto di processi di accentramento e decentramento, di omogeneizzazione e differenziazione, di controllo e autodeterminazione, che si manifestano pur nella crescente interdipendenza planetaria11. Anche il modello di sistema societario di L. Gallino di cui ci avvarremo, con la sua struttura composita, rimanda non ad una scontata caduta di integrazione, ma alla molteplicita delle comunicazioni circolanti, quindi a quell'ampia ridondanza che puo permettere comportamenti autor-

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ganizzativi(e spiegatra l'altro la capacitadell'attualesocieta italiananon solo a superare su ocrisi?> ma ad<(crisi>) dirittura a prosperare su di esse)'2; al tempostessola coma piu formazionisociali si prestaa essere plessa struttura concepitaquale disturbo/stimoloper l'attivitariorganizzativadi una varietadi soggettiagenti,mentreci consente di delineare anchetra i governati attorisocialidifferenziati al gioco, per i qualitali disture attivamentepartecipanti bi siano appuntoatti a diventare(l'impulsoe le risorseinformazionalisufficienti per procederea nuove forme di e contribuirecosi a produrreanautorganizzazione)>13 ch'essi complessitasociale. Ancoranegli Usa, ma dal puntodi osservazione di Bervede keley, un altro teorico dei sistemi autorganizzantisi addirittura come un carattere dei processistoricidell'ultimo quindicennio la nuovaaffermazione di tendenze all'aue all'autorganizzazione, todeterminazione alla costituzione di strutture apertee liberedi evolversi,ad un'<<intensificazionedellacoscienzaumanache portaa ridisegnare le relazioniindividuali con l'ambiente,sia quelloumano, sia quello naturale>'4. Questo quadrodi riferimentocomplessivoci pone anche in condizioniassaipiu adeguateper individuare e analizzarei cosiddetti <nuovisoggetti>>, cioe i soggetticollettivi che riescedifficiledefinirericorrendo a concezioni classiche (o semplificate)delle strutturee conflitti di classi e ideologie, e che appaionoinvece <legati all'emergere,su scalanazionale o internazionale, di contraddizioni e di conflittiche e piui transclassisti inveceche claspropriodefinire e di ?<classi, o almeno di ceti, forse non proprio sisti>>, "nuovi" ma certo atipici rispettoad una tipologia classica>>'5. L. 2. Nel recentesaggio che tratta Della ingovernabilita criticadi molti luoghicoGallinoadotta un'impostazione munipolitologicie sociologici, che consentetra l'altro un di alcuniaspettidellaquestione.I1 fruttuosoribaltamento e quello di spiegareil consensi sostiene, reale, problema dellasocietanel suo so nei confrontisia del funzionamento insieme,sia del Potere, cioe del <centrodei detentoridel potere politico, definito a sua volta come la capacitadi orientaree piegarela volonta della totalita dei membridi una societa>>16. Infatti, di contro a molte componentidi peggioramento della qualitadella vita, a cominciaredalla pericolosita diffusa della vita quotidiana(criminalita,droga, terroridei serinflazione,dalladecadenza smo), dallapersistente vere espressioni vizi pubblici,non sembranomanifestarsi di dissensodi massa, ma piuttostoprotestesulla distribuzione delle risorsead opera degli attori sociali che giudichino la propriaquotainsufficiente,protesteche possono quindi essere intese come componentio complementidi comportamentidi partecipazione. motivo del consensova riportatoproII fondamentale alla complessitadella nostrasocietaed in particolare prio in numeroseformazionieconomicoalla sua articolazione societariae il suo modo di goversociali;questastruttura

no continuano a goderedi un consensodiffusopercheconsentonoalle unitaindividualie familiarilo <<sfruttamento razionalee sistematico,sia purea diversilivellidi coscienofza, delle miglioriopportunitadi successoriproduttivo ferte dalle differenti formazionida parte di popolazioni in forte sviluppo, sfruttamentoche si attua con l'inserimento rapidamente alternatodell'individuonelle strutture dei rapportisociali tipici di ciascunaformazione>>, con un ritmodi alternanza o <<pendolarita>>, che variama che ?per molti e sicuramentequotidiano>>'7. Questo sfruttamentocumulativo di <formazioni socialistoricamente differenti,che il modello classicodell'evoluzionesociale voleva in irrimediabile conflitto>>, permette<a chi vi partecipa di svolgere,ad esempio,una funzionepubblicanel poe di fruireversoseradell'assistenza senmeriggio, pubblica, za mai diventarein modo permanente funzionario,o imprenditore,o assistito>>8. L'attore capace di questa alternanzacostituirebbeun <nuovo caratteresociale>, via via piu diffuso; lo definirebberola scarsitadi motivazioniespressivedi contro al di quellestrumentali e un'attitudine al semplice prevalere calcolo di costi e benefici, a prescindere da investimenti affettivi piu profondi;ci6 gli consentirebbe percorsiagili e non ostacolati da legamitenaci dall'uno all'altro sistema di rapporti differentiquandonon contrastanti, con l'unica prospettiva unitariadella massimizzazione delle proprie opportunita'9. Ma in questo modo diventanoassai precariel'identita della personae la sua identificazione con altri;l'alternanza dissolvevia via la ?connessionetra posizionee indivimentre duo, tangibilenelle formazionisociali coerenti>>, <la personacome centrodi un'identitae di un'identificazione ha cessatodi esistere,lasciandosidietrostrategieindividualie frammentidi forza lavoro, di tempo, con cui alimentauna costellazionedi posizioni sociali a nessuna dellequalie in qualchemodo legata>>, con la conseguenza di un'<assenzadi intelligenza,di motivazione,di responsabilita - nel senso minimo di "qualcuno che risponde"' >20.

in questaevanescenza dei goProprioin quest'assenza, vernati, starebbeallora il problemadell'ingovernabilita; i comandidel Poteretoccano posizionii cui occupantisono troppo intercambiabili e sfuggenti. E tuttaviaquesto statodi cose e e continuaad essereeffetto propriodel comdi talePotere,chenon legittima portamento dall'alto,esplicitamente o implicitamente, nessuna formazione economico-sociale <comemodellodi sviluppo,o stadionecessariodi modernizzazione, o ineliminabile sub-struttura storica>>, ponendo cosi le basi per una societa nella quale il confrontotra modellitende a manifestarsi sul piano individuale piuttostoche di progettopoliticoe quindila <pendolarita>> strumentale tra formazioniacquisiscerazionalita21.

3. I1modelloteoricoche abbiamoqui sintetizzato,mentre offre una riccaarticolazioneconcettuale,con particolare riferimentoal caso italiano, stimola una varietadi rifles87

Bravo sioni sulle cosiddette societa e culture di massa. Vediamo ora di svilupparne alcune. L'effetto di non legittimazione di alcun modello di formazione sociale che discende dal comportamento del Potere puo essere distinto in due componenti. Da un lato, se accettiamo alcune ipotesi gramsciane di fondo, cio equivale a trattenere tutta una serie di esperienze e di attivita cognitive e organizzative dei governati in condizioni di subalternita, quanto piu se ne afferma e legittima la frammentarieta e disorganicita, quindi il carattere di folclore in senso stretto22. Dall'altro pero sembra emergere la rinuncia ad accompagnare o sovrapporre ad esse elementi di una concezione del mondo o della societa, dominante nel senso di congruente con gli interessi e fini del Potere, che secondo le stesse ipotesi ne sarebbe il complemento, realizzando in positivo una situazione di egemonia. Avremmo dunque un comportamento del Potere, non ci interessa ora in quale misura programmato e consapevole, il cui fine e solo o prevalentementela folclorizzazione persistente e sistematica delle esperienze e delle teorizzazioni dei subalterni. La rinuncia alla proposta di un modello egemonico per puntare tutto sulla frammentazione puo essere connessa ad effettive difficolta di elaborazione concernenti sia il rapporto del Potere con gli intellettuali, sia il verificarsidi grossi eventi che fanno perdere di presa molti miti di progresso e di benessere su cui si e fatto prima ampio affidamento, sia la complessita della societa in tutta la sua articolazione, varieta e opacita. E tuttavia abbiamo osservato che proprio questa articolazione fornisce al tempo stesso le basi per il consenso quando la liberta di alternanza tra l'una e l'altra formazione consente agli individui di sfruttarne le opportunita. Cosi anche la delegittimazione di tutte da parte del Potere puo indicare non solo in negativo la difficolta a elaborare concezioni del mondo egemoniche ed a farle accettare, ma, in positivo, la capacita di proporre e diffondere valori e opinioni che presentino un certo tipo di congruenza con il comportamento di alternanza e al tempo stesso gli conferiscano un orientamento specifico: individualismo atomistico, precarieta e relativa casualita dei sistemi di rapporti sociali in cui ci si trova via via inseriti, basso tenore di investimento affettivo, atteggiamento di strumentalita, di rapina verso gli altri, la societa, la natura, il tutto come premessa e conseguenza dell'assenza di alternative di fondo. Ad un livello di maggiore elaborazione concettuale troviamo, nelle teorizzazioni di molti intellettuali sulle <crie sulla ingovernabilita, la stessa ambiguita; da un lato si>> il riflesso della difficolta a organizzare e dirigere a livello culturale, ed a programmare e portare a termine le operazioni di ricerca e analisi che ne sono il fondamento; dalI'altro, in piu casi, la presentazione ad uso delle categorie piuiscolarizzate di teorie che giustificano e fondano le pii o meno reali difficolta di governo, di organizzazione della produzione, di amministrazione dei servizi ecc., e ad un tempo sanzionano in modo piu elaborato la vacuita di al88 ternative che non siano semplici alternanze in un universo totalizzante immutato nel suo (quanto preteso?) sfacelo. Quest'attivita teorica puo acquisire pero una funzione piu generale ed organica se e vera l'ipotesi che la sistematizzazione di settori della concezione del mondo colta in campo filosofico, etico, religioso, politico, costituisca una condizione importante per l'effettivo mantenimento della disorganicita e frammentarieta nelle concezioni dei governati23. Cosi passano nuovamente contenuti in positivo. A questo livello pero si pongono i contatti tra la cultura ?dominante>, che abbiamo definito quella congruente con fini e interessi del Potere, e che abbiamo riconosciuto come quella della precarieta, della strumentalita, dell'assenza di alternativae delle crisi, e quella del Potere stesso, in quanto presumiamo riconoscibile un minimo comun denominatore di valori e orientamenti tra le classi, gruppi, coalizioni e organizzazioni che lo costituiscono. Questi contatti possono presentarsi come ampie sovrapposizioni solo in presenza di un piu esplicito processo egemonico, della legittimazione di un modello articolato di societa e di vita. Nel nostro caso e possibile che anche al livello di questi valori e orientamenti si manifesti nuovamente 1'ambiguitatra crisi strumentalizzata e crisi vissuta. La stessa ingovernabilita viene quindi a presentarsi come un concetto a pii dimensioni che puo essere riferito sia alle strutture societarie, sia alle strategie di governo e di mantenimento (o almeno di perdita non univocamente orientata) del consenso, sia infine alla stessa cultura soggettiva del Potere. L'analisi fin qui condotta non solo ci consente di concepire queste strategie nella prospettiva di un recupero dei disturbi mediante riorganizzazione da parte del Potere, ma anche di avanzare un'ipotesi di definizione della cultura di massa: essa e appunto la cultura proposta nell'ambito di tale recupero della <<crisi>, quella ideologia della precarieta, strumentalita e assenza di alternativa intesa ad orientare diffusamente le esperienze della complessita. 4. Esaminiamo ora pii attentamente i governati, partendo dall'ipotesi di Gallino quanto alla base del loro consenso, ma sviluppando inoltre la nostra ipotesi che tale consenso e il modo stesso di fruizione dell'alternanza siano condizionati dalla cultura di massa come l'abbiamo appena definita. In particolare questa alternanza tra formazioni sociali non ha luogo in un vuoto di interpretazione, ma in rapporto ad un'ideologia dominante con la quale essa non puo non misurarsi. In questo quadro il carattere sfuggente, la deresponsabilizzazione dei governati, saranno visti non solo come causa ma anche come prodotto del modo di governo, non solo come condizione dell'ingovernabilita, ma come conseguenza della diffusione di un preciso modello di utilizzo della complessita; o meglio, diremo che i fatti di sradicamento, di mancata, difficile o precaria identificazione con posizioni sociali in formazioni specifiche, pongono dei problemi di governo che trovano almeno parzialmente una ri-

Riti nelle societd complesse sposta nella pratica della delegittimazione dall'alto di tutte queste formazioni. Di pii, si puo osservare un incoraggiamento, oltre che nei discorsi nei fatti e nelle omissioni, all'uso strumentaledell'alternanza, una complicita e un lassismo che riconfermano sperimentalmentetale delegittimazione mentre smentiscono ogni possibilita di alternativa accomunando tutti nelle colpe e negli effetti, nei danni e nei vantaggi; nell'assenza di un controllo egemonico in senso forte, anche etico, si persegue o si ottiene cosi una randomizzazione e frammentazione degli orientamenti e comportamenti di dissenso e di ribellione. Questa situazione puo dar luogo ad un'accentuazione nei messaggi della cultura di massa nel senso di una vera e propria devianza, che porta lo strumentalismo dal disservizio alla concussione all'improduttivita fino al limite della guerra di tutti contro tutti; cio conduce pericolosamente verso la soglia piu bassa gli stati di sicurezza e di integrazione del sistema societario, e tuttavia, fino a che non provoca catastrofi in questi stati, ha al tempo stesso una funzione fondamentale di integrazione, appunto in quanto successo e conferma di quegli stessi messaggi, mentre sembra fondare l'esigenza di un Potere in quanto garante di un minimo di sicurezza. Ma questi comportamenti devianti non ci paiono tipicamente autorganizzativi e innovativi. Invece appare tale l'esercizio della pendolarita in quanto risposta attiva, abile anche, ai problemi di sopravvivenza nella complessita e attraverso di essa, risposta mediante la quale il sistema individuale reagisce agli stimoli/disturbi provenienti da questa complessita, elaborandoli in comportamenti di maggiore varieta e articolazione. Come abbiamo osservato, e probabile che tale elaborazione implichi un momento di autorganizzazione a livello cognitivo. Piu in particolare osserveremo come la pratica dell'alternanza presupponga l'esperienza di formazioni sociali diverse, la riorganizzazione di una loro mappa, I'attuazione di comportamenti di soluzione dei problemi e di verifica empirica, infine la rimessa in gioco di programmi di azione e di valori in precedenza dati per scontati (cioe una diminuzione della loro ripetitivita, della loro sovrapposizione, cioe di quella che abbiamo definito <ridondanza>>). cesso della cultura di massa nella delegittimazione dei valori di tutte in quanto tutti li mobilizza. Ma tutto cio ha anche rimescolato programmi e modelli, liberato energie, creato esigenze di orientamento e di identita - tutti leggibili come stimoli alla riorganizzazione. Se a questa riorganizzazione attribuiamo i caratteriche abbiamo appena messo in evidenza, se la consideriamo un processo creativo di produzione di complessita nel sistema e nell'ambiente, ci pare lecito ipotizzare che la interpretazione dominante di questo processo, la cultura di massa, riesca ad affermarsi in misura varia e solo parziale; che valga quindi la pena di ricercare interpretazioni differenti o alternative, forme non solo strumentali di pendolarita, nuovi tipi di identita. Questi potranno presentarsi in modo segmentato o precario, ma anche assumere un'inedita organicita proprio legata ad esperienze diffuse di pendolarita. In questa luce puo essere ripreso il tema dell'emergenza dei cosiddetti <nuovi soggetti?, o almeno di parte di essi; il loro delinearsi non apparira come il riaffiorare di identita messe in ombra in fasi storiche precedenti, il semplice ritorno di forme di appartenenza e di coscienza collettiva su base etnica, locale e comunitaria, religiosa, su scelte neorurali o naturistiche. In una societa nazionale e in un sistema mondiale in cui e scomparso l'isolamento e l'interdipendenza e sempre piu profonda25, questi soggetti sono nuovi in quanto si costituiscono attraversandone, producendone la complessita. La prassi dei pendolari puo dunque generare risposte, alla cultura di massa, che con essa competono o ad essa si oppongono, anche riorganizzando in modo originale elementi culturali e comportamentali di eta e di provenienza diversa, in un esperimento <naturale> di costruzione di caratteri sociali nuovi e del tutto attuali. Definire l'insieme dei loro apporti culturali <nuovaculanche se provvisoriamente utile, significa pero catura>>, ratterizzarli in modo solo negativo, come diversi da sistemi simbolici precedenti; ne si puo usare tranquillamente il termine di <cultura popolare>. Certamente nell'agire sociale di questi soggetti, nei termini qui analizzati, sembra distintiva una piu ampia emergenza ed una piu consapevole attivazione di processi di autorganizzazione. Questi loro caratteri li collegano a quei nuovi attori che sono certi gruppi o categorie soprattutto femminili e giovanili; anche questi sono in qualche modo liberati dai fenomeni di sradicamento, di disorientamento e di affermazione della cultura di massa, e, almeno nel nostro paese, quando pure non sono <pendolari> tra formazioni nel senso forte, o a finalita strumentali, ne attraversano spesso gia nella vita familiare i diversi territori e sottosistemi di cultura. In questa prospettiva di analisi dei nuovi soggetti si possono riformulareo porre ex-novo varie questioni; specificarne tipi e caratteri in riferimento allo schema della struttura e processi societari qui assunti; elaborare ipotesi sui sottosistemi di cultura di cui essi si fanno portatori e ricercarne i rapporti con altri sottosistemi, e in particolare con la cultura di massa; esplorare le componenti di sintesi e di progetto a confronto con quelle delle rappresentanze 89

In secondoluogo noteremoche almenoalcunidei comportamentidei pendolarihanno un effetto di produzione che cosi si trasformacon esdi complessita nell'ambiente, si. Cosi i lavoratoriche hanno un secondolavoro, o bioccupati,costituisconoquasisempreesempitipici di pendocon il lari tra formazionieconomico-sociali,e certamente hanno un peso notevole nel modifiloro comportamento Vedremopoi care le condizionidel sistemaproduttivo24. del altreformedi riorganizzazione se potremoindividuare sistemaambiente. ora ad alcunicaratteridei governatiin rapRitorniamo dominantee la prassidellapendolacon l'ideologia porto ritenereche si sia verificato rita. Possiamoeffettivamente della personada una precisapoun riuscitosradicamento sizionein una sola formazionesociale, ed un relativosuc-

Bravo politiche piuiaffermate; indagare le esigenze che vi si esprimono e gia vi si soddisfano. CiG sarebbe utile anche al fine di prefigurare in quale direzione possano evolversi forme di coscienza collettiva piu familiari e gia consolidate come oggetto d'analisi26. Ci interessa invece, in questa occasione, sviluppare ulteriormente le nostre considerazioni sulla problematica dell'alternanza di formazione sociale, facendo ricorso, su un aspetto particolare ma non secondario, all'esperienza di varie e ripetute osservazioni sul terreno di feste tradizionali del ciclo calendariale27. 5. Si e notata gia da alcuni anni una revivescenza della cerimonialita, in particolare della festa, che talora assume le forme vere e proprie di un revival delle tradizioni, specie di quelle contadine o comunque preindustriali; feste e cerimonie riacquistano diffusione e importanza o le acquistano ex-novo, mobilitando energie, risorse, gruppi, organizzazioni. Almeno una componente di questo processo puo essere fatta rientrare nello schema di analisi qui proposto e contribuire a specificarlo. A tal fine e pero necessario proporre ora una definita ipotesi sulla funzione del rituale; la trarremo da una elaborazione recente, nella quale essa fa parte di un insieme assai piu ampio e articolato di modelli concettuali che interessano anche e in notevole misura gli aspetti comparativi (rituale animale) e fisiologici del rito28,e la riporteremo qui in forma sintetica. Considereremo dunque il comportamento rituale - nel quale evidentemente rientrano le feste e cerimonie che qui ci interessano - come una sequenza comportamentale strutturata che ha componenti di ripetitivita e di ritmicita e che tende a ripetersi con qualche tipo di regolarita; la sua funzione e di coordinare i processi affettivi, percettivi, motori e cognitivi (nell'uomo e alcuni animali superiori) nei singoli individui partecipanti e di coordinare e sincronizzare tra essi questi processi; ovvero di facilitare l'interazione ordinata tra gli individui, tra un individuo e la sua nozione di divinita e tra un individuo e se stesso nel corso del tempo. Mi pare coerente con l'impostazione degli autori ai quali qui mi rifaccio, e che trattano il rituale prescindendo dalle particolarita storico-religiose, estendere il concetto di divinita e parlare pii ampiamente del rapporto dell'individuo con i suoi valori fondamentali. Si dovra osservare a questo proposito che nel rituale umano la componente cognitiva e fondamentale e si traduce sostanzialmente nel suo nesso strettissimo con il mito, inteso appunto come una rete di significati, di simboli, una matrice cognitiva fondamentale. E tuttavia questo non esaurisce il rito, che ne e una realizzazione comportamentale e ne supera l'elaborazione mentale, testuale, che da sola puo proseguire fino all'esaurimento, senza una soluzione, in una esperienza di vita complessiva ed intensa che gia lo instaura e risolve29. Tentiamo una prima elaborazione di questa ipotesi in rapporto a strutture e processi della societa e cultura di massa come le abbiamo qui schematizzate. Appare ben 90 spiegabile in questo contesto lo sviluppo di feste e cerimonie; di fronte alla crescita della complessita sociale, che abbiamo interpretato non solo come effetto della riorganizzazione e complessificazione di strutturee funzioni, ma anche, rispetto agli individui agenti, come aumento di opacita, di disordine, vengono a porsi sempre piu in primo piano i problemi di orientamento dell'individuo rispetto a se stesso, ai propri valori fondamentali e agli altri, come pure di coordinamento dell'azione collettiva nella precarieta e fluttuazione dei ruoli; e questo e tanto pituvero quando egli e impegnato in un processo di riorganizzazioneche tende a ridurre la ridondanza, cioe la sovrapposizione e ripetitivita di modelli e valori. In particolare per i <<pendolari>) da posizione a posizione, da formazione a formazione, tali problemi diventano fondamentali. In primo luogo la cerimonia viene ad assumere la funzione importantissima di orientare in modo appropriato, in ogni nuova situazione, i comportamenti, i punti di riferimento, il linguaggio, i valori di questi attori sradicati da una posizione singola, conferendo loro identita, sia pure successive e precarie, che riescano a fondare, stabilizzare ed organizzare le diverse alternanze. In secondo luogo, se accettiamo l'ipotesi che nei loro spostamenti sul territorio e nello spazio sociale essi possano anche ricercare e produrre nuove collettivita e identita, la cerimonia diventa un fattore chiave di questo lavoro di orientamento e di coordinamento, di costruzione di miti - nel senso appena citato - e di risoluzione di questi nel rito. Nei due casi esso si accompagna e sovrappone dunque al comportamento pendolare, che abbiamo definito come una forma di produzione di complessita, e quindi di riduzione di ridondanza, producendo una nuova ridondanza che contribuisce a consolidarlo e a creare integrazione entro l'attore e tra gli attori sociali. Nel secondo caso, tuttavia, il rito da luogo ad un'ulteriore complessificazione nelI'agire di questi, e nella societa; coll'emergere di nuovi sistemi simbolici e di comportamento, esso assume una sua funzione creativa nella costituzione di attori nuovi, singoli e collettivi30. In questo quadro si pensi all'importanza che hanno assunto, per emigrati e pendolari - ora nel senso usuale del termine -, i ritorni per le feste natalizie, pasquali ecc., le stesse energie spese per le feste patronali, di santuari, i carnevali. Ma teniamo presenti anche le forme nuove, spesso intessute di riproposta, di revival, di elementi tradizionali, talora arcaici e del tutto scomparsi, nelle quali il sistema di comportamenti e simboli che risulta complessivamente costituisce una ricombinazione originale e propone quelle forme di identita, quelle linee di orientamento e lettura della realta, quei miti che si vanno elaborando per entro l'opacita del disordine. Ci sembra interessante ricordare qui anche il caso del nuovo affiorare di elementi di coscienza etnica e etnolinguistica nella montagna del Nord Italia, con particolare riferimento al Piemonte31:la presenza di patois locali che rientrano nella langue d'oc e di tratti culturali alpini, del

Riti nelle societd complesse

restoabbastanza diffusi anchein altrezone, si presentain questevallate senzala memoriastoricane le traccestrutturalidi processidi integrazionenazionaledi qualcheridellaparlatacome elementoforlievo;la stessapercezione etnica te, relativamente consapevole,di contrapposizione a piemontesied italiani, e fatto quanto mai recenteed e diffusa ad operadi un numeroancorarelativamente limitato, anche se non insignificante,di intellettuali.E tuttavia in valli alpinemesse a soqquadrodallo sviluppodella di organizzazione regione,e spessoassaiscarsedi tradizioni e mobilitazionepoliticacome quellecuneesi,questaidentita etnica del tutto nuova conosce momenti di affermacozione, si formanogruppi,centri,si eleggonoconsiglieri munali;e si tratta in genere, conformementealla nostra ma di giovani<penipotesi, non di categorieconservatrici dolari>che riportanoalla montagna,al patois, alle tradied esigenze,miti,nati zioni, all'etnia<occitana>, esperienze attraversando e vivendola complessita. i significativo che, nel quadrodellaloro attivitae della ripresadelletradiziolo studio delle feste32 e ni, assumaparticolare importanza cerimonie,e la loro rivitalizzazione, trasformazione,invenzione:matrimoni,celebrazioni natalizie,dell'epifania, pellegrinaggi per la VergineAddoloratain luglio, feste e incontricon gruppialpini e provenzali,il tutto con l'uso di lingua<<occitana>>, la ripresa o imitazione di musiche tradizionali o la proposta di nuove. Non analizzeremo ora i valorie gli orientamenti politici non univoci, le proposte culturali,che si esprimonoe si mescolanoin questeoccasioni,ne le basi comuni,che forse corrispondono ad esigenzee processidi autodeterminazione originale,di difesa dell'ambientee delle tradizioni come difesa della possibilitadi costruireun proprioprogetto e un propriorapportocon il passato, la natura,gli altri. Ne infine aggiungeremo ipotesisugliinteressiin gioai rapporti di classe,che certohanco, anchein riferimento no un loro, variabilepeso, ma che non abbiamoora fatto rientrare nel nostroschema.Riteniamo peroche tuttaquesta revivescenza etnicaed etno-linguistica possa essereletta utilmentenel quadrodella complessitae dell'alternanza di formazionisociali, mentrecerto non puo essereridotta alla sola dimensionedel rito. Ma consideriamo ora qualchecerimoniaspecifica,senza proporci invecedi costruirne unatipologiain riferimento allo schemaqui adottato;esamineremo piu nei particolari due casi, cercandodi ricostruire funzioni le due principali messe in luce, quella di favorirela permutazionedi formazionesocialee quelladi contribuire alla costituzionedi simboli e comportamenti innovativi33. Ci si pub chiedereperchea questefunzionirispondano cosi spesso cerimoniedi tradizionepopolare, quasi sempre contadina, ricchedi connotazionelocale, etnica, comunitaria,e percheelementidello stesso tipo compaiano Certouna anchenellenuovecombinazioni. frequentemente rispostapuo essere cercata nella storia del rapportocitta/campagnanel nostro paese, con tutta la sua ambivalenza. Cercheremo piuiavantidi dareun significatospecifico alla funzionedi questielementinelle feste considera-

te; qui ci limiteremoad osservareche essi sono oggi sufficientemente familiari,ed al tempo stessolontani(peril relativo successodella culturadi massa), da poter esserericombinatipiuttosto agevolmentecome comportamenti e simbolidi radicamento di una e identita,di appartenenza, collettivita e caprofondae anticadi controalla precarieta sualitadelle aggregazioni puralegate a un pendolarismo mente strumentale e alle cerimonie del costume dominante34. Le culturetradizionalioffrono inoltre cicli festivi gia elaborati,talora ancorapresentialla memoria, in generecon una ricca articolazione. senza soluTale e il caso di una cerimoniaconservatasi zione di continuitanella montagnatorinese, la danza degli Spadonaria Giaglionein Val di Susa, che oggi appare inseritain diversesolennitadel calendario liturgico;vediamola nel testo ormai unico che essa costituiscecon la festa patronale di S. Vincenzo,il 22 gennaio,un periodoche eracon ogni probabilitY delladananchequellooriginario za. L'analisidel testo della festa, infatti, permettedi distinguere,accanto ad una parte che rientranella liturgia ufficiale, e che qui constadi una messae di unaprocessione intornoallachiesacon le reliquie del santopatrono,una serie ancoraorganicadi elementiriconducibili ad un rito della fertilitaall'iniziodell'anno; agrariodi propiziazione tra questi i principaliappaiono oggi: gli Spadonari,con il loro costumefiorito e multicolore,e le lunghespade;la gestualitache si esprimenelladanza;il bran, un'altaintelaiaturalignea a forma di fuso panciuto, con l'estremita inferiore tonda sullaqualepoggiaun pane,e ornatodi fiori, nastri, uva, spighe;la simbologiadel grano, del vino, dei fiori, che si ritrovanei costumi,nel brane il suo pane, in un altro pane distribuitodurantela messa.35. In questa festa patronalela celebrazionenon cristiana officiata dagli Spadonari ha spazi distintie autonomi:un convito iniziale, un corteo con danze, una serie di danze dopo la processionee la messa, un altro corteo e un convito finale. Oggi i Giaglionesi,a partei vecchi in pensiotutti lavoratoridipendentioccupane, sono praticamente ti fuori del paese, anche se gli uni e gli altri praticanoancora formedi agricoltura e allevamento a tempoparziale. Gli Spadonarisono giovani e non sono, quindi, pitucontadini. Ma essi continuanoa danzare,e con essi la popolazione partecipaampiamente,anche attraversole molte locali (banda, pompierivolontari, piccole organizzazioni in occasionedelconfraternita, coro, ecc.). Naturalmente la festa abbiamo numerosealtre tradizionicerimoniali: domenicabanchetti,bevutein compagnia,abbigliamenti li, danze moderne, ecc. In tutto il complessodi rapporti in quantoatdel tempo festivo i Giaglionesiintervengono tori individuatiper caratteristiche personaliascrittee tradizionali,la famigliae sue qualita,la residenza,che e anche proprietae stirpe, la collocazionenei gruppidi eta e altri ruoli diffusi comunitari;la stessa distribuzione delle partipituimportantisegue, per gli Spadonari,linee familineelocalidi famiglia,residenza liari,peraltriprotagonisti e classi di eta. dei comportamenti ritualirappresenta L'insieme dunque
91

Bravo in modo evidente una struttura di rapporti su base contadina, comunitaria, familiare, tradizionale; lo spazio ampio e autonomo lasciato alle componenti non cristiane del rito, a danze, cortei, conviti di cui sono protagonisti gli Spadonari non rimanda per6 evidentemente ad una funzione propiziatoria attuale. La costituzione rinnovata e rituale di questo spazio puo essere considerata anch'essa come rifunzionalizzata oggi all'instaurazione di comportamenti coordinati tradizionali e radicati nella comunita e nel passato contadino. Tutto questo orienta periodicamente ad una fruizione di rapporti, risorse e valori - di solidarieta e interazione familiare e paesana - che sono della formazione contadina-artigianale, e che sono vissuti dai Giaglionesi in alternanza con quelli delle formazioni pii recenti entro le quali essi passano un'altra parte del loro tempo. Lo spazio autonomo degli Spadonari manifesta quindi in modo piu evidente una funzione complessiva della festa patronale, proprio in quanto ne mostra e accentua i caratteri tradizionali e - secondo espressioni raccolte sul mentre la relativa rarita di elecampo - <non normali>>, menti arcaici di questo tipo contribuisce a fondare, attraverso la sua particolarita, elementi di identita legati ai comportamenti rituali, da mettere in gioco nei passaggi tra le formazioni. Valori, simboli, comportamenti tradizionali, che abbiano resistito all'impatto dell'intensificarsi di questi passaggi, della caduta dell'isolamento, possono dunque risultarne rafforzati e arricchiti di senso, fino ad essere sperimentati come alternativio contrapposti a quelli cui ci si adegua nelle altre formazioni. Cosi a Giaglione la celebrazione di questa festa <non normale>> puo essere in via di diventare anche esperienza e fondazione di uno spazio di autodeterminazione nella scansione del tempo e delle cerimonie che la segnano; intanto, in alcuni membri della comunita, la loro realizzazione pare gia assumere caratteri di scelta e ricombinazione (come nel caso della recente ripresadel bran, che da alcuni decenni non compariva piu nel rituale). Se le cose stanno cosi, sia la danza, sia una serie di simboli della tradizione locale che abbiamo riportato ai riti agrari di inizio d'anno, subiscono un processo di reinterpretazione innovativa; anche gli elementi cristiani ufficiali e popolari della festa, proprio in quanto connessi alla celebrazione del patrono, ad una cerimonia di religiosita locale e contadina, e quindi senza che cio implichi una perdita della loro valenza religiosa, si prestano a diventare segni dello stesso tipo. E tuttavia la diffusione di un atteggiamento di revival, di ricostituzione di piu integre feste e cerimonie, l'attenzione agli elementi di tradizione pii arcaica e la loro restituzione, che abbiamo rilevato manifestarsi ampiamente, ben al di la del caso citato del bran a Giaglione, inducono a pensare che proprio a questi elementi si tenda maggiormente ad attribuire una funzione di orientamento e di stabilizzazione di identita, che essi sono adatti a ricevere per la forte carica locale, tradizionale, originale, accanto ad una relativa indeterminatezzadi senso. In conclusione, oggi 92 in molti casi saranno proprio i testi ed elementi piu arcaici che, lungi dal presentarsi come sopravvivenze, risponderanno ad esigenze nate nella complessita sociale e nei passaggi attraverso essa, e risulterannoin non pochi casi quelli ripristinati piu di recente. A Giaglione non e agevole ricostruire una matrice cognitiva del rito piu organica e articolata dei vari elementi che si e cercato di mettere in luce. Esaminiamo ora un caso diverso nello stesso ambito regionale: una cerimonia completamente scomparsa per alcuni anni e poi riproposta da un gruppo locale. Siamo a Magliano Alfieri, nella pianura del Tanaro, tra le colline, non lontano da Alba (Cuneo), in un paese di campagna con una minoranza consistente di contadini e il resto operai e impiegati, principalmente nelle aziende dell'Albese. La cerimonia e la cosiddetta questua delle uova, anch'essa riconducibile, all'analisi demologica, ai riti di fecondita d'inizio dell'anno produttivo; nelle notti della Quaresima, gruppi di giovani giravano per le colline, entravano nelle aie, chiedevano uova in dono con strofe cantate, ringraziavano cantando se le ottenevano, in caso contrario maledicevano; a volte i doni erano piu vari e abbondanti, o si era ricevuti nelle case con offerta di vino e cibi; i giovani dei due sessi potevano cominciare a vedersi e conoscersi e per molte cascine isolate questa finiva per essere una scadenza piacevole e attesa. II gruppo che ha ripristinato la cerimonia e composto di maglianesi, quasi tutti giovani, non giovanissimi, di entrambi i sessi; pochi i coltivatori anche se il leader e uno studente contadino; per la maggioranza si tratta di impiegati, operai, studenti, insegnanti. La loro attivita e stata molto seria e intensa, ed e ormai nota e seguita a livello regionale: essi costituiscono un coro che ha riproposto pubblicamente vari aspetti della tradizione, sono intervenuti con forza in difesa dell'ambiente e dei monumenti locali, collaborano all'opera di Italia Nostra, hanno creato un museo e schedato vari elementi della cultura materiale, anche in rapporto col Ministero dei Beni Cultuiali, ecc. Se altri gruppi nella regione si sono impegnati in alcuni di questi tipi di lavoro, questo li riunisce in un complesso organico ed esemplare, tanto piu che esso non si costituisce nell'isolamento o in polemica con la comunita ma nella ricerca di rapporti e di iniziative comuni (con la scuola, il parroco, la Pro-loco ecc.); infine esso, o almeno parte dei suoi membri, non ignora le problematiche di politica locale e nazionale, ma partecipa attivamente anche attraverso un giornale locale. II ripristino della questua delle uova e stato scelto consapevolmente, gia parecchi anni fa, come momento di resistenza alla penetrazione dei costumi urbani e agli effetti disgreganti che erano percepiti in sede locale. La cerimonia, con il suo vagabondaggio periodico tra le colline, si prestava in modo particolare a riallacciare sistemi di rapporti e di usanze tra i compaesani, e coglieva le famiglie riunite per il riposo notturno. La questua fu studiata e ricomposta, reimparata, in base ai ricordi di almeno alcuni membri del gruppo, e inter-

Riti nelle societd complesse

vistando gente anziana. Come grosso elemento innovativo, alla cerimonia cominciarono a prender parte anche le ragazze. La cosa fini per avere successo ed essere nuovamente attesa, mentre a Magliano e in vari altri paesi della Langa via via altri gruppi ricominciavano a praticarla, a ritrovarla come scadenza abituale nella quale si animava, di notte, la collina. Abbiamo dunque questuanti, dei quali solo una piccola minoranza e contadina, che portano una cerimonia comunitaria e contadina in cascine spesso abitate da impiegati, operai, studenti, che solo parzialmente lavorano ancora la terra insieme ad anziani pensionati e donne. I Maglianesi, come gia abbiamo visto a Giaglione, instaurano con i nuclei familiari dei loro compaesani un sistema di comportamenti rituali tradizionali; qui pero esso e ancora piui fortemente caratterizzato in senso contadino, sia per la mancanza di una parte religiosa ufficiale celebrata dal clero, sia perche il padrone e la padrona della cascina vi intervengono in quanto produttori e proprietari, che dispongono dei loro beni quanto basta per redistribuirli attraverso la cerimonia. La spesso lunga richiesta, la famiglia che si risveglia e accende una luce esterna, poi l'uscita sull'aia, il confronto col gruppo questuante, il dono, il ringraziamento,ci presentano una famiglia unita produttiva di contro ad una temporanea associazione rituale comunitaria, anche e proprio oggi quando essa in realta non lo e piu, o meglio lo e in modo assai piu mediato e complesso. Daaltro lato gia la presenza delle ragazze, che e contro la tradizione, le persone dei questuanti che sono noti come non contadini, e talora lo mostrano nella stessa cura di ripristinare particolari tradizionali, e la precedente soluzione di continuita nel rito, che appare percio a tutti come un reale ritorno o riproposta, accentuano l'attualita della sua funzione, la sua intenzionale reinvenzione. Anzi questa attualita trova base e conferma proprio nel carattere fortemente contadino del rito che a sua volta tende a salvaguardare. II canto e gli elementi simbolici materiali, in particolare le uova, anche qui non possono certo essere letti oggi come residui, ma come segni che servono a qualificare ulteriormente l'universo simbolico e comportamentale del rito, come marcatori relativamente disponibili di collocazione sociale di identita. Cio e confermato dal fatto che talora si portano ormai nella questua oggetti rituali (come la capra in legno) che originariamente fanno parte dell'inventario di altre cerimonie. La nostra analisi fa dunque apparire evidente la funzione, che assume la questua delle uova, di creazione di ridondanza, cioe di orientamento e coordinamento a comportamenti e valori, connessi all'uso delle risorse della formazione sociale contadina-artigianale. Tuttavia la matrice cognitiva di questo gruppo di ripropositori e certamente piiuampia ed articolata, e implica la ricerca di valori e forme di identita nuovi, come e testimoniato dalla loro presenza attiva e multiforme nella comunita, e dalla loro adesione ad un quadro di riferimento composito che compren-

de almeno elementi di democrazia politica, di ecologismo, di neo-naturismo o ruralismo, di raccolta, studio, difesa e ripristino della storia, tradizioni e monumenti locali. E interessante chiedersi quanto questo mito innovativo trovi una specificazione e mediazione rituale nella questua; se esso venga rappresentato, sperimentatoe quindi reso collettivo come esperienza cognitiva e affettiva propriamente cerimoniale; se infine nella comunicazione tra gli organizzatori e il resto della comunita trovino fondamento processi autorganizzativi, produttori di nuove identita e collettivita. Si tratta di una questione di importanza pi/ugenerale, ma nel nostro caso una prima risposta implicita puo essere data dai gruppi che via via cominciano a ripercorrere le strade notturne della questua.

Note Su questo punto v. anche A. Signorelli,Culturapopolare e 1 (1980),in particolaricercafolklorica>> <<La modernizzazione, re le pp. 76-77. 2 dalleprime, Di tale teoriasono disponibilivarieelaborazioni: come Aspettidella ricercafolklorica,<Annalidel MuseoPitre? dei dislivelliinterni XI-XIII(1962),pp. 33-51, in cui la presenza dellastoricitadellaculcomeelementoimportante e riconosciuta tura e delle culture;al piu recenteAlteritde dislivelliinternidi culturanellesocietdsuperiori,in A.M. Cirese(a curadi), Folklore e antropologia,Palermo, Palumbo 1972, pp. 9-42; al manuale Culturaegemonicae culturesubalterne,ivi 1973;fino alOsservazioni sulfolclore inl'articolataanalisidellegramsciane titolata Concezionidel mondo;filosofia spontaneae istinto di classenelle <<Osservazioni sulfolclore> di Antonio Gramsci,riin A.M. Cirese,Intellettuali, folklore, istintodi classe, stampata Torino,Einaudi1976,volumenel quale,nellePostille, sono proconcettuale gramsciadell'apparato sviluppi postialcuniulteriori e di critichead esno. Un recenteesamedelleposizioniciresiane se rivoltesta in P. Clemente,Dislivellidi culturae studi demolo(XX, 15, 1979), pp. gici italiani, <Problemi del socialismo?> 127-150.Nello stesso numerodi questarivista,pp. 153sgg., G. e <rosemplificati Angioniaccennaai limitidegliantropologismi su cultocalchizzati>> (Treriflessionie unapremessaautocritica tura e culturapopolare). 93

Bravo
3 Questo modello teorico &gia sviluppato ed applicato a societa concrete in Personalitd ed educazione nel processo di industrializzazione, Torino, Tirrenia 1966, in particolare nelle sezioni 1.5 e 3.2; viene poi usato per l'analisi della realta italiana ne L'evoluzione della struttura di classe in Italia, <Quaderni di SocioloXIX, 2 (Aprile-Giugno 1970), pp. 115-154; riletto nei tergia>> mini della teoria generale dei sistemi e reimpiegato ne La societd, Torino, Paravia 1980; usato infine a fondare una teoria della ingovernabilita in Italia, in un saggio su cui torneremo ampiamente, e dal quale e tratta l'indicazione delle formazioni sociali nel nostro paese riportata di seguito (Della ingovernabilitd, in G. Statera [a cura di], Consenso e conflitto nella societd contemporanea, Milano, Angeli 1982, pp. 69-87); anche un'ampia analisi del doppio lavoro nel nostro paese, coordinata dallo stesso Gallino, &riferita allo stesso modello (cfr. L. Gallino [a cura di], Occupati e bioccupati, Bologna, It Mulino 1982, in particolare l'Introduzione dello Stesso, Doppio lavoro ed economia informale. Verso la futura societd premoderna, pp. 9-36). 4 H. Atlan, Entre le cristal et lafumee, Paris, Editions du Seuil 1979, pp. 48, 49, 56-7; ma quasi tutto il volume e dedicato a questa problematica.

ni sono costretti a <inventaresoluzioni dal basso>>, <uomini e donne hanno avviato modesti esperimenti di cooperazione, intesi a difendere i loro diritti contro l'ingerenza delle multinazionali e dello stato>, mentre la <fuga dalla politica (...) pu6 non denotare affatto (...) un ritiro dalla politica, ma annunciare le fasi iniziali di una rivolta politica generale>>. 15A. Signorelli, Cultura popolare e modernizzazione, cit. p. 76; v. anche p. 77; qui il termine e attribuito a A.M. Cirese, che lo propone anche in Studi antropologici e problemi di rigorizzazione, Roma, Facolta di Letteree filosofia 1979-80, pp. 49 sgg., senza per6 il riferimento specifico ai soggetti collettivi nuovi.
16

L. Gallino, op. cit., p. 70.

5
6 7

Ivi, pp. 46-48.

Ivi, pp. 76 e 77-78.

Questo concetto di co-evoluzione &uno di quelli portanti in E. Jantsch, The Self-Organizing Universe, Oxford, Pergamon Press 1980; v. in particolare le pp. 64 sgg. Come implica invece la prospettiva luhmanniana, che qui per6 non sara discussa. Comunque e certamente vero che un sistema e anche un riduttore, se non di una complessita, delle informazioni emesse dall'ambiente (si pensi solo alle limitazioni insite nella struttura e funzionamento degli organi di senso).
9 8

17 Ivi, p. 81; queste ipotesi sono in certa misura anticipate in L. Gallino, Politica dell'occupazione e seconda professione, ristampato nel volume omonimo a piui autori, Torino, Book's Store [Sic!] 1977, laddove si afferma che l'interesse della persona che pratica due professioni ?non sta nel singolo posto di lavoro, nella professione primaria o secondaria, quanto nella possibilita di cumulare, nella possibilitA di svolgere simultaneamente o alternativamente l'una o l'altra> quindi, piuiin generale, <nel conservare un sistema sociale o socio-economico che gli permette di fare entrambe le cose, di cumulare liberamente i due lavori>>.Lo stesso vale per la posizione e l'interesse della famiglia, che ?sono determinati da un sistema che consente le occupazioni doppie e plurime, non dal singolo job del capofamiglia>>,p. 46. 18

L. Gallino, Della ingovernabilitd, cit. 19Ivi, pp. 81-3.


20 Ivi, p. 84.
21
22

Ivi, pp. 85-6.

H. Atlan, op. cit., pp. 91-92.

10C. Lasch, La cultura del narcisismo, Milano, Bompiani 1981, p. 254. 1 Cfr. V. Lanternari, Crisi e ricerca di identitd, Napoli, Liguori 1977, pp. 13-14 e 71-72; e le Note per un dibattito, citate in apertura, di A. Signorelli. 12 Alla crisi del nostro paese &dedicato un recente volume di G.E. Rusconi, F. Ferrero e S. Scamuzzi, La societd italiana in crisi, Torino, Book Store 1978, nel quale il primo degli autori traccia anche una rassegna dell'uso del concetto (II concetto di crisi sociale epolitica, pp. 3-17; lo stesso Rusconi ritorna sul problema ne II concetto di societd complessa. Una esercitazione, <Quaderni di Sociologia> XXVIII, 2-3 (Giugno-Settembre 1979), pp. 261-272, dove anch'egli osserva come una societa in crisi possa in realta essere <<nel contempo (...) una societa abilitata alla propria indefinita sussistenza, in virtu della capacita di produrre soluzioni parziali, a loro volta generatrici di altre soluzioni parziali>>, ovvero, diremmo, di successivi recuperi autorganizzativi (p. 266).
13 L. Gallino, Della ingovernabilitd, cit., p. 73; qui 1'A. introduce appunto nella sua trattazione la problematica dell'autorganizzazione.
14 E. Jantsch, op. cit., Introduction; del resto lo stesso Lasch, del quale abbiamo citato prima le considerazioni catastrofiche, afferma nell'introduzione (p. 9) che il suo libro <descriveun modo di vita che sta tramontando>>; gia oggi, infatti, i suoi concittadi-

Non entreremo qui nell'ampia bibliografia gramsciana (cfr. ad esempio quella pubblicata in G. Prestipino [a cura di], Gramsci: arte efolclore, Roma, Newton Compton 1976, pp. 237-252); ci limiteremo a citare i classici passi originali nell'ultima edizione, curata da V. Gerratana: A. Gramsci, Quaderni del carcere, I-IV, Torino, Einaudi 1975, vol. III, pp. 2311-2317, e sulla frammentarieta della storia delle classi subalterne le pp. 2283-84 e 2287-88; su questo aspetto vedi anche il gia citato saggio di Cirese in Intellettuali, floklore, istinto di classe, pp. 73 sgg.
23 24

A. Gramsci, op. cit., vol. III, p. 2312-13.

Cio viene fatto, tra l'altro, trasferendo tecnologie avanzate, elaborate nelle formazioni sociali piu recenti, in unita produttive caratteristiche di formazioni anteriori (ad esempio dalla grande industria a piccole attivita in proprio); ma vi sono anche effetti che esorbitano dal sistema produttivo e tendono a diffondere nella societa atteggiamenti e comportamenti pre-moderni (cfr. la citata introduzione di L. Gallino a Occupati e bioccupati). Una recente indagine su aspetti dell'agricoltura italiana mette in evidenza come l'attivita del part-time farming non risulti essere, almeno nella zona studiata, <il luogo d'elezione della sovrappopolazione relativa>>, quanto piuttosto una scelta di lavoratori autonomi o dipendenti relativamente agiati e sicuri, che, insieme con la famiglia, preferiscono residenza, abitudini, consumi alimentari(<autoconsumo di lusso>>, quale ad esempio quello del vino prodotto in famiglia, la cui eccedenza viene d'altra parte venduta assicurando cosi un ulteriore reddito), che l'azienda contadina pu6 offrire (cfr. S. Brusco, Agricoltura ricca e classi sociali, Milano, Feltrinelli 1979, capitolo secondo); viene cosi in-

94

Riti nelle societd complesse trodotta una diversificazione di scelte e di comportamento, in risposta a stimoli provenienti da formazioni sociali piii avanzate, che produce ulteriore complessita riorganizzando anche le risorse ambientali.
25

ne italiana di A. Van Gennep, I riti di passaggio, Torino, Borin-

ghieri 1981, pp. XXVI-XXVII.


31

Pone l'accento su questo punto A. Signorelli, op. cit., p. 73; Id., Scelte senza potere, Roma, Officina 1977, pp. 98-99.

26

A scanso di equivoci, soprattutto in un tempo in cui prospera il gioco alla crisi, puo non essere inutile precisare che, attribuendo qui importanza alle esperienze e agli orientamenti elaborati dai nuovi soggetti, non ci si accoda implicitamente ad una delle periodiche denunce (a 15 anni da quella di ispirazione marcusiana) sulla caduta della coscienza di classe, imborghesimento, irrilevanza di interessi su base di classe; si e semplicemente deciso di concentrare 1'attenzione su altri fatti.
27

Pare utile citare questo esempio sul quale si dispone di numerose osservazioni di prima mano, consultazioni, interviste, raccolte di pubblicazioni locali ecc. Si tratta del resto di fenomeni che non sono solo italiani; cosi in Francia, oltre agli occitani d'oltralpe abbiamo una rinascita etnica, celtica, in Bretagna Armoricana, anch'essa collegata alla ricerca, studio e reinterpretazione in riferimento alle problematiche attuali delle tradizioni brettoni e celtiche; cfr. e.g. le opere di J. Markale, L 'popee celtique en Bretagne, Paris, Payot 1971, e Merlin l'enchanteur, Paris, Retz 1981.
32 Si

Queste osservazioni sono state condotte soprattutto, ma non soltanto, su feste del periodo invernale-primaverile in contesto rurale e su cerimonie dello stesso periodo (questue) in Piemonte; inoltre su feste patronali in altro periodo e su feste in contesto rurale campano. Un'analisi di due feste primaverili della montagna piemontese sta in G.L. Bravo (a cura di), Festa e lavoro nella montagna torinese e a Torino, Cuneo, l'Arciere, 1981.

veda C. Andreis, Abbadie in Val Maira: festa e comunita, Cuneo, Valados Usitanos 1981, pubblicazione di una tesi di laurea in Sociologia Urbana e Rurale, relatore G.L. Bravo, e numeri vari dei periodici ?Novel temp) e <Coumboscuro?.
33

28E.G. D'Aquili, Ch.D. Laughlin, Jr. e J. McManus, The Spectrum of Ritual: A Biogenetic StructuralAnalysis, New York, Columbia University Press 1979.
29 30

Coll'acquisizione di importanza della festa, vi si cominciano a manifestarecon maggior evidenza anche quegli interessi in gioco a livello locale e nazionale che possiamo ricondurre ai rapporti di produzione, all'organizzazione politica e sindacale, ai notabili e influenti, agli intellettuali di vario genere. Si produce cosi un'intricata interazione con i ?pendolari?, con i nuovi soggetti. Si tratta perb di un aspetto che qui non sara esaminato.
34

lvi, passim e in particolare pp. 51 sgg., 156 sgg., 160.

Del ruolo creativo del rituale parla F. Remotti nella sua Introduzione: Van Gennep, tra etnologia efolklore, alla traduzio-

Della tendenza a cancellare il passato nelle societa attuali, della sua svalutazione e del depauperamento che ne deriva anche per la concezione di possibili futuri, parla C. Lasch, op. cit., pp. 11-12 e 15 sgg.; cfr. anche R. Jacoby, L'amnesia sociale, Milano, Comunita 1978, pp 21 sgg.
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G.L. Bravo, Spadonari e festa a Giaglione.

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