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ir-,r-r
t-t Uinm,
ARA CRISTIANA
DELI7
ARCIDIACONO CAPITOLARE
CARLO FEDERICO
Cav.
BIANCHI
VOLUME
I.
ZARA
Tipogfulia
d|
6.
Wodilzka
1877.
V-
>:*'
y^l
a*
!\
1-
*.^,<
ZARA CRISTIANA
dell' ARCIDLA.CONO CAPITOLARE
PROTONOTARIO APOSTOLICO
CARLO FEDERICO
CAV.
BIANCHI
DEDICATA
ALESSAPRO MAUPAS
ARCIVESCOVO DI ZARA
K N J I : K
U
ft
*.
q3TA VINA
Prodana
R VII.
m.
ZARA
Tipografia Woditzka
irst.,^
1877.
^^
"^
StV'2'-
OSTAVINA
-
Prodan u
A
SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA
MONSmNOR
S.
M.
I.
R. A.
DI
I.
CLASSE
MEMBRO
DI
MEMBRO
DI DIRITTO
DIRETTORE
DEL SEMINARIO TEOLOGICO PROVINCIALE
PRESIDE DELLA PUBBLICA BENEFICENZA
L'AUTORE
D. D. D.
Eccellenza
Reverendissima,
li titolo di
siasi
Zara
dedicarlo
libro,
uomini apostolici,
quali
colla
loro
predicazione
illustre
e celeberrima?
Se aveva da comparire
luce,
non do-
Nome. La metropoli
preclaris-
terrebbe offesa^ se
dei
religiosi
la
narrazione dei
suoi
monumenti
del
portassero in fronte un
suo
Ottimo
tutto
Sapiente
Moderatore.
libro
dunque
alla
Vostro, e
fiducioso
luce
alto patrocinio.
di
comprende
i
memorie
quella
natali,
foste per
da gioche
letterarie
religiose
discipline
Qui
si
fu,
di
s.
Simeone,
direttore
qual
professore
del
di
teologia
morale ed
il
insieme
giovine
spirituale
searci-
minario diocesano,
clero
della
jadertina
diocese e della provincia tutta allo studio e alle virt informaste. Qui quale intelligente ed esperto maestro di spirito,
per
lunghi
nella
mistica
contemplazione,
nella
il
Voi
foste
un giorno suo
zione avverossi.
ausiliare,
cat-
disposi-
modo
speciale spicca-
rono luminose
le
Vostre
ope-
rosit e con rara prudenza per ben tre lustri curaste finora
r amministrazione
di
vasta Arcidiocesi,
non perdonando
il
stenti
fatiche,
ovunque diffondendo
buon odore
della celeste
dottrina,
anda-
mento
illustri
il
e governo.
in
Zara
gli
ordini
onesto loro
sostentamento
ed in tal
modo provvedeste
e
all'
educazione
ed
incremento
mezzo
il
sua istituzione
fu
il
Seminario Zmajevich.
dalle
fondamenta innalzato
mezzi
della
grandioso
traendo,
del
Seminario Teologico
prodigio,
i
provinciale,
quasi
fondi,
per
gi
un da
re-
tal fine
dalla
dessa
per
Sovrano Pontefice^ e
menti
il
di
maestose
regola-
ottimi
e
esistenti
nella
citt
nelF arcierette,
diocesi, e deste
quali sono quelle della Societ cattolica, e della Confraternita della B. V. della salute.
distinto coir
Voi mostraste
e
uno zelo
ben
adatte
Pastorali,
col
sentire
di
spesso
l'apostolica
infine
Vostra
concor-
isti-
tuzione.
Per questi ed
e
altri
titoli
tutta Vostra,
perci
non
dev' essere
che
del
alla pubblica
luce.
VOI
la dedichi, e al Vostro
la
racco-
l'accogliecolui,
da
e
che
Vi
sommamente
V. Ecc. R.ma
Arcidiacono Capit.
molli
tutti
afflissero la
Zara,
le
invasioni
barbariche, e le
tempi guer-
che di frequente la desolarono, riducendola ogni tanto ad un ammasso di rovine, le crudeli trasformazioni sociali ed economiche, di quando in quando subile, le devastazioni, le rapine e g' incendi, ed altri disastri e calamit, che la colpirono, specialmente nei primi secoli dell'era cristiana, ed in quelli pure della media et;
resche
dolorose
vicende,
tutte
le
tant' altre
funeste conseguenze
che indi ne derivarono, fecero s, che quasi tutti gli antichi monumenti istorici di questa illustre patria nostra, andarono fatalmente a finire col disperdersi od annichilirsi, di modo che assai poche son le memorie, che ci rimasero scritte intorno
alla
poi
essa.
mezzo
patrie,
tanta
oscurit.^
in
cos
notizie
tratti
e nell' assoluta
mancanza
la
grande di una
tanto
difetto storia,
di
che
di
quale
da
vicino
ci
non ci mancano per n testimonianze di gravissimi autori, ned argomenti e buone ragioni, onde dedurre per conscguente illazione, essere stala fondala la chiesa di Zara nei tempi primitivi del cristianesimo, avere cio avuto
locca^
la
il
slessi
apostoli,
quali
vi
predicarono
da per se, e por mezzo dei loro discepoli, e vi stabilirono la vera fede, commettendone alle cure di eletti
e
Vangelo
una parola essere questa chiesa Ajiostolica. Questo ci appunto che intendo di meller in chiaro colle prime pagine di (|uest' ol'astori
il
e santi
nuovo gregge
di
Cristo;
in
peretta, che
2
ini
credetti
colle
Zara
di
altri
cristiana
bene
di
appellare,
dei santi
la
mi
prover
e
di
diiiiostrare
riputatissinii
leslinionianze
padri,
chiesa
nostra
evangelizzala
prima
poscia
dai loro
discepoli.
Ed
di
anzitutto
giover
premettere, a maggior
la
chiarezza
Vegezio, ,jLyburnia est pars Dalmaliac^ subjacens Jaderlinae civitati"^ assieme colla Japidia e colla Dalmazia formava parte dell' antico Illirio, come ce lo attesta 1' illustre geografo Strabene l. 1. e. 1. Orae lllyricae ciim urbe Jadera. insulisqne Lyburnicis,'^ nomi di N sar disutile di aggiungere, che a que' tempi Dalmazia e d' Illirio venivano bene spesso V un con 1' altro scambiati, e che, malgrado la concentrazione, fatta da Augusto, della Liburnia della Japidia e della Dalmazia, propriamente detta, in una sola provincia coli* unico titolo di Dal matiae^ ci non pertanto, venivano di frequente 1' una o l'altra separatamente nominate. Dal che puossi analogicamente
ne' primi tempi
capitale al
dir
inferire,
no-
minato r
ciocch
lo
la
stesso, T Illirio,
si
debba
Dalmazia tutta, e ciascuna delle tre antiche sue provincie, e che ogni qual volta vengono nominale la Liburnia, o la Japidia ovvero la Dalmazia,
intendere compresa in quello
s'
dell' Illirio.
premesso, veniamo alf argomento. L' eruditissimo P. Parlati nel suo lllyricum Sacrum sostiene che s. Pietro sia stato in Dalmazia, e che il primo vi abbia predicato il Vangelo e lo deduce da ci, che avendo egli fatto molti viaggi dair Oriente a Roma, e viceversa, ed avendo perlustrato r Asia, r Egitto, r AlVlca, T Italia e la Spagna, non dee aver preteriti paesi jlella Dalmazia, che sono a quelle regioni frapposti, ma debba avere senza dubbio approdato a questi lidi. Questa sua opinione T appoggia alle seguenti codice manoscritto, intitolato testimonianze. L' autore d' un
: i
Monumenta
scritto
siasi
in
urbis
Fani^'
testifica
alla
s.
pag.
79..
trovarsi
trasferito
Fano
&*.
Petruin e Dalmatia
ripete
il
venisse, ^^
noscrillo,
La stessa cosa
che
si
la
Ferreli in un suo
ma-
conserva nella IJibliotoca Vaticana., ove dice y,s. Petrus^ princeps Apostolorum in Italiani vum rcttret^ ac praesertini e Dalmatia (ransn ctus vssct Anconam,
in
commoralus est/' E l'autore della vila di s. Clemente Papa nel proemio, ira le Provincie dell' Europa, visitale da s. Pietro, accenna tutto l' Illirico, ^^llljricum universum, e particolarmente la Dalmazia" et nomiuatini Dalmaliam, Dalle quali testimonianze risulta
hac
urbe
(Fani)
aliquoi
dies
chiaramente, che
s.
approd
Dalmazia, donde varc poi pigliare Ancona e Fano. Ora se si pon mente, due citt hanno Zara precisamente dirimpetto,
ai
lidi
di
mare per
che queste in una dise si considera, che Zara stanza di men che 80 miglia ehhe continue relazioni commerciali con Ancona, Fano, Rimini e Ravenna, e che lembi liburnici solcano perci fare frequenti tragitti a quelle spiaggie ; se si riflette inoltre che acconcia a passare dalla Dalmazia la via pi breve, e pi in Italia si appunto Zara-Ancona, noi non dubitiamo di asserire, che s. Pietro da Zara siasi trasferito in Ancona e Fano, quando ritornava dall' Oriente per recarsi a Roma. Ammesso ci, da ritenere per fermo eh' egli trovandosi in una citt, tanto rinomata per le sue forze marittime, e che, per essere poco prima divenuta colonia romana augustea, racchiudeva in s tante ragguardevoli, ricche e potenti
; i
famiglie,
e tanti
puhblici
magistrati,
vi
abbia
predicato
il
Vangelo, e gettati i primi semi della fede di Cristo, spianando in tal modo la via a coloro, che vi avrebbe dippoi spediti a formare e stabilire la chiesa dalmatica. Questa nostra opinione, dedotta naturalmente dalle suaccennate istoriche testimonianze, viene avvalorata dal culto antichissimo che
prestavasi
infatti,
in
le
queste
parti
al
principe
degli apostoli.
s.
Tre,
eran
la
non
si
potuto giammai
conoscerne F epoca
lor
fonda-
prima era l'antica cattedrale, la quale nel nono secolo perdette il suo originario titolo di s. Pietro apostolo per commutarlo con quello di s. Anastasia dopoch furono
zione;
in
la-
seconda,
si
collegiata
di
il
s.
Pietro
di
titolo
3Iarcella,
dopoch
vi
monache benedettine di Nona; e finalmente la terza, s. Pietro nuovo, che, come vedremo a suo luogo, fu con indulto apostolico demolita nel 1447. Questo cullo cos insigne, prestato ab imincmorabili dai Zaralini a s. Pietro., questa particolar divozione da essi dimostrala verso di lui colf innalzare in suo onore non uno, ma
trasferirono in essa le
_4
Ire
magnifici templi,
ira
quali
la
Calledrale
assiso
Basilica;
il
presentante
pontificale,
il
sopra
cattedra
nelf atto di
e
la
potest da Cristo,
con-
ferma
la
Iralelli,
pasce
agnelli e le
pecore; ed inoltre
solennit,
sempre
con
istraordinaria
e con segni particolari di piet e di letizia cittadina ; e per ultimo i frequenti e numerosi pellegrinaggi verso Ancona,
causa erg.i Apostolorum Umiia^ tutto ci concorre e collima a grandemente corroborare T opinione nostra, bene fondata, cbe cio s. Pietro apostolo sia stato il primo ad
deootioiis
Cose pi cbiare leggiamo di s. Paolo, che non di passaggio, ma fermo vi si trattenne in Dalmazia pareccbio
tempo, adoprandosi
e.
di
proposito per
nella
di in Cristo
la
sua
conversione
ai
al
15
V.
19, e
si
gloria
crcuUnm usque ad Uhjiicum repleveri Eoangelium Christ,'''' Monsignor Martini, commentando questo passo, dice cos Paolo adunque aveva gi predicato in tutti paesi intorno a Gerusalemme, vale a dire nella Fenicia, e in altre parti della Siria, neir Arabia, e neir Asia minore, nella Grecia, nella Macedonia nella Dalmazia^ cbe era parte delT antico lllirio.^' Il nostro s. Girolamo nella sua lettera scritta a Marcella, parlando di Cristo, che assisteva gli apostoli nelf esercizio del loro saVersabatur ctim Thoma in cro ministero, cos si esprime
ut
ab
Jerusalem
per
,^
Pado in llyrico*'. S. Grcgrorio Nisseno, discorrendo della predicazion di s. Paolo, neir omlia sopra s. Stefano protomartire dice ,,Maguitm i7agno liid isfrtimentnm Faulns Ilinc lUyrii Chnsttini
India,
cum
Pero
Romae^ cum
scunU^ Altrettanto asserisce Asterie nel T. V della biblioteca dei Padri, omilia XIII ,,PaHlam toium lUgricum percurrens'^. Locch confermato da s. Pietro Damiani nel sermone de' ss. Apostoli. ^^Aspice Faidum, peragranicni Uh/rinm^
suscitanlem
si
mortuos^
subvcrtentem
tempia
idolo ntm.'*^
Ondo
dell'
vede cbiarameute non esservi stata nessuna parte Illrio, che non sia stata visitala dalT Apostolo, e consua predicazione, e dalle opere sue maravigliose. totani Illf/ricnm pcrcnrrcits ; ma s pu dire invece,
sieno stalo
il
solata dalla
totum^
luogo della
sua
princi-
pale
palestra.
nella
Troviamo,
Paolo
quaiilo
inialli,
geografia
sacra
di
Carlo
da
s.
segue,,
llltjricum.
illusirias
Ihca-
trum f'ut (jlorioi magni apostoli Pauli^ et quasi stadiiim^ in quo ita strenne dccertatit^ ut justa ratone potueril effari: Boniim certamen certavi,^' Che pi? Lodovico Schnlebio nella parie terza de' suoi annali, alT anno di Cristo 57 cos esprime. ^,7/^ Illirico maynam hujus anni partem insi sumpsit Fauliis" ed all' anno 68 soggiunge pi chiaramente ancora. ,,Ego Macedonam^ Dalmaliam^ Lyhurniam^ et cae^ termn Illyricitni Paulum perlustrasse opinor.^^ Allo Schnlebio
calai.
si
p.
nominatim Dalmatiau^ prwcpnam partem lllyrii^ praedicavit Chris fi pdem^ et Evangelium lllyriis''^ ; e r arcivescovo d' Antivari Andrea Zmajevich nella Sinopsi degli Annali Eccles. T. 1 5, Faidus^ Roma discedens in Dalmatiam Ecangelium praedicavit,'^ E finalmente Marino BarGeorgii L, li dopo di aver lezio nella sua opera De vita descritta quella porzione dell' lllirio, che Zadrina volgarmente si appella, alrerma trovarsi ivi molte iscriiioni lapidarie ed altre vestigia di antichit^ le quali dimostrano^ che ha dimoralo per alcun tempo in queste parti, e s. Paolo dopo di aver convertita molta gente^ ri ha stabilita e fondata una chiesa molto celebre, 1 Bollandisti poi confermano anch' essi la venuta di s. Paolo in Dalmazia, attribuendola all'anno 57 di Cristo D/c//wr Paulum praedicasse in Dalmatia anno ^7^: ov' da osservare che col vocabolo di- f-HM*^,^^^ citur non messa in dubbio la venuta e la predicazione del-*V^/^ 1 apostolo in Dalmazia ma soltanto epoca della medesima. "* **.i'*
ad
lllyricum^
'
Tulle
queste
testimonianze
la
dei
menzionati
gravissimi
f*''
k,r-^'<t*V^i
missione dell apostolo Paolo neir lllirio, e specialmente nella Dalmazia, eh' era parte del medesimo, e concorrono a rafl'ermare maggiormente l' antica
e costante tradizione ei.istente
s.
presso
popoli dalmati,
e
vi
che
in
queste
contrade,
il
abbia
il
esse
per
alcun
tempo
suo
ministero,
suo
apostolato.
ed oltracci bene considerato, che l' anzidetto scrittore Schnlebio, fra paesi da s. Paolo percorsi,
Ci posto,
i
annovera
citt
nominatainenlo
navi, e per
la
Libnrnia.,
nel!'
di
cui
Zara
era
le
la
principale,
celeberrima
Impero
romano per
fa-
mose sue
ritemilo,
(Irina
delT
lllirio.
{ippellnla
Zn-
Zara col suo territorio ed insulario, da ci sene pu trarre la conseguenza^ che la nostra citt sia stata dall' apostolo s. Paolo evangelizzata, e eh' egli vi abbia una celebre chiesa istituita. Quanto poi slesse a cuore di quesl' apostolo la condal siirriferilo
iiilendere
Barlezio. abbiasi da
versione^ e
la
popoli dalmati,
la
da ci.
lutti
che,
al
volendo
egli,
di
dopo
e
sua
provvedere
i
governo
questa chiesa, da
distacc
dal
lui
fondata, fra
suo cuore il suo fido compagno Tito, uomo d' una fede sperimentata ed inconcussa, di una specchiata virt, e di una singolare asuoi coadiutori
scelse,
nel
trattare gli
affari,
hilit
lo
a-
vesse a predicare la fede, e condurre a maturit quanto vi avea egli stesso piantato, dando cosi la pi bella prova del suo amore pei fedeli Dalmati, da lui principalmente al cristianesimo convertiti.
Che
testa
V.
ito
in
Dalmazia, ce
a
lo
ate.
n'
r istesso
II
lettera
Timoteo
di
Ttius in
spedire aldi
governo
fan
quelle
o fondate.
Cos,
in-
di di
Tito.
Gravissimi autori ne
est
in
fede, e pel
I.
3.
e.
4.
issus
Dalmafiam^
nt
hanc procin-
ciam regerel/^ Teodoreto nel Comm. sopra f Ep. II di s. Paolo a Timoteo e. 4 v. 10, dice y,Crescens in Galatiam Ttlus in Dalmatiam missi fu rant grutia prcedica. .
.
tionis.'^
suo
Comm.
sopra
,,
la
stessa
'/V/z/.s* in Dalancora pi chiaramente si esprime matiam a Paulo missus ibidem prcrdicarif^ ac tandem multis Ecclesiis erectis et fundatis. in Crefam reversus esf^ ove
epistola,
son da
fece
a
marcarsi
Creta
queste
parole,
muitis
ecclesiis
erectis
et
molle chiese,
f arcivescovo
,,
Altrettanto
II
ci
allesta
Andrea Zmajevich
ecclesiastici
Tomo
')'*
dell'
Annali
(:
deW
lllirio
,^Titus in
Dalmatiam ah co
horittft
Pau-
')
lUU' frl
fPfgio Prelato
caratteri ririlliani, e
im-.IhIh
ap-
7
Io
:)
Crefam^ expcditionem dalus fuerat Episcopm^ retersvs^'. Gel confermano pure vari interpreti greci, come avvisa il Commenpadri Boltarista Mons. Martini, al quale si associano pure landisti, che segnano perfino 1' epoca della sua missione con dire. ^^Dicitur Tilnm praedicasse in Dahnatia anno 59^," Ma quegli che parla in particolare anche della Liburnia, evangelizzata da Tito, si lo storico Gio. Schnlebio ne' suoi Annali all' anno di Cristo 54, dove in tal modo si esprime Dalmatis et Lyburnis eodem tempore praedicat Evangeereclis et
in
i
lium
Tiius^^
Tutt'
menzionati
scrittori
concordano
neli'
affermare
unanimemente, che s. Tito per ordine dell' apostolo Paolo, si recato in Dalmazia, vi predic il vangelo, v' istitu molle chiese, e conferm nella fede i popoli Dalmati, ai quali s. Paolo r aveva dapprima annunziata quindi meritamente e con giusta ragione Tito viene appellato 1' apostolo della Dalmazia. Ammesso ci come indubitato, perch da tante e chiare ed autentiche testimonianze comprovato, si dee benanco ammettere per fermo, che Tito ahbia sparso il seme della divina parola anche ai Zaratni, la cui citt apparteneva alla Liburnia. che formava parte della Dalmazia fin dal tempo di Augusto. Il che vien confermato, e pi espressamente dichiarato dalla surriferita testimonianza dello storico Schnlebio. Egli, infatti, disse qualche cosa di pi, che non dissero gli altri storici aggiunse le parole e/ Lybnrnis^^ volendo con ci far meglio intendere, e constatare il fatto della predicazione di Tito, la quale non si estese soltanto ai popoli della Dalmazia propriamente detta, ma ancora a quelli della Liburnia, eh' era una delle tre provincie, che costituivano la Dalmazia ai tempi dell'Impero. Con ci pure volle egli escludere ogni e qualunque dubbio, che avrebbe potuto cagionare T assenza di quella parola, abbench, giusta quanto abbiamo dello sul principio di questa trattazione, nella parola Dalmalis comprender si possa anche popoli della Liburnia. Ma se adunque Tito predic il Vangelo anche ai popoli della Liburnia, come non v' pi dubbio, e
;
:
provata a
Rervasi in
Roma per la stampa, non vide la luce, ma uno Koma presso la Congregazione de, Propagnndii
dei
Fide, V altro
trovarsi a Perasto.
8
se Zara
era
la
capilalo
della
Lihiirnia^
la
cill
pi
s.
vi\g-
guardovolo della
predicalo
s.
il
iiiedesiina,
l'orza
ai
coiichiudcre, aver
Tilo
e
Vangelo anche
e<>'li
Zaralini, e
dopo
&.
Pietro
Paolo, aver
slahilita
s.
hanno professalo, ed anche atlualnienle professano nna parlicolar divozione, e ne venerano una insigne reliquia oraziosamente donala T anno 1843 dalla chiesa patriarcale di Venezia a questa hasilica metropolitana, e ne celebrano il suo proprio uilcio. Dopoch ebbe s. Tito dimoralo alcun len)po in queste
qual loro apostolo, a
contrade esercitando il laborioso suo ministero, egli se ne part per recarsi a Roma, chiamatovi da s. Paolo, il quale,
avendo udito da
dalmatica,
e
lui,
quali
progressi fatto
avesse
la
chiesa
quanto tuttavia restasse da farsi per la tulela e propagazione della vera fede^ Paolo, cui stava grandemente a cuore il bene spirituale dei Dalmati, vi sped Erme, suo
discepolo, e
compagno
di
de' suoi
sulle
fatiche,
con incarico
continuare
sia
orme maggiormente
Tito a
governare
religione di Cristo.
Dalmazia, ed abbiavi esercitato T uilcio di vescovo e pastore delle anime, lo si desume dai Meni e Menologi, e da molti scrittori greci, cos apertamente e chiaramente dice il Parlato T. Ip. 394, da non potersi mettere in dubbio. Molti autori latini cel confermano fra quali Goffredo Enschenio T. I. ad Erme da il titolo di vescovo della Dalmaz^ia ; e il Papebrochio T. VI
stato
Che Erme
apostolo della
non
esita
di
chiamarlo
aposfolo della
Dalnuizia.
Lo
stesso
fanno Arnoldo Hermann nel Teatro della conversione delle genti p. 41 e Gio. Crescenzio nella sua opera Praesidium om.^ Gio. Battista Riciolli nel T. Ili della Cronologia p. 11.
;
Martino Szentivanio nelle sue Decadi 2 e 3 de lieh^ llttiKj. e Lucrezio Treu in t/ntiq. lJonnm. prov, Forojnl. e Tillemont, Dalma z^i i lo appellano: e liliali quali tulli vescovo della mente il Calmet nel T. l p. 409 cosi si esprime ^Jlermas,
uttus
Cifristi^
Kpiscopm UalStoria
maliac'j
Graveson
nelT indice
della
sua
Ecc.
fjlermas diclns Pastor lh/rii /loiiiif circa Non appena Erme avea posto piede su
s.
atnttm
ipM^sti
AAT."
lidi,
di
Luca, ritornando da Roma nelf Oriente, do[)o la recossi da prima in Dalmazia, s. Paolo per la Spagna,
che partenza
9
e la
in
perlustr
predicandovi
fa
il
Vangelo.
Del
il
suo
aposlolalo
Dalmazia ne
s.
solenne leslinionianza
Epifanio Ilaer. 5/, ove dice, "//w/c (Lucae) praedicandi Ecangelii muuiis est crcdilum^ idque prrmim in Dal-chiesa
malia;'' ed opinione del P. Parlalo, che
Paolo medesimo avesse dalo a Luca per socio del suo viaggio Erme, e che nel medesimo tempo avessero amhidue prestalo opera utiDalmati professano lissima in queste regioni. E cerio che una singolare venerazione a s. Luca, cui innalzarono e templi ed altari, ed comune fra essi il costume d' imporre ai
i
loro
figli
il
nome
e
di
questo santo.
la
Che
a
testimonianza
degli
di
Epifanio hassi
della
riguardare
di
per uno
apostoli
Dal-
dovr pure considerarlo quale apostolo Zara, la quale era allora una delle pi rag-
guardevoli citt della provincia, e celeherrima per la sua navigazioue, pel numero e ricchezza de' suoi abitanti, e pella
fama che nelT Impero godeva, dopoch Augusto le diede una romana colonia. Una prova di questo suo apostolato la si trova nella divozione che i Zaratini hanno sempre avuto fino da tempi antichi verso questo santo evangelista coli' avergli eretto in suo onore e chiese ed altari, e nella citt e nel territorio. Un bellissimo ed antichissimo tempio a lui
dedicato innalzavasi nella piazza
il
dell'
barcagno, presso la Madonna degli Ulivi, in un campo, che ancor si denomina Campo di s. Luca. Altari poi in suo onore ve n' erano in s. Donato, in s, Demetrio ed in s. Martino, come vedremo a suo luogo.
Un' versione
altro discepolo
degli apostoli,
al
che contribu
si
alla
con-
de' Zaralini
lutto
cristianesimo
fu
s.
Apollinare.
Senza ripetere
scolo inlilolato
che ho scritto di lui nel mio opu,yMemorie di Zara^' dir soltanto col dottisci,
,,/Voa^
v'ha
dubbio^
son
le
sue
eociirjelizw nella Dalmazia, e che suo culto fu splendido^ non solo in. Italia^ ma ncW llirio ancora e nella Dalmazia" ed aggiunger, a maggior luce della verit, quanto leggesi di lui in un celebre manoscritto
di
Fulda.
,,Mfdta
Doniinus in litore
Dall(!
((uali
parole
"m
litore
citt
in
lalmaiiarum'*
litorali
della
della
([nelle
Liburnia.,
la
quale
compresa
nel
la
10
E
quindi
vocabolo
citt
s.
^^Dalnialiarum^
della
I
anche
principale
Liburnia,
dev' essere
slata evangelizzala da
Apolinare.
sempre fui dai primi tempi in grande venerazione questo santo vescovo e martire, ed eressero una chiesa in suo onore, della quale si ha notizia in documento del 1248, come a
suo luogo dimostraremo. discepoli di Cristo, Olire ai preaccennati apostoli e r eruditissimo P. Parlali, appoggialo alle testimonianze di scrittori antichi degni di fede, ed alle tradizioni della chiesa
dalmatica, porla opinione che
s.
Giacomo apostolo
s.
Cle-
ancora uomini apostolici abbiano perlustralo le nostre contrade, e vi abbiano efficacemente cooperato alla propagazione della fede. All' uno e alf altro Zaratini professarono grande venerazione, innalzarono templi in loro onore ed altari., ed usavano inoltre di fare di quando in quando peregrinazioni di penitenza e di divozione al Santuario di s. Giacomo in Ispagna, come in seguito vedremo.
mente, ed
altri
i
Che anche S. Anselmo, uno dei sellanladue poscia Vescovo di Nona, assieme col diacono
parola
alla
discepoli.
S.
Ambroe
vi
gio,
ai
Zaratini.
loro
conversione,
dalla
citt
molti scrittori
si
delle
rosimile, se
Nona mare
gli
pi di
10
Vescovo
la
di
Nona nein
ultimi
ordinariamente
sua sede
Zara,
donde amministrava
incorporata
diata
all'
imme-
che\ibbiamo finora esposto circa r orijj^ine delia chiesa di Zara, ed intorno allo stahilimento del cristianesimo in essa, noi possiamo con fon-
Riassumendo perlanlo
damento conchiudere ed affermare, che S. Pielro. e S. Paolo, S. Tito e S. Erme. S. Luca e S. Apollinare. S. Anselmo e S. Ambrogio, hanno annunzialo la divina parola in quosle contrade, vi hanno slabilila la fede di Cristo, ed hanno cooperalo, qual pi, qual meno, alla fondazione di questa illustre e santa
Chiesa
di
Zara, dappoich
V aulica,
la
le
irrefragabili lesli-
tuttavia
snssislenle
catlolica
fede,
in
che
sempre
ni
mantenne
in loro
ferma ed
inconcussa
mezzo
pi
gravi incninpi e pericoli,
loro
il
11
ossequioso
ij
sincero, coslanlo ed
allaccamenlo
tulle
alla
cattedra di Pietro, e
i
cullo religioso
templi
Zara,
infatti,
citt
illustre,
celeberrima,
nito
popolala
Cvitas
magna
come T
appella lo
mondo per
bel-
ebbero gran parte nelle gloriose battaglie di Farsaglia e di Azzio, e decisero di quelle rinomate villorie, per cui Cesare divenne il solo signore di Roma, ed Augusto divent padrone dell' Impero Romano. Non potea quindi sfuggire una tanta cill alle premure e alle sollecitudini degli apostoli, mentre sappiamo che Pietro e Paolo
licose
sue navi,
le
quali
e gli
alle
altri
discepoli
pi
del
Salvatore
pii
eran
soliti
di
rivolgersi
citt
celebri e
magabin
la
evangelica luce.
un
La tradizione poi corrisponde benissimo a quanto biamo dimostrato. Leggiamo, infatti, propriamente cos
manoscritto originale
I Zaralini,
d'
antiche
memorie
S.
della
palria
nostra:
sino
dai
Luca
Evangelista,
il
^e
di
S. Tito,
Vang'
gelo, e adorarono
salutifera
segna
doli,
del
1-
templi
le
profani,
coslrussero
una fu quella., da fondamenli creila nclT antico Castello, che venne solenne^menle dedicata a Maria Vergine Assunta". La croce, scolpila su quel marmo, che sta affsso alla colonna della piazza del mercato '), coJT impronta della sua alla antichit conferma mirabilmente la surriferita storica tradizione, ed e un documento insigne della conversion de' Zaralini alla vera fede a mezzo degli apostoli, ed una prova autentica ed una soe
fra
nuovi
nuove chiese,
quali
lenne testimonianza della loro rinunzia al gentilesimo, rappresentato dall' idolo, che quella antichissima ed imane co-
'}
Prima
jirimi
di
fjucl
vono
erisliani
aver gcdalrr
idolatri,
via
jii(;llo
lolla
croce,
devi
profano,
che
da;;li
loccli
buchi,
loiiiia
12
di lor
dalo
tulli
Zaratini ([ual
monumento preziosissimo
conversione alla fede di Cristo, Tosse dichiaralo inviolabile, gelosamente custodito, e da tulli veneralo, qual primo altare, eretto dagli apostoli in Zara al vero Dio. Posto cosK per quanto fu possibile, in sodo quest'ar-
gomento deir origine della chiesa di Zara, e dello stabilimento del cristianesimo in essa, resterebbe ora discorrere del progresso, che fece in seguilo, cio dopo la predicazione degli apostoli, la religione cattolica in queste contrade. Che se dei primi tre secoli delf era cristiana non abbiamo merendano testimonianza, e chiare ci additino della propagazione della vera fede in Zara, tuttavia il potremo con molta probabilit dedurre da quanto siamo per dire. Troviamo in S. Girolamo, nella vita di S. llarione. che nelle isole della Dalmazia, a tempi suoi, cio nel quarto secolo, i popoli erano crisiiani, e praticavano gli esercizi di religione in comune, inniiizando inni e cantici al vero Dio pioj^Scut Aegt/ptum, sic et iusulae Dalniatiae. soiitudines rum iominuni iim choris psallenlinm Papaia Chrisliano exhi^Exiruis bentur^' ; e nella lettera XXII scritta a Giuliano monasteria! Et muUas numeras Sanctorum a te^ etiam per
scritte,
le
morie prove
quali
ci
<
Datmaliae, sustentatiir". S. Girolamo parla di monasteri fondali nelle isole della Dalmazia da Giuliano suo paesso triota, e fa cenno del gran numero de' fedeli, che da erano sostentati: il che dimostra, che a quell'epoca molli conventi di monaci esistevano nelle isole della Dalmazia, e che quei popoli eran cristiani da mollo tempo poich i moinsulas
:
naci non fermavano la loro dimora, se non se in quo' luoghi per r ordinario, ove la religione cristiana avea messe profonde radici. Si noti ancora, che. quando si discorre di isole di Dalmazia, s' intende specialmente il vago isolarlo di
di
quanto
ci
attesta
il
nostro santo
diremo, che se esistevano nel quarto secolo in queste parli e conventi e monaci, e se molli fedeli cristiani a loro si univano per cantar le lodi del Signore, si dee te-
nere anche per fermo ed indubitato, che la religione di Cristo non solamente sia slata in via di progresso, ma vi fosse gi profondamente radicala. Oltre a ci troviamo memorie di
pie
gati
fondazioni, a
pii,
((ue'
di
le'r-
lasciati
alle
chiese,
viamo un numero slragrando
a favore dei
funti;
13
di
benefici,
istituiti
dai Zaratini
ministri del
i
e fra
la
molti testamenti,
parisce
dell'
testatori,
anno 418, con cui certo Ursicino lascia alla chiesa di S. Pietro tre pezzi di terra, posti oltre il barcagno, alTinch venisse dai Preti e Diaconi con assiduit quella chiesa ufficiata, e vi si facessero preghiere per T anima del benefatuna tore, e de' suoi famigliari defonti. Tutto ci manifesta viva fede, un' operosa carit, ed altre cristiane virt, che adornavano i nostri cristiani zaratini di quel tempo. Se poi a tutto questo si aggiunge, che al principio del IV secolo esisteva in Zara una cospicua cattedrale, dedicata all' apostolo S. Pietro, e che essa era celebre non meno per la sua bellezza e magnificenza, che per la dottrina e santit del suo vescovo e del suo clero; se si riflette inoltre che un S. Felice, ai tempi di S. Ambrogio, lascia la sua diocesi. e si reca prima in Aquileja, indi a Milano per assistere ai concili provinciali, e per trattare di affari, che riguardavano la fede cattolica se si considera che il Papa s. Gregorio Magno prende tanto interesse di questa chiesa fino ad invitare il vescovo Sabiniano ad informarlo accuratamente intorno alle prerogative e privilegi, de' quali per cura e gra;
zia
postissimo
volerli
bisogno e l'opportunit richiesto l'avessero; se ancora si osserva, che i suoi vescovi, i quali fin dalla sua origine per tanti secoli la governarono in mezzo alle pi gravi e svariate vicende politiche e sociali, si distinsero in santit e sapienza, e sempre attaccatissimi si dimostrarono alla s. Apostolica Sede, di modo che non un solo pu dirsi mancato avesse al suo ministero, ovvero avesse per un sol momento intorbidato il sacrosanto deposito della cattolica fede; ma lutti invece si segnalarono per cospicue virt, e per azioni luminose e memorabili; se si fa conto dei 152 sinodi diocesani e dei 3 concili provinciali e di uno nazionale in questa chiesa celebrati pel miglior benessere delia medesima se s avverte di pi che nel suo clero moltissimi si resero illustri per virt sapienza e dottrina, e per opere di carit e di i)eneficenza, a tale da meritarsi onori e seggi chiarissimi se per ullimo si pon inenle all' insigne piet, da questi popoli dimostrala in ogni tempo, sia coli' erezione d'innumerevoli
;
chiese ed
legati,
sia
altari,
14
di
sia
colla
rondazionc
molli
e
lauti
ospizi, ospitali
iV infinite
pie
ioiidazioni
e
ai
coi
numerosi
a
s.
pellegrinaggi
di
Roma,
tutta
Giacomo
di
Camlu-
ed
in
Terra Santa;
tulli
questa serie
fatti
minosissimi, e
farci
questi insigni
monumenli
la
della
religione,
intendere e a dimostrare,
la
che
chiesa
nella
di
Zara,
fede,
la
si
quale ebbe
vi
vera
per
ma
col
acquistando
tempo tanto
splendore, da
diventare,
testimo-
nianza del Parlati e del Ponte, una chiesa floridissima e celeberrima, terminando colf essere innalzata in questo secolo
alla
aver parlato
sull'
medesima colesporre
governarono dalla sua origine sino a noi, e tesserne, per quanto possibile, di ciascheduno la vita e le gesta, onde si vegga, con quale zelo e premura s' adoprarono essi per conservar inlatto il deposito della vera fede, per mantener in vigore r ecclesiastica disciplina, per guardar il gregge di Cristo dai
per serie
la
successione
dei
vescovi,
che
la
una parola, per far fiorire la cattolica religione, ed allontanare quanto avesse potuto impedire il suo prosperamento. Se non che. quantun([ue non siavi alcun dubbio, per quel che abbiamo detto dissopra, che la chiesa nolupi
rapaci,
in
stra
vescovi sin dalla sua fondazione, ci non pertanto pochi assai sono quelli che ho |)otuli) rinvenire nei primi tre secoli, malgrado le molte ed accurate indagini da me fatte. Non fu cosi pei secoli successivi, che molli ne
abbia avuto
i
suoi
nel
Polite,
alcuni
nelle
allri
d' altri
scrittori
patri,
ed
In
cronanei cali
della
Hiblioteca
l^irberiana di
Koma.
tre
classi
locomprender la serie, alquanto interrolla, dei Vescovi, die governarono la nostra chiesa dalla sua origine sino all'anno 1154, cio sino alla Bolla di Anastasio IV, con cui essi furono elevati alla dignit di Arla secivescovi Metropoliti di una porzione della Dalmazia conda serie non interrotta, comprender gli Arcivescovi tutti fino air anno 1828, cio fino alla Bolla di Leone XII, colla bo
divisi,
la
[)riina
delle
quali
la
terza
ed ultima
serie.
Prima per d' intessere la serie biografica dei nostri Vescovi, giover favellare alcun che sulla cerchia di loro giurisdizione, sulla maniera e forma di elezione, sulla loro consacrazione, e sui rapporti di dipendenza dal rispettivo Metropolitano, dal Primate, e dal Sommo Pontefice, nonch sui Concini diocesani e provinciali celebrati in Zara nel corso
dei secoli.
dap-
prima assai eslesa la giurisdizione del vescovo di Zara, poich nei primi tempi del cristianesimo, all' infuori dei vescovi di Salona e di Zara, o nessun' altro, ovvero assai pochi esser doveano i vescovi in Dalmazia. Questa giurisdizione per si ristrinse d' assai, allorch furono erette le sedi di Nona ^^^ ^^ e Zaravecchia (Belgrado). Ma dopo la distruzione di quest' ultima (a. 1126) e trasportata che ne fu la sede a Scardona, il vescovato di Zara riacquist in estensione, dappoich riebbe tutta l' isola di Pasman colle altre adjacenti, ed
'
'
inoltre
tutto
il
territorio
il
beiffradense.
Zara dal Pontefice Anastasio IV nel 1154 alla dignit di arcivescovo metropolita della parte occidentale della Dalmazia, la sua giurisdizione si estese sopra i vescovati di Arbe, Ossero, Veglia e Lesina, quali diventarono suoi sull'raganei. La giurisdizione sulla diocesi di Lesina fu per di breve durata. Quantunque fosse contemplata dalla Bolla d' istituzione dell' ArcivescoInnalzato che fu
vescovo
di
vaio
(li
16
conleslnla
tlalP
')
ci
non
perlanlo
venne
arcivescovo
Spalalo^ da cui eran (laj)prirna dipendenli le isolo di Lesina e Brazza. La queslionc Ira i duo arcivescovi fu por-
Alessandro IIL die nel 1177 si trovava a Zara diretto per Venezia, donde invi un proprio Legalo per definirla ma non essendo riuscito questo, un' altro ne mand nel 1181, il quale la risolse a favore del metropolita di Spalalo. Cos ebbe fine la breve g-iurisdizione
tala
dinanzi
al
Ponlelce
della
Lesina,
restandole
di
soltanto
clie
suffraganee
altre
d'
Arbe,
d'
Ossero, e
Veglia^
con-
serv dipoi soiiipre lino a' tempi nostri, ancbe sotlo il gallico dominio. Succeduta, infine, la concentrazione delle Diocesi della Dalmazia colla Bolla di Leone XII del 30 giugno 1828, '^) la Diocesi di Zara fu ingrandita con buona parte della Diocesi di
al
giurisdizione
arcivescovo di Zara venne estesa sopra tutte le diocesi dalmate, cbe furono ridotte a sole cinque, quali sono Sebenico, Spalato. Lesina. Ragusa e
dell'
diocesi di Arbe, una sola, colla sede vescovile a Veglia, e questa assoggettata alf arcivescovo di Gorizia, e quindi sotlratta dalla giurisdizione delT arcivescovo
Cattaro. Colla
bolla
stessa
le
tre
anticbe
in
di
Zara.
dei vescovi
provvedeva di fallo all' elezione. Di ci ne fa leslimoniauza il Papa s. Gregorio ]\Lgno \\v\\i\ sua Uitera dirella al siid'
^)
III
oali'o
lei
inosonto
voltitnr
sono
ri|)(>r(utf
iicr
rs'rso
le
BtiU
d'
Ana8taNu
l\
di
liconu Xlf.
diacono
^
17
Anlonino in Dalmazia nel marzo del 593^ nella quale cos si esprime su questo argomento Avverl^ senza por icmpo in mezzo il clero ed il popolo della cilt^ cW essi abbiano ad eleggere unanimemenle un vescovo^ e mandaci poi il decreto di elezione^' Tale pratica si mantenne in vigore per molti secoli. Sembra per, che colf andar del tempo sia stala tolta F ingerenza del popolo pegl' inconvenienti che di spesso succedevano, e che invece i pubblici
magistrati, e specialmenle
i
Rettori
della
citt,
perfino
re d'Ungheria talvolta vi
inframmettessero; onde non da stupire se nella serie de' nostri arcivescovi se ne trovino alcuni a quella nazione appartenenti. Dopoch i Veneli nel 1202 si resero padroni di Zara,
si
il
solo capitolo
il
cattedrale
provvedeva
del patto
alla
nomima
il
dell'
ar-
civescovo,
quale, in forza
conchiuso
1203. con cui furono stabilite le condizioni di Zara e Venezia, dovea essere veneto di nazione. Eccone le parole del testo: ^^Vo'unt Jaderlini semper archiepiscopum
eltgere de
si
Veneiiis."
pi sotto
se
^^Qui aufeni
electus fueril^
forte electionem in
factam
recusaret^ eligere de
Ve-
netiis
non cessabunt usque dum incentns fueril^ qui electionem in se factam recipiat.'* Onde vediamo subito dopo un Leonardo nel 1208, un Giovanni Venier nel 1218, e un Domenico Franco nel 1238, eletti tutti e tre dal solo capitolo,
e
tutti
e tre viniziani.
Che
se nel
1247
qual
si
trovasi eletto
fu
dal
capitolo un
arcivescovo
zaratino,
Lorenzo
Pe-
Repubblica,
non
si
rilcnca
astretla
questa
Zara onerosa
per di nuovo per forza di guerra, dovette sottomettersi benanco alla stipulazione d' un nuovo patto, che per nulla dissimile dal primo, fu conchiuso 1" agosto del 1247, nel quale fu rinnovata la stessa conil
condizione.
Assoggeltalavisi
medesimi
suespressi
Lorenzo il capitolo elesse in di Padova Andrea Gussoni, veneto. Essendo insorte alcune discrepanze nel capitolo durante r elezione del (lussoni, e portato 1' aliare dinanzi al Pontefice, (jueslo onde por line alla questione, tolse al capitolo
di
il
morte nonico
diritto
di
in
elezione e
poi
lo
riserv alla
gli
santa sede:
per
e
cui
dal
121)1
dal
troviamo
senza che
arcivescovi nostri
abbia avuto
il
eletti
no-
minali
Piipa.,
vi
capitolo alcuna
ingerenza.
Ritornali elio furono
d
i
18
le
1409
in
Viniziani nel
possesso
convenzioni stipulale coi zaralini nel 1203 e 1247, e da quell'epoca sino alla caduta della repub])lica cio sino al 1797 furono sempre veneli ^li arcivescovi nostri, all' infuori di soli cinque, che ebbero i natali in Dalmazia. Il Senato, alcuna volta da s, e rade
Zara, fecero essi valere
volte
dietro
proposta
di
qualche
vescovo
il
comprovinciale,
al
ben
presentava
designalo
Pontefice,
che nominava e preconizzava 1' eletto. Succeduto al veneto il dominio austriaco, e poco dopo il gallico, quest' ultimo s' appropri il diritto di elezione ; onde troviamo f arcivescovo Scotti, nominato nel 1806 dalNapoleone I, e presentato al Pontefice, che l' Imperatore anche, dopo rimosse alcune difficolt, lo preconizz nel 1807. Ritornato il dominio austriaco nel 1813, l'Imperatore Francesco I si valse del privilegio, inerente al suo grado d' Imperatore Germanico, e d' allora i nostri arcivescovi furono
sempre
al
eletti
e nominati
dall'
voli
governo;
indi
presentati
Papa per
la
solenne preconizzazione.
in
prin-
ed in seguilo dal metropolitano, oppure dal vescovo anziano della provincia colf assistenza dei vescovi comprovinciali. La consacrazione per non avea luogo se non dopo la conferma del Papa, il che si deduce dalla lettera di papa Gregorio, accennala poc' anzi, ove detto Mandaci il decreto di elezione^ affinch il vescoco sia ordinato col nostro eneplacito^ conforme V antica consuetudine." Assoggettalo
da Adriano IV 1' arcivescovo di Zara alla giurisdizione del Patriarca di Grado, a ((ueslo venne dal Ponleice devolulo anche il diritto della conforma e della consecrazione. Kcco
le
parole
del
Papa
nella
sua lettera
scritta
al
Patriarca
di
Grado Enrico
in
19
Ad ampliandam
ei supra Jadertuos
I
dignilafem ipsius
Unum
archiepiscopalum
ctoritale concedimus^ et
tam
quam mccessores
munus
cuore
la
1'
Javedi
dertinn archiepiscopo
neziani,
cui
consecrationis
impertiri,
stava
grandemente a
pontificia
i
osservanza
procurala,
entrare
questa disposizione
fine
di
da loro
stessi
af-
tener sottomessi
zaratini,
fecero
stipulato
qual
il
prima condizione di pace nel patto 3 maggio 1203. Cos infatti leggesi
:
con
essi
in
quel
solenne istru-
mento Jadertin^ electionem archiepiscopi praesentabunt do mino Patriarchae Gradensi^ con firmai io nem ipsius electio-nis posfulanfes ; et confirmatione facta^ veniet electiis ad sedem patriarchalem, et consecrationem de manu sua recipiet.'^
Il
primo,
cbe,
per
testimonianza
del
Parlalo,
ri-
la conferma e la consacrazione dal Patriarca di Grado, fu Tarcivesco Lorenzo Periandro nel 1247. Ma dopo che la santa sede si riserv la elezione dell' arcivescovo di Zara, troviamo che anche la consacrazione ne veniva celebrata a Roma o dal Pontefice istesso, ovvero da un suo vicario. Tal si fu di Giovanni d' Anagni, consecralo da Nicol IV nel 1291, di Nicola da Sezze, consacrato da Clemente V nel 1312, d'Enrico da Todi, consecralo dal vescovo suburbicario di Porto e s. Rufina nel 1297, e di Jacopo da Foligno dallo stesso nel 1299, per lacere di molli altri, che per brevit ommettiamo. Questa pratica and a cessare colla fine della repubblica veneta, poich nell'impero
cevette
austriaco
gli
arcivescovi
vengono
d'
ordinario
scelti
Ira
vescovi provinciali.
primi
tempi
gli
vi
altri
fosse
stala
in
Dalmazia
di-
vescovi provinciali
di
monumenti, che
il
fatto
tori
20
d'
di
Saiona avesse avuta la primazia su lulla la Dalmazia, per essere stala quella citt la metropoli civile della provincia. A questa opinione non possiamo alTarsi per la ragione, che, se Saiona era la principale citt della provincia che propriamente Dalmazia s' appellava, Zara era egualmente la capitale dell'altra porzione, che col titolo di Liburnia denominavasi. Resta quindi indefinita la questione, se nei primi cinque secoli il vescovo di Zara sia sialo, o meno, a quel di Saiona soggetto; anzi molto probabile non lo fosse, dappoich il nostro santo vescovo Felice lo Iroviamo assistere nel 381 al concilio d' Aquileja assieme ai vescovi d' Italia, e nel 390 a quel di Milano, presieduto da s. Ambrogio; il che farebbe supporre piuttosto che tra la sede vescovile zaralina e V aquilejerse, o milanese vi sia stato qualche rapporto di dipendenza. Appena nel secolo sesto si ravvisano le traccio di dipendenza della chiesa zaralina dalla salonitana. Nel concilio provinciale infatti, convocato da Onorio a Saiona nel 530, trovasi sottolirmato Andrea vescovo di Zara dopo il Metropolita. Sappiamo inoltre che nei secoli successivi gli arcivescovi di Spalato celebrarono talvolta dei concili provinciali in Zara sotto la propria presidenza, come avvenne nel 1072 essendo vescovo di Zara Andrea, e nel 1105 essendo vescovo Gregorio. Ma questi rapporti di dipendenza dei vescovi di Zara dal metropolita di Spalato andarono a cessare nella prima met del secolo duodecimo.
sono
Dalmazia in due politiche Provincie, Spalato, Traii e Sebenico erano occupate dagli Ungheri, Zara e le Isole del Quarnero, congiunte in amichevoli relazioni coi Veneziani, si erano conservate nella primitiva libert, e colle proprie leggi si governavano. Facili quindi sono a pensare dissidi, e le gelosie, che tra una parte e Y altra debbono avere in tali circostanze allignato. S'aggiunga, che la chiesa di Spalalo dal 1113 al 1135 i'u
la
i
senza pastore
forse
animo loro, elesselo Zaratino; ma Gregorio (cos egli ^i nomiuava) neppure giunse ad ottenere la consagrazione, che fu da morie rapilo. Oi><>lli, che gli succedellero, od Unghcri di nazione, od alla causa
nostri dall' idea concepita,
ungarica
ligi
S(gno di
trascurare
di
la
sede
apostolica
per
Slriiionia,
non
[)olevan()
le
scissure.
hii[edil()
perci ad
essi
21
d'
autorit
sui
luoghi
che
Unghcri non dipendevano, e questi si ricusavano inverso loro ad ogni atto di sommissione; le visite diocesane vescovi, chianon potevano essere eseguite regolarmente; mati ai sinodi, non intervenivano; nelle dubbiezze dei casi non sapeano i fedeli a chi fare ricorso: e disordini e danni spirituali moltissimi da ci derivavano.
dagli
i
Zaralini,
vedendo
d'
il
di
air influenza
un
metropolita,
tanto
divenuto
oltre
di
Zara,
stata
a
sempre
citt
primaria
cospicua,
T era
special-
mente
ritorio
queir epoca, in cui molto vantaggiato aveva di terdistruzione poc'anzi avvenuta della vicina Bel-
polla
grado (Zaraveccbia), talch il suo Conte arrogavasi titolo principesco sulla Dalmazia tutta. Ea tempestate Jadera^ scrive
il
Parlati,
in
maxmas opes
crei^erat^
et
numero aedficormn^
negotiatione
caeteris
copa^
frequentia
incolarum^
terrilorii
multitadine
navigiorim^
marifima^
amplitudine^
divitiarum
')
Dalmatiae
in
civitatihus facile
praesfabat.
di
Costituita
colle
tanta
floridezza,
e formando gi insieme
s,
provincia, sussistente da
vile,
onore
dell' ecclesiastica
alle civili
la
metropoli conferito.
persona di Lampridio, che non per vaghezza d' esaltamento, giacch sappiamo dall' arcidiacono Tommaso, che nec ipse per se superbus^ nec erat de superbo sanguine procreatus ^), ma per carit di patria, pel maggior bene spirituale dei propri concittadini, e pel maggior lustro della sua chiesa, a conseguirlo adopravasi,
N meno
meritevole n'era
gio-
dell' alla
riputazione, che
giusto desiderio dei Zaratini fu appieno secondalo dal Pontefice Anastasio IV. il quale colla Bolla Licct nniversalis
alla
Ecdesiae del 17 ottobre 1154 ^) innalz il vescovo nostro dignit d' Arcivescovo Metropolita, decorandolo del sai
vescovi delle isole Arbe, d'Ossero, di Veglia e di Lesina, restando cos sciolta ogni dipendenza dalla metropoli spalalense.
')
Illyr.
lli'Ht.
Sarr. V,
:>6.
')
*)
Sttlon. cap.
in
XIX.
|reHen(n
Vedi
calce
Iella
opera
la
Bolla
Il
AnasUsio.
Ma"
sciolti
22
colla
i
luti'
deirarcivescovalo nostro non erano leggami colla chiesa di Spalato, la quale olire
istiluziorie
supremazia meiropolitica s' arrogava pure il titolo di primaziale della Dalmazia ; ed avrebbe potuto pretendere di esercitarlo anche sul nuovo arcivescovo, come su quei di Ragusa e di Antivari. Conveniva quindi che il Pontefice ad un' altro primate T assoggettasse, con cui per la breve distanza, e le politiche sue attenenze, le fosse pi facile scambiar quegli uffici, che di tale dignit son propri. era allora la chiesa di Grado, che quantunque decorala del titolo di patriarcato, aveva una ristrettissima giurisdizione; palesi erano inoltre le buone relazioni che Zaratini, ad onta dell' insidioso conlatto degli Ungheri, serbavano coi Veneziani, da cui la chiesa medesima dipendeva: era essa, in fine, per la sua vicinanza, la pi opportuna. Venne dunque T arcivescovo nostro sottoposto al patriarcato di Grado, che con bolle d'Adriano IV fu nel 1155 rivestito del titolo di Primate sulla nuova metropoli e sue sulFraganee. Ecco le paalla
role,
colle
si
quali
il
Pontefice nella
lettera.,
diretta al Patriarca
esprime: ^^Prmatum et (Palriarchae Gradensi) 6*wpra Jadertinum Archiepscopalum et Episcopatiis ipsius apoEnrico,
stolica
Romano
quidein
Vontifci
arcivescovo Lampridio ,^Hujt*s Uaqiie rei nos consideratiotic induciti tnm quia dignitalem Gradensis Ecclesiae digniim duximus a tu pliare ; tum quia utile vohis et temporaliler et spirilualiter esse prospeximns^ habere prope vos a quo et in dubiis matraditione paliti resertata'^
in quella diretta all'
Ed
Frafrem nostrum Henricum Gradenscm Fatriarchatn^ Primaiem nestrum duximus staluendutn. et Gradensis
nerahilem
Ecclesiae dignitatem primalus^ ecclesiis vestris declararimus de caetero praesidere. Eapropler per praesentia cobis script a mandamus^ quatenus eumdem Patriarctiam amodo f^rimalem
vestrum humiliter habeatis^ et siculi Primati vrstro exhihcatis et obedientiam et honorem''' ^) Lampridio, trovandosi in Uoma.> promise di riconoscere la supremit gradense ma le vicende successive fecero che fosso questa controversa, e diedero motivo a gravi dissidenze. Ed ecco il motivo, por cui nel palio, stretto tra Zaratini e Veneziani nel 1203., vollero queseguente: ,,.1/TAitfsti fosse posto tra gli articoli anche il
:
*) Illjr.
Sacr.
p.
58.
tias
23
piscopus faciet Palriarchae Gradensi /deltatem^ recerentiam et obedienliam ci exhibere promillens^ el omnes honorificen-
quas doniiniis Lampredius archiepiscopus exhibuil domino Palriarchae Henrico Dandulo^ et obseqaa debita ; archiepiscopus aiitem a domino patriarcha honorem accipiet consuetum^ et jus de Dalmatinis Episcopis ei non minnatur.^^ di pace del II che venne rinnovato nell' istrumento 1247, con termini pressoch uguali. I patriarchi di Grado da canto loro sostennero la ottenuta prerogativa, e s conservarono sempre il titolo di Primati della Dalmazia, che tramandarono indi ai patriarchi di Venezia, ior successori, dopoch il Pontefice Nicola V trasport ivi nel 1451 la sede patriarcale di Grado. In progresso di tempo ogni atto giurisdizionale del Veneto and a cessare del tutto, e soltanto rimase il titolo, di cui egli ancora si fregia. D'allora gli arcivescovi di Zara rimasero soggetti immediatamente al Romano Pontefice, qual Patriarca d' Occidente come lo furono per lo passato, e lo sono pure oggid, nella loro qualit di Metropoliti di tutta
alias^
la
Dalmazia.
Concili Provinciali.
Allorquando
ecclesiastica,
i
la
Dalmazia
formava
una
sola
provincia
Concili
provinciali
tenevansi,
com' era
ben
naturale,
di
nella
che subentr nei diritti di essa. Due per di tali concili furono in Zara celebrati; non sappiamo il perch; forse per ragioni politiche, a noi ignote. certo, che Zara neir undecimo secolo trovavasi in condizioni assai favorevoli; era dessa la pi cospicua citt della Dalmazia, floridissima pel suo commercio e per le sue ricchezze, ed era la residenza di tutti principali magistrati della provincia,
Spalato,
i
come
di
Cresimiro e
tali
di
il
olomano.
Metropolita
riguardi
Spalatense abbia prescelto la citt nostra per dei seguenti duo provinciali Concili.
Il
la
celebrazione
primo Concilio provinciale, convocalo in Zara, fu nelr anno 1072. Lo inlim e lo presiedette l'arcivescovo me-
Veglia,
s.
24
V iiilcrvennero
Tielro
di
sei
vescovi
Pietro
di
Arhe.
di
Ursini
di
Traiu
Basilio
Hel^i^rado
Andrea di Nona, (irejj^orio Abaie alluale di s. Grisogono, con Madio e Trasone Abati emeriti, ed inoltre Teodoro Abaie di s. Stefano de Finnis^ ed ancor altri Abati
(iZaraveccliia
deir ordine J5enedellino. Fecero eziandio parte
i
dell'
assemblea
di
la
non fecero
atto
vescovi della provincia. Il secondo Concilio provinciale, radunato in Zara, si riferisce all'epoca llO5-tJ08. Fu convocato e presieduto da Crescenzio, arcivescovo-metropolila di Spalato. Non si
gli
altri
presenza
ebbe luogo, poicb de' suoi atti non esiste che un solo frammento, dal quale rilevasi solamente, che assieme con Gregorio vescovo di Zara presero parte al medesimo Lupo vescovo di Arbe., Pietro d' Ossero, Domenico di Veglia, e Giovanni di Traii, ed inoltre quattro Abati, cio Gregorio di s. Pietro de Ilumai, Doimo di s. Stefano de Pinnis di Spalato, Desa di s. Gregorio, e Damiano di s. Gio. Ballista di Tran. Fu ancora presente Teobaldo, preposito di Slrigonia, donde si deduce., che sin dal lora gli arcivescovi di Strigonia prelendevano di far sua la provincia ecclesiastica di Dalmazia. la quale a quel tempo
sa
in
Tanno preciso
cui
dominio ungarico. In seguilo air innalzamento della chiesa di Zara a Metropolitana della parte occidentale della Dalmazia, essendo rimasto diviso il Regno in due proviucie ecclesiastiche, fin dallora Concili j)rovinciali s' incominciarono a tenere in Zara e Spalato, rispettivamente per ciascheduna provincia. Uno di questi fu convocato in Zara nel 1834 dalT arciveera sotto
il
i
scovo nostro Nicol de Matafari per definire una controversia insorta fra il Capitolo di Arbe e ([uello di Zara circa le collette, che per comune utilit solevansi fare nelle chiese della provincia. Era antico costume, che. quando urgenti e gravi
bisogni manifestavansi nella ecclesiastica
provincia jadrense.
carico dei X'escovi.
e
ci
in
resto
del
clero,
propor-
zione
i
al
loro
di
canonici
di
tali
grado, ed alle loro rendile. Essendosi lagnati Arbe di essere stali sopra misura caricali in
fu
una
colletle,
deciso
in
questo
scdenne
consesso.
25
che d' allora in poi la chiesa di Zara dovesse contrihuire di ciascheduna delle chiese siiirra<^anee, e cosi alla il doppio desiderala conciliazione fu provveduto. Intervennero alla pretre sufl'raj^anei della jadertina Metropoli, il fata adunanza vescovo Gregorio d' Arhe, quello di Veglia, di cui ignoto il nome, ed il vicario di qael di Ossero, ed inoltre i dignitari
clero.
Fu
di
celehrato
questo
Concilio
nella
di
s.
Sagristia
della
Metropolitana,
ch'era
T attigua
chiesa
che in quelT anno si trovavano ancora in costruzione alcune parti della Basilica. Solevano talvolta Pontefici, quando il caso lo richiedeva, spedire nelle varie provincie un suo delegalo col titolo di Visitatore e Riformatore, il quale, dopo aver presa cognizione sopra luogo delio slato e condizione delle varie chiese d' una o pi provincie, radunava un concilio, nel quale promulgava, dopo aver sentito vescovi, qnelle costituzioni, che fossero slate giudicate opportune e necessarie a torre gli abusi, e provvedere alla ecclesiastica disciplina. Tal si fu il Concilio provinciale dalmatico, radunato in Zara nel 1579 dal vescovo di Verona Agostino Valier, che per ordine di Gregorio XIII recossi in Dalmazia in qualit di Visitatore e Biformalore in un' epoca, in cui T ecclesiastica disciplina era assai decaduta in seguito alle turchesche
Barhara, ciocch
prova
pi
incursioni.
Egli
provinciali
l"
in
aprile
le
maggio,
tenne
le
eman
sue coall'arci-
dottrina.
Oltre
alle
vescovo
di
(Il
n-a
iVallo
Veiiier.,
intervennero
ausiliare
di
Domenico Marcol
Spalato, Pietro
detto
Foconio,
dell'
radunanze arcivescovo
di
Bemho, vescovo
vescovo
:
Se-
zaratino, di Nona, e Francesco Zapani di Cattare assenti per cagione d' infermit vescovo di Arhe, Biagio Sidineo zaratino, Antonio Guidi di Trai, Antonio Quinzio di Curzola. Daniele Vocfizo vescovo di Dumno ed amministratore di Macarsca, e quelli di Segna, di Knin ed il Bosnense. Gli atti di (juesto concilio si possono leggere nel Tom. V p.
henico, Martino de Miirtinis di Lesina, Pietro Cedolini.
il
132 deir
/////r.
Sacr.
Nei primi lempi
vesse per regolare
la
26
radunavano
necessit
i
Sinodi Diocesani.
i
Vescovi
la
il
clero
della
lo
richiesto
aper
buoni
costumi,
si
nostra
stati
i
celebrati
celebri,
i
nella
pi
e
:
di
cui ci rimasero
1.
e le costituzioni sono
seguenti
arcivescovo Vallaresso, celebrato intorno air anno 1455, del quale il Parlato ne fa il seguente elogio. St/nodum fecit^ qua nihil ntdius^ nihil prcedarius^
sinodo
dell'
ad cleri disciplinam stabiliendam^ ad populi mores reformandosi ad christianam rcligionem ac pielatem augendam/^ Ci duole
di
gli
atti.
sinodo
dell'
vocalo in agosto del 1598, i cui atti, e le costituzioni si leggono nel T. V deiriilyr. Sacr. a pag. 144. Ciocch v'ha in esse di particolare si il paragrafo, che tratta dell'arte
magica e
nostra
delle
varie
dalle
specie
alloro
di
sortilegi,
introdottesi
nella
diocesi
vicinissime
sul
turchesche
cui
regioni,
come pure
quello, che
versa
modo, con
debbonsi
comportare i fedeli cristiani coi Turchi, i quali avendo in quel tempo sede assai prossima a noi., ed esercitando continuo commercio coi nostri, frequentavano ogni d la nostra citt, e vi si stabilivano, e perfino prendevano servizio presso le famiglie de' cattolici; onde avvenne benanco di spesso, che molti di essi si convertirono: ed abbiamo memorie che l'arcivescovo Caraman ne battezzasse sette in una sol volta
nella
Metropolitana
3.
in
mezzo
alla
bato Santo.
arcivescovo Muzio Callino, celebrato nei d 14 e 15 settembre del 1566. rimarchevole questo decreti del sasinodo, perch furono in esso promulgati crosanto Concilio di Trento da colui, eh' ebbe tanta parto
Il
sinodo
dell'
in le
ci
di
menzione
le
da esso emanate
di
tale circostanza.,
quali
stalo
fanno conoscere
il
quanta dottrina e
sapienza
il
sia
fornito
nostro Prelato.
Non
si
sar disutile
riportarne al-
conoscano
tempi
eccezionali,
27
anche gli abusi, che s' introducevano nel clero in seguito alle guerresche vicende. Anzitutto accenna il dotto Pastore alle Costituzioni del
ed
altri
le
corrobora
parochi di spiegare
la
catechismo
la
al
fra
messa.
celebrazione della
la
s.
la
zanmessa, per-
confessione,
dimettendola
40
la
giorni.
messa
ss.
in
lingua
illirica nelle
Lo permette solamente
chiesa della
nella
collegiala
in
di s.
Simeone, e
di
nella
Trinit,
ed
occasione
Proibisce
ai
di
ebdomadari
Proibisce pure di uscire dal coro senza licenza del videl digniore.
1'
Ricorda
tare
in
obbligo
Duomo
a
ai
ogni
can-
magcantar
cantar
giore,
suddiaconi
ai
di
s.
Anastasia
dignitari
farsi
quello
di
r epistola.
Rammenta
la
canonici e
vieta
ai
il
dovere
di
di
sostituire
(lagT infe-
nelle feste.
sacristi
di
de-
in
proposito.
Ordina a
zioni in
tutt'
Duomo
nella
Anastasia, e
ss.
nella
sua
traslazione,
di
s.
nonch
a
nella
chiesa della
ecclesiastici
fu
Donato. Ingiunge
ai
lulti
gli
di
dall'
citt
ad
interve-
nire
Pontificali,
come
stabilito
arcivescovo
ai
Vald
laresso.
Prescrive
portar
la
ai
dignitari,
ai
canonici ed
mansionari
zanfarda ne' giorni festivi, e nelle processioni. Proibisce a tutti gli ecclesiastici di portare la fascia di
ossela
lutti
deir anello
oro e
d' ari^cnlo,
salvo
ai
dottori e ai dignitari.
come
pure
le
ornate di fregi.
Ordina a
Vieta a
di
la
portar
la
veste talare.
diocesi
caccia e F uccellanda.
di
Proibisce a
tulli
assentarsi dalla
senza
su-
periore permesso.
Dichiara, che
di
lutti
i
mansionari, settimanar.
diaconi e
scomunica^ ipso facto incnrrcnda^ a quei parochi. che senza superiore permesso abbandonassero la parochia, e si togliessoro dal vincolo spirituale; e cos pure li priva di altra qualunque parochia, a cui non potranno aspirare se non che dopo
assolti
di
essere
stati
dalla
scomunica.
ai
Proibisce inoltre
allontanarsi
per
pi
di
due giorni dalla parochia. e ci anche sotto condizione che debbano lasciare un sacerdote idoneo in loro vece, ovvero raccomandare la cura al paroco pi vicino. Dichiara che il diritto di eleffffere un canonico o un dignitario spelta ai canonici residenti, e che in tal caso dovranno essere chiamali canonici trovanlisi in Diocesi. Ordina che fedeli di ([uosta cill abbiano lutti a communicarsi nella sola Metropolitana nel tempo pasquale. E4. Il Sinodo diocesano celebrato dall' arcivescovo vangelista Parzago nei giorni 13, 14 e 15 ottobre del 1H80. In questo il sapiente Prelato promulg costituzioni e decreti, molto utili al clero. Dal catalogo, che qui sotto riportiamo, si viene a conoscere 1' ordine con cui sedevano nel Sinodo coloro che avevano diritto d'intervenire:
i
i
Omissis
Cathalorus eorum. qui dicla^
tenentur, qui erunl
lll.mus ac
Synodo Jadrensi
ut
interesse
vocaudi ordine,
infra:
I).
Archie-
piscopus Jadren.
E.nuis ac
H.mus D.us Petrus Hasadonna S. \\. E. Cardinalis. Proc. l.mus Ahbas Commendatarius Sancti Chrysogoni
D.us Archidiaconus Dominis.
29
D.us Canoniciis Tressius. Adm. R. Pr. Prior Conventus s. Dominici de Jadra pr Abate Commendatario Sancii Michaelis de monte. R.miis D.us Marcus Agazzi, Abas Commendatarius Sancii Proc. D.us Canoncus Zanotli. Petfi de Jsthmo Pagi R.nius D.us Hieronymus de Dominis Archidiaconus, et ViProc.
carius Generalis.
R.mus D.us Gregorius Zappicb Archpresbyter. R.mus D.us Greg'orius Civalelli Primicerius Adm. R. D.us Doniinicus Chiuchia Canoncus Decanus
Joannes Zappicb Canonicus Joannes Rupinco Canonicus 95 ?? V Simeon Jordanus Canonicus ?? Hieronymus Castelnovo Canonicus ?5 ?? Franciscus Massarachi Canonicus 55 n Petrus Gliubavaz Canonicus ?9 n ?? Carolus de Rubeis Canonicus, Lector S. S. Adm. R. D.us Hieronymus Cassanus Canonicus dm. D.u Simon Petrus Tressius Canonicus ?? r> Vincentius Libani Canonicus Poenitentiarius n 75 ?? Joannes Zanetti Canonicus V >? >? Dominicus Ferrari Plebanus Sancii Simeonis, '? n alias Sanctae Mariae Presbylerorum. Adm. R. D.us Auguslinus Racamarich Archipresbyler Pagen
yy J?
j? >? ??
11
?7
>?
r,
,,
Vitalis Rarziza
Primicerius Pagensis.
Omissis.
all'
anno
1154.
tempi degli apostoli. Fu illustre per sanlilii, ed opr molti miracoli. Trovasi menziono di lui in un antico manoscritto di memorie patrie, ov' detto die il suo santo cor|)o^ Tanno f)l2, durante r incursione de' barbari, Tu altrove asportato da (liovanni,
Doiafo
/.
Visse
ai
vescovo
di
l^^pidauro
e secondo
alcuni
di
Evorea
nel-
sottrarlo
si
30
rileva
mani inique di quegr invasori; ciocch pure dalle cronache di Bonifacio, che fa speciale
a.
menzione di tale traslazione nel 1. 3. e. 9. 341. A^. N. Di queslo nostro vescovo non si conosce il nome. Si sa soltanto dal P. Farla! i. che intervenne al concilio di Roma, convocalo da s. Giulio nel 34U con Martino vescovo di Salona. ed altri vescovi della Dalmazia.
a.
380. S. Felice. Fu celebre per dottrina e santit. Intervenne al concilio d' Aquileja. convocalo nel 381 ai tempi del Papa s. Damaso, e per ordine dell' imperatore Graziano. Con altri trentadue vescovi delf Italia, tutti per
sapienza e dottrina cospicui., fra
i
quali
primeg-giava
s.
Ambrogio
di
condiano, vescovi
soli
di
tutto T
Occidente,
che ancor sostenessero T arianesimo, e pronunzi contro di loro la seguenle sentenza y^Palladinm^ qniblasphemias dicil in Filinm^ sicut Arias, ciim omnibus pariier condemno" ; con che fu dato l' ultimo crollo alf eresia di Ario neir Illirio. Assistette pure al concilio di Milano del 390, condannando solennemente 1' eretico Gioviniano ed
i
Pon-
tefice
il
Siricio
s.
lui,
si
sottoscrisse
.^felix
terzo dopo
Ambrogio
Si
la
nel
modo seguente
a
Episcopus
al
Jadertinns''''.
Milano,
quando avvenne
colloquio di
strage di Tessalonica, e fu
presente
d'
sala
uimlui
assoluzione
si
da
questo
al
sottomise
di
giudizio,
a.
anno successivo, carico di meriti e di anni. tradizione eh' egli avesse istituita la benedizione del pane e dei legumi, che lino ag;li ullimi tempi era in uso presso la nostra chiesa, e che col nome di \ orina appellavasi. 393. Sabiniano 1. a cui il Pontefice s. Siricio scrisse una lettera consolatoria, come rilevasi dal catalogo dei vesua sede, vivere
l'
nella
biblioteca
vati-
..Contjaudcmas'*
iNuir altro
consta
a.
di
lui,
402. S. Donalo
diacono
~
della
31
~
al
che F imperatore Teodosio il grande rinunziasse alT eresia, e fosse da s. Ambrosio battezzalo. Jadertinus^ Mediolani j^Donatiis aqiiilejenss. Diaconns degens posi ConcMium Mediolaneuse anno 395^ obtinuU ut Tkeodosius Imperalor ante obitmn baptismum suscperet a s. Episcopo Ambrosio^ qui suis etiam monitis ad meliorem frugem revocatus^ eximia pietale correxit patrocinium haereticorum^ ut patet ex oratione funebri s,
per a far
Ambrosii,''
d'
a.
Vedi
Giacomo
di
Voragine
la
Cronaca
Eusebio.
a.
a.
a.
a.
a.
a.
428. Vitale /, nativo di Zara. Venne spedito da' Zaratini ambasciatore all' imperatore d' Occidente, come rilevasi da nn' antica raccolta di cose patrie. 446. Paolo L il quale era intrinseco amico di s. Proclo, patriarca di Costantinopoli, il pi dotto vescovo del suo secolo^ ed uno dei pi illustri padri della chiesa. 462. Giulio^ da Salona, di cui non si ha altra memoria, air infuori della sua ordinazione alla chiesa di Zara. Vedi Catalogo dei vescovi del V secolo^ esistente nella Biblioteca Barberina di Roma alV a. 462. 464. A^. iV. Di questo vescovo non bassi n il nome, n memoria di sorta, se non che era dapprima Diacono di Salona. Vedi Joan. TanzUnger in memor. Eccl. Jadr, 489. N, N. Neppur di questo si conosce il nome. Secondo il Tanzlinger era prima stato Diacono d' Aquileja. 518. JS. A/. Anche di questo dicasi lo stesso, abbench il Tanzlinger lo annoveri fra i vescovi di Zara. 530. Andrea /, che intervenne ai concili provinciali di Salona nel 530 e 532, nei quali si sottoscrisse il primo dopo il Metropolita Onorio nel modo seguente ^^ Andreas Episcopus Ecclesiae Jadertinae'' Nel secondo di questi concili^ quest' uomo venerabile parl il primo in nome di lutto il clero della provincia, constatando e dimostrando la necessit d' instituire nuovi vescovati, a motivo della troppo grande estensione dogli esistenti, per cui accadeva di spesso, che il sacramento della cresima non poteva essere
sione
la
semblea colla istituzione di Ire sedi nuove, e colla immediala nomina dei rispettivi pastori, quali furono Stefano per Mnccuro (Macarsca) J^iolino per Sausentero
32
(Smisero), e Cellinno per la diocesi di Ladro (fra Triodi ed linoschi); quesla isliliizione per non fu approvala dal Papa Vio-ilio. Vedi Farlalo T. 1 p. Ili p. 307, e gli alU del Coite. Salon.
Dopo
la
morie
di
Andrea
Ire
alla
Capitoli.
testa
il
Frontiniano. rimasero infetti di eresia per aver sostenuto e pertinacemente difeso quei tre Capitoli, anche dopoch
dal
Concilio
Costantinopolitano
dalf autorit
di
papa
a.
che in quello scisma, il quale dal suo autore fu denominato Frontiniano, l'ossesi pure avvolto il vescovo di Zara^ ma la sua duhbiosa asserzione cade alfatto. che a quel tempo la chiesa zaralina era priva del suo pastore, essendo rimasta vacante da Andrea a Paolo li per T epoca di 20 anni, cio a dire dal 536 al 556. 557. Paolo 77, il cui nome e titolo trovansi registrali
nella
serie dei
della
Biblioteca
Barberiana.
a.
574. Pietro
nella
storia
di
cui
havvi
il
memoria
Pontefice
a.
19.
lettere
tre
una delle quali lo esorta di recarsi con tutta fretta a Roma^ e di condur seco gli altri vescovi della provincia, ed altri ecclesiastici ancora, affine di esaminare la causa di Massimo., Vescovo di Salona. eh' era slato scomunicato. Dalla lettera., spedila da s. Gregorio nel luglio del 598 a Castorio, Notarlo apostolico, rilevasi essersi Sabiniano porlato a lioma assieme con Onorato, Arcidiacono di Salona, e con altri
Sacerdoti e Diaconi,
simo, che
tera
scritta
si
i
quali
ottennero grazia
per
Mas-
riconcili
altra let-
in
febbraio 598,
sulla
di
niano
iV inquirire
vita
e condolta di
Fiorenzo,
di
velullo,
scovo
di
Epidauro,
il
informarlo
miuulamenle
e di esternare
suo sentimento sulla verlenza di lui che dal vescovo di Salona Natale era stalo mandalo in esilio. clu? fa conosccM-e la ormide estimazione in cui era leIl nulo Sabiniano dal PonU^lce; ( perci in una delle sude ad dette lettere si dimostra disposto a confermarti
33
accrescer gli anlichi privilegi e prerogative concesse dai suoi Predecessori alla chiesa ed ai vescovi di Zara. Praelcrea^ dice san Gregorio, hic portilor quaedam Ecdesine vestrae prlcilegia a nostris concessa praedecessorbfts^
intimacil.
De
ceslrae^
nos snblilius tolnmos luformari ; vel s qua ex eis scripta in Eccltsiae testi- ae scrinio rejacent, eorum Ime exetnplaria transmitli necesse esi^ ut quidqud ad honoris cereverentam^ tei yenium praefatae Ecclesiae periinef^ libenli animo parare possimus. Non havvi documento, che
stri
ci
meno
ai
desi-
confermalo gli antichi privilegi di questa chiesa di Zara, ovvero ne abbia accordati de' nuovi. Si conchiude perci essere ben aulica questa chiesa, quando s. Gregorio
fa
a.
a.
a.
a.
601. Guido da Salona, di cui non esiste altra memoria, se non che una lettera scrittagli dal Papa s. Gregorio M. 612. Giovanni I da Salona. Era vescovo di Euria o Evorea, neir Epiro. Costrello per le scorrerie dei harbari ad ahbandonar la sua sede, si rifuggiato col suo clero a Zara, dove fu eloUo amministratore di questa chiesa. Si dice eh' egli nella sua partenza da Zara ahbia seco trasportato il sacro corpo di s. Donato vescovo di Zara sotto Teodosio, come attesta Bonifacio nella cronaca ungarica 1. 3. Vedi della presente serie s. Donato 1. 634. Giooanni II di cui si fa menzione nel Tomo V dei Vescovi, esistente nella Biblioteca Barberina di lioma. 642. Jacopo, del quale conservasi memoria nei Codici
della
suddetta Biblioteca
I
Romana
nel
Tomo
V.
a.
674. Basilio
cato da
di
cui
Tommaso
a.
a.
a.
a.
692. Demetrio, nominalo nella predetta storia salonilana al 1. V. 710. A-, l\. greco di nazione, e da Diacono assunto al Vescovato di Zara, come attesta il Tanziinger nelle sue memorie della Chiesa Jadrense, nella serie dei Vescovi pag. 194. 742. /V. V. Neppur di questo si sa il nome, se non che era prima Diacono di Costantinopoli, come ne la fede il suddetto Tanziinger ibidem. 746. iV. iV. N del nome n della patria di questo ve-
scovo
lingciv
si
34
dai
il
sa nulla.
Sappiamo bens
suaccennata
in
elle
ueir epoca
vescovo
di
Zara
Aquileja.
774. Pietro 11^ di molta erudizione, sapienza e dotlrina, che come Notarlo apostolico di Ronia^ qui giunto, fu dal
clero eletto vescovo di Zara,
dei vescovi dell' ottavo secolo,
come
esistente nella
Biblioteca
a.
si
ba cbo
il
nome
in
docupreesidi
mento
stilo
a.
del
s.
1183
del
celebre
Jadrense
Archivio
per
di
S^.
Grisogono.
///,
801
vita
Donalo
santit
ed azioni luminose. Intraprese pel bene della patria due legazioni, una nelf a. 806 a Carlo Magno in Aquisgrana, F altra nelf 810 a Niceforo in Costantinopoli. In questa ultima occasione ricevette molti preziosi doni, fra i quali il pi considerevole fu il corpo di s. Anastasia M. che fino dal V secolo riposava in Costantinopoli, e che trasportato a Zara, cbiuso in arca marmorea, depose
neir antica Cattedrale di S. Pietro sopra apposito
altare.
Ottenne pure molti privilegi per la citt di Zara, e per fu acclamato Padre della patria. Opr vari prodigi, e dopo aver governato per molti anni e con grande sapienza la sua chiesa, vol al cielo intorno all' anno 850.
Zara sin da quel tempo lo venera come Santo, e Patrono, ne celebra T ufficio e la festa da tempo immemorabile il d 25 febbraio. Il suo corpo fu collocato nelr antichissimo tempio attiguo alla Cattedrale, una volta consecrato agi* idoli, e da lui, giusta la tradizione, dedicalo alla SS. Trinit, che poscia cambi il titolo con quello di s. Donato pel culto speciale che Zaralini prestarono alle sue reliquie, le (juali dopo la soppressione della chiesa avvenuta nelf a. 1809, vennero trasferite nel Santuario della Metropolitana. Vedi Genebrardo^ Secretario di Carlo Magno^ nella storia romana : Paolo Emilio de g'estis Fraucorum; Adelonio noi suoi annali: Qrbini nel libro de regno Slavor. Valerio de Ponte in nelle memorie della hist. Eccl. Jadrcn. Simeone Beijna Dalmazia; (Ho, Tanzl. nelle sue memorie della e/tiesa
i
di
in
a.
Zara; E(jinardo in annal. Francor. a. mem. Dalm. lA)ren:>o Fondra nella storia
\'i(alc
llj
8()(),
P.
Cavich
e.
\
.
di S,
Sim.
879.
cui
il
Ponlolce
(liovanni
Nili
scrisse
mia
tolo
:
35
il
lellera,
datala a
Roma
ii\
10
luglio
879
col
ti-
drensi.
volo
alla
il
elezione di Marino in
Vedi
a.
P,
911. Firmino^ ovvero Formino; trovasi sottoscritto quale vescovo di Zara in documenti del 919, 925 e 928. Intervenne al Concilio Nazionale di Spalato, convocato intorno air
istanza
cilio
di le
a.
925
i
e presieduto
tutt'
Vescovi
cose
di
della
provincia, nel
fu
qual
con-
fra
altre
disciplina stabile
interdetto
r uso della lingua slava negli ecclesiastici uffici. Intervenne pure ad un Concilio provinciale., indetto a Spalato
circa
r anno
in
927
cui
in
presieduto
da
Madalberto
le
Pontificio,
vennero appianate
sussistevano
oggetti di giurisdizione e
tra
le
Diocesi Dalmate.
questo Concilio.
a.
lui
scrisse
colla
una
I
lettera
Pontefice
gli
l.
quale conferm
T.
atti
di
2,
Vedi Fari.
V ed
il
Lucio
il
e.
969. Basilio l^ il quale, come ci assicura vari documenti del preesistilo archivio di viene nominato.
Ponte,
in
s.
Grisogono
a.
978. Anastasio. Si trova sottoscritto qual vescovo di Zara in documento del 986^ con cui dai Zaratini venne fatta formale consegna del Monastero e chiesa di s. Grisogono, nel detto anno riedificali, a Madio, monaco del convento di monte Cassino. Fu Anaslasio, che assieme al clero ed al popolo nel 997 accolse festosamente il Doge Pietro Orseolo IF, chiamalo dai Dalmati a difenderli
dalle
infeslazioni
7,
degli
Slavi.
a:
1018. Preslanzio
che assieme al suo fratello Majo, Priore di Zara, e Proconsole della Dalmazia, edificarono a proprie spese nel villaggio di Nevigiane, sul!' isola di Pasman, allora soggetta alla giurisdizione di Belgrado
(Zaravecchia).
nui
dei
la
la
chiesa di
s.
Michele,
la
dolarono
proventi, e
Benedettini di
l.
anMonastero
d'
T. T,
Lnc.
a.
e.
luci
1029. Andrea 11^ del quale si trova menzione in documenti del 1029, 103:^, 1034 e 1030 del preesislilo archivio cenobilico di s. Grisogono.^ senza che altro se ne
snppia d
trizia
a.
lui.
36
--<
V
lli^
antica famiglia
pa-
zaralina Fabt\
di
Vedi
Valerio de Ponte,
1044. Pietro
per<]famena
cui altro
non
si
sa che
il
nome
in
del
il
1044^ conservata
di
nel
puhhlico
archivio.
Qualcuno
a.
vuole uniparo
nazione.
1046. Andrea ll^ nobile zaratino, che nel 1056 rinvenne corpo di s. Grisogono, nascosto sotto l'aitar principale il della sua chiesa., e lo rinchiuse in un arca di legno, su di cui era dipinta T iniagine e la storia del Santo nella quale occasione tenne un sermone al popolo sulla santit di s. Grisogono. nominato in due documenti del 1056.
;
a.
1059. Prestanzio
1060. Stefano
riedificato
il
11^
il
quale intervenne
in
ad
un
Concilio
Spalato.
dalle
di
I,
sotto
del quale
venne
Cenobio delle Benedettine Cicca, pronipote del vescovo Prestanzio sto che r altro dei monaci Benedettini
furono di privilegi e donazioni dal
chiti.
di
Re Cresimiro
la
al
raffermata
proibizione
nominalo in documenti del 1066. 1067, 1068, 1069, e 1070. Fari lllyr. Sacr, 1\ V,
slava nella Liturgia.
a.
1072. Andrea /K, sotto del quale nel 1072 fu celebralo in Zara un Concilio Provinciale, fu consecrata la chiesa di s. Maria delle monache benedettine, ed al loro monastero dal clero e dal popolo donata T isola
di
Selve.
assieme con lui presero parte il Metropolita di Spalato Lorenzo, il santo vescovo di Tra Giovanni Ursini, Pietro d Arbe. Pietro di Veglia. BaDi di Nona. silio di Belgrado (Zaraveccha) e Andrea lui s fa menzione in due documenti del 1072.
questi
atti
solenni
a.
si
trova memoria
in
documenti
nel
di
1075 intervenne
finita
al
sotto la presidenza
la
ove dedi
esercitare
fulli
gli
slavi
(u*lla
a.
Dalmazia e della Croazia col tilolo di M(lropolila. Vedi Lucio l. 2 e. 10. 109 J. Andrea T, che trovasi nominalo in nlli del ii>9L
del
37
la
1094
e del 109().
Tenne
Lucio L
sede
e,
fino
al
principio
Fari.
a.
a.
a.
a.
convocalo Concilio Provinciale da Crescenzio Metropolita di Spalato, e v' intervennero i vescovi di Veglia, Ossero, Arbe e Tra (s. Gio. Ursini) quattro Abbati Benedettini, ed il Preposito Tebaldo Vicario di Lorenzo, arcivescovo di Strigonia. Nulla consta di ci che fu trattato in questo Concilio, essendone andati perduti gli atti. Gregorio si trova firmato in documento del 1096. Mor intorno al 1111 in opinione di santit. F. Lucio L 3 e. 4 Fari. T. Ili p. 165. 1111 Marco^ che pei suoi meriti fu onorato di molti privilegi dal Re Colomano, il quale gli concesse il diritto di percepire le decime anche dalle terre privilegiate. Intervenne al Concilio Provinciale radunato a Spalato nel 1111, ove si trovarono Anastasio vescovo di Knin, Giovanni di Tra, Bono di Belgrado, Domenico di Veglia, Pietro di Ossero, e Paolo d' Arbe. V. Lucio l. 4 e. 2, Parlalo T. HI, 1124. Mica o Michele.^ iiglio di Caloprestanzio, nobile Zaralino. Fu il primo, che approffitlando del lungo interregno metropolitico di Spalato sottrasse la chiesa di Zara da quella giurisdizione. Sotto di lui la Diocesi di Zara fu ingrandita con buona parte della Diocesi di Belgrado (Zaravecchia) ch'era stata nel 1126 distrutta dai Veneti. 1138. Pietro IV della nobile famiglia zaratina de Gallis Gallelis, che in documenti del preesistito archivio di s. Grisogono viene nominato col titolo di Archiclelfo. Persstette nel divisnmcnto del suo predecessore, sostenuto dal governo veneto e dal popolo. Vedi Lucio l. 3 e. 1 /. 1141. L<impridio della suddetta famiglia patrizia Zaratina de Gfil'clis^ che foniilo essendo di dollrina. di potenti aderenze, e di una impareggiabile attivit, si accinse con ogni sforzo a compiere F impresa avviata da' suoi antecessori. Giovandosi egli dell' alta riputazione, e della efficacissima influenza che presso tutti godeva, colla prolezione e coi buoni uflc della Repubblica Veneta riusc ncir intento, e gi sino dall'anno 1146 in vari documenti troviamo il suo nome fregiato del titolo di arcivescovo. F^a Repubblica infatti, un po' per far spiccare r alla sua protezione verso i Zaratini, ed in tal modo
1101. Gregorio.
tempi suoi fu
Tom. V. a Zara un
38
maggiormeiile airozonirseIi, ed un po' per far sentire il suo sdegno verso coloro eh' eransi donati al Re d' Ungheria, si adoper con ogni premura e calore presso il Papa Eugenio IH per condurre a buon line le trattative air uopo bene avviale, le quali per rimasero sospese per la morte di Eugenio avvenuta in luglio del 1153, e che, come vedremo vennero ripigliate, e condotte a termine
dal
1154.
Lnmpvidio de Gallclis\ lo stesso di sopra nominato. Primo Arcivescovo Metropolitano di Zara. Ripigliate le trattative con Roma, e visto, che a motivo delle
I.
gravi dissensioni
poliliche,
in
sussistenti
in
provincia
per
essere
in
la
medesima
parte dominata
il
dagli
Ungari.
di
ed
Metropolita
Spalato
veniva spesse volle impedito nelf esercizio di sua giurisdizione verso alcuni de' suoi sulFraganei, i quali d' altronde non potevano talvolta a lu ricorrere nelle loro urgenli bisogna, il Sommo Pontefice Anastasio IV. affine di cessare tali inconvenienti, si determin, dietro le istanze della Repubblica, di dare un nuovo 31etropolita
alle
ria, citt
della
al
Re
UngheEcclcsiac Fad'
s/or"
la
17
ottobre
al
1154
di
(vedi
in
line)
innalz
chiesa
Zara
grado
Metropolttanii^
asse-
gnandole per sulfraganee le Diocesi di Arbe. Ossero, Veglia e Lesina, decorando del Pallio e del titolo e diritto Mefropolitico il suo arcivescovo. In tal modo la chiesa nostra fu staccata dalla giurisdizione delT arcivescovo di Spalato. Poco tempo dopo Adriano IV con suo Breve dei 24 aprile 1155 diretto a Lampridio e ai vescovi sulgiurisdifraganei., sottopose T arcivescovo di Zara alla zione del Patriarca di (irado. cui con altro Hreve dei 22 febbraro a. s. fregiato aveva del titolo e della prerogativa di Primate della Dalmazia per la nuova Metropoli
di
Zaratiui
tal
di-
39
pendenza, riguardandola corno opera della politica di Venezia per meglio assodare coli' autorit ecclesiastica il civile dominio. Si rec Lampridio a Roma, port le suo lagnanze al S. Pontefice, chiedendo ed instando vivamente aflinch la chiesa di Zara non venisse assoggettata
ad alcun altro
d'
fuorch
al
Romano
Pontefice,
anzi
fu
qual in-
Patriarca
per non consta che mai facesse verso il medesimo alcun ufficio di soggezione. Frattanto concitandosi ognora
i
veneziani,
cacciarono
Domenico Morosini, che v' era conte da qualche anno, e ad esso il degno arcivescovo surrogarono.
Ma
com-
pagnia
governo della citt. In questo frattempo, cio del 1177, Lampridio ebbe l'alto onore di
di
Lampridio
il
ed alloggiare nel suo palazzo il Pontefice Alessandro IIL che fuggendo dalle persecuzioni dell' imperator Federico Barbarossa, il d 13 marzo, la prima domenica di quaresima di queir anno giunse in Zara, e dopo cinque giorni di sosta, durante la quale vennero da lui composte alcune differenze in oggetti di ecclesiastica giurisdizione, se ne parti alla volta di Venezia, ove alla famosa riconciliazione, fra gli altri prelati e baroni, vi fu presente anche F arcivescovo nostro^ accompagnalo, come dice una cronaca, da due preposti, e 12 nomini, 11 vescovo Simeon Regna cos si esprime nella sua cronaca jadrense: Lampridins Jadrensis ArchicpiscopHS honorijcc in sua Ecclesia ci Episcopio recepii Siimmum Pontificem Alexandruu 111^ et Jadera Vcnctias abeuntem^ Vcnieitti tota of/icii caasa^ licei senex^ prosecutus est. civitas in porlmn cffasa^ licei veuf.ns aqnilonaris esset iKilidas^ oh cium processila deprec ntes omues Apostolicam Benediciionem Jadcrtinis plurics clargi/am. Lo stesso Pontefice con suo Breve del 116() conform all' arcivescovo di Zara il dirillo metropolitico, e con altro del 1160 g' ingiunse di far conoscere agli abitanli di Spalato, sarebbe stato inllillo loro f interdetto, se non avessero abolita una lai legge perniciosa alla chiesa. Mor Lampridio verso il 1180; ma zaratini non ristettero da nuovi teni
accogliere
tativi
Patriar-
chi per
conliiiuaroiio
a
40
sostenere
dirilli
loro, che
por-
documenti dell' autorit prirnaziale esercitata in qualche caso da essi negli alFari ecclesiastici della Dalmazia fino alla met del secolo XVII; cionullameno si pu affermare, eh' ella fosse di titolo pi che altro; titolo, di cui oggid pure si fregia il patriarca di Venezia, ledi Lnco L 3 e. 11 Ab,
quella sede.
(Juanlunque per
s'
abbiano
Ughelli
a.
T.
V.
la
meni,
del
Cupilli.
di
1180.
II.
Gubbio venne
pria
dal
ri-
cevette
il
da Alessandro
si
III.
Era
monaco ca-
maldolese,
la
come
s.
suo antecessore nella cattedra di Gubbio, e la dedic all' Imperatore Federico I, Sotto di lui venne dal Legato Apostolico di nome Teobaldo discussa sopra luogo la vertenza sulla dipendenza della diocesi di Lesina, e fu deciso appartenere alla giurisdizione del Metropolita di Spalato. Vedi Furiato T. V.
vita
di
III.
Ubaldo
a.
1183.
di
Damiano^ nominalo
preesistito
Vedi Furiato
T.
1187. IV Pietro /, ungaro di origine, nativo per di Zara, che in documenti del 1190 e 1193 viene pure appellato col titolo di Archieleflo^ non essendo stato confermato n dal Patriarca di Grado, n dalla Santa Sede. Da una lellera d' Innocenzo JII diretta al Capitolo di s. Anastasia di Zara in febbraro del 1198 si deduce che a' questi tempi erano in uso presso questa chiesa la lingua e la liturgia greca. Intorno all'anno 1 190 fu inviato a Zara da Clemente III il beato Oddone di Novara con
incarico di riformare e regolare alcuni conventi di
mo-
Oddone
piet,
delf ordine
fornito
lo
de' Certosini,
grande dottrina, e
('egli
L\
nel
18H0
dono dei
T.
altari.
Vedi Furiato
V.
1198. V. Nicol 31anzavini, zaratino, che in documenti del 1198, 1199, 1200 e 1202 viene appellalo Archieletto. Era egli Vescovo di Lesina e llrazza, e qui trovandosi suppliva lo veci delf assente arcivescovo Pietro,
dalla
41
come
il
quando il Capilolo di Zara, valendosi della faeoll da Innocenzo IH conferitagli, lo elesse in arcivescovo nostro. Non ottenne per n V approvazione n il pallio
santa sede, per essersi intromesso,
si
crede,
di
nella
romana con-
titolo
Ar
a.
Zara del 1202, si ritir da tutto, riassumendo come narra un nostro cronista, il suo antico ufticio di Arcidiacono dei patrio capitolo. Frattanto la sede di Zara rimase vacante sino al 1208, poich in questo frammezzo essendo slata intrapresa per ordine del Papa la sacra spedizione per ricuperare la Terra Santa, i Crociati sotto il comando di Enrico Dandolo vennero sotto Zara, eh' erasi data al Re d' Ungheria. la distrussero, adeguandola al suolo. Innocenzo scagli T interdetto ai Crociati per aver trasgredita la sua proibizione, e per aver sparso il sangue cristiano, e si rifiut perfino di approvare la nomina dell'eletto di Zara Leonardo, dal Doge ripetutamente presentatogli, rmwc. li l IX, 139. Fari T. V, 1208. VI. Leonardo,, abate del cenobio benedettino di s. Felice di Venezia, eletto dal Capitolo, e presentato al Pontefice dalla Repubblica per rai)provazione, e per Tassegnamenlo del pallio. Irritato il Pontefice Innocenzo III
finche,
sopraggiunta
la
catastrofe di
coi Veneziani,
come
dissopra
si
detto,
per
le
ostilit
usate alla citt di Zara, e sdegnato un p anche coi Zaratini, perch non intendevano di assoggettarsi alla giurisdizione
del
l'
ap-
provazione, finche Vineziani avessero dati segni sinceri di penitenza e di soddisfazione, ed Zaratini avessero promessa ubbidienza: e perci in documenti del 1209 e
i
appellalo col
titolo
di
Archieletlo,
ed appena sulla line del 1213 lo si trova dichiarato Arcivescovo. Al tempo suo viene posto l' arrivo in Zara (li s. Francesco d' Assisi, e la fondazione d' un' ospizio pei irati del suo Ordine. Fa lalo T. V e Frane. Gouza(ja
a.
T.
de
orir/.
Serapt.
lelig.
1218. VII. GioiHinn della famiglia veneta patrizia Venivr^ eletto nel 1218, e nominato in documenti del 1220, 1222, 1223 e 1230 col titolo di arcivescovo; dal che si deduce aver lui prestato il debito atto d' ossequio al Patriarca gradese, ed aver perci ottenuto il pallio daj
Poiilefice.
42
Per vonli anni oovern questa chiesa, impieil suo zelo nel riparare danni recali alla disciplina e ai costume dalle vicende trascorse. Al tempo suo vennero in Zara chiamali dai Zaralini Frali Domenicani e i Francescani, che gli vennero in modo speciale raccomandali da Gregorio IX, e perci furono da lui in seguilo prediletti. A lui pure ed a' suoi suffraganei venne diretta una lettera da Onorio III, nella quale lo esorlava ad istituire scuole di teologia pei chierici. Un' altra simile e per lo stesso scopo venne scritta al
gando ulilmcnle
Capitolo e
al
clero di Zara.
Negli scavi
si
falli
l'anno
1866
il
trov una
P.P.
medada un
coi
glia
lato,
yyllonorius
s.
IW
e colle figure di
Pietro e
Paolo
dall' altro
loro
la
nomi
rispettivi,
:
e con un
medaglia
sigillo
donde si deduce che questo fosse stato il plumheo di Onorio, appeso alla suddetta Bolla.
F,
Ctiplli tnem.
Vedi Parlato T,
a.
patrie.
1238. Vili. Tommaso, oriundo veneto, nativo di Zara. Da Arcidiacono del Capitolo nostro eletto Arcivescovo, per soli tre mesi govern questa chiesa, poich la morte lo rap neir islesso anno d sua elezione prima di ricevere la consacrazione. Viene perci nominalo col titolo di Archielello in documento del preesistilo archivio di s. Grisogono dclf 8 maggio 1238. Fu sepolto nella collegiata di b. Maria Maggiore (iposcia s. Simeone:) come
si
Begna, vescovo
jadrense.
a.
1239. IX. Domenico Franco, veneziano. Se ne fa menzione di lui in documento del 1239. Aveva egli destinato di concedere ai Padri Domenicani, la chiosa parochiale di s. Tommaso siccome loro pi adallata, anco per polervi fahhricare un convento, mentre ahilavano una casa privala vicino s. Silvestro: ma prevenuto dalla morte, non pot elfelluarvi il progello. Il capitolo per in sede vacante esegui T intenzione delT arcivescovo decesso, e concedette
di
s.
ai
puddelli Padri
la
preuunziata chiesa
Touimaso, e dalf autorit secolare fu loro accordalo uno spazio sulcienle presso la chiesa per edilicare il convento ma per alcune (jueslioni de' privali,
:
insorle circa le propriet
43
dei fondi
Domenicani non ne
enlrarono
al
in
possesso. Tenne
cui
1244.
in
Domenicani fossero d conveniente abitazione provveduti. Durante il suo reggime, i Tartari sbuccati dalle Indie, invasero armata mano gli stati di Bela IV, re d' Ungheria, e dopo sanesorlandolo a sollecitare aflich
guinosa
stri
battaglia
lo
inseguirono
fuggitivo
fino
presso
i
no-
coraggiosamente difeso. Dopo di aver devastate queste regioni, le abbandonarono ritirandosi nella Bulgaria. Vedi Farlafo T. V e le memorie
non
r avessero
1247. X. Lorenzo Periandro, zaratino, come s rileva da un documento del 1236, con cui Marco suo padre, cittadino di Zara, assegna a lui, ancora chierico, una
vigna presso
tri
le
:
saline.
Alcuni
e
eh'
lo
domenicano
quanto
cerio
ebbe
di
maestro,
di
eh'
dire
dottore in teologia, e
fama
molta
Nel 1348 lo s trova nominato Archieletto, e dopo ricevuta la consacrazione dal Patriarca di Grado, Arcivescovo. Come tale, una lettera gli scrisse Innocenzo IV nel 1254 per cerla controversia di decime tra il clero di Traj, e quello di Sebenico; un'altra gliene scrisse Alessandro IV nel 1255 circa una vertenza fra gli abitanti di Sebenico e i Templari; una terza gli diresse Giovanni XXi nel 1276, con cui l'autorizzava
dottrina.
a scagliare
l'
Do-
ed una quarta finalmente Nicol III nel 1280 affinch avesse a proteggere l'Abate Benedettino di s. Pietro di Arbe contro l' ingiusto procedere
di
menicani
Nona
del
il
Comune. Lasci parrecchie memorie, che dimostrano pastorale suo zelo e 1' afi'ello suo per la patria. Train
sloc
il
pi
comodo
la
sito
convento e
chiesa di
Platone
(:
pois. Domenico:)
di
la
1280
dal Palriarca
Grado
edi-
con Lorenzo e con altri Ire vescovi. ficazione del convento e della chiesa la consacr nel 1282. Ma sopratutto
pletare
la
Contribu
di
si
s.
all'
fabbrica
della
il
Cattedrale,
di
fece
pari-
menti
la
consecrazione
magnificenza,
pompa
non solo
dai
vescovi
suoi suH'raganei,
44
ma
a.
a.
N a tali opere giov egli unicamente con 1' autorit del suo ministero, ma con le sue particolari e cospicue largizioni benanco. In questo tempo fu portato a Zara il corpo del glorioso s. Simeone Profeta, e fu deposto nella chiesa di s. Maria maggiore. Fallato T, V, 1287. XI. Andrea Gussoni, veneziano. Essendo canonico di Padova fu da una parte del nostro capitolo eletto per successore a Lorenzo. La parte dissenziente appell al Patriarca di Grado, d' onde T affare venne portalo a Roma. E gi era pendente la decisione, quand' egli per amor di pace diede la propria rinunzia. Il Pontefice tolse d' allora al Capitolo il diritto di nominare gli Arcivescovi, ed a s medesimo riservollo, e frattanto la sede rimase vacante per circa tre anni. Andrea si rec in patria ove mor in qualit di canonico di s. Marco. Farlato 1, V, Wadingo T. 3 p. 799. 1291. Xll. Giocanni d' Anagni, francescano, e dimorante secondo alcuni nel convento zaralino di questo Ordine. Primo Arcivescovo di Zara eletto dal Pontefice, che fu Nicol IV nel 1291. Con sua Bolla dell 2 febbraio 1291 lo nomin, indi di sue mani lo consacr in Arcivescovo di Zara. Fu egli amico del Pontefice e compagno di sue
e dai prelati a lui soggetti.
peregrinazioni in Dalmazia. Invitato dal Palriarca Egidio,
assistette al Concilio nazionale
di
Grado
di
nel
1296.
in
cui furono
nati
stabilite
alcune regole
il
disciplina,
ed ema-
decreti,
concernenti
ristauro delle
chiese
abban-
Dalmazia,
soggette
quel
Patriarcato.
Era
dotto e pio,
ma brevemente govern la nostra chiesa, essendo stato da Bonifacio MJl nel 1297 trasferito alarcivescovile chiesa di Trani.
lettera
11
l'
Pontefice
gli
scrisse
una
ordinandogli
di di
Vescovo
deduce dallo
seguenti
e-
traslazione,
datata 17
giugno 1297: ,y(Jfwm svchIiu liUciarum privditutn^rinun qnoqae vilac laffdahilis^ ((t/fccrsafio/iis id(tcd(t\ tuonine Jioncstatc drcorum^ disvrcliouis et cotiailii mahintotc conspicnnm nocimns. Farlato T. \\ Thrinvr 'i\ I j). tOU ^ il^i. Mentre governava la nostra chiesa ricevolle una
splendida ambasciala dei
e Mladino,
il
45
bribiresi,
curili
Paolo,
Martino
ed il Zara per manifestare il loro ossequio e i loro sentimenti di devozione alla s. Sede, e stringere pi intime relazioni
di
primo bano della Croazia e della Bosnia, secondo governatore delia Croazia, pervenuti a
amicizia
reliquieri
coi
zaralini.
In
questa
quali
circostanza
argento,
dei
parleremo
suo luogo.
a.
1297.
Enrico da Todi, facio Vili con Bolla del 18 di Zara, e l' Arcivescovato slesso lo decor del Pallio.
Xiri.
francescano.
Il
Papa
Boni-
giugno 1297 con altra del 18 ottobre anno Nella prima tesse T elogio
lo innalz al-
colle
seguenti
et
parole
,^Considerantes
doies
cum
ie
Celebris
a.
multorum relaiio fidedigua conprmat'^. Fu consecrato a Roma dal vescovo suburbicario di Porto e S. Rufina. Nel 1298 per commissione dello stesso Pontefice assieme con Pietro eletto arcivescovo di Spalato diede ai Sebenzani il loro primo Vescovo, e lo consacr coli' assistenza dei vescovi di Nona e Scardona. In questo anno istesso s' incominci la fabbrica delle nuove mura di Zara sotto gli auspici del nostro patrono s. Grisogono M. come lo dimostra l' iscrizione esistente sopra le porle della cbiesa in onore di lui dedicata. Enrico poco tempo tenne questa sede, dappoich mor a Ruma in giugno del 1299. Farlafo Tom. V. Theiner T, L 1300. XIV. Jacopo da Foligno, francescano. Destinalo dallo stesso Pontefice Bonifacio Vili in Arcivescovo nostro con Bolla del 18 giugno 1299, fu consecrato in Roma dal vescovo suburbicario di Porlo e s. Rufina e decoralo del pallio con altra Bolla del 1" luglio dello slesso anno. Con Breve del 3 luglio anno stesso venne incaricato dal Papa di assolvere dalle censure incorse quegli
ecclesiastici,
erogarono
che dai proventi e dai beni della chiesa alcune somme di danaro pel ristauro delle
citt,
mura
sotto
della
e fu
il
imposta da tulio
di
lui
clero
bisogni
della
chiesa.
Fu
venne
stipulala
si
una
solenne
convenzione,
il
quale intervenne e
regolala
sottoscrisse tulio
f amministrazione
dei
bilita
46
s.
^
Anastasia, e risladistribuzione
il
T antica
fra
canonica
della
decima ecclesiastica
cattedrale e
i
V Arcivescovo,
eletti
clero, la chiesa
in
poveri.
Furono pure
Primicerio
casione
clesiastico,
che
i'u
Fu
il
Giovanni
i
laico
r altro che
Lampre
de' Civallelli,
quali
dibeni,
pendenza
iter
a.
Thei-
T.
1.
1312. XV. Alessadro dell'Ordine dei Predicatori, come lu<rlio 1312. si rileva dalla Bolla di Clemente V del 31 Questo Pontefice gli scrisse una lettera in data 22 Giugno 1313 con cui gf ingiunse di assolvere il Bano Paolo, ed il popolo della Croazia dalla scomunica, in cui erano incorsi per aver communicato coi Veneti, escommunicati
occasione della loro ribellione contro il Romano Pontefice e coniro la chiesa. Di questo arcivescovo troviamo il nome preceduto dalia lettera F. in documento del 1312.
in
a.
A' tempi suoi, essendo stato a])olilo T ordine dei Templari, r insigne loro convento di Aurana. ora Wrana, pass ai cavalieri di Rodi. Furiato ibid. Theiner T, 1. p. 130, 1314. XVI. Nicol da Sezze, delf Ordine de' Predicatori della provincia romana, eletto e consacrato da Clemente V, come appar dalla Bolla di questo Pontefice 28 agosto 1312, dove lo chiama. Virum httevanim acientta
pr(edifum^ regn'arts observn?ti(e jnnitate laadahilem. dscretionis^
ctiam.
Pallio.
et
alias
i^irtutis
d'
mdlipUcis
gli
in
grarilate
fu
conspiil
Con
altra
di
Bolla
lui
egual dala
fondali
assegnalo
il
Sotto
vennero
Pago
la
mona-
Benedeltine. nonch
lui
loro chiesa,
che
s.
fu
consecrata
Tanno 1318 da
le
slesso in onor di
Margarita. Per
la
molle
i
sue
virl.
ma
in
specialmenle
lui
eminenlemente spiccava, era appellalo ,,Pnlcr fralnim Jesti Vhristi.^' Fin di vivere nelT anno 1320, lasciando memoria coro di s. Domenico, ed il di santit. Fu sepolto nel
per
sua carit verso
poveri, che
suo sepolcro
Fari
a.
T.
V.
Thriller ibid.
1320. \\
II.
(iioruniti di
Da
47
mansionario della collegiata di s. Maria maggiore (: s. Simeone:) eletto arcivescovo di Zara nel 1320 dal Papa Giovanni XVIK fu consacrato, e adornato del pallio dal Patriarca di Grado nel 1321. Impieg generosamente la volont e le sostanze nel compiere la fabbrica della Metropolitana, come si scorge dalle epigrafi della porla principale e dell'aitar maggiore. Govern la chiesa nostra per quasi dodici anni con somma vigilanza e prudenza. Sotto di lui le monache di s. Demetrio furono dal Pontefice suddetto disciolle dall' obbligo di contribuire le decime, che soleva imporre la santa sede ai Monaci e alle Monache, per la riscossione delle quali si era recato in Dalmazia in qualit di Nunzio Apostolico di lui e con suo il canonico Bertrando Rotondo. Sotto Decreto del 18 agosto 1321 venne stabilita la dotazione perpetua del convento e della chiesa di s. Margarita di
a.
Pago. Fari ibidem. 1333. \N\\\. Nicol^ della nobile famiglia zaratina de' Matafarri. Da Pievano della Collegiata di s. Matteo in pa1322 dal Capitolo tria, fu, ancor giovinissimo, nei elettoarcivescovo di Zara illecitimente, poich T elezione era riservata al Papa. Fu ci non pertanto consacrato dal Patriarca Gradense, ed assegnatogli anche il pallio colla Bolla del 17 marzo 1322. Non avendo potuto assumere la giurisdizione, fu crealo canonico di Varadino e dopo la morte del Butuane, Giovanni XXII colle Bolle 10 e 13 settembre 1333 sanate tutte le irregolarit precorse, lo rielesse in arcivescovo nostro, e sped il pallio ai vescovi di Segna e di Nona per l' imposizione. Il Papa lo appella Dccreloruiu Doclorein et Canonicum Varadienaem. Si distinse pella pastorale sua sollecitudine e pel suo civico zelo nelle vicende politiche della patria. Per dirimere una controversia insorta tra il Capitolo di Zara e quello di Arbe intorno alcune collette, tenne un
('oncilio
al
Provinciale
nella
i
sacristia
della
Metropolitana,
quale intervennero
di
persona, e quello
rio
;
ed alla presenza di lutti i dignitari della provincia venne con apposito solenne decreto decisa la questione. Zara allora di \(}Ag sospetta ai Veneziani per adesione mostrata al Be d" Ungheria Lodovico, fu da essi assee r arcivescovo fu
diala,
spedito
oratore
al
senato
di
48 -^
Venezia per (rallar della pace; ma indarno, poich, oslego'iiila con pi calore, doveUe arrendersi. Che anzi durante il famoso assedio del 184() essendosi egli ricoverato in Ungheria, e vedendo il Veneto Governo di mai' occhio tal cosa, proponeva, ma senza elFelto, al Papa il
trasferimento del Matafarri ad altra chiesa, e
di
la
elezione
un Veneziano alla sede di Zara. Sotto di lui il Pontefice Benedetto XII confer i henefict piovanali delle antiche collegiale di s. Matteo, di s. Pietro vecchio (poi s. Marcella) e di s. Michele; donde si viene a conoscere che la nomina dei Pievani delle collegiate di Zara era
a
Lo stesso Pontefice
scrisse
una
l'
Nicol nel 1337, autorizzandolo di aprire inquisizione in confronto di Giovanni di Camposiano dela
ordine dei
frati
gli,
22 giugno dello stesso anno ingiunsegli di sciogliere le monache Clarisse di s. Nicol dall' interdetto incorso per non aver pagato le decime all' Erario Apostolico, e
del
condon loro il dehilo arretrato. Innocenzo VI con sua lettera dell' 8 giugno 1354 gli dimostr la sua particolare fiducia coir ordinargli di destinare una Abbadessa al Convento di s. Maria d' Ispia di s. Benedetto della diocesi di Padova; con altra del 30 novembre 1357 perch avesse a nominare certo Grisogono., ovvero altro individuo adatto, in Abbate di s. Pietro d' Ossero dei Benedettini
;
e con una
terza del
30
in
aprile
13(50.
perch
Nona. Copriva Tenne egli la cattedra di Zara pi di 30 anni, dappoich nel 1366 viveva ancora, come si rileva da pergamena, datata 26 ottobre 1366, esistente nel nostro archivio capitolare, e dal Diploma di re Lodovico di data
Giorgio
di
Mona-
inlalti
del
Battistero della
Metropolitana, sopra
cui sepol-
cro infissa nella parete trova vasi anlicameule una lapide con relativa iscrizione, e colf effigie del Prelato sedente
in
soglio
fu
fra
suoi canonici
a
lui
capitolari:
il
(|ual
monuper
mento
istitu
eretto
ed
al
nipote
suo
successore
cura del
ibid,
Lodovico Matafarri nelT anno 1121. che pure una mansionaria di niesse (piotidiane. \r\,
Co.
T/ieiner T.
p.
1^)2' tiK^i v le
Mvm. pai r,
tiri
CtipiUi
a.
49
de Candis.
Fu consecralo in Roma, ove ricevelle anche il pallio. Di istromento di convenzione Ini si trova memoria in nn
stipulala
tra
i
monaci benedettini
in
di
s.
il
clero di
Zara
materia
e
di
funerali,
IVn. 19.
di
Mor
s.
li
2 marzo 1368,
fu
sepolto
nella
cappella
a.
seguente epigrafe, riportata dal Canonico Tanzlinger nelle sue memorie jadrensi 1. IL Die II Marta MCCCLXVIII. Hicrequiescit Doctor Jacohus de Candis Archiepiscopus. Orale pr eo, 1368. XX. Domenico della nobile famiglia Tobia di Du~
Anastasia,
si
come
rileva
dalla
per
molte
virtuose
gesta.
Fu
po-
scia ad istanza
Lodovico Re d'Lhigheria,
la
di
cui
me-
speciale
sua
prole-
da Urbano
alla
trasferito
la
fu
assai caritatevole
il
verso
suo,
validit degli
pubblici,
ciocch
al
rispondente.
Nel
1371
accolse
in
Zara
onorevolmente
Lodovico e la sua consorte Elisabella d' Ungheria, dai quali ebbe per se e per la chiesa molti favori. Fu in questa circostanza che Elisabetta mossa da particolar divozione verso la miracolosa reliquia di s. Simeone, e
da molle grazie ottenute dal Santo, fece voto al medesimo d' un arca d' argento, voto che da lei fu anche ben presto adempiuto. Domenico non fin a Zara suoi giorni, poich il Pontefice Gregorio XI con sua Bolla di data
i
23 gennaro 1376
dietro
sede Bosnense, insinuazione dello stesso Re Lodovico. Fari. ibid. Theiner T. l p. 30^1., ed il Cupilli nelle sue patrie melo
ha
trasferito
alla
morie.
a.
della
nobile e polente
del
zaratina
fami-
predecessore Nicol. animo, fu molto amato da Carlo Duca di Durazzo, che in nome del Re Lodovico d' Ungheria teneva il governo della Dalmazia.
suo Giovanello
d'
Matufarri^
nipote
egregia
ndole
d' allo
Out'sli
I'
1'
50
XI fosse
a
lui
fece che da
di
Greoorio
conferito
quella per
arcivescovato
ma nemmeno ancora
Da Pievano
della Collegiata
Simeone) con Bolla del 5 maggio 1370 lo nomin Arcivescovo; con altra della stessa data lo autorizz di farsi consacrare da qualunque vescovo: con una terza del 20 aprile doli* anno istesso gli notillc di avergli spedito il pallio col mezzo di Bartolomeo Priiuicerio di Zara e di aver anco ordinato ai vescovi di Veglia e di Ossero dMmporglelo e con altra del 29
Stefano (ora
s.
:
agosto
g'
e maggiori
scovo qualun([ne; e finalmente con lettera del vembre dell' anno stesso lo incaric di inquirire sulla intrusione di certo Grisogono de Seppe nel Monastero di (irisogono. Circa selle anni amministr la propria dios. cesi in ci che alla giurisdizione appartiene, facendo in questo frammezzo parecchi viaggi in Italia ed in Cngheria, dove a nome della citt nostra present, insieme con due altri patrizi, V ouaggio di sudditanza alle Regine Elisabetta e Maria, succeduta sul trono a Lodovico. Giunto air et conveniente and a Roma nel 1384 per esservi ordinato ad un tempo sacerdote e vescovo, e nell'anno seguente. 9 aprile 1385, giorno di domenica, celebr la prima sua messa nella Metropolitana di Zara. Di ci ne fa fede Paolo de' Paoli nella sua cronaca jadrense 13S4* men. Mariti iJ. Archiepisc. Jadrensts ,,/!. recessit a etc/. Jatlrce ci irti Honiiim. A. 1385, die Sahhftllti idem D, Archiepiscoptis recersns est Jaderam ; code ni anno die f). aprilis^ (fui futi dies domi'nicnlis\ idem
:
un ve21 No-
A).
s.
Anasfasiie
a
in
go-
vernare la patria chiesa, facendo a vantaggio di lei molli del ca({uali primeggia la riforma provvedimenli. tra pitolo, di cui parleremo a suo luogo, b^i egli puro T i139() impetr stilulore della collegiata di Pago, e noi da Bonifacio 1\ per lo chiese di s. Anastasia e di s. Si'ueone la stessa indulgenza, che godeva la vtMiela bagiorno dolT Ascensione. So non silica di s. Marco nel che lo posteriori vicende polilicho p<M- cui la famiiilia suoi aviMi, de' Malalarri alla conlisca soggiacque di lult
i
fecero die inche
ii
51
11
curo
in
patria,
per dare ad esso un impiego corrispondente lare di lui abilil e saggezza, Io deslin
della
singo-
governo
r
1t
J.
^i^"^-
!
B
'.^
m
te
Marca, onorevole ufficio da lui esercitato per qualche anno con molla lode, e destin frattanto in amministratore di questa chiesa il Maestro Antonio de Benedillo de Teramo, Cappellano pontificio, Decrelorum doctor^ come risulla dal Breve apostolico del 7 ottobre 1398, riportiamo il seguente brano a maggior gloria di cui del nostro Arcivescovo: Cww ilaque venerabilis Frater Noster Feinis Archiepiscopus Jadrens s noslrs et Romauce EcclesicB sercifiis a pud sede in apostoli cam^ et in nonnulnostro habeal insilis aliis fern's et locs de mandalo stere; i\os ne propter sui abseniiani Ecclesia Jadrensis in spiritnalibns et tempo ralibus del r imeni a snscipiat. prout ex debito pasloralis offcii teuemur^ super hoc cnpientes salubriter procidcre^ et de fidelitate et circumspeclione tua in muUis et arduis scepius comprobata sumentes fiduciam in domino specialem te (; Magistrum Antonium de Benediclo :) ejnsdem Ecclesice in eisdem spiritualibus et temporalibus usque ad nostrum beneplacilum administratorem auctoritate apostolica tenore prcpsentium facimus :^ etc. Nel 1400 fin di vivere in Ascoli, e fu sepolto in quella caltedriale con epitafio decorosissimo, che T alto
pregio dimostra,
beir arca di
in
m
iaSL.
cui
foss' egli
tenuto.
Il
sepolcro
in
s.
il
una
marmo
di
situala
la
vicino
alla
cappella di
Vevolo
neranda. Sotto
deir
di
lui
riposto nel
1380
T. I p.
il
corpo
S.Simeone.
Fari
a.
113-343
di
nazione ungaro,
del
ha
re
il
solo
d'
nome
documenlo
di
smondo
Ungheria e
gli
Dalmazia,
lettera
da
scrisse una
nel
1399,
fu
ove
ai
gli
di
non recar
Capitolo
alcun
di
pregiudzio
diritti
privilegi
del
Zara.
Non
gianimai
confermato dal Papa, non trovandosene annotazione nei libri concistoriali, e ci perch in Ascoli viveva ancora r arcivescovo Pietro Malafarri. Intorno a quest'epoca fu riedificala dalle fondamenta la Cappella di s.
a.
52
]
dislnilla'^jchiesa
di
s.
Maria
1400. XXIII.
Luca iurriano da Fermo, dell'Ordine di s. At^ostino., ove copr vari onorevoli nlc., ed anche quello di Procuraloro oenerale. Fu maestro in sacra teologia e dal Poiileice Bonifacio XI nei 1400 eletto Arcivescovo di Zara, come consta da una lettera dei Papa
diretta
il
24
luglio
ainio
suddetto
le
al
Capitolo
Jadrense
di
colla
suoi meriti
Versalissimo
ogni
genere
la
di-
govern
aver
nostra chiesa
suoi
di
distribuito
sopravanzi parte
sto
di
che poi lasci in testamento alla Metropolitana, assieme ad una mitra d' argento massiccio, di prezioso lavoro, tutta gemmata ed imperlata. Fu sepolto nella chiesa stessa presso T aitar di s. Anastasia, sulla cui lapide sepolcrale, che or pi non esiste, eravi scolpita Tefigie in abiti episcopali, ed inoltre lo stemma gentilizio, avente nello scudo un grilbne con un volume fra le zanne anteriori; il quale stemma trovasi pure inciso nei seggi del coro il che fa credere, che il nostro Prelato abbia anch' egli contribuito alla sua erezione. Nel 1405 era suo vicario Fra Pietro dei minori osservanti, vescovo di Servia, e cos pure nel 1418, in cui desso ai F'ra Pietro, allora vescovo di Scardona, consacr 3 di luglio un altare della chiesa di s. Demetrio. Ai tempi suoi la Dalmazia, e Zara specialmente and soggetta a gravi vicende. Chiamato da \m possente partito alla coronn d' Uugheria e di Dalmazia Ladislao re di Napoli, vi sped egli a Zara nel 1402 Luigi Aldemarisco in qualit di suo vicario per prender possesso della Dahnazia. Fece questi il suo pubblico ingresso in Zara li 27 agosto del predetto anno in mezzo alfAhale di s. Grisogono e all' Arcivescovo nel giorno seguente fu celebrata solenne processione con niessa in rendimento di grazie, indi nel di 4 settembre la citt prest nelle mani di lui il solenne giuramento di Fedelt a Ladislao, alla presenza delf Arcivescovo, degli Abati di s. (irisogono e di llogovo del Vescovo di Knin e d' altri molti personaggi distinti, ecclesiastici e civili. Nel llOJi aiunse Ladislao a Zara, e
fondi,
; ;
fuvvi accolto con onore
53
dall'
arcivescovo nostro, mentre ad ossequiarlo recavasi una cospicua deputazione di magnali ungarici, presieduta dall'arcivescovo di Slrigonia. Ivi fu proclamato ed incoronato Re d'Ungheria e di Dalmazia dal Cardinale Angelo Acciajuoli, spedito dal Papa disciin Dalmazia qual Legalo Apostolico per alFari di plina. Ladislao per tenne per poco tempo questo regno, dappoich scorgendosi mal sicuro nel possesso del medesimo, mediante contratto di data 9 giugno 1409 lo cesse ai Veneziani per centomilia Ducali; i quali ne presero possesso il 31 luglio dell'anno stesso, facendovi ingresso solenne i Provveditori, che furono accoiti dall'arcivescovo, dal clero secolare e regolare e dalle confraternite e scuole precedute
dalle
loro insegne;
iti
me-
che la chiesa metropolitana celebrava nell' indicato giorno ogni anno solennissima processione ralione ingressus serenissimi Dominii. In tali vicende molla parte prese 1' Arcivescovo Luca, il quale n ebbe anche a soffrire una ingiuria non lieve poich dopo aver la citt nostra giurato fede a Ladislao, sia che egli si mostrasse aderente al partito contrario, o siane altra stata la causa, il 25 giugno 1408 fu da Coso castellano arrestato, e
di
;
moria
Rimase
:
perci
si
il
quasi
interdetta
le
la
campane tacquero, n
stette
apersero
chiese finti-
ch' egli
prigione
alla
fine
che il generale malcontento in qualche tumulto non irrompesse, con alcuni patti e condizioni fu licenziato.
a.
more
mem. patr.
1420. XXIV. Biagio della nobile famiglia Veneta Molin. Di molto senno e di raro ingegno fornito, fu croato vescovo di Pola da Alessandro V il 3 maggio nel 1410, e neir anno 1420 ai 4 di marzo da Martino V trasferito air Arcivescovato di Zara. Neil' anno susseguente prese possesso di questa chiesa, che govern per sette anni con somma prudenza. Fece a proprie spese costruire con isquisilo lavoro d' intaglio il Coro ovvero seggi pei
i
canonici e pegli
sagristia
di
altri
olfciatori
della
Metropolitana.
Di
davano indizio gli stemmi lui che una volta vi si vedevano. Al Capitolo Coleggiale di Pago aggiunse il Primicerio, compreso nei J2 canonici. Dopo queste, altre notizie non se ne hanno, se
della
cattedrale slessa
non
d'
54
aver
di
egli
qiial
t^iudice
ve-
a.
17 ollobre 1427 dai suddello Sommo V fu promosso al palriarcato di Grado, indi da Eugenio IV nominato Prefello delia Cancelleria aposlolica. Nel 1433 scrissegli Eugenio IV confermandogli i suoi privilegi. Mor nel 1439. Fari, ibid, Ctip, mcm. patr, 1428. XXV. Lorenzo Venier. patrizio veneto, che dal vescovato di Modone nella Morea fu trasferito alla sede nostra li 7 febbraro 1428 da Martino V. Nel terzo anno
scovo
Lesina.
Il
Ponlefice Marliuo
del suo
arcivescovato fece
provincia.
la
visita
metropolitica
nel
della
propria
Convoc
un
sinodo
quale
fece
molte leggi utilissime per la disciplina ecclesiastica, e per la cristiana piet. ^q{ 1433 intervenne al Concilio di Basilea, ma si dijjart prima che il sinodo degenerasse
in aperto
di
s.
Gior-
gio M. un busto
conserva tuttora nel santuario della Metropolitana, segnato del suo stemma e deir anno 1440. Sotto il suo regime tre Conventi Francescani vennero fondati in questa Diocesi; il primo da Simeone Begna nelT isola di Uglian nelf anno 1430: il secondo di s. Croce nel borgo fuori di Zara colle elemosine di fedeli nel 1442, il terzo nello scoglietlo Galovaz dirimpetto la citt nel 1442 pure dulie elemosino dei benefattori; i primi due pei Minori Osservanti, e r ultimo pei frali di s. Paolo primo eremila, poscia per quelli del 3" Ordine di s. Francesco. Nel 1448 poco prima di sua morte approv alcuni statuti del capitolo
argento, che
si
metropolitano, riguardanti
lui
la
disciplina
fu
corale.
la
Sotto
di
di
s.
il
con
indulto
apostolico
demolita
chiesa
Pietro
nuovo
di
nella
piazza
grande,
T anno
1447.
ed
una messa quotidiana venne trasferito nella cattedrale all'aliar di s. Pietro. Col testamento dispose, che la terza parte de' suoi beni fosse convertila nella fabbrica del campanile di detta Cattedrale, al quale per
beneficio
non
fu
posta
Vallaresso.
anni
|)ure
do[)o
dal
suooessorc
al
conlribuil')
compiil
fianco
')
si-
del
8110
seggio
pel
Provveditor
fanoie
(lenerale.
iohmp
Dopo
tnmi'o
Il
nteiiiiiiK
ha iipHo 8immIo he
oriixonlNli in
bianco.
55
mor nel 1449 e i'u sepolto nella calledrale slessa, appi delf aliare di s. Orsola, che dicesi oggid del snfFragio con iscrizione ora non pi esistente, in cni portava il titolo di Dottore
(jiiatiro jiislri
di
saggio
troverno
nelle
a.
ibid,
Cupill
mem.
palr,
1449. XXVI. Polidoro della veneta famiglia patrizia Foscari. Nicol V con Bolla del 5 novembre 1449 lo ha trasferito dalla chiesa di Pergamo in partihus alla sede
arcivescovile di Zara, conservandogli
ss.
la
commenda
La
dei
Cosmo
rap
in
Damiano
di
di
questa
alla
Diocesi.
morte
Io
patria pria
recarsi
a.
che Natale vescovo di Nona fosse di lui Vicario, e che nel 1450 affittasse le rendite delf Arcivescovato per Ducati d'oro 740 e 40 staja di olio. 11 Farlnli lo fa vescovo di Bergamo, nominato da Eugenio IV nel 1437: noi invece stiamo attaccati alla surriferita Bolla di Nicol V, riportata dal Theiner T, 1. p. 104. 1450. XXVll. Maffeo Vallaresso, patrzio veneto, di origine dalmata, nipote del dottissimo Arcivescovo di Cantrova
memoria
dia Fantino,
podistria.
e fratello
di
Jacopo,
illustre
vescovo
di
Ca-
Treviso li 24 luglio del 1450 fu promosso alTarcivescovato di Zara da Nicol V. Convoc un sinodo diocesano. Sostenne in nome della santa sede una legazione a Colonia, reduce dalla quale port a
Da canonico
di
Zara
struire
alcune
reliquie
di
s.
Orsola,
lui
le
ri])ose
in
nel
santuario
;
nostro.
Ampli
ale
dorn
residenza arcivescovile
tedrale di molti
quali spiccano
ornamenti
sacre
fra
un bellissimo pastorale d'argento disquisito lavoro, una croce arcivescovile con asta tutla d'argento, ed una mitra con fregi d' oro fece fondere due
;
campane, e costruire un' organo a proprie spese gett le fondamenta del ('ampanile, che condur fece ad una considerevole altezza, ma non pot compire, avversato
;
dai
suoi
parenti:
edific
vicina al villaggio di
scrisse Nicol
della
s. Cassiano per comodit e ricreazione degli arcivescovi suoi successori. Due lettere gli
francescani
IV
colla
fermati
drale.
slatuti
Cattemerito
Papa
Callisto
lo
deput
giudice
sul
della
56
scomunica inllilta a Pasquale Gradenii^u rettore di Ragusa dal Vicario arcivescovile di quella citt. A tempi suoi predicava la parola di Dio in Zara con molto profitto il Recato Hernardiuo da Fossa dei Minori Osservanti,
Missionario apostolico
fu tumulato vicino
gli
in
Dalmazia.
Quarantasei
anni
il
1495
vi
Luca e Jacopo un maestoso mausoleo con statua, slemmi e relativa iscrizione. Nel 1782 quando fu rislaurala la Cattedrale anche questo monumento con allri ancora scomparve. Era il Valfu
laresso
uomo
eruditissimo,
di
molto
eloquente.
Scrisse
le
cristiana
dottrina
ed erudizione,
mi
per quanto
consta,
a.
Roma. Fari, ibidem. Cupilli meni. patr. Theincr T. 1 p. 40 4. 1496. XXVllI. Gocann Robobclla^ veneto. Dopo di aver
conservano
Bihiioleca Barberina di
sostenuto
di
in
tempi assai
e
di
di
ditcili
la
carica di Governatore
nella
Viterbo,
commissario
s.
generale
provincia
del patrimonio
Pietro,
di
l
fu
poscia
di
Feltre,
da
Alessandro
arcivescovile,
VI
nel
1495
risulta
innalzalo a
dalle Bolle
questa cattedra
Papali di data
come
dicembre delf anno suddetto riportate dal Theiner T. I p. 540. Govern questa chiesa per selle anni con lode. Fece a proprie spese coprire di piombi il tetto della Metropolitana, sopra cima al frontale fece porre una cui facciata in la
19
lorricciuola d' egual metallo,
sulla
quale esisteva
la
se-
guente epigrafe. .^Joannvs HobobcUns^ ciuetits^ piscopus Jadrensis fccil per, ilWCCCC Fu egli che accolse le
si
Arcltie-
monache
al
si
Clarisse
di
Nona
nella
citt nostra
rifuggiarono
de'
nel
di
tal
1503.
s.
ritiene
il
Venezia,
ov' esiste
della
chiesa
di
Stefano
sepolcro
gentilizio
famiglia
a.
nome. Fnrlati ibid. Cttpilli mcm. piifr. Theiner T. 1 p. 540. 1503. XXIX. Alessandro., oriundo italiano, di cui per non si conosce n la patria, n la famiglia cui apparteneva. Era secretario ab epistolis di Alessandro VI, dal quale per le molle e raro sue qualit fu esaltalo a questa cattedra
arcivescovile nel
in
1503. Non
dallo
si
recah> per
cui
Zara, trattenuto
Roma
stesso
Pimtctce,
era mollo affezionalo, e
a.
57
l
mor
nel
1504
senza
aver
neppur vedula la propria chiesa. Fallali ibid. 150i. XXX. GQcanni della famiglia Cippico di Tra, figlio del celebre Coriolano, e fratello di Luigi vescovo di Famagosla, e di Girolamo arcidiacono di Spalalo, ambi chiari per dollrina e virt. Emulo d' essi nelT una e nelr altra merit Giovanni di esser eletto da Giulio 11 nel 1504 arcivescovo nostro. Ma egli pure nel seguente anno lini di vivere in Roma, ove era stalo consecrato.
Di
l
le
in
patria nel
1578
fuori
e
di
Maria
degli
Angeli
di
1578.
Giorgio
Egli
Suoi vicari
Difnico,
fu
il
Zara furono
che
il
vescovo
Nona
e l'arcidiacono
nostro Stefano
dalla
de' Cortesi.
solo
lino
dalmata,
alla
1400
a.
morte del Matafarri nel nomina dello Zmajevich nell 713 assunto
meni. palr.
1505. XXXI.
Fesaro.
Francesco^
patrizio
veneto
della
famiglia
mase
si
in
Fu eletto nel 1505, ma per circa dieci anni riRoma, dove Giulio II della abilit sua molto
al
Concilio d Laterano.
Leone X.
Neil'
il
quaresima
stio
nella
Cattedrale
da Firenze, dei
ss.
Minori
fond
la
Sacramento. Durante la sua assenza Pesaro amministr la diocesi mediante suoi vicari, onde il Papa Giulio diresse una lettera al suo vicario in data 22 maggio 1506 con cui lo incaricava di risolvere una questione di disciplina insorta nel Convento di s. Maria; e con altra del 4 novembre 1527 Clemente VII gf impertiva la facolt di poter affittare beni della mensa. Accompagn egli il Papa siio a Bologna e l fu croato Assislenle al Soglio, e Prelato Domestico; nell'invasione di Roma perdette un valore di 12 milla Ducali: fu comineu.sale del Papa e compagno di lui priConfraternita del
il
i
i
s.
Anjielo; fu
del
fu
testimonio
dipoi
nel
1513
circa
ultime
disposizioni
Pontefice
;
moribondo
crealo
r elezione del
del
suo successore
custode
Conclave. Recatosi poscia a Zara, si dimostr prelato operoso, pio e d' allo senno fornito. Visit la Diocesi, specialmente la citt nostra, e T isola di Pago, ove
introdusse
dettine;
la
58
in
vita
comune
si
Bene-
ristaur una
adoperasse pure
all'
adorna-
mento e ristaur della cattedrale, lo appalesa il di lui stemma, che si vede tuttora scolpito su di una cassetta di reliquie nel santuario couie pure sul muro esterno
acqua henedetta a sinistra dell' ingresso. Quanto egli fosse aamato e stimato dal Capitolo nostro io si dimostra dall' avere questo nel 1517 nominato in Canonico Capitolare il Protonolario apostolico Marco Antonio Pesaro, appartenente alla di lui famiglia. Nel 1530 cambi T arcivescovato nostro col titolo patriarcale di Costantinopoli, ed a vivere in Roma si ricondusse, dove a Clemente VII fu di grande sussidio. Farlati ibid. Cupilli mem. pat. Thencr T. I p. 404. 596 e 597. 1530. XXXII. Egidio Canini, nato a Viterbo da poveri campagnuoli, entr nel!' ordine degli agostiniani nell' et ('i diciotto anni, e divent uno de' pi grand' uomini del
laterale del tempio, ed
internamente sulla
pila
dell'
a.
poeta,
il
linguista,
Illustr
latino.
nome suo
dai
pergami e
sostenne, a
in
VeSpa-
splenvalenta
didissima
orazione
Ialina
di
apertura,
a
della
II
Giulio
Leone
X, che di lui fecero grande slima. Uno storico paragona la parola di lui ora ad un torrente, che trascina r uditore, ora ad una sirena che seduce e addormenta
grandi e
donila^
Io
il
il
popolo,
il
dotto
l'
ignorante.
Il
vecchio e T adolescente.
il
chiamavano
lume
pi
s[)lendido
del
loro
secolo, e
dicevano, che se per sciagura le lettere e la civilt umana l'ossero perite, avrebbero potuto essere rappresentate
dine.,
generale dclT
dal
Or-
quando
nel
1517
lo
trasse Leont
suo
di
s.
roui-
alla
Mardi
VI vescovo
Sulri,
nel
Viterbo, poscia
il
Nomi,
di
Castro,
1530 permut
titolo
che
gli
59
di
cesse quello
fu
di
arcivescovo
Zara
commula-
anche da Clemente VII raliicala colla sua Bolla del 19 dicemhre anno suddetto riportata dal Theiner T. I. 597. Per due anni circa resse questa chiesa niedianle un vicario che fu il Dottor Pietro Grillo da
/.ione
che
Capodislria, e nel
fu
1532
il
fin
di
vivere
in
Roma, dove
T aitar
dinanzi
a.
suo sepolcro vi fu scolpita una onorifica iscrizione. Per aver un idea del grand' uomo, giover qui riportare un brano della lettera di Leone X^ scrittagli per indurlo ad accettare la sacra porpora ,^Gi da lungo tempo io ho in animo di eleggerli Cardinale, e perch sia questa delle fatiche da te sostenute ,^per ben trenta anni con grande utilit della chiesa la ^,mercede pi grande e pi ampia, che da me si pu dare: e percli la chiesa possa di te prevalersi in tal guisa, che abbia a raccoglierne preziosissimi frutti. Pe rocche penso che la tua dignit sia per essere di mag,.gior vantaggio e di maggior onore alla chiesa, che a te medesimo; non abbisognando quel grado alla tua virt, gi per se stessa grande ed illustre. Ma il Sacro ,,Collegio bens parmi avere bisogno sommo degli uomini pari tuoi. Per il che esso ricever pi ornamenlo da te, che tu da lui." Esso fu autore di molle opere delle quali MSS. si conservano nella biblioteca angelica di Roma. Fr/rJ. bid, CupUU mem. di Zara^ Paolo Jocio ii Miisoeo; Oldoino. Mariii, Ardi. Font. T. 1 /?. 227 e T. il p, 345. Gmtdoip, de script. Amf. 1533. XXXIII. Cori/elio patrizio veneto, nipote del precessore Francesco Pesaro. Da Clemente VII nel 1533 ai 10 di novembre fu creato arcivescovo nostro, e da Paolo II] nel 1536 ricevette il sacro pallio. Era uomo
maggiore, e sopra
fornito
di
dinaie di
in
molla dottrina. Dicesi ch'effli sia stato Carsanta chiesa, ma ci non trovasi se non che
di s.
Demetrio.
Hench reggesse per |)i di ((ualtro lustri la chiesa nostra, cio dal 1533 sino al 1514, pure non vi lasci alcuna memoria, e poco forse fu anche alla residenza.
Fari.
a.
ihid.
/jn(/i
1554. XXXIV.
neta
(Jornaro.
della
celebre patrizia
della
famiglia
Fu pronipote
indi
regina
di
s.
di
veCipro, e Carcrealo
dinale diacono,
prete dcd
titolo
Marco,
da Giulio
111.
il
60
lo
quale
poi
di
surrog
al
Pesaro
nella
tre
Cattedra arcivescovile
la
volle se ne spoj^li, ed
tenne,
si
fece sempre da
volta
(:1554
il
rappresentare. La prima
vicario
1555:)
fu
suo
Muzio
Callini
da Brescia,
a.
seconda (.1566 1569:) ebbe per vicari il canonico di Zara Giandonato Begna e Minaccio de' 3Iinucci da Seravalle, che poscia fu pure arcivescovo nostro. La terza volta (:f572 1577:) fu amministratore Marco Loredan vescovo di Nona, con facolt pontificia, verso r obbligo di dividere col cardinale redditi della mensa. Morto il Loredano venne provveduta la chiesa di Zara d' un proprio pastore, senza pi alcuna ingerenza del Cornaro. il quale in tali frammezzi era stalo eziandio vescovo di Bergamo e di Trai. ma sempre avea dimoralo in Roma, dove anche cess di vivere nella grave et di anni 89. Farlafi ibd. Capilli mem. pnfr, 1555. XXXV. Muzio^ delf antica e nobilissitna famiglia
i
arcivescovo.
La
Callini di Brescia,
cavaliere gerosolimitano.
Fu per qual-
che tempo vicario delf assente arcivescovo e cardinale Luigi Cornaro: indi, rinunziata da questo la sede, vi fu egli da Paolo IV promosso ai 27 giugno 1555. Appena che ne prese possesso, pens tosto a fondare un collegio di educazione pei giovani cittadini., e di affidarne la direzione ai Padri della compagnia di Ges. Per il che si rivolse al P. Generale, ma essendo in allora scarso il numero dei sorffelti. non <rli riusc di elfettuare il suo divisamento. Ne ottenne un solo, e questi fu il P. Nicol Robadilla., uno
dei
dieci
compagni
di
s.
Ignazio.,
che per nel breve tempo che ivi si tralteune. apport colle sue missioni grande vantaggio spirituale alla nostra senno e dottrina. Fece citt. II Callini fu uomo d' alto dell'uno e delf altro la pi splendida mostra nel governo
di
al
(|uale
in-
tervenne, e
cui
scrisse
giov alla storia di profondo teologo, e di molta jnet e religione fornito, ed olire a ci peritissimo nella lingua latina, cos Pio IV a lui in principalit commise la cura di redigere il catechismo romano, e T Indice dei libri proibiti, noncht^ di regolare il messale ed il breviario romano. Ci lutto
61
al
catechismo slesso, di cui le due parli ,^Pe arliciiUs jUlei^ et de Sacramentts" ^ono vitulle sue. Reduce in Zara, dove lasciato avea suo cario il vescovo di Nona Marco Loredan, visit canonicamente la diocesi., celebr un sinodo diocesano, proDecreti del Tridentino, ed alla osservanza loro mulg efficacemente prestossi istituendo le prebende Teologale, e Penitenziaria nel nostro capitolo. Fra le altre cose, volendo efl'ettuare quanto era stato in quello disposto circa r erezione dei seminari, divis di fondarne qui uno e dotarlo coi proventi dell' Abazia di s. Michele in monte, da lui posseduta In commenda, ma non pot mandare ad effetto il suo disegno, essendo stato trasferito nel 1566 da Pio V al vescovato di Terni^ dove poi mor in aprile del 1570. Cornelio Musso, vescovo di Bitonto, ed uno dei pi famosi oratori sacri del tempo suo, nel panegirico che tenne in Zara nella chiesa di s. Simeone, in lode di questo santo, nostro protettore, chiamava il Cailini santissimo pastore^ che ha pochi &uoi pari nella chiesa. Partito il Callini per la sua destinazione al vescovato di Terni, riassunse il Coruaro T arcivescovato nostro nello slesso anno 1566, continuando per a farsi rappresentare da suoi vicari. Uno di questi fu Andrea della nobile famiglia Minucci da Seravalle, a cui poscia, deposta di nuovo dal Cornaro la sede, fu essa conferita. Fari, tbd,
conslatato dalla prelazione
i
Cupilli
a.
mem.
pafr.
della
nobile
famiglia
Minucci
di
Sommo
dala
dal
Pontefice Pio
Vitellio
V
il
alf ar-
civescovato
vette
il
di
Zara
in
in
28 novembre 1567.
Cardinal
Riced
Pallio
Roma
egli
37
precessore circa T erezione d' un seminario. Vedendo per da un lato la dilHcoll di erigerlo coi soli proventi dell' abazia di s. Michele, e considerando dall' altro la povert,
le
cui
eran ridotti
il
capitolo e clero
urbano
per
depredazioni fallo dei loro beni dai Turchi, riput pi conveniente di donarla, dopo la morte del Callini, al capitolo
clero
suddetti,
e soltanio, affine di
conciliare in
lai
qualche
modo un bisogno
do-
nazione r obbligo di un compenso ad un maestro pei chierici. Questa disposizione per fu trovala incompe-
tenie,
62
Papa Pio \\ volendo beneficare suoi Dominieani, che avevano oi nel loro convenlo di Zara uno sludio, ed erano pure siali danneggiali nelle rendile
ed
il
dalle
i^uerre,
diede ad essi
frallanlo,
T abazia,
pel
soslenlanienlo
del
con
T annuen/.a
veneto
senato.
Il
iMinucci
guerresche, per cui dovelT essere anche Zara di nuove opere l'ori ilcalorie munita, si allontan dalla citt, e lasciato
il
pi
a
volte
nosuo
Nona,
Venezia porIl
ove
fu
nel
indi
1572
di
lini
di
vivere
sessagenario.
Intorno
la
corpo
trasferito
Seravalle.
questo
tempo
si
allo
scopo
fortificare
la
vieppi
citt
nostra, fu
come
Simeone, riposto di nuovo neir aulica arca d pietra, venne collocato nella navata laterale sinistra della mentovala chiesa, che fu poi denominala cappella di s. Rocco, e T arca d' argento consegnala in custodia alle monache di s. Maria. nteneguo archiepiscopole. Vedovala la nostra chiesa per la morte del Minucci, Gregorio XI JI nel 1573 ai 1() novembre vi destin amministratore il Loredan, che per anni cinque la govern con molla sapienza, e ne condivise le rendite col Cardinale, arcivescovo nostro, Luigi Cornaro per disposizione pontificia. Egli fu, che dopo la guerra di Cipro accolse in Zara alcune famiglie greche, profughe
vedr a suo luogo, ed
corpo
di
S.
dalla
patria,
alle
((uali
furono
Elia,
a
concessi
domicilio,
ed
di
s.
vessero stare unite alla chiesa cattolica, prestar dienza al Papa, e che il rettore della ciiesa solloslar dovesse alla giurisdizione dell' arcivescovo nostro. Prelato
di
doobbe-
molla bont e
dollrina,
compose
felicit
tre
libri
sulla
a.
uomo, e mori add 25 giugno del 1577. Favi. ibid. Capil mcm. palr. 1577. XXXVII. ^(ltale liglio del veneto pniri/io Angelo Venier. Era appena ordinalo sacerdote, quando con dilingua volgare, ed uno sulla vera
delf
spensa apostolica
concerne f eia canonica. venne promosso alf arcivescovalo di Zarji da (iregorio XIII li 13 novembre 1577. Al UMiipo suo cio nel I571K
per
([uanlo
per
il
comando
dv\
in (jucsla cill
N
visitalore
rona.,
c-
un
tulla
la
63
intervenuli
i
prelati d
Dahnazia veneta, e furono stabilite le discipline pi salutari su tutto ci che al cullo e alt' ecclesiastica
Fece Natale dipingere a Cresco dal celebre Andrea Medula di Sebenico, detto lo Schiacone^ abside dietro f aitar m^gnel concavo superiore dell*
disciplina
appartiene.
giore
della
Metropolitana
il
giudizio
finale
di
e la
gloria
Nona
Pietro
pontificali,
mem.
palr.
1589. XXXVIII.
fratello
Marco
Antonio
della
lo
famiglia
all'
Vener^
del
precedente. Sisto
innalz
arcivesco-
Zara li 26 aprile 1589, con dispensa dall' et canonica, dopo sei mesi dalla sua ordinazione in sacerdote. Govern con lode la nostra chiesa per quasi tre anni seguendo le vestigia del fratello. Mor in Zara ai 27 febbraro del 1592. e fu sepolto assieme col fratello Natale nel sepolcro dell' arcivescovo Lorenzo Venier divato
di
nanzi r aitar di
degli
s.
Suffragio.
Memoria
Diocesi,
detta
1592. XXXIX Lu/i della nobile famiglia veneta Barocd\ da Canonico di Padova elevato a questa sede da Clemente Vili ai 13 aprile del 1592. ivi anche morto li 2 maggio dello stesso anno, in et d'anni 42 prima di essere consecrato e sepolto nella chiesa di s. Prosdocimo colla seguente onorifica iscrizione Alof/sio iarocio Nob. Yen. Can. Pai. a Clemente Vili Pont. Ma.x. Jader ensi
;
:
Archiepiscopo designato an. Dom. MDLXXXXtl. Tert. \n. Apr. (fui ejusd. anni sex. non. maji ob. Patavit\ an. aet. XLIl. Vincenlins Barocins fraler amantis, ,
a.
1592. XL. Luigi della nobil famiglia veneta Mo////, eletto da Clemente VII! arcivescovo di Zara ai 6 Novembre J592. Dopo la visita canonica, convoc il sinodo diocesano,
eman
delle
leggi
disciplinari
sapientissime e
dopo
aver governato con molta vitrilanza e prudenza questa chiesa per ([uattro anni fu dallo stesso Pontefice trasferito al vescovato di Treviso ai 7 febbraro 1596. Mor in Venezia addi 27 settembre 1()04, e fu Iraspordi
lalo
64
di
e sepolto nella
calledrale
epilalo:
D. O. M. Aloijsio
rtta
et
Mot.
Tar.
tins
doclrina^
moribits
in
omnibus
consliiuit.
admirando.
di cela r^
Barili,
lurchelatus
h' (esuli
ne
feltri opt.
Mon.
Fari. ibid.
.
159(5. XLI.
Seravalle nella niarca Trivigiana., nipote del predecessore Andrea. Dopo aver assolto suoi studii in Padova, fu nominato segretario del nunzio pontificio in Germania, indi consigliere primario del duca di Baviera. Di 35
Minnccio della
faniiolia
Minuca\ nalo
anni
abbraccialo
lo
slato
ecclesiastico.,
gli
fu fu
tosto
creato
da Sisto
situra
di
prolonotario apostolico,
in
conferita una
prepositura
Colonia,
fu
indi
la
ricca
di
ed insigne
prepo-
Oettinjjfen;
in
i
ma
eziandio
a
nel
comdegli
vertenze
tra
cristiani
causa
gli
Uscocchi,
che
la
Dalmazia
principalmente
infestavano.
nuovi suoi merili fecero che in guiderdone dal Pontefice conferita T abazia di s. Grisogono e che dai principi di Baviera procurata fosse
elezione al cardinalato. Diferita per
allora
tale
fosse
in
Zara, sua la
onorifi-
al
Da Clemente
in
Vili
il
di
la
consacrazione
Roma
nella
a'
collegiata
di
Girolamo
3 d^ aprile del sacro pallio, e a mezzo settembre delfanno stesso si condusse a Zara. Appena ch'ebbe T istallazione canonica, fu suo primo
Illirici,
degf
fu
decorato
pensiero
fece per
di
fare
la
visita
e la
ben
lo
due
volte.
Dopo
le
la
un sinodo
circostanza
diocesano, e
costituzioni
emanate
la
in
tale
addimostrano
uomo
di
di
molla piet e
sadel
pienza
fornito.
Fu sua
nel
a
cura
onorar
memoria
benemerito
predecessore suo
iscrizione
zio.
facendogli
porre una
marmorea
gere due
cinto
ai
battistero,
s.
altari,
((uali
Tuno
una conveniente dotazione per una messa quotidiana. Uiordiu il santuario della cattedrale, ed attese con pastorale solleciludme a governare il suo
assegn
gregge
per
varii
anni:
ma cn^iouevole
scntendo'^i
di
salute,
si
65
in
port
al
di
nuovo
Baviera,
con animo
di
rimanere
mezzo per delle pratiche a ci intraprese, la morte lo colse in Monaco ai 7 di marzo del 1604. Fu sepolto in quella chiesa de' Gesuiti con decoroso monumento. Era egli uno dei pi
e di rinunziare
arcivescovato. Nel
per la sua grande dottrina universalmente stimato ed ammiralo. Lasci vari scritti, cos di sacro come di profano argomento. Due soli ne furono stampati, cio la vita in latino di s. Augusta, protettrice di Seravalle, ed una storia
dotti
prelati
e pei suoi
talenti
con uno stile perspicuo, senza passione, senz'ir, e senza veruna di quelle gonfiezze, eh' erano tutte proprie del seicento. Questa storia, la quale pass, per cosi dire, sotto a' suoi occhi, avendo egli cooperato nelle negoziazioni relative alla repressione
italiana
delle
piraterie
di
quei
ladroni,
rimasta
incompiuta,
patr.
fu
per
la
Dalmazia. Fari.
ibid.
Cuplli
mem.
Cattedrale:
.
Christo
. .
Redemptori
.
. .
Andrete Minutio Seravalensi Doctrina Rerum Religione Usu Lsenitate Charitate Praestantissimo Per Pium V Pontif Max Archiepiscopo Creato Qui Moriens Incredihile Desiderium Bonique Cognomen Apud Jadrenses Reliquit Minutius Ejus Ex Hieronymo Fratre Nepos Longis Peregrinalionibus In Pacis Ac Belli Sludiis Versatus BavarisB Ducibus A Consiliis Ab His Honoribus Et Opibus Auctus Et Tandem Innocentii IX Et Clemenlis Summorum Pontificum A Vili Secretis Confecta Diulurnis Laboribus Valetudine . Integra Tamen Ab Eodem Clemente Qui Aelate De Episcopis Diligentius Examinandis Legem Lau. . .
datissimara
Tulit
XXX
. .
Post
Patruum
Et
. .
Ecclesiae
Praefectus
Est
sogoni
vil
dificavit
.
Donatus Monumenlum Posuit Aitarla AeEt Consecravit Locum Totum ExornaSepulchrum Sibi Designavi! Atque Quolidia.
^
num
stiluit
.
66
Sacruin
.
In
Patriii
.
Parenluni
.
Fratriim
Saluleni
.
Be.
nefaclornm
.
Silique
.
Ipsius
.
Aniniae
.
In.
Anno
.
. .
Domni
Obiit
. .
MDXCVIII
.
Vixit
.
Minulius
.
Annos
r8B
.
LIV Duces
MDCIV
.
Sunima
.
Apud
Bava.
Pro
Rep
Christiana
Negotia
Per-
tractans.
Monaco
.
D
.
Minuccio . De ArchiepiMinucciis . Forojuliensi scopo Jadrensi Praeposito Innocenti! IX Designalo Clementis Vili Ponlif Max A Secretis Gulielmo Bavariae Utriusque Ducis A Consilis Viro No.
bilitale
Doctrina
Eximia
.
Prudentia
.
Ac
.
Rerum
.
Usu
Hiinc
Incomparabili
.
Post. Multos
.
stiana
.
Exantlatos. Labores
. .
Vi
.
variae
Ba.
S
a.
MDCIV
1604. XLII.
Jacopo lagazzoni^ senatore veneto amplissimo, e nipote di Girolamo, vescovo illustre di Bergamo, che peror nella chiusura del concilio di Trento. Trovavasi allo studio in Padova, quando a cagione della morte di questo suo zio fu chiamato dal padre ed a Roma spedito per domestici affari. Impiegatosi col egli pure nel servizio ecclesiastico, fu accolto con molto affetto dal Pontefice, e dai Cardinali, ma sopra ogni altro dal Cardinale AlesSandro de' Medici, arcivescovo di Firenze, laiche dovendo questo portarsi come legato in Francia, lo volle seco, ed ivi ebbe campo di appalesare nel maneggio
Vittore^
nato
Venezia,
figlio
di
gravi negozi T abilit sua e destrezza. Ritornalo a Roma successe nel 1604 la vacanza delf arcivescovato
de' pi
giugno delfanno stesso vi fu promosso dal Pontefice Clemente Vili, dando negli esami prove tali di sua dottrina da farlo eslimar degno di ancora pi eccelsi onori. N questi gii sarebbero mancali, specialmente dopo che il suo mecenate cardinale de' Medi
Zara, ed egli
ai
15
dici
rest nel
di
1605
XI.
alla
innalzalo
alla
sedia
ponlificale
ct>l
:
nome
Leone
Ma non
la
tenne che
s'
pochi
fiorili
laonde ridottosi
residenza
applic zelaiilemonle
ni
governo
di
67
la
dieci
d
anni
con
dio-
somma
cesi,
vigilanza.
Fece
visila
canonica
lulla la
conferm le costituzioni del suo predecessore Minuccio, aggiungendone delle altre, relative alle circostanze dei tempi. Mor in Venezia nel 1615, e fu tumulato in quel
indi
nel- quale
tempio
a.
di
s.
dei
suoi.
Fari.
ibid.
Capilli mem.
ed antica famglia cvica Slel'a di Venezia. Studi a Padova, e a Roma, dove r ufficio di prelato della reverenda Camera apostolica, poi quello di prelato referendario d' ambe le segnature sostenne. Innalzato alla sede vescovile di Retimo nel regno di Candia, la tramut nel 1615 coli' arcivescovile nostra, a cui lo trasfer il Pontefice Paolo V ai 20 di novembre. La visita canonica, la celebrazione del sinodo diocesano furono in Zara le prime sue cure, ma l'opera sua pi notevole fu il discoprmento, e la ricognizione dei corpi dei santi protettori Donato, Zoilo ed Anastasia, intorno alla cui esistenza era invalso col decorso dei secoli qualche dubbio. 11 primo fu rinvenuto in una parete del tempio a lui dedicato, e sulf aitar maggior dello
stesso riposto. Quello di
d'
s.
Zoilo,
estratto
s.
dalla
mensa
fu nella
Rocco,
s.
cattedrale trasportato
quello
il
per ultimo di
suo medesimo fu di nuovo costrutto, ed in esso di nuovo solennemente collocato. Eseguiva ci nel 1622, e nel 1624 faceva da Zara passaggio alF arcivescovato di Candia ; ma neppure col fssavasi, e come appunto una stella errante^ qual dice vaio Urbano Vili, veniva trasferto pi tardi al vescovato di Vicenza, indi a quello di Padova, ove del
esisteva in un' urna sotto
1642 1619
collo
si
Venezia
Il
nel
egli
consacr
lui
la
chiesa di
s.
Leone.
si
nome suo
stemma
alla
e la data
1617
si
vede
tuttavia
portone, fallo da
dell'erbe
cattedrale:
,^Luca
Stella
patr.
MDCXVll.
a.
mem.
1624. XLIV.
di
Ottaviano
della
famiglia
nobile
Garzadori
Vicenza. Illustre per dottrina e vErt il posto lungo tempo sostenne di Prelato referendario di segnatura nella
romana
curia,
molto accetto
si
dinali
al
68
in
Car-
Fu
XV
vescovato di Bovino nel regno di Napoli, ove grandi applausi vennero tributati al suo merito. Nel 1624 consegu da Urbano Vili V arcivescovato di Zara, colf incarico di Visitatore e Riformatore apostolico della Dalmazia. In adempimento di questo, la provincia tutta percorse, ai bisogni applicando i provvedimenti opportuni. Alla sua diocesi poi dimostr particolarmente il suo zelo ; e fra le altre cose promosse e celebr nel 1632 la solenne traslazione del corpo di s. Simeone dalla cappella di s. Rocco (: avanzo dell' antica chiesa di s. Maria maggiore :) air attuale sua chiesa. Dopo quest' epoca, sia che la carica di Visitatore, o qualche altro motivo lo tenesse di qua lontano, fu dalla santa sede istituito amministratore di questa chiesa Fra Michele Bernardo, vescovo di Milo in parttbus inftdelium. Nel 1639 il Garzadori la rinunzi formalmente al Pontefice. Nonagenario fin di vivere in un suo villereccio delizioso ritiro, e fu sepolto in Vicenza nella chiesa dei Padri Dominicani. Fari. ibid.
a.
patrizio
veneto
dell'
antica
ed
il-
lustre famiglia
Capello^ fu
promosso
alla
chiesa
nostra
Urbano Vili il d 27 giugno 1639, e ne prese possesso il 15 luglio anno stesso. Fece la visita canonica della diocesi, dopo la quale convoc un sinodo
dal Pontefice
;
pose
in
sistema
il
a.
maggior chiarezza, fossero incise le relative iscrizioni dove mancavano. Brevemente govern questa chiesa soddisfece alle parti di buono e vigilante pastore, e nel 1641 fu trasferito alla chiesa di Concordia, ove mor nel 1667 nell'et d'anni 73. In questo tempo il sacerdote Bartolomeo Cassio della compagnia di Ges tradusse in illirico e fece stampare con caratteri Ialini il rituale romano, l' epistolario e Y evangelistario. Fari. ibid. Cup. mem. palr. 1642. XLVI. Bernardo della famiglia civica veneta Florio, Aggregato all' ordine religioso dei Crociferi, era slato dapprima vescovo della Canea sulf isola di Candia, donde nel 1642 li 2G maggio da Urbano Vili fu trasferito alla sede di Zara. Durante il suo governo la guerra, la peper ste, e la fame infierirono da queste parli. Tutte
volle che per
;
69
il
capoveri. Fece la visita canonica per ben due rit verso volte; tenne due sinodi nel 1646 e 1651, e di molte salutari provvidenze fu autore, degne della sua dottrina e saggezza. Ma il merito suo maggiore, per cui vivr ognora veramente florida la di lui memoria, quello fu d' essere stato il primo a gittare fra noi stabili basi all' ecclesiastica educazione, istituendo coi propri fondi, depositati nella veneta zecca, un Seminario, detto poi dal suo nome Florio o Ialino^ per distinguerlo dall' altro 7lirico^ di cui posteriormente fu istitutore l' arcivescovo Zmajevich. Alla chiesa cattedrale lasci memoria della sua liberalit in una grande lampana d' argento, ed in altre ricche suppellettili. Eresse inoltre 1' altare esistente nel battistero in onor di s. Gio. Battista, come lo dimostra lo stemma scolpito nella sommit, appi del quale fece costruire una modesta sepoltura pel suo corpo, e vi lasci per l'anima un olocausto quotidiano. Mor di 70 anni ai 14 febbraro del 1656 dopo quattordici anni di governo, istituendo eredi del suo pingue avere Dio e 1 poveri, cos di tutto disponendo in opere di piet e di beneficenza. Da uno scrittore de' nostri tempi viene egli encomiato cosi: in humilitale praeclarus^ in oratione assiduus^ in poenilentia insignis. Fu sepolto nel tumulo anzidetto ; ma l'anno 1811 nei ristauri operati nella Cattedrale,
fu
AnnunfamiCelso e
mem. palr.
dell'illustre
Balbi,
di
Da
preposito
della
chiesa
ai
dei
di
ss.
Nazaro
novembre creato 20 arcivescovo nostro, e ricevette il sacro pallio dal vescovo di Ossero Giovanni de Rubeis per comando di
Brescia fu nel
1656
Alessandro VII. Alla dolcezza di costumi and in esso congiunto il ferver dello zelo. Perlustr la diocesi, ed alcune parti precipuamente, eh' erano state di fresco sottratte dai veneti ai turchi; tenne nel 1664 un sinodo, nel quale dichiar festa di precetto quella di s. Anastasia, fino allora soltanto di divozione; mantenne del suo per decoro delle sacre funzioni musici forastieri ma sopra' tutto segnal le sue cure pel bene spirituale di questo popolo coir accogliere nel suo palazzo ed alla sua
;
mensa
dottrina
religiosi
di
si
applicassero nella
da
lui
con molla
fanciulli.
diligenza,
pompa
spesa fatto impartire Delle lettere amico, dischiudeva nel 1665 il suo palazzo stesso all'accademia Cinica^ fondata per esercizio della giovent dal distinto nostro canonico Zaccaria ed un' altro cospicuo soggetfece egli molta stima per la sua particolare to, di cui piet e dottrina fu l' arcidiacono Valerio Ponte. Ma le
ai
;
frastornate
cui
dalle
vi-
cende guerresche
talmente presidiata
di
la
dovett' essere
nostra,
piscopio in alloggio di
militi.
Egli allora
il
trasport
a.
Ponte suddetto, che neir adempimento di tale ufficio fece risplendcre le bue virt. In Venezia il Balbi chiuse anche i suoi giorni ai 19 maggio del 1669 e fu sepolto in s. Gregorio. 1669. XLVIII Ecangelisfa della famiglia Par^a^/^/ di Cre-
ma
appartenne
all'
ordine
dei
minori
osservanti
di
s.
Francesco. Dotto, quanto pio, band la divina parola dai pergami, ed ascese le primarie cattedre delf ordine suo. del quale merit d' essere commissario generale, nonch teologo deir eminentissimo Otloboni. Promosso il giorno
al
governo
di
questa
palazzo arcivescovile.
Cassiano ; ripar il letto e quello in isola vicino a s della cattedrale a spese proprie, della chiesa e del clero; don
alla
medesima
la
una
liere
somma
d'
per
argento per uso dei pontificali, il quale perci porta anche nella base il suo nome; al convento di s. Francesco la sua biblioteca., ed il resto ai poveri. Nel 1681, invitato dal vescovo di Tra. celebr la solenne
traslazione di
Giovanni Ursini. Fece di frequente udire al gregge la facondia sua predicando; celebr un sinodo diocesano, visit sette volte la sua diocesi, ne studi fasti ecclesiastici bisogni, ed aveva impreso a scrivere della sua chiesa., ma la morte ne lo interruppe ai '21 di agosto del 1668. Fu sepolto, come desider .senza alcuna pompa di funerali nel coro della chiesa di s. Francesco con
s.
i i
la
ORDINIS
71
FRANCISCI
EVANGELISTA PARZAGVS
S.
CREMENSIS
ARCHIEPISCOPVS JADRENSIS.
Un'
altra
arcivescovile,
ma venne
Vittorio
dal
tempo
distrutta.
Fari.
ibid.
1688.
veneta famiglia patrizia Friuli; fu de' canonici regolari di s. Agostino, e dopo sostenute le prime cariche della sua religione in Venezia ed in Roma, n' avrebbe conseguito anche il generalato, quando invece Innocenzo XI il 20 dicembre
della
XLIX.
chiarissima
1688
lo
promosse
all'
fece
distinguere
per r austerit del suo vivere, per le sue beneficenze ai poveri, per le cure dedicate alla cristiana istruzione del
suo gregge, e per
gli la
generosit
nell'
impiegare
quanto
opere di cristiana utilit e decoro. Promosse la divozione, accrebbe il culto e consacr la cappella di s. Simeone. Ristaur il palazzo arcivescovile, e vi aggiunse un elegante cappella rinnov il pavimento
sorvanzava
in
alla
Donato, con quattro ampli sepolcri pei forastieri, e dispose col testamento, che vi si dovesse
chiesa di
s.
costruire
nuovo
aliar
maggiore
di
marmo,
cui
fece
anche un lascito per quotidiana messa. Tale sua volont, dopo la di lui morte, avvenuta il 7 novembre 1712
et di anni 58, fu da' suoi commissari perfettamente adempita, facendo erigere in s. Donato, dov' eziandio fu
in
sepolto,
il
nuovo altare che riusc ricco ed elegante. Esso medesimo, che, mutilato alquanto, pass dopo la sopil
pressione
della
di
delta
di
s.
Anastasia
a.
salma del buon arcivescovo fu trasportata. Vicario suo fu Giovanni Tanzlnger-Zanolti, cittadino e canonico di Zara, di cui faremo cenno pi sotto. Fari, ibid, G. Ciipilli ram. 1713. L. Vincenzo della famiglia Zmajevich di Perasto, uomo grande, intraprendente, d' alto ingegno e sapere
Metropolitana, in cui anche
fornito.
gli
Nato a Peraslo il 23 dicembre 1670, mosso daesempi del suo zio Andrea, prelato egregio, si de-
Roma
fu
nel
collegio
del
in
patria,
decorato
titolo
(li
72
~
30
col carattere di Visi-
abate di
s.
Le
utili
di
lui
fatiche in
quelle regioni
gli
fecero
da Clemente XI
il
il
22 maggio
dell'
1713; ne
e
possesso
20 novembre
anno stesso,
r ornamento pel corso di 32 anni. Fu egli e facondo, come V appalesano i vari suoi scritti, che al tempo suo gli acquistarono il sopranome di penna d' oro. Fu mecenate dei cultori della lingua slava letterale e volgare, pareggiando il Gondola per la maest del canto a Virgilio, il Palmola per la facilit del verso ad Ovidio, ed il Giorgi per la nobilt del pensiero ad Orazio. Quest' ultimo dedic al suo mecenate la sua Maddalena illirica. Fu inoltre tenuto in molta considerazione per la sua saggezza e dalla Repubblica veneta e dalla Santa Sede, talch quesl' ultima lo destin Commissario Apostolico d' Albania, Servia, Macedonia, Bulgaria e Bosnia., e rimelteasi al giudizio di lui per la scella degl' individui pi idonei a coprire le cattedre vescovili di queste Provincie. Del suo fervido zelo pel bene dei popoli ad esso Concilio Provinciale affidati bastano a far prova il suo Albanese, stampato dalla congregazione di Propaganda, ed il Seminario da lui fondato in questa citt per la tanto necessaria istruzione del clero illirico. N questo il solo monumento a noi lasciato. Fabbrico la chiesa parrocchiale e la canonica del Borgo Erizzo, formato da una colonia d'Albanesi, che fuggendo dalle persecuzioni ottomane, ricovrarono sotto la protezione delf antico loro pastore; rislaur il tetto del tempio di s. Donato^ e vi fece di nobili marmi la Scala Sania^ eh' era prima di legno, attenendo da Roma indulgenze per la medesima; adorn la chiesa della B. V. della Salute facendovi due altari laterali ed il selciato della cappella, celebrandovi 17 IS la consacrazione nell'anno 1725. Sotto di lui nel fu condotto a fine il maestoso e prezioso aliar maggioro ancor in san Grisogono, di cui i Zaralini fecero voto nel 1632. Era lo Zmajevich tenuto in gran conto dai sommi Pontefici, e specialmente da Benedetto XIV, che con lode ne parla nella sua opera ,.,de Sf/uodo diocrcsana^
i
e di
lui
Provveditori
generali
e
luti'
i
73
le
aver mollo e mollo tempo operalo per T erezione del Seminario ; non dappoich la ebbe il conforto di celebrarne T apertura morte lo colse agli 11 di settembre del 1745 dopo 75 anni di vita. Il suo corpo fu decorosamente deposto nel
domande sempre
Dopo
di
sue per
sepolcro proprio dinanzi T aitar della B. V. della Salute, alla cui imagine lasci in testamento la sua preziosa croce
pettorale,
scorge tuttora appesa. Istitu erede universale di tutto il suo la congregazione di Propaganvivr da. La memoria dello Zmajevich vive oggid, e che vi
si
1746.
Matteo della famiglia Caramatt di Spalato. Compiti eh' ebbe gli sludi nel patrio seminario, e ordinato sacerdote s rec a Zara, ove nel seminario Florio per otto anni insegn rettorica e filosofia, occupandosi in pari tempo nella predicazione quadragesimale italiana ed illidi rica. Di qua per ordine della sacra congregazione Propaganda and in Russia, dove per cinque anni esercit con molto zelo e profitto l' incarico di missionario apostolico, compiuto il quale, dedicossi tutto allo studio della lingua illirica, della quale si rese peritissimo. Chiamato, fece ritorno in Zara, e tosto dallo Zmajevich gli fu affidato il triplice ufficio di suo convisitatore, di esaminatore prosinodalc, e di professore di lingua illirica e di teologia morale pei chierici illirici della provincia. Incaricato poscia della correzione del messale glagolitico, vi mise molto studio, fatica, e tempo, e ne ottenne V approvazione dalla sacra congregazione di Propaganda, a cura della quale fu anche stampato in Roma nel 1741. Dietro suo impulso ed eccitamento fu eretta in settembre del 1742 nel collegio urbano di Propaganda una catLI.
illirica
letterale.
Conosciuti
suoi
Apostolico e Fermo, indi nominato vescovo di Ossero, della cui sede il lo maggio 1743 prese possesso, ma poco la tenne, poich avvenuta nel 1745 la morte dello Zmajevich, il giorno 22 novembre dell' anno stesso venne all' arcivescovato nostro lrsfcrito. Presono possesso mediante l'arciprete, vicario
fu eietto
Benedelto
XIV
Visftalore
generale, e
di
lui
tulle
la
74
bene
di
sue premure
ivolse al
questa
il
chi
che con
somma
vigilanza governo.
del seminario,
peli'
J:!iSegui
l.o
maggio
prede-
1748 r apertura
fondato
dal
suo
cessore Zmajevich
canonico Giovanni Pettani, allievo della Propaganda. Dal prelato Pontefice Benedelto XIV quando fu promosso al vescovato di Ossero ottenne r indulto di poter ordinare nel rito ruteno, eh' era lo stesso che serviano cattolico, e non solo quelli della diocesi sua ma s pure tutti quelli che fossero stati mue vi destin per rettore
niti
delle dimissoriali
latini.
Scrisse
a.
un commentario sui Serviani e Morlacchi di rito greco nella Dalmazia, ed altre molte e pi grandi cose avrebbe operato se non glielo avesse impedito una veemente infermit, che d' improvviso lo colse, e che per ben nove anni lo tenne privo di azione, sinch ai 5 di maggio del 1771 in et d'anni 71 lo trasse al sepolcro, ch'egli stesso s' era fatto costruire in s. Donato presso T aliar maggiore, dopo la cui soppressione fu trasportato nella Metropolitana, e deposto in una tomba apposita ai piedi dell' aitar della ss. Annunziata. Durante la sua malattia fu assistito neir amministrazione della diocesi dal canonico teologo Giovanni Carsana in qualit di vicario generale, e per le funzioni pontificali dal vescovo di Cattaro Giovanni Antonio Castelli, che, rinunziata quella sede, viveva privatamente in Zara. Fari ihid. G. Cttp. ram, 1771. LII. Michele Tommaso dell'illustre famiglia zaratina
Trial.
di
Loreto,
in
cui lasci
virt,
memoria
del
canonico penitenziere, indi nel 1757 arcidiacono capitolare, siffatti uffici esattamente ademp occupandosi anche in altre mansioni, al bene del prossimo utilissime. Direttore spirituale delle monache di s. Marcella per ben 18 anni v'impieg lutto il suo zelo
pel
buon andamento
di
insegn la dottrina cristiana alle fanciulle nella chiosa di s. Demetrio; nelle confessioni assiduo; nel difendere nelT igli orfani. le vedove, ed pupilli inlenlissimo in siruire e convertire gli eretici assai destro e pronto una parola tanta era la sua carit verso il prossimo, che
i
non
vi
fu
vi
si
applicRsso da s, ov-
75
vero invitato non f accettasse, laonde veniva meritamente dal capitolo appellalo ^^sacerdos omnibus omnia faclus'^.
rimasero occulte al Pontefice Clemente XIII, che lo cre vescovo di Curzola il d 5 settembre 1761. Consacrato in Roma, prese possesso ai 7 di marzo 1762, mediante procuratore. Poco
meriti e le virt
del
Triali
non
dopo
care
vi si rec,
il
convola
sinodo diocesano, e
al
stituzioni,
fond poscia
congregazione della dottrina cristiana sotto il titolo, e gli auspici della ss. Vergine Immacolata ; rivendic i perduti beni della mensa vescovile; istitu la collegiale parochia di Blatta miglior la condizione economica dei
;
parochi rurali: diede alla luce vari opuscoli per istruzione dei clero e del popolo govern infatti quella ch'esa per quasi dieci anni con universale approvazione ; e per;
ci
il
pontefice Clemente
XIV
in
premio dei
ai
molti
li
suoi
cattedra
arcivescovile
suoi
29
vescovi
Con non
imprese il governo della patria sua chiesa di Zara, cui consacr tutto T affettuoso suo cuore, e la vita medesima dappoich terminata clv ebbe la visita laboriosissima di tutta la diocesi, inferm di grave morbo, che in breve il condusse al sepolcro il d della solennit della litolare e patrona s. Anastasia, li 15 gennaro 1774 nell' et d'anni 67. Le sue ossa furono riposte nella tomba dell' arcivescovo Vallaresso, in cappella della Immacolata presso la sagristia. Parlali ibid.
;
1771. LUI. Giocaitni della illustre famiglia Carsana d Zara, ove nacque il giorno 7 novembre 1718. Da giovanetto abbracci lo stato ecclesiastico, e fece
studi
gici
in
i
suoi primi
e
filosofici
teolo-
filosofia nel
nell'
uno e
a
ufficio
di
rettore.
il
Indi
recossi
grado di dottore in sacra teologia, fece ritorno in patria, ove in qualit d mansionario della Metropolitana si occup indefessamente
eh'
ebbe
nella
istruzione
religiosa
indi
de' fanciulli.
Nominato
dippoi
fi-
canonico teologale,
arcidiacono, convisitalore, e
za.
76
nalmenle vicario generale del Caraman, diede in tulli codesti ulTici elle tenne per vari anni, splendide prove del suo zelo, di sua dottrina, saggezza, vigilanza e prudenTanti e cospicui suoi meriti lo resero degno di pi alla dignit; ed infatti mentre l'altro nostro concittadino
Triali
1771
da Clemente in luogo di
XIV
lui
all'
promosso. Nel breve chiesa di Curzola diede chiare prove di pastorale sollecitudine col provvedere all' educazione del giovine clero, mantenendo nel proprio palazzo un apposito istitutore dei chierici^ e del suo stipendiandolo; fece la visita canonica di tutta la diocesi, sostenendo tulle le spese a questa inerenti per non recar incomodo o dispendio ad alcuno. Frattanto, rimasta vacante questa sede di Zara per morte del Triali, il giorno 6 giugno 1774 venne dallo stesso Pontefice crealo arcivescovo nostro, ed ornato del sacro pallio in Venezia dal vescovo di Torcello il d 26 settembre dell' anno
a
quella
la
islesso. Portatosi
diocesi, la
paterno zelo e
di piet, di
somma
di
prudenza.
Fu
egli
un
di
vero
modonel
Fu un vero
tipo
modestia,
soavit,
dolcezza, di
mansuetudine;
e
seriet
lalo di
acume
e penetrazione, di
gravit
portamento, fu egli il consigliere dei nobili, dei cittadini e dei plebei. Volle rigorosamente osservata la disciplina
nel clero.
della
Fu
diritti
e dello stato.
Or-
soppressione delle chiese e dei conventi, egli vi si oppose energicamente, n vi ader fino tanto che ottenula non ebbe l' apostolica facolt ; e questa, quantunque fosse larga assai, pure con somma cautela V adopr,
la
onde due sole chiese ed un solo convento ne subirono le conseguenze. Invigil con rigore sulla contestala osservanza delle feste, dei digiuni, e del tempo chiuso. Bench si trovasse in circostanze politiche assai difficili, pure colla sua pastorale inlluenza ottenne, che mentre
resto della provincia trovavasi in istalo di anarchia, la citt nostra si mantenne tranquilla, ned obhe a
lutto
il
in
rendimento
di
grazie
pel
pas-
suoi fu rinnovalo
altri
il
77
gess.
del
Castello.
tempi
ristauri
Add 23 marzo 1799 ebbe il conforto di accogliere ed ospitare nel suo palazzo con tutta la sua corte V eminentissimo cardinale decano Francesco Albani, che prosa.
fugo dair Italia pei trambusti politici d' allora si era ricoverato presso il suo vecchio amico mons. Stralico, vescovo di Lesina, e di l, passando per Zara, si dirigeva
Venezia per assistere all'elezione del nuovo Sommo Pontefice, e nel successivo giorno di Pasqua ponconcorso, tific nella cattedrale con grande solennit e facendo le truppe austriache i solili onori sulla piazza del tempio; indi si rec in s. Simeone a venerarne la preziosa reliquia, che eccit la sua ammirazione, e che nel partire da qui lo fece esclamare: ^Voi, o Zaratini, siete fortunati, poich possedete un gran tesoro" Divenuto vecchio il Carsana fu assistito dall' Arcidiacono Giovanni Armani, nostro concittadino, nel governo della diocesi in qualit di vicario generale, e dal vescovo di Nona Gregorio Scotti per le generali sacre ordinazioni ; in seguito per, perduto affatto 1' uso della vista, volendo meglio provvedere alla tranquillit di sua coscienza, pens di rinunziare alla cattedra arcivescovile, e domand anche al Senato veneto la licenza, che gli fu non senza
alla
volta
di
somma
la
Roma
sua petizione. Si astenne per dal farlo, mosso dalla circostanza della morte dell' Armani, e della elezione del
Giurovich in arcidiacono capitolare^ cui egli sommamente stimava per la sua doltrina e prudenza, ed in cui riponeva tutta la propria fiducia. Se lo prese quindi per suo vicario, conferendogli tutte le facolt e l' intiero reggime
della diocesi, nulla
riservando.
suo,
Provveduto
sino
al
in
tal
modo
alla
visse
giorno
12 dicembre 1800,
cui,
pos nel Signore. Il suo corpo, pontificalmente vestito, ed esposto per tre giorni secondo il costume nelT aula arcivescovile, dopo le solenni esequie fu sepolto nella tomba, preparatagli dai suoi parenti dinanzi T altare di s.
Anastasia. Li 17 del mese ed anno
voti
stesso
fu
il
eletto
unanimi
in
vicario generale e
capitolare
prefato
arcidiacono Giuro vidi,
il
78
i
la
quale govern
nostra chiesa
con sommo zelo e prudenza. Di lui parleremo a suo luogo. 1808. LIV. Giuseppe della famiglia *Sco/^/ di Castelvecchio di Tra, ove nacque li 19 marzo 1732 giorno ed anno medesimo in cui ebbe natali in Zara Giandomenico Stratico, che fu vescovo di Cittanova in Istria poscia di Lesina. Percorse tulli i gradi della ecclesiastica gerarchia, indi fu eletto arcidiacono del capitolo di Scardona. Pei meriti col acquistatisi fu da Pio VI nominato vescovo di Nona il giorno 14 dicembre del 1789. Venne poscia fatto conte dell' impero e cavaliere della corona ferrea. Govern quella chiesa con molta vigilanza, e conscio di sua pochezza, negli affari d'importanza si valse
i
d'
d'
al-
dimostrano vari documenti estesi dal nostro arcidiacono Giurovich di cui egli si serv non poco, specialmente nelle cause ecclesiastiche, mentre teneva la sua residenza in Zara a motivo delf aria malsana di Nona. Frattanto, mentre una deputazione di zatra
ancora,
come
lo
recava a Milano, onde prestare il debito omaggio al Vice-Re d' Italia, e chiedere che la chiesa nostra, priva da molto tempo del proprio pastore, venisse rallegrata dalla nomina del Giurovich, T Imperatore Napoleone Scolli I con suo decreto del 10 luglio 1806 nomin lo elezione in arcivescovo di Zara; ed abbench cotesta avesse trovato delle difficolt presso la curia romana., con tutto ci fu egli preconizzato nel 1807. Ne prese tosto possesso li 7 febbraro, ed una delle sue prime cure
ratini
si
fu quella
di
scegliere
il
Giurovich
per
suo
vicario,
la
saggezza
prudenza
avea gi prima sperimentata. Celebr nel 1809 la traslazione di s. Donalo, e diede ricetto nel proprio palazzo alle monache di s. Maria che in tempo di guerra furono costrette ad abbandonare il monastero, deslinaudo
per loro abitazione la parte interna deif edilizio, e per r ufficiatura una porzione delle gallerie della Metropolitana. Fu egli mollo caritalevole verso i poveri. Resse questa chiesa per diecianni con molla prudenza. Mor il Lo gennaio
1817., e fu sepolto nella tomba.,
nel
apposilamenle
costruita
1782
sello la cattedra
79
1821. LV. Giuseppe Francesco di Paola Nowak, nato a Semil in Boemia il 5 settembre 1767. Percorsi ch'ebbe regolarmente tutti gli studi ginnasiali e filosofici, ed assolti quelli di teologia, fu ordinato sacerdote, e poco dopo destinato cappellano delle imperiali milizie in Italia, ove dimor alcun tempo, pi che altrove, a Venezia, e durante il conclave, in cui fu eletto Papa Pio VII. Ritornato in patria, fu nominato professore di teologia dogmatica,
indi
e rettore
del
seminario
teologico
di
Budvseis,
canonico di quella cattedrale ; nei quali uffici che tenne per vari anni diede splendide prove di saggezza, prudenza e dottrina. Le egregie sue virt e i distinti suoi meriti il fecero degno di pi alta dignit. Poich r Imperatore Francesco, da cui era ben conosciuto il Nowak, mentre fu ajo della imperiale famiglia, volendo introdurre nella Dalmazia i metodi austriaci d' insegnamento, non trov persona all' uopo pi adatla di lu,
come
slava,
sistemi e pos-
sedeva, oltre
T italiana
la
ambedue necessarie
Infatti,
queste regioni.
marzo 1821
lo
nomin arcivescovo
capitolo
Zara.
Appena
gli
fu officialmente
mediante compitissima lettera, il cui tenore tanto piacque a Mons. Giurovich, in allora arcidiacono e vicario capitolare, che concep la pi tenera affettuosa stima verso il neoeletto Pastore, e corrispose riverentemente alle ricerche fattegli intorno allo stato della diocesi per la conformazione del processo canonico. Dispensato dal portarsi
ad limina^ fu preconizzalo nel concistoro segreto del 27 settembre 1822 dal Sommo Pontefice Pio VII, e li 12 gennaro 1828 ricevette la consecrazione ed il sacro pallio nella cattedrale di Budweis da quel vescovo Erdominante affine di prestar omaggio all' Imperatore, che in testimonianza d' alletto e di stima lo mand in Dalmazia ricolmo di favori e di doni, fra i quali un ricco e prel
nesto-Costantino Buzicka. Di
recossi
alla
cesi,
tro
il
80
gli
Nowak
si
ceremonista Livacovich. Giunto a Zara il celebr il e prese solenne ingresso, sua chiesa il 25 dello stesso mese, la Domenica
ss.
Trinit.
dirette a
conoscere
la
sua Diocesi, e perci intraprese la visita canonica, che condusse a termine nel 1826. Convintosi in questa
moe
le
citt
campagna, dopo di averne fatta la prescritta relazione al Papa, ne fece un' altra, non meno dettagliata air Imperatore, invocando dalia sovrana grazia disposidella
importanza,
corrisponcitt
la
di
di
campagna,
l'
canoniche,
cola
devoluzione dei beni e delle rendite delle confraternite soppresse alle fabbricerie delle chiese, la fondazione di scuole popolari rurali, e T istituzione di un Seminario
teologico latino provinciale, organizzato a
mili istituti
dell'
norma
di
si-
Impero, come quello dal quale aspellar si doveva la rigenerazione del popolo dalmata ; supplicava infine Y Imperatore a versar le sue grazie sopra il clero e sopra il popolo, che ne avevano sommo bisogno. L' egregio Pastore con ci intendeva d' iniziare un' era novella in Dalmazia, col promuovere cio la tanto necessaria istruzione tosto
di
s.
popolare e V educazione
tutti
i
del
clero.
Se
lui
Capitolo cattedrale, ed
di
lui
Collegio di
e
Simeone;
sotto
calui edito in luce il tanto bramalo caed illirico per il popolo: sotto di lui
fabbricate chiese
rurali
lui
intros.
Mi-
Ove per
si
distinsero
si fu
lo
nostro arcivescovo,
ecclesiastica
generale
costanza
coraggio e
T avversata
conservazione
di
due
81
con ragioni interesse per la cattolica fede sostenne il di sommo propugn strediritto di loro esistenza, e la causa ne nuamente dinanzi ai Monarca. Sostenne egli pure con perseverante fermezza il diritto di preminenza delia sua chiesa sopra le altre della provincia, onde il Papa Leone motivi esposti dall' imperiale governo, XII, valutando pubblic la Bolla Locfifn B. Petri^^ del 30 giugno 1828, colla quale la chiesa di Zara \enne elevata alla dignit di Metropolitana di tutta la Provincia, e T arcivescovo decorato della prerogativa di Metropolita lolius Dalmaiiae, Venne pur allora colla bolla stessa ingrandita 1' Arcidiocesi colla incorporazione della soppressa Diocesi di Nona, della quale il nostro Prelato volle tosto prendere conoscenza mediante la visita canonica. Chi scrive fu testimonio oculare del suo zelo pastorale, e della sua sapienza vescovile, e ud le beile sue omilie in lingua slava, molto bene appropriate ai bisogni e ai vizi delle genti da lui visitate. Oltre a tutto questo ben altri meriti si acquist egli durante il tempo del suo episcopato. Fu il Novak, che con somma prudenza preserv da grave pericolo la diocesana fondazione; fu egli che ristabil, e riorganizz, in modo ai tempi conveniente, il Seminario diocesano pei chierici studenti nel ginnasio e nel liceofilosofico di allora; sotto di lui, e per le sue cure e premure fu eretta la nuova parochia collegiale di s. Simeone; sotto di lui venne riedificato a spese del fondo di religione T arcivescovile palazzo; sotto di lui i pii cevescovati, e con petto vigoroso e forte,
i
lebri
oratori,
di
le
dalmati
forastieri,
diedero
splendissime
predi-
prove cando
di
lui
eterne dal
si
finalmente
dore le sacre funzioni nella Metropolitana e nella Collegiata con tale pompa e solennit, e con una tale esattezza di rito da emulare quelle delle grandi basiliche d' Italia. Tutta la maest del culto caltolico nel nostro Prelato splendea, quando pontificalmente vestilo divini ulTicl eseguiva, cui egli sapeva adempiere con r^ra maestria, e con perfetta Cognizione di rito e di canto. Celebr con solenne pompa e maest nella chiesa metropolitana, il d 25 novembre 1827. la consecrazione dol vescovo di Lesina, suo siiIlVaganeo, mons. Filippo Bordini, e con egual fe6
i
sta
([uelln
82
d
del
vescovo
il
di
18 Inolio 1830. Duo consecrazioni di monache henedeUine esegu solenneiuenle in Maria, con universale edificazione., T una nel 1827 s. r altra nel 1840. Nel 1826 aperse il grande Giubileo,
puro suo snllrao-aneo,
ordinato per tutto
il
mondo
cattolico
da Leone
XIK
e lo
grande solennit e con sommo suo conforto in vista del grande profitto spirituale, che se ne ritrasse. 11 suo reggime fu veramente amoroso e paterno, ed il clero zaratino gli corrispose costantemente con rispettoso ossequio e riverente affetto. Nutriva egli molla stima pelf arcidiacono Giurovich, e dopo di lui pel canonico Mischiato, cui tenne sempre per suo intimo amico, consigliere e cooperatore in tulli gli affari pi importanti della diocesi; la di cui dipartita da Zara produsse nel suo animo grande turbamento. Colpito in giugno del 1837 da grave infermit, si rec in patria in agosto del 1838 affine di trovare nelf aere nativo un qualche ristoro, e nomin frattanto in suo vicario f arcidiacono, poi preposito capitolare, mons. Bercich, che, preconizzalo il 13 luglio 1840 qual vescovo di Cassia in partihns iiifdelium gli fu dato in Ausiliare. Continuando per le sue sofferenze, il Nowak si determin nel 1842
chiuse
dipoi
con
di
Pontefice
Gregorio
XVI
T arcivescovato
di
Larissa
in
22 giu-
gno 1843. con decoroso assegnamento, fallogli dall'augusto Monarca. Con lettera degli 8 d' ottobre 1843 congedossi dalla chiesa di Zara, dopo aver partecipalo al capitolo la sua novella destinazione, e deposta nelle mani del medesimo la sua giurisdizione. *) Cessato in tal modo il Nowak di essere nostro arcivescovo, dopo di aver celebrato nel 27 gennaio di queir anno stesso il Giubileo del cinquantesimo anno di sacerdozio, visse poco tempo preposito di quella ancora a Neuhaus in Boemia presso chiesa, finch mori il 13 giugno 1844 nelf eli\ ifanni 77. Giunta qui la notizia di sua morte, vennero celeil
in
tulle
le
anima delT esimio defunto. Durante la sua assenza tenne, qual ottimo Pastore,
Av\U
*} Vcggatii
in
fliiu
prcHoitic.
sauna viva corrispondenza epistolare col suo Vicario somolli affari della Diocesi, desiderando di esserne pra appuntino informato, afline d poter con perfetta cognizion di causa dare le sue sapienti disposizioni. Rispondiocesani deva poi cortesemente a tutte le lettere, che sacerdoti gV inviavano nelle solenni circostanze dell' anno sentimenti del fiper attestare al loro padre affettuaso
i i
i
liale
loro
amore
e del loro
leale
e sincero attaccamento,
proteste
della
e per allegerire le
alla
sue
gli
pene
colle
loro
gra-
titudine,
la
quale
in
:
occasione
del
suo
cinquantesimo
JOSEPHO FRANCISCO DE PAULA NOWAK DOCTRINA PIETATE PRUDENTIA PRAECLARISSIMO DI8JECTIS VETERIS SERVITUTIS TENEBRIS NOVAM DALMATIAE EPOCHAM FELICITER AUSPICATO IN. PASTORALI. REGIMINE. LONGOS LABORES LUBENTI PERPESSO ANIMO
.
EHEV
. . . .
EJVS
SACERDOTII
PATRI
D
a.
1842. LVI. Antonio Peleani, vescovo di Parenzo-Pola, nominato arcivescovo dall' Imperatore Ferdinando I. A causa della sua malferma salute vi rinunzi, e con lettera responsiva del 12 novembre 1842 ne fece consapevole
il
capitolo.
(iiliseppe
a.
1843. LVII.
il
(iodcassi,
nato
Medea
Gorizia
nel
Friuli
gli
i
31
agosto
1788 da
di
onesti
i
genitori.
a
Percorse
studi
primari a
Gradisca, e
medi
presso
ap-
^
plico
di ed
84
(eolooiclie,
pors|)iciico.
allo
sliidio
(lolle
discipliiie
nelle
qii li
sac^oi
liiiniiiosi
iii<>'ooiio
virl.
Ordinalo sacerdole.
di
li
Tu
di
razia
l]or<^iiano,
indi
quella
Joamiiz,
poscia
di
di
Visco,
con zelo
dislinto,
mansioni
sigliere pel
culto
pubblica
istruzione
presso
il
Dalmazia, cerc di declinare la sua nomina, che. suo malgrado, segu nel 1830. Nelle nuove mansioni guadagnossi la stima di lutti per la sua diligenza, e attivit, per la sua ponderazione e maturit di
della
Governo
delle
pii,
chiese,
delle
degl' istituti
da
esso
propugnato per modo che acquistossi T alTetto di tutti i vescovi del Regno, quali coi loro voli contribuirono efficacemente alla sua esaltazione. Essendo rimasta vacante la sede vescovile di Spalato per la morte di quelr insigne Prelato mons. Paolo Miossich. fu nominato il Godeassi a di lui successore con sovrano rescritto dei 19 settembre 1839. Preconizzalo nel concistoro segreto del 27 aprile 1810^ e ricevuta la consecrazione da S. A. mons. Francesco Saverio Luschin, Principe arcivescovo
i
di
solenne
anno successivo.
sublime
in
Attese
istitu
con
la
alla
missione;
ehbe gran fu largo di elemosine ai povecura del suo seminario ri e percorse la vasta sua diocesi, visitando con zelo instancabile tutte anche le pi alpestri curazie. E gi stava maturando progetti di vitale interesse della diocesi, ([uaiido. cessato avendo il i\owak dalle sue mansioni |)ella sua traslazione alf arcivescovato di Larissa i. p. i. a causa della sua malferma salute, ed avendo pure mons. Antonio Peteani, vescovo di Parenzo e Pota, rinunziato alla di lui successione, fu il Godeassi trasferito e promosso alla nel concistoro segreto del sede arcivescovile di Zara, 22 giugno 1843 preconizzato da (Gregorio X\ l di f. m. Ricevuto il pallio il giorno 5 novembre 1S13 dal vescovo di Sebenico mons. Luigi Pini, senza frapporre alcun indugio nomin il Preposilo mons. vescovo I5ercicli in
l'estivo-dominicale
;
Duomo
3U0 Vicario,
indi
congedalosi da Spalalo
si
85
li
12
dello
slesso
mese, giorno sacro al Patrocinio di Maria ss. a cui era divolissirno. Sua prima cura fu quella di conoscere la sua diocesi e il suo popolo e perci intraprese tosto la visita pastorale, che ripete ben due altre volte, non risparmiando n fatiche, n disagi, n strapazzi, per cui contrasse la febbre terzana, che fu il principio della sua decadenza, e del suo malore eh' il trasse lentamente al
sepolcro. Per soddisfare ai bisogni spirituali delle
lazioni rurali,
popoin
pi volte
fece
dare
corsi
di
esercizi
dello
cura
anime
migliori
predicazione
non ommise giammai di parlare al popolo, quando fu vescovo fece altrettanto, e noi ne fummo testimoni, poich egli non celebr quasi mai messa pontificale senza che vi tenesse omilia, n funzione straordinaria senz' analogo discorso, non vestizione o consecrazionc di monache, non comunione generale, eh' egli non vi aggiungesse un ben adattalo sermone. Eresse varie nuove confraternite, quelle cio dell'Addolorata, dei ss. Cuori di Ges e di Maria,
della
parola d Dio.
Se, finch fu
paroco,
e della
ss.
Trinit.
Ristabili
quella
in
del
s.
ss.
Rosario,
riordin quella
il
del ss.
Sacramento
il
Godeassi
di
la
meone
giale
Profeta,
ed inaugur
rinnovalo capitolo
Pago. Non vi fu utile istituzione cittadina, che egli non avesse incoraggiata, sussidiata, proletta, poich
monte di piet, e gli asili d' infanzia, e di puerizia, lo annoverarono sempre fra i pi distinti loro mecenati e benefattori. Le limosino sue furono innumerevoli, le minute pubbliche e periodiche, quanto le segrete, non
e
il
solo
minute,
del
ma
bens
qualche disastro;
restia
tanti
ma
molle volte rilevanti per togliere ove profuse danaro, si fu nella catante
opere luminose, per suoi meriti l' Imperatore Ferdinando I lo nomin nel 1847 suo fnlinio Consigliere di Stalo, l'Imperatore Francesco Giuseppe lo insign nel 1849 della Croce di
sue
1846-47. Per
1854 lo di Leopoldo, e nel decor del Cordone di Grancroce dell' Ordine Imperiale Francesco Giuseppe 1. Per conferire sullo basi d' un Concordalo colla s. Sede, e per mandarlo ad ell'eltOj si rec
Commendatore dell'Ordine
86
-^
due volle a Vienna, ove colla sua pondera/Zione e modestia si guadagn la slima di quell' illuslre consesso di vescovi. Sulla Une del 1854 apr il Giubileo, conceduto dal Papa alP occasione del promulgamenlo del dogma deir Immacolata, ed in febbraio del 1855 ne pubblic con solennissimo apparalo e festa la relativa Bolla dogmatica. In queir anno istesso nel d 25 marzo celebr nella Metropolitana la consecrazione di mons. Maupas, eletto vescovo di Sebenico, e nel 1856 il 7 settembre quella di mons. Caloger, nominato vescovo di Caltaro, e li ebbe ambidue assistenti in pontificale ornalo al suo trono nella Cattedrale nel 4 ottobre, giorno onomastico di S. M. r Imperatore, ed in s. Simeone nel d 8 ottobre,
in
del
s.
Profeta
il
nostro
Godeassi una devozione filiale, ed una devotissima soggezione; al Monarca affettuosa, sincera, franca e nobile devozione. Non solo il Sovrano, i Vescovi comprovinciali, suoi suffraganei, e le autorit del Regno, ma s pure Zaratini
i
gli
fiducia.
destini.
la
tutela
dei
di
loro
al
trono
S.
M.
le
per r amore del suo popolo. Era assai trasportalo por sacre funzioni, eh' egli con grande gravit e maest
culto
di
un magnifico apparato di broccato d' argento, ricamato in oro. Una piet veramente grande verso Dio, una carit senza pari verso lutti, una singolare prudenza in tutte le sue azioni, un' ammirabile dolcezza, erano le principali virt che adornavano il nostro arcivescovo. Oneste ed altre egregie doti di mente e di cuore gli procurarono maisempre la slima affettuosa di tutti, e tulli faceano voti per la sua prosperit e salute^ che per le iMalpatite sofferenze andava ogni giorno deteriorando. grado il suo stato fisico poco rassicurante, fece un viaggio a Vienna nel 1861 affine di sostenere dinanzi all' Imperatore diritti di autonomia del Regno, e per assistere assieme agli allri vescovi alle sedule del Consii
glio
membro
si
di
diritto
della
Camera
Alla.
male intanto
nella
Capitale.,
fece
pi
s'
dimora
di
e a tale
desido-
rio
di
87
ai
morire in mezzo
di
i
ricevuti
lutti
si
suo amalo popolo, e dettala sentimenti di bont e di religioSacramenti de' moribondi, il ss.
in
giorno 2 settembre
Zara, ove giunse
il
pose
viaggio per
la
sua diletta
peral
Adag-
palazzo in mezzo
popolo accorrente per vedere ancor una volta il suo amalo padre e pastore. Alle o. 7 V^ della sera, assistito da alcuni del capitolo e del clero rese placidamente T anima a Dio. Il suo corpo, imbalsamalo giusta le ecclesiastiche prescrizioni fu pontificalmente esposto per tre giorni nella gran sala dell' Episcopio, ove si celebrarono molti sacrifici al Signore per T anima sua, e si recitarono
le
dal clero
se-
il
giorno 9, e furono
il
solennissime.
vestita,
vescovo
invito
d' affetto
di
Sebenico, mons.
Pietro
Maupas,
che
dietro
del
recitato
dal
Sacerdote
e stuolo
professore
di
e militari,
numerosissimo
di
numerevole quantit di cerei, presero parte alla funerea pompa, che fin colla deposizione nel sepolcro, esistente sotto la cattedra arcivescovile. Nei giorni appresso la 31etropolitana e le altre chiese di Zara, ed Conventi suffragarono con uffici funebri T anima dell' egregio dei
funto, e lo
cattedrali
tadini
stesso
tributo
resero
al
loro Metropolitano le
;
i
cit-
in fine di ogni ordine, il giorno 9 di ottobre, trentesimo della sua sej)ollura, fecero celebrare un solenne
ufficio
Metropolitana, volendo in tal modo esprimere sentimenti di riconoscenza per quanto oper a loro vantaggio T indimenticabile e benemerito loro Padre e Pastore. Lasci in testamento al Seminario diocesano un legato di mille fiorini, alla chiesa Metropolitana lutto il suo corredo vescovile, ai poveri di Zara 500
di
Requie
i
nella
fiorini,
alla alla
chiesa
di
s.
Simeone una
s.
bella
il
e ricca
pia-
neta,
reliquia
di
Anastasia
suo
anello
pre-
zioso.
sulla
88
delT
illiislre
ricordnre
In
pia
memoria
defunlo,
lapide
posta
una
stemma
suo
arcivescovile,
seguente epigrafe:
D o JOSEPHUS
.
EX
GODEASSI FOROJULIEN
. .
REGIMINIS
A
.
CONSILIIS
.
SPALATEN MACARSCHEN OLIM EPISCOPUS JADREN DEINDE ARCHIEPISCOPUS DALMATIAE QUE METROPOLITA DE ECCLESIA CIVITATE REPUBLICA
. .
.
OPTIME
A .PENITIORIBUS. CONSILIIS.
MERITUS
.
. .
HONORIFICIS
A
.
.
INSIGNIBUS
PRINCIPE
.
.
DECORATUS
. .
VIRTUTE PIETATE ZELO RELIGIONIS INCLYTUS IN TUENDIS JURIBUS JUSTITIA DICANDA STRENUUS CARISSIMAE DIOECESIS SIBI PROVIDIIS QUAM PLURIES LUSTRA VIT SAPIENS MODERATOR. PAUPERES PIA LOCA ECCLESIAS MUNIFICUS IN BONI PASTORIS ADEPTUS NOMEN
.
.
HIC
IN
. .
PACE QUIESCIT OBIIT DIE V Vllbris A MDCCCLXI V IXIT LXXIII ANNOS VI DIES AMANTISSIMO AC PATRI PASTORI
.
CAFITULUM
ET
CLERUS
OMNES
.
.
QUE
CIVIUM
ORDINE^^
PRESBYT
P
a.
1862. LVJII. Tielro DoilIK) Maupas, nalo a Spairtlo il 21 settembre 1813, nominalo vescovo di Sehenico da S, M. I. R. A. Francesco Giuseppe i il 15 agoslo ISr>5.
dal
Sommo
Pontelce Pio
IX preconizzalo
consacralo
nella
il
20 deccm-
Hasilica
Me-
Zara il 25 marzo IS5() dall'arcivescovo Godeassi, e fmalmcnte dal |)rotalo Sommo l\)nl(^lce nel concistoro secrolo del 21 maggio IS(>2 trM^fcrilo a quo-
sosede arcivescovile^ e a Roma fregialo del pallio il 28 giugno dell' anno stesso. Prese possesso il giorno 24 agosto 1862.
sia
La
Basilica Metropolitana di
L' antica cattedrale
di
s.
Anastasia.
tutti gli
Zara.,
come ceF
sin
dalla
attcstano
scrittori
delle cose
il
nostre,
s.
aveva
dazione
di
s.
titolo
di
Pietro Apostolo.
il
Lo cangi
quello
Anastasia, dopoch
dall'
amCi
di
s.
Andrea Priore
di
908
/
lasci alla
di
chiesa di
//i
s.
ramento
seta
storico
Donato, parla della chiesa di s. Anastasia di Zara, come di edilzio, da molto tempo esistente, ne descrive la sua forma, ne loda le colonne, le antiche pitture, ed il pavimento egregiamente lavorato. ///. Cfidetn cero urbe (Jaa quello di
s.
s.
Anasl asine
Templitni
aulem
Anasfasiae oblongn::i c,>7, sinidi illi^ qnod in CoUophrasiis est^ et colnmnas habet prasinas^ atque albas^ fofamqae orest fir/uris pictnra
natum
ipsius
vetusta elaboratisi
Lib.
1'
pammentnm. vero
Aditi.
de
Imp.
e.
ammirevole bellezza
di
marmo
stile
verde e bianco., e
della
tutto
pillure
di
veluslo, e di lastrico
foggia
e
mosaica.
Ma
francesi,
crociati
veneti,
duce Enrico Dandolo, geloso della zaratina potenza, deviando ignominiosamenic dalla santa imloro
nel
presa, assalirono
novembre
e
i
del
1202
e
la
citl
nostra,
la
espugnarono dopo
terrarono
le
i
un' accanita
le
haluardi.
gli
mura,
ne
in
smantellarono
III,
chiese e
alluri;
alla
onde
il
Papa Innocenzo
a
indignato
dell'
oltraggio,
r(;lgione
se stesso
tal
guisa
re-
calo, con sua lettera
90
il
rimprover
l'atto
modo:
i
^piantato
vostro
campo
dinanzi
Francesi, conlaminate di
citt,
(lislrutle
ajuto
mano7. i8.
di
s.
emessa la la maest
chiese^
oltraggiata
leti,
di
Dio, conculcata
la
romana chiesa"
che
1
Spianala con
citt
anche
di
1'
aulica
e bella cattedrale
crociati,
Anastasia, opinione
molti scrittori,
a ri-
muovere da
s la scomunica, loro
inditta
dal Pontefice,
por
aver distrutta una citt cristiana contro f espresso suo divieto, r avessero essi slessi riedillcata nella sua forma presente. Non per credibile, ch'abbiano potuto innalzare un edifizio di lauta mole nel breve termine di quattro mesi di loro sosia in Zara, se non si voglia piuttosto ritenere, che sieno stali obbligali a concorrere con una quota di spesa al suo innalzamento, ovvero a lasciarvi un numero di operaj per la sua riedificazione. Documenti non abbiamo, che ci dimostrino quanto fosse avvenuto allora intorno alla chiesa nostra; sappiamo per di certo essersi prestato in seguito con molta sollecitudine e premura T arcivescovo Lorenzo Periandro, affinch la fabbrica venisse condotta a {\\\e^ ed averne
lui
il
di
27 mag-
r assistenza dei vescovi sulfraganei delle due metropoli: del cui avvenimento memorabile una unica prova ci rimasta, nella lettera., scritta pochi giorni dopo dal prelodato arcive-
scovo a Gregorio vescovo di Tra, con cui rilira ed annulla Tatto di cessione falla ai Sebenzani delle isole di Zuri e 31orter, che nella estinzione della diocesi di Belgrado (Zara vecchia) erano state, in un con quella di Pasman, aggiudicale alla
jiiurisdizione
civile
ed ecclesiastica
di
Zara.
Se
non per inlero. almeno in parie giover riporlare questo stohristo fratrt domino Grerico documento. ,. Vcneral)ili tu gorio Dei (jratia episcopo Tragnriensi amico in Chrislo diledo Laurentins l\reander Jadreusis Archiopiscopus aalfftem et fratcrnam in Domino carilatem. Cam pridie. sen nociter. quando placnit vobis consecrationi ecclesiae uostrae personalilcr interesse^ praesentilms veneral)Hil>us patre domino fra
(
eie.
millesimo dnceutesimo
oetnagesimo
quinto^
indictioue
tertin-
91
palre domino fralre Aufjusfino Dei gratin episcopo Civilalis novae^ honcsto et religioso viro fratre Joannc Abbate s. Uri sogoni etc. Ego Lanrcntius Dei gratia Jadrensis archiepiscopus mann propria. Ego Vincentus ecclesiae s. Stcphani
presbyter et Jadrensis uotarius,^ bis inferfui^
predicti domini archiepiscopi liane
et signo
l'
cartam
consueto signaci.''
perpetuare
memoria
del-
arcivescovo Periandro fu posta nella basilica, da poco, relativa lapidaria iscrizione, di cui faremo menzione a suo
luogo.
concittadino,
di
s.
T erezione
Anastasia,
fu
si
suo compimento. Ce lo iscrizioni scolpite, T una sulla volta del maggior altare, eh' del seguente tenore
perfetto
:
dobbiamo
ANNO EJVSDEM MCCCXXXII t IN NOMINE DOMINI FACTVM FVIT HOC OPVS TEMPORE D. JOANNIS DE BVTVANE
.
ARCHIEP. JADREN.
altra
sull' epistilio
:
della
grande porla
d'
ingresso,
la
quale
suona cos
t ANNO DOMINI MCCCXXIIII TEMPORE DOMINI JOANNIS DE BVTVANE DEI GRATIA JADERTINI ARCHIEPISCOPI.
Per sua cura e sollo i suoi auspici, come dalle prefate scritte si deduce, fu innalzata nel 1332 la marmorea elegante tribuna, e nel 1324 la maestosa facciata principale deir edificio. Pi tardi, cio nel 1514, venne costruita la facciata laterale destra, sotto V arcivescovo Francesco Pesaro, del che n' prova indubbia lo slemma gentilizio di lui, scolpito su d' uno dei pilastri, che sostengono la galleria, ed e
vieppi raffermato dagli altri duo, a quello aderenti, di Giovanni Minotto, e di Francesco Foscari, quali lenean la cai
rica
di
il
Pesaro su
pi
bel
questa
catte-
dra metropolitana.
Il
tempio
Zara.
di
s.
Anastasia
il
monumento
della
citt
di
Ha
la
ne,
pilastri,
assai
svariato.
colonfregi, le cornici, che presentano* uno stile Maestoso s' estolle questo tempio (?u d' uri
pubblici edifici;
indizio ne sono
09
piano orizzontale dinanzi ad una piazza, che perci del
s'appella.
il
duomo
;
Il
lato
meridionale prospella
in
parie
il
corlile del
seminario dioin
cesano, aderisce
il
da un cortile e
dizio,
('all'
ufficio
della
reverenda
favorito
fabbrica.
il
monumento riportiamo
dall' e<Tregio
giu-
che
ci
venne
genlilmente
Giovanni
in
Smiric.
proEccolo
per esleso
,,L'
,^
Zara"
Cal-
perfezione,
^jlicrale
con Michelangiolo, che in se ^unisce il genio di quei Ire sommi. I secoli, che precedellero e seguirono queste due epoche memorande, segnarono il progresso ed il decadimento dell' arte, o il suo risveglio. tenjpio maggiore appartiene a quesf ultima ,,11 nostro jjase. Non precisamente bisanlino, il suo stile deve classificars piuttosto romanico o romanzo, cio dell' epoca di
e quello
Leon
al
gotico.
^Questo genere di archilcllura, sorla in Italia nelf ot,jlavo secolo, perdur fino a che 1' arte gotica coi suoi svelti ed eleganti concetti non ne prese la supremazia. Il nostro ^tempio, fabbricato nella seconda met del Xlll secolo., moslra gi in alcune sue parti f influenza della nuova archilettura, come nei due grandi occhi delle finestre, che sono ^gotici, e nella forma cuspidale, menlre il disegno delle porle j,ed i loro ornamenti sono in gran [)arte bisanlini. La porta maggiore costituita da una serie d' archi
pieni e pilastri; negli angoli,
formati
dalia
sopraposizione
ora
a
capitello
eleganti
loro
colonnine
il
frji
sopra
da
la
^cordoni
lascialo
sta
nel
vano.
pilastri,
rappresenta
i
^Vergine
^formanti
fra
la
due
in
santi.
L' architrave
\\\\
poi
due
soglia.
port;ino
fra
ornato
vtM'amenle
bello
jjCaralterislico,
cui.
intrecciamenti di fogliani
d'
steli
Le mine ai ljli della porla so[)ra mensole, non formano con essa un leganre intimo, ma le aggiungono maesl. .,Le duo porte lalerali sono pi [)icc(>b\ ma serbano lo
animali e
[)ulli.
(piatir sla-
93
r osservatore di lavoro meno accurato, l bassorilievi sollo r arco rappresentano V Agnin Dei. I pilastri e T architrave sono pure opera squisita. Di pi una leg<j^iadrissiina Tuscia gira tutto cancellata dal tempo, ,^a chiaroscuro, (juasi del
air altezza dei capitelli lungo
ta.
11
la
parte sinistra
della laccia-
fondo di tale ornamento dovea essere in piombo, od in allra materia resistente e nera. Pochi esempi esistono anche nelle magnifiche cattedrali italiane d questa maniera d' ornare bisogna tenerne conto nei prossimi restauri del
\
^tempio.
La parte superiore della facciata divisa da cornici molto semplici, in quattro ordini d' archetti, sostenuti da
^colonne svelte e leggiere, e
rispettivi
capitelli.
Nel centro corrispondente alla navata maggiore le colonne son doppie. Gli qui che T occhio resta gradevol mente colpito dalla grandiosa finestra rotonda, detta occhio^
^disposta a rosa gotica. Pi
colo,
in
alto
un' altro
occhio pi pic-
ma non meno
di
bello.
all'
La facciata,
j^fascie
fino
altezza
dei
portali,
alternata da
si
marmo
bianco, e
marmo
rosso, ciocch
del
ripete
un certo punto anche sul lato destro Tale specialit railermerebbe il mio sommesso
fino
ad
tempio.
parere
sc-
opra la questione sorla, se quella parte neir epoca della facciata. Io m' attengo
di
fabbrica coincida
al s, bench i documenti ed i tre stemmi scolpiti sopra un pilastro accennno ad opera eseguita nel secolo decimosesto.
Che
piuto,
nel
secolo
XVI
il
ristaurato,
miglior
conservazione di alcune delle sue parti; ma il tipo, il vero modello di detto stile ci fu tramandato fino dal trecento nella parte pi vicina alla facciata, che oserei afi'ermare ^essere stala fabbricata immedialamente dopo quella.
^Veniamo
filo
ai
dettagli.
Da
un'
sorgono, molto rilevali dal fondo, otto pilastri, quali superiormeiile inquadrano un' elegante galleria, formata d' archelti,
simili
quelli
della
facciata,
ma
assai pi profondi,
e sostenuti, ora da colonnine con capitelli di semplicissima forma, or da pibaslri. Coujpie f eleganza d questa coslrujjZione la cornice, che serve di sostegno a tale galleria ; sopra mensole girano nuovi archelti, (^ sopra questi sporge
^
il
94
poi
si
profilo
di
(Iella
cornice; essa
ripete
sulT alto
della
mezzo. ^Entriamo in chiesa. Non appena primi crisliani, cessale le persecuzioni, poterono uscire dalle catacombe, e compire loro riti alla luce del sole in mezzo a un intero popolo riverente, non ebbero bisogno di costruire templi dalle fondamenta, ma fra le monumentali costruzioni paofane, si present loro la Basilica, come il luogo pi adatto
navata
i
i
al
culto
yjLa
divino.
Basilica,
all'
epoca romana, era destinala a tuli' al^ tro scopo, che non lo sia presentemente. Era questo un' ampio edilzio, nel quale s raccoglievano gli uomini d' affari a stringer contratti, a negoziare, e dove sedeva costantemente un giudice ad appianare le questioni. A Pompei ammirasi lutto di quasi intatta una di queste basiliche in piccole proporzioni. Un' intercolonnio corre in lunghezza, dividendo lo spazio in tre parli, la maggiore nel niezzo. In fondo alla maggiore havvi un' emiciclo, dov' ergevasi la sedia del giudice. Tale pubblico edilzio era pi che mai acconcio alle cerimonie religiose cristiane. Nei due riparti laterali (navate minori) stavano i fedeli, divisi per sesso: (navata maggiore) nello scompartimento in quella di mezzo pi vicino alla porta, frazionato in due quadrati, slavano catechumeni, entro il secondo entro il primo quadrato in fondo alla navata poi. sul diacantori ed il basso clero metro trasversale dell' emiciclo, sorgeva 1' altare nel posto del giudice, la cattedra del vescovo ed i sacerdoti assisinistenti sedevano sopra banchi circolari a destra e a grande nicchia, che accoglieva T alto clero, fu stra. La chiamata abside. La parte della navata maggiore destinala braccia trasversali, rafai catechumeni fu allungata; due figuranti le braccia della croce, stabilirono una nuova navata, nel di cui quadrato d' intersezione colla navata di mezzo, spesso si trasport f altare, reso cos visibile a*nche ai lati. Sopra V aliare in progresso di tempo s' alz una torre, della lucernario, e sopra questa finalmente la
i i ; ; ;
cupola.
navata trasversale e della cupola, conserva per per intero (|uesta aulica disposizione, la (juab^ apparirebbe in tutta la sua maest, se rislauri (f epoca pi a noi vicina non m^ aves:;ero deturpato
il
Se
nostro
Duomo manca
della
gli
antichi
prolili,
cangiando T
aspirilo,
lrnsformato da quegf imani
o'ono un pcsanlo arco,
,,scala,
tuli'
95
dallo
di
pilastri
stucco,
di
che
sostendella
l)alauslre
marmo
che arieggaiili quelle del trecento, e rionalmente dal soflillo, pur esso l'atalmenle arrotondalo, li sciato ed imbiancato, l dove in altri tempi esisteva una jjsvelta costruzione di legno, simulante una chiglia di nave
alro
rovesciala.
se
1'
occhio
si
volge
all'
rimi-
luogo dei due bei rosoni a vetri dipinti, attraverso costrui quali la luce passerebbe viva e scintillante, una che copre ogni cosa, pareti, fijjZione barocca, l organo, nostre, porla, e persino il primo arco della navata, restrin-
gendo
io
grande,
destinato
sono
in
numero
di
ordine
e
della
fabbrica,
che portano addossate due mezze colonne. Sopra gli archi si protende un bellissimo fregio, e sopra que^sto. precisamente in corrispondenza alla esterna, gira una ^galleria, sostenuta da pilastri molto ben proporzionati, e difesa fino a mezza persona, e forse pi, da una ringhiej^ra.
Bellissimo saggio
dall'
d'
l'
architettura
questo, che
lascia
iii-
^dovinare
esterno
mezzo
alla
ane, perci detta Malronario, ,,L' aitar maggiore, il quale occupa precisamente
sto che teneva nelle antiche Basiliche, formato
,,tro
il
po-
da quat-
colonne
di
marmo egregiamente
corinti
scolpito.
a
Sopra quattro
croce ad archi acuti. La parte superiore della volta invece sarebbe piana, se anche qui nuovi rstauri non P avessero svisata. La mensa, che ricorda l'antico sarcofago, semplicissima; opera
bellissimi capitelli
gira la
volta
in
tutte
di
le
s.
sue
parli,
aitar
maggiore
Marco
Venezia.
legno, ornamentato in stile gotico, prese il posto dell' antica ringhiera in marmo bello nelr insieme e ne' suoi dettagli. Sei altari, e due nel fondo
Il
:
sono rimarchevoli meglio polla bellezza dei marmi, che non sia pollo siile, il quale varia dal barocco il [)i sfrenato, come in (piello del ss. Sacramento,
delle'
navate minori,
al
freddo classicismo,
come
in
E(1
lorcia,
[)()V
90
o^ujda,
la
il
coro.
cripla,
di
cui
tomba
Un
d'
sarcofaoo,
martire
in nl-
una
lo,
altare,
lasciano
penetrare un del)ole
antica
raggio
al
di
luce.
lemtempi.
pio, e
doveva
Pietro,
la
al
dell'
cattedrale
di
s.
cui origine si
alla
Addossale
slro,
di
una chiesetta con altare, che ora serve di sacrislia, f altra una cappellella a base esagona, portante in ognuno de' suoi lati grandi ^nicchie: nel mezzo la fonie battesimale sotto forma d ci^sterna ottagona, ogni faccia della quale scolpila ad archeHi e colonne in bassorilievo di aulico stile. grandiosit di ll campanile opera incominciala con yjconcetto. Peccato, che una rozza telloja ricopra da secoli !' imbasamento ed il primo ordine di archi, troncando brnscamente quella superba mole eh' era destinata a salire alamene per allrellanta altezza. Pochi dipnti di scuola vanta questo tempio. Sei taprima
volelle di Santi del
Carpaccio, deturpale da
mano
inesperta
nel ristauro, un
slia.
quadro di Palma il giovine, ed uno di Andrea Schiavone, e qualche altra buona tela nella sacri-
Ecco
il
tulio.
Fra breve la mano del ristauratore riparer ai guasti del tempio, ridonando alla facciata l' antico splendore. Ho ,,fede, che il restanro riuscir perfetto, perch il monumento trecento, l, per nulla 5, l. come lo abbiamo redato dal svisato da aggiunte o mutilazioni; T artista non avr che
raddrizzare ([ualche colonna e ricopiare fedelmente ({ualche capitello, lasciando alla maestosa opera persino il colore
(|uel
colore,
cui
s'
inchina
la
lucentezza
proceil
dere
co, e
arli,
nell' interno.
le
L.
come
(f
gi dissi, lo stucco ed
epocj
bianalle
mille
bizzaric
un
poco
favorevole
confusero con nuove linee architettoniche le antkhe: l bisogner demolire* per rimettere in luce la nuda pietra. come il fonditore fa col suo gelto, spogliandolo della creata, che lo circonda, per lasciarne vcdrrc le forme artisti-
clie.
5,le
97 -tiiila
Non
pi lo
calce,
sepolcrale
tempio; non pi quelle tele dipinte tra arco ed arco, con angioli e santi in pose ammanierate ed ma tanto in quegli spazi, quanto nella parte suimpossi!)iIi ,jperiore delT abside, e sulle pareti della navata di mezzo il
grandi pareli del
;
bianco dovrebbe cedere il luogo ad un finto mosaico a fondo doralo, dove, tra ornamenti romanico-bisanlini, dovrebbero ^disegnarsi figure di santi, e composizioni arieggianti lo stile del trecento. Io lo vedo questo tempio magnifico restituito
alla
in
colori;
io
lo
vedo,
tanto
nei
giorni
mesti
al
della
suo
su-
che ne svisano V aspello per r appunto quando dovrebbe presentarsi in tutta la sua
sublimit^*.
Tale
scritto,
il
infatti
si
come
s.
dall'
Anastasia.
Ma perch
fa
ai
dello
stato
suo primiero,
al
verla,
come
rammodernasecolo predi
1780 ed
i
principio
del
lume a chi
che
sul
per incominciare
esterno, da
sapere
culmine del frontone innalzavasi una plumbea torricciuola, sulla quale era incisa in caratteri cubitali la seguente iscrizione:
piombo il tetto del tempio. Dello stesso metallo erano le due piramidi, poste sulle cime laterali del frontone. Tanto queste, quanto il pinnacolo o torricella, le quali armonizzavano colla struttura della facciata, furono tolte nel 1779, e
di
sostituiti
tre
basamenti
di
;
pietra
il
colf idea
alteralo
di
protettori
che
monumento.
Dall' esterno
passiamo
le
all'
interno adornamento.
Abbiamo
dimostrano qual si fosse l' interno della nostra basilica prima del 1780. In luogo infatti del moderno soffitto esisteva una svelta costruzione di legno, simulante, come disse assai bene il valente professore, una chiglia di nave rovesciata. Nel mezzo per un dato spascritte,
memorie
quali
ci
7-
zo,
98
alf estremit
delle
aderiva
le
al
tolto,
indi
steiideasi
d' intagli.
ca-
tene,
quali erano
adorne
a
fatti
Tutto
dell'
il
manufatto era
dal
dipinti,
guasti
tempo,
ma che accennavano
poco per
L'
istorici
antico testamento,
riconoscibili.
organo era situalo sopra il terzo pilastro del lato destro del tempio, dappresso T aliar dei suIlVagio e dove ora si trova, cio sopra la porta maggiore, era collocata una statua marmorea di s. Pietro apostolo, seduto in cattedra ponlilcale, egualmente di marmo. Dintorno alle pareti della navata di mezzo, sopra le loggie, ad eguali distanze, esistevano dieci statue di legno dorato, raffiguranti gli apostoli. Sopra il haldachino del maggior altare s' innalzava un grande e venerando crocifisso, avente al lato sinistro la statua dorata deir apostolo s. Giovanni e al destro quella della Madonna ; la croce nelle sue estremit verticali era fermata sul tetto del tempio e sulla sponda della tribuna. Questo complesso, cotale magnfico apparato, in silfalta maniera disposto, aveva un alto significato. La spiegazione ce T ha data T arcivescovo Caraman nella relazione fatta al Pontefice nel 1746
;
circa la
r
ornamento
basilica
Prtnceps
apostolonim^
supra valcas Ecclcsiae titrinsecus^ pontificaritutn solemuitaium^ habet inlibiis vesiibus indutus^ juxta conspeclu auliqnissinum D. iV. /. C. ingens simulaci' uni ^ affixuai cruci a supercilio absidis ad majoris arae testitudinem pendenti. Deauratae quoque apostolorutn stafuae in structilibus columuis. ultra f'ornices elatis^ adstantes or mini Ecclesiam^ pielatemque erudiunt. Petrus enim a Christo Domino auctoritatem accipit^ fratres confirniat^ oves agnosque pascit. Gli altari laterali erano quasi tutti di legno dorato, d
sculplil figura
gotico
stile,
ed eretti
in
onore
di a
santi
del tutto
di
diversi dai
entra,
ni.
presenti. Nella
navata sinistra,
destra
chi
v.
al
per
fu
primo
che
J()30, colla
pala della santa, dipinta da Gregorio Lazzarini, egregio pittore viniziano; poi (juello di
l'
s.
ISO.
la
cui
Carpaccio si componeva delle sei tavolette, che attualmente adornano la cappella di s. Anastasia seguiva fallar del ss. Sagramenlo, eh' quelli che tullora esiste; presso di questo era la porla d' ingresso alpala del famoso
:
r alligno
baltistero,
ai
99
dedicalo
sanli
dopo la quale veniva un' altro aliare, Francesco di Sales, e Giov. Nepomuceno
vedevasi T aliar delle reliquie, custodite in una nicchia, munita di cancello di ferro, a cui era sovraposla una tavola colle imagini de' santi martiri Cosmo e Damiano, e di s. Antonio di Padova. Nella defnalmenle in fondo della navata
navata, ed a sinistra di chi entra in chiesa, era collocalo in primo luogo T aliar di s. Agnese v. m. la cui bellissima pala, da poco ristaurata, si trova ora nella sagristia ;
stra
indi
r aitar di
dell'
s.
Carlo,
ove
facevasi
gran
dipoi
solennit
crucis
nella
festa
ratione
de-
pictae super
fragio,
di
palam
s.
Caroli; veniva
gli
quello
del suf-
altri, col quadro di s. Giulegno dorato, come questo teneva dietro quello dell' Imseppe e di s. Orsola; a macolata Concezione il quale avea a destra s. Nicol, e a
fondo della navata esisteva l'aitar di marmo eretto nel 1622 dall' arcivescovo Stella in onor di s. Anastasia, nella cui pala erano dipinti s. Anastasia, s. Pietro, e s. Mauro.
sinistra
s.
in
Prima dell'erezione dell'altare del ss. Sacramento, la ss. Eucaristia veniva conservata in una sontuosa custodia di legno dorato, appoggiala sulla mensa dell'aliar maggiore. Una grande pala di stile bizantino chiudeva l'arco posteriore della tribuna in tutla la sua altezza e larghezza, e poggiava sulr orlo posteriore della mensa, che quasi aderiva colle sue estremit alle due colonne di dietro. Nel mezzo del magnifico quadro era dipinta la Vergine assunta e ad essa dintorno facean corona santi protettori di Zara, con s. Girolamo, s. Gregorio Magno, ed altri ancora pi, vicino alla mensa eravi il Redentore coi dodici discepoli. Di questa pala se ne conservano alcuni avanzi, dai quali si arguisce il mei ;
rito
dell'antico dipinto.
si
r epigrafe, che vi
si
rileva
una
ai
nomi
dell' artista,
e del
et
q.
Giorgii^
Jacohus Drapci ius q. Joanuis^ Commissarii. VenerabiUs FraBarloli Archipreshyteri Jadreusis^ fecerunl fieri liane tris tabula m ex legato l). q. D. Acupresbyteri^ cujus animi
requiescal in pace.
bris.
Magisler Doimus/' La quale iscrizione ci fa conoscere che Doinio ne fu il pittore, e che il lavoro venne fatto eseguire per ordine dell' arciprete Bartolomeo, per cura di Luca
pelliciajo,
diir allro
100
lejrato
e di Jacopo
coinmcrciniilo. e col
disposto
lafari,
indicalo
Demetrio de Mainiziale n. Il davanzale della mensa era centro era dipinto alla maniera orientale
lati
s.
Salvatore
in
croce, e nei
Anastasia e
s.
Grisogono.
Questa tavola ancora si conserva nei locali della Fabbriceria. Qnest' altare non era isolalo, coni' di presente. Ai lati, partendo dalle posteriori colonne slendeasi una parete sino al muro laterale, alta quanto le stesse colonne, con in centro una porta, cbe dal presbiterio metteva nelF abside. Dalle colonne istesse partiva un' altra parete, che girando le chiudeva in semicerchio, ed occupando uno spazio dell' abside, formava una nicchia, ovvero una cappella colla sua cupola. Tanto le due ale, quanto la cappella furono costruite nel 1781, e quesf ultima coli' idea di collocarvi le sacre reliquie, ed esporle nei giorni solenni, levando la pala delf altare, che avrebbe servilo di porta al progettalo Santuario. Queste costruzioni, cbe ingombravano lo spazio, e turbavano r ordine architettonico, furono nel 1818 distrutte, e cos ricomparve r aliare come oggid lo vediamo, nella forma sua originaria, tal quale sort dalle mani dell' egregio suo architetto. La mensa, eh' era quasi aderente alle colonne posteriori dell' altare, venne in tale occasione trasportata nel centro, come si rileva dalla pergamena, esistente nelf archivio della
Fabbriceria,
forse nella
yjNeir
e
eh' era
allora
stala
preparata
per
innestarla
Gover,,natore di questa citt e provincia Francesco Saverio Ba.,rone de Tomassich, Maresciallo di S. Maest Cesarea. Podest della Comune Francesco Co. Sanfermo. ed in Sede ^vacante Monsignor Giovanni Giurovich, Vicario (Jenerale ,^Capilolare, quindici giorni prima che la 3Iaest di Francesco Primo, glorioso regnante Imperatore d' Austria, e Sovrano di queste provincie^ e T Augusta sua Consorte, fossero per visitare questa Citt, i sotloindicali Procuratori della Chiesa anno fatto rimuovere la presente sovraposta mensa dell' aliar maggiore, la (juale anteriormente era situala dalla parte di scirocco quasi vicina alle due Colonne
^posteriori che sostengono
il
mensa istessa. Eccone il tenore: anno 1818, nel mese di aprile, essendo
mezzo, onde in seguito potessero gli Arcivescovi celebrare la messa colla faccia al |)opolo rivolta. Fecero del |)ari inj,neslare nel muro dietro al suddetto aliare, nel luoao dove
rappresenta
101
esislevano Ire halcoii, l'insigne pillurn del Palma vocchio. questa che esisteva prima nel Convento dei Domenicani
Ges
in
s.
Simeone Prodella
fela,
santa Elena, e
le
Domenico. Prima
di
questo ristauro
fra
due colonne posteriori, all' estremila ,.eravi un gran quadro di greca pittura, che ^chiudeva l'aitar da quella parte."
_
,
.
mensa,
intieramente
Segnono
nomi
Procuratori:
Domenico Doda Presidente.
Marc' Antonio
Fr.mcesco
Segnauovich,
Primicerio.
seniore.
Lanlana
Pres.
l>on Anionio
Biandii,
Canonico
Tesoriere.
J'j'^^^'""!,
''^^"''
^'''''''''
^^.f
j^ii^^,,3,,
Parm.,
Segretario.
^
Gian
tiusejipc
gi^,,.,,,j
Filippi
di
Avvocato.
^^
Girolamo
Anionio
Angiolo
Alesani
Giuseppe Degna
Co.
Possedaria.
Mischialo.
Ercegovicb
Toralo
f''^'"'
!!"^^"^^
Giuseppe Saucevich
F.ancesco
Leonardo
,,
Dorchicti.
Soprano
v'
mezzo, n quelli delle navale laterali, chla luce penetrando pei due occhi della facciata, illuminava abdella
navata
hastanza
Il
il
sagro tempio.
in
presbiterio era
origine munito
di
una
balaustrata
marmorea, che protendevasi da un' estremit all' altra, ed in ambi i lati dell' altare avea una breve gradinata, per cui discendeasi nelle laterali navale. Questa gradinata fu scoperta nel 1869 sotto due gradini, che presso il trono arcivescovile conducono allo stallo della prima dignit; la stessa
i
cosa
lati
verific
nel
lato
della
scalea,
fu
presbilerio
si
ascende,
il
edificata
1642.
di stile
siile
bizantino del
13o6
moderno,
lastricato
marmo
formato, quasi per intero, da lapidi sepolcrali di scelti marquello della cappella di s. 7\nastasia da quadri bianchi mi e rossigni; quello inline dell' aitar del SS.mo, simile a quello
:
della
navata principale. Quello delT abside poi di marmo bianco-rosso, come pure uello dell' anti ca catledra vescovile.
q
r ^>&R
ft
A K"
Nel concavo
dizio universale e
dal celebre
arlista
dell'
la
102
il
giu-
giuria
Andrea Medula,
dell'
Sebenico^ a
arcivescovo Nalale al 1580. Corroso dal tempo, scomparve. era in origine nel detto abside in centro una lineslrella oblunga, che tramandava una languida luce nel presbiterio. Fu chiusa net quali poscia furono 1781, ed aperti ti'c llnestroni moderni., chiusi nel 1818, allorquando venne isolala la Tribuna, e despese
molite,
come
bella
si
detto
le
due ale
di
muro
di
s.
e la cappelletta
delle reliquie.
mezzo
fu col-
locata la
santi,
santa
opera
s.
egregia
che
chiesa di
Domenico.
tele,
Quelle
dipinte tra
arco
arco,
in
origine
non
esistevano
cura ed a
1
sono opera del decimosesto secolo, eseguita per spese della confraternita del ss. Sagramenlo.
dei
quali
si
rammodernamenti,
riferiscono nella
della
fatto
pra,
il
si
massima parte
all'
minacciava crollo. Fu allora disfatto, e col ricavato delle lamine di piombo ed accessori venduti a Venezia per l' importo di circa 8000 fiorini, e colle largizioni dell' arcivescovo Carsana furono sostenute le spese.
tetto
chiesa
dell'
arrivo in Zara
delle
Sacre Maest di Francesco Primo Imperatore e di Carolina Augusta Imperatrice, e precisamente il giorno di domenica 3 maggio 1818, in cui le MM. LL. si recarono alla cattedrale basilica, ed assistettero alla messa ed al canto solenne dell' Inno Ambrosiano, venne collocata sulla facciala della chiesa, a sinistra della porta maggiore una Inpide colla seguente iscrizione:
FRANCISCO
IN
I.
IMP. REGI
ANNO
MnCC'CXVIlI
^Hari
I.
103
sul
dolici Basilica.
Aitar Maggior e.
S' estolle
diametro
dell'
abside,
ed ha la forma degli altari delle antiche hasilidie romane. Quattro colonne di marmo greco d'egregio lavoro, con capitelli corintii sostengono un' elevato baldacchino, pure di marmo, superiormente arcuato, inferiormente tagliato ad arco
acuto, ed internamente costrutto a volto. Sulla bella cornice
della
l'
volta scolpito in
tutt'
arcivescovo Butuane. che il scudo tre fascie verticali, ed una trasversale. Distinto e sva r
lo
riato
ornamento
di
delle
colonne.
Una
guarnita
di
scudi
ovali,
goli,
un' altra
la
piccoli quadrati, la
del vangelo ha
tutte
le
su cui
poggiano,
il
formata
da
tre
gradini
di
marmo
aldi
ad una
la
distanza
66
centimetri,
da
pareti
marmo, poggia
metri 3, larga
mensa
pietra d' un
solo
pezzo,
lunga
metri
base
alla
mensa, ed
Aga-
Sopra
il
una statua del Salvatore risorto, lavorata a Venezia dall'intagliatore Francesco Zotti, e l collocata nella Pasqua del 1782, dopoch venne tolto 1' antico crocifisso colle due statue, che vi esistevano sin dall'anno 1512, la cui festa si celebrava con solennit il giorno 3 di maggio, come si leggo nella Prassi della chiesa jadrensc del canonico Dottor Gio. Maria Ferrari yrationc crucis posiiae super ciboriunt^'. Sussiste ancor in vigore f obbligo del sacerdote beneficiato di s. Croce, di far accendere due torcie dinanzi al dello altare nel di premesso, durante la solenne messa conventuale. In soslihizione di quel crocifisso, che ora si trova nella cappella deir Immacolata, venne affssa, come sopra si detto ne! concavo dell'abside la bella pala del Palma. Questo assai bene a tulle le ecclesiasticlic funaltare si presta zioni, ed in particolar modo alla consacrazione dei vescovi.
Su
di
si
celebra
la
messa convcniuale, ed
un' altra
l'
104
in
in
s.
messa
si al
leggeva
antico,
di
onere inerente
11.
primiero altare
di
s,
Altare e cappella
laterale
cappella, che
eri-
stesso prende
il
gere r arcivescovo Vittorio Friuli al principio del secolo decmollavo nella chiesa di s. Donalo, in onore di questo santo vescovo. Dopo la soppressione di questa chiesa, denjolilo r altare, e consegnato al Duomo per uso opportuno^ fu nel
1822
tilato,
della
santa martire,
e perci
mu-
danneggiato nella sua primiera magnitlca forma e struttura. Di scelti marmi composto, ha la mensa a foggia d' urna sepolcrale. Due statue f adornano ai iati, l' una di altra di s. Grisogono. La pala, raffigurante sant' Anastasia, F suhisce il martirio la santa titolare, che legata a due pali dei fuoco, fu dipinta nel 1831 da certo Ram belli. In una nicchia di solido muro, costrutta tra la pala e la mensa
collocata un' urna
della
inclita
marmorea, contenente
le
ossa e
il
le
ceneri
fece
martire.
quella stessa,
le
in
cui
santo vescovo
la
Venne dessa
le
fatta
co:
seguenti iscrizioni
IN
NOMINE
S.
TRINITATIS
HlC
REQVlESClT
CORPVS
S.
ANASTASlAE
NOMINE
S.
TRINITATIS
HlC
REQVlESCiT
:
CORPVS
S.
ANASTASlAE
DONIS
DEI
si
DONATVS
PECCATOR
EPlSCOPVS
FECiT
di
Quest' arca
argento, su di
scritta
:
porticina
la
sejjuente
CINERES
e al
a
S.
ANASTASlAE
riTVL
del
PATII
dissopra di
s.
questa
T elligie
di
s.
Salvatori^
in
frammezzo
bassorilievo.
la
quelle di
Anastasia e
di
(ilrisogono
gialli
\5n
elegante contorno
marmo
antico cinge
\\\
dollH
porticina, che
breve
disianza
105
di
l'erro.
marmo
finestre
rossgno
con
quadrangolari,
con quadrelli di marmo bianco e rossastro. Le pareli laterali sono adorne di dipinti del Carpaccio e del Padoanno. Le sei tavolette sono del Carpaccio, e rappresentano s. Martino v., s. Paolo I Eremila,
lastricala
s,
Pietro,
tra
le
s.
Paolo,
s.
Anastasia e
del
Simeone
profeta.
11
qua-
dro
s.
Padoanino; era nella chiesa di Antonio abbate, ed ha T imagine di questo ^santo in glodue
finestre
ria,
quelle di
s.
Biagio, e di
di
s.
Apollonia.
ornata inoli
ire
questa cappella
In questa
fasti
gli
uomini pi insigni
chiesa zaratina.
i
Cappella eranvi
e
le
riposavano
le
ossa
v' era pure il sarcofago Campsi dell' arcivescovo Luca da Fermo, ornato del suo stemma gentilizio avente nello scudo un grifone con un volume tra le zanne. Le ceneri dei primi rimasero interrale sotto il nuovo
Tanzlinger, Ponte
selciato,
trasportate nella
poltura
arcivescovi dinanzi
l'
Ai piedi dell' altare di s. Anastasia giace 1' Carsana in un tumulo, ornato di lapide ovale di marmo nere?, cinta da un contorno di marmo bianco con fregi di vario colore. Sopra vi scolpita la seguente iscrizione:
seAnnunziala. arcivescovo
ZELO
AC
.
PIETATE
.
.
HANC
REXIT
.
ECCLESIAM
.
. .
PRIDIE
In
IDVS
DECEMBRIS
questo stesso sepolcro vennero deposte le ossa di Angelo Carsana, fratello dell' arcivescovo, che mor nelf anno
1814.
lapidarie, poste nel 1822 per cura della Fabbriceria sullo pareti della cappella sono le seguenti. L'ordine incomincia presso l'aliare, dal iato del vangelo;
iscrizioni
Lo
IVI
106
I.
IN
CORPUS S. ANASTASIAE M. PACI S O N V M. C H A K T. P I G N V S DECVS ET PRAESIDIVM NOSTRVM CINERE ET OSSIBVS A LVCA STELLA ARCH. INVENT.
ANNO MDCXXII
VETERI
IN
NOVO
ANASTASIA
CONFESSORES
AD CRVCIATVS PRO CHRISTO FORTITER PERFERENDOS ENIXE COHORTANS CVM HIS DENIQVE IN FLAMMA VT DOMINI ANGELVS COELVM CONSCENDIT IMPERANTE IN ORBE DALMATA DIOCLETIANO
Dal lalo poi
dell' epistola:
I.
ANNO
M V
VETERI
QVI
107
IL
JADR.
EPISC.
CVM
ALIIS PATRIBVS
LAMPRIDIO
QVI
UE
GALLELIS
MAPPHAEO VALLARESSO
ATQVE
VENETO
PIISS. BERNABDO FLORIO VEN. ET DOCTISS. VINCENTIO ZMAJEVICHIO ANTIBAR. QVORVM ALTER SAECVLO XVI 1 AD LATINOS ALTER SEQVENTI SAECVLO AD ILLYRICOS CLERICOS ERVDIENDOS
vSEMlNARIA
FVNDARVNT
VIRI
P.
FABRICAE
CONSILIO
III
ARCHIPRAES.
MERITISS.
P.
III.
JOANNI IV. JADRENSI PONT. OPT. MAX. QVI BARBARIS DALMATIAM VASTANTIB. POPVLARES SVOS CAPTIVOS INGENTI LIBERALITATE REDEMIT
ET
SSRVM
CORPORA
ATQVE
CIVI
ET
fu
lOSEPHO FILIPPI JADRENSI PRAESTANTISSIMO QVI JVRA PATRIAE STVDIOSISSIME FORTITERQVE PVGNAVIT VIRO PIENT1S8IM0 QVI ECCCLESIAM METROP. ARIS MARMOREIS VaSISQVE ARGENTEIS VINDICATIS AVLAEIS SERICEIS PROPRIA PECVNIA COMPARATIS PLERISQVK ALllS EGREGIE PERACTlS VENVSTlSS. DECORA VIT QVI XI> AN. SPATIO ET QVA CONSILIARI VS P]T QVA PRAESES FABRICAE FVNDVM EJVSDKM SVA SAGAClTATE MVLTVM A VX IT QVI CVLTVM S. ANASTASIAE ^SIaXLMA CVRA PROMOVIT SOLERTI OPERA AEREQVE PROPRIO LARGlTER IMPENSO AD SVMMVM GHADVM FVEXIT ET PIO LEGATO PERPETVAVIT ANNO DOMINI MDCCCLI DVVMVIRI FABRICAE POSVERE.
lOANNl
CI VI
*) Prima
nalz
foHHP,
leH'
<li
invenzione
la cattcfJrale
Zara
Iella Bolla, ron cui Anastasio IV nel 1154 inu IVIctropolilana, ri(cneaK eironcanisnte che del 1136
(|ii(;s(a
iJignil
la
nostra cIicbh.
III.
108
dell'
Immacolala
Cimcczione.
Ili
Aliar
cappella
capo alla navata sinistra s' innalza I' aliar di Maria Santissima Immacolata, creilo nel 17(36 a spese della precsislila Congregazione de' Sacerdoti, sotto il titolo della Concezione e consacrato il d 4 dicembre dell' anno slesso dal vescovo di Callaro Giovanni Castelli, inclusevi le reliquie dei ss. mm. Secondo., Severo, e Vincenzo. Ila quattro colonne, ed tutto di marmo di Carrara. Era prima di legno dorato, erotto nel 1563 a spese di Nicol Zubreo. ed era situato ove ora si trova quello della ss. Annunziala. 11 quadro della Vergine un antichissimo dipinto di stile greco, coperto di lama d' argento,
nella
forbito
lavoro
di
orifceria
zaralina.
fatto
eseguire
pria
1670.
nel
Esisteva
chiesa di
in
s.
s.
Maria Maggiore, e
Donato, indi nel 1798 in 1854 venne dall' immortale Pontefice clamato il dogma dell' Immacolato Concepimento di Maria ss. la benedetta immagine fu levala dal suo altare e posta sul maggiore, pomposamente apparalo a festa, e con solennit straordinaria, e con ricca luminaria fu celebrata nel giorno 11 febbraio del successivo anno 1855 la commemorazione
tato
di
tale
suo esaltamento.
della
Una pergamena
ne
ricorda
il
affissa
sulla
parte
posteriore
tavola
grande
avvenimento.
Eccone
il
tenore:
TERTIO
IDVS
FEBKVxVRII
BVLLAM DOGMATICAM DE IMMACVLATO B. MARIAE VIRGINIO CONCEPTV A SVMMO PONTIFICE PIO NONO TOTIVS ORBIS EPISCOPIS 8IMVL ADCLAMANTIBVS ROMAE V IDVS DECEMRRIS ANNI ELAPSI EVVLGATAM
OSEPnV S GODEA SS I ARCHIEPISCOPVS JADRENSIS AC DALMATIAE METROPOLITA I N r R M I S S A R V M SOLEMNI A
.1
I<:
Una seconda
portala
alla
ss.
109
a
lei
volta la della
suir aliar
maggiore
pui)l)liclic
il
continui
fecero
preghiere
per
impetrare
dalla
sua intercessione un felice principio del promulgato ecumenico Concilio. D' allora invalse 1' uso di esporla ogni anno iti
quel d festivo sul
prefalo
aliare,
di
celebrarvi
solenne
messa
pontificale.
Un' antica congregazione di sacerdoti, della quale faremo cenno in appresso, aveva cura di quest' altare, ne celebrava
le
beni,
quali
sono
ora
Vicino
l'
alla
arcivescovo Vallaresso, ornato di statua, zione. Fu tolto in occasione dei ristauri fatti
al
mausoleo emblemi ed
alia
deliscri-
chiesa nel
memoria
:
di
Elisabetta de
Soppe-
cui
L' iscrizione
la seguente
ELISABETH DE SOPPE
CONJVGIS
MATRISQVE
Ove
ro,
ora
esiste
il
quest' altare
Immacolata,
era
una
e
volta collocato
a
cui
Un
cancello di fer-
era sovrapposta
s.
pala
dei
ss.
martiri
Cosmo
la
Damiano, e
nicchia.
Annunziala,
principio
1'
Quest' altare
di
s.
occupa
il
Anauna sop-
stasia.
slato
di
eretto
al
di
porzione
marmi, componenti
s.
aliar
maggiore
s.
della
pressa chiesa di
gine della
anzidetta
Marcella, anticamente
le
Pietro
vecchio.
Le due colonne e
li.
incrostature sono
quella
di
marmo.
che
V immada
anti-
V. Annunziala
si
stessa,
chissimo tempo
di
s.
venerava
sull' aitar
maggiore
fu
della
chiesa
1597
coperta conia-
HO
mina d'argento dalT orefice zaralino Stefano Vencon, a spese della confralernila di lai nome, come risulla dalT iscrizione scolpila, e eh' la seguente: che vi si trova
A. 1597. Fu falla solfo
fu scrioano
et
ili.
il
Giacomo Panigelo.
et
M.
P.
Persigo
lutti
li
M. Zuanne Tajailorich.,
Io Stefano
M.
Bare
Remer con
Fratelli.
preghiere, e
la
la
si
porla in
giro
per
citt
alfine di ottenere
grazia.
Fino tanto che sussisteva la suaccennata confraternita, r altare era mantenuto da essa dopo la soppressione, la fabcui furono incorporati briceria, beni della medesima, provvede al suo necessario corredo.
:
i
A' piedi di quest' altare nel mezzo vedesi un deposito chiuso con lapide di marmo bianco, contornalo da fregio rosso, e vi si legge:
ARCHIEPISCOPIS
PUS. ET MERITISS.
IO
ANNI BVTVANE
ET VICTORIO PRIOLI
LVCAE DE FIRMO
BERNARDO FLORIO
ANNO MDCCCXI
HIC TRANSLATIS
PROCVRATORES ECCLESIA
P.
P.
destra
di
in
di
dello deposito
cinericio.
evvi un bellissimo
sepolcro
con lapide
iscrizione,
marmo
cui
contornalo
di
fregi
senza
seppellivansi
dello
canonici e sacerdoti.
degli
sinistra
poi
slesso deposilo
di
arcivescovi,
cinericio.
marmo
le
or-
ossa
di
nions.
Caraman
edificalo
soppressa chiesa di s. Donato. Una iscrizione, che qui rporliamo, ci fa conoscere che (|ueslo tumulo fu
dalla
per cura
dell'
abbate
di
Uogovo
Antonii
Caraman,
D.
Ili
O.
M.
MATTHAEO CAKAMAN
JADRENSI ARCHIEPISCOPO
ANTONI VS CARAMAN
ABBAS DE ROGOVO PATRVO MERITISSIMO
SIBI
HANC
D.
MUCCC.
V. Aliare di s. Grisogono^ e santuario delle reliquie. Dirimpetto al precedente, nella navata sinistra, sorge T aitar del Patrono s. Grisogono, detto anche delle reliquie per esser ivi, in una nicchia^ collocali
litana.
i
reliquieri
al
della
metropopresente
Fu
edificato
i
anche
questo
principio
del
secolo con
di
Marcella.
di
Ha
un
mar
della
nicchia,
rozzo penello
ha
1'
effigie
del
santo
martire Gri-
sogono, morent^i60lto i colpi della tirannica scure, con s. Zoilo, che ossequioso ne serha il sacro capo. La descrizione di questo Santuario insigne e venerando si legger in appresso.
piedi di
il
deposito
eretto
da
Tommaso
Giustiniani ad
flotta
della veneta
capitano
in
la
Zara
la-
esistente sopra
HERMOLAO THEPVLO
VENETAE
CLAi^SIS
TERTIO IMPERATORI
.J
ANNO MDXCVII
PROCVRATORES FABRICAE ANNO M D C C C X I I I T I T \' E N D V M CVRAR V N
RE
T.
Altare del Suffragio. Tutto di marmo hianco e nero, .s'innalza maestoso quest'altare nella navata destra presso
VL
quello della
tue,
la
112
quallro colonne e
ss.
AiiniinzinlM.
la
Ha
li
due
sta-
fede e
speranza,
paliioUo,
in
un bassorilievo rappresenlanle un angelo liberare le anime dal puro^aloro. Emblemi della morie lo adornano qua e l. Fu edificalo fanno 1805, assieme col lastrico della cappella, da Pielro Onega Prolo-Allarisla di Venezia cost 4500 fiorini, la quale spesa fu sostenuta dalla
;
ha
mezzo, san Giuseppe e san Gioachino ai lati, ed il serafico s. Francesco in gloria, un pregiato dipinto, eseguito da Giuseppe Palma, figlio di Jacopo il giovane, per cura e a spese del Primicerio Francesco Colonna, e benedetto dall' arcivescovo Bernardo Florio. Olire la pala suddetta, eranvi ai lati dels.
Orsola
in
l'
legno sei tavolette, su di cui erano dipinti dallo Schiavonetlo lo sposalizio di M. V.^ il sonno del paiintico
altare
di
triarca
s.
Giuseppe,
la
Purificazione
di
M. V.,
la
Presenta-
il
defunti,
seguito
alla
Rolla
di
Benedetto
al
XIJI
20
luglio
dalla
A
ciono
le
piedi
dell' aliare, di
marmoreo
selciato, giacil
Vincenzo Drago, il quale, fatti i suoi studi nel collegio della Propaganda di Roma ottenuta dipoi in Padova la laurea dottorale in ambe le leggi, e da canonico in patria creato vescovo da Benedetto XIV, passi alla sua e da Roma dove fu consecrato, volgendo diocesi, giunse a Zara, ove fu colpito da grave morbo, che condusse al sepolcro, sopra il quale da uno e suoi niil poti venne fatta scolpire nel 1808 la seguente epigrafe:
sepolcro del vescovo
Cattare
i
VINC.
DRAGO
EPISCOPI ASCRIVIENSIS
Suffragio collocato (jucsf altare. Era pria dicalo al dottor s. (irolamo. Il presente
eretto nel
pietra,
e e
defu
di
marmo
spese
di
Antonio Caeran
cil-
113
di
Fu consecralo il 22 ollobre delF anno slesso dall' arcivescovo Zmajevich che inchiuse le reliquie di s. Grisogono, di s. Donalo e di
ladino di Zara, che lo dolo di beni.
:
vi
s.
Leonardo. Anlonio Viviani di Venezia ne fu T archilello, e cosl mille zecchini d' oro. Ha molli ornali, figure r esecutore
e statue, rappresentanti
di
i
quattro evangelisli.
dall' allo
Un padiglione
distenla
marmo
giallo,
la
scendendo
della
cappella
parete sino
alle
la
laterali
estremit.
Sopra
tabernacolo, v'
Piet in
marmo
bianco, vale
il
dire
simbolico
un bassorilievo su fondo di verde aulico; Mos ed Elia su fondo nero formano due quadri a lato del ciborio. L' artista si era proposto di rappresentare il mistero della Trasfigurazione: il faciamus hc Ina tabernacula v' infatti abbastanza espresso, ma 1' Addolorata, posta in luogo del Salvatore trasfigurato, ne altera il concetto. Una balaustrata, composta di marmi rosso e giallo, cinge d' intorno la cappella, che di marmo pure lastricata. La Confraternita, che del ss. Sacramento intitolata, di cui parleremo in appresso, avea cura di questo altare, e lo provvedeva del necessario corredo. A' tempi del Garzadori cio nel 1627 vi si celebravano quattro messe quotidiane; e fino poc' anni fa dinanzi ad esso si faceva il solenne oliavano del Corpus Domini. Vili. Altare di s. Domenico. V ultimo nella navata destra r aitar di s. Domenico. Fu edificalo nel 1779, e dalla chiesa dei padri dominicani nel 1809 dopo la soppressione, trasportato nella nostra basilica. Di fini marmi composto, nel davanzale ha un basso rilievo di qualche pregio, in marmo
agnello sul davanzale
bianco, rappresentante
s,
il
operati
da
Domenico, la risuscilazione cio di un giovane gentiluomo, morto per caduta da cavallo. La piccola pala, contornata da
una barocca cornice di giallo antico, un dipinto del 1430 di Giovanni Mansueti. IX. Aliare di Vincenzo Ferreria L' ultimo aliare della navata sinistra dedicalo a s. Vincenzo. Siuiile al prece.9.
venne fabbricato
quivi
bella
nel
1779, e
la
dalla
chiesa di
s.
Domenico
1809. La del 1780,
trasportato
statua
del
dopo
soppressione, cio
nel
opera d' intaglio falla fare; colf elemosine de' Tedeli. Zara profess a questo santo nei tempi andati gran divozione, la quale s' accrebbe
8.
laumalurgo,
lalmonle
i
114
in
s.
ancor pi a inorilo del padre dominicano Gio. Antonio Zanihelli^ elio noi 1749 colla sua i)rodicazione seppe ini'crvorare
devoli zaralini da stabilire
Domenico
e so-
seconda Domenica dopo Pasqua^ coir aliare in Duomo, ove tultavia veneranda Fabbrica.
I^a Cattfocira
la si
quale venne
trasportala
ed
il
Coro della
di
basilica.
Come
ecc. cos
nelle
pi
antiche basiliche
la
Roma,
di
Milano
il
cattedra vescovile ed
coro
sono collocati nell'abside dietro l'aliar maggiore. Due linee curve di sedili immohili, aderenti alla parete, partendo dai lati delf aliar a destra e a manca, vanno a congiungersi colla cattedra, che sopra cinque gradini s'estolle nel mezzo della curva parete dell'abside dirimpetto misteri air altare, di modo che il Prelato pu celebrare divini colla faccia ai fedeli rivolta, e standovi seduto pu vedere lutto ed esser visto da tutti. Tanto la cattedra., postergali, quanto i sedili son tutti di marmo, come pure che si elevano all' altezza di pi di 3 metri. Quest' era r antico presbiterio della nostra cattedrale. Fu edificato l'anno 1333, se vogliamo prestar fede ad un vetusto manoscritto di patrie memorie. Era desso sufficiente per quei dei ministri sacri. tempi, in cui scarso era il numero Accresciutosi questo del 1394 coli' organizzazione del capitolo nostro, benemerito arcivescovo Pietro de fatta dal Matafari, allora si cominci a sentire il bisogno d' un coro pi amj)io e pi adatto alle ecclesiastiche funzioni. Non pass infalli mollo tempo, che ne fu creato un nuovo e magnilico, quello cio, che di presente si vede dinanzi T aliar maggiore. L' arcivescovo Biagio Molin, appena eh' ebbe assunto nel 1420 il governo di questa chiesa, voi fece copel capitolo e clero
i i
struire
di
lui
proprie spese,
nella
come ne
fa
testimonianza
dell'
lo
stennna
inciso
parete laterale
del
esterna
ultimo seggio
dal
ra
lato
d' inlaglio
presbiterio,
e finisce (|uasi a
dall'
una
di
fusto
coslruilo
il
di
larice,
fregi
noce.
Hello,
si
svarialo
e ricco n
lavoro
d' inlaglio,
che
conserva ahhastanza bene nolT ornato e nelle doprofoli rapprosontano. D'ambi rato lgur(\ che patriarchio
tuttavia
i i
115
lato
lali
di
lari
Dal
all'
del
s'
continuazione
gradini
la
coro, vicino
altare,
in
tre
caltedra
ai
arcivescovile, di pi l'orbito
pegli assistenti.
lavoro, con
quallro sedili
lali
Fra
la
ed
il
un sedile distinto
destinato per
anche pei ministro che porta il pastorale del Prelato. Dal lato dell' epistola sonvi i sedili pel celebrante e pegli assistenti minied il primo posto canonicale collocata stri ; e fra questi la seggia destinata una volta pel capo della provincia. Sopra questa e sopra la cattedra arcivescovile sono affissi gli stemmi deir arcivescovo Vallaresso, colle iniziali M. V., ciocch farebbe ritenere, che questo manofatto sia stato perfettamente compiuto ai tempi ed a spese di lui, che fu successore del Molin. Sulle pareli esterne della seggia suaccennata sono incisi gli slemmi degli arcivescovi Luca da Fermo antecessore, e Lorenzo Venier successore del Molin; dal che si potrebbe congetturare, che anche questi avessero contribuito
straordinaria ecclesiastica, ovvero
alla
sua erezione.
Il
lettorino,
situato
nel
mezzo
cui
del
presbiignoto,
terio,
nome
quando non
si
Sepolcro da Venezia, che nel 1394 stava in Zara costruendo il coro di s. Francesco. Nel 1782, quando fu costrutta da nuovo la sdruscita
gradinala del trono arcivescovile, fu
ritrovato sotto
di
essa
un ampio ricettacolo murato, dell' altezza di circa due metri, con una scaladi pietra, che conduceva una volta nell'attigua cappella di s. Anastasia, oppure nella cripta. Levala via quella scala di pietra, fu essa adda Hata alla porta, che allora venne costruita vicino all' aitar maggiore per dar adito alla sagrestia,
indi
rislauralo quel
ricettacolo,
fu
destinato alla
sepol-
anno 1869 nel pavimento del Vangelo, si scoperto, che tutto il maiiuratto coslruilo sopra un vuoto, largo e profondo un metro e 40/,^,,, circostanza questa, clic accresce pregio al
Durante
i
rislauri
falli
1'
coro dalla
parte del
medesimo per
scaletta
di
a.
la
precisamente presso
di
pielra,
:
Anastasia
ritrovala una discendente nel piano, rivolta alla cappella e verso la met del coro si rinvennero le
cattedra ej)iscopale fu
Irnccc d'iina lnestrella,
sbiterio,
110
la
cripta,
donde
sottoposta
al
pre-
riceveva luce
lutto
si
dalle
finestre
della
suddetta cappella.
Dal che
zione
viene a conoscere,
come prima
del coro, la
larghezza
fabbricato,
del
presbiterio
erecorrispondeva
dell'
formava parte delP attigua cappella anastasiana, avendo quello il selciato comune con questa nel medesimo piano. Siccome poi il piano del presbiterio per un metro crescente s' innalza sopra quello dell' attigua cappella, cos presumibile che una balaustrata dovesse perrinvenuto sotto
il
da ambe
le
I^a
Cripta o Confessione.
di
pietra,
aderenti
nella
ai
lati
della scalinata
discende
sottoposta
Cripta.
T area
e deir abside,
cui
pavimento
capitelli
le
serve
di
volta. Venti
co-
lonne
latero,
di
pietra,
con
ne sostengono
la
volta,
quadri-
lungo metri 21, largo 7, alto 4 y^, il quale si allarga nel tondo sino a 10 metri, e va a finire in figura di emiciclo, simile a quello dell' abside superiore. Quest' ultima parte,
di
di
nel
cui davanzale
scolpilo
in
martirio di
Anastasia, opera,
estimata da-
gV intelligenti, anteriore al decimo secolo. Sopra T altare eravi una volta una pala di s. Marco ev. Tre finestre di pi recente costruzione, nella parete circolare, danno una languida luce al sacro luogo. Erano prima oblunghe. Il pavimento non lastricato; le pareti rozzamente intonacale. Nella grossezza dei
verso f altare trovasi una cisterna di aqua potabile e perenne. Nelf angolo delf emiciclo vicino air altare, djil lato del vangelo, esistono le traccio di un uscio, che dovea un tempo metlere in comunicazione la cripta coi luoghi circonvicini; quale communicazione non
a
muro
potrebbe aver luogo al presente per essere dessa mollo al meno che non v' esidi sotto del piano delT alligna via, a stesse un occulto solterraneo conduKorc.
Da
preiKh^re.
([uesta
descrizione
la
ognnuo polr
come, per
la
di
leggieri
f
comimporslriil-
couh^
alla
uosira
cripla
abbia f aspirilo e
^ua
fnniiM
tanza iV
i\u
aniichil. e
tura,
117
manlenula sempre inalterata^ e per la sua semplicit e povert che appalesa in tutte le sue parti e nel suo tutto, possa senz' esitanza annoverarsi fra quelle dei primi tempi del
cristianesimo.
Le
celebrare
di
cripte
di
queir epoca
infatti
rozzamente
i
costrutti,
ove
si
radunavano
occulto per
il
divini
misteri in
timore dei
tiranni
Paolo,
d'
Erme
pace
di
Tito
dovettero fabbricarsi
poter fare
in
i
un
le
nascosto,
onde
e
loro
preghiere,
celebrare
divini
misteri.
luogo
dovett' essere
senza
dubbio la nostra cripta; ed un indizio lo abbiamo in quelr uscio, che, come si detto, dovea mediante una via solterranea prestare occulto accesso ai neofiti, ed ai sacerdoti; come pure nelP altare pei sacrifizi, e nella cisterna, che rendeasi indispensabile per quei luoghi. Dopo che Costantino don la pace alla chiesa di Cristo, sopra le cripte s' incominciarono a edificare le basiliche, trasportando in esse dalla sottoposta cripta le ossa dei martiri. Ed ecco appunto che in questa epoca fortunata dovea essere stalo innalzalo da' Zaratini sopra la nostra cripta la chiesa
di
s.
Dal
tedrale di
tuale
fin
qui detto
la
si
la
chiesa catdel
basilica
anastasiana
coetanea
del
all'
introduzione
secolo
cristianesimo in Zara.
al
s.
principio
Pietro,
lo
nono
sotto
chiesa
nostra,
diacono Valerio de Ponte nella sua storia della chiesa di Zara, la quale tradizione ci rammenta, che nella traslazione del corpo di s. Marco ev. da Alessandria a Venezia, avvenuta neir 829, avendo dovuto a causa di grossa burrasca poggiare a Zara il naviglio, che lo trasportava, xenne quel santo corpo collocato nella mentovata cripta, ove rimase per qualche tempo, e che in tal' occasione ne venne estralta una
reliquia,
che oggi
in
conferma del quale avvenimento suole la chiesa nostra nel giorno 81 gennaio d' ogni anno da tempo immemorabile celebrare la traslazione del santo con ufficio
stro
santuario.
118
volta
si
cantavano nella della cripta, sul cui altare v' era pure il quadro di s. Marco ev., come ce lo alleslano il prenominato arcidiacono Ponte, il canonico Tanzlinger nelle sue memorie patrie, ed il canonico Dottor Gio. Maria Ferrari nei suo manoscritto intitolalo Praxis Ecdesiae Jadrcnsis del 1750.
messa
solenne, che
una
Accresce
stente.
il
il
sepolcro delle
Davanti
all'
medesima,
air aitar
maggiore
della
basilica innestata
un' arca
marmorea,
assieme cogli archi la Iribuna e Y altare sorreggono. Dintorno cinta tutta di muro in pietra e cemento, ed ha dirimpetto all' aliare una finestrella con cancello di ferro, dietro il quale vedesi la
di
pietra,
poggia sopra
sacra urna,
giore in
lllyricum
alla
quale sovrasta
il
suppedaneo
11
dell' aitar
mag-
modo
da servirle di volta.
sacrum
P. Parlato nel
si
suo
T.
V, p. 9.
cos
esprime:
Covpora
sandarum
il
loculo ilidem
Ponte nel
Agapes et Chionine^ marmoreo indusa^ siibter altare maximum. Ed suo commentario de Ecdesia Jadr. scrive cos:
Vomici (Confessionis vel Criptae) inserta est cellula coutinens arcam marmoream^ in qua condita sunt corporei Sanctarum Virginu/i ac Martyrum Agapes^ Chioniae et Irenis^ quae
fuerunt
atti
s.
s.
Anastasiae, Negli
dall'
della
si
gnizione
Stella,
coleste reliquie^
neppure
arcivescovo
che nel 1622 fece pur quella solenne di s. Anastasia, s. Donato e s. Zoilo. La nostra cripta, questo venerando luogo da alcun tempo era destinalo ad uso di magazzino della chiesa, Nel 1865
fu
tolto
lai'
inconveniente.
Come
si
usa
in
tutte
le
basiliche,
il
che hanno una cripta ampia e comoda., si e inlrodollo costume di adornarla nel triduo della settimana santa forma di sepolcro per riporvi sulf altare la sacra oslia.
Il Itattistero.
Il
in
nostro Battistero
ha
lulla
l'
impronla
d'una
rimola od ap
-
anlicbitiV.
Dovea
all'
esislere
basilica,
parlenere
gia
degli
dalla
antica
cattedrale^ di
di
Pietro.
antichi
edilzi
simil
falla,
chiesa.
strelle.
119
Ire
da
quattro
finedelle quali
Illuminalo
sei
absidi in
altare
^iro,
di
formavano una
cappelle.
marmo,
nuccio Minacci
dottor
Giacinto, ed
ii
rammodernamenti
furono
tolti
fatti
alla
basilica
nel
solo,
Bernardo.
questo
due, e
lasciatone un
fu
s.
levato
quello di
ingressi,
le
Avea questo
1'
fabbricato
s.
tre
Battista.
basilica,
altro
dal cortile di
Donato,
cui vestigia
esistono tutdalla
;
tod,
fregiate dello
sottoposta air
corte
a
segno che
Oltre
ambidue questi
quest' ultimo
ristauri.
il
uscio,
solo,
che
ora
quali
Il
communicano
pavimento la-
di
marmo,
di
forma ottagona, fonte battesimale, tutto di marmo ben lavorato, e adorno emblemi allegorici. Tanto la materia, quanto il lavoro sono
circonferenza di metri
12,
s'
perfettamente simili a quelli dell' antica cattedra episcopale suaccennata. Ha una circonferenza di 8 metri ; largo 2,
alto
1.
Ha
in
dello
stesso
la
marmo,
ed
alla
di
for-
ma
uso
quale serve ad
sacrario.
Frammezzo
questa vasca
parete
di
piedestallo un
baccino
marmo
dita
70
centimetri,
ove
custo-
Da
tutto
ci
si
simo e nobilissimo,
si
assai
all'
adatto
esercizio
all'
il SMbbalo santo, e la vigilia della Pertecoste. Alcuni sono d' opinione eh' esso rammenti il battesimo per immersione. Noi non siamo lontani dall' accettarla, quando
celebrano
poniamo
am[)iczza.
simali,
riflesso
alla
sua
speciale
conformazione,
alla
sua
ed
alla
sua
quando consideriamo che il battesimo per sione venne smesso nella chiesa occidentale appena
e
del secolo dodicesimo.
immeralla
fme
Se
i
120
la
cliiesa
di
poi
si
considera, che
dalla
Zara,
come
si
di
primitiva
fondazione, che
nel
Porfroesi-
come
di
chiesa,
;
da
si
molto tempo
riflette
e floridissima
se
inoltre
il
che
fonte
battistero
nostro,
il
cattolica
al
chiesa,
templi
vero Dio.
1'
Quest' era
Zara:
n pi
d'
tempi del
cristianesimo
facolt
1832
parochia di
s.
Simeone se
di
s.
Ana-
La
Attgua
sinistra
della
al
i^ag-restia
della baslica.
in
parte alla
navata
basilica
con un altare
di
s.
marmo,
Nicol.
trasportato dalla
ss.
soppressa chiesa
Andrea
ap.
s.
Vergine,
lunga
17
metri,
tutto
adorne di quadri di buon pennello. Quello di sant' Agnese con sant' Anna e s. Appoionia, eh' era prima nella basilica sull' antico suo altare., e che fu rislaurato dall' egregio artista veneto Zuccaro. ritiensi opera di Matteo Ingoli. ravennate, riputato pittore del JoHO. Quelli delT Annunziata, e della Presentazione sono della scuola di Tiziano, come ci narra un antico anonimo manoscritto. Questa Sacristia T antica chiesa di s. Harbara v. m. E assai vecchia, e ne lo dimostrano la sua singolare struttura ed il suo primitivo pavimento., eh' esiste tuttora soltc al presente, lavorato tutto a mosaico figurato, nel cui centro sonvi due cervi aventi un vaso di forma (brusca tramezzo. Da memorie, esistenti nelT archivio della chiesa nostra si rilevato, che nel 1791, (|uaudo se ne dovette rinnovare il
pareti sono
Le
selciato,
ruroiio
121
scopo
di
di
to-
cennato.
Aveva
nelf abside
vecchio suo
altare,
si
legno
fu
celebrava
quello
4
s.
dicembre. Oggid,
che
l'altare di
Andrea
cui
ap., si
30 novembre.
In questa
mear-
1334 un sinodo
dall'
civescovo Nicol de Matafari. Ivi pure il giorno 8 luglio 1384, come ci racconta Paolo de Paoli nella sua cronaca jadrense, venne prestalo da Zaratini sopra il braccio di s. Grisogno, ed altre sacre reliquie solenne giuramento di fedelt alla ungarica corona, alla regina Maria, ad Edvige sua sorella, e ad Elisabetta loro madre. Non convengo coli' arcidiacono Ponte sia stata questa r antica cattedrale, mentre tutti gli scrittori delle cose nostre sono di contraria opinione. Io sono invece d' accordo col Begna, il quale di parere abbia servito ad uso di cattedrale, dopo la distruzione della chiesa di s. Pietro, e durante la fabbrica della odierna basilica., lo che si altre volte praticato durante i ristauri del 1781, e del 1838.
Si presta assai bene quest' edilzio
ai
bisogni
inerenti
ad una basilica metropolitana. In essa s tengono le solenni congregazioni capitolari, in essa si celebra l' ufficio divino nelle giornale rgide d' liiverno. essendone la sua temperatura assai pi mite di quella
della
basilica
in
ogni slagiune.
passaggio ai fedeli, il che per reca alcuni inconvenienti. bene illuminala, ed ha l'ingresso lanlo dalla pubblica via del Duomo, quanto dalla piazza dell' erbe. Ha due porte, una delle quali mette al presbiterio, e l'altra alla chiesa. Avea dapprima un uscio presso T altare della Concezione, che serviva al clero per accedere al presbiterio, traversando la suddetta cappella, e ascendendo la breve andi
Serve essa
tica
gradinata
di
pietra,
dell'
che ancora esiste sotto il presente epistola, ove il seggio del Provve-
1781, quanla
do
fu
trova
nell'
abside, presso
tribuna.
liB
In
Procura.
allaccato
al
fianco
della
sagrestia, ed
lato
sinistro
il
della
Te-
122
si
denomina
la
Procura -^on-
de il tesoriere diceasi anche Procuralora della Fabbrica. In esso sono custodite le cere, ed altri arredi e sacri utensili. Serviva un tempo ad uso di Sagrestia della Confraternita del
Sagramento, e comunicava colla chiesa di s. Barbara mediante una porticina, situata dal lato dell' epistola di quella altare. Ila un piano superiore, nel quale sonvi ancora le traccio di un passaggio in s. Donato.
Ss.
.*
Ufficio Parochiale.
Contguo alia sagrestia da un lato, ed al tempio di s. Donato dall' altro, ovvi un luoguccio. dove il canonico-paroco tiene il suo ufficio, e 1' occorrente per T amministrazione de' sacramenti. Serve pure alle ordinarie radunanze capitolari, e perci anche appellasi Congresso.
Ivc
navate
della
basilica
la
in
tutta
la
Prospettano
lati,
navata
di
principale ed
trenta
presbiterio
mediante
piccole
loggie
d'
ambidue
maggiore, e si appellavano 3Jatro?iar\ perch destinate alle donne, che frequentavano i divini misteri. Furon pure chiamate Ginecei. ossia stanze per le donne. Volgarmente diconsi oggid Colonnette dalle colonnine che hanno nel davanzale. Vi si ascende da ambi lati mediante una scala di pietra, fabbricata a chiocciola nella grossezza dei muri, che formano gli
pietra.
Sono contemporanee
aitar
Caraman
in
nella re-
sua
e
visita
entravano
porle
altro
di
gallerie.
Ve
n'
un
altro
ancora
vicino
al
dalla
parie
consiglio
di
fabbrica.,
alle
camj)anile.
accesso
alle
une, che
altre regolato
dalT arci-
vescovo e dalla fabbriceria. Allorquando la chiesa ed il convento di s. Ilaria furono convertiti nel 1808 dal governo gallico ad uso di ospilur(>no allora viventi, tai militare, e le poche monach(\ in loro sacro asilo, dosso perci obbligale ad abbandonare
il
veiiiioro
123
dall'
benevolmente
del
ospizinle
arcivescovo
destinata
la
Scolti
in
un apparlaniento
?;
suo
palazzo,
contigua
poi,
di
giornaliere ufficiature.
Le monache
in
quando
restituirono al
proprio convento,
attestato
gratitudine peli' accordata ospitalit, fecero dono alla metropolitana di due piviali di stofla di seta
nizioni
d'
oro,
quali tuttora
si
conservano
per buona
me-
moria.
li*
Organo
della basilica.
di
tutti
L' organo,
quel
complesso
tutte le
gli
scuote profondamente
lingue,
e
fa
intendere
tulle
voci, r organo
pi bello
11
magnifico,
una delle molte opere egregie del famoso artista dalmatino Pietro Nachich. Cel fa sapere un manoscritto anonimo del />' organo del Duomo fu fatto passato secolo con dire /' anno 1759 dal celebre professore Nachich. - Esso nuovo corrisponde benissimo all' ampiezza della chiesa. La can^toria vi sostenuta da due colonne liscie di pietra bianca. E situata sopra la porta principale, e vi si ascende per le scale slesse delle gallerie. Questo slromenlo stava da prima sopra le colonne vicine all' aitar del suifragio. ed era quello fattovi costruire dall'arcivescovo Vallaresco intorno al 1490. Ma molto tempo innanzi era fornito di tale strumento il nostro Duomo, dappoich in scrittura del 1392 si trova menzionato Pr Zorzi, organista di s. Anastasia.
:
Il
Campanile.
basilica
Due
ed ecco
secoli
la
dopo
la
no nello
metri,
s'
siile.
Ordito sopra un
largo
innalza
di
ad
9 una
distanza
due lati ha due grandi aperture ad arco circolare, sopra di cui s'appoggia un totlo provvisorio di tegole. Non compiuto, na
tre
medesima.
la
sontuosit
di
((uclla
porzione,
eh' esiste,
dimostra
qjialo
sarebbe divenuto, se fosse stato a termino condotto. L'ideata grandezza d (juesto monumento non venne raggiunta per oj)posizione fatta dalla repubblica veneta. Esso e una splendida
memoria
dell'
lo
fece e-
ri<^ere
gli
124
al
1180, come
lo
a proprie spose
gentilizi
di
intorno
lui
dimostrano
stemmi
e del
sulla
facciata principale.
Quanto maestoso
il
il
concerto delle
1860,
La base di questo concerto il do naturale, da cui per grado si ascende fino al so/. Siccome per la seconda campana non rispondeva esattamente al re, e quindi disturbava r armonia, cos venne rifusa nel 1873 dallo stesso artefice
a
alla
zione; onde
pu dire che il concerto sia perfetto. Sovra ognuna di esse v' impresso il crocifisso in bassorilievo. Sulla maggiore, dedicata a s. Anastasia, v' T immagine della
santa titolare, quelle dei santi apostoli Pietro e Paolo, e
si
vi
legge
la
S.
seguente iscrizione
ANASTASIA ECCLESIAM PUOTEGE TVAM ECCLESIA METROPOLITANA AERE PROPRIO REFVDIT JOSEPHVS GODEASSI ARCHIEPISCOPVS BENEDIXT OPVS PETRI COLBACCHINI MDCCCLX
Sulla seconda, che porta
le
il
titolo
s
di
s.
Donato
della
immagini
di
s.
Donato
v.,
di
Zoilo e
sono Vergine,
vi
colla
iscrizione:
S.
DONATE CIVES PROTEGE TVOS ECCLESIA METROPOLITANA AERE PROPRIO REFVDIT PP:TRVS MAVPAS ARCIIIEPISCOPVS BENEDIXT OPVS PETRI COLBACCHINI QM JOAN. BASSANI. MDCCCLXXIIl.
La
fgie
terza, solto
s.
V invocazione di
s.
Grisogono ha
lo
ef-
di
la
ch
CHRYSOGONE DOMVS PROTEGE NOSTRAS ECCLESIA METROPOLITANA AERE PROPRIO REFVDIT JOSEPHVS GODEASSI ARCHIEPISCOPVS BENEDIXT OPVS PETRI COLBACCHINI MDCCCLX
La quarta
s.
intitolala
la
s.
Simeone ha
s.
Simeone
Profeta,
Paolo ap. e
S.
SIMEON SENES ET PVEROS SKRVA INCOLVMKS ECCLESIA METROPOLITANA AEIii: PROPRIO KKFVDIT JOSEPHVS GODEASSI ARC 11 P ISCOP VS MENEDIXIT OPVS PETRI COLBACCHINI HASSANKN. MIHXTLX.
I
i:
La quinta,
eh'
la
125
minore^ consecrala in onor di s. Girolamo, patrono della Dalmazia, ed ha le imagini di s. Girolamo e di s. Pietro ap. ed inoltre la seguente iscrizione
hieronymp: popvlvm pkotege tvvm ECCLESIA METROPOLITANA AERE PROPRIO REFVDIT JOSEPHVS GODEASSl ARCHIEPISCOPVS BENEDIXIT OPVS PETRI COLBACCHINI BASSANEN. MDCCCLX.
s.
la
Fabbriceria ha impiegato
pi
il
la ri-
somma
di
fior.
6000
Zara nel 1835 dall'artefice Giovanni Colbacchini, per le quali fu adoperato il metallo delle quattro antiche e sdruscite campane, eh' esistevano nel campanile, e di altre ancora, Ira le quali una della torre dell' orologio di s. Barbara. Sulla maggiore delle quattro fu trovata la seguente iscrizione gotica
campane, fuse
in
MCCCCXXXVII PR. ID. JAN. LAVRENTIVS VENERIVS JADERTINAE VRBIS ANTISTES CLERVSQVE. CHRISTVS VINCIT. CHRISTVS REGNAT. CHRISTVS IMPERAT JESVS OMNIPOTENTI DEO ME DICARVNT.
Donde
1437
dell'
prima dell' erezione del campanile, arcivescovo Lorenzo Venier e del clero.
cio
Sulla seconda
ed
spese
era scritto
come segue
MAPHAEVS VALARESSVS ARCHIPRAESVL JADER. DIVAE ANASTASIAE METROPOLIT. ECCL. PATR. FACIENDVM CVRAVIT. AN. MCDLVI. REPARATA VERO SVMPTIBVS ECCLESIAE A.
MDCCLXV.
La quale iscrizione ricorda
del
1456
lece fare
hi
stasia,
che poscia
la
fu
rifusa
nel
il
1765
iscritto
solo anno
mdcclix
e sulla
1835
si si
ha
la
proporzione
di
1
2, e tra
quello stesso
e r attuale
ha quella
4.
Mj*
Vjpcopo^
pi
Se, corno
la
si
dimostrato
il
sopra,
il
il
Vescovo aveva
e
alla
greca dicessi
hlpiacopio^
volgarmente
vescovato.
Se
ne trova memoria
t(e
126
~
Anail
documoiilo del 1036^ in cni scritto ^Grcgorifts h'ior urbis Jadcrw, et Procousul (otins Dalmain
cnm
non
vrrterabili
et
luininitt
iec
stasia' conrenernnt^''-
donde
si
rileva,
la
che a
quel
tempo
s. Anastasia, che in esso si tenevano solenni adunanze. Ci confermalo da altra scrittura del 1091., ove si legge ,^Episcnpali^ quo sedebamus^ egressi palatio^ ibidemque cisternani ingredientes'' dove per quel vocabolo cisternam intender si dee il battistero., eh'
chiesa di
nel
cio dove
oj^^gid
pure
si
trova, e
aderente
alla
chiesa di
s.
il
Anastasia.
In
questo
palazzo
fu
Papa Alessandro 111 quando nel 1177 arriv a Zara diretto per Venezia Lampridius (: cos il vescovo Begna :) ,^Jadrensis Archiepiscopus liononfee in sua Ecclesia et Episcopio recepii Sunnunn Ponti/icem Alexandritni
da Lampridio ricevuto
:
III.'''
1204
fra
il
le
Doge
doma
et
Zara,
si
dovesse
lasciare
sua
disposizione
il
si domi^uis
Dux
volnent /tospilan
palazzo
le
ad suain honorificenquesto
toluntateni,"
e fornito
di
Che fosse
sale
poi
lo
molto
comodo
spaziose
dimostrano
generali
assemblee chericali, tenute nel 1393, sotto la presidenza delPietro de Matafari per l' organizzazione del l' arcivescovo
capitolo, nel
^^Oninibns
(scilicet
tri-
magna palaia
archiepiscopalis,^
Ci non pertanto l'arcivescovo Valaresso nel 14(50 lo ingrand e adorn, come lo dimostra la iscrizione lapidaria.,
esistita
S.
.
lIYADKUTINAE ET ORNARE
.
HAS
Nel
tempo
di
guerre coi Turchi, nel 1()L)7., questo palazzo serv alloggiamento militare, per cui essendo stalo in alcune
delle
parti
nel
tare
chi
1609.
di
Il
Priuli
v'aggiunse un elegante
caj)pella.
di
al-
marmo, dedicalo a s. Marco ev., e di bellissinn slucfornita. Anche il Carsana vi fece delle ri[)ara/j()ni non
eh' era
|)ure
rimar-
chevole
tuttavia
in
alcuni
suc^
parti
|)er
T eleganza
del
r architettonico suo
nel
stile,
un'
avanzo
quale
riscontra
ilo
127
decadenza somma a causa della sua vetust, venne da fondamenti riedificalo nel 1831 a spese del fondo di relio'ione. e nella attuale forma ridotto. L' arcivescovo Novvak fu il primo che lo abit, dopo essere stato per otto anni allogiato in una privala abitazione, presa in afftto dal Governo, laddove era T antico castello.
in
Oltre
il
gli
arcivescovi noslri
un palazzo
campagna, eretto in mezzo al mare dal Valaresso nella seconda met del secolo XV nella villa di s. Cassiano, dirimpetto alle possessioni della mensa. Siccome il fondatore non vi lasci veruna dotazione pel suo mantesuccessori d' altronde non si credeano obblinimento., ed gati di tenerlo in acconcio, cos venne del tutto lasciato in abbandono, e a lenta ruina destinato.
di
i
mensa
questa chiesa, tanto
i
/trcivescovle.
e
T antica
pratica
gli
di
vescovi da principio,
la
quanlo
della
arquali
civescovi
di
Zara
e di
godevano
di
quarta
parte
decima
le
ecclesiastica,
mensa,
di
consistevano nei
nei villaggi di
s.
frutti
100
jugeri
terra,
posti
Cassiano e di Verona ed in altre localit. Siccome tali rendite non erano sufficienti a costituire una congrua e decente mensa e neppur conveniente alla loro condizion*^ e dignit, cos nel patto jadrense, stipulato nel 1203 colla repubblica veneta, fu stahilito che la comunit di Zara contribuir dovesse ogni anno all'arcivescovo 1500
pelli
di
parole
quella solenne
.
.
fuerant ante; et a Coininuni Jadrfje insuper onini anno in kalenilis mensis murili unum milliarium et dimidiuui cnnicnlarum honarum. Tale contribuzione and a cessare, non trovandosi ricordala nei tempi posteriori in alcun documento.
iUroitus
Verso la scendeva
fa
fine
a
del
decimoseslo secolo
la
mensa suddetta
a-
circa
3000
conoscere T arcidiacono Ponte ^^Archiepiscopi cum decimis tria milliaria ducatorum non cjccediL" Nel secolo p. p. veniva calcolata a scudi romani 890, pari a fiorini austriaci KOO. SulT albeggiar del secolo presente, quando
il
gallico
governo soppresse
di
la
tale
risorsa, e perci
sua mensa
si
il
128
nel
1813
la
il
ristrinse
d' assai.
Riiornala
Dalmazia
cosidetto
sotto
formatosi
fondo
gli
(li
andarono a percepire da quel fondo la arcivescovi dotazione, che si faceva ascendere fino a 7000 fiorini. Colla Bolla di Leone XII del 30 giugno 1828 essendo stata abbinata air arcidiocesi di Zara la diocesi di Nona colle sue rendite, T annua dotazione di essi and a raggiungere f imporlo di fiorini 12000. Dopo il Concordato del 1855 vennero
restituiti
l'
agli
arcivescovi
imporlo suaccennato
quella
difl'alcata
;
somma
di
fiorini
dall'
1200,
at-
corrispondenti
fiorini
sicch percepiscono
e.
erario
tualmente
10800, m.
JLa
campanile e la basilica esiste nn' edifizio., che sino ai primi anni del presente secolo serviva ad uso per uso di scuola dei chierici, e da quel tempo fu ridotto Contiene T archivio e la cassa d' ufficio della Fabbriceria. della medesima. Le pareti sono adorne di dipinti degli uomini illustri e benemeriti della chiesa nostra con relative iscrizioni, fra le quali ne primeggia una in marmo, che rimeriti delf esimio e indimenticabile nostro concittacorda dino, e preside del consiglio di fabbrica Giangiuseppe Fii
Frammezzo
lippi.
*
:
PERCH FRA TANTI NOMI DI BENEMERITI Q VELLO PVRE SI ONORI DEL BENEMERITO CHE QVI LI RACCOLSE
A
GIANGIVSEPPE FILIPPI
CITTADINO E AVVOCATO EGREGIO
DI
ZARA
IL Q \ A L E DOPO AVER QVASI TUTTA IMPIEGATA LA VITA PER LA CHIESA E PEL CVLTO DI S. ANASTASIA NEL GIORNO DELLA SVA FESTA MORIVA l' ANNO MDCCCLI IL CONSIGLIO DI FAinUMCA IN PEKPHTVA MEM(KIA DKL PRESIDE SVO ZELANTISSIMI)
POSE.
129
La fabbriceria della basilica fu isliluila solio T arcivescovo Jacopo (la Foligno, con alto solenne del 4 oUobre 1305, e confermala con altro del 10 aprile 1305, il cui tenore fu riportalo nel patrio statuto al capo XXXVIl del Libro V. e qual legge municipale obbligatoria considerala. Era costituita da due procuralori, eccJesiaslico T uno, laico
r altro.
1
primi
il
eletti
furono
di
il
Chusi. ed
loro
patrizio
zaratino
Lampridio
la
de
Civalelli.
Era
altri
devoluto f incarico
le
riscuotere
decima
gli
amministrarne
quella
parte,
che
per
manutenzione della fabbrica. La loro carica era temporaria, con obbligo della resa di conto. Con chiesa notal metodo furono amministrate le rendite della dominazione stra per la durata d cinque secoli sino alla francese, sotto la quale vennero organizzate le fabbricerie e messo in vigore il regolamento del 1809, che fu in seguilo adottalo anche dalT imperiale austriaco governo. Secondo questo regolamento nove esser dovevano membri componenti il consiglio di fabbrica, compreso il presidente il podest ed il paroco membri di diritto, gli altri sei, eletti. Entrato in vigore il Concordato, stipulalo nel 1855 tra l'Imperatore Francesco Giuseppe I ed il sommo pontefice Pio IX, in forza del quale fu lasciato ai vescovi il diritto assoluto sopra le fabbricerie, nuove leggi regolarono i consigli di fabbrica, che d' allora furono in parlicolar modo organizzati. Presso il consiglio di fabbrica della basilica meIropolilana il Preside T arcivescovo, che si fa rappresentare con giurisdizione vicaria da un canonico capitolare od anche da uno dei pi benemeriti cittadini. Questi si associa altri membri fino al numero di nove, due de' quali sono presi dal clero compreso il canonico-paroco, e gli altri fra
e
provvedere
benemerili ciltadini.
Fra
si
prestarono con
della noslra basilica, da noverarsi in primo luogo il patrizio zar.ilino Grisogono de Nassi, il (juale, vivendo nella prima met del secolo decimoquinto, sostenne
lale uliicio
i
zelo a vantaggio
con
somma premura
impegno
e sollecitudine, e ne tutel
dirilli
il
ed
luogo
cuni
uomo Marcantonio do
i
vanlaggio della medesima. Molti altri ancora lasciarono buona memoria di s, fra (jiiali canonici Piazza
beni
i
ritevole d particolar
130
Manme-
Colonnn, e Ferrari, un arciprete Calvi, ed mi canonico dici! si resero veranienle benemeriti. Ma sopra tutti
menzione V egregio nostro concilladino. e non mai abbastanza lodato Giangiuseppe Filippi, cbe oltre all' avere propugnali con somma abilit, destrezza e maestria i diritti della patria in varie occasioni di suprema importanza, fu quegli benanco, cbe accrebbe lustro e splendore alla cbiesa nostra, fu quegli cbe di marmorei altari, e d
sacri vasi preziosi,
rivendicati, la
decor, e
:
di serici
drappi,
pello
T adorn
fu
quegli
che
spazio d otto
lustri
continui,
si
quando
come
consigliere,
adopr instancabilmente ad accrescerne ed assicurarne con molto giudizio le rendite fu quegli cbe innalz al sommo suo fastigio il culto della Titolare ed inclita martire e patrona s. Anastasia, erogando a tale effetto molto del proprio, e donandola perfino in morte di un perpetuo legato: di modo cbe si pu appellarlo a buon
;
diritto
il
il
ed il precpuo promotore del culto della nostra santa. Onde la Fabbriceria giustamente ne perpetu la memoria coir innalzargli due mentovati monumenti in suo ostra
basilica,
i
1'
altro
nella stanza
del Consglio
di
Fabbrica.
A
di
Giangiuseppe
il
Filippi
in
tenne dietro,
quella
di
il
pria
nella
carica
consigliere, e poscia
di
lui
preside
della
Fabbrile
ceria,
figlio
dottor Natale,
quale seguendo
orme
del padre, con non minore zelo, intelligenza ed industria prestossi al miglior benessere di questa basilica, all' incremento delle sue rendite e al suo maggior lustro e splendore. E quanto ancora non avrebb' egli operato a vantaggio di questa chiesa,
tissimi
ed utilissimi servigi, se una morte immatura, avvenuta il 12 gennaio 1873, non ce lo avesse rapilo. Ci eh' egli non ha potuto mandare ad effetto, e che formava T oggetto principale delle sue cure e sollecitudini,
quale
s.
si
era
il
della
basilica
di
Donato,
speriamo
dal
de-
gnissimo suo
Donato, cbe lo sostitu nella carica di consigliere della Fabbriceria, e cbe animalo da sentimenti non meno nobili dei lodati defunti.
131
sacra.
La Liturgia
Da una
iellera
scrilla
il
6 febbraio 1198 da papa Innocenzo III al Capitolo di s. Anastasia Capthdo s. Anaslasiae de Jadia'' appare essere slata in uso a que' tempi nella Metropolitana di Zara la liturgia greca, eh' quanto dire il rito, le cerimonie, e la lingua. ^^Cum igitut\ son le parole del Pontefice, in Ecclesia vestra^ quae sub obedientia Sedis Apostolicae perseveratisi Graecorum haclenus et ritum servacerit^ et Ungiiam^'. N questa pratica ha da recar meraviglia, se si considera, che gi nel sesto secolo Zara con la Dalmazia fu da Giustiniano unita all' Impero di Oriente, a cui rest soggetta fino all'undecimo secolo, bend
ch
gli
Slavi, poscia
la
Magno
per alcun
tempo
dominassero.
nostri
di
s.
cronisti
la
ci
riferiscono,
che
fu
Platone,
quale nel
1248
convertita in sagrestia della chiesa di s. Domenico, faceasi r ufficiatura nel greco idioma e rito, e che questa consue-
tudine
dello
si
conservata
dai
padri
domenicani
sola
festa
sino
di
s.
il
alla
fine
Platone,
d
che
fu
delta
d'
20 nosanto
vembre
culto
di
questo
egli
pass la sua vita penitente nell'ottavo secolo, e per santit e per fortezza cristiana si distinse. A ci si aggiunge, che in tutti nostri templi pi o meno indizi vedeansi una volta di lai
Costantinopoli,
i
ove
rito
dipinti
perfino
nei
s.
sneri
arredi,
ma
specialmente
eh' esistettero
vedremo
nella
chiesa di
delle
una volta e che tuttora esistono, son tutte di quella maniera ed un saggio ne abbiamo in quello che trovasi in s. Grisogono, e che prima apparteneva alla preaccennata chiesa di s. Platone. Si hanno pure memorie che la chiesa della Madonna dell' Oliveto era una volta ufficiata col greco rito e idioma dai Calogeri del Monastero di Kruppa, e che in tempo di guerra la casa beneficiale annessavi, destina. a fosse per loro dimora e ahitazione. Sotto la dominazione dogli Slavi s' introdusse in Zara la lingua loro in alcune parli della Liturgia. Onde troviamo nel solenne ingresso che fece nella citt nostra nel 1177 papa Alessandro III ,^inmensis laudibus et canlicis altissime
;
resonauibus
nella
in
illirico
il
132
Troviamo pure
si
il
in
eonini slavica
lingua^'.
s.
i
callcdralo nella
le
solennil di
nialuliiio,
Anastasia
responsor,
il
lezioni del
Vangelo della messa solenne in aurora; che allreltanto si Taceva nelle chiese delle monache di s. Catarina, di s. Nicol, ed in quelle di s. Silvestro, di s. Andrea e di s. Antonio ahhale, nelle loro feste titolari, ed in altre solennil; come pure presso le Congregazioni religiose del Buon Gaudio in Duomo, della Carit in s. Donato, e della Misericordia in s. Simeone. Usavasi ancor la lingua slava in Duomo nel Pange lingua di tutta r ottava del Corpus Domini, che si celehrava dalla Confraternita del ss. Sagramento. ed ancora nel vangelo ed inni che cantavansi nella Lavanda di Gioved Santo. L' uso dell' epistola e del vangelo in idioma slavo ancora oggid si conserva presso le chiese esistenti, nelle messe in aurora. Dalle costituzioni dell' arcivescovo Vallaresso del 1460
ed
Benediclas^
era proihito espressamente ai
sacerdoti
illirici
di
celebrare
Zara senz' aver ottenuta apposita licenza dallo stesso arcivescovo, ovvero dal suo vicario, eccetto che nelle chiese di s. Donato e di s. 3Iaria Maggiore, ed anche in queste con alcune restrizioni, come si rileva dalle parole della stessa costituzione Slatuimus et ordinamu8 quod de caetero aliquis sacerdos de Littera Sclava non audeat^ vel praesumat in aliqua ecclesia cicitatis Jadrensis
nelle
messa
chiese
di
tei
Vicarii
nostri
praeterquam in ecclesia s. Trinitafis (alias s. Donati) et tu ecclesia s. Mariae Presbyterorubu tempore tndulgcntiae tamen^ ac etiatn quoniam rocali fuernnt ad celebrandum pr anima altcujus dcfuncli eo videlicet die^ quo ipsc defuucfus sepaltus ftierit^ et tu ecclesia apud quam sepelictur ; intelligendo tamen quod si aliquis presbf/fcr de Littera Slava assumptus fuerit in gremio Capituli nostri^ idem presbt/ter non intellujahir subjaccre huic ordini quousque fuerit de dicto Capitulo. Tit. de celehr. missar.
speciali pelila^
ci
obtcnla.
Il
Il
culto esteriore.
stabilito
culto
esteriore,
dalla
chiesa
cattolica
por
pi
conservare la religione nei popoli, formava T oiii('ll(> il caro delle sollecitudini dei nostri magi^iori. La matvst sacri templi, la preziositi\ dei marmi, (Itagli altari, e dei
dei
vii^i
sacri,
la
133
la
bellezza
dei
dipinti,
per loro una continua e dolce occupazione. Penetrati dell' importanza, della necessit, e dei benefci del cullo esteriore,
grifizi,
non badavano
purch
i
essi n a
disagi,
spese, n a sa-
loro
templi
splendessero
preziosi
per
loro
grandezza
donativi,
laiche,
e
il
religiose
coi
generosi loro contributi, i nobili, i cittadini, i plebei coi loro frequenti e pii legiiti, tutti facevano a gara per rendere bella
onde Zara divenne celebre per sette le sue trentatre chiese, fra le quali primeggiavano le basiliche, e tra queste la cattedrale, come quella, che tutte le superava in maest e ricchezza, in essa si celebravano le sacre funzioni con una propriet ed esattezza veramente ammirabili; del che ne fa testimonianza T arcidiacono Ponte nel suo commentario de rebus eccL Jadr. ove cos si esprime ^ySacrae funcliones ad normam caeremonialis et rubricar urti
e sontuosa
la
casa
di
Dio
exade
et
celebtanttir
sub
riti
directione
magistri
i
caeremoniarum
vecchi uno stu-
nostri
Due
il
erano
servigio
dell'
arcive-
di
solto-ceremoniere
si
assisteva
eseguiva sotto gli ordini loro, e del primicerio. Ambdue doveano essere bene istrutti in oggetto di loro mansione. Venivano scelli per T ordinario dal gremio dei mansionari e del settimanari. Non isdegnarono per altro di assumere codesto uficio anche i canonici, e talvolta lo esercitarono perfino coloro eh' erano insigniti del grado dottorale, per cui troviamo un Vincenzo Gencini nel 1712, un Gio. Maria Ferrari nel 1716, ed un Giovanni Giurovich nel 1735, tutti Ire canonici capitolari, ed
clero
ed ogni cosa
il
Ferrari,
dottore
in
in
ambe
di
;
le
leggi.
Quest' ultimo,
oltrech
versalissimo
l'
materiri
osservanza dei sacri riti ed perci che, alTme non s avessero ad introdurre degli abusi in tale argomento, e perch una norma sicura e costante rimanesse ai posteri da
seguire nelle sacre funzioni
nel
della
nostra
basilica,
composo
che rest inedita, contenente tutte le nella si celebravano a' suoi tempi medesima, colle pi minute particolarit e mutazioni da farsi
f)
171
un' operetla,
in
tuli'
casi evenibili.
di tutte te funzioni e
il
titolo
di
,,Com[)cudto
il
si
ste funzioni
v'
134
la
perizia
del
consecrazione d' una monaca, eseguita nel 1744 da vescovo sulFraganeo nella chiesa di s.
descritta
modo
speciale la
mae-
materia di
riti,
trattarono
con-
formi
ceremoniale dei vescovi, ed ai commentari del medesimo, per lutto ci, eh' oscuro, ovvero malagevole ad eseguirsi in alcune cattedrali a causa della loro diversa forma
al
erano obbligali di attenersi scrupolosamente a quelle prescrizioni, ned ammetteansi eccezioni di sorta, senza previa consulta del Capitolo. Nella
e struttura.
Tutti
gli
ecclesiastici
medesima operetta, che passa di ceremonista in ceremonista. si contengono pure le lodevoli consuetudini della chiesa noveneranda antichit consecrale. e dal Pontefice Sisto IV con suo breve del 21 gennaro 1480 confermate. Cotale prerogativa della chiesa cattedrale di Zara, che neir esatta e maestosa celebrazione delle sacre funzioni consiste, non venne mai meno, ma si conserva tuttavia nella sua tradizionale integrit anche ai tempi presenti, alT infuori di alcune mutazioni, che far si dovettero dopo la cessazione del veneto dominio, di cui rappresentanti prendevano tanta
stra,
dalla
Come
per
lo
celebrano da
da
di
Roma
dei
princi-
della
cristianit.
Il
canto fu
chiesa
il
ammesso
acquist
la
la
dare
al
suo culto
si
la
magnificenza e
la
lustro con-
veniente.
tar inni
primi cristiani
riunivano
si
al
1
Signore. Lo stesso
pi
s.
s.
fece
la
in
corso
de' secoli.
chiesa abbia
s.
p redolii,
quali
furono
Atanasio,
s.
Gio.
Grisoslomo.
Ambrogio, e
Gregorio Magno, annettevano da loro lale importanza, che non isdegnavano di regolarlo regol il stessi, od insegnarlo agli altri. S. Ambrogio, che Iculri do. canto della chiesa di Milano in un tempo, in cui
i
135 --
paganesimo sussistevano tuttora, evit accuratamente di dars. gli indole profana, al che egualmente provvide Gregorio per la chiesa di Roma, bench questi, riformando il canto in un secolo, in cui erano scomparsi i teatri pagani, non
trovasse verun inconveniente a introdurre nel canto ecclesia-
melodie pi piacevoli, ma tali per altro, che non potessero ricondurre ad alcuna pericolosa rimembranza. Da ci derivata la distinzione tra il canto ambrosiano ed il canto gregoriano. Il primo pi grave, il secondo pi melodiostico
so;
st'
il
primo tuttora
in
milanese,
il
se-
condo
za,
diffuso in tutte le
della
cristianit
Olfrc que-
di
nobilt,
e una feconda
variet
di
afietti.
Zara,
Non Non
vandosi nel
380
al
al
concilio
di
si
s.
Ambrogio
tro nostro
il
recato,
ed insegnato
suo clero
vescovo, di a Roma a' tempi di papa Gregorio assieme ai suoi presbiteri, diaconi e suddiaconi, 1' abbia imparato in quella scuola di cantori, da lui istituita presso s. Pietro, e qui abbia portato la maniera del canto ecclesiastico, riformalo da quel grande pontefice, ed un esemplare manoscritto dell' antifonario da lui composto *). E certo che al principio del nono secolo il clero nostro era istruito nel canto, dappoich nella storia della traslazione di s. Anastasia, avvenuta al tempo di s. Donato, nei
primi anni del
dercs
nils
prefato
secolo,
. .
leggesi
,,Donatfis
una
cum
cautanles
et psalletites^
e pi sotto
,yClero
di
tanlibis
Neil' istrumento
alla
nel
getti
1018
da
dal
Bano Stefano
si
ogduo
lui
donali
et
hffmnaria^'
ciocche
dimostra
di
canto
quelf epoca
pelle,
antica.
di
Un
fregi
coperto
80
e largo
il
60
il
cent,
conservasi
scritto
nella
chiesa
nostra,
contiene
in
Kyrie^ Gloria.
Crcdo^
ed Agnus
diversi
in caratteri unciali
di
Monza
coiiRervasi un antifonario
speditole
dono da
n.
(recorio
Magno.
136
con miniature in caria pergamena. A qual secolo appartenga non consta, ma dev' essere molto antico, polche varie aggiunte vi sono nel Crcdo^ le quali si riferiscono a' tempi assai lontani; e le vedremo in Une del presente paragrafo. Allorquando nel 1393 succedette la riorganizzazione di tutto il clero urbano merc le costituzioni del benemerito arcivescovo Matafari. anche il canto delle funzioni della Metropolitana fu regolato mediante apposite leggi, e colla istituzione d' un maestro di canto fermo che col titolo di prcefeclus choi dovea dirigere ed istruire il clero. Per T assunzione al canonicato la cognizione del canto gregoriano era una condizione, stabilita dallo statuto organico capitolare, alla quale X eletto soddisfare dovea entro il primo anno del suo canonicato, di cui nel caso contrario ne rimaneva privato. lem slatuerunt^ queste sono le parole dello statuto, ^^qnod
quilibet prcelatus
et
Ecclesia
(rJadrensi:)
postqnam
sessionem pacifcam asseculns^ infra annuni a die appreheusce possessionis in anlea computandunu tvnealur ti debeat artem cantus firmi addiscere ; alioquin^ si non fneni instruarie canlns firmi ^ elapso anno^ prceittura^ seu canoncatu et prwbenda. quem ei quam obtinebit^ sit eo ipso j are
ctus in
privatus
quod
Dominum Ar-
troviamo
di
tali
postnwdum confrmandns.'' Nel secolo successivo disposizioni, che suppongono il clero nostro
fermo,
poich
desse
piutdi
non trattano
tosto a
obbligo
di
apprenderlo,
ma
tendono
togliere T abuso
eh' erasi
introdotto
da alcuni
non
accedere al lettorino, quando cantar doveasi in comune. E quindi con determinazione capitolare del 25 agosto 1448., sancita dalF arcivescovo Lorenzo Venier fu stabilito w/ </<'//<ceps quilibet Presbjter et clericus tam septcmannnus^ quam in quocumque alio litulo, in quacumque Fxctesia J drenst in-
offciunt
in
ecclesia
cantatnr^
tam
et
cantanda^
videlicf't
in
sponsoring cum suis iH'rsiculis et alia necessaria vero introitus cum suo cersu Graduali^ cum suo
leluja^
ti(B^
missis
versa
cune
suis
versiculis
AlSequen-
Postcommunio, Kyrie eleison^ Ht/mnus Angelicus^ Crvdo^ Sanc US j Agnusdei^ proni quodque offitium tempore suo euc-
gerit^
et simililer
137
aliis
in
vesperis et
sua cathedra^ sive sfareL sice sederei^ et se proeseniare m liedo ante lectnvinum^ et ibi cantare cum aliis ctericis quce erunl cantanda.' Di questa parie dell' esterno culto si occuparono canonici nostri nel secolo passato ed anche nel presente con particolare zelo e premura per il che troviamo un primii
;
ed
e
in
questi
ultimi
composilori
di
non si prestarono soltanto con rara premura, affinch il cauto fermo fosse con esaltezza e precisione eseguilo, ma conlrihuirono anche molcanto della nostra Metropolitana. Ess'
tissimo col loro gusto musicale, eh' era squisito,
pi
a
renderlo
di
mefflio,
lieti
dolce
di
tristezza
virt.
della
penitenza
nulla
la
felicit
una
vita
piena
Senza
tor
alla
originalit
delle
dei
diversi
concenti,
egli
li
gentili.
Vi
ha
infatti
cosa pi sublime del nostro Credo canlalo da due cori senza r ajuto dell'organo? cosa pi commovente delle lezioni
del
Vangelo
di
tradizionale
devoli,
lezioni,
Settimana Santa, canto tutto proprio e questa chiesa? Ove trovare concenti pi gradella
del
dei
ss.
Natale,
delle
Messa
del
Libera
defonti?
Che
di-
remo
degl'Inni
dell'Ufficio,
nuocere alla originaria loro natura, furon resi dolci, amabili e soavi? Il conservare coleste melode tali, quali ce le tramandarono nostri antichi, dee essere un doveroso comi
pito
di
noi
e dei
nostri
nepoti.
fu
nostra anche
l'
la
arcivescovo
a
tutti
i
1598 ingiungeincnm-
vano
lo studio della
musci. ^^Musicw
hant omnes
cattedrale,
maestro apposito nella che per lo pi era un beneficialo della medesima. Tal era nel 1648 il sacerdote Don iNicol Cherubini. Nei primi anni del secolo presente fungeva questo nobile ufficio il canonico (iirolamo Alesani, nostro concittadino, e quanl' egli si fosso adoperato nelT istruire il giovine clero nella musica
eterici.'^
V era
perci un
ecclesiaslica
lavori
lo
138
de^i^li
dimostra
lasciali
la
moltltudhie
allievi,
la
dei
musicali,
dei quali
alla
sua
morie,
molli
ancor oggid
il
ascollano assai
e sono
ritano
Pop tde me us
deli''
adonz'wn delia
venerd santo,
messa commovente del gioved santo, la passione della domenica delle palme, e del venerd santo, la grande messa istrumentale di Requie col magnifico Dies irce^ il grandioso inno ambrosiano istrumenlato, la Salce Regina^ Ace Regina^ la Regina Coeli e Wl/na^ una pi bella delT altra, diverse messe, vesperi e motleti per le varie solennit, e mol\
tal
1824
il
Cigala,
final-
mente nel 1857 T attuale maestro di cappella Antonio llavasio da Bergamo, allievo del conservatorio di Milano, il quale co' suoi piacevoli modi seppe desiare nei giovani nn grande amore a questo studio, e colla sua squisita intelligenza e perizia musicale valse a rendere famosa e rinomala la
cappella della metropolitana di Zara. Messe, Vesperi, Misererei
ed altre grandiose produzioni dei sommi autori dell'arte bella si eseguiscono con tale precisione ed esaltezza da incontrare
r approvazione di
tutti
cultori
dell'arte
musicale.
grandemente ad insliluirc il vero metodo di studio ed il buon gusto della musica sacra nella nostra chiesa si fu il maestro Don Francesco Sabalich.
Quegli poi che
contribu
zaratino, canonico
avendo dalla natura una bella voce di tenore, da giovane sacerdote recossi a Venezia, ove dopo aver studiato il contrappunto presso pi grandi maestri della 3Iarciana. fu eonorario
della
metropolitana.
Sortito
letlo
si
distinse,
pria
come
di-
scepolo e poscia
in
patria
nel
come maestro. Dopo alcuni anni ritornato 1824 assunto in qualit di maestro di canlo
latino.
(|uei
fermo e
sommi compose
pei chierici
nn libro intitolato. ^^Rcgole del cauto fermo'^ colle quali ne agevol grandemente il metodo d' istruzione, e valse ad instillare
nei
loro
studio
di
questo
ramo
importante della disciplina ecclesiastica, onde da (juoir epoca sino al 1855, in cui mor, sortirono dal Seminario una moltitudine
di
al
istituiti
nel
canlo.
quali
ancora
d'ooffi CJ'
si
trovano
alla
chiese
della
di
139
infinit
provincia.
litanie
in
Compose una
di
bellissitrie
canzoni e
ralor,
0li-
turgia,
a
pi semplice
diffi-
ed asprezze, conservando per sempre la loro tradizionale originalit ; scrisse due Miserere^ uno a tre e l' altro
colt
a
allievi
dell' istituto
e cos
pure
pei
il
desimi
luts
Vexilla ed
meSaed
ri-
voci,
inoltre
e graziose
pegli
Asili infantili.
del
vicnrio corale,
con molta premura e zelo a vantaggio dei chierici, ed anche in qualit di maestro di coro prest utile servigio alla chiesa per molti anni. Diede alle stampe un libro
d'istruzione del canto fermo.
doper
Abbiamo
detto
di
sopra, che
carta
in
che si conserva nella nostra chiesa, si contiene T inno angelico della messa, con aggiunte speciali, che si riferiscono alle prerogative della ss. Vergine. Siccome molti saranno desiderosi di coconoscerle, cos lo riportiamo tutto per intero
in
pergamena,
come
si
trova
quel libro
Gloria in excelsis
Dco
Et
in
terra
Laudamus
Bcnedicimus te;
Gratias agimus
tibi
propter
magnam
;
gloriam tuam
Domine Deus, Rex coelestis. Deus pater omnipotens; Domine Fili, Unigenito Jcsu Christe
SpirUuH
alme orplianorutn mortalhim hiraclile Domine Deus, Agnus Dei, filius Patris ;
et
Prnnogeniltts
Marur
Virginis Malris
;
:
Qui Qui
lollis
tollis
nostram
Ad
Quoniam
tu
solus sanctus,
Mariani
sanctificats^
140
Tu
Tu
solus Altissirius,
Mariani coronans^ Jesii Christe, Cum Sancto Spirili! in gloria Dei Patris. Amen.
LiC
ossa e le ceneri di santa ilnastasia martire Titolare della metropolitana e Patrona deir ytrcidioeesi.
Oneste sanie reliquie, da Sirmio trasportale nel quinto secolo a Costantinopoli, furono ivi custodite e venerale sino al secolo nono, quando ilo col T anno 810 in ambasciala
presso r imperatore Niceforo
to,
le
il
Dona-
ebbe da esso
cangi
allora
in
in
s.
r antica cattedrale di
del popolo
stasia.
seguito
le
nome
in
in
quello di
Anamarmo,
Fu
eh' egli
racchiuse
un arca
il
di
eh'
quella
stessa e identica
costume di quei tempi, sotto r altare principale della Basilica, dopo averla fregiata di analoghe iscrizioni, come si vedr pi sotto. Riedificala nel decimolcrzo secolo la Catledrale. f Arca
fu
magap.
giore, e collocala
a
la
s.
T altare dedicalo a
Pietro
Stella
ne fece
e coldelle
r intervento
magistrali,
delle
Religioni,
Confraternite e concorso grande di popolo: ne fece estendere il relativo islrnmento e lo rinchiuse nelT arca slessa, la quale fu collocala non pi sotto, ma sopra la uensa. ed innealata
nel
due colonne delT altare, che fu rinnovato e consacrato in onore della santa patrona e dei santi Pietro e Mauro. Dinanzi T arca fu apposta una
muro frammezzo
alle
basi
delle
tavola
nuirmorea colT
ellgie
lievo.
141
La set^uente iscrizione lapidaria esstila una volta sulla parete a lato dell' aliare ne una prova sicura .e nianilesla
Lncas
et
Stella
Ossih.
in-
ventum^ in hoc restauralo Altari iterum collocalum^ ejusque Sacellum Octavianus Garzadorus Archiep. cancello marmoreo muniri jussit die 10 Decembris 1629.
In tale circostanza fu estratta
una
mandibola
inferiore
con Ire denti, e riposta in un reliquiere apposito, di cui parleremo in appresso. Riportiamo per maggior fede il documento^ contenente V atto della ricognizione e traslazione di
cotesta preziosa reliquia
!n
:
llustrissimus
ac
recerendis^
misera--
simus
tione
in
Lucas
Stella,^
In restanratione
patronae suae metropolitanae eccledie jovis 17 mensis novemhris 1622^ reperta est arca
inscriptione
in
marmorea cum
his
superfcie
anteriori
exterins
Hic requiescit corpus s. Anastasiae -l^ De donis Dei et s. Anastasiae Donatus peccalor episcopus fecit. Dee gratias. A parte vero posteriori cum his lilteris : f In nomine s. Trinitatis. Hic requiescit corpus s. Anastasiae. A Intere vero sinistro cum his verhis : \ De donis Dei Donatus peccator episcopus fecit. Qua aperta et invento corpore in cinere, et aliquibus ossibus^ omnibusque repositis in sanctuario^ die dominico 27 supradicti mensis ac anni^ cum processione solemni^ et interventu iUuslrissimorum dominorum Petri Lauretani praetoris^ et Laurentii Bragadeni praefecli^ rapraesentantium serenissimae lieipublicae Venetiarum,, religionum^ confraternitatnm ac snmmo totius citntafis concursu^ ilerum in hac ipsa arca collocatum fuit,, relieta parte capitis,, asservanda in theca argentea specialiler illi depulanda. In quorum, fidem eie. Jadrae,, die dominico 27 nocembris 1622^ indictione T,
verhis:
In
nomine
s.
Trinitatis.
pontificatus ss. (L
n.
Gregorii divina
proiidentia
d.d.
papae
XV
Antonii
Priidi
Sfolla
Archiepiscopus.
et
curine
interf'ui^
aret
cancellarins^
supradictis
omnibus
mandalo praelihali
cnni
142
d.il.
Uhtstrissimi
Lncae Stella
illnslrissimae
archiepiredegi^
snbscriplione dominalionis
rece-
rendissimae.
L'anno 1822 fu demolito il suddello altare, il quale, se non presentava un certa pomposa architettonica apparenmarmi erano di valore e conza^ era per regolare, ed
i
siderevoli per
a
la
loro
di
mole,
cui
(fuali
furono
le
tagTiali
ridotti
pure
lapidi,
su
furono
scolpile
iscrizioni,
che
adornano i lati della Cappella. Un magnifico altare a quattro colonne con due statue, il quale dalla soppressa chiesa di s. Donato era stato per uso opportuno trasportato nella metropolitana, fu adflttato ed innalzato in luogo del vecchio, ed
in
quello
al
vi
si
modo come
trovano
si
trova
gini
presente, che
le inia-
guente
in
Y iscrizione
se-
Cneres
s.
Anastasiae Tihd.
et
Patr.
Delle quali enarrate traslazioni se ne celebra solenne memoria nella quarta domenica d settembre d' ogni anno nella citt e diocesi con ufficio proprio di seconda classe
approvato dal Pontefice Pio Vili; il che si deve allo zelo distinto deir or defunto arcivescovo nostro Giuseppe Francesco di Paola Nowak, e alla straordinaria sua divozione verso la litolare e patrona della sua chiesa T illustre martire
santa Anastasia.
II.
santo
mento
furono depositate nelf aulica Cattedrale. Un monusostenuto da quattro colonne di pietra, contenente
al di
mag-
giore della basilica nella volta della sottopostii cripta. L' arca
marmo
orientale.,
il
coperchio
di
porfido.
Una
finestrella
al
inferriata,
d luce
lo-
della
visita
143
fatta dall'
arcivescovo
Il
braccio di
m.
Fiiroitiia v.
la
iti.
mensa
del
maggior
in
altare
trovasi custodito
un
reli-
di
pietre
preziose
di
squisito
:
la-
Ma
per
alle
fine del
passato
quaf epoca
appartenesse quel voto cospicuo non sappiamo di certo. Troviamo per in documenti del 1067 e 1072 firmato qual primo
e principale testimonio un Prestanzio, consigliere
della
Zara ^Praestantius tribunus leslis'' quel tribunus significa appunto nobile e consigliere. Ritenuto che questi fosse stato il donatore della preziosa reliquia, il lavoro, che dalla tradizione viene celebrato come isquisito, ed antico, sarebbe dell' undecimo secolo.
munit e nobile
di
coove
Il
Il
una
colle-
zione
di
predei
ziosit,
per
la
ramente insigne
liquar
veneranda.
e
d' altri
Contiene
santi,
desso
le
ossa
forme svariate, e di squisito lavoro dei secoli di mezzo. In grande venerazione fu sempre tenuto questo santuario. Ogni festa, che aveva qualche relazione colle reliquie, veniva celebrata colle debite solennit, come si pratica tutto d. Cinque volte ogni anno si esponevano
d'argento
di
venerazione dei fedeli alcuni dei principali reliquier sulr aitar maggiore durante la messa pontificale; costume che vige tuttora nelle leste delf Epifania, Pasqua, Pentecoste,
alla
Assunzione di M. V. e del ss. Natale. Si trasportavano un tempo con lumi dal Santuario all' aitar maggiore da un sacerdote vestito
naslasia
si
di
cotta e stola.
il
A-
esponeva
solo busto
santa martire. Vi fu
_
circostanza
tuario
lennit
e
in
144
cui
tulle
le
reliquie
del
il
Giubileo Poutillcalo
giorno 18 giugno 1871^ la domenica terza dopo le Pentecoste^ in cui egli compiva il vigesimoquinlo anno di ponbrato
tificato.
Si facevano
colle
reliquie,
festa
sacri
indumenti,
nella
Marco Ev. patrono della Repubblica, nel di 31 luglio in memoria delf ingresso delle armi venete in Zara nel 1409, nel di 7 ottobre in commemorazione della vittoria riportata
sopra
miis
di
s.
i
si
cantava
vigilia
alle
il
Canfefesla
Domino
e nella
Simeone. Per
delle
antica
consuetudine
tutti
i
suddette Cuclizza
prorue
cessioni
rali
dovevano comparire
sacerdoti e chierici
sino
a
da
Cosino sino a s. Cassiano. Questo Santuario era dapprima situato, ove ora l'aitar dell'Immacolata, ed era custodito con somma cautela dappoich aveva nella parte di dietro duplice porta, una di legno con serratura, la cui chiave stava presso r arcivescovo, ed una di ferro con doppia serratura, cule cui chiavi erano affidate al Conte, e ad un nobile: rati poi custodivano quelle, che chiudevano il santuario nella facciata anteriore con la porlella di legno, collocata frammezzo la pala, e T inferriata. Al principio del secolo pre;
i
sente
slato
collocato
nella
nicchia
dell' altare
vicino
Sacramento, che ha il suo ingresso nel Battistero mediante una porticina a doppio serramento, le cui chiavi sono in custodia della Fabbriceria. Nella quarla domenica dopo Pasqua se ne fa ogni anno solenne esposizione con togliere la pala, rappresentante il martirio di s. Grisogono, lasciandovi il cristallo, che chiude perretlamenle il lume della nicchia. Data in tal modo una idea generale del nostro Santuario e di quanto lo risguarda. passeremo a discorrere dei "') singoli reliquieri, che in esso si conlengono.
quello dei ss.
*) A confernia li i|uuiitu .si dotto ili st)|)ra j<i fta^^'imi-i*, olio un nlto por aonaggio parigino, intolligontc, <mI amante di oggetti d' arte rolijjjosa, dojio di toMOii delle ohiese di Kianoia. d' Italia e della S\ixy.era, p dopo aver vivitati loo l'iitla, >i di aver aniecluta la sua oollo/ione oon vai oggetti li ootosta Zara nel 18G4, ed esaminalo il nostro santuario, ebbe ad amntirarnt^ ed apprex xai'nc il ntcritu tanto dal lato artislioo ({iianto da (|0(-llo della sua uittiolii( Iti tornato in patria, Ceee olfriro all' amminislraxione della basilica la rtle\i(io Honima di i.'i.OtM) Tranelli per 1' aoi(ui.sto die intendeva Tare dei t'oli sei biiHti I. lettera relativa k eonserva fra gli atti della rabbrioeria, la i|Uale anxieli |iru priarsi di un Iohh eosi pn'/.iosti, rt'spinse lu generosa onViid. ohe in o.iao di verao vrebbeHJ |o(uto elevare ad una eilIVa anour maggiore.
i
>
I.
s.
Croce e della
Spugnila.
Questo prezioso e mollo elegante reliquiere, tutto d' argento doralo un egregio lavoro, per opinione degf inlelligenti, del secolo decimoquarlo. Sopra una stella orizzontale poggiano colle loro teste quattro draghi, che colle code alzate, e riunite insieme, sostengono un castelletto di cristallo, circondato da quattro cavalieri, muniti di trombe ed aste, inghirlandali da rame di fiori e gemme. Attraverso del castelletto passa un perno che porta nella sua sommila un cilindro di vetro con coperchio d' argento doralo, fatto a foggia di piramide, e sormontato da un piccolo crocifisso. D' intorno al castelletto sopra una lamina d' argento leggesi la seguente iscrizione in carattere gotico: ,,-[ Hic est de sponga D,ni qua
potai,
parte
interna
del
cilindro,
trovasi
un pezzetto del legno della santa croce, ed un' altro della sacra spugna. Sopra la striscia scritto in golico. De vero liguo Crucis Xri et de sponga^ qua potatus est." Si espone nei venerd d quaresima, unitamente a quello che segue.
II.
ititi'o
s.
Croce.
Questo reliquiere, ove si conserva una particella autentica del legno della s. Croce, tutto d' argento ; ha la forma d' una croce con relativo piedestallo, ai lati del quale sono appostali due angeli di bellissimo getto e disegno. Esisteva nella or soppressa chiesa di s. Domenico, ove si esponeva nei venerd di quaresima, e si facevano da quei religiosi solenni preghiere con numeroso concorso di popolo.
III.
Iflarla ss*
cristallo
sostenuto da un pieil
destallo,
tubo
M. V. sormontato da una crocetta con crocifisso d' argento doralo da una parie, e colf imagine d'un santo papa dall'altra, sulla cui sommit incisa la lettera s. iniziale di Silvestro, nella
il
collocato un vasetto
latle
di
cui
chiesa, ora
soppressa,
si
conservava.
11
liquiere
d' argento
doralo, di
M.
antico lavoro.
Ifl.
IV. Il
busto di
/tnasiasia
Titolare.
Di bellissimo disegno questo busto, rappresentante la nostra eroina e palrona 5. Anastasia, vago e squisito lavoro
10
disse sin da
principio^
tolse
146
dalla
veneto del secolo XVll. Esegiiila nel 1022 dall' arcivescovo Lnca Stella la oiuridica ricognizione delle nostre principali reliqnie^ ed in primo Inogo di quelle della santa, come si
egli
sacra urna,
in
cui
e-
rano riposte,
una niandibola inferiore con tre denti^ e la colloc neir accennato busto, fatto appositamente eseguire, coir iscrizione seguente scolpita nel nimbo, die il capo adorna sanctae anastasiae martyiiis/^ Ha intorno al collo un vago monile d' oro, di oggetti preziosi guarnito, fra i
quali spiccano
l'
diversi
anelli,
arcivescovo Godeassi, dei defunti prepositi capitolari 'forato e Scaricb, delf arcidiacono Martincich. e del canonico
Mandicli, e
d' altri
ancora.
!i.
V. Il
braccio di
braccio
di
(risiogono
ll.
Patrono
di Zara.
Grisogono M. e nostro Patrono, custodito in un reliquiere d'argento dorato, avente la torma d'un braccio. Duplice smaltata effigie del santo adorna della mano il carpo, da un lato del quale vedesi effigiato il santo guerriero in piedi, impugnante colla destra il gonfalone di Zara, e colla sinistra lo scudo, e dall' altro lato il santo guerriero a cavallo colla spada al fianco, collo scudo in una e colla bandiera nell'altra mano, su di cui incisa la croce. Un bell'intreccio di foglie, frondi ed uccelli adornano tutto
s.
il
Un
il
piedestallo,
di
vagi smalli
la
ornalo, e
d'intorno
ad
esso
trovasi
pure
smaltata
se-
guente iscrizione gotica ^,Bracium San.mi Grisogoni.'' Non questo bel reliquiere. Esisteva si pu precisare l'epoca di per nel XIV secolo., e dinanzi ad esso in quel tempo si pi solenni giuramenti, e specialmente facevano da'Zaratini
i
quelli
sovrano. Cos giurarono, davanti a cotesto reliquario, fedelt al re e alle regine d'Ungheria Elisabetta e Maria negli anni 1383. 1390/1392 e 1393. Paolo de
di
fedelt
al
Paoli nel
fa
suo memoriale delle cose di Zara alfa. testimonianza cos y,Jnrnrimfis super Brachium
1392
s.
ne
et
(Itry-
sogoni
letjinu'
M.
in
publico
Si
Consilio
Jadrw
alla
Fidrlttdtcn
Hrtji
f/fingariie,'^
espone
nel
venerazione
dei
fedeli
sull'altare
stivit,
delle lU^liquie
ai
a
fe-
che corre
21 novembre.
Vvili
ili
M.
VI
l^Intro
VII
.rHO|i:oii<>
il.
due
custodite
le
conformati a fotigia di piede, som ossa dei piedi del nostro santo patrono ed illurelicjuieri.,
sire martire
147
Nella
il
forma
Il
molta eleganza
ugnali,
sono
perfetlamenle
in
quale ricchissimo
quello
primo fregialo d'uno cir dorato, meno ricco stemma sormonlalo da una croce, e con un leone in piedi nel centro, ciocch farebbe ritenere che il donatore sia slato r arcivescovo Teodoro Balbi, tale essendo il suo slemma gentilizio. Ci ammesso, il lavoro ed il dono sarebbe della met del secolo XVII. In ambidue nella parte superiore v' un foro in forma di croce, donde si scorgono le reliquie inchiuse. In uno dei due reliquieri v' la iscrizione 5. C^r^sogonr' in lettere latine. Si espongono il d 24 novembre d' ogni anno assieme al braccio del santo.
nelF altro.
Vili,
elitre relquie di
di
s.
Grrsog^oiio
IVI.
Alcune ossa
setta
di
s.
in
una casa
legno
di
nica dell'arcivescovo
Caraman
il
1746
d'
si
viene
le
cono-
eranvi
rinchiuse
seguenti
una mano, un pezzo dei calvario, un pezzo d'osso dell'orecchia, un pezzo della spina dorsale ed altro pezzo di raggio d'una mano, pii, una palla di cristallo di monte forata nel suo diametro e colla seguente iscrizione ,,caput ensis s. Chrysogon," Il dito indice era fregialo d'un anello d'argento, su di cui stava scritto G^aspar^ Balthasar^ Melchior'' e nella pietra, eh' era un jaspide, eravi l'imagine d s. Giovanni Battista. Questo reliquiere un prezioso monumento del secolo XIV. Ha la forma di una cassetta, lunga 30 centimetri, larga ed alta 15, in tulle le sue parli, tranne l'inferiore, coperta di lamine d'argento doralo, ornale di un lavoro di orificeria, esprimente un intreccio di foglie di vile e grappoli d'uva, di eccellente effetto. Tre medaglie di forma ovale^ smallale, adornano il coperchio. Quella del mezzo ha l'effigie di s. Grisogono colr epigrafe. ^^Bealiis Crisogo/^js"' frammezzo a due palmizi, .simi)oli del martirio. Il santo, di lunica e clamide vestilo, impugna colla destra la croce davanti al petto, tenendo la sinistra sotto le vesti. Ai lati del capo nimbato ha due angeli in ginocchio con candela in mano. D'intorno alla medaglia l('gg(j.si la seguenle iscrizione gotica -I- Hoc op (us) fait faci (urn) / (em) p (o) r (^e) nobtlia (m) t^iror (unij.
santo, cio
raggio
Viti
(a).
148
e
et
Cadnl
(ini)
/;.
Viilcin (a)
Marlinusii
Nella
Pmili de Galcign
medaglia a destra della precedente rappresentalo in mezzo pure a due palmizzi s. Giovanni Battista, clie tiene nella destra una palma, e colla manca una fascia col motto ^^Ecce aynus De ecce qui iolUt peccata muudi inis, (erere nobis)." Nella terza medaglia v' rimanine di s. Giovanni Ev. anch'essa fra due palmizi col libro de' vangeli in mano. Frammezzo alle descritte medaglie vi sono effigiati con lavoro a cesello un uomo e una donna con panieri di frutta., e sei belve feroci, che sembrano raffigurare i persecutori della chiesa, che coi loro allettamenti, e con ogni sorte di martirio tentarono indarno di scuotere la fede de' cristiani. Nella grossezza del coperchio leggesi dintorno la seguente gotica iscrizione f Ad honore (m) Beati Grisogoni Martini (sic) hoc opus fuit factum per No hiles et Populares Jadre p{er) siios testamentos et p(yo) deiwcio (ne) s(i\n)cti predicti,'' Nella facciala anteriore vi
AfiH (o)
MrCCXXVl."
di
squisito
lavoro, l'uno
rappreantica
sacerdote
s.
coli'
tre
primi
;
l'altro
rappresentante
croce nella
della
mano
destra,
segno
della
fede,
e colla
di
palma
questo
sinistra aperta,
e rivolta
davanti. L'assieme
il
lavoro eseguilo
con molta precisione e finitezza. All' infuori degli smalti ch'hanno molto soiferto, lutto il resto assai bene conservato da sembrare di recente eseguilo. Si espone il d 24 Novembre assieme ai piedi e al braccio del santo. Oltre air essere molto pregevole questo monumento della patria devozione non solo per le insigni reliquie che racchiude dell' antichissimo e principale nostro Patrono, ma anche per l'arca preziosa che le contiene, esso acquista maggiore pregio ed importanza dal tener delle iscrizioni che abbiamo di sopra riportale. Da esse infatti rileviamo, che in seguilo
testamentarie dei nostri buoni avi fu eseguito quel monumento, e che gli esecutori teslamenlari fumenzionali, rono Ire Rettori della nostra citt, di sopra
a
pie disposizioni
i i
quali posero
ogni cura e
premura
accioccht"*
il
volo
fosse
degno
del
Santo Protettore,
come pure
de' suoi
protelli.
devoti Zaralini.
IX.
149
li
Le ossa
di
s.
Donalo, Vescovo
%nra.
Entro un'arca oblunga di legno di noce, e lulla inargentala, si conservano le ossa benedette del nostro concittadino Vescovo, confessore e patrono s. Donato. Lunga cent. 65 ed alta 28, nel centro della sua facciata porta una
bella
effigie
del
Santo,
vestito
di
d'
di
abiti
pontificali,
antico
una
s.
fascia
pure
iscrizione
Donati Ep. Jad" in carattere romano. Ai lati deir imagine vi sono scolpite due epigrafi di data recente, r una a destra, che rammenta la solenne traslazione della reliquia dalla sua Rotonda alla Metropolitana, celebrata nel 1809, e che del seguente tenore MDCCCIX. Fu in Duomo trasferito s. Donato'' e l'altra che ricorda la riposizione della medesima nell'arca presente, e che suona cosi
,^MDCCCXXVL Fu
dorato
d'antico
imagine. La chiave
coperchio dell'arca
reliquie
in
possesso della
fabbricera.
marmo
le
iscrizione sopra
aitar
sopra
descritta
furono
anche
altre
ossa,
che
formavano anticamente due separati reliqueri. Il primo de' quali avente la forma di braccio era tutto d'oro puro, fregiato di un lavoro ricchissimo di filigrana, ornato di
pietre
seguente iscrizione /^ex' Colomanue pie^ fiector Amandeciae : hoc bene fecisti; retnljui tibir, quod voluisti'' da cui si deduce essere slato questo un voto del Re Colomanno, un dono per grazia ottenuta coli' intercessione
dorato trova vasi
la
del
monumento
del secolo
duo-
decimo; con avvertenza che il vocabolo Amandeviae dev' esser stalo mal riportalo dall'originale, dovendosi leggere Romandiotae^ eh' lo stesso che Romaniae^ constando dalla storia che i Re d'Ungheria, qual'cra appunto Colomanno, avevano a quei tempi una qualche giurisdizione sui paesi della Homagna e perci detto Rector Romandiolac ovvero Romaniac. Il secondo dei due suaccennati reliquieri era una
;
legno coperta di lamine d'argento insignite dello sttHnma dell'arcivescovo Cornelio Pesaro del secolo decimocassetla di
e8lo.
Ambidue furono
alienali
onde
far
fronte
alle
spese
X.
150
alla
fine
del
se-
Braccio di
]>oiia(o.
di
adorno
gemme
s.
questo
l'antibraccio di
Donalo Ve-
scovo, che mediante un vago Iraforo si rende visibile ai divoli veneratori. Intorno al carpo della mano si legge scritto in carattere gotico, smaltato ^^Biachium \ Beati \ Donati \ Episckopi f" ed un p pi sopra trovansi sculpite le seguenti
iniziali
gotiche
}-
t.
l.
v.
che
potrebbono
spiegarsi
cos
^yTetnpore Lnureulii
stalo fallo
alla
ai
Venerii'^
dell'
vale a dire:
piedestallo,
vite,
questo
di
reliquiere
tempi
met del
il
XV
secolo.
Il
rame dorato
ha
solito
intreccio di foglie di
sembrano
grifoni.
li
8.
DoiLito V. in forma di
rame donostro vescovo e
di
i
braccio.
In
altro
sono custodite alcune reliquie del patrono s. Donato. Non ha alcuna iscrizione, se non che simboli dei quattro Vangelisti di rozzo lavoro. Esisteva nel
ralo,
s.
Silvestro.
Un terzo
reliquiere d . braccio.
Donato
in
forma
di
Donalo. Fatto a foggia di braccio, nel davanti in centro ha una figura discalceala, in basso rilievo di sbalzo, vestita (li piviale, con libro nella manca, e nimbo al capo.
a
s.
questa l'effigie
alla
dell'apostolo
incisa
la
s.
(liacomo
iMaggiore.
di
sotto
quale
v'
seguente gotica iscrizione iVLio'% cou tre stemmi; uno nel nella parte superiore, ed un albero
gotiche r e v ai
astile,
lati:
lettere
T altro
am sormontate
sinistra
lettera
di
piedestallo
ornato
due
slemmi
di
s.
Marco,
un terzo con un grifone alalo, e delle imagini di Arcangelo, s. (Jrisogono, s. Anastasia, s. Donato, s. l>Iichel seguente golicn la e s. Simeone. Dintorno alla base v'
("
iscrizione
,,.4/
tentpo
///
Piero
'
di
'
tntorino
(ttianiitifto
'
151
'
.
Vichario e di sotto in caratteri Antonio Marusic s(/)o romani \ Heliquie di s. Ponado -j- Integro oso del dif. -p s(on)o post{e) Oso de s. Marcela V' -[* Palcere Martiri his(n)i' Gua(rdsino)." Questo reli7'(empo)re S//i?(eslro) quiere, che contiene un dito di. s. Donato, una reliquia di alla Confraters. Marcella V. ed altre ancora, apparteneva nita dei cittadini di s. Giacomo, annessa alla cappella di tal nome, le quali or pi non esstono, come si vedr in seguito. Lo stemma di mezzo accenna alla nobile famiglia de
*
*
'
Venlurifo^
il
cui
dietro
lo
era
quel
le
tempo
iniziali
gastaldo
p.
;
della
ai
Confraternita,
lati
come
dimostrano
v.
poste
dello
piedestallo
al
maggior
capo di ogni pia associazione si dava il titolo di gastaldo, ed al suo assislente quello di vicario, che allora era Antonio Marusic. come emerge dalla scritta del piedestallo, e dallo stemma che ha le iniziali a. m. Dalf altro stemma, avente in centro la croce astile con V iniziale s. nel fondo, che vuol significare Societas^ ovvero Sodalitas^ si viene a comprendere che la croce era il vessillo della Confralcrnita. Si noti ancora che fra i
chiarezza della quale giover sapere che
santi
patroni,
s.
incisi
nel
piedestallo
la
del
tal
reliquario,
si
trova
pure
i
Michele, poich
chiesa di
nome
tempo
le
loro funzioni
ra-
dunanze.
XIII
s.
I>oiiafo.
in
Due
liquieri
d'
diti
Donalo
in
si
argento dorato
(Il
mensione
di
s.
Donato, racchiude le ossa hcnedelle Zoilo. Prele, Confessore, e patrono secondario di Zara.
di
quella
Nella facciata,
alato,
in
d'argento dorato, dell'epoca istcssa dell' effigie di s. Donato. Sotto il leone sono applicali tre stemmi; quello di mezzo apparisce del Doge, gli altri due forse del Provveditore e del Conte di Zara. Sopra il medaglione iu una striscia d' argento dorato inciso y^Corp. s. Zoili Conf." he quattro cantonate della facciata sono pure di bel lavoro d' argento doralo. La cassa chiusa con serratura, la cui chiave custodita dalla Fabbriceria. Nella ricognizione
finito
lavoro
~
fattane del
152
si
1746
riuvenriero le
esse
una
per-
gamena
In
Dei aelerni nomine. Amen. Anno JSativitatis I). JS. . C. W58. Ind. Il ; die Lunac, prima mcnsis Jtdii^ Pon.tus autem SS.mi in Xslo Palris et D.ni U.ni Alexandn Divina Provid.a P.P. VII anno 4, Temporibus Sereni Pri/tcipis ac D.ni N.ri Joannis Pisauri Dei grafia incitili Ducis Venetiarum et lll.mi ac Excell.mi D.ni Anfonii Hernardi Procuratoris D Marci., el Dalmatiae Epirique Provisoris Gencralis., Excellenlissimorum D.D. Joannis Pauli Foscarini Vice-Comi tis., et Anfonii Zeni i^raefecti., Rector. Jadrae. Anno saetissimi Belli Turcici decimotcriio. Ossa s. Zoili Conf. olim anno 1622 ab lll.mo ac R.mo F. R. Uno Luca Sfella Archie.po Jadrae., ex Ecclesia s. Hocchi in Sanctuarium Eccl.ae Metropol.nae translala Ill.mus ac li.mus D. Theodorus Balbi. Miserai. e D.a Archie.pus Jadrae in Aclu Sacrac Visilationis ex rudi Arca lgnea^ in hac deccnlius exornata suts vuriib. candidila ac clausil ; Assislcnfib. H.mo D.no Valerio Ponte /. Ventura U. D. Archip.bro^ Vicario Gn.li. H.mo D. Nicolao et Adm. H.do D. Malthaeo /. Dudesio U. D. Archidiacono., Visilationis Cooperaforibus^ nec non S. Theol, Doc. Sacrae Perill.fri ac Exc.mo D.no Hieronymo Soppe I. U. D. Sanctuaad majorem rii Procuratore. Quod felix faustumque sii, et Dei Gloriam^ el ad augendum ejusdem Sancii Conf. cultum et venerationem. Super quib. omnib. Ego Cancellarius infras.ptus de Mand.o ejusd. lll.mi ac H.mi D. Archte.pi praesens pu^ blicum feci documentnm. Ego Anlonius Casanova Canonicus Cancellarius Archiep.aUs p.ns publicum Instru-
mentum
et
confeci^
et
in
fidem
subscripsi
sigillavi.
la
Zoilo fu eseguila
Luca
Stella
nel
la
zione delle medesime dalla chiesa di s. Rocco alla Metropolitana: e che una seconda regolare o giuridica ricognizione venne fatta dalf arcivescovo Teodoro Balbi l'anno 1658
vecchia o sdruscita arca di legno in altra pi decente e pi bella, e ci duranlo la sua visilH canonica. E da notare per che il capo del santo, che nella
lorquando
le
trasfer
dalla
suddetta chiesa
fu
si
153
in
venerava
s.
nella suddetta
tato
nel santuario di
si
tuttora
conserva e
in
si
Maria delle monache benedettine, ove espone alla venerazione de' fedeli,
come vedremo
numento.
mo-
XVI.
Osso
di
d*
un braccio
di
s.
Zoilo.
con piedestallo e coperchio di argento dorato, sormontato da una bella piccola statua del santo, racchiude un' osso del braccio di s. Zoilo. Il lavoro non ha alcun pregio artistico. Si espone nella festa del santo
cilindro
cristallo
ai
Un
23
di
decembre XVII. li
all'
aitar
delle
s.
Reliquie.
capo
pi
di
ISisto
I.
P.
Ifl.
Uno
stra
si
dei reliquieri
il
la
chiesa noP,
Sisto
M.
con
Esso
lavoro.
tutto
Il
d' isquisito
rara precisione,
ste proporzioni
un
effetto
ammirevole, e con
busto riccamente
le
sue giu-
un non
so che
tato
d'
di
celestiale
ornamen-
un lavoro d' orificera, esprimente un intreccio di foglie, tale da sembrare un ricchissimo drappo d' argento. Dalla base all'estremit del nimbo allo 53 centimetri. Pendegli
dal collo sul petto
una catena
d'
argento, a cui
attaccata
una croce pettorale vescovile d' argento dorato, ornamento d' epoca posteriore. Sul petto vi fu impresso dall' artista medesimo l'anno 1596. Nella parte superiore del nimbo in mezzo incisa T iscrizione S. XisH^'. V arcivescovo Caraman nella
visita
la
prova vi rinchiuse il seguente documento ^^Sancti Xisti Mar. Die 14 \'ov,hris 1746. Visilatum futi hoc Bustum ah Ul.mo et B.nio D. Mallhaeo Caraman Archie.po Jadrae in prima sua S. Visiiatione". La festa di questo santo si celebra ab immemorabili nella nostra citt e diocesi ai 6 d' aprile, giorno in cui la chiesa universale fa la festa di s. Sisto I Papa e Martire. In un calendario della chiesa nostra del 1590 trovasi '. Xisli l\ i^/." appunto ai 6 di aprile.
gne
reliquia,
XVIII. Ifraccio
Il
i.
Hnio P.
ITIartire.
un' intiero
la
yuesto roliquiere
0880 del braccio
di
s.
d'
argento dorato
contiene
Sisto
Papa e Martire. Ha
figura di
destallo
siina
154
Il
pie-
di
foglie
di
vile.
Nis-
di carta collo
,^Brachium S. Xisti'^, Nulla di certo pu dirsi intorno all'epoca di questo reliquiere; somigliando per il lavoro di orificeria a quello del busto di s. Sisto, si potrebbe attribuirlo a quel tempo^ cio al secolo decimosesto.
scritto
XIX.
Il
capo
di
s.
9.
lieoBiarclo
Confessore.
Un
chiude
il
Leonardo Confessore, ciocch viene attestato dall' iscrizione incisa nella sommit del reliquiere cos 8. Leonardi C." Esso ha pressoch le slesse dimensioni di quelle del busto di s. Sisto. La sua festa si celebra colla chiesa universale il d 6 di novembre. Non consta di qual epoca sia questo busto.
capo
XX. Bus<o di
Una mandibola
colla
di
s.
s.
ITIaria Ifladdaleiia.
argento, rappresentante
sulle
la
santa
di
dorata capigliatura
scendente
per
la
spalle;
lavoro
orilceria.,
molto estimato
sua
antichit,
i
monumento
onorevole della piet de' nostri avi verso defunti, e della loro divozione verso i beali comprensori. Questo reliquiere ha nel vertice un foro in forma di croce, donde la sacra
reliquia si
si
legge
in
carattere
Se
dcsperelis vos
-j-
qui
pe-
care
oc
'
solefis^
X
'
An. Uni
ni
III
'
llcnse
d.
aniniii
olm
Volcic
in
Magdalene
si
quo posila
mandibnla.
A.'*
tu
Matjdalena
eseguili
in
il
lavoro e
il
dono vennero
novembre
dibola
di
1332;
man-
Maria Maddalena; e 3.o che il dono slato fatto in suffragio di Volcina de Marlinusio, e probabilmente da sua moglie. Si noti che il defunto quel ucdosimo nobile zaratino Volcina de Marlinusio, uno dei tre Kellori ovvero 1321 Giudici di Zara, che trovasi indicato come vivo nel reliquie nell iscrizione della cassetta, ove si conservano lo vedere sedi s. Grisogono. (Vedi sopra) Reca sorpresa il gnala r epoca in un modo del lutto inusitato. La parola }lara
si
155
per
far
riferisce
Magdalena^ ed posposta
rima
con
pia.
M. A. polrebbono intendersi per ,y Mariti Amantissimi"^ se ritener si voglia per donatrice del reliquiere la moglie del Marlinusio. Si avverte che li nostri istorici patri riportarono soltanto il primo inciso della prefala iscrizione, senza cnrarsi del pi importante che segue, e forse in causa
Le
iniziali
che incontrarono nel rilevare la scrittura, che non cos facile a leggersi. Questo reliquiere viene esposto alla venerazione de' fedeli sulT aitar maggiore il giorno in cui la chiesa celebra la sua festa che cade ai 22 di luglio.
delle difficolt,
XXL Busto
di
s.
Marta
Verg:iie.
Questo reliquiere, pure tutto d' argento, simile al precedente nella sua forma, e pare sortito dallo stesso artefice, sicch puossi attribuirlo senza esitanza al secolo medesimo XIV, abbench non siavi iscrizione di sorla. Contiene, giusta antica tradizione una porzione del capo di s. Maria V. e si espone sulF aitar principale il d della sua festa, che
corre add 29
di luglio.
XXIL Reliquia do
In
ss. Iiiiioceiiti.
un piccolo reliquiario, tutto d' argento dorato, formato a foggia di pisside, s' inchiudc in vaso cristallino un'osso dei ss. Innocenti. Mollo gonlile questo reliquiere, lavorato
alla
nel
Non
liavvi
iscrizione
s.
di
sorta.
XXin. Busto di
Gliorg^io mtartire.
Questo busto, tutto ti' argento doralo contiene, giusta 1' antica tradizione, una parte della testa di s. Giorgio Martire. Non avvi stemma per ned iscrizione, che ne faccia testimonianza.
XXIV.
Un
slieo e
altro
Il c*apo di
s.
Griacoino Interciso.
pel
monumento rimarchevole
sua antichit
r|uMl()
si
suo pregio
s.
arti-
per
la
il
reliquiere di
Giacomo,
In-
indilo
martire del
dai
terciso e
Greci
EancUsta
genere
di
per
Contiene desso una j)orzione del capo di quest' illustre campione di ('risto. Ha la forma di un cilindro della circonferenza di HO, e dell' altezza di 12 centimetri, coperto da una cupolctla, ed in tulle le sue parli rivestito
la
fede.
di
lastra
Il
cilindro
tro
156
al-
diviso in
di
da colonnelle
altre
alcune
delle
quali
spira,
scanellale,
lisci,
da archetti
ed altre miste, con capiteli sormontali entro i quali sono effigiali i santi apostoli
Andrea, Giacomo il maggiore, Tommaso, Giacomo il minore, Filippo. Bartolomeo e Matteo, Hanno tulli il nimbo ed il proprio nome dintorno al capo, scritto in caPietro, Paolo,
son lutti vestili di tonaca e clamide romana colla destra poggiata al petto, lenendo chi un rottolo, e chi un libro colla sinistra. La parte superiore, che convessa, ha sei medaglie in giro colf effigie di Ges Cristo, di Maria ss. dei Ire apostoli Giovanni, Simone e Giuda, e del nostro martire s. Giacomo interciso, stringente la croce davanti al petto colla destra, tenendo aperta la manca pure dinanzi al petto. Nella sommila della cupolella v' un foro col suo coperchio, sopra il quale v' bene effigialo un personaggio, che sembra essere il giudice Casco marito di Bosna, di cui pi sotto parleremo. Era costume degli antichi di fare nella cima dei reliquar colesla apertura affine di esporre cosi rinchiusa reliquia alla venerazione ed al bacio de' fedeli. Dintorno alla fascia che congiunge il cilindro colla cupolella si
ratteri
ialini;
ANCH (sic) CAPSAM AD ONOREM SCS lACOBI MARTIRIS OB REMEDIVM ANIME CHASEI
t
EGO
BOSNA
IVSSI
FIERI
personaggio, indicato col nome di Cliaseo fu quel desso medesimo che nel 1096 copriva la carica di Priore o Giudice di Zara, dappoich in codesl' anno lo si trova nella serie dei Priori nostri riportata da un' an-
Non
dubbio che
tico
ne fa menzione qual Priore di Zara neir anno stesso il celebre Frescot nella sua storia della Dalmazia P. 1. Avendo Bosna fatto eseguire il lavoro dopo la morte del marito ob remedium anime Ckasei viri mei'* ne viene per conseguenza, che lo si deve attribuire tale reliquiere alla fine del secolo undecimo. od al principio del duodecimo. E di colesf epoca a[q)unlo. per opinione degl' intelligenti, sono lo siile e il carallere delle figure e degli accessori, che adornano questo monumento dell' ari crimanoscritto, e di
lui
stiana,
XXV.
Il
157
s.
capo
di
Oroiizio Martire.
Chiuso in una cassetta d legno, tutta guarnita di lamine d' argento figurate, riposa il capo di s. Oronzio martire. Essendo questo monumento mollo pregevole per la sua lo antichit, e di non lieve importanza per le imagini che adornano, giover farne la pi diligente descrizione, indagarne l'origine, spiegarne le figure e le iscrizioni. La cassetta lunga 25, alta e larga 12 centimetri. Le lamine argentee che coprono la faccia anteriore e le due laterali sono divise in dieci scompartimenti mediante colonnine parte spirali,
arcate,
entro
le
basso rilievo a cesello figure, che dai simboli dimostrano essere imagini di santi vescovi. Tutte tutte dieci queste figure hanno il nimbo dintorno al capo
quali sono
;
stringono
sinistra
stiti.
la
croce
al
la
le
altre
la
T hanno sotto
ve-
una hanno
barba, e
la pettinatura
alla
foggia greca.
cune logorali dal tempo, sono tutti della maniera orientale. Alcune figure vestono i sandali, altre il camice, altre la dalmatica e la pianeta della forma antica, svariatamente ricamala, sollevata ai lati, e fermata sulla spalla dritta, e tutte dintorno al nimbo hanno il proprio nome, scolpito in caratteri misti, greci e latini, con appresso la lettera alfa (agios) rinchiusa in un circolo. Nella facciata di mezzo la prima figura in ordine Sabinianus^ la seconda Felix^ la terza Bitalis^
la
quarta Satorus^
la
la
quinta
Reposilus.
Nella
facciata
prima Arotatius^ la seconda Onoratus^ la terza Forlunatianus^ e nella facciata sinistra la prima Septimiuus^ la seconda ed ultima Januarius. La facciata posteriore non ha che in mezzo una lamina d' argento, nella quale incisa la seguente iscrizione in lettere latine sergivs f mai -JNEPOS ZALLAE FECIT HANC CAPSAM 8C0 CAPITI ARONTII
a
dritta
:
'
'
'
'
MARTiRis
La facciata superiore coperta da vari pezzi di lamina argentea di lavoro diverso da quello delle altre. Nel centro di questa v' applicato uno stemma d'argento doralo, circondato da una ghirlanda a cesello, composta di spighe e frutta. In mezzo dello scudo v' un birretlo ornato di corona a sette punte, accanto della quale incisa una croce. Compiuta in tal modo la descrizione di cotesto retiquario, la prima ricerca che si affaccia si quella dell' epoca
cui
158
del
spelta
il
inonuinenlo.
dell'
Lo scioglinieulo
delle
problema
e
e'
didegli
iscrizione,
decorazioni
di
insegna
il
figlio
di
Maio e nipote
di
lui
Zalla
ci
do-
dello
stalo o
dignit
nulla
dice.
Non
abbiamo dati dunque sicuri per conoscere quando vivesse. In un documento per del 1067 si trova qual testimonio
^^Sergius
tribuuus
iestis^'^
ed
in
altro
del
10()7
,^3Jadius
Zellac
testis''.
lestis''
ancora del 1096 y^Madus Zallae Essendo nominati nei detti tre documenti i tre pered
in
altro
sonaggi deir epigrafe, cio Sergis^ Madius o Maiiis^ e Zalla^ si pu con ragione arguire, senza tema di errare., che il y^Sergias tribunus'" nominato nel documenlo del 1091 sia il ^^Sergius F. Ma nepos Zallae^' delf epigrafe^ e quindi il
donatore del monumento. Rilevata cos T epoca del dono fatto alla chiesa nostra., si dovrebbe ritenere che anche il lavoro sia dell' epoca medesima, cio dell' undecimo secolo. Noi invece siamo di parere., che il solo coperchio sia lavoro contemporaneo al donatore Sergio, e che le lamine della facciala e dei lati sieno d' epoca assai pi antica, cio delf ottavo ovvero del nono secolo. Si osserva infatti., che le la-
della
giusta
misura
del
longitudinale
lato
della
fac-
dei
lati,
mentre
di
quella
destro
ripiegala
sopra
la
essere
mezzo, perch minore della lunghezza furono esedi quella; donde si deduce che le lamine non guite appositamente per quella cassetta., ma devono invece aver appartenuto ad altro arnese ecclesiastico pi antico. Si osserva ancora che il lavoro del coperchio e delf epigrafe
essenzialmente da quello della facciala e dei anzi a prima vista si riscontra in quest' ultimo una pi
differisce
antichit.
lati.,
alta
Quei caratteri misti di forme greche e latine., lunga vestiti della pi vetusta maniera ecclesiastica, quella barba, quel genere d' orilceria d' uno stile alquanto esageralo, lo scambio mutuo del B per V in Bitalis in luogo di Vilnlis^ il nimbo e le denominazioni date alle figure, ed inquei
greca alfa che denota f epileto di jt/i/^/o ; tulli questi sono indizi delf indole e dei costumi di secoli anleriori al decimo. Posto ci, che cio il nostro reliquiere nella
fine
la
leltera
parie
secolo.,
principale
sia
opera
delf oliavo
dai
i)vvert)sia
del
noni)
ijueslo
come
si
pu arguire
suaccenuali
indizi,
e
la
159 -^
gruppo
di
celebrila della
santi
non
potrebbe raffigurare
i
dieci
nomi
di
quali
nella
serie
Zara (vedi pag. 29) compariscono il primo nel quarto, il secondo nel sesto, ed il terzo nel nono secolo, perch gli altri sette non saranno pure vescovi nostri di que' tempi? E se Felice, come si detto nelle prime pagine di questa istoria, non fu il primo vescovo di Zara, ma soltanto il primo, di cui abbiamo certa notizia se da Felice ad Andrea v' una lacuna di 150 anni, se da Sabiniano a Vitale ve n' un' altra di pi di 200 anni, senza che ci fosse dato finora di conoscere il nome di quelli che sedettero frammezzo ad essi su questa cattedra, abbench da documenti irrefragabili potessimo eruire non esservi stato interregno di sorla se non che per brevissimo tempo perch non potremmo noi annoverare nella serie dei vescovi nostri i sette nomidei vescovi di
;
nati
Ma
lasciamo
la
alle
altrui
gazioni
memorie
pertanto non esitiamo di affermare, che cio i sette personaggi figurati e nominati nel patrio monumento sieno vescovi della nostra chiesa, del cui episcopato speriamo di ritrovare un giorno r epoca, cui appartennero, per assegnare il posto che loro compete. Dopo tutto ci resterebbe ancora da indagare donde a noi pervenne questa insigne reliquia, e T epoca in cui ne siamo venuti in possesso. Su di ci non possiamo dir altro, se non che in mezzo al perfetto silenzio delle patrie istorie troviamo in un calendario dell'anno 1516 della preesistita diocesi di Grado al giorno 2 ottobre la seguente annotazione Ehredun in Galiia S. Oronlii Mari, qui in persecutione Diodelani marlyn'o coronatus est^ et ejus caput ex Gradensi Eccleaia Jadram translatum ; colilur memO" ria 22 Januarii^ donde si rileva che il capo di s. Oronzio Martire era posseduto ab antico dalla chiesa patriarcale di Grado, che la sua festa si celebrava ai 22 di gennaro, che la della reliquia fu a Zara non si sa quando trasferita, ove se ne fa la festa ai 21 di febbraro.
verit di quanto noi
i
XXVI.
In
K('lic|iiia
li
4li*Kol'i
di
V<>rKiii<^ v
di
Mavilrv.
un bel reliquiere
s.
ed
il
160
Il
d'
argento dorato
di
di
eccel-
XVI.
piedestallo
rame dorato e
Sanda
In
un' osso
proniissionibus
Jcsu
Christi''''
su
di
un
peduccio
argento su di cui sta scritto ,,/Iwridila Sancfe Vrsule^^. Questa reliquia stata portata a Zara dal nostro arcivescovo Mail'eo Vallaresso, reduce da Colonia,
d'
sede.
nel piedestallo.,
lo
Commentario,
fa
rede Ponte
Il
ciocch
lo
indi
avesse alla chiesa nostra regalato. Avendo egli tenuto questa sede dal 1450 al 1496 ne segue che il lavoro dev' essere slato eseguito in questa data o a Colonia o qui in Zara. Si espone sulF aitar del Suffragio il d della sua festa ai 21
d' ottobre.
XXVII. Reliquia di
s.
Fausto
s.
Iflarfiro.
di
Un
busto
d'
Fausto Martire. Sulle corone e sul petto del busto vi sono alcuni ornamenti figurati, ed uno stemma colf aquila nello scudo. Intorno alla corona di mezzo si legge la seguente iscrizione in carattere gotico Gastaldi Magistri Marlini Lapicide cum so -J- Tempore ciis sus deyanis w^c(hanicis) A. C. MCCCCII-''^ Questo reliquiere lavorato del 1402, come si scorge dall' iscrizione, esisteva nella chiesa di s. Silvestro, ed era posseduto dalla Confraternita della misericordia di cui il sunnominato Martino era gastaldo, cio direttore. I Degani, di cui si fa cenno, mecanci conlratelli, ed erano gli assistenti, soci erano
racchiude una reliquia
' *
' '
gemme
'
'
erano
lavoranti.
XXVIII. Reliquia di
In
Ularco %
d'
una casseltina
Ila
la
tutta
di
lamina
argento
di s.
doralo,
ed
tri-
Marco Evanun
ha
figura
di
sopra
la
i
pode.
quia.
chisti
Il
coperchio eh'
in
modo da
si
ila
potersi aprire,
un foro
forma
di
croce.,
donde
ne
la
scorge
tulli
sanla
reli-
antica
Iradizioue, riportala
nostri
in
cronapossesso
fosse
rimasta
XXIX. Reliquia di
Rinchiuso
in
161
Battista.
Giovanni
argento dorato, avente la forma di braccio, trovasi T articolo d' un dito di s. Giovanni Battista, coir iscrizione gotica intorno al carpo della mano D<-
una teca
d'
giftis
Sancii Johanis Baptiste'^ Anche questo egregio lavoro antico d' orificeria zaralina. Tutto il braccio, eccetto la mano, ornato d' un leggiadro intreccio di foglie di vite con grappoli, niente dissimile da quello della cassetta di s.
Grisogono, per cui sembra lavorato dallo stesso artefice. Nove piccole medaglie rotonde con imagini di santi, e quattro altre con figure di uccelli adornano a misurate distanze V intreccio. Il piedestallo diviso in sei scompartimenti mediante
colonnine ed archelli
di
il
dei
medesimi cesellato
tato
nimbo
i
smal-
s. sono Giovanni Battista, il Grisogono, s. Zoilo, s. s. Salvatore e la Vergine. Tutto T insieme d' un eccellente effetto ; onde si pu dire, che questo reliquiere sia uno dei pi belli del nostro Santuario. Per quanto si detto dissopra si dovrebbe attribuirlo al secolo decimoquarto.
intorno al capo.
nomi dei
santi
seguenti:
Anastasia,
XXX. Reliquia di
Un
9.
l$iidoro
Vescovo.
osso di s. Isidoro Vescovo s contiene in un reliquiere formato a foggia di braccio, tutto d' argento dorato, lavorato a filigrana, imitante T arabesco, con innesto d pietre e mosaici di beli' effetto. Il piedestallo diviso in Ire
parti
traforo,
ed
in
il
busto
di
un angelo. Dintorno al carpo della mano ha la seguente iscrizione ^Ego Chacia uxor DimUrii feci fieri hoc opus" S rileva da antiche memorie manoscritte di Zara, che Demetrio, marito di Chacia, copriva nel 1162 la carica di Priore della citt nostra donde ne viene che tanto il lavoro che il dono, ammirevoli pel loro pregio ed eccellenza, e prestantissimi per la dignit di chi V offriva, attribuire si debbano al
;
secolo XII.
II
prospello elTigiata
la
162
Vergine ss. con due irati accanto in allo di venerazione. Di poco pregio il lavoro e d' epoca ionola. Non consta a qual congregazione apparlenesse questo reliquiere, poich non lo si trova nell' elenco del P. Farlato. e neppure in quello delf arcidiacono Ponte.
XXXII. Keliiiiiorc di
Esso
lutto
di
/Incirca /ipostolo.
reliquiere di rozzo
in
Lei in atto
suppliche-
che abbraccia la croce, slromento del suo martirio. Dintorno la base si legge in carattere romano la seguente iscrizione in
vole preghiera. Di dietro
.
Andrea Apostolo
TEMPO DE NICOLO DA
.
.
.
OSORO GASTALDO
.
ET
COMPAGNI
MD 64
.
."
Donde
si
rileva che
1564,
della quale
Andrea,
il
ed
d
al
tempo
della
soppressione
si
espone
di
sua festa
ai
30
no-
vembre. Come risulta dall' atto della visita canonica dell' arcivescovo Capello si portava in giro per la citt sino al 1640 nella questua che face vasi a vantaggio della chiesa suddetta. L'arcivescovo Caraman nella visita canonica da lui fatta nel 1750, riconosciuto avendo non esservi in esso braccio alcuna reliquia, v' inchiuse una particella d' osso del santo
apostolo.
XXXm. Kcllquorc
Tutto
figie
di
d'
di
$i.
\io
di
llartirc*.
in
pietre,
Ila
forma
l'
di
Vito.
al
infalli
ef-
carpo della
mano
ha scritto in carattere gotico ^Manas S, Viti M. (ieorgus ,, ,. e nella unione del braccio colla base v' pure scrillo in gotico ,5 i/i tempo de M. Stefano Chaliger^'. Fu eseguilo, come
si
clf esisteva
il
presso
io.
chiesa di
s.
Vito.
si
Da
antiche memorie
leone alafallo
dtl
fu
1512. Anche ([uesto reli([uiere dopo la soppressione chiese venne trasportalo nella Calledrale.
delle
XXXIV, Rclciiiere
Un
cilindro
di
163
s.
Oistoforo
Iflortire.
di
con base e coperchio d' argento, di lavoro moderno^ il suaccennato reliquiere. Contiene un osso di s. Cristoforo martire. Esisteva nella chiesa di s.
cristallo
Silvestro.
XXXV. Keliquorc^
In
s.
Kug:erio.
di s.
reliquiere
Rugerio, discepolo di s. Francesco d' Assisi, il cui corpo si venera a Todi in Italia. La reliquia rinchiusa in una piramide d' argento dorato coli' iscrizione S. Hugerius'^ e con uno stemma, avente nello scudo una scala a pinoli, e due ed prostelle. La piramide di un lavoro assai antico, babile avesse appartenuto all' arcivescovo nostro Enrico da Todi, francescano, che sedette su questa cattedra verso la
fine
XXXVI. Kelqiiioi*o di
In altro reliquiere, simile
s.
lUareclia T^orgliie.
si
di
s.
conserva
XXXVIL Siriiquiorc
Un
tiene un
reliquieri,
di
Uail>ai*a
ai
\. M..
tre ultimi
con-
descritti
nella
san Silvestro.
XXXVIII. Koliquc^ro di
Carlo Vescovo v
Coiif.
Questo reliquiere formato da un tubo di cristallo con base e coperchio d' argento. Entro il tubo, in un cilindro di argento dorato sormontato dal busto del santo, si conservano alcune reliquie del santo arcivescovo. Non v' alcun dato onde conoscere l'epoca del lavoro, e la qualit della reliquia.
XXXIX.
Iloliqiiiorc
di
s.
iti
n.
l>oiiic>iiieo Coiif.
Orsola questo reliquiere di s. Domenico, tutto d' argento doralo d' egregio ed elegante lavoro, ov' conservato il nodo d'un dito del Santo, estratto
Simile a quello
dnl
suo corpo nel tempo della sua traslazione, avvenuta a Holotjria nel y\III secolo. Nel medesimo relicjuiere v' rins.
Pietro
iiiinicaiio.
164
di
s.
di
Non
v' esste
iscrizione
sorla.
Nel
e
di
piedestallo
s.
le
iniagini
Domenico
la
Pietro
sigilli
di
lis.
<lp.
Pietro e Paolo di
9.
s.
martino vescovo e
e tutta coperta,
e figurate,
si
di
Oaiiieie profeta.
alta
d'
12
centimetri,
meno
di
dietro,
di
lamine
argento
dorale
conservano alcune reliquie dei ss. apostoli Pietro e Paolo, di s. Martino vescovo e di s. Daniele profeta. Nella facciata sono effigiati a lavoro di cesello s. Anastasia, s. Daniele, s. Donato e s. Grisogono. Nelle facciate lalerali e sul coperchio vi sono cesellale aquile a due teste colla lettera m in petto. Coleste reliquie erano una volta custodite in due reliquiari, ambidue in forma di quadro, coperto di
lamina
s.
d'
argento.
Il
eranvi
le
reliquie
di
^^Paulus^
,
fieri Jus-
serunt.
Donatus Brittamcus canonicus^ et trisogouus Nassius Procuratores Fabricae vetustate deformatam Jo. Robobelli
in
Antistiiis consensu
melius
restituermU
a,
1496'^,
Dalle
goche i Conti Brbirensi e Presidi vernatori della Croazia Paolo, Martino, e Mladino, fecero fare Procuratori il reliquiere alla fine del secolo XUI, e che i della Fabbrica, ossia i Fabbricieri. Donato Brittanico canoquali parole risulta
nico, e Grisogono
Nassi
T anno
1496
lo
ristaurarono
col
arcivescovo Robobella. Il secondo antico reliquiere recava la seguente epigrafe Patdus Banus Croattae^ et lolius Bosnae Dominus me fevU fieri ad honorem SS, Fetri
consenso
dell'
et
Pauli et S,
Paolo,
qui
no-
minato, lo slesso
re, perci
cui
reliquie-
anche questo dono attribuire si deve al secolo XIII. Intorno alla presenza in Zara dei Ire sunnominati personaggi vedi quanto si detto di Giovanni d' Anagni, nella
serie degli Arcivescovi.
XLI. Kellqiiiere di
9.
l>aliiiaxia.
s.
Creta, discepolo d
il
Paocapo
venerando suo
che
Irasforilo nel
1()()1)
di
165
Bramosi
Zaralini di possederne
una reliquia, a mezzo delf ordinariato e della fabbriceria di questa chiesa metropolitana inviarono supplicazioni a quella
perch volesse colla nostra dividere il prezioso deposito. Furono infatti esauditi i loro voti, ed il giorno 10 novembre 1841, accompagnato da un canonico capitolare che della chiesa nostra, approd a queste rive il naviglio
chiesa,
recava
la
desiderata
clero e
reliquia.
pii,
Fu
le
tosto
indetta
processione
generale. Tutti
religiose,
il
g' istituti
il
confraternite, le corporazioni
ed
inni,
la
per
tutta
IlLmo e Rev.mo Giovanni Bercich, vescovo di Cassia tV/ /;artibus^ Proposito capitolare. Vicario generale dell'assente arcivescovo Now^ak, vestito di abiti pontificali. Arrivalo il corteo alla metropolitana, e deposto il reliquiere sull' aitar maggiore, si celebrarono solenni pontificali, durante i quali il prelodato Monsignore lesse una stupenda omilia. Il reliquiere di legno dorato, sormontato dalle insegne vescovili, porla nel centro la sommit del capo di s. Tito, esposto alla pubblica venerazione, protetto da un cristallo. Si espone il d della sua festa ai 19 di gennaro.
XLII.
Reliquiere di
Umilio H. e di
foggia
di di
s.
s.
I^ucio
I?I.
arca, guarnita
di
Ji II
a.
kf
S B
fe
TL-
Felice
il
primo
vescovo
di
Zara, di cui
Go-
vern questa chiesa sullo scorcio del secolo quarto, ed intervenne ai concili d' Aquileja e di Milano, invitalo da s. Ambrogio. Non consta dalla storia s'egli avuto avesse presso di s un capitolo di canonici, ma da ritenere per fermo si fosse circondato di im clero, composto di presbiteri e dia-
coni, che assistere
il
166
dovesse nel sacro ministero, e fungerne le veci in sua assenza. Lo stesso dicasi di Andrea, il quale nel 530 sedette su questa cattedra, cui pi d' una volta abbandonarla dovette per trovarsi presente ai sinodi provin-
vescovo, capitolo s' appellasse, od altrimenti, ignoto. Anzi sappiamo di certo che ai tempi di s. Gregorio Magno non
ciali
di
al
titolo
al
silFallo collegio,
dappoich scrivendo
la
clero
di
Zara, indirizzava
sua
lettera
596
cos
^^Vresbyleris^
populo Jadrae'^ dove, se allora vi fosse stalo un capitolo, di canonici formato, T avrebbe nominalo senza dubbio, e ad esso
preferentemente
portanza,
Salona. Tace
le
si
sarebbe rivolto
quello
di
quaf era
il
cronache del Ponte, del Begna. del Gliubavaz, del Tanzlinger; e perci dobbiamo conchiudere, che a que' tempi non esisteva questo capitolo di canonici, ma v' era un semplice collegio di Diaconi e di Sacerdoti, che formavano del vescovo il senato, il consiglio, e ne fungevano in sua lontananza le veci. Come poi stessero le cose nel settimo ed ottavo secolo noi sappiamo, che per le molle vicende cui andarono soggetti gli archivi nostri, non ci fu dato di trovare documenli in proposito. Appena nel secolo nono abbiamo qualche traccia delT esistenza del capitolo di Zara nelle patrie memorie, le quali ci fanno espressa menzione di Pietro arcidiacono neH'SO, e di Ghilio pure arcidiacono, che sulla fine del detto secolo colla parola e colf esempio esorlava il clero e il popolo ad imitare le virt del santo vescovo Donalo. Che se a quel tempo esisteva T arcidiacono, ci farebbe credere, o che il capitolo fosse sialo inslituilo prima d' allora, cio nel VII od Vili secolo, ovvero almeno, che delf onoro e della s. Donato, il quale era tanto premuroso gloria di sua patria, a cui ne diede luculentissime prove nello importanti legazioni con ottimo elfetlo a pr di ossa sostenute, ne fosse anche slato il benemerito fondatore. Non vogliamo per insistere su di questa nostra opinione., poich
potrebbe opporre, che poteva bens esservi stalo T arcidiacono, senza che vi fosse esistilo un collegio di dignitari canonici, vale a dire un capitolo, per la ragiono che nei primi secoli T arcidiaconalo era un ulllcio (hI una carica
ci
si
del lutto
isolala,
ve-
scovo.
stito
167
come
te-
Ma andando
documento
de)
908, esi-
Grisogono ,^Arciidiacotius Jadrae fuit praesens'^ In altro documento del 1091, esistente neir archivio del monastero di s. Maria trovasi la firma di Majo^ arcidiacono i^^Ego Majus archidiaconus Jadrae scripsi"
il
quale
si
tura del
tra
d
900 si fa menzione di Felice Arciprete, in aldel 986 di Pietro^ poi di Giovanni in altra del 1103, Paolo in altra del 1114, di Dobre in altra del 1190
col titolo
di
tutti
Arciprete
Archipresbf/fer
sanclae
diretto
all'
Ja
ar-
IX
Zara del 1233 e' memoria del Primicerio di Zara, e nella bolla di Alessandro IV dell' 11 giugno 1260 nominato il primicerio Geminiano ,^Geiniiiano Primicerio Jadrensi". Finalmente in documento del 19 maggio 1190 oltre l'arcidiacono Gio. Bernaldi e l'Arciprete Andrea sono menzionati i canonici Marco Mitlagange^ Matteo Mons Dei^ Vito e Silvestro ^^majoris ecdesiae canonici cum loto clero Bealae Anastasiae'' ed in altro del 3 dicembre 1200 si ritorna a parlare di un sufficiente numero di canonici. Tutte
civescovo
di
atti
autentici contenute,
nono secolo esisteva il capitolo cattedrale d Zara, composto almeno dell' arcidiacono, dell' arciprete e di un certo numero di canonici., e che questo in seguito si and meglio costituendo, sino a tanto che, come narrano le patrie istorie, giunse a formare un
concorrono
a
dimostrare, che
fin
dal
di
Clemente
III
del 11 89,
ove
seguente espressione ,yde consensu capituli (jaderlini)'' e dalle lettere d' Innocenzo III dirette al capitolo di Zara ^yCapitulo s. Anastasiae^' nel 1198, e 1199, e specialmente da quella scritta, circa l' anno 1200, a Nicol vescovo di
Lesina, che
na,
s'
era
introdotto al
governo
della
chiesa zarati-
ove cosi si espresse il Pontefice 6/^ //r///< ^ie Canonicis ejusdem Ecdesiae nostro conspectui se praesentenl'^ e pi sotto Quafenns infra dnos menses post susceplionem praesenimm cum competenti numero Canonicorum Ecdesiae Jadcrtinae iter arripias^'.
Un' altra prova che il capitolo di Zara sussisteva ab antico si la canonica capitolare. Era questo un edifcio, fabbricato
dov'
oggid
r orto arcivescovile, ed
il
seminario
diocesano.
168
un
incendio
nella
Fu
distruUo
da
notte Paoli
il
del
nella
29 settembre 1394, corno lo attesta Paolo de sua cronaca jadronso. Se adunque a quelf epoca
quella magione,
fuoco arse
ne segue che alcun tempo prima esistiti fossero i canonici che 1' abitavano. Ned credibile sia stata in quel torno edificata e non prima, poich in allora era gi cessato nei capitoli V uso antichissimo della vita comune.
Donde ne viene
pitolo
strato,
di
il
nostro ca-
almeno dal troviamo negli antichi documenti alcuna menzione dei canonici di Zara, ma delle sole dignit. Ed eccone il motivo. Le molte vicende politiche, a cui and soggetta la patria nostra, le guerre continue ed vari ed ostinati assedi, che a guarantigia dei propri diritti e della propria libert valorosamente sostenne, le conseguenti devastazioni sue e del suo territorio, la soppressione infine della decima ecclei
come abbiam di sopra dimonono secolo. Per dal 1288 al 1393 non
siastica,
queste
quel-
r epoca il capitolo nostro che, come attesta l' arcidiacono Ponte nel suo memoriale della chiesa di Zara, spogliato intieramente delle sue rendite, rimase quasi distrutto ; onde superstiti canonici obbligati furono d'associarsi alle collegiate per procurarsi con un servigio assai oneroso i necessari mezzi di sussistenza. Ritenevano le dignit i propri titoli, ed unite ai preti principali di quelle pievane costituivano il capitolo della cattedrale, che perci in alcuni documenti di queir epoca denominato venia ^^CoUeginm prcsbyteroriim s. Anastasiae^ Disperso in tal modo ed avvilito il capitolo, succedette per
i
conseguenza, che nella cattedrale venisse negletto il divin culto, abbandonata la salmodia, e del loro splendore e magnificenza fossero le sacre episcopali
funzioni
destituite.
In
miserando stato trovavasi civescovo Pietro della nobile, ralina de Matafari, ne assunse
tale
la
illustre
il
governo. D' alto senno fornito, e di patrio zelo ripieno, rivolse egli tutte le sue premure al bene della sua chiesa, e stabili di porre rimedio a tanto disastro, col ristaurarc e riformare in primo luogo il
suo capitolo, innalzandolo alf antico suo lustro e splendore, ben conoscendo come il decoro e T onore del capitolo accrescono la gloria del vescovo. A tal line radun egli nei giorni 17, 19 e 26 luglio del 1393 le dignit ed il cloro della sua metropolitana, e di pieno accordo coi medesimi.
delle sei collegiale in
169
cio di
s.
s.
allora
s.
esistenti,
Maria
giore,
tonio,
di
s.
s.
Pietro vecchio,
s.
Pietro nuovo,
tutti
i
Michele,
mags. Anquella
di
s.
Stefano, ne soppresse
causa
di
magnifica basilica, e
insigne
preziosa
reliquia
Simeone Giusto
distinti
in
scelse
canonici, ed un
me-
desime a quello della metropolitana, lasciando ai titolati, che chiam settimanari, T obbligo di celebrare a vicenda ed in giro nelle chiese rispettive. Volle che oltre alle tre antiche
dignit arcidiacono cio, arciprete e
primicerio,
vi
fossero
dodici canonici, sei mansionari, alcuni settimanari, dieci diaconi, dieci suddiaconi, otto accoliti, due sacristi, un maestro
di
musica, ed in fine due curati amovibili. Indi concentr colla mensa arcivescovile le chiese
canto fermo, ed uno
di
s.
e le rendite di
Stefano e
capitolare quelle di
di
aver formato
la
mensa s. Michele e di s. Pietro nuovo, e dopo cosidetta massa capitolare colle decime
di
s.
Antonio,
colla
assegn a ciascuno dei beneficiati le rispettive prebende, proporzionate al loro grndo ed ufllcio. Costituito eh' ebbe in tal modo il nuovo capitolo, e conformate d' accordo col medesimo le relative costituzioni, il saggio arcivescovo ne ricerc la pontificia approvazione, che non tard di ottenere dal papa Borati,
collegiate,
nifacio
IX
Quindi celebr
la
la
solenne
istallazione
di
tutti
prebendati,
ci
menica delle palme, che fu il giorno 11 aprile 1394, come attesta Paolo de Paoli nel suo memoriale jadrense Anno
MCCCXClV
die
XI
aprilis^
scilicet
die
sahbati
in
vigilia
Dominicae Falmarum^ incoeperunt Canonici in civit. Jadrae tempore Reverendissimi in Christo Patris D. Petri de Mata far is^ Archiepiscopi^ qui eos primo constifuif^ et dnodecim eorum in ecclesia sua cathcdrali^ die praediclo solemniler pronnnciavit'^. Alle prefate costituzioni altre ne aggiunse nel 1395, risguardanti precipuamente la distribuzione delle rendile,
la
altri
benefici, in-
corporati
capitolo.
Colale
tanto senno
bolla
in
ristaiiramcnlo
dall'
del
capitolo
jadertino,
Malafari,
fatto
con
pi
arcivescovo
gli
Pietro
de
la
la
la
memoria,
eh' egli
lasci alla
patria sua
chiosa,
quale
grata ricordanza
eresse dopo
steva ancora
del
al
170
secolo
monuinenlale, colf effigie del benemerito prelato, sedente frammezzo i suoi canonici in seggio pontificale, la quale esiprincipio
d
questo
presso
T altare
Santissimo.
Regolandosi il capitolo nostro colle preaccennate costituzioni, e con altre ancora, in seguilo emanate, tendenti specialmente all'osservanza della corale disciplina, esso per quattrocento e pi anni, e quasi sempre sotto il veneto dominio,
sussistette inalterato
florido
di
nel
cospicui
per
ai
probit
dottrina,
degni
pure
Cos
della
episcopale
sino
d
dignit,
nostri,
come vedremo
quando
colla
seguito.
seguit
1830 in vigore della Bolla ^Lociim Beati Petri^ dnia iiRomn il 30 giugno 1828 dal sommo pontefice Leone XII di buona memoria, il capitolo nostro, come tulli gli altri della provincia, sub una riforma, e fu nel seguente modo stabilmente
riorganizzato. Conservalo
gialo soltanto
il
il
numero
alla
delle
dignit, ne fu
can-
prima quello di Proposito, alla seconda quello di Arcidiacono, e alla terza quello di Decano; ed invece di dodici canonici prebendali, furono stabiliti cinque prebendati, ed allrellanl onorari, ed ai sei mansionari vennero sostituiti sei vicari-corali. Nel giorno 24 novembre 1836 segu la nomina imperiale dei nuovi titolali, e nel 13 dicembre successivo ebbe luogo la solenne istallazione, la quale fu celebrata dall' arcivescovo Nowak, di grata
titolo,
dando
ricordanza.
b.
primo
luogo
il
eleggere
cit
con piena
il
libert,
il
bench
i
vi
si
intromettessero
alcuno
popolo ed regnanti. Una prova di fatto r abbiamo nella lettera d' Innocenzo HI scritta al capitolo no Siro nel 1198, con cui lo stimola a procedere jttxta canonani stalnfa^ et aniquam ejusdcm ccclcsiac consticlHiiiCn (sono parole del pontefice) alla elezione delf arcivescovo.
volte
clero,
Ma
pi chiaro parla
diretta
lo
stesso pontefice
in
altra
lettoni
in
del
fino
1199
pure
al
capitolo
,A'an()nicis Jadcriinis*'
della
171
:
si
esprime
personam koneam per apostolica scripta mandamus^ ut gli volis eligatis canonica in Pastorem. Cotesto diritto, che venne conservato anche dal veneto dominio. nel palio solenne del 1203, ed in quello del 1247, ov' detto espressamente y^Jadrenses habeunt electionem archiepiscopi'' ^ lo godette sino allorquando al 1288, ma lo perdette per sempre nel 1291,
.
,
il
pontefice Nicol
IV
per troncare
dell'
le
controversie
insorto
egli
T elezione
dell'
arcivescovo,
dei
nomin
il
dotto
Giovanni
(.'al
di
i
Anagni,
ordine
Minori
Osservanti.
e
Dallora in poi
minati
norepubblica. Suceletti
austriaco, poscia
il
gallico,
indi di bel
altro
mato
le,
imperator d'Austria, il quale lo esercita attualmenmettendosi d' accordo coi vescovi comprovinciali.
all'
In forza
delle
il
proprie
costituzioni,
approvate
dalla
il
s.
luogo
sopra
il
diritto
le
dignit e
canonici anche
numero
lo at-
come ce
testa
arcivescovo
Vili
Vain
causa delle discrepanze, che succedevano nelle elezioni. Lo riebbe dopo alcuni anni dietro replicate supplichevoli istanze,
ma
fin
col perderlo
a
Sede riserv
le
tro
alla
mesi
s.
dell'
anno erano
di
devoluti
all'
arcivescovo,
la
vacanza di una dignit o di un canonicato nei quattro mesi la nomina spellava all' arcivescovo, e negli altri otto alla curia romana. Pi lardi lo riacquist un' altra volta, ed in forza di una ducalo veneta Io esercit dal 1771 in poi, in modo che negli otto mesi romani il capitolo nominava dal proprio gremio e dignitari e canonici, quali ricevevano la patente d' istiluzione canonica dall' arcivescovo, dopo seguita 1' approvazione del governo veneto mediante apposita ducale. L' ultimo, che fu nominato con queste formalit fu nel 1794 il canonico Antonio Bianchi. Continu ad usare il capitolo di
che, succedendo
i
Sede:
modo
blica sotto
la
172
la
dominazione austriaca, ed il primo che sotto di questa fu nominato il d 12 agosto 1797 ad istanza del Comandante generale austriaco Hukavina si fu il canonico Giovanni Addobbati. Ma questa ben presto glieh) tolse nel 1804 per poi restituirglielo nel 1806, onde in quest' anno ebbero luogo varie elezioni di canonici e dignitari. Finalmente colla Bolla Leonina preaccennata fu devoluta la nomina dei capitolari esclusivamente all' imperatore, il quale sin d' allora ha usato questo speciale privilegio, che per venne in seguito ristretto mediante il Concordato stipulato nel 1855 fra r imperatore Francesco Giuseppe e la santa Sede, alla quale fu devoluta la elezione della prima dignit, vale a dire
del proposito.
Il
Aveva
il
capitolo non
solo
il
diritto
di
estendere
gli
ma
la in
facolt puranco
di
atti
oggetti civili,
di
come
compravendite e cose di affittanze, trascrizioni di documenti, copie, ed altre simili. Gli atti di qualche importanza venivano estesi alla presenza di tutto il capitolo m nmtm et insimul congregato in ecclesia cathedrali s. Anastasiae^'^ e la religiosit di wn
debiti,
contratti
consesso imprimeva a quelle scritture il carattere di una ineccepibile legalit. Tutti gli atti venivano del sigillo capitolare muniti, ed il capitolo ne percepiva una tassa, che
siffatto
formava una
veniva divisa. Tale diritto, da molto tempo esistito, venne confermato dal re d' Ungheria Lodovico, con suo diploma 2 gennaio 1371. Fino a quando lo esercitasse non consta. Atti per di tal
delle sue rendite,
e fra
canonici
neif archivio
sino
al
1425
non
che la dominazione veneta nelle riforme introdotte dopo che stabilmente piantossi in Dalmazia nella prima met del secolo decimoquinto, abbia tolto al capitolo questo diritto. E qui non sar fuor di proposito di dare un idea deassai
quindi
probahile,
scrittiva
aveva Ire diverse forme e dimensioni. 11 piccolo 8i adoperava negli alti di minore importanza: il pi grande, ch'ora di forma rotonda, si usava negli affari ecclesiastici di maggior entit; il
del sigillo
capitolare.
l,)ucsto
sigillo
il
tcare,
173
ovvero legalizzare
le
scritture.
romboidale, era diviso in tre scompartimenti. Nel primo e superiore eranvi le imagini del Redentore e di s. Pietro ap.,
in
quel di
eflgie
mezzo,
s.
che
formava
e
campo
principale
eravi
un vescovo, che sembra fosse s. Donato. I primi due sigilli rimasero in uso, terzo fu smesso, probabilmente nell' epoca preaccennata. il Attualmente il sigillo del capitolo nostro ovale ed ha in
r
di
Anastasia,
nell' inferiore
centro
s.
Capitul
Jadrensis".
die esercita ancora il nostro capitolo, si quello della nomina od elezione a' benefici semplici, osQuesto sa non curati, a mansionario, cappellanie e servit. diritto venne devoluto da alcuni fondatori alla prima dignit capitolare, da alcuni alla seconda, da alcuni alla terza, e da altri a tutte tre insieme ; ed inoltre da alcuni al canonico seniore, e da altri ai due seniori.
diritto,
Un
Un
altro
nostro
capitolo,
che tuttavia sussiste in vigore, si quello confermato da Pio VI con suo breve del 25 giugno 1795, di poter celebrare la prima messa solenne del ss. Natale al tramonto del sole la sera precedente alla festa. Un altro privilegio gode ancora il nostro capitolo, concessogli da Pio VII nel 1803, ed quello di poter recitare in coro il matutino nel dopopranzo del giorno precedente nei sei mesi dell' anno, da maggio a tutto ottobre, all' infuori delie solennit principali, in cui rimase obbligato alla mattina. E per ultimo il privilegio, che soltanto gl'indigeni potessero essere assunti ai benefici ecclesiastici ; qual prerogativa venne confermata e ratificata dal veneto governo con sue ducali del 1488 e 1719.
e.
sue antiche e lodevoli consuetudini., le quali da Sisto IV con breve del 21 gennaro 1480 furono approvate e confermate ^^) Fra queste occupa il primo luogo quella della processione serotina del venerd santo, approvala pure col regio diploma ungarico, dato
il
Ha
Buda
li
2 marzo 1136.
) Vedi
Fari. T.
p.
120.
d.
174
flol
si
Insegano eorali
del
Captolo*
desume, che
si
Da UH documento
distintivo
1448
queir e-
usava,
come
questa
una pelliccia quadrilunga, coperta di finissime pelli bianche, strisciate di nero, e nel rovescio pure di pelli, ma bigie in una delle estremit guarnita di code di pelo nero, e nelr altra di una sacchetta formata pure di pelli bigie e bian:
e nei
Vn
tempo si portava sulle spalle, e perci si chiamava veramente armuzia, e colla sacchetta si copriva il capo. Era allora un arnese di necessit, che serviva a difendersi dall' aria fredda, che nelle grandi basiliche suole tirare. La usamansionari ed il pievano di s. Simeone, ma quevano anche sto e quelli senza le code. La si adopera ancora al presente
i
in di
Roma.
Io stesso
li
vidi
presenza nelle processioni solenni di quelf alma citt. In Dalmazia se n' smesso T uso dopo T organizzazione ecclesia-stica della
provincia.
dignit di metropolitana di tutta la
accennala
alla
alla
Dalmazia^
IX
di
di
data
23
luglio
1867
Baslica,
il
ne veniva
necessaria conseguen-
za,
che anche
mozione infatti dello slesso capitolo, e colla benevola mediazione delf eccellentissimo e reverendissimo arcivescovo Pietro Doimo Maupas. il prefalo pontefice con suo breve apostolico datato 30 luglio 1867,
denti corali insegne. Dietro
nella
capitolo nostro
F uso quotidiano
e mozzelta
delle
del rocchetto
violadi
s.
Anastasia
in
smalto da un
altro.,
lato,
e T epigrafe
AV/.s-
l\
Toh.
pendente dal collo mediante nastro di color rosso; nelle solennit poi l'uso della ca[)pamagna violacea. Lo slesso ponlefice con breve di e^iial dala concesso lilollo violaai vicari-corali Fuso della mozzelta nera con ceo air estremila (* bottoni di (ual colore ed una croco oldair
Max."
tagona pi piccola
i
175
le
da una parte, e colr epigrafe ,yPius P.P. /X" dall' altra, appesa ad un cordone rosso. Nella vigilia del ss. Natale dell'anno suddetto 1867,
coli' islessa
effgie
canonici ed
corali,
vicari -corali
cominciarono ad usare
inse-
gne
decima ecclesiastica, 'ed in altri proventi, derivati da lasciti di benefu fattori. Dopo la funesta invasione del secolo settimo, ne spogliato totalmente, ed appena nel quartodecimo le rivendic, e ne riacquist il possesso; onde troviamo in antiche scritture, che nel 1397, cio dopo la ristaurazione del capitolo, avvenuta per opera del benemerito arcivescovo Pietro de Malafari, e dopo il ristabilimento della massa capitolare, il capitolo nostro, assieme con tutto il clero ritrasse dalla sola decima 140.000 lire dalmate, che equivalgono a circa 12000 fiorini della corrente moneta. Ma non and molto che le cose si cambiarono. La lunga e terribile guerra coi Tur-
Le rendite
chi,
il
terri-
torio zaratino,
il
clero
si
da essi occupato fecero s, che il capitolo ed trovassero ad un tratto spogliati affatto dei mipossessi,
come pure della decima, che formava la principale loro rendita. Ned il governo veneto, dopo averlo ricuperato, restitu, come doveva, beni e i diritti agli angliori loro
i
invece fra quelli che prestato gli avevano servizio, specialmente di guerra. Quindi avvenne che durante la guerra, non solo, ma benanco dopo la pace, il capitolo ed il clero nostro si trovarono ridotti ad uno stalo di lagrimevole migeria. Dopo alcun tempo ricuper il
tichi
proprietari,
ma
li
ripart
diritto
della
decima,
di
ma
questo
si
1525 constava
perci in
ajuto
il
sole lire
25.000
2300
della
nostra moneta; e
meno ancora
del
Corse
povero
capitolo
T arcivescovo
aprile
di
Minucci,
fer
il
24
beneficio
d'
soppressa
alto
di
abbazia
Michele
rendite
in
fra
monte
quelli
presenza in coro, e coli' onere di 25 ducati da pagarsi annualmente ad un maestro do' chierici. Non ebbe per il contento di goderne frutti, imperocch padri dominicani, versando nelle medesimo luti
i
che avessero
tuose
circostanze, innalzarono
suppliche
al
pontefice Pio V,
chiedendo
gli
la
176
ai
detta
loro estremi
pe-
della
11
domanda
1570,
e conier loro
benelcio con
la
del
al
l.o
giugno
invalidando cos
collazione fatta
il
capitolo
dalf arcive-
abbench per risarcirlo gli venisse aggiunta quella quota di decima, che il patrio statuto ai poveri assegnava, e quantunque r arcivescovo Natale Venier con suo decreto 1 1 luglio
capitolo nella sua
inopia, ed
il Beneficio Rubeis, e T arcivescovo Minuccio de Minucci vi avesse unito quello di s. Marina nel 1600, pure visse sempre da povero, se si riflette che r annua dotazione di un canonico ascendeva appena a 24 zecchini. Anzi troviamo memorie che nel 1744 tutta la rendita del capitolo e del clero, dipendente dalla decima, ammontava a zecchini 195, di modo che distribuiti in 30 porzioni, la rendita di un capitolare arrivava a soli 6 zecchini. E perci che 1' arcivescovo Caraman con suo decreto 12 luglio 1746 un perpetuamente alla massa capitolare per
le
il
quotidiane distribuzioni
quale, tra
i
il
beneficio di
s.
Pietro di
Diclo.
sino
della
cosa
austriaco
governo,
preso
possesso
Dalmazia per
seconda volta, formava coir incameramento dei beni ecclesiastici il cosidetto tondo di religione, e da questo assegnava al capitolo la relativa dotazione, la quale riusc necessariamente scarsa e povera non meno di prima. Vide r imperatore Francesco lo stato misero del capitolo, e mal soffrendo che fosse cos indecorosamente provveduto, gli fece in via provvisoria per ben due volte un aumento di dotazione, la quale infine venne a costituirsi delf imporlo di annui fiorini 400 circa per ogni canonico e di fior. 600 per r arcidiacono. Succeduta poscia la riforma del capitolo mediante la bolla di Leone XII., di cui abbiamo innanzi parlato, si migliorarono le condizioni economiche del capitolo,
la
la
dotazione
e.
di
fiorini
1500 m.
di
fior.
e.
al
1400 m.
alf arcidiacono,
1200
decano, e di fior. 1000 m. e. ad ogni singolo canonico. Migliorarono pure le condizioni dei vicari-corali, poich se dapprima non avevano pi di 150 fiorini alT anno,
m.
e.
al
adesso cogli aumenti loro accordali, e colla iudonuil loggio giungono essi a percepire fior. 100.
cf
al-
/.
Il
177
la
Canonica capitolare.
aveva
sua canonica, situala dappalazzo arcivescovile, giusta f an-
capitolo ab antico
la
presso
cattedrale ed
il
tica disciplina. Venne per distrutta da un incendio fortuito, accaduto la notte del 29 settembre 1394, come ci narra Paolo de Paoli nella sua cronaca jadertina ^^/4/2/20 MCCCXC/T, die martis in hora medae noctis penultima septembris combusta fuit canonica s. Anastasiae''^ Non fu mai pi riedifi.
cala,
essendo
Tuso
della
vita
comune
-f
nel
clero secolare.
^/Irciiivo capitolare.
Sino
della
alla
in
fine
del secolo
conservavasi
pra
le
un
apposito
poi
armadio,
volta
delle
posto
al
nella
sacristia
cattedrale.
Fu
trasportato vicino
d
campanile
ai
abitazione
cristi.
esso trovansi
registri
di
parti
capitolari,
sosaed
custodia era una volta affidata alle due prime dignit ed al canonico anziano, ognuno dei quali teneva una chiave. Ora tale custodia lasciata al solo canonico cancelliere., contro
alcuni atti antichi
le
e documenti
sua pertinenza. La
disposizioni
di
massima, e
la
pratica
comune
dei capitoli.
,h. Ifibiioteca
capitolare.
le
Se
si
chiese principali
avevano
cat-
anticamente
loro
biblioteche,
la
die
canonici
della
tedrale di Zara
conducevano
vita in
uno stesso
ed osservando una stessa regola, pure assai credibile che anch' essi avessero avuto la loro comune biblioteca. Non ne troviamo per notizia ne indizio alcuno nelle patrie memorie e se pur una volta esisteva, non dilficile che sia stata dispersa a' tempi delle barbariche intetto,
;
vasioni,
nica capitolare, la
nel
sorte
medesima
della
1394 da un fortuito incendio annichilata. Dubitiamo, se mai dopo qnesl' epoca esistesse, dappoich, se ci fosso sialo, avremirio veduto disposizioni testamentarie dei nostri avi a di lei favore, come ne vedemmo di generose assai, malgrado la loro inopia, a vantaggio della chiesa. Se una bi12
linger,
i
178
le
Ponte,
Beo^na,
Tanz-
senza dubbio lasciali i loro preziosi volunii. perch non andassero a finire in mani profane. Se il bisogno di una biblioteca capitolare si fece sentire abbastanza nei tempi d' allora, lo proviamo
avrel)])ero
noi,
il
che viviamo nel secolo dei lumi, clero sia piucch mai illuminato ed
si
in
cui
istruito.
aspettava,
in
surse
cio,
il
felice
pensiero
colui
che,
quantunque
amantissimo
in
liglio,
mo-
tranquillo
di
fu
il
prete
Gudi-
fato
cui lesseremo
de' patri
un po' dopo
scritti,
la
vita.
Raccoglitore
memorie, nei trent' anni del suo esilio, si fece un corredo amplissimo di importanti manoscritti, che risguardano la Dalmazia e particolarmente la diletta sua patria, e colle letterarie sue fatiche si acquist una grande e scella collezione di opere stampale antiche e moderne, di storia, e letteratura ecclesiastica e profana. Della qual collezione, che olire alF essere pregevole per r estetica sua forma, preziosissima pelf intrinseca sua bont e valore, fece egli, da vero patriota, poco prima di morire, incondizionalo e generoso dono al capitolo nostro,
lgentissimo
e
delle
antiche
il
grata
ricordanza
un' anni-
colano pi
quali
di
3000
volumi
i
la custodia dei sono uniti anche medesimi, ed inoltre alcuni ritraili d' illustri patrioti. Con questo dono il Gurato ha empiuto un vuoto nella chiesa nostra, ha preservalo da ruina una quantit di scritti preziosi., eh' eran condannati a perire per sempre o in un modo o nelf alprocuralo tro, ovvero a starsene sepolti nelf obblio, ed ha scienze, ai presenti e ai futuri V occasione di erudirsi nelle nelle lettere, ed in lutto ci che risguarda la patria istoria, tanto ecclesiastica che civile. Di questo pregevolissimo dono,
biblioteca,
ai
fatto
da
il
lui
in
gelosamente custodirlo, conservarlo, e con adallo regolamenlo provvedere alla sua indiminuta integrit, e colf esempio delf illustre donatore sapr procurarne il suo ingrandimento. La prefata biblioteca venne collocala nel locale dell* archivio capitolare, che fu in
sapr
capitolo
tale
convene-
volmente adattalo
scopo.
i.
179
si
.%iila captol<ii*e.
Le solenni conoregazioni
per r addietro,
crista
capitolari
tenevano
sempre
come
dal
si
tengono anche
di
della
metropolitana.
1448. riportato
s.
Troviamo infatti in documento del Parlato alla p. 115 del T. V. ^^CoaduEcclesiae Metropollanae
della
s.
est Sacrstia
ad omnia
eorum acta
conficienda''
La Sacristia adunque,
di
/'
s.
Barbara.,
stata
la
metronei tempi
trattazione
di
di
prima del 1782 si d passaggio dalla sacristia al presbiterio, ed alla corte del campanile. Non avea ingresso da alcuna parte, tranne dalla sola sacristia. Nella suaccennata epoca vennero aperte le porte, che servono d' ingresso al coro e alla corte, ed air uopo fu destinato altro locale, situato nelT angolo della sacristia, contiguo al tempio di s. Donato, il quale Congresso s' appella.
rilievo,
sente serve
^.
Obblighi
Gli
C^apitolo di Zara.
1.0
quello
residenza;
2.o
quello
dell'assistenza
alle
e 4.0 se
lo
Ognun
blighi
messa cantata pr 6^?/'^/c/oquello della presenza alle assemblee capitolari. pu immaginare, come fossero eseguili tali obdella
il
riforma del medesimo. Le costituzioni delT arcivescovo Matafari ne ingiunsero la rigorosa osservanza, alla quale si prestarono capresso
nostro capitolo prima della
i
nonici pi
seconda dello circostanze de' tempi. Sebbene quelle costituzioni non facciano speciale menzione dell' obbligo deir assistenza alle radunanze, e di quello dell'applicazione della messa conventuale pei benefattori, ci non pertanto s l' uno che f altro vi sono implicitamente contenuti. Dagli atti capitolari risulta, che il capitolo dopo la sua riforma tenne sempre regolarmente le sue ordinarie e straordinarie radunanze. Consta pure che le dignit non facevano il turno della messa convenluale; che la prima dignit
a
mono
la
nil,
180
seconda dionil la celebrava, /// sede piemia in tulle le Tesle principali, e che la lerza sosliliiiva la seconda. Rilevasi inollre che canonici non applicavano pei henel'altori, se non che nelle domeniche e nelle leste; la qual prala
i
che
tica,
fu
inlrodolla
che
capitolo,
venne
dopo mancare
isti-
1836,
in
cui^
avendo canonici migliorato nella dotazione, ritornarono aifuso doveroso di applicare la messa conventuale pei benefattori. Soleva inoltre il nostro capitolo concedere la grazia della (jiuhtiazonc a (fuei capitolari, che dimostravano d' aver
servito assiduamente e diligentemente la propria
lo
chiesa
il
per
spazio
di
Con
quest' atto
canoper-
senza
dere minimamente
pontificio,
propri
diritti.
Questo
metodo
continu
per se da privilegio
ovvero da immemorabile consuetudine provenisse. indulto della giubilaTult' i canonisti convengono essere zione un diritto esclusivo della santa sede, ed un premio eh' essa concede ai canonici eh' il dimandano e provano di aver prestato un servizio corale assiduo, diligente, e quadragenario nella propria chiesa, sebbene talvolta tale indulto venga dal pontefice con qualche limitazione concesso.
l
L Wsintion upeeial
Nelle suaccennate costituzioni
fl(*i
eaiioiiie.
arcivescovo Matafari non v' cenno di speciali mansioni assegnate ai canonici del capitolo da lui ristabilito, e riordinato. Da^li atti capitolari s' apprende notizia delle incombenze, che demandale
dell'
venivano
ai
capitolari
nelle
di
ordinarie assemblee,
alle
liti,
([uali
furon
quelle di cancelliere,
massaro, e cosi via via. Veniva pure talvolta dalf arcivescovo commesso a taluno dei canonici T incarico di ceremonista. di maestro del coro, di procuratore della chiesa, di maestro di canlo fermo, di maestro dei chierici nella lingua Ialina e nella redi
procuratore
ligione,
iijirio
dell' allro
lo
Semigi(rno
allora
istituite
in
prebende
canonicali
zio Calino
del
in
teologo
cui
peniUMiziere,
dall'
<|uel
istesso cio,
i
furono promulgali
arcivescovo
di
Munel
TriMito
181
che
il
suo sinodo diocesano. Da quel tempo infalli e non prima Irovansi nominalo lali mansioni negli alti capitolari, esistenti
nei nostro archivio; dai quali
risulta
canoiiico
Marco
primo penitenziere nel nostro capitolo. Di recente istituzione la carica del canonico-paroco. Paroco della citt fu sempre il solo arcivescovo, e due sacerdoti amministravano in nome di lui e col titolo di curati la parochia dei
Sessa
fu
il
Duomo,
come
dalle
costituzioni del
Matafari
Florio
in
1650
stabil
di
nominare
un curalo maggiore, e volle che questo fosse un canonico, che dirigesse la cura, e che due curati minori dipendessero dal medesimo in tutto ci che concerne gli affari pai
avuto il suo effettOj mentre non troviamo memoria di alcun canonico, fregiato di questo titolo sino a' giorni nostri, ma invece ne troviamo alcuni col semplice nome di curati. Ma introdottisi dopo la caduta della repubblica veneta dai nuovi governi nuovi sistemi, e moltiplicatisi gli affari e le scritturazioni anche negli ecclesiastici uffici, gli arcivescovi, per soddisfare a quelli, dovettero affidare la cura spirituale della citt a persona di lor fiducia, che in qualit, ovvero col titolo di paroco, ne fungesse le sue veci. Il primo fu l' arcivescovo
rochiali.
Non
abbia
Nowak.
il
quale nel
s.
1832
allo
la
legiata di
Simeone,
di
scopo pure
di
;
giovarle in qualche
modo, ed assicurarle
istituito
sua sussistenza
onde
il
pievano fu
una detcrminata porzione della citt, rimanendo il restante all' arcivescovo. L' esempio del Nowak fu seguilo dal Godeassi, il quale nel 1847 istitu la parochia di s. Anastasia, e conmiise T incarico di paroco ad un
canonico,
sioni
tolo,
il
paroco
quale
n'
esercita
la
cura
ai
in
principalit, assistito
mancapi-
ovvero devolute
canonici del
nostro
anche T ispezione delle scuole popolari della diocesi veniva affidala ad un canonico, che prima Scolastico^ e poscia Ispettore in capo delle scuole popolari si appellava. Cotesto incarico, che una volta riferivasi a tutto ci che risguarda f istruzione popolare in generale, ora ristretto al solo insegnamento della religione. Oltre alle enumerate mansioni, sogliono capitolari essere benanco incaricati dalf arcivescovo dell' ufficio di esai
minatori
giudici
prosinodali,
di
consiglieri
presso
il
trib-
182 in di
a|)|)olIo.
di
al
rellori del
Se-
Seminario diocesano, d commissari presso f i. r. Consiglio scolastico provinciale, di commissari per T istruzione religiosa negf istituti medi d' istruzione^ di membri della commissione pegli esami
minario Teologico provinciale,
deputali
dei
di
membri
di
del
consiglio
di
fabbrica della
dell' istituto
pubblica
benefi-
libri.
Scric* ilei
Diaconi
(iella
chiesa di Xara
nei iiriini
1.
Icitipi.
Madio^ nominato anche Maja in documento del 374. 2. Donato^ in documento del 395. 3. Bosliwo^ in documento del 403. 4. JSatale^ in documento del 420. 5. Dobre. in documento del 452. 6. Donato^ in documento del 550.
7.
Marcello^ nominalo in lettera di s. Gregorio 3Iagno, diretta a Sabiniano vescovo di Zara nel 598.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
AnaloHo^ nella suddetta lettera del 598. Marco^ in documento del (20. Donato di Madio. in documento del 669. Vettore, in documento del 742. Paolo di Pietro, in documento del 764. Donalo^ in documento del 770. Majo. in documento del 782. Mirislao^ in documento del 796. Donato^ in documento del 798.
dii;iilta
Pietro^ nominato
in
scrittura
di
il
primo
nostro arcidiacono,
2.
cui
si
ha notizia.
eccitava
del
s.
clero
ed
virt
vescovo Do-
3.
4. 5.
Pietro di Andrea,
Pietro,
docuuicnto
(l(*l
90S.
!>s6.
in
del
alcune co-
pie
tus
6.
183
in
del
quale Fu letto
Armato ed
alcun altre
Anna-
per errore.
in
documento del 1050. 7. C/ireste^ in documento del 1072. 8. Madio^ in documento del 1072, quale estensore del medesimo, ed anche testimonio. 9. Andrea^ in documento del 1074. 10. Dobre^ cosi nominato in documento del 1078, mentre in scrittura del 1076 chiamato Dabro. 11. Majo^ il quale in documento del 1088 si firm in quasottoscrisse lit di testimonio, ed in altro del 1091 si Majus Ardiidiar quai' estensore e testimonio cos ^^Ego
Prestanzio,
documento
Vedi la serie
del
del
1141.
ec-
Fu poscia vescovo
13.
ISicol
di
di
Ossero.
degli
chiesa nostra.
Manzamni.
Paolo,,
in
in
documento
1167.
Fu vescovo
Lesina.
documento del 1177. 15. Stefano, in documento del 1182. J[6. Giovanni Bernardi,, in documenti del 1190, e del 1199. 17. Micha, nominalo in documento del 1199, e in due holle di Onorio 111 del 25 maggio e del 12 novembre 1219.
14.
Giocamii
qualit
di
testimonio
in
scrittura
19.
20.
indicalo colla
sola
predetta
iniziale
in
let-
21.
Gregorio IX di data 3 dicembre 1233. diretta air arcivescovo di Zara Giovanni Venier. Vito, nominalo in documento del 1283, quale arcidiatera
di
do-
cumenti del 1302. 1305 e del 1308. 23. Giovanni Fabre de Fare, in documento del 1316. 24. Demetrio de Mata/ari, che fu dipoi vescovo di Pedena, e poscia di Nona. Si trova menzione di lui in qualit di arcidiacono in bolla di Clemente V di data 31 luglio 1346. Vedi la serie suddetta 25. Matteo,, di cui troviamo memoria in documento del 1347. 26. Grtsogono,, nominato in pergamena del 1366. 27. Matteo, in documento del 1371. 28. Michele de Rasoi in documenti del 1372. e 1376.
29.
184
alti di
Marmo
de Bolliadcs^ di cui trovasi menzione in docunienli del 1377, 1385, 131KK 1403, 1405. inolire in
capitolare del
scrillura
1378, e negli
ristorazione
1394. 30. Matteo Salessich^ nominato in documento del 1398. Vedi la serie di sopra citata. 31. Luca StanissicfK di cui si fa menzione in documenti del 1411, 1415. 1428, 1436, 1452 e 1456, ed in quegenerale delT arcivescovo st' ultimo anche qual vicario
del capitolo del
Valaresso.
32.
Francesco Damiani^ nominato Arckidiaconus Jadr. in Breve di Pio II del 5 agosto 1461. In altro Breve del
15 febbraio 1462
titoli
dallo
di
Acolylhns,
fa
Nuutius
in
Prorinciis htriae et
lui
si
Dalma tae^
et
puranco menzione Sisto IV del 18 settembre 1475, con cui il pontefice commette al patriarca di Venezia e al vescovo di Nona r incarico di esaminare e di decidere sulla questione insorta fra l'arcivescovo Vallaresso e l'arcidiacono di Zara e procuratore della fabbrica Francesco Damiani intorno alla quarta parte delle decime, spettante alla Fabbriceria della metropolitana. ancora nominato in scrittura del 1482. 33. Marco Tutacovich^ menzionalo in scrittura del 1495. 34. Stefano Cortese, in documenti del 1498. 1526, e 1532.
rum. Di
Vedi la serie degli ecclesiastici
illustri.
di
cui
me-
moria in documenti del 1541 e 1547. Per questo e pel precedente vedi Fondra p. 370. 36. Marco Loredan. eh' essendo vescovo di Nona fu eletto arcidiacono del nostro capitolo con patente 3 sellembre 1556 dal canonico Giandonato Begna, vicario generalo del Cardinale Luigi Cornaro, arcivescovo di Zara. In documento del 1554 si fa menzione di lui anche qual Pievano principale di s. Simeone. 37. Gio. Battista de Benedetti.^ nominato in scriUure oapilolari del 1563, 1571, 1579, 1586, 15S9, 1592, 1594.
e 1595, e sempre in qualit
38. Francesco
LV/cr?o,
di
arcidiacono.
1609, 1615,
sopra citata.
nominato in intMuorie del 1600. 1603. 1619, 1628. o \iVM). Vedi la serie di
39.
185
nominalo quale arcidiacono in documento del 1631, ed anche quale vicario j^ancrale. 40. Lm'fj (oalclU^ \\\ documenti del 1640 e 1650, nominato anche in qualit di vicario generale. 41. Nicol Ventura^ in documenti dal 1649 in poi nominato in qualit di arcidiacono e di vicario generale caVincenzo Fozza,
pitolare.
42.
Valerio de
dal
menzionato
in
moltissimi
documenti
1666
poi.
43. Girolamo de Dominis^ menzionato in documenti del 1681, 1683, 1692, 1697, 1701, e 1715, non solo qual arcidiacono,
ma ancora
44. Antonio
e 1721.
KadcK
nominato
in
scritture
1720,
Vedi la serie suddetta. 45. Giovanni Battista Coradini., menzionato in varie scritture dal 1721 al 1757. Vedi la serie pii volte detta. 46. Giovanni Carsana.^ nominato in documenti dal 1764 al
1771. Vedi la serie degli arcivescovi. 47. Giovanni Armani.^ in documenti dal 1774 al 1799. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri di sopra citata. 48. Giovanni Giurovich., dal 1799 al 1828. Ultimo arcidiacono, qual prima dignit del capitolo. Vedi la suddetta
serie,
pr ti,
Capinolo di %ara.
1.
Felice,
di in
cui
2.
Pietro,
memoria in documento del 900. documento del 986, sottoscritto qual testimonio.
scrittura
1103. 4. Paolo.^ in documento del 1114. 5. Gaudio^ nominato e sottoscritto in documento del 1124. 6. Maja, in documento del 1142. 7. Dobrc di Andrea.^ nominato in documento del 1190 ^4rclipresbf/ter Sanctae Jader tnae Ecclesiae'''' 8. Furio, in documento del 1201. 9. Camasio^ nominato in documento del 1222 ^^Camasius
3. Giovanni, in
del
Archiprestijter"
lettera di
a
3 dicembre 1233 scritta varmi Vcnier, arcivescovo di Zara. 10. Paolo di Marco.^ in documento del 1234.
di
Gregorio IX
Gio-
11.
Vifal(\
in
186
1246. 12. fAiciislao. in dociiniento del 1251. 13. Stefano^ in documento del 1288. 14. Marco^ menzionato in documento del 1308. ed inoltre nella bolla 31 luglio 1346 di Clemente V nominato come defunto ^yCoudam (sic) Marchus Archpreshyter
del
documento
Ecclesiac Jadrensis^.
del
1345,
maggiore
della Basilica
me-
Vedi la descrizione
18.
19.
Vito^
in
dell'
aliar niag,
20.
21.
22.
23.
24.
--25.
26.
27.
28.
29.
30.
1387. Matteo de Marchis^ di cui cenno in documento del 1396. Bartolomeo, menzionalo nelf atto di ristorazione del nostro capitolo dell'anno 1394, inoltre in pergamena del 1403. ed ancora nella pala surriferita. Pietro di Marco, in documento del 1404. Matteo de Dumnovick. menzionato in atti del 1436. Simeone Percovich, in documento del 1459. Mattolo, ovvero Matteo, in documento del 1464. Simeone Nesgonarich,, in documento del 1479. Gregorio RadacinicL in documento del 1488. Bartolomeo de Jadra, in documento del 1498. Tommaso de Cedolini, in scrittura capitolare del 1528. Francesco de Cedolini, nominato in documento del 1532.
Benedetto^
cui
si
ha memoria
in
scrittura
del
la
chiesa nostra.
1542. Pietro Chinlich^ in scrittura del 1559. Francesco Grisogono, menzionato in documento del 1566, e nel sinodo delT arcivescovo Calliuo. Simeone Prasmileo, di cui cenno in pergamene del 1573, 1595 e 1598. Giovanni Milasseo^ meuzioiuilo in documenti del 1601.
in
scrittura
del
nei
sei
candclahri
d^
ar-
serie
degf
illustri
ecclesiastici,
sopra
1627
37.
e
187
in
1629, e
Anlonio Blasellt^ 1633 e 1634. 38. Valerio de Potile^ menzionato in qualit di arciprete in 1657 scrittura del 1645 e in documenti capitolari del
e
1666.
documenti
del
1675. 1679, 1688. e qual vicario capitolare in mento del 1699. 40. Lazzaro Lucanovich, in memoria del 1700. 41. Vincenzo Gcncni, in documenti del 1715 e 1716. 42. Giovanni de Grisogono. eletto dalla s. Sede. Tenne V arcipretura dal 1716 al 1766. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri,
1672. docu-
in
documenti dal
Vedi la
1766
serie
al
1774.
in
fu
eletto
arcidiacono.
degli
arcidia-
in scritture
la
serie
ecclesia-
degli arcidiaconi.
nel
1809.
KNerc floi
Primiceri
.
torza
clig^iiit
del Cti|iiiolo.
\.
G,
del
del
2.
breve di Gregorio IX, indirizzalo all' arcivescovo di Zara in data 3 dicembre 1233. /V. A^. indicalo col solo titolo, senza iniziale del nome,
nel
in
nome
lettera
del prcfato
pontclicc del
20 novembre 1235,
e
e
al
cenno
3.
4.
5.
Priamo, nominalo in documento del 1254. Geminiam), nominalo in documento del 7 marzo 1260, ed in Bolla di Alessandro IV dell' 11 giugno 1260. ove dello ^/leminiano Primicerio Jadrensi". Micha. in documonlo capitolare del 1300.
Michele Chusi,^
in
6.
documenti capitolari
del
1302,
1305
188
1308. Pulrehhe essere quello stesso, indicalo al n. 5, essendo Miclia nome accorciato di Michele. 7. Grisogono de Cicalelli^ menzionalo in Bolla di Clemenle V del 31 luglio 1346, come pure in documento del 1366. 8. Bartolomeo di Gregorio^ di cui memoria nelle Bolle di Benedelto XI del 21 marzo, e del 20 aprile 1377. 9. Mauro de liasolis^ menzionalo qual primicerio nelf allo di ristorazione del Capitolo dell anno 1394. ed in pergamena del 1396. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri di Zara. 10. Filippo di Vito., in documento del 1411. 11. A'/Vro/. che in atti del 1428 e 1439 nominalo primicerio.
12.
1448. 1464
primicerio e
1465
menzionalo
di
di
Pievano e altrove viene detto s. Simeone, Nicolaus q. Benedicti aurificis. 13. Martino Sortincicli.^ in documento del 1469. 14. Michele de Blasns. menzionato in scritture del 1472. 15. Simeone GlavinicK di cui trovasi notizia in documenti
che
del
1486
1488.
1493.
in
al
quale Leone
d'
data
28 deceminsorta
hre
fra
1517
il
diresse un breve su
della
Legalo Apostolico
vicario
arcivescovile di Zara.
18. Gio.
19.
Battista SimonicK in
in
di
1568,
1579.
1585
1586.
del
1586.
documento capitolarr del 1588. 24. Gregorio Uticense^ di cui si ha memoria in docunierilo del 1588. Vedi la serie degli ecclesiastici illustn ptit
volte citata.
in
documento
del
capi159(>.
jsrriUura
28. Lorenzo AJardi^
precitata,
in
189
in
documento
1623.
atti
del
1615.
serie
documento
del
Vedi la
visita
in
della
capri-
1627
1629.
qual
come pure
del
in
documento
in
alti
del
capitolari
del
1632 ed
docu-
pergamene
del
1637
1645.
31.
Valerio de
Fonle^ menzionato
qual primicerio in
mento
coni,,
1646.
documenti
capitolari
1650
1654.
di
33. Cristoforo
del
Pollini,,
cui
si
documento
del
1675.
35. Gregorio de Cvalelli. nominato in documenti del
1679,
1683,
Giovanni Ursini
1692, ed ancora in atti della traslazione di s. di Tra del 1681. Vedi la serie degli
nocenzo XII, essendo semplice mansionario, con i)reve del 15 giugno 1699. menzionato in documeuti del 1699, 1725 e 1739, in cui mor. Lasci una terza parte dei suoi beni alla cassa capitolare colT obbligo di una messa cantata ira T ottava del Corpus Domini con puntagione doppia durante tutta l'ottava; una terza parte al capitolo coir obbligo d' una messa cantala e vesperi
nell'anniversario del suo obito: e F ultima
terza
parte
eletto
fu
10 settembre 1751;
scovo Caraman. 39. Giovanni Frangipani, menzionalo in documenti del 1761, 1773. 40. Michele Cettina,^ nominato in documenti del 1780, 1786, e 1796. Fu Provicario generale delf arcivescovo Zmajevich.
1822. Questo
Tu
190
41. Francesco D.r Segnanomch^ elello primicerio dal cnpiloio il giorno Ili gennaro J806, morto li 1() dicembre
r ultimo
Hicrie ci(M
Propostiti
nominati dall' Imperatore d' Austria in virt della Bolla di Leone XII del 30 giugno 1828, colla quale venne riorganizzato il
capitolo nostro.
1.
Angelo
primo preposito del nostro capitolo., nominalo dall' Imperatore Ferdinando I in data 24 novembre 1836. Prest il giuramento di fedelt al Sovrano il d 30 dello slesso mese, e prese possesso per procura, in causa di malattia. Fu egli per molto tempo cuTorcilo^
ai
Giocanni Bercici^
del
da
arcidiacono
1838
li
preposito da S.
luglio
a.
s.
promosso
sesso
3.
Vedi la
illustri.
4.
Giovanni Mischiato^ da preposito del capitolo di Ragusa. nominato dalT Imperatore nel 1847 preposito del capitolo metropolitano di Zara: prese possesso il di 21 febbraro delf anno stesso. Vedi la serie suddcHa, Matteo SanticK da arcidiacono promosso dalf Imperatore
Francesco Giuseppe
del
in
il
capitolo nostro, la
cui
lini
5.
6.
Vedi la serte suddetta. Vincenzo VitaiclL da arcidiacono prouosso dal Pontefice Pio IX a preposito nel J859. Mori in patria li 26 decembre del 1864. Vedi la serie degli arcidiaconi., quale seconda dignit, Gioranni Malico D.r Scariche, da arcidiacono promosso dal Pontefice Pio IX alla dignit di Preposilo nel 18()5.Mor
di
vivere.
Vedi la serie degli arcidiaconi e degli ecclesiastici illustri della nostra c/i tesa. (j nella 7. Giuseppe Guglielmi,, da decano promosso dal Ponlelice
li
5 dicembre 1871.
Pio JX
alla
preposilura nel
li
\)
iebbraro
1873.
ledi la serie
decani capitolari.
Serie deg;!!
il
191
dig^iilt
1.
Giovanni Bercich^ da canonico penitenziere, nominalo dall' Imperatore Ferdinando I arcidiacono del nostro capitolo in data 24 novembre 1836. Prest il giuramento di fedelt al Sovrano il 30 del mese stesso, e prese Vedi la possesso li 13 dicembre dell'anno suddetto.
serie dei prepositi^ e quella degli ecclesiastici
illuslr.
2.
Matteo Santich^ da canonico elevato alla dignit di arcidiacono nel 1839. Vedi la serie degli ecclesiastici illustri^
3.
Vincenzo
alla
dignit di arcidiacono
la
5.
Giovanni Matteo D.r Scarich,^ promosso ad arcidiacono nel 1863 da decano del nostro capitolo. Vedi la serie dei decani e dei prepositi,^ nonch quella degli ecclesiastici illustri, Tommaso Martincich,^ da decano eletto arcidiacono nel 1866; mor li 10 febbraro 1873. Vedi la serie degli
ecclesiastici illustri,
6.
Nicol D.r
Volarich,^
li
da canonico promosso
;
alla dignit di
il
arcidiacono
giorno
8 dicembre dell'anno
7.
Mor
li
30
aprile
1874. Vedila
alla
dignit
il
possesso
Serie del
Decani^ qual
terza
dig'iit
del
Ca|iitolo.
giusta la Bolla di Leone XII del 30 giugno 1828.
1.
Luigi Maria
di
Pini,,
da paroco di Rogosniza
nella
diocesi
Sebenico nominato Decano del capitolo nostro dall' Imperatore Ferdinando I il d 24 novembre 1836. Tenne questa dignit sino al l.o gennaro 1839, in cui fu nominato vescovo di Sebenico. Vedi la serie degli
ecclesiastici illustri.
2.
192 -^
3.
che da canonico del capitolo di Cattaro trasferito presso questo capitolo di Zara, ed installato nel 1839 ai 22 di gennaro, fu in segnito nel 1841 nominato decano. Vedi le serie precedenti. Giammatleo Scarich.^ da canonico teologo promosso il 12
Vincenzo
Vitaich^
ottobre
4.
1851
a decano.
Vedi
le
serie precedenti,
Tommaso
decano
nel
5.
6.
7.
1863. Vedi le serie precedenti. Giuseppe Guglielmi.^ da canonico promosso a decano nel 1866. Vedi la serie dei prepositi. Carlo Federico Bianchi., da canonico promosso alla dignit di decano il 7 novembre 1873; fu istallato il d 8 dicembre successivo. Vedi la serie degli arcidiaconi. Pasquale Bandi., da canonico promosso alla dignit di decano il 21 dicembre 1874: prese possesso il 14 gennaro 1875.
iSerie
clg:li
uomini
illustri
che appartennero
al
1.
a.
2.
428. Natale.^ nativo di Zara, che in qualit di vescovo di Zara fu spedito ambasciatore all' imperatore d' Occidente pel bene della patria. F. Lucio l. 4. e. 3. e la serie dei vescovi di Zara. a. 597. Marcello., della famiglia zaratina de Scolasticis^ diacono della chiesa nostra, uomo erudito, nobile e ricco, amico del Pontefice s. Gregorio Magno il quale in una sua
lettera del
598
scritta a Sabiniano,
vescovo
di
Zara, con-
3.
Massimo, vescovo intruso di Salona, lo chiama col titolo di glorioso figlio comune, glielo raccomanda vivamente, e gli esprime il desiderio di vederlo. Fari. T. V. a. 598. Anatolto.) prete di Zara, tenuto in grande slima dal Pontefice s. Gregorio Magno. Fu per alcuni anni
tro
diacono della chiesa di Costantinopoli, e come tale godeva di molto credilo ed autorit alla corte dell' imperalor
Maurizio.
di
perci
allari di
che
il
prefato
Pontefice
gli
si
commise
fu
spesso
somma
importanza,
come
lui
scomunicato. Nella sua lettera del 598 diretta a Sabiniano, gli d il titolo di amatisaimo figlio, e la conoscere di aver a lui affidalo il sollecito compimento di tale graquello di Massimo, vescovo di
Salona, gi da
1\
V.
4.
a.
193
640. Giovanni IV. sommo ponlelice, nativo di Zara, ricca famiglia figlio di Venanzio dell' antica, nobile, e ce lo allestano Onofrio zaratina de Scolasticis\ come Panvino, ed il celebre Alfonso Giacconi nelle vite dei sommi ponleici. Da alcuni documenti, che esistevano presso la nobil donna Doria Soppe Papali, che mor qui
in
in
Zara nel 1774, e i di cui superstiti si trasferirono Sebenico, si potuto conoscere, che Giovanni sin
si
da giovanetto
in
ascrisse
alla
milizia
ecclesiastica
qui
patria,
e da
distinse per
e dottrina
innalzato al
l'
sommo
II
24 dicembre
il
delte-
anno 639.
non durasse pi
un
anno,
nove
suo mesi e
il
va nullameno contradislinto da tratti singolari di piet, di fermezza, di zelo. Combatt vigorosamente r eresia dei monoteliti, che avevano del loro partito imperatore d' Oriente Eraclio, e adunato un concilio condann V eresia, e T ectesi dell' imperatore. Scrisse una lettera a Costantino, figlio di Eraclio, in cui fece l'apologia del Papa Onorio; difese cio e giustific pienamente questo pontefice, dimostrando essere la dottrina di lui conforme alla fede cattolica: ,,D6C?^sor meus^ COSI egli, docens de mystero Incarnatons Chrisli, dicebai non fuisse in eo^ sicui in nobs peccatorigiorni,
1
quod qui dam ad proprium sensum convertenies^ divinitatis et humanitatis nnani etim robmtatem docuisse suspicati sunt^ quod veritatis omnimodis est contrarium^^. Ne scrisse una seconda agli Abati d' Irlanda, colla quale condann r uso invalso tra quei popoli di celebrare la Pasqua a
bus^
mentis
et
carnis contrarias
voluntales^
modo
I
avvisava di ben guardarsi daleresia di Pelagio, che ivi tornava a pullulare ed una terza ne diresse ad Isacco di Siracusa, con cui tolse
dei
Giudei, e
li
le
preti
monaci
intorno
air esercizio
sue cure pel bene del cristianesimo, dimentic la nativa sua terra, e ad essa porse di carit patria memorabile esempio nelf occasione che gli 1' Illirio. la Dalmazia Avari e gli Slavi, inondalo paranco
mezzo
13
lino,
tile
194
di
stragge.
a
egli
argento e
d'
d'
n solo migliaja
barbari,
una cappella^ situata nel battistero di Costantino, la quale appellata oratorio di s. Venanzio, perch entro la mensa dell' altare custodito il suo corpo. D' intorno ad esso altare sono collocate le relilateranense
quie di
tiri
s.
Domnione e
in
di
altri otto
compagni
cio
milili
mar-
dalmati, effigiati
laterali
mosaico
nella
sull'
reti
nomi:
S,
S.
Venanliiis^
Domnio;
S.
parete destra
linianus^ S.
sinistra
Telus^
Aslerius^
Anastasius
nella
Maurus, S. Septimis^ S. Antiochi arms. S. Caianus^. Questa cappella fu da Giovanni ristauraln. e adornata di altri mosaici che tuttavia si conservano assai bene. Allre reliquie ne colloc in varie chiese di Roma, ed allre ancora di santi martiri e confessori, assieme commiste, le distribu ad altre chiese d'Italia. Sussistevano in Zara diversi ritratti di questo Pontefice presso le nostre famiglie patrizie uno per ve n era
S.
:
V.
del
Castello,
5.
maniera orientale sopra pesanle tavola colla seguente epigrafe dorata: Joannes l\ Pont. MaxiHus LXXIII., Dalmata^ patria Jadvensis^ Di l fu trasportato nelT abitazione di Giovanni Cuslera presso la chiesa di s. Maria. Nelf antichissima casa Soppe Papati^ cos denominata, perch discendente dalla famiglia del Papa Giovanni, posla nel confine di s. Michele, esisteva nel 1791. come si legge in auliche patrie memorie, r albero genealogico della famiglia de Scolastici^ Soppe Papali, con due antichi ritraiti del Poulefice. frele nello scudo giati dello slemma gentilizio, avenle chiavi col Iriregno. Malgrado le diligenli indagini da noi praticale, siamo tuttavia bramosi di sapere il desliuo di questi preziosi monumenti. Pari. T. G. Cupilli^ e t<^ inedite antiche patrie memorie. a. HOt, S. Donato., ualo in /ara da nobili geuilori, come ci attestano Simeon Hegna nelle sue memorie sulla Dalquesto era dipinto
alia
,
maKa^ e
l'
195
arcidiacono
naca zaratina. Eletto vescovo nelP 806, ademp le parli poveri, ai quali di ottimo pastore, caritatevole verso
imbandiva mensa quotidiana. Amava di essere chiamato col titolo di peccatore, e con questo umile titolo anche suoi annali, Orbino nella sua si firmava. Adelmo nei opera de reyno Sdaconim^ Genebrardo, e Paolo Emilio de regno FnmcoruiiK ricordano s. Donato vescovo di
Zara.
6.
a.
V. la
antico
nostro
Captolo.
Viveva intorno a questo tempo, e come narra il Lucio 4 e. 2 era molto pio e benefico verso poveri. Quat1.
i
tro
in
alla
testamento tutto
il
il
suo.
Colla parola
le
colf esempio
7.
vescovo Donato. Mor pieno di meriti circa T anno 900. a. 914. Gregorio de Pobre^ nobile di Zara, vescovo di Nona. Dopoch gli Slavi nel settimo secolo invasero la Dalmazia, e ne occuparono buona parte delle oltramonvescovi di Nona, come quelli che ne tane contrade, conoscevano T indole, costumi, la lingua, estesero la
eccitava
popolo ad imitare
queste genti in
la la
tutta
volont
della
liturgia.
ciali
Ci ledeva
diritti
degli
alla
altri
vescovi provindella
egli
si
e recava
pregiudizio
di
disciplina
chiesa.
Nona Gregorio,
dimo-
acerrimo e tenacissimo difensore di tale consuetudine, e per sostenerla tent colf appoggio del re di Croazia di sottrarsi dalla giurisdizione del metropolita di Spalato. Per il che insorsero gravi dissensioni tra ed il metropolita Giovanni, che si prestava con tutta lui
la
di
mezzo
siffatto
abuso.
il
La
Pontefice Giovanni X,
quale
mand due Legali con particolari istruzioni per dirimere la causa. Venne radunalo in Spalalo un concilio provinciale,
cesi
di
col
confini
della
dio-
Nona, inlimalo al vescovo di sottomettersi al metropolita, ed inlerdello F uso della lingua slava nella liturgia. Gregorio si appell a lloma contro deliheil ralo, onde altro Legalo fu spedilo, sotto la cui presidenza radunato in Spalalo un secondo concilio provin-
ciale
cliuso
j^orio
19
stato
tu
proibito espressamente
della
conGreuna
d' ingerirsi
fuori
sua
diocesi.
Il
Pontefice
del
concilio^
della
scrsse
scomunica, se suoi ordini, e permettendogli solavesse a trasgredire tanto r amministrazione del vescovato di Scardona. Come rileviamo dalle antiche memorie, (rregorio si sottomise
Gret^orio
i
minacciandolo
alle
Fari
dell'
T.
IV
della
par/.
212.
di
s.
8.
a.
quale da chierico
chiesa
s.
fattosi
monaco
fu
ordina di
l
si
Bene-
perfezion nella
monastica, donde
d
il
grado
eletto
patrio monastero di
di
Arbe ove
9.
a.
1046. Andrea^ nobile di Zara, che eletto vescovo nostro, come ci fanno
hi
in (fuesto
anno
il
testimonianza
canonico Tanzlinger nella sua cronaca, e un documento deir antico archvio di s. Grisogono. Vedi la serie dei re scovi di Zara.
10.
a.
1072.
il
Dessa^
di
famiglia
nobile
zaralina.
Essendo
prefe-
presso
rendo air onorifico incarico quello di missionario apostolico, del che ne fan fede alcuni scrini di patrie memorie.
11.
a.
1072. Andrea.,
di
nostro.
12.
a.
1091. il/oyV). di famiglia patrizia di Zara, ed arcidiacono della chiesa nostra di s. Anastasia. Acceso dal desiderio di propagare la fede di Cristo., si rec a predicarla nella Tarlarla. Kilornato in patria., si adopr efi
cit\
e mori
in
opinione
di
santit.
Esiste
nel
lui in
T.
scritto
da
lingua
in
latina,
fa-
vore del monastero di s. Maria da Andrea vescovo di Zara assieme col Prior(? Drago, e confermala ilalT arcivescovo di Spalalo Lorenzo: ciocch dimostra che il
nostro arcidiacono Majo godeva molta
patria.
autorit
in
sua
13.
a.
197
uomo
di
1103. Giovanni^
di
grande dottrina e carit verso poveri di Cristo. Essendo valente oratore, fece della sua facondia splendida mostra pi volle neir insigne patriarcale basilica di s. Giovanni in Lalerano. Fece un pellegrinaggio nella Terra Santa, e ritornato in patria, fu eletto vescovo di Belgrado (Zaravecchia). ma vi rinunzi., amando meglio di condurre una vita modesta, e terminare suoi giorni nella predeir antico nostro capitolo,
i
di
diletta
il
suo ai poveri. Da antica scrittura dell' archivio di s. Grisogono si sa, che il suo corpo rimase per vari giorni insepolto, affine di soddisfare al desiderio del popolo che lo amava e lo venerava. 14. a. 1114. Pietro, nativo di Zara, pria arcidiacono del capitolo di Nona, indi arcivescovo di Spalato. 15. a. 1124. Michel^ di Caloprestanzio, zaratino, vescovo in patria. Vedi la serie dei vescovi, 16. a, 1125. Gregorio della nobile famiglia zaratina GVorfe?,
</(>'
di
cui si
vede memoria
nei
fafu
Da
prete della
chiesa
nostra
sede arcivescovile di Spalato. L' assenza per da Roma di Papa Innocenzo II, che a Pisa allor dimorava, fece eh' egli non potesse tosto recarsi a ricevere la consacrazione, ed intanto fu colto da morte,
alla
assunto
lasciando
in
Spalalo
lui
di
memoria
e
nella
di
chiesa
del
e.
di
s.
Giovanni da
edificala,
che
al
serv
cappella
li,
al
che
principio
secolo
XVI
17.
a.
rest
1138. Pietro della nobile famiglia zaralna de Gallis Gallelis. vescovo in patria. Vedi la serie preac. 18. a. 1141. Lampridio di Mariana^ della stessa famiglia (ie^ Gallclis : primo arcivescovo metropolitano di Zara. Essendo vacante circa il 1141 la sede di Zara, tre zaratini n' erano g\\ aspiranti, Lampridio figlio di Maricna de Gallcli, Martino Manzavini, e Pietro di Camasio. Il parlilo del primo prevalse, e rest elello vescovo nostro; al Manzavini fu conferito il vescovato di Lesina,
test
isliluilo,
ed a
Pietro
quello
di
Ossero.
Vedi
la
19.
a.
1141. Pietro di Camasio,^ di Zara, arcidiacono delr antico nostro capitolo, indi vescovo di Ossero. Mentre
egli
198
venne
T.
la
governava
di
tale
chiesa,
medesima
tolta alla
metropolitana
eretta
pure
in
Metropoli. Fari,
di
20.
a.
1141. Martino
Manzaviio^
s.
zaralino:
(s.
da
pievano
della
chiesa nostra di
Salvatore
di
Antonio
allora
d
Lesina,
Ahate) appena
Zara. Si fece
consacrare dalf arcivescovo di Ragusa, govern con lode la sua chiesa sino ad una tarda et. Venne illegalmente allontanato da' Lesignani, ma poi, richiamato alla sede per ordine del Pontefice, pochi anni ancora
la
la
sua morte
ottima
memoria
di
21.
a.
1185.
JSicol
di
ratina
del precedente, a
eletto
Dopo
di
la
morte
dello zio
dai
Lesignani vescovo
Lesina, fu con-
111
nel 1185.
Tenne
serie
sede sino
al
1198,
in
cui
di
fu
eletto
arcivescovo
la
Zara.
Vedi
22.
a.
anche
Damiano^
in
ungaro
patria.
di
zione,
ma
naVedi la
fu
serie preac.
23.
a.
chiesa
cappella
nostra
Fin
i
Spalalo.
suoi
maggiore
Maria delle monache hcnedelline presso r altare maggiore, come si vede dalT iscrizione sepolcrale riportata da Paolo de Paoli nella sua cronaca
chiesa di
s.
di
Zara.
24.
1192. Marco do Fumato,, di famiglia nohilo zaralina, che come ci attesta il Lucio 1. 3 e. 11 eletto dal clero e dal popolo di Lesina vescovo di quella diocesi, e da Innocenzo III confermato, mori dopo cinque mesi. 25. a. 1214. Bartolomeo de Gagis^ nobile zaratiiio. fu pria sacerdote in patria, indi eletto vescovo di Scardona. e
a.
consecrato da Bernardo arcivescovo di Spalalo. aver esercitato le parti d ottimo pastore, carico
e di
meriti
Dopo
di
anni
26.
a.
Nona,
conse-
Bernardo, arcivescovo
di
Spalato.
27.
a.
199
1225. Giordano, figlio di Paolo de Dohrc^ nobile di Zara. Fu dapprima suddiacono della chiesa nostra, poscia vestilo r abito dei Monaci Benedettini, e divenuto Abate del Monastero di s. Grisogono, tu eletto vescovo
di
si
trova
memoria
in
atti
del
1225
ordini cittadini
le
grande estimazione presso tutti gli per la sua dottrina, ed era veneralo per
in
la
Quando
fu
vescovato
al
si
Mosuoi
finire
suoi arredi vemonastero oltre tutti scovili, diversi codici, dono molto apprezzabile per quel tempo ed una delle pi degne opere che potessero fare
Lasci
vescovi e
gli
abati
lu
de' monasteri.
Il
Parlato
al
T.
che da tulli gli ordini della citl^ ma specialmente dai nobd^ fu del pari nmato e rive^ rilo^ dappoich con la paterna carit verso tutti^ con r esmie virli^ con la singolare illibatezza e santit del cioere^ affetto insieme e venerazione s conciliava, 28. a. 1238. Tommaso, oriundo veneto, nativo di Zara, che da arcidiacono delT antico nostro capitolo fu eletto arcivescovo in patria. Vedi la serie degli arciv,
p.
239
dice di
29.
30.
a.
benemerito.
a.
1284. Marcello della nobile famglia zaralina de Candis. che da pievano della chiesa di s. Maria maggiore (s. Simeone) in Zara fu eletto vescovo di Nona nell' anno preaccennalo, indi nel 1290 trasferito alla sede di Durazzo. A lui nel 1288 da Papa Nicol IV fu scritta una lettera per certa vertenza ecclesiastica fra Tran e Scbenico. pur nominato in altro atto del 1289 concernente la vertenza medesima, dopo di che, dice il Parlato, non trovasi menzione d lui nei documenli patri. 31. a. 1319. Grsogono Fanfogna^ iV antichissima e nobilissima famiglia di Zara, una delle poche che tuttora sussistono. Da plebano della Collegiata d s. Maria maggiore, poscia s. Simeone, merit di essere assunto verso il 1319 al governo della chiesa di Sebenico, della quale fu il secondo in numero. Per opera sua fu eretto il convento dei minori osservanti nelf angolo orientale della citt. Due volle port egli dal Pontefice Giovanni s
XXn
in
Avignone per
interessi
della
patria
propri:
dilat
i
200
la
confini
al
della
di-
resse fino
32.
a.
1340.
1320. Giocanni de Bntovanc, patrizio zaralino. arcivescovo nostro benemerito. Vedi la serie precitata.
33.
a.
1322. Vito de Bulocane^ fratello del precedente. Da canonico del nostro capitolo fu assunto al vescovato di Lesina. Di lui non si ha altra memoria se non quella che trovasi in una lapide sepolcrale, situata nel chiostro ,,iSe/;//c/i/v///< di s. Francesco in Zara, eh' la seguente venerabilis palris et domini Viti de Butovauo Dei gratta Episcopi Pharensis et Brachiensis''', Non troviamo al-cuna notizia di lui nel Parlalo fra vescovi di Lesina.
:
34.
a.
1325.
di
Vito
nonico
eletto
Luca Scardona
capitolo.
Spingaroli..
fu
nobile zaralino.
Da ca-
dal
Essendo
capitoli la fail
colt
tefice
Pon-
confermarlo.
allora
ritornasse in
di
s.
pievano
Maria majTgiorc, e che. morto in eia quasi centenaria, fosse sepolto in un urna preparatasi nel cimitero di quella chiesa, la quale venne anche da lui
beneficata coli* ultima sua disposizione.
35.
a.
zaratino.
della
x'Vppena
ordinato sacerdote
collegiata di
s.
preposto
rettore
chiesa
Matteo in patria, indi dal capitolo e clero di Lesina eletto vescovo di quella chiesa, e riconosciuto dall' arcivescovo di Spalato. Non venne per confermalo dal Pontefice per F illegalit della elezione eh' era riservala alla santa sede; onde rinunzi al vescovato, come risulla dalla Bolla del 20 marzo 1329 di Giovanni XXII, il quale in compenso gli affid f amministrazione deir Abazia di s. Pietro di Arbe extra nifiros. lY allora condusse in patria vita privala, occupandosi nelT istruzione, e in opere di piet e di misericordia verso gli
orfani,
ai
quali
lasci
T.
tutta
I
la
sua facolt.
Vedi Valerio
de Ponte e Theiner
36.
a.
pag.
i6l.
1333. Nicol de Matafarr\ patrizio zaralino. pria no minato vescovo di Nona, indi nuslro arcivescovo. \edi la serie degU arcir.
37.
n.
1349. Vito de Butoratu\ nipote di (liovainn annescovo nostro, e di Vito vescovi di Lesina. Da cnuonlco
della
di
201
nostra
Lesina.
38.
a.
1356. Demetrio de Mata farri, nobile zaralino pria pievano di s. Matteo, indi arcidiacono dei capitolo nostro poscia nominato vescovo di Pedena in Istria, indi di Nona, ove accolse Lodovico re d' Ungheria, che nel 1371 si era ivi recato dopo aver preso possesso della
Dalmazia, e da cui
chiesa.
ottenne
vari
privilegi
per
la
sua
1373. Lodooico de Matafarri. nipote del precedente. Da canonico della chiesa nostra fu eletto vescovo di Nona, e come tale fu spedito dal re Lodovico ambasciatore al re dei Franchi. Mori a Buda nel 1377. 40. a. 1376. Pietro de Matafarr^ nipote del prenominato Nicol. Da pievano della collegiata di s. Stefano, ora s. Simeone fu eletto arcivescovo in patria. Vedi la se^
39.
a.
1387. Demetrio de Matafarn\ pronipote del prenominato Lodovico. Fu arciprete del nostro capitolo, e nel 1377 eletto vescovo di Nona, ove ricevette Maria, regina d' Ungheria. Diede alla luce un opuscolo intitolato ^^Dclla eera sapienza del cristiano". 42. a. 1393. Giovatim\ zaratino. vescovo di Nona, destinalo neir epoca suddetta dal comune di Zara a trattar di pace fra il conte di Segna e zaratini. Vedi la cronaca di Paolo de Paoli. 43. a. 1400. Mauro de llasolis. nobile di Zara. Fu dapprima
41.
a.
i
rettore
tro
delle
chiese di
s.
Giovanni Battista e
del capitolo
di s.
Pievi-
nostro,
e
di
vescovo
Osatti
sero nel
della
trova
qual
primicerio
negli
delf anno
1393.
Vedi Fari.
p.
KM
199.
44.
a.
1405. Matteo Salessich ed anche Salassicli.^ nato a Pasman nella diocesi di Zara prima prete di s. Anastasia, poi arcidiacono del nostro capitolo: menzionato in documento del 1398, il cui testamento del l.o giugno 1405 notevole per varie pie e benefiche disposizioni. Lasci due tazze d' argento per un reliquicre
;
in
s.
l'orma
di
dito,
entro cui
porre
si
dovesse un dito
alcuni
libri
di
di
Donalo. Volle
ai
che
l'ossero
restituiti
prediche
Frati
^^inori.
a
gli
202
ai
Pc^o.
altri
ed alcuni
libri
tutti
altri
ne lasci
Minori
ai
di
Pasmano;
poveri,
ordin passassero
lui
chierici
ovvero
resse
nici.
ai
alle
cappelle e chiese da
lasci
ufficiate,
come patre
dovevano
delle
cano
e
Ai
ss.
di
parte
sue
vesti
Trinit
pietra,
B.
un paramento, un calice ed una possessione campestre perch vi si celebrino due messe ogni settimana. IV altre sue possessioni dispose per messe e per una croce grande da
V.
quale
altare
lasci
antiche
s.
nella
cattedrale.
s.
i
Ricord
trio,
le
chiese di
il
s.
Nicol,
istitu
Maria,
Demepoveri
d
e di tutto e
resto
eredi universali
specialmente quelli del lazzaretto fuori Zara. Dalle patrie memorie e dal Ramm, a, 1860,
di
Cristo,
45.
a.
Stanissich,,
cittadino
di
Zara,
arcidia-
nominato in documenti dal 1408 sino al 1456, e sempre in qualit di arcidiacono, ed in quest' ultimo anno anche di vicario generale deir arcivescovo Vallaresso. Il Tanzlinger nelle sue memorie di Zara lo dice mollo dotto e pio e di molte e rare virt fornito, per cui due volte seppe iscansare le alte dignit, a cui si volea innalzarlo. Fond un besi
Lo
trova
possessioni
di
si
situate
nella
Vruglie oltre
s.
il
porto
Zara.
Fu
sepolto nella
cappella di
la
Anastasia, ove
in
sua figura
bassorilievo.
46.
a.
1410. Simeone
de
Cristo fori,
il
Zara,
il
Tanzlinger nella sua dama cro1410 nologica, fu dal Pontefice Giovanni XXIII nel esaltato alla sede vescovile di Gerace nel regno di Naquale,
come
ci
narra
poli,
47.
a.
(lospodnctich.
Arbe,
in
Sebeni-
Brazza. e perfino a
del
Buda
nelf Ungheria.
Da canonico
vescovile
di
capitolo
nostro
fu
Segna. Di molla dottrina, erudizione, ed abilit fornito, fu dalf imperatore Sigismondo crealo consigliere imperiale, indi spedito da Koina a Basilea in qualit di nunzio apostolico, sostenne (piest' incarico con lode e con piena soddisfiizione del Pontefice Kugenio
si
203 e
dell'
imperalore, onde
grado di conte per se e pei snoi di famiglia col seguente onorevole diploma: Sigsmundus Romanorum Impcralor ac Hex Umjariae, Dalmaiiac eie. Venerabili Joaini de Dominis^ seu Gospodnetich de Jadra^ Episcopo Seniensi^ Sacri Lateranensis Falalii de Corniti^ consiliario nostro^ ac Sacri Imperii /ideli Roma ad cicilatem Basileensem prof'eclo^ et fdeliter ibi laboranti^ ut ab universo coeiu Patrum praeslantissimam tuis et in praemiuni comitem cani laudcm meruisti fratribus, ac descendenlibus facimns et creamus. Dalum
merit
il
titolo
il
1476. Andrea
capitolo, e
d'
del
nodi
stro
vicario
arcivescovo
somma prudenza
questi
sapienza finch
la
ebbe
allor-
lo
quando
49.
a.
vescovato
con s Padova.
1483. Nicol Cimeliclh dal clero di Zara assunto al vescovato di Retimo nell" isola di Candia. Di questo prelato si trova menzione nelle memorie di Zara delT arcidiacono Ponte e negli atti notarili di Francesco Grisini, esistenti nelT archivio della nostra comune.
50.
a.
1491. Arcangelo Tommaso de Varicassis^ zaratino, canonico del capitolo di Zara, dottore in ambe le leggi. Eletto vescovo di Scardona nel 1491. ademp quest' ufficio da zelante ed ottimo pastore, e custode della ecclesiastica disciplina. Convoc un sinodo, e ne pubblic le costituzioni, le quali sono una onorevole testimonianza della sua sapienza e dottrina. Cess di vivere nel 1502.
51.
a.
(^dc
suoi studi in Padova con la laurea dottorale, sede apostolica eletto abate di s. Pietro in valle suir isola di Arbo, e fu pure fatto canonico di (piella chiesa, ivi essendo, trascrisse buon numero di perga-
Coronati
fu dalla
mene
libri
antichi,
specialmente
peste che nel
e cos
le
memorie
del sa-
decimoquarlo
secolo,
storia
soli
della
1449
pure
lui
lasci in quella
ecclesiastici,
altri
un antica
relativi.
vita
Marino, con
documenti a
Rinun-
-__
204
zio
il
ctirionicalo
patria,
dove
Tu
trovandolosi
come tale nominalo in nna convenzione 20 febbraro 1498 Ira collegio de' sacerdoti, e l'organista Giacomo Doimi da Spalato, nonch nelf altra convenzione (> marzo 1526 accennata dal Fondra al cap.
il
VII,
con
la
il
collegio e
prodegli
curatori la
Fu
vicario
Francesco Pesaro, ed anche vicario generale capitolare nel 1532, dopo la morte delf arcivescovo Egidio da Viterbo. Dicesi che inde veniss' egli assunto alla sedo vescovile di Cattare, ma nel Farlato non nominato. Vedi Fondra p, 370 e Parlalo T, VI p, 486\ 52. a. 1509. Francesco Patricio. ed anche Petricio e PeIricich, cittadino di Zara, nobile di Nona. Di 14 anni ascritto al patrio clero, ordinato che fu sacerdote, venne eletto canonico del capitolo nostro. Abbracci dippoi
r istituto dei Minori Osservanti, e per
la
sua dottrina e
per
di
le
11
fu eletto
vescovo
Lesina
le redini della
diocesi, la trov
in
due
parliti,
guerra crudele e in aperta sedizione si risolvettero. Non a dire quanto il novello pastore si adoprasse per rappacificarli e per sedare il tumulto. Non si arrendettero quegli animi feroci e indomiti alf autorevole
voce
del
pastore,
si
ma
soltanto un prodigio
il
del
cielo
li
scosse. Mentre
spargeva
tal
invase
se-
armi,
si
riconciliarono
r un r altro al cospetto del vescovo, che li arringava con parole commoventi, e intercedeva perdono. 11 niiracoloso Crocifisso, da esso trasportato nella cattedrale, e sopra magnifico altare di marmo collocato, anche
oggid r oggetto della universale ammirazione e
zione.
devo-
Cotale stupendo prodigio viene riportato dal Farlato nel T. IV p. 2H7. (iovern il Pelrizio la sua chiesa
con
tria
somma prudenza
dei
beati
nel
per 22 anni, indi passalo alla pa1524. fu sepollo nella Cappella del
il
Crocifisso.
di
Lasci tutto
alla
suo
ai
poveri.,
il
pastorale
molto pregio
chiesa.
53.
a.
205
1520. Govanu fiosa. tV aulica iamiglia nobile zaralina, che da canonico del capitolo noslro fu elelto vescopo di Svacia nella Servia nel 1520; donde nel 1524 fu trasferito al vescovato di Scardona, e da questo nei
1531
atti
concistoriali
detto
prelato
domestico^
contnuo
commensale
del
Seguitava per a dirigere ed invigilare, mediante propri vicari, anche sulla chiesa di Scardona, occupata dai Turchi. Fu rigido mantenitore della disciPontefice.
plina
ecclesiastica,
go-
verno del gregge affidatogli. Mor in Zara nel 1549; lasci una fondazione di messa quotidiana nella chiesa di s. Grisogono, ove fu sepolto con lapide, che lo dice; per pief^ religione ed integrit di 'cita insigne. 54. a. 1523. Marco Antonio Raimondo., nativo di Zara, dottore in
della
ambe
le
leggi,
Nona. Illustre per dottrina, probit e virt, in assenza del vescovo di Nona Giorgio Difnico govern quella diocesi con molta saggezza e prudenza, ed in qualit di suo delegato ne fece la visita canonica per ben due volte. Fu inoltre Vicario generale di Giacomo Difnico, nipote e successore di Giorgio. Per commissione di Andrea Correr arcivescovo di Spalalo visit la chiesa di Almissa, e l specialmente diede prove delle rare sue qualit di mente e di cuore. Vedi FarXlfifo r. IV p. 225. y^. a. 1536. Simeone Begna., ornamento e decoro di Zara, dove nacque, e della nobile famiglia, di cui port il nome. Giovanetto si dedic allo stato ecclesiastico, e vi
chiesa di
si
distinse
per
la
virt ed
il
dapprima un canonicato nel nostro capitolo, e poscia il vescovato di Modrussa conferitogli da Giulio II nel 1509. Nel 1512 intervenne al Concilio di Lalerano,
tarsi
si
medesimo quel grand' estimatore dei begli ingegni Leone X, talch dovendo scegliersi fra (fiie' prolati alcuni vescovi dotti e gravi
fu
per
particolari
elelli.
Dopo
circostanze
pi
ci
trasmise pi abbondanti
della
devastala
1527
odomanc
la
citt
di
Modrussa, egli
si
206
il
ricovr
in
suoi
ainminislnuido
eh' era
in
diocesi
di
Segna^
l'
Ma
chiaro
recit
vive
tut-
ora
il
suo
nome
del
nelle
produzioni
lateranese
duplice
delP ingegno.
Alla
sesta sessione
concilio
una
elo-
quente
della
orazione,
che
sul
oggetto
aggirandosi
i
netutto
mici del
nome
di
il
cristiano,
riscosse gli
in
applausi
fa
di
poich
desolazione
di
sua patria a
riportarne
il
proposito
cenno della quel tempo, non sar fuor hrano seguente: ,^Qu est.
essa
,
Tnrcis
nuper
evutas ?
Quis
est^
qui
Ja-
drensem agrum quinquies eodem anno Turcarum rahie vasfafum^ et ferro ac /lammis desolatum nescat? Scardona oppugnala ! Modrussa diruta ! Quid de Hungaris dcam? Quid de Polonis? ferrea christanorum peclora qui haec non videant^ non audianl^ non credant?" Recossi nuovamente a Roma nel 1516 in causa della incalzante harbarie lurchesca, ed ivi con zelo vescovile e con rara eloquenza a perorare faceasi la santa causa, lenendo a Papa Leone il giorno novembre di dello anno un' altra grave orazione, nella quale tesseva una lugubre dipintura, e Iacea un patetico quadro dei mali ond' era l' Illirico travagliato. Oltre a queste due che furono stampate, varie altre opere lasci manoscritte ad
.
.
illustrazione
patria^
delle
sacre
profane
:
antichit
fra
le
della
sua
quali
spicca
quella
vesti ecclesiastiche,
ove
fa vedere., eh'
esse
corrispondono perfettamente a quelle dei nostri antichi dalmati, come a guisa d' esempio la dalmatica^ che oltentre alla forma n' eredit anche il nome. A questi gono dietro due suoi lavori in lingua illirica; primo de* quali il Messale romano, ristampato con buoni ca-
Fiume, e T altro A)W/^i r/7a dei romani Pontefici e Imperatori da Pietro e (intio sino all'anno suddetto. Mori del 153(5 e venne sepolto
ratteri
glagolitici
l'anno 1531
nella
la
chiesa dei
frali
minori
di
Uglian,
della
)'.
quale
fu
^rir.
famiglia
il
sua
fondatrice
benemerita.
ramm.
ed
5().
a.
Labi) e.
(iiandonato lcgiia^ nobile zaratino, fralello del preccdenle, e canonico del capilolo nostro, ed anche
153(J.
subcoUellore npostolico
dalla santa
207
;
quesl,' iillimo
uiTicio
che veniva
sede affidalo a persone di lulla sua fiducia ; che dimostra 1' alta slima in che era tenuto a Roma. li Fu anch' esso uomo di molta dottrina, e perci ademp r incarico di vicario generale degli arcivescovi Corna-
Andrea Minucci, e Gallino. Cultore delle muse valente, compendi in versi le vite dei santi protettori di Zara. Nel 1534 volendo gli abitanti di Pago darsi un vescovo, elessero il Begna, ma la brama loro, quanro,
tunque dal Senato appoggiata, and fallita. Mor del 1568, 57. a. 1540. Francesco CedoUrn\ nobile zaratino, arciprete del nostro capitolo. Leggesi in antiche memorie eh' egli fosse stato nominato vescovo di Cattaro, ma vi avesse
anche rinunziato. Mor in et di 102 anni. 58. a. 1569. Biagio Sidineo^ cittadino di Zara, dottore in ambe le leggi, da canonico del capitolo nostro, esaltato alla cattedra vescovile di Arbe nel 1569. Sotto il suo regime e merc le sue cure fu istituito in quella citt il convento di s. Giustina delle monache benedettine per le donzelle non patrizie. Accolse nel 1579 il Delegato Apostolico Agostino Valerio, vescovo di Verona. Pass alla beata patria agli 11 di giugno del 1584 e fu sepolto in quella cattedrale, ove ancora si scorge il suo
sepolcro, ornato della sua effigie e di relativa iscrizione.
Vedi Furialo T.
59.
a.
p.
271.
1578. Gregorio Ulicense^ zaratino, dapprima canonico penitenziere^ indi primicerio del capitolo nostro, e professore di grammatica e di belle lettere nel pubblico ginnasio di Zara per vari anni, ove dimostr il suo sapere e la sua eloquenza, ammirata da diversi dottori e jureconsulli, che ne frequentavano le lezioni. Per la sua piet e dottrina fu eletto dalla santa sede arcivescovo di Durazzo. Recatosi a Roma, e rese grazie al pontefice dell' alto onore di cui era stato decorato, generosamente vi rinunzi, preferendo di vivere da privato, e continuare a servire r ascoltare
la
patria
sua
chiesa
col-
assiduamente le confessioni ed erudire la giovent nelle verit della religione e nelle belle lettere sinch, pieno di meriti e di anni, cess di vivere li 3 agosto 1616. V. Cup, meni. patr.
60.
a.
1578. Girolamo Mazzarello^ nativo di Zara, pria canonico del capitolo nostro, indi protonotario apostolico.,
\\
208
eletto
ai
10
di
luo^lio
1)'
1581
vescovo
d'
di
Nona da
(ireo^orio
di
XIII.
alto
senno fornito,
indole nobile, e
Termo carattere, fu dilii>ente custode, e vindice acerrimo della disciplina e della immunit ecclesiastica. Dopo di aver assistito al concilio della provincia spalatense nell'anno 1587. ritorn a Zara, ove cess di vivere nel 1588. lasciando alla chiesa di Nona la sua brocca d' argento dorato, fregiata del suo stemma gentilizio. Fari r. V p. 228. 61. a. 1578. Simeone Bndineo^ cittadino e canonico di Zara e notajo imperiale giurato, uomo venerando e d' insigne dottrina e piet, lodato dall' illustre canonico Zaccaria nel suo sermone de sacerdotali perfectione. Poeta illirico, tradusse alcuni salmi in versi, i quali furono anche stampati in Roma T anno 1582 nella tipografia di Francesco Zanetti. Volt puranco in idioma slavo il catechismo romano, dedicandolo al pontefice Gregorio XIII. traduzione che venne molto raccomandata al clero illrico dalmato dall' arcivescovo Ragazzoni nel suo sinodo
diocesano. Assistette
al
in
qualit di
canonico cancelliere arcivescovile. Fu vicario del vescovo Loredan, ed anche vicario generale in sede vacante.
62.
a.
di
Zara, dottor in
canonico del capitolo nostro, eletto nel da Giandonato Regna, vicario generale deif arcivescovo Andrea Minuzio. Per le esimie sue virt, per la sua
le
ambe 1568
sede vescovile di Nona da Gregorio XIII li 30 luglio 1577. Tenne residenza in patria a motivo dell' aria insalubre di Nona, governando per il suo gregge con sommo zelo e prudenza. Agostino Valier, vescovo di Verona, visitatore apostolico per la Dalmazia, volle recarsi personalmente circostanza alla residenza del Cedolni ed ebbe in tale
ad ammirare
zioni
le in
rare ([ualil di
tale
lui,
emanale
proposito
lo
perniiti pictatis
disciplinae
maxime fragrantem.
alta
le
arcivescovo
lui.
Zara
ado[ein-
stima di
e lo
rava per
tiero
il
funzioni
pontificali.
lUedilc t|uasi
al
per
concilio
pro-
Ni-
sitatore,
209 -^
anni
d
e dopo
quattro
regime
dallo
stesso
di
20
di
i
feb-
si
questa
due sinel
1586
l'altro
e dotdalla
s.
ripiene,
le
quali
approvate
modificazioni.
Fu
1607, e air invenzione del corpo di s. Felice m. Istitu la congregazione della dottrina cristiana, ne conform il reconcilio provinciale di Spalato del
golamento, e ne ottenne T aggregazione all' arciconfraternta di Roma. Allorch 1' arcivescovo nostro Garzadori, incaricato da Urbano Vili della visita apostolica di tutta la Dalmazia, perlustr la diocesi di Lesina, il
nostro Cedolini lo
accompagn dovunque, e
le
si
adoper
di
lui
sapienti
ordinazioni
fossero attivate. Acerrimo difensore e vindice della die della immunit ecclesiastica inflisse la scomunica alla suprema autorit politica della provincia, e venuto a Zara da incognito, non esit entrare nel palazzo del Provveditore Generale, e di affiggerla egli stesso in luogo a tutti manifesto. Poscia immediatamente se n' ito a Roma, donde ritorn in patria, ove ottenne venia pel fervido suo trapasso. Divenuto assai vecchio, perdette la vista, ma non ristette dr governar la dio-cesi con non minor zelo di prima, servendosi di vicae quasich la cecit degli occhi avesse maggiorri mente acuito il suo ingegno, trattava gli affari pi importanti egli stesso con tanta conoscenza da recar a tutti stupore. Vicino a morte fece il suo testamento, col quale dichiar erede la sua chiesa; n dimenticossi di quella di Nona alla quale lasci pure un legalo, e neppure della metropolitana di Zara, cui fece dono di due candelabri d'argento. Mor del 1634 dopo di aver go:
vernato
la
diocesi di
di
Nona
quattro anni,
cui
cinquantafu
anche sepolto con onore. Avea preparato il suo sepolcro gentilizio ancora nel 1600 nella chiesa di s. Francesco di Zara colla seguente iscrizione, ma non vi fu, per quanto consta, giammai trasferito, Eccone l'iscrizione: reirus Cedulinus' Episcopus Pharensis acilum familiae sepulchrum 8ibi i\ Q. S. resiituit 1600,
qualtro quella
Lesina.,
nella
cattedrale
14
ti3.
i.
210
Francesco Ljniceo^ zaratino^ nobile sbenicense, (lotforo in sacra teologia, arcidiacono del nostro capitolo, e vicario oeiierale degli arcivescovi Ragazzoni e (arzadori. Si distinse per piet e dottrina fu anche eccellente oratore, e della sua eloquenza ne diede un luminoso saggio nel sermone che recit nella circostanza della solenne traslazione del corpo di s. Simeone, celebrata il d 16 maggio 1632. Delle egregie sue virt ne fece il funebre elogio in lingua latina il canonico Giulio Zaccaria il d 80 maggio 1637. Il celebre Marnavizio lo dice ^viv nobilitate generis. Inm apostolicorum niorum praestanlia. litterarnmque sacrarum peritia praestantissinius^ sacrae antiquitatis observantssimus" 64. a. 1601. Giovanni Milasseo, zaratino, arciprete del nostro capitolo^ e vicario generale dell' arcivescovo Stella. Si trova menzione di lui in documenti dal 1601 sino al 1619 e nei sei candelabri d'argento dell'aitar magItiOO.
:
giore,
da
lui
fatti
in
tempi, in cui
sufficienti
al
nostri
avevano
prebende
in-
Grand* elogio ne fa di lui il nostro Zaccaria nel suo sermone de sacerdotali perfectioue. ove lo dice insigne per dottrina
necessario loro sostentamento.
e santit di vita.
65.
a.
1602.
Giorgio
in
Baracocich^
cittadino
illirico,
di in
che
italiano.
Compose
in
in
la vita
di
M. Tullio Cicerone, ed
s.
;
versi
Girolamo diede inoltre alle stampe in Venezia nel 1614 la grammatica illirica: raccolse in un volume publa storia dei popoli dalmati e croati, la quale fu blicata pure in Venezia da Marco Baracovich suo nipote; illustr la sua patria col suo poema intitolato: Vita slovinska. ossia la Ninfa illirica^ diviso in tredici canti, il (|ual poema da apprezzarsi mollo per lo stile e per la versificazione. Scrisse ancora varie altre cose
tor
in
versi
n,
in
prosa,
le
alcune delle
(piali
furono stampate,
altre
fra
quali
una
in
lingua
illirica d
,^
argomento
sepollo
in
inlitolata
Draga liabsha
fu
Mor
in
Uoma
nel
n>2H
(irolamo degl'
:
Illirici,
colla
seguente
iscrizione
se-
polcrale
211
D.O,M. Geortjo Baracnmae genfis a Bela IV, Rege agri Un(j. if Ref/tftm restlulo magna parie Aenonen. dortatae sevo epoli Pio V. Foni, conlra Turcas adversis vulneribus illustri^ musarum lllyricar. ad ocluag, aelat, miro cultori^ lerlia Romana peregrinaloue mia funeto kal, aug. MDCXXVIII. amiciliae veterisque hospilii jnre Jo. Tomatus Marnaviliys parentaviL
Un'altra iscrizione pure gli fu posta nell'Accademia
:
poeta
66.
a.
di
Zara, dottore in
illirica.
ambe
leggi,
peritissimo
nella
lingua
Da
mansionario della nostra metropolitana, nell' et d' anni 32 per le eminenti sue virt venne da Clemente Vili esaltalo alla sede vescovile di Nona ai 26 d'agosto del 1602. D'indole soave e mite tutte le controversie che
ebbe col capitolo e col comune seppe comporle senza le molestie del foro. Dai proventi della chiesa e della mensa vescovile form una dotazione per un predicatore annuale, e per un maestro di belle lettere, da lui a ci istituiti. Ottenne dal Senato veneto a favore del
clero
di
la
Dopo
aver per 22 anni governato il suo gregge con molta saggezza e prudenza, mor in Zara nel 1624, lasciando di s perenne e benedetta memoria. Fu tumulato nel sepolcro, che nella chiesa di s. Grisogono aveva per s e pei suoi parenti apparecchialo mentre vivea. 67. a. 1620. Biagio Manderio^ cittadino di Zara., nipote del precedente, arciprete di Nona ed abate di s. Pietro, il quale assistette mollo lo zio nel reggimento della sua chiesa. Ebbe l' incarico di commissario generale della diocesi di Nona per quella parte, eh' era occupata dai Turchi. Di lui se ne fa menzione in documento del 1636 e negli alti della curia nonese. 68. a. 1624. Giulio Zaccaria, cittadino di Zara, nato verso il 1600. Vestito l'abito chiercale da giovanetto, e datosi
lutto
allo
studio delle
amene
lettere,
indi
quello
delle
per
istitutore
Gregorio Ulicense, nel 1620 fu laureato in ambi i diritti. Dopo di che promosso nel 1625 all'ordine sacerdotale con pontilcia dispensa, e salito in estimazione
per
la
212
sua dotlrina e
Tu
l'acoiKlia^
allora
esisteva iu Zara.
Poco dopo
ai laici
promosso
;
alla
dignit di canonico
teolo-
Insegn
armi e di stola., in non poche circostanze in italiano, e s pure in latino, come si fu nelle solenni esequie celebrate nella cattedrale di s. Anastasia peli' arcidiacono Francesco Ligniceo. e pel famoso prete Stefano Sorich. Per esercizio della giovent nel 1H64 fond un' Accademia letorazioni per
di
personaggi
toga,
d'
teraria.,
cui appell
col titolo
di
Cinica^
pelle
cui
ra-
Da questo arcivescovo
fu
tenuto
grande estimazione, e perci anche prescielto a promotore, esaminatore e giudice nel sinodo diocesano da lui celebrato nel 1663. 11 Grassi, appena vescovo di Nona, lo prescielse qual suo vicario generale, e da Venezia lo incaric di tale incombenza nel 1669, la quale torna d' onore moltissimo al nostro concittadino e per se medesimo e pella persona che gliela impartiva, d' un pastore trattandosi per dottrina, piet, e saggezza commendatissimo, il quale ne fa grandi elogi di lu. Fu anche poeta latino eccellente, esistendo di lui una raccolta di epigrammi, ed un carme per un Generale Cornaro. Si adoper molto nella predicazione, poich e quaresimali, e avventi, ed esercizi spirituali, e panegirici ne fece non pochi. Non solo per la sua dottrina ottima fama godeva, ma eziandio per la sua vita, mai macchiata dair et prima alla vecchiaia iV oltre settanta anni; il perch era egli amato e ricerito dalla patria
in
tutta
imitando
di meriti e
anni giunse
alla
meta
r ottavo d' aprile 1()78. Fu sepolto nella cattedrale. Molto furono le produzioni letterarie si latine che italiane dello Zaccaria, nessuna per, che sap[)iamo. fu stampata, ijuelle
che sino
al
giorno
d'
oggi
ci
vennero trovate sono le rersi latini duecentorcnlnho una raccolta d' epigrammi
213
pure latini per un tale Giacomo Pisa^ perito di musica e grande amico dello Zaccaria ; un discorso latino alla giovent di Zara fatto nel 1622 nel pidMico Ginnasio^ allorquando egli fu nominato Professore di umanit; un altro al Provveditore Generale Luigi Zorzi nel 1621 in occasione della sua dipartita da Zara. Ci duole di non aver potuto rinvenire le orazioni funebri lette da lui in morte dell' arcidiacono Francesco Lio^niceo. e del
prete Sorich.
69.
a.
fu
il
Zara
collegio di Loreto.
Ritornato
slava,
in
patria
venne
dalla
([uali
Tanzlinger nelle sue memorie della chiesa di Zara. 70. a. 1629. Pietro Rodoteo, cittadino e canonico di Zara.
egregio per santit di vita, e per scienza nelle divine scritiure, encomialo dal canonico Zaccaria nell' orazione de sacerdotali perfectione. Lo si trova pi volte nominato in qualit
71.
d
preside
della
congregazione
allievo
del
ss.
del
collegio
del
di
Roma, canonico,
indi
nel
1623 primicerio
di Zara, per la sua dottrina, piet e encomiato dallo Zaccaria. Fu anch' esso pi volle preside dell' illustre congregazione del ss. Sacramento nella 3Ietropolitana. Contemporaneo al Rodoteo, e all' Uticense se ne trova memoria di lui soltanto in documento del 1623. 72. a. 1629. Ulattco Giuradini, cittadino e canonico di Zara, e pievano di s. Simeone eletto dalla s. Sede T anno 1639. Gli fu negato il possesso di questa ultima dignit dal Collegio, e perci wenne creato Abbate di s. Giorgio di Nona da Urbano Vili con Bolla dell' anno stesso, ove lodato pelle sue esimie virt. Mor il 25 giugno 1661. 73. a. 1632. Matteo Tnina, zaratino, arciprete del capitolo nostro, menzionato in documenti del 1625, 1627 e 1629. Lasci in morte alla Metropolitana un legato per la provigione di cinque lampade d'argento per uso dell'aitar maggiore, il qual legato y^wni anche adempiuto. 74. a. 1639. Valerio de Ponte, altro ornamento di Zara, e
capitolo
probit
dalla nobile
famiglia cui
appartenne.
Dottore
in
ambe
le leggi,
te,
214
^
Fu anche nel 1647 in
visitatore
fu
pria
assenza
lustr la
stituzioni
di
lui,
e la
diocesi di Ossero, e vi
eman codottrina
e leggi
sapientissime.
Di
somma
prudenza fornito, e conosciuto specialmente per la sua scienza nel diritto canonico e civile, in Dalmazia e in Italia riscosse stima ed onore. Seppe egli congiungere luminosisla scienza colla vera umiltf, della quale un simo esempio ne diede col rinunziare al vescovato di Ossero, a cui lo aveva elevato il pontefice Innocenzo X,
al
quale
diceva
riconoscersi
e
indegno,
impotente
custode
di
Lucio,
dall'
abate
in
Gradi,
della
buona latinit un Commentario sulla chiesa di Zara, che servi di molto ajuto nella descrizione del suo Illirico sacro., il al Parlato quale ne fa splendido elogio, chiamando f autore, uomo dottissimo, ed investigatore diligentissimo delle antichit dalmatiche. Diede inoltre alla luce un opuscolo de contempiu mundi in latino idioma, ed una dottrina cristiana in slavo. Scrisse pure una dotta ed erudita dissertazione sopra il cullo di s. Anastasia, nonch un catalogo dei vescovi jadrensi. Lo Spon lo appella uomo pieno di dottrina, e che possiede bene la storia della sua patria. Recossi a Venezia per conferire e trattare colT arcivescovo Balbi in affari diocesani, e ritornato, dopo nove mesi fin di vivere lasciando al clero esempi di rare povevirt ed in special modo di misericordia verso ri, per cui era solito di distribuir loro ogni anno nella
biblioteca
vaticana, scrisse
domenica
di
di
Passione
sue
in
tutta
la
sua
prebenda,
conlento
nella
vivere colle
proprie
rendile.
s.
Fu
sepolto
Anastasia 75. a. 1640. Matteo Uticense. cittadino di Zara, che dopo di aver esercitata T avvocatura a vantaggio dei poveri, delle vedove e dei pupilli, abbracci lo stato ecclesiaMetropolitana,
cappella di
stico,
e fu poscia eletto
Di
In
lui
ziono del
Sacramerto.,
del
di
si
documento
1619
lo
trova menzionalo
in
qua-
Jit
215
il
i^iorno
di
Fora
nella
di
sua mor-i
della
fu
sepolto
tomba
in
il
V.
del
buon
llado
j^audio
Duomo.
corpo,
della
Dopo come
76.
a.
dodici anni
ci
fu
il
trovato
incorrotto
nel
suo
attesta
primicerio
registro
confraternita
suddetta.
1641. Simeone CheduUch. zaratino, il quale per madre discendeva dalla famiglia di Simeone Guster, che avea sua abitazione nella contrada di s. Maria. Spedito allievo di dall' arcivescovo Capello a Loreto in qualit di queir illirico collegio, s' avanz nella perfezione cristiana
tal
segno, da divenire,
istituto
come
capitolo,
specchio
di
tutta
e
la
r esempio delT
citt.
non
solo,
il
ma puranco
e
Infermatosi,
e
fu
predisse
giorno
T ora
del
suo
trapasso,
T aitar
con apposita iscrizione. Il prefato rettore prov aver esso esercitate ne scrisse la sua biografa eroico, e di aver colle sue le virt divine in grado preghiere ottenute grazie particolari in favore de' suoi colleghi, che lo veneravano come un santo. Ne fece fare due ritratti dopo morte, uno dei quali pose nella
del crocifsso
:
biblioteca
della
di
collegiale,
vita
lo
lui
77.
a. al
1646.
clero
lo
Zara, ed ascritto
ci fa
nostra metropolitana,
come
cono-
scere
storico
nostro
dal
Simeon Begna
il giorno 19 dicembre vescovato di Caorle {Capraia) a quello di Lesina. Neil' anno successivo perlustr la diocesi, e vi istitu un seminario pei chierici coli' annettervi due benefici semplici cui redditi divenuti col tempo insufficienti, l' istituto dovette subirne le conse-
lanee zaratine.
Da Innocenzo X
1644
fu
Irasferito
guenze. Sotto
il
di
lui
fu
condotto a lermine. ed
la
istituito
fondazione fino dal 1534 era stata progettala ed anche approvata dalla santa sede. Cess di vivere a Lesina nel 1666 lasciando perenne memoria del suo zelo pastorale.
cui
V,
Parlato,
78.
a.
1659. JMcol
le
Ventura,
cittadino
di
Zara,
dottor
in
ambe
leggi,
1649
al
216
1690. Venne eletto vicario generale capitolare in sede vacante nel 1H56, dopo la morie dell' arcivescovo Florio. Fu inoltre vicario jjenerale del vescovo Andreis di Nona dal 1659 in poi. Di molto ingegno tornito, sosteneva personalmente e con molta energia le cause capitolari, nonch quelle delle vedove e dei pupilli per iscopo di pura carit. Riordin T archivio capitolare, e ne facilit r uso. 3Ior del 1690. Vedi i manoscrilti istorici patri
antichi.
79.
a.
1660. Malico Giuradini^ zaratino, nipote del precedente, accennato al n. 72. Mentre era sacerdote deljp. metropolitana fu creato da Alessandro Vii Abate commendatario di s. Giorgio di Copriva della ora soppressa diocesi di Nona, della cui dignit ne prese possesso qui in Zara nella chiesa delle monache benedeltine di deponendo il giuramento nelle mani di Nis. Marcella, col Ventura, vicario generale del vescovo Andreis di Nona, li 2 settembre 1661. Dopo di che si trasfer a
Roma, ove
tari
vita.
fu
esaltato
alla
cattedra
in
vescovile
e
di
Scucolla
dovette
di lui
in
breve
lasciare
documenli del 1670 pertinenti all' archivio della curia di Nona, che fu incorporato a questo di Zara dopo la soppressione
di
memorie
quella
sede.
Ccalelli^
in
80.
a.
1660. Grcfjorio de
di
nobile od antica
le
fa-
ambe
leggi.
Da
al
primicerio
pontefice,
fosse assicurata
al
dal pubblico
al
una
alla
convechiesa
e e
niente dotazione
al la
vescovo,
le
capitolo,
dei
il
clero,
incursioni
di tutto
turchi,
per
fatta
territorio
scardo-
j)erduli. e la s' erano un mucchio di rovine. Ottenuto stessa cattedrale ridotta quanto giustamente desiderava., il papa Innocenzo MI conferm il Civalelli vescovo di Scardona il 19 dicem-
nense,
beni
ecclesiastici
il
di
il
possesso
le
18
i
luglio dell
della
anno
redini
diocesi fu
rivendicare
chiesa.
la
217
il
capitolo
in
Mediante
le
le
cattedrale,
riordinato
clero,
la
riorga-
nizzate
parecchie, rimessa
ripristinalo
il
vi<^'ore
disciplina
la
ec-
clesiastica,
culto
pubblico e
divina sal-
modia, tornite di sacre suppellettili le chiese, che relustro e splendore. Per tutlo ci stitu al suo antico dovett' egli lottare con molte difficolt, le quali tutte col suo ingegno, e collo spirito d' intraprendenza, che specialmente lo distingueva, seppe egli superare, abbench avesse trovata la sua diocesi in uno stato di distruzione
perfetla.
Da
Giovanni Ursini vescovo di Tra, e se ne fa menzione di lui in relativo documento del 1681, come pure in altre memorie del 1667, 1668, fino af 1692. Come tale fu anche Provicario generale delT arcivescovo di Zara. Mor in Sebenico in novembre del 1713 dopo di aver amministrata la sua diocesi per quasi tredici anni con zeFo pastorae prudenza Di lui esiste le, e con insigne saggezza un manoscritto col titolo Ddiida relazione deW antico regno Dalmatico a. 1708. 81. a. 1670. Pietro Glinbavaz. d'antica e nobile famiglia zaralina estinta, fratello del dottor Simeone, il quale illustr la sua patria con molte erudite memorie storiche. Fu canonico del capitolo nostro e vicario generale deir arcivescovo Garzadori. 82. a. 1675, Sicol (Cario) de liubeis^ zaratino. Fu egli Dottore in s. Teologia ed in ambi diritti: canonico
solenne traslazione del corpo
:
protonotario apostolico, e
generale
di
chich vescovi di
ciprete,
come
alcuni
nostro capitolo,
memoria. Mor ottuagenario verso la fine del secolo. V, i manoscr. slor. ani. di 7jara. ^3. a. 1682. Pietro Paolo Faca.ssino. da Zara, che da setlinuniario della nostra cattedrale venne dalla santa sede eletto arcidiacono del capitolo di Nona. Di molto infi^ejrno
abbench non se ne
Fornito
si
distinse
il
nel
sostenere
il
gli
affari
di
ecclequella
siastici
forensi
tra
in
vescovo ed
fu
capitolo
diocesi.
Mor
in
Zara, e
mnggiori
dal libro
s.
(irisogono,
come
di
si
potulo
rilevare
degli anniversari
quella
chiesa.
84.
a.
218
cillndiio
di
collej^io
di
Loreto.
Ivi
in
si
dislinse
i
suo inge-
ambi diritti. Mentre si trovava in queir isliluto. vacando la dignit di arciprete vi del capitolo nostro, egli, bench novello sacerdote, fu eletto dalla santa sede in vista appunto delle rare
gno, e
Tu
anche laurealo
la
spedizione
della
bolla
una morte edificantissima. Fu sepolto in quella basilica nella cappella a Rosario colla seguente iscrizione Anlonius Arvattni clericNs jadrenss. exilum aunm pracscwit IV Maji MDCLXXXVIl.
85.
a.
di in
s.
Arbe,
dottor
in
ambe
le
leggi,
di
laureato a
Padova
teologia.
Ec-
clesiastico
fu
eletto
arcidia-
cono del nostro capitolo dalla s. sede nel 1680. Fu tenuto in grande estimazione dagli arcivescovi Parzago
e Priuli,
i
quali
lo
vollero
a
suo
voti
vicario
generale:
lo
unanimi
scelse
la
ed per
1688 dopo
morte del
Parzago. Diede saggi del suo sapere nel sinodo diocedecreti sano, celebrato da questo ultimo, ne compil e le costituzioni, della cui sapienza ne fece testimonianza
i
la
rilasciatogli
nel
1715, dove dice ,, Decreta syuodalia ad moriun refor^ malioKem et ad resiaurandam ecdesiasticam disciplinam doctc utiliterque compUavit'^ Fece una traduzione del catechismo romano in lingua slava, la quale ottenne r approvazione ufficiosa del consultore della s. Inquisizione Vincenzo Libani, canonico penitenziere del capicontolo metropolitano, che la dichiar perfettamente forme air originale, ed utilissima anzi necessarissima ai sacerdoti illirici. Non si sa per qual motivo rimase inedita, mentre completa, e gi era stata preparala per la stampa, ed anche dedicata all'arcivescovo Vittorio Priuli. 86. a. 1700. Giovanni Tanzdinger detto anche Zanotti, Ebbe natali in Zara da padre alemanno, e da madre zaraijuale il lina. Fu discepolo del celebre Zaccaria, sotto
,
assolse
eletto
tutti
suoi studi.
Laureato
in
ambe
le leggi,
ed
canonico del nostro capitolo, fu per molti anni maestro dei chierici, esaminatore prosinodale, e vicario generale degli arcivescovi Priuli e Zmajevich. ed an-
che vicario capitolare ademp egli con tanto
219
in
il
sede vacante,
sa<^gezza
eletto
s.
qnale incarico
zelo.
prudenza
da
di
Sede
nel
1708
di
arci-
vescovo
d'
incapace
go-
vernare s stesso, lo assai pi dirimpetto agli altri. Si distinse per piet, per mitezza di costumi per la sua esemplare modestia e per la sua valentia nel trattare
anco
terani
latina
sul
pulpito
pi
astrusi
argomenti
alla
teologici
con
facilit
con
frutto.
Convert
fede
nella
calvinisti.
Perito essendo
lingua
illirica,
semplici, e di
oggetti militari.
V autografo
presso
i
contiene
il
1250
pagine
Filippi.
in
sig.
Donato
Volt pure in
E-
Venezia nel 1688 presso fratelli Zuliani. Scrisse ancora V assedio di Malta, ed una cronaca ecclesiastica della diocesi di Zara, col titolo />^/A*a chronologica" ^ ed oltre a ci una buona versione del Catechismo Romano, fatla nel 1704, di cui conservasi r autografo nella biblioteca del Seminario diocesano Zmajevich. Dopo una vita laboriosissima, consumata nelf ineide, stampati a
nella
di
rico
d'
meriti
cess
di
vivere
in
luglio
del
1732
in et
cappella di s. Anastasia, abbench avesse preparato molto tempo prima il suo sepolcro nella sacristia dei padri benedettini di s. Grisogono, ai quali lasci in testamento molte pergamene antiche e molte opere di qualche imanni 89, e fu sepolto nella metropolitana nella
portanza.
87.
a.
i
di
patria,
di
si
vuto nel
teologia,
patria
collegio
diritto
Propaganda
e lingua
ove
studi
filosofa,
in
pontifcio,
greca. Ritornato
canonico di quel capitolo, donde chiamato dallo Zmajevich a Zara, fu nominato arcidiacono del nostro capitolo, e di poi da Innocenzo XIII
wontG
elettu
esaltalo
alla
cattedra
vescovile
di
all'
finalmente nel
lato.
17.30 promosso
d
Tra
Fu uomo
molla piet,
di
profonda
dottrina,
della
220
propugnatore zelantissimo. di teologia morale e lo pubblic a Bologna nel 1729 in idioma slavo col titolo Jiw//ductor illiiricus" dedicandolo a Benedetto XIV, e si prest alncli parochi della Poglizza se ne procurassero una copia. Si adopr con ogni premura onde ridurre alla vera Tede Foziani. Essendo invalsi vari abusi nei
disciplina
ecclesiastica
Scrisse un Irallalo
nobili
l'
nel
clero,
e volendo
ecclesiastica
disciplina
1745
ai
5 d'ottobre.
1716. Giovanni Maria Ferrari^ nobile zaratino: dottore in sacra teologia ed in ambe le leggi, canonico del nostro capitolo. Sostenitore fu egli e conservatore delle consuetudini di nostra chiesa; assiduo al confessionale. Fu egli Procuratore della chiesa, e come tale prest utile servigio fu anche maestro di lingua latina nel ginnasio ecclesiastico. Mor d' anni 79 li 23 gennaio 1760 e fu sepolto in s. Francesco. Compose un opuscolo, che rimase inedito, col titolo ^^Compendio di tulle le funzioni e cerimonie ele si praticano per tutto il corso dell anno nella clu'esa cattedrale di Zara, e lo dedic al venerabile capitolo Tanno 1716. L'originale, che ancora esiste, autenticato in data 9 agosto 175K passa di cercmonisla in ceremonista pr tempore, 89. a. 1725. Gioranni Corradini^ cittadino di Zara, alunno
88.
a.
:
laurelano, dottore in
s.
teologia
ed
in
ambe
le
leggi.
Molto
si
della gio-
vent, ed insegn
Eletto canonico di
nel
patrio
seminario
gli
Florio.
affidato
capitolo,
venne
r incarico
con onore e lode per 33 anni. Sostenne disputazioni in materie filosofiche e teologiche nel convento di s. Domenico, ove fu pure
di
teologale,
che ademp
arcivescovo Friuli ne Iacea molto conto: lo volle suo convisitatore, ed esaminatore prosinodale. Nel 1721 fu eletto arcidiacono del
nlcio.
L"
capitolo, la
cui
al
1757
e
in
cess
di
d'
Fu
egli
ji
di
tutti
vita
integerrima ed'
le
sempio e
sue virt.
90.
a.
ammirazione
leeoni,
per
di
rare
molle
n
1728.
Stefano
cittadino
Tu
Zara.
di
Aaciiue
in
Cattare,
ma
dalf infanzia
allevato, ed educalo
Zara
Nona. ()r-
221
(linaio
* Sjafv
ai
sacerdote, ed ascrilto
noli' islriizione
clero zaralino.
si
ado-
della
sua facondia e dottrina nella metropolitana, in pi incontri predicandovi una intiera quaresima e vari avventi. Fu inoltre per molli anni cappellano delle
di
venete galee, incarico molto apprezzalo, che perci lo rese anche meritevole di esser eletto vescovo di Cittanova li 26 settembre 1754. Govern egli quella chiesa con zelo e sollecitudine pastorale, con saggezza e pru-
ben 22 anni, e di l pass alla beata vita nel 1776 lasciando perenne memoria delle sue virt. 91. a. 1730. Giovanni Campsi^ nativo di Scutari, allievo del
denza pel corso
di
s.
teologia, ed assai
l'
com-
mendevole per
umilt.
la
insigne sua
Eletto dall'arcivescovo
in
vista
delle rare
e fu da
veneta del 7 ottobre 1719, che proibiva agli stranieri di posseder benefci nella diocesi nostra. Le sue hello virt non rimasero occulte, durante tutto il tempo in
cui esercit
questo ufficio,
ma
giunsero
notizia
del
1739
lo
prescielse ve-
scovo di Scutari. In questa circostanza egli diede una prova segnalata di sua umilt con rinunziare rispettosamente alla prefata dignit, ne valsero a persuaderlo le istanze e le sollecitazioni dell' arcivescovo Zmajevich, suo mecenate, cui opponeva sempre per motivo la sua grande indegnit. Assiduo al coro, e al confessionale, amico della sincerit e ritiratezza., fu lo specchio del clero, e V esempio del popolo. Nonagenario placidamente mor nel 1777, lasciando poveri eredi di lutto il suo. Fu sepolto dinanzi V aitar dell' Immacolata nel sepolcro della congregazione de' sacerdoti, cui in vita appartenne. 92. n. 1730. Biagio de Ponte, dell' antica nobile famiglia
i
zaratina,
tuttora
il
sussistente,
n.
pronipote
dell' illustre
arci-
diacono, (vedi
filosofa
74
della
presente
serie).
Studi
seminario Florio, e percorse gli studi pi gravi a lloma. Ivi f arcivescovo Zmajevich, finch
noi patrio
vi
slette,
boli"
lo
volle
i)
sempre vicino
lo
s,
conosciuto
il
sue virt, l lo elesse canonico del capilolo nostro. Hitornato in palria lo nomin esa-
suo
ingegno
222
minatore prosinodalo. suo conlessore e convisilatore. Anche T arcivescovo Caranian lo ebbe in [rande estimazione. Fu esalto neli' adempimento dei suoi doveri canonicali, e destinato procuratore della chiesa, vi si prest con distinto zelo e diligente premura. Cess di vivere nel 1754. 93. a. 1740. Giovanni de Gvisoijono. di nobile l'amiglia antica zaralina. Vestito T abito chiericale, fece i primi studi nel seminario Florio. Laureato in ambe le leggi, fu eletto nel 1704 canonico, indi arciprete del nostro
Papa Clemente XI nel 1716. Lo si trova nominato vicario generale capitolare ai 16 di settembre del 1745. essendo vacante la sede per morte delZmajevich. Fu in seguito vicario generale l' arcivescovo dell' arcivescovo Caraman, il quale ne facea gran conto di lui. Fu per 16 anni cancelliere arcivescovile, e per molto tempo consultore del santo ufficio, esaminatore prosinodale, e confessore delle monache. Tenne f arcipretura per molti anni, dal 1716 cio sino al 1766, in
capitolo dal
cui cess
di
vivere.
94.
a.
1750. Giovanni Petani^ nato in Arisk, diocesi d' An1726; livari, li 9 aprile 1715; si trasfer a Zara nel col padre e collo zio, condottieri di 24 cattoliche famiglie albanesi, fuggenti la persecuzione turchesca. Allevato da giovanetto qui in Zara, venne spedilo dalZmajevich a Roma, ove fece gli sludi di l' arcivescovo belle lettere ed anche di filosofia e teologia nel Collegio di Propaganda. Laureato in filosofia ed in s. teologia ritorn a Zara, ove venne aggregalo alla nostra chiesa. Fu dapprima mansionario della Collegiata di s.
Simeone e cancelliere vescovile, indi nel 1760 naturalizzato, e nel 1 762 creato canonico del nostro capitolo,
consultore del santo ufficio, ed esaminatore prosinodale.
Lo Zmajevich
10
11
lo
avea
in
granile estimazione., e
nelle
visite
perci
e
convisitatore
canoniche.
Caraman
lo
morale,
occulte
La sua dolal
pontefice Clemente
vescovo
dal
di
XIIL che lo elesse e lo consacr Sebenico. Non avendo per [joluto ottenere
veneto sennlo il placet delle sue bolle [jontilicic ordinato dalla Ducale 15 gennaro 1625. ritorn a Koma^
-^ 223
depose nelle mani
insignito^
tirossi
la
del
Papa
dignit
di
cui
lo
avea
ri-
e di
sulTicienle
di
asseo^namenio provveduto
Fermo. Stette col poco tempo, dappoich Benedetto XIV, mal soil'rendo T inoperosit del Peltani, lo destin al governo del collegio illirico fine di sua di Loreto, che tenne con onore sino alla
nella
citt
che tu del 1774 nell'et d'anni 60. Lasci erede un suo nipote, il quale ricevette dal vescovo di Sebenico Nicol Difnico un indennizzo di 600 zecchini. Abbiamo sotto gli occhi il ritratto di questo ragguardevole Prelato., conservalo nella casa Pettani a Borgo Erizzo. 95. a. 1760. Giovanni Antonio Castelli^ di nobile ed antica famglia di Chio, nato a Modone nel Peloponeso li 16 luglio 1706. Co' suoi genitori, fuggito dalla patria al tempo della guerra coi Turchi, si ricover in Zara, ove stabil sua dimora, ed ove tuttora sussiste un suo pronipote. Da giovane si occup nelle giudicature civili e criminali in varie citt d* Italia. Adulto, abbracci lo
vita,
slato
ecclesiastico,
si
aggreg
alla
due anni dovette dipartirsi essendo stato eletto vescovo di Cattaro da Benedetto XIV ai 7 di settembre del 1744. Si trovava in Roma, quando ne ricevette il lieto annunzio ; e di l si diresse alla volta di Cattaro dopo di aver ricevuta la consacrazione in queir alma citt. Preso il possesso della diocesi, pi volle la perlustr, promulgando in seguito costituzioni e decreti
quale dopo
sapientissimi, concernenti
1'
ecclesiastica e cristiana
disciplina.
Conoscendo quanto
profitto
arrecchno
al
po-
polo
le
moltiplici
e copiosi
suo gregge, ebbe il conforto di vederli, e toccarli con mano. Da vigilantissimo pastore govern la diocesi per quasi 18 anni, finch arrivato alla vecchiaja, ricerc ed ottenne dal pontefice Clemente XIII il suo riposo, e s ritir in Zara, sua seconda patria, dopo di aver ottenuto dalla santa sede r abazia d s. Nicol d Comisa, e l'annua pensione di 200 scudi. Trovandosi infermo l'arcivescovo Caraman, che ne ridondarono
fu
egli
incaricato
nella
di
supplirlo
ponvisita
tificali,
Dopo
morte
del
Caraman venne
eletto
capitolo iioslro^
(li
224
UMiiie
dionil che
ai
vvere
in
Zara
di
lalo
nel ca[)ilolo
18 ottobre s. Domenico
1778,
fa
tuaiuserie
sepolcro gentilizio.
la
96.
97.
a.
degli
a.
1771. Giocaunl Maria Antonio Dall' Osta^ nato a Zara li 18 febbraio 1722 da genitore nelf arte militare
minario Florio con brillante
successo, indi
laureato
al
ambi
della
diritti,
clero
capitolo,
rec
si
in
Italia,
ove
e
fu
nominato
nella
arciprete
curato
viso.
di
sant'
Andrea
di
Roncade
Col
alcun tempo
merit da Clemente
XIV
di
li
essere
11
in-
Arbe
maggio
dell'anno 1771. Consecrato il 21 dicembre dell'anno medesimo, prese possesso della Diocesi li 29 giugno 1772. Avendo egli trovato che le rendite della mensa erano assai povere, e che perlino mancava la residenza vescovile, pria scrisse e poi si rec egli slesso in persona a Venezia per reclamare un pronto provvedimendi annui Ducati 500 alla to, ed ottenne un' aggiunta prebenda originaria, e di pi, che il convento d s. Giovanni ev. il quale slava per essere soppresso per mancanza di religiosi, ed alcuni beni ad esso pertinenti fossero ceduti ad al)tazione e vantaggio del vescovo. In conseguenza di che ridusse egli il locale al nuovo uso in modo da divenire un palazzo comodo e decente,
ameno
sua chiesa e diocesi. sulT amministrazione dei beni, sulr adempimento dei legati
sul
ti,
pii,
sulla
disciplina
del
clero,
predicazione e catechzzazione,
in
una
parola
su
rami del regime episcopale. I discorsi, che teneva in occasione delle sacre visite, e nella sua cattedrale, possono (jualificarsi come lo specchio delle virt e della pastorale sollecitudine di lui. Fu per elfetto di zelo conscienzioso, che dovette sostenen diverse queslion
contro
il
capitolo,
nelle
(|uali
riusc
sempre
vittil
torioso.
Fu
in
tempo
della
tribunale dei
225
in
40
iu
Ira
conclusa
il
data
e
la
28
aprile
1781
comunit per il numero dei canonici nobili e popolari. Era egli molto
una convenzione
capitolo
studioso, e stava in
del
o'iornata
coli'
andamento
Hlosofco
suo secolo, e con quel metodo di cose nuove, che spngevasi da oltremonte sino alle nostre parti. Lasci
molti discorsi pastorali
zelo.
inediti,
pieni
tratto,
di
dottrina
di
Era
egli
e piacevolissimo
nel
d'
disinvolto.
Mor
nelF et
anni
72
i
nel
1794
la
notte del
26
la
ottobre.
Leg
alla
cattedrale
begli
arredi sacri
della
ed
una bella ca-r sa. da lui fabbricata. L' abate Fortis nel suo viaggio di Dalmazia lasci di lui il seguente attestato: ^^Questo clero (d' Arbe) governalo da monsignor Gianantonio Dair Ostia^ ollinio^ dolio ed umanissimo Prelato^ adorno
al
villaggio di
Bagnol presso
d luli'e le
le virt
qualil^
di
Mie
sociali,
che costituiscono
vero
rispettabile
filosofo.
98.
99.
a.
1774.
ed arcivescovo no-
stro.
a.
in
1775. Giovanni Armani^ nostro concittadino, dottore ambe le leggi. Nel 1758 venne eletto canonico, indi
nel
1766
arciprete e finalmente
nel
1774 arcidiacono
clero
e dai
Fu tenuto in grande estimazione dal cittadini. Nel 1771 in sede vacante venne
nominato dal capitolo rettore del patrio seminario Florio, indi dall' arcivescovo Carsana vicario generale, ed in fine dal capitolo in sede vacante nel 1774 vicario generale capitolare dopo la morie dell' arcivescovo Triali. Mori ai 22 di febbraro 1799. 100. a. 1790. Francesco Maria Fenzi, di nobile famiglia zaratina. nato a Zara li 24 marzo del 1738. Dal pontefice Pio VI nel 1799 Fu crealo arcivescovo di Corf. Nel 1805 si trovava (|ui in Zara quando la sede era vacante, ed invitato dal capitolo celebr il solenne pontificalo e la processione del Corpus-Domini. 101. a 1790. Antonio Belglava^ nato a Zara li 16 aprile
1730 da
ricale
i
nobili
1'
abito chie-
nel
1750
padri
dominicani,
si
rec
Padova,
in
ove
si
distinse
nello scienze
leologcbo.
IVilornato
patria,
sostenne
15
~
r ulcio
di
22i\
Da
di
Nona. e protonotario apostolico; poscia nel 1767 da Clemente XIII canonico teologale del capitolo nostro. Fu anche professore di teologia, confessore ed esaminatore profu
Benedetto
XIV
sinodale. Salito
la
in
estimazione per
la
all'ari,
specialmente delle
cause matrimoniali, di lui alcuni vescovi si servirono pello spaccio di oggetti d" importanza. Mentre si occupava della correzione dei libri slavi liturgici per inca-
congregazione di Propaganda, venne eletto da Pio VI vescovo di Zante nel 1778. Avendovi rispettosamente rinunziato, lo stesso pontefice in premio dei preclari suoi meriti lo innalz alla sede vescovile di Curzola nel 1781, dispensandolo per grazia speciale dal recarsi a Roma. Nelf anno stesso si port a Venezia, ove ricevette la consacrazione da quel patriarca nella chiesa di s. Pietro nella festa di s. Girolamo, e ril pure ebbe il possesso temporale. Da Venezia si dusse in patria, dove fu ricevuto con feste splendidissime e con istraordinarie dimostrazioni di giubilo donde poi nel 1782 li 14 novembre pass alla sua sede. Afflitto col da malferma salute, poco tempo vi stette, poich lo stesso pontelce nel 1787 lo trasfer a Tra il Fin di vivere nel 1790 li 20 febbrad 28 settembre ro. lasciando incompleto il suo lavoro sulla correzione
rico
della
s.
:
102.
a.
1795. Gianautouio
Vintili,
nato
Zara,
agli
sin
dalla
studi
ec-
giata
l'
di
s.
L fu nominato arciprete dell' insigne colleGirolamo degf Illirici, poscia economo delquel
collegio,
inline
ospitale e di
elemosiniere
della
santa sede.
Fu
1794
ve-
scovo
celebr
di
consacrazione della che fu benemerita abbadcssa del venerando convento di s. Maria. Di qua si diresse alla sua chiesa di Tra. Dopo aver governata la diocesi molli anni con zelc e
sollecitudine pastorale,
rinunzi
si
done
ai
la
soppressione, e
25
di
gennaio del
dentissinu)
chiesa.
227
al
Prelato,
alFeltuoso
suo
clero
alla
sua
103.
a.
studi primari
re-
Padova dove
a
fu
creato
dottore
in
al
filosofia
teologia. Ritornato
cattedrale.,
Zara, fu aggregato
clero
della
e del
teolo-
golarmente sue lezioni nella sagristia della metropolitasuoi na, come di metodo. Dal capitolo nel 1806, pei
meriti e servigi, fu alla dignit di Primicerio promosso.
Di molta erudizione fornito, fu assunto nel e. r. Ginnasio in qualit di Professore di Storia. Sembra strano,
adorno di specchiata religiosit e moralit, siasi lasciato impacciare in un ufficio, poco onorifico ad un sacerdote e sempre riproillustre
come questo
ecclesiastico,
di
e.
r.
ispettore
pel
Poco tempo per lo tenne, poich dopo un anno vi rinunzi, V 8 marzo 1809. con sua lettera, diretta al regio Delegalo di Governo, e che qui sotto riportiamo a sua giustificazione. Attese dipoi al sacro ministero, e ademp all' ufficio di Primicerio capitolare con
assidua diligenza e premura. Arrivato ad una tarda et
divenne ceco, e cess di vivere il d 16 dicembre 1822, e fu tumulato nel pubblico cimitero comunale. Ecco la lettera, da lui scritta al regio Delegato con cui rinunzi
air incarico di
e.
r.
Ispettore al culto.
Al
regio
sig.
Prinicerio
D.
Francesco
Secjnanovich
ha
cradtdo che V ispettorato Cantonale pel Culto fosse un ufficio (V isjjezione pei veri affari di Culto nel vero suo senso, sicch^^
per
tale
ufficio potesse
egli ricorrere
al
Governo,
onde
d
un pregio
avendo
assumere un tale
nutenzione,
ed.
ifficio,
Ma
egli
ei
fosse
il
fattore,
il
copista, ed anche il
evidenza essere
co^
228
che,
(il
Heqio
chiaro
e
(joverno
e
sn
con
tutta
troppo in ety
tu decrescimento di salute
sacerdotale^
e
troppo
avanin
carattere
di
terza
dignit
Quando
veriy
scBy
non ne conosceva
titolo.
i do-
ma
li
Oggi conow
gli
conviene.
Se anche
nOj
mire
d' interesse
uma-
alle
continue
da
per verun
richiede.
modo impegnarmi ad
io
da me
si
Ho
mantenimento ;
ne
mia applicazione.
sig.
farmi il massimo dei heni^ di sollevarmi cio da un sfatto^ per me troppo imbarazzante impiego: del che me ne protester
sempre grato,
obbligato sommamente.
Ho
V onore,
sig.
e
Segnato
Don Francesco
Primicerio
Negli a no vi oh.
104.
1800. Giovanni Ginrocich. oriundo zaraliiio. nato li 8 febbraro 1752. Da ji^io vinetto ascritto alla cbiericale milizia, venne dal capitolo spedito al collegio di Loreto, ove tatti lutti suoi studi, fu laureato in filosofia e teoa.
i
logia.
Ritornalo
di
s.
in
patria fu
collegiata
Simeone,
indi
aggregalo
171)9
ai 2()
al
clero
della
metropolitana, fu del
ziere,
unanimi arcidiacojio del capitolo nostro. Fu vicario generale deir arcivescovo Carsana, e dopo la di lui morte, vicario generale e capilobire, eletto per acclamaxione 17 dicembre ISOO. indi di nuovo vicario generale il deir arciv. Scolli, e dalla di lui morte nuovameiiU* vi-
,5Scepoli
')
229
laboriosissima
pubblici
d' i-
1823, ed in fine sotto il Nowak vicario arcivescovile. Dollo e pio egli ^consacr (sono parole d' uno dei suoi pi distinti dicario generale capitolare sino all'anno
cinquanta
e pi anni di vita
ed
alle
opere
e
di di
1'
carit.
Tutti
g' istituti
,5Slruzione
fornie in Zara
ebbero a
direttore
preside,
il
quasi
lungo tempo
che govern la metropolitana, ed in parte tutta la diocesi, fu ammirato sempre per la disciplina e per 1' armonia eh' ei seppe mantenere nel clero, e pei modi mansueti, che adoper in s difficile e dilicato mini5,stero. D' indole dolce e soave, temperato da religiosa gravit, fu amalo e rispettato da' suoi discepoli, i quali fecero ottima riuscita. Insegn letteratura: filosofia e 55 teologia. Possedeva in grado eminente il dono della paroia e della persuasione, e fu ammirato del pari sulla 5,cattedra e sul pergamo. Nato al conforto dei miseri, nessuno ne lasciava partire senza soccorso o consola,5Zone. Negli istituti di beneficenza si adoperava con vera cristiana carit. Molti scritti di lui debbono essere rimasti, se la sua somma umilt per isventura non li ha sottratti al pubblico desiderio ; e forse una mano ^pietosa li trarr quando che sia alla luce ad onorare la sua memoria e la sua patria. Se dagli ultimi uffici che sono resi agli uomini si pu argomentare delle
,j
,5
la
loro
vita,
il
pi
indifferente
che furono a ^stato forzalo a concludere che a j^cata nessuna, e avrebbe concluso
quelli
lui
tributati,
sarebbe
non ne fosse manil vero. Sonosi forse qui veduti funerali pi splendidi e pi pomposi, ma di uno spettacolo si commovente per l' affollato concorso ^spontaneo di tulle le autorit e di tulle le classi degli ^abitanti, e pel comune compianto, come fu quello che
lui
present
^stite
funebre accompagnamento delle mortali sue ove f esimio nostro Anticolle lagrime agli occhi celebr le sue esequie.
il
nella
memoria
di
persona
vi-
')
Il
conHglicrc
li
governo
li
Procurator gcnci'alc
l).r
Angelo
le
Benvenuti.
^)
ffiiiMfppc
FranceKco
PaoU Nowak.
230
vente". (Quest'illustre prelato non solo per la grand3 sua dottrina e singolare piet, ma si pure per la straordinaria fermezza di spirito, mostrata in tempi calamitosi, si rese molto benemerito della chiesa e della patria e perci in grande estimazione fu tenuto da lutt" i governi, che si succedettero nel dominio della Dalma:
zia,
il
quale
in
con-
suoi
meriti
delle
alle
eccellenti
dignit ca-
Fu
egli che
del
della
1797
nella eslraordinaria
emersua
genza
della
caduta
veneta
tutti,
repubblica,
e
colla
colla
autorit che
godeva sopra
aderisse, ma invece si prendesse il felice partito di dedicarsi air amica e vicina Potenza Austriaca, e tosto apposita deputazione, di persone d' ogni ceto composta, porgesse al trono imperiale gli omaggi e la dedizione della nostra citt. Fu egli che per una di quelle violenze, che tornano poi a trionfo di chi le patisce, sotto gallico reggimento, dovette lasciarsi asportare da queil sta citt fra le angustie di una ingiuriosa notturna cattura. Fu egli che nel 1818 ebbe T onore di accogliere nella metropolitana T imperatore e T imperatrice nella fortunata occasione in cui si recarono a felicitare colr eccelsa loro presenza lo dalmatiche spiaggie. (^)uantunque d' et avanzata, e di malferma salute, adempiva con una scrupolosa esaltezza gli obblighi inerenti al suo ministero. Aveva una tenera divozione per la santa titolare e patrona Anastasia, per cui volle prima di morire tesserne f elogio nella sua festa del 15 gennaio 1827. Perito essendo nelT arte musicale volle darne un
condia ottenne che a nessun democratico sistema
ultimo saggio
col
cantaro
T orazione
di
Gcreuia
nel
Venerd Santo dell' anno suddetto. Presentendo la line di sua vita verso il termine di quelT anno islesso ritirossi in casa, e ricevuti con universale odilicaziono gli 17 ultimi sacramenti, spir nel bacio del Signore il gennaio 182S. suoi fnn(M'ali furono solennissimi. Molle
I
tra
le
(piali
al-
virt
e le
gesta
dell'
(Queste
fa
d'
uo[)o
cara
difolto
di
quella
lapido,
che
la
231
MANIBVS
dovuto porre sul suo sepolcro nel pubblico cimitero, dove le sue ossa riposano, od altrove.
patria
avrebbe
PUS
JOANNIS
KLERI
.
JVROVICH
.
PARENTALIA
POPVLIQVE
1.
JADRENSIS
ADESTOTE
PII
.
VIRTVTEM
EXEQVIAE
VIRO
DVCVNTVR
.
GIVI
CLARISSIMO
MITISSIMI
JOANNI
.
JVROVICH
.
ANTIQVAE
ET
QVI
.
.
PROBITATIS
.
INGENII
PER PLVRES ANNOS VICARIA POTESTATE BIS REXIT ET A DVOBVS SIBI 8VCCEDENTIBV8 ARCHIEPISCOPIS
. .
PARTEM LABORIS ADSCITVS OMNIVM AMOREM PRVDENTIA MISERICORDIA 8TVDI0 GOMITATE PROMERVIT HEV HEV TANTVSQVE VIR TALIS NOBIS SVBLATVS EST XV KAL FEB ANNO M DGGG.XXVIII AET ANNO LXXVI OGCIDIS O PATRIA!: ET SAGRI DEGVS ORDINIS OMNES TVA MOKS ACRI EN COMPEET AMARITIE
IN
.
IL
SOLATORI
.
.
MISERORVM
. .
VNVS QVI MVLTIS DIVTISSIME VIXIT EGENOS SVBSIDIO AFFLICTOS CONSILIO FOVENS
.
ERRANTES
L\
ilORVM
IN
.
VOTIS
.
COELVM
(JOELO
.
AlJVOLAVIT
.
ETIAM
MISEROS
ADJVTVRVS
QVAM
AD
,
.
232
III.
JVVENTVTIS
ANIMI
.
EDVCATOKl
rECVLIAKI
.
LENITATE
.
AD AD LITTERAS SCIENTIAft FELICn EU INFOKMAVIT ALVMNI VNIVEKSI INTER QVOS VIRI SPECTATISSIMI TANTO MAGISTRO DE JVRE GLORIANTES ET VALE SALVE ADCLAMANT LACRYMIS CVM
VIRTVTEM
.
IV.
VIVES
IN
.
VIVES
.
VIR
OPTIME
.
ANIMIS
.
PRAESERTIM
ET
.
.
NOSTRIS
.
COLLEGAE
ET
CANONICI
TOTA COHORS
.
SACERDOTVM
QVI.VN0.ANIM0.ET.VIVENTEM.A3IAVIMVS.C0LVIMVS.SVSPEXIMVS
FLEMVS OPERANTES
TIBI
TE
105.
a.
1830. Giovanni
1772,
Fatti
si
Mischiato^
ai)l)racci
i
nato
sin
Zara
da
lo
onesti
stalo
genitori nei
ecclesiastico.
de' chierici,
da
^io vinetto
il
suoi
maestro
e
alla
applic con
impegno
in
alla
filosofia
quello
fu
di
dello
Zmasacer-
jevich sino
dote.
al
1799, nel
cui
anno
di
ordinato
collegiata di
la
consacr allo studio della teologia e del diritto canonico^ a tale da divenire in hreve profondo teologo e canonista. Assunto
tulio
si
ai
foce spiccare
il
suo acume e la sua perspicacia nella trallazione delle cause matrimoniali, onde si accpiisl onorevole lama e
riputazione.
Fallo dippoi
|)rofess()rc
nel
primilivo
liceo,
ed eletto del
mostra
di
sua
facondia
colf annuale
predicazione
dal
inenlare encr<^ico e
233
e
pello
convincente,
siringalo,
non mcn chiaro suo siile. Senza tralasciare le mansioni chiosiastiche, si occup nell' udire assiduamente le confessioni,
l'
del-
ospitale
tempo
di
guerra. Crealo
arcivescovo Scolli suo cancelliere, e ad un tempo Rettore del seminario illirico, seppe disimpegnare coleste non men ditlcili che gelose incomhenze con tal senno e giudizio da meritarsi gli elogi i pi distinti dell' arcivescovo, il quale d' allora poneva in lui ogni fiducia e confidenza. Anche presso il capitolo godeva stima e pari fiducia, per cui fu eletto cancelliere capitolare e come tale prest un servgio molto
poscia nel
dall'
:
1814
attivo ed utilissimo,
rivolgimenti
di
politici
questo
il
uomo
cesano
spieg
si
tutta
sua energia,
la
sua sagacia,
il
suo
diola
sapere,
fu
allorquando, convertito
in
istituto
seaiinario
illirico
in-
conversione
opera que-
che sola lo rese degno d' un monumento di gloria perenne: dappoich coli' istituire in allora con que' beni
la
la via alla
ristorazione
diocesano seminario, che pel fatto ebbe nuova vita nel 1839, e che ora forma il vero appoggio, e la pi dolce speranza della diocesi zaralina. Come Rettore del seminario centrale prima illirico, e poscia latino, dimodel
str
lanla
solo
queir
ma
fu
in
pure,
al
dire dei
politici,
una
e
provincia,
in
stimalo
patria
parlicolar
modo amato
e slimalo
arcivescovo Nowak. che h) volle sempre vicino, suo consigliere, suo cancelliere, e suo vicario. Ma quest' uomo ebbe anche, come tutti grand' uomini, grandi nemici cui j)er seppe confondere e raddolcire colle sue cminenli virt Merilava egli di essere esaltalo pei suoi meriti, ma non lo fu: che invece nel 1836 fu trasfedall'
i
rito
Ragusa
fu
in
(pialil
di
Decano
di
staccatosi
brama per
1'
ri-
vederla,
ragusei, dei
concili
amore e
la
ldu-
eia,
234
per
prodigargli
tale
di
ogni
della
sorta
particolari
Collocatosi nel
i
convento
dei Francescani
dischiudeva ad essi
tesori
namento del chiostro. Dopo poco tempo fu nominato da S. M. I. R. A. Ferdinando I Proposito di quel capitolo
cattedrale.
Si rese allora
il
tuto capitolare,
La dimora
trovavasi
sto
a
in
Mischiato, perch
colta
gentile
gli
da cui riscuoteva
stima ed affetto:
ma
questa dimora
i
molesta da
quando
terremuoli
travagliarla.
egli
la
viva brama
ritornare in
patria.
Succeduta frattanto
la
vacanza della Prepositura di Zara nel 1847 fu nominato dalla prefata Maest I. R. A. Proposito del capitolo nostro, e fu anche canonicamente istallato il d 21 febbraio. Non a dire quale fosse la letizia del
clero nostro, e
d'
ogni ordino
di lui: lo
di
cittadini
nel
vedersi
ridonato
il
Pro-Vicario generale, e vice-Direttore degli studi teologici. Ma poco tempo stette con noi, che ormai ricever dovea il perenne guiderdono delle sue virt e dei suoi meriti incolto signi, poich giunto alla grave et di 78 anni, da letale morbo, sen vol alla oloria il d 18 aprile 1850, lasciando di s grande desiderio ed imperitura fecero memoria. Solennissimi furono funerali che si
ne fece gran conto
suo
i
nella
metropolitana
tutti
i
il
giorno 15,
magistrati e
alla
ai
((uali
presero parte
ordini citta-
anche
dini.
pubblici
tulli
gli
Lasci un legato
di
sto
un ostensorio
d'
anima grande, che nei pi grandi perigli con braccio fermo e con vigoroso petto valorosamente protegne' gesti ed illustrasti la patria chiesa, prega per lei
vitto,
cieli.
Fra
lo
tante
in
epigrafi
[joetiche
composizioni che
merita
dall'
furono stampale
d'
questa
la
luttuosa
circostanza,
essere riportata
Ferrari
seguente,
composta
delle
patrie
egregio memorie,
Ad
I
235
il
sapere
celebrano
breve morbo
all'
amore di
tutti.
verde al sacerdozio s'conseSeminario jjgralo. Del primitivo Liceo professore^ nel per anni molti Rettore, col prudente suo zelo il buono ^andamento egV istituti mantenne, con Y affabile sua
Nalo
nel
1772,
in
eia
gravit degli allievi acquistossi la riverenza e T affelto. Canonico teologale, cancelliere arcivescovile, rese
5^in
,.
ambi
gli
uffici
servigi
distinti
alla
Chiesa, e fu
di
premo vitore
be-
Decano e dipoi Proposito eletto, il ragusino Capitolo nel 1886 come uno de' suoi pi begli orna.,nemerito.
^nienti accoglievalo.
esti-
^mazionc
esultanle
altissima
la
1847
la
il
ritoglieva
patria:
ma troppo
che
il
ahi!
a
sua
lei
gioia
fu
breve, e solo
parve
la
cielo
ridonasselo,
la
culla.
Ragusa ed
^estremo
sere che
lo
morbo
Alla dottrina
somma,
da
continove
modesto velo facendo, pi d' esdi comparire sapiente Tu vago; ma invano, ch del chiaro suo merito gi risuonava dovunque la fama. N di velo men denso le sue beneficenze cosperse agli occhi del mondo, contento che solo fossero a quello palesi, da cui mercede riceve fin la gocciola ^d' acqua in suo nome donata. Equanime nell' avversa
j^applcazioni
pasciiiu.
come
.jficioso
nella
non mai si ri,,slelte dai tener dietro all' intellettuale progresso dell' et nostra, ed aperto fu sempre il suo cuore ad ogni no,,bile sentimento. Cittadino affettuoso, giov con 1' opera e con lo senno la patria, che mancatole in esso un
senza servilit,
..de'
sua mente
primi suoi
il
vanti
de|)lora,
ed
in
ai
giorni suoi
le
nefasti
^aggiunge sempre".
,,
18 aprile
1850,
cui
fu
tolto
per
236
U imperitura
La
106.
a.
Offerendo per te V olocausto incruento dal Massimo Iddio implorando pace dei giusti e lo splendore dei Cieli,
venerando ecclesiastico, e nostro concittadino. Nato a Zara da onorati n:enilori nel 1785, da giovinetto vesti T abito chiericale, percorse tulli suoi studi in patria nel Liceo-Convitto d' allora sotto la guida deli' illustre benedettino P.e Raffaele Zelli, ed ottenne in teologia il grado accademico, che equivaleva a que' tempi alla laurea dottorale. Dedicatosi air istruzione della giovent., nel 1807 insegn matematica e fsica nel collegio di s. Lazzaro di Tra, e nel 1808 fu nominato professore di geometria, ed insieme censore presso il prefato Liceo-Convitto di Zara. Eletto poscia nel 1810 mansionario della metropolitana si prest con raro zelo nelT udire le confesaltro
i
sioni,
fe-
slivo-dominicale. e ad
fsica
un
tempo
per 23
insegn
anni.,
malemalica,
e.
r.
ginnaufficio
sio.
si
Fu capellano
cui
ere-
tici.,
ed accaltolici. Per
1826
nominalo canonico, indi nel 1836 dair Imperatore Ferdinando 1 promosso alla dignit di Arcidiacono, e nel 1838 a quella di Preposito del capitolo nostro. L' arcivescovo Novvak nel 1837 gli conferi
r ufficio
di
nel
38
in
sua assenza
dalla
(itolo
di
poscia
:l
impoir col
in
sovrano
partihus
consenso
rio
infidcUnm col
XVI
il
e nel
calle-
Sebenico.
Come
(ale
perlustr
la
dio-
cesi
237
con vera sollecitudine pastorale non curando disagi, spese e pericoli: l)enedisse il nuovo acquidotlo, con sacr la cappella nionumenlale di s. Francesco sul Velebitli, ristabil il seminario diocesano Zmajevich celebr la traslazione della reliquia di s. Tito, ed institu
la
predicazione
Festivo-doininicale
nella
metropolitana.
Cessato il Nowak di essere nostro arcivescovo in causa della sua traslazione ad arcivescovo di Larissa in partihus. il suo successore Godeassi, lo volle suo vicario, e poscia in vista dei preclari suoi meriti, lo propose air Imperatore Ferdinando I a vescovo di Sebenico, il
quale ancbe
Confermato che fu nel concistoro del 16 aprile 1846, se ne part da Zara il 8 ottobre in mezzo alle pi solenni ed
lo
present nel
1845
al Pontefice.
ebbe possesso della diocesi, si distinse tosto peila eminente sua carit e misericordia verso famelici in tempo di crudele carestia, per cui merit un attestato di sommo aggradimento dall' Impeconcittadini. Preso
eh'
i
ratore.
istitu
Mantenne
le
del proprio
vari giovani
di
negli
studi:
nomin
i
^J^ocum B.
ristauri
statuti
della cattedrale, da
ristabil
la disciplina nel
gli
convento
spiri-
esercizi
popolo e al clero, e ne sostenne egli slesso tulle le spese fu principale promotore della fondazione della casa di ricovero. Del 1852 si rec a Fiume per
omaggio all' Imperatore Francesco Giuseppe da cui nel 1854, in occasione del suo eccelso connubio., fu anche fregiato della Croce di Commendatore dell' orprestare
sua
Diocesi.
al
la
vsita
canonica
convento dei Minori Osservanti di Visfu chiamato improvvisamente alla palria beata ncH' anno 70.o di sua vita. Di l trasportalo a Sebenico, gli furono celebrale solenni esequie nella cattedrale, ove Tu anche sepolto. Grande fu il lutto, in cui trovaronsi repentinamente immerso la citt e la diocesi di Sebenico. Lasci alla medesima il suo paarrivato
il
ma
sovaz
26 maggio
sloraie di
patria
238
di
argento ed alcuni parameiili sacri con una niilra preziosa; alla chiesa di Zara
valore
sua
cara
un calice
d'
ar<>enlo
di
s((uisi(o
appartenuto alf
gli
illustre
nostro concittadino
furono
latli
anche
(|u
in
Zara
si
nella metropolitale
na^
(Juali
fossero
doti
di
questo
specialmente
tir
consistoriali
del
gra-
prndens^ doctus. optimis iwbatus morihus^ renimque eaperientia praeditus^ et in ecclesiasficis fnnctonibus vite
una veridica dipintura del suo carattere. e delle sue qualit personali la troviamo nella hiografia dettata dal chiarissimo Giuseppe Ferrari Cupilli nel 1857^ dalla quale giover eslrarre il seguente hrano Avvezzo il Bercich in dagli anni pi verdi alr osservanza puntuale delle proprie incumbenze, di partecipare alle salmodie quotidiane giammai neglesse, e fra Io splendore dei riti augusti, nella celebrazione dei divini misteri, trasparivano dal suo volto " emozioni ,,doIcissime dell' animo suo. Niente abbagliato dall' allezza delle dignit conseguite, sotto V apparenza d' una ^lsonomia contegnosa e grave, mantenne ognora con tutti la naturale sua urbanit e dolcezza: a promuovere il bene, a giovare il merito si travagli sempre alle contraddizioni oppose la pru^,con zelo ed alletto denza e la rettitudine: tale insomma si dimostr egli neir esercizio della sua dignit, e nel sociale suo porrersalns.
:
Ma
lamento,
da meritare
la
soddisfazione
la
dei
governanti,
un padre, che s' era mostrato sempre forte nel sostenere le sue rafalli, circospetto gioni, amorevole nel correggere
in
lui
i
i
sti(a
delfarchidio-
disordini, zelante
(lO verno
nel
promuovere
di
dalla
quei
e
i
sussidi
cui
abbiso-
,,gnassero
sacri
ministri
le
chiese
loro.
N meno
che in lui sempre lrovarono un soccorritore operoso, un amico disinleressato, un consigliero prudente, un angiol di riconciliazione e di pace, e lui ravvisarono sempre fra gli con onori modesto, nel vivere lemperato, in sociel versevole. con tutti g(Mitile. Di lutti insomma sapeva
era in riverenza presso
cittadini,
239
n
vi
lu
che ^accostatolo una volta, non rimanesse preso dalle egregie sue qualit; fra le quali questa pur eblie, che per ,,quantunque dalla patria lontano, mai nelf animo suo venne meno per essa T affetto. Prova ne fu i'interessamento con cui nelle vertenze pi vitali per la nostra provincia e spezialmente per quest' antica sua campitale, che dopo il 48 s' andarono rimestando, non Ira^scur d' impiegarsi a pr d' essa". Di molte iscrizioni furono decorali i suoi funerali, celebrati qui in Zara. Noi con una soltanto, destinata a perennar la memoria del venerabile nostro concittadino, chiuderemo la narrazione:
egli ji^uadagiiare a s f animo,
alcuno,
egenos liberalitate
Spectatissinio
Qui de juvent. institutione ac preesidaris milit. benemeritus Per varios evectus gradiis ad Pontf. dignitatem
Divini
cultus
puritatem
Promovere ubiq. naviter studuit Jadertinam P^cclesiam qua Vicarius Archiepiscopalis Per sexennium sapientissime administravit
Mox
Loca
Pastoris
Sibenicensi Prsepositus
Quum
jurisdictionis
su^e
subjecta
visitando
optimi
munifici
vigilantissimi
partes
expleret
in Vissovacensi
M. O.
vita
mgravit
IV
Kal. Jimii
suse
MDCCCLV
translatus
il^tatis
LXX
luctus
Inter
omnium ordinum
107.
a.
1840.
Lui(ji
di
cua
familia
r abito
cliiericale.
:
suoi
fu
studi
eletto
nel
seminario
di
Spalato
indi
fatto
sacerdote
le
1H08:
o di l uansioni
direttore
spi-
riliiale
240
illirico
in
questo seminario
di
di
precellore
di
storia
di
tcclesiaslica.
professore
t>'ramuialica
Ginnasio.
e.
r.
NomiConvitto
dell'
or cessato
disimpegno per alcun tempo quell' nlTicio con molto zelo e premura ; ma annoiatosi di cosi arido incarico, e bramoso di dedicarsi alla cura spirituale delle anime, chiese ed ottenne la parocliia di Hogosnizza, che amministr da vero pastore sinch, avvenuta f organizzazione del capitolo di Zara^ Tu nominato Decano da S. M. V Imperatore Ferdinando 1 nelT anno 183(1 Qui ebbe occasione di far conoscere la sua dottrina, e le virt che a dovizia lo adornavano, abbench ne avesse anche prima dato splendide prove e qui ed altrove. Fu infatli esimio oratore nelT idioma slavo ed italiano. Tenne un annuale a Vienna nella chiesa degl' italiani. Fece a Zara con lode un quaresimale ed un avvento, nonch il panegirico d s. Anastasia. Conoscitore della lingua slava fece parte della commissione qui instituita pel depuramento e diffusione della medesima. Fu per qualche tempo Rettore del Seminario teologico centrale, ove spiccarono la sua prudenza pastorale, e la sua attitudine a governare, e perci T Imperatore Ferdinando 1 con suo Decreto del 1.0 gennaro 1839 lo nomin vescovo di Sebenico. Fu dal Pontefice Gregorio XVI il d 8 luglio dell'anno istesso confermato, od il 15 doccmbre a Lesina consecrato da mons. Filippo Bordini suo compatriolta. Poco per sedette su questa cattedra, imperocch, rimasta vacante la sede vescovile di Spalato, la prefata Maest Sua il 6 gennaro 1844 lo ha nominato vescovo di quella chiesa, il Pontefice lo ha preconizzato il 17 giugno successivo, ed egli ne prese possesso li 26 gennaro 1845. Govern T una e f altra diocesi con somma prudenza, sapienza e vigilanza, tenne dottissime omilie al popolo in ambe le lingue, e le perlustr pi volte, emettendo saggio disposizioni pel miglior bene del clero e dei fedeli. Pio e carilalevole senza ostentazione, all'abile e grave senz' allVltazione. si concili r amore di tutti. Giunio per ad un et mitilo avanzata, conoscendo essere iunninenle la sua fine, si preparava ogni d alla morie, la (piale dopo brevi, ma
[)enosa
malatlia.
lo
rap
il
aiorno
11
aiMinaio
IStJt.
108.
a.
vili.
241
col
sina
Giandomenico Stratico.
e da
cui
di di
Lepa-
rentela,
appreso
le
amone
lettere e le scienze
sacre
in
cademie e dai pergami. Prova se ne ha in alcune produzioni stampate col suo nome, quali sono un Orazione
:
panegirica per
s.
Pelagio
(Venezia,
Tipogr.
Bettinelli
1780): un'altra per s. Servolo (Padova. Tip. Conzalt 1783); ed una terza per le vittorie delle armi alleate in Italia (Zara. Tip. Fracasso 1790). Morto lo Stratico, continu il Bonicelli a servire la chiesa di Lesina, ed ebbe cattedra ginnasiale di belle lettere. Ritornato a
Zara,
occupossi
vantaggio
dell' Istituto
di
Pubblica
nostro
chiesa
metropolitana,
nel
2 aprile del 1845, lasciando una scelta collezione di opere ecclesiastiche. 109. a. 1845, Matteo SanlicL nato a Cstelnuovo di Tra nel 1781. Percorse tutti gli studi letterari, ed anche i teologici presso il seminario di Spalato. Ritornalo in patria, e ordinato sacerdote, si occup nelF istruzione ed educazione della giovent, ed anche nella cura delle
anime, specialmente in tempo di epidemia. Nel
Mor
1819
di
si
di
dogmatica e
agradi-
nel seminario
illirico
simpegn per molti anni con zelo e premura, facendo parte nel tempo stesso di varie commissioni per sistemare r istruzione elementare, e promuovere V agricoltura, nel che preslossi con rara abnegazione e con efficaci risullali. Nel 1832 fu incaricato dalf i. r. Governo
dell'
le
breve tempo, che tenne la carica, ebbero a merito suo uno sviluppo considerevole. Promosse V stiluzione di scuole femminili, procur la frequentazione
quali
della
scuola,
i
la
dillisiono
le
dell'
istruzione
allo
nei
villaggi,
ed obblig
todica^ fino
maestri e
allora
maestre
studio della
me-
nuove
slavo
tradusse
in
idioma
societ
(^pizozie
(;
dirosso utilmoulo la
agrovice-
nomica centrale^
della
16
del
142
1836
l'u
In
nelT anno
nominato snccessivo
alla
canonico
Ispettore
dignit
scolastico
di
diocesano. Nel
e nel
39
a
promosso
di
di
arcidiacono.,
51
1"
quella
preposito del
noe
stro capitolo.
Esercit
ulTicio
esaminatore e giudice
scolastico,
consigliere
arcivescovo (iodeassi nelle varie assenze del medesimo. Fu anche per molti anni cancelliere e procuratore capitolare. Malgrado tulle queste incombenze, che lo teneano molto occupato, fu semFrovicario generale
dell*
al
coro,
df
egli
non
tralasci
giammai neppure
scrittore
lissimi
nella
pi
aspra stagione.
Fu
eccellente
slavo,
e ne
dialoghi,
ma specialmente
ottenere
a
la
nella
versione del
rec
Roma
nel
1857, ma non la ottenne, se non che al letto di morte qui in Zara il 14 gennaio 1858. in cui rese T anima a Dio nell'et d'anni 77. Essendo ancora in vita, cio nel 1852 avea egli fatta donazione incondizionata dopo la morte della propria casa al locale istituto di pubblica beneficenza., affinch redditi della medesima fossero impiegati per 1 erezione e mantenimento d' un istituto apposito pei giovani e vecchi privi di ricovero, donai
il
nostro preposito.
d'
la
una cui memoria sar perci scolpita un giorno su delle pietre angolari del futuro istituto. F'u egli benefattore dei poveri, educatore della giovent, nelf amicizia
ingenuo, nel conversare civile, nel suo ufficio laborioso e zelante: cultore delle patrie lettere, profesdi
accorgi-
mento, lino di penetrazione, fecondo di mezzi, concepiva pronto e chiaro, parlava franco e misurato, scriveva lluido e corretto. Le sue ese(|uie attestarono quanta era la stima di lui. Solennissime furono, e non vi fu ceto di persone che non avesse preso parie al funebre
corteo, ed
alla
messa che
fu dalf
arcivescovo poulilicala.
110.
a.
il
18(>().
d
1)op(
(iiammatieo Scariche nato a Postire della l^razxa lo aprile 1793. e consacralo sacerdote nel 1S17. aver ([ualche tempo insegnato grammatica nel ginrecossi
la
nasio di Spalato,
Vienna
nelT isliluto
ir
di
s.
laurea (l(>llorale
^.
'l'eolo-
gi.
243
ivi
Di
venne
Zara, ed
dei
Tu destinato
professore
il
dialetti
orientali
presso
e
se-
1836
Tu
nominato
nel
nel
ca-
52 decano,
capitolo
nel
63 arcidiacono,
e
preposilo
del
metropolitano,
66 medesimo
tempo destinalo esaminatore e giudice prosinodale, consultore fiscale, e due volte per poco tempo rettore del seminario teologico. Fu ancbe Provicario generale dell' arcivescovo Godeassi nei vari intervalli di sua assenza. Dolalo d' una rara intelligenza, e prontezza d' ingegno, s dedic negli ultimi anni intieramente allo studio profondo
della
la
versione,
ed interpretazione
in
cbe
pata
per
cura
sua,
nel
ed
alla
sua
presenza
gli
stammolte
e
Vienna
1860,
e
fatiche,
molli sudori,
molto
che tempo,
cost
un
insigne
perenne monumento della sua scienza teologica, e della sua profonda conoscenza della lingua slava. Havvi in essa un' immensa copia di materiale patristico, ed scritta con lingua facile e pura, con sapiente discrezione e con precisione ammirabile. Questa gli procur meritamente e la medaglia d' oro pr literis et rtibus dall' Imperatore Francesco Giuseppe I, e il grado di socio
corrispondente della e. r. societ letteraria di Cracovia, ed altre onorificenze. Visse ritirato gli ultimi giorni di
sua vita colpito da lunga e penosa infermit, che il condusse alla tomba il d 5 dicembre del 1871 nell'et
iV
nome,
il
quasi
mezzo
secolo.
Le celebr
di
1'
arcivescovo giusta
le
praticato,
gli
con intervento
cilladini.
tutte
autorit e
di
tutti
ordini
In
vita
me-
tropolitana d' un bel calice. Nel suo testamento si ricord del seminario teologico, lasciando in legato la sua biblioteca: n si dimentic del clero della provincia disponendo che lutti gli esemplari della sua opera, che
sua casa dopo morte fossero distribuiti agli Ordinariati con incarico di farne regalo ai parochi
si
trovassero
poveri.
in
pi
IVa
le la
iscrizioni
de-
coravano
bara, riportiamo
seguente,
come
il
pi degno.
244
Olim
Stiul.
Bibl.
Vet.
Lngg.
Orient.
Magistro
et iterato
Kectori
Prieposito
Dignissimo
Siavicae
reddidit
latiiis
lectioni
Dahi)atici uominis
crevit decus
Anno
aetatis
suse
LXXVII
vivis erepto
Moerens cum
P.
lacryrais
111.
1865. Giovanni Bercich. nato a Zara li 9 gennaio 1824, nipote del summentovalo vescovo di Sebeniro. Indossato T abito ecclesiastico percorse regolarmenle tulli gli studi con felice successo in patria. Nel 1846 si rec a Vienna onde continuare lo studio teologico in quela.
la
istituto
di
s.
Agostino, e
fu
consecralo
sacerdote
dal
Nunzio apostolico mons. Michele Viale-Prel. Sostenuto eh' ebbe T esame rigoroso degli sludi biblici di
quella universit, quale candidato alla laurea
dotlorale.
ri-
dei
polii ici
nominato mansionario della collegiata di s. Simeone, e poco dopo catechista della scuola elemenlare femminile di s. Maria, ed insieme docente delle preparande maestre.
Nel 1H65 fu eletto professore degli sludi biblici del vecchio testamento, e dei dialelli orieulali nel seminario teologico, dopo di aver soslenuli con lode gli
reblivi.
(Ili
esami
fu
in
seguilo aldala
la
calledra
dMmo-
pelle cause
245
inoltre
derna nel prefato seminario cenlrale, ed insieme destinalo esaininalore e giudice prosinodale, consultore nel
foro appellatorio, e consigliere del tribunale
matrimoniali.
Fu
pi
richi
monastero Maria. In lutti questi uffici, incumbenze ed incaegli spieg un' attivit ed uno zelo veramente diordinario
del
stinto
la
e tale da meritare
la
il
superiore
in
soddisfazione,
slima universale.
si
Ma
campo
i
cui egli
precipuasi
mente
na.
segnal, e colse
pi
gloriosi
allori,
fu
moderquesto
La insegn
dalla
cattedra in
s.
anni,
ramo
il
vi si applic
frutto
le
durati studi
infatti
e
alla
fatiche
per
stampe.
Diede
nel
luce
nel
Crestomazia, lodata ed
g' intelligenti
:
apprezzata
il
moltissimo
60
ritenuto quale
guida sicura a poter leggere documenti antichi, a preferenza di tutte le altre edizioni ch'esistono; indi la
raccolta dei frammenti
dietro
al
della
sacra scrittura,
la
quale tien
carico di questo
rica
la
di
alcuni
fu
stam-
pata nel
slave,
letterarie
sarebbe
acquistatasi
rie
illustri
un' alta
accademie scientifiche e
dei breviari,
membro
del
golitico,
che
la
Propaganda
di
Roma
si
accingeva a ristampare e ridurre alla pristina integrit. Per tanti suoi meriti fu nel 1868 nominato canonico onorario della collegiata di s. Girolamo in Roma, e poco dopo della nostra metropolitana. Intemerata fu sempre la sua vita, e placidi suoi costumi fu prono alla compassione verso i poveri, circospetto e silenzioso, modesto e sincero. Saggio, probo e pio sacerdote, e ministro fedele di Dio, poco tempo rest con noi, che
i
;
fresco
d' et
si
diparti
da questa terrena
dimora
il
di
24 maggio
1H70. carico bens di meriti, per cui imperitura rester la di lu memoria. Noi. che queste
del
trinseco^ e fedele ed
246
poche linee consecrare volemmo alla sua cara memoria, la sua dipartila con molto duolo e pena sentimmo nelr intima parte dell' animo^ poich egW ci fu amico inassiduo collahoratorc nel ministero
quindici anni continui.
parochiale di
s.
Simeone per
112.
a.
1870.
iScol
1812
e percorse
afligl
que-
diocesi, e
studi
con
esito
distinto
nel
seminario
nelf i-
Agostino, ove ottenne la laurea dottorale in s. teologia. Di l ritorn a Zara, e presso il mentovato seminario, dove poco fa era discepolo, divenne professore dello studio hiblico del vecchio Testamento, e dei dialetti orientali, cattedra che tenne sempre con laude ed onore per ben 22 anni, disimpegnando nel tempo istesso le mansioni di Rettore del medesimo isti-
Del 1861 fu da S. M. I. R. A. Francesco Giuseppe I nominato canonico del nostro capitolo metropolitano, indi del 73 il 7 novembre promosso dalla stessa
tuto.
M.
S.
alla
dignit di arcidiacono.
dell'
Fu
varie volte
Prodi
vicario generale
arcivescovo
del
nelle
circostanze
sua assenza:
fu
presidente
tribunale
ecclesiastico
studio
e
teologico, esadel
consultore
zelo
foro
quali
importanti uffici
seppe
disim-
con Ornalo di molta e soda virt prudenza e con sapea coprirla colla pi grande modestia. Sacerdote proesattezza,
distinto,
con
autorit.
de' suoi
doveri,
egli
e nel
si
occup indefesso. Fu
il
amato
fu-
stimato da lutto
clero,
di
cui
molli
rono suoi discepoli. Lungo e fiero morbo, eh' egli sopport con cristiana rassegnazione, ed esemplare pazienza, lo condusse al termine della vita di ouesta terra il successive d 30 aprile 1874. 11 giorno 2 del maggio suoi funerali, ai (piali prese parte anebbero luogo che r arcivescovo, che celebr la messa poiililcale in suffragio deir illustre trapassato. La segnonle iscrizione la lapidaria, fra le molle altre ancora, ne decorava
i
bara
Praefecto
.
247
NICOLAO VOLARICH
Curiae
Doctrina
.
Archiepiscopalis
.
Viro
Aiictoritate
Cum
Scita
Eloquii
.
Urbanitate
Conjunxit
Praesidi
Desideratissimo
Curiales
Pacem
Et Quietem Adprecantur
.
Superum
113.
1870. Giovanni Gurato^ nato a Zara li 10 settembre 1804 da genitori zaratini. Fece suoi primi studi
a.
i
parte sotto
il
vicario
Giurovich,
il
parte
nelle
scuole
regime francese. Quando poi sotto la seconda dominazione austriaca fu aperto il pubblico ginnasio, studi umanit e rettorica in quello, ov' ebbe per precettore il valentissimo Bicego, che lo prese a s e lo istru anche privatamente. Terminato il corso di Rettorica non essendovi ancora istituto filosofico,
frequent pertanto,
come
in
uditore
benevolo ponimenti
classi
lezioni
di
eloquenza,
in
si
esercitava nei
comdelle
in
prosa e
versi,
di
in
latino
ed
italiano,
qualche
professore
dipoi filosofia
convitto di Vienna,
ma
per ogtosto
getto di salute
ga.
Di
ritornato in
attuario
di
sacerdote, fu
arcivescovile,
quivi
destinato
della
curia
ed
anche
morale nel seminario teologico latino, incarico ([uesto che esercit per breve tempo. Fu indi nominato catechista della scuola elementare femminile di
supplente
s.
Maria,
di
al
(piale
uffizio
rinunzi di poi
*M)
nel
1835
suo
in
causa
l'
fu
destinato dal-
arcivescovo
si
Nowak. che
notajo
le
assai lo
la
stimava,
curia,
nel
can-
celliere,
ficio
e giurato
distinse
gli in
presso
per
sue
cognizioni
per
nel
in
trattare
latino
all'ari.
ed
fisica
indisposizione lasciare
r incarico di cancelliere,
del
finche nominato
([ucsti
successore
ringraziare
Nowak
il
Godeassi.
credette
il
248
si
ficio,
ritir in
Arbe. quella popolazione e le religiose benedettine con molta assiduit ed universale soddisfazione. L fu, cbe trascrisse una inlnit di preziosi documenti appartenenti alla Dalmazia tutta, ma specialmente a Zara ed Arbe. Tenne viva ed animata corrispondenza con letterati, e con personaggi versati nelle patrie istorie, facendo tesoro di ogni loro pi minuta notizia, riportandola ne' suoi manoscritti. Raccolse immenso numero di opere di letteratura ecclesiastica e profana anticbe e moderne. Trov
cominci ad assistere nelle confessioni
modo
in
fine
le
di
possedere
i
documenti
li
interessanti
il
risguardano
clesiastico
pria
chiese,
monasteri, ed
governo
cbe ec-
trascrisse di pro-
posteri un tesoro
prezio-
del
mondo
il
in
quelT estremo
pane con sudati lavori letterari, con preziose illustrazioni della Dalmazia per accademie straniere scientifiche, espandendo dovunque i raggi del suo sapere uomo di vasta dottrina, conoscitore di diverse lingue, visse modestamente fra Affranto gli sludi, e le opere di carit e di religione. dalle fatiche, lo colse un lento malore, eh' il condusse alla tomba il d 17 maggio del 1874. Arbe, che lo rispettava, lo amava, e lo venerava, perdette un padre, un maestro, un consigliere all'elluoso: come i poveri un benefattore generoso, la citt un zelante conserva:
tore dei
civili;
i
monumenti
fedeli,
le
delle
religiose un
ministro
di
la
si
dimentic
am sempre
tutta
la
da vero
infatti
al
legittimo,
cio
opere stampate e nmnoscrilte, antiche e moderne, ninna eccettuata., con ampio corredo di ritratti di uomini illustri della provincia, e specialmente di Zara -.lasci inoltre tutte le belle sue reli(|uie alla chiesa di s, flrisogono. Solomii furono le esequie., a cui presero parie
il
vil|{^gi.
i
249
le
ooiifralornite.
il
mudi
nicipio,
cittadini,
!^r
poveri. Iscrizioni latine, italiane non esclusi e slave ne decoravano la bara. Fu sepolto nel cimitero dei Francescani di Campora. Il capitolo metropolitano nostro ha preso parte in radunanza capitolare di celebrare in perpetuo un' anniversario con messa cantata il
in
j^rata
benemerito defunto, di cui serber perenne memoria. Il Gurato era membro della Societ delle arti liberali in Vienna, della Societ
splendido legato
tatto
dal
zoofila
Triestina,
e dell'
Accademia
e
scientifico- umanitaria
Giovanni
Pico
della
Mirandola,
Socio-Delegato
nella
del
Museo
114.
a.
nazionale di Zagabria.
di
1872. Nicol ValenficL nato a Pago Zara il giorno 8 settembre 1813, lin
in
Diocesi
dall'et
i
giostudi
il
e fece
suoi
patria;
indi
si
teologia
nel
li
21 set-
tembre 1837, fu tosto destinato alla cura parochiale di Povljana sulT isola di Pago, donde poco tempo dopo in causa dell' aria malsana fece ritorno a Zara. Qui si dedic all'istruzione privata, e poi accett,
voglia
la
ma
contro sua
il
seminario
pro-
vinciale.
la
cattedra del
i
nuovo
prescritti esami,
cotesta importantissima
gli
maar-
1852
in
fu
pure
affidata quella
I'
della
Venuto
civescovo Godeassi, e conosciute le rare doti di lui. se lo prese con s, e lo nomin suo cancelliere. Allora egli dedic tutte le sue forze a vantaggio di questa chiesa con quelT entusiasmo con cui gli spiriti elevali
proprie incombenze, che furono molle, e di grave importanza, lo impieg nel coltivarsi in ogni genere di scienza e di dottrina con ammirabile perseveranza, con instancabile assiduit, e con una intensit potentissima. Di
1'
grandi
cause.
Tulio
il
esecuzione
delle
acume fmissimo.
di
rara
intelligenza
l'ornilo,
riusc
ed acquistarsi, coi
befi
sacra e profana, a
lalc
250
da lasciare
scienza
di
teolobiblica
gica pregiatissimi ed
estesissimi
manoscritti
di
ecclesia-
professore celebrato, insegn colla profondit del vero teologo, coli' umilt e colla modestia del cri-
que
stiano.
Nel pergamo
la
di
argomendi
assieme perspicuit
sti-
sua lingua facile e tersa, pel giusto suo criterio, lin suo lavoro egregio fu il panegirico di s. Anaper
di
di
Dio.
cancel-
liere
pera sua
profonda cognizione, con tatto pratico, con onest, e devozione provata. Oltre a ([ueste mansioni per s stesse dilicate e gravissime, n' ebbe delle altre non meno gravi ed importanti, che sarebbe lungo il narrarle, ed a cui pur soddisfece con eguale esattezza ed impegno. Fu egli di carattere austero, e di
con
forti
convincimenti.
citt
Am
di
sviscerato
vantaggio della quale molto si prest, ed avrebbe fatto qualunque sacrifizio: e perci era assai amato e corrisposto dai zaratini, e considerato quale uno
stra
a
dei
stra.
principali
sostegni
della
chiesa,
e della
patria
no-
Tante vedie e s lunghe e durate fatiche inlevolirono, ed a poco a poco logorarono le sue forze, bench vigorose e robuste, e lo disposero ad una line precoce. Fu difatti rapito improvvisamente nel D." anno deir et sua il 27 maggio 1872. Il 29 gli furono celebrale r esequie, che furono solenni, e nelle quali si distinsero gli alunni del seminario teologico, quasi lutli suoi discepoli. Ornarono a bruno T istituto, ed estesero
molti
poetici
componimcMiti.
il
fra
quali
il
pi
degno
di
essere riportalo
seguente:
Va
.
(Quieti
^U'nor'iiv
NICOLAI
In
.
VALKNTKII
.
Ilar
.
Pr(\sl>ytM*iili
.
Srieiitiar
.
Dinno
.
Ss
8ari<MMnii
q'li<Ml()ol;i('
Trotossoris
N(\
.
(Mariss
.
Hiblioruni
.
Vavd
.
luttM'protHtionl
Por
<^iiin(|iu'
Lustra
Ma^istorio
Eruditionis
.
251
.
Doctririae
.
Copia
Amplitudine
Adrairando
Ecclesiae
Pcrfuncti
Viri
.
Et
.
Patriac
Addictissimi
.
XXVII
Maji
MDCCCLXXII
.
E
.
Vivis
Inopinato
Ercpti
.
Seminariiim
Theolog
.
Pro
Tota
Dalinatia
Suorum
Diuturno
P.
Moerori
Consulturum
115.
1873. Tommaso Martincci^ nato in Alboiia nell' Istria 23 novembre 1795. Assolli gii sludi a Vienna, fu li poco tempo dopo nominalo Catcchisla presso l' i. r. ginnasio di Zara nel 182L nflcio che tenne sinch del 1840 fu promosso a canonico del capitolo nostro. Fu poscia destinato Ispettore in capo delle scuole elemencon molto tari della diocesi, incarico da lui sostenuto zelo e premura sino al 1849. Fu anche commissario arcivescovile presso il e. r. ginnasio, assessore del concistoro pegli affari scolastici, procuratore capitolare per molti anni, e Provicario generale varie volte in assenza dell' arcivescovo. Del 1863 fu nominato decano e del
a.
1866 arcidiacono
lasciando una
del
ca|)itolo.
di
fondazione
principali
Duomo
nelle
solennit di Maria
di
cui era
sommamente
devoto; ed inoltre il suo preziosissimo anello canonicale, avente uno zaffiro, contornato da brillanti, a s. Anastasia, e le sue fibbie d' oro al proposito capitolare pr tempore.
Tesoro
e
della
[basilica
Metropolitana
utensili,
si
compone
In
di
belda
lissimi
illustri
preziosi
arredi
sacri
donali
parte
arcivescovi e da
custodito
altri
dignitari,
ed
in parte acquistali
dalla
nite.
della
basillcji.
luogo sicuro, fabbricato nel muro interno munito di doppia porta, di ferro una a dopin
1
~- 252
pia serralurn.
di
lo?iio
ima
ai
allra.
(Iella
La custodia apparteneva
basilica,
volta
ai
due procuratori
in
ora
n'
aldata
due sezioni, la prima delle quali contiene vasi sacri, la seconda sacri utensili. Dell' nna e dell' altra daremo una succinta descrizione, donde una volta di pi apparir quanto stessero a cuore dei nostri avi il decoro e r ornamento della patria chiesa, a vantajTgio della quale sapevano sacrificare le cose le pi preziose e le pi care.
Tesoriere. Si divide
i
Maeri
va$i.
I.
Tra
il
sacri
vasi,
custo-
diti,
tiene
primo luogo
sbalzo,
d'
con relativa patena, squisito lavoro d' orefice romano. Esso un dono prezioso dell' immortale Pontefice Pio IX. La se2:uenle iscrizione a bulino ne ricorda
a
r eccelso donatore
Pins
P.
IX anno XXVI
il
sai
Ponfificaffis
donavit
S.
Anastnsiac.
secondo posto il calice del vescovo Bercick, Di bellissimo disegno, e di forma molto svelta ed elegante, tutto d' argento, colle figure dorate del Redentore, delf Immacolata, e di s. Giuseppe nel piedestallo in bassorilievo, un pregialo lavoro di orefice veneto della fine del secolo passato. Con questo legato il vescovo di Sebenico. mons. Giovanni 13ercich, zaralino. preposito un tempo del nostro capitolo, dimostr ancor una volta quanto all'etto portava alla patria sua chiesa. Ksso fregiato della seguente iscrizione
a
IL Tiene
del
piedestallo:
A. D.
MDCCCLV. Ex
Praepositi.
altro
legato Joan.
ohm
del
se,
Jadreri.
IH.
\}\\
calice
orelco
milanedi
dorati,
il
guarnito
benemerito ca nonico capitolare (iiovanni .Maudich. tesoriere, nel IS(H). La seguente epigrafe, posta per cura della Fabbriceria, al di
pietre
prezioso. Lo
don
alla
patria
chiesa
sotto
del
piedestallo,
ne
la
testimonianza:
Joan.
)landich
Jadrcn.
Can.
T/tes(ttirartMs
donarti
a.
MIHVCLX.
JV. Altro vaUcL\
tesoro. Esso
tallo,
253
o
jicllo
si
ji^raiido
coiiscm'vj
nel noslro
di
tulio
dorato,
parte d'
ar-erilo
e [ku-Io
meTi
il
lavoro
d' orefice
glioni
attaccali
alla
base,
evangelisti in
bassorilievo.
Ne
il
regalo
alla
si
Basilica
come
:
rileva dalla
piedestallo
Ex Dono
a,
Cap.
Jadren.
MDCCCLXXl
V.
Il
d'
nel te-
quello regalato
defunto beneme-
Canonico-Paroco Vincenzo Ivcevich. Egregio lavoro di orificeria veronese, di bella forma e di eccellenti proporzio-
ni.
Ha
nel
fondo
:
la
Fabbriceria
Ex
stasiae.
S.
Ana-^
MDCCCLXIV.
altri
i
VI.
Vi sono pure
d'
quattro
quali
calici
grandi
le
colle
ri-
messe delle principali solennit. Fra questi uno si distingue per X egregio suo lavoro ed ornato. Apparteneva alla soppressa chiesa
spettive patene
argento,
servono per
dei dominicani.
come
lo
dimostrano
di
s.
le effigie,
cesellate in bass.
Tommaso,
e di
Domenico.,
r.
Il
bellissimo gruppo
siTff)oli
di
angioletti
della
ss.
Eucaristia. Merita
pure
menzione
un' altro
con grappoli e spicche, portate da tre angioletti, cesellati nel piedestallo. E lavoro delf orefice Martino Radman da Zara. La spesa Tu fatta col legato del Preposito capitolare
dei quattro,
dalf iscrizione
lui
fattavi
incidere
grandezza dei suddescrilti, non hanno particolare salvo putti, grappoli e le spicche cedella slessa
i
due
sellate
nella
base.
lavoro,
ne sono altri ([uiillro pi piccoli, di semplice d' argento colle relative patene, quali si adoperano per nso giornaliero. Due hanno sotto il piedestallo le lettere s. an. cio ,,.S*. Anasiasiae^^ ; ed uno ha la seguente
lutti
VH.
Ve
pure
iscrizione
^yloiinnes
254
1655.
altri
Milla
il
Si
avvcM'le
Vili.
che
<(enlo
nati
d
L" ullinio
minore
tle<>li
un
calice
sorta.
una delle
titolare
s.
(juali
Redentore
si
paziente,
f altra
la
Anastasia, e
;
terza lo
stemma
in
della famiglia
il
vesia
di
neta Minotto
del
dal
che arguir
secolo
il
potrehhe, che
cui
lavoro
conte
alla
principio
del
decimoseslo,
era
edifica-
sono da annoverarsi gli Osle/isor il pi grande dei quali, tutto d" argento, un magnfico lavoro eseguilo da un orefice di Trieste nel 1855. Il piedeslallo riccamente ornato di grappoli e spicche lavorate a cesello.
i
Dopo
calici
Il
castelletto
le
statue
della
ss.
Vergine e dei quattro evangelisti di getto d' argento dorato. La raggiera tutta avvolticchiala da tralci di vite e da spicche, e guarnita di pietre colorate, sostenuta da un pellicano, simbolo dell' Eucaristia, ed ha nella sommit la statua del Redentore glorioso, sopra cui s' innalza una corona chiusa dal globo e dalla croce. Cost mille fiorini incirca la quale spesa fu sostenuta in parte col legato di fiorini 400 del preposito capitolare Giovanni Mischiato, ed in parie dalla Fabbriceria come risulta dalla seguente iscrizione incisa sotto il
;
piedestallo
Ex
X.
Icfjato
MDCCCLV,
regalato
I.
*
dalf Augustissimo
magnifico
Ostensorio,
in
memoria
di
del suo
il
IO
1875. Di
gemme
vario
la
raggiera
di
di
metallo
dorato, e di ({uatlro
vi
pendali di
gemme
colore.
La Fabbriceria
se-
IMPKKATOK AVSTKIAK k)\\ MKMl>iaAM DVX UKX DALMATIAK KT .lADKUAK sih.kmjaiuc 15ASIL1(;am MicruoroLirANAM svi IN apk'ilis miu'cclwn dm \ lntikkssvs dik nissimi donani (;kati(jsi8S1mi-:
FKANOISCnS
.
.
JOSHl'ins
.
XI.
Il
255
pi
j)iccolo
terzo
Ostensorio,
dei
precedenti,
pure lutto
so.
Il
d' nrjrento.
fusto
formato
ali
da un angelo
la
in
la
piedi,
cia
e colle
figura
sostiene
raggiera,
quale
sormontata
dalla
sai
Redentore. Si usa nelle esposizioni ordinarie. XII. Tna pisside di rame dorato, d forma esagona., asantica, con coperchio a foggia di piramide, si conserva
del
nel tesoro,
XIII.
tutta
d'
e non
per nulla
di
adoperata.
di
La pisside
bella
forma,
argento,
800
tutta
particole.
d'
XIV.
la
comunioni generali. XV. Una pisside ancor pi piccola, pure d' argento, serve per le privale comunioni degl' infermi.
quale
si
adopera
occasione
di
Salari
utensli.
XVI. Formano parte dei tesoro sette candelabri d' argento ad uso dell" aitar maggiore sei dei quali sono generoso legato deir Arciprete del nostro capitolo Giovanni Mi:
lasseo.
il
mo, come
la
dimostra
1*
iscrizione
esistente
sul
piedestallo,
Ex
Su
MDCXXXX.
sono sul piedestallo in bassorilievo le effigi di s. Anastasia e di s. Donato. Il settimo, eh' il maggiore, e sostiene una bella croce d' argento deriva in parte da un legalo delf arcivescovo Parzago, e parte dalle rendile della Fabbriceria, la quale fece eseguire il lavoro, ed incidere sulla base 1* epigrafe seguente Ex legato qni ll.mi ac Hec.nii D.ni D.ni Ecamjelistae Parzaghi Archiepiscopi Jadren. liesiduuin vero imp, Fahricae
di
ognuno
essi vi
Ecclesiae S. Aintstasiae.
figie
di
s.
L' ef-
Anastasia
sette
in
piedestallo del
candelahro.
Tulli
in
essi
il
di
di
artefice
s.
veneto, riscontrandosi
di
Marco. Sono
ottimo di-
segno, e di bellissimo cITetlo. XVII. I sei vandelalni delF aitar del ss. Sacramento. Sono tulli d* argento. lavoro del \i^2'^^ delf artefice viniziano ('oslantino i*illalonga. Dipendono dai lasciti falli dal canonico
Pietro Doroteo, e dal
cittadino
Francesco
Zaccaria,
avendo
pelhi
reslaiilo
25()
la
conlralornila
iniziali
spesa conliihiiih)
T aliare
del
ss.
v.
Saincse
oranienlo. cui
sn
zo,
nila,
(li
apparteneva. Lo
r.
m.
n.
suIT altro,
i.
e. sul ter-
rappresentano
cir
nomi dei
a
tre
presidenti
della
conlValer-
erano
in
carica
(jneir
epoca, cio
di
]\latteo l^tticense
pei
sacerdoti.
Pietro
Calilli
per
(|nello
de" cittadini.
Sopra
ognuno
per
la
inciso
un
calice,
eh"
1
f insegna
della
confraternita.
stesso altare.
dei
mensa dello Sono anche d" aroenlo e dello slesso diseono precedenti. Sono stati confezionati colf argento derivato
(judlfro canilelicri piccoli
alla
XVIU.
da un secchio donato
confraternita
dalla
Co.
Giacinta
XIX.
quattro candelatyri
d'
argento
dell" aliar
dell"
Im-
1772.
s.
XX.
sia.
sei candelabri
d'
argento
dell' aitar
di
AnastaOratorio
appartenevano alT aitar maggiore nella soppressa chiesa di s. Donato, gli altri
(Quattro
della
dell'
Purificazione
della
chiesa
ss.
:
stessa.
Vergine
Della B.
col
V.
MDCCXXXV
Donato, Gli
e
altri
1'
iscrizione
dell'
due portano nella base T eflgie della B. V. col putto, e la seguente epigrafe: Ex legato Antonii Buscarolo^ Canonici Jadrcnsis, Anno Domini MDCCXXXV II.
XXI. I due candelabri pure d' argento pegli acolili messe solenni. Hanno nella base da un lato f imagine
sellata
di s.
delle
ce-
Anastasia, e dall'altro
del
l'
iscrizione:
Anno
MDLXIW
fu
Dono
(fuesto
di
poscia
vescovo
col
Lesina.
tre
XXIL Le
calice e
argento
dell' aliar
maggiore
del
ss.
due angeli ai lati. XXIII. Le tre cartaglorie d' argento per Sagramento col calice cesellato.
1*
aliar
XXIV. Le
ss.
tre
cartaglorie
d'
argento
omU):
a.
per
T aliar
della
in
^(astaldo) della B.
gine saluluta
angelo.
XXV. Lo
tre
cartaglorie
(V
aliar
ilella
Immacolata con l'anno I7()S. XXVL Lo tre cartaglorie d' ar(nlo per Anastasia lavoro d' ort^lce zaralino del S22.
aliar
di
s.
Il
XXVU.
Le
Ire
257
d'
carUKjlorie
argento
per
l'aliar
s.
Vincenzo. XXVIII. Una croce lulla coperta di con crocifisso ornali e piedestallo pure
deir altare di
s.
lastra
d'
d'
argento,
argento
ad
uso
Anastasia.
altre
XXIX. Quattro
e fregi
della
ss.
d'
argento ad uso
del
dell'
Sacramento, Immacolata.
ss.
XXX.
r iscrizione:
pella
mensa
hanno T insegna
pure
un calice colargento
pella
Ex
dono.
piccoli candelieri
s.
XXXT. Quattro
mensa delf
aitar
di
d'
Matlhaeus Santich Praep. Capii. Jadren. donami S. Anasiasiae a. MPCCCLVilI. XXXII. I sei casi d'argento, ad uso di palme^ per l'aitar maggiore. Sono lavoro dell' artefice zaratino Michele Fasolo dell' anno 1822 e 1827. Quattro sono stati fatti a spese e cura della Fabbriceria gli altri due a cura della Fabbriceria ed a spese d certo Zon vniziano in soddisfazione di un debito che avea verso un tal Zandonat da Zara. Questi oltre le iniziali di s. Anastasia hanno due Z. che ricordano le due famiglie Zon e Zandonat. XXXIII. I due piccoli vasi d' argento ad uso di palme per r aitar del ss. Sagramento. XXXIV. Le quattro lampade d'argento per T aitar maggiore. Sono lavoro del 1822 dell'orefice zaratino Michele Fasolo. XXXV. Le (/iatlvo lampade d' argento di forma ovale per la cappella di s. Anastasia, due delle quali dipendono da un legato dell' arciprete del nostro capitolo Matteo Tnina, come si rileva dalla iscrizione seguente incisa su di un lato /i';r Icfjafo A. l. D, Matt. Tninae ArchipreshJ' sul secondo lato A?ino MD( XXXXIV^' e sul terzo ,ySanc. Anastasiae
tolare Matteo Santicli, colf iscrizione
:
Jadren.^'
XXXVI. Le
tar
quattro lampade
d'
argento ad uso
inciso
nella
dell' ai-
del
ss.
Sagramento con un
conlValernila
col
calice
facciata,
lavoro del
stenuto
djlla
200
con
di
soSi-
meone Armani.
Xy\XVlI. Una
lampada
d'argento
collii
bul'fi
Tanno
MDXXXII
l'
inciso
il
da una parte,
parola
in
j^Ckarilas'' dal-
allra.
ed
l'adr(
17
X.WVIK.
,^Ahh.
l'accia,
l'n" allra
258
d*
Ininpada
aroeiilo
colf iscrizione
in
rraticiscus Mazzaracchi^
e nell' altra f anno
l^n
Canoniiis
Jadret}'
una
MDCCI.
d'
XXXIX.
voto Can.
allra
lampada
Anton ii Ihtscnrolo^'
/////^r/r/e
XLl. La croce arcivescovile d argento colf asta portatutta d' argento, dono delf arcivescovo Maileo Vallaresso.
XLII. La croce
del
clero
nel
iV
argento
col
Padre
la
eterno
V^erL" asta
nella
sonimit.
la
Maddalena
s.
fondo, da un lato
quattro di getto.
Giovanni,
tutti
di legno dipinto.
XLIIL Due
d'
con una
col
navicella
pure
argento.
XLIV. Due
rio
rispettivo
asperso-
pure
d'
argento.
XLV. Un'
e collo
argento ad uso del Cerenionisla. XLVl. V\\ bastone colf effigie di s. Anastasia d' argento
d"
aspersorio
stemma
dell*
monista.
in
grembo
pace
al
pubblico
argento,
Magistrato
nei
Pontificali.
XLVIIL Ampolle
cinella
di
vetro,
vestile
d'
con
con
babai i-
pure
d'
argento.
di
XLIX. Ampolle
nella
refice
nelro^
vestite
di
o.
d*
argento
44
romano. Furono acquistate a Roma in occasione del Centenario di s. Pietro l'anno 18H7. come risulta dalla seguente iscrizione:
Die
lieciir.
XXIX
Juni
iMDCCCLXVl
Solemnissimo XVlll Centenario Ss. Pelri et Punii App. lomae comparata^ solntis scnlatis anj. ceninm.
L. V\\
d'
egregio
qu(sta
arlelce
vinel
N'alares-
Esisteva pure
la
brocca relativa,
ma
manc
Gioved Santo deir a. ISl^f, e fu sostituita dalla seguente: LL Una brocca i>rande d' argento, di bellissimo lavoro e disegno, fregiata di simboli di vario genere, acquistata dalla Fabbriceria l'anno ISTI.
li
LII.
259
d'
nrenlo, di semplice
del
ss.
lafallo
voro^
in
il
apparlieiie
all'
aliare
Saoramenlo,
Del
ss.
Zara
spese della
coiifraleriiita
fanno 1605
iscrizione:
dalT orefice
Sala-
rande con calino LUI. Un' altra brocca sciata alla cliiesa dall' arcivescovo Godeassi.
LIV. Una lerza
ballistero.
d'
argento^
brocca
piccola
d'
argento
ad
uso
del
LV.
bacinella
di
argento ad uso del battistero. LVU Una bacinella d' argento dorato con relativo cucchiarino ad nso della consacrazione
deg*li
olii.
LYII.
LVIII.
Una bugia.
dall'
w\\ indice,
ed una bacinella,
tutto
d'
tutto
di
argento, lasciati
arcivescovo Godeassi.
argento,
Vw
piccolo crocifisso,
per
uso
LIX. Un ostensorio piccolo d'argento ad uso di reliquie. LX. Due vaselli d' argento delf olio santo, ad uso dei
curati.
di
bellissima
fibbie
Ana--
stasia,
Grisogono.
lavoro
s.
Donalo e
s.
Zoilo
pure
d'argento,
squisito
dell' artefice
pontificali.
Due messali
rossa,
della
le-
pelle
ed ornati
gli
fibbie
di
altri
f^ento.
ss.
Annunziala. L'altro ba
LXIIl.
trasportati
bacolo
a
pastorale
arcivescovo
del
Valaresso.
delhi
lutto
d'
argenlo,
eseguilo
magnifico
lavoro
gotico
decimoquint(ji
secolo,
ferula,
composto,
del caslellello. e della curva. La ferula di forma nsagona, vt termina in punta. Ila nella cima un castelletto a due ordini, dei quali f inferiore pi grosso, il superiore
sorge un ramo, cbe dilatandosi va a formare un cercbio chiuso, cbe appunto la curva del bacolo: ed in ci diiferisce dai moderni pastorali, (|uali banno la curvatura aperta. iXc^I mezzo del cercbio s' innalzano su di una base W, intiere ligure di s. Anastasia e di s. Donato
pi
sottile.
Da
quesl' ultimo
ponlilionlinenle
la
260
della
vestilo.
Nella
sommila
fanno
circonl'erenza
e'
figura
del
Redeiilore. a cui
corona da
sulla
nn
lato
dall' allro
dieci semfigure
collocale
circonferenza
Moises,
Elia
del
nomi
l\.
al
seguenti:
/\.
Jacoh^
inForiore.
Daniel
in
P.^
P.^
P.
Simon
Avon
Jeremia /% Amos
del
Jerohoam^ Tuhia.
ss.
Dintorno
figure a
s.
castelletto
(ante
nicchie Irovansi le
lutto
rilievo
Salvatore, della
Vergine,
di
Giovanni Battista, e dintorno al castelletto superiore quelle di s. Grisogono. di s. Anastasia, di s. Zoilo, di s. Donalo, di s. Pietro ap. e di s. Girolamo. Nella base del castelletto, dove quesf ultimo si congiunge alla ferula, v' incisa la seguente iscrizione:
Donde
si
deducono e
la
il
cospicuo donatore e
1*
et del pastorale,
prezioso per
Pare soltanto un po' strano T accozzamento di que' personaggi collocati sulla circonferenza del cerchio. Lo si adopera dagli arcivescovi nella solennit della
magnifico suo
elTetto.
Titolare
s.
Anastasia.
Il
LXIV.
di
un bellissimo lavoro
finissimo
le
milanese
del
184H.
alle
Tulio
in
tutte
sue
con-
giunture, sormontala
tro
di quat-
che racchiudono ligure di getto di ottimo disegno e di pieno rilievo, rappresentanti l' Immacolata, s. Giuseppe, s. Grisogono e s. Anastasia. In mezzo della curva, grazioso eh' aperta, e guarnita di Fregi dorati, v' un
nicchie,
simbolo del Salvatore. Lo slemma dell' illustre donatore adorna il nodo principale della verga. L\V. Ouallro madrivcijolc delle soppresse conlVaternile. Sono volumi scritti in carta pergamena, ligali in velluto di seta, guerniti di fregi e ligure d' argento dorato, cio: Sagramento. a. La madreregola della Coiifraternila del ss.
agnello,
cremisc con hbbie e cantonate di argento doralo e due medaglioni pure d' arnento dorato, rappresentanti il Kedcntore risorto da un lato e la \>rgim^ col bambino nel braccio sinistro dalT allro.
legala
in
velluto
di
sola
h.
261
di
s.
La madreregola
Congregazione dei Sacerdoti della B. V. Iminacolala, legata in velluto cremise eon fibbie e cantonale d' argento dorato^ e con due medaglioni pure
della
d'
Pietro
ap.
della
Vergine col bambino dinanzi al petto, e col manto disteso sopra i Confrati. Il lavoro in bassorilievo cesellalo
0.
di
sbalzo e
di
ottimo disegno.
d.
Congregazione delle Quarantore^ legata in velluto di seta cremise con fibbie e cantonate d'argento dorato. Ha una medaglia d'argento doralo rappresentante Ges risorto, ed un' altra la Vergine col bambino. La madreregola della Confraternita del Suifragio, legala in velluto nero, e guarnita di emblemi d'argento doralo.
trrecl sacri.
La madreregola della
LXVL
cio
d'
11
soprarc-
Sacramento, colle corrispondenti quattro aste d' argento. Apparteneva alla confraternita del Sacramento, come sembra dimostrarlo le iniziali incise sopra cadauna delle aste, e che sono
oro ad uso delle
ss. le
seguenti
c. e. d.
i.
e. m. d. a."
le
quali potrebbero
inter-
^Congregano Corporis Domini Jadrensia Ecclesiae Melropolitanae Dirae Anastasae". impresso V anno MDCCLiv. Hiliensi che Y acquisto sia stalo fatto a Venezia, dove per V ordinario si rivolgevano gli zaralini per simili
pretarsi cos
oggetti,
e che
la
relativa
confraternita,
desima,
tive
si
dappoich negl'inventari del 1755 della metrova annoverato il nuovo baldachino colle rispetcappella
di di
di
LXVn. Una
seta
po/^U/icale
completa
di
di
stoffa
di
rossa a
fiori
colori
diversi,
d'
intarsiala
gento e guernila
(juallro
galloni
Ire
oro.
Consta
tonicelle,
piviali,
dall'
come
si
rileva
della
dal
suo
testamento.
di
s.
usa
nelle
principali
solennit
Pentecoste e
Pietro ap.
LXVIIJ. Una cappella ponlifcale completa di ganzo di oro con fiori di seta, e galloni d' oro. Si compone d' una pianeta, di quattro tonicelle, e di due piviali. Anche questa la donata dall'arcivescovo Zmajevich nel 1735, come apparisce
dal
in
alcune solennit.
LXJX. Una
262 complcht,
(lonata
cappella poiifificale
dal-
(odcassi noi IHJ7. Oiieslo niajjrnilco apparato l' arcivescovo sola. ladi broccato d' aroenlo ricamato in oro. e fiori di voralo a Milano, composto d' una i)iancla, di (|ualtr() tonicelle, di dne piviali, di due voli umerali T uno [)i ricco dell'altro, e di un premiale. Si adopera nelle solennit della ss.
Pasqua e
del
ss.
Natale.
dall'
LXX. Una
ar-
civescovo 31aupas nel 1868. tutta di damasco sa, adorna di ricchissimi ricami d'oro lino e di
d' oro,
di seta
<i^alloni
rospure
lavoro
di
fabbrica viennese,
d'
antica
forma. Si com-
pone d' una pianeta, di quattro tonicelle. d ([ualtro piviali, d'un velo umerale e d" un premiale, quest'ultimo confezionato a Novara. Questo splendido apparalo si usa nella unica festivit di s. Anastasia, e perci si denomina .^Cappella d
s
Anastasia^',
antica a
due
dritti,
bianco e rosso,
seta,
ricamata
di
in
oro
d'
mi
della
passione
Cristo nel
arcivescovo Vittorio Friuli, il quale tenne la sede di Zara dal 1688 al 1713. Il lato rosso benissimo conservato, non cos il bianco. La borsa ha lo stemma dell" illustre
dell'
donatore.
d seta bianca,
di
riccamente
elfetlo:
eccellente
benemerito attuale arcivescovo mons. 31aup;is. Una mitra preziosa^ di broccato d' oro, ricae ^uernita di pietre, lasciata dalT arcivescovo
buona memoria.
di
broccato
di
d'
argento,
ricamalo
ricamala
in
Godeassi.
(f
LXXV. Una
oro e
rio
fiori
mitra antica
e perle,
rileva
^anzo
stemmi
oro.
in
di
seta
si
lasciata
dalf arcivescovo
del
Vitto-
Friuli,
come
le
daoli
donatore,
che
adornano
infule.
LXXVl. Una
in oro.
LXWJl.
prezzati per
vellutata.,
la
Tre Pigiati
rarit
del
in
di
(*
fondo rosso,
polla
dati
al
mollo ap-
disegno.
\ allaresso.
e ricamata
ai
oro.
Da alcuni
parlenoano
quinto.
tem[)i
del
lo
cio
Lo scudo e
stolone sono
li<urati.
mezzo
la
263
creinse,
di
la
^
con
nel
LXXVIII. Un apparalo antico d vellulu ricjuin e <^iiarn7oni (Foro (ino. La pianeta lia
colonna delia llajreliazione, e davanli
lina
dielro
croce^ rinella
camata r
anteriore,
e f altra
in
oro.
Le
lonicelle
tanto
parte
quanto nella posteriore ad eguali distanze, hanno attaccate alla stoffa due finte borse da calice, ricamate pure
in
oro,
distintivo
1'
dei
diaconi,
le
quali
nei
tempi
apostolici
T elemosine pei poveri fedeli. Le portavano appese al collo sopra le tunicelle. Quello che allora era un arnese di necessit or divenuto un mero ornamento, usandosi nelle tonicelle d' oggid cordoncini con flocchi di seta e di oro. affibbiati alle scapole, come pure fnte borse ricamale in oro. ed attaccate alle stesse funicelle, com' a vedere nelF antica pala di s. Stefano, esistente in s. Simeone. fuor di uso questo paramento per essere alquanto sdruscito.
incarico di far
collette,
avevano
ossia
Il
E
di
tutti,
come
i
della
chiesa T ala
bitazione
vescovo ed
scuola
educazione ecclesiastica. In seguito vi si stabilirono appositi istituti, ove il giovine clero veniva educato nella scienza e nella disciplina ecclesiastica sotto la direzione ed istruzione di sacerdoti a ci debitamenle destinati dai vescovi.
Troviamo
nei
rio
traccia
di
tali
IJ
istituti
nel
sesto
settimo
di
secolo
concili
III
provinciali
Toledo.
tutti
i
Ono-
vescovi
jadertina
lo
provincia, teologico.
esisteva
di
per
et
studio
Frntrihus
in
su/fraganeis"
Florio,
noi
posdi
s.
sediamo
Pietro e
vi
era
appeso,
le
colT iscrieffigi
II^^
dall' altro
Paolo colla leggenda S. Pa. S. Pe. e col foro trasversale per cui passava il filo il qual suggello fu ritrovato negli scavi praticati nel t8f>() nell' orlo del preesistito
:
nostro,
fatta
nel
1391 dall'arcivescovo
Pietro de
Mata-
fari,
264
ivi
jir<:oinonli.
conlenuli.
si
quello
chea
spese della massa capilolare dovessero essere manlenuli due canonici per ap[>rendere la leologia e il dirillo canonico, aflnch questi, cos
nelle scuole
istituiti,
potessero essere
tutto
atti
ad insegnare
provveduto ahbaslanza alla disciplina ecclesiastica, che and sempre pi deteriorando, finch il sacrosanto Concilio di Trento colle sapientissime sue disposizioni pose un argine a tanto male, coir ingiungere ai vescovi lutti T erezione dei Seminari pei chierici nei quali giovani levili dovessero essere mantenuti, educati, istruiti, e provati prima di essere insignii! dei sacri ordini. Quanto saggio per era questo decreto del
de' chierici.
Con
ci
non
Tu
concilio,
in
allretlanlo
mezzi come appunto avvenne nella diocesi di Zara, malgrado la buona volont, e le premure di quelli che erano preposti al suo governo.
pratica per
mancanza
infatti
gli
sforzi
adoperali
dai
un seminario diocesano nessuno il pu credere, se non chi legge la storia del V, Parlalo. Troviamo anzitutto un Calino, che. reduce dal concilio d Trento, stabilisce di rinunziare generosamente T Abbazia di s. Michele in monte d'Ugliano. cui teneva in commenda, e ci a vantaggio del Seminario, che si era proposto di fondare per ottemperare alle disposizioni di (|uel Concilio, nel quale ebbe azione mollo importante ed efficace. Ma nel mentre egli era per porre in atto tale suo divisamento, venne ad altra sede trasferito, senza aver potuto dare compimento al suo vivo desiderio. Troviamo poco dopo il Visitatore Apostolico Agostino Valier, che nel sinodo generale dalmate, radunato in Zara nel 1579. propone e stabilisce d' accordo con tutt' vescovi, la fondazione di due seminari provinciali, l' uno a Zara, e 1' altro a Spalalo, e a tale scopo ricerca facolt alla s. sede di poler sopprimere alcuni benefici semplici per incorporarli ai fuluri due isliluti ; ma questa misura non trov applicazione nella diocesi di Zara per la ragione dell' impoverimenlo. avvcMiulo n quei
erezione
di
i
causa della lurchesca tcM-riloriale arcivescovo iMinuccio Minucci nel siuodt dio
in
cosano del 159(> ingiunge ai chierici la IVc(|uenlMy.ioue della cosidetta scuola del maestro del Seminario, cui egli inleudovn d' istituire (juanto prima., ma che non giunse, malgrado
lutti
i
265
il
istituire
il
per
ruMncanza
fosso
di
mezzi.
sta
st'
pi fortunato
al
iu
Garzadori
attivo
quee
uno
ed
inlraprcndente,
quantunque nella sua qualit di Delegato Apostolico per tutta straordinarie, ci non di facolt la Dalmazia fosse fornito pertanto tutte le sue speranze svanirono di fronte alle gravissime difficolt eh' ebbe ad incontrare nella divisata e da con instancabile sollecitudine lui sommamente desiderata, e procurata fondazione del Seminario. Finalmente ascese questa
cattedra nel
1642
il
Florio, piissimo
dottissimo nostro
arcivescovo; e quello che il visitatore apostolico Valier avea tanto raccomandato ai vescovi provinciali 80 anni prima, e
ci che
inutili
gli
i
mentovati
di
arcivescovi
sforzi
ottenere, egli
ma
tutti
ostacoli,
Ed
del
anzitutto ot-
tenne
dal
corpo
cessione
pi
locale,
che
dirim-
scopo: Io ristaur. lo ridusse in forma d' istituto di educazione, e dott del suo, deponendo nella zecca di Venezia un' inlo gente somma di danaro all' uopo. Stabil che sei esser dovessero gli alunni, e questi dell' ordine de' nobili o de' cittadini, e mise l' istituto sotto la vigilanza e protezione dei veneti procuratori di s. Marco, quali doveano eleggere gli alunni, nominare il rettore, e corrispondere per le spese occorrenti la rendita annua di 800 ducati. Lasci al rettore r incarico di scegliere il prefetto, ed professori, che impartir doveano lezioni di grammatica, reltorica, filosofia, teologia e di canto fermo. Oltre ai sei alunni mantenuti dalla fondazione, lasci libero Y accesso ad altri ancora, che a proprie spese bramato avessero di approfittare dell' istituto, ciocch lo rendeva doppiamente vantaggioso. Non contento di esserne egli stato il fondatore, volle pure dopo morte bepresentava
il
adatto
allo
neficarlo
e
la
col
lasciargli
suoi
V\\
mobili,
tutta
la
sua
biblioteca,
galleria
istituto
do' quadri.
aperto l'anno
1656.
Sussistette
questo
air
sino
alla
anno 1797. in cui le vicende politiche assorbirono fondi relativi. Fu appellalo Scmmario Florio dal nome dolT illustre suo fondatore. Diede alla chiesa nostra molli ingegni per sai
pienza e dottrina prcclarissimi. fra quali un canonico Hiade Ponte, un arciprete de (irisogono. un vescovo Dalgio
1'
266
Ostili,
distinti,
quali
no da Lesina nel raman, che fu poi noslro nrcivescovo. l'arcidiacono Giovanni Armani nel 1771. e linahnente l'arcidiacono Giurovich. di professori sono idrata ricordanza, sino alla sua chiusura. Fra meritevoli di memoria l'arcidiacono Corradini per T insegnamento della logica., un vescovo Helglava per la teologia, ed il mentovalo Caraman che per sette anni insegn belle lettere, reltorica, matematica, filosofia e teologia, nelle quali dii
meritano special menzione un Doimo Ze1718. che \\i poi vescovo di Arhe, un Ca-
scipline
era versatissimo.
Dolorosa per la chiesa di Zara fu la chiusura di questo utile necessario istituto, e tanto pi in quanto che quasi nel medesimo tempo avvenne anche quella del Collegio Illirico di Loreto, ov' ebbero educazione tanti chierici zaratini; onde il giovine clero latino della citt nostra rimase in tal
modo
d' istruirsi
di
convene-
volmente educarsi pel santuario. Suppl in qualche modo a tale difetto il pi volte menzionato e benemerito Vicario Giurovich. continuando con grande abnegazione e pel solo affetto che pella sua chiesa nutriva, a dare lezioni di gramatica. di rettorica, filosofia e teologia a quei giovani levi-
che palesavano ingegno e buon volere: ma ci non fu sufficiente, dappoich limitato era il tempo che T illustre istitutore consecrar potea a tale opera di cristiana carit in causa delle altre molte e gravissime incombenze che sostenea. e dall' altra parte chierici non astretti da una interna comune disciplina., trascuravano la propria spirituale educati,
i
zione,
e la propria
vocazione.
clol l^eiiiiiiario
$(*re
a.
5^
dei Kottor
Florio.
Simeone.
Don Andrea
Galli,
sacerdote veneziano.
di
s.
Antonio Galli. Antonio Cavelli. Domo Zen, che fu poscia vescovo di Lesina. Antonio Holognese. pievano di s. Simeone.
(liorgio
Preradovich.
1704. Antonio (liusti. 1771. D.r (liovanni Armani, arcidiacono capitolare. 1782. D.r Giovanni (iiurovich. id.
-- 267
Il
bcncinerilo arclero
Seminario
illirico
diocesano Zmajevich.
il
all'
educazione del
si
non cos
sa
in
di
quello
della
campa|y;na.
Ognun
quei tempi
trovassero
a'
i preti della campagna di Zara. Nissuno ignora commessi non avevano cultura alcuna, n intellettuale, n sociale, n religiosa, e 1' unico requisito per essere promossi agli ordini sacri era il saper leggere, ed anche questo assai male, il breviario ed il messale, ed assai poco il cosidello
Schiavetto, ossia
in
la
scrittura
in
dialetto ^tiMa)-d[Jt*$o.
il
Ed
e
rituale,
P epistolario,
al
r evangelistario,
cui
si
po-
ed Di stitempra era necessario di servirsi, poich altrimenti un sacerdote, fornito di una qualche bench minima coltura, non si sarebbe mai determinato di portarsi fra gente del tutto selvaggia, per divenire loro simile; e ci ancor pi in quanto che non vi erano canoniche d sorta alcuna, ed i proventi parochiali consistevano unicamente nella decima ecclesiastica, e questa anche estremamente assottigliata per le turchesche continue devastazioni del territorio. Onde si scorge ben chiaro, come altro mezzo non v' era per dare sacerdoti a simili popolazioni alf infuori
epistola
il
vangelo.
infelicissima
di
quello
di
ottenerli
dalle
loro
slesse
il
famiglie,
presso
le
domestico ijuto. E questi sacerdoti, salvo il carattere sacro, non avevano nessun distintivo esterno, eccetto il collare, e la berretta nera, ed una vesta tallare, che indossavano soltanto, quando accedevano alla chiesa, o quand' erano chiamati alla curia. Nel resto il loro vestilo e tutte le loro abitudini domestiche e sociali erano (juelle del rozzissimo villano. Questi preti poi, se scorgevano in qualche ragazzo o nella proquali
pria
necessario
famiglia,
o nel
istruivano in ci ch'essi
sapevano, vale a dire, nel leggere malamente il glae io schiavetto: e cos preparati, venivano in tempo opportuno presentati per l'ordinazione all'arcivescovo., il quagolitico
le,
rnloMs^
no'ens,
li
ordinava per
il
sopra descritto.
Dnlla ii^tioranzji di
sordine, che, li'ovandosi
tali
268
il
di-
al
scismatici,
venivano da questi inoamiati e sopralFalli, inenlr'essi avrehhero dovuto illuminar quelli che in errore versavano, per il che assorhirono parecchi errori in materia di fede, alcuno dei quali vigeva lino pochi anni fa nelle parochie di campagna, contro i quali errori inveirono e declamarono abhastanza e T arcivescovo Nowak, ed il suo successore Godeassi. Per niente dire poi delf immensa caterva di pregiudizi, coltivati anche da certi libri stampati in dialetto slavo, che correvano per le mani d que' sacerdoti, e che vennero colpiti dalla ccnsui'a della sacra congregazione dell'Indice, a modo d'esempio, il Pohripljeje omtnfJuchGd altri di simil falla. Vide benissimo lo stalo doloroso delle rustiche popolazioni, governale da tali sacerdoti, il dollissimo e zelantissimo arcivescovo Zmajevich. e non contento di aver scritto disertazioni circa serviani, e di aver altamente deploralo il loro coniano coi nostri preti, rilletluto che a riparare a tanto disordine niun altro espediente sarebbe stato pi acconcio quanto quello di una conveniente istruzione ed educazione, progett, e stabili di erigere un' istituto, che offrisse una educazione un po' estesa ai sacerdoti illirici di campagna. Fece infatti la proposta a Honuu e domand insieme un ajulo di fondazione. Ricerc la cessione dell' Abbazia di s. Grisogono di Zara e di quella di s. Pietro d' Ossero, affine di provvedere colle loro rendite alla perpetua manutenzione dell' edilzio da erigersi, ed al mantenimento di alcuni giovani
i
chierici,
del
relativo
personale
di
sorveglianza e
d'
istru-
zione, mentre col suo peculio avrebbe fatto fronte alle spese
della
l'
fabbrica.
La
s.
urgentissimo bisogno ed il pericolo in cui versava la diocesi di Zara, non indugi punto di accordargli la chiesta grazia, ed il papa Henedetto Xlll con
arcivescovo, e visto
dicembre 1720 soppresse le due mentovate Abbazie, devolvendone le rendile a benehcio del futuro Seminario dopo la morie dei rispettivi Abbati. Ottenuto dalla per la per[)etua sussistenza del dis. sede (juanlo occorreva
Polla del
'M)
visato istituto,
altra
si
accinge tosto
ali
impresa^ e prinui
d ogni
ailtro
cosa gittato lo sguardo sul silo, e trovalo niun' luogo pi opportuno quanto (|uollo dell' antica ed ormai
strulla
di-
abitazione
dei
canonici,
la
diede
principio
all'
edificio,
269
e
e
d'
garanzia
di
sua
irileril5
sicurozza.
d' isliluto
perdio
a
potesse
ecclesiaslica
edu-
cazione.
Il
lavoro
fu
condotto
alacremente
termine,
ma
che colle rendite delle abbazie avesse pagato la tassa romana di 2400 scudi, a sollievo del perpetuo quindennale tributo di zecchini
416
'/^^
ottenuta
della
nuovo
Seminario.
Ed ecco
come r
slamento
,,dea
esprime: Per regola de' miei Illustrissimi Suc.,cessori devo pur aggiungere^ eh' essendomi applicato all' id'instituire un
Seminario Illirico, a beneficio spirituale della Diocesi, tanto bisognosa di Paroch morigerali, ed insiccome ho fabbricato il Seminario a spese mie, intelligenti cos pure ho avuto la buona sorte d' ottenere in aspettativa dalla Santit di N. S. Papa Benedetto XIII, le due Abbazie di s. Grisogono di Zara, e di s. Pietro d' Ossero per la
;
^sussistenza
jjHe,
del
pio luogo.
inseparabile dalla
ogni 15 anni zecchini 416 '/^ per la legge indispensabile delli Quindenii Romani, alti quali sono egualmente soggetti tulli li Beneicii Concessoriali perpetuamente uniti alti luoghi pii; dopo lungo maneggio e travaglio, ho sortito fnal^mente l' Indulgenza di stabilire nelli Banchi Romani 20 Luo,nghi de Monti, che importano 2400 scudi, per ritraerli dalli jjfrulti annui, che si andranno ricevendo dalle Abbazie dopo ,yh morte de' Possessori. Ilo dovuto, die' egli, abbracciare il ,,progelto, quanto grazioso in se stesso, altrettanto molesto alle mie impazienze di goder alcun frutto maturo di tanti mii dispendii parendomi partilo vantaggioso al Seminario njdiflTerire piuttosto l'apertura delle scuole, per averlo poi libero dalla perpetua gravissima contribuzione, che tosto aprir lo, per soffrirlo poi schiavo eterno del Tributo Quindenna5, le, che non pagato una sol volta, avrebbe influito alla dejjSolazione del Seminario. Con tal impegno, e con tal metodo io mi sono diretto dopo la seguita vacanza dell'Abbate d' Ossero, prendendo d'essa possesso, e mandando a Roma annualmente tutto quel danaro, che ho potuto ritrarre dagli
;
^annuali prodotti,
chiesa.
libero
franco
dalle
spese
ordinarie
della
])ala,
porla e finestre.
di
essere
in
ci
Inali
270
con Koina. ricordandogli che 1" iniponlualit de' paganienli potrebbe spogliare delle Abbazie il Seminario, permeile la grazia l'alta al medesimo circoscritta dalla condizione de* [)onlnaIi pagamenti, colla comminativa, a///^/* />r^,,sentes nfillae sint eie."
('on
([ueste
sapienli
disposizioni,
il
dopo aver compiula la granopera della fondazione del Seminario illirico, giunse a provvedere puranco alla sua permanente e sicura sussistenza, ed al sollievo pcrlino di quegli aggravi, che avrebbero polulo gravitare in perpetuo sopra il medesimo. Ma intanto era giunla f ora. in cui ricever dovea la meritata retribuzione, poich il Signore lo chiam a se li 11 settembre del 1745, prima che avesse potuto aprire T istituto. Questa gloria era riservata al suo successore T arcivescovo Caraman. Appena ebbe questi proso possesso della chiesa, primo suo pensiero fu quello di ultimare pagamenti a Roma, dopo di che
saggio
e
prudente
pastore,
de
tolte
che furono
le
solenne
i
d J."
maggio
di
del
primi alunni, scelti a tenor della Bolla dalle parochie rurali, insidegli ordini sacri,
la
e vestili
e la
sottana violacea,
quali
servir doveano
nelle
rale,
cattedrale,
persona
dell"
arcivescovo
di teologia
mo-
vescovo
di
il
di
Collegio
illirico
Loreto, e vi
inoltre
per
che troviamo dipoi nel 1749 col titolo di rettore. Vi diede puranco apposito regolamento per la direzione interna delisliluto. Per testo d'insegnamento ordin che si adoprasse Ulyricus'^ la teologia morale, che col titolo di i)Ja/indactOi era stata composta e data alla luce dall' arcidiacono del nostro capitolo mons. Kadcich. Pili tardi vi s' introdusse lo studio della logica, melalisica ed elica, e del coupulo ecclesiastico, e cos si continu sino al 18*21 in cui il Seminario
1
illirico
Zmajevich cess
illirico
di
esistere
meglio sislemizzalo e per tulli chierici della Dalmazia. 1 sacerdoti illirici, che sortivano da questo seminario Zmajevich. cos d mano in mano migliorato nel jMano
minario
d'
istruzione,
dispersi
nelle
parochie
lato
defila
campagna
di
lalt
Zara
del-
istruzione religiosa,
civile.
dal
eco-
nomica e
Kloiieo
l<'i
271
*>^<'iiiiiiai*io
Itc'ttori
del
illirico
'/^iiiajovioli.
a.
.,
,5
1748. Don Giovanni Peltani. Pro-reltore. Benedello Spinelli, Rettore. iv4y. J? Giovanni Lissicicli, Rettore. 1763. Giuseppe Calvi, arciprete, Rettore. 1782. 59 Francesco D.r Segnanovich, primicerio, inca1811. J9 ricato pure deli' istruzione di logica, metafsica, etica, e del computo ecclesiastico. Giovanni Mischiato, canonico. Rettore. 1814.
il
Kleiico
a.
elei
Precettori cler^eiiiln<'rio.
1748. Don Giovanni Petlani. precettore di teologia morale. id. 1774. P.e M. Vincenzo Vidovich. M. 0. id. 1797. Lettore Andrea Kadcich, M. 0. 1807. 31. Costantino Boxich, M. 0. supplente. 1814. Bonaventura da Curzola. M. 0. precettore.
Elenco
a.
cle|;li
Keoiioiti.
rettore.
1748. Don Benedetto Spinelli, economo, e poi 1767. Giovanni Brisich, economo. 1774. Giovanni Valdeneve. id. 1782. id. Giovanni StercagL 1795. Pietro Marellicli. id.
Il
Seminario
illirico provinciale.
Venuto in possesso della Dalmazia nel 1813 f Imperatore Francesco 1, il Seminario diocesano illirico Zmajevcli, di cui abbiamo dissopra parlato, preso una forma pi estesa, sviluppo maggiore, e migliore avviamento. Il governo austriaco, avvezzo ad un clero colto scientificamente ed in modo uniforme, rest non solo stupefatto, ma scandalizzato
dallo
stalo del nostro clero illirico vecchio or ora descritlo, ed insistette per una maggiore coltura, che anzi Io voleva*
come
iieoli
altri
272
monarcliia.
delio
sialo,
isirullo
siali
lo
orodilari
della
ed
educalo secondo
pei'lino
rici
massime generali
devenne
non permellere T ordinazione in sacrs a quei chieillirici, quali non avessero presentalo il pubblico altea
i
slalo
del
dirillo
Tale sialo di cose mise in gva\e imbarazzo T arcivescovo di Zara ed allri vescovi della Dalmazia versanti in circostanze
consimili
:
e fece
Fu
abbracciata
se-
gravi
erezione
di
un seminario
non pi diocesano, ma provinciale, nel quale gli alunni fossero istrutti di quasi lutte le materie d' insegnamento teologico in uso presso g* istituti della monarchia, per in lingua illirica, e soltanto in compendio. Tale istituto infatti fu aperto in via provvisoria nell' anno 1821 in novembre, ed iniziato nelle forme preaccennate, e sostenuto coi proventi del fondo di religione. A ci si riferisce la seguente iscrizione che una volta era situala sulla parete corrispondente al pianerotolo della scala del primo piano del Seminario
:
Imp
Francisco
.
Aug*
D
Klericis
.
Providentissimo
Quod
Illyricis
. .
Ex
.
Tota
Diilmatia
.
Aere
Publieo
Alendis
Institnendis
Lyccnm
Digna
.
Sacrum
.
Cbristiani
Caesaris
.
Muniticeutia
Donavert
IM
Ditaverit
.
MDCCCXXI
Ad
uso del medesimo furono ceduti
Seminario diocesano Zmajevich. il ([uale venne temporaramenle sospeso, e le sue rendile convertile in pia fondazioni^ onde ripigliarle a tempo opporluno pel futuro suo ristabilimento. Spechierici illirici diti frattanto dai loro vescovi vi accorsero di tutta la provincia. Fu isliluila un' apposita commissione di degli ecclesiastici per decidere sulf esame di ammissione alunni, che presentali furono dai rispeltivi Ordinariati. Fui
locali
del
ro nvi collocali pi di
lo,
00
giovani,
che
nuelli
che
furono
stipendiali
dallo
fondo
di
religione e lasciali nelle
collocali
273
raniiglie
neir isliluto.
V istruzione
insegnava
illirico-dalniala.
Vi
s'
gica,
di
storia
ecclesiastica,
metodica, di catechetica,
agraria e di lingua
illirica
antica.
Cinque anni
;
di
studio
doveano percorrere gli allievi in questo istituto e di meno non ci volea, dappoich vi entravano sprovvisti di ogni elementare istruzione, all' infuori del leggere e scrivere. Fu incaricato della direzione
il
gnava r
scielti
i
ulTicio
di
1814
a
nel pi detto
Sepre-
ed
precettori
furono
che
di
un
Pini,
che
fu
ve-
Sebenico ed anche di Spalato, un Ciobarnich, che fu indi preposito di Macarsca, un Santich che fu arcidiacono del nostro capitolo, ed un Michalievich spettabile provinciale perpetuo del terzo ordine di s. Francesco, Gli allievi di questo Seminario mirabilmente influirono alla coltura religiosa, morale e civile del popolo di campagna, e se ne cominci a dir vero la rigenerazione, la quale prosegu a gran passi in seguito colla istituzione del Seminario teologico provinciale latino, di cui se ne far cenno in appresso.
scovo
a.
,,
1822. (iiusep|)e ('iobarnich, sac. sec, 1828. Domenico IJudrovich, sac. sec. 1823. Luigi Pini, sac. sec. supplente.
Studio BIjUco.
a.
1822. Giuseppe Ciobarnich, sac. sec. 1821. Spiridione Carrara, sac. sec.
18
a.
274
sec.
Teologia morale.
a.
sac.
sec.
Diritto canonico.
a.
sac.
sec.
Teologia pastorale.
a.
sac.
sec.
sec.
Catechetica e Metodica,
a.
sac.
sec.
Economia
a.
rurale.
sac.
sec.
illirica.
a.
Ord.
di
s.
Francesco.
il
Seminario
detto,
il
illirico
provinciale
pia
275
Fondazione Zniajeviclu la cui amminislrazione fu alTidata vaal Mischialo. E qui fu dove spicc in special jnodo la lenta di queslo cospicuo e mai abbastanza lodato ecclesiastico, nostro concittadino, dappoich in pochi anni con una studiata e meglio diretta economica gestione seppe riordinare
r amministrazione ed ingrandire la facolt a tale da poter nel
danneggiare la fondazione, disporre di alcuni stipendi a vantaggio di que' giovani chierici diocesani, che frequentavano il ginnasio pubblico e la filosofia, af-
fine
di
Vari giovani zaratini furono con questo mezzo beneficati, incorggte le vocazioni, e risvegliate le speranze del clero urbano e foraneo della diocesi. Partito il Mischiato nel 1836 per Ragusa, ov' era stato nominato Decano capitolare, gli succedette neli' ufficio di amministratore della Fondazione r economo del Seminario teologico latino Don Francesco Sabalich. che fu dipoi Canonico onorario del nostro capitolo. Con non minor zelo e premura del Mischiato si prest egli pure a vantaggio del pio luogo, sino tanto che nel 1848 ne assunse f amministrazione lo scrivente, il quale tuttora la
ziato.
constatazione so-
tutta
la
possidenza, che
furono
da
quel!'
epoca il sa-
opera utilissima dell' or defunto dottor Natale Filippi, cospicuo e benemerito patrocinatore della Fondazione, recarono alla medesima sommi vantaggi, per cui i redditi ne furono raddoppiati, meglio garantita la propriet,
vio consiglio,
ed assicurati
vistosi
diritti
alla
miglioramenti operati
di
possessi,
di terreni,
case campestri, di boschi, di macchine ecc. L'amministrazione insomma ha esaurite tutte le sue forze per l' in-
come
cremento del pio luogo: ma tutto ci ancora fu poco, imperocch ci volevano rendite assai maggiori per sopperire ai
bisogni incalzanti della diocesi,
rio
te,
l
parochi
sortiti
dal
Semina-
provinciale, mancando per impotenza o per mornon trovavano sostituzione, in causa della un po' troppo matura conversione di gi avvenuta, come si vedr, del Semincnrio provinciale illirico in latino, e quindi rendcasi neillirico
cessario
del
di
accrescere
il
numero
ginnasio e della
])ol
filosofia,
alunni
Seminario teologico
proporzionato
ai
biso-
oni presenti e
t'uluri^
276
in
e raccoglierli
provvedere anche alla loro educazione. che cerc sempre ogni modo e maniera
del pio luogo,
vicario
Bercich.
i
di
accrescere
e
fondi
suggerimenti
ad ottenere dalf or defunto Paroco di Possedaria Don Antonio Versich nel JH40 una fondazione di lior. 8000 a favore dei chierici della diocesi e preferentemente di quelli di sua famiglia, ovvero di Castel-Venier sua patria, e colf ohbligo soltanto di un anniversario con vesperi e messa in suffragio
deir anima sua. L' arcivescovo Godeassi, di benedetta
ria,
memomasi
cui
sima importanza per la diocesi, essendo rimasti vacanti due benefici semplici Gliubco e s. Giacomo di Verch per morte dell' ultimo suo possessore Don Francesco Morelli, ceremonista della cattedrale, con suo decreto 30 luglio 1854 N." 1099, approvalo dall' eccelso Ministero del culto con suo dispaccio 14 novembre 1854 N." 1652, ne fece la canonica incorporazione alla pia Fondazione Zmajevich. Ma siccoue
la
far
graziosis-
mn
simo Imperatore Francesco Giuseppe 1, nonch delle ottime disposizioni del e. r. governo, chiese preg ed ottenne da S. M. che i beni della soppressa Abbazia di s. 3Iichele in monte d' Ugliano, eh' era dapprima posseduta dall' or estinto convento dei P.P. Domenicani allo scopo dell' istruzione generale del clero, ed allora amministrata dal e. r. demanio, venissero ceduti ed incorporati in perpetuo alla pia Fondazione Zmajevich. La Sovrana risoluzione porla la data del 13 gennaio J858, e Tatto, con cui da parte dell'Ordinariato segu l'incorporazione, fu segnalo li l giugno 1S5S N.^ 555. Ma 1' ottimo Prelato, non contento di quanto avea operalo a vantaggio del pio luogo, volle anche in morte lasciare un documento del suo all'etto alla Diocesi., disponendo una obbligazione di Stato di mille fiorini a favore della pi della Fondazione, colf obbligo di una sola messa piana nelr anniversario del suo obito, per cui T allo fondazionale relativo fu eretto il d 14 luglio 1865. li' esem[)i() delT arcivescovo fu imitalo dal sacerdote Giorgio Benzia di Pago. Cmionico dell' insigne Collegiata di s. (iirolamo degf Illirici
di
Roma,
il
(juale
di
inslilui
una fondazione
sco])o
di
fiorini
3000
in
obbligazioni
Slato,
allo
rehilive
277
Seminario diocesano Zmajevich un chierico di sua famiglia, e mancando questo, uno della citt, ovvero dell' isola di Pago. L' istrumento relativo reca la data 1. febbraro 1867. Finalmente l'egregio patriota sig. Commendatore Carlo Fontanella, con quello spirito di piet e di religione, che lo distingue, fece anch' egli una generosa fondazione a favore del pio luogo. Destin cio le rendite dei beni di Cerno di sua propriet a beneficio di alcuni chierida educarsi nel prefalo ci, e specialmente del suo casato, Seminario. Con queste benefiche disposizioni pot la Fondazione diocesana accrescere le sue rendite^ e mantenere un maggior numero di chierici nel Seminario diocesano Zmajevich, che, come vedremo, venne in seguito saggiamente ristabilito in miglior forma e sistema di prima.
rendilo nel
Il
occasione^
in
cui
si
la
Sacra
Maest
di
Dalmazia, avendo visitato fra gli altri istituti d'istruzione anche il Seminario illirico di Zara, rimase sorpreso al non vederlo ordinato secondo il sistema austriaco, ed estern il sovrano suo desiderio, che fosse quanto prima istituito un Seminario Ialino
a
la
rec nell'anno
1818
suo impero, e modellato sulla foggia degli altri istituti smil genere, in Austria esistenti. A tale avvenimento si
l'
riferisce
esistente sopra
la
Francisco
/
.
Imperatori
.
Quod
Sospes
Jaderain
Advenerit
Diocesarifim
Seminarium
,
r
Anno
Corsero
infalli
il
.
MJJCCCXVJIJ
fra
d'
allora
molle trattative
la
curia
arcive-
scovile ed
e.
r.
far
278
ad alcun risultalo. Fraltanlo prese possesso delia Diocesi r arcivescovo Nowak, ed il Governo torn ad insistere, e
conoscere essere decisa sua volont di venir a capo della cosa. Non a dire con quanto impegno e calore avesse egli maneggiato questo affare, dappoich, versatissimo com' era nelle teologiche discipline, voleva anche il clero della provincia tutta in queste profondaniente istrutto. Animato e lungo fu r atteggio corso fra V egregio Prelato ed il cesareo governo, ma fu a termine condotto nel 1826, in cui venne sovranamente decretata V attivazione del sospirato Istituto, che venne anche aperto nel novemhre dello stesso anno. Era ben naturale che la dotazione del medesimo sostener si dovesse coi proventi del fondo di religione per tutte le diocesi della provincia, non esclusa ([uesta di Zara, la quale, oltre all' essere rappresentata da quel fondo, cedeva di pi gratuitamente ad uso temperarlo propri locali delfor cessato Seminario diocesano Zmajevich, sino tanto che lo Stato avesse, come conveniva^ decretata T erezione di un apposito edificio adattato allo scopo. Era pur chiaro ed evidente che r istituto incominciar dovesse col solo primo corso d' istruzione, per anche lasciar ai chierici illirici la possibilit di continuare e compiere i loro studi. Cos fu fatto; e di mano in mano che questi davano luogo, succedevano di latinj modo che nel 1831 mentre il Seminario illrico provinciale cessava di esistere, il Seminario latino avea raggiunto V intiero suo sviluppo, e la completa sua istituzione. Fu preposto alla direzione il canonico Mischiato, come quegli, che per esperienza era riconosciuto il pi degno, e il pi allo a disimpegnare codesto importantissimo ulTicio. e godeva di una illimitala e bene meritala fiducia dell' arcivescovo Novvak. Appena insediato come lleltore. fu primo suo pensiero di redigere un apposito statuto per la buona direzione interna del Seminario, e di provvedere cospicui soggetti per l' istruzione, educali ed istruiti secondo T austriaco sistema. E siccome in quel torno di tempo alcuni ecclesiastici dalmati avevano compiuto il corso degli studi teologici rigorosi nelf istituto di sublime educazione, detto di s. Agostino, a Vienna, ((uesti appunlo furono chiamati a coprire le cattedre del primo corso del nostro nuovo Seminario, ('osi pure venne Tatto in seguito pegli altri tre corsi: cosicch nel ISIU quasi lulf professori di teologia erano allievi di (jueir islilulo sublime. Fu slabilito il piano d' istruzione, pel (piale venne adottalo
i ; i
il
279
sistema
vitrciitc
d'
presso gli
altri
Le materie
insegnamento allora
I.
Studio obbligatorio.
V. T.
Esegesi del V. T.
Studio libero.
N. T.
Studio obbligatorio.
Teologia dogmatica
Studio obbligatorio.
IV.
Catechetica
'
Metodica
Studio obbligatorio.
Economia
La lingua
tata
illirica
d'
rurale
e letteratura
antica e
volgare fu adot-
come materia
11
con stuapposito
dio obbligatorio,
pure
affidato
ad
maestro por
quattro
della
corsi.
Anche
stema
fallo
d'
pedagogia formava parte del siinsegnamento per tutti quelli che non lo avevano
lo
studio
nel liceo.
iXei
primi anni
in
da prevedere,
guilo
cui
dri
fu
s'
numero degli alunni fu scarso, coni' era causa della mancanza di giovani che avesil
tulli
gli
studi
preparatori.
In
;
accrebbe a
lab;
neW
istituto
seper
che
nel
caso
accennato
si
280
Seminario per mantenere la disciplina, e lece per consejjuenza risaltare mao-giormenle la necessit di fabbricare nn edificio apposito, corrispondente al bisogno, e disposto e regolato secondo le massime generali dello Stato. Passarono varie scritturazioni, ma siccome s' intendeva metter mano sul fabbricato diocesano Zmajevicb, ed occupare per T ingrandidel
mento uno spazio rilevante dell' orto arcivescovile, cos il progetto cadde e non fu approvato. In seguito, essendosene fatto maggiormente sentire il bisogno., S. E. Reverendissima 1' attuale degnissimo Arcivescovo, cui sta grandemente a cuore il bene di cotesto istituto, visto cbe. oltre ai beni dell' Abbazia di s. Michele in monte d' Ugliano. anche le relative rendite capitalizzate erano state con veneratissima Sovrana risoluzione fin dalP anno 1858 cedute, senza che vi sieno state incorporate, alla pia Fondazione Zmajevicb. chiese a S. M. r Imperatore Francesco Giuseppe I. e colla benevola interposizione della e. r. Luogotenenza ottenne che quest' ultime fossero nell'erezione del divisato edificio impiegate. Rassegnato ed approvato il tipo cogli atti relativi, venne decretata r erezione dell' istituto. Il sito, che fu trovato pi opportuno si fu il cessato Seminario Florio, che dopo il 1797
era passato in propriet
dell' istituto
di
pubblica beneficenza,
che
zio
lo
si
concesse per un moderato prezzo. E poich lo spamostrava insufficiente, si fece acquisto di tre case di
maggio
del
1865
demolizione dei vecchi fabbricali, e a. s. giorno natalizio di S. M. T Imperatore si diede cominciamento alla fabbrica colla solenne benedizione della prima pietra fondamentale, che fu collocata sotto la sodiede principio
alla
18 agosto
glia
in
della porta
principale,
e corredala
di relativo
documenlo
in
pergamena, firmalo
l'
dalle principali
auloril.
racchiuso
Papa Pio JX e delT Imperatore Francesco Giuseppe. Condotlo a termine, ammobiglialo, od inauguralo ed allestito il nuovo edificio, fu solennemente aperto il 18 agosto 1867, anniversario della nascila dell' angustissimo Imperatore, ed intilolalo ^^Scmittario Francesca Oinseppe'''. V avvi^nmenlo (^ ricordalo da una iscrizione hi stguenle del pidaria, collocala nella sala |)rincipal(\ che
gento, portanti
ellgie
del
("
tenore
ALVMNIS
. .
281
.
.
SEMINAKIVM
IMBVENDIS
bp:neficiariiis
redditibvh
.
ex
monte
ex
.
ab
archangelo
.
michaellf
nvncvpato
vindicatls adtribvtis
mvnificentia
FrANCISCI
provvidentia JOSEPHI I
.
pietate
.
APOSTOLICI
IMPERATORIS
A
.
DALMATIAE
CVRANTIBVS
PROVINCIAE
.
.
PRAESIDIBVS
. .
LAZZARO
DE
ARCHIEPISCOPVS
SVPERIORI
.
MAGNAE
DEI
METROPOLITA DALMATIAE ANNO SOLEMNI RELIGIONE LVSTRATVM MATRI MARIAE AB ORIGINE IMMACVLATAE AN MDCCCLXVI
.
JADERTINVS
.
TVTANDVM
Quantunque
a
locali
COMMISIT
del
nuovo
la
istituto
sieno
sufficienti
contenere
il
(ino
60 giovani,
me-
quadriennio, e tuttoch vi sieno sale spaziose ed arieggiate ad uso di dormitori, e scuole, ed oltre a ci un' ampia cappella per le sacre funzioni, un vasto refettorio, ed altri locali necessari allo scopo, con tutto ci non vi ancora provveduto quanto occorre ad una regolare e perfetta disciplina, alla comodit e alla decenza, al che tutto potrebbesi porre rimedio con innalzare un' altra ala nei principale cortile dalla parte di libeccio, lavoro che non costerebbe gran spesa, pella quale consta essersi abbastanza trattalo.
in
dio
provincia
un
In
di
come
si
mezzi d'istruzione, ma ci che pi importa una educazione ecclesiastica, scientifica e morale ed un tal corredo di cognizioni
letto, vitto, vestito
religione.
giovani ricevono
ed
da renderli
buoni e
fedeli
ministri
di
(b^lla
chiesa,
deoni
in
d'
o-
norare
salute
im)
giorno
il
sacerdozio,
di
delle
anime, e
qualun-
(juc
282
le
pi
colla
societ.
si
sacre
col
l'unzioni
che
accrescono maest e prestigio al pubblico culto. Sin dalla prima sua istituzione questo Seminario venne tenuto in grande slima ed onore, onde dal seno dei suoi professori si viddero sortire la maggior parte dei vescovi della provincia, ed anche di fuori. Troviamo infatti un Pini
vescovo di Sebenico e poi di Spalato; un Guglielmi, pria vescovo di Scutari. e poscia di Verona uno Zubranich vescovo di Cattaro e poi di Ragusa; un Maupas vescovo di Sebenico, dippoi arcivescovo di Zara un Caloger di Caitaro, poscia di Spalato: un Marchich di Cattaro: un Forlani vescovo ausiliare di Macarsca un Fosco di Sebenico un
;
;
llliich
senza dire di tanti altri e professori ed alunni che coprirono una volta, ovvero coprono oggid posti eminenti nell' ecclesiastica gerarchia, e per lacere di quella
di
Lesina
immensa schiera
lustrarono
la
di
il-
zelante condotta hanno recato vantacroi considerabilissimi vanlaggi che in modo speciale brillano agli occhi di coloro, che per la loro et e per il loro sano giudizio sono al caso di instiluire un confronto fra le popolazioni di campagna di ogdalmata chiesa e colla loro
e
:
gid e
quelle di
40
il
curali
di
campare-
gna, le funzioni,
ligiosa
inoltre
del
di
servizio ecclesiastico e
d'
T istruzione
giorno
di
40
si
anni
quei molli
i
sacerdoti,
che
d,
probit e dottrina,
quali
furono un
eruditi
ovvero
lo
sono
al-
cospicui,
maestri
nelle
scienze
arcivescovo per nalura sua il direttore dello studio teologico, e qualche volta soltanto si fa rappresentare da un vice-direttore, che per T ordinano il rettore delf istituto dumestico. Il rettore ha invero una gravissima responsabilit, condivisa per con quella dello spirituale, ed alleggerita generosi dalla ordinaria buona riuscita degli alunni, (juali, di animo come sono nostri, sanno corrispondere con gratitudine a chi di l(U'o si prende cura alotliiosa. Fna sol cosa devesi ricordare ai Ueltori del leoloyico Seminario, ed .
i
che
in
(|uesli
giovani sono
foniiali*
tutte
le
speranze
della
dahuala chiesa.
del
a.
283
laiiiio.
fiicfiiiijtro
tooBo^ico
5)
1827. 1836. 1837. 1839. 1840. 1846. 1847. 1863. 1869. 1873. 1876.
Giovanni Mischialo, canonico capitolare. Nicol [larassich, spirituale, sostituto rettore. Giarnmatteo Scariche canonico capitolare.
Luigi Pini, decano .capitolare.
volta.
Gregorio Raicevich, canonico capitolare. Andrea D.r Illiich, canonico onor. e professore. Antonio Tacconi, professore di teologia morale.
Direttori spirituali.
a.
1827. 1830. 1831. 1843. 1846. 1847. 1848. 1851. 1865. 1867. 1870. 1873. 1876.
Lodovico Bolmarcich.
Spiridione Radissich,
P.e Filippo Belli, M.
Filippo Zuppanovich,
sac. sac.
sec.
sec.
0.
sac.
sec.
sac.
sac.
sec. sec.
sec.
Kcoiioini.
a.
1827. Marco Husnardi, sac. sec. 1840. Francesco Sahalicli, sac. sec. 1848. Carlo Federico JJianchi, sac. sec. economo. 1850. Giacomo Marcicli. sac. sec.
1Hf)3.
186/1.
vice-rettore
ed
Simeone
Giovanni
Bailo,
sac.
sec.
Mcnc^ji^hollo. sac.
sec.
284
leiic*> elei
D Storia
di
diritto
ecclesiastico.
Simeone Mestrovich.
sac.
sec.
Giorgio D.r Avoscani., sac. sec. Casimiro D.r Forlani., sac. sec.
Antonio Franki.
sac.
sec.
orientali.
a.
,y
1827. Giammatteo D.r Scariche sac. sec. 1839. Vincenzo Zubranich, sac. sec. supplente.
,,
effettivo.
id.
id.
55
1862. Casimiro D.r Forlani, sac. sec. 1866. Giovanni Bercich. sac. sec. 1871. Matteo Dvornik. sac. sec.
e.
id.
a.
1828. Vincenzo Zubranich, sac. sec. 1847. Nicol Valentich, sac. sec. 1874. Giuseppe Marcellich, sac. sec.
d.
Di Teologia Morale,
a.
1829. Giovanni Kossich, sac. sec. Giammatteo D.r Scarich. supplente. 1831. Pietro Misetich^ sac. sec. 1840. Pietro Maupas, sac. sec. 1856. Spiridione Radissich, supplente. 1857. Giorgio Marcliicb. sac. sec. 1869. Antonio Tacconi, sac. sec.
e.
Di Teologia Dogmatica,
a.
,5
sec.
sac.
sec.
supplente
Di Teologia Tastontlr.
a.
1830. FiUigi Pini., sac. sec. decano capilolare IH33. Pietro Misetich. sac. soc. supplenh\
a.
yj
285
sac.
sec.
supplente.
sac.
sec.
supplente.
Marco Calogero,
sac.
sec.
Di
Catechetica e Metodica.
a-
5,
,5
,,
1827. 1835. 1840. 1841. 1843. 1844. 1858. 1868. 1869. 1873.
Leone Borcich, M. 0.
sac.
sac.
sec.
sec.
Giacomo
Boglicli,
sac.
sec.
Giacomo Boglich,
h.
sac.
sec.
Di Economia
rurale.
a.
Matteo Santich, sac. sec. Pietro Maupas, sac. sec. Giovanni Scopinicli, sac. sec. Nicol Valentich, sac. sec.
e Letteratura
Illirica
Di Lingua
antica e volgare.
s.
a.
1827. P.e Benedetto Michalieviclu del IH. Ord. di 1855. Giovanni Bercich. sac. sec. 1871. P.e Giuseppe Duimovich, del IIL Ord. di
k.
Frane.
Frane.
s.
Di Canto
ecclesiastico.
a.
1827. Francesco Sabalich, sac. sec. 1855. Matteo Curtoviclu sc. sec.
Il
provvisorio
pia
Fondazione
286
Seminario Zmajevich, che and per conseguenza a cessare, s' intendeva di assorbire le rendile di que' beni, onde venir in ajnto alla dolazione. necessaria pel suddetto provinciale Seminario illirico. Due erano principali molivi che sconsigliavano di aderire a tale misura: e primieramente perch anche la diocesi di Zara era rapprebeni
del
diocesano
era
necessario
concorresse alla dotazione con altri mezzi, ed in secondo luogo perch dessa cedeva gratuitamente ad uso del prefato Seminario Y edilcio di sua ragione, fondalo dall' arcivescovo Zmajevich pei chierici della diocesi e non della
provincia, in seguilo alle buone ragioni addotte dall' Ordinariato
in
furono sospese
le
trattative,
ma ben
del
presto
tornarono
si
campo allorquando
il
in
novembre
1826
aprire
dovea
Seminario teologico provinciale latino. L' arcivescovo di allora sostenne lunga e calorosa scritturazione per salvare la fondazione, che fu istituita dal pontefice Benedetto XIII all' unico scopo dell' educazione del clero della diocesi zaratina. Rifietteva egli che il Seminario latino teologico provinciale non poteva che nella minima parte sopperire ai bisogni delle curazie di campagna, se non fosse venuto in sussidio un altro istituto di preparazione, eh' egli perch, siccome intendeva di fondare a tempo opportuno per lo studio teologico, sistemizzato colle norme austriache,
per ordine sovrano
;
richiedevansi
tutti
gli
altri
che ginnasiali e
cialmente
citt
di
filosofici,
istato
di
mantenere
anni,
i
in
ragazzi candidati, la dotazione Zmajevich era la sola che avrebbe potuto ajulare questi poveri aspiranti, venendo in soccorso stipendi* ai loro necessari bisogni pel momento con mensili colla espressa condizione che tali candidali sull'ragati Zmajevich fossero obbligati ad assumere le cure delia campaalle
dodici
gna.
tali
rifiessi
giustissimi e necessarissimi
si
tac(|ue.
questo silenzio diede campo all' arcivescovo di dare slogo chierici, die freal suo progetto di stipendiare IValtanlo (luenlavano gf istituti ginnasiali e filosofici, e cosi la dotai
([ueilo
di
mero
Siccome per
(juesti
stipoudiati,
dii^piMM
('im-
le
distrazioni,
e correvano
ri-
287
si
lanloslo
in
ridurli
un collegio, in cui vivessero a convitto, e pegli studi frepubblici istituti. 11 preposito capitolare, e viquentassero cario generale Bercich, di grata ricordanza, facendo peli' arcivescovo INovvak, assente, e di pieno accordo coli' autorit governativa, dopo aver prese tutte le necessarie misure prei
liminari,
in
data
24
ottobre
1839 eman
in
nome
dell'
ar-
civescovo un decreto, con cui, annullando tutti gli stipendi, che venivano conferiti ai chierici diocesani dalla Fondazione Zmajevich, stabiliva, che durante Y occupazione dell' edifizio Zmajevich da parte del Seminario teologico provinciale, fossero concentrati in una casa presa a pigione diciotto chiedalla campagna, perch sotto la rici, tratti preferibilmente direzione di un probo sacerdote fossero educati collo spirito ecclesiastico, e dopo di aver assolti tutti gli studi, avessero e con a recarsi in cura d' anime nelle parochie campestri di egual data destin lo scrivente a rettore ed ecodecreto nomo del nuovo istituto, che Piccolo Seminario Zmajevich diocesano venne giustamente appellato, dappoich dovea essere sostenuto coi redditi dei beni della fondazione Zmaje;
3000
fiorini
annui
pei
bi-
medesimo. Tale saggia e providenziale disposizione incontr l' approvazione generale, e l' istituto fu aperto il d 4 novembre 1839 nell' edilizio situato in piazzetta s. Demetrio al civ. n. 149, che pel sito, e pegli annessi si mostrava il pi acconcio. Oltre ai 18 allievi gratuiti, se ne ricevettero anche de' paganti, per cui il numero il s' accrebbe sino a 40. A cura del rettore venne formato relativo regolamento, modellato su quello del B. Barbarigo pel Seminario di Padova, e venne anche approvato dall' Ordinariato. Gli esercizi di piet si facevano in comune in apsogni inerenti
al
posita cappella.
Nelle feste
vestiti
di
gli
alunni assistevano
alle
presta-
vano servigio
tropolitana.
il
cotta
sacre funzioni
il
della
me-
ginnasio pubblico ed
e
liceo.
e.
r.
Convitto,
tramutala
la
sua dotazione in slipendi per la giovent studiosa, restarono vuol locali da esso occupati. Fu allora che T arcivescovo Godeassi, per sollevare la fondazione Zmajevich
dalla
gravosa pigione che pagava per la casa a s. Demetrio, insistolU; presso il Governo, affinch (juei locali gli venissero gratuitamente cedui ad uso del Seminario diocesai
no,
288
occu-
edilizio
civescovo Furono esaudite, ed il Seminario Zmajevicb vi si colloc con evidente vantaggio della disciplina e dell' economia. In segnilo avendo il governo trovato necessario di concentrare lutti gf istituti d' istruzione, non esclusa la scuola normale, nell' edifcio del Ginnasio, il Sen)inario piccolo pass ad abitare i locali della prel'ata scuola normale, assoggetlandosi al pagamento di un annuo canone livellarlo di lior. 100 verso r istituto di pubblica beneiicenza. Allora si fu, cbe per dare pi facile e pi sollecito incremento al clero, destinato a coprire le parochie. si cerc e si ottenne, che questo Seminario diocesano Zmajevicb non fosse pi soltanto un convitto, ma fosse pure un' istituto d' istruzione, valevole soltanto pei candidati ecclesiastici e tale importante istruzione ed educazione vennero aldate alla sempre benemerita compagnia di Ges. Nel novembre 1865 ebbe vita il Seminario
;
Ma
per fare
necessari ristauri
quanto
mente pei
giovent,
religiosi,
ci
destinati alla
somma
di
danaro,
alla
quale
fondazione Zmajevicb. E perci S. E. R.ma, il degnissimo nostro arcivescovo mons. Pietro Maupas, si rivolse con devotissima supplicazione al
non era
in
sobbarcarsi
la
generosissimo Imperatore Ferdinando I. ed ottenne una sovvenzione di 2000 fiorini, coi quali si doveva far fronte ai ristauri ed al relativo ammobigliamento. Frattanto veniva eretto il Seminario Teologico probenelcentissimo
e
cbe fu nel 1867. gli alunni teologi sgombrarono l' edificio Zmajevicb, che ristaurato e ridotto, veniva occupato dagli alunni del piccolo Seminario coi religiosi professori e direttori, guanto concerne il metodo di educazione questo si lasciato alla Direzione sotto la dipendenza deir arcivescovo (juanto poi agli sludi, tu adottato il
vinciale:
ed
aperto
rispettivamente
d'
corsi,
(pianto
i
relativamente alle
il
materie
direttore
di
insegnamento.
vice- direttore
(li
Otto sono
allievi
professori, ed
1'
rettore anche
il
degli studi, e
arcivescovo u
T
principale.
sono per
ali
ordinario
scielti
in
numero
iO.
Sono
gratuiti
semigraluili.
Sono
dalT Ordinariato.
Colort)
solvono
con classi legali, entrano nel leoloaico, portando seco lo spirito di occlesiaslicn vocazione.
studi
che asSeminario
ed un copioso corredo
o'uono
nolio
di
289
IT ordinario
si
cognizioni.
dislin-
nel
morale
conlegno
cesi
colle
chiesa per
sia
riuscita.
Perenne sar
illustri
la
que' cospicui ed
religio-
che con perfetta abnegazione di se consacrano tutte le loro forze all' educazione ed istruzione del giovine clero della docese jadrense, e particolarmente in questi tempi, in cui
corruttela
de' costumi
la
di
Kloiieo
<8o
Rettori
lei ISeiiiiiiaro
pioeolo
c1ioee(^iiiio Zitia|evli.
a.
1840. Carlo Federico Bianchi^ 1846. Vincenzo Zubranich, 1847. Pietro Maupas,
sac.
id.
sec.
id.
id.
1856. Marco Caloger. 1857. Demetrio Slipcevich, 1861. Giorgio D.r Avoscani,
*WV,.,. , .V. X l.V^.W Borgazzi, 1866. P.e Paolo J^V^.^,
id.
id.
d.
d.
C.
C.
d.
d.
G.
1872.
1876.
Gioachino Vioni.
d.
G.
d.
Giuseppe Paslarini,
C.
G.
Biblioteca Zmajevich
annessa
al
Seminario diocesano.
La biblioteca Zmajevich ebbe il suo principio nelf anno 1832, quando il canonico Giovanni Mischiato era rettore del Seminario teologico provinciale, ed insieme amministratore della pia Fondazione Zmajevich. Incominci egli col provvedere
anzitutto
le
opere dei
ss.
Padri.,
fecero a spese
la
Fondazione suddetta,
di
modo
elio
essa no
pro-
19
pretariji.
290
o
lascili
di benerallori
ecclesiastici,
lina
(juali
lo
stesso Mischiato,
che
vi
lasci
buona porzione
conia
della
og-
Seminario teologico provinciale aveva sua abitazione nelf edilzio Zmajevich. T uso della biblioteca fu concesso al medesimo, ed il rettore ne avea la custodia: ma (juando nel 1867 il Seminario piccolo diocesano prese possesso del suddetto edilzio, che di sua ragione, ebbe pure in consegna la biblioteca, per f integrit
gid
2000
pi
volumi.
Finch
il
della
quale risponde
il
rispettivo
rettore.
quali annoverasi
pergamena, che una volta apparteneva all' or soppresso convento dei P.P. Benedellini d s. Grisogono. e che. pervenuto in propriet di monsignor Bercicb, vescovo di Sebenico. venne da lui regalalo alla biblioteca zmajevichiana. un bollissimo monumento di paleografia del secolo XV. E un grosso volume in foglio di pressoch mille pagine, di cui la prima, che forma il frontispizio, magnificamente lavorato, divisa in tre scompartimenti. Nel superiore v' lo slemma di Zara, rappresentato dal cavaliere romano s. Grisogono, palrono della citt, a cavallo, d'usbergo, lorica e lamiera vestilo, con lo scudo nella manintorno ca, lo stendardo di Zara nella destra, e col nimbo Chrysogoui Martyris'' al capo, sopra d cui sia scritto S. mezzo reca la sein lettere d' oro. Lo scompartimento di guente epigrafe in carattere gotico rosso In nomine Domini Dei Omnipolenlis ad fntnronim memoriitm. R.us in X.ro pater et dominus D.ns Dcodalus Vencrins Fatritins Jader Unns
manoscritto
in
:
Un messale
Hoc
missale scribi
et
prtedoris nostri^ ac l)eatissim patris nostti Benedica secnndum morem /lontane Curie. Anno Domini Millesimo qnadrimjentesimo ocfnaf/esimo. Lo scomparlimcnlo inferiore ha lo slemma della famiglia veneta Venier sormonlalo da un' infula abbaziale. In ogni pagina vi sono due colonne bellissime iniziali di huon disegno, colorite con molla diligenza, e con lucentissime dorature. Alcune pagine sono ornale da capo a fondo
Chrtjsofjoni
Dm
Martyris,
di
fregi di
Il
variopinti
colori
e volatili.
calo.
carallere golico
La
le
tinta
3ono
voci abbreviale o
compendio.
Pochissime La perga-
mena oeneralinenle
sente,
291
tersa.
bianca, nitida e
Tulio
sua antichit, e
valore,
per
sua eleganza,
ma
pure
peli'
intrinseco suo
dappoich se non serve ai tempi presenti per essere anteriore alla correzione di Pio V, contiene per alcune notizie, che risguardano la patria chiesa. Da essa si rileva che nel secolo XV si celebrava in Zara la traslazione di s. Marco
Simeone profeta ai 4 di febbraro, e l'altra festa dello stesso santo agli 8 d'ottobre; la la festa di s. Donato vescovo di Zara ai 25 di febbraro dedicazione della chiesa di s. Grisogono ai 4 di maggio; e stesso mese; la la traslazione di questo santo ai 19 dello traslazione di s. Anastasia ai 25 di settembre; la festa di precetto di s. Girolamo ai 30 dello stesso quella di s. Leonardo ai 6 di novembre di s. Giacomo denodato m. ai 27 ;
ai
31
di
gennaio;
la
festa
di
s.
di
Grisogono ai 24 dello stesso di s. Zoilo ai 23 decembre; la solennit finalmente di s. Anastasia ai 29 decembre. A ci si aggiunge che essendo il prefato messale
s.
:
il
calendario
giuliano,
per
Si
cui
13
di
nota
ancora che la messa delle feste di s. Simeone quella medesima di oggid; che tanto per la festa che per la traslazione di s. Grisogono T introito ,,Gaudeamm'^ e l'orazione Adesto"*^ che nell'altra messa dello stesso santo, detta di
devozione,
si
le
s
conferma che s. Grisogono patrono e proantico di Zara, che il suo sacro corpo fu dato da Dio ai Zaratini per difesa della patria e che finalmente questo santo deposito si conserva ed esiste nella sua chiesa
tettore
:
deduce e
Conservasi pure in cotesla biblioteca un breviario, manoscritto tutto in caratteri gotici rossi e neri. Anche questa un opera paleografica del 15." secolo. Alto 14, largo
II.
900
pagine. La
sempre bella e nitida, e neppure d' una sola mano la tinta non sempre nera e spiccata le iniziali tutte pi o men bene miniate. Questo breviario francescano, ha,
non
olire
santi
doli'
ordine,
p.
santi
le
riche di
ArbOj come
e.
tre
Cristoforo.,
riteritc
292
\
.
Coiilieiie
dal
s.
l\
Fallalo nel T.
di
s.
pure
gli uiTic
proepi-
pri
di
Anastasia e
questi
santi.
Grisogono,
alla
composti
biblioteca
colle
stole
di
Fu
reo^alalo
da
nions.
in
Zara.
come
si
la
Un'
altra
opera antica,
T ArisloUle^ stampato in
foglio a
menzione
la
Geografia
di
Claudio Tolomeo
geografiche.,
in
foglio,
in
corredala delle
rispettive
tavole
Argentina (Strasburgo) nel 1513. (Juesf opera, ad onta degli enormi suoi errori, sommamente preziosa, perch il pi vasto deposito delle cognistampala
zioni di quegli
antichi
tempi
in
tale
materia.
il
sommo
pregio
Codice
di
greco
e
nobiltii
Pio
IX.,
copiato
con
perfetta
somi-
glianza
lettere,
Codice stesso nella sua forma, nelle linee, nelle negli apici, e nelle note. La carta di questa splenal
:
i
caratteri
unciali
volumi finora stampati, che comprendono due testamenti incompleti, cio con quelle istesse mancanze che vi sono nel codice medesimo. Il sesto volume, che sar f ultimo, comprender le aggiunte, supplementi, le correzioni, commenti e note. Questa nobilissima edizione del cav. Marietti, nel mentre forma il pi splendido ornamento della 15iblioteca Zmajevich. una di
inchiostro bistro e rosso.
i
Sono cinque
ai
posteri la
gli
293
fu
nuovo Seminario, e
pi
ridonalo F an-
tico,
come abbiam
il
dello
sopra^
ali'
originaria
sua
desti-
Seminario teologico provinciale rest privo di biblioteca, elemento indispensabile di coltura e pei professori e pei giovani. A sopperire a tale difetto rivolse suo pensiero il canonico-retlore Gregorio Raiccvich. Non avendo n fondi., n assegni allo scopo destinati, fec' egli un caloroso appello alla generosit del clero, e con questo espediente giunse in breve a metter insieme un buon numero di opere di argomento scentifico-letlerario-religioso, che, unite alla collezione di libri, lasciati parte dal canonico di Lesina Malico Vucich., parie da mons. Marchich vescovo di Cattaro, e parte dal preposilo Giammatteo Scarich, ed a molti altri donati dal degnissimo arcivescovo mons. Maupas, e da alcuni cospicui ecclesiaslici. andarono a formare una modesta biblioteca, la quale conta oggid 1310 opere in 2420 volumi. Fu aperta il di 16 giugno 1872, anno vigesimosesto del Pontificalo di Pio IX sotto gli auspici dell' immortale pontefice. \enne solennemente inaugurala il d 11 luglio a. s. con discorso dedicatorio, con un' inno a Pio IX, e con acclamazioni a lui medesimo, ed alT Imperatore Francesco Giuseppe. E sperabile che l' incipiente biblioleca acquister in seguito maggiore incremento merc le cure di coloro, che sono prenazione,
posti alla
direzione
iscrizione,
dell' istituto.
Una
ricorda
la
collocala
nella
sua
apertura nel
modo seguente
BIBLIOTHECA
QVAE
CERTANTIBVS
PRIVATORVM
.
STVDIIS
CONLECTA
VI
.
EST
KAL
.
JVN
1'
.
MDCCCLXXII
.
AB
ELECTO
PIO
IX
.
ANNIVEKS
.
DIE
XXVII
JVVENTVTI
SACKIS
.
INJTIATAE
PKIMVM
PATVIT
294
patrono
24 novembre
provvisorio
tare,
fidati
1816 venne
d'
solennizzato
Grisogono. il T aprimenlo di un
s.
istituto
istruzione,
composto
la
di
scuola elemen-
e
a
direzione
furono
af-
persone ecclesiastiche del clero secolare e regolare, per cui ciascun professore era anclie catechista nella rispettiva sua classe. Organizzato dipoi il ginnasio nel 1819. ed attivato nel 1821 T istituto filosofico, due catechisti furono nominati, perch insegnar dovessero la materia di religione neir uno e nell'altro istituto: e questi vennero conservati anche dopo che due istituti furono riuniti in un solo coi
i
titolo
di
Ginnasio superiore
le
di
otto
classi.
Sistemizzate
in
seguito anche
primi che
pure a ciascuna
i
i
dipendenza dell' ordinariato arcivescovile, con un corrispondente salario dal fondo di resecondi sotto
di
ligione,
air infuori
quello della
scuola femminile.
e.
r. Cgiiiii!iio
sec.
i*rofi*99i>ri di Rokom^ nv
o.
r.
Istituto
flldsolico.
a.
1821. Domenico Budrovich. sac. sec. 1824. Paolo Miossich, sac. sec. 1830. Luca Torre, sac. reg. delle scuole
pie.
v.
r.
QiMiast>
Giacomo Boglich.
sac.
sec.
per
la
In
seziono superiore.
sezione
inferiore.
Cateclist
|it*ri!io
295
a.
95
Leopoldo Tertliclu sac. sec. Vincenzo ivcevich. sac. sec. Giovanni Scopinici, sac. sec. Demetrio Slipcevicli. sac. sec D.r Anlonio Pelrich. sac. sec.
Filippo Nachcl. sac.
sec.
Catcclisii
4B<'lla
di
1826. 1831. 1835. 1851. 1863. 1869. 1875.
s.
llaria.
a.
Pasquale Possecco., sac. sec. Giovanni Guralo, sac. sec. Carlo Federico Bianchi, sac. sec. Giovanni Bercich, sac. sec.
Filippo Zuppanovich, sac. sec.
Nel 1856
una
e.
r.
Scuola
reale
in
Zara
e.
r.
Incuoia
re;le.
a.
1856. Demetrio Stipcevich, sac. sec. 1869. Dr Antonio Pelrich, sac. sec.
Nel
1868 venne
istituita
una
e.
r.
Scuola magistrale a
catechista.
r.
^^ciiola iiia|j;iti*ale.
a.
sec.
Il c.
r.
296
doniinaziunc fu aporlo
Liceo-Convitto di Zara.
sollo la
gallica
Ancor
in
nel
1808
gennaio
un pubblico Convitto per la giovent studiosa della provincia, il quale sali ben presto in fama. ina e si conserv per alcuni anni in istato di Iloridezza disciolto che fu nel 1812 il Liceo che era ad esso congiunto, continu languidamente Uno ai primi anni della nuova dominazione austriaca, in cui and a cessare. Riconosciuto da questa il bisogno di erigere un simile istituto di educazione per la dalmata giovent, con sovrana risoluzione del 31 dicembre 1819 ne venne accordata l'istituzione; ma appena 1826 ne fu solennemente festeggiata in il d 12 febbraio Zara T inaugurazione con stipendi per giovani ecclesiastici e secolari. La direzione del nuovo e. r. Convitto fu alFidala al P. Urbano Appendini delle Scuole pie, uomo dell' educazion giovanile assai benemerito, d' esquisita scienza fornito. dopo la cui morte, e nella letteratura latina valentissimo succeduta il 7^ dicembre 1834, fu sostituito dal P. Francesco Maria Appendini, fratello di lui, ed a lui non punto inferiore in dottrina, ma specialmente della slava lingua e della dalmata storia cultore distinto. A questi succedette nel 1837 il sacerdote secolare Gaetano Modena, ed a costui il P. Luca Torre delle Scuole pie, il quale diresse l' istituto lino al-
Zara
il
24
l'
anno 1849,
le
in
cui
in
soppresso, e tramutata
studiosa,
Il
la
sua
lo
dota-
come
esiget-
vicende
Ginnasio,
di
di
la
quel tempo.
allora
di
cessare mediante
nel
filosofia
modo
in
Ginnasio completo
1
otto
giovani,
e.
r.
tanto
ecclesiastici
la
che
secolari,
educati
cotesto
Convitto sotto
fratelli
Chiesa di
La chiosa
antichit,
di
lo
s.
S.
Grisogono M.
riniarchovolo
(irisogono
per
la
sum
por
bre monumento della
dedicata a
ni,
i
297
maggiori.
piel
de' nostri
s.
quali
vi
zio,
pervenutaci
dedicato
antichi
nostri
sarebbe
T altare,
Antonio
').
secolo
passato
Succeduta
Aquileja a
il
nel
649 la traslazione di s. Grisogono ni. da Zara, come narrano le nostre antiche scritture '^\
suo santo corpo fu depositato nella prefata chiesa di s. Antonio. Allora si fu che i Zaratini spiegarono una gran divozione a questo santo martire, a lui intieramente si dedicarono, e
il
lui
e
di s.
titolo
della
Antonio
in
quello
Un documento
Dalm.
et
di
906
riportato
dal Lucio
nel e
1.
monastero s. Grisogono, nonch dello stato rovinoso, in che T uno e r altro a quel tempo trovavansi, in causa delle guerre e delle distruzioni, alle quali and soggetta la citt nostra pelle
chiesa
del
Una pergamena
dell'
archivio
di
quel
monastero reca il testamento di Andrea, Priore ovvero Rettore di Zara dell' anno 908, ov' egli dispone di alcuni suoi beni pel rista uro della chiesa e del convento di s. Griso-
')
Che gi
il
nel
IV secolo
il
vi
fossero
in
ce
lo
attcstano
papa Zosimo,
(juale,
scrivendo ad Esichio.
vescovo
solitudo
di
Salona
Tanno 417,
el
cosi si esprinno
e
s.
^^Cnelus
monuchorum, quorum
s.
frequenliov
sic
est in Duimalia"'
(jiirolamo
nella vita di
Ilarione
^^Sicut
Aegijptum,
ti'iarcha Aquilejae.
cronaca di Bonifacio si legge: Anno 5?i Paulinus Pa~ melu Longohardnrum apnd Gradum insulam se recepii cuni thesauris ecclesiue el sanctorum reli<iuiis, et unno circiter 64if, exlincli.'i Ctj') Nell'antica
priano
et Prmofjenito, Patriarchis callolicis (radensibuSy Forlunalus liacrclicus favore Lonyoburdorum sedem intrusus occupaoit. Sed indignat'S GradensibuS' fugum suscepit. el per quantum poluif. expoUavil hasilicam gradensent ac xenodoc/iia, el cum sacrilega praeda ad suos Longoburdos se recepii. Ex quo loco circa haec tempora datuc, f'ueruiit nonnuUae sanctorum rcliquiae amicisjader-
tinis.
et in ter
caetera, ossa S.
Chrtjsogoni el
A'.
Zoili, scilicet
24 eoceniFortunalum
ut
post inlrusum
(Tff,
anti-
Dandulus
L'i
Chron. Jadren.
14.
rislaur
il
298
ed assegn loro un
patriin
gono. Un' altra simile ci rivela, che Foscolo. Priore di Zara, successore immediato ed esecutore testamentario di Andrea,
convento e
in
la
chiesa,
monio consistente
infine
una scrittura del 986, che Majo, Rettore di Zara e Proconsole ossia governatore della Dalmazia, riedific nel detto anno la chiesa e il convento giusta la regola monastica, chiam da Monte Cassino il monaco Madio, religioso di prohil e virt fornito, ed a lui consegnati e l'uno e l' altra con tutt'
beni annessivi, lo costitu abbate, affinch li presiedesse, e giusta la monastica disciplina li governasse. Dalle quali cose
si
s'
i
innalza
la
chiesa di
s.
Grisogono
monaci egiziani colf annessovi convento e chiesa dedicata a s. Antonio abbate che in questa, nella seconda mela del VII secolo, il vi fu collocato corpo di s. Grisogono m. trasferito da Aquileja a Zara in tempo di guerra che sin dalF ora quella chiesa cangi il suo titolo primiero con quello del patrono s. Grisogono; eh' essa assieme colf annesso convento fu ristaurala da Foscolo, Priore di Zara; e finalmente che nel 98H fu riedificata assieme al convento da Majo. Priore di Zara e governatore della Dalmazia. La fece egli costruire in forma pi bella e pi ampia di prima, T arricch di marmi preziosi, e la dot di molli beni. N' eresse il maggior altare tutto di marmo, a guisa di quelli delle basiliche, le cui quattro co; :
il
baldacchino
reliquie
di
erano
s.
di
serpentino,
vi
la
marmo nero
mensa
la
col-
Grisogono,
quale
e
il
figure rappresentanli
vita
del
santo, ed estcrnamenle
oro
d'
purissimo,
riccamcnle
v'
le
lavorale,
in
candelabri,
lampade
argento dintorno
in
appose
ci
quali
processione per tutta Sin da Festa del santo, ed ancora nelle pubbliche calamit. quel tempo al vessillo della citt, che consisteva in una bandiera
s'
rossa,
guaniila
di
nel
mezzo.
ed il vessillo del iartire <jl()rioso, (juaiido al principio del secolo XI una guerra sanguinosa venne a Iravagliare la Daltristissimi mazia. Zara, la capitale, fu la prima a sentirne
prolezione
i
effelli.
299
nascosero sotterra le reliquie del santo assieme ai preziosi del tempio, non escluse le colonne del ciborio, allo scopo di sottrarle alla barbarie ed alla empiet dei nemici furibondi. Fu posta a ferro e a fuoco la citt,
di
arrendersi
cittadini
rovinati
palagli e
le
non
si
il
fu
T ultima
la
quella
Ritornata nel
cittadini,
1032
pa-
diedero essi
dissotterrare
pio.
Non
fu
sito
perduta
la
traccia.,
finch nel
le
1056
as-
scorta
d'
fra
rovine
fu scavato
altare,
distrutto
maggior
Andrea, vescovo di Zara, e dei primari cittadini fu scoparla r arca d' oro con entro le benedette ossa del santo, e ne fu fatta la solenne ricognizione, ed edificato un provvisorio altare di legno, fu sopra di, esso collocata ed esposta alla pubblica venerazione, con grande letizia d tutto il popolo. Esistono memorie che in tale circostanza il vescovo Andrea tenesse un discorso alla moltitudine radunata sulla santit di Grisogono, e che i pescatori di Zara, mossi da devozione verso il santo patrono, con pubblico istrumento si obbligassero di contribuire alla chiesa ogni anno una porzione delle loro
pescagioni.
Grisogono non resistettero a lungo, poich da documenti antichi sappiamo per certo, che verso la met del dodicesimo secolo fu riedificata in forma pi sontuosa, eh' appunto quella die vediamo oggid, e che fu benedetta il 4 maggio 1175 dal primo nostro arcivescovo Lampridio della qual consecrazione trovasi memoria neir antico messale, di sopra menzionato, ai 4 di maggio, e nella iscrizione che esisteva una volta sulF arco dell' abside principale, di cui un po' dopo parleremo. J)urante la
I
ristauri
falli
alla
chiesa
di
s.
fabbrica,
la
s.
santa
reliquia
fu
trasporlata
custodita
nella
chiesa di
lo.
Kufina v. m. ch'esisteva presso l'antico castelQuesta chiesa nella sua struttura, e nel suo stile architeltonico ha molla somiglianza con quella di s. Anastasia,
di quasi un secolo posteriore, sia stata edilcata sul tipo, e disegno della prima. insieme dell' edificio essenzialmente romanico con
V abside
il
lato
occidentale
iono
ciala
liberi,
300
ad
arco
circolare.
e costruiti in
istile
La
faclo
in
parte nascosta da
lato
suddetto
la
alla
fabbrica,
non
ai
cosi
facciala
la
posteri
me-
moria della riedificazione delle mura delia citt mediante un epigrafe scolpita sopra il timpano della porta principale della chiesa di s. Grisogono, nel cui nome, e sotto i cui auspici fu dato principio al lavoro nell' anno 1298. L' epigrafe, che adesso quasi inleggibile, la seguente, scritta in carattere
gotico
:
AD HONOREM DNI XRI 8ALVAT0KIS SANCTIQVE CHKYSOGONI JADERAE PROTECTORIB MVRV8 VRBIS JADERAE FVIT INCHOATVS DIE XII ADSTANTE NOVEMBRI INDICTIONIS BIS SENAE ORDINE LABENTIS SVB ANNIS XRI MILLE DVCENTIS NONAGINTA OCTO PLVS COMPVTl LEGENTIS EXISTENTE COMITE LEONARDO CHRYSOGONO
La
facciata ha
di
marmo,
costrutte
mezzo
la
principale e la
pi
grande; duella a destra la pi piccola, ed da molto tempo otturata. Dalle porto in su sino al frontale la facciala adorna di olio nicchie, circondate da colonnine, sormontate da archetti circolari, e nel mezzo di esse v'haunlnestrone per rischiarare
pietra
la.
il
tempio.
:
Il
frontale ha
nelf estremit
costruito
in
liscio
il
e tutto
mista con
marmo, come
ed uno pure nelf angolo destro della facciata. La facciala laterale della navata di occidente, tutta lavorala in pietra fina: ha una serie di colonne di pietra lavorate a vile, sorjnontale da archi circolari, ed intersecale da alcune finestre. Sopra gii archi ricorre una semplice cornice; Ira questa ed
il
tetto
altra,
esistono alcune
le
(juali
l'
tre
e cemonlo,
delle
di
ginecei
Isella
alla
la
foggia
della
basilica
di
s.
Aiiaslasia.
cornice, sollo
-- 301
il
d*
letto,
iV
ingresso
lia
nciP ar-
chitrave lo
stemma ahhaziale
)cnedellino.
La lapide esistente
lapide
lato
Tacciata
una
Il
sepolcrale
della
altre
navata
due ha una semplice cornice sotto il tetto. Tutte le tre navate terminano in forma di abside costrutto in pietra e cemento. L' abside di mezzo nella parte superiore circondata da una profonda galleria l'atta, a guisa di quella del lato boreale della basilica di s. Anastasia, con colonnette ed archi circo di semlari. La facciala laterale della navata d' oriente plice muro costrutto in pietre e cemento; una parte prospetta il cortile deir antico convento, e 1' altra aderente al fabbricalo che ora serve ad uso di pubblico ginnasio. Entrando nell' interno della chiesa si presentano alF osservatore tre alte navate, divise da due file di colonne e di pilastri, poscia il presbiterio, a cui si ascende mediante una gradinata di quattro scalini, indi T aitar maggiore che si eleva maestoso nel centro, e finalmente l'abside, che chiude in semicerchio la navata di mezzo. La luce vi penetra per mezzo di finestre quadrilatere costrutte nei muri laterali della navata principale. Da questa conducono alle navate laterali elevali archi circolari, portati da otto colonne di marmo greco,
assai pi alto
di
quello delle
capitelli
delle
une
pre tutto di marmo di vari colori, lavorato a disegno di gusto orientale. Quello delle navate coperto di lapidi sepolcrali, alcune delle quali sono interessanti per la loro antichit, trovandosene pi d' una del XIV e XVI secolo, ed alcune rimarchevoli pei soggetti illustri che ricordano. V abside, era un tempo adornata da un mosaico di mollo pregio per lo squisito suo lavoro, per la sua antichit, e per le storiche memorie, che conteneva. Era questo uno di quei monumenti dell' arte cristiana, che veggonsi con ammirazione nelle principali basiliche di Roma. Era opera del dodicesimo secolo, in cui 1' arte de' mosaici da Costantinopoli venne porlata in Dalmazia. Fu barbaramente distrutta con biasimo universale nel 1791 in occasione del ristauro della chiusa. Dovealasi invece riparare, se malconcia; ovvero, noi polendo, sarebbe stato miglior consiglio lasciarla in pace. Non no avremmo neppur contezza, se non vi fosse stalo chi per avventura no avesse tratto nel 1771 il disegno, per cui ne .. "ii".^^^"""""
di
sono
ordine corintio.
Il
pavimento
del
sbiterio
K AJ
i.
li/;
rest
302
memoria. Happresenlava nei mezzo Salvatore^ con a deslra ia Vergine ed a manca s. Gio^ vanni evan^eiista. Di sotto a ([uesli nna zona, clie grav" per tutto l' emiciclo, conteneva un' iscrizione, che non pot'*
conservala
ia
essere rilevata, e
giirati
si
al
disotto
d'essa
in
dodici
quadri
rafl
vedean oli Ai)ostoli. coi propri nomi, dei quali taluno era ancora tegoli l)ile. L' epoca poi del lavoro era precisamente indicata da alcune iscrizioni, mentre sotto le lgurdegli Apostoli Simone e Giuda si rilevarono le seguenti parolee
HOC OPVS
FIERI
IVSSIT
STANA
FILI A
COMITIS
PETRA N A*
quali
Conte di Zara, e Provveditore della Dalmazia; e s noti che in documento del 1134 vi nominato Pietro, detto anche Petrana. Conte di Zara. Inoltre sulf arco di fronte correva tutto alla seguente leggenda, che assai malconcia dal teml' ingiro po, dev' essere stata forse anche in qualche parte poco hene trascritta; e che noi procureremo di completare nel miglior modo possibile, con caratteri corsivi
per ordine
Anastasia
figlia
di
Petrana
(Pietro)
die FAUSDFJH
Mewsis Qvarfo
.am-
dicami
rancio
iadra
patrono
quale
in
italiano
Sitjnore^
in
tua maest^
somma
in
tua polenta.
tutto
il
Tnlte le
porti.
cose
create
In governi^
ed
pugno
mondo
//
il
sto
gio^
F arcivescoro
polita^
Lampridio consacr questa cltie'^a ad onor di s. (risogono^ del cui patrocinio gode Zara da piti di cinque secoli
addietro
deW
era cristiana.
Dalle quali iscrizioni
si
303
in
primo luogo, che quel mosaico Tu eseguilo nel 117o a spese di Anastasia (Stana) figlia di Pielro (Petrana) conte di Zara e proconsole della Dalmazia: in secondo luogo che il d 4 maggio del suddetto anno 1175 fu consacrala la chiesa di s. Grisogono dall' arcivescovo Lampridio, il quale da poco tempo, cio nel
raccoglie
1154, era
luogo che
patrono
l'
stato
fino
in
terzo
settimo secolo
s.
il
glorioso martire
fissato
anno 649
dalle
e
pel
finalmente
che
trasferimento
suo santo corpo da Aquileja a Zara, la vera epoca della sua traslazione, la quale si festeggia ai 19 di maggio
del
citt
e diocesi di Zara.
del
parleremo dell' aitar principale. Questo sontuoso altare un voto fatto da Zaratini nel 1632 al santo Patrono ond' essere preservati dalla pestilenza, che a quell' epoca infieriva in quasi tutta Europa. Ma siccome il voto involveva robhligo dell'erezione mezzi, V aliar i di un altare tutto d' oro, cos, mancandovi d' oro fu tramutato in un altare di marmo, e ne fu differita l'esecuzione; ed appena nel 1672 si convenne coli' allarista di Venezia Girolamo Garzoni per la sua costruzione. Il d
Ritornando ora
alla
descrizione
tempio,
1701 wentie finalmente disfatto l'aitar vecchio di legno, e il 20 maggio dell' anno slesso fu eretto il nuovo, nella cui mensa fu inserta la pielrasanla antica. Li 26 detto vi fu trasportata la ss. Eucaristia, ed il 28 cele16 febbraio
del
interven-
nero
Provveditor Generale Alvise Mocenigo, puhblici rappresentanti e molto popolo. L'altare cost ducati veneti d'argento 1512, senza far calcolo delle due colonne di serpenil
i
tino,
1624
sotto
gradinala,
al
presbiterio
conduce, e che formavano parte dell' antica tribuna, furono spedite all' allarista affinch le impiegasse nella costruzione
del
nuovo
([uelie.
altare
onde
fra
preziosi
marmi
vari
di
cui
com-
rimessi,
di
tagliati
da
di
le
Le quattro statue
i
d'
altezza naturale e
marmo
primo,
Carrara, rappresentanti
quali
si
vi
furono collocale
giorno 6 ottobre
il
1717
cosicch, dopo
da' Zaratini.
la
circa
un secolo,
qu.'il
fu
adempiuto
volo
emesso
Del
inairnifico
monumento
non
riuscir
sgradevole
seoHionle <lescrizioiio che ne
(1.
304
ss.
Ferrari
d.
lece T illustre P.
marliri
C.
ed Anastasia, stampate a Venezia nel 1874: L' aitar mao^riore della cliiesa di s. Grisoo'ono si leva sul diametro dell'abside semicircolare che serve di coro, e si estende colla sua graG. nelle sue
dei
Grisotj^oiio
memorie
un metro sul livello del pavimento della chiesa. Il basamento e la oTadinata in breccia rossa di Verona sostiene la mensa parallelepipeda. e i due fianchi in marmo bianco d' Istria indi
circa
crostati
di
il
tra
quali
sovrabcorre
,,bonda
rosso
Francia. Dall'uno
all'altro
fianco
nna balaustrata
.,al
,,
mensa ed
sorgono
questa
poco oltre il naturale, dei quatlro santi protettori della citt Grisogono, Simeone. Zoilo ed Anastasia. Queste statue fanno ala al grandioso tabernacolo, che si leva ad una altezza di 3 m. dalla mensa su cui posa, ed una maestosa piramide formala da Ire orj^din soprapposli e sormontati da una cupola ottagonale. Il primo ordine a forma di piedestallo accoglie il ciborio. Il secondo ordine presenta un tempietto a tre facciate. L' an..teriore un bel frontone tetraslilo a colonne di verde anche nello sfondo del suo intercolunnio j,tico (serpentino), ^accoglie il trono per f esposizione del Venerabile. Le due ,, l'accie di laterali e il timpano dell' anteriore sono adorne ,,statue simboliche di buono scalpello. Il terzo ordine si ri^jSlringe in uno svelto ottagono, anch' esso decorato di coIonne di verde antico (serpentino) e statuette onnicchiale negr intercolunni, e coronato da un attico a balaustrini, e sormontato dalla cupola terminale, dalla cui sommit domina
quattro statue, in proporzione
,5
j/il
1'
elTigie
([ualtro
e ritrovato nel
si
l'ecero
in
quel
medesimo. Deve aver formato parte delf aitar di s. Anna, ch'esisteva in questa chiesa, e eh' nominato in testamento del 1404 di Maria de Grisogono. la quale lasci 200 ducali d'oro con obbligo di messa quotidiana da celebrarsi su (|ueir aliare.
Due
stesso
lapidi
il
di
marmo
nero, collocate
in
ai
lati
delf altare
il
verso
popolo, ricordano
il
caratteri
d'
oro
volo
de' Zjiralini.
ed
suo adempimento.
305
()
VOTIVA JADRENSIVM ARA AB ANNO MDCXXXII INEVNTE TANTVM NOVO SAECVLO TEMPORVM DIFFICVLTATE FRANC. COM. DE FANFOGNA STVDIO
FVNDATA
Dalla parte
dell' epistola
:
INDE AB ANTONIO FILIO AD SOLVEND. PATRIAE RELI6I0N. ANNO MDCCXVIII CONLATO A PATRITIIS AERE
Benedetto, situato
in
capo
della
navata
Tanno 1620 per cura dei monaci, e consecrato Tanno 1669 dall'abbate commendatario Jovita Ziardi. Esso di marmo, lavorato da
destra
dell'aitar
maggiore
fu eretto
due colonne di serpentino verde, che come si detto dissopra, formavano parte delT antica tribuna. La pala pregiato dipinto di Pietro Perlani veneto, del J701. L' altare di s. Grisogono, posto in capo alla navata laterale a sinistra del maggior altare, venne innalzato nel 1742 per cura delli stessi monaci. Anche questo di marmo. La pala di veneto pennello distinto, e rappresenta s. Zoilo clie dalle aque di Grado estrae il santo corpo dell' inclito marlire Grisogono. Pria di questo marmoreo altare, n' esisteva uno di legno, che fu, come quello di s. Benedetto consecrato dalT abbate Ziardi nel 1669. Nella navata destra esistono due altri altari di epoca recente, cio del 1784; il primo dedicato alla ss. Vergine, costrutto in marmo, e ordinato da Maria Colombini relitta C/avalelti con suo testamento del I7r)9, e T altro pure di
dita
delle
altre
20
marmo, dodicnlo
Ita
306
v.
m. Nella sinistra
s.
Lucia
di
legno, consecralo
del
non vo no di in onor
detti
allari
s.
secolo presento.
Da
di
s.
antiche scritture
si
rileva,
che oltre
ai
Benedetto e di s. Grisogono altri ancora n' esistevano nel 1679, uno dei quali era dedicato alla ss. Trinit ed un'
Antonio abbate, ed un terzo alla s. Croce, quali furono consecrati dall' abbate commendatario Girolamo de Angelis nel 1679. Vi si trova pure attualmente un grande crocifisso, dipinto alla foggia orientale, abbastanza bene conservato, il quale esisteva prima nella chiesa di s. Domenico. Nella navata sinistra, poco discosto dalT altare di s. Grisogono
altro a
s.
i
infissa
nel
muro
la
laterale
la
ovverosia
pietra
sopra
di
cui
gli
fu
troncato
il
capo.
custodita a
muro
nicchia
late-
sopra
di
la
porta piccola
d'
ingresso, in
di
una
rovi
tonda
marmo
circa
60
centim.
marmo
carrarese.
Sotto di
dimensione
da
metro,
d di
la
circondata
cornice
in
sopra
la
quale
si
let-
dorate leggesi
riporta:
D o M MAKINVS GEOKGIVS EQVE8 EXIMIA IN DEVM PIETATE IN HOMINES OHARITATE DIFFICILLIMO TEMP(>RE (JRAVISSIMIS IN REBVft OPERA DEXTERITATE CONSILIO REIP. ADFVIT AD PHILIPPVM IV inSPANIARVM REGEM
.
Al)
LEOPOLDVM
1.
IMPERATOREM
UELLVNKNSI rUAKFKCTVRA PATAVINA Ol'TIMK KXPLETIS VHIQVE MAXIMVM SVI 1)E81I)EK1\'M RELIQVIT
DALMATIAE A1J{ANIE^^ PROVISOR GENEKALIS AEQVISSIMK IMPKUIVM SVMMA IMTK(JU1TA'IE C\M tKUKUK COKlMSSKr VTKIVSQVE PUOVINCIAIO LVCTV t^VEM SIIU AETEKNV.M (JMlJiAUAN r\ K IMMATVRA MORTE olUir ANNO DNl M1)(;LXXV AKTAriS SVAK XXWIll UKlUMlNlS MliN^r in
MARINVS JOANNES EPISC.
BRIXIftE
C.
Sotto r iscriziono vi
Nelln
807
in
lo
le
rilievo
([uasi
slemma
due
il
genllizio.
navata a destra, e
1'
IVa
si
colonne
del
aliar
maggiore
Irova
sepolcro del-
del
messale
be-
nedettino surriferlo.
ca,
in
l'ormato
corniciala,
dalla
con
cima
lo
slcmma
montato
MANE8 DEODATI VENEKII JADREN. ABBAT. INDE MORTVI BERNARDVS RVBEVS PARMEN. PONT. BELVN. AC DIVI CHRYSOG. COMENDATARIVS HAC MARMOREA TVMVLI CAELATVRA PIENTISS. ORNARE CVRAVIT MCCCCLXXXIX X. GAL. SEXT.
Presso a questa lapide, vicino
al
muro boreale, se ne
vede un'altra
pila
in
di
la
pietra
rilievo
figura
colle
vesti pontificali,
cui piedi
si
legge:
IOANNI
ROSAE
ET
.
EPISCOPO
.
VEGLENSI
.
PIETATE
.
RELI.
GIONE
INTEGRITATE
.
VITAE
.
INSIGNI
.
BORICEVS
SORORIVS
MATTHAEVS MDXLIX
.
Giovanni
Rosa,
zaralino,
la
ecclesiastici.
Sotto
gini di
s.
la
ima:
Pietro,
Girolamo,
forma
la
base, leggesi in
MARIA
CAVALETTI PIAMENTE ORDINO', E GIVLIO ARVATINI FEDELMENTE ESEGVl' l' EREZIONE DI QVESTO ALTARE.
R.*
Da poco tempo
tica
pala,
fu
rimodernato questo aitare, ed all' ansostituita una bella statua della ss. Vergine col
fu
i)ambino.
Presso al sepolcro dell' abbate Venier, di cui sopra fu parola, evvi la sepoltura dei Monaci. semplicissima, di marmo greco, non corniciata, e col solo calice in rilievo., e
la
SEJ'VLTVRA MONACOR.
Nella stessa navata v'
1)
.
308
il
sepolcro della
tainicria
si
Man:
riporta
o M BLASIV.S MANDEVIVS EPLSCOPVS N0NKNSI8 NICOLAO ET CATHARINAE PARENTIBVS CARISS EORVMQVE POSTERIS P P. M
. . . .
ANNO
Vedi
illustri
la
M.D.C.XVIII.
biografia del
vescovo Mandevio
ecclesiastici
zaratini.
primo arco, vedesi un bel sepolcro di pietra con cornice ben lavorata. Il coperchio in quattro pezzi, su di uno dei
al
quali scritto:
PETRO CHRISAVO JVRICONSVLTO HVIVS AEDIS PRAESIDI BENEMERITO DONATVS PRONEPOS F. C. MCCCC.
Nella stessa navata e vicino
stra di
lisciata
la
chi
entra,
innestata
nel selciato
della
il
cui leggesi
quadrato,
su
1)
IL^ Ecc.^ S.
Dale/c." ProvediCor Generale in Repubblica di Venelia inherendo alla sua sentenza di 26 Aomaiia^ et Albania vembre passato, fa saper col tenor della presente proclama,
.
sorte
di
roba nella strada e luoco aranti il circuito della chiesa di S, Grisogono^ dovendo esser levati a fato li taolati luti, che per tal causa alacati al muro del circuito stesso si tenevano^ onde amosso T acenalo abuso^ goda il luogo sacro la reneratione et il rispetto dovuto in pena a trasgressori di ducati 50 per cadauno e cadauna volta band." prigionia, et altre maggiori ad arbitrio della giuslitia, Publicato adi 3 Decembre MDCLXXL Zara.
Nel 1791, come di sopra. Furono praticati molli rislanri cio rinovnto il ledo, conella chiesa di cui parola l'u e T organo, eh' era struite le linestre, che oggid esstono, fu situalo sopra gli ardii di mcz/o della navata destra, trasportato nel sito, ove attualmonle si trova, ciot^ sopra la
:
-^ 309
porta
la
magt^iorc. Noi
istituii
1830, dopoch
si
chiesa fu ahhinata ai
i
pubblici
la
d'
istruzione,
applicarono
di
soHlli
tutta
provveduta
un
nuovo
della
organo,
chiesa
di stile
dal
lato
osservatore^ opera
di
tempo e
E
all'
modellato su
altezza
del
quello
della
s'
in-
della
parti
cir-
Fu
XVI
per
le
disposizione
il
legadi
quali
vescovo
nel
in
incominciato
cura,
1546
a
1562
per
ed
parte
spese del monastero, conio risulla dalla seguente posta sopra gli archi
:
iscrizione,
AD LAVDEM DEI AC B. CHRYSOGONI BERNARDVS JADREN. MONACHVS HVIVS AEDIS PRIOR SVA ALIORVMQ. MONACHORVM CVRA ET IMPENSA. M.D.XL.VI.
Narrano le cronache nostre che fosse assai pi alto, ma che da un incendio accaduto nelle vicine case nel 1645 venisse talmente danneggialo onde si dovettero demolire i piani superiori, Avea quattro campane, ora non ne ha che due da pochi anni fatte costruire col metallo delle vecchie a spese dell' erario, il quale provvede alla manutenzione
delia
chiesa.
Dinanzi
del
la
chiesa v'
quali
l'
antico
case,
cimitero,
una
della
di
porzione
sopra
nei
facciata.
fabbricatevi
tempi andati,
Sopra r architrave
della
muro
cinta del
una balaustrata di ferro, esisteva la seguente iscrizione, scolpita sopra una lapide, sormontata da un basso rilievo, rappresentante lo slemma della citt, cio s. Grisogono a cavallo:
cimitero, sostituito ora da
GREGOKII
B0NIV8
XIII
l'ONT.
EX
MARCHIONIBVS
MONTIS
S.
MARIAE
ARCHlEP.
Abbiiim dolio sin
iiinrcliovole
ila
310
chiosa
rila
anche per
si
le
Sopra
sua porla
delle
in falli
leg<2^e
memoria
della
riedilcazione
Zara nel 1298; sull' arco dell'abside inlerna era scrilla T epoca in cui Zaralini ricevellero il benedello corpo di s. Grisogono, e lo elessero per loro palrono in essa fu ballczzata nel 1373 Giovanna, figlia di Carlo Duca di Napoli col nome di di Durazzo, la quale fu poi regina Giovanna II: in essa per qualche anno slelle sepolta Elisabetta vedova di Lodovico, re d' Ungheria dopo la sua tragica morte, a v venula nel caslello di Novegradi nel 1386 per in essa fu opera di Giovanni Palisna, priore di Vrana nel 1403 coronato re d' Ungheria Ladislao, che sei anni dopo suoi diritti sopra la Dalmazia ai mercanti vend Zara e
di
i
:
mura
politici
deir Adriatico; e
lnalmenle
e di
si
trovano
in
essa
le
13 vescovi,
cill,
di
10
bani,
di molti
ab-
alcuni rettori
della
della
Non meno
chiesa aulico e
in
celebre
da'
F annessovi
monaci egiziani. Abbandonato e cadente, fu rislaurato nel ^)S6 da Majo, preside della citl, e consegnato ai monaci benedettini di Monte Cassino. A quel tempo il Convenlo era staccato dalla chiesa mediante una pubblica via. Siccome ci alla monastica disciplina si opponeva, cos in tale circostanza codesla via fu rinchiusa entro il chiostro, ed un' allra ne venne aperta sotto interle mura della citl, la quale per nel secolo XVI fu com' rata, e compresa nei terrapieni delle fortificazioni, oggid a vedere. Rovinato per le guerre, questo cenobio fu riparalo di nuovo nel 1032, indi nel 1154 riedificalo dalle
origine
fondamenta, e reso acconcio a contenere lino ad 80 monamolte possessioni prima da Majo. e ci. Venne dotato di poscia da vari altri benefattori. Ridotto, dopo ([nasi sei semassimo coli di esistenza, per la sua vetust, in islalo di deperimento, venne rislaurato e rammodernato al principio Congregazione del secolo passalo, in parte a speso della cassinense, a cui fu aggregato nel 1()19 dal pontefice Paolo
*),
ed
in
in
venne
pi
*)
0AH8nen.se
In
tli
il
Tesoriere
deU Conf^regAiioiie
(iuslina di
Padova
accademie. Rimase
stino
in
in
311
al
principio del
al
1807
in
cui
soggiacque
tutte
la
all'
de-
e pass con
le
sue
rendile
utilizz
mano
fu
in
pubblica amministrazione,
sino
quale lo
anno
buona parte atlerrato, indi fabbricalo il difico, vi venne in esso collocato T i. r. Ginnasio, e pi tardi ancbe il Liceo-convitto, soppresso il quale nel 1849, v'ebbero stanza il piccolo seminario, ed anche le scuole normali. Attualmente vi abitano il Ginnasio e la Scuola
reale.
1822, in nuovo e-
Codesto convento ebbe sin dai primi tempi il suo abbate, il quale godeva T uso dei pontificali, ed il privilegio di consecrare altari e campane, e di conferire a' chierici gli ordini minori; le quali prerogative gli vennero da Celestino abIli confermate alla fine del secolo duodecimo. Il primo bate, che troviamo nominato nelle cronache antiche fu Majo nel 908, poi Odolberto nel 919. ed altro Majo nel 986 da Monte Cassino, sotto la cui direzione crebbe in fama e riputazione il convento e venne ristorata e consolidata la monastica disciplina. L' abbate era soggetto alla giurisdizione dell'arcivescovo di Zara, o doveva in alcune circostanze far atto di sottomissione al medesimo. Insorta su di ci una controversia, la lite fu trattata presso la curia romana, e fu emessa sentenza in data 4 maggio 1476 a favore dell'arcivescovo
santa
titolo
di
allora
Mafl'co
XV
la
la
il
in
Commenda, concedendone
secolari; e
la
chierici
verso
del
fine
del
XYI
separazione
della
da
quella
convento.
s.
abbati commendatari di
cardinali.
\
monaci
per
commendatari fu Francesco Antonio Tetta, nominato nel 1685, e morto a Venezia nel 1748; dopo la cui morte le rendite dell'Abbazia in virt della Holla di Benedetto XIII di data 30 dicembre 1729 passarono in propriet del
seminario
illirico
diocesano, che
si
vescovo Zmajevich per f educazione del clero foraneo. Negli atti antichi trovasi memoria di alcuni Abbati Commendatari di s. Cirisogono, e sono seguenti;
i
I.
312
Vescovo
di
a.
1498. Bernardo de
15()3.
Ilubcts,
Belluno,
poi di Treviso.
II.
5,
(amillo de Rubcis.
III.
1573. Pietro
Pisa.
Giacomo
Borboniu.
di
arcivescovo
Zara.
di
IV.
j,
Prclalo
1584. VI. n 1594. VII. }} 1619. vili. 9} 1620. IX. 9} 1623. X. >? 1623. XI. jy 1642. XII. 1659. XIII. 9) 1660.
V.
>?
*}
Padocatoro.
Minuccio de Minacci^ arcivescovo di Zara. Giuseppe vescovo di Pafo nelT isola di Cipro.
11
Cardinal
Lanfranco,
Giuseppe Dotfin.
Il
cardinal Valter.
Benedetto Erizzo.
Cristoforo
Vidman.. cardinale di
s.
chiesa.
Girolamo PriuU\ dottor in ambe le lej^gi iidlore della sacra Ruta Romana, cappellano apostolico, e Prelato domestico di Alessandro Vili.
Giovi ta Ziardi,
,^
XIV.
di
s.
chiesa.
Manriz4o.
Francesco ^w/oai/o
mendatario.
Tt'//a.
ultimo abbate
com-
Celebre pure era T archivio di questo convento per le molle ed antiche pergamene che conteneva, le quali servirono benissimo alla storia di Zara non solo, nia ancora di tutta la Dalmazia. Venne regolato nel 1760, ed inoltre migliorato
documenti scritti in carattere gotico, guasti e corrosi dal tempo. Alf epoca della soppressione del convento l'archivio tutto venne raccolto ed abbinato all' i. r. Archivio generale pubblico degli atti antichi. Antichissima in vero e grande fu sempre la divozione
colla
trascrizione di molti
de' Zaratini
verso
il
il
glorioso
martire
s.
(irisogono.
lo
Ini
dotarono di ricche possessioni lui scelsero per loro precipuo patrono e particolar prolettore, ed assunsero la sua elgie per slemnia dedicarono
tempio, or ora
;
da noi descritto, e
della
citt;
le
di
sotto
lui
di
lui
auspici ne ricostruirono
i
le
mura:
sopra
reliipie
prestavano
alle
giuramenti
pi
solenni,
quale fu quello
di
fedelt
Mtria:
nella
313
sua
festa
ricorrenza
della
permcltevano
essolui
ad
alcuni esuli d
cittj
e finalmente nel
1632 votavano ad
magnifico
altare per la
circostanze
si
va
risvegliando
merc
premure dei religiosi della compagnia di Ges, colle loro inquali ne hanno in custodia la chiesa. Esi i dustrie spirituali, quali sono il catechismo e le conferenze
cure e
la
festivo-dominicali,
sistenza
alle
di
Maria,
vita
l'asdel
confessioni, e la
della
la
cercato
rialzare
piet
verso
Dio e
la
gazione
di
si
prestano
istruzione della
giovent,
ma seppero ancora
dare un
forte
impulso al movimento religioso, che da alcun tempo si ravvisa con edificazione universale della citt nostra, e che ci
conforta
in
la
mezzo
civile
ai
di
presente
avvolta
fosse un
cui la
fatta
societ.
Quanto meglio
stabilito
sarebbe
stato
per
si
sommamente
!
benefico vi
momento prima
nostra
Quanti
begl' ingegni,
di
patria
non
fu
giammai avara,
non
avrebbero
luminosa carriera nelle lettere e nelle scienze, nelle sacre e profane discipline, e riusciti sarebbero di giovamento alle loro famiglie ed nlla societ Quale schiera di ottimi e virtuosi citladini non allieterebbe ora la nostra patria Verso la met del secolo decorso, quando tutti gli sforzi dell'arcivescovo Zmajevich erano rivolli all' istituzione del Seminario pei chierici illirici, due cospicui soggetti della compa!
gnia
di
Ges,
il
Padre Pellegrini ed
a
il
bidue appartenenti
famiglie
patrizie
bramando
vivamente di giovare in specialmodo alla patria giovent civile, che allora avca gran bisogno d' istruzione e di educazione, molto si prestarono presso il governo veneto, perch un collegio giovanile l'ondalo venisse in Zara sotto la loro direzione ed istituzione, e giunsero anche ad ottenere dal Senato rej)licato ducali allo scopo, ma furono per viste politiche
dal
clero e dai
cittadini
siMupre avversali.
esistiti
314
Arcidiocesi di Zara.
iiell'
Zara.
Tcon.
isola
di
s.
dei ss.
nel
Cosmo
in
Damiano, soppresso
Uglan.
di
Idem,
Ospizio di
setta
s.
1430.
hisman.
Zaraveccha.
Convenlo
Doimo
1118.
alla
,,
,.
s.
1126.
Vrana.
Melarla,
??
s.
Giorgio
al
,5
s.
Pago.
57
s.
Nona, Rasanze.
iSovegradi.
s.
s.
Ambrogio,
Giorgio
nel
in
estinto
Copriva,
Cai
in.
Zara.
Idem,
976. s. Giorgio, distrutto Tanno 1000. Ospizio delT abbazia di s. iMichele in monte appellalo s. Antonio abbate, poi sagrestia di s. Silvestro, estinto nel 1579. Capitolo de' Benedettini slavi in s. Demetrio,
s.
distrutto nel
Chiesa di
e
S.
Maria
Heiiedettine.
CoMvonto
delle
di
Monache
quelli
di
s.
Non meno
chiesa ed
il
celebri
Grsogono
la
sono
la
convento
di
s.
Maria per
loro
nnlichil
per lo
illustri
la
315
antiche,
Maria minore esisteva Tanno 1)06 nel silo, ove attualmente si trova la chiesa, che porta un tal nome. E certo che nel 1066 dai monaci henedettini di s. Grisogono, ai quali apparteneva, fu donata al chiostro muliehre del loro ordine, fondato in quel torno di tempo nelle vicinanze della medesima. Neiristrumenlo di donazione falla da Pietro ahhate di s. Grisogono a Cicca nell'anno 1066, questa chiesa appellata ,yEcclesiola s. Marine minor is ante por tam Bellatam'^ vale a dire la chiesetta di s. Maria minore esistente dirimpetto la porta Bellata. Era questa una piccola chiesa intitolata alla ss. Vergine, posta in faccia ad una porta della citt, che appellavasi Bellata, o Belluata, perch per essa s' introducevano gli animali in citt *""). Cicca, abhadessa, sorella di Cresimiro il giovine, re di Dalmazia, la riedific e la ridusse in forma pi ampia e pi bella, come si trova al presente. Andrea, vescovo di Zara, ne celebr la solenne consecrazione il d 28 ottobre 1072, nella circostanza in cui fu convocato a Zara un Concilio provinciale. Assistettero alTatto religioso Pietro vescovo di Arbe, Pietro di Veglia, s. Giovanni Orsini di Tra, Basilio di Belgrado Zaravecchia. Andrea di Nona, e quatlro abbati benedettini; dopo la qual funzione il vescovo Andrea, e il preside Drago fecero atto di donazione dell' isola di Selve alla chiesa ed al convento. L'alta e bellissima torre, che le sta dappresso, fu edificata nel 1105 per ordine di Colomano alfine di render celebre e memorabile il solenne ingresso che fece in Zara nell'epoca suddetta in qualit di re di Dalmazia. La seguente iscrizione lapidaria infssa nella medesima dal lato del convento, ne fa solenne testimonianza dell' avvenimento.
chiesa di
s.
ANNO INCAK. DNl NKl JHV XKl MIL. CV POST VICTORIAM ET PACIS PKAEMIA JADEKAE INTROITVS A DEO CONCESSA PROPRIO SVMPTV HANC TVRRIM SCAE MARI A E VNGARIAE DALMATIAE CHROATIAE CONSTRVI ET ERIGI
JVSSIT REX COLOMAKVS.
*)
dlln
ha
vi,
la
porta niiiioie
li
Diaria, coiiduccva
Anlicaineiile era
ioniila
316
di
Ire
1757, come
la
si
rileva
dalla
me-
desime, eh'
seguente:
La chiesa
sima.
di
s.
Maria dedicala
alla
Vergine
sanlis--
lunga metri 29, larga 13. S'innalza dinanzi aduna piazzetta, precinta da muro. Fu edificata nel 1066, come di sopra ; la facciata per ed il lato occidentale sono posteriori
all'epoca della sua fondazione.
lali
sullo
stile
dei fratelli
ha una sola porla, adorna di colonne e di frontale su cui sono scolpite le parole reginae coeli sacrvm. Il lato verso
:
la
Tanto
la
facciata
con pietra fina, tagliata nelle cave del nostro isolano. La facciata ha sopra la porta una fenestrella oblunga, e pi in su una stella, ai lati della quale vi sono due finestre, che danno luce all' interno dell'edificio. Due pure ve ne sono nel lato sinistro, una delle quali otturata a pietre e cemento. Tutto il relato
che
occidentale
sono
lavorati
Come
nel-
r esterno, cos anche nelf interno questa chiesa molto elegante, abbench vi sieno parecchie dissonanze e sconciature,
manifestatesi dopo
i
recenti rammodernamenti.
Ha
la
forma
quadrangolare, ed divisa in tre navate sostenute da 14 archi e da 12 colonne di cotto cementato, vestito d' uno
marmorideo. Termina in una rotonda, in mezzo della quale collocato T aitar maggiore. Sopra le navate laterali s' innalzano le loggie, munite di eleganti cancelli, alle quali hanno accesso le monache dal convento. Sopra la porta maggiore in tutta la larghezza della tacciata ed alf altezza medesima delle loggie si eleva il coro monastico, simile a quello della nostra basilica metropolitana, fabbricato in legno di noce con intagli, opera dclT artefice (riovanni da Curzola
strato
dell'anno 1495.,
incisa sul
come si rileva dalla seguente iscrizione, manufatto mcccclxxxxv artificio .ioannis ookl'aliar
CYRAE." Prospelta
maggiore; per davanzale ha un pergolato guarnito di grate dorato, sopra le quali leggasi la seguente iscrizione ^Placida Ahhatissa fieri feci! anno 3lCCC\'i,^
Il
317
soffitto
della
Tu
costrutto nel
tutto
della
1744, e ristaurato nel 1835. Il selciato di marmo di Verona rosso e bianco a scacchi. Quello cappella maggiore del 1744, quello delle navate del
1835. L'edifcio riceve la luce da sei finestre quadrilatere, esistenti nei muri della navata principale sopra le loggie. L'antico aitar maggiore, eretto da Colomano, e simile a quello della basilica di s. Anastasia, pi non esiste. Il baldachino, detto anche tribuna, e le quattro colonne che lo sostenevano erano di marmo greco, e dello stesso marmo lati di era la mensa, la anale per aveva il davanzale e porfido. Quest'ultima era formata a guisa di conca a somii
della
basilica
di
lateracol
legno
s.
comoda celebrazione
il
della
nel
mezzo era
collocato
tabernacolo di legno
messa; doralo, a-
dorno di colonnine e di statue pure di legno dorato. Sulla sommit della tribuna v'era l'iscrizione. ,^Rex Colomanus, M'\-CV. Sul davanzale della mensa era scolpito il monograma L'anno 1742 fu atterrata di Cristo xp'^ e l'anno mcvi. r antica cappella maggiore, perch crollante, e venne distrutta
la
Fu
indi
innalzata
l'attuale
rotonda,
la
nel
1762
bellezza
ed ha nel mezzo sopra la mensa un ciborio di bel disegno, e ai fianchi due angeli di marmo carrarese in grandezza naturale umana. La cappella separata dalla nave principale mediante una elegante balaustrata di marmo bianco. Questo altare fu consecrato sotto il titolo della nativit di M. V. dall'arcivescovo Caraman il dei d 13 dicembre 1762, e vi furono rinchiuse le reliquie ss. martiri Severiano e Placido. In capo alla navata destra situato l' aitar delle Reliquie,
e preziosit de' suoi marmi.
ed anche questo di marmo carrarese, eretto nel 1770 a spese del monastero. La nicchia delle Reliquie munita di graia di ferro dorato, e d' invetriata. In capo alla navata sinistra sta quello delf Addolorata,
intitolato
s.
Gregorio Papa,
marmo,
Giuseppe Rado nel 1764. Ila questo altare annessa l'indulgenza ogni venerd. Oltre a questi due, rileviamo da documenti del 1675, che altri sette ve n'erano a quel tempo nello due navale laterali nella sinistra cio, dopo quello dell'Addolorala l'aliar di pietra di s. Antonio abbate, la cui
;
pain,
(li
318
di
1)11011
pennello, e da
Giovanni Evangelista indi ([nello di pietra della Nativit di M. V. la cui pala nn buon dipinto di Pietro Mera del 16()5, di Venezia^ ed in fondo presso la porta principale T aitar di legno dorato colla tavola dell' Epifania, che tuttavia si conserva, e s ritiene lavoro dello Schiavonetlo navata vicino nella destra
lultora
:
nel
convento: poscia
J3ortolazzi.
intitolato
s.
Pietro
Girolamo,
s.
poscia
ab.,
quello
di
e a
Benedetto
eretto nel
1720
spese
:
del
in
Catarina
de Fani'ogna
ed
di
M. V. In
poi del
1727
si
fa
menzione d'altro altare dedicato alla B. V. concelta, e di una statua di s. JMargarita collocala su quello della Nativit d M. V. In altre antiche memorie troviamo, che l'aitar della Purificazione, di sopra menzionato, fu eretto del 1390, e che presso la porta maggiore esisteva nella navata destra l'aitar dei santi antichi, fabbricato nel 1302, avente una tavola dipinta alla maniera orientale. Nessuno di questi altari esiste al presente, aven(ione il monastero sostituiti nel 1841
quattro nuovi
alla
ss.
di
marmo
ai
greco,
santi
quali
Cuor
di
Ges, e
la
Francesco
quello
di
Sales, Gertrude e
Luigi Gonzaga,
discreto pittore
antica,
artista
cui pala
di certo A.
Zona
1853,
pala
veneziano:
s.
dell'Epifania
la
e quello d
Benedetto, avente
pala dell'egregio
sono la pala del Crocifisso di Cesare Vecellio dietro l'aitar maggiore, ed il quadro, che si reputa di Tiziano, od almeno della sua scuola, rappresentante rincontro di 3Iaria col dvin figlio coronato di spine. L'organo del Nachich ha la data del 1750, ed situato nel lato destro della cappella maggiore sopra la sacristia. Mediante una finestra (|uadrangolare esistente nel muro della navata destra, munita di
pitture
(^^
cancello
di
ferro scorgesi
il
dalfabbadessa Cicca nel 10(U>. come consta dalla seguente iscrizione: cicca auatissa, souou ck'esimiri uk(;is DALMATiAi: FiEin FKCiT SACELLVM A. MLXvi. Il Suddetto Canfabbricato
cello
d
dalla
parte della
chiesa cinto da
benedellino.
pilastrini
cornici
gli
marmo ben
dell'
lavorato,
em-
blemi
Ordine
monaslico
un' iscrirjone.
che ricorda
simiro,
la
319
Re Crefiglia
la
illustre
([uale
sua
Vekenega, che
altra
le
chiesa nel
1834
sotto V
badessato della
Lilienberg.
benemerita
M. Antonia
V egregio
Seismit,
governatore della
Dalmazia
conte
Venceslao
Iscrizione sopra
il
cancello:
TEMPLVM
HOC ClCHA MAGNAE MATRl SACRVM VlRGlKl JADRENSIS SOROR MATRONA CREMSlMlRl REGlS CROBATIAE ADIMPENSA SVA AEDlFlCAYir ANNO COENOBlVM MLXVI STRVXIT AYCTVMQYE MVNERIBVS ET PRIVILEGIIS A REGE COLOMANO FIUA SANCTISSIME REXiT SlBI SVCCEDENTE VEKENEGA VSQVE AD ANNVM MCXI
.
.
Iscrizione sotto
il
cancello:
.
NOVO VETVSTATE SQVALLENTEM SANCTIMONIALES CVLTVQVE OPERE SPLENDlDlORE EXORNAVERYNT LIBENTES MDCCCXXXIV GVBERNANTE DALMATIAM .V.C. VENCESLAO ANNO COMITE DE LILIENBERG ANTONIA SEISMIT ABBATlSSA TOTA PLAVDENTE ClVlTATE
AEDEM
.
SACELLVM
HOC
.
IN
NOVAM
AD
. .
FORMAM
. .
REDACTVM
. .
VIRGINIBVS
AD
ADMITTENDIS VOTA EST TEMPLVM AVTEM FACfENDO QVOTIDIE RELICVM PUS CANTICIS INTERSVNT PVELLAE QVAE AD GIONEM AD LITTERAS AD OPERA MVLIEBRA IN COENOBIO RITE INSTITVVNTVR MAGNO FRANCISCI I IMP BENEFICIO REGIS ET QVEM DEVS FOVEAT SOSPITETQVE
.
TTABITVM
ET
Qui
zione,
la
si
fa
inoltre
la
vesti-
professione e
Non
conserva che poche cose della sua antichit, fra le quali si dee far menzione del monumento sepolcrale dell' abbadessa
Vekenega. E innestato nel muro presso la graia surriferita, ed formato da una tomba di marmo di forma quadrilatera, poggiata sul pavimento e sormontata da un arco di pietra sostenuto da due pilastri. Sulla parte anteriore della tomba
lo^gesi
la
seguente iscrizione:
320
lavde nitens mvlta jacet uic vekenega sepvlta qvae fahricavit tvrrim simvl et capitolia strvxit hap:c obiit vndeno centvm post mille SVB AEVO QVO VIVENS CHRISTVS CARNIS PORTAVIT AMICTVS NOS HABET ANNVS QVINTVS QVO REX COLOMANVS PRAESVL ET EST DECIMVS QVO G. FVIT ANNVS. ORET QVI SPECTAT DICENS IN PACE REQVIESCAT CORPVS ET ARCA TEGAT PLATVS ET REPETAT HVC VENIENS VVLTVM FERAT HOC CERNENDO SEPVLCHRVM TI V ICQ VE Die ANIMAE DONA REQVIEM DOMINE.
La
quale Irasporlando
nell' italica
favella significa
Qu giace sepolta Vekenega. per molte lodevoli opere iiluslre, la quale fabbric la torre^ e 1' unito capitolo e sacello. Mor l'anno di Cristo 1111, che fu l'anno quinto ^dacch il re Coloniano prese possesso della nostra citt, e jjl' anno decimo dell' episcopato di Gregorio. Chi sta esservando preghi e dica riposi in pace, e l' arca protegga il ^corpo, e lo spirito il ripigli. Colui che qui s' appressa ci pensi guardando questo sepolcro e dica a quest' anima, o ^Signore donale il riposo".
:
Stando alle parole di questa iscrizione dovrebbesi ritenere che Vekenega abbia edificato la torre ovvero campanile, ciocch sarebbe contradetto dalla iscrizione, esstenie sopra la torre stessa, da noi surriferita, dove si dice che Colomano a spese proprie la fece edificare. La contraddizione per non che apparente, se si considera col P. Parlalo che Vekenega estern il desiderio, che venisse edificata, ed il Re, volendo assecondarla, la fece a proprie spese r^proprio snmptu^'' costruire. Apparente eziandio la conlraddilone eh' esiste fra
la
Veke-
nega, e quella di sopra riportata circa la fondazione del capitolo ed unito sacello aderenti alla chiesa ed al campanile. Qui si dice infatti che Tabbadessa Cicca fece erigere quelr edificio r anno
a,
fecit
la
sacellmn
Vekenega
edificio.
slruxU'''
voglia
intendere
qualobe
Ma
se Cicca l'ha
lardi
ch non poteva pi
venire
da
Vekenega
rifabbrioaU),
od ingrandito, ovvero
narra
la
321
quanto
recitava
la
s.
in
ascoltava
messa
r ufficio divino colle altre religioso? In questo sacello conservasi la statua della B. V. addolorata, eh' rimasta illesa
neir incendio del convento
del
l.
di
s.
Demetrio, avvenuto
la
notte
aprile
la
1779.
chiesa che
il
Tanto
capitolo
sono
rimarchevoli
questi
pei
monumenti
sepolcrali ivi
esistenti. Molli di
scompar-
Uno vero pel sovrappostovi nuovo generale Simeone Fanfogna, tuttamagnifico, che ricorda il
selcialo.
solo, sontuoso e
via esiste nella destra navata presso fianco dell' altare principale verso
la
la
porla
maggiore.
A
il
sacristia
sepolto
vescovo Andrea,
sa,
il
quale celebr
le
la
spoglie di
un' arca
di
Colomano
pietra,
in
una
trasferita
Maria il monastero annesso alla medesima. Dicesi fondato prima dell' anno 906 dai monaci benedellini di s. Grisogono. E certo che esisteva nel 920; il che apparisce chiaramente da una iscris.
1117 da Zara vecchia, ove mor. Non meno antico della chiesa di
bavaz, e ritrovala
in
quella
parte
si
dell' edificio
accenna all' cenobio, fatto per cura della sua abbadessa, di nome Lampridia, a spese di Dragone, nei tempi di Niceforo, che in queir anno 920 appunto era stalo eletto Priore o Rettore di Zara. La iscrizione la seguente:
j^monaslero vecchio'^. In essa
LAMPREDIA
AVX. DOM.
A.
B.
AD
TTON.
D.
P.
F.
ET
SS.
ET
S.
M.
Y.
ET
I.
S.
prefato
storico
spiegala
modo:
Lnmpredia Abatissa, metter^ magislra rtirginum^ viduarum^ male miptanim^ pecunia Dragonis auxil domum Sanctam ad honorem Dei Palris\ Filiiy et Spirilns Sancii^ et Sanctae Mariae Virginis et Sancii Ahalis Benedicite sub cujus reynla tivunt^ sub Nicephoro Priore anno primo. 21
Se adunque
il
322
monastero di s. Maria fu amplialo nelr anno 920, forza conchiudere eli' esistesse alcuni anni prima. Ha quindi il suo fondamento in questa iscrizione la storica tradizione, eh' esso sia slato Fondato prima deli' anno 906. Desso fu poscia nel 1066 ingrandito dalla sempre benemerita abbadessa Cicca, sorella di Cresimiro re di Dalmazia. Questa cospicua matrona, dopo T uccisione di suo marito Andrea., onde provvedere alla salute dell' anima sua e
del
a
al
mondo,
in
illustri
dedic tutta
Dio, ed abbracci
vita
lei
monastica
molte altre
questo
convento.
spirituale,
Seguirono T esempio
telle, le
di
matrone e zi-
quali
conosciuta
in
Cicca
doti
la
loro
madre
e la religiosa, fornita
riora,
la
delle
elessero Abbadessa.
Non
che,
lo
come
si
detto, lo
riedific,
di
lo
ed
inol:
ire
arricch
di
molte possessioni
citt
e di
campagna
onde appellarla si pu la vera sua fondatrice. Mor Cicca in odore di santit Tanno 1096. L'esempio della madre fu seguito da sua figlia Vekenega, la quale, ripudiata dal capriccioso suo marito, il re Colomano, abbandon d' un trailo le pompe dei secolo, e si ritir in questo sacro asilo, ove per nel cui ufle cospicue sue virt fu anche eletta Abbadessa ficio si rese mollo benemerita, avendo colla saggia sua direzione, ed amministrazione procuralo il maggior prosperamento materiale e spirituale del monastero. Fin di vivere nel 1111, e fu sepolta nel monumento, appositamente creilo nel capitolo, ove dicesi fossero puranco trasportale le ossa
;
di
Lampridia.
Agape
e Cicca,
di altre
benemerite religiose.
sal in alla
illustri
sue Abbadesse
fama e riputazione il monastero di s. Maria, il quale perci venne sempre riguardalo con occhio di benevolenza e di
particolare predilezione dai re. dai vescovi,
e
dai
pubblici
lo
i
magistrati della
citt.
Cresimiro
e
infatti
Colomano
ne
il
arric-
chirono
di
molti
privilegi
donazioni, e
;
furono
suoi
principali
patroni e protettori
Il
onde
fu
appellato
reale pricilefjiato.
a
pi
gli
preferenza
di
tulli
monasteri
dai
di
Zara, era
pri-
vilegio della
regia libert
comunit jadrense, e confermato da Zvonimiro. da Hcla 111. IJela IV. da Stefano. Ladislao e Lodovico, e pi lardi anche
dalla
323
come un
at-
Repubblica veneta. Consisteva questo privilegio nell'esenzione dai pesi e dalle pubblicbe gravezze, e nella intangibilit dei suoi beni, di modo cbe qualunque usurpazione,
tentala
alla
Un' altro privilegio, acquistato nel 1205, fu quello di poter conservare e custodire nel proprio testamenti de' privati, e tale cuarchivio le scritture ed stodia aveva V effetto medesimo di quello degli archivi pubreblici notarili. Un' altro privilegio ancora godeva cotesta ligiosa comunit, ed era quello dell' elezione de' beneficiati, cui erano annessi obblighi di messe da celebrarsi nella chiesa la di s. Maria. Il vescovo Andrea, che nel 1072 consacr chiesa, mostr la sua speciale predilezione inverso questo monastero, col regalarlo in morte di tutta la sua paterna eretentalo contro lo
i
dit
vescovo
Andrea
del
1100.
vento
Il
il
con-
dei
1396
in
cerla
alia jiira
capsa
Irium
clavium^
quae erunl in valla sub campanili Monialiurn sanclae Ma-* riae^ juxla par lem caplam in secrelo Consilio Jadrae^, E inoltre celebre questo convento per T antica sua ospitalit, per la sua liberalit verso i poveri, e per le luminose sue opere di beneficenza. La regina Elisabetta durante il suo soggiorno che fece in Zara nel 1383, deposto il manto reale, entr in questo convento, e vi dimor alcun tempo, accostandosi nei di festivi alla sacra mensa in compagnia delle religiose. Dopo la distruzione di Belgrado (Zaraveccha), avvenuta nel 1126, vennero in esso ricoverate alcune monache benedettine del convento di s. Tommaso, le quali dopo la loro morte lasciarono in compenso al medesimo le loro sostanze. Nel 1798, quando la chiesa ed il chiostro di s. Nicol restarono soppressi, a tutte le monache, converse, educande e serventi, abbench fossero dell' ordine francescano, le monache di s. Maria diedero asilo amorevole nel proprio convento. Inoltre nel 1804 accolsero benignamente le monache di s. Catarina, dopo la soppressione del loro monastero avvenuta li 5 giugno 1802; come pure quelle d s. Marcella nel 1807. E cos pure le monache benedettine del chioslro di s. llainerio di Spalato, costrette per Tistessaraf^ione
asilo.,
furono
accolte
diamo
dopo
delle
324
di
s.
Maria, e noi
in
ci
ricor-
fecero
1820
Maria
principali santuari della citt. Danno aver visitalo esse pure ricovero e mantenimento ad alcune povere nell'ospitale,
d'
detto
al
perci di
cortile
s.
alla
porta
ingresso
del
monastero,
il
qual
ospitale
venne
ri-
fondato nel
1302 da Lodovico de
in
Matafari,
dt
ci
recente
seguendo le antiche lodevoli consuetudini del monastero, generose e contnue elemosine distribuiscono a povere famiglie vergognose e in danaro ed in cibarie^ e colle loro elargizioni non mancano di sovvenire le patrie pie istituzioni, e di ajulare con
staurato, e tenuto
altre
opere
piet,
;
di
onde
encomiate colle
Benedicli
alla
Jadreusis Monasterii
paiiperculas''
utilissimo
.
Mariae ordins
anni
S.
circa
citt
Da
molti
finalmente
prestano
le
servigio
coli' istruire
al
ed educare
:
fanciulle
della
monastero il cui laboriosissimo ufficio, con coscienza ed abnegazione da esse adempiuto, le rende meritevoli di ogni elogio; onde il governatore conte Lilienberg. di buona memoria, altamente soddisfatto del progresso e del buon andamento di questa scuola, dicea nel 1835 in una solenne occasione essere degno quesl' istiluto
scuola popolare, annessa
di
stare
nella
monastero nel centro di Zara, d' ogni parte circondato da mura, e da ogni servit protetto. E un perfetto quadrilatero. lungo m. 47 largo m. 31. Vi sono alcuni spazi destinati ad uso d' orto, di giardino, di cortile, che sono assai acconci a maiKenere la salubrit dell' aria. stato pi volte ristauralo, ma specialmente nel 1480, dopo un incendio clie distrusse tulio il lato boreale. (raiuli riparazioni e migliornmenli vi furono praticali anche a' tempi nostri. Dalle fondamenta fu riedificalo il dormitorio, che sovrasta r orto dal lato orientale, e fabbricato di pianta il noviziato coir infcrmeria gS il chiostro. Non rimase dei vecSituato questo
il
lato
boreale,
che
fu
pure
del
ri-
(juesto
alla
fino
secolo
passalo accolte
sole
troviamo
d
325
frequento fra
le
religiose
nomi
delle
di
Fanfoanti-
altre
che famiglie patrzie; ma siccome molte delle nostre nobili case andarono estinte, e siccome vennero soppressi gli altri monasteri, in cai accoglcvansi zilelle anche d' al(ro ceto, cos di presente in qneslo unico monastero di religiose tuttavia esistente, fu forza d ammettere zitelle di qualunque
ceto,
monache, abbench determinato dai sinodi diocesani, pure non fu sempre lo slese condizione.
Il
numero
delle
so.
citt
Difi'eriva
;
documenti che nel 1397 eranvi 35 religiose e 31 nel 1551, mentre invece nel 1780 ne troviamo 4 e nel 1798 una sola; indizio il primo di sociale prosperamento, il secondo di depravazione e di
de^ costumi
di
corruttela
s.
quel
secolo.
Seguono
la
regola
di
Benedetto ed appartengono alla congregazione di Monte Cassino. Furono soggette sin dalla prima istituzione del loro monastero alla giurisdizione spirituale dell' abbate di s. Grisogono. Convertila in seguilo alla fine del secolo XV quelr abbazia in commenda, vennero rese dipendenti dall' Ordinariato, rimasto essendo ai monaci il solo ufficio della sepoltura secondo
1'
monastico in occasione de' funerali delle religiose, il che and pure a cessare colla soppressione di quel convento.
antico rito
Il
S.
Maria.
sopra accennato,
in
in
Greantico
una
quali
nicchia
molte
preziose
di
santi,
s.
alcune delle
appartennero
ivi
ab
chiesa di
trasportate dalle
chiese soppresse.
I.
Daremo
la
lupina.
tutto
d'
Un
dorato,
reliquere
dell'
forma
di
ostensorio,
e
di
argento
e
altezza
ottimo disegno
ss.
della
capo di un piccolo crocifisso, tutto chiuso fra duo lenii di cristallo. Viene esposto venerazione il [)rimo venerd di quaresima.
nel
pubblica
II.
326
^.
Ri*li<|iiiere della
di
Croce*.
con picdcslalio e coperchio di argento dorato, di lavoro ])izantino. racchiude un hel pezzo del legno della ss. Croce, circondalo da una fascia d' argento, ove si legge ^^Lccjiio della Croce", Sulla hase sonovi affisso quattro medaglie d' argento, una volla smaltale, con effigi di santi. Il benedello legno di colore rossastro, sicilindro
crislailo
Un
di
simil
genere.
ss.
AHro
Keliqiiiorc della
Croco.
precedente
forma, poich
questo
reli-
simile in
quanto
alla
anche
questo
con piedestallo e coperchio, tulio d'argento dorato, sormontato da un piccolo crocifisso. Viene attribuito al secolo XVI. Contiene un hel pezzo del legno della ss. Croce, e due frammenti della colonna della flagellazione. Di elegante lavoro il vaso di fiori d'oro, che sorge in mezzo al tubo, e che reca sopra tre gigli le suddette sante reliquie, avvolticchiate da fettuccie d' arDomini^' Coloua gento colle seguenti iscrizioni ^JJgnum
consiste in un cilindro di cristallo
Flagellatio{ns).
s.
stemma
dell'
ordine di
Francesco d' Assisi, cio due bracci incrociati e stimmatizzati; donde si deduce che questo reliquiere appartenesse
alla
chiesa di
s.
ciocch
commentario dico cos ,5/w S. Nicolao : De Ugno S. Crucis,, et fragmentum coInmnae passionis Domini;''' dal Parlalo, ove dice ^^Fragmcnla ex columna Chrisli Domini^ et ex Ugno SS. Crtwis :'^ ed notre dal Fondra, che nell' elenco delle reliquie eh' esistevano in s. Nicol parla di ^^Frammcnti del legno della S, Croce,
e della colonna della flagellazione''.
IV.
Rellquioro della B.
d*
Ver|s:liie !?laria.
Bellissimo e tutto
ro, e per la sua
Malavoin let-
finitezza
del
Dintorno
base leggosi
000
rv
-j-
MCCCCIIl
ME FECIT CKISTOFOKVS DE
KOI'IIIS
VENETVS.
Donde
che
il
327
fu
dedicala alla
ss.
si
rileva che
1'
clgie
al
lavoro fu eseguilo
si
princpio del
XV
in
r arlefice
nezia.
denominava Cristoforo de
Roclii,
nativo di
Veil
Non
Zara, o se
Questo busto, che s espone nelle principali solennit, adorno di una collana di perle a cui sta appesa una teca con reliquie della veste della ss. Vergine e del pallio di s. Giuseppe suo sposo.
lavoro r avesse eseguito qui od altrove.
V.
RcJiquiorc? di
$.
Bc^ii cadetto
Ah.
Sopra un piedestallo d'argento s'innalzano due statuette, rappresentanti abbate., e s. Scolastica v., s. Benedetto frammezzo alle quali elevasi un reliquiere, coperto da un
tubo
con entro alcune reliquie dei santi suddetti e di s. Mauro ab. colla seguente iscrizione ,,Ex deuiibus S. Benedicti Ab." Ex oss. S. Scholaslicae K" y^Ex oss. S,
di
cristallo,
il
reliquiario
d' argento,
opera elegante
VI. Rc>Biquic*i*<' di
In una
Xoio P. C.
cassetta lunga
d'
30
11
argento,
si
di
vite,
simili
lavori
d' orificeria
queir epoca.
il
Nella
fac-
ciala
la
Salvatore,
Giovanni Evangelista; nel fianco sinistro le tre sorelle vergini e martiri Agape, Chionia ed Irene colla palma del martirio; nel fianco destro s. Marco evangelista, un santo sacerdote, ed una santa monaca con rosario in mano.
s.
Vergine e
s.
Grisogono a cavallo
in
mezzo
di
Donato. La parte superiore della cassetta rialzta, e formata a piramide tronca, sulle cui faccie laterali sonvi smboli dei quattro Vangelisti. La sommit chiusa da un cristallo, da cui trasparisce la santa reliquia. Questo
i
il
solo e r unico
le
s.
monucnento
tre
della
chiesa di Zara, in
cui
trovansi effigiate
sante sorelle.
ora distrutta,
trasfori'o
in
di
questa
Maria maggiore, (s. Simeone), donde fu di s. Maria delle monache benedettine. pubblica venerazione nel giorno della sua feai
23
di
decembre.
Una
racchiude
partiene
al
328
fSi
VII. llol|ii8c>re
CssU'idu
e
t7I.
cassolln,
del
niodesiino
d'
coperta
di
lastre
argento,
capo
di
s.
Quirino marlirc.
in
sono
effigiati
s.
in
hasso rilievo
s.
Salvatore, un santo
vo, forse
Donato, ed un
martire
con
croce
mano
sante,
una
con libro in mano, e 1' altra con una croce simile alla precedente; nel sinistro due santi, l'uno colla croce nella manca, e con altro emblema nella dritta, T altro con una fascia pendente, ove sta scritto ^^Tomas"'. Di dietro s. Marco evangelista,
s.
Zoilo e
di
s.
JNicol
v.
Di sopra,
la
cassetta
s'
in-
nalza a guisa
piramide tronca, avente nelle quattro faccie il leone alato, Ges nelT orto, un angelo, e s. Pietro dormiente. La sommit chiusa da un coperchio di lastra d'ar-
con T iscrizione ,yCaput S, Quirini M." I fregi, che adornano il reliquie re sono lavorali a guisa di foglie d vite, e gli scomparii delle facciale son divisi da colonnine sormontate da archetti di
effigie
di
gento con r
Ges
risuscitalo,
siile
goUico. Tulle
le
figure sono
dorale.
per conoscere a quale dei santi martiri tenga questa reliquia. Tanto il Farlato, che T arcidiacono Ponte, parlando di questo reliquiario lo descrivono cos Oiptd S, Quirini A/." ed egualmente il Fondra nelf Istoria della reliquia di s. Simeone lo appella j^Copo d S, Quirino ll.^''
Vili.
Kclif|uiri3 di
Gregorio
d'
iflagiio.
argento
lia
dorato,
lunga
30
di
e larga 22,
la
11
cassetta,
lato
Gregorio Magno.
spirali,
il
davanti
Pietro,
scomparii,
lisci:
divisi
da colonnette
v'
sormontale da archetti
s.
nel niezzo
s.
Salvatore, a dritta
ed
manca
Paolo.
Nel lato sinistro la ss. Annunziata, nel destro lo sposalizio di M. V. con s. Giuseppe. Di dietro s. Gregorio franunezzo da d un re e di una regina, forse Agilulfo e Teodolinda, Cicca lui convertiti alla fede di Cristo, ovvero Cresimiro e sua sorella. La parte superiore fatta a foggia di [)iraGregorio con la comide, su di cui v' effigie di s.
i"*
l'
loinba,
329
il
capo.
Sul copontifi-
busto
del
santo
la
la
gottica
vile.
undecimo
secolo,
tro-
vandosi indicata nell' inventario monastico del 1090 colle seguenti parole ^^Capsa Sancii Grigoro^', Il P. Parlato nclT e-
accenna questo reliquiario cos jyCapaf S. Gregorii Papae^^, L'arcidiacono Ponte lo dice De capite S. Gregorii Papae^'. Negli atti della visita canoCasseifa coperta nica deir arcivescovo Caraman detto (inargento col capo di S. Gregorio Papa'"'',
Icnco delle reliquie
di
s.
Maria,
IX.
Reliqiilore di
s.
Agapito
dietro
IVI.
Tutto
di
d'
argento doralo, e
di
ornato
d'
arabeschi
braccio
sinistro,
di
s.
la seguente
s.
gottica
^\ manvs
agapiti
seguenti
di
MARTiRis"
S
parole smaltale
Nicol, e perci
una religiosa
di
quel convento.
in
il
Dopo
Il
la
soppressione fu dalle
viene attribuito
il
monache
trasferito
s.
Maria.
lavoro
al
XIV
due Agapiti,
di
Ponte hanno ,^MaNon fu possibile rilevare di quale dei cui fa menzione il martirologio romano, sia
P. Parlato,
quanto
questa reliquia
X. Reliquiere* di
Tutto
d'
si.
Bonifacio M.
argento dorato, senza ornali, in forma di braccio destro e con piedestallo quadralo, il reliquiere, che contiene un osso del braccio di s. Bonifacio M. Aveva una
fascia
d'
argento attaccata
alla
base,
colT epigrafe
alla
in
s.
bonidi
s.
Il
;^'
chiesa
s.
Nicol e fu da quelle
la
trasportato
Maria.
nella
seguente scrhione
l)racliio
,,lraciitm S.
Bonifacii 31
lraccio
lai
Ponte ^^De
di
s.
S.
Bonifacii"'
ed
il
Pondra
del
stodi
ria
S.
martiri di
nome
sia
XI. Ilelif|iiiere
330
doi
!is.
Innocenti.
lutto
Anche questo
di
ornalo
bellissimi
XVI
secolo, ha la
ss.
forma
di
Innocenti e
come rilevasi dall' epigrafe, che principia nel carpo della mano cos keliqvie sanctorvm innocenti vm ET ALiORVM SANCTORVM " e termina nella base colle seguenti parole r. f. ioannes matvlevs de cherso ex AERE proprio FIERI CVRAVIT MDLVIII DIE X AVGVSTl".
d' altri
ancora,
Negli
atti
della
visita
canonica
dell'
1746
indicalo
Nicol.
XII.
Kelquiere di
la
Cliiara V.
d'
d'
Ha
tutto
ch' esso
questo reliquiere
d'
forma
un braccio destro,
arabeschi,
ed
argento dorato,
fregialo
lavoro
an-
del secolo
v' la
seguente epigrafe
^de brachio" e continua sul carpo della mano cos beate clarie". Apparteneva, precedenti, alle monache Clarisse di s. Nicol, come come
gottica,
ci
fa
conoscere
:
il
Parlato
S.
//
menta ex
Nicolao
sce
il
reliquiis
Clarae" ed
Ponte,
di
che
ha
/w
S.
Fragmentum reliquiarum
S.
Clarae''
s.
ai quali si
uni-
Nicol"
^^Rcli-
quie di S, Chiara'^,
XIII. /litro
relifinero in
di
s.
forma
e di
s.
di
braccio.
Alcune ossa
ed
la
Andrea
ap.
altre
reliquie
figura di
ornalo
di
lamine dorale, lavorate a foglie di vite. Davanti verso la base ha una porticina, la quale aperta lascia travedere da
un
cristallo
Reliijf
cvbahat xts:
l^
s.
andreae
ap.
CA-
MisiAE Matris Xti. j: s. mattiiaei ap." Sulla porticina si legge la seguente iscrizione golica. smaltala nello sedi inciso
memento DNO FAMVLE TVE KATAHINA CONSi>KTK. POTENTI VIRO D.NO SENDAIJO VOIKVODE f IJOSNA f**. Si
!-
calcola
XIV.
331
Un
Perfettamente uguale
slessa
Catarina^ moglie di
Sandalio,
voivoda
di
s.
della
Bosnia^
m.
e
di
s.
Simeone
p.
Anastasia
cattedra di
s.
Pietro ap.
come ce
lo attestano lutti
d'ac-
cordo il Parlato, il Ponte e il Fondra, nonch T iscrizione seguente in pergamena ]^ s. anastasiae. simeonis s. PROPiiETAE. R' CATEDRAE s. PETRi". Sulla porticina v' T epigrafe, simile a quella del precedente, scorretta non meno di quella, e suona cos memento d.no famvla tve Catarina CONSORTE POTENTI VIRO D.NO SANDALIO VOIEVODE
Iil;
bosna".
della
In
c'
lo
stemma
il
gentilizio
donatrice,
tre fascio
e circondato da
tutto smaltato.
XV. .^Itro
In
r:
liquoro d
di
si.
Benedetto ^b.
con piedestallo e coperchio di bel lavoro d' argento riposto un dente legalo pure in argento. Quantunque non sievi scritto nulla, pure da ritenersi sia questa una reliquia del patriarca s. Benedetto, poich il Parlato, il Ponte ed il Pondra lo affermano nel modo seguente. Il primo cobi si esprime ^Jn aede S. Mariae : Deus
un cilindro
cristallo
S.
Benedicl
ahhalis
in
theca
cryslallina
lamnis
argenteis
ornala" 11 Ponte ha / S. Maria: Dens S. Benrdicti abNella chiesa di S. Maria: Un dente di halis^^ ed il Pondra S. Benedetto^ in reliquiario d' argento e di cristallo,
,,
XVI. Ileliquicre di
Entro un tubo
attaccala una
di
s.
Candido
]?I.
vetro con
s.
base e coperchio
di
rame
XVII. Il<>il<|uere di
Knf'einia \.
s.
1?I.
Una porzione
lire,
della
testa
di
di
s.
un dente ed un osso
slodti
in
332
consiste
in
un
cilindro
di
vetro con piedestallo e coperchio d'argento dorato, sormonlalo da una piccola statua della santa. La reliquia di s. Eu-
d'
aro^enlo
la
seguente
R'
scritta
SANCTE EvriiEMiE", quella di s. M. Maddalena MARIE magdalene". Gli storici nostri s' accordano
scrizione.
Il
s.ce
nella
de-
acdc S. Mariae^ Varia fragS, Eupheniiae^ el deus S. Marine Magdalenae in theca cristallina lamnis argcnteis ornata^^ il Ponte ha ,^Dens S. Mariae Mngdalcnae ci de capile S. Euphemiac'' il Fondra / S. Maria: Un dente di S. Maria Maddalena : Parte del capo di S. Eufemia V. M,
Parlato scrive
//
mcnla ex capile
XVIII. Helqiisi'i*('
i^
s.
i^'col
V.
Questo reliquiere in forma d busto, rappresentante il vescovo di Bari s. Nicol, nello stile e nel genere d' orificeria
s'
assomiglia molto a
quelli
delle
sante
3]addalena
Marta della basilica metropolitana, e perci si potrebbe attribuirlo al secolo XIV. tutto d" argento, dorato nei fregi. L' effigie ornata del pallio vescovile in rilievo, nonch della mitra, fregiata tutta nel contorno di un lavoro a foglia di vite. Sul petto v' la seguente epigrafe in carattere gotico., smaltata sfNicoLAVs". Una croce vescovile d'argento dorato
d'
antico lavoro
parte,
coli' effigie
di
Cristo
crocifisso
in
ri-
con quella della Vergine dall' altra pende dal collo del santo mediante catenella d' argento lavorata a maglia. Questo reliquiere esisteva nella chiesa di s.
lievo da una
e
in
s.
Maria.
XIX. Roliquore d
^.
Catiirsiia V.
Ifl.
Piccolo busto
ria
d'
argento, pollo
stile
o genero
d' orifioe-
metropolitana, o quindi
d' ar*xonl(n
lavoro del
XIV
al
secolo.
del
\}\\\\
cassettina
affissa in-
ternamente
di
reli(|uia
petto
busto
contiene
martire
di
s.
qualche
frammento
della
alla
Il
santa verjxine e
alessandrina.
Ap-
parteneva
soppressa chiesa
benedettine.
Ponte ed
il
Parlato co
S.
riferiscono
V.
cosi //
aedo
S.
Catfarinae'^
.Jielifjniac
Catharinnr
V.^
XX.
333
s.
IVIa^'iio.
duadro
di
Orog^oro
Questo quadro alto 30 cent, largo 15, e lutto coperto di lamina d' argento dorato, rappresenta il Papa s. Gregorio Magno in alto di benedire. pregevolissimo per la sua anvestita di tichit. La figura del santo Pontefice in rilievo, abiti pontificali ed ornala del sacro pallio di forma antica, scendente sino ai piedi, ha in capo una mitra di vetustissima forma, e tiene colla manca il pastorale che colla curva rappresenta un agnello. A lato destro del capo e' una colomba, simbolo di questo Pontefice. Vicina al capo trovasi f epigrafe gottica ,,s. GREGORivs PAPA^*. Il quadi'o contornato da un
fregio di stile greco
di
belf effetto.
Si
ritiene
anteriore
al
secolo XIII.
XXI.
varii reliquie.
antica,
colle
ss.
Una pace (Pax-tecum) d' argento dorato, assai elTigi di s. Giacomo ap. di s, Antonio abbate,
della
Annunziata, ha nella sommit un piccolo reliquiario con crocifisso, e con reliquie della ss. Croce, e della colonna della flagellazione e colla scritta ^^De cruce et columna Xti^''
dalla
di
s.
parte opposta
le
effigi
della
B.
V. di
s.
reliquie
S'.
Giovanni B. e Cauusi m. S,
Agnelis m.
Jacobi Fraf. Domini'^. Vi sono nel piedestallo quattro medaglie d' argento, una col nome di Ges, 1' altra con la lettera p. la terza e la quarta con imagini di sante.
XXII. iioadi'o
con BSrcvo
di ,^less;)Ki<1ro Eli.
cornice
e
Fra
cimiere
le d'
reliquie
in
una pergamena, ov' scritta in gotlico una lettera di Alessandro IH Papa diretta a s. Rainerio, arcivescovo di Spalato, da Venezia mediante Raimondo de Capella suddiacono della chiesa di Roma, mandato in qualit di legato in Dalmazia affine di definire una controversia insorta fra T arcivescovo di Spalato e questo di Zara intorno al vescovato di Lesina, sul quale T arcivescovo di Zara vantava diritto di giurisdizione in virt della Bolla del pontefice Anastasio del 1154, con cui veniva la chiesa di Zara innalzala a Metropolitana colle diocesi sulfraganee
argento
racchiudesi
di
334
di
s.
mento presso
lalo^
monache benedettine
docuRainerio di Spa
che ([u seco lo recarono (|uando dopo la soppressione, furono ospitate in questo monastero di s. Maria.
Chiesa collegiata di
una volta
di S.
S.
Simeone Profeta
Stefano protomartire.
di
non
e
fu
Cupilli,
della insigne
Simeone
da
di
me
pubhlicala nel
1855
stamperia Battara
egregio
scrittore
venne ommesso, e cir ebbi la fortuna di trovare in antichi monumenti della patria nostra. Eccone lo scritto. La chiesa dove oggi riposa il corpo di s. Simeone portava da epoca molto lontana il titolo di s. Stefano, ed era
collegiata.
Di vari suoi
:
pievani
si
trova
negli
atti
antichi
menzione, quali sono Predicio, nominato in documento del 1190 cum suo clero; Pietro nel 1203: altro Predicio nel 1208; Dobre nel 1222: Marino Filoso, che intervenne qual procuratore dei Capitoli di Zara, e di Ossero al concilio provinciale di Grado nel 1296 ecc. Suo pievano fu pure quel Pietro Matafari, che divenne indi arcivescovo nostro, come apparisce da un atto del 1374. con cui esso Pietro, il quale, oltre che pievano di s. Stefano, era nel tempo stesso anche rettore delle chiese de' Santi (juaranta. di s. Maria dei buon gaudio, di s. Grisogono alla fontana, e di s. Ippolito governo delle d' Uglian, eleggeva un proprio cappellano al medesime; lo che dev' egli avere fatto pel suo trovarsi ancora in et immatura onde conseguire il sacerdozio, n cui sappiamo esser giunto parecchi anni dopo la sua nomina in arcivescovo. L' ultimo pievano di s. Stefano fu Matteo da
Vrana, il quale intervenne co, mediante cui nel 1393
co' suoi
il
suddetto arcivescovo
Matafari
soppresse
cattedrale,
le
335
il
Capitolo della
;
com' narrato dal Fondra a pag. 92 ed allora, con le altre, anche quella di s. Stefano rest abolita. Scrive- il Fondra che, soppresse le collegiate, fu lasciato
ai
titolati,
detti
indi
nelle rispettive
fatti
chiese a vicenda^ ed
giro
questo
di
anche nella chiesa di s. Stefano, come si rileva da un brano degli atti di visita dell' arcivescovo Francesco Pesaro nel 1517, in cui veggonsi nominati tre sacerdoti, che allora servivano la medesima, cum oblgalione^ quod unusquisque leneatur celebrare quotidie unam mssam ima qiiaque tertia hebdomada. Che r incoronazione di Ladislao re di Napoli quale re d'Ungheria, successa in Zara nel 1403, avesse luogo nella chiesa di s. Stefano, V afferma Simeone Gliubavaz, egregio storico nostro del secolo XVII, bench altri dicano che sia stata eseguita nella cattedrale, ed altri in s. Grisogono. Ricordando per tale chiesa, in un col nome del protomartire, quello pure del santo Re protettore dell' Ungheria, probabile che r asserzione del Gliubavaz sia la pi vera. Nel 1567 trasportata in citt 1' antica immagine di Maria Vergine della pace^ eh' era custodita nella chiesa suburbana d s. Matteo, venne riposta in s. Stefano e siccome grande venerazione si tributava dal popolo a tale immagine, cos da essa cominci a nominarsi eziandio la chiesa in cui fu collocala, dicendolasi, oltre che S. Stefano, anche Madonna della pace^ o del borgo, li qual uso ancora pi invalse dopo che il veneto patrizio Nicol Suriano, Capitano in golfo, fece ristaurare ed abbellire la chiesa stessa, ad onore particolare della Regina del cielo, come rendono testimonio, e la sua statua posta sopra la porla maggiore, e queste parole, che si leggono tuttora scolpite sopra le due porte laterali:
continu ad essere praticato
;
M.D.IIII
DOMINA PACIS
TERTIO MAI!
A
citl,
cosa accenni
la
prima
di
tali
date.,
la
quale sarebbe
eniro
la
sacra
immagine
non ci venne trovata memoria: ma un'altra iscrizione abbiamo trovato, che del Suriano parlava entro la chiesa,
dove adesso
pi
non
si
OPIMIS
VIRGINI
336
1
a
MDLXXIII
ORNAVIT SPOLIIS
HOSTILinVS AEDEM.
denominazione per ebbe chiesa nostra per assumere quella d s.
allra
fatti,
Ogni
deporre pi tardi
la
in
foss' ella
destinala ad accogliere
nel
il
profeta, e
col
come
1632
vi
sia
suo Collegio, fu dello al capitolo IX. Venne essa in allora totalmente ristaiirala ed aggrandita, con V aggiunta della cappella per l' insigne reliquia, la quale fu poi solennemenle consacrala dall' arcivescovo Vittorio Friuli nel 1705, come
si
sa-
grestia
DIE XVIII
OCTOBRIS MDCCV
0.
S.
CONSECRATIO
SIMEONIS
J.
P.
EDITA
AB ILLVSTRISS. ET REVERENDISS.
D.
D.
VICTORIO PRIOLO
ARCHIEPISCOPO JADRENS.
CO.
Nel tempo medesimo fu compiuto anche T aggiuntovi decoroso campanile, come accenna la seguente iscrizione, che
gli
sia
sopra
COMPLETVM
CO.
LAVRENTIO FONDRA ET
Siccome per
ristauri
In
chiosa era
d'
antica coslru/iono,
ed
dopo il 1632 non erano stali ordino; cos, tali da poterla mantenere lungamente in buon alla met delf ultimo secolo si trov ella in tanta rovina (f abhisognare d' un pronto riparo da' fondamenti.
escguilivi o prima o
La
blica
carila
in
:]87
di
dei
pari
fedeli
non
manc
prestarsi
1'
all'
uopo,
ed invocalo
loinpo dai
Procnratori
ajiito della
concorse anello il Senato con una pia venzione, come dalla se<2:uenle ducale si rileva: Franciscns Laiiredano Dei grafia dnx Veneiiamm eie. Coniar ano Provisori uoslro iSobili et sapienti viro Alofjsio
niunillcenza,
el
pubsov-
generali in Dabnalia
lecfionis
Albania /iddi
dileclo
salnteni et di-
a/feclnm.
il
,^Esponc
spaccio
in
26 agosto passato
necessit in
il
cui
attrova
in
di
tempio
ove
codesta
Zara si venera incorrotto il corpo di s. Simeon profeta, avendo accompagnato anche la deposizione del Colonnello ingegnere conte Antonio Marcovich, che ne ha esaminato diligentemente ogni parte della fabbrica^ e la rilev rovinata cos neir interno, che ne' laterali. ^Esaudendo per il Senato le suppliche de' Procuratori del tempio stesso, concorre a prestar un qualche ajuto alla riedificazione del medesimo, accordando in elemosina per una
di
volta
tanto
ducati trecento
offizii
v.
e.
dalla
di
e Savii sopra
della
ragione
praticarsi
da
piet
tr
in
anni in
l.
come
i
solito
dalla
pubblica
casi consimili.
,^Die
IV
dece/nb,
MDCCLVI/'
le
Anche
pia opera
altre
cos^e
l'
esenlamenlo dalle pubbliche fazioni ad una famiglia d ciascun villaggio. alTinch dovesse occuparsi a raccor elemosine pella rifabbrica divisata. Con questi mezzi fu essa dunque intrapresa, ma progred assai lentamente, colalch appena dieci anni dopo ne giunse a compimento, come rilevasi dalle seguenti iscrizioni, che si divisava d' erigere, ma che, o non furono mai poste, o furono indi lolle, dacch ora pi non si veggono:
CORPVS JNTlXIRViM DIVI NITVS AD JADKAE LITVS ROGHI PRIVS REPOSITVM IN TEMPLO FVNDITVS
IIVJVHCE TEMPLI
DIVI-
SACELLO NVNC DIVI NOlilLIVM JADRENSIVM AERE HOC INSTAVRATO TRAN8LATVM EST.
IN
APPVLSVM
FRONTEM ET LATERA AEVO LAPORANTIA PETRVS CO. FANFOONA AC KLASIVS SOPPE PROC. ELEOANTIVS INHTAVRAIil CVRARVNT ANNO MDCCLXVI. PRAESIDE Ol'ERI
ANTONIO
CO. MAIfCOVIClI MIE.
TRII',.
22
In
eh' era
338
l'il'use
le
campane, e
di
orbano
in
luot^o
(juello
di
costruito nei
secolo
precedente
col
legalo
Simeone Armani, collocandolo sopra la porta mag-^^iore della chiesa, anzich nel coro dietro il maggior altare, dov' esisteva
di
s.
il
trasportato nella
chiesa
alla
si
hisogno nel secolo corrente, in cui, crollatone il tetto, non poteva pi essere eseguita la sacra uffiziatura se non nella cappella maggiore. In tale stato trovavasi, quando
present
nel
1818
fu
visitata
Francesco I, il quale, in riguardo alla ceiehrit del santuario, ed all'economiche sue condizioni, d'accordare si piacque nn prestito generoso dal regio tesoro pel pronto suo riattamento. A cui fu suhito posto mano, e, compiuto nelf anno
appresso, fu reso a
Dio solenne
il
uflcio
di
grazie.
N questo
parlilo
alla
in
il
fu
solo
Monarca
ini-
chiesa nostra,
la
ma
corare
soltanto
appresso
volle.
vano e
di
suo antico corpo preshteriale, composto del piequali sostenevano f ullziatura quattro mansionari,
i
citt,
cui.,
la
celebrazione
tenevano per tutti indistintamente nella metropolitana (dair anno 1820) suppliva tutte le altre parochiali attribuzioni; lo che, rendevala. dopo della metropolitana stesdefonti,
che
si
sa,
la
prima, e pi
la
frequentata.
di
Avvenuta
sta
in
que-
Roma
il
30
fiumio
1828
dal
Sommo
la
ad effetto nel
la
1830: grande
del
fu
citt
divino servizio.
(liuseppe
Teneva
al-
Francesco
Xovak,
non solamente ad ap[)oggiare si fece il comun desiderio circa la conservazione alla chiesa stessa del carattere di collegiata, ma propose inoltre, che, a maggior suo lustro e vantaggio, a maggior comodo della pofjoquale, con pio
a facilitazione
maggiore
della cura
dell' iininie
in
339
parochia
quesla
cill,
elevala fosse a
;
formale
pievano fosse asquatsieme capo del Collegio, e parroco del dislrello, ed tro mansionari fossero di lui cooperatori nella cura pastoradalf eccelso Governo le. I voli del buon Prelato, secondali
e iiulipendeulc dalla
melropolilana
il
cui
degnamente da
S.
E.
T illustre
Venceslao conte
di
Novak
citt,
in
la
compiacenza
di
questa
dala
Sovranamente annuito,
mento
In
tulle
le
giorno
15
del
mese
pubblico di attiva-
nuova parocchia.
giorno,
di
fatto,
Santo
Autorit
ecclesiastiche,
fra
militari
comunali,
numeroso concorso fu tenuta la sacra funzione, della quale venne fatto anche cenno dalla Gazzella di Zara di quell' anno n. 31. A tale cerimonia si riferisce la iscrizione,
esposta
in
quel giorno
sopra
la
porta
maggiore del tempio, ed esistente ora nelT interno del medesimo sopra la porta piccola, a mano destra, concepita dal eh. P. Urbano Appendini in queste parole:
IDIBVS
JVLII
.
AN
M
.
DCCC
XXXII
.
AVCTORI
BONORVM
.
OMNIVM
.
DEO
.
QVOD
IN
.
INDVLGENTIA
.
FRANCLSCI
.
N
.
HAC
AEDE
.
SIMEONI
JVSTO
PROPHETAE
.
DICATA
SERVATO
VETERI
SACERDOTVM
.
COLLEGIO
AD
FACILIOREM
.
ANIMARVM
.
CVRAM
NOVA
SVI
.
JVRIS
.
PAROECTA
NVPER
COLLEGI!
.
SIT
.
INSTITVTA
.
SACERIJOTES
.
ET
.
CVRATORE8
.
TEMPLI
CVM
CIVIBVS
.
EX
OMNI
.
ORDINE
LAETI
GRATIAS
.
AGVNT
AVDI
DEVS
.
PIISSIME
.
EX
ANIMO
.
QVOD
.
ROOAMVS
TVTARE
PARENTEM
.
FOVE
OSPITA
.
NOSTRVM
FRANCISCVM
340
Al presente stato materiale della chiesa nosira facendo adesso passaggio, daremo di essa una breve descrizione. Poggia la medesima sopra un piano retto, ed ha di lunghezza 24.0.0., larghezza 10.4.0., superficie 256.0.0. *) con tre ingressi in prospetto, e due laterali. Si divide internamente in tre navate, la maggiore delle (fuali, cio quella di mezzo, fiancheggiala da colonne, che a mano destra sono di pietra bianca scanalate con capitelli lavorati, ed a mancina sono d muro intonacato: dillcrenza che dee avere dipenduto dalla premura con cui fu posto riparo allo stato rovinoso della chiesa, quando rest concessa per trasportarvi la sacra reliquia nel qual incontro, come rilevasi da documenti, si rese
;
mezzo
si
viene
alla
cappella
del
Santo,
ed
il
guisa
di
di
alla cappella
maggiore succede
1'
arca
Simeone, la mensa del cui altare, alla romana, ed il basamento su cui posano gli angioli sostenenti r arca stessa, mostrano buon gusto e ricchezza di marmi. Per due scalette laterali, dietro la mensa, giungesi a portala di mirar da vicino la reli([uia, e baciare T arca in cui giace. Una volta non era permesso a tutti di salir quelle scale,
colla
spoglia
nell'
affluenza
delle
genti
territodel
la
(|ualche
in
effigie
Santo
pittura
piedi
dell'
arca
dalla
parie
del
coro,
dal
u-
scendo per l'altra del coro stesso. Ma tale uso and col tempo smettendosi, onde dalla Comunit di Zara il 5 dicembre 1715 veniva presa parie di richiamarlo in osservanza, pel timore che il fervor della divozione in toccare il vetro dell' arca potesse una volta o l' altra farlo spezzare, oltre al danno che da tale continuo passaggio risentiva la doratura
*3
tri,
[ia
misura
calculata
in
klal'tei',
ognuno
me-
uno
mezzo.
*)
eliiaro e
Non condivido
l'opinione
di'll'
eapiteUi
d'
or-
a
di
(io ve
.
in
onor
d'
Augusto, come
sono pu ranco
la
ampo
ncfli
Simeone
fatti
lavoro,
ritrovati*
cavi
nel
di
s.
Klia.
dell'arca
inodoslirin.
341
slahililo di far
di
Era quindi
chiudere
da
^f
in-
ferro,
non
tempi convenienti
lo
alle
persone pi
doragsapla
guardevoli e
piain
dirlo^
civili:
ma
certo
pezza
non
esiste
passaggio libero a tutdel maggiore concorso durante F ottavati, anche in tempo rio del Santo, Fuori che nei momenti pi solenni del divin olio, sacrifizio. La cappella tutta ornata di quadri ad fra cui distnguesi quello della volta, di maniera Tiepolesca. che
consuetudine sopraddetta, ed ora
rappresenta
pareti
la
glorificazione
del
Santo.
il
In
due grandi,
della
sulle
laterali,
vedesi
essi
raffigurato
fatti
miracolo
dall'
regina
arcivescovo Vincenzo Zmajevich, con elemosine raccolte in cadauna parocchia della diocesi, e quello della volta fu da lui fatto a proElisabetta.
Furon
eseguire
prie
spese
*).
A
calo
si
destra
della
cappella
si
vede
un
marmoreo
monudedi:
alf epoca,
non privo di molti pregi. Il prode, a cui viene a conoscere dalla seguente descrizione
1)
.
o
.
M
p
.
GRALI
PROPVGNATORIAE MAGISTRO
DE REP. VEN.
SIBI
TRIBVNVS MILITVM
CVRATORES EX TESTAMENTO POSVERE VIXIT ANNOS LXXVII OBYT lAURAE XI KALEN. MAXI MDCCLXIIII
*J Nel parlaifi
l'
ilr
riporttir
l'
opinione delOrioli,
in
nltir;
Francesco
JSalglietli
cui
molto
professiamo tenuti
l'
asnintenza
gentilmente
prestataci
taU
propoKito.
A
niorin
sinislriu
d'
342
si
\c^^e
me-
un cilladno raoMrnnrdovoIissiino, e della noslra chiesa mollo benemerlo la qualo meiioria. lauto pi acquista pregio, quanto che venne posta a lui ancora vivente, per de:
Eccone
.
le
parole:
TRIPHONI
PATKITIO
FRANCISCI
.
PASQVALI
JADRENSI
II
.
Pll
CLEMENTIS
.
AVGVSTl
APVD
AEDIS
.
DALMATAS
D
.
A
.
C0N8IL1IS
SIMEONIS
.
PKOCVRATORI
AVXERIT
QVOD
INSTAVRAVERIT
GIVI
.
EAMDEM
. .
ORNAVERIT
CONSILIVM
.
JADRENSE
BENEMERENTI DECRETO EX
.
MDCCCV
Del quadro nei coro,
di
che
rappresenta
la
Risurrezione
C.,
artistico,
non faremmo parola, stante il veruno suo prexio se non fosse per commemorare la piet di Giodi
Stratimirovich,
che
lo
fece esejruire
si
rileva.
due quadri, appesi alle pareti del coro slesso, uno, che raffigura s. Girolamo penitente, viene molto slimato dai conoscitori, siccome adorno di parecchi meriti artistici. e particolarmente di grande intelligenza nel modellare il nudo. Pare anzi che il sig. Poiret giudicasse questo quadro come r unico della cliiesa nostra che fosse degno d' esser menzionato nella sua rivista de' principali dipinti esistenti in Dalmazia, pubblicata sulla Gaz^'Clta di
Zara
del
8i ove, nel-
r appendice n. 21, cosi d'esso favella: ,Jia chiesa di s. Simeone ha un buon quadro situato sulla porla della sacrestia dalla parte del coro: mezza figura del Zanchi, rappresenlanle s. Girolamo. Il fare largo e succoso di ([uesta pittura, colla perfetta cognizione anatomica, ben dinota il gran jillore della
scala
nella
II.
scuola di
s.
Hocco
in
\ en(*za'\
Il
simulacro
di
M.
su
..
col
venera entro
una
vetriata
questo
yllare,
ai
343
s.
in
nella
Stefano: esso
basso
ri-
poco spiccato, con testa e mani dipinte, e drappi dorati, che mostrano una parlilura ed un andare di pieghe ben rigido, per cui lo si pu ritenere con probabilit lavoro del 1200. altare di marmo, su cui posa, con ai lati le statue de' ss. Pietro e Paolo, ed il pavimento della cappella, egualmente in marmo, e di buon gusto, furono costruiti al prinlievo,
cipio
nominata Scuola della misericordia^ la quale fu istituita il 27 gennaro 1493, sondo arcivescovo Valaresso, sotto gli auspici di Maria, concepita senza peccato, detta anche del buon gaudio^ con lo scopo di procacciare un maggior numero di sacerdoti all' esercizio del culto, e porger loro, in caso di bisogno, sollievi e conferii. L' unione era composta dapprima di dodici, e poi di venti membri, uno dei quali doveva essere 1' arcivescovo pr tempore^ ed era dover loro di suffragare le anime dei confratelli defonti, e di esercitare le possibili opere di carit coi viventi. Una volta v' era aggregato anche un certo numero d laici, i quali partecipavano de' benefci spirituali di tal sodalizio, ed aveano diritto ad un comune sepolcro nella cappella medesima, su cui tuttora si legge: Pro confralrihus et consororibus saecularibus Conf/regationis A. MDCXCV, 1 redditi di questa confraternita vennero aumentali nel passato con pie disposizioni, che la posero in grado di ricostruire l'altare nel modo, che ora si vede, di provvederlo d' argenti e d' altri sacri utensili, e di far fronte decorosamente alla sussistenza propria.
ti,
lo
stesso
pensiero del
alla
Congregazione nostra, come prova, oltre la riportata lapide, qualche altra ch'esiste, non solo nella chiesa del Santo, ma eziandio nella cattedrale, ove una se ne scorge con le parole Congregationis Presbyterorum S. M. Misericordiac S.
:
Steph.
in
s.
Maria
Mad-
dalena penitente, della maniera di Palma il giovine. III. Aliare della Croce^ cos detto dal quadro che vi sopra, rappresentante (les crocifsso, lavoro di scuola ve-
neziana del
IfUK), e
sgrazia-
restauratore ignorante.
inserta nella
344
secchia,
dell' (irai
per Cijservi
mensa f arca di niartno, entro cai giaceva il corpo di s. Simeone^ prima che Tosse chiuso in ([nella d' argento. Qnando usc a'ia luce la dissertnzione del P. J^egali. che prelese di provare T esistenza in Venezia del vero corpo di detto Santo^ V arcivescovo Malico Caraman, per non lasciare intenlalo qualunque mezzo che potesse por<cre qnalche lume a conferma sempre maggiore della credenza nostra^
ed oppugnazione
dell'
ratamenle ispezionala nel suo interno T arca medesima. Una notte adunque^ alla presenza del cancelliere arcivescovile e
di
quattro
leslinon
dalla
molla
falica
d
dischiusa;
ma non
legno, ed un guanciiile
ripieno
di
paglia,
il
che lino dal secolo XV esisteva nella cill nosra. IV. Aliare del Sacramento. Anche questo aliare (d'architettura harocca, ma discretamente ornata) era governato del Sandalla propria contraternita, che dalT antica chiesa to, cio da s. Maria maggiore, Tece passaggio in questa., as-
sieme colla di lu reliquia, come si rileva dai suoi statuii (madreregola) Termali a' tempi dell' arcivescovo Natale Venier
(1577-89).
Soppresse nel 1808 le conTralernile laiclie. Iranno quelle del Sacramento nelle chiese parocchiali, la noslra, quanlunque molto decaduta dalf aulica lloridezza. Tu conservala appunto pel motivo che gi esisteva in s. Simeone la cura d' anime, abhench snccursuale della melropolilana. Quando poi la parecchia Tu sciolla da ogni dipendenza, venne anche vede si la conTralernila ravvivata., e nella Torma, che o^jgi
ricostituita
i\ul!a
Tu
olTre
di
notevole
no>\v
questo
altare,
cui
di
antico (juadro
surrogalo
sig.
giorni
da
un' altro,
mano
il
delf egregio
Vincenzo
dalla
.
l'oiret.
vivente.
Esso
alla
r ultimo
della
navata
deslra.
(juaU
passandt
sinistra,
})rimo
s,
che
s'
incontri,
VI. Altare di
il
Stefano.
di
Protomartire
tali,
in
ahilo
diaconale, ad
irrauio-
novoli e grossolani
cie
stinto
restauri
mano
si
veneta
in
d' artista
di-
della
ma
rimani^
Torso
se
dehha
~ 315
allribiiirsi
il
di<>nilosissimo.
Pordenone, d sua severa maniera, od a Palma vecchio, deir epoca della s. Barbara in s. Maria Zobenia
Il
go.
l'are
largo
randioso. e V insieme
La parie superiore
durlo alla
una volta, certamente collocato in sito pii^i cospicuo. Propagatasi la divozione pel taumaturgo d'Italia cesco di Paola, Sebastiano Fontana colloc una sua
gine su questo altare, di cui
chiesa
to,
il
sembra mulilala, forse per ridimensione delf altare, dove ora si trova, giacch sendo stato il titolare della chiesa, dovea essere
del (juadro
s.
Fran-
immadella
ottenne
di
dai
Procuratori
il
il
curarne
mantenimensa-
giorno
s.
cerdoti
della
chiesa un particolare
compenso
dall'
la
arcivesco-
chiesa
desima devoluta, soppresse che furono le collegiate. il Fontana, venne tale divozione continovata da Diana Catlinelli, la quale impetr dal Cardinal Vicario di Roma una particella d' osso del Santo, di cui si celebrava con solenne pompa la festa nella quarta domenica dopo pasqua. Col volger del tempo cess la funzione, e fu tolto dalF altare anche
il
meDopo
quadro.
Fra questo e
tesimale, costruito
il
successivo altare
pietra,
a tutto
si
vede
il
fonte
batla
in
chiesa fu nel
pra
1832
innalzata a parocchia
so-
disegno dell'esimio architetto dottor Valentino Presani. Tanto il coperchio d tlolto fonte, quanto la portella del ricettacolo polla conservazione degli olii santi, e questa ultima specialmente, sono lavori in rame a cesello, di pi che me-
modello della statuetta di s. Giovanni }3atlista in bronzo dorato, che sta sopra il coperchio del fonte fu eseguito da Antonio Ciaccarelli, valente nia sfortunato artista di Venezia. Tutta la spesa per la costruzione del fonte medesimo fu sostenuta dalla pia ge11
Venezia.
nerosit
(li
di
Andrea de Frossard,
i.
r.
segretario del
Governo
provincia, che lasciar volle di s questa degna memoria nelhj chiesa nostra. VI Aliare di a, (Sirolanio. Di quel Sommo, che tanto illustr la terra dalmata co' suoi natali, ben era giusto che la dalmata capitale avesse dinanzi agli occhi un' effigie da maestro pennello condotta. E tale si il quadro so|)ra que(|uesta
sl'
il
deser-
lo
;
846
ma
delle
opera dclf iillima maniera di Tiziano Vecellio, pi energiche di quella sua et decrepita.
Sotto gli auspici del glorioso
connazionale
albanese
e
fu
istituita
nel
1675
di
dalle
milizie
oltramarina,
croata
una
nandolo
vaghi marmi e di ricche suppellettili provvedendo tanto esso, che la cappella. Tutti gli appartenenti alle milidagli
ufficiali
zie suddette,
rilasciar
superiori fino
ai soldati,
dovevano
mensilmente dalle paghe loro un importo proporzionato ai gradi; con che s'erano formati de' capitali, i cui censi venivano impiegati non soltanto al servizio dell'altare ed allo spirituale vantaggio della corporazione, ma henanco in opere di misericordia, quali erano il sepoUimento dei confratelli poveri, la somministrazione di soccorsi dotali ad oneste figlie dei medesimi, ed il riscatto di quelli, che combattendo pel Principe, fossero caduti nelle angustie della schiavit. Colr estinguersi del veneto dominio, anche questa pia istituzione
si
spense.
Vili.
Altare della B.
ss.
V,
del Rosario.
tolala
ai
Cosimo
Damiano
esisteva in
callicella
detta
tuai
quale,
s.
fu
trasferito
di
Stefano (poi
a
Si-
meone) dove
cele-
brare nella festa dei detti Santi. Era mantenuto questo altare
dalla
confraternita
dei
barbieri.
prime cess quella eziandio dei barbieri, e nel destino delle seconde si trov pure avvolta la chiesa di s. Domenico, ufficiata dai Padri Predicatori. Da questa in allora fu trasportata a s. Simeone una statua di iMaria del Rosario, che vi era venerata con gran divozione, ed aveva una confraternila numerosa. Collocala prima sull" altare di s. (lirolamo, le venne indi concesso quello dei ss. Cosimo e Damiano, dove le fu ricostruita la medesima nicchia marmorea endello tro cui si trovava in s. Domenico, cessando cos al altare T antica denominazione, e (piella prendendo del Rosario. La statua di nostra Donna scolpila in legno, lesta e mani dipinte., se non diiioslra con 1' argentea corona che porU in
t,
fra
le
capo.,
con gli ori che le fregiano il pollo, e col Inolio delle vesiimenta che indossa, l' umile Verginella di Naiarel. di-
delle
347
si
compiace vedere pi ricche spoglie ammantala la Regina degli angeli. Dopo questo altare sopra la porta della navata, si vede
in
scolpito
to,
basso-rilievo
il
nella
esercitaron
gli
artisti
cristiani
tichit,
dai
meritevole
il
marmo norisorgimento
borgo.
stro,
al
delle
1100
al
1200.
della
pace o
apostolo
alla
del
s.
Due
;
chiese
detta
v'
erano
la
in
Zara dedicate
entro
la citt,
all'
Matteo
il
1'
una
dei popolari,
vicino
chiesa
di s.
Antitolo
tonio abate,
di
altra quantunque tale propriamente non t'osse ; detta del borgo^ perch appunto nel suburbio della citt si trovava. Grande venerazione aveva in quest'ultima una immagine di Maria, che della pace si nominava titolo del quale non ci venne trovata l' origino, ma che gi fin dal secolo decimoquinto era diffuso in modo, che la delta chiesa di s. Matteo, pi che dal suo proprio nome, s' addimandava generalmente saula Maria della pace o del borgo. E quest'appellazione si trova d' ordinario accompagnata negli antichi documenti da quelle di miracolosa e gloriosa, le quali ac-r. cennano indubbiamente a qualche cosa di straordinario, che noi ignoriamo^ e che concili a quella immagine un culto
collegiata
particolare.
Del quale, infalli, abbiamo parecchie prove poich troviamo, che due appositi procuratori, imo nobile, ed uno cittadino, eletto dai veneti Rettori, sopraintendevano all' elemosine ed alla fabbrica della chiesa; che aveva la sua confraternita; che possedeva beni stabili e capitali, e che il Senato medesimo prendeva ingerenza neir amministrazione di essi. L'anno 1525. trovandosi la citt in grandi angustie pelle devastazioni e depredazioni lurchesche, s' avvis d' istituire un Fondaco, ed a tal elf'etto implor dal Senato la conces;
deposito, e stanno
del
inutili,
borgo di Zara, qiial oblazion, per decreto dell' illustritisimo Dominio, parte sono spesi in tanto stabile per ditta chiesa, lo resto veramente sempre sta ad bcncplacitnm hujus illustrissimi Domimi'', Al che con ducale 7 aprile dell' anno suddetto veniva risposto: Circa al far del. Fontego.
immagine
^
essendone gralo che quella
I
348
citt
sia
abbondante de biave, per universal comodo e benefizio de tutti, siamo ben conlenli che se Tacci; e per scrivemo a nostri Rettori, che operino con quel reverendo Vicario, che li sia dato ad imprestito ducati quattrocento delli danari, che sono in deposito per conto delle oblazioni della beata Vergine del borgo, s come ne hanno richiesto, prestando per le debile fideiussion de restituirli, quando bisognasse". Nel 1564 coi doni ricevuti dalla sacra immagine pot essere coperto d' argento il suo quadro, come dalle seguenti
ubertosa
e
parole sovrappostevi
si
rileva:
EX
ARGENTO
.
DIVAE
ET
.
VIRGINI
.
IV
CONS
.
FRANC
. .
VENTVRA
.
PROCV
.
.F.C.
.
M
Spiantato
il
LXIIII
guerre cogli Ottomani, e rcovratine in citt agli abitanti, vi fu anche la sacra immagine trasferita, come narra la seguente memoria 1567, ad 12 ottobre, giorno di domenica, per ordine
borgo
nelle vicende
delle
tleir
Eccellentissimo
sig.
Sforza
Pallavicino*)
di
fu
levata
la
Madonna Santssima
clarissimi
Rettori^'.
la
del
borgo
s.
Zara,
portata
nella
citt,
delli
Stefano,
per
il
commissione
corpo
dal
di
s.
Trasportatovi per
pia
le
Simeoin
immagine rimossa
fu
sito
cui
si
volendo suoi Procuratori che continovasse ad essere venerata coir antico decoro, conchiusero nel 1637 una convenzione coi Procuratori dell' arca e fabbrica di s. Simeone,
trovava, ed un altro
i
assegnato. In appresso
poi.
mediante
la
vedere al divino servizio ma, senz' altra dipendenza venivano eletti. (irolamo deir immagine, volle. |)er
zione, farle costruire a
ed
all'
abbellimento
della
medesi-
che dai pubblici Rettori, dai (juali Horgo, eh' era uno dei Procuratori impulso della sua parlicolar divoin
ele-
gante
modo
erigere
la
cbe compiuto
nel
1611,
*) (generale
tlelln
li|iubblicM.
ai
349
riposta.
.
di
luglio
fu
ivi
Un
ci
iscri-
legge, fa
di
me-
moria con
le
seguenti parole
CELEBRIS
HAEC
.
IMAGO
.
EX
.
SVBVRBIO
.
lAM
OLIM
IN
.
HANC
.
SACRAM
.
AEDEM
.
TRANSLATA
.
NVPER
.
VERO
ANNO
.
MDCXLI
.
Ili
NONAS
.
JVLII
.
IOAN
BAPTISTA
IO
.
GRIMANO
.
DAL
AC
EPY
PROVIS
.
GENERALI
.
BAPTISTA
.
BENZONO
.
PRAETORE
.
FRANCISCO
.
CA.
PELLO
PRAEFECTO
PROVIS
.
.
ALOISIO
MARIPETRO
.
EQVITVM
ROSA
. .
GENER
PROCVRATORIBVS
.
IOANNE
.
ET
HIERONYMO
POPVLI
.
BORGO
SOLEMNI
.
POMPA
AC
.
MAGNA
.
FREQVENTIA
.
HIC
.
COLOCATA
.
FVIT
.
CVI
IDEM
HIERONYMVS
.
BORGO
.
PROPRIO
.
AERE
PIETATIS
.
ERGO
ARAM
EREXIT
SACELLVM
.
CONSTRVXIT
AC
EXORNAVIT
Emulatori del Borgo nella divozione per la s. immagine furono altri cittadini, a merito dei quali pot, non soltanto quadro della stessa, ma tutta T ancona del suo altare esil sere vestita d' argento. Fra gli altri si distinse la famiglia
Ferrari.
Un Bartolomeo
dell'
Ferrari
con
T atto
di
sua
estrema
la
formare
parte
ancona, che rappresenta il divin Padre, ove si vede inciso, per memoria, il di lui nome: e gii ultimi speciali Procuratori dell' altare furono discendenti, del di lui
sopra
i
ramo nobile, che piamente prestaronsi all' amministrazione del medesimo lino al 1826, in cui fu essa unita all' amministrazion della chiesa.
ancona suddetta, che pesa oncie 800, ascende a fiorini 2000. Nel centro vi sta T immagine di Maria, ed ai lati, in tutta figura, santi Matteo e Giorgio. La parte inferiore occupata da due angeli in adorazione: la superiore dalla figura del Padre eterno, il tutto lavorato di sbalzo a cesello. Le leste della Vergine, dell' Unigenito suo^ e dei due Santi, sono dipinte in uno stile volente imitare il bizantino, ma forse appartenenti al XV secolo. La volta di questa cappella e le relative cornici sono fregiate di stucchi, sul gusto de' scccenlisti, di sufficiente l)uona esecuzione ed elTelto.
11
valore
dell'
Tre
dipinti
350
lo
:
pareli uno che rapGirolamo nel deserto, opera di Palma il giovine, s. ma delle sue pi andanti, e due pi piccoli, ai lati deli' altare, eh' esprimono la llagella/jone di G. C. e 1* adorazione dei 3Iaoi, il primo della scuola di Tiziano, l'altro imitazione
nd olio ne decorano
presenta
della
Prima
air organo,
di
allontanarci
dal
egregio lavoro del rinomato fahbricator dalmalino Pietro xXachich (detto anche Nanchini), circa il quale in una
seguente memoria: A1 rev. Don Pietro Nachich, autor dell' organo nuovo, per T organo, per annchiarlo ed accordarlo, zecchini 281 e lire 18 m. b., sono lire 13527.4. oltre le spese fatte al suddetto e suo compagno, donate al Santo dal sig. co. Giuseppe Fanfogna. Fra le avvertenze date dallo stesso costruttore pella conservazione dell' islrumento, vi fu pure quella di non preS^iudicare al medesimo coi soverchi strepiti che sogliono farsi negl' incontri di musiche e di sinfonie per lo che dai Procuratori della chiesa, nella nomina degli organisti, veniva imposto ad essi V obbligo di supplire col solo istrumento al maggior decoro del culto ritenute le musiche e le sinfonie come superflue rispetto alla vaghezza dell' organo il quale solo di un ornamento* distinto nelle sacre funzioni". Primo organista fu il sacerdote Francesco Ruste. di cui viene lola
chiesa nel
1756 troviamo
la
Procuratori
di
dell'
per-
desiderarono
della
stemma
Comunit,
dir
eser-
Fu appagata
ha
la
1*
Due
custoditi
sacri,
la
i
sagristie
chiesa
nella
pi
fornita,
d'
fra
quali
ligure,
in
colori
melodi serve ora d' ufficio alla Fabbriceria, che, secondo vigenti, subentr ai nobili l*rocuralori. cui era una volta demandata r amministrazion della chiesa. Nella sagrestia maggiore si osserva un grande quadro
i
con
la
l>.
V. circondata
in
cielo
in
hTra dagli
embliMiii v
simboli a
lei
351
di
apparleneuli.
helT opera
Angelo
Macini
'"^).
ma
redditi
della
chiesa,
mosine dei
dei
fedeli^
variarono
molto, secondo
le
circostanze
tempi.
forastieri,
offerta,
La divozione, per altro, e di questi abitanti e de' non cess mai d' appalesarsi con qualche speciale
di
apprestare
alla
chiesa
1'
stessa
mezzi
sufficienti
in
pel suo
esercizio del culto^ mantenimento, e per corrispondente alla dignit dell' insigne reliquia che
nerata.
modo
ve-
vi
Fin qui
il
aggiunger, come di sopra ho promesso, quanto ancora necessario di conoscere intorno a questa chiesa, la quale merita di essere compiutamente illustrata, essendo uno dei pi begli ornamenti della nostra citt. Pria che vi si fosse trasferita la santa reliquia del Profeta Simeone il Giusto, questa chiesa, intitolata a s. Stefano
Protomartire, aveva altra forma, altre dimensioni.
Fu
in quella
di
tutta
la
cappella
principale,
che fu eretta da' fondamenti sopra due orli di ragione privata, ed acquistati dalla fabbriceria ; donde apparisce chiaramente, eh l' area, occupata oggid dalle sole navale, for-
mava
in
allora
le
la
chiesa di
s.
Stefano.
Non
quindi
mera-
colonne della odierna navata destra differiscano da quelle della sinistra, dappoich quegli otto antichissimi monoliti scanalati, adorni di capitelli corintii, erano sufficienti a separare la principale dalle laterali navate della piccola chiesa antica. Quando se ne rese necessario l' ingrandimenviglia, se
to,
non
ci
colonne uguali alle esistenti; fu presa perci zione di erigerle in pietre e cemento, come
pensalo
di
determina-
le
vediamo ogsi
scanalale
come
s'
le
prime.
atti
canonica del 1627 dell'arcivescovo Garzadori, cio prima del suo ingrandimenlo la chiesa di s. Stefano aveva dieci altari; il maggiore consecrato in onore della miracolosa conversione di s. Paolo ;
Come
apprende dagli
di
visita
*) Va
(^io.
PcbbI
di
Fiume,
il
(|ualc
ristaur*
pure
il
angeli.
in
:
352
capo della destra navala (|uello delf Inimacolala colf annessa conlValernila de' sacerdoli. indi (jiiello di pietra della s. Croce, poscia un' altro consecralo alla 3Iadonna, ed in Une quello di s. Lucia v. m. nella navala sinistra vicino la porta principale T aliar di s. Barbara v. in., poscia quello di s. Girolamo Dottore, indi (|uello dei ss. nini. Cosmo e Damiano, cui era congiunta la scuola dei barbieri, poi T altare del titolare s. Stelano Protoni, e lnaimenle in capo della stessa (|uello di s. Nicol v. Dopo la traslazione del Santo, come risulta da'li atti della visita sacra dell' arcivescovo Parzag^o del 1675. si trova il maggior altare coli' arca di s. Simeone, indi nella destra cappella quelli della Concezione, della s. Croce, mantenuto dall' unita scuola degli orefici, del ss. Sacramento coir annessa laica confraternita, trasferita da s. Maria maggiore, e quello di s. Lucia nella navata sinistra il primo, vicino le porle d' ingresso. 1' aliar di s Stetano, poscia quello (]i s. Girolamo, mantenuto dalf unitavi scuola dei militari, indi quello dei ss. Cosmo e Damiano, colf annessa scuola dei barbieri, e lnaimenle in capo della stessa navata fallar della B. V. del borgo, governato da due procuratori laici, V uno nobile, f altro cittadino. Xegli alti di visita delf arci;
si
trova
s.
registrato:
s.
,,sopra
fal-
di
Stefano, ora
Simeone, s'ins.
in
Stefano
di
protomartire,
22 dicembre 1594.
rilevasi
dalla
cbiesa
s.
^^snnirhio^
come
s.
per ed
cbiesa di
il
crocifisso
cronaca
ja-
drense dice: che nella collegiata di s. Stefano esisteva a" tempi suoi 1' aitar e la cappella di s. Giacomo Apostolo, ove
ancor l'anno 1407 venne cantata nel d della Santo una messa pei cittadini, cbe mantenevano istessa. Ancbe questo altare col tempo cess di
ad esso fu sostituito
fraternita
della
di
s.
festa
la
di
tal
cappella
e
esistere,
((nello
della
in
1].
V.
del
borir, o la
L' aliare
coninfine
Giacomo pass
s.
Micbele.
B. V.
della
Concezione, detta
anche
i\c\
buon
;
(jaudo
ovvero pure della miscrcoi dia^ per ispecial bolla di I^Miee Cledelto XIII venne dichiaralo privilegialo in jierpeluo in ptM*mente XIII nel 1761 concesse induliicnza plenaria
peluo nelle (jualtro
|)rinci{)ali
solennil
di
Mari:i
ss.
La chiesa
di
s.
353
la
seconda delle collegiaEbbe sin le, istituite nel 1150 dall' arcivescovo Lampridio. da quel tempo il suo pievano, sacerdoti e chierici. Cess di esser tale nel 1393, allorquando T arcivescovo Matafari la soppresse, ed incorpor il suo clero a quello della metroStelano era
politana.
Torn ad acquistare
del
si
le
sacro
corpo
di
s.
Simeone,
diritti,
cio
pre-
rendite ed oneri
pievano ed
il
Maria maggiore, che nel 1570 venne atterrala per dar luogo alle tanto in allora necessarie fortificazioni. Dimise pure in quella circostanza il suo titolo di s. Stefano, ed il collegio quello di s. Maria maggiore per assumere e T una e T altro
Simeone Profeta. Anche dopo la nuova organizzazione ecclesiastica della provincia, avvenuta nel 1828, questa chiesa per particolare riguardo all' insigne reliquia che contiene, venne confermata
il
titolo
di
s.
nella
di
pi
elevata
formale
pievano non solamente capo del collegio, ma paroco ancora, ed i mansionari, suoi cooperatori. Tale provvida disposizione aggiunse lustro e splendore
parochia, di
il
modo che
alla
divozione verso
s'
santo
nostro
il
protettore,
qual
divozione
morbo asiatico cominci ad apparire in queste contrade. Dapprima nel 1836, indi nel 1849, ed in particolar modo nel 1855 tale spiegossi una
accrebbe vieppi
quando
divozione verso
le
il
la
universale
ammirazione. In quest' ultima epoca lino a 500 si calcolarono aperture dell' arca santa nella decorrenza di sei mesi, cio dal luglio al decembre di quell'anno; onde per T intercessione di questo nostro caro santo, abbench il malore menasse stragge nel territorio e nell' isolario, la nostra citt ne rimase pressoch illesa, contandosi in quell' anno nella parochia di s. Simeone minor numero di morti di quello che negli altri anni. Ad accrescere maggiormente la divozione inverso s. Simeone giov non poco l' istoria della reliquia, stampata appunto in quel torno di tempo, in cui il morbo ferale con immensa rapidit auasi in tutt' Europa si diffuse, onde fin da lontani paesi venne richiesta la sua intercessione, ed il benedetto suo bombace. Fu poi un vero prodigio la cessazione del rio malore, proclamata il d 8 ottohre, in cui cade la solenne sua festa, onde potemmo render solenni
23
**
grc^zie
354
Dio per
la
liberazione, colla
commossa
la
citt
nostra,
per
la
circostanza pu-
che
alla
arcivescovo
al
Goi
trono
monsignori Maupas e Caloger, allora appena consacrati vescovi, il primo di Sebcnico, il secondo di Cattaro. Voglia il cielo che tale sprito di divozione verso la preziosa reliquia non s' illanguidisca giammai, ma venga continuamente dai
ministri
del
santuario alimentato
colla
parola,
colf esempio.
possesso di questa insigne reliquia "*) certamente una gloria per Zara, e T arca che la contiene e custodisce, a delta d' alti personaggi foraslieri. ed illustri visitatori, senza dubbio uno dei pi grandi e splendidi monumenti della criIl
stianit.
Ed ecco
a
un' altro
provvedere convenientemente al lustro d questa chiesa, e a non rimaner indifferenti alle vicende, cui non di rado soggiace questo illustre patrio monumento, che tutte le premure impegnava dei nostri maggiori. Non sar qui fuor di proposito T accennare a quei sacri arredi, che formano parte principale del tesoro della chiesa, a quelli specialmente che a titolo di voto ovvero di dono vennero regalali da' fedeli. Ed in primo luogo esiste un bellissimo calice d'argento dorato, lavoro d'egregio artefice del secolo XIV, contemporaneo a quello dell' arca. 11 piedestallo e il nodo sono ornati degli stemmi delle reali case ungarica e napolitana, e precisamente uguali a quelli che si trovano nei triangoli laterali deir arca donde si deduce che la donatrice del calice
ger
i
zaralini
sia la
medesima
dell'
arca cio
(V
la
regina Elisabetta.
dalf Abate
e'
argento, donato
Preradola
pestilenza,
tli
come
1*.
insegna
scritta
*) Dell'insigne reliquia
8.
Simeone
185.").
il
storia,
stampata nel
trovo inutile
la
farne
1
in
descrizio-
sua preziosit
\ III
li
una relala
zione di un pellej;riuaio
zia
di
de Junio. con
altri
gra-
Dio a \1 ore
/.onsemo a Zara
Andai con
peregrini,
per
che
cos'i
ru mostrato
la pi bella
che
mai vedessi ne
,.apertn, e d
lioma. n altrove,
in
ci
li
num
in
le
si
vede tutto
inte|{;ro;
li
non
li
manca
volto,
non
mane, non
in
piedi,
(iene la boco
sopra non
sono denti".
posta sotto
la
355
suona
cos:
preradovich GRASSANTP: peste in loco DOHRO POGLCI PRO .amico POSSIDARIA ILLIC PRESIDE DIVO SIMEONI HOC VOTVM FECIT.
basc^
che
aijas
Allro calice
d' artefice
d'
argento
con
dorature,
sig.
lavoro
moderno
viennese regalato dal no^ dimorante a Trieste, e questo in fatto da lui al Santo nel tempo del morbo cliolra del 1855, come risulta dalla sottopostavi iscrizione del seguente tenore ^^Dono (li Giuseppe Baldo 1855 a S. Simeone in Zara",
Allro simile
incisa suir orlo
s.
d'
della
Un
magnifico ostensorio
di
o.
70.,
con dorature, pietre colorate, emblemi e simboli eucaristici, eccellente lavoro dell'orefice milanese Annibale Conti del 1858, acquistato col danaro ricavato dalla vendita superiormente permessa ed accordata, di alcuni argenti antichi, fuor d' uso. Un pajo d' ampolle d' argento colla relativa bacinella pure d' argento, d' ottimo disegno con dorature, lavoro anche questo del suddetto artefice milanese della stessa epoca dell'
anzidetto ostensorio.
germanica, con cornici e cantonate d' argento, lavoro qui eseguito nel 1858 dall' artefice veneziano Cristofori, qui dimorante. Ila due medaglioni pure d' argento, lavoro d' altro didi
Un messale grande
stinto
artefice
veneziano,
1'
di
sbalzo a cesello,
rappresentanti
Girolamo penitente. Altri due messali di recente edizione italiana, ed anche questi con contorni, e cantonate d'argento, e medaglioni rappresentanti s. Simeone, s. Stefano, la B. V. del Rosario falli eseguire qui in Zara dal suddetto orefice Cristofori nel 1858. Un bellissimo baldacchino a quattro aste per uso delle solenni processioni. K di stofl'a di seta, e tutto ricamato in oro fino, con emblemi e simboli eucaristici, e con cordoni e fiocchi d' oro. Esso fu acquistato coi redditi della chiesa nel
altro
r uno r Immacolata e
un
s.
1859
il
nello
Uu
quale
stabilimento
Agnino
ed
oro,
dipinti
defjli
Anr/eli
relativi
si
appella,
perch ve
stoffa
ne
sono
con emblemi
al
sacro ministero.
di
Un
dall'
apparato pontificale,
arcivescovo P. Maupas.
ro,
intarsiati
di
35
di
velliilo
regalali
nel
1797 da Lodovico
melodioso
Giover
eseguito
in
perfetto e
con-
Fu
lassano nel 1S60 dal sig". Pietro Colbaccbini. La spesa di fior. 1500. non calcolato il metallo delle campane veccbie, Fabbricate nella prima met del secolo passalo nella pubblica Fondera di Venezia, Fu sostenuta in parte dalla Fabbriceria, in parte dalle elemosine dei fedeli, ed in parte da un beneFattore che non ama di essere conosciuto.
Chiesa di
Una
delle
S.
Michele Arcangelo.
quella
di
s.
Michele arcangelo,
che lasciarono memoria delle cose nostre. Nulla consta per di preciso circa r epoca della sua Fondazione. Esisteva prima del 1150, in cui da Lampridio arcivescovo Fu eretta in collegiata. Era in ordine la quarta delle Collegiate, ed avea pievano, sacerdoti e chierici. Cess d' esser tale quando T arcivescovo de MataFari la soppresse, assieme alle altre, nel 1393. D'allora veniva ullciata colla celebrazione della messa
quale parlano
lutti
quelli,
in
nel
marted cio
venerd
per-
erano settimanari
di
in
di
s.
Michele
al
tempo
capitolo
T obbligo,
messa
s.
Michele arcangelo. Ora ulTiciata in illirico dai Padri del ili Ordine di s. Francesco. L' edificio un rettangolo, lungo metri 24, largo 10, ristringendosi un po' nella cappella principale. Lo circonda la pubblica via da libeccio e da maestro, mentre da borra ha
di
annesso convento e da scilocco un cortile privalo. Le mura sono coslrnUe di rozza pietra ed intonaco. La porla maggiore, a seslo acuto, adorna nel suo timpano di una scultura antica a basso rilievo, abbastanza conservala, ma di arie mediocre, Forse del secolo decimo. Uanpreseula T arcangelo mano manca tien sospesa la bilancia s. Michele, cIk^ colla della <>iuslizia, e colla deslra vibra asla IVomenle c(nlro
1
1'
l'
357
belva,
pone
di-
una delle due tazze, che, ripiena delle opere buone, trabocca. Ai lati dell' arcangelo vi sono i due protettori di Zara, s. Anastasia colla palma del martirio, e
spettoso
d'
zampa su
Grisogono, da guerriero vestito. Nella mensola, sottoposta al timpano, e' la Vergine col figlio divino, in mezzo a s. Giovanni Battista, e a Maria Maddalena. Ai lati del timpano sono incastrati nel muro due quadri, non meno antichi, che rappresentano altri due santi in bassorilievo. Verso la sommit del frontone v' un quadro di marmo, sopra del quale
s.
di
figura naturale e di
dappoich, secondo che ci narrano una storica importanza le nostre cronache, sarebbero i tre rettori, ovvero giudici di Zara, i quali ebbero parte integrale nella scoperta del corpo di s. Simeone. Questo marmo, che apparterebbe al secolo XIJI, sarebbe stato, giusta la tradizione, trasportato in citt dal suburbano Romitorio dopo la sua distruzione, ed ivi collocalo. Secondo altri dovrebbe aver appartenuto a non ignobile monumento sepolcrale romano, nel qual caso avrebbe grande importanza per l'alta sua antichit. Ne lasciamo agli
archeologi
dalla
la
decisione.
Ha questa
dal
chiesa oltre
lato
di
la
porta
magmar-
occidentale, e
tre
altari,
T altro
fornita
alla
di bel
mo,
B.
V.
della
dell'
laterale
colla
sinistra
con osservatore
Neve,
Immacolata in mezzo e ai lati s. Gio. Battista, e s Francesco d' Assisi, ed un' altro a destra in onore di s. Antonio di Padova, ambidue trasportati dalla chiesa soppressa di s. Giovanni Ballista, coi rispettivi dipinti. ancora una nicchia colla relativa mensola, e con entro la statua del Nazareno, di recente collocata. 11 lastrico
dedicato a
s.
Gio.
Battista,
Non ha
le
guari ne fu rinnolaterali.
vato
il
tetto,
mura
Anti-
altri quattro, vale a dire, di Girolamo, della Trasfigurazione, di s. Matteo ap. ed ev. e s. di s. Michele arcangelo. Nel 1747 dopo il maggiore, eli' era di legno, ne avea altri quattro di legno egualmente, quali
oltre l'aitar
maggiore, con-
erano consecrati al Crocifisso, alla Presentazione di M. V., a s. Michele e a s. Agata. In quanto a dipinti, e rimarchevole un quadro, rappresentante una processione di pia Confraternita, tenuta per oj)era di Tiziano.
Esisteva
fralcrnila
bor<i^hi
358
s.
1316 una
arcan<!;elo.
in
in
il
qiiesla
titolo
laica
coni
sol lo
Michele
i
Distrutti
ciltiu
nel
1536, e
ricovratisi
horijhig-^iani
pordello
un
antico
crocifsso
in
stesso genere,
sa,
quali
nel
1574 collocarono
questa chie-
manutenzione. Fu allora, che alla prefata confraternita di s. Michele, furono incorporate quelle della Misericordia e della s. Croce de' borghiggiani. Aveva il suo cappellano, il quale
si
la
direzione spirituale
l'
dei
Tal' era
verso
la
egre-
gio sacerdote
Don Giovanni
Giurovich, canonico
capitolare,
che per molti anni disimpegno quest' incarico con zelo e premura, predicando tutte le feste, e tenendo particolarmente nel tempo di quaresima discorsi e catechesi anche alle milizie, assistito da' chierici del Seminario Zmajevich. Sino al 1500 la scuola di s. Giacomo ufficiava questa chiesa, come apparisce dal suo statuto, e da altre memorie, e vicino ad essa avea la sua sala pelle radunanze, ove ora il convento. Avea inoltre il suo cimitero, che in antico tempo si estendeva fino alla pubblica loggia. Nel 1505 vi si predicava la quaresima nella italiana favella dal P. Cherubino Vulastio da Firenze dei Minori Osservanti. Dal 1821 al 1829 vi si tennero discorsi in illirico dai candidali teologi del Seminario provinciale. Fra le cerenionie speltanli al culto si distingueva in questa chiesa 1' orazione delle Quarantore che vi si teneva nella solennit della Pentecoste, e nei seguenti due
giorni,
la
allora
festivi,
con
in
processione,
luminarie,
ed
altro;
istituita,
secondo
di
qualche
memoria,
era siala
fino
occasione
pestilenza,
tale, ([uesla
introdotta.
Come
in
divozione
semplice
esposizione
Sagramento
in
s.
quelle
tre
sere.
Michele va unito da poco un convento dei Padri Francescani del terzo ordine. Quando venne soppressa del 1807 la chiesa di s. Giovanni Hallisla, ed espulsi dall'attiguo convento suddeUi religiosi; sebbtMio avessero
Alla chiesa di
i
per
la
tal
il
Hreve
Ponlilicio per
non senza lusinga di miglior avvenire, non ne usarono, e conlinuarono a portar Tnbito non solo, ma eziandio ottennero, che la scuola de' //orloro secolarizzazione, pure essi,
359
gheggiaui inlcrni^ csislenle nella chiesa di g. Michele, concedesse loro il locale, che possedeva attiguo alla, slessa, onde Padri, ulTiciassero la chiesa secondo il loro vi abitassero istituto e costume, e prestassero loro la necessaria spirituale Padri non istavano inoperosi, ma insiassistenza. Intanto stendo presso r austriaco governo per la propriet del loro locale e dal governo stesso riconosciuta, fu ad essi accori
dato,
come
affitto
del locale,
di
cui lo
1'
stato
si
serviva
per
annua somma di fior. 400, e gli arretrati di tutti gli anni trascorsi (ch'erano circa 16) in ragguaglio di detta somma. Con tale danaro i Padri acquistarono il suddetto locale de' borgheggiani verso il relativo compenso, e si fabbricarono un convento abbastanza comodo e decente, in cui possono abitarvi sei religiosi. Cos la chiesa di s. Michele concessa ai Padri Francescani del decentemente tenuta ed ufficiata. III Ordine sussiste, ed L' atto di cessione, per parte del governo, di detta chiesa di s. Michele ai Frati suddetti, invece di quella di s. Giovanni Battista, porta la data 28 gennaro 1807 N.*^ 648: Regno d'Italia. In seguito, cio nel 1874, coi risparmi fatti,
arsenale di Artiglieria terrestre,
e colle pie obblazioni de' fedeli, e
merc
le
lodevoli cure e
premure del R.mo Padre Ministro Provinciale D.r Giuseppe Dujmovich, fu desso convento ingrandito d' un terzo piano,
e reso cosi adatto a collocarvi pure, quei
dine, che
studi
dalla
chierici
dell'
orgli
provincia qui
si
teologici^nel
Seminario.
Chiesa e Convento di
Narrano
le
S.
Francesco.
che il Patriarca d' Assisi, viaggio facendo peli' Adriatico mare, gettato fosse da una procella a questi lidi, e sceso dalla nave, facesse sosta in una antichissima chiesuola, a s. Girolamo sacrata, posta vicino alla riva; e l vicino, a chiesta del clero e di alcune nobili famiglie, la prima pietra ponesse d'un cenobio pei Frati Minori. Ci viene confermalo dal Gonzaga e da altri storici dell' Ordine francescano, h] poi da irrefragabili documenli compatrie istorie,
provato,
retta nel
ma specialmente
12.'^^
dalla
lettera
di
di
Bonifacio.
IX
di-
all'arcivescovo
nel
360
i
religiosi di
s.
Francesco avevano in questa citt fissa dimora, e che su quella pietra un vasto convento innalzassero, e sui fondamenti di quella chiesuola erigessero il tempio, che oggid veneriamo, favoriti da' doviziosi zaratini, ed in particolar modo assistili dalf arcivescovo Lorenzo Periandro, dal quale fu anche consecralo quesl' ultimo nel 1282, come lo dimostra T iscrizione, scolpita in uno dei pilastri del coro con queste parole
e fors' nnche prinin,
:
1228
OCT.
DEDICAT. BASILICAE
S.
FRANCISCI
JADRAE
Questo tempio sussiste ancora nella originaria sua fore struttura. un quadrilatero ad una sola nave, lungo metri 40, largo 10. Da horra e da maistro circondalo dalla pubhlica via, nel restante dal convento. Era desso una delle sette basiliche, che furono destinate nel XV secolo alle stazioni e all' acquisto delle Indulgenze del Giubileo, a guisa
ma
delle
sette
basiliche
di
Roma.
convento
Minori mi
in
riporto
quanto scrisse
T. II p.
9.
il
M.
R.
P.
Donato
Fabanch,
ex-iMinistro
Storia
de' Frati
Dalmazia,
Ecco, come
,,
si
Francesco dai
del
^Ministri supremi
Ordine
quale
basilica
principale
^convento nelle terre oltre T Adriatico, ebbe fino dalla sua prima erezione indulgenze copiosissime., s pegli alunni del
cenobio,
,;Coir
come
pei fedeli
che
la
frequentavano.
S' ingrand
andar del tempo di due cappelle: quella di s. Carlo. 5,detta una volta degl'Innocenti, della ([uale fu benefattrice 5^1a nobile famiglia Matafari, ch'ivi ebbe il proprio sepolcro. ed alla quale danno accesso due porle, una dalla chiosa, r altra dal chiostro; l'altra del Crocifisso, ricostruita dalla ^nobile famiglia Delrico in memoria di san Francesco, ivi raccollosi n pregare nel primo suo ingresso in Zara. La piet di quel casato vediamo perpetuala collo stemma che si osserva sopra 1' arco delf entrata e nelle belle due la-
La gratitudine poi
dell'
361
delta
cappella.
Ordine Francescano verso tale beneinerita famiglia viene testimoniata da un documento degno di memoria anche pel nome illustre nei fasti serafici di quegli da cui fu rilasciato. Con esso, fra Giovanni da
Capistrano accetta
,^quell
di di
ed
ascrive
li
alla
sua
confraternita
in
tutti
stirpe
tutti
i
Detrico, e
suffragi
fa
partecipi
della
vita
dopo
morte
spirituali
sua religione.
volta
coperta di piombi, e
memodonna
l'
1387
con
dalla nobil
cui,
tra
altre
di
ai
Padri ducati
200
d'
oro,
se
in
termine
Si trova
pure
che nel 1402, in cui era guardiano del convento il p. Simeone de Bottone da Zara, Catterino di lui zio, uomo dedito alla piet, lasci in testamento una parte del suo ricco avere alla chiesa slessa per siffatto lavoro. Questa beli' opera ristaurala nel 1762, pei guasti sofferti, dal noto ar,;,tista Chiupani di sani' Apollinare di Venezia, scomparve poi jjdel tutto nel 1780, in cui, riconosciuta la necessit di un generale rinnovamento dei piombi, n sendo in islato il monastero di sostenerne la grave spesa, fu abbracciato il partilo di venderli, e col ricavo non solo furono alzali di ^,piii muri della chiesa e rifallo il tetto di tegole, ma ne ,jfu anche internamente perfezionato il solltto. ed oraltri namenli eseguiti, come ora si vede. ,,Gli altari erano una volta di legno dorato; ora dei dodici eh' esistono, tutti, meno due, sono fregiati de' migliori marmi che adornino le chiese venete. Merita per ^speciale menzione l' altare maggiore, provveduto nel 1672 yjdalla scuola del Carmine, istituita nel 1615, e soppressa nel 1808, alla qual epoca fu dal governo francese donalo l'alitare alla chiesa. L' altare antico era in forma di ciborio doralo. ed era dedicato dal 1417 a sant'Antonio di Padova. ,;I1 nuovo lo fu invece alla Vergine del Carmelo, ed , per vero, di una grandiosit imponente. Sulla parete, che separa il coro dal resto della chiosa, s innalza esso dall' imo al sommo. coprendo tutta l' altezza della parete stessa con sgruppi di copiosissimi marmi, toltene le due porle laterali
i
coi sovrastanti archi, e quesli pure ornati di marmi unifor^mi. Magnifiche le quattro colonne, con fregi alla base e ai
^capitelli
:
due
statue;
colossali
di
marmo
collocate ai
lati, di
sant' Antonio alla parte del
jjpure aggiunto nel
362
di
vangelo,
fu
1749 un tabernacolo
di
di
marmi
finissimi
legno dorato. Soprastava un ptempo a questo altare un magnifico cimiere di finto marmo,
in
j^che
forma
air
di
la
dipinta
navata
ideila chiesa;
ticativi
ma
pra-
epoca sopradetta. 11 presbiterio termina con tre scalinate e con balaustra di marmo rossastro. Gli altri altari vennero costrutti nel secolo dopo, con T elemosine dei fedeli, per opera di fra Bonaventura Boccabianca da Zara. benemerito e distinto soggetto, la di cui saggia direzione ^aggiunse lustro alla chiesa e decoro a questa religiosa fayiniglia, che uguale sempre a se stessa nella piet e nello zelo, ha renduto e non cessa rendere alla citt nostra uti,jlissimi spirituali servigi. Nel 1790 fu eretto pure dalla scuola ,^del Carmine un piccolo altare ad uso di nicchia in cui si ,^depose la statua della Beata Vergine. Tutto il corpo di ,5marmo di Carrara, di qualit statuaria: le due colonne di jjFOSso di Francia, i pilastri dei lati, ed il timpano concavo ,5Con rimessi a fascia dello stesso colore: il basamento di
brocatello di Verona. T antipendio a rimesso
Sicilia.
di
diaspro
di
di
cui
va
1394 adornato
d' intaglio
di
quarantacinque
di
lavorati con
da
da frate un ^jBenedetlo, custode del monastero, con 456 ducati d' oro, 200 dei quali erano stali lasciati in legato per tal opera dal nobile Giorgio de Matafari. Si trovava esso coro dapprima in chiesa, e soltanto ([uando fallar maggiore in forma
Santo-Sepolcro, e pagali,
giusta
Giovanni documento,
Borgo
nuova
fu
costruito,
di
venne dietro
fatta,
al
medesimo
trasportato,
si
Intagli
simil
e di pi fino lavoro,
sacrislia:
(juali
lultoggi
nano la nuova, ridotta anni sono a l'orma mollo elegante con nuovo ordine arcliiloltonico. o abbellila di ampie finestre con vetri a colore. Intagli mollo preaiali fasciano una tavola in ramo di piccola dimensione, giudicala di buon pennello, su cui si vedono s. Michele con altri santi, raccolti ,,intorno alla Croco di legno. In fondo vi si legge S(i/rr.s7//
C/li.
l\
ty
le immagini d
s.
363
di
s.
Francesco e
Giovanni.
L' effigie
di
san Francesco copia di quello stupendo ritrailo che per primo dipinse il Giunta sulla porla della maggiore sagrestia
di Assisi qual glielo descrissero
i
veneto
trova,
che
l'anno
1632
di
presente oreseguito,
igano lavoro
D.
Pietro
Nachich
del
1753,
come
jjfelti
che
si
Una mano
e
il
rinomato
volte
a tutta
la
tastiera.
Un
,5chiesa,
valente artista
all'
not
alcune
tele,
che
altre
non isfuggirono
scrive,
occhio
Padri
d' intelligenti
secondo altare a .jdestra di chi entra, porta T imagine di san Francesco e di altri santi, lavoro di Palma il giovine. Bizzarro n' il penj^siero della gloria, in cui mise in semicerchio una schiera di cheruhini rossastri di un cattivissimo effetto. Sceverando jjle hizzarie dell' autore, tutto il resto del quadro troviamo ,,mirahilmenle consono ai tocchi della storia serafica, la quale in pi forme rammenta le estasi del santo, pi o meno sublimi, accompagnate ora dalla presenza della gran Madre di Dio, ora da quella del Redentore, ora dai cori degli angeli, ora dallo splendore di luce tutta celeste. Il Palma, che
dei
francescani
il
il
Serafino
di
Assisi,
prefer
mezzo
una moltitudine di cherubini, temperandone il pallore colla vivezza dei colori, onde il piano superiore s vede rischaralo. Neir inferiore piano del dipinto v' assistono in campo j^spazioso san Bernardino da Siena, san Lodovico di Frantela, vestilo di abili pontificali, santa Cecilia avente dap~ ^presso il suo prediletto istrumento per onorare colle sue ^melodie la gloria di colui, che merit di ricevere nelle sue carni T impressione delle sacre stimmale. ll primo degli altari dopo il maggiore dal Iato dell' epislola
porta
il
taumaturgo
di
Padova
col
bambino
Ges
*) IWarco
COKtruzione
d
valentia
nrlla
fi|tnettc
nelle mani
55C
;
364
si
tela
per
la
ammira
il
santo.
Mentre
glo-
al
re delia
compreso da sorprendente riverenza depone il libro di preghiera^ prepara frattanto T anima sua al divino colloquio. V augusto ospite. La si ,56 con umile raccoglimento riceve
^giudica pittura
di
Sebastiano Ricci.
di
Le
55S.
tele
Girolamo e
tutt'
i
Diego, quella
un' antica
dell*
di
M. V.
della
d'
Concezione
argento),
e
v'
^(rappresentata
quella di
da
statua
coperta
Santi
Ordine francescano,
memoria
che sian opere di Giambattista Pitteri, piltor veneto del se,^colo scorso, dimorante in Zara, dove lasci anche altri suoi
lavori *).
jjNella cappella
sinistra
una
artisti
tae
vola
,,e
di
pregiata
militante
dagli
i
Carpaccio. Chi
contempla
e
tanta
simboli
trionfante.
che
quel vasto
campo
si
vedono con
maestria
di-
esposte ed espresse, facilmente si accorge, che le schiere ^ordinate nella fiduciosa loro posizione tendono gradatamente
^^alla
felicit
eterna,
mostrata
appunto v' collocato in meta, di cui arduo il eletti intorno alla gran Madre della Misericordia, rappresentata in alto colle braccia aperte, con cherubini nel suo manto sua destra ^^raccolti, con una moltitudine di beati, che alla
e sinistra genuflessi, spiegano nelle loro rabile felicit onde sono compresi. Sotto
attitudini l'inenarai piedi della
coeli*^^
in
lei
tempio della gloria, che cima di un monte. Salita questa cammino, passano a radunar gli
dal
Verper
gine
si
leggono
il
le
come
affssale
es-
sere quello
,5Vita
dell'
limite
che separa
sul
la
vita
peregrinante
altare,
dalla
^Nella
,5
cappella,
secondo
vodesi
la
Vergine col Putto. Di questo quadro, della dimensione di due piedi sopra uno e mezzo, non si scorgono che lo due
*) Una
iUWc. nostre
la
pala
di
dei
h.
Santi
frauccHCMni
e
;(.
fu dipinta
da lirulanio Marcati
lirolaiiio
ihc
d'
la
eo-
ii'il.
attribuita
nlU scuola
di
Palma.
teste^
jjL'
365
essendo
di
il
espressione
di
amore
11
e di
santit di
^dolcezza
ogni
cuore
vaghissimo pennello per me ignoto ; ma si avvicina molto a quello di Gian Bellino *) L' altare del Crocifsso andava pure adorno d' una precristiano.
decolla-
Giovanni Battista
tela,
se-
venne coperta dall' immagine dei medesimo santo da ^rnano poco esperta. Di questo quadro, tolto per sempre alle ^arti, stimiamo opportuno riportare la seguente memoria, la
,^dere nota
almeno in parte la bont del pennello. =:z In ,,Chrisli nomine amen. Anno ah ejus naUmtate MDLXVI. Il spettabile messer Pietro Cedolini et m. Giuliano Cedolini nobili di Zara, come commissarii sostituiti al testamento del
q.
spettabile
il
cendo per
naruti,
Zuanne Cipriano similmente nobile di Zara, fadetto nome, et per nome di m. Bernardino Caril
qual promisero
maestro Bernardino di Rizzardi padoano pittore habitante al presente a Zara dall'altra parte, per debita esecution del testamento del detto q. Zuanne, vennero insieme a questa conventione, patto et accordo, cio il detto Maestro Bernardino solennemente promise et promette far una palla da altare, et sopra quella depinger la decolation di s. Zuan Battista, in tutto et per tutto giusta il disegno, qual disse haver avuto dai detti commissarii, et questo per l' aitar nuovo fatto di lor ordine nella chiesa di san Francesco di Zara, et delta palla dar al tutto in or:
prossima ventura. Et li detti commissarii all'incontro promisero et promettono dar et con effetto pagar al detto maestro Bernardino per la sua mercede ducali quaranta da l. 6 s. 4 per ducato, a questo modo, cio, un terzo per tutto il mese di settembre, ed il terzo a Nadal prossimo venturo, ii:^ y^nnc abbellito in questi anni ^^''*) di nuovo qua,,11 coro dro, vero monumento dell' arte, che spesso trae a s gli ^sguardi dcgl'inlelligenli foraslieri, e la giovent nostra, cula
festa della
delta
Decolatione
HI
le
nostre
cronaoho rapprcHcnta la
Maternit
17.'>2.
*)
pi(la
di
366
nobili
la
classico siile e di
oiio^
^dipinto ad
,,uno
di
che or decora
lavori
dell' lui
tanti
squisiti
Salghetli-Drioli, inspirato a
^ueslo t^randioso chiesa di s. Francesco, illustre cittadino Francesco dall' alletto verso la moglie
lavori,
della
prole;
virt
concetto
e
nel pi
nella
fiero
dolore per
le
la
donna,
le
cui
cristiane
^domestiche, e
fatale
alle
doli
intellettuali,
egli
ud
encomiarsi
e
ila-
sciagura da
illustri
scrittori
della
latina
j.liana favella, ed animare s stesso a riprendere il pennello, e dedicarlo alla perenne memoria dell' angelo visbile del viver suo. Fra questi, il Tempesta, canonico d Treviso, invi l'epigrafe, che si legge sopra una lastra di marmo, collocata sotto al dipinto:
ANGELICAE
VXORIS
.
ISOLA
.
DVLCISSIMAE
.
MEMORIAM
.
POSTERITATI
COMMENDATAM
.
VOLVIT
.
HOC
RVAE
ARTIS
.
ATQ
INFELICITATIS
.
MONVMENTO
RELICTVS
FRANCISCVS
. .
SALGHETTI
. .
DRIOLI
.
MARITVS
.
LIliERIS
.
INOPINATO
.
CALEN
OCTOBR
.
A
.
MDCCCLIII
VIXIT
.
ANNOS
.
XXXV
.
SOLAMEN ET DELICIVM
.
ITEM
PIETATIS
.
MODESTIAE
.
ET
.
GRATIAE
.
DECORE
OMNIVM
I1
SEMPER
015SEQVIA
AMOREMQ
tela
PROMERITA
dimensione.
di
di le
vasta
per
pieghe
vesti,
da
altri
per
le
^movenze
yjSua
fuori
di
proporzione.
V ha
ma
del
per certo di
osservata
luogo, ben
tali diletti
occhio:
nella
di
vera
altro
e a distanza
maggiore
checche si dica, (liovanni nella sua positura e nel virgineo suo volto; maestoso il Kedenlore nell'inimollo eUxiuente lo stupore di al^passibile sua soll'erenza cuni apostoli; Giuda fuori della mensa, distinto per colorito della veste, tra il timore ed il penlimentcL pare e' solo voglia dire: son io colui. i\(> questo degli ullinii pregi. S dico
^ell'elto.
Bello,
j^clic
367
un
aflVesco
di
questa tela
fosse sosliliiita ad
Schiavone di Sebenico, cancellato ('alla umidit ll convento godeva la preminenza sopra tulli gli altri ^conventi della Dalmazia. Di ci ne fanno fede non dubbia e gli eminenti soggetti, cbe per regolare le cose nostre da
Roma
inviali,
qui eran
soliti
di
fare
ordinaria
residenza,
Gerardo Odone, san Giacomo dalle Marche, Marco da Bologna, san Bernardino di Fossa, moderatori dell' Gradine francescano: e i suoi ospiti naturali, promossi ad alti gradi, de' quali un fra Girolamo, dapprima Provinciale, poi ^Generale delf Ordine, e in fine romano Pontefice, col nome di Anagni, suo compagno y^di Nicol IV, un fra Giovanni metropojjed amico, da lui medesimo elevato alla cattedra litana di Zara, e verosimilmente un Bonagrazia all' uno e y^air altro compagno nelle fatiche apostoliche, poi Legato pon1' Gr^tificio a Costantinopoli, e Ministro Generale di tutto adine; e i moltiplici decreti pontificii e regii a questo con vento trasmessi, fra quali molti originali con sigilli in piombo od in cera lacca. L' estensione che oggid occupa parte deir ampio giro che aveva ne* tempi migliori. Era limitato
jjde' quali,
offerte
Istituto
forma di convento sopra 1' area di una parte dell' orto, che si protendeva verso il monastero di san Nicol: dono di ^quelle Suore fatto alla persona di san Francesco. Prima che varcasse il terzio decimo secolo era venuto a tale rinomanza per le cure de' suoi abitatori e per le largizioni dei cittadini, che si annoverava fra principali deli
,,1'
difficile
determinare
e
T antica
in
sua
^cerchia
jjbaslioni
quale venne
in
pi
circostanze
meridionale, e
la
dall'
opposto ad
s.
una
chie-
grotta di
Francesco.
acquist
Nel 1858
cui,
si
diede
mano
al
perduta
di
la
^quella
gotico, che d
canale. L'interno da uno a due piani ridotto, fece dimenticare la sacra vetust delle sue pareli, prese forma di architettura moderna. Rimase nella sua originalit quelf ala, che guarda il ponente, crollala, si ^dice, da un Iremuolo verso il 1740, e tosto rimessa sul
chiostro mette
~
al convento
i
368
venne collocata una lapide di marmo, che rammenla mezzi, donde si compi la ricostruzione, e il nome deir illustre personaggio, che ebbe a cuore la francescana
^^famiglia:
FRANCISCO
JOSEPHO
PRIMO
.
SVMMO
LAZARO
AVSTRIAE
QVI
.
IMPERATORI
.
FAVENTE DEPRECANTE
. .
LIBERO
BAR MAMVLA
.
DALMATIAE GVBERNATORE
.
HOCCE
PRIMIS
.
FRANCISCI
.
COENOBIVM
.
ORDINIS
.
INCVNABVLIS
.
EXTRVCTVM
JAM
JAM
EDACI
DILABENS
.
VETVSTATE
REFICI
AB
INTEGRO
.
INSTAVRARl
.
AEREQVE
PVBLICO
DECORE
AMPLIARI
JVSSIT
FRANCISCANA
REGI
.
MM
.
00.
COMMVNITAS
.
RELIGIOSISSIMO
.
PATRONO
.
MVNIFICENTISSIMO
PERPETVVM
GRATI
ANIMI
.
MONVMENTVM
MDCCCLIX
Cospicuo era il primo per la qnan.,Ul ed importanza dei documenti, memoria trovandosi, che vi si conservassero, oltre molte pergamene antiche, gli origlnali di sessantasetle bolle emanate da venti Sommi Pontefici a favore del convento stesso e della sua chiesa. La
chivio e
di
biblioteca.
con alquante celle, per ^accidentale incendio; in seguilo per venne di nuovo stabilita, a merito specialmente delF arcivescovo nostro Evangelisla Parzaghi, il (juale ben alFetlo a questo convento per
.^biblioteca
dicesi perita
nel
147().
^essere stalo anch' egli dell' Ordine IVancescano.. gli lasci alla sua morie, avvenuta nel 1()8S, tutta la libreria privala. Anchc r arcivescovo Vincenzo Zmajevich gli si dimostr generoso,
lasciando
alla
sua
biblioteca
la
grand' opera
del
j.Wadingo.
(Jueslo convento., oltre
y,che
i
suoi
particolari
Procuratori.
erano sempre
scelli
fra
t,
369
d'
ufizio
assislerc
comiiii
religiosa famiglia,
ratori,
due
nobili
e due cittadini,
pubblici
rel-
atori
colti
di
monastero, e tutelare que' riguardi eh' erano dalla politica del veneto governo richiesti, e che dai Padri colla ^regolarit della condotta loro non vennero mai sorpassati.
nel
^Monumento non
jjUnico
di
ed
di-
questo genere
e
Provincia,
si
il
chiostro,
una
memoria,
Stiich,
dei
nostrali
all'
muratori
Zuane Trifunich
^questi
artisti
dalla
Zuane
commesso
sua
dorico.
azione ed
lat
affetto
verso
Minori
di
patria.
Ha
quattro
chi,
Fu compiuto
nel
Agostino Poliziano, e procuratore il nobil dottor Pietro Fanfogna. Nel 1627 si ripararono la prima volta tre colonne cadenti e una parte .,del soprapposto selciato tre altre rimesse nella base e nei ^capitelli col dispendio di ducati 300, lascito di Domenica de' Licini al convento patrio, alla quale somma fu aggiunto il soprappi delle spese incontrate, dai commissarii testamenlarii Benetlo Zanchi, e Giammaria de Lantana. L' area in origine dev' essere stata consecrata ad uso di cimitero, ,,dappoich vi si riscontravano lapidi della prima met del ^quindicesimo secolo: n cesse di servire a tale uso fino agli ultimi tempi. In appresso sepolcrali di varii ordini di ^cittadini coprivano il terrapieno dei quattro portici; il zappatore, il bottajo, il mercante, T orefice, leggevanvi sopra i nomi e le virt dei benemeriti loro trapassati coi simboli
del convento
fra
quali
il
ricco
la
il
nobile destra
^disdegnavano
lapide di
di
volta
non una
marmo
seguenti parole:
S.
VENERAJ5ILIS
PATRI S
ET
D.NI
VITI
DE
PITAREN.
ET liRAC.
Se/wlcrum nencraltils patris ci domni Vili de Buioy,vano Dei (jralia Epscopi Pharensis ci Brachicnsis, Oltre
rzz
24
5,1'
370
sommo
al
iscrizione,
basso con
e
alla
so<i^oeiio
di-
segni
(ratti
istoriati,
i
allusivi
patrizia,
donde
aveva
natali,
eranvi
1'
anno della vita, logori e incomprensibili. La qualit per dei caralteri e delf epitaffio, ed il trovarsi questo fra lapidi, che
a
ma
questi,
come
quasi tutte portano date del secolo XV, lasciano credere, jjChe in quel torno appunto abbia egli tenuto, per assai poco
forse, la
sede.
Nessuna memoria
di
lui
dalle
tabelle
della
di
ufficii
ignote,
fosse
stalo
i
obbli-
proai soli
5,prii.
55
titolo
di pafris^
in
antico
in
appresso,
come da
la
frequenti iscrizioni
conosce,
di
55monaci rimasto:
.,
altro
dei
delle
primitivi cenobiarchi,
moche
una
famiglie
il
claustrali,
nostra capitale e
suo territorio.
all'
Uno
Venier,
collocato
i
ingresso
della
chiesa,
rammentava
di
gloriosi
di
nomi provve1
5,ditori,
conti,
di
capitani:
di
il
parentado
5,con
.,loro
,5
una gentildonna
la
Castel-
Venier,
di
il
nome
del casa-
to,
55
che fra noi non pi. Uno verso la porta di san Carlo. grande dimensione, senz' ornato, eretto a Cattcrina Begna
ricordo
di
jcoir alTetluoso
figlio:
MCCCCLXXXXVII
.JOANNKS lKGNA MAIOK
NATV
CATHEKIN.
MATRI
QVE
SVIS
PONEIE
CVKAVIT
memorie
A
Iustre
(jucsla
pia
donna
al
si
colloiiano
n'
le
dell
ii-
famiglia,
che
presente
di
371
Uno
deslinaio
Penissich e
s|)o<2:lio
di
Possodarin.
ad
di
accogliere
squisito la-
le
INNOCENTIBVS
nel
le
quesl' nltimi
anni,
con
delle
molle
quali
altre tulle
ydi data
storica,
muri laterali, coni' di uso presso le nazioni, dove la piet pe^jgli estinti, e T amore delle patrie ricordanze, non vogliono
state
incastonate
nei
essere obbliate."
A
ci
importante
rimane da aggiungere,
Il
all'
infuori
di
per dire.
campanile opera recente, innalzata sul vivo sasso, a foggia di alta e solida torre nel 1849 per cura del M. R. P.e Zoilo Monti da Zara, allora guardiano benemerentissimo di questo convento. Ha tre campane, due delle quali
di
antica,
come
si
rileva dalla
MAGISTER
BELGA
.
VICCENTIVS
.
ME
.
FECIT
.
ANNO
.
D.NI
M.C.C.C.XX.VIII
ANNI
CHE
DIO
NAQVE
MARIA
E
autori,
giata.
questa
la
pi antica
campana
eh' esista
in
Zara.
di
La biblioteca conta
ed situata
in
circa
cinquemila
volumi
buoni
arieg-
illuminata,
ed
Contiene
alcuni
e
pergamena,
secolo,
e
oltre
parecchi
stampati del
bel corredo
XV,
di
vari
del
XVI
in
ad
un
edizioni antiche,
e dei
di
pregiate
rare
dei
Padri
greci e
latini,
figli
classici
latini
prosa e in metro.
si
Vari
na.
(jucsla
in
nostra patria
distinsero
noli'
Or-
dine Minorilico, ed
desimi, cosi
il
dottri-
dire
me-
lettore
Fabianich.
di
372
il
cadeiito
chiosi ro
convenlo, con sovvenzioni oraziosanienlo accordate dair Imperatore nostro Francesco Giuseppe I. Taluni de<j^li
archivoili^
intieramente
rinnovale
Un
assai
alto,
mura
alle
altre
torri
del
lato
meridionale
per
ordine
Augusto, e perci denominavasi Castello Imperiale. (Jacob. Spon de Dalm. 1. II). Narrano le nostre cronache che i Zaratini. dopo che abbracciarono la fede, fabbricarono in questo castello un' edicola in onor di Maria Vergine. Anzi si ritiene dal Ponte e dal Tanziinger, che questa fosse stata la prima chiesa eretta in Zara al Dio de' cristiani. Ebbe in seguito il suo cappellano, che la governava, ed assisteva nelle pratiche religiose i 30 militi che custodivano il castello, al quale era permesso r ingresso nel d soltanto della festivit dell' Assunzione, cui
era dedicata
la
chiesuola.
il
Atterrato che fu
di
la
castello dal
le
veneto
governo,
affine
fortificazioni,
scomparve
anche
imagine benedolfa fu trasportata e collocata da alcuni divoti in una cappelletla. appositamente costruita fedeli, l dove sorge adesso il Santuario della B. V. che d( l Castello perci appunto viene appellata. Il canonico Girolamo Brittanico, vicario delT arcivescovo Minuccfo Minucci in una
sua memoria del
1604
ci
lasci
scritto,
venne ah anfiqtiissimo tempore eretta dalla piet de' fedeli, eh' era assai angusta, e chiusa e dedicata alla Madre di Dio da un cancello di ferro; che una pia donna del vicinalo avea la cura di accendervi giornalmente la lampada, che stava apimagine; che grande in breve ne venne la pesa dinanzi
;
1'
divozione e
cero
le
la
ahbondanli
(juali
si
fe-
limosine e
pie
obblazioni,
colle
di
fu
quesla
e
cappelletta
pellettili,
ingrandita, ed
ornata
di
altare,
arredi
o
sup-
ed inoltre provveduta
di
un
rettore
cappellano
precitala
:
373
memoria, che il sacerdote ne fu il primo cappellano che fu eletto dal Vicario arciveche soddisfece al suo incarico scovile Giandonato Begna con particolare zelo e premura dal 1540 (ino al 1604; e che in tuli' sabhati dell' anno, e nelle domeniche d quaresima soleva assieme coi chierici celebrare in canto divini uffict. S'accrebbe pertanto vieppi la divozione verso la benedetta imacrine, e quanto maggior copia di grazie dispensava Maria ai suoi fedeli divol. altrettanto questi accorrevano per far elargizioni a vantaggio del piccolo santuario. Si rese necessario per conseguenza d' istituire due procuralori laici, l'uno nobile, cittadino T altro, perch avessero cura delle elemosine, e prestar si dovessero all'ingrandimento della chiesuola. L'anno infatti 1582 venne per cura loro innalzata la rotonda, che tuttora sussiste, e la henedelta imagine di lastra d' argento rivestita. Poco dopo vi fu aggiunta una sacrista per uso e comodo dei celebranti. Ma questo non bast, che la sempre crescente aflluenza de' divoti fece nascere il pensiero di rifabbricare dinanzi alla rotonda un corpo quadrilatero, il quale dovesse dare all' edifizio la vera forma d' una chiesa. Quando ci avvenisse, noi sappiamo con cer:
tezza,
ma
dagli
alli
di
visita
la
del
zadori
viene
constatata
gua
dappoich,
oltre
r aitar maggiore,
sono ivi registrati altri tre altari^ uno cio dedicato a s. Francesco d' Assisi, un' altro a s. Spiridione, ed un terzo alla B. V., ed inoltre un Crocifisso, la cui festa si celebrava con solennit il 2 di maggio. Se esistevano gli altari, dovea per conseguenza, oltre la rotonda, esistere 11
suddetto edilzio.
intorno
struita
al
riedificato
ne
pita
fa
in
1700. ed ancora pi ampliato; e nel 1703 cola bella facciata, come la scorgiamo oggid, e come testimonianza l' iscrizione, che nella sommit vi scolquesti
termini:
SVMPTIHVS ANNO
Ai?
r)KI{E
REDEMPTO
MDCCIII.
Successivamente, cio nel 1705, fu innalzato nile, con ((uatlro campane. Venuto dippoi nel
il
bel
campal'arcisic-
1713
vescovo Zmajevich
al
possesso
di
questa diocesi,
egli,
come
mo, dedicandoli
T
374
i
il
suo
altarini
affollo
di
s.
due elefanti
Neri,
la
uno
s.
Filippo
T altro a
marFran-
chiesa, che
la
magappi
altare
della
parato
della
il
iscrizione:
consecrazione, coue
sopra
la
D.
D.
VINCENTIO ZMAJEVICH
ARCHIEPO JADREN.
Questa chiesa, senza
cappella, lunga metri 18, larga 7.
la
Neir
1
and soggetta
la cilt
nostra, fu
im-
posto
titolo
di
B.
Imagine che ivi si venera, e che solt' esso titolo festeggiala il 21 novembre, come in Venezia, di cui Zara in molle cose fu imitatrice. Questa benedetta imagine, che per la sua vetust,
irreconoscibile,
il
fu
nel
1447
da
quadro
guar-
prova manifesta dei lavori ottenuti dai zaratini colla sua intercessione. Fra questi primeggia la croce pettorale d' oro donata in testamento dalT arcivescovo Zmajevich, guarnita di 6 smeraldi. 4 zaffiri e 12 diamanti. Zara pertanto ad essa volgendosi nelle maggiori angustie, la tolse pi volte dal proprio seggio, e la port in giro solennevoti
mente per
chi negli
le
tur-
1715, 1710. 1717. alla caduta della Repubblica veneta nel 1797, neir assedio del 1S13. e nel cholra del 1836 e del 1849. dopo le ([uali epoche e la sacra Imagine ed il suo tempio ebbero vari nuovi pegni della pubblica divozione: fra quali si annovera la irrande corona coi due angioletti d' argento che sovrasta T aliare. c(l ricco paanni
i
diglione di stoffa
d' oro,
che
lo
adorna.
Neir assedio di Zara del 1SI3. a:>Ii II novembre Tu solennemente Irasporljita la suddetta imagine per le vie della citt nella chiesa metro[)olitana. ove veniva venerala con
j)arlicolari
pratiche di divozione.
11
giorno
12 del successivo
dicembre
lennit di
cui
sta
fu
375
la
celebrala
dinanzi
so-
rincrraziamento
le
intervennero tutte
il
Autorit
governatore Barone de Tomassich. Il giorno seguente nel pomeriggio fu levata la sacra imagne e con pomposa e solennissima processione riportata al suo Santuario, dove si cant r inno ambrosiano in segno di gratitudine per aver liberata la citt da maggiori disastri.
Nel 1849 essendosi manifestati alcuni casi del morbo cholra nella nostra citt, il giorno 14 d' ottobre fu levata
la
Duomo
capitolo
dal
clero.
mag-
liberazione
agli
di
decembre,
rendimento di grazie pella solenne pontificale ed omilia, e nel pomeriggio con generale processione per tutta la citt; dopo di che fu l'iposta nel suo
cessazione del
Sin da principio questo santuario ebbe
il
santuario.
suo rettore o
cappellano come
di
sopra
si
detto,
il
memet
desima avea
vo.
del
la
Uno
di
questi fu
il
canonico
Tanzlinger,
canonico Carlo Felicinovich, che v'introdusse nei sabbati e nelle feste la divozione del s. rosario, la quale continu sino a' nostri tempi, e nel cholra del 1836 divenne quotidiana. A dimostrare la sua divozione verso la benedetta imagine volle esser ivi sepolto, come lo
secolo passato
dimostra
sa,
la
seguente
scritta,
esistente nella
alla
nave
della chie-
cappella:
]^
fondamenti della casa del cappellano dalla [)ubblica e privata piet fu eretto un ospizio pei Padri Cappuccini.
Nel 1737
Lo
attesta
T iscrizione
:
posta
sopra
la
porla
d'
in-
IATRir,VS CAF'VCCJINIS
rVJJLICA
W PRIVATA PIETAS
.
MDCCXXXVII
Ad
376
con Decreto del Senalo Vendo di data 1." dicembre 1736 furono accolti nella nostra citt, e due di loro destinali con annuo assegnamento alla cura spirituale degT infermi nel militare ospitale ^). pocanzi eretto, ove
si
concessa
perci n
la
messa
e per T amministrazione
il
Sacramenti.
procuratori,
cappellano, ned
quest' ultimi
le
i
ad amministrare le rendile, e quello a celebrare funzioni di metodo. Quando poi nel 1812 furono attivati
di
consigli
consiglio do-
sette
membri,
oltre
il
podest
ed
il
paroco, e ritenuto, che non era del caso di occupare tante persone per una gestione di poca entit, e visto pure che la chiesa non avea paroco. fu trovato opportuno di affidare
la
gestione
alla
al
ciocch'
in
vigore anche
venti; e nel
stello
giorno
d'
oggi.
la
1807
il
condel Ca-
rest privo
dei
nostri furono
stro
richiamati da S. E.
Rev.ma
T arcivescovo
no-
degnissimo Pietro Maupas, che il d 24 febbraro 1868 con grande letizia della citt tutta, e loro conseli insedi, gn solennemente il ristaurato ammobiliato ospizio per loro abitazione, e la chiesa con tutto il suo corredo per le relative
ufficiature
e pratiche religiose.
Per cura dell' arcivescovo Zmajevich questo Santuario slato aggregato in data 17 giugno 1736 alla Basilica Lateranense; in virt della cui aggregazione essa provvedala
di
parziali,
al
qual' effelto
per necessario di ricercar la conforma Suir architrave della porla maggiore trovasi
ogni
la
quindcnnio.
:
seguente scrina
chiudere
in
la
presente
descrizione,
riporteremo
V erano
Oh|h'UiI
quali
di
vennero
uarmo.
fece
il
selciato
*)
^^66'''i
civile.
Fu conservato
di
377
maglapide
giore d'ingresso,
cui
iscrizione,
scolpita
su
bella
lavorato, la seguente:
QVEM
OB PRAESENTIAM ANIMI FIDEM ET PRVDENTIAM
GESTA
CORCYRAE PRAEFECTVRA ARMORVM SVSCEPTI PRO REPVBL. LABORES ITINERA ET NEGOTIA IN EXPEDITIONIBVS AD ATROS PRO SECVRITATE NAVIGANTIBVS SINGVLARI DEXTERITATE CONSECVTA CLARVM REDIDERVNT SVPREMI OFFICII MONVMENTVM STEPHANVS NEPOS MOERENS PONENDVM CVRAVIT
A. CIO.IO.LXXVIII
dell'
Epistola
D o M PAVLAE GRIMALDI MATRIS AMANTISSIMAE CINERIBVS MOESTI MOSER DE FILII FILSEK POSVERE
.
. . . . .
.
IDIBV8
JANVARU
MDCCLXXVI
La seguente
iscrizione,
QVOD TEMPLVM ET CIVES SERVASTI A FVLMINE VIRGO JADER A EAETATVR GRATA PATROCINIO
XII
SIJRIS
MDCCLII
E
l'altra,
378
il
rstanro fattovi
nell'anno istesso
del
ProvvediJor
Generale
H. M.
P.
BALBI
G.
RESTAVRAVIT
Ag<?iungiamo per ultimo la bella iscrizione^ fatta scolpire dall' arcivescovo Zmajevich sul sepolcro, che ancor vivente s' ebbe apparecchialo davanti F aitar maggiore la quale iscrizione, che appalesa la modestia e l'insigne piet del benemerito prelato inverso la ss. Vergine, in questi termini concepita
;
:
VT
D o VINCENTIVS ZMAJEVICH ARCHIEPISCOPVS JADRENSIS APVD VIRGINEM VIVENTIVM PARENTEM MORTVVS VIVERET ET EXTINCTVS QVOQVE OBSEQVIVM AETERNARET ANTE ARAM MATRIS
.
.
isi
TVMVLVM
MORTALITATIS SVAE CVSTODEM NOVISSIMA COGITANS IN SPEM RESVRRECTIONIS VIVENS POSVIT AETATIS LXII MDCCXXXTII SEPTEMBRIS OBIIT DIE XI
.
.
.
ANNO MDCCXLV
ivv
CJi!c*
di
I*iotrc> <ip.
in
Zara
li'
chiose,
s.
al
principe
apostoli
detta
di
consegrale,
ili
/'
aiitivii
caftcdrale.
e
n,
hctro reenfwro,
allual-
allrimenli
pidz^z^ti
/hccoI<k
di
Pietro
esiste
ovvero
monte,
piazzn
tosto
i/tutffdr.
Nissuna
queste
come
vedremo.
a,
379
s.
L'antica cattclralo di
l*iit*o.
apoche stolo. Della sua origine molto diffcile stabilire alcun di certo. Non v' per dubbio, eh' essa non fosse assai anLa cattedrale era dapprima
intitolata
s.
Pietro
tica
e molto bella.
Perdette
di
s.
il
di s.
Pietro
vi
furono trasportate dal vescovo Donato le ceneri di lei ^/Tcdesia cathedralis (jadrensis) olim eraf sub titillo sancii PeIri^
de
cfjjus
diffcile
est;
primaeva aedificntione aliqiiid certi slatnere peromni tamen dnhitatione carel et ortu et splenTiluliis
S. Retri
quo
ejus
cineres
trana
S.
Donato Jadrensi Episcopo adductae fuerimt''. Cos 1' arcidiacono Ponte nel suo commentario delle cose ecclesiastiche di Zara, e cos pure gli altri nostri istorici Begna, Gliubavaz ecc. Secondo essi adunque antichissima ed illustre
eir era
questa chiesa
principio
del
di
s.
Pietro
apostolo.
vi
Se,
in
infatti, s.
Doal-
nato
della
al
nono secolo
si
depose
dire
essa le ceneri
altrove
di-
santa
martire Anastasia,
dee
eh' esistesse
meno
fioriva
Se
poi.
di
come abbiamo
siamo senz' alcuna esitanza conchiudere aver avuto origine molto tempo innanzi, e la sua fondazione risalire probabilmente sino al quarto sooolo sotto Felice vescovo di Zara. Non possiamo accertare, se questa fosse quella chiesa di s. Pietro, a cui LJrsinio. Gonfaloniere di Zara, lasci con testamento deir anno 418 tre pezzi di terra oltre il porto, con casa e cisterna sotto il monte argentario alT ingi del monte ferreo. Se ci fosse dato di ci constatare, non rimarrebbe pi alcun dubbio sull' antichit della medesima, e potremmo attribuire la sua fondazione (corno dissi) almeno al secolo del nostro vescovo s. Felice. Questa chiesa, danneggiata dal tempo, fu rovinata nelP assedio del 1202, e le antiche sue vestigia le riconosciamo nella cripta, sottoposta al presbitero
deir attuale metropolitana.
titolo,
Se
poi
perdotlo
T originario
in
suo
del
fu
per
in
(|uost'
ultima
eretto
un' altare
onor
suo primiero patrono s. Pietro, al quale fu pure innalzato sopra la maggior porla un monumento, consistente in una statua marmorea, rappresentante questo principe degli apo-
sloli,
380
mentre ricevea la suprema potest da Cristo, pendente in croce dall' allo della tribuna, confermava nel ministero colleghi, che sugli epistili della chiesa in tante altre statue veniano raffigurati.
che, assiso su cattedra vescovile
da'
Zave-
verso
di
il
scovo
la
Homa,
Cristo in terra, e
fin
Capo
di
tutta
da
principio
della
loro
conversione alla fede, un tempio cos illustre e bello, e colr averne in seguito eretti altri due in suo onore, come or ora vedremo, nei siti principali della citt, dimostrano indubbiamente la loro ferma fede e costante credenza, essere il Romano Pontefice la pietra angolare, ed il fondamento su di cui s'erige tutto F edilzio cristiano, come pure dinotano essere stati essi sempre uniti con Roma^ e non essersi giammai da
essa disgiunti.
Chiesa
di
s.
n.
Anche questa
ma, essendo
drale,
di
chiesa, dedicata a
edificata
s.
stata
cui
innanzi
di
s.
femmo
mut
si
il
titolo
di
Pie-
tro in
memoria in testamento dell' anno 908, in cui si fa pure menzione di s. Anastasia ,yDimitlo in S. Petio uno savana de panno serico: in S. Anastasia una cuppa de argento et uno panno de sirico". Donde si deduce che a (fuell' epoca, avendo la catquello
Anastasia. Di essa
trova
tedrale gi perduto
il
suo
titolo
originario
di
s.
s.
Pietro
ed
Anastascrittura,
chiesa di
s.
Pietro, nominala
nella
riferita
non sa la prima, ma un' altra, edificata dopo il succeduto cambiamento, cio nella prima met del secolo nono. Fu denominata della piazzala^ perch sorgeva dinanzi una piccola piazza, situata vicino a s. Antonio abbate. Venne in seguito
appellata di
s.
Pietro vecchio^
per
dislirmuorla
da quella, che
venne innalzala nella piazza grande in onor pure di s. Pietro, vergendo alla sua fine il secolo dodicesimo, e che, come
fu
perci
denoininala
stabilite
in
s.
Pietro nuovo.
nel lir>l;
la
collegiale,
Zara
per
e prerogativa
che perdette
nel
UJiKJ
riforma
del
881
rimase ad una confraternita sotto r invocazione della ss. Annunziala^ di cui una sacra immagine da remotissimo tempo vi si venerava, ond' anche dicevasi chiesa deli' Annunziata, o di s. Maria nuova. Da tale
captolo catledrale.
Allora
pia
fu
1462,
in
il
necessario
il
al
divin culto
1540 succedette
s.
passaggio
le
essa
fece l'an-
Marcella.
de' turchi
di
di
Nelle
prime
irruzioni
nella
citt
in
Dalmazia
(che
s.
verso
il
1500"),
distrutto
Nona per
s.
bisogni di forlifi-
Maria,
Marcella
dell'
convento,
di
s.
fu
ad esso,
Il
in
ttolo
Marcella.
sito
di
tamente
dosi da
in
memorie
la
quel
tempo che
s.
Marcella
s.
si
dicesse
cella
e che di
Mar,
portasse pure
nome uno
anche
tal
;
Certo
causa delle fortificazioni fu rovinato laonde rimaste di nuovo senza tetto, un altro locale trovarono, pel quale si richiedevano ducali 500; ma non potendoli esse pagare, il senato con ducale dell' 8 gennaro 1540 ne fece generosamente l'assedomicilio
nuovo
per
gno.
le
questo locale fu
rispettivo
la
chiesa
di
s.
Pietro
vecchio
e
con
delle
di
della
titolo
soppressione
di
collegiale,
pievano
la
abitazione
e
le
dove mediante
Fedeli
s.
propria
industria
e
pie largi-
si
ridussero un
agiato
decente
di
chiostro,
detto pure di
accordalo
di
conservare
di
Nona,
con-
dovervi accogliere, oltre le donzelle nostre, le nonesi eziandio, come allora che il monastero col sussisteva. Nuove sciagure sovrastavan IVattanto a quella citt, la quale non polendo esser convenientemente dilfesa, era dai
veneti
{\m^
dizione per
volle incendiata
di
perch
tali
turchi
devastazioni
non vi (1640)
si
anni-
vennero
*) Itamni. xuralino a
1851
j).
23.
da
di
l
382
la
Zara le rcli(fuie di s. Ambroorio, s. Anselmo e s. Marcella, con altre sacre preziosit, e nella cattedrale riposte; ma poi nel 1()5() iurono solennemente porIrasi'erile
in
tale
mensa delT
ivi,
altare
della
sotto
Nona, il cui prelato aveva il diritto di visitarle pontilcalmenle. essendo per nel resto soggetto il monastero alf arcivescovo di Zara. Da ultimo, nel 1782 vennero con pompa ecclesiastica ricondotte a Nona. Questa chiesa ha la forma di un rettangolo, lungo m. 17, largo 8, colla bella sua fronte di stile lombardesco rivolta a settentrione nella via pubblica, e con appresso un
custodia dei capi della
elegante campanile, eretto a spese delle monache nel 1736;
vede che la parte inferiore. In quest' incontro ristaurarono anche la chiesa, e poco dopo vi costruirono un nuovo parlatorio e capitolo. Osservavano la regola di s. Francesco, e perci Clarisse erano denominate. Perfetta n' era T osservanza della regola, ciocch serviva di grande edificazione a tutta la citt. Nel 1750 erano desse in numero di tredici con una conversa e quattro educande. Nel Sinodo diocesano delT arcivescovo Minucci dell'anno 1598 il numero fu limitato temporariamente a dieci. Procuratori loro erano i cittadini di Zara, e di tal ceto dovean pure esdel quale oggid non
si
del ceto
degli arti-
giani,
dei
bottai,
monache attendemaggior
divod'aliar
vano
ornamento e servizio
di
lamina
d'
argento
*).
per
nel
1748
Per antica consuetudine. ne' pubblici bisogni, veniva portata in processione per tutta la cill la sacra immagine, a cui prendevan parte il capitolo e tutto il clero. Olire al prefato altare ne avea altri quattro consegrali in onor della visitazione di M. V , di s. Chiara, di s. Margarita e di s. Bartolomeo ap. Soppressi convento e chiesa al principio del secolo dalla reggenza italica, le monacbe passarono in s. Maria, V immadi
nuovo
bei
marmi
la
fornirono
fu
trasferita
alla
cattedrale,
si
venera, e
1'
una e T allro
furono
con-
caserma.
uKar
*^
t'tii
I'
ilelln
ss.
Aiiiutn/Jtttu
in
Diioiuo.
e.
383
s.
nuovo.
era
Cheiia di
E'pptro
La
situala
terza chiesa
dedicata
al
nel
mezzo
delia
di
piazza
s.
grande,
ed appellavasi chiesa
Pietro
Anche questa era molto antica, trovandolas innalzala nel 1154 al grado di collegiata. D'un suo pievano, di nome Madio, abbiamo memoria in documento del 1162, e d'un altro, di nome Michele, in scrittura del 1167 ^^Michael Piehaniis S.
Pelvi noci^'.
Come
1393
le
altre
collegiate,
titolo
cos
di
questo
ed
pub-
ove sin da' pi antichi tempi si trattavano le cause, si promulgavano le leggi, e le decisioni civili e comunali, come si rileva da scrittura del 1199, in cuileggesi: ad dioersorum j,//? plateis post tribtmas S. Petri iodi\ cum
blica loggia,
causas
disciiliendas
et
definiendas
resderemus^'.
Troviamo
memorie, che non solo nella loggia, ma benanco nella chiesa di s. Pietro nuovo, si congregava alcune volte il consiglio jadrense per trattare affari d' importanza. Nella radunanza generale, tenuta il 4 luglio 1251, fu conchiuso di spedire
deputati alla Serenissima per
implorare
scritto
una
in
remissione
i
del
Zaratini colle
consiglio,
quel
termina
af)
cos
^^Actnm
est
hoc
omniljus praesentibus in
chiesa
appellala
col
nome
detta
di
s.
s.
dalla
precedente,
era
assai
di
come abbiam
pi nel
antica
di
memoria
soltanto
secolo do-
non che fu, con indulto del Pontefice Nicol V del 4 giugno 1447, a causa della sua situazione demolila, ed in suo luogo piantalo il veneto stendardo. Essendo stato incorporalo nel 1394 il clero di questa pieve al nuovo capitolo cattedrale, vi furon perci pure annesse in virt del Breve dello slesso prefalo Pontefice dell' a. 1448 le rendite e gli oneri a (|uollo inerenti, abbench ii capitolo non ne andasse al possesso che del 1456. Uno degli oneri che si adoss il nuovo capitolo si fu quello di
questa chiesa, se
tre
384
messe seltimanali da celebrarsi all'aitar di s. Pietro nella cattedrale. Fra le rendite v'erano le pigioni di alcuni stabili, situati in quelle vicinanze; e specialmente dove ora esiste la granguardia., per la quale la camera lscale pagava nel 1563 al capitolo lire diciotto dalmate d' attto prezzo che non parer molto tenue a chi voglia riflettere, che quell'abitazione fu ridotta nel 1332 una muracca a causa di un in;
1562
lato
di
guardia.
Dal
livellate
a particolari,
la
70, e
la
chiesa
di
Stefano
ora
s.
Simeone
I.
12
all'
anno.
Cliiesa d
9.
Donato.
s.
Donato
ci
opuscolo
riportiamo .^Memorie di
sotempio quel desso, che fu da zaratini stenuto, essere questo edificato in onore di Livia, moglie di Augusto, in graia ricordanza dei benefci dall' imperatore Augusto ricevuti, ed abbiamo detto essere probabile, che questo tempio, pagano nella sua origine, sia stato convertito in tempio cristiano nel nono secolo, da s. Donato, vescovo di Zara, terzo di questo nome. Se non che, rovistando un po' meglio le antiche patrie memorie, trovammo essere opinione di molti, che il santo vescovo di Zara Donato, primo di questo nome, il
in quello scritto
Abbiamo
in
tale
dignit
dagli
apostoli
costituito,
avesse egli espurgato dagli idoli questo tempio, e al vero Dio consecrato. Noi facciamo nostra questa opinione dei noriteniamo assai pi probabile, ed stri maggiori, perch la anche pi consentanea a ([uanto abbiamo esposto nelle prime pagine di questo volume. Diciamo quindi, che una delle prime e pi antiche chiese di Zara si fu (juesta di s. Donalo, che fu consecrata al vero Dio da s. Donalo vescovo di Zara. primo di ((uesto nome, nel primo secolo, e che in sejfiiilo questo titolo assunse nel secolo decimo, dopoch all' onor degli altari veniva innalzato il vescovo Donalo, terzo di questo nomo, e collocata in essa la sacra sua spoglia nu>rlale.
antico ed
385
di
descrivere
questo
d'
Ci premesso, tenteremo
da
si
storico,
interessante monumento.
Circondato
della
ogni
parte
edifizi,
quasi tutta
dell'
la
air occhio
estolle
osservatore,
le
infuori
cupola, che
alta
il
sopra
torri
della
ai
citt.
cui
22 metri
piano.
Sei
gi-
lulla
sostengono una volla, che gira tra intorno intorno in una altezza di 8
'/<,
metri,
formando
i
una galleria circolare, sorretta da altrettanti pilastri, sostentano V eccelsa sua cupola. In fondo del piano, quella di petto air ingresso s presentano (re absidi
;
quali
dirim-
mezzo
anche
pi larga
nella
Sono esse
ripetute
Davanti ad esse, in luogo di pilastri, vi sono nel piano inferiore due alte colonne liscie di marmo 2.20 e due altre orientale della circonferenza di metri pi piccole nel piano superiore, formato dalla galleria Tutte quattro, hanno capiteli d' ordine svarialo, e pi o meno vago. Dal piano attuale sino alla sommit sonvi 34 metri di altezza e notisi che il piano antico dell* edifizio assai pi
descritta
;
air ingi
gi,
del
per
la
si
loro
bellezza,
per
singolarit
Si
ha esempio
nell' arte.
scorgono alcune colonne di marmo, innestate nella grossezza dei muri perimetrali, ciocch dar motivo a nuove investigazioni nei prossimi progettali ristauri. La sommit della cupola, dove in questa specie d' edifiz v' d' ordinario un occhio per tramandare la luce, patita essendo per la sua vetust fu in parte demolita, e coperta da un tetto, composto di legname e di tegole; onde per illuminare l'edilzio
furono aperti vari
d'
fori
Il
portale
ingresso, opera moderna del secolo scorso, ricorda T arcivescovo Zmajcvich, il cui stemma scolpito sulT architrave. L era T antico ed originario ingresso, adorno di sfingi e d altri emblemi della pagana antichit. Era assai pi ampio, e lo si conosce dall' arco che lo sovrasta, nella cui volta si ravvisano le traccio di un antico mosaico. A mezzo di una scala di pietra a chiocciola, che ha principio vicino
r abside a sinistra
l'
dell'
ambilo perimetrale, si ascende alla galleria su[>eriore. Le noto due iscrizioni lapidarie sono incastonate nella base del primo pilone a sinistra di chi entra. Sono occulte poich
25
slrnlti
386
essa sostenuti.
rimasero tolalmenlc interrate^ quando venne innalzalo il pavimento doir cdifizio, in seguilo all' elevamento del piano della eill, provenulo dalle ammonticchiate rovine degli edilizi, dinei
molti
assedi guerreschi da
abbiamo, il tempio di s. Donato, quale, tranne qualche mutazione, si fu prima della sua conversione in tempio cristiano. Preso dal Governo per ragion di guerra nel 1798, trasporlale in Duomo le sacre
Taf
oggid,
come
descritto
l'
imagini,
insegne cristiane, e ridotto a magazzino militare, ritorn nel primiero suo stato d' origine, come ora lo vediamo. Poche notizie troviamo di questo tempio negli scriltori delle cose nostre. Porfirogenito
gli
altari,
le
reliquie,
le
altre
ne fa un breve cenno, e lo rassomiglia a s. Sofia il Ponte ne parla un po' pi dilFusamente, non per quanto basta; cosi Gliubavaz, il Begna, ed altri ancora. Appena nel diciasetil tesimo secolo cominciamo ad averne qualche notizia particolareggiata. Apprendiamo, infatti, dagli atti della visita canonica dell' arcivescovo Garzadori del 1627, che in due sezioni si partiva, inferiore cio e superiore. La chiesa inferiore, eh' era la principale aveva anticamente nelf abside di mezzo, r altare della ss. Trinit nelT abside a dritta quello di s. Donato coli' arca del santo patrono, fabbricata per disposizione testamentaria dell' egregio cittadino Gregorio Morgane T anno 1460, ed in quella a sinistra 1' aliar di s. Luca evangelista. Nella seconda met del secolo sestodecimo, dopo cio la demolizione della chiesa di s. Maria Maggiore, venne di l ivi trasportata una veneranda imagine di 3Iaria V., e
;
:
collocata
nit
di
sull' aitar
principale.
In
allora
la
pala
venne posta su quello di s. Donalo. Nel 1622 l'arca s. Donato, che ab antico si Irovava inserta nel muro del
suo proprio altare, fu levala di l, e fatlane la solenne ricognizione della reli([uia dall' arcivescovo Stella, ne foce egli
nuova, pi bella e pi preziosa, v' inchiuse il sacro corpo, e la espose alla venerazione de' fedeli sulla mensa dell' aitar principale, sotto V icone mariana suddella. Quest'ultima poi venne coperta di lamina d'argento nel 1670 dall' arcidiacono Ponte, che le professava gran divozione. Cos l'aliar magiriore rest dedicalo alla ss. Vergine purificata, ed inoltre al santo patrono. Kra (juesto altare tenuto in grande venerazione, ed ulTiciato da 12 Sacerdoti, coniponenti la religiosa congregazione della carit, della quale parleremo a suo luogo. L'arca del santo fu nuovamente ri-
costruire una
dotta in miglior 'forma
Friuli,
387
dall'arcivescovo
Vittorio
fallo
noi
1705
e collocata su
di
appositamente erigere, e dinanzi al quale volle anche essere sepolto. In questa circostanza fece anche lastricare di nuovo il pavimento. AH' altare della anss. Trinit era nessa una laica antichissima confraternita dei Calafati, stada
lui
confraternita dei Casseroli (luganegheri) la quale provedeva al suo mantenimento. Anche di queste confraternite si far cenno
bilitavisi
nel
1669.
quello
di
s.
Luca era
unita
la
suo luogo.
Vicino all'aitar
s.
della
Trinit
ap.
ne
fu
eretto
a
in
Giacomo
Dappresso
1'
questo
avea principio la scala a chiocciola suumenzionata, la quale in un dato punto si partiva in due rami, uno dei quali con1' duceva alla scala santa, e altro alla chiesa superiore nella
galleria.
s.
aitar
della
B.
V. della
instituita
si
Neve, servito dalla confraternita di tal nome, nel 1688, e composta di cospicui cittadini, che
citavano
fu
in
ivi
vi
religione,
eserperci
anche denominata
6 febbraio 1713 nel Gioved Santo vi si celebravano due messe, una piana, ed una solenne. Neil' abside a dritta v'era r aitar di s. Osvaldo, a cui zfiratini professavano particolar
i
il
protettore contro
v'
le
febbri
di
s.
ter-
manca
dell' aitar
maggiore
era quello
Maria
Maddalena, che yenne poscia dedicato a s. Margarita. V'era ancora un' altro altare, e questo dedicato a s. Martino. L'altro ramo della scala a chiocciola melteva alla Scala Santa^ che
appellavasi col titolo di S/ccrario. L' origine sua
soltanto
esisteva.
rara,
ignota, e
di
da qualche scrittura
rilevasi
di
di
che nel
1480
rosso
di
gi
Conslava
s.
di
28
i^radini
marmo
quella
Ferdi
del
Pretorio
Pilato
Giovanni Laterano. Era prima di legno. Fu edificata in tal forma a spese e per cura dell' arcivescovo Zmajevich, ed inoltre arricchita delle stesse indulgenze di (|uella di Roma con Decreto della congregazione dei 16 febs. braio 1736, da rinnovarsi ogni settennio. Ouattro volte all' anno si ascendeva solennemente dai fedeli a ginoccbiji piegale, nella festa cio dell'Epifania, nel Gioved Santo, *'') nel di
)
Il
fsioved
Hanto
lopo
la
h.
funzione
lei
Duomo,
la
l'
Mrcivescovo ed
il
Prov-
Donato a
far;
Scala Santa.
della
388
di
tulli
i
Sanli
il
qual^
Ordinario giusta
Ivascvve
:
prefato
etc.
Deet
per memoria
UfilL'ersis
Adau-
(jendatn
coifessis
fidelinm
rclifjinneni^
omnibus
vere
poetiitenlihns
ac
Ecclesa S.
stinatami in
Comunione refectis^ qui Scalam sitam in Donati Civifatis Jadrensis^ orationi tantum dequaluor anni diebus per Orduiarium designandis^
ss.
pr Christianorum Principum concordia^ haeresum cxlirpaione. et s. Malris Ecctesiae exaltafione pias ad Deum preces e/fuderint^ Pienariam Indulgentiam concedinius. Insuper iisdem^ saltem contritis Scalam hujusmodi in reliquis tofius anni diebus nt sapr ascendentibus et ibidem oranlibus^ quo die pari ter id egerint^ centum dies de njunclis poenitentiis relaxamus, in forma Ecclesiae consueta eie. Volumus aufem ut dieta Scala atiis tisibus non inserviat.^^ Il 16 Giugno 1787 fu confermato ad Septennium da Pio VI. Questo venerando sacrario venne ristaurato ed abbellito nel 1752 dal Provveditor Generale Girolamo Balbi, come lo dimostrano lo stemma gentilizio, e
el
ibi
H. M. B.
p.
G.
ANNO
D. MDCCLII.
XV. MxV.
Nel sito, ov' era appoggialo il grande Crocifisso, esiste ancora scolpila la seguente iscrizione:
Neir Oratorio
a
creilo
1707.
del qual
monumento non
tempio
:
esiste
che
la
muro
del
JVSTINI A RIPA PIETAS IN MARMOKE SVRGIT QVOD VIVENS TRinVIT MORTVVS UIC OPERIT
Oltre air ingresso
lalo,
principale,
di
cui
abbiamo sopra
\n\v-
ve \\ era ancor uno a dritta dolf aitar di s. Donalo, il quale metteva in comunicazione (juesto lempio colla sagrestia della basilica melropolitana. Vn esso edificalo dall' arci-
389
vescovo Znujevich
tiillavia
la
lo
nel
1732, come
diinoslra
T iscrizione
esislenle
siili'
architrave della
porla,
ora
immurata
PRESBYTERIS ET POPVLO PORTAM PIETATE PARAVI PRAESVL: PLAVDE PATRI PLEBS PIETATE PARI. MDCCXXXII
Nel 1649, abbisognando il governo veneto di un edifizio pel foraggio della cavalleria, che erasi in Zara accredalla ottomana posciuta, in causa di guerra, minacciata tenza, il nostro tempio venne preso e destinato all' uopo.
Fu
s.
allora
trasportala
1'
di
Martino, e l'arca di
s.
Donato
tempio,
in
l'
Duomo, sopra
una e
1'
l'altare
di
Orsola. Restituito
altra
furono
suo luogo devotamente riposte. Ma nel 1798 fu definitivamente occupato dal governo austriaco, e convertito in magazzino
gine,
di
proviande
militari.
;
fu
Duomo
Prima per della consegna, fu levata l' imagine della Ss. Verfu suU' altare della Concezione
;
disfatta
di
s.
in
custodia
nella
cripta,
Donato munita
generale,
basilica,
vicario
della
provvisoriamente
il
nella
procura
ri-
finch levato
in
di
una
ai
cassetta di
noce
inar-
santi e
30
eh' era
reliquie,
e stabilita la
domenica quarta dopo Pasqua, nel Santuario delle prefata Domenica a solenne ricordanza
pure
in
della
Duomo
in
tradella
sferito
inclita
ed eretto
nella
cappella di
s.
Anastasia
degli
onor
martire e patrona.
del pari estratto
il
Furono
trasferite
altri
le
ossa
fatto
arcivescovi,
Duomo;
benanco di quelle di alcune tombe, edificate nel in pilastri ed i muri principali del tempio.
fu
Per renderlo pi acconcio questo edifzio allo scopo, r i. r. Genio mililare vi costrusse due intavolature orizzontali e parallelo al pianterreno, la pi alta delle quali va a congiungersi col piano della galleria ma queste costruzioni, che servirono tanto bene all' uso, a cui si volle destinarlo, tolsero all' osservatore il bene di poterne discernere ad un
;
colpo
la
sua struttura
Circa r occnpaziono
di
390
Con fondi
perosa
di
la
sempre
alla
che le fosse perci contribuita una pigione, la quale fissata prima ad annui fiorini 200, fu poscia innalzata a f. 400. Venne in seguito alla Fabbriceria nei 1870 restituito,
Chiese, richiese e finalmente
ottenne,
indi
da essa
di
alla
corse
recente tra
Fabbricieria.
si
il
Rev.mo Ordinano
ritenere
pel
l'Eccelsa Luogotenenza
ha motivo
di
di
per
certo
che r
stici
i.
r.
Commissione Centrale
Vienna
rintraccia-
monumenti
stato
storici
ed articol
edilzio
venga
ridotto
nel
primiero suo
originario
intavolature,
l'
mano
attuale
Clioisa d
l>
s.
Ilaria
di
maggioro
s.
liiicoiie.
Una
delle
delle
pi
cospicue
chiese
di
Zara era quella di s. Maria maggiore. Fondata nel V secolo ad onor di Maria Vergine e di tutti Santi, fu riedificala da Maria moglie del Bano Dorso nel 1018 in forma pi sontuosa. Fu appellala con questo titolo per distinguerla da
i
quella
cola,
monache benedettine, che, per essere denominavasi s. Maria minore. Fu detta anche
delle
pi
s.
pic-
Maria
monache. Era la prima e principale delle sei collegiate, istituite dalf arcivescovo Matafari nel 1154. Avea il suo pievano, (piatir mansionari,
diceasi
delle
tre
il
Formavano
al
questi
capitolarmente
i
si
radunavano
suono
gli
di
campana
per trattare
di
loro
affari.
Suo pievano,
fra
altri,
meritevole
era
Grisogono della nobile famiglia Fanfogna, il (pialo dal capitolo di Sebenico venne eletto al governo di quella chiesa, della quale fu il secondo vescovo. Aveva inoltre una pia Congregazione di 20 preti, che ufficiavano in modo particolare l'aliar della Verdine.
situato
(lap])resso
la
porta principale
(Iella
;
391
di s.
Flocco,
ma
che ne' tempi antichi appellavasi porla dell'arsenale, che l ed in seguito porta di s. Simeone, vicino esisteva una volta dopoch in questo tempio fu collocata la reliquia del santo. Ergevasi, infatti, questo maestoso edifizio a manca della suddetta porta, su d' un piano orizzontale, e precisamente l dove nel 1848 venne costruita quella salita di terra, che conduce sopra il terrapieno delle mura. Il frontone ei Ire muri esterni e le interne pareti, erano tutti portali, nonch incrostati di pietra battuta, tagliata nelle cave del nostro isoi
lario della
ciocch
tuttavia
si
lati
quale accenna ad
un sontuoso fabbricato, una volta esistito. Aveva questo tempio 25 metri di lunghezza, e 18 di larghezza, non compresa la cappella maggiore, ch'era lunga 12 e larga 7 metri e coperta da cupola a volto reale. Otto grandi archivolti, sorretti da pilastri di pietra, separavano la nave principale dalle laterali. Il presbiterio era diviso dalla chiesa mediante un grand' arco, munito di dorato cancello d ferro. Sul diametro dell' abside semicircolare elevavasi la tribuna, o baldachino di marmo, portato da quattro colonne di marmo orientale, sotto il quale eravi l' altare col ciborio di legno dorato per la custodia della ss. eucaristia. Dinanzi T altare era collocato il coro, tutto di pietra, con 32 sedili. Non mancava di organo, che anzi era uno dei pi sonori ed apprezzati. In capo della navata destra laterale, cio a borea, v'era la cappella dell'arca di s. Simeone Profeta, fabbricala di pianta nel 1368 in onore di lui in quella a mano manca l'altare della B. V. mantenuto dalla congregazione dei preti. erano pure in antico tempo nella prima gli altari di s Pellegrino, di s Martino e di s. Nicol v. colla scuola de' marinaj, e nella seconda quelli dello Spirito Santo, di s. Girolamo e di s. Zoilo colla sua arca. Sopra il volto della cappella di s. Simeone, il quale era fregiato di cinque stemmi, di cui s'ignora il titolo, era scolpita la seguente iscrizione, che sembra in qualche parte erroneamente riportata LAVRENTIVS PERIANDER lADRAE ARCTIIEPISCOPUS DEOSCIJLATVS EST PRIMVS S. SIMEONIS CORPVH CVM EREMITLS ACTRII5VS JADRAE RECTORIIiVS CLERO INDE AC POPVLO DEVOTI AMATORinVS DEFERENTE PIUNVS AD S. MARIAM PRE;
HliVTERORVM
Vlil
NOSTRORVM
Nel
protettori
392
di
do' fedeli
di
13i)9
collo
ol)l)lnzioni
fu
imialznt<
un
di
colonne e
l)usli
dei
santi
si
sopra
NEDICTIONE
D.
MARIAE AC SANCTI
F.
{pielate fdelinm')
piano
oravi una
iscrizione
lapidaria
del
IN FABBRICA TVRRIS
AD VOCATOS FIDELES
MARIA DIVA CVM SENE SIMEONE
SINT PROPITIl
DESSAE DE CATTOPAGNA
la
nobile
famiglia
de
Caltopagna
nelle
si
attesta
Simeon
Regna
sue
memorie
nel
di
Zara, era
le
la
terza
delle
XIV
secolo per
in
stazioni
di
ed
acquisto dell'Indulgenze,
a
g'uisa
specialmente
basiliche di
occasione
Si
Giubileo,
delle
selle
venerava in essa un' antica e prodigiosa imagine di Maria santissima, per cui era assai frequentala. Ma dopo che fu in essa trasportato il corpo di s. Simeone, divenne celebre questa chiesa non solo in Zara, ed lontane regioni. Propagatasi in in Dalmazia, ma ancora in breve la divozione alla sanla reliquia, giunsero da ogni parte alti personaggi e divoti fedeli d' ogni grado, celo e condizione per venerarla, e per adempiere i loro voti, lasciando ricche obblazioni, ed elemosine generose, in attestalo dei favori e dello grazie ricevute. Allora fu, che con grande dispendio venne costrutta la bella facciata del tempio, e si
riedificarono
di
Roma,
pianta
fu,
la
cappella
di
del
santo, ed
il
sontuoso
campanile. Allora
che
molli e
([uesti
preziosi
arredi
venne
di
provveduta, annoverandosi
argento dell'altezza
di
fra
quattro
candelabri
le
quattro braccia,
come narrano
nostro
tare coi rispettivi gradini
393
cronache, ventiquattro lampade grandi e trenta piccole, un lampadario pure d'argento con 72 lumi, dodici candelieri d' altare, una croce ed una corona d' oro, un paliotto d' aldella
mensn,
sei
vasi da
quali,
fiori,
un-
nel
peso questo ricchissimo corredo d' argento di 300 oncie. Tutto che, giusta alcune memorie, pesava due milla libbre, e che era gelosamente custodito dai procuratori deli' arca, fatalmente svan pegli estremi bisogni, che pat pi volte la citt
tutta
d'
d'
dicasi
che adornavano la santa arca. Questi sparirono dal tesoro della chiesa, ov' erano stati nascosti per timori di guerra e di rapina ; e perci, essendo procuratori dell'arca nato un tumulto nel popolo, fu contro istituito un processo, del quale non vedendosi giammai la
dei Quattro angioli d' argento,
i
fine,
scritti
s.
in
dileggio
giudici
con
di
che alludevano
limbo.
alla
discesa
degli angioli
Simeone
Ma
per
le
vicissitudini
dei
tempi scomparve
dalla
lala,
un tratto. Per ragioni di guerra minacciala ottomana potenza nel 1570 fu nella maggior parte smantelper dar luogo a nuove fortificazioni, e le sue rovine nei terrad'
sola navata
che la separavano con murature cementate otturati, come dalla salita a lei aderente ora si scorge. Questa navata dippoi prese il nome di chiesa di s. Rocco perch in essa verso il 1630 fu eretto un altare colla statua di questo santo. Al suo ingresso vedeasi una tomba, da lapide coperta, su di cui erano scolpite una scimitarra, sormontata da una codata stella, e la seguente iscrizione
rimasta
in
piedi,
archi,
PA. V. DEVOT.
SIMEONIS.
.JrVSTI
DIEM EXTREMVM
EXPECTAT IN PACE PRAES. M. NEPOS EX SORORE MOERENS PRO SVIS POSVIT TEMP. PESTIS.
Altre lapidi sepolcrali vcdeansi in essa del secolo XII,
e dei
successivi. In seguito
il
magni-
fico
394
il
campanile, vicino
alle cui
riiino,
escavi, fu nei
17()2 rinvenuto
P.
seguente
EX VOTO D. PACHARIVS
Nel
tale,
1
O.
M. SIMEONI
DIVO
PR. F. F.
MCCLXXVIU.
scavo fatto nell' orto del vicino ospise ne rinvenne un secondo, che fu letto come segue:
in
764
altro
SIMEON JVSTVS
QVI FILIO MEO SAL.
MCCLXXIX.
E
di
nel
1770
nello
si
stesso orto
si
estrasse uw frammento
lapide su cui
leggeva:
ANDR.
titoli
R.
si
C.
rafferma T istorica
di
s.
tradisia
del avvenuta in Zara non pi tardi del 1273, alla cui epoca viene generalmente attribuita. Distrutto r antico tempio, si pens di alzarne un nuovo e bello, non meno del primo. A ci fu scelto il sito contiguo alla navata di s. Rocco, ov' era la canonica del pievano, che di buon grado la cedette, avendone in cambio ricevuto un' altra, situata nella prossima via, cos delta del
nel
I\la
1000 incominper
le
incur-
essendosi
diminuite le obblazioni,
scemato
concorso dei devoti, e le rendite campestri annichilate per fabla devastazione del territorio, sospender si dovette la brica, e pensare ad altro mezzo, affine di liberare la santa Fu reliquia dall' umidit che dagli adiacenti lerrapieui pativa. quindi superiormente decretato il trasferimento del benedetto corpo nella chiesa di s. Stefano, nella quale, praticali alcuni cappella restauri, ed innalzata dalle fondamenta una nuova maggiore, il UJ maggio 1632, ne fu celebrata la traslazione con quella solennit, che descritta dal Fondrn a pag. 20S.
Se non che
completare
la
descrizione
dell' illustre
storico,
395
giover aggiungere quanto d' interessante venne da lui ommesso, e che noi abbiamo desunto da una autentica relazione. Ed anzitutto diremo qualche cosa della processione, che contandosi Uno a fu solennissima e splendida oltre modo,
300
sacri,
i
preti
fra
i
forestieri,
che
vi
abili
1
quali
7 arcidiaconi,
arcipreti,
3
di
primiceri,
varii
preposito,
religiosi.
18 canonici, senza
molti frati
ordini
Fra invitati e spontanei, 200 suonatori e 52 canrallori, e con essi parecchi maestri di canto e di suono, legrarono con le loro soavi melodie il corteggio. Innumerevoli faci e
feretro
;
doppieri
i
brillavano
dinanzi
dietro
il
sacro
primeggiavano 32 torcie, spedite dalla Repubblica, e portale dalli ammiragli in abito rosso alla ro4 torci, portali da quattro mana, guarnito di seta bianca
fra
quali
confratelli
di
ogni scuola
11
ed
altri
24
portati
da dodici nobili
dall'
e da dodici cittadini.
arcivescovo
Ospro-
Arbe
Veglia
e
di
sacri,
serviti
da
ai
quattro
lati
curatori nobili
quattro
Nona, vestili di dalmatica, e quattro settimanari in lonicella che incensavano di continuo la sacra reliquia, circondala da torcie. Quattro militi con
canonici, due
di
Zara e due
tacevano dintorno onorato presidio, e la seguivano le prime cariche e le magistrature, precedute dal Provveditore generale, dal Conte, dal Capitan grande, e dal Camerlengo, in abito di gala, destinati a portar il baldacchino in chiesa soltanto, mentre fuori non venne innalzato,
sfoderata spada
le
onde lasciar
riverenza era
alcuni anni
libera
tutta
si
vista
di
tulli
la
coperta da un padiglione
che
conservava ancora nella sagrestia della attuale collegiata per memoria. A presidiare la fortezza e la citt furono collocali pi di 500 morlacchi nel Forte, muniti
fa
di
fucili,
di
pi di
1000
s.
villici
dell'isolarlo
del
contado,
forniti
signori,
di
alle
Luca o dell'erbe, di s. Grisogono s. Stefano ovvero s. Simeone, con un forte presidio porte di citt. Oltre di che, il trionfale corteo, precedel
di
santo giubilo e di
gioconda esultazione s'empieva pel suono festivo e continuo di tulle le campane delle molte chiese di allora, e pel tuonar fragoroso delle artiglierie della cittadella, delle mura, e del porlo, e delle moscheitcrie delle milizie nazionali, del
396
di
municipio e del governo. E per render ancor pi liela la solennit furono provveduti tutt'i poveri di pane e carne, a spese dell'arcivescovo e del provveditor oenerale, ed oltracci
furono aperte molte gran botti
vino
a
disposizione
falli
coesi-
mune. Non mancarono cerajuoli e pirotecnici, appositamente da Venezia, onde soddisfare alle
genze, e con oneste
ogni giorno od
in
venire
molte
ricreazioni
tener
viva
nel
gioja e r esultanza. La
popolo la Tettava, ed
quali
italiano
ovvero
in
illirico
si
tesseva l'ei
l'egregio
P.
Maestro Cornelio Nassi de' Predicatori. Ad appagare finalmente la pubblica divozione, fu diviso in particelle il gremiale di seta, che copriva la santa reliquia, finch stelle neir arca di marmo, ed all' accorrente popolo distribuite; venne
fatto
lo
medesima
arca.
che form epoca nella zaratina ecclesiastica istoria, e che da queir illustre arcivescovo venne ai posteri tramandata
colla istituzione
una festa commemorativa, che tuttora sussiste, e che ogni anno si solennizza il d 16 Maggio con generale processione di tutte le confraternite, degli ordini religiosi, del clero e capitolo metropolitano, e dell' arcivescovo, che suol assistere pontificalmente alla messa cantala dal pievano della collegiata, durante la quale si dispensano al clero e al popolo mazzi di rose, che in ricordanza di tale glorioso avvenimento vengono benedette.
di
Chiesa
Dopo
s.
s.
Rocco
Coiifciisoro.
d
la
Maria Maggiore ovvero di s. Simeone, seguila, come abbiam veduto, per timore di guerra in Luglio del 1570, il suo lato sinistro, rimasto intatto addosso al terrapieno delle nuove fortificazioni, venne alla meglio rislaurato, ed empiuti con murature vani delle arcate, che lo separavano dalla
i
nave
gli
principale,
allora
fu
in
ridonato
a
al
pubblico culto,
alla
conservali
Zoilo,
altari
H.
V. della cons.
gregazione de'
ov' era
preti,
]\Iartino.
all'Assunta, e a
il
Prima
detta
il
demolizione,
fu
trasportalo
s.
(juesla
superstite navata
benedetto
corpo
di
Simeone, racchiuso
~
tieir
fali
397
all'
la
quale fu inserta in
anno 1632,
in
rito
nella
Stefano.
corpo di s. Simeone, anche la sua arca marmorea fu trasferita nella chiesa di perdette il suo originario 8. Stefano, la quale sin d' allora santo Profeta, e fu inserita titolo per assumere quello del
solenne traslazione del benedetto
neir aliar della
tare
dell'
s.
Dopo
Croce.
Rimase quindi
in
nella
cappella
Tal-
quello
di
Martino,
che
seguito
fu
parimenti
dei
distrutto
per
s.
la
Simeone
i
confraternita
divoli di san
del santo
Rocco,
loro
quali vi eressero
e
si
altare e
statua in onore
la
titolare,
le
fabbricarono
sopra
cappella
una
sala
per
il
loro
di
s.
congregazioni.
Da
titolo
Rocco,
era
il
nel
1746
gio Bianchi.
Anche
a
vicina
porla
di
citt
la
piazzetta
denominarsi col titolo di s. Rocco. Ogni anno facevasi il d 20 gennajo, sacro a s. Sebastiano, una solenne processione generale con stazione a questa chiesa di
cominciarono
s.
Rocco,
la
in
adempimento
del
voto emesso da
;
tutta
la
citt
fin
per
la
qual
processione
all'epoca
la
militari.
I>ol culto
prestato
cla^
1.
al loro protf*ttore
11
Zaratiiii Zoilo.
occupa un luogo importante nei fasti della chiesa zaratina. Era questi sacerdote dell' Altissimo, e conduceva una vita santa, umile e penitente entro le angustie di picciol tugurio nelle paludi di Grado. Dopo il glorioso martirio subilo da s. Grisogono in quelle parti dietro ordine di Diocleziano, per celeste rivelazione rinvenne al lido del mare, e raccolse il santo corpo di questo campione della fede, ed assieme alla sua testa lo seppell divolamenle nella sua abitazione. Per quesl' alto di religiosa riverenza merit di esser avvisato dal santo stesso non solo diil tempo della sua dipartita da questo mondo, ma benanco del prossimo martirio, ch(J avrebbero subito le tre sante sorelle Agape, Chionia ed Irene, che a lui Furono in parlicolar
culto
di
s.
Zoilo
modo raccomandate da
meriti
s.
398
Colmo
di
Anastasia
anni
di
pass
alla
ludose solitudini, col vivo desiderio di spargere anch' egli il suo sangue per la fede. Il suo corpo fu deposto nella chiesa d' Aquileja, la quale cominci fin d' allora a venerarlo sugli
con festa solenne e con rito doppio di seconda classe. Dopo la sovversione di codesta citt se ne fece solenne commemorazione con rito eguale nella chiesa di Udine, e con rito semidoppio ai 6 di febaltari,
e a celebrarne
la
memoria
brajo
in
tutte
le
cattedrali
parocchiaii
dell'Istria,
come
pure nelle cattedrali di Verona, Ceneda, Concordia, Vicenza, Treviso e Feltre, Gorizia e Trieste.
Dalle cronache di Bonifacio e di Francesco Grisogono, nobile zaralino, apprendiamo, che nel 649 le reliquie di s.
Zoilo,
assieme a quelle dell' inclito martire Grisogono, furono a Zara trasferite, ed entro marmorea urna collocate, nella chiesa di s. Maria maggiore (poscia S. Simeone). D'allora
i
ne stabilirono
festa
per
tutta
la
citt
Diocesi
nel
23
dicembre d'ogni anno, ed esperimentati gli effetti salutari del suo patrocinio, spiegarono verso di lui una grande divozione. Non vi fu chiesa in cui non vi fusse o una sua immagine, ovvero una statua esposta alla pubblica venerazione. Nella pala antica (a. 1399) dell'aitar maggiore della metropolitana fra Protettori di Zara vess. Apostoli ed deasi dipinta tutta intera la figura di s. Zoilo in abito sai
Grisogano
sacri;
gli
gli
fu
nostro
santo
del
vestito
pi
fu
tardi,
cio
al
principio
secolo
decimottavo.
una statua, che assieme a quelle ed una dei santi patroni di Zara vi adorna il maggior altare sua effgie era dipinta sulla cassa, che contericva il corpo onore di s. Grisoi^ono. LU altro altare venne cretto in suo neir antica collegiata di s. Maria Maggiore (s. Simeone),
eretta
;
ed un suo busto nel campanile dolla chiesa stessa. Un' antichissima sua effigie adornava fallare della sagrestia di s. Demetrio; un'altra del 1309 esisteva nella chiesa di s. Maria delle monache; una terza in (|iiolla di s. Domenica, ed una
finalmente
snirreslia
(
ra
dipinta
sulla
pala antica
di
si
s.
Barbara
in
nella
della
metropolitana.
Dui die
il
vede
quanta ve-
nostro santo.
Atterrata che fu nel
giore,
399
la
1570
chiesa d
l'arca
s.
Maria mags.
come abbiam
nella
altari.
detto
dissopra,
df
Zoilo
in
fu
trasferita
di
al
inserta
uno
la
quegli
le
1622,
e di
in
cui
Stella
fallo
infatti,
farne
s.
giuridica
stasia
ricognizione,
s.
come
ave^^
quelle di
Ana-
e di
un triduo d digiuni pubbliche preghiere apr egli V arca del Santo alla preDonalo. Premesso,
senza del magistrato, dei primati della citt e del clero. Entro quella ne trov un' altra di cipresso con le ossa del santo^ meno il capo, il quale era custodito in separato reliquiere
d'
che ne confermava T autenticit. Estratte di l, ed in altra cassa pur di cipresso divotamente riposte, furono con gran pompa e solennit trasportale nel santuario della metropolitana il d 16 dicembre di quell' anno islesso, alla qual processione presero parte tutte le confraternite laiche, le corporazioni religiose, il clero, il capitolo, F arcivescovo, ed
i
per
di
chiudere quella
santa
arca
di
Fu
levate
di
vetro,
mentre
santo
contenente
il
venerando
capo
di
s.
del
trasportato nel
santuario delle
monache
Maria.
sin
di
s.
Non
da
marmo
ov' era
custodito
il
santo deposito. In
di
s.
memoria
del
questo
Maggiore
il
ricordanza
la
Maria primiero
celebra
chiesa
nostra
16 dicembre
rito
di
ogni anno
citt
la
con
festa
doppio
si
nella
e
il
nella
diocesi
ma
la
sua
di
principale
solenneggia
doppio maggiore, lino da epoca Un'improvviso accidente fu per la causa, che questo culto, che si prestava con tanto fervore e divozicne da' zaratini alloro
santo protettore, venne per alcuni anni
il
rito
intermesso.
Avendo
Kiti,
capitolo
festa
di
il
nostro chiesto
s.
alla
s.
Congregazione dei
se
la
di
Zara
23 dicembre con
ordinalo
il
come aveva
nal}i
defunto arcivescovo,
in
prima gior
si
quei giorni
so-
rito feriale,, la s.
Con-
ma
soltanto
di
s.
400
la
gregazione rispose, non doversi fare alcun ufficio di s. Zoilo Confessore, dappoich n nel Romano Martirologio, e neppure nel pi antico di tali codici si parla di s. Zoilo Confessore
Zoilo martire,
cui
festa
le
cade
ai
27
di
Giugno
''Nuliffm
offkium de S. Zoilo Confessore^ cnm nec in Marlyroloyio Homano^ nec in Marit/rologio vefnstiori agaluv de s. ioilo Confessore^ sed tanliim de s. Zoilo Martyre^ cujns notalis
celebrafnr die
27
s.
decreto della
troversia
del
altri
S.
R. Congr. 21
Martii
capitolare
intorno
alla
continuazione
si
delF ufficio
dovesse sospendere
il
invece
lo
si
apostoliche
in
costi-
La
lotta
questo frattempo
su
delle
fu
sospesa la recita
prime sue cure fu quella di por fine alla questione, che teneva diviso il capitolo, colf ordinare la conformazione d' un accurato processo, che provar dovesse il culto immemorahile di S. Zoilo, e ne diede T incarico al canonico D.r Tanzlinger, il quale sulla hase degli antichi monumenti delle chiese d'Aquileja e di Zara dimostr ad evidenza T antichit e la
veracit
s.
cattedra nel
questa
del
culto
Congregazione dei Riti, dopo inteso l'oracolo del sommo Pontefice, con suo decreto del 15 Aprile 1714 conferm solennemente il culto prestato al santo da tempo immemorahile ciocch torn a maggior gloria ed onore di s. Zoilo. Laonde, ritornate in pristino le cose, si cominci a recitarne di nuovo T ufficio nella citt e nella
Zoilo, per cui la
;
Diocesi, a fare
celebrare,
la
sua
l'
commemorazione
innanzi
la
nei
del
suifraggi, ed
a
ai
come per
festa
suo
natalizio
23, e quella della sua traslazione ai 16 di dicembre, ed inoltre nella sua propria orazione s' aggiunse Y epiteto di santissimo Confessore. Fra gli altri documenti addotti nel processo non dubitiamo sar stala recata pure
propria del santo,
nedettino di
s.
la
belf antifona
la
quale
si
trova
secolo
neT
antico
messalo besi
Grisogono
del
W,
da cui
viene
conoscere
lente
divozione do' Zaralini verso questo lor protettore, ed inoltre la fiducia che avevano nella sua pola
special
intercessione.
Confessor inriclissiwc
nntrtyrii
vnffidr.
s.
Zoilt\
casir
Gradensh ^/
'
?ff
'
^/j
Thrderiimw
prutecWr
et
refugium.
ces
ad Dominum.
a)
CliU^sa e
Convento
s.
in
zaratini,
soleva
Zara sotto il titolo Nicol. E non meraviglia; dappoich la navigazione e al commercio, com' erano onorare con particolar divozione questo
Narrano, infatti, le nostre cronache, che una chiesa, con un convento di monache benedettine, esistesse un tempo nel borgo interno della nostra citt dirimpetto a s. Domenica, che si estendesse dalla parte di borra sino al palazzo Pozza, ora quartier militare, verso scilocco sino alla casa Soppini, e verso maislro sino al grande ospitale di s. Martino, ora casa Soppe. Gel conferma il Tanzlinger nella sua cronologica di Zara,, ove dice, che a' tempi suoi, ^^ Dama intorno cio al 1716, esistevano ancora gli avanzi del fabbricato, e che egli stesso ne vide T antico portale, ancora in piedi, e le sdruscite muraglie, nonch gli archi del vetustissimo chiostro. Quale fosse stata la sua origine, quali le sue condizioni e vicende, non ci fu dato di eruire dagli antichi patrii documenti. E un fatto, che ancora al presente se ne scorgono gli avanzi in quella parte delia citt; ed aggiunge l' illustre canonico^ che e chiesa e convento furono atterrati e distrutti nell'assedio del 1202, e che le
monache ricovraronsi
di
s.
in
chiesa
di
parte
baluardo detto
di
s.
Nicol, della
descrizione.
s.
/lltra
chiesa e convento di
]|i[col<>.
Questa chiesa fu edificata alia riva del mare l' anno 1018 da Stefano, bano e governatore della Dalmazia, come consta da antica pergamena, ch'esisteva un tempo nell'archivio del cenobio di s. Grisogono Ego Stephanus^ cos lo
scritto,
imperialis
protospatarius^
et
banus^
fabricavi
islam
Ecclesiam ad honorem S. Nicolai^ cnm conjiige mea Maria anno MXVlll^ de propria mea [acuitale^ et elaboravi eam in circuita cirilatis Jadrae ad mare^ cani lacalentis praediis^^,
li
che
confermato
dallo
storico
Gregorio
Slralico
nelle
26
monache
nominali
edifzii
402
sue memorie di Znra, T. I. ove loggesi ^^Stefano^ Ba/io^ He d' UngheriiK fond il monastero di figlio (l Cresimiro
s. Nicol ^y Si trovano docninenlo del 1042. E F uno e l' altro questi furono rovinali in tempo di guerra; e quando poco
benedettine, e la chiesa di
in
dopo
di
la
le
mura
ne vennero interrati gli avanzi, e talmente coperti, da non rimanerne n traccia ne memoria ; ed inoltre dintorno innalzato il baluardo, che perci di s. Nicol l
fortificazione,
prese
nome, e tuttavia il conserva. Vennero per in luce questi avanzi dopo cinque secoli appena, cio nel 1716, e ne fa fede il suUodato canonico Tanzlinger nel precitato suo manoscritto, ove aflerma, che, essendo stato praticato nel 1716 per ragioni di fortificazione un escavo profondo nel baluardo di s. Nicol, comparvero il 2 marzo di quell'anno muri dell'antica chiesa di s. Nicol, sui quali vide egli i stesso dipinte a fresco in grandezza naturale, e bene conil
guastate,
le
imagini di
s.
Nicol, di
s.
Girolamo, di s. Lorenzo m. e di s. Maria Maddalena, ed inoltre un grande crocifisso alla foggia greca. Prese egli le dimensioni perimetrali di quelT edifizio, che trov lungo metri
13, largo 7, mancante di tetto e d'impalcature. Fu nuovamente di terra coperto per terrapienare il sito. La fedele narrazione del Tanzlinger viene confermata e dilucidata ancor meglio dal P. Gonzaga nella celebre sua storia minorlica.
Avendo,
al
die' egli,
rale
fossa,
molino a muri vento per la triturazione de' cereali, furono scoperti perimetrali d' una antica chiesa con sua cappella, sopra quali si conservavano intatte, ed a fresco dipinte le ligure naturali di s. Nicol vescovo, di s. Lorenzo protomartire, del dottore s. Girolamo, e di s. Maria Maddalena, lenente il fu esaminato in mano l'alabastro del prezioso unguenlo pavimcnlo e fu trovato coperto di sepolcrali iscrizioni. che
vicino
baluardo
di
s.
leggere non si rinvenne il modo, e tra queste una tomba chiusa da una lapide, su cui era scolpila f imagine (V un
di
vescovo, di abito pontificale e di mitra vestilo, ed altre tre ancora con effigi di guerrieri, di elmo e spada muniti. Tulio molprefati istorici, fu visto e constatato da ci, dicono tissimi testimoni, che accorsero ad appagare la loro curiosila.
i
dei
lempi
del-
r impero. Si scorpersero
quadrate,
403
coperte
di
pure
muratyJie,
tegolo
che
appartenere
dovettero
all'antico
cenobio.
siccome in quel torno di tempo si rese necessario il vuotamento dei cemeteri di s. Francesco della Grotta che di l eran poco lontani, cos furono quello ossa trasportate in quelr escavo, e di terra coperte. Ralfrontate queste due narrazioni, si trovano perfettamente d'accordo; per cui nessun dubbio rimane sulla verit del fatto, anzi resta cos con istoriche testimonianze constatato, che al lido del mare verso ponente della citt e precisamente nel sito dove s'innalza il
baluardo, detto di
chiostro
s.
Nicol, esistevano
tal
l'
antica
e
chiesa
col
muliebre
in
di
di
minati
glie,
le
tempo
T altro
le
furono
intatte
mura-
quali furono
zioni,
a
noi cos
vita
nuova
e)
Terza chiesa
nel
e convolilo di
s.
Hicol.
copovere
regola
modo che
della
di
sopra narrammo,
la
monumenti
quali
monache,
di
s.
le
nel
sta
la
durante
chiesa,
bench dolenti e
vicine case,
non
si
smarrirono
loro
punto,
si
ma
nelle
da
divoti
fedeli
apprestate,
raccolsero,
menando
vita
comune
e penitente, pensando
sem-
dopo qualche tempo alla meta de' loro desiderii. Colle accumulate rendite dei loro beni, coi savi loro risparmi, e colle elemosine dei fedeli, si edificarono dalle fondamenta una nuova chiesa ed un nuovo convento, nel sito ov' ora esiste l'ospitai militare, poco lontano dall' antico, sopra terrapieni delle mura. Ci avvenne, come ci attestano le nostre istorie, nel secolo XIV. Formava la chiesa un beli' edifizio quadrilatero della lunghezza
tempio, col divino soccorso.
Giunsero
infatti
di
33
metri,
e della larghezza di
con archi sorretti da liscie e rotonde colonne. Sorgeva nella cappella maggiore 1' aitar principale di marmo con elegante e dorato tabernacolo in mezzo, sormontato da un baldacchino di marmo, da quattro marmoree colonne sostenuto, alla fog-
gi delle basiliche. Sopra
crocifisso
il
404
greco stile. Sei altari minori, quattro dei quali di legno dorato e due di marmo adornavano le pareti niclaterali; dal lato del vangelo quello di s. Nicol colla chia delle reliquie, e adorno delle statue del prefato santo, e di s. Antonio Abate, poi quello della B. V. Assunta, indi quello di s. Chiara; dal lato delf epistola l'aitar di s. Giov.
dipinto
a
Battista,
poi auelio di
s.
s.
11
Pietro
d'
Alcantara,
in
finalmente
buona parte a mosaico. La sacristia era formata dal piano del campanile ch'ergevasi alto a guisa di torre. Tal' la descrizione che troviamo negli atti delle visite canoniche. Quelle buone religiose si fabbricarono un comodo monastero, lungo 87 metri
quello della
Croce.
pavimento lastricato
largo
alla
27 sopra
le
piet
de'
fedeli,
pace
per
molti
molti
di
esercitandosi nelle
il
opere
1554 sembra
che a qualche vicenda soggiacesse, trovandosi che le religiose rifuggite si erano in Venezia, che alcune dippoi fatto aveano ritorno in Zara, e che in Venezia ne dimoravano ancora quindici. Furono ai superiori francescani soggette fino al 1562, in cui sottoposte vennero all'arcivescovo. Dovevano esser nobili e zaratine, poich il senato fino dal 1458 aveva proibito ai conventi di Zara d'accettar forestiere. Nel
di fortificazione
s'
innalzarono
mag-
giormente i terrapieni delle mura, rimase anche questa chiesa in buona parte interrata, e specialmente nella fronte ; onde
innalzar
si
dovette
la
piano.
Danneggiata perci dall'umidit, ed anche dalf edacit del tempo, minacciava di crollare, quando nel 1760 fu demolila dalle fondamenta a spese del monastero, e fabbricata la nuova, che oggid vediamo convertita in ospitale per uso della milizia. Sotto la direzione delf architetto zaratino Antonio Piovesana di pianta fu edificata. Questa bella chiesa, che ha la forma di un quadrilatero lungo metri 35, largo 16, poggia sopra un piano orizzontale, ed rivolta colla facciala a libeccio. Sontuosa e magnifica ne la sua struttura. Dieci grandi pilastri con basi e capitelli di pietra di bello stile,
sormontati da otto archi
in tre
di
pietra
la
lutto
sesto,
la
dividono
Un
arcuati
il
405
conFra
ufficii
danno luce
alla
grande navata.
ai
cornicione e
che servivano
dalle
alle
monache per
le
assistere
divini
erano in comunicazione col coro, che ora pi non esiste, e che sopra la maggior porta ergevasi a foggia di quello di s. Maria. Le laterali
corrispondenti loggie.,
quali
navate costrutte a volto reale la maggiore a stucco quelle erano illuminate da finestre quadrangolari, alcune delle quali sono al presente otturate con murature. In centro della grande cappella era situato il prncipal altare, dietro il quale era il coro sacerdotale. Nella stessa era collocato l'organo sopra
;
;
la
sacrista,
in
cui trovansi
ancora
oggid
situata
il
lavello
e la
cos
det(a
ruota. Esiste
ed assai antica
dell' aitar
torre
campanaria,
sinistro
maggiore. Del selciato, che era di quadrelli marmorei bianchi e violetti costrutto, non apparisce che un'ultimo avanzo nelT ingresso laterale dalla parte del cortile.
Il
lato
esterno
fina,
di
che sono in muratura. Non era ancor condotta a termine questa chiesa quando nel 1798 essa ed il chiostro furono soppressi, facendo passaggio le monache col suo corredo in s. Maria. Nella demolizione dell'antico maggior altare, stata trovata nel sepolcretto o ])ietra sacra una pergamena, nella quale si leggeva:
pietra
non cos
facciata
il
lato
da
scilocco,
DOMINICA li AVGVSTI MCXXIX MICHA EPVS JADKAE SANCTO OLEO VNXIT HOC ALTARE ET PCSVIT OSSA SANCTORVM AD HONOREM OMNIPOTENTIS DEI D. N. I. C. I. M. E.
Secondo questo documento quell' aliar sarebbe stalo consacralo dal vescovo nostro Micha nel 1129. Ma ci non si
pu ammettere, essendo
quella
di
(juesl' la
epoca
in
contraddizione
con
sopra accennala,
allribuita
viene
concordemente
colo.
XIV sedal
E
nelln
quindi
cra
distruzione della
al
Bano
altanto
Stefano
iare,
lido
del
mare,
stato
levato
dal
maggior
fino
custodito,
che, edificjita
rito
nuova chiesa
nel
XIV
secolo,
venne inse-
nel
Esistevano
nel
in
406
599
diciaselte
1625
dodici,
monaMinucci
edifcio
Nel Sinodo
20.
Il
1598
loro
vasto
ospitale
dell'
militare.
Consta
datali
atti
della
visita
a
canonica
arcivescovo
quest'epoca nel santuario di quella chiesa il busto d' argento di s. Nicol, ed bracci Chiara e de' ss. d' argento di s. Bonifacio, s. Agapito, s. Innocenti ; i quali reliquarii furono dalle monache trasportati in s. Maria nel passaggio che fecero in quel convento. Abbiamo memorie che verso la met del secolo passato si celebrava in questa chiesa con gran solennit la festa di s. Ignazio di Lojola per cura ed a spese della nobile famiglia de Pellegrini.
del
i
Parzago
1675 ch'esistevano
d)
C|ur^a cBiK>sa di
s.
IVcol.
Un' altra chiesetta, dedicata al santo vescovo di Mira e denominata San Nicol dei pescatori^ esisteva in Zara dirimpetto a s. Simeone (dov' oggi una rimessa di carrozze).
Ridotta quasi cadente, fu nel
della
1630
distrutta,
e dal
capitolo
metropolitana livellato
un'abitazione,
la
il
fondo ad
colla
un
sacerdote,
che
vi fabbric
quale poscia in
livellalo
un
giorno del
persone.
Pinelli,
1666 precipit d'improvviso, Nel 1776 venne quel fondo per lire venete 24 annue.
e)
morte d'alcune
alla
famiglia
diiiiita chiesa di
in
si.
IWieol.
di
s.
onor
la
Nicol,
s.
esiin
steva
faccia
alla
al
riva del
sito,
porto,
vicino
porta
le
di
Hocco,
dov'eran
solite
svernare
de'
venete galere. Fu
e delle
edificata
nel
marinaj
ciurme.
ed ingrandita nel 1709 e provveduta di un proporzionato campanile a foggia di torre, di un nuovo altare, e di nuova pala colle imagini di M. V. addolorata, di Sebastiano, s. Douienioo, s. s. Nicol, s. Simeone profeta, (lio. Bats. Francesco, e s. Antonio di Padova, dipinte da
ristRurata
tista
Fu
1712
moiri
il
dal
1
ProvUw^ix
veditor generale
7, ed
1,
avea la forma d'un (piadrilalero. Avcn'a pellano, che celebrava nelle domeniche e nelle
sui
capo
feslo,
cho
oltre
sticcia
li
407
le
ad un fisso salario, che dal pubblico erario rkeveva, percepiva ancora una onoranza di lire 40 da ognuno, che piantava alia marina una baracca, ovverosia una stanza polegno, per vender all'aria aperta
fiera
di
s.
tempo
lere.
della
fu
mercanzie soppressa
n\^l
la
cappellania, e sostituiti a
quando in galera dovea esserne eseguita la sentenza In essa pure prendevano Pasqua le ciurme. Dal provveditore generale Giacomo GraIn essa veniano condotti
sentenziati,
denigo ristaurata
la
riva
Dogana, ch'esisteva alla sponda del mare, ed atterrate tutte le baracche di legno, fabbricate per comodo della marinaresca, fu demolita nel 1777 anche la chiesa. E perch le ciurme non rimanessero prive della messa nelle festivit, fu dallo stesso Gradenigo, sopra le mura, dirimpetto ai pubblici navigli, eretta una rotonda di pietra battuta, della circonferenza
Paola,
cesi,
di
circa
metri 7, entro
della
di
cui
fu
edificalo
s.
un piccolo
fran-
altare in
il
onore
B.
V. Addolorata e di
Vincenzo da
galere
delle
Ma
reduce dall'Albania visitava nel 1632 ancor questa citt. anche questa cappella fin di esistere, essendo stata connel
vertita
allatto.
1780
in
garetta
di
Clifeia e convenuto di
Narrano
di
s.
h,
Ooviainii Battista.
i
le
Padri del
Francesco,
Eresili della
penitenza^
si
Ordine vennero da
III
stanziarono in queste
al
di
anche ai tempi di s. Girolamo abitate da monaci. Per maggior parte laici professi, parecchi di loro passarono sacerdotale ministero, e si esercitavano in opere di piet, penitenza, e di misericordia verso il prossimo. Eressero
in
varii
luoghi,
nelle
solilarie
alle
citt.
che abbracciarono
nel
loro
istituto,
adottarono l'idioma
riori
illirico
supenei
assensi
di
si
costituirono in
regolare provincia.
dell'
Anco
de
contorni
Anonimo
un
del
obsi-
dionc jadrensK
spizio,
stabilirono,
fabbricaronsi
alla
presso
Nativit di
posta
qual
vicino alla
parte sciloccale
il
porto
nel
corpo
di
s.
Simeone,
quando
noi
i
408
inoltre
1273
fu
quando si portavano coli' esercito sotto Zara. Si osservili quadro esteriore del coperchio dell' arca di s. Simeone, ov' disegnato a foggia di chiostro un edificio, che, quando venne fabbricata l'arca, cio nel 1380 dovea sussistere ancora, od almeno trovarsi nella memoria dei viventi. Alcuni di questi religiosi li troviamo rammentati in documento del 1251, esistito nell'antico archivio di s. Grisogono, il quale in chiusa cos si esprime: Tunc aderanl Frater Damianiis de Monte Nigro^ et Frater Paulus de Ja~ dera^ Heremitarum^ ac alti fatres Heremtue Ordinis Sancti Francisci. Nel prefato chiostro vi dimorarono fino al 1439, nel qual anno dovettero per ragioni di gnerra far passaggio nel prossimo sobborgo di s. x^artino, dove fn loro ceduta una chiesa, denominala di s. Giovanni Battista, la quale era servita da un sacerdote secolare, chiamato Paolo de litera solatia. Presone possesso assieme alle aggiacenze, la ristaurarono, e vi costruirono dappresso un comodo cenobio colr elemosina de' fedeli, e specialmente con quelle del pio e dovizioso cittadino Gregorio Morgane, il quale per volle fosse pria assicurata la pia donazione mediante pubblico islrumento, stipulato fra 1' arcivescovo Lorenzo Venier. ed il guardiano del romitorio Fra Martino q.m Novacio. Un secolo dopo, e precisamente il giorno 3 Giugno 1536, in causa dell' imminente guerra della Repubblica cogli Ottomani, essendo slate incendiate per ordine del senato tutte un cogli alberi, le case dei borghi adiacenti alla citt, in alle altre chiese del borgo viti e boschi, fu atterrata assieme di s. Martino anche quella di s. Giovanni Battista., colf anre d'Ungheria,
nesso convento, e reso inabitabile tutto il territorio. Allora unitamente agli i religiosi colle loro robe si riluggiarono, altri abitanti, in citt, dove furono amorevolmente accolti ed ospitati; e poco dopo fu loro assegnala f aulica cbiesa di
s.
Silvestro,
situata
presso
le
mura
della
cilladolla,
orticelli
rimpelto
a
al
occupato,
di
cogli
quella
contigui.
E memoria
ai
pure troviamo
tale
delf investitura
pusorli-
sesso dato
celli
Padri suddetti
cbiesa
coi
vicini
ai
10 d'agoslo
in
dolT anno
1541.
la citt,
la
Posti
sul
radunava
convcMilo.
ai
conlValernila
di
s.
Silvestro,
di
loro
die poi
colf ac(|uislo
alT abita-
comodarono
zione
di
di
409
la
molti religiosi.
la
perch anche
al
si
chiesa
era
ca-
dente ed angusta,
quella ch'ebbero
la
riedificarono,
dedicandola, in
nel
sobborgo,
cursore. Sopra
porta maggiore
HONOREM
D.
BAPTISTAE CONSECRAVIT
XLV.
Cos questi Padri vennero a formarsi un agiato e decoroso allogiamento, coli' assistenza del governo, che li soc-
elemosine de' fedeli, ma in particolare de' borghigiani, i quali per le antiche relazioni secoloro contratte, per la lingua illirica, in cui tenevano i sacri uffizii, e per avere continuato ad abitar fra essi anche in citt, li riguardavano come una famiglia propria, e con
corse di materiali, e con
1'
afletto
s'
interressavano. Oltre
sovvenzioni dei divoti, aveva tale cenobio, fin da quando fuori della citt si trovava, qualche possidenza di campi e case, tenendo questi religiosi beni stabili, al par dei Conventuali, cui pure col tempo si uniformarono, e nel
per
colore dell'abito, che prima usavano cinericio, e nel
del
taglio
tari
Adornarono in seguito la loro chiesa con di marmo, ed uno di legno. L' anno 1603
di
tre
vi
belli
al-
aggiunsero
al
cio nel
1690, un
vi
bel
campanile
1
con
tre
fecero nel
726,
aggiunpoich
atter-
Ma questa chiesa or pi non esiste, soppressa col convento sotto il regime francese, fu
sero nel 1793.
rala
nel
1844 per dar luogo a nuova fabbrica Fortuna volle, che persona amante delle cose patrio, ce ne lasciasse una dettagliala descrizione, che noi fedelmente riportiamo n lume dei posteri:
novembre
militare.
La chiosa
dol
Ili
di
s.
yLo stucco
,,ed
di
410
ad
stile
tutta
la
chiesa bellissimo, di
onta, che la
ottimamente
conservalo,
la
soppressione sia stata devoluta ad uso del militare di artiglieria. La Cappella dell' Aitar Maggiore divisa dal resto della chiesa per mezzo d' un grande arco.
,,11
soffitto
di
essa presenta
ai
quattro
angoli
in
busti
rispettivi
emblemi,
meda-
l)Lato del Vangelo, angolo verso il muro maestro: s. Luca; verso la nave della chiesa, s. 2) ,y ,5 Giovanni ; 3) Lato dell'epistola verso il muro, s. Marco; verso la nave: s. Matteo. 4)
Questi quattro medaglioni agli angoli vengono ad unirsi al centro mediante lavori eleganti e corniciati, preesentanti una figura di quasi un triangolo isoscele. In
ognuin
na
di
^rilievo; cio
1/
le
Mos;
2.^ l'arca
sacrifcio
di
dell'
CLEMENS SOMAZZI
La
figura
di
INV.
ET FEC. 1793.
le altre
sigilli
mezzo,
Ci
alla
rappresenta
in
libro
dei
sette
gli
coir agnello
di
sopra.
quanto
riguarda
stucchi
nave tutto all' intorno elegantemente ^corniciato. Nel mezzo in un beli' ovale scorgesi il batlesimo di G. C. che sta in ginocchio colf estremit de' piedi
11
soffitto
della
neir acqua, ed
s.
in
atteggiamento assai
divoto.
Da
un
lato
Giovanni Ballista in atto di battezzare G. C. versandogli r acqua sul capo con molla attenzione e riflessione. Dalr altro lato un albero d' im magico eifelto. In allo lo Spi,,rilo Santo in forma di colomba. Tutte le dette figure stanno col capo rivolto alla porla (f iuf^resso. Quest'ovale circoscrilto da un grande paralellogramo, presso a poco paralello
ai
lati
del
sofftlo;
e (juesto
in
paralollogratno
((uella
ottimanjozzo,
Ire
parli,
di
mezzo
dei
lati
di
(|uesta
figura
grande
(|uadrila-
1. Visitazione di
s.
411
s.
tera vi sono de' bassi rilievi in medaglioni ovali con fondo ,,coIor castagno, figure in bianco, ed esprimono quanlo segue:
Elisabetta;
,,vi
Giovanni Ballista; 3. La decollazione di s. Giovanni, la ragazza portante il di lui capo sul desco, e l' atrio del palazzo reale; 4. Quid exislis in desertnm videre ? Nei due vacui oblonghi, al capo ed ai piedi delle figure sono tre angeli in contegno festoso, ed unenlisi fra di
2." Maria Vergine col figlio divino e
^'
con ghirlande di fiori. ,5 Nel 1844 in novembre questa chiesa fu distrutta dal ^militare per fabbricare una casamatta. Faceva piet a tutti ,^il veder demolire un monumento cos bello, e degno injjVero d' esser conservato. Il capitano del genio militare, di
jjloro
allora,
procuro
gli
di
;
levare a pezzi
gli
che pr ? Staccati ed abbassati, non presentavano che informi embrioni, non applicabili. E appunto quella di fare in j^di fatti la vista dell'artefice
di
fatti
riusc
ma
suo quadro spicchi nella posizione in cui esso poveri stucchi di s. Giovanni peri,5va collocato. Sicch
5,modo che
il
^rono miseramente.^.
Si
nella
celebrava
la
in
questa chiesa
con
pompa
solennit
cominciava
cessione,
e giorno
quale intervenivano
la
pubblici
rappresentanti,
si
milizia,
gli
la
ordini
ss.
della
citt.
al
Nolte
lasciavo
e:^|justa
Eucaristia, sino
1'
pomeera
la
s.
esposizione con
la
processione
gli
minore.
altari
in
In
tale
frattempo
di
chiesa
molta luminaria,
scoperti,
soltanto l'ufficiatura
lenel'istiIli,
quale viene
que' giorni
lugubri
Da
alcuni
s.
ne viene attribuita
altri
Silvestro ad Alessandro
quando
trodotta
nel
dominio ungarese con varie altre consuetudini di quelle regioni. E certo per essere vetustissima questa divozione trovandosene precise memorie in epoche assai lontane, ('on testamento del 1214, dopo soli 37 anni dal passaggio di Alessandro HI, veniva fallo \\n lascito di lire 10 Frataliac Verheralornm ccclcsnnculac sancti Siheslri
sotto
expe/fdends in oralione
XL
horarum
in
dichns
fassionts
J.
412
D, N. In altro del 1270 un lascilo facevasl d'una vi^na pr expensis Orationum XL horarum in hebdoniada dolorosa in cappella sancii Silveslri ad muros arcis. Oltre che antichissima, era tenuta in grande stima questa divozione, dap-
poich e nobili e cittadini e sacerdoti e popolo ad essa prendevano parte mediante un'apposita confraternita che perci
coena Domini" o altrimenti Delle quarantore,, della quale parleremo a suo luogo. Assidui cultori dell' idioma illirico, da lor sempre usato nei riti sacri, dovean esser questi Padri di libri nell'idioma slesso ben provveduti ; e noi, difFatti, memoria troviamo che nell'archivio loro si conservassero settantaquattro codici manoscritti in detta lingua, e moltissimi stampati messali e breviari antichi, con gelosia custoditi, e nell'anno 1765 dal Padre Lettore Carlantonio Radich in beli' ordine collocati. Le vicende successive dispersero anche questo prezioso depoaito. Rimasti i Padri dopo la soppressione senz' alloggiamento, dovettero procacciarsi a tutte loro spese un ricovero in case private, senza mai depor l'abito, come per indulto apostolico avrebbon potuto. L' interessamento per da tulli preso per la loro conservazione fu tale, che non solo di chiesa, ma anche di un provvisorio albergo furono provveduti. Fu loro concessa la chiesa di s. Michele arcangelo, colla condizione per che non si potessero fare funzioni pubbliche in essa se non che in lingua illirica-glagolitica, come lo erano nella chiesa di s. Giovanni Battista, salvo la processione e funzione delle Pentecoste. Fu pure ceduta loro alla chiesa, la sala della confraternita della Neve, contigua la quale essi accettarono col progetto di convertirla in convento ciocch quaranl'anni dopo elfettuare potettero, come vedemmo, quando abbiam parlato della chiesa di s. Michele. A questa chiesa trasportarono Padri anche la divoappellavasi
^^bi
^^
; i
in
settimana santa,
la
ma
soltanto
di
Sacramento il Gioved Santo di buon' ora anzich di sera, onde compiere il numero prescritto delle ore. Venne, per Michele la processione funebre di altro, a cessare in s. quella giornata, che pass invoce in san Simeone, dopo che nel 1832 fu questa chiesa creila in parocchia. Cess pure
in
si
san Michele
limit
tre
1'
lo in
ad
una
Sagramento
quelle
sere.
Chiesa d
s.
413
di
CAovaifeii
Balista
Fnstorla
le
d>tta
!.
Ooinoiiica.
mura,
per testimonianza dell'arcidiacono Ponte, e degli altri scrittori delle cose nostre, era prima dedicata a s. Giovanni
Battista,
e denominavasi pure
s.
Giovanni
di
Pusterla, per-
ch vicino ad essa eravi una piccola porta (^pusteti)^ che dalla citt metteva al lido del mare, la qual dicevasi anco delle babbe^ ovvero delle balie, per esservi stato in quei dintorni un ospizio pegli esposti. Mut il primiero suo titolo con quello di s. Domenica dopoch nel sedicesimo secolo fu antica e venerata di in essa trasferita un'immagine assai Maria Ss. la quale esisteva nei sobborghi in una chiesetta, appellata perci s. Maria Mater Domini^ e volgarmente s. Domenica^ cio della Nostra Signora. Questa chiesa, ridotta ad uso profano dopo la soppressione, conserva tuttavia l'antica sua forma e struttura. Sorge dessa su d' un piano elevato tre metri circa da terra, ed una gradinata esterna di pietra conduce al suo ingresso, che
laterale
dalia
parte di borra.
di
fabbricata a
in
volto,
la
sorretto
da quattro colonne
delle
pietra,
che
di
tre
navate
dividono,
finestre
quali
pi elevata
quella
mezzo.
Le
il
sue
Ha
i
suo campanile,
modo
di
assai
antica, e
bench ora pii non si veggano mosaici, le urne, gli stemmi, che una volta esistevano, indizii notevolissimi della sua vetust sono il profondo sotterraneo o cripta, che
r sottoposta
in
tutta
la
sua estensione, e
la
scultura,
in
invarii
serta
nella facciata
la
e T adorazione de' Magi, che ritiensi opera del secolo ottavo. Il volgo, credendo che le figure di quel bassorilievo rappresentassero delle sanie vergini^ diede alla chiesa anche un tal nome. Per tal chiesa le principali famiglie zaratine avevano una particoiar divozione, ma specialmente quelle dei Grisogono-Bortolazzi e Soppe-Papali, che nel 1302 v'istituirono un beneficio, colr obbligo di cantarvi la messa ed i vesperi nella festa di s. Giovanni Battista. In essa esisteva una confralernila di fabnativit
di
gruppi
bri
caldera]
fin
dal
1416,
nel
quale fu riputata
degna
di
Nei giorni festivi era ufficiata dal cappellano della medesima, che ai 25 di giugno vi celebrava pure la memoria del suo prolcllorc s. Eligio, volgarmente detto
pubblici
privilegi.
s.
414
si
contradi-
servino sepolte
sottratte
un
interno
pozzo
molle
sante
reliquie,
nei tempi
delle incursioni
barbariche. Simile
Giovanni IV Pontefice, ne' giorni del quale, per la irruzione in Dalmazia degli Slavi, sappiamo quanto sperperamento avvenisse di reliquie de' Santi, che egli ebbe il merito di far in gran parte raccogliere ed a Roma portare (640), congiunta a quello special interesse
zione, congiunta al
di
nome
delle pi
cospicue
^*)
famiglie
nostre
particolarmente
della
famiglia Papali
per l'edicola
sima della scultura sopraccennata, potrebbe forse a probabile deduzione aprir l'adito.
L' aitar
qualche
pala
del
s.
1306 aveva
Giorgio e
un' aitar
di
s.
immagini
Pii
di
Maria
a
s.
Ss.,
s.
Grisogono,
Oltre
vi
fu
costruito
dalla
confraternita
a
Eligio
vescovo.
Maria Vergine volgarmente di s. Domenica, colla sua antica menzionata immagine, la cui festa si celebrava la domenica del ss. Rosario. Possedeva questo santuario alcuni antichi e preziosi arredi, fra i quali sono degni di menzione i seguenti:
questo v'era l'aitar
1.
di
un meravi-
confeda) con figure smaltate, rappresentanti a destra s. Maria Maddalena col motto ^^Qui me confessus fuent^'' a sinistra s. Marta, nella sommit Cristo risorto, e s. Simeone profeta; nella parte inferiore ,Moc opus fieri fecit Fraternitns Fabrorum^ quod perfrcit Dominus Matthaeus de Malapharis^ existentibus Vrocuratoribus gcnerosis viris S. Greg. et Lodovico leiricis^ et Gaslaldionbns Magislro Georg io Spathario^ Simeone^ llatl/iaeo^ Joamu% Philippo Fabris^y Dalla parte opposta, nel centro, dietro un cristallo quadrato eran collocate alcune reliquie colf iscrizione "Credo in Deum,, e pi sotto ^^lucipil Lamentano Jcremiae Prophelae,^ ; a destra le immagini di s. Giacomo e di s. J3artolomeo; a sinistra due figure di sante donno, e quella Eligio in cima la Vergine smaltala del vescovo san .^MCCCCXLVl die scritta: colla seguente nelle incisioni, XXXI Jnlii: Tempore Serenissimi F. D. Frati cisci Fosca ri Ducis Venetiarum et i)D. Laurentii Venerii Archtep. Anglioso lavoro {mirifica
;
**)
Si ritiene
che
1'
anlicn,
ora
estinta,
fAMtijvliu
PmiimII
liisocndcia
da
qucUa
ili
Gliovunni IV l'onteflce.
415
dreae Quirino Comitis^ et Marini Sunuto Capitauei digniss, t Jadrae. 2.^ Una croce d'argento con reliquie del s. Presepio, del Monte Calvario, del s. Sepolcro, e della s. Casa di Maria V. la qual croce Simeone fabbro di Zara seco port da Gerusalemme, ove T ebbe in dono nel 1437 da P. Delfino,
di
Monte Sion.
V'era inoltre un braccio d'argento dorato colla iscrizione "Brachium B. Clarae. MCCCCXU,^ e colla scritta seguente nel piedestallo ^a/22/5 f>a/er/7a//s Fabrorum SanDe colunina Chrisli,y due Dominicae M, D. J.
conservava con reliquie di santi ignoti, e coli' iscrizione "^wes/o reliquario fu fallo soiio il Gastaldalo di Zuanne Sezia con li suoi Procuratori. M.o Dom.co Rulacni M.ro Tommaso dalla Gencina fecero ad 7
si
4. Altro reliquiere vi
coli'
immagine
morto,
di
Maria
colla
il
divin
figlio
de''
Fabriy,.
s.
Chiesa e Convento
storico Ferrari Cupllli nel
a. p.
di
Domenico.
dal
nastro
15
coi
il
spargeva
sia
bramoproprie
vederli
introdotti
anche
fra
le
mura. L' arrivo loro a questa parie viene fissato nel 1228, ma soltanto nel 1244 poteron ottenere dal capitolo della cattedrale la chiesa di s. Tommaso (detta poi s. Silvestro) con alcune case aggiacenti, per costruirsi un apposito domicilio. Insorta per qualche opposizione, e desiderio mostrando tanto il Pontefice quanto il Senato d'uno stabile provvedimento, si
monastero di s. Demetrio, posseduto dall' abate di Rogovo ma l' arcivescovo Lorenzo Periandro stim pi acconcio l'altro cenobio denominato s. Platone, e questo ad essi efl'eltivamente concesse nel 1248, facendo
collocarli
divis
nel
altrove passare
stanza, nel
alla
Piantata
ivi
1267
la
papa Clemente IV con le indulgenze, la divozione pubblica, e privata con l'elemosine; e questo compiuto nel 1280, il 14 gennaro fu solennemente consa-
quale concorsero
cralo
416
Grado colf assistenza dell'arcivescovo Periandro suddetto, e dei vescovi di Nona, d' Arbe, (li Segna. Venne dedicato a s. Marco; ma perch l'aitar maggiore portava il titolo di s. Domenico, e Domenicani eda Guido patriarca
di
rano
che l'officiavano, quest' altro nome prevalse, e gli rimase poi sempre. L' antica chiesa di s. Platone form di tale nuovo tempio la sagrestia,,. A questa narrazione deli
religiosi
l'
egregio scrittore, succinta, ma vera, ed alle nostre antiche memorie pienamente conforme, noi aggiungeremo quanto ancora d'importante abbiamo trovato su di ci nelle cronache dei nostri maggiori. Ed anzitutto giover sapere, che questa chiesa fu eretta sopra le fondamenta di un quartiere militare, ceduto all'uopo dalla repubblica veneta, la quale perci volle conservare un
diritto
di propriet
sopra
la
la
D,(^almatiae)
F.(^ri/nas).
DEDcamt
S. aneto
M.arco
ECCLESiAM H.anc R.eipiiblicae S.erenissimae V.enetae temPORIBVS D,omini lavrentii archiepiscopi jadren ASSAsleii"
libiis
E.piscopis N.onense.
A,rbense^
et
A.uxerense,,.
;
ed
in
primo
nel
luogo
il
diritto
di
IV
di
1155
di
al
Patriarca
metropolita
qualit
Pri-
Dalmazia consacr la chiesa in secondo luogo in terzo luogo il titolo la data precisa della consacrazione impostole di s. Marco dal Patriarca per fare in tal modo un allo di devozione e di ossequio alla Repubblica e finalmente il titolo di propriet da questa riservatosi sopra la chiesa. In questa occasione il Patriarca regalava la nuova chiesa di un magnifico turribolo d' argento, di stile gotico, fregiato della seguente scritta
mate
CIOCCLXXX. GVIDO.
PATRIARC1IA
M.
S.
PLATON!
il
riporta
questa
iscrizione
nel suo
7V.s'oro
pio di
della
e pi adornali
edificio
conw
lo
de-
scrivono
le
tro
l'aitar
417
costruita
a
L' iinpalcalura
cassettoni di
legno doralo
gli
Adornavano
si
altari
cospicui
dipinti
veneli
artisti,
che
distinsero
nome
di
metropolitana, di
me
altri
vogliono,
di
una di s. Giacinto della scuola un' altra di s. Maria Maddalena della scuola istessa, di Tiziano ora in s. Simeone; di s. Giovanni Battista del Campagnola, scolaro di Tiziano; di s. Raimondo di Pegnafort di Andrea Schiavonetto e finalmente di s. Girolamo del Palma, ora in s. Simeone. Le portello dell' organo erano formate da due tele egregiamente dipinte da un allievo di Tiziano, rappresentanti la ss. Annunziala, e la Presentazione: esistono amhedue nella sagrestia della Metropolitana. Adornavano il medesimo due angioletti, della stessa scuola, d'istrumenti musicali forniti. li tutto presentava un hello ed armonioso accordo. Attiguo alla chiesa era il capitolo con la relativa cappella di s. Michele, l'uno e l'altra antichi, quanto la chiesa, con due altari di legno dorato, Tuno intitolato alla Nativit
Ferreri di Vittore Carpaccio
:
della
Vergine, fornito
di
pala,
a
s.
dipinta
da
cospicuo
artista
cappella
Michele arcangelo dedicato. di greco siile esisteva ancora in quequesto trovasi ora in s. Grisogono. Vari sel'altro
polcri
antichi
del
1310,
1326, 1403
chiesa
ecc.
ne
il
coprivano
sepolcro
il
eravi
della
i-
Matrona^ Major nm suorum nobilitale^ propria viriate, iufjerrii perspicuitatc^ admirabili vloquenlid^ ac humanarum lifterarum pcrilia [ere per iO" tum orbem celeberrima : hoc lierortfjmi Chnjsogono patruelis tumulo cura constructo anno MDXCIV,
fila^
Nel
rala
corso
tetto
altari
di
cinque
secoli
fu
questa
chiesa
ristau-
pi volte.
il
Nella
novali
ed
di
il
mela del passato secolo ne furono rinsorilto, ed agli sdrusciti altari di legno
soslituili
fini
marmi
e di scelte pitture,
fra
quali
primeggiava Fallar principale, che ora si trova nella collegiata di Pago, e eh' era l'ornilo d' un celehre dipinto di Jacopo Tinlorcllo, rappresentante s. Domenico, s. Catarina da
27.
lati
418
s.
Rosario. Ai
suoi
di
s.
furono creili
i
oli allari
si
marmorei
di
s.
Domenico, e
in
Vincenzo
clio
d'
quali
lana. Nella
nicchia di
tec-
argento e di rame,
situato
Domenico^
nel
lato
vangelo, fu eretta
nicchia della
statua di
sola,
di
M. V. del Rosario, che, colla elegante sua menfini marmi lavorata, venne trasferita in s. Simeone.
l'aitar
Seguiva
ndi altro
pstola
antico,
di
ss.
Nome
simile colla
statua di
Pio
V.
san
^e\ seguiva
Nassi,
di
in
T aitar
di
ed
santa
in
fine
Rosa.
Nella cappella
del ss.
san
Michele
fu
eretto
Sacramento, esistente ora in s. campanile fu edificato a questo tempo. Oltre F ingresso dalla parte del convento aveva questa chiesa due ingressi esterni, la porta maggiore cio nel frontale, e la piccola nel lato della via pubblica, che di s. Domenico anche oggid s'appella. Era bene tenuta, bene ufficiata, ed assai frequentata.
Annessa
la
vi
del
quali
ss.
Rosario,
2500
confrati,
di
s.
rosario,
sermone. Nei venerd di faceva alla sera la divozione della reliquia, colla quale si benediceva
tissimo vi accorreva.
Dopoch
si
fu
il
noi,
per
Padri Dominicani
e
po-
anche ad ampliare l'antico cenobio di s. Platone, che per loro uso fu concesso nel 1248, come sopra si disse, dall'arcivescovo Lorendo Periandro. Diedero infalli mano alr opra, e nel 1302 condussero a termine il lavoro. Fu in seguito di nuovo rislauralo ed amplialo pi volle, e provvisto di tulle lo comodit proprie a simili abitazioni, per cui negli ultimi tempi numerava (U) metri di lunghezza e 10 di larghezza. Aveva un bellissimo ed amplissimo chioslro di ben (juatlro lali, orlo e corlavorale colonne guarnito in tulli tile spaziosi aveva moltissime celle, archivio, sala di radui
lente
419
nanza e biblioteca, ed un vasto refellorio colle mense di noce, da pilastri sorrettele con una Coena Do ini i^ e ccepennello.
In esso
convento era custodito l'archivio delia domenicana Provincia, il quale era ricco di pergamene, e di molli documenti antichi di grande importanza. Questo convento fu unito sin da principio alla ungarica provincia domenicana. Fu disgiunto da quella nel 1380 dal Papa Urbano VI, ed assieme agli altri conventi della Dalmazia and a formare una provincia propria, della quale esso ne fu il capo ed il sostegno. I conventi assegnali dal Ponsono i seguenti: tefice alla Provincia illirica domenicana Zara, Nona, Spalato, Ragusa, Durazzo, Scutari, Dulcigno, Caltaro, Lesina, Tra, Segna, Veglia, Arbe, Sebenico, Udine, ai quali s'aggiunsero in seguito: Pago, Cividale, Capodistria Isola Bua, Cittavecchia, Boi, e Torcola. Era il convento di Zara il principale, il pi cospicuo ed il pi illustre di tutti gli altri della Provncia non solo per la sua antichit, e per la sua origine, che trae dal B. Jacopo, socio di s. Domenico, che ne fu il primo priore, ma ancora per lo studio generale di filosofia e di teologia, che in esso da valenti uomini era sostenuto, e non solo ai figli dell' Ordine, ma tornava di comodo e vantaggio moltissimo a tutti anche que' laici, che profittar ne volevano. L'arcivescovo Caraman, nella sua relazione al Pontefice circa la visita canonica, lo chiama ,, Hoc Praedcalorum Coenobium, ctvitalis^ Religionis^ ac tolius Dalmatae ornamentum. Questi Padri si resero molto benemeriti dell' istruzione, specialmente dopo che nel 1570 furono da Pio V donati dell'abazia di san Michele in monte, perch tenere potessero uno studio generale dell' Ordine. Diversi perci questo chiostro produsse valenti soggetti, alcuni dei quali pervennero all' onor della mitra, e nella mancanza di pubbliche scuole, ritrasbcr ognora da esso anche i laici molto profitto. In esso inoltre avea sede il grave tribunale dell'Inquisizione per tutelare l'integrit della fede, limitato per alla citt e diocesi di Zara. Si contano quattordici padri domenicani zaratini, che furono insigniti della dignit e pre;
la
serie:
Padri
a.
420
Zara,
laaSi
earlea
cr Eiiquiinilori.
1547. 1580. 1591. 1601. 1644. 1661. 1663. 1671. 1685. 1690. 1691. 1709. 1715. 1716. 1752. 1753. 1776. 1782. 1790.
Fr.
Luca Pallavicino
dalla Brazza.
Fr.
Fr. Fr.
Morea da Zara.
da Zara.
Giordano Foresti da Zara. Fr. Francesco Maria Bianchi da Zara. Fr. Pio Clemenle Moretti da Callaro. Fr. Francesco Faini da Zara.
Fr.
Fr.
La soppressione
religiosi
principio
del
caserma militare. Colla Provvediloriale Determinazione 8 ffennajo 1807, con cui furono soppressi il convento e la chiesa, vennero
furono convertiti ad uso profano, e servono ora
pnre al regio Demanio avvocati beni rispellivi, ed assegnala inoltre la pensione di lire venete 960 (fior. 180) a ciascuno dei sei religiosi, componenti allora la famigii:!: ([uali
i
erano
voli
Budro-
vich, e Chinchio,
sciolti dai
monastici.
convento
di
Zara,
Do-
1228.
7/
menico nel 1228 allo scopo di estendere e propagare in ((uesto regioni f Ordine religioso da lui instituilo. La prima sosia fec' egli a Xona, donde nell' anno slesso coi socii recossi a Zara, dove fu Immc
ospizialo ed allogialo
in
case
privale,
lino
lanlo
che
gli
venne consegnalo
il
421
convento di s. Platone. Qui piant sua slabile dimora, fu il primo priore, e diresse con molta sapienza, la sua piccola communil la quale in breve cresciuta si diffuse per lulla la provincia. Mor in odore di santit, e fu ivi sepolto. Non ci rimase notizia del sito ove riposano il le sue ossa benedette; ma per lungo tempo si conserv suo scapolare col cappuccio di lana bianca e ruvida, che in particelle diviso veniva distribuito ai devoti fedeli. Una cronaca narra che Andrea Tron Provinciale dei Domenicani di Dalmazia, in un sermone tenuto ai Frali di Zara il di 14 settembre 1674 ebbe a tessere 1' elogio del venerabile Fra Jacopo, fondatore del cenobio zaratino. Eccone le parole:
Dalmatiae^
XIV
sermone manuscriplo ad Fralres Jadrenses^ die sepiembris MDCLXXIV exposuit hisloriani Ven. P. Jain
cobi^
a.
Fundatoris Convenfus
Jadrensis.
1250: il Beato Paolo; fu egli il secondo priore del nostro Convento, e mori martire per la fede. domenicano a. 1443. Fr. Paolo da Zara, che da frate fu eletto Vescovo d' Arbe nell'anno 1443, in cui anche cess
di
vivere.
a.
Vedi Fari,
T.
V.
1443. Fr. Nicol da Zara, che da tutti i cataloghi dei Vescovi Arbesi viene additato, come appartenente all' Ordine dei predicatori. Di esso non trovasi che il nome nelle vertenze ecclesiastiche dell' isola di Arbe. Memorie per abbiamo che portasse il cognome di Mezzanirnch e fosse
priore
dell'
ospitale di
s.
di
Zara.
Fu vescovo prima di Segua, indi ai 13 Luglio del 1443 eletto vescovo di Arbe, ove w\ tempo suo s stabilirono i Minori Osservanti merc d'un religioso, pur zaratino, dell'ordine stesso, Nicol anch' egli di nome, addetto al Convento di s. Croce, allora esistente fuori delle mura nostre.
il
Cess di vivere verso il 1450. Si trova spesso menzionato suo nome nei docnmrnli della chiesa di Arbe. a. 1470. // Beato Antonio da Zara, il quale fu priore di questo convento nel 1470, e mori in opinione di santit. a. 1481. Fr, Antonio da Zara, insigne per doltrina, piel e candore di vita. Fu egli prima vicario della provincia Ungarica, Cappellano di Mattia Corvino Ke d' Ungheria, e conlV'ssorc della di lui moglie Hoatrice. Fu crealo vescovo di Modriissa da Sisto iV nel 1481. Il Padre Ferrari fa menzione di lui nella sua Storia della Provincia Ungarica.
Govern
la
422
sapienza,
somma
ma
per
poco
tempo, dappoich nel 1489 non era pi alla sua sede. a. 1521 Fr. Donato Crtssava^ di nobile famicrlia zaralina, maestro in teologia, e Priore del zaratino convento. Pubblic in illirico la dottrina del Concilio di Firenze, e mor
Minerva in Roma. a. 1568. Fr. Simeone Rosa^ da Zara, maestro in teologia, e Priore del nostro convento nel 1568. Ebbe per
lettore
della
-'
maestro il Pontefice Pio V. In seguito alle incursioni turchesche ed alle conseguenti territoriali devastazioni ridotto questo convento all' estremo della miseria., il Padre Rosa in nome della Comunit supplic il Papa, ed anche ottenne che l'abbazia di s. Michele in Monte, convertita in Commenda, passasse in propriet dei padri domenicani di Zara pel mantenimento dei religiosi, e polla conservazione dello studio generale, il che avvenne nel 1571. a. 1579. Fi\ Luca Spingaroli^ della velustssimn e nobilissima famiglia de' Spingaroli,
che dicesi oriunda dagli antichi Signori di Dessa, i quali erano un tempo pi ric1530 chi e polenti signori di Dalmazia. Nato in Zara nel da Girolamo, uomo chiarissimo e specchialissimo per le egregie sue virt, rinunziata ai fratelli la porzione di sua pai
nel
patrio
illustri
venne destinato
Si
in
lettore
teologia.
distinse nel
di
bandire
la
di-
Comunit. Le sue esimie virt non restarono occulte al Pontefice Gregorio XIII, che nel 1574 ai 23 di Gennaro lo innalz alla cattedra Sibenicense. Quindici anni resse quella Diocesi con rara sarigere
qualit
Priore
religiosa
1587
al
sepolto
nella
1630. Fr. Cornelio della zaratina famiglia patrizia Aq) Nassi, Fu maestro in sacra teologia, lodalo per dottrina, zelo e piet. Fu per pi di treni' anni lu(|uisilore dot Santo
Ufficio
in
Alcuni scrii-
tori
423
di
avere scoperti gli erMarcantonio de' Doniinis. rori dell' arcivescovo di Spalato Port egli amore vivissimo alle arti, ma specialmente alla mecanica ed all' architettura. Alcuni stromenli di sua invenzione insieme con un suo scritto sul modo di adoperarli si conservarono sino agli ultimi tempi in questo convento di Zara, ove dimor quasi tutto il tempo di sua vita. a lui dovuto il disegno della Cappella maggiore della Collegiata di s. Simeone, edificata dalle fondamenta sotto la sua direzione in modo non meno solido che decoroso. Viss' egli sullo scorcio del XVI e nella prima met del XVII secolo. de a. 1634. Fr. Basilio^ delia nobile famiglia zaralina Segna. Abbracci l'Ordine domenicano sin da giovinetto nel patrio cenobio, e percorsi tutti gli studj con lode, dopo che fu ordinato sacerdote, si diede particolarmente allo studio della eloquenza sacra, per cui acquist splendida nominanza per la sua valenta nel bandire la divina parola dai pergami. Nuli' altro di sua vita potemmo attingere dalle cronache nostre. a. 1702. Fr. Giaciuto ZenohelU. Nato a Zara da padre fiorentino, ancor dalla sua prima adolescenza si diede alla domenicana famiglia. Fatto sacerdote, assunse il magistero di filosofa e teologia, ed esercitollo con somma lode di tanto per il suo ingegno, quanto per la sua erudizione. Prevosto dipoi a diverse cariche ed uffzii del suo ordine, da Clemente XI sul principio del secolo XVIII fu eletto vescopo d Caltaro. Govern la diocesi con molta saggezza, ed ottenne d;il Veneto Senato che venissero richiamate in vigore le ducali, che impedivano l'intrusione dei preti stranieri di altro rito nella Dalmazia, e dai vescovi loro la visita delle parochic eterodosse. Per ventitr anni, nei quali sedette su di questa cattedra, si distinse per tanta costanza e fermezza di animo, che se di alcuna cosa ben ponderala sapienlemonte emanalo avesse relativo decreto, per niun conto soIlViva di esserne distolto, che anzi gii allar alla gloria di Dio rivolti e alla salute delle anime, una volta incominciali, spingeva con perseveranza ed alacrit (ino a vederne il termine, n punto dal timore delle dilfcolt arredegl' incomodi, ma sta vasi invece amava conseguirne, quando elio fosse, pienissimo l'intento. Tulli per abbracciando con ispirilo di carila e nel dolce vincolo di pace, ad
allribuiscono a lui
il
merito
ognuno sludiava
di
far
bene.
a.
424
di nnlica
il
famipatrio
glia
Nato
de'
in
Zara
17 Marzo
nel
studi.
di
Predicatori
suoi primi
lo
esso percorse
tutt'i
Adobelle
continuare
studio
Cremona
divine
Bologna
fonti
delle
terra
natale
faceva
approvato lettore di filosofia e teologia. Insegn nel convento patrio filosofia e teologia per anni molti e con molta lode. Attendeva nel tempo stesso ad altre incombenze proprie del suo carattere, o ad esso dall' Ordine suo conferite. La predicazione fra le altre, form per lui di particolari applicazioni 1' oggetto., ed anche fuori di Zara 1' esercit pi volte con frutto. Priore pi volte del suo convento, pi volte reggente dello studio, r attivit e la saggezza con cui s' adoper al buon governo della religiosa famiglia riputare lo fecero degno di sopraintendere alle famiglie tutte, di che si componeva la provincia domenicana della Dalmazia. Due volte quindi veniva egli eletto ad unanime voto Ministro Provinciale ed il Generale dell'Ordine, che 1' aveva innalzato poco
sacerdote gi consecralo,
anzi
alla
ed
laura
in
lui
del
magistero,
confermandone
dexterilats^
la
scelta
encomiava
lenta^
prudentiae^
ac
jndicii
la-
a Dea praedilas erat. A lui commesso altres veniva il geloso carico dell' Inquisitorato, novella prova della fiducia pubblica nella probit sua e ne' suoi lumi. Dire quindi ben si pu, che da tutti riguardalo fosse coi pi tequihiis
neri sentimenti
di
riverenza e
di
sno amaits-
Simo Padre Maestro e l'rorincale Bianchi appella vaio, come da una sua lettera si rileva, e secolui praticava colla fami lunga durala la fosse pi gliarit pi benevola. Cos gli vita! Ma l'ora estrema fatalmente cogliendolo ncH' ancor vigorosa et di cinquantasei anni, scambiare facevagli a' 22 uwluglio 1753 le onorificenze terrene con le ricompense mortali, di s lasciando Tra (|uanti conosciute ne avevano lo virt benemerite desiderio e memoria. Un magnifico suo ritratto,
che
lo
conserva gelosH-
menle, non lunge dalla sua lomba., nella casa de'suoipronepoli viventi, ai ([uali servir di sprone alla virt e dal santo amor di patria.
a.
425
daluflcio
d'
patrizia
1780. Fr. Giacinto Ignazio Pellegrini, della famiglia zaralina di lai nome. Nacque in Zara nel 1738. Fu
ch'eseringegno fu da
mata provincia domenicana, ed Inquisitore, cit per varii anni. Per le sue egregie doti
Pio VI promosso nel
memorie
a.
d'infinita
1789 all'infula di Veglia, ove lasci bont. Non tenne per quella sede nepZara genitori, da cui ricevette una
a
li
Marzo 1782 da
cazione religiosa.
dicatori,
Da
19 eduPrecon
fatti
nel patrio
convento
a
suoi primi
studii
Antonio Castelli, Liceo deir Ordine domenicano presso il convento della Minerva fu posto sotto la peculiare direzione e disciplina del celeberrimo Padre Mamacchi, maestro del sacro palazzo, e l comp con brillante successo gli sludi superiori di umanit,
filosofia,
Roma
teologia,
le
lingue
studio
orientali,
e specialmente
di
greca, che se
la
pria
da crederlo greco
in
generale
ritorn a
Roma
filosofia
suo ordine. Da l a non guari per vi si dovette allontanare di nuovo per trasferirsi a Firenze. Entrato ivi nella grazia di quel Granduca, merit d' essere prescelto nel 1760 in professore di sacra scrittura e di lettere greche nelT universit
di
Siena e
Pisa;
di
far parte
indi
di
varie
a
commissioni
la
per
ogbi-
getti
scientifici.
in
Fu
trasferito
coprire
cattedra
blica
ma
trovando quell'aria confacente al suo temperamento. Prima per di ritornare a Siena volle rivedere la sua patria, ove nel 1772 si rec per abbracciare congiunti e gli amici, nella qual occasione tenne una forbita orazione Ialina pdf innalzamento del suo palriotta arcidiacono Carsana a vescovo di Curzola. Avvenuta frattanto la soppressione de' Gesuiti, poco dopo la morte d(;l loro generale Padre Jiicci, lo Slratico ne scrisse una orazione Funebre, la quale riusc pure gradita a Pio VI, allora appena divenuto Papa. Desideroso il Pontefice di premiare il vaiente oratore, essendosi resn vacanti^ la sede vescovile di Cittanova nela
i
messo
Siena, non
r Istria,
lo
destin nel
1776
quella
cattedra.
Hecatosi a
Roma,
l
ivi
426
21
dell'anno stesso, e di
d'
fu
a
consacrato
il
Iiif^lio
portatosi
buon pastore; celebr un sinodo riputatissimo, e per otto anni form la delizia di
le
le
pratiche
parti di
uso,
si
trasfer alla
1784
fu
traslatato
Lesina.
Go-
vern quella chiesa con somma sapienza per ben quindici anni, ma indebolito il suo fisico ed aggravato dal male, dovette rendere alla natura T indispensabile tributo nel dicembre del 1799, sessantottesimo dell'et
zelo acc'oppiava
lo
sua. Alla
piet e allo
grado eminente dottrina e facondia, delle quali doti furono ammiratrici Padova, Bologna. Berna, Pavia, Napoli, Roma, Firenze, Siena e Pisa, onde veniva appellato clarissinmm domnicaniie famUae decus. Fu Ciili collaboratore della storia del P. Orsi: era versato in tutte le scienze, conosceva molte lingue, la greca, T araStratico in
:
bica,
la
la
latina,
illirica,
l'ebraica.,
la
germanica,
la
spagnola,
incaricato
di
d
ed
economica amministrazione:
veniva
prime scuole d' Italia, e di prendere conoscenza dei pi grand' uomini, che nelle medesime profeseavano. Fu tenuto in grande estimazione e dal granduca di Toscana, e
visitare le
dalla
repubblica veneta, e
dall'
imp. reg.
Governo Austraco.
altri
Fu
egregii
che a maggior sua lode risulta sono le distinzioni onorifiche, di cui fu decorato dal Pontefice Pio VI che lo volle suo Prelato domestico, ed
soggetti della
Curia.
ci
Romana
Ma
assistente
al
Soglio Pontificio.
in
Italia,
dotti
dello
del Boscovic,
a
Gagliuffi
dello
Zasocio
dei
magna. Era
r arcadia di
ascrillo
molle accademie
quelle
dei
lo
ebbero
di
Roma,
Georgofili
lettere
di
arti
Firenze,
Rozzi
di
Siena,
delle
scienze,
ed
Pavia,
ed
in
che allora esistevano in Zara. Spalalo e sono gli scritti di ogni genere di scienza
diti.
Trai.
ed
in
vescovo Stratico fratello a Simeone, e a Grealtro di nominanza pi che gorio, r un di fama europea, municipale, onde forma con essi uno degli ornamenti pi
Fu
il
1'
1780. Fr. Ernuinuo Domenico Crisftanopolo. Xnloin Zara nel l'M da onesta famiglia, da poco tempo eslinla.
a.
427
abbracci nel patrio convento da giovinetto T Ordine de' Predicatori, ed ivi percorse tulli gli sludi prirnarii con ollinio risultalo. Spiegalo avendo nelle scuole una forte inclinazioae allo studio, venne spedito con altri giovani in Italia a percorrere r arringo delle severe discipline nel celebre convento alla di s. 3Iarco in Firenze, casa consacrala allo studio e preghiera, e commendevole per una quantil di uomini illuNulla sappiamo dei stri ch'essa produsse negli ultimi secoli
suoi primi
il
suo fecondo ingegno dal P. Mamacchi, egli, che chiamavasi suo parente; conjunclus cognalione^ lo scelse a compa-
gno
jfetto
nella
compilazione degli Annali dell' Ordine. A tale efviaggi in Ispagna, ed in Italia in cerca di documenti
11
Padre Mamacchi indica nella prefazione le parti scritte dall'aurea penna del Padre Crislianopolo in quella egregia opera, che fu stampata a Roma nel 1756. La vita appunto del padre Rremond, generale dell' ordine domenicano, morto nel 1755 vi scritta dal nostro Cristiawpopolo. Dimor poi per alcuni anni in Osimo, e poscia in Cingoli, ove prese a difendere contro gli Osimani l'antichit del vescovado di Cingoli, tocche suscitogli contro una fiera briga
storici.
letteraria.
Circa
il
1770
i
si
ricondusse
del
in
Roma,
s.
ed
allora
Maria
sopra
il
ai
Domenicani
Collegio Geruianico,
il
P.
Crislianopolo fu scello a
Profes-
Canonico, e tenne anche la prefettura degli sludii. Fu membro di varie Congregazioni Romane, e per la sua dottrina nonch per T integrit de' suoi costumi si
sore
di
Diritto
acquist
la
stima
de'
Sommi
degli
Pontefici,
de' Cardinali,
de'
Sudelle
periori dell'Ordine,
in
uomini
dotti,
la
Roma.
In
maggior
di
sue opere, ed
vivere nel di
30
Settembre 1788, essendo nell'ancur fresca et d'anni 58. Il suo cadavere ebbe esequie, e sepoltura nella Chiesa di s. Maria sopra Minerva. Oltre a ci che scrisse nel I volume degli Annali dell' Ordine, abbiamo di lui varie opere, cio: Analisi critica
del
Trattalo del
delle
Sifj.
Le
Vafjer de
lhiti(jirj^
he sopra
nullit
TfODis
Tomi 2
in
(1772
Martjrihus Ord.
Praed.
Touh'ni
Gregari
Dcs.Exui
428
perantio Cbignlanor. Episcopo^ deque ejns inlae actis. 1777. Delle fagiani de' Cimjolani sopra il non doversi n riiwcare^ n rilormare le lezioni di. S, Esnperanzo. (Roma 1772 volumi 2). Disserlalio de loco ubi corpus s. Simeonis J. P. as-
servatur
in
opusculnm Fr.
Alot/sii
s.
CUvsa
fletta
eli
$lv^siro
Papa
anche
di
s.
Croce.
Dedicala sin dalla sua origine a s. Tommaso Apostolo questa chiesa di s. Silvestro Papa, rimonta ad un'alta antichit, hench non si conosca T anno delia sua fondazione.
E
di
p.
secolo,
di
facendosene
espressa menzione
testamento del
908
esprime quella scrittura, dimitlo in s. Thoma uno sacano. La si trova nominata in seguito in documenti del 919 e del 1036. Sorgeva questa chiesa vicino la marina, dappresso a s. Grisogono, nel sito, dove ora s' innalza il hell'ediizio della scuola popolare. Era dessa pievania, ma senza cura d' anime, e senza clero. Era governata da un rettore, il quale partecipava di tutti gli utili relativi, ed in occasione di funerali dava la quarta parte delle cere al capitolo. Era puranco una delle sette hasiliche, destinate nel XIV secolo alle stazioni per l'acquisto del giudel P,
39
si
bileo,
d'altre indulgenze, a
guisa delle
sette
basiliche
di
Roma.
Accolti
e
dal
in
questa
nel
cit
le
case vicine
essi
in
arcivescovo Franco
anni
ulciala,
1244, e da
per pochi
una pi comoda abitazione, cio in s. Platone, siccome di sopra si e detto. Allorquando nel 154 l'antica confraternita de' Verberanti di s. Silvestro, per dar luogo ai Padri Francescani del HI Ordine, tu trasportata in questa chiesa, incominci dessa a perdere T antico suo titolo di s. Tommaso, ed assumere a poco a poco
finche
1248 passarono
qurello di
s.
Sileosho.
Fu
in
seguito
nominata
e poi
anche
in
di
a*
Crocr,
motivo d'un
pria
in
s.
lasferitasi
Stefano nel
incorporala
di
la
s.
[>>^\
(juesla col
proprio crocifisso,
ternita
de'
fu
alla
V^M-beranti
Silvestri),
confratelli
borghigiani
loro
bianca
divisa.
(^)uesla
chiesa fu riedificata ed
ampliala
IO.
In
tre Iati
429
avea
alligue
dalla
via
pubblica ricinla,
da
libeccio
abitazioni privale.
Formava un
della
quadrilatero,
lungo
sopra
in
m.
33,
parie
largo
di
d'
in.
iriaeslro
confralernila, cbe
di
la [)orla
s.
pietra,
rappresenlanle
si
Sil-
vestro Papa,
conserva
quel ue-
desimo
di
sito.
Dappresso eravi
serie
di
campanile, fabbricato a
la
modo
torre.
Due
principale
due laterali. L' aitar maggiore alla o Iribuna, da quattro colonne s' erigeva solto baldacchino di marmo sorretta. Avea nella sua sommit un grande, anCrocifisso, dinanzi al tico e prodigioso simulacro di Ges
dalle
nave romana,
quale prestavansi
rico
solenni giuramenti,
come
ci
narra lo sto-
de Paoli, ed accendevasi nelle solennit un grande lampadario: del che ne fanno testimonianza anche gli alti di visita canonica del 1640 dell' arcis^^escovo Capello, il quale si esprime nel modo seguente Super cihorium^ quod est super altare majas^ pendei imago sancissimi Crucifixi^
nostro
Paolo
valde devota^ qaani referuiil invenlam fuisse natantem jn mari^ ante quarn pendei lampadariuni septuaginta lanrpadi bus fulcftum. Nel
gnifico
aitar
di
s.
1768
fu
rislaurala,
e provveduta
allato
d'
un mastatue
il
r una
nella
di
lavorato di
chiesa
pietra,
Tommaso ap. e l'altra di s. marmo squisito, qual altare si dei MM. 00. di Pozzobon. Altri
nel
lutto
adesso
e
tutti
adornavano
ap.,
di
s.
1627
dei
questa
chiesa,
cio
s.
di
s.
Tommaso
Battista,
del
Giovanni
Fabiano e Sebastiano., d' Ognissanti, dell' Immacolata Concezione di M. V. e di s. Orsola V. m. E nclT epoca medesima la troviamo officiala da quattro sacerdoti, e da allretlnnti chierici, che nelle solennit facevano in canto le pu!)l)liche funzioni. Del 1746 vi troviamo ancora l'altare di s. Gaetano e dietro l' aliar maa
Lucia
m.,
ss.
trovano adesso nella metropolitana. Fu pure a quel tempo edificata una nuova cappella del Crocifisso, in cui fu collocalo il prementovato simulacro: e questo aliare era mantenuto e servilo dalla conlValernila, elio ogni venerd vi faceva 1' esposizione del Venerabile, l' otiavario dei defunti, ed ogni qual volta veniva eseguila sentenza di morte; ondo Fallare veil
i
giore
cui
reliquieri
si
niva ap[)ellalo
ternita
il
suffragio
degli aqoniZ'Zanh]
la
confra-
era
430
La sagreslia era in orit^ine una cappella dedicala a s. Antonio Abbate, e spellava all' Abbazia benedellina di s. Micbele in Monte, assieme ad una casella, cbe serviva di ospizio. Passala questa nel 1570, come sopra si detto, in possesso dei Padri Domenicani in virt della bolla di s. Pio V, il Priore di s. Domenico, il d 24 novembre di quell'anno, prese formale possesso anche di essa come risulta dal relativo
istromenlo.
la
Dopo
cese,
i
soppressione succeduta
la
sotto
il
re:ime fran-
pubblica beneficenza, e
sotto
chiesa
nel
colla
in
sagrestia
edificio
convertila
l'austriaco
governo
1822
scolastico.
Jiiea di
s.
(li
.^iitfiiiio
Si.
pria
Presso
al
il
/Ibbatc vSalvatorc*.
esisteva,
collegiate
teatro
dedicala
stabilite
divin
1154 dall'arcivescovo Periandro prerogativa questa, che and a perdere nel 1393 dopo la riforma del capitolo menel tropolitano.
ficio
La sua plebania
allora
venne convertita
quella
di
s.
in
bene-
come
di
Stefano,
alla
antica, e
storiche
testimonianze ignorisi
l'epoca
ci
sua fondazione,
mache
poche antiche
scritture,
rimasero dopo le tante vicende subite dalla nostra citt, non troviamo un pievano di s. Salvatore pi antico di Mario^
che, in qualit di pubblico notajo, estese nel 1251 un'istru-
compravendita, in cui pose la propria firma coi termini seguenti Ego Marins Plebnnus s. Salcafors^ publicus Notarius Jadrac^ feci hoc instrainenlum. rogntus eie. Formava questa chiesa un quadrilatero, lungo m. Il), largo
di
:
mento
8,
ricinto
da due
bella
lati
dalle
pubbliche vie,
riedificata
la
da
libeccio
Fu
nel
di
nuovo
in
la
la
facciata
con
statua
bate
era
l'ingresso.
La sua
la
Dopo
i
soppression
nei
d
si
delle
feriali
collegiate era
Duomo,
quali
perci
nominavano sellimanari
zione de' zaratini verso
Salvatore. In seguilo,
la
dedivo-
Antonio Abbate, riguardalo come particolar protettore contro gf inccndii, le fece perdere il
primiero suo
in
titolo,
431
coni'rateriiita
vi
si
dopoch una
la
stabil
quale, superiormente
confermala
per
e
citt
sotto
r invocazione
d'
obbligo
nei
accorrere
e
all'
bor-
ghi,
come
tale
avea sola
diritto
il
titolo
il
di
s.
Antonio
Ab-
fabbric
mo
di
quadro
d'eccellente
s.
Biagio, e
Appolonia
il
quale
si
Un' altro altare, eretto nel 1675 in onor di s. Antonio di Padova, e mantenuto dalla nobile famiglia de Ponte, adornava la parete laterale destra. Ve n'erano ancor altri due nel 1627, uno a s. Lucia, e l'altro a s. Stefano protomartire dedicati, ed erano anche questi ambidue di pietra. Ebbe pure questa confraternita la sua sala pelle radunanze, ed il
suo cappellano,
il
quale
avea
in
l'obbligo
di
celebrare
nelle
Una seconda
s.
che poi pass a s. Rocco, si trasfer nel 1610 in questa chiesa di s. Antonio, e si eresse il proprio altare in onor dei ss. Fabiano e Sebastiano Mm. alla quale si un pure la scuola de'pelliciaj, che possedeva un reliquiere in forma di
braccio d'argento dorato, con reliquia di
J'
iscrizione;
fuit
Pelliparorum.
Nel 1807 anche questa chiesa soppressa, e passata in amministrazione del Demanio, fu convertita, come tante altre, profano. Nel 1835 della sadi cui femmo parola, in uso gristia si fece un nuovo ingresso al contiguo teatro; e dal 1861 e l'una e l'altra servono alla Dieta Provinciale. Una lapide ricordante un lascito di messe fatto da Antonio Ferrari nel 1658 l'unica memoria che in essa si trov nell' epoca
citata.
Altra Chiosa di
s.
.Antonio
A}>ll>a<o.
Vn
ticamente
scrittura
edicola, dedicala a
in
s.
porta di terradalla
s.
1454,
come consta
ad portam
Anno
seguente Aulouti
ut
tcrrac^ firtnae
lv(jHar
h
432
clesia rum.
Se
cliissimo
il
cullo di
in
secolo vi
di
Dalmazia, sendovi memorie, che fino dal quarto cominciassero ad avervi stanza monaci eiiiziani.
i
cui
Tu
di
che
zaratini
di voti
la
dicola,
tuiti
siensi
Salvatore, e siensi
costi-
in
confraternita,
la
come abbiamo
di
sopra accennato,
Cliosia di
s.
Francesco della
chiesa
e
si
(erotta.
di
s.
Francesco
stenne
starono
la
XIV
secolo
di
che case diroccale e macerie. Due tratti di cotesto spazio deserto, distinti e separati mediante la pubblica via, l'uno verso maistro presso s. Nicol, l'altro a scilocco, dirimpetto il coro di san Francesco, furono convertili in cimitero; il primo pei militi della marina, il secondo pei poveri della citt Col tempo venne quest'ultimo ricinto di cui di muro a pubbliche spese, e in due sezioni diviso, una fu destinala alla sepoltura dei poveri, e f altra a quella
in
benedetti, ed affidati alla custodia del curato del Duojio. Fra questi eravi un gelso antico, a cui alcuni fedeli divoti appesero un lampadino, che mantenevano acceso giorno e uotle per un pio riguardo a quei defunti; indi v'aggiunsero un quadro di s. Francesco; ed in seguito vi costrussero una cappellelta, onde proleggerlo dall'intemperie. Cominciarono
dei soldati
di
guarnigione.
Furono
in
quest'incontro
quei
stivi;
di voli
raccoglier elemosine
in
dai
passanti
nei
di
fe-
breve tempo giunsero a metter insieme una somma di danaro, coila quale costruita una grotta di rozze pietre e gusci marini, vi ri{)osero dentro una statuetta di s. Francesco S'accrebbe in tal guisa a poco a poco la divozione, e s'aumentarono T elemosine; per cui, formato un fondo di 100 ducali, poterono provvedersene una assai pi bella e pi solida, che non era ({nella di gesso, e ci mediante il laico francescano fra Bonaventura da N'enezia, elio la rec dalla Romagna. Posto che fu il nuovo simulacro nella
sicch
grotta,
s'accese vieppi
il
ai
quali
s'uni-
-^
rono
religiosi
suflragio
si
dei
defunti.
1641
costituirono in
confraternita
,
della
venne confermata nel 1645, col titolo buona morte. Poscia colle loro ob-
con quelle dei fedeli fabbricarono intorno a quella grolta una chiesa nel 1668, come ne fa testimonianza l'iscrizione seguente, scolpita sopra la facciala: Sacellum eiemosynis fidelium constradum anno MUCLXVIH Alle stimmate del Serafico fu dedicata la nuova chiesa e se ne celebrava la festa titolare il d 17 settembre, in cui si faceva anche T esposizione del ss Sacramento. La statua poi veniblazioni
va portata
3 ottobre nella vicina chiesa di s. Francesco, e il d seguente si faceva con essa solenne processione per tutta la citt, dopo la quale si riponeva in grotta. Tal' r origine di questa chiesa. Nel 1748 fu ristaurata la grotta, edificata una sagrestia, e provveduta la chiesa di
il
arredi
suppellettili,
ed
di
anco
portar
di
la
sepolture
statua
di
pei
s.
confrati.
Questi
in
avean
obbligo
il
Antonio
loro
processione
13 giugno,
alle
d'intervenire
colla
come pure
poi
ziati
il
ai
funerali
dei
di
religiosi
dei
confrati.
i
Aveano
dovere speciale
a
i
assistere
spiritualmente
di
sentenmolte indulgenze.
33,
larga
La chiesa, compresi
metri 4.
Nel 1761 per ordine del Provveditor Generale Francesco Diedo due cimiteri vennero ristaurali, e vuotati, e le ossa riposte in una fossa profonda, escavata nel terrapieno
i
delle
tica
mura
attgue,
s.
ove
in
quest'incontro fu ritrovata
1'
l'an-
chiesa di
Quando
nelle chiese,
in
i
come abbiamo accennato a suo luogo. marzo del 1820 fu tolto uso di seppellire
Nicol,
di
s.
cimiteri
Francesco
della
Grotta servie
ci
di
comune
sepoltura,
finche
di citl.
venne eretto il nuovo Campo Santo comunale La chiesa era soggetta alla Francescana
francescani erano
i
fuori
religione,
suoi
rettori.
Fu soppressa
secolo,
allora
assieme
e
alla
confraternita al principio
del
presente
fu
ridotta
magazzino
chiesa di
militare.
s.
La statua
dei
santi
del-
28
paga
ai
434
si
trova.
Il
genio
militare
titolo
Francesco
un'
d' affitto
pei
di
s.
Forte, e
precisamente
dove
sta
f edifizio,
le
belli-
che armi, vedeansi alla fine del secolo passato, le vestigia d'un vasto fabbricato antico, che avea di sacro asilo l'aspetto. Quelli appunto, per testimonianza dei nostri storici, erano gli avanzi d'un tempio dedicato alla Vergine, e di un chiostro di religiose domenicane, intitolato di s. Maria di Mella^ ovvero anche (T alla ripa^ per essere collocato in posizione eminente, presso il lido del mare. Questo chiostro e questo tempio ebbero sua origine verso la met del secolo XIII.
Quando
Tartari nel
1241 fecero
violenta
irruferro,
posero stanza, allettati dalla ricchezza e fecondit del suolo, fra i molli che abbandonarono la patria, e in Dalmazia si ricovrarono, vi furono cinque monache dell'ordine domenicano, di nome Suor Egizia, figlia del bano Simeone, suor Cristina, suor Elena., suor Margarita e suor Maristella, tutte del monastero di s. Catarina d Veszprim, le quali associatesi al loro padre spirituale, si rifuggiarono nella citt di Nona, dove furono benissimo accolte ed ospiziate, ed in breve di confacente monastero provvedute. Ad esse si unirono ben presto varie donzelle nonensi, le quali presero anche l'abito religioso. Non and mollo che suor Elena colle due nuove consorelle Miroslava e Margarita, si recarono a Zara, e nel luogo summenlovato posero mano all' erezione d' una chiesa e d'un chiostro novello. L'arcivescovo Periandro, da patrio e santo zelo animato, non manc da parie sua di coadiufedeli ad aiutare T impresa vare alla pia opera, eccitando di tali generose donne con pie largizioni; nel che parlic)i
larmento
veneto patrizio Alberto Morosini. Avvenne in questo lVatlem[)o., che le religiose benedettine di chiesa ai Domenicani, come s. Platone, ceduti convento e
si
distinse
il
abbiam pi sopra riferito, dovessero d' altra abitazione essere provvedute; e questo fu il convento di Mella, dove si tra-
435
sportarono coi loro beni, abbracciando esse pure il domenicano istituto sotto la direzione dei padri suddetti, cui da
Benedetto XI nel 1304 vennero formalmente assoggettate. tal guisa d' importanza in s' accrebbe Il convento di Melta e d rendite; ma fu breve la sua durata. Nel 1311 sendosi data Zara a Carlo-Roberto re d'Ungheria, mentre che Veneziani s'apprestavano a racquislarla, si preparava essa pure ad oppor loro una valida resistenza. In tale occasione, gli
i
edificii
onde toglier
il
comodo
d'
o-
gni asilo ai
nemici,
furono demoliti,
il
restando cos
s.
distrutto
anche
Maria di Melta. Quelle monache allora furono ricovrate dentro le mura, e dal Clero e dalla Comunit venne loro assegnato il monastero di s. Demetrio, posseduto dai monaci benedettini di Rogovo. In tal modo ebbe fine il monastero di Melta, e quello di s. Demetrio per la seconda volta da monache fu abitato, come qui appresso vedremo. La chiesa per di s. Maria di Melta continu a sussistere, ed il borgo in cui si trovava, svanito quel turbine bellicoso, fu come innanzi popolato. Alla fine volendo la Repubblica nel 1570 rassicurare la piazza di Zara con la erezione del Forte, venne il detto borgo smantellato del tutto. Ma la chiesa anche questa volta rimase, ed affidata ai Padri
in
gran parte
borgo, dov'esisteva
Minori Osservanti, serv di cappellania al Forte stesso, finch ridotta gi cadente, e dovendosene occupare il sito con ulteriori opere militari, fu essa pure distrutta, ed un'altra
chiesetta entro
il
in
cui
nel
1612
venne donna
in
solennemente T antica immagine della MaMelta. Tale nuova chiesetta continu fino al 1738, cui ridotta a mal termine, rest soppressa insieme col
trasferita
di
cappellano. Un'altra
rate
alla
in
poi,
comodo
delle
milizie
acquartiededicata
fu
l'anno
s.
1764,
collocata la sacra
immagine
di
Melta, e
s.
cappel-
DEIPAKAI'] VIRGIN!
y^
DIVOQUE
MICHAELI
<.
DICATUM MDCCLXIV
Cliio9<i e
Convolilo d
l>eBiic(ro Ularlire.
la
si
il
D'origine assai antica, ma incerta, sono e convento di s. Demetrio martire. Della chiesa
chiesa e
fa
men-
zione in dociimenlo
del
436
non
cos
del
1018,
lo
convento.
dubbio se
le
monache che
alcuni
prime sieno state le monache benedettine, che nel 1125 dalla distrutta Belgrado (Zaravecchia) in Zara fecero passaggio. Del 1202 rest affatto abbandonato dappoich, ridotto alfestrema miseria per T esterminio della citt, avvenuto per opera dei crociati, 1' abbdessa Viola si rifugg in Arbe, ove fu ricevuta nel convento di s. Andrea, e le altre monache Bubiane (l'antica Blandona) presso Zarasi ricoverarono a vecchia in una casa e cappella di s. Pietro di loro pertinenza. Ristabilita la pace, il capitolo ed il comune per commonaci benedettini di Tcon dell' ospizio dato ai pensare
i
dono dell'abbandonato convento; e quando, sei anni dopo, le monache ritornate da Arbe e da Bubiane cercarono d' esservi rimesse, non poterono pi ottenerlo, ma dovettero anzi, verso un tenue compenso, approvare la donazione, e contentarsi di passare a s. Maria, rinunziando pure ai medesimi quanto possedevano a Bubiane. Abbiamo memorie, che monaci tenevano in esso loro capitoli, ovvero congregazioni. In questo modo termin il primo convento di s. Demetrio,
i
gli
abati
il
di
Tcon ne restarono
introdottesi
nella
pacilici
citt
verso vento
e di
1311,
le
esisteva, Metta o d'alta ripa, che fuori cui abbiamo poc'anzi parlato, fu ad esse quello di s.
di
del
con-
Demetrio ceduto. Coli' industria loro, e coi pii lasciti de' fedeli, s' accrebbero loro possessi in citt ed in campagna e s'aumentarono in breve le loro rendite in modo da divenire questo sacro ricinto uno dei pi cospicui della nostra citt. Nel 1419 lo ristaurarono e lo ampliarono con l'acquisto di cinque case circonvicine, e cos lo resero capace di mollo religiose. Domenicane sendo esse monache, alla domenicana
i
1573
Ira
priore di
la
s.
Domenico
la
priora
di
causa dinanzi la santa Sede, il domenicano a finire la questione fu costretto d ril' Ordine nunziare il monastero nello mani del Pontolice (Jregorio \I1I, quale lo assoggett alla giurisdizione dell' arcivescovo, riil masto essendo ai padri domenicani il solo diritto delT esetala
quie sopra
le
minciarono
monache. Allora si fu die questo religiose cofarsi velare solennemente a guisa dello bene-
dettine.
437
Nel temporale poi era il Monastero sotto la tutela loro economi, e del corpo nobile, e nobili dovean esser procuratori, come pure nobili avean da essere le zitelle in esso raccolte. Amplissimo e comodo era questo convento, contando colf annesso giardino 53 metri in lunghezza, e 19
in larghezza.
La chiesa era
fuori
della
in
tutti
lati
ricinta
dal chiostro,
all'in-
che prospettava la pubblica via, che ora sbocca direttamente alla riva del porto; la qual facciata, ancora sussiste in parte, lavorata a pietra polita, e fornita di due porte, T una maggiore, che riferiva alla navata principale, e l'altra minore, riferibile alla navata laterale, poich la chiesa non avea che due sole navate. La maggiore, riedificata prima del 1433, come lo dimostra T iscrizione sepolcrale, che appresso riporteremo, aveva in lunghezza m. 25 ed in larghezza 12. Era in parte lastricata con quadrelli di marmo, ed in parte con lapidi sepolcrali, fra le quali una specialmente era rimarchevole, che, esisteva vicino T aitar maggiore, in cui era scolpita la seguente iscrizione:
facciata,
liem Domniiis cum vxore sua Calharina filia legs Nicolai de Bosna fedi el fundavit islam Capellam^ quemadmodum in testamenlo et lilera uxoris suae conliuelur^ et de serenissimo
Domino nostro Maliia Dei gratia fege Hungariae confirmalum est. Obiit VII Septembris MCCCCXXXll tempore Vili
Subicl Abalis^ sub cujus
cura hoc
etc,
Comes illuslris uatus gente Joannis Curjacovich^ Requiem mar more tectus iabet Principi laeta din^ sub quo Corbavia mansit nunc flet a/timum non (ibi canus erit^ nempe manu valida lotum senevit ab lioste majorum Sepulckrorum inclyta
soffitto
furia.
di
Il
stelle
d'oro;
l'organo,
rinnovalo nel
e
fu
1587 avea
le
portello
a.
/588''*)
Un nuovo coro
ciata
Fornito
1582, come pure il campanile sopi';i la facdue campane. Sette erano gli altari di questa
Zara,
letto
l(;gli
*j
Marco,
la
Organi
in
maeuno
citt
XVI
fu riputato
in
pili
d'Hlinti
professori
in
regno
di
Napoli.
Non
stato
l'auiore
di
rjuest'
organo
chiesa,
lulli
438
di
forma gotica. Il maggiore aveva la mensa di marmo sormontala da una tribuna o baldacchino d legno dorato, sopra del quale era collocalo un antico crocifisso alto 12 braccia, sulla cui sommit aveva la seguente inesplicabile iscrizione:
di
,,B.
legno dorato, e
U.
Q.
T.
P.
A.
MCCLV."
Sopra la mensa v' era il quadro della ss. Annunziala, tenuto in grande venerazione, ed inoltre una magnifica pala di Palma, rappresentante s. Girolamo, s. Giovanni ev. s. Domenico, e s Antonio d Padova. Dietro poi la tribuna vedeasi un abside antica frammezzo ad altre due piccole, tulle tre adorne di antichi alfreschi, rappresentanti s. Girolamo, s. Demetrio, s. Antonio Abbate, s. Agostino, s. Nicol, s. Domenico, e varii altri santi. 11 lastrico delle medesime era un bel mosaico a fiori ed uccelli, bene conservato. Vicino alla tribuna, dal lato del vangelo esisteva T altare dedicato a s. Luca ev. con pala di Tiziano, d mollo valore, raffigurante il santo in atto di scrivere il vangelo dal lato opposto quello di s. Domenico con quadro di scuola Tizianesca, raffigurante il santo patriarca in alto di pregare dinanzi la Vergine: quali dipinti furono slimati dal celebre pittore dalmalo De-Vila. il primo 200 zecchini d' oro, il secondo 80. Il quarto aliare avea un quadro dei ss. Apostoli, dipinto del 1407. Il quinto dedicato a s. Demetrio m. avea la pala del santo, dipinta alla greca nel 1314 da Giovanni Clericopulo, come consta
; i
dalla
epigrafe
in
la
esso
cui
esistita.
a,
1314''^ sopra
d
sommit eravi
i
una
nicchia
d'
con
graia
i
ferro
argento, fra
quali
meritano
essere menzionati
di
seguenti:
Un
busto
di
gemme., rappresentante s. Elena con stemma ed iscrizione germanica; un braccio d'argento doralo di titolo ignoto un' ostensorio d' argento doralo, nel
;
cui
,,
He liquiae
di
di-
vers. et dgilus
Joan'^
una
cassetta
quadrata
dorato
argento, ornata
d' ar'genlo
vaso
Demetrio, e colf iscrizione Manna s. Dentei rii,^: una pace (f argento gotica smaltala dorato colle immagini del divin Salvatore, della Vergine, di un altra simile con ims. Giovanni ev. e di s. Barbara
dorato, colla
^^
manna
di s.
magine magino
della
ss.
di
cristallo
coli'
ima
del
Crocifisso
argonlo.
Il
sesto altare,
dedicato
s.
439
celebre Scbiavoncllo.
di
Il
Elena^ avea
un bel
s.
dipinto
del
settimo filialmente a
Francesco
Paola
consecrato,
con
quadro del santo, ornato di moltissimi voti d' argento. Era ben provveduta ques'a chiesa di damaschi e sacri arredi, fra quali erano rimarchevoli i seguenti per la loro antichit e valore Una pianeta di drappo di seta verde, ricamata in oro, di forma assai antica, di taglio molto lungo ed appuntita all' estremit un apparato in terzo di velluto di seta cremise, ricamato in oro, di forma e disegno antico, guarnito di perle fine: un piviale ed una pianeta di stoffa di seta bianca, riccamente adornati di perle e gemme: un pai
: :
liotto
in
perle
di
e pietre
con
forniti
di
l'
ricami
sei
di
gemme;
detti
stelle
damasco rosso, e
di
damasco bianco,
avevano
:
d'oro e
dei
gioje, ad uso
piviali,
due
dei
quali
inciso
anno
MCCIX
un tur ribolo, e due calici d' argento, lavorati alla gotica con smalt e figure: quattro lampade, quattro candelieri, un ostensorio cinque calici, due crocifissi: il lutto d' argento. La solennit della consacrazione della chiesa s celebrava ai 30 d' ottobre quella del titolare s. Demetrio ai
sette arazzi
una
pisside,
26
dello
stesso
della
mese
in
citt
ed anche
in
tutta
la
diocesi;
Annunziata festeggiavasi con gran pompa, e v'interveniva l'arcivescovo col capitolo e clero in processione ai vesperi e alla messa. L' archivio del chiostro era rimarchevole per le molte antiche pergamene, che possedeva. Per le disposizioni prese nel sinodo diocesano tenuto nel 1598 dall' arcivescovo Minucci 16 religiose potevano essere mantenute in questo chiostro. Del 1754 non v' erano che sole 3 monache e 3 converse con 6 educande ed ale quella
ss.
trettante
fantesche.
Da
ultimo era
ridotto
alla
sola
priora
ad una
talch scorgendosene il deperimento, si \ennc in pensiero di tramutarlo in altro uso. Menlre l'arcivescovo si disponeva di cederlo ad altro
religioso,
varii
conversa,
istituto
progetti
si
chiesa
conservatorio
affidato
ospitai
alla
vedove
o
dei
povere
di
s.
figlie
di
militari,
;
confraternita
militari
Girolamo
chi
un
militare.
Ma
quello
che vantava
bili,
440
modo
il
diritto era
in
parlicolar
corpo
de'
no-
essendo gli amministratori temporali del convento, credevano d'aver un titolo di propriet sopra il medesimo. Inalzarono, intatti, istanza al senato, in cui, dimostrata la decadenza e il deperimento del chiostro, da essi dipendente, ne chiedevano la soppressione, ed il conferimento, allo scopo d' inslilure un collegio di educazione per la giovent patrzia zaratina. Appoggiati dal Provveditor generale d'allora Alvise Gradenigo ottennero anche l'intento, poich il Senato con Ducale 12 marzo 1779 decret lo scioglimento del religioso istituto, con ordine, che dopo la morte delle due religiose, che lo abitavano, il monastero con tutte le sue abenze e pertinenze dovesse passare in propriet del corpo de' nobili di Zara, e l venisse fondato un collegio di educazione per la giovent patrizia, il quale essere dovesse di juspatronato pubblico, ed amministrato dal consiglio dei
quelli,
come
eh'
nobili sotto
la
vigilanza
dei riformatori
il
dello
studio
di
il
Pa29,
redi-
27 marzo,
di
e pubblicata
a
venne
fissato
il
2 Aprile, giorno
Venerd Santo,
gere l'inventario dei beni stabili e mobili della chiesa e del chiostro, e ad invitare le due superstiti monache a passare
in altro
ivi
le
undeci pizzochere,
da molti anni domiciliate; e ci lutto onde potere immediatamente prendere di ogni cosa possesso. Ma la cosa and
altrimenti,
dappoich una catastrofe terribile^ la sera innanzi accaduta, in un col convento distrusse e mand in fumo il meditato progetto, ed ordinamento. Infatti, alTora in cui le serotine funzioni del Gioved Santo ebbero compimento nella cattedrale, e la teoforica processione avea principio in s. Giovanni Battista, mentre le due religiose si disponevano alla dormizione, e le pizzocchere, chiusi convento e chiesa,
tutt'
improva stormo d'insolita campana, che mise in costernazione e confusione tutta la citt. Qualche sventura per certo. Il convento di s. Demetrio era tutto in fiamme. Al lugubre suono di quella campana si un ben presto quello di
solita
alf
che congiunto al battere de' tamburi, e alle grida del popolo., che accorreva al luogo del disastro, di terrore invase e di sbigottimento lutti gli abitanti. E non senza rali/zoni ardenti, slanciali dalla violenza gione^ dappoich del fuoco, e sospinti dal vento gagliardo di levante, minacciavano la polveriera del castello; ondo molli salivano tetti
molto
altre,
i i
delle case a
fu
la
441
inzuppale
nel-
veemenza del fuoco, che in Ire ore arse r acqna. Tal si chiesa e convento in modo, da incenerire ogni cosa, e ridurre in calce le mense degli altari, e perfin la grande colonna, che sosteneva l'arco della principale
navata.
Ad ec-
una porzione del mentre a nulla valcapitolo, tutto il resto and in fiamme sero i travagli dei bombardieri, dei borghiggiani, degli artigiani, e dei militi, i quali tutti si prestarono con intrepidezza e costante annegazione di s medesimi. A forza di manaje furon gettate a terra le porte della chiesa e del chiostro, e malgrado il densissimo fumo, che avea tutto intero avvolto r edifizio, la vecchia priora Maria Spingaroli, e la conversa, che come abbiam detto, eran le sole religiose, da cui fosse il convento abitato, vennero dalle serventi con grave stento sottratte al pericolo, e trasferite in una casa vicina. Le pizzocchere sen fuggirono, non pensando che a salvare la vita. Dei sacri oggetti nulla rimase, alT infuori (vedi prodigio) d'una statua della B. V. Addolorata, che di
cezione del parlatorio, della cucina e
di
;
fu
trasferita
in
s.
Maria, ed in
quel
capitolo
in
fu
riposta,
si
conserva, ed tenuta
militari
grande vene-
ed
quale
le
si
vicina
Ga-
leno a confortare
povere religiose, che volle egli stesso accompagnare nel convento di s. Marcella, e consegnarle a quelle monache, che benignamente le accolsero. Fra le rovine furon trovale 700 oncie di colato argento, che dalla commissione a ci istituita furono depositate nella camera flscale. E cos and a finire la dolorosa scena , di cui avendosi voluto conoscere la causa, s'istitu regolare processo,
dalle
ma
le
nulla
si
wemw
lo
a
si
rilevare,
serventi. Effetlo
disse
d'
n dalle
attacc
fiamme
di
all'aitar
del santo pi
dopo cess
lattia,
vivere, affranta
dal
che
da
ma-
padri
domenicani,
religioso
ordine per
apparteneva.
I
nobili
pertanto,
ritenendo
il
avverato,
poter essi
l'
allontanain
mento
delle
monache,
caso
di
andar
pos-
Frattanto
il
442
amministrar
tal
le
rendite.
qualmente
obblighi
s.
ristaurate, fu
gli
fondazionali di messe
Gli
adempire
nella
chiesa di
Maria.
fe-
ostacoli
s
altre
incidenze
793 si desse principio alla fabbrica del progettalo istituto. Furono dapprima gettate a terra buona parte delle bruciale muraglie, ed appena nel 1795 nel sito
cero
del
parlatorio
innalzala
e della larghezza di
una chiesa della lunghezza di m. 13 m. 6 con porla sulla pubblica via. L' anno
edilzio,
successivo
eretto
dal
1796
un' altro
simile
le
questo,
venne
lato opposto,
e questo
per
T ingresso
la
il
quale fu scolpila
seguente
solo et operbus
ex
D.
MDCCXCIV.
assieme
e.
r.
Fu
in
il
zione, ed
beni, pass in
di
tutti
suoi
Demanio. Si spera
alla
citt,
veder fra breve questa rilevante sostanza devoluta fondazione d'un istituto mollo utile non solo alla nostra ma benanco a tutta la provincia
Chiesa e Convento d
Dedicati a
s.
s.
Catriiia V. e
IH.
Catarina V. e M. esistevano in
Zara
un
tempio ed un chiostro femminile dell' Ordine benedettino. Incerta r epoca della loro fondiizione, anteriore per al dodicesimo secolo. Narra, infatti, Simon Begna nelle sue memorie, pi volte citate, che T uno e T altro fossero stali pressoch distrulli da un incendio., accidentalmente avvenuto ranno Ilio. Se quindi pongasi la loro fondazione anche soli 20
anni
tale
Con
non si estinse per la religiosa famiglia, cht" autentici documenti ci fanno prova cortissima, essere siali o convento e chiesa poco dopo ristaurati in modo da poler abitare ed ufficiare da (|uelle monache. K un fatto che la nobil donna Catarina de IJutovane con suo testamenlo del 1214 lasci a questo convento tutta la sua possessione di
i
Bibigne colf obbligo
dell'
443
in
onore
di s\
Benedetto, come pure certo che l' abbate benedettino di Rocrovo, per nome Giovanni, celebr nella chiesa suddetta solenne messa
il
tempo
di
per
ci
pegcura
la
in
Francesco
ricostruire
Grisogono,
chiesa
e
con-
vento nel 1382; poscia con testamentaria disposizione del 22 maggio 1391 ne ordin il compimento ai suoi commisde Matafari. Si sari!, uno de' quali fu l'arcivescovo Pietro prest egli con zelo e premura per l' adempimento della volont della pia testatrice, e terminata la fabbrica, furon chia-
di
Arbe
quattro
monache benedettine,
alle
cinque zitelle nostre, vi formarono una stabile e regolata famiglia religiosa, la quale in poco tempo crebbe rese necessario d'ingrandire il in modo, che nel 1405 si
monastero
coli'
acquisto
le
di
fino
36 eran giunte
monache da
Nuovo incendio
credesi
che distruggesse anche questo secondo fabbricato; certo che a riattarlo ed estenderlo contribu moltissimo Nicol di Michele Drappario, cittadino di Zara, assieme a sua moglie Agnese, mediante generose largizioni fattegli in vita e con testamento del 2 marzo 1414, con cui beneficarono pii coni
di
s.
Nicol, e lasciarono
tutte
le
loro
vantaggio del convento e della chiesa. Anche il vescovo di Veglia, Giovanni Rosa, che nel 1549 fin di vvere in questa citt, sua patria, fu generoso benefattore di questa comunit religiosa, ed altri ancora la provvidero di sufficiente entrata. Per tal modo continuava questo monastero a
il
fiorire,
quando un terzo
fortuito incendio,
come narra
Tanziinger nella sua cronaca jadrcnse, accaduto il 7 dicembre 1722, divor nuovamente una parte del medesimo,
la
Venivano accolte
dell'
in
le
sole donzelle
antichi
pagavano ducati 100, e quelle dei nuovi ne pagavano 300 per essere ammesse alla professione religiosa. Il numero delle
dei
cittadini
religiose
nel
detto,
era
di
di
36, nel
1625
e
era
di
14 monache da
nel
1754
monache
educande, ed al principio del secolo presente era rido to a solo 4 monache. Fu perci che sotto la prima dominazione
decreto 5 giugno zione
444
soppressione
1802 e colla successiva 24 maggio 1804 accordato il passaggio delle monache nel convento di s. Maria. Le monache benedettine di
questo chiostro
di
s.
Maria, eguali a
quelle
di
s.
Catarina
ridotte
per
istituto,
ma
differenti
quando T
altre
non
al
erano
che
cittadine,
vedendosi
numero, posposte
sorelle, e con esse formarono una sola famiglia. Neil' incontro di tale trasfusione, aperto un deposito, vi si trov una umana salma con iscrizione in lamina di piombo, accennante quella esser la spoglia del prenominato benefattore Nicol di Michele Drappario, e fu insieme con la lamina trasportata a s. Maria. Il convento aveva una estensione d metri 40 in lunghezza, e di 30 in larghezza, ed era situato quasi
nel
centro della
citt.
La chiesa presentava un ampio quadrilatero lungo m. 21 largo 10. Da borra e da scilocco aveva contigua la pubblica
via,
che
perci
il
di
s.
Catarina
ancora
s'
appella
da
convento, colf attinente giardino. Di una sola nave era formata. Consta dagli atti di visita canonica, eseguita nel 1675 dall'arcivescovo Parzago, che cinque erano gli altari in essa esistenti, ed intitolali all' Assunzione
maistro e libeccio
di
M. V. a
s.
Catarina, a
Benedetto,
nel
al
Crocilsso, ed
ai
soli
santi
Cosmo
i
Damiano; mentre
quali
il
1746 ne troviamo
maggiore, dedicalo a s. Girolamo a s. Paolo e a s. Giovanni Ap. e Ev. e gli altri tre di marmo intitolati a s. Benedetto, a s. Catarina, ed agli Angeli Cualtare stodi. Nel 1760 fu innalzato un nuovo e magnifico maggiore, di marmo, il quale ora si trova nella chiesa paquattro, fra
rochiale di Cale.
In questa
chiesa dal
1730
sino
-il
1777
si
celebrava con grande pompa e solennit la ffsla di s. Luigi per cura ed a spese del nobile signor (liacomo dottor Danieli,
medico
fisico
d^'lla
nostra citt
ben provpittura,
fra
Tiziano,
rincontro
Maria col divin figlio di spine coronalo, dolT islessa scuola. Quest'ultimo^ ed il busto d'argento di s. Chiarina con alcune preziose suppellettili sono ora posseduti dalle monache di s Maria. K chiesa e nonastero son oiiirid caserma ujililuro. r r.
Chiesa d
Frammezzo
la
445
V. e
HI.
il
s.
Barbara
di
:
basilica
la
metropolitana
s.
ed
tempio
di
chiesa
Barbara
alla
V.
M.
Non
deve
la
sua struttura, ed
al
presente, e lastricalo a
mu-
mezzo due gran cervi., dissetantisi ad una fonte. Essa lunga metri 17 '4 la*ga 8*/^,. fabbricata a volto, sostenuto da archi di sesto acuto. Termina con un abside, nel cui mezzo havvi un altare di marmo.
saico figurato, avente nel
Riceve
la
nel
frontale.
Ha
tre
ingressi, dalla
da
s.
Donato,
dalla
ed anco
volta,
d'
aula
capitolare.
il
L' altare
di
s.
non pi quello
al
d*
una
edi-
che portava
s.
titolo
Barbara, poich
di
princi-
pio
nell'
cola di
dei pescatori,
30
di
novembre
con messe, vesperi e benedizione a loro cura e spese. La pala ha le immagini di Maria Vergine, di s. Andrea Ap. e di s. Nicol V. Si fa per commemorazione della sua antica titolare, celebrandosene in essa dal Capitolo e clero della metropolitana la solenne ufficiatura nel d 4 dicembre d'ogni anno. Viene inoltre ufficiata pii volle fra V anno e specialmente quando, a causa della troppo fredda temperatura, ovvero d' altri eventuali impedimenti, il capitolo ed il clero obbligato di abbandonare seggi del coro della basilica.
i
venne celebrato nel 1334 un conclio provinciale dalT arcivescovo Nicol de' Matafari, ed in essa
In questa chiesa
Paolo de Paoli, fu prestalo dalla citt di Zara il d 8 luglio 1384 sopra il braccio di s. Grisogono ed altre reliquie solenne giuramento di fedelt alla sacra corona ungarica, alla regina Maria, a Edvige sua sopure, per testimonianza di
rella,
affisso.
Taluno dei nostri storici d' opinione che la chiesa di s. Barbara fosse slata un tempo la cattedrale di s. Pietro. Non cosi: giacche, come abbiamo dimostrato pi sopra, discorrendo della metropolitana basilica, lutti gli antichi do-
dimeni, e
liilte
446
di
s.
s'
le
la
isloriche
basilica
leslimonianze
accordano nelsia
r affermare, che
pi
Anastasia
s.
stala
edifial
cattedrale di
la
Pietro.
Tutto
basilica,
la
chiesa
Barbara
della
il
me
1780, pendente il generale ristauro medesima, e nel 1838, mentre che si andava rifacendo
fu
praticalo
nel
suo
soffitto.
Chiesa dei
ss.
Quaranta martri
s.
detla duello
Ignota affatto F origine
ai
Barl>ari.
quesla antichissima chiesa,
di
Quaranta Martiri dedicata, nulla trovandosi nelle nostre antiche memorie circa T epoca di sua fondazione. Se provar si potesse che la torre che T era contigua, e di cui pi sotto diremo, le fosse fin da principio appartenuta, affermar si potrebbe pure con qualche probabilit., che questa chiesa sia stata edificala sullo scorcio del quarto secolo. Consta
santi
dagli
atti
capitolari
la
eh' essa
alla
s.
al
capitolo apparteneva,
de'
lei
il
quale
nel
1615
in
concesse
protettrice
la
confraternita
Bombardieri, che
avendo per
sero,
Barbara,
pi
il
di
nome
vi
le
impo-
forma
altare
ridussero
elegante,
eressero
onor di questa santa, e vi una sala per le loro radunanze. Anche quesla, come la maggior parte delle nostre chiese, avea la forma d' un quadrilatero, lungo m. 17 largo 6; ed era situata neif angolo che dalla via larga volge drillo verso la piazzetta marina. Presentava il suo principale ingresso verso ponente., dicontro minore alla via del duomo, ed il fianco sinistro colla porta
in
nuovo
un aggiunsero
nella
via
larga,
di
faccia
alla
antica
;
abitazione
della
nobil
Grisogono ora Franceschi mentre gli altri due lati erano precinti da case privale. Sopra la porta grande ergefamiglia
vasi
assai antica,
su
Sulla
di
ciso in pietra
sta
Fanno CCCLXXXVlil**.
Muzio
Callino,
cima
di
que-
che la rislaur, vi fece porre Tanno 1555 un' orologio colla seguente iscrizione: ^^Oriliualione Ina persecerat dies^ qnoniam omnia scrcianl Uhi . Anno iWDLF ed il capitolo ne salariava il custode con annue lire 40. Il capitolo conserv costantemente il possesso di questa chiesa, e n'esercitava il diritto coli' andar ad uf-
fidarla nel d
festivo dei
gli
atti
447
Martiri.
ss.
Quaranta
Di
ci
ne
fan testimonianza
della visita
canonica,
fatta dall'ar-
civescovo Parzago nel 1675, ove si legge: ^^Domniuni drectum diciae Ecclesiae {scilicel ss. XL Martjrwn) est pene venerabile Capiiuium Cathedralis^ a quo concessus [uil usus ejusde/n Ecclesiae eidem Cunfraternitali cum annuo canone unius cerei et pans^^ Si celebrava pure dal capitolo ai 4 di decenibre la festa di s. Barbara con pompa e solennit a spese e per cura della confraternita sunimentova, la quale per antica consuetudine in detto giorno portava in dono un pane benedetto ed una candela ai capi della citt. Nelle domeniche e feste dell'anno veniva ufficiata da apposito cappellano. Anche questa chiesa venne soppressa al principio del secolo. Occupata dalle milizie nel 1806, fu in seguito venduta dal Demanio a Doimo Nachich, che sulle sue fondamenta vi fabbric nel 1825 una casa d'abitazione; e cos al capitolo non rimase che V obbligo d' una messa can-
tata
nella
ss.
Quaranta Martiri.
Chiesa di
s.
Lorenzo M.
Presso la Granguardia della piazza de' Signori, nella palazzina che serve di abitazione al generale, comandante d
piazza, situata un' edicola consecrata
a
s.
Lorenzo martire.
assai
del
919. un piccolo quadrilatero, rientrante nel sito dell' unico suo altare, dedicato al santo titolare, che or pi non esiste. Fabbricata a volto, sostenuto da quattro colonne di pietra, con capiteli sormontati da aquile, pure di pietra, divisa in tre navate.
Il
tombe
1401. alcuni frammenti di musaico, ed il di torricella, che una volta esisteva, sono indizii della vetust. E lunga m. 10, larga m. 5. Sopra una lapide
polcrale
v'
sua
se-
scolpila
la
se^iuente iscrizione;
Aveva
il
di
nome Cosmo
menzionalo
1305. Aveva questi il titolo di pievano, come trovasi in pergamena del 5 agosto 1312, cos sottoscritta: ^Etjo Petrus Plebanus S, Laurentit' fui prescrittura
del
sens et subscripsi,y
448
cui
nella festa del lilolare colr esposiziono d'una reliquia, e con vesperi e messa cantala dallo slesso cappellano, il quale aveva pure T obblit^o di as-
Era
ufficiala
sistere
condannali a morte,
per
godeva
un beneficio,
Ve-
dall'
arci-
vescovo il semplice beneficiato, che senza alcun obbligo riceve dall'i, r. genio militare un tenue imporlo in danaro ogni
anno, a
titolo
di
livello.
le
ai
nostri giorni
colf essere
incorporata
per
Chiesa d
Attigua
alla
s.
/tiidrea apostolo.
s.
chiesa di
Pietro
vecchio,
della
poi
s.
dedi-
conosce per r epoca della sua fondazione. Ha anch' essa la forma di un quadrilatero lungo m. 14, larga m. 6, e sopra il suo frontale, eh' rivolto a ponenle, si vede tullavia il suo campanile. Era mantenuta dalla confraternita dei pescatori e naviganti, i quali per essersi distinti nelf ingresso delle armi venete nel 1409 insieme coi confrati della scuola degli artigiani, esistita nella suaccennata chiesa di s. Pietro vecchio, furono, al par di quelli, privilegiali. Vi eresse questa confraternita un nuovo altare di marmo nella met del secolo passalo, e vi colloc una pala colle immagini della ss. Verassai
si
Andrea.
antica; non
gine,
tare
di
s.
Andrea
ap.
s.
faceva celebrare tulle le domeniche e le feste la messa da apposito cappellano. Questa chiesetta fu colle allre soppressa al principio del secolo; non cos la confraternita, la quale fu accolla nella sagrestia della basilica meiropolilana
col
rispettivo
il
si
celebra
a
la
solennit
di
s.
spese e per cura un della medesina, e si espone alla pubblica venerazione braccio doralo, con entro alcune reliquie, il (|uale ad essa apparteneva, ed ora custodito nel santuario della basilica.
d
Andrea
Clilosa di
Nel mezzo della
dedicala
al
8.
\Uo
Iflarliro.
chiesetta
il
cill
esiste una
la
mollo antica,
alla
martire
s.
Vito,
quale diede
nome
pub-
blica
via,
449
slrultura
s'
accenna alla sua alla antichit, che il Tanzlinger fa ascendere sino all' anno 604. La sua forma quella della croce greca, poich due
dov' siluata. La di
lei
incrociano
Sopra T incrociamento delle navate s'innalza su quattro pilastri una cupola a volto reale. Le navate sono didei
venti
principali.
La
porta
d'
in-
gresso rivolta a maestro sulla via pubblica, ed aveva dirimpetto l'aitar principale, dedicato alla B. V. di Loreto. L' altra navata avea nelle sue estremit gli altari di s. Vito M, e della ss. Trinit. Sopra la porta d'ingresso oravi un campanile con due piccole campane, e dietro la chiesa un
aveva alcuni locali che servivano ad uso di sagrestia e per le radunanze della scuola de' calzolaj. Nel 1429 il sacerdote Jacopo degli Anastasii cui devolse una sua possessione in v' istitu un beneficio, terraferma, con l'obbligo d'una messa cantata e dei vesperi
cimitero pei forastieri.
Ai
fianchi
nella
festa
di
s.
Vito.
l'
Il
beneficiato era
il
1'
ceremonista della
cattedrale, elettore
de'
arcivescovo. Circa
discipline
della
calzolaj, riformate le
confraternita
(esistente gi prima
sotto
al
il
del
1395),
si
stabil
questa chiesa
i
patrocinio dei
della
i
ss.
mm.
di
Crispino e Crispiniano,
quali
persecuzione
calzari
del
8.
martirio,
come
la
pure
il
giovanetto
15 giugno, giorno
veneto quale semifeslivo per la scoperta nel medesimo della famosa congiura di Bajamonte Tiepolo (1310). Questa confraternita suH' aitar della ss. Tricelebrare la nit pose l'imagine di s. Crispino; vi faceva
festa,
e cantar
la
le
litanie
lauretane
cui solennit si
ce-
10
di
maggio
Nel d poi di s. Vito che si festeggiava pure con solennit, s' esponeva un braccio d' argento con entro alcune reliquie, il quale ora conservato nel santuario della metropolitana.
mantiene tuttavia nelF antica sua forma e struttura. desiderabile, che venga ristaurata, e ridonata al pubblico culto, onde non vada a perire col tempo questo inlevertita,
si
29
ressaile
450
monumoiilo della piel doi nostri maggiori, cos antico e nella sua esiguit non meno prezioso di quello di s. Donalo per la sua particolare struttura. In una escursione che feci a Nona affine di esaminare ruderi di quelF antichissima, ed una volta illustre citt, vi i
trovai un' edicola, dedicata alla ss. Trinit, uguale nella forma,
nelle
alla
nostra di
s.
Vito,
la
de
della
onde-
C Illesa di
Antichissima,
nostre memorie,
s.
Elia Profeta.
al
ma
ignota
pari
al
di
molte
altre,
s.
T o-
dedicala
profeta
Elia.
Nelle
non trovasi notizia di lei prima del decimoterzo secolo. Se ne fa espressa menzione in documento dell' 8 agosto 1229, in cui un prete di s. Elia, per
Michele,
nell'
nome
vi
si
sottoscrisse
s.
in
qualit
di
testimonio
fa
^^Preshjler
Michael Ecclesiae
antico
statuto
in
Eliae Jadrae.^^ Se ne
pure
menzione
di
in
il
pergaproprio
mena
del
1371
scritta
conjnio
dall'
Eliae,
Aveva
Elia. Di
consueto
modo
il
nella
tutti
gli
altri
beneficiati.
in
documento
a
del
1561
che
canonico
cattedrale
di
s.
Antonio
in
Mircovich,
Elia,
affittanza
aveva Paolo e
Giorgio Cassio nohili di Nona alcuni terreni posti a Ugliano. In seguilo fu concessa questa chiesa ad uso de' Greci, che sotto la veneta dominazione in Dalmazia vi si stabilirono. Vari] furon essi ') d'origine, e varie pur T epoche dell'arrivo loro. La caduta di Costantinopoli ne mand alcuni anche alle spiaggie nostre molli ne sopravvennero con la ca-
valleria leggiera
degli
altri
Slradioli,
spedita
presidiar
queste
piazze; ad essi
Mentre
*) di 8.
si
facevano
voli
proj^etti
AA
tein|i
nio
Vito, ed in
(jucll'
t(r"li l*
presente dr-
Korizione, ((uesto nntiec nioniunentii, ehe rieoidiivu la reli^-ione dei nostri avi, veniva da mano inesoraltili' ullcrralo, pn- iiiiuil/ar\i Hopia unu abitazione Au-
gusta tetra
^}
lugubre
il
Coni
liamni.
/.ur.
a.
Ib4.
iieli
451
di
f^ucrre
del
di
commerci
emi-
grarono; ma il maggior loro numero quello fu dei Serviani, che dalle finitime provincie ottomane nella nostra si tramutarono. Quantunque non lutti attaccati alla chiesa latina, pure latini prelati, e qualche ispezione a lutti sopra-intendevano vi esercitavano pure gli arcivescovi greci di Filadelfia, residenti in Venezia, uno de' quali, che fu Gabriele Severo, trovandosi appunto in visita delle chiese greche di queste parti, fin di vivere in Lesina nel 1616. Morto poi anche r altro di detti arcivescovi Melezio Tipaldo del 1713, rest per lungo tempo la chiesa greca di Venezia senza essere governala da un prelato, com' era solito. Cominci allora la lotta dei Greci nostri per avere un vescovo proprio, e sici
bramavano dipendente dal patriarca di Pech, il quale dal canto suo non mancava di secondarli. I Prelati latini caldamente si oppo-
come
il
di
serviani, lo
sero
alla
ricerca
gridarono
il
lesa
il
la
loro
giurisdizione,
il
rito,
ma
la
dogma:
veneto
alla
ed Senato
ora
gli uni,
lasciava pendente
Divenuto fra noi sempre maggiore il numero dei greci, specialmente per nuove spedizioni degli Stradioti, l'arcivescovo Natale Venier concesse loro nel 1578 la detta chiesa per f esercizio del cullo secondo il proprio rito, e conferm in cappellano quel medesimo sacerdote, che seco aveano condotto. Fu questi Cirillo Grammalicopolo ed uno dei loro governatori fu quelT Andrea Rondacchi, di cui si scoperse intorno al 1845 la pietra sepolcrale con iscrizione onorevole del 1596. Ottenuta la chiesa, una confraternita pure v'istituirono, di cui era ufficio provvedere non solo al decoro della stessa, ma eziandio all'assistenza spirituale e temporale de' poveri, ed alla elezione de' cappellani. Uno d essi fu quel Dionisio Dimilropolo, a cui le cronache narran essere apparso nel 1649 il santo vescovo Donato, annunziandogli, che allor(|uando liberato fosse da' fieni, ond' era stalo ingombro, il suo tempio, rimasta sarebbe libera la citt dalla peste, che la travagliava, come infatti successe. Alla della confraternita venne poi data nel 1722 una regolare forma, e dal governo approvata, come tulle le altre simili congregazioni di questa citt. Posteriormente, cio tra il 1736 ai 1780 fu anche provveduto al generalo rislauro e ingrandimenlo della chiesa, riducendola per nella forma greca, od
Repubblica.
;
questione fino
caduta della
divini ufficii,
452
erigendovi un decoroso campanile, e adornandola inoltre di nobili pitture. In essa celebravano greci pubblicamente i ed una solenne processione facevano
delle primarie
il
venerd
santa
cariche,
e V assistenza
di
alquanto sul
crocicchio
Maria, e rimpetto la porta maggiore della fare il laudo alle pubbliche rappresentanze,
siastici,
cattedrale,
ai
per
capi
eccle-
urbane corporazioni, dopo di aver salutata con apposita orazione la santa patrona e martire Anastasia. Un' altare per continuavano a conservare in essa chiesa i latini nella loro cappella di s. Giorgio (ora s. Spiridione) ; gli arcivescovi conservavano pure il diritto di visitare la chiesa, e di confermare il cappellano premessa la professione di fede cattolica, ed il clero latino quello di eseguire ai greci defunti l'esequie. Ma siffatte consuetudini andarono
ed
alle
estinguendosi,
restando
ai
greci
libera
del
AI quale anzi dai governi che succedettero fu dato nuovo ordine e lustro; ma specialmente
gallico,
veneto
dall' italoil
sovrano decreto, che accordava in Dalmazia l'erezione d'un vescovato di rito greco scismatico, d'un capitolo, di un seminario, e prescriveva la convocazione in Zara d' un sinodo per sistemare le bisogna del rito stesso. A tal effetto quaranta soggetti si raccolsero nella chiesa di s. Elia, dove il 30 novembre dell'anno stesso, preside il Dandolo, fu aperto il sinodo, che dur fino ai 22 del seguente dicembre. Il vescovo fu nominato, attivato lo studio pei chierici, e la citt di Sebenico fu delf uno e dell' altro la residenza, finch poi ambi fecero in Zara passaggio.
sotto di cui
ai
In tal
modo questo
avi,
tempio, cospicuo
tanti
monumento
della
al
ove
tanti
legittimi
olocausti
onore del grande profeta s. Elia, e dell' illustre campione della fede s. Giorgio, ed ove ancor quali le nole ossa conservansi de' nostri maggiori, fra bili famiglie dei de questo tempio Dominis e de Candis venne con sommo dolore de' zaratini, rapito alla chiesa cattolica, e alla nostra pure, che, fondala sopra il fondamenlo
Signore
si
offersero, in
degli apostoli,
a
lei
si
mantenne sempre
incrollabile
unita,
pclla
suo capo visibile, il romano pontefice, vicario di G. G. in terra coslanlemonte fedele, e devota. Facciamo voti pertanto, allnchiN questa chiosa
con
fedo
al
di
ai
s.
453
successori di
primi
fonda-
continuo legittimo
possesso.
Chiesa di
Giorgio martire.
della
citt,
Sopra le ora distrutte mura meridionali dove sorge una casa di privata abitazione,
fabbricata
nel
1847
nente
dal cittadino
si
Giacomo Molin,
nel
cui
di
s.
angolo
da
poesi-
Giorgio,
zaratini
ad
onor dei ss. Apostoli Pietro e Paolo e di s. Giorgio m. La sua forma era rettangolare della lunghezza di metri 12 e della larghezza di m. 5. Da questa chiesa prendeva nome nelle pala porla di citt, che d' appresso le stava, e che trie memorie troviamo appunto accennata col nome di Porta
s.
infatti,
della traslazione
nell'
di
s.
Ana-
stasia
lato
810
(vedi Par-
T. V. p. 34) leggesi
come segue:
ad portam
Jadrae mque pervenite quae est juxta Ecclesiam s. Georgii Marlyris. Cum enim cum beato corpore {s, Anastasiae) per dictam portam civitatis ingressi essent .... statim ipsam portam firmissimo muro obstruxerunt ut nullus amplius per eam neque adilum^ neque exitum habere posset., quae usque hodie clausa est^ et semper usque in finem saeculornm non perietur''. Dal che si deduce che a queir epoca cio al principio del secolo nono sussisteva la nostra chiesa di s. Giorgio. La porla poi, menzionala nel prefalo documento, vedeasi immurata fino giorni fa, poco distante dalla chiesa slessa. Narrano le cronache nostre che in questa chiesa fosse trasportalo un beneficio antichissimo, il quale era congiunto ad
altra
chiesa
Il
d'
egual
titolo,
esistente pria
il
nel
suburbio, e poi
distrutta.
beneficiato
di
ch'era
alcuni terreni,
di
1457
la
aveva
si
una
in
propria
cappella delta di
Pietro oltre
il
1'
porto)
stabil
questa
sempre
amministrazione. Nel
dalla
1640
sotto
come appare
/Vc/
seguente iscrizione
collocala
lapidaria trovata
il
mentovalo
capitello.
ludeo^ et procura.'r
454
et d confr,^
1643. Del 1756 vi eresse un nuovo altare di marmo in Gnor del titolare, innanzi al quale faceva celebrare tutta la quaresima. Un' altro aliare vi esisteva in una delle pareli laterali. Il campanile eh' ergevasi sopra il frontale, portava scolpito r anno 1402. Quando fu demolita, venne ingiunto al proprietario del nuovo fabbricato dall' ecclesiastica autorit di costruire nel muro esterno, e l appunto dov' era situala la porla d'ingresso della distrutta chiesa, un capitello e dentro di esso collocarvi un quadro di s. Giorgio M. chiuso da cancello di ferro; il che fu anche eseguito a perpetua
memoria
di posteri.
Cliiesa
s.
Wlartiiio
ti
vescovo
er
ii
detta
dicata
illustre
II
e 11 e
s.
IB
ardI
ii
Da remotissimo tempo
all'
vescovo
situata
di
di
s.
Maria: aveva il solo fianco destro rivolto alla j)ubblica via. mentre il restante dell' edifcio era da case privale attorniato, La sua figura era rettangolare, ed avea una lunghezza di metri dieci, ed min larghezza di metri cinque. Danneggiata dal tempo, fu Tanno 1565 riedificala coi materiali di demolizione della chiesa di s. Luca, eh' esisteva una volta, come vedremo, nella piazza dell' erbe. In quest' incontro., oltre il primario altare, ne furono eretti due altri, T uno in onor di s. Martino e l'altro in onor di s. Luca ev. affino di conservar una memoria della distrutta sua chiesa. Fu denominata anche chiesa di s. Bernardino, dopoch da una chiesa, esistila
sotto
il
medesimo
titolo
nel suburbio
gli
di
antichi
nonch
o
la
protezione
fu
in
di
s.
Omobono:
celebrare
a
s.
quale
istituita
fin
dal
1480.,
seguito
riformata,
dalla
le
pubblica rappresentanza
le
confermata.
Faceva
di
feste e
domeniche
sul
maggior
per
da
ss.,
altare,
dedicato
della
in
Bernardino.
Quando
chiesa
di
nel
KMl)
Donato
di
in
s.
ragion
fieni
guerra
si
fu
occupata
militare,
la
san
cavalleria
T antica imagine
Maria
che
essa
vealcun
ciarlino,
ove
stello
per
tempo, dopo di clie fu riporlata e posta a luogo suo. {){W' sia chiesa, che nelle antiche scritture viene denominala ora
col titolo di
fu soppressa
s.
455
s.
Bernardino,
al
govrno
del
vensacro
istorie
1849
ogni
se
la
convert in prinelle
tal
guisa
indizio
non
che
divozione che avevasi per questo santo. Introdotta fu probabilmente dagli Ungari, per cui troviamo e
Grand' era
la
Chiesa di
La piazza che
dell'
s.
liuca Kvaiig:elista.
erbe oggid ha il nome, appellavasi una volta piazza di s. Luca, a motivo d'una chiesa, che, a questo santo dedicata, in quella esisteva. E menzionata in parecchie antiche scritture. Fu demolita nel 1565 per rendere pi regolare e pi comoda la piazza. Coi suoi materiali fu riedilcata, come abbiam detto di sopra la chiesa di s. Martino, nella quale, come pure in quella di s. Donato fu eretto in quell' incontro un altare ad onor del santo evangelista, affinch la memoria di tal chiesa non andasse col tempo a perire, e non venisse meno la venerazione de' zaratini verso uno dei suoi apostoli. Taluno de' nostri istorici la colloca nel mezzo della piazza, ma da quello che siamo per narrare, diverso dovrebbe esserne stalo il sito. Infatti, quando nel 1845 si praticarono i lavori di livellazione e di selciamento della piazza dell' erbe, nello scavare, che si fece, il canale pelle scolo delle acque piovane, dal lato di scilocco, nel sito, ove incominciava una volta la rampa delle mura,
perse nella profondit
si scodue metri, una muratura sedi circa micircolare, un'abside cio (rivolta a sellenlrionc) di una chiesa, del diametro di circa 4 metri, colle ale rispettive, a dritta e a sinistra; e presso quest'ultima una buca quadrata, ricinla da muro, e di umane ossa ripiena. Negli scavi si trovarono pure molli pezzi di marmo africano, pertinenti a colonne e pilastri. Non quindi a dubitare che quegli avanzi, cos marcali, non sieno slati fondamenti della dislrulla chiesa di s. Luca, e che quella fossa, contigua all'abside non sia sialo r ossario spettante alla chiesa medesima. Adunque non noi mozzo della piazza dell' erbe, ma invece ncIT angolo della slessa tra scilocco e libeccio era situala la chiesa di s. Luca.
la
695
Verso
governiale
cilt,
la
456
il
palazzo
esisteva
della
fa
di
s.
Domenico,
dal
alquanto
livello
Si
appellava
Beata Vergine del buon gaudio, ed era ufficiata da un Rettore che nel 1374 era Pietro de Matafari, il quale fu poi arcivescovo nostro. Danneggiata dal tempo, venne dissagrata nel 1694, poscia nel 1704 demolita per dar luogo all'ingrandimento del palazzo. Di questa chiesetta memoria in documenti del 1374 e del 1454. In essa, dicesi, avesse origine la congregazione de' sacerdoti della Beata Vergine del buon gaudio, che di l si trasfer in s. Stefano, ora s. Si-
meone.
Chiesa di
s.
Vigililo
vescovo
la
inarlire.
santa
porta minore di
Maria delle monache eravi una piccola chiesa dedicata a s Vigilio martire, vescovo di Trento, la cui memoria si celebra in Zara il 27 giugno. Aveva il suo cappellano beneficiato, che nel 1406 era il sacerdole Pietro Ticulin. Veniva eletto dall' arcivescovo, e la famiglia de Ponte ne faceva la presentazione. Sdruscita dal tempo, fu interdetta, e converesistenza si tita in abitazione privata. Una memoria di sua conservava ancora tempo fa in una corlicella della casa situata nella cantonata di faccia alla mentovala porla piccola di s. Maria, e questa era una croce scolpila) su d' una lapide, ed una piletta ad uso delf acqua santa, infissa nel muro.
Chiesa di
s.
/tpollliiare
della
vescovo
al
e martire.
Appollinare,
Ravenna, era pure consagrala una chiesa nella nostra cilt. nominata in isirumenlo dell' S giugno 1248, con cui furono ceduti ai padri domenicani il convento
di
Dalmazia,
santo
ve-
occhi duo strumenti, estesi da Pietro Scandulario pubblico nolajo, e proto della chiesa di s. Apollinare di Zara. T uno di dula IO giurai[hesani si obbligarono di contrigno 1248, col quale
la
chiesa di
s.
Platone.
Abbiamo
sotto
gli
buire al
Comune
di
introito
sali,
T 1-
Ir
457
deirS agosto 1251, il quale si riferisce ad una convenzione stipulata tra Veneziani e Zaratini circa i dazii ; ed in tutte due queste scritture io troviamo firmato cos Ego l^etrus Scandolarius^ presbiler s, ApoUinaris Jadrae^ etc. Era
questa chiesa situala
z-arische presso
la
11
in
Po-
chiesa delle
monache
p.
s.
di
s.
parte di liheccio.
Parlato nel T. V.
siviaia'' ad
scrizione sepolcrale
memorie
di
Apollinarem,,. Altre
nelle
cronache nostre,
Chiesa di
Una chiesa dedicata
anticamente enlro
le
s.
Kiifina V. m.
a s.
mura, presso 1' antico castello di Zara. Abbiamo memorie, che ci attestano, essere slato in questa chiesa trasportato nel dodicesimo secolo il corpo di s. Grisogono, nostro patrono, ed essere stato l custodito con sommo onore, ed alla pubblica venerazione esposto, durante la fabbrica del 'suo tempio, che tuttora sussiste. Assai antica adunque dovea essere questa chiesa, di cui ne fa parola il canonico Tanzlinger, e della cui origine e fine nulla affatto ci hanno lasciato scritto i nostri avi.
.X"
Chiesa di
s.
IflaKeo evang-elista.
Come
chiesa
si
apparisce da scrittura del 18 febbraio 1363 una trovava anticamente in Zara dedicata a san Matteo
presso
quella
di
Antonio Abbate), ed era appellata s. Matteo dei popolari. Aveva il titolo di Collegiata, bench tale propriamente non fosse, non trovandosene memoria nella riforma del capitolo cattedrale, n facendosene menzione n dal Fondra, n dagli altri scrittori nostri. Suo pievano era nel 1323 quello Stefano della nobile famiglia de Sloradis, il quale venne poscia nominato vescovo di Lesina. Rimasta cos vacante questa pievania, fu dal pontefice Benedetto Xll nominato pievano Demetrio della nobil famiglia zaratina de Malafari, come ne fanno testimonianza gli atti concistoriali del l'anno 1334 della sede d'Avignone, riportali dai Parlato Tomo V. p. 95. ^^Mandalum pr collatione plchartatus colle(s.
Salvatore
yiatae
el
saccularis plchis
s.
Matl/iaci Jadrcu.
20 florenorum
obitum
auri valorcm
annuum non
exccdenlis^ et per
quon-
458
re.
.
sercatione vacantis^ pr Demetrio Matafaris de Jadra^ Clerico Jadren.^ cum cessatione elecUouis ipsius favore concorditer celebrataci ac conprmatae. Datum apud Pontem
dioeces, Acenionensis
8 Calendas seplembris
.,,
Fu
egli
in
Pe-
dena
in
Istria,
Chiesa del
Una
della
Codino e Damiano.
ai
ss.
piccola chiesa,
intitolala
in
martiri
Cosmo
Zara,
nella
il
y'vix-Car riera-
T ufficio
del
Dannegsuo
giata
aliare,
s.
dissacrata
Tanno 1519,
in
T unico
barbieri.
Simeone)
nel
colla
confraternita
Uno
fu
T arcidiacono capitolare
e T ultimo
fu
il
ladeis
pitolo
vi
1397
Marino
andava ogni anno processlonalmente a celebrare vesperi e messa nella festa titolare, uso, che continu anche in s. Stefano sino che vi rimasero X altare e la confraternita, che lo manteneva. Ora adempie a quest' obbligo colla celebrazione d'una messa cantala in Duomo nella prefata festivit. Dell' antica chiesetta non rest traccia alcuna, ma sollanlo la memoria.
elitra chlsa dei ss. Iflarlir C4biiio e naiiiaiio.
Un'
allra
chiesella
di
di
colesti
ss.
iMarliri
esislelle
in
Zara
dalla parie
essa
11).
trovasi
nolizia
slrulla
nel
libro
de' privilegi
pag.
Fu diI
nel
1454 per ragion di forlilicazione. Suoi cappellani 1440 il sacerdote Pietro Zelencovich, e nel US
diiesa
di
%,
Iflareo evaiiKelIsfa.
privilegi
il
delT ordine
lilolu
di
s.
civico
menzione
di
un'edicola scilo
Marco
o-
1496
ai
459
far
luogo
lerrapieui
mura.
Chiesa dello
Esisteva
pure
in
ISpirito laiito,
da
tempo immemorabile una chiesa allo Spirito Santo consecrata. Havvi di essa memoria in tre antiche pergamene del presistilo archivio di s. Grisogono, ed anche nelT Ulyricum sacrum del P. Parlalo Tomo V. p. 3 ove riporta una iscrizione sepolcrale situata "/w aede S. Spirilus^y
Zara
Cheiia d
Iflara
di
detta
s.
lottoiiilsclie.
esisteva
nella
Una
citt,
piccola
chiesa
Maria
nostra
so
essa
ne
fa
menzione
scrittura
del
1438,
Chiesa
Una chiesa
col
di
s.
Orsola \.
s.
!T1.
ttolo
di
Orsola
v.
m. esisteva presso
in
r antico Castello di Zara. Si trova di essa memoria cumenti del 1435, e 1495. Nessuna traccia per ci
dori-
masta n
di
Chiesa di
Una
chiesetta,
Cipriano martire.
al
grande vescovo e martire s* Cipriano, trovavasi un tempo nella nostra citt presso l' antico arsenale, cio vicino a s. Maria maggiore, poscia san Simeone. Se ne ha di questa edicola la sola memoria di sua
dedicata
passata esistenza in scrittura del Febbraio
1411.
Chiesa della
I*oco lungi
sella,
in
ss.
Trinit,
un'altra
s
dalla
alla
ss.
chie-
dedicata
del
della
quale
fa
menzione
scrittura
1420.
Chiesa
Anche
(jucsta
di
s.
Marina
v. in.
edicola,
consecrata a
s.
Marina
vergine
sua esistenza ne
fa
460
18
di
una scrittura del 25 novembre 1420. Non consta quando sia stata demolita. Non ce ne rimase che la sola memoria, celebrandosene dalla chiesa
certa prova
giugno.
Chiesa
Anche
i
di
s.
Paolo apostolo.
grande apostolo delle genti san Paolo avevano zaratini eretta una chiesa entro le mura della citt. Della passata sua esistenza ne fan fede le nostre cronache, e le tradizionali memorie.
al
Chiesa di
Col titolo di
s.
s.
Severo
itiariire.
Severo martire esisteva anticamente in Zara una piccola chiesa. Dalle cronache nostre nulla potemapprendere circa il sito, 1' origine e la fine di essa. Nulla quindi ne possiamo dire alFinfuori della sua antica esistenza.
mo
Chiesa di
Che
ad onor
3,
s.
ilg:aCa v. in.
un' edicola
di
s.
esistesse
un tempo
martire
nella
citt
nostra
le
Agata vergine e
ce
il
lo
attestano
cronache e
p.
9.
il
la
P.
Parlato T. V.
ritrovata
,^Apud
Agatham,^
Zara.
Cliiesa di
s.
Tommaso
apostolo
ca-
nono secolo una chiesa, dedicala a s. Tommaso apostolo, con annessovi convento di Eremiti. Una prova di ci T abbiamo in
Zara, e presso
porta catena, esisteva
nel
T abbate
dei
di
Benedettini di
s.
s.
Grisogono ed
di
diacono di s. Anastasia, e notajo pubblico di Zara, dove leggesi quanto segue: />/<*.. Marta a. MCXIV. Petru Abbas s. Chnjsotjoni cum sms XXXll.. Monachis conccnit vnm rcnerabili Frafre llcnnoliw s. Thomae Pracposiio cnm stiis XHl llcrcmtfis^y donde chiaro apBasilio,
parisco che
gli
Eremiti possedevano
(|u
in
Zara
nel
la
461
convento.
chiesa di
s.
Tommaso
colf annesso
Le
istesse
cronache poi aggiungono, che del 1202 nella universale desolazione della clt tanto la chiesa che il convento degli Eremiti di s. Tommaso furono assieme alle aggiacenli mura atterrati e distrutti. In conferma di che riporteremo quanto si trova registrato in proposito da uno dei nostri cronachisti. L'anno 1790, Antonio Lascari, ammiraglio del porto di Zara, dopo di aver ottenuto dal pubblico erario per tenue prezzo la livellazione d'un fondo, esstente presso 1' arsenale di marina, di cui aveva egli la custodia, volle erigervi un edificio per uso di sua abitazione. Nel fare gli scavi per le fondamenta, venne a scoprire qua e l delle murature, che non
tardarono
bricato,
i
di
eran forniti
di
di
cappelle
pietra
alla
foggia greca, ed
pavimento
lapidi
sepolcrali lastricalo,
che un sotterraneo, costruito a volto laterizio, diconduceva in viso in tre scompartimenti. Fra le rovine trov una corona da cisterna, dello stemma ungarico adorna, e d'aquile imperiali, e tramezzo ad una moltitudine di embrici e di tegole antiche, tre caldaje di rame, molti frammenti di bronzo, di stagno e di ferro, tutto logoro e sdruscito, un pezzo di campana, quattro ampolle di vetro, ed una porssione di lampana d' ottone. La scoperta fatta dal Lascari attirr l' attenzione del Provveditore generale di allora Angiolo Diodo, e di altre persone intelligenti, le quali, dopo un diligente esame fatto sopra luogo, stimarono essere quegli oggetti e quelle rovine nuli' altro se non che gli avanzi di un tempio le antiche mecristiano e d' un sacro asilo e, consultate morie, portarono giudizio, esser quelle reliquie le vestigia resti del tempio di s. Tommaso e dell'annesso coned vento dei monaci egiziani, i quali avevano la loro abitazione verso r antico castello presso la porta catena; e lo stemma ungarico, scolpito sulla corona da cisterna, esser un indizio indubitato, che il monastero, di cui parola, era slato di favori e privilegi decorato dai re d'Ungheria, quali ebbero sede in Zara pi volte nel dodicesimo secolo. Dal che lutto si deduce, che una chiesa dedicata a s. Tommaso apostolo esisteva anticamente in Zara, vicino l' arsenale di marina, presso la porta catena, che ad essa era congiunto un sacro asilo di anacoreti, che questo e quella furono nel 1202 distrutti, e che sopra le loro rovine fu edificata nel
; i i
1790 una
veniila
462
la
casa di abilaziono,
doli
civ.
asili
18()()
di-
propriet
il
di
carila per
inTaiizia e puerizia,
e porla
niini.
149.
Orsiola
Cappella di
Dalla
s.
V. W.
parie della
arsenale avevano
dalle fondamenta^
le
loro
il
officine,
di
s.
esisteva
1402 una
titolo
Orsola.
Fu smurata
sino
conoscono neppur
traccie.
La sola delle chiese suburbane, che sorvisse alla distruzione dei borghi di Zara nei secoli andati, si quella della Beata Vergine degli ulivi. Questo santuario situalo ad un buon miglio di distanza dalla riva opposta del porto
verso borea.
la
antichissimo,
ma
nulla
sull'alba
secolo Xll
In
1200
s.
Maria ad Quercus^ ed
s.
scritture
dei
tempi
scritture
sucridi
cessivi Ecclesia
fondi
Lula
crezia e Laura de Matafari, ciocche farebbe credere che primitiva chiesa nell'assedio
distrutta.
1202
sia
stala
totalmente
origine a
molto probabile, che abbia servito fin dalla sua comodit d' una di quelle villette, che ne' tempi
documento del 1143 menzionala col nome di Podium. Antonio Grubogna. nobile zaralino, vi lasci una circostante considerevole possessione, insliluendovi nel 1302
che
in
di
varie messe,
beneficio col-
Duomo:
del
lo
qual
che d'ordinario
conferisce ad
un
canonico della cattedrale. Il })i antico beneficiato, di cui si ha memoria, il canonico Malico Sturarlo, il ([uale visse nella seconda mela del secolo decimcxininlo. Kgli rislaur la chiesa e la ingrandi, ed a piedi del primario altare vi foce costruire il proprio sepolcro, su cui vcdesi scolpila in bas-
sorilievo la
463
all'
antica
intorno scolpila:
in-
segne segue
di
:
sua famiglia
d'
intorno alle
quali
si
legge
quanto
MOX QVOD
ERIS
il
SI
SVM
SI
Provvedilor generale Querin, il quale tra il 1741-1744 tenne questo podere, come luogo di diporto e di villeggiatura, v' aggiunse alcuni altri terreni, e vi edific d'appresso alla chiesa una comoda abitazione, che poi lasci ad uso de' beneficiati. Fu egli pure che v' eresse il beir altare di marmo, leggendosi scolpite su marmo nero sotto la veneranda icone di Maria queste parole:
Altrettanto fece
noslro
islorico
il
464
nella
domenica
delle
mercato dispositivo alla Pasqua. Siede il santuario in mezzo d'una campagna, ferace d'ulivi, e perci la Madonna degC Ulim s'appella; anzi sull'epistilio della porta maggiore, eh' a maestro rivolta, leggesi il motto della scrittura "sicut olwa speciosa in campis. A libeccio la porta minore, che mette ad un piccolo cortile, fornito di cisterna d' acqua potabile, nel di cui contorno da un lato scolpito Io stemma dell' arcivescovo Vailaresso, dall'altro uno scudo con entro una stella, e nel terzo lato l'arme del beneficiato canonico Sturarlo nel centro della zanfarda canonicale. Il trovarsi riunite le insegne del Vailaresso e dello Sturarlo un indizio non dubbio essere lo Sturarlo vissuto nella seconda met del secolo decimoquinto. Il quadro del principal altare una bella effigie della Vergine col divin figlio fra le braccia, dipinta alla maniera orientale sopra tavola, alta 60, larga 40 centimetri, ed
attorniata da cornice ovale, di bel
palme
marmo
e di
angioletti
:
adorna, uno dei quali spiega una fascia colle seguenti parole
ASSVMPTAE MARIAE
All' infuori
del volto,
tutta
lati
coperta
si
di
lamina
la
d'
ar-
gento
di
finito
lavoro.
Ai
d'
essa
legge
seguente
iscrizione a bulino:
JOANNES JVROVICH BENEFICIATVS FIERI FECIT SVMPTIBVS FIDELIVM ANNO DNI MDCCXXXII. PER MANVS STEPHANI
PIAZZA AVRIFICIS.
Nella parte inferiore
lardi
dell' effigie
stata
collocata
pi
un'altra lamina
OBSEQVIVM
B. V.
M.
AERE
chesa di
s.
465
il
barcagno, e fu posta nella sua chiesa, discosta un miglio, da dove in tempo di guerra era levata,,. Dopo il cholra del 1855, maggior ancora si fece la divozione per tale immagine, che
Catarina della citt; passarono
viene ora portata in processione per quelle aggiacenze sino al sito del Barcagno, ove particolari di s fanno preci sopra la citt, ed con segni letizia festeggiata, e di l alla sua sede riportata. Durante
nel pomeriggio della sua festa
r ottava della suddetta festivit si espone nel mezzo della chiesa un crocifsso, a' piedi del quale v' una tavoletta colr iscrizione ^^ndugenza plenaria per tutta V ottava con gli
altari privilegiati:
situato dalla
MDCCLXXXXVU",
Fu
eretto
ve-
chiesa
dalla parte
boreale,
La chiesa ben provveduta di sacri arredi, fra i quali un calice d' argento con piedestallo ed ornati di rame dorato, e coir epgrafe Anlonius Tommasoni in obsequium B, Mariae Virginis Olivarum a. MDCCLlV."^ un altro tutto dorato coli' iscrizione: ,,Canonicus Carolus Fridericus Bianchi Bpnefciatus f, f. Romae a, MDCCCLXIX in honorem B. Mariae V. Olivarum,^ un ostensorio pure dorato, ed una pisside d' argento con ornati e dorature e colla medesima iscrizione,
j
/^^
'*^5"
Varie vicende ha subilo il beneficio in quest'ultimi tempi. <hs^ik;v< Il beneficialo arcidiacono Giovanni Giurovich, visto che le /;.M^' tt tenui rendile dei terreni erano insufficienti alla manutenzione ^ ^^^"^ f della casa beneficiale, dopo ottenuti i superiori assensi, de- >p ^t-'i^venne nel 1806 alla stipulazione d'un contralto di perpetua f^^-g^^ enfiteusi col sunnominato Bellafusa, con cui livellava tutti iyf^^Cb J beni, componenti il beneficio, per 1' annuo canone di fior. 200, ^ *^/^ '^t^ f|J salvi per i diritti sulla chiesa beneficiale, e sulla stanza sopra la sagresta, nonch sull'uso della cisterna, camera e ^ f^^^KCi cucina dell'annessa palazzina. Succeduto al Giurovich il ca'^ Tuujt nonico Giov. Mischialo nel 1828, questi dietro lo istanze ^;^^^^y^^
>^:
^^'^^
"^^''^h '"^^^*
A'Jjf^SJf
esistente sotto
il
campanile,
sopra
coli'
la
idea
di
congiungerlo
alla
stanza da
lui
riedificala
sagrestia.
Morto
il
Mischialo
30
nel
466
1850, il suo successore canonico Carlo Federico Bianchi, appena entrato in possesso del benefcio fece valere il suo diritto sopra T intero canone di fior. 200. La questione fu a
lungo agitata, e fin coli' affrancazione del livello mediante r esborso da parte degli eredi Bellafusa di fior. 2100 v. a. che convertiti in obbligazioni di stato pel valore nominale di fior. 2800 fruttano annualmenle fior. 116 effettivi. Il contratto venne stipulalo in data 10 aprile 1865, e sancito dalla autorit ecclesiastica e civile col qual contratto furono messi in salvo i dirilli suaccennati del beneficiato, ed inoltre quello della propriet d' una piccola cucina, esistente sotto la casetta presso la sagrestia. Di alcuni beneficiali si trova menzione negli atti antichi, quali sono il canonico Matteo Sturano in documento del 1470; Biagio nel 1476; canomco Donato Begna nel 60\ l'altro canonico Simeon Begna nel 1590, che fu poscia vescovo di Modrussa il canonico Biagio Sideneo nel 1555, che fu poi vescovo di Arbe: il canonico e primicerio Fr<//2cesco Colonna nel 1634; L. Lucassecich nel 1640; l'arciprete Gregorio Zappicli nel 1665; il canonico Giovanni Ginrovich nel 1720; l'altro canonico Simeone Giurocich nel 1768; e T arcidiacono Giovanni Giuromch dal 1780 in poi sino al 1828. Mentre andavamo queste carte vergando, ci giungeva r infausta notizia, che la vigilia del s. Natale alcuni tristi e malvagi s'introdussero forzatamente in chiesa, e strappato dalla imagine il vestito di lamina d'argento, chela copriva, la spogliarono di quel prezioso indumento e dei pochi gio; ;
jelli,
ad esso congiunti.
riparare
cotanto
oltraggio
fatto
alla
spese occorrenli
dall' orefice
d'
rinnovare
il
vestito.
Il
lavoro fu eseguito
Leone
Radman
Il
zaralino.
assieme colla
colla seguente
argento, che
fallo
beneficiato,
ricordare
alla
posterit
il
veste:
FIERI FECIT
ANNO MDCCCLXXVI
467
Ciliegia di
san Giovannino.
Oltre
alla
chiesa
di
s.
Giovanni
il
Battista,
esistita
un
assai tempo nel borgo di s. Martino, ora santo precursore dediantica paranco ve n' era, allo stesso cata, ed unita ad un convento, situato in faccia al porto, poco lontano dal luogo, detto la spianata, ove giusta quanto
ci
narrano
le
si
patrie istorie,
solevano abitare
alla
re
d'
Unghe-
ria,
mentre
difesa di Zara, ed
stalo portato
nascosto
Profeta.
In
documento del
Giovanni degli Eremiti, poich quel convento era abitato da persone, che vivevano tutte a Dio consecrate in perfetto ritiro, e perci s'appellavano Eremiti della penitenza. Nella guerra cogli ottomani del XVI secolo, e chiesa e convento furon demoliti, al pari delle molte altre chiese e dei non pochi sacri asili, che a quell'epoca fuori della citt nostra esistevano. Ma non and molto che, staappellata viene
s.
1406
venne edificata sullo stesso silo un altra chiesetta, al santo medesimo intitolata la quale fu data in custodia ai Padri del terz' Ordine di s. Francesco che in citt avevano da alcun tempo e chiesa e domicilio. Quesl' quell'edicola che scorgesi non lungi dalle ortaglie de' borghigiani, e che dal volgo s, Ztuannin si appella, ovvero anche la Madonuina^ perch un' antica effigie di Maria Vergine sotto il titolo della Nativit in essa dai
bilita
la
pace,
coi
ruderi
dell'antica
fedeli
assai
venerata.
Anche questa
alcun
chiesa,
dai
come
la
predel
tempo
Calogeri
convento di s. Arcangelo durante la guerra coi Turchi del 1649. Fu parecchie volte abbandonata, ed alcuna volta anche adoperata ad uso di magazzino militare. Da poco tempo fu per cura di donna divola e colle obblazioni de' divoti ristaurata, ed
inoltre
di
nuovo
bell'altare
di
marmo,
si
e di sa-
celebra con
sta
segni
nanzi
di
letizia
di
piet agli
8 di
Il
campo,
la
che
le
di-
muro
allorniato,
milizia.
soggetta
468
Una
colonia
d'
d'
Albanesi,
per
la
diocesi cattolica
Antivari, affine di
regioni
servaggio, nel
1726 emigrarono
condussero implorando dair arcivescovo nostro Vincenzo Zmajevich, ricovero e protezione. AccoUr benevolmente dal loro antico pastore ottennero dal veneto governo, colla di lui valida mediazione, alcuni terreni in Zemonico, ed alcuni altri nel suburbio di Zara, ove posero la loro sede, eressero i propri focolari, e si diedero alla coltivazione dei campi, affine di procacciarsi il necessario sostentamento. Da prima dodici famiglie, condotte da certo Pettani, poscia altre
dodici vi
si
trapiantarono,
un proprio sacerdote, di nome Michele Tonsi da Sapa, che fu anche destinato in loro paroco, formarono a poco a poco il Borgo, eh' Erizzo s'appella dal nome del Provveditore generale che loro accord tali e tanti favori. Avuto il paroco, ebbero in seguito la chiesa e la canonica; s l'una che l'altra sono opera della religione e della munificenza di Mons. Zmajevich.
venire
L'edifizio
della
chiesa, di forma
rettangolare,
lungo
metri 17^7, qq largo 8'y, q^; posa su di un piano orizzontale, ed situato quasi nel centro del villaggio, colla porla
primaria, rivolta a maestro.
edificato,
ma insufficiente alla soch 1500 anime, che ora costituiscono il Borgo Erizzo. Ha un solo altare, di marmo, dedicato alla Beata Vergine
di
bell'aspetto,
pregiato lavoro
di
recente
artista
veneziano.
Nell'angolo presso
entra, situato
pietra
il
la
battistero,
di
una
lo
vasca
di
con piedestallo, su
scolpito
slemma
del
fondatore.
Una
lapide di
marmo
terale interna
la
consecraxone della chiesa, celebrala nel 1768 da Mons. Castelli., fu vescovo di Catlaro, ed in riposo a Zara, TaoitMile
per Mons. Caraman, ridotto impotente per apoplessia. L'iscri-
zione
la
seguente:
469
MATTHAEO CARAMAN
ARCHIEPISCOPO JADRENSI
ECCLESIAM HANC
CONSECRAVIT
KAL.
MAY
MDCCLXVIII.
Dalla parte del vangelo v' una nicchia chiusa da ele-
marmo, ove sono custoditi gli olii santi. Sopra la porta maggiore nella parte esterna vedesi un bel marmo, adornato dello stemma Zmajevichiano. Reca la seguente epigrafe
tata
da un cimiere pure
di
MAGNAE
VIRGINI
LAVRETANAE AD HONOREM
ANTIBARENSIBVS
ARCHIEPISCOPVS JADRENSIS
M. D. ce.
XXXVII
larga
Dietro
l'altare
v'
la
,^(^
4'yn,y, dalla quale si ascende al campanile, a foggia di alla torre quadrata con piramidale cupola fabbricato. A manca della chiesa, un p discosto dalla medesima, v' la canonica, eretta, come dissimo, dallo slesso benemerito arcivescovo, sopra il cui ingresso leggesi su di un marmo quanto
liegue:
VINCENTIUS
470
ARCIIIEPISCOPUS
ZMAJEVICII
PAROCHORUM COMMODITATI
MDCCXXXVII.
La parochia
nella cui
fu creila
formalmente ad
dalla
la
1. febbraio
1743,
pubblica
munifia
cenza
alla
sua manutenzione, ed
Zeso-
di
pi r indennit
di
di
decima.
di
conservare nelle loro famiglie il loro linguaggio epirotico, e perci lo usano coi loro figli sino all' et di dodici anni. Parlano per anche
lo
parochiani
di
continuo
di
di
contatto
coi
cittadini
Zara.
masfffo 'tJto'
10
con
ses:ni
giubilo e
di
particolare divozione.
Chieda di
Sotto
setta,
l'
Iflaria
di
la
parochia
Borgo Erizzo
una
chie-
sulla
che da tre lati la circonda, apparteneva a e dopo la morte di lui, pass in eredit alla sua moglie Mar-^ garila Caraman, nipote ed erede del defunto arcivescovo noslro, Mons. Matteo Caraman; la quale passata poi a seconde nozze con Vincenzo Pecota, e morto anch' egli, indi passata anch' essa vedova fra gli estinti, tulla T eredit si trasfuse in Pietro Pecota, e poscia nelle due figlie di lui. La superstite, vedova del cav. Erco, ha ora la cura di questa chiesetta. un quadrilatero di piccole dimensioni, non avendo in lunghezza che sei metri, e tre da separare in larghezza, compresa la sagrestia: Fu rislaurala ed ingrandita nel 1771 colf elemosino de' fedeli. Essa dedicala alla B. Vergine Addolorala, ed ha 1' ingresso sulla via pubblica. Riscuoto grande venerazione
orlo, quali pochi son specialmente dai passanti, fra quelli che non vi si termino a porgere supplichevoli preghiere alla Madre del Bedenlore. ila un solo altare, e questo di marmo., con una nicchia, ov' (^ collocala una statua r/j
dai fedeli
Maria col
figlio
la
sua
festa
non solo nella domenica
le
471
di
terza
settembre
d'
ma ben anco
parziali
quali
indulgenze
plenarie.
di
cembre 1792
d
marted
venerd
ciascuna settimana.
eoitiutiale.
civile
di tu-
1820
fu proibito
dall' autorit
mulare nelle chiese, in allora yenne eretto un pubblico Cimitero comunale fuori di citt, alla distanza di due chilometri, il quale fu anche solennemente allora benedetto dall'arcidiacono Mons. Giovanni Giurovich, vicario generale e capitolare in sede vacante. Una gran croce fu elevata nel mezzo del luogo santo, e questa n' era V unica insegna. Neppur si pens in quel tempo ad una cappella, per la ragione., che poco lungi da esso v' era la suaccennata chiesetta della B. Vergine Addolorata, la quale perci appunto non tard a diventare cappella del cimitero, e cominci ad essere frequentata dal clero e dal popolo per suffragare le anime dei defunti. Col tempo per vi si fece sentire il bisogno d' una propria cappella, e di un'ampliamento, e regolazione generale del cimitero. Il Comune, infatti, coir idea di assecondare i giusti desideri del popolo, si fece redigere il relativo tipo e progetto, secondo quale, oltre la chiesa, dovevano essere conslruite due galil lerie, che da essa partendo, avrebbero attorniato a dritta e a sinistra il sacro ricinto, per servire alla tumulazione dei defunti. La chiesa fu anche eretta nel 1866 per cura ed a spese del Comune, non cos le gallerie, che pur sono necessarie, ed assai desiderate, e potrebbero essere tosto innalzate a tutte spese dei privati, e per cura del comune. La chiesa che ora s'innalza nel mezzo, un elegante tempietto, fabbricato in forma di croce. Ha nel centro un'altare
isolato,
di
pietra,
e
d
il
dedicato
alla
santa
del
Croce.
Fu benedetta
dall'
novembre
vi
i
1866
pure
,
arcivesacri-
quale
di
lutt'
celebr
fedeli
solenne
e
suffragio
di
defonti
fece le
as-
metodo intorno al cimitero. Intervenne alle prefalo funzioni la Congregazione municipale, che in (juesla
soluzioni
occasione provvido
la
parochi della
citt,
472
durante Toltavario dei morti, vi si recano ogni anno processionalmente colle rispettive confraternite, ed oltre alle
molte preci che recitano pei trapassati, vi celebrano solenne sacrificio espiatorio. Nel corso pure dell'anno, a richiesta dei
fedeli,
citt,
la
chiesa
fa
sapere
il
Fondra
cogli
altri
scrit-
cose nostre, i contorni di Zara erano una volta molto popolati, ed in essi esistevano abbadie, monasteri, ospizii ed ospitali colle rispettive chiese, o cappelle, che per le ingiurie del tempo, e per le guerresche vicende sono cadute, ovvero per la maggior parte atterrale e distrutte, assieme ai loro borghi, i quali si estendevano tutto intorno al porto, e d'ogni parte sino alla fontana di s. Marco, ora denomidelle
descrizioue
di
tali
vendosi all'uopo d'una cronaca nostra, aggiungendo tutto quel di pi che da altri documenti, e da altre fonti genuine
abbiamo potuto
eruire.
Chiesa
<ii
s.
maria delia
s.
pae,
pria di
Nel centro del borgo
di
jflatteo.
s.
Martino, ora
s.
il
Forte,
esi-
Matteo apostolo ed evangelista consegrata. In essa grande venerazione avevasi ad una divota immagine di Maria ss. detta della Neve, per cui a poco a poco and questa chiesa a perdere il suo titolo primiero, e ad assumere quello di s. Maria ad i\iris. A conservarne per la memoria fu collocata al lato destro dell' immagine un dipinto, coperto di lamina d' argento., raffigurante s. Matteo Ap. mentre nelf altro lato fu posta un' eguaio pittura rappresentante s. Giorgio M. cui Zaralini professavano particolar divozione. In testamento, infalli, di Cosma de
steva un antichissima chiesa a
i
Baculo, fatto
tajo
il
2 ottobre
del
pubblico no:
Guidone de Mechagnis troviamo (|nanU) segue //r//* /<liquit centnm VKjinli capita nnearnm vum trfinia oltvars fruclifevis Ecclesiae s. Mariac ad Sires in uaburbio cicitatis^
et
473
~
Crucifixi^
unum pannum de
serico pr altari
pr
anima
Ma
di
titolo
pordelte, e
nel
decimoquinto
col
secolo gi
s.
trova intitolata
comunemente
nome
pace ed anche del Borgo^ senza che siasene potuto conoscere il motivo di tale cangiamento. Distrutto il borgo per ragion di guerra coi Turchi, ad 12 ottobre del 1567 fu quella benedetta immagine portata processionalmenle in citt e deposta sull' aitar maggiore della chiesa di s. Stefano, ora s. Simeone, e dopo alcun tempo le furono eretti relativo altare ed apposita cappella, che del Borgo tuttava all' ins' appella. Della prefata chiesa nulla rimase in piedi fuori di una cappella, ove fu in seguito esposta un altra immagine della B. Vergine, che prese il nome di s. Maria della Cappellizza. Fu poscia anche questa atterrata, ed il quadro
della
Maria
l'
Michele,
il
nome
Maria della cappelizza, e per molto tempo anche lo conserv, fino tanto che, nei ristauri fatti alla chiesa, a quello ne fu un' altro sostituito.
di
s.
Chiesa di
Neil anzidetto borgo di
s.
Domenica.
Martino esisteva una chiesa, immagine di Maria Vercontrade dell'Oriente dal zaratino patrizio Pietro de Catopagna, che fu uno de' Crocesegnati nella spedizione di Terrasanta. Cotesta chiesetta, per distinguerla dalle altre, alla santa Vergine dedicate, aps.
cui veneravasi un' antichissima gine, qui portata nel 1214 dalle
in
Domenica^ ovvero
dicesimo secolo, e
lettili
Mafer Domini^ donde volgarmente s. della Nostra Signora. Fu dislrutla nel sela
veneranda immagine
fu
d' allora
colle
sue suppeldi
trasferita in
in
citt,
vanni
Pusterla^ che
nome
di s.
GioDomenica.
s.
Ciiiea di
Nel borgo
di
s.
il
s.
[flarMiio T.
eh' era
Martino,
al
attiguo
alla
citt
di
rimoti
esisteva
Martino. D'essa
Ili,
trova
menzione
nella
Clomcnto
diretta l'anno
11H8 all'Abbate
de'
monaci benedettini
di s.
Grsoffono, colla
quale
il
474
la
donazione di questa chiesa, falla dai rispellivi Patroni, con assenso del capitolo di Zara, al monastero di s. Grisoffono Ecclesiam s. Martini cum omnibus pertinenliis suis a Fa ir ani s ipsius Ecclesiae de assensu Jaderensis Capitnli Monaslerio restro pia largitione concessami sicut ipsam juste et sine controcersia possidetis^ vobis^
:
Ponlefice conferma
et
apostolica^
con/ir^
mamus^
scripti
patrocinio communimus.
s.
che
d'essa e non
chiesa di
Marlino
111
ivi
si
parli,
viene
dimostralo
dall' altra
al
s.
Bolla di Celestino
del
le
17 giugno
1195
diretta
di
tra
possessioni del
Grisogono, che dichiarate vengono inviolabili, si trova annoverata anche la chiesa di Martino sis. tuata dinanzi la porta della citt, ove appunto era il borgo di san Marlino Ecclesia Sancii Martini ante portam civitatiSj cum pertinentiis suis. Se ne fa inoltre menzione in una Tabella di Beneficii ecclesiastici dell'anno 1300. Da
Monastero
nome
di
il
borgo e
la
porta di terrafersi
il
s.
Marlino comunemente
appel-
tulle
le
borgo
Chiesa di
Una
deli,
s.
Croco.
chiesetta,
Teodoro
de'
Bran-
mercadanlo di Zara, fu costruito presso questa chiesetta, circa il 1442, un conventino per abitazione dei Padri minori Osservanti. Questi, dilfatli, nell' anno slesso, cogli assensi di Papa Eugenio IV, dallo scoglio di Uglian passarono a stabilirsi anche a s. Croce. Ma per poco vi dimorarono, poich, minaccialo di distruzione quel chiostro a causa di guerra, ed insorlo negli abitanti di Zara il desiderio di averli entro le mura, nel 1453 vennero trasportati nel convento di san Francesco. Nel tempo medesimo fu dal
dini da Vicenza,
Pontefice Nicol
cenobio
di
s.
CliU^<ia
eli
j4.
(liiiovaiiii)
di
KaUf^^a.
v'era
ab
antico
fu
Zara
Giovanni
[ballista.
L'anno 1431
uno con-
cessa
ai
475
quali vi
elemosine de' fedeli, e particolarmente del ricco e pio cittadino Gregorio Morgane. Verso la met del sedicesimo secolo V una e V altro furono
atterrati
per timor
di
religiosi,
s.
liisa di
pci
s.
Bernardo Abbate,
Bernardino.
di
j.
Neir estremila orientale del pi detto borgo di s. Martino, verso il porlo, esisteva da antichissimo tempo una chiesuola consegrala ad onore dell' abbate di Chiaravalle s. Bernardo. Come apparisce da scrittura del 7 agosto 1205 era da Eremili ufficiata. Introdottavsi la divozione di s. Bernardino da Siena, nel
di
1646 cominciossi ad
furono
s.
i
intitolarla col
di
nome
for-
questo sanlo.
in
tificazione, ed
suoi sacri
arredi trasportati,
d' allora
Martino, che
cangi
il
suo
titolo
con quello
di
s.
Bernardino.
Chiesa
Fuori
tire,
di
s.
Damiano M.
gli
di
citt,
nel
sito
orti
dei
cui
il
cappellano nel
1349
cora
alla
le
vestigia,
che
in
Chiesa di
Si
s.
Marina V, M.
s.
ha da antiche scritture, che una edicola, a rina vergine e niarlire dedicala, esistesse noi dintorni
MaZara,
di
poco lungi dal poderelto dei Fratelli Batlara. Esisteva nel 1426 ancora ed alla sua custodia v'erano tre Eremiti, quali apparlOMcvano al Romitorio di Ossero, ed abitavano una vicina lorricclla vivendo di clcnosine. E la chiesuola e Ja lorricclla Furono distrutte nel tempo della guerra coi Turchi, n delle medesime rimasero neppur le traccio.
i
II
476
che godeva il Rettore di questa chiesa, venne incorporalo alla massa capitolare delle distribuzioni dall'arcivescovo Minuccio de Minucci, e le messe a
beneficio semplice,
quello
inerenti
trasferite
di
s.
nella
metropolitana
all'
altare,
al-
lora esistente,
Margarita.
e alla
ss.
Vergine
Zara. Si
in
campagna
di
denominava
s.
dal
confraternita
d'
agricoltori
borghi
Chiesa di
Mezzo
pellizza,
s.
Giorgio
IH.
s.
grande martire s. Giorgio, pel quale v' era nei Zaralini una grande venerazione. Si hanno memorie che ancor Tanno 1402 sussistesse. Fu dipoi verso la met del seslodecimo secolo demolita per ragion di guerra, e non ne rest che la sola
memoria
della
Chiesa
Anche
all'
di
s.
Uliciielo .4rcaiig:elo.
Michele dedicata era
arcangelo
s.
campagna. Sussisteva decimoquarto secolo, trovandosi in documento del 1356 memoria di essa, il cui cappellano era allora il sacerdote Jvan Jurovich de litera slava. Scomparve assieme colle altre, di cui femmo parola, alf epoca della guerra funesta cogli ottomani.
suola, situata
nella vicina
Chiesa di
s.
Fiia Profeta,
Nel cos'ideilo poylic dei Horghiggiani esisteva un tempio maestoso, a s. Elia profeta coiisocrato. Era, assieme alle sue aggiacenze, dai cavalieri leinplari posseduto. Fu audio esso neir epoca suaccennata atlerrato. Nel sito per, dove
sorgeva,
si
477
in
rinvengono
terreni,
di
quando
quando
nel
dissoda-
mento dei
Chiesa di
9.
Cipriano M.
volta
al
un'edicola
i
di
s.
presente
suoi avanzi;
che
in
mezzo
di
v' esisteva.
Chiesa
Oltre
il
Pietro Ripostolo.
chiesuola
di
s.
certo
alla
sua manutenzione.
Tladdaleiia.
Maria Maddalena dedicata, era posta oltre il porto, dentro l'antico bazzarro, dove le carovane turche traducevano gli animali e le merci. Nel 1445 era cappellano il sacerdote illirico Giovanni Cordizza, del quale si sa da scritture antiche, avesse egli comprato un
breviario
illirico
manoscritto
al
per
26
ducati
d' oro.
Anche
Chiesa
Come
le
di
s.
riacoiiio
apostolo.
due precedenti, cos anche questa chiesuola di s. Giacomo apostolo esisteva oltre il porlo presso il cos detto harcagno^ che in documenti antichi si trova nominato barcagno di s. Giacomo, Suo cappellano nel 1248 era il sacerdote Majo di Vito. Aveva il suo cimitero, ove nel 1292 fu conchiuso un' accordo tra il conte di Zara, e quello di Almissa, a repressione delle piraterie che turbavan T Adriatico. Presso questa chiesetta fu stipulato un' istrumento il d 7 agosto 1284 ^^Actum in Curia S. Jacohi ultra portum Jadrae" ; ed un terzo ancora nel 1350. ''Actum in Ecclesia S. Jacohi ultra portum". Nella cronaca jadrense di Paolo de Paoli trovasi registrato che gli Ungheresi, venuti in ajulo
dei
zaratini
contro
1346
col-
locarono cingeva
la
478
nel
prel'alo
le
hi
macchine da
chiesa.
guerra
cimilero,
che
valle
di
questa chiesa appellavasi pure horea, presso cui piantarono i veneti gli accamtitolo di la
Col
pamenti contro
citt
Chiesa d
Verso
esisteva
la
.liidrea apostolo.
al
s.
valle
di
all'
maestro,
apostolo
lido
intitolata
nessa una societ di marinari. Si trova, infatti, nel testamento di Pietro Fagnani di Novara d data 6 aprile 1439 ,^Velius Fagnani de Novara reliquit Capellac et Fraialeae s. Afidreae Apostoli Marinariorum extra eie itale m Jadrae de ce ni ducatos aureos.
Chiosa di
Anche
alla
s.
Tlars^arita V. e
I?l.
de-
Non ci fu dato di constatare dove precisamente esistesse. Doveva per essere situata non lungi dalla citt, dappoich, come risulta da andicata una chiesa
contorni di Zara.
tiche scritture
di
guer-
Chiesa di
s.
Anastasia
campagna
Ifl.
V era
inoltre
nella nostra
una
al
chiesa
di
s.
tempo
delle
Chiosa di
s.
lYlaroo Kv.
A
setta,
fianco
del
Lazzaretto
in
Borgo Erizzo,
s.
ora
essa
scuola
Marco.
dell'
Di
ne
fa
menzione
nella
Adamo
^^
di
13rena,
scrillore
uiidecimo
secolo,
inoltre
sua opera
in
Annali
deijli Scliiaconi'^
Se ne trova
documento del 28 maggio 1403, con cui cerio Preste di Malach compr una vigna., posta fra la chiosa di s. Marco, e la fontana, nel confine dell' antico arco romano. Di ([uest'arco non si riscontrano oggid neppur le vestigia. So ne deduce per da alcune scritture la passala sua osi-
memoria
slenza. In
479
gue /\W co w/i/z e delV arco sotto la /igurzza'^ cio vicino ad una cappeliella, iu cui si venerava una statua di iaria Vergine; ed in altro del 1569, dove nominato l'arco vicino a s. Marco. -__
la vicinanza della
oltre
il
Luca evangelista intitolata. In documento del 1607 fatta menzione d'una casa, situala appresso s. Luca al campo, la quale formava parte del beneficio della B. V. degli ulivi. Questa chiesa deve aver subito la stessa sorte delle altre chiese suburbane di Zara, dappoich non ne rest
chiesa, a
che
il
nome
Chiesa
Una
di
s.
Kleiia Itnp.
Elena Imp. situata non lungi dal mare in luogo detto Gasenizze oltre il Borgo Erizzo, sulla via, che conduce a Bibigne. D' essa non esistono al presente se non che i muri perimetrali. E lunga m. 7, larga m. 4 termina con un abside, ed ha la fronte rivolta a lichiesa dedicata a
s.
;
beccio.
Chiesa di
s.
Clementi*
I*.
m.
Al principio della valle degli Albanesi su d una isoIella giaceva una chiesuola di s. Clemente papa, martire. Non se ne scorgono oggid che i diroccali avanzi.
Congregazioni religiose.
1.
Congregazione della Beata Vergine della Misericordia detta anche del buon gaudio in S. Simeone.
La prima Congregazione di sacerdoti, esistito nella nostra citt.) sotto il titolo di buon gaudio, ha avuto origine, giusla le antiche nostre memorie, nella Chiosa della Beata Vergine del buon gaudio, situata presso le porto di terra-
sta
480
ferma, alf angolo del pubblico palazzo, e demolita, come abbiam dello di sopra, nelf anno 1704. Sembra, cbe da que-
prendessero il nome le allre Congregazioni dei preti, fra le quali la prima e la pi antica quella fondata nella chiesa di s. Stefano (oggid s. Simeone). Questa congregazione della B. V. del buon gaudio, detta anche della Misericordia, fu
istituita
nell'anzidetta
il
gennaro 1493, allo scopo di onorare la Beatissima Vergine Immacolata, di assistere con opere di crisliana carit i confratelli infermi, e di suffragarli con benefici spirituali dopo morie. Il loro numero era da principio ristretto a soli dodici. In seguito, cio nel 1496 si accrebbe sino a venti, i quali dovevano essere tutti sacerdoti. Vi si aggiunsero anche dei laici dell'uno e dell'altro sesso, i quali partecipavano dei beneficii spirituali della congregazione, e del diritto della tumulazione nelle arche della stessa, senza veruna ingerenza nell' amministrazione. Regolala con savie leggi, le quali furono approvate li 13 luglio 1651 dall'arcivescovo Bernardo Florio, e li 29 ottobre 1677 dall' arcivescovo Evangelista Parzago, questa congregazione divenne che la componeillustre e cospicua, e pei chiari soggetti, vano, come Prelati, dignitari, canonici, fra i quali il primo
laresso
d
27
era l'arcivescovo, e pei mol(i privilegi, di cui fu arricchita, e pel vistoso patrimonio, che col tempo and a formarsi. La
appoggiate al gastaldo e a due procuratori, da eleggersi ogni anno. Molte erano le sacre funzioni, colle quali i buoni confratelli onoravano la loro cara madre e patrona Maria ss. moltissimi poi erano i
direzione ed amministrazione erano
suffragi,
eh' essi
prestavano
di
ai
confratelli
defonti.
Basti
il
dire che
ognuno
suffragi,
essi
quaranta
tulli
que-
che prestar dovea in comune, nel giorno della morte, nel giorno settimo, quadragesimo, ed anniversario. Benefici di tanta entit ed importanza contribuirono
grandemente
far
sempre pi prosperare
il
la venerabile
con-
suo
patrimonio,
di
capitali,
come ahbiam
di
detto,
che
si
componeva
il
di
livelli,
Iributi
la
belT aliare di
marmo,
Se non
la
che
si
venne anche
fu
al
ptM*
principio del
dello
maggior parte
suo
risorse per la falligione del
locati
i
481
a
di
monte
piet,
passo
rendite, ed anche di
1842
nuovi
si
quattro
di
confratelli
sacerdoti, laico
nessuno.
allora
rialzarla coli'
aggregazione
giace
di
di
socii,
ma poco dopo
ricadde,
tuttora
nell' obblio,
di
le
quella
oc-
sue
sacre
funzioni nella
tale
festa
Imma-
Facciamo
voti,
perch
religiosa
venga ristabilita, ora specialmente, che la la Vergine Immacolata s va sempre pii dilatando
Dopo aver
narrato
1'
origine, lo scopo,
di
e le vicende di
dare
la
una
quale
bella
breve
delle
sua
madreregola,
che possiede
la
chiesa di Zara, la
pi
la la
adornano, e che, per essere parto d' un valente artefice zaratino, dimostrano quanto quest'arte dovette essere per lo
passato fra di noi tenuta in pregio. Essa
carta
un
volume
di
pergamena,
in
scritto
19 cent, grosso 3 cent, tutto bellissimo carattere gotico, con inchiostro rosso e
alto
27
cent, largo
dorato,
ed
in
ottimo
Ha
nel
mezzo
esterna un
figura
meda-
glione, alto
20
con
l'intera
vestito,
che servivano una volta a raccogliere le offerte de' fedeli, e che poscia divennero l'ornamento distintivo delle loro vesti
sacre.
Tiene
la
egli
colla
manca
rilievo
di
all'
infuori
mani e dei
:
piedi.
Nel suppedaneo
v'
in-
PRESBYTER SANCTUS DE SANCTIS GASTALDUS CUM SVIS PROCURATORIBUS P. JOANNE ANETTA ET PRESBYTERO FRANCISCO
RADOSEVICH. 1588.
Dalla quale iscrizione
si
482
f orefice
apprende, che
lavoro
Steil
Tanno
1588, e
che
in
quelf anno
ossia
il
ca-
congregazione, e i due sacerdoti Giovanni Anetta e Francesco Radosevich erano procuratori^ Neil' opposta faccia v' un' altro medaglione, nel cui centro raffigurata la Vergine col figlio in braccio lavoro sistaido,
i
Decano
mile
al
la
seguente
scritta:
stemma
di
dell'
orizzontali in
Le cantonate
di arabeschi
di
campo ambedue
;
le
ornate
di
buon gusto
le
grifoni. In
quear-
sto
tista
appalesa
la
valentia
dell'
Un
del
altra
religiosa
titolo
buon gaudio ed
chiesa di
allo stesso
s.
nell'antica
la
Simeone. Quando
nel
1570
nella
Rocco,
1632 assieme
s.
de' Preti
Stefano (oggid
descritta,
Simeone) forman-
dosene una
MI. Coiig-rog^azioiie
buon
precedente era la congregazione de' sacerdoti della B. V. del buon gaudio nella chiesa catil giorno 8 dicembre dell' anno tedrale. Fu essa istituita
Simile del tutto alla
gennaro 1547; fu poscia approvata, pria dall' arcivescovo Alvise Molin in data 1 1 maggio 1554, indi dall' arcivescovo Minuccio de Miuucoi con suo sactM-doli, conidecreto del 20 aprilo 1598. Dodici erano
1510, ed organizzata
il
*) Che Stefano Vcncon fosse znratino si rileva dalla iserixione, li* lui stesso Incisa sul vestito d'argento della ss. Annunziata in Duomo, forbito kuo
lavoro del 1097.
12
apostoli,
483
il
coro dei
sacerdoti addetti alla cattedrale. Lo scopo di esso era di onorare beatissima Vergine Immacolata, e di in modo speciale la soccorrere i confratelli viventi con mutui uffici di cristiana
ed erano
in
parte canonici
ed
in
parte
carit,
altri
suffragi
spirituali.
affitti,
i
I suoi redditi
consistevano
in
in
livelli,
supporti, ed
ad annui fior. 120 circa. Con questi facea fronte alle spese di messe cantate e piane, ed a tutte le occorrenze di culto inerenti all' altare, che all'Immacolata Concezione dedicato. Quest'altare che prima era di legno, e che ora tutto di marmo d Carrara, a quattro colonne, dopo la met del secolo passato fu eretto a spese della congregazione. Ha un' antica effgie della Vergine, tutta coperta di lamina d'argento, come pure d'argento, sono i suoi candelieri e le cartaglorie. L'anno 1821 and a cessare questa congregazione, e le rendite furono annesse alla cattedrale, la quale mantiene ora 1' aitare, e fa celebrare annualmente 20 messe piane in adempimento degli obblighi inerenti alla medesimp. La sua matricola simile a quella della congregazione esistita in s. Simeone. Tutta ornata esternamente di fregi d' argento dorato, ha in un medaglione la figura intera di s. Pietro, e nell'altro la Vergine, col diquali
ascendevano
complesso
divoti
l'
confratelli,
raccolti
sotto
in
il
di
Lei
altro
basso ri-
summentovato
artefice
Vencon.
Beata
'i^org;^iiic
s.
della
buon
g:audio in
s.
I>oiiato.
Donato una condella Beata Vergine della Purificazione, detta della carila ed anche del buon gaudio. Instituita da tempo antichissimo nella chiesa di s. Maria Maggiore, nel 1570, cio dopo la sua demolizione, si trasport in s.
nella
chiesa di
Donalo, assieme colla prodigiosa effigie della Parificazione di Maria ss. Fu confermata nel 1594 d^U' arcivescovo Luigi
Molin.
di
Evan dodici
religiosi
fratelli
onorare nel miglior modo la ss. a vicenda con ogni ufficio di spirituale
vita,
ed aveano Vergine, e
per
di
iscopo
in
assistersi
cristiana
carit
dopo morte. Avevano l'obbligo della manutenzione dell'aitar della Vergine, della messa cantala nella festa tiloe
lare della
484
della
di
celebrazione
s.
Purificazione, e
di le
12
messe
Eufemia
delle
livelli.
sacerdoti,
1801
si
congiunse
di
sodalizio, intitolato
appresso, ed il cui parleremo temporali sacerdoti conscopo era di soccorrere con mezzi fratelli infermi. In tal guisa queste due congregazioni sorelle, scambievolmente assistendosi, intendevano di provvedere al loro migliore incremento e prosperamento, nonch alla loro permanente sussistenza. Se non che, avvenuta la soppressione della chiesa di s. Donato, la congregazione dei sacerdoti della B. V. della carit dovette necessariamente cessare, e forse per sempre. L' antica effigie di Maria santissima fu trasportata in Duomo, e collocata suU' aitar della Concetta ; le rendite poi devolute a quella fabbriceria.
del soccorso^
i
qui
trovasse chi di
lui
si
pene con
qualche
prendesse temporale
pensov-
vegno. Questo caso fece nascere in alcuni sacerdoti della metropolitana il nobile progetto di costituirsi in congregazione, allo scopo di soccorrere con sussidi pecuniari i propri confratelli infermi, che non avessero mezzi di provvedere ai loro indispensabili bisogni. Formarono, infatii, iulti regolamento, e col primo giorno di d* accordo un adatto giugno dell'anno 1800 inaugurarono la nuova pia associazione, col titolo di Congregazione dei sacerdoti secolari del
fraterna sovvenzione. Il numero non era fisso, ma ciascheduno, che avea i sacri ordini, poleavi formare il fondo, necessario allo scopo, ogni appartenere. membro era obbligato di pagare un annuo canone., senza
soccorso^ ossia della
doveri di sorta. Da questo fondo che appellar dovoasi cassa del soccorso ciascun confratello infermo od impotente avea diritto ad una elemosina giornaliera., pari allo stipendio
altri
in
caso
di
assoluta
miserabilit
ad
altri
485
~
Costituitasi
sovvegni ancora. Tre conservatori erano preposti al buon governo della congregazione, e due cassieri attender
all'
amministrazione.
rego-
larmente questa congregazione, progred con buon successo e crebbe a poco a poco in guisa da procurarsi un sufficente patrimonio. Se non che, fattosi sentire il bisogno di sollevare i defonti confratelli con suffragi spirituali, si pens
congregazione, eh' esisteva in s. Donato sotto il titolo della carit^ la quale aveva per iscopo, come abbiamo di sopra accennato, il suffragio spirituale dei fratelli defonti. Cos anche avvenne il 3 agosto 1801 e le due congregazioni si prestarono in tal modo uno scambievole soccorso di cristiana carit. Ma nel 1808 colla soppressione della chiesa di s. Donato essendo andata a cessare anche la pia associazione, la congregazione del soccorso ritorn nel primiero suo stato. Accresciutosi per colr andar degli anni il numero dei soci, e quindi anche le ridi
l'
altra
sorse,
si
sopper
al
difetto
una
solenne d'anniversario, e di dodici messe lette fra r ottava de' morti per tutti i soci defonti nonch di altre dodici
messa
messe piane
alla
morte
di
ciascun confratello.
da de-
che rimangano inalterati il suo scopo e la sua natura e che il danaro, di cui pu disporre, sia oggi impiegato nella costruzione delle sepolture, tanto desiderate dai soci, che coi
loro contributi di tanti
anni
concorsero
ad aumentarne
il
patrimonio.
Confraternite laiche.
I.
Sacramento nella chiesa metropolitana ebbe principio il d 12 marzo 1505 per le insinuazioni di Fra Cherubino Vulastio da Firenze, minore osservante, che predicava quella quaresima in Zara nella chiesa oi s. Michele. Fu tale confraternita inaugurata con
confraternita laica del ss.
La
solenne processione, alla quale intervennero pi migliaja di fedeli, che la maggior parte con fiaccole accese accompa-
gnarono
la
ss.
Eucaristia, portata in
giro per
la
citt
dal
vescovo
di
486
in
Nona Giorgio
Difnico,
assenza
dell'
arcive-
scovo. Coir istituzione di questo pio sodalizio il buon religioso intendeva non solo di ravvivare il culto dovuto al ss. S'acramento, ma ancora di rannodare i vincoli di pace e di cristia-
na carit fra gli ecclesiastici, i nobili e i cittadini di Zara. A questo scopo principale erano dirette le discipline contenute nello statuto, ossia madreregola, la quale volle egli stesso compilare, ed appropriare alle circostanze di que' tempi. Dieci di ciascuno dei tre ordini prementovat, col titolo di conservatori erano preposti alla confraternita, la quale, saggiamente diretta, cominci a crescere e prosperare, di modo che le persone pi rispettabili di Zara ambivano di esservi ascritte. Cangiatesi in seguito le condizioni dei tempi, le venne dato un nuovo statutO; che fu anche approvato l'anno 1547
dalle
autorit ecclesiastica
al
e civile,
il
suo sempre maggiore incremento. Fu arricchita nel 1608 di molti privilegi ed indulgenze. Col mezzo di questa pia confraternita s' accrebbe ne' zaralini la divozione alla ss. Eucaristia, s' introdusse il costume di celebrare con gran pompa e solennit la festa del Corpus Domini col suo ottavario, nonch l'uso di chiudere ogni festivit colla esposizione e benedizione del venerabile sacramento. L' aliar proprio della confraternita era l'aitar maggiore, su di cui poggiava uno splendido tabernacolo di legno dorato, dinanzi al quale ardevano cinque lampade d' argento in onore delle cinque piaghe e perci pure con cinque tocchi di campana annunziavansi al popolo le comunioni degli infermi. Venne
simo
in seguito
tolto
di l
il
legno dorato, creilo appositamente, il quale poi nel 1719 fu scambiato con quello, che ora csisle, costruito di scelti marmi, ed ornato delle statue dei quattro vangelisti. Si mantenne questa confraternita sempre in florido stato e colle ben amministrale sue rendilo,
:
cappella su di un altare
costituite
sciti
da censi
di
capitali,
da contributi,
elemosine.,
la-
danaro e cera lavorata, ascendenti ad annui fiorini 320 circa, faceva fronte alle spese ordinarie, inerenti all'aliare, ed inoltre provvedeva la cappella di ricche ar^jentorio, quali rimarchevole il bel bale di preziosi arredi, fra dachino di soprarizzo d' oro ad uso delle processioni. Ma giunse anche })er essa l'epoca della decadenza, che fu nel (piali no 1810. La cessazione del corpi civico e nobile, erano l' anima e la vita, il conccnlramenlo in essa della conin
i
i
487
nuovo regolamento, impostole superiormente, alterarono talmente la sua natura, da non solo impedirle ogni ulteriore progresso, ma da prepararle benanco la sua decadenza. Tale, infatti, ella al presente, composta di soli facchini, che di bianca tonaca, e rosso rocchello vefraternit del suffragio^
ed
il
servono a portar i pesanti cerei e le insegne della medesima nelle processioni e nei funebri convogli, pel cui servigio vengono anche compensati. In tale infelice stato si trova oggid questa confraternita, che era un tempo il decoro della chiesa nostra, e di cui l'arcivescovo Caraman nestiti,
gli
atti
della
1754
lasci
scritto
venne eretta nella chiesa metropolitana dall' arcivescovo Teodoro Balbi nel 1666 allo scopo di suffragare le anime del purgatorio. Fu confermata dal vice-conte di Zara Agostino Michel con suo decreto 15 gennaro dell' anno stesso. Istituita sotto gli aufi spici del Patriarca s. Giuseppe e di s. Orsola V. e M.
La confraternita
laica,
dal
prelodato
dei
arcivescovo aggregata
all'
arciconfraternita
di
simil titolo,
ricchirla
esistente in
Roma
il
col pio
Ecco come
degno Prelato nella relazione della sua visita canonica, diretta alla s. Congregazione "//^ Catliedrali Confraternitatem suffragi pr animabus Purgatori institui^ quae mirifica frequentarti ac propagari coepit; illamque Archiconfraternitat Almae Urbis aggregare curavi:'^ Appena per nel 1776 le yeimc approvalo lo statuto perla sua buona direzione, secondo il quale era essa affidata ad un presidente, a due procuratori, e ad un cappellano. Vari suffragi con cui venivano sollevate le animo dei furono confratelli defunti. Il principale era una messa quotidiana per ed ima messa cantata con altre lutti confratelli defunti, 40 piane da celebrarsi alla morte di uno qualunque dei medesimi. I suoi confratelli appartenevano per la maggior parte al celo de' nobili ed a quello de' cittadini, onde cresceva di continuo in lustro e splendore, per cui fu tenuta in grande considerazione, e fu a lai segno dalla pubblica autorit proIella, da poter fare le sue radunanze in una sala del Paesprime
i i
488
lazzo pretorio. Per alcune controversie insorte col capitolo, illanguid, ma fu ben presto ravvivata con decreto del ve-
neto senato dei 3 febbraio 1773, e con altro decreto dei 2 settembre 1776 del conte di Zara Zorzi Marin le fu approvato un nuovo e pi appropriato regolamento, col quale
furono conciliati
g' interessi
d'
ambe
le
parti.
Al principio
124
associati,
414 20,
:
colo
dei
civanzi
fior.
che
4500
marmoreo, che uno dei pi begli ornamenti della cattedrale, La sua pala, dono del primicerio Francesco Colonna, un pregiato dipinto di Giuseppe Palma. Nella generale soppressione delle confraternite fu essa incorporata a
quella del ss. Sacramento, conservando alcune speciali
in amministrazione
pre-
Nel 1871 venne da quella staccata, e con nuovo regolamento, adattato ai tempi presenti, ed approvato da S. E. reverendissima mons. arcivescovo Pietro Maupas, fu riorganizzata, allo scopo pure di promuovere la divozione del titolare s. Giuseppe, che in quell'anno medesimo venne dichiarato Patrono della cattolica Chiesa dall' immortale sommo Pontefice Pio IX. Fu solennemente inaugurata il 19 marzo colla lettura della relativa patente, ed i nuovi confrati, appartenenti alla classe dei falegnami, vi fecero pubblica comparsa, vestiti di bianca tonaca, e di rocchello di lana verde. L'antica madreregola di questa confraternita un volume di carta pergamena, ligato, in
della
fabbriceria.
emblemi.
111.
Assai antica
esistente nella
la
Sacramento
per
collegiata
Simeone:
non consta
quando avesse avuto origine. Si sa di certo., che esisteva prima nella chiesa di s. Maria maggiore, e che nel 1(>33
suo collegio di sacerdoti., in quella di assai probabile ohe s. Stefano, delta poscia s. Simeone. sia stata istituita dopo il 1505, ad imitazione di quella del nuMUori ss. Sacramento, fondala nella catledralo. Troviamo
si
trasfer,
assieme
al
di
beni,
lo IO, o
di
altri
btMii
di
l'
489
sua propriet, descritti in islrumenlo del 1555, ed in altro del 1602, in cui nominato certo Matteo Boricevich, presidente. La sua matricola colla madreregola fu approvata dal-
arcivescovo Natale Venier nel 1577, e dal veneto governo confermata nel 1628. Al momento della soppressione delle confraternite laiche, avvenuta, come pi volte si detto, al principio del secolo, questa venne conservata in vita per la ragione, che in s. Simenne esisteva una specie di cura d'anime, quantunque sobordinata a quella della cattedrale.
Quan-
do
la
chiesa di
s.
Simeone
nel
la
1832
fu
eretta in parochiale,
confraternita
fu
ricostituita,
ed anche riorganizzata con apposito regolamento, sotto il titolo di confraternita parocchiale, nella quale si trovarono commiste ad un tempo quella del ss. Sacramento, e quella
del
s.
dall'
si
epoca
della
soppressione della
chiesa di
Domenico,
due confraternite, di titolo e impedirne il progresso, ed il sto inconveniente rarcivescvo Giuseppe Godeassi, dietro istanza del Paroco-Pievano, con suo decreto del 2 ottobre 1858 le ha dismembrate, riorganizzate, e ristabilite nella sua forma originaria. In allora la confraternita del ss. Sacramento in s. Simeone si ricostitu con nuovi fratelli, nuove divise, e nuove insegne, e per la prima volta fece solenne comparsa nella
La unione delle scopo differente, non fece che loro sviluppo. Per togliere que-
processione della festivit di s. Simeone agli 8 d' ottobre di queir anno medesimo. Si trova attualmente in florido stato,
composta
di
un numero considerevole
formarsi
di
fratelli,
quali
coi
le
tombe
fraternali
Nel 1810 contava 49 confratelli, e le rendite ascendevano a circa fior. 50; ora ne conta pi che 100 e le sue intrate costituiscono una somma di annui 6or. 150 circa.
s.
Rosario in
s.
Stimeone.
Rosario la pi antica di tutte le altre della citt nostra. La sua origine sembra risalire all' anno 1248, allorquando incominciarono ad avere stabile sede in Zara padri di s. Domenico, il cui
i
istituto
ha per iscopo speciale la predicazione della divina parola, e la divozione del s. Rosario. L' antica sua madreregola fu approvata l'anno 1604 dal R. P. Cornelio Nassi,
allora
fu
confermata
dal conte di Zara Pietro
490
nell'
i.
La sua matricola,
ha l'impronta
scritti
i
eh'
custodita
Archivio antico,
si
di
un'Yalta antichit.
In essa
in
veggono
tra-
dal
hel
carattere
gotico
successivamente
in
in carat-
nomi
il
associarono;
quelli
che
Questa confraternita si mantenne sempre in floridissimo stato per cura dei benemeriti religiosi, che ne avevano la direzione e l'amministrazione. Di moltissime indulgenze e di parecchi privilegi fu da' sommi pontefici decorala, dei quali uno era quello di una messa bassa nel gioved santo nella cappella del Rosario. Aveva nel ricinto del convento una bella sala per le radunanze, e pegli esercizi di piet e di divozione.
Compariva
in
tutte
le
solenni processioni
la
colle
proprie
indi
I
tonaca
uso
di
preghiera.
dopo morte. Aveano una annua rendita di circa 500 fiorini. L' aitar maggiore, dedicato alla B. Vergine del Rosario era destinato per le loro funzioni ed oltre a questo avevano in una ncchia, di scelti marmi costrutta, una bellissima statua della madonna del Rosario. Nel 1807, quando fu soppressa la chiesa di s. Do;
menico, la confraternita, colla statua e col relativo corredo fece passaggio in quella di s. Simeone. Nel 1811 fu soppressa,
ss.
ma
continu a sussistere,
incorporata
a
di
quella
del
Sacramento,
il
conservando
altare.
le
sue
pratiche
divozione,
diritto
del proprio
unione di seppe Godeassi, di buona memoria, dietro mozione fatta dal pievano-paroco, con decreto del 2 ottobre 1858 ne pronunci la separazione. D' allora questa confraternita del s. Rosario,
patibile r
provveduta
di
e munita delle e
corporazione,
ottobre
conia
la
300
confratelli.
celebra
la
recita
Rosario.
II.
V. Coiif'raCoriiita clolla
III s.
V. del
Carmelo
l<>aiic<>.ieo.
della
B.
La confraternita
nella
laica
Francesco, obbo
491
La
sua
antica
il
1615.
matricola
che
P.
portava
16
luglio del-
1674
riformata
cura
del
Ambrogio da Zara,
Nei primi anni del telli, ed un' annua da livelli, affitti di mosine, luminarie,
viglia
allora
appro-
800 confraele-
600
fiorini, costituiti
di capitali,
mera-
spese per l'acquisto del prezioso e magnifico maggior altare, dedicato alla Vergine titolare, per la costruzione del marmoreo tabernacolo, e della nicchia della sua statua, nonch
delle
molte
Godette di tutte le indulgenze e privilegi concessi dai Romani Pontefici a tali pie associazioni, come appare da bolla 22 novembre 1680 di papa Innocenzo XI, qui pubblicata dale ricche suppellettili, che la chiesa bellamente adornano.
faceva
annualmente
nella
domenica di luglio una solenne funzione e processione, celebrava puranco negli ultimi periodi del carnevale un ottavario di uffici divini a suffragio dei trapassati, pratica sancita dal pontefice Clemente XIll, che l' arricch di speciali indulgenze. Fu soppressa colle altre confraternite nel 1808, nella qual circostanza l'aitar maggiore venne dal governo
francese donato
terza
alla
domenica di luglio si ristrinse all'interna sacra funzione, che il convento prosegu a celebrare, insieme coll'ottavario del carnovale. Allorch poi nel 1836 venne questa
citt
funestata dal
morbo
cholra.,
tra
le
altre
divozioni, an-
che quella del Carmelo si and risvegliando, e ripristinate no furono la solennit e la processione con 1' antico decoro. Si ravviv e s ripristin anche la confraternita, che conta ora un rilevante numero di membri d' ambo i sessi, i quali colle loro elemosine contribuiscono grandemente al maggior lustro e splendore del cullo. Hanno essi nel recinto del convento una comoda sala per le loro radunanze, e nelle processioni portano le antiche loro insegne, e la tonaca di lana
di
492
Cesco della Grotta Tanno 1641. Fu legalmente approvata li 4 ottobre 1645, ed assoggettata alla giurisdizione dei padri minori osservanti di s. Francesco. Il suo scopo principale, oltre le altre opere pie, era quello di suffragar con spirituali esercizi i defunti, e di assistere i condannati all' estremo supplizio. La sua festa titolare era il 17 settembre, sacro alle stimmate di s. Francesco, la cui statua nel 4 ottobre veniva esposta nella chiesa grande, a lui dedicata, e da essa, coir intervento di que' religiosi, portata in processione per la citt. Un crocifisso di questa confraternita l'anno 1748,
brutalmente percosso da un soldato italiano con la baionetta, sembr che mandasse dal costato qualche goccia di sangue;
che venne chiuso in una custodia con cristallo. Ebbe questa corporazione varie brighe col convento di san Francesco pel possesso del fondo, pel diritto d'esser visitata la chiesa dal provinciale dell' Ordine, e per altri oggetti. All'epoca della sua soppressione, che segu nel 1808, aveva 131 confratelli, 32 de' quali in tonaca cinericia e le sue rendite, formate da affitti di case, da contributi, e da elemosine, ammontavano a circa fior. 130, i quali erano dalle spese occorrenti pel culto assorbiti. La statua ed il prementovato crocifisso furono trasportati allora nella chiesa di s. Franper
lo
;
si
trovano.
TU.
La
pia confraternita
di
sotto
1'
il
titolo delia
misericordia^
cui
non
canonica istituzione, esisteva della Beata Vergine della neve, contigua alle mura di Zara, come si rileva dalla sua madreregola, e da altri antichi documenti. Distrutta questa chiesa verso l'anno 1570 per dar
luogo
opere fortificatorie, fu nel 1574 trasferita nella chiesa di s. Michele infra moenia^ dietro ordine del vescovo di Nona, Marco Loredan, amministratore della diocesi di Zara. Per decreto poi dell'arcivescovo Evangelista Parzaghi di data 9 dicembre 1672 fu ampliata colla incorporazione dolf altra
alle
sotto
il
titolo
di
s.
Croce, esisteva da prima nella chiosa delia B. V. della Paco neir antico sobborgo, e poscia si trasfer in s. Stefano, oggid s. Simeone, entro le mura. Fu tenuta sempre in cousi-
derazione, e
la
493
madreregola venne approvata da due arcivescovi; fu confermata pareccliie volte e di vari privilegi arricchita dal veneto governo, e con determinazione 25 agosto 1813 conservata perfino dal regime francese. Soggiacque per anche questa alle vicissitudini dei tempi, e dal florido suo stato decadde in guisa da non conoscerne al presente che il nome. Lo scopo di essa quello di onorare Maria, e la Croce dell' unigenito suo figlio, di soccorrere 1 mendici, di suffragare gl'infermi con benefici spirituali e temporali, di accompagnare i giustiziati al patibolo, e di sepsua
pellire
i
morti, specialmente in
di
citt
tempo
di
di
di
contagione. Le sue
di
livelli,
affitti
realit,
di
campagna, ammontarono
308.
1
erano 135, la cui divisa nelle processioni consisteva in una tonaca bianca di lana. L' aitar patronale era, com' pure di presente, il maggiore, dedicato alla B. V. della Neve, il quale possiede un ricco corredo per le sacre funzioni.
nel
a
fior.
1810
388,
le
spese a
fior.
confratelli
\^lll.
V istituzione
confraternita laica
di
san
Silvestro
rimonta ad un' alta antichit, trovandosene menzione in documento del 1214, con cui venne fatto un lascito alla fratellanza de'Verberanti nella chiesuola di s. Silvestro, che esisteva vicino le porte di terraferma. ^^Frataliae Verberatorum Ecclesiunculae s, Silvestri^^. Distrutta questa chiesa nel
1412,
la
detta confraternita
poco a poco il nome di chiesa di s. Silvestro. Nel 1426 form il suo regolamento, che fu anche legalmente approvato. Essa portava in origine il titolo di confraternita de'Verberanti, dal costume, che avevano di disciplinarsi pubblicamente. In seguito prese il nome di confraternita della piet e della misericordia^ perch uno
Tommaso, che
perci assunse a
morti
al
occasione
di
contagio, e di accompagnare
della
quali,
giustiziati
patibolo.
La rappresentanza
i
medesima
si
componeva
di
mediante un gaslpldo (direttore) ed alcuni procuratori dirigevano la scuola, ed amministravano le rendite. Nel 1689 fu aggregata all'arciconfraternila della Nativit di Nostro Signore, ed a quella pure
cosidetti governatori
25
di
494
Maria Vergine Assiinla, in Rorra. Nella commemorazione dei defonli si recava in processione nel cimitero di s. Grisogono, dinanzi la sua chiesa, poi in campo Castello, ove venivano giustiziali i condannati a morte, indi nel cimitero di s. Nicol, ed in
lutti
questi
luoghi
facevansi
la
dal
cappellano
e
il
le
assoluzioni di metodo.
Aveva essa
s.
custodia
T amminiclero, alla
Silvestro.
Salariava
medesima addetto,
doti,
il
quattro
i
sacertutti
col titolo
di
cappellani,
e di due chierici,
quali
venivano eletti in congregazione. Il pi degno fra i quattro avea il titolo di cappellano maggiore^ e il diritto delP alloggio in una casa della confraternita, vicina alla chiesa. Aveano r obbligo di cantar la messa per lurno coir epistola e vangelo in illirico idioma, e cos pure la messa per ogni confratello defunto. In occasione di funerali doveva la quarta parte delle cere al capitolo della cattedrale, una delle altre tre la passava al cappellano maggiore, e le altre due riteneva per s coir obbligo di tenere in concio e colmo la chiesa.
Le sue rendite, consistenti in affitti di realit, in questue di citt e di campagna, in elemosine di chiesa, in luminarie, ed in eventuali obblazioni, ascendevano in termine medio ad annu fior. 800, i quali per venivano quasi tulli consumati in occorrenze, comprese alcune elemosine ai poveri, e tre grazie dotali, che ogni anno distribuivansi ad oneste donzelle.
antichit ed eccellenza,
preminenza
di
posto nelle
sieme
alla
JIL.
Fra
stono
ss.
in
Annunziata nella chiesa di s. Pietro vecchio, la quale perci con questo titolo s' appellava, e che commut in seguito con quello di s. Marcella, dopoch le monache benedettine di Nona in essa vi si trasferirono nel sesto decimo secolo. 1/ origine di questa veneranda immagine, come di
quasi tutte le altre, che
si
trovano
nelle
chiese
nostre,
si
avvolge nella pi
tenga
alla serio
di
alla
tinlichil.
que' pi vetusti
di
Maria,
dipinti
in
495
eli
quelli,
che
attribuiscono a
s.
la
divozione
verso cotesta icone prodigiosa, che, nei pi urgenti bisogni di pioggia, veniva divotamenle trasportata nella cattedrale, e da questa portata religiosamente in giro per
degli zaratini
la
con supplicazioni e preghiere, e con facci accese. Nel 1802 fu per ben tre volte trasferita solennemente in Duomo. Al suo altare era annessa una insigne confraternita, che delr Annunziala si appellava, e che provvedeva con zelo alle occorrenze del medesimo. Non consta, quando fosse stata istituita, ma si sa di certo, che fece solenne mostra di s nel 1409, quando le armi venete presero possesso della nostra citt; come pure si sa, che nel 1462 venne dal veneto governo confermata, e di molte grazie e privilegi arricchita, e che inoltre fu nel 1634 aggregata airarciconfraternita deldi Roma sopra Minerva. Era dessa numerosa, l' Annunziata e composta di artieri. Aveva anch' essa la sua madreregola, legalmente approvata, la sua sala pelle radunanze, e le sue insegne. Era tenuta in considerazione, e si conserv sempre in uno stato prosperoso sino al principio del secolo presente, in cui dopo la soppressione della chiesa, avvenuta nel 1807, dietro ordine del Provveditor generale venne trasferita, assieme all' altare, alla veneranda effigie, ed al prezioso suo corredo, nella cattedrale, ove continu a sussistere sino air anno 1810, quando dovette subire la sorte delle altre confraternite. Contava allora pi di cento tra fratelli e sorelle, ed avea una rendita, in contributi, questue ecc. di fior.
citt
304, coi quali faceva fronte alle spese occorrenti. Cessata la confraternita, non cess la divozione per questa santa imagine, che anche a' nostri tempi fu parecchie volte portata con solennit in processione, e con pubbliche supplicazioni e preghiere onorata ed invocata, particolarmente in tempo
di
siccit,
il
nostro territorio.
%..
Antonio Abbate, una volta s. Salvatore, esisteva da' tempi rimoti una laica confraternita, che aveva per obbligo di accorrere all' estinzione degf incendi nella citt e borghi. menzionata nello statuto
di
s.
zaratino.
Aveva
il
diritto
il
privilegio
di
tenere
animali
porcini
496
citt.
entro le
mura
della
s.
Antonio Abbate, detto anche del fuoco. Aveva il proprio regolamento, il suo cappellano, ed una sala per le riunioni. Nel 1615 ai 22 aprile fu approvala dall'arcivescovo Benedetto Capello, e nel 1624 ai 3 di marzo confermata dal Conte di Zara Gabriele Zorzi. Le sue rendite consistevano in livelli, censi di capitali, ed affitti di realt, ed ascendevano ad annui fior. 167:70 le spese poi per elemosine di messe a fior. 38, e per le funzioni sacre del titolare, di s. Biagio, e di s. Apollonia, nonch per altri bisogni straordinari a fior. 120. Anche questa confraternita fu colpita dalla legge di soppressione del 21 dicembre 1808.
lare patrono
e protettore
di
Zara
ne' secoli
andati fu di sovente
ben per questo, che i nostri avi nutrirono una gran divozione a s. Rocco, invocarono la sua protezione contro il rio malore, ed eressero una cappella, un'altare, una statua in di lui onore nelf antica chiesa di s. Simeone, ed inoltre una confraternita istituirono sotto la sua invocazione e protezione. Quando avesse avuto principio quest' ultima, non consta. Fu per confermata nel 1507, e pi tardi, anche aggregata airarciconfraternita era di onorare di Roma dello stesso nome. Lo scopo suo in special modo s. Rocco, qual protettore contro la peste, e di avere cura della sua cappella, del suo altare, e della sua statua, che, per voto fatto da' Zaratini, ogni anno con solenne processione veniva dai confrati portala in giro per
dal flagello
della
pestilenza.
la
citt
il
d
di
20 gennaro,
tutte
le
coli'
intervento di
tutti
gli
ordini
religiosi,
confraternite,
di
tutte
le
pubbliche
del
cariche.
colo
Aveva nostro 24
anni
se-
130, consistente in livelli, propri interessi in congresempre con decoro, e trattava gazione nella sala., da essa appositamente edificala sopra la
i
rimasta
il
intatta
nella
demolizione
delle altre
de!
confralernite nel 1808, e la statua del senato fu data in custodia alla calledralo, che alla pubblica venerazione espone
medesimo destino
il
497
nel
giorno
si
cui
celebra
dalla
Donato da epoca rimota essteva una invocazione della Beata Vergine laica confraternita, sotto di Donato. Aveva s. della Neve, e col titolo di Oratorio per iscopo principale la divozione a Maria santissima, che
Nel tempio
di
s.
l'
lama
d'
argento coperta,
di
di
prezioso
lavoro.
Rimase
il
da
met del
allora
eletto
passato
secolo
per mancanza
soci confratelli.
Fu
che
dall'
reverendo arcivescovo
Giovanni Carsana in officialore dell' altare, ed amministratore dei pochi beni, che possedea, i quali costituivano un' annua rendita di fior. 67 in termine medio. Soppressa che fu la
chiesa di
s.
Donato
al
principio
di
questo secolo,
beni della
alla Cattedrale.
della
.^ ila)
IS.
V. della
Paee
Pace
^an
e Oli e.
della
La confraternita
ab antico
la
della
Beata Vergine
tal
borgo di s. Martino. Trasportata nel 1567 la divota imagine nella chiesa di s. Slefano, oggid s. Simeone, si trasfer con essa anche la confraternita. Da quel tempo non fanno pi di essa parola le cronache nostre, e perci nulla delle sue vicende dirne possiamo. Quello che certo si , che al principio del secolo nostro non aveva corporazione, ma che aveva invece due procuratori, eletti 1' uno
tempo
nel
quali
sue rendite, che ne' tempi andati doveano essere vistose, ma che ora non giungono ad annui fior. 40. All'epoca della soppressione., T amministrazione pass in seno
le
amministravano
della
XIV. Coiifrateruita delle Q,uaraiitore detCa anche Coena Domini nella elie$a eli .
Giiovaniii Ba<tlta.
Una
laica
confraternila, sotto
il
titolo
delle quarantore^
in
32
r antica chiesa
alle
di
498
la
san Silvestro,
vicino
prima met del secolo decimosesto fu questa chiesa distrutta per dar luogo alle nuove fortificazioni, pare che in allora anche la confraternita abbia cessato d esistere. Edificata poi in quei contorni la chiesa di s. Giovanni Battista dai padri del terzo ordine di s. Francesco, la conf;raternita si ristabilita, e colla sua madreregola fu anche legalmente approvata dal conte di Zara Giambattista Michel in data 23 aprile 1585. Il suo scopo principale era quello di propagare la divozione del ss. Sacramento, detta delle Qtiarantore^ e di riparare agli oltraggi, che si commettono contro di esso colla bestemmia. Quaranta dovevano, secondo lo statuto, essere i membri attivi di essa, ai quali se ne aggiungevano ogni anno degli altri per riserva. Fra i quaranta, che avevano il titolo di governatori,
porte di terraferma.
nella
Quando
venivano
scelti
tre
Dieci
dove-
vano essere sacerdoti, quindici nobili, e quindici cittadini. Fra i primi eravi sempre annoverato qualcuno dei capitolari della cattedrale. Per privilegio speciale la divozione delle Quarantore si teneva nel secondo triduo della Settimana Santa,
che cominciava col gioved e terminava nel sabbato santo; e perci anche la confraternita in Coena Domini appellavasi. I qnaranta erano tenuti a far T Ora Eucaristica, per turno, e ad intervenire ad accompagnare il ss. Sacramento nella solenne processione, che il gioved santo di sera, faceasi con intervento dell' arcivescovo, delle pubbliche cariche, e di numeroso popolo, nella qual processione il sacerdote presidente avea T obbligo di portare il Venerabile. Tutte le spese occorrenti erano sostenute dalla confraternita, e queste erano vistose pegli addobbi, e per la splendida luminaria della chiesa e della processione- Quando questa bella chiesa fu soppressa, anche la confraternita si disciolse; la divozione delle quarantore pass in s. Michele, e la processione serotina del gioved santo in s. Simeone. Che la solenne Orazione delle Quarantore, la quale si celebrava nel triduo della settimana santa pria nella chiesa ed ora di s. Silvestro (S. Giovanni Hattista) alla cittadella,
si
celebra
in
s.
Giovaini
Hallista.
altro
testimonianze a con-
certa
Dobro
del
1270
si
trova un hi-
scito
fatto a
499
benetcio
della
suddetta funzione a.
10 Decembris^ Manda filia q.m Marci de uxo Radoslavi^ causa mortis^ hoc nliimo testamento legavit in perpetuum iulegram suam vineam positam in insula Pastimani ad mare cum triginlaquatuor olicariis ; et hoc pr expensis Oralionum XL Horarum in Hebdomada Dolorosa in Capella s, Syhestri ad muros arcis. ^
Paolo de Paoli nella sua cronaca jadertina sotto il di 22 Marzo 1380 cos scrive: In sero Coenae Domini^ orto tumultu populi in parva platea^ ante publicam supphcationem XL Horarum^ sclicet ante januam parvulae Ecclesiae S. Sylvestri Societatis Verberatorum^ ego cum aliis duobus Reetoribus civilafis Jadrae unico sgno finem imposumus etpa^ cem ; et cum recto ordine etiam hoc anno 1380 facta fuit ut erat antiquitus distributa per horas^ et personas^ usque ad Sabbatum Gloriae hora meridiana, Francesco de Grisogono, patrizio zaratino, nella sua cronaca patria, da lui scritta nel 1530, cos si esprime circa la solenne pubblica esposizione del Ss. Sacramento per quarantore nella settimana santa nella chiesa di San Go.
tista:
Bat-
^Sussistendo lo scisma nella apostolica Romana Chiesa, ,,suscitato dall' imperatore Barbarossa, e per salvare la propria vita, e
i
diritti
della
Cattedra di S.
Pietro,
Alessan-
dro Papa
55pio
III.
fugg da
Roma,
accomo-
damento tra T imperatore ed il pontefice. Ed acci non rimanesse esposta n la sacra sua persona, n la sublime
sua dignit a qualche tradimento durante viaggi terrestri, dovendosi conchiudere V affare in Venezia, e confermarlo in Bologna, da sapientissimi veneti senatori per V Adriatico ^nel mese di febbraio del 1177 fu spedita una galera con ^quattro legni armati in Puglia per V imbnrco del Pontefice, ,,che con prospera navigazione giunse all' isola di Lissa, ed ^insorto il solito dalmatino ostinato vento boreale, fuggendo r inconlro d' approdare nei porti ungarici, con fatica dei remiganli la prima domenica di quaresima giunse al porto ,,di Zara, che godeva la protezione dei veneziani. Con estra,,ordinaria consolazione, seguitando il vento boreale, fu invitato di entrare in citt, e processionalmente condotto nella ^Cattedrale, per quattro giorni alloggi nell' Episcopio, ser,,vito dal cadente vecchio arcivescovo Lampridio, trattandosi a gara il Comune e il Privato di Zara per solennizzare un
cordi cambiarsi
,^Ie
il
500
mezzogiorno del
la
merdi
navigazione. Fra
nelle
Pontefice
i
chiese
confral
delia chiesa
si
di
55S.
pre-
esentassero a Sua Santit, implorando indulgenze per la dijjVozione che avevano di far orazioni al Ss. Sacramento chiuso
forma di sepolcro, in memoria delle quaj^ranta ore, che dopo la passione e morte Ges fu nel seno ,jdella terra, come Giona nel mare, e che avendo il ponte,,fice lodata la loro piet, abbia loro concessa T indulgenza ,^di quaranta giorni per ciascheduna ora che avessero pregato pei bisogni della Chiesa, secondo la sua intenzione e suoi successori, e che rivolto alf arcivescovo ,^ de' pontefici jjLampridio, che con bastone ed appoggio d' un chierico per j^la vecchiaja si sosteneva in piedi, gli dicesse, che a magnel tabernacolo
in
j^giop divozione
de' confrati
di
S.
Silvestro,
consolazione
Cristo
Gesi
Sanel
esposto
Gioved e Venerd santo, considerandolo anche risorto, ed estendendo l'indulgenza di 40 giorni per ciaschedun' ora, che, in perpetuo, pregando in ginocchio, far qualunque
^fedele dell'uno e deir altro sesso
^jCesco q.m Girolamo
;
qual divozione
s io
Fran-
Grisogono, che tutti di mia famiglia., ad ,,esempio anche de' miei antenati, con tutta attenzione se5,guitiamo a distribuire l'ora diurna e notturna in s pio
^esercizio",
11
vescovo
di
citato,
Venerd Santo di sera nella chiesa di S. Giov. Battista, scrive quanto segue: A primo istante sembra contrario all' uso della Chiesa Romana 5^il far la processione la sera del Venerd Santo col ss. Sa^cramento, coperto con velo nero ; ma fatto riflesso ai prijjVilegi ottenuti dalla santa Sede dal re Stefano per s, suc^jCessori e sudditi, tra quali per pi secoli furono anco li jjZaratini, dovrebbero arrossire alcuni Tonsurati, che biasimano gl'antico uso, che si conserva ancora in Ungheria '), volendo
processione, solita a farsi
^tralasciare
il
San
'^
II
Giov. Ballista
di
501
Zara, ch' assai antico, ed ha indulgenze defunti, come apparisce |)onlifice, applicabili anco per li da Bolla d Alessandro Papa III, e ponlific successori/^
straordinaria
egli
si
Zara cos
^Due sono le chiese in citt, deesprime dicale ad onore del Precursore s. Giov. Battista; una l'anlica chiesa, detta di S. Giovanni in Posteria, ora detta dei
comoda
alli
scogliani,
intitolata
S.
Silvestro,
conservava con
spirituali esercizi
rubriche del
la
^jCeremoniale Romano,
faceva, e tuttavia
il
fa
sera del
sole,
una
solenne
pro-
^cessione
mo Sacramento,
radorazione de^ fedeli sino a mezzogiorno del Sabbato Santo, in cui, cantato con il suono delle campane il Gloria^ alle porte della chiesetta si dava la benedizione al popolo. Enlrati li Eremiti, ossia Terziarii di S. Francesco, per sovrana disposizione, al possesso della chiesa, subentrarono pure neir antica consuetudine, privilegio ed indulgenze delle
quaranlore, ed ingrandita
la
chiesa,
fu
;
S.
Giov. Ballista
detti
Gioannino, ove
con zelo
.jtinua
tal
religiosi,
in
con-
divozione,
^facendone anco menzione Madie Monaco d s. Grisogono ^nelle memorie che scrsse del suo monastero, indicando che sei di loro monaci, con croce e torcie, per antica coslumanza, all'ora del mezzogiorno del Venerd santo, an^davano adorare unanimi il ss. Sacramento, esposto nella
^cappella
Il
di
s.
Silvestro."
canonico Tanzlinger nella sua Dama cronologica lasci scritto circa Tanno 1700 quanto segue. Per antico ^privilegio la sera del Gioved santo, terminato T officio nella ^Melropolilana, si fa una lugubre processione dalla chiesa ^d s. Giov.'nni, una volta della di s. Silvestro. La sacra ^funzione la fanno presentemente i religiosi illirici del terzo Ordine di s. Francesco, bench anticamente la facevano
^reverendi presbiteri della
502
citt
e diocesi,
quali in
un tempo non pi vi
^intervengono, se non per accompagnare T arcivescovo quale 55Con candelotto va dietro l'ombrello, portalo da pubblici
^^rappresentanti, e
jjda
5,e
non venendo
dalli stessi.
essi,
dai
due
la
presidenti
altri
due
il
invitati
Terminata
il
processione,
lo
si
levato
coperto
la
Venerabile,
^espone
alla
al
mezzogiorno
del
chiufa
solo piazsi
chiesa, a
differenza
della
prima, che
s.
lungo corre
,,ove in
la la
Michele peral
ambe
processioni
di
si
da
la
benedizione
popolo.
tempo dell' esposizione, sopra due ^sgabelli stanno in adorazione due religiosi terziari con cotta e stola, ed un nobile ed un cittadino sopra banco distinto j^fanno le ore rispettive, che sono dirette da uno dei delti ,,religiosi. Dinanzi ad un tavolino appesa un' antica copia
,^di
in
caratlere gotico,
di
li
oranti
sono
da un chierico, e da un laico
antica
gli
detto
nei
conprivi-
5,vento,
S.
che sono regolari vanno esenti da qualunque spesa, non avendo allra incombenza che quella della officiatura, co' suoi religiosi, ed attenzione al divino servizio, spettando ai due laici, nobile e jjCittadino, la spesa dell'addobbo, delle cere. La funzione con^presidenti preti e mollo pi
attuali,
1773
Santo,
principi
farsi
alla
prima
mattina
del
Gioved
chiudendo
jjOgni sera la
chiesa.
s.
.%iis:<'lo
Ciistodo
nella Cattedrale.
La confraternita laica, sotto il titolo ed invocazione del santo Angelo Custode, fu eretta dall' arcivescovo Teodoro Balbi nella Cattedrale il 14 gennaro delfanno 1666., il giorno stesso, in cui venne istituita quella del suffragio. Nuli' Uro di essa sappiamo, se non che aveva il proprio altare, che dovea essere quello istesso del Suffragio, e fu approvala dal Vice-Conte di Zara Agostino Michiel nella dala sunccennutn.
Una
drale.
503
s.
X\fl. Confraternita di
laica
Carlo
sotto
la
nella Cattedrale.
confraternita
esisteva
s.
anticamente
nella
prolezione, ed invocazione di
Carlo
in
chiesa
catte-
Troviamo
in
di
essa
menzione
documento
dell'
anno
Jacopo Bazzarello n'era il guardiano, ossia direttore. Esiste ancora una memoria della medesima in una iscrizione, scolpita sull' architrave d' una finestra, che da s. Donato guarda in una corticella della sagrestia della Cattedrale, ed la seguente: ^^Scuola di s. Carlo MDCXXXV." S'intitolava della dottrina cristiana^ dappoich aveva per
1625,
cui
iscopo di raccogliere
fanciulli
d'istruirli
il
nella
religione.
Avea
a
s.
il
Carlo
san
Donato.
Non
d'
antico
nostro
cronista,
instituita,
ed ecclesiastici, fu
di
in
occa-
sione di pestilenza. Pi tardi fu introdotta in citt nella chiesa di san Michele. Era intitolata dello Spirito Santo e sotto
questo
nome
di
fu
Tanno 1512. Si
quali tutti
al ss.
componeva combeva di
12 sacerdoti, e
delle
25
laici
ai
in-
far l'orazione
quarantore dinanzi
Sa-
cramento, esposto alla pubblica adorazione. Questa pratica di divozione si teneva dalla medesima nella solennit delle Pentecoste,
e nei due
La confraternita, i cui membri appartenevano maggior parte al ceto de' borghigiani, or pi non esiste da parecchi anni, ed anche la pratica cess come tale, essendo slata convertila in semplice esposizione del Venerae processione.
la
bile
nel
gid
Come
alieta
504
lai
Michele esisteva Tanno 1316 nella chiesa di vea per iscopo d onorare in modo speciale
della
nome.
A-
questo
la
santo
celeste milizia,
e di
promuoverne
divozione
Allorquando le confraternite della misericordia, e della santa Croce de' Borghigiani fecero passaggio in questa chiesa di s. Michele, s' incorporarono ambedue ad essa, la quale a poco a poco perdette il suo titolo e le sue prerogative, per cui con questo fatto cess la sua esistenza.
ne' fedeli.
]Il1^.
3'iifi'iiiia
Troviamo
antiche
memorie
il
di di
s.
Zara,
s.
che
l'
anno
1438 una
Scozzesi
talea
s.
confraternita sotto
si
titolo
di
trasferita
nella
chiesa
Euphemiae Scoiorum
Ecclesia
s.
JL%..
Coiifraionita di
s.
Giacomo
nella chiesa
deir OiipiCale
Una
di tal sioiue.
il
titolo di s.
steva in Zara
principio
di
da un testamento
quell'epoca,
detto
Die
i,
Aprilis
i203: Deodalus de Candis assignat Confraieinitati s. Jacobi civilatis Jadrensis mensuram vini meri ctini dimidio in Ecclesia S, Clirysogoni. Sembra che dopo quest'epoca abbia subito delle vicende poich ai 25 di Luglio 1407 la troviamo trasportata ed inaugurata di nuovo col canto di solenne messa nella cappella del santo apostolo, esistente allora nella chiesa di s. Stefano, oggid s. Simeone. Di la si
trasfer nella
chiesa di
s.
Michele, ove
la
la
la
si
cata nel
1457, e presso
quale aveva
dunanze. In seguito, cio nel 1500, Fece passaggio nella chiesa di s. Giacomo apostolo, situata dirimpetto la calledrale, nell'ospitale di tal nome, e l stette lino alla sua estinzione. Il suo scopo si era in primo luogo Toner e Ih gloria
di
la
il
Dio e della Madre sua santissima, ed inoltre il callo venerazione di s. Giacomo secondariamenle la salve/.za
;
ed
profitto
in
le
505
in
~
;
morte; in quarto luogo il buon esempio e T edificazion del prossimo e finalmente la fedelt al Principe. Aveva la sua madreregola, la quale, perch non corrispondeva Ale esigenze dei tempi fu riformala, ed approvata dal Senato il 24 marzo 1458. Dopo la sua riforma cominci ad avere molla importanza nella nostra citt, per aver essa dato origine ad un nuovo ceto d persone, che accrebbe decoro alla patria, ed utili servigi le rese. Fu questo il ceto de^ cittadini popolari^ formato dai megiiostanti del
cose
spirituali,
in
vita
ed
Alla
sua
direzione
erano preposti un guardiano, un vicario, e tre procuratori, i quali ultimi avevano anche T amministrazione delle sue ren-
amministrazione dell' ospitai dei poveri. Il numero dei membri della confraternita era limitato a 150. Anche le donne potevano esservi aggregate. Aveva questa confraternita le sue insegne, e la sua divisa, con cui compariva nelle pubbliche processioni. Aveva inoltre il suo cappellano, e le sue funzioni nelle principali solennit. Il titolare s. Giacomo era festeggiato con
dite.
Ad
la
direzione ed
culto
speciale. Fin
di
esistere
questa
confraternita
l'anno
1806, nella qual epoca coli' ordine anche quello de' cittadini.
de' nobili
and
a cessare
Cuori
istituzione
di
s.
sono
di
le
confraternite
basilica
i
dei
sacri
metroponel
Quella del
11
Cuor
Ges ebbe
suoi
principi
canonico nostro Giovanni Bercich, reduce da Roma, ov' erasi recalo per oggetto di divozione, si assunse l'incarico di aggregare all' arciconfralernita del s. Cuor di Gest,
1829.
ivi esistente,
tutti
desiderato.
il
tissimi
ascrissero, per
dilatata,
i
chi
si
ed
Molpo-
Nel 1853,
Padri
della
compagnia
Ges, facendo la missione nella nostra metropolitana, parlarono puranco dell'eccellenza ed importanza di lai divozione, nonch della opportunit di fondare le confralornite d' ambi i 8s. Cuori di Ges e di Maria. Non lardarono noslri buoni zaratni di dar il proprio nome, anzi moltissimi furono quelli che volonterosi vi si ascrissero all'una e all'altra. A san^
i
508
zionare questa istituzione non mancava che 1' autorit della chiesa; e perci 1' arcivescovo Giuseppe Godeassi, di pia
memoria, nella domenica quinta dopo la Pentecoste, che fu il 19 giugno di quell'anno, ne celebr la solenne inaugurazione col benedire pubblicamente i due quadri dei ss. Cuori, collocandoli poscia sugli altari di s. Vincenzo e di s. Domenico. In seguito le due confraternite furono aggregate alla congregazione dei preti secolari di s. Paolo ap. presso santa Maria della Pace in Roma. Istituite in tal modo le due confraternite, s' incominciarono a celebrare con esercizi di piet i mesi di Giugno e di Agosto, il primo in onore dell' adorabile Cuor di Ges, i' altro a maggior gloria dell' immacolato cuor di Maria. E qui giova ricordare il mese di giugno 1875 (anno santo), in cui neir ultima domenica si celebr T apertura del giubileo colla solenne consacrazione della citt e della diocesi al
sacro Cuor
di
Ges.
Un
sera col
pio
esercizio
coroncina
del
s.
durante
la
quale
1'
pronunzi Y atto
di
al
sa-
gregazione dei riti, dopo di che benedisse polo coir Augustissimo Sacramento.
WU.
Una
lute
titolo
della
B.
V.
della
Sa-
venne eretta l'anno 1871 nella chiesa del Castello dall'arcivescovo Mons. Pietro Blaupas con sua patente del 16 ottobre. Lo scopo di essa si quello di ottenere dalla Vergine santissima la salute spirituale e temporale degli aggregati, quali possono essere d' ogni et, sesso e condizione.
i
regolamento, approvalo dall' Ordinariato. La direzione ed amministrazione sono appoggialo al Presidente dell' annesso ospizio dei PP. Cappuccini, e a duo confrati, coir obbligo della resa di conto atiuuale da presentarsi alil
Ha
proprio
l'
507
desima il maggiore. Coi contributi, che pagano annualmente pi che cento confratelli, si fa fronte alle spese occorrenti per le funzioni, per le messe, che si celebrano a vantaggio dei soci vivi e defonli, per le benedizioni sabbatine,
e per le
altre
occorrenze.
Fu questa
confraternita
aggregata alf arciconfraternita della B. V. della Salute degli inferrai, di s. Giuseppe e di s. Camillo, eh' esiste a Roma nella chiesa di s. Maria Maddalena, e ci allo scopo di farla
partecipe di tutte le indulgenze, di cui cotesta pia
associa-
zione provveduta.
3Il]CII1.
Confraternita della
lift
ss$.
TrieiU
s.
Una
Trinit esiste da
Maria delle Monache benedettine. Ebbe principio il giorno 2 giugno 1855, nella festa della ss. Trinit, in cui si ascrissero le religiose ed altre divote persone. Lo scopo di questa pia associazione quello di onorare in particolar modo il mistero della ss. Trinit, e di concorrere colle elemosine alla redenzione degli schiavi. Gli obblighi inerenti agli aggregati sono di portar lo scapolare prescritto, e di fare alcune orazioni ed elemosine allo scopo suindicato. Dal Commissario apostolico dell'ordine deiTrinatari venne impartita al confessore ordinario delle monache di s. Maria la facoll di benedire trisagi e gli scapolari, imporli agli aggregali, ed impartire loro V assoluzione generale coir indulgenza plenaria in artculo moriis. Il confes-
poco tempo
chiesa di
s.
sore ordinario
gregali sono in
il
direttore
di
della
pia
associazione.
principale
Gli
si
agso-
numero
120. La festa
ss.
Trinit.
XJL'X. Coiifrateriifa
ncJla
Una
pia
eliiesia d
i^i.
della
confraternita
sotto
titolo
ed invocazione della
Beala Vergine Addolorata ebbe principio nella chiesa dello RR. Madri Benedettine di s. Maria, il d 7 aprile 1854. Dietro istanza delle religiose, il Priore generale dei PP. Servili aveva concesso in data 5 luglio 1853 all'ordinario loro confessore la facoll di benedire le corone e l' abitino dei dolori di Maria, e di imporro quest'ultimo tanto alle reli-
^ose, quanto
ai
508
e
dell' altro
fedeli
dell'uno
sesso,
che
lo
tutte le indulgenze e le grazie ad esso inerenti. Le monache, e molti altri divoti approfittarono di tale benefcio spirituale, e Tanno 1854 incomin-
richiedessero, applicandovi
ciarono ad inscriversi nel pio sodalizio, nel venerd di Passione, sacro alla ss. Vergine addolorata, e continuarono a
farlo
Siccome per
sei
la
la
suespressa
cos
si
fa-
colt
era
al
periodo di
di
soli
anni
limitata,
ren-
dette necessario
religiose,
chiederne
anche la ottennero dal Delegato del Padre generale., il quale con suo rescritto 2 agosto 1858 la concesse. Mancava ancora la facolt della canonica istituzione del sodalizio che non tardarono punto di conseguire, dappoich il Padre generale con sua patente^ datata a Roma il 18 agosto 1858 ha impartita la facolt di erigere la confraternita in pubblica forma, concedendo tutte le indulgenze,
che
tutte le
tuito
grazie e
tutti
privilegi,
alla
medesima annessi.
Isti-
che fu regolarmente il pio sodalizio, moltissimi furon quelli che vi si aggregarono, per cui giungono ora al nu-
800. Lo scopo dell' associazione di onorare con atti speciali di venerazione la Beata Vergine addolorata. Gli ascritti hanno oltre a ci il dovere di portare in dosso costantemente l'abitino benedetto, ed usare nelle loro preghiere la corona dei dolori. 11 confessore delle monache il direttore della confraternita, ed ha l' incarico di scrivere i nomi degli aggregali nel registro, ed inoltre di benedire le corone e gli scapolari. L'altare della confraternita quello che esiste ab antico, dedicato alla B. V. dei dolori. Le feste principali sono le due solennit dell' addolorata, V una nel venerd di Passione, e l'altra nella III Domenica di Settembre.
di
mero
Scuola
sotto
arti le
(logli Orofci in
il
n.
IIiiik^uikv
Quando
secolo
orefici
XV
di
dominio veneto nella seconda met del furono unite in corporazioni, anche gli
in
Zara s'unirono
di
s.
societ, ed
eressero
s.
la
propria
Stefano, oo-^id
Simeone, ^oUo
inizi
auspici
della
santa Croce.
Ebbe
l
suoi
nel
I7t>,
d-
e fu
IS7,
assieme
alle
sue
509
non
solo
al
moltissimo
suo
prosperamento, come pia associazione, ma bens come arte d' orificieria che sin d' allora cominci ad essere operosa, ed a tenersi in pregio nella citt nostra, anche come ramo di commercio. Teneva regolarmente le sue adunanze, ed osservava rigorosamente le sue discipline, ciocch valse gran-
demente ad assicurare gl'interessi sociali, e l'onore degli dedicato alartefici, suoi membri. Aveva il proprio altare, rinvenzion della s. Croce, cui provvedeva di lutto Toccorrente colle sue rendite, costituite da elemosine, luminarie
censi di capitali. Erano
e
18 i suoi membri al principio di questo secolo nella qual epoca dovette cessare in forza della legge del 1808. Quanto bene sarebbe^ che tale societ venisse rianimata, applicandole quelle stesse discipline, che per
tanti
anni
la
dagli abusi.
governarono giudiziosamente, e la preservarono Questa scuola per la sua antichit godeva della
tutte
le
altre.
precedenza sopra
11.
s.
Hosisetaica.
di
fabbri di Zara
antica,
memorie
degli
si
hanno
prima del 1413, perci la precedenza sopra le altre dopo approvala ed arricchita di privilegi apposito cappellano, che oltre ai d sacre funzioni il giorno 25 giugno,
eh' esistesse
Fu
le
Tanno 1416.
festivi
vi
al
Avea un
celebrava
sacro
suo patrono e
protettore
s.
Eligio,
detto
volgarmente
di
onore
erano
del
s.
aveva
edificato
un
beli' altare
marmo. Fra
d'argento,
del
in
suoi preziosi
cui
v'
grande
la
presepio,
calvario,
qual croce da
Gerusalemme
da certo Simeone, fabbro e fratello della scuola nel 1437, ritornando dal pellegrinaggio di Terrasanta. Po^.
un braccio d' argento dorato, coHa iscrizione; Brachum B. Clarae: MCCCCXUl Mamis Fraternlatis Fa^ hrorum sandae Dominicae M, D. J. cio Mafris Domini
sedeva
inoltre
Jesu,
principio del secolo questa scuola contava 26 fratelli, i quali provvedevano al mantenimento dell' altare colle rendite, che ricavavano dall'elemosine, affitti, luminarie, ed
altro
Al
nella
somma
di
fior.
63:15. Nella
navata
destra
della
la
che
chiude
510
la
seguente iscrizione: Questa sepoltura fu fatta dai Fratei Fabri con il R.mo M. Matteo Dudesio canonico piovan con m.o Simon Karu proto e gaslaldo con li suoi procuratori M.o Ztuane
Spader
III.
s.
Donato.
XV. Nelconfrail
r auno 1808, in cui fu soppressa, constava di 17 telli. Avevano per protettore T evangelista s. Luca,
tare
cui al-
provvedevano
di
tutto
il
procirca.
55
s.
Giorg^io.
la
guerresche,
chiesa di
'
scuola
si
1457
1'
nella
s.
am-
iti
suo adornamento sotto la vigilanza d'un procuratore, che per pubblico decreto del 1708
ministrazione,
al
provvedendo
eleggevasi vicendevolmente dal corpo de' nobili e de' cittadini ogni due anni, ed al quale incombeva la sopraintendenza
del danaro,
e-
che componevano questa scuola nel 1808, allorch fu colle altre soppressa. I suoi redditi, costituiti da elemosine, salivano all'importo d'annui fior. 151 70, lo spese pel corredo dell' altare, e pelle sacre funzioni a fior. 126:18.
rano
i
fratelli
\. HcuoSk
<le'
Pescatori in
s.
/tndr>a, in citt.
Una scuola
di
s.
di
Nicol, dirimpettto
collegiata
di
s.
Stefano,
trasfer
di
di in
ora
s.
s.
Simeone. Distrulla la chiesa nel 1()30, si drea ap., ove edificossi un proprio altare re della Beala Vergine, di s. Andrea e
slette
AnonoLi
marmo,
s.
in
Nicol.
all'
anno
di
1808,
s.
cui fece
chiesa
Aveva una
fior.
annua rendila
di
99:15,
con cui provvedeva
al
;
511
dell' altare,
ed all' esercizio delle sacre funzioni. Non fu soppressa con le altre scuole ed ora si sostiene di obblazion e di elemosine, colle quali fa celebrare il d 30 novembre d' ogni anno la festa del suo patrono e titolare s. Andrea. Di buon ora si recano i fratelli pescatori in processione dal Duomo al santuario
manlenimento
messa, finita la quale, fanno ritorno in Duomo, ove ascoltano una messa piana sul proprio altare, su di cui la sera viene fatta l' esposizione del ss. Sacramento.
della
viene
cantata una
iai
s.
Andrea
al
mare.
e
XV,
per
le
chiesa di sant'Andrea,
di
maestro.
Di
essa
titolo
di
trasfer in s.
Andrea della citt, e da questa in s. Giorgio in tempo vi rimase, essendo stata anch' essa disciolta
VII.
cui
noi
poco 1808.
s.
/tiitono.
di
La scuola de' Varateri s form nel 1410 nella chiesa ragione che in (s. Simeone) per la s. Maria Maggiore
per
la
costru-
1570, pass
in
nella
in
contigua cappella di
di
s.
Rocco,
trasfer
onor
Sebastiano,
genze dal Pontefice Benedetto XIV. Aveva il suo regolamento che venne anche approvato dall'arcivescovo Benedetto Capello nel 1640. Negli ultimi anni di sua esistenza, cio poco prima che fosse emanata la legge della soppressione delle confraternite, non avea che soli quattro confratelli. Le sue rendile erano tenui, e non giungevano alla somma di fior. 15. Sopperiva perci alle spese inerenti mediante elemosine.
Pelliclaj in
n.
^tiitoa^io.
la
meno
il
della
precedente, era
s.
scuola
dei
che sotto
patrocinio di
chiesa di
tare colla
s.
512
varateri
il
si
traspor-
tarono nel
proprio nlallora
le
alla
loro
anche questa fu arricchita di molte indulgenze da Benedetto XIV. Possedeva un bel reliquiere in forma di braccio d' argento dorato con entro la reliquia di s. Firmino, e colla iscrizione Hoc opus factum fuif tempore Joannis Gastaldi Pellipariorum, S' estinse colla soppression della chiesa nel 1808.
quella,
:
VltL.
in
s.
ito.
chiesa
di
s.
La scuola de' calzolaj ebbe origine Vito l'anno 1424. Tenea per protettori
e
nella
i
ss.
martiri Crispino
i
Crispiniano,
quali trovati,
che raltopavano
martiri
calceamenti
de' poveri
cristiani,
dopo
replicati
furono decapitati.
Fu approvala tanto la scuola, che la sua madreregola nel 1624 dair arcivescovo Ottaviano Garzadori, e fu confermata l'anno 1640 dal Conte di Zara Giovanni Contarini. All' epoca
della
soppressione
il
avevano
!
era
composta
di
di
53
circa,
quali
non essendo
del
sufficienti
gevano
X.
Scuola
i
fSe
Sarti
in
ib .
la
I?Iartiio.
Anche
questa
i
sarti
avevano
Zara
propria scuola.
chiesa di
Distrutta
di
s
s.
suoi
principi l'anno
1480
nella
Ebbe Ber-
la
quale,
trasport in
altare
citt.,
si
pose
nella chiesa
Martino,
rifor-
col suo
e relativo
suppellettili.
Fu
in
seguito
1672. Teneva per patrono e protettore sani' Omobono, e ne celebrava la festa con solennit. Al principio del secolo,
quando
fu
soppressa, constava di
tutte
48
le
confratelli,
quali colle
al
spese inerenti
s
cullo.
Scuola
elei
la
Uarbcri in
Siiiicoiio.
chiesa
di
li
barbieri ebbero
s.
il
consta ([uando sia slata istituita. proprio altare, da essi manlenuto, e dedicato ai
Simeone.
Non
Aveva
ss.
martiri
Cosmo
e patroni, o ne celebrava
513
la
protettori
del
Tenui furono
le
con pompa ai -27 di setsecolo nostro contava 22 conloro rendile, sufficienti per ai biil
sogni.
destino
delle
altre,
ed
or pi non esiste.
s.
Donato.
la
Anche
Era assai 1479. Si
1'
aveva
in
Zara
propria scuola.
la
antica,
stabil
poich
in
s.
la
data del
essi per
patrona o protettrice
cui
altare,
situato
alla
di
tutto
l'occor-
padronale che celebravano con solennit. Nel 1803, venuta in decadenza questa scuola, fu incorporata nella congregazione della Cafesta
eh' esisteva
s'
rit,
nella
1808
ai
25
decembre
il
estinse al paro
3S^IBI.
s.
Barbara.
dei bombardieri,
sa,
se non che
la
il
1615
gli
cedette ad essa
chiesa dei
quaranta
martiri,
che
la ristaur, vi
eresse
un altare marmoreo, e lo dedic alla sua protettrice s. Barbara ; donde ne deriv in seguito alla stessa il suo nuovo titolo. Avea il suo regolamento, che fu anche legalmente approvato. Era tenuta in considerazione, e venne fornita di
molti privilegi.
Aveva
il
la
altare.
Cele-
brava le proprie festivit con solennit e pompa. Erano i bombardieri una parte assai benemerita della milizia urbana per segnalate prove di valore, offerte alla provincia tutta in varie belliche imprese. Erano guidati quei vecchi militi nostri da prncipi di lealt, di popolarit, di temperanza, e di
probit. Si esercitavano nel tiro, e si prestavano zione degl' incendi. Colla caduta della llcpubblica,
all'
estin-
fin di
esi-
stere
anche
la
scuola.
33
XIV. $$cuolu
La scuola
di
s.
s.
514
iii
elei Ifllit
fu
s.
iineoiio.
nella chiesa
dei
militi
il
islituila
Tanno 1675
pure
i
Simeone, sotto
connazionale
venete milizie, esistenti in Zara, vi presero parte, e vi si aggregarono, ed inoltre si obbligarono di rilasciare mensilmente a vantaggio della medesima ed al suo decoroso sostentamento un
Girolamo. Tutti
gli
tutti
soldati delle
importo della loro paga, proporzionato al grado di ciascuno. cui redditi furono impiegati Si formarono cos de' capitali, neir erezione del beli' altare, in onor del santo patrono, e nel prezioso adornamento della sua cappella, nonch in susi
sidi
dotali
di
quelli,
ad oneste figlie dei medesimi, ed anche nel riscatto che, combattendo pel Principe, fossero caduti nelle
Aveva
questa scuola
la
il
sua madre
suo proprio
tutti
giorni festivi.
Celebrava poi con gran pompa e solennit la festa padronale il d 30 settembre. Al cader della Repubblica venne meno, ma non cess affatto, che anzi continu a sussistere per alcuni anni, finch a poco a poco disparve.
1L\,
IX
riun
Roma
nel
1867
il
la
celebrazione
del dicianovesimo
dest in tutto
allora
clero uno
felice pensiero
lettura,
nel
di
clero
nostro,
affine
avere un centro
di
unione,
della
sacerdozio
un mezzo di erudirsi, e poter pi agevolmente conoscere, mediante la lettura di opere stampale e di giornali, gli avvenimenti della giornata, e tener dietro al progresso, spesupecialmente delle scienze teologiche. Ottenuti pertanto riori assensi, e conformato d'accordo il relativo regolamento, che fu anche approvalo dalT ecclesiastica o politica auloril, aprile 1S6S e il si costitu regolarmente tale societ il 16
i
di
515
solennemente inaugurata sotto gli auspici di T arcivescovo nostro Pietro Doimo S. E. Reverendissima Maupas, nella sala, appositamente costruita dalla Fabbriceria
31
luglio
fu
il
Il
discorso di apertura
da chi scrive, ') a cui analogamente rispose il Prelato, che in tale occasione si degn di accettare il titolo Gabinetto assieme agii altri vescovi di socio onorario del della provincia. \ sacerdoti, che si ascrissero alla societ fu-
rono trenta,
a tutto
dici
il
fra
il
quali
vennero
eletti
il
presidente,
si
procuratori ed
e
cassiere.
due provvide
i
giornali,
ritratti
di al-
cuni
illustri ecclesiastici
Uno
societ
politico
si
dei pi salutari
fu la fondazione
del
religioso-letterario
cattolica.
ed
economico,
intitolato
la
Dalmazia
Era necessarissimo,
dell'
eh' esistesse
anche presso
di noi un'
organo
de'
nemici della religione. Era questo un bisogno reclamato dalle condizioni dei tempi. Molte furono le difficolt, che si
frapposero
gli
alla
sforzi
l'arcivescovo nostro ed
un fondo per
alcuni
membri
della
societ.
S'
adoprarono
i
alla
sua compila-
meritano parMacarsca Mons. Foriani, allora professore di diritto e di storia nel Seminario Teologico, ed il professore di Morale D.r Antonio Tacconi. In tal modo si potuto dar mano all'opra ch'ebbe principio il di 5 giugno 1870 nella solenne festa della Pentecoste.
quali
di
Il
suo programma contenuto nel seguente passo scrittuVeritaCem facentes in charitate.^ rale, che porta in fronte crescamus in ilio per omna^ qui est caput Cristus e la sua bandiera reca le parole di s. Girolamo E(/o interim clamito
: : :
Questo periodico una preziosa e fedele raccolta degli avvenimenti, specialmente ecclesiastici della provincia, e quindi potr un
est.
giorno servire
Vedi
di
ajuto a
chi scriver la
storia
della
chiesa
')
il
II.
nostra.
il
,
516
reper-
possedesse, e ne tenesse
delle
torio
cose
di
sussiste tuttora
merc
zelo instancabile,
le
Desso premurose
abbia
il
cure
a
di
distinti
ecclesiastici,
facciamo
la
voti,
perch
sempre
futura
sua esistenza ed
di
in
cui
viviamo, mosse
buoni cattolici
dell'
principali
Europa, ad unirsi in societ per sostenere colla parola coir opera e coli' esempio g' interessi della religione, inspir benanco, non ha guari, ad un' eletta schiera di generosi la felice idea d' una simile importante istituzione nella citt di Zara. Non appena erasi iniziata tale pia associazione, che i suoi promotori si raccolsero in adunanza nel d 4 maggio 1873 per discutere le leggi, che governarla dovessero. Uno statuto quindi, conveniente allo scopo, in quindici articoli partito, venne da loro saviamente elaborato, il quale fu anche sancito dal Rev.mo Ordinariato in data 4 luglio 1874, indi dalla politica autocitt
dei
diversi Stati,
dentro e fuori
rit
istituzione
appellata So-
ciet cattolica
pegf
con-
sstere
il
interessi
della chiesa
cattolica,
vantaggiare
coltura
30 settembre, sacro
di s.
patro-
Maria delle no della Dalmazia s. Girolamo, nella chiesa monache benedettine, veniva solennemente inaugurata la nascente Societ dair Eccellentissimo arcivescovo nostro Pietro Doimo Maupas colla celebrazione della messa, colla comunione eucaristica degli aggregati, con apposito sermone, e colla invocazione dello spirito s. sopra il sodalizio, che fu pure confortato dalla approvazione, incoraggiamento e benedizione del Vicario di Ges Cristo.
sotto
il
Costituita
in
tal
modo
in
llllf'
Ifill
anno sempre pi prosperando, di modo che conta ora un buon numero di soci, i quali favoriscono tutto ci che pu riuscire ad osservanza, incremento e decoro della religione cattolica, ne sostengono spiegatamente le dottrine e Io islituioni, e professano di obbedire con sommo ossequio al Ponvessillo
del
di
anno
tefice
alla
517
rispetto
fatti.
il^
Romano,
il
al
casione senza
menomo umano
nel
mente religiosa, e
medesimo tempo
laicale.
L'ammissione
n' temperata da savie leggi. Non esclude persona di quale che siasi ordine, purch occorrano le convenienti qualit morali. E raccomandato ai soci lo spirito di concordia, di confidenza e di soggezione, e questo triplice vincolo, stringendo
ed armonizzando
e gli
atti
le
varie parti, d
all'
associazione
le
movenze
un corpo solo. Ogni anno essa tiene generale adunanza nella seconda domenica dopo l'Epifania, ed ogni anno si constatato un maggior progresso nella sua azione
di
nella
nostra
prossimo decorso nel giorno 3 settembre, in occasione del secondo pellegrinaggio dei cattolici italiani ai
di
V anno
Santuari
egli
Francia,
la
nostra Societ
il
fu
rappresentata
di
dal
conforto
di
altare della
di
Madonna
Societ
e
d'argento, entro
A mezzo
della
s.
di
questa
pel
Infanzia
dei
riscatto,
ebbe
ligiosa
figliuoli
di
infedeli,
liberazione
il
degli
schiavi
per cura
pio ricovero
da
essa
la
dot-
nelle
in s.
Grisogono, quanto
riparatrice,
Ro-
Comunione
per
dei
membri
le
e per ottenere
infedeli alla
opere arricchite fu istituita una pia unione per suffragar le anime la conversione di alcuni ed altre molte ancora
la
furon
si
opere
di
quale
propone
piet
e di
cospicui
dai
monumenti
nostri
eretti
padri
ne' tempi andati
518
con
tanti
quali
giover assai il ricorpresenti quelle opere loro, che addimostrano quanto fossero da essi coltivati i sentimenti di carit e di misericordia verso prossimi. Fra queste sono da annoverarsi i parecchi ricoveri, aperti da loro alla umanit affitta dalla
la citt
nostra^
dare
d' isti-
quale, non altri il mezzi s'impiegavano, che locali e privati, n di rado avveniva, che tutto il merito se ne dovesse ad un solo benefattore.
la
santit
dello
Oiipfale d
s.
Marco.
appellavasi
Uno
d
s.
di
tali
Ospitale
la
Marco, posto
della
casa N. 410 in faccia al Seminario Zmajevich. Quando eretto, non consta se ne trova per qualche memoria nel secolo
,
anno 1420 fu risarcito ed ampliato col concorso anche del veneto governo, che accolto Io avea sotto il suo patronato, onde appunto ricevette il titolo, che portava. Era diretto da un priore, che, per pubblica disposizione, dovea avea anche la proesser dell' ordine dei cittadini di Zara pria farmacia e gli opportuni ministri. Accoglieva poveri di ambo i sessi, tanto infermi, che sani, fino al numero di cin-
XIV.
L'
quanta:
secolo
ottomani a
mezzo
il
economia, che non dava pi se non il solo ricovero a mendichi, capaci di questuare per la citt. I soli beni, da cui traeva una qualche risorsa, erano alcuni terreni ed un bosco nel silo cos detto Gaseniz<e presso Zara, che di s. Marco ancor oggi s' appella. Nel 1717 si trova, che questo ospitale fosse occupato da milizie, ed i cronisti raccontano come una particolarit straordinaria, che sendovi tra essi molti luterani, celebrassero in detto anno a porte aperte Y apostolica cena, secondo il rito loro. Andato sempre in maggior decadenza, fin col suo incorporamento a di nostri nel patrimonio generale dei poveri, amministrato dalla pubblica Heneficenza, che alien il fondo
dovette restringere in guisa
su cui sorgeva.
La sua
chiesetta,
la
situata
air evangelista
s.
519
Marco. Era un quadrilatero lungo metri 8 largo 5 ; era fornito di un altare di marmo, sul quale si celebrava le domeniche, le feste, ed i venerd dell' anno. La
casa cappellaniale, ridotta a beneficio ecclesiastico, quella che ora vedesi rimpetto a s. Elia, al N ro 458 destinata a
canonica parochiale di
di
s.
Anastasia, con
obbligo
di
al
paroco
dalle
Duomo. Fu
riedificata
religione.
0pUale
Esstette un
cattedrale,
tolato
di
s.
6racoaiio.
nostra
coli'
tempo
nella
citt,
dirimpetto
alla
un'ospitale di poveri
annessavi chiesa,
inti-
fu
Giacomo Apostolo. Fondatore di questo ricovero Gregorio Merganich, o Morgane, bosnese, domiciliato in
a
s.
Zara,
aprile
uomo 1460
ricco e pio,
lo
il
28
che
tredici
che tener ne dovesse la scuola di s. Giacomo. l' amministrazione E siccome tale scuola era formata da quella classe d'abitanti, che corpo civico s' appellava, cos da procuratori di questo, fin che dur, dipendette pure l'ospitale, di cui parola. Era esso di rendite ben provveduto, ma le successive guerre cogli ottomani lo spogliarono di gran parte dei beni, che possedeva nel continente. In seguito a ci, nel 1658 venne altrimenti disposto anche dell' edifizio, affittandolo ad uso del Seminario Florio, e trasportando i poveri, che vi dimoravano, in altro stabile d' appartenenza del corpo civico,
cio nella casa Giovino, presso
breria Artale. Cessato
il
s.
Cattarina,
ov'ora
il
la
li-
corpo
di
Giacomo, che
nel
il
per uso
tare e poscia
1866
demolito, e sopra
e
eretto
che formava l'angolo esterno del fabbricato, era lunga m. 13, larga 5. Aveva un altare di marmo, al santo titolare consecrato avea pure il suo cappellano, ed inoltre la sepoltura, fabbricatavi dal fondatore pei poveri dell' asilo. Nella festa di s. Giacomo, nonch in ([uclla di s. Anna f'acevasi grande solennit, a cui molli cittadini intervenivano. Si hanno memorie, che ai
:
donde appare che sieno
520
disposizioni.
tempi deir arcivescovo Garzadori, cio nel 1632, si trovavano raccolte in questo ospitale, non pi i tredici poveri, dal testamento Mordane contemplati, ma invece tredici povere ;
state
modificate quelle
Ospitale di
s.
Iflaria,
al
detto pria di
s.
Bernardino.
convento delle monache benedettine di s. Maria, entro un cortile, dappresso al luogo ove era una volta la chiesa di s. Martino ovvero s. Bernardino, esiste l'ospitale detto di s. Maria. Fondato T anno 1302 da Lodovico della nobile famiglia zaratina de' Matafari., fu ristaurato nei tempi posteriori da un suo pronipote per nome Lodovico de Matafari. Fino a ventiquattro povere possono avervi ricovero. Sono scelte e sussidiate dal prefato convento, il quale ne ha il giuspatronato, e quindi anche T obbligo di tenere lo stabile in concio e colmo. Questo ospitale s' appellava una volta di s. Bernardino, dalla chiesa di tal nome, che gli era attigua, e che pria portava il titolo di s. Martino.
Situato dirimpetto
Ospitale
Uaiisii.
Posartschie^ esiste
famiglia
de
la
Nassi
di
Zara, che
Nassi.
dell'
lo
un
fabbricato nel
1762
sotto
1'
direzione
della
architetto
bella chiesa
vero ad altrettante povere, che venivano nominate e sussidiate da quella illustre famiglia, estinta la quale,
lo
stabile
cadde nel massimo deperimento, per cui ora non serve che ad alloggiare malamente qualche miserabile.
Ospitale Eiantaiia.
Verso
nel sito,
la
al
campanile
di
s.
iMaria
che una volta MareoiHiz s' intitohiva., esiste tuttod un Ospitalctlo che dalla nobile famiglia zaratina de Lanlana prende il nome. Essa ne ha il giuspatronato, e quindi anche la nomina di alcune povere ricov(M'ate. Consiste in due casette, che furono da essa rifabbricale nel KilMn ma che ora
in
cattivo
stalo
si
trovano.
Presso
s.
521
Ospitale Keiiessl.
Francesco v' un ospitale per sei povere. Fu riedificato Tanno 1620, ed era di patronato della estinta famiglia Renessi, da cui prese il nome.
Ospitale di
s.
martino.
Sorgeva questo ospitale in citt, presso le mura, nel confine di s. Domenica, dov' era T orto della casa Bortolazzi, ed ora sono le carceri criminali. Era stato eretto nel secolo undecimo pei soli malati d' ambo i sessi, ed era mantenuto colle rendite, derivantigli da testamentarie disposizioni
e giornaliere limosino.
capitali e terreni,
in
Perduti
nelle
turbolenze
di
guerresche
Zara n' era priore, ed i nobili Gabriele Nosdrogna e Zoilo Ferra n' erano procuratori. Mancatogli alla fine ogni provento, ed essendo frattanto qualche altro gi sorto di tali ricoveri, fu chiuso nel 1502, e lo stesso edifizio ne and col tempo in mina, sicch alla fine del secolo XVII appena se ne vedevano le venel vicolo sulla stigia. Con qualche avanzo di ragion sua
cui
la
colonna, fu poi
il
dato
di
ricetto
di
ad
san
che conservarono
nome
poveri
Martino.
^Itro Ospitale ds
s.
martino.
di
s.
Un secondo
fuori di citt, nel
ospitale
col titolo
Martino
esisteva
borgo d' egual nome. Aveva i suoi priori, si trovano in documenti dei secoli XIV, XV, ed anzi appare, che nella nomina v' intervenisse talvolta la autorit sovrana d' allora. Nel secolo successivo, distrutti i borghi, fu anche esso travolto nelle rovine di quelli. Anche Paolo de' Paoli nella sua cronaca jadrense ne parla della sua esistenza, e cos pure T arcidiacono de Ponte nel suo commentario pi volte citato, ove dice che desso era situato presso la chiesa parochiale di s. Martino, e perci con tale nome veniva appellalo.
alcuni dei quali
Ospitale pubblico.
Ospitale pubblico
milizia.
non
per
;
la
Castello
suo
lasci
la
522
di
Zara, che
nell'
anno 559
porta del
e
pei
la
infermi,
segnatamente pegli
tale della
In
seguito
venne
destinalo
ne
fu
nel
Distrutto
questo,
altro in certe
case
particolari presso
monastero
di
s.
Nicol;
ma per sedare
di
nel
confine
di
brica del
Rocco) fu dato principio alla fabnuovo Ospitale, detto comunemente Ospitale delle
s.
milizie italiane,
ed albanesi,
il
nel
1611. In seguito
con
la
incorporazione
di
altre
case
L'amministrazione affidata erane a privata persona coltitelo di Priore; alla cura degl'infermi attendevano il medico ed il chirurgo della citt, ad uno degli speziali era commessa Irt preparazione dei farmaci, e l'assistenza spirituale appoggiata ad un sacerdote regolare. Nuove circostanze per fecero nascere il bisogno di migliori provvedimenti. Accresciuto il numero delle milizie, nessun sacerdote voleva pi assumer l'ufficio di cappellano dell' ospitale^ pel timore di non poter soddisfare ai relativi doveri. Interpellatone l'arcivescovo Vincenzo Zmajevich propose che a riparo dell'occorrenza, non meno che a profitto dell'intera citt, fossero introdotti nella medesima due Padri Cappuccini. Gi fin dal 1593, ad istanza delf altro arcivescovo Luigi Molin, aveva la Comunit nostra cercato d' avere non sort allora T effetto. di questi Padri, ma il desiderio L'esempio recente di Spalalo, a cui l'aveva ottenuti f arcivescovo Cosmi, lusingava questa volta d' una buona riuscita, ed infatti con ducale del primo decembre 1736 fu dal seCappuccini qui pure chiamali. nato concesso che fossero La carit pubblica e privala concorse a fornirli d' un ospizio, che nel successivo 37 fu ad essi eretto vicino alla chiesetta del Castello, e d'annuo assegnamento furono donali per l'assistenza dell'Ospitale, a cui rest in tal guisa convenieni
temente provveduto. N meno che allo spirituale, si cerc di provvodiM-e al corporale vantaggio dei militi in esso ricoverali, col pr-
figli
523
curar loro l'assistenza d que' soggetti, che alla cura degli infermi per istituto si prestano. Furon questi i benemeriti
di
s.
Giovanni
di
Dio
si
(detti
1741
chi-
alla
proe
il
di
cui
superiore
li
visitava,
godevano
fici
di
tutte
le
agli
Ordini mendicanti.
Nel 1751,
glioramenti
praticati
fatti
tempo dei Sindici inquisitori, nuovi mivennero al pio asilo e nuovi ristauri furono
al
nelle
abitazioni
di
de'
religiosi,
nelle
officine,
nella
cappella, ornata
pitture
il
del
veneto
Giambattista
Pitteri.
primo austriaco governo trasfer l'Ospitai militare nel soppresso monastero di s. Nicol, e convertito fu questo in ospitale civico, volgendo l'anno 1804. Al servizio dell'istituto continuarono per qualche tempo i religiosi premenzionati d'ambi gli Ordini, che del pio luogo non solo, ma di tutta la citt s^ erano resi benemeriti grandemente in seguito per venne provveduto con un sacerdote cappellano salariato. La direzione e 1' amministrazione vennero poi affidate a un direttore, assistito da un controllore, da un medico, da un chirurgo, e da alcuni infermieri. In luogo di quest'ultimi nel 1875 vennero sostituitele suore della Carit della Congregazione di s. Vincenzo de Paola, che in numero di 12, presiedute da una Priora, prestano un
Caduta
la
Repubblica,
WjB piet,
Un
la
asilo
ossia
nominavasi. Distrutto questo, ne fu stabilito un' altro nel 1605 verso il convento di san Francesco. Era
delle
balie
governato da due priori, l'uno nobile e 1' altro citAveva la sua priora, e le balie occorrenti. Sotto l'austriaco governo fu in sua vece istituita la casa degli esposti, la quale fu collocala in una porzione del cessato seminario
diretto
tadino.
Florio,
dirimpetto
al
Begna;
stette
unita
al
priora.
Ospitale d
Presso
il
524
s.
l>einetrSo.
Demetrio esisteva nel XIV secolo un' ospitale pei poveri, che perci da questo santo prendeva il nome. Da antiche annotazioni rilevasi che nel 1386 possedeva alcuni beni in san Michele in Monte nell'isola di
convento
di
s.
Ugliano.
Ospitale di Mazaret.
Esisteva nel
Nazareth sotto
nel libro
di
le
col
fa
titolo
di
menzione
consta
de' privilegi
Non
hanno per tali da far credere, che assunto lo avesse dall'unita chiesa, consecrata alla Vergine sotto cotesto titolo di Nazaret.
dati
nome
Ospitale di
Vicino
la
s.
llaria Uladdaleiia.
Donato esisteva nel XV secolo un ospitale per le povere, il quale aveva anche la sua cappella, dedicata a s. Maria Maddalena. L' arcivescovo Lorenzo
chiesa di
s.
erbe
alla
chiesa di
cedendo in di s. Maria per uso di ricovero a quelle miserabili. Non consta dove precisamente fossero situate tali casette, ma molto probabile, che con esse sia stato ingrandito l'ospitale
l'edifizio,
di
s.
passaggio dalla piazza dels. Donato fece demolire nel 1447 quelpari tempo alcune casette nel confine
il
Maria.
Lazzaretti.
liazzaretto di
Quando
i
!$.
nei
passati secoli
tutt
paesi
carit,
i
Europa, fu costume dei fedeli, s per motivo di che per buon politico governo, di formare spedali por
dell'
lebbrosi,
sani.
s.
affinch
quegl' infelici
vivessero
i
all'atto
separati
dai
Da
qui ebbero
origino
di
Lazzaretti,
cos
chiamati
da
Lazzaro, protettore
quegl' infelici.
Introdottosi
coallo
testo
malore anche in Zara, in seguito specialuienle Crociate, non mancarono gli avi nostri di provvodoro a
tale
bio,
il
525
occorrenza coli' erigere e dotare un'ampio ospitale, che da tempo molto rimoto esisteva nell' ultimo confine del subur-
1428, veniva con le proprie rendite sostenuto, ed era capace d'accogliere oltre duecento infermi. Appellavasi ospitale di santo Spirito perch la chiesa che v'era congiunta, ad esso era dedicata: denominavasi pure ospitale di s. Lazzaro, e pi brevemente Lazzaretto. Nella distruzione de' borghi, a causa delle guerre coli' Ottomano, verso il 1570 fu atterrato anche questo pio luogo. Da alcune antiche memorie consta, che dopo la guerra trattavasi di ricostruire quell'edifizio, e che anche si facevano dei lasciti a questo scopo, com' a vedere nel testamento di Francesco q.m Pietro, del 1590, con cui vi lasci un legato di dieci ducati d'oro: Item reliquit in auxilium fabricae diclorum pauperum leprosorum ducatos deeem aureos. Essendo per col tempo scomparso del tutto il formidabile malore, pare che la fabbrica non abbia avuto luogo, e che invece le sue rendite, eh' erano maneggiate da due procuratori, uno nobile e l'altro cittadino, andarono confuse con altre della citt. Il provveditor generale Antonio Civran nel 1681 le concentr in apposita cassa, detta cassa dei leprosi, che amministrata da Procuratori suddetti, serv ad
quale dalla carit pubblica ristaurato nel
altri
il
go-
verno veneto, quello che di tal fondazione scamp alle vicende dei tempi fu congiunto al nuovo eretto Istituto di pubblica
beneficenza.
Lazzaretto d
n.
Iflartiiio peg^li
appestati.
crudele
il
morbo
dei
Lazzaretti a ricovero e
custodia
degli
tener
fu
mendo
nel
flagello.
di
Uno
s.
di
questi ricoveri
aperto
1500
in
sobborgo
d'
il
Forte,
occasione
piedi,
una
fierissima
poich dopo poco pi di fu atterrato, allorquando cio si cominci dar mano alle opere fortificatorie per diffendere la citt dalla potenza degli ottomani.
EiazxaroCto
eli
526
oltre
II
s.
Luca
porto.
Un' altro ricovero di siml fatta lo troviamo menzionato in documenti del 1567 e del 1604. Era situato presso la chiesa della B. V. dell' Oliveto, vicino al campo di s. Luca, rimase per la denominaoltre il porto. Or pi non esiste zione di Lazzaretto al luogo, dov' era collocato. Troviamo nelle vecchie memorie che Francesco q.m Pietro lasci in testamento del 1590 a questo asilo due ducati d'oro: Item relquit Lazareto Pesfiferorum ante Jadrani ducatos duos
;
aureos.
Lazzaretto Caloger.
Sul piccolo scoglio Osglach, presso Oltre, appartenuto
alla
Fu
esso stabilito nel 1631 quando la peste s'introdusse di nuovo in Zara. Di questo ricovero pegli appestati rimase vestigio
in
qualche muriccia, ed
in
in
una valletta giacenti. Il morbo fu violentissimo a tale, che vi stermin in poco tempo pi di mille persone in citt, oltre a tremille e pi del suo contado, tra le quali cento-
quarantadue ecclesiastici.
Lazzaretto
Anche
eli
s.
di Galevaz.
nel
1678
tero
morbo
della
pestilenza
men
stragge grandissima in Zara. In tale incontro il convento di presso Oltre fu cons. Paolo sullo scoglietto d'ugual nome
vertito
in
Lazzaretto,
coli'
obbligare
francescani
citt.
del
terzo
ordine,
Ci non vuol
che a quel tempo Zara mancasse d' alcuno di simili ricoveri, ma dimostra piuttosto che i zaratini in tali emergenze amassero d' averne pi d'uno, acciocch non avesse
significare,
ai
sospetti di conlaggio.
Lazzaretto di
II
s.
1 "
Lazzaretto di
dalla
s.
Marco
il
suo
V e-
nome
chiesetta
annessa,
santo
evangelista
And
a cessare colia
527
governo. Fu convertito nel 1831 in provvisoria casa di ricovero, che veniva sostenuta dalla pubblica e privala beneficenza. Pochi anni sussistette come tale, e rimasto abbandonato e deserto T edifizio, nel 1869 fu ristaurato ed ingrandito a spese del pubblico erario, e fatto servire ad uso di Preparandio-Convitlo pedagogico ed annessa scuola popolare di pratica.
caduta
del
veneto
JVfonte di Piota.
generale Antonio Pisani con suo decreto 27 aprile veniva fondato in Zara il Monte di piet con alcuni capitali di pubblica ragione, ascendenti a dei quali lire 29000, che giacevano senz' alcun profitto, e
dal Provveditore
Nel 1628
Monte per
dieci
anni. Dodici
Gover-
met dal ceto dei nobili e met da quello dei cittadini, ne avevano per tempo determinato e per turno la direzione e V amministrazione. Gli eletti, che rifiutato avessero r incarico, soggiacevano alla multa di ducati dieci. I
scelti
primi Cassieri
Gli
sti-
con salario e pieggeria. Dapprima non corrispondevano che soli ducati quattro sopra un pegno, ma poi la sovvenzione fu estesa a ducati dieci. I pegni dopo un anno erano venduti. I notai dovevano ricordare il Monte ai testatori, e nel giorno di s. Marco, dopo la processione solenne, facevasi una questua a benefizio del medesimo. Il 29 Aprile 1628 annunziavasi k apertura del Monte nella casa di Caterina Ferra, vicina a
quella
al
del Capitan
in
grande, e continu
nello
in
case
private
fino
1751,
dai
stabile
stato
acqui-
Consiglieri
Procuratori
della
citt
per
uso
di
Fondaco (quello stabile, dov' oggi la residenza comunale). Il Monte riceveva capitali, pagandone il 4 per 100 dai pegni,
col quale soddisfaceva
altre
i
salari
tutte
le
1788
saliva a zecchini
18000. Le vicende successive v' introdussero disordini e danni. Il Provveditore generale Dandolo nel 1808 vi pose qualche riparo, ma breve nulloslante fu l' ulterior sua esistenza, e nel 1816 venne del tutto a cessare questo primo nostro Monte. Ma coli' andar degli anni si fece sentire
piucch mai
il
528
un s benefico islilulo, e sorse il pensiero di fondarne un nuovo per soddisfare ai pressanti bisogni della popolazione di cilt e di campagna. A questo scopo infalli alcuni cittadini fecero generose elargizioni, ed il cav. D.r Antonio Stermich di Valcrociata diede a titolo di mutuo gratuito, a suo vantaggio, un capitale di fiorini 8000, vita sua durante, e don per uso del medesimo una casa, sita in calle s. Simeone. Con tali risorse fu nel 1841 inauguralo il nuovo pio istituto, il quale pu attualmente disporre in sovvegni e prestiti della rilevante somma di pii che di 100000 fiorini. La sorveglianza ed amministrazione sono appoggiale alla rappresentanza dei fondatori, che ora ascendono al numero di dieciotto, all'Ispettore, e alla Direzione. La prima nominata da tre in tre anni dai fondatori, ed scelta dal loro gremio. L' ispettore e la direzione vengono nominati dalla rappresentanza suddetta. Tutte le nomine devono essere approvate dalla Luogotenenza. Alla rappresentanza dei fondatori spetta inoltre la nomina del cassiere
difello
di
la
l'approvazione
;
delle
all'
ispet-
devoluta
sorveglianza
dell' istituto
alla
direzione
r andamento disciplinare ed amministrativo del medesimo. La cassa di risparmio, che unita ad esso, corrisponde sopra i versamenti l'interesse del 5 per 100 ed i suoi capitali vengono passati al^Mtmte, che li amministra sBgaratamente.
Il
Ssrt'^w'H
di-
tante chiese,
tanti chiostri, le
tante confrater-
dei
prova per della loro fede r abbiamo nei viaggi di divozione, che sotto il titolo di pellegrinaggi faceano di sovente alle tombe dei martiri o di altri santi. Solcano nostri aiUichi recarsi con ispirilo di
secoli istituite. Un'altra luminosa
i
piet e
di
zelo religioso
in
ai
santuari
di
Loreto, e perfino
postella.
Terra Santa e a S.
peregriin
resa da Costantino
paco
alla
chiesa, e
si
andassero
~
getto di cura
cipio
del
della
529
in
modo da
divenire
dal
ogprin-
decimoquarto secolo fu provveduto, infatti, al buon ordine delle medesime mediante una legge municipale, che fu dippoi riportata, ampliata, e confermata nel 1. 5 dell'antico
codice dello statuto jadertino in data 4 luglio 1448 nel modo seguente: Ad favorem pellegrinorum^ qui per transi-
ium conhnmin a Jadera in copia magna^ et saepius ad mi" merum cenUrm et vltra^ uiriusque sexus^ navigant Anconam versus^ devoionis causa erga apostolorum limina^ et sacrarla llaliae^ confrmatum ac denuo statutum esf^ ut bene ab om~ et securam habeant nardgatonem^ pernibus tractentur .et a duce seu spectis navigiis ab Armirario Arsenalis patrono cujusque navigii non recipiantur nisi solidi quinqua-ginta pr quoUbet iomne^ et ducaUim unum auri pr quotibet equo .Et exinde est continuum et freqaens commercium cum Anconitanis^ et Firmanis^ ac fnitimis etiam poputis Apuliae., ratione sacrae peregrinationis ad Sanctum Jacobum de Compostella. Dalle quali parole apprendiamo varie notizie
, .
.
maggiori.
primieraaltret-
mente veniamo
santuari
della
cristianit
che
facevano molto tempo prima dell' epoca, accennata dalla legge statutaria eh' erano assai frequenti per transitum continuum ; che Ancona e Fermo erano i punti principali di approdo che le compagnie dei pellegrini erano numerose, e spesse volte di pi di cento persone d'ambo i sessi composte; ch'era procurato al buon trattamento dei medesimi: /?/?e ab omnibus tractentur; ch'era provveduto al buon ordine e alla sicurezza della navigazione securam habeant naviga^ tionem., medianle previa ispezione ed esame delle navi da parte dell' ammiraglio dell' arsenale: perspectis navigiis ab arrnirario arsenalis e che persino era posto riparo all' in;
:
quali
attenersi
doveano
prefata legge
rio
il
di
tali
viaggi era
divozione, e scopo
i
secondario era
commercio, a cui eran dediti nostri avi. detto infatti: namganl Anconara versus devofionis causa.^ indi lo statuto soggiunge: et exinde est continuum, et freqnens commercium cum Anconitanis et Firmanis.^ ac fmitimis etiam popuiis Apuliae.
34
530
alla
zaralini
fiirou
sempre
dediti
navigazione,
al
com-
mercio. Avevano dessi i loro lembi liburnici, coi quali di continuo tragittavano e passeggieri e merci all' opposta sponda
d'Italia.
Eran quindi
facili
per loro
le
sacre peregrinazioni.
Animati da una fede viva., si recavano ai santuari, ed ai Luoghi Santi, per dare sfogo alla propria devozione, e per
ispirarsi
nuova
vita
spirituale.
20
Gennaio. Colpita pi
fiate
la
citt
dessa solenne voto a s. Sebastiano Martire. D'allora un solenne digiuno precedeva la sua festa, che con solennit di precetto veniva ad 20 di
gello
della pestilenza, faceva
gennaio
ternite,
d'
girando per
gia,
via di
i
la
Log-
ove
si
s.
univano
chiesa di
Rocco, e
Te Deum, Cessarono
il
il
sotto
gallico
chiesa
suaccennata.
Il
19 3Iar20. La
s.
divozione a
gine. suir aitar
Giuseppe,
Zara
profess
si
collocava
maggiore la sua immagine, la quale veniva portata nel pomeriggio in processione per tutta la citt da quattro
sacerdoti di abiti sacri vestiti.
questa
processione
i
interle
venivano
il
clero,
il
le
religioni
(eccettuati
tutti
Benedettini),
con fiaccole acceso. Durante la processione si cantavano in musica le litanie dei santi, e nel ritorno facevasi 1' esposizione del ss. sacramento. 1 pubblici rappresentanti si univano alla processione sotto il palazzo. Air immagine fu in seguito sostituita la statua, che
confraternite, ed
magistrato,
cattedrale,
si
espone
alla
venerazione nella suddetta festa, ed in quella del trocinio del santo, dichiarato da Pio 1\. l*alrono della chiesa vengono cecattolica. Oggid tanto Tuna che T altra festa
pubPa-
lebrate
531
con maggior solennit di prima, non per colla processione, che fu smessa al principio del secolo. Il Gioved SantAK dalla Confraternita delle Quarantore, nella chiesa di s. Giovanni Battista, facevasi la processione serotina del ss. Sacramento, alla quale intervenivano le confraternite,
l'arcivescovo,
la
milizia,
tutti
gli
ordini
cittadini,
ed i pubblici rappresentanti. Partendo dalla suddetta chiesa girava il borgo interno, e per la via della Carriera faceva ritorno. Questa processione and a cessare nel 1807 colla soppressione della chiesa, ma fu ristabilita in s. Simeone nell'anno 1833.
//
Venerd Santo
e clero
della
fin
da tempo immemorabile
si
fa dal
capitolo
metropolitana
di
dopo
lutto
il
matutino
le
delle
per
vie princi-
arcivescovo porta la ss. Eucaristia velata, e sotto nero baldacchino. V'intervengono le confraternite, la milizia, e le musiche cittadina e militare, ed seguita da molto popolo devoto. Durante la processione si canta in musica il Popule mem^ e la citt tutta illuminata. Si da compimento alla sacra funzione colla benedizione. Il 25 Aprile^ sacro a s. Marco ev. dopo la messa solenne facevasi, durante il veneto dominio, una processione generale per tutta la citt per la conservazione della Redella
citt.
L'
pubblica. Oltre
nire
i
il
capitolo
e clero urbano
doveano
interve-
sino a
Cassiano.
le
tutti
vestiti
di
abiti
sacerdotali.
CoDoveano
e tutte
comparire inoltre
le
arti,
da'
portavano sacerdoti le reliquie della metropolitana; si cantava l'inno ^^Trtes eremi aposlolt*' e si facevano sotto la loggia speciali preghiere per la incolumit dello Stato. Se questa processione veniva da qualche circostanza impedita, doveasi trasferire, non mai ommeltere. // i6 Maggio, in memoria della solennissima traslazione di s. Simeone, celebrata nel 1632, fa si generale processione, alla quale prendono parte, oltre il clero secolare e recorporazioni
religiose,
nessuna
eccettuata.
Si
</e//6'
rose^
si
poich
sor^^
il
canta l'inno
di
Te
Deum. Prima
il
legiata,
l'arcivescovo, che
di
capitolo,
alla
ed
il
magistrato
venerazione
dal clero
della
532
il
calledrale
si
canta alternalivaraenle
Lumen
ed il cantico del giusto Profeta. Questa processione di pura divozione non si trasporta, se per qualche caso viene impedita.
la
celebrava una volta nella metropolitana commemorazione del solenne ingresso delle armi venete
Luglio^
s
7/3/
Zara nel 1409. Cantata in Duomo la messa solenne in onor di s. Marco si disponeva la processione. I sacerdoti del clero urbano e foraneo, vestili di abiti sacri portavano le sacre reliquie, come il d di s. Marco. Oltre il clero secolare e regolare dovevano comparire le confraternite, le
in
arti
colle loro
insegne e gonfaloni,
la
la
milizia,
le
e la pubblica
solite
rappresentanza. Sotto
loggia
salute
si
facevano
si
suppli-
la
della repubblica.
Se per caso
ad
altra
impedita,
trasferiva
repubblica,
la
processione.
a
s.
Rocco confessore, protettore contro i mali contaggiosi, si faceva una volta generale processione, e stazione alla sua chiesa. Di buon mattino
la
confraternita
la
dei
divoti
del
santo
portavano
pro-
cessionalmente
conventuale
oltre
si
Dopo
capitolo ed
il
Michele e sotto la loggia litanie si univa la pubblica rappresentanza. Si cantavano le maggiori in musica, ed arrivali alla chiesa del santo prolegiata.
tettore
si
la
quale
si
ritornava in
Duomo,
lasciala la
dipendeva da un voto fatto al cos non si ommetieva, ma si trasferiva in caso d'impedimento. Colla soppressione di quella chiesa and a cesvsare anche questa divota e solenne supplicazione, ritenuta soltanto
la
festivo del
santo
in
Duomo.
//
7 Ollobrc^ giorno memorando per la vittoria riportata dalle armi cristiane sopra la turchesca potenza T anno
1571
sotto
il
pontificato
si
di
s.
Pio V,
Dopo
la
messa
v.
consi
ventuale, che
sponeva
la
m.
di-
alla (juale
in-
tervenivano, oltre
capitolo
clero,
tutto
lo
corporazioni
religiose,
533
nessuna eccettuata, le arti, la milizia e la pubblica rappresentanza, come nella festa di s. Marco. La processione facea il giro di tutta la citt; si cantava il cantico di Mos: Canleinus Domino gloriose: ed arrivati in campo il Te Deum^ che chiudeasi in di s. Simeone s' intuonava
Duomo
di
s.
Anastasia.
//
7 Ottobre dopo mezzogiorno, vigilia di s. Simeone, facevasi processione solenne colle reliquie. Si faceva stazione nella collegiata, ove si cantavano i vesperi in musica, e si faceva atto speciale di venerazione alla sacra reliquia, co-
me
il
16 Maggio;
indi si ritornava
s.
in
Duomo
Io
col 7'e
V8
alla
Ottobre^ solennit di
Simeone,
jeri per la
messa solenne. La pubblica rappresentanza si uprocessione sotto il palazzo, e dopo la messa riprocessioni
per
la
di
festivit
del
si
tengono anche
presente,
ma
senza
le
reliquie.
La processione
pre, cos
si
del Corpus
a'
fa
anche
le
tervengono
blica
tutte
di
pubin
e le autorit civili
e militari
ceremoniale.
Si
cantava una volta il Lauda Sion in musica, ed ora gT inni del rituale. Si fanno quattro soste agli altari di s. Maria, di s. Michele, di s. Simeone e del Duomo, ove si cantano i Vangeli e s' impartisce la Benedizione col Ss.mo. La processione
incamina dalla Basilica Metropolitana verso il tocco, ove ritorna verso le ore due pomeridiane, e chiudesi col Tantum ergo e colla Benedizione.
s'
Proc'S$ofii
//
particolari.
Venerd successivo alla festa del Corpus Domini facevasi pure solenne processione in Duomo dopo mezzogiorno dalla Confraternita del Sacramento. Intervenivano l' arcivescovo,
s.
le
confralernilo di
s.
Silvestro, di
della
Michele,
s.
pubblici rappresentanti, e
faceva
il
giro di
s.
Barbara.
del
Corpus
Domini^
di
come
s.
Collegiata
Si-
solenne del
Santissimo,
girando
intorno la parochia.
534
le
Fanno comparsa
del
confraternite,
militare.
reli-
banda
Duomo una
la
Messa soe
Una
volta
di
s.
Barbera,
vi intervenivano
//
tutte
Confraternite.
il
24
25 Marzo
capitolo
col
recavasi in processione
di
s.
alla
chiesa delle
monache domenicane
Demetrio ed assisteva ai vesperi ed alla messa solenne, che si cantavano in onor della ss. Vergine Annunziata, titolare di quella chiesa, non pi esistente. Il 7 ed 8 Settembre portavasi egualmente, come anche adesso, nella chiesa delle monache benedettine di s. Maria per assistere ai vesperi ed alla solenne messa, che si cantano in musica dalla cappella metropolitana in onor della beatissima Nativit di Maria, titolare di quella chiesa.
Li 20 e 21 Novembre, il capitolo parimenti si reca in processione al Santuario della B. V. del Castello, ove canta
i
in
di
titolare.
24 Novembre^ giorno sacro al nostro precipuo patrono s. Grisogono Martire, dal 1848 cominci il capitolo
col clero
della
metropolitana recarsi
processionalmente
alla
sua chiesa, e cantare solenne messa in suo onore, alla quale intervengono tutti gl'istituti di pubblica istruzione ed il magistrato,
//
dal cerimoniale
il
previsti.
il
capitolo ed
delle
clero
chiesa
i
benedettine
di
s.
vesperi e
monache la messa
Soppressa che fu la chiesa al principio del secolo, and a cessare anche la pia consuetudine.
solenne della santa
Processioni straordinarie.
Proeeiisoiio in ioiiipo di
i(ii'i*i*ci.
Come
in
si
chiesa nostra,
tempo
di
si
Duomo,
tutta
finita la
quale
per
la
citt
col ss.
Sacramento, portato
le
dall'
arcivescovo.
corporazioni
Dovevano
intervenirvi
tutto
confralornile,
le
baldacchino. Nel ritorno
si
535
chiudeva la processione all' aitar del Ss. colla benedizione. Dopo di che il capitolo ogni sabbato si recava al Santuario della B. V. del Castello, di mattina per assistere alla messa che a quest'oggetto si cantava, e la sera per cantare le litanie lauretane.
tempo
ed
ivi
di
epidemia,
Castello,
era solito
Capitolo di portarsi
alla
B.
V.
del
processione canta-
Ave Maris
stella.
con tutte le confraternite e corporazioni recarsi processonalmente a s. Simeone, ed assistere ad una messa solenne del Santo, coli' arca aperta. Tanto nel 1836 e nel 1849 quanto nel 1855 la processione fu generale, e vi prese parte tutta la citt, quando il Cholra worw5, portato dall'Asia, invase tutta l'Europa, e colpi anche queste contrade.
capitolo
Processione in tempo
In
d siccit.
tempo di siccit^ il capitolo della cattedrale celebrava in primo luogo una messa solenne votiva ad pefendampluniam all' aitar di s. Giuseppe in suffragio delle anime del Purgatorio. Indi si portava in processione a s. Simeone, implorando r intercessione del santo protettore. Continuando il flagello rivolgevasi alla B. V. Annunziata nella chiesa di s. Marcella. Recavasi quindi a quella chiesa cantando le litanie lauretane, e l celebrata messa solenne, ritornava in Duomo coir Ave Maris stella Altrettanto nei d successivi facevano le confraternite coi loro cappellani. Se continuava
ordinavano processioni di penitenza colr immagine veneranda. In un giorno stabilito, nel pomeriggio recavasi il capitolo col clero alla chiesa di s. Marcella, cantando V Ave Maris^ e levala l'immagine, veniva portata in Duomo da quattro sacerdoti, vestiti d'abiti sacri, col canto
la
siccit, in allora si
delle litanie,
giorni,
la
venerazione. Nel primo, dopo messa conventuale si faceva solenne processione col canto dello litanie, passando per la via, prossima a s. Maria, e
esposta alla puhbliva
ricollocata,
536
messa
chiudeva colle litanie lauretane e colle preci ad pelendam pluviam. Il secondo giorno facevasi altrettanto, e la processione passava per la via di s. Vito. ed ultimo giorno si cantava messa solenne votiva, 11 terzo e poi si faceva processione generale per tutta la citt, alla
solenne votiva
alla
sera
si
quale intervenivano
la
di
s.
Marcella e
la
processione ritornava in
Duomo
colf Ave.
tempo
di
terremoto,
il
capitolo ed
il
clero
alla
s.
assieme
air arcivescovo
solca andare in
processione
all'
Collegiata,
messa
le
votiva
si
arca di
1'
Simeone.
dalla
faceva
esposizione del
cat-
Sacramento
in
tutte
chiese, incominciando
tedrale.
Proweditor
(reneraie.
Per l'ingresso del Proweditor Generale veneto facevasi di metodo una processione generale, alla quale dovevano intervenire tutte le confraternite e tutte le corporazioni
religiose,
in
il
capitolo,
assistito
il
il
clero, l'arcivescovo,
l'arcidiacono
di
abili sacri.
piviale,
Alla marina
Proweditor
Generale
associavasi
all'arcive-
scovo, indi la processione si dirigeva alla cattedrale ove si cantava solenne Te Deum in musica, chiudendo colT orazione
del Pontificale. Di
l
avviavasi
alla
loggia,
ove
riceveva
r omaggio della
citt.
.^sy\r\S\J\J\f\f\f\JV\jV\.rKr^
Le acclamazioni.
Le acclamazioni sono
vano
nelle
laudi
ed auguri,
che
si
canta-
ingrctsi,
oppur
anche
Si
in
occa-
Roma
usarono
benanco nei
537
onor del Papa, dei suoi Delegali, dei Principi, dei Vescovi. Un esempio ne abbiamo nel concilio d Trento. Nella chiesa di Zara furono introdotte sotto gl'Imperatori d' Oriente. Le troviamo in uso al principio del secolo duodecimo sotto i re d' Ungheria Colomanno e Stefano, come vedremo in appresso. Vennero in seguito preconcili generali in
scritte
1204
autem
e contemplate nel patto di conciliazione, stipulato nel tra Veneziani e Zaratini. Eccone le parole: Clerns
bis
et
in
Pascha
re--
major ecclesia solempniter domino duci^ et domino patriarchae^ atque archiepiscopo suo^ et communitati omni anno^ propter quod benediclionem recipiant consuetam. Giusta la qual convenzione la chiesa di Zara si obbligata di cantarle al Doge, al Patriarca, air Arcivesurrecfionis, laudes caniabunt in
scovo e
di Natale
al
nel
giorno
cio
ed in quello di Pasqua, dopo il vangelo della messa solenne; per la qual cosa i cantori ricevevano la consueta retribuzione; ciocch addimostra che siffatta cerimonia non era nuova, ma inveterata nella chiesa nostra. Fu osservata sempre una tal pratica sotto il veneto dominio, n mai fu ommessa finch perdur la Repubblica, con aggiunta, che
oltre
altre
il
ai
surriferiti
personaggi
si
nominavano
la fine del
ancora
varie
secolo scorso
veneto dominio, continu la pratica sotto i successivi governi, e vige tuttavia senza alcun obbligo da parte del clero, che la mantiene per semplice divozione ed ossequio, con que-
Papa, l' Imperatore e r arcivescovo vengono menzionati ferme le solite formole antiche. Si cantarono pure codeste laudi negli ultimi tempi, nella circostanza della celebrazione del Giubileo Sacerdotale del Pontefice Pio IX, il d 11 aprile 1869, per quella parte che spetta soltanto al Papa. Altrettanto si fece il 18 giugno 1871, in cui ricorreva il Giubileo Pontificale
sia
differenza
il
,
medesimo. Furono cantate inoltre in occasione della venuta di S. M. I. R. A. r Augustissimo nostro Imperatore, il giorno 10 aprile 1875, e per quella parte sola, che spetta al Principe. Non consta in che consistesse la summentovata redel
tribuzione,
corrisposta.
che ricevevano
funzionari,
da
chi venisse
Un
codice, che per la
538
di
s.
un
sua alta antichit e per T isterica sua importanza mcritti che se ne faccia la descrizione. questo
di
uno
quei
libri
di
s'
appel-
lano, perch
contengono i Vangeli delle messe di tutto V anno. un volume della dimensione di cent. 21 per 16 e della grossezza di cent. 5, scritto su carta pergamena, con cagettici,
in
ratteri
nitidi
rate.
Porta
si
fronte la
seguente
iscrizione
gottica
Liber
i vangeli, che sono que' medesimi leggono anche oggid nelle varie annuali solennit, nelle domeniche e nei giorni feriali, sonvi due documenti, Tuno nella prima faccia, l'altro nell' ultima, dai quali si viene
quali
principio
del
duodecimo. Il primo di questi documenti contiene le Laudi ovvero acclamazioni in onor del Papa, del Sovrano, del Vescovo e del Conte, le quali si cantavano dopo il Vangelo nelle festivit di Pasqua, e di Natale donde si deduce che queste soleansi cantare gi a que' tempi nella chiesa nostra, e che come vedremo, nella forma non differiscono molto da quelle che si usano di presente. In esse si fa onorevole menzione di Pasquale, che fu Papa, secondo di questo nome, dal 13 agosto 1099 al 18 gennaio 1118, di Colomanno, che fu re d'Ungheria, Dalmazia e Croazia sino al 1114^ di Stefano, suo figlio egualmente re dal 1114 sino al 1131, di Gregorio, che fu vescovo di Zara dal 1101 sino al li 11, e finalmente di Cledino, magnate ungherese, il quale fu conte di Zara nel 1108. Sono scritte con carattere bench pi piccolo, identico per a quello dei Vangeli; ed hanno le note di canto fermo della forma propria del dodicesimo secolo. Al principio quindi di tal secolo devesi attribuire il nostro codice, e con tutta probabilit all'anno 1108, in cui reggeva la citt nostra il conte Cledino, summontovalo. 11 trovarsi per menzionati nelle Laudi e Colomanno e Stefano col titolo di re non troverebbe spiegazione, ([ualora non si volesse ammettere che Colomanno avesse data a Stefano suo
secolo
;
figlio
Dalmazia da governare con prerogative regali, trovandosi egli lontano ed occupato nel governo delT Ungliela
ria
e della Croazia.
Il
539
secondo documento, che maggiormente certifica Panlichit del nostro codice, contiene il giuramento prestalo dal conte Cledino in nome di Stefano re d' Ungheria, e quello prestato dal Doge OrdelafFo Faller in nome deHa repubblica, asil d 30 giugno 1117, con cui alla citt nostra venne sicurata la sua autonomia, ed inoltre la propria libert, con ci per che (anto il vescovo, quanto il conte dovessero essere zaratini e non forasteri. Siccome poi V atto del giuramento veniva fatto sopra quattro Vangeli, cos fu scritto in questo libro. Il giuramento di Cledino deesi riferire al
1114 allorquando Stefano sal sul Irono ungarico, l'altro, come si veduto, appartiene al 1117. Tulli e due sono
scritti
si
conferma ci che
il
ab-
biamo
nostro co-
Provata in tal modo la vetust di questo codice, riporteremo ora per esteso, come abbiamo promesso, i prefati documenti.
Laus quae in Pascha
et Natalls die post
I.
Evang.
die.
Exaudi
imperat.
III.
Paschali
summo
Pontifici^ et universali
Papae
et
salus
Chroatiae
salus
et
vita.
vita.
IL
et
provintie et
super
hec
sancta
et
an-
eis
ut optant
arcem
et ha-
^tationem nostrani
deinceps prohoc
fuerunt,
amodo
et
illis
dimitto,
et
per
eis
in
nobis fucrit contra ornnes inimicos illorum, nihil vero ab eis querens nisi amicitiam
S('tepliani)
tempore
quondam
me Deus
Hoc sacramentum
feci jadertinis et
omnibus
sociis
eorum.
quibus placet hoc
siciit eis
540
liec
secundum consuetudlnem propriam. Ego Vitaza veteranus prior jiiro fidelitatem secundum posse meum et per solutionem tributi redditus antiquo more absque diplacuit
tione obsidum. Sic
me Deus
adjuvet et
t Anno dominice
Incarnationis
M. C. XVII. Indictione X.
Mense
letrus
lia
Ego
et
OrdelafFus
Pha-
dux Venetie^
ili
Dalraatie, juro
pacem
egregiam libertatem
a-
Iioc
pcto ut
civitate vostra
quem
siam vestram
et
bona
ecclesie
manutenere
et
defendere debeat
Admi
Un
Presso persona privata si trova qui in Zara il tipo del suggello deir arcivescovo Nicol de Malafari, il quale sedette su questa cattedra dal 1333 al 1367. Esso di bronzo, lungo 7 centimetri, largo 4. Non ha manubrio, ma soltanto ad un capo del suo rovescio ha un piccolo sporgente con un foro pel quale si passava forse una funicella per poterlo stato calcato sulla sollevare pi facilmente, dopo essere cera. Ovale la sua forma appuntita all'estremit superiore ed inferiore, ed diviso in tre spartizioni traversali. Disopra vi la Vergine col divin figlio nel mezzo in nicchie distinte la titolare s. Anastasia con il patrono s. Grisogono a destra, munito della spada, e della palma del martirio, e coir altro patrono s. Donato a sinistra ornalo d' abiti vescovili e di pastorale in fondo frammezzo ai suoi blasoni Tar; :
civescovo in ginocchio vestito d' abiti pontificali, tenente fra le mani il pastorale in forma di croce alla foggia antica. Dintorno al margine leggesi la seguente scritta
:
S.igillum
et
s.
skdi
al la
archiepi jadren.
Anche dopo
fine
gli
Matal'ari
lino
del
XV
secolo fu conservata
suaccennata,
ma
scompartimenti erano soli f\\\e^ uno cio pi ampio, nel cui centro v'era la Vergine con a lato i duo santi patroni Anastasia o Grisogono, coni' a vodoro il ba:>soriliovo so-
541
pra la porta maggiore della Basilica, e sotto a questo uno pi piccolo coir imagine e stemmi del vescovo.. Di tal forma fu il suggello, accordato al nostro arcivescovo Domenico dai
re Lodovico nel 1371.
Iiupriinalui*
laderae die 14 Maji 1876
PETRUS DOMNIUS
ArcMepiscopus.
/ documenti^ di cui
riportati nel II volume.
si
E rr
^ag
n
.
at a
8
dir
Corrig e
Vegezio
dir di
2
16
19
ln.
55
Vegezio
35
17
presente
secondo
arcivescovo
affarci
n
5?
55
arcivesco
affarsi
20
n
4
J1
J)
15
Aquilejerse
alloro
Aquilejense
allora
26
55
20
20
W
55
43
51
1348
1498
affettuaso
1248
1398
affettuoso
n
55
33
7
51
83
95
io:
n
n
il
36
10
gotico
barocco
n
55
Bernabdo
Bernardo
108
36
Decemrris
Decembris
55
109
Ilo
55
25
28
8
Avrae
Ecclesia
Avranae
Ecclesiae
55
55
118
119
n
55
Chiona
a
Chionia
e
55
33
24
123
J5
n
55
Vallaresco
Vallaresso
55
40
1
Matteo
Maffeo
55
124
55
55
1480
Sisto
1470
J5
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1566
santo
n
55
55
1866
senato
55
543
INDICE.
Origine della Chiesa di Zara Dei vescovi ed arcivescovi di Zara
Giurisdizione dei vescovi Elezione dei vescovi ed arcivescovi
pag.
14
15 16 18 19
. .
Concili provinciali Sinodi diocesani Serie dei vescovi di Zara Serie degli arcivescovi di Zara metropolitani della parte occidentale della Dalmazia Serie degli arcivescovi di Zara quali metropoliti di tutta
la
,,
23 26 29 38
79 89 103
Dalmazia
Basilica di S. Anastasia Altari della Basilica La cattedra vescovile ed La cripta Il battistero La sagrestia
il
coro
,,114
La procura
L' ufficio parochiale
Le
L'
Il
organo campanile
123
125
128 131
,,127
La
Il
Il
sacra liturgia
culto esteriore
...
.
,,132 ,,134
Sacre reliquie della basilica Santuario delle reliquie Il capitolo metropolitano Sua fondazione, decadenza, ristorazione e riforma
Diritti e privilegi del capitolo
140 143
^,165
.
,,170 ,,173
^^
174
176 177
,,175
Canonica capitolare
Archivio capitolare
Biblioteca capitolare Aula capitolare
,,179
Obblighi capitolari
Serie Serie Serie Serie Serie Serie Serie Serie
544
di
Zara
degli arcidiaconi dell' antico capitolo degli arcipreti dei primiceri^ dei prepositi del nuovo capitolo degli arcidiaconi
....
...
pag. 180
,,182
,,
,,185
,,
187 190
n
,,191
n
dei decani biogralica degli uomini illustri del capitolo e* clero di Zara Tesoro della basilica^ vasi sacri, utensili, arredi sacri Il Seminario diocesano latino Florio
Il
192
,,251
Seminario illirico diocesano Zmajevich Il Seminario illirico provinciale La fondazione diocesana Il Seminario teologico provinciale latino Francesco Giuseppe
. .
2G3 267
,,271
,,
274
277 285 289 292 294 296
Seminario piccolo diocesano Zmajevich Biblioteca diocesana Zma,jevich Biblioteca del seminario teologico provinciale Istruzione religiosa negl'istituti primari e medi
11
... ...
. .
,,
Il e. r.
liceo-convitto
Chiesa di s. Grisogono m Conventi ed ospizi benedettini, una volta esistiti Chiesa di S. Maria e convento delle monache benedettine
Il
314
Chiesa di S. Michele arcangelo Chiesa e convento di S. Francesco Chiesa della B. V. del Castello Chiese, che una volta esistevano in Zara
....,..* .......
.
.
.
Le
Chiesa di S. Donato Chiesa di S. Maria maggiore, poscia S. Simeone Chiesa di S. Rocco conf.
Il
. .
,,
,.
Altra chiesa e convento di S. Nicol Terza chiesa e convento di S. Nicol Quarta chiesa di s. Nicol Quinta chiesa di S. Nicol
403 406
107
detta S.
Domenica
Chiesa e convento di S. Domenico Padri Inquisitori di Zara
....
,
. .
,413 ,415
,
420
Domenicani
illustri
di
Zara
.,
Chiesa di S. Silvestro detta anche di S. Croce Chiesa di S. Antonio Abbate, ]>ria S. Salvatore Altra chiesa di S. Antonio AbbMt
...
.
428
430
.,431
545
.....
pag. 4^2
Chiesa di S. Francesco della Grotta Chiesa e convento di S. Maria di Melta Chiesa e convento di S. Demetrio m Chiesa e convento di S. Catterina v. m Chiesa di S. Barbara v. m. Chiesa dei ss. Quaranta Martiri, detta anche S. Barbara Chiesa di S. Lorenzo rn. Chiesa di S. Andrea ap. Chiesa di S. Vito m. Chiesa di S. Elia Profeta Chiesa di S. Giorgio m. , Chiesa di S. Martino v Chiesa di S. Luca ev. Chiesa della B. V. del Buongaudio Chiesa di S. Vigilio v. m Chiesa di 8. Apollinare v. m. Chiesa di S. Rufina v. Chiesa di S. Matteo ev. Chiesa dei ss. Cosmo e Damiano Altra chiesa dei suddetti santi martiri Chiesa di S. Marco ev Chiesa dello Spirito Santo Chiesa di s. Maria detta Sottomischie Chiesa di S. Orsola v. m. Chiesa di S. Cipriano m Chiesa della ss. Trinit Chiesa di S. Marina v. m Chiesa di S. Paolo ap Chiesa di S. Severo m. Chiesa di S. Agata v. m Chiesa e convento di S. Tommaso ap Cappella di S. Orsola v. m Chiese suburbane esistenti Cantuario della B. V. degli Ulivi . Chiesa di S. Giovanni Battista Chiesa della B. V. in Borgo Erzzo Chiesa della B. V. Addolorata Chiesa del Suffragio nel Cimitero comunale Chiese suburbane distrutte ^ Chiesa di S. Maria della Pace, pria s. Matteo Chiesa di S. Domenica Chiesa di S. Martino v Chiesa di S. Croce Chiesa di S. Giovanni Battista Chiesa di S. Bernardo ab. poscia S. Bernardino Chiesa di S. Damiano m Chiesa di S. Marina v. m Chiesa di S. Maria Chiesa di S. Giorgio m Chiesa di S. Michele Arcangelo
.
4.54
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467 468
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475
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Chiesa,
S. Elia Profeta
546
pag' 476
S. Cipriano m Chiesa S. Pietro ap Chiesa S. Maria Maddalena Chiesa S. Giacomo ap Chiesa S. Andrea ap Chiesa Chiesa S. Margarita v. m Chiesa S. Anastasia m S. Marco ev Chiesa S. Luca ev Chiesa Chiesa d S. Elena im Chiesa d S. Clemente p. m Congregazioni religiose Congregazione della B, V. del Buongaudio in S. Simeone Congregazione della B. V. del Buongaudio nella Metrop. Congregazione della B. V. della Carit in s. Donato Congregazione del soccorso nella Metropolitana
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Confraternite laiche Confraternita del Ss. Sacramento nella Metropolitana Confraternita del Suffragio nella Metropolitana Confraternita del Ss. Sacramento in S. Simeone . Confraternita del Rosario in S. Simeone Confraternita della B. V. del Carmelo in s. Francesco Confraternita della buona morte in s. Francesco della Grotta Confraternita della misericordia in s. Michele Confraternita della misericordia in S. Silvestro Confraternita della Ss. Annunziata in s. Marcella Confraternita di s. Antonio Abbate Confraternita di s. Rocco Confraternita della B. V. della Neve in s. Donato Confraternita della B. V. della Pace in s. Simeone Confraternita delle Quarantore in s. Giov. Battista Confraternita del s. Angelo Custode in Duomo Confraternita di s. Carlo in Duomo Confraternita delle Quarantore in s. Michele Confraternita di s. Michele Are. in s. Michele Confraternita di S. Eufemia in s. Michele Confraternita di s. Giacomo ap. in s. Giacomo Confraternite dei ss. Cuori di Ges e Maria in Duomo Confraternita della B. V. della Salute nella chiesa del
.
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487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497
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V
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Castello
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Confraternita della ss. Trinit in s. Maria delle Monache Confraternita della B. V. Addolorata in s. Maria dello
Monache
Scuole Scuola Scuola Scuola S cuoia Scuola
degli artieri degli orefici in s. Simeone dei fabbri in s. Domenica de' cassaroli in s. Donato d(^' macellaj in s. Giorgio de' pescatori in . AndrtJa di citt
508
509 510
547
pag. 511
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,,
Scuola de' marinari in s. Andrea al mare Scuola de' varateri in s. Antonio Scuola de' pelliciaj in s. Antonio Scuola de' calzolaj in s. Vito Scuola de' sarti in s. Martino Scuola dei barbieri in s. /Simeone Scuola dei Calafati in s. Donato Scuola dei bombardieri in s. Barbara Scuola dei militi in s. Simeone Gabinetto ecclesiastico di lettura
Societ cattolica Ospitali pei poveri e pegli infermi Ospitale di s. Marco Ospitale di s. Giacomo Ospitale di s. Maria Ospitale Nassi Ospitale Lantana Ospitale Renessi Ospitale di s. Martino Altro Ospitale di s. Martino Ospitale pubblico La piet, ovvero l' ospizio dei Trovatelli Ospitale di s. Demetrio Ospitale di Nazaret Ospitale di s. Maria Maddalena Lazzaretti Lazzaretto di s. Spirito pei lebbrsi Lazzaretto di s. Martino pegli appestati Lazzaretto di s. Luca oltre il porto Lazzaretto Caloger Lazzaretto di s. Paolo Lazzaretto di s. Marco Monte di Piet I Pellegrinaggi Processioni liturgiche generali
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523 524
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525 526
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particolari
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BQX 2588 .Z37 B5 V.1 IMS Bianchi. Carlo Federico. Zara cristiana
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