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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE VENEZIE

MISCELLANEA DI STUDI E MEMORIE

---------VOLUME XVII---------

JADRAN FERLUGA

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MISCELLANEA
DI

STUDI E MEMORIE

VOLUME XVII
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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE VENEZIE

MISCELLANEA DI STUDI E MEMORIE

- - - - - - - - - V O L U M E XVII - - - - - - - - -

JADRAN FERLUGA

L' AMMINISrrRAZIONE
BIZANTINA
IN D~L\.LMAZIA
;' G:._1

VENEZIA
A SPESE DELLA DEPUTAZIONE
IND. GRAFICA ANTONIANA S.p.A.- PADOVA 1978
197 8

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PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE

Fino ad oggi non esiste ancora - avevo scritto nell'introduzione


alla mia monografia del 1957 - uno studio che abbracci tutto il pe-
riodo dell'amministrazione bizantina in Dalmazia. Ciò è vero fino
a un certo punto anche oggi nel senso che a causa della lingua in cui
fu scritta, la prima edizione era irraggiungibile a una relativamente
vasta cerchia di studiosi; per cui sono convinto che un'analisi del-
l'amministrazione dalmata e dei problemi a essa connessi nel periodo
in cui questa provincia appartenne all'Impero bizantino meriti una
nuova e aggiornata presentazione in una lingua che è per moltissimi
piu accessibile di quella della prima edizione.
L'idea di tradurre la mia monografia è vecchia piu di dieci anni
e risale al 1966, allorché ebbi l'occasione di incontrare il pro/. Ro-
berto Cessi, le cui opere conoscevo da anni e stimavo vivamente. La
discussione sulla Dalmazia, che si sviluppò nella sezione del Con-
gresso nella quale ci trovavamo ambedue, mostrò che su molti punti
avevamo la stessa concezione della storia di questa regione. Essendo
venuti a parlare del mio libro, in cui avevo fissato gran parte delle
mie idee sull'amministrazione dalmata, il pro/. Cessi, sempre pieno
di spirito intraprendente e di eccellenti iniziative, mi propose di pre-
pararne la versione italiana, ciò che io, onorato da tale proposta,
accettai subito. Le mie occupazioni allora non mi lasciarono il tempo
di dedicarmi al nuovo compito, per cui, malgrado le insistenze del
collega padovano, le cose andarono per le lunghe. Dopo la dolorosa

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scomparsa del pro/. Cessz, la signora Maria Cessi-Drudi si assunse il
incontro con consigli, estratti, libri, fotocopie ecc. e, pur conscio del
compito di portare a termine quanto suo marito aveva iniziato.
pericolo di rimanere incompleto, devo menzionare almeno N. Klaié,
Sconsigliai allora la semplice traduzione e proposi una nuova e ag-
I. Petricioli, S. Circovié, B. Ferjancié,I. Dujcev, M. Berengo, U. Tucci,
giornata edizione. L'idea fu accolta dalla "Deputazione di storia
A. Guillou, F. Venturi.
patria per le Venezie", alla quale vanno i miei sentiti ringraziamenti
Un grazie sentito va infine alla "Deutsche Forschung Gemein-
per la pubblicazione di questo libro. Dopo l'inaspettato decesso della
schaft" (Germania federale), che mi ha facilitato il lavoro tanto nella
signora Cessi, il collega Federico Seneca dell'Università di Padova,
fase preparatoria quanto con un soggiorno a Venezia per studiare
nella sua qualità di presidente della Deputazione, s'incaricò di por-
presso la Marciana e !'Archivio di Stato, dove sono stato sempre ac-
tare a termine quest'iniziativa, non solo provvedendo a far sciacquare
colto con la gentilezza e cordialità che contraddistinguono queste
"nel Bacchiglione" il testo, ma anche a farlo pubblicare.
istituzioni.
Alla base del nuovo testo è l'edizione del 1957; nuovo è quel
J. F.
tanto che la storiografia e l'autore stesso hanno progredito nel frat- A Miinster, marzo 1977
tempo. Aggiornate sono quindi in parte le idee e del tutto la biblio-
grafia.
Alla fine devo esprimere i miei ringraziamenti a tutti coloro che
hanno in un modo o nell'altro coadiuvato nella preparazione della
presente monografia. In questo corro il rischio di dimenticare qual-
cuno, per cui queste righe servano da scusa anticipata.
Profonda riconoscenza devo tanto al prof. Roberto Cessi quanto
alla sua Signora, al primo per aver iniziato questa edizione e avermi
incoraggiato durante i primi anni, alla seconda per aver tanto insi-
stito affinché mi mettessi al lavoro e per la simpatia e dedizione con
cui si è presa cura di una parte dei testi. Al collega Federico Seneca
che, malgrado molti altri impegni, si occupò di questo libro nella
sua fase finale, certo non facile e non priva di problemi, esprimo i
miei piu sinceri ringraziamenti. Al collega Silvio Bernardinello va
tutta la mia gratitudine per !'affaticante e tediosa correzione del testo,
da lui magistralmente portata a termine con molto senso di misura
e buon gusto. Non posso non ricordare l'aiuto prestatomi durante
il lungo periodo di preparazione dalla sig.ra Antonella Hennecke di
Miinster, che per quasi due anni ha con esemplare costanza e dili-
genza corretto e copiato i testi piu laboriosi e spesso, dopo miei nuovi
interventi, ricominciato pazientemente da capo. Caro mi è stato l'ap-
porto di mia moglie, che ha per delle ore copiato o letto testi spesso
molto noiosi. Non è facile elencare tutti i colleghi che mi sono venuti
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cnoj jadranskoj obali [La limitatio dell'ager delle colonie romane competenze delle istituzioni statali, ecc. è q~in~i di r.r~n:aria impor-
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nauke u Zadru", I (1955), p. 1-36 (con riassunto inglese). varie fasi della sua storia. D'altra parte nell'ordinamento ammmt-
SUié, Ostaci limitacije = M. SUié, Ostaci limitacije naJ'ih primorskih strativo si rispecchiano le strutture economiche e sociali di una data
grado va u rana m srednjem vijeku [I resti della limitati o delle no- epoca. Nel largo complesso dell'amministrazione .statale,. quella pro-
stre città costiere nell'alto Medio Evo], "Starohrvatska Prosvjeta",
vinciale ha un ruolo e una posizione particolare, mnanzt tutto come
s. III, 5 (1956), p. 7-19 (con riassunto inglese).
mezzo di controllo del governo centrale su tutto il territorio dello
VAS1L'EVSK1J, Sovety = V. VAS1L'EVSKIJ, Sovety i rasskazy vizantijskogo
bojarina XI v. [Consigli e racconti di un magnate bizantino del stato e in secondo luoa-o per quegli aspetti specifici in base ai quali
b
ogni amministrazione regionale si distingue dalle altre, pere e m
h' .
sec. XI], S. Petersburg 188r.
v. FALKENHAUSEN, Siiditalien = V. voN FALKENHAUSEN, Untersuchungen essa si riflettono tutte le particolarità locali sia economiche che so-
iiber die byzantinische Herrschaft in Siiditalien vom 9· bis ins I I. ciali, sia politiche che culturali. . .
fahrhundert, Wiesbaden 1967. L'amministrazione provinciale bizantina è stata analizzata m una
___/W1LKEs, Dalmatia = J. J. WILKEs, Dalmatia. History of the Provinces serie di studi, ma essi sono tutti, per quanto utilissimi, cronologica-
of the Roman Empire, London 1969.
mente limitati; in altre parole non esiste una pubblicazione che an~­
ZRVI = "Zbornik radova Vizantoloskog instituta", Beograd 1952-
lizzi e sintetizzi, che abbracci cioè nel suo complesso tutta l'ammi-
nistrazione imperiale dai suoi inizi, cioè dal sec. IV, fin? al ero~!~
finale nel sec. XV. Ciò è dovuto da una parte a una relativa scarslta
di fonti, ma dall'altra anche a una certa mancanza d'approfondi-
mento, tanto dei problemi concernenti l'amministrazione bi~anti~a
in generale quanto di quelli riguardanti un'ar~a o. u~a regto~e,.lll
particolare, anche se bisogna constatare che negli ulttmt decenm l m-
teresse per questi problemi non è mancato(I). Un'analisi quindi del- per gli ultimi decenni in parte colmata dalla ricca corrispondenza di
l'insieme dell'amministrazione bizantina della Dalmazia fu ed è an- papa Gregorio Magno, che si distingue per l'alto grado di attendi-
cora oggi un apporto allo studio dell'amministrazione imperiale nel bilità storica. Degni d'attenzione sono inoltre tanto il Codice di Teo-
suo complesso. dosio quanto quello di Giustiniano, anche se piu per l'amministra-
Un'indagine sull'amministrazione bizantina in Dalmazia ha un zione in generale che per quella dalmata in particolare.
valore speciale per la storia degli Slavi del Sud, essendo stata questa Il periodo di completo buio durante i secc. VII e VIII, per il
lontana provincia uno dei punti d'incontro fra essi e Bisanzio e un'im- quale né Teofane né il patriarca Niceforo danno informazione al-
portante base d'irradiamento dell'influsso politico e culturale bizan- cuna sulla Dalmazia, è solo in parte illuminato da qualche sporadica
tino. Né meno degna d'attenzione è questa regione per Venezia, notizia fra le quali una certa importanza assumono quelle riguar-
avendo essa occupato una posizione di primo piano negli interessi danti la fondazione di Spalato, trasmesse nella Historia Salonitana
marittimi della giovane potenza sorgente dalla laguna, interessi che dell'arcidiacono Tommaso (sec. XIII) e spesso senza cambiamenti
poterono essere realizzati, almeno in parte, grazie alla specifica strut- nella Historia salonitana maior. La situazione migliora nei primi
tura amministrativa dell'amministrazione bizantina in Dalmazia. anni del sec. IX. Gli Annales regni Francorum infatti contengono
Una delle maggiori difficoltà per lo studio della Dalmazia impe- dati riguardanti l'amministrazione dalmata dell'epoca. Considerate
riale è rappresentata, come già accennato, non solo dalla notevole nel largo quadro delle altre fonti contemporanee, esse hanno un no-
mancanza di fonti, ma anche dal fatto che le scarse e spesso brevi tevole valore non solo per il loro carattere quasi ufficiale, ma anche
notizie sono disperse nelle fonti stesse. Mentre per alcune province per il fatto che l'autore è un buon conoscitore della titolatura bizan-
o temi bizantini le nostre conoscenze sull'organizzazione ammini- tina. La Cronaca di Giovanni Diacono, anche se d'epoca piu tarda,
strativa sono abbastanza precise o in generale le informazioni sulla allarga le nostre cognizioni delle relazioni veneto-bizantine del sec. IX,
regione abbondano, per la Dalmazia dobbiamo purtroppo constatare che in buona parte abbracciano gli avvenimenti sulla costa orientale
il contrario. Malgrado ciò, le poche e sparse nozioni rendono tuttavia dell'Adriatico. Se poi queste notizie si uniscono a quel poco che si
possibile che alcune questioni e certi problemi riguardanti l'ammini- sa dalle altre fonti (p. es. le vite di alcuni santi), si ottiene un quadro
strazione bizantina in Dalmazia siano risolti o per lo meno impo- abbastanza chiaro dell'amministrazione dalmata durante la prima
stati. Data questa situazione del materiale, credo che nella presente metà del sec. IX. Preziosa fonte è per quest'epoca il Taktikon Uspen-
introduzione non sia necessario sottoporre ogni fonte a una analisi skij, cioè una lista ufficiale di precedenze dei funzionari bizantini
dettagliata e che basti annoverare quelle piu importanti per ogni composta verso la metà del sec. IX, secondo Ostrogorsky fra l'845
periodo dello sviluppo amministrativo della Dalmazia dal IV fino e l' 856, secondo la recente opinione di Oikonomides piu precisa-
all'inizio del XIII secolo, tanto piu che, se ciò sarà necessario, ogni mente negli anni 842-843 C).
fonte o notizia particolare verrà discussa e analizzata a suo luogo. Quanto è stato detto per il Taktikon Uspenskij quale fonte di
Per il primo periodo, cioè per l'epoca tardo-romana, accanto ad altissimo valore storico vale anche per le altre liste di precedenza
alcune iscrizioni esiste nella Notitia dignitatum una descrizione det- della seconda metà del sec. IX e quelle del X, cioè per quel periodo
tagliata dell'officium del governatore dalmata. Molto povere sono le in cui la Dalmazia fu ininterrottamente tema. Il Kleterologion di
fonti greche (Procopio, Agazia, Teofilatto Simocatta, ecc.) per la Filoteo porta nell'originale quale data di composizione l'anno 899·
Dalmazia durante il sec. VI. Fortunatamente però questa lacuna è Il Taktikon Bendevic fu datato dall'editore negli anni 92r-927, e
mentre Ostrogorski ne pose la composizione fra il 92r (probabilmen-

1
( ) Per es.: GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches; AHRWEILER, Byzance; v. FAL·
KENHAUSEN, Siiditalien; GUILLOU, Régionalisme; 0IKONOMIDÈs, Listes; ecc. (2) 0IKONOMIDÈs, Listes, p. 45-47·
27

te 927) e il 934, Oikonomides la restrinse agli anni fra il 934 e il amministrativi e talvolta anche sul problema dell'appartenenza delle
944 C). Finalmente il Taktikon Oikonomidès fu datato dall'editore singole città dalmate a Bisanzio o ad altro stato. Questo genere di
stesso fra il 971 e il 975 e). Le liste citate sono ora tutte accessibili fonti ha quindi una particolare importanza, anche perché la loro
nella nuova eccellente edizione di Oikonomides pubblicata nel 1972. quantità cresce nei secc. XI-XII, e fortunatamente per il periodo che
A queste liste sarebbe da aggiungere il Catalogo degli stipendi, utile si estende fino alla fine del sec. XI esse sono per la maggior parte
anche se breve elenco dei temi, composto fra l' 8o9 e il 912 (proba- riunite nella vecchia ma pur sempre utile pubblicazione del Racki.
bilmente nel 910) ("). In tutte queste fonti, nessuna esclusa, figura Alcuni documenti sono stati riediti dal Sisié nel suo Manuale delle
uno stratego della Dalmazia. La fonte piu ricca per l'epoca in cui la fonti per la storia croata (S1s1é, Prirucnik); ma ormai si deve ricor-
Dalmazia fu tema è certamente la silloge che va sotto il nome di rere per i diplomi al Codice Diplomatico uscito nel 1967 sotto la re-
Costantino Porfirogenito. Dei suoi scritti, il De thematibus, il De dazione di Kostrencié(KosTRENbé, Cod. Dipl., I) ed in parte almeno
caerimoniis aulae byzantinae, la Vita Basilii contengono notizie sulla fino al Mille alla pubblicazione di Cessi (CEssi, Doc.). Alcuni anni fa
provincia dalmata, ma nessuno ne presenta tante e cosi importanti V. Novak con Dalmatinski izvori ha attirato l'attenzione su una
come il De administrando imperio. Il problema che si pone per tutte nuova interessante categoria di fonti, le laudes, cantate nelle chiese
le opere dell'imperatore-scrittore, cioè a quale epoca appartenga ogni in onore di regnanti.
passo o brano, ogni descrizione o relazione, si pone del pari per l'ec- Per la fine del sec. X e la prima metà dell'Xl, allorché la Dal-
cellente capitolo 30 del De administrando imperio, anche se ormai mazia era ancora un tema, anche se con forme amministrative parti-
si sa che esso fu composto da altro autore dopo la morte dell'impe- colari, oltre ai diplomi, fonte utile per i rapporti dalmato-croati,
ratore ( 6 ). Non sono da trascurare per la loro importanza nella storia rilevante è la già citata Storia dell'arcidiacono Tommaso, anche se
amministrativa i sigilli, fra i quali se ne trovan~ per la Dalmazia e le sue notizie sono talvolta contraddittorie. Altrettanto importante,
certe regioni vicine sia nella vecchia collezione-di Schlumberger, specialmente per il sec. XI, è la Cronaca del prete diocleate (Pop
Sigillographie, sia ora in quella molto piu ricca di Zacos-Veglery. dukljanin) nell'eccellente edizione di Sisié del 1928 che è ora, grazie
A partire dal sec. IX appaiono ;mche documenh locali (diplomi, alle fotocopie dell'unico manoscritto pubblicato recentemente, facil-
testamenti, lasciti, ecc.), che però sino quasi alla metà del sec. XII mente controllabile (B). Ottima è la cronaca del contemporaneo Gio-
sono nella maggior parte (cosi per es. quelli di Zara) conservati solo vanni Diacono che interrompe purtroppo la narrazione nel secondo
in copie, alcune invero assai tarde, per cui si pongono molti e com- decennio del sec. XI. I rapporti bizantino-veneti in essa descritti
plessi problemi paleografici, diplomatici, cronologici ecc., che sono sono in questo periodo parte integrante dell'oggetto del presente la-
stati solo in parte discussi o risolti (1). Questi documenti devono voro, dato che di fatto Venezia fu l'erede dell'impero bizantino nel-
essere usati con molta prudenza e riserva; comunque, malgrado ciò, l' Adriatico e in Dalmazia. Dal rapporto delle forze marittime dipen-
gettano nuova luce su titoli, funzioni e competenze dei diversi organi devano, almeno in parte, i cambiamenti sul piano amministrativo
nella Dalmazia imp~riale. La cronaca del Da~dolo (sec. XIV) ha
un certo valore, an~he se relativo, a partire dal terzo decennio del
(3) Ibidem, p. 240-243. sec. XI, ma deve essere usata con circospezione e riserva. Del resto
( 4 ) Ibidem, p. 258-26r. Lene! ha sottolineato giustamente fino a qual punto il Dandolo man-
(5) J. FERLUGA, Sur la date de la composition de la liste des traitements des
stratèges dans '"De caerimoniis aulae byzantinae", ZRVI 4 (r956), p. 70, ora
anche in: Byzantium an the Balkans, p. 95·
(6) IzvoRr, Il, p. 26 n. 7r.
(7) Cfr. fra l'altro G. PRAGA, Lo "Scriptorium" dell'abbazia benedittina di ( 8)Ljetopis papa dukljanina, uvod, prevod, komentar SI. Mijuskovié, Tito-
San Grisogono in Zara, "Archivio storico per la Dalmazia", VII-IX (r929-3o), grad 1967, p. 123-169. Cfr. J. FERLUGA, Die Chronik des Priesters von Diokleia
ed in ultima linea N. KLAié, Povijest I, p. 3-12 e passim. als Quelle fiir die byzantinische Geschichte, '"Byzantina", ro (1978).
casse di obiettività nei riguardi della Dalmazia C). Povere sono per
eccezione sono la storia della Croazia di Sisié e quella recente di
la fine del sec. X e gl'inizi dell'XI le notizie che per la Dalmazia
N. Klaié nelle quali - sia detto per ora solo per inciso - l'ammini-
sono contenute nella Storia dello Scilitzes e di altri scrittori bizantini.
strazione bizantina in Dalmazia ha trovato un posto corrispondente
Prezioso è invece per due interessantissimi capitoli lo Strategicon di
e onorevole. Cosi si poneva, e ancor oggi si pone, dal punto di vista
Cecaumeno, scrittore storico di altissimo valore sia per ogni informa-
dell'accessibilità linguistica, la necessità di una monografia sull'am-
zione storica in generale (qui in primo luogo per quelle riguardanti
ministrazione imperiale in questa provincia. La vecchia storiografia
la Dalmazia), sia per la sua notevole attendibilità.
commetteva l'errore metodologico - e in parte esso viene ripetuto
Per l'ultimo periodo dell'amministrazione bizantina in Dalmazia
anche dopo la pubblicazione del mio libro nel 1957 - di considerare
durante la seconda metà del sec. XII e fino ai primi del XIII, oltre l'organizzazione amministrativa della Dalmazia bizantina in sé co-
a una preziosissima traduzione latina, a dire il vero molto tarda, di me isolata, separata dall'ampio ambito dell'amministrazione dello
un rescritto dell'imperatore Manuele I Comneno (u43-II8o) al dux stato a cui apparteneva ed entro i cui confini allora si trovava e par-
della Dalmazia e Croazia e a una descrizione, troppo rosea, della si- ticolarmente isolata dal contesto dell'amministrazione provinciale.
tuazione in questa provincia bizantina negli anni settanta del sec. XII, Trattando infatti l'amministrazione dalmata aldi fuori del complesso
dovuta all'arcidiacono Tommaso, i diplomi rimangono la fonte pri- statale e indipendentemente dai principi su cui essa poggiava, rimane
maria delle nostre conoscenze. Delle principali fonti greche per il preclusa l'unica via che conduce alla comprensione dei problemi con-
sec. XII Cinnamo possiede ancora qualche informazione sulla Dal- cernenti l'organizzazione e la struttura dell'amministrazione bizan-
mazia, anche se in alcune di esse regna una certa confusione, mentre tina della provincia. Abbiamo fatto del nostro meglio per rispettare
Niceta Coniate ne è quasi completamente privo. Anche la documen- questi principi metodologici, prendendo sempre in considerazion:
tazione dell'Archivio di Stato di Venezia per il sec. XII, tanto quella durante l'analisi dei vari fenomeni storico-amministrativi tutti quegh
pubblicata da Tafel e Thomas, da Morozzo della Rocca, dal Comi- elementi, tanto sociali, quanto economici e politici, che hanno eser-
tato per la pubblicazione delle Fonti relative alla storia di Venezia citato un influsso sullo sviluppo amministrativo, non tralasciando
ecc., quanto quella disponibile nell'Archivio (Codice diplomatico però quelli altrettanto decisivi dello sviluppo cittadino locale che
veneziano - testo dattilografato) non offre per la Dalmazia bizantina diede in vari periodi forme specifiche all'amministrazione bizantina
quasi alcuna informazione. in Dalmazia.
Dato lo stato delle fonti, non c'è da meravigliarsi se sulla Dal- Nel corso dell'esposizione sono state esaurientemente discusse ed
mazia bizantina sia stato scritto poco e che fino alla prima edizione analizzate tutte le opere, studi, articoli, recensioni, critiche ecc. In
di questa monografia non sia apparso alcun lavoro che ne abbracci questa introduzione ci soffermeremo quindi brevemente non solo su
tutta la storia amministrativa. Quanto 'è stato fino a oggi pubblicato alcune delle piu importanti pubblicazioni di carattere generale, ma
o tratta di singoli problemi o si limita a determinati, spesso brevi, anche su alcune poche riguardanti aspetti particolari.
periodi della storia dalmata nell'ambito dell'impero bizantino, men- L'amministrazione bizantina in Dalmazia è trattata nella storia-
tre rassegne generali si trovano in ampie sintesi storiche sulla Dal- grafia iugoslava, tanto vecchia quanto recente (Racki, Strohal, Ko-
mazia, sulla Croazia o su Venezia, e in esse l'amminis~razione bi- strencié, Dabinovié, Historija Jugoslavije, ecc.) (1°), non solo molto
zantina vi figura solamente come uno dei problemi secondari. Unica sommariamente ma anche quale problema secondario in dipendenza

(9) LENEL, Vorherrschaft, passim; H. SrMoNSFELD, Andreas Dandolo und


(lO) RAcKr, fuzni Sloveni, passim; I. STROHAL, Prar:_na povije;t dalmatinski?
seine Geschichtswerke, Miinchen 1876, e l'equilibrato giudizio, soprattutto per
gradova, l, Zagreb 1913; KosTRENCré, Pravna poVIJest, pamm; DABINovrc,
quanto riguarda la storia dalmata di N. KLAré, Povijest l, p. 41-43.
Pravna povijest, passim.
e funzione della storia croata. Eccezione fino a un certo punto è un spesso giustificati. Già nella sua recensione del 1960 (1 3) N. Klaic
articolo di Mayer di carattere introduttivo sull'ordinamento cittadino aveva espresso non solamente approvazione per la mia pubblicazione,
in !stria e in Dalmazia ( 11). Anche la monografia storico-geografica ma aveva anche fatto opera d'utile critica e dato buoni consigli per
di Jirecek, Handelstrassen, dedicata alle vie di comunicazione e alle migliorare il testo. La sua attitudine critica verso le fonti, la sua
miniere nella Serbia e Bosnia medioevali, tocca solo in parte certi risolutezza nel respingere testi e ipotesi dubbie, le sue riserve verso
problemi che qui interessano. La storia della Dalmazia di Praga e concezioni storiografiche sorpassate, aumentano il valore tanto di
quella di Venezia di Cessi sfiorano appena l'amministrazione bizan- ogni sua pubblicazione quanto della sua opera di sintesi, cioè della
tina, ma le loro sintesi hanno un valore particolare quale ampia cor- sua Storia.
nice al tema qui trattato. Nella storiografia croata e iugoslava il pri- Per il periodo tardo-romano non è il caso di soffermarsi sulle
mo volume della Storia della Croazia di Sisié (Srsré, Povijest I) eccellenti opere sintetiche di Bury, Stein e Jones, che sono di carat-
occupa un posto particolare, poiché in esso l'amministrazione bizan- tere generale, ma su alcune particolari. Non ha gran valore il libro
tina, anche se pur sempre in dipendenza della storia croata, ha tro- di Cons sulla Dalmazia romana, poiché l'esposizione si arresta all'ini-
vato tanto nel testo quanto nelle annotazioni un posto quale non si zio del sec. IV; ciò vale anche per quello recente di Wilkes (Dal-
riscontra nelle opere anteriori. Nel secondo volume della storia croata matia) che, anche se abbraccia l'epoca tardo-romana, non apporta
dello stesso autore, che ha un certo interesse per il sec. XII, l'effime- (certamente non dal punto di vista qui trattato) nulla di nuovo o
ro ducato bizantino di Dalmazia e Croazia viene trattato solo in quasi. Superato è anche il vecchio articolo di Ljubié sui governatori
margine. Malgrado ciò l'imponente opera di Sisié è oggi in parte della Dalmazia romana, anche se qua e là offre qualche utile notizia,
superata (e cosi anche alcune mie precedenti constatazioni e apprez- mentre quello di Saria (Dalmatia) va messo in rilievo per la ricchezza
zamenti in merito al valore delle sue interpretazioni di fenomeni e e la precisione delle informazioni.
avvenimenti storici e soprattutto alla sua, non sempre critica, attitu- Per il periodo dal VII alla metà del IX secolo, caratterizzato da
dine rverso le fonti della storia dalmata fino all'inizio del sec. XII). una completa mancanza di informazioni c dal buio quasi assoluto,
Le pubblicazioni che negli ultimi anni dedicano maggiore attenzione il libro di Ahrweiler (Byzance) possiede certamente un valore di ca-
all'amministrazione imperiale in Dalmazia escono dalla penna di rattere generale per l'epoca, mentre i risultati di un mio articolo
Nada Klaié. Non è il caso di soffermarci su ogni suo articolo, poiché sulle isole dalmate nella stessa epoca sono stati completamente inclusi
essi verranno citati, e se necessario discussi, ulteriormente. Sintesi nella presente pubblicazione. Ultimamente è stata nuovamente og-
delle sue ricerche è l'eccellente ed autorevole Storia della Croazia (1 2) getto di discussione la dipendenza o meno della Dalmazia dall'esar-
il cui grande valore deve essere posto in rilievo in questa introdu- cato di Ravenna (Nikolajevié, Mandié, Klaié); certo però piu stimo-
zione. Nel quadro di questa storia la Dalmazia bizantina è stata lanti sono due articoli di Suié (Limitacija e Ostaci limitacije) che
oggetto di dettagliata analisi e, anche se l'autrice ha fatto sue in trattano il problema dell'ampiezza dell'ager cittadino e quindi anche
gran parte le mie conclusioni e ipotesi del 1957, le ha accettate però in parte del territorio della provincia bizantina. Particolare interesse
sempre dopo un'analisi critica ed esprimendo dubbi e riserve molto hanno studi vecchi e recenti, concernenti lo sviluppo delle città in
generale, poiché solo su un ampio sfondo può essere con profitto
analizzata la storia particolare delle autonomie cittadine dalmate.
11
( ) MAYER, Munizipalverfassung; cfr. anche la traduzione italiana con
note di U. Inchiostri, in '"Atti e memorie della società istriana di archeologia
e storia patria", 22 ( r906).
(1 2 ) Oltre alla spesso citata Povijest l è recentemente uscito il secondo vol.: (1 3 ) KLAié, H. Z. XIII (r96o), certo la piu interessante recensione; le altre
N. Kuré, Povijest Hrvata u razvijenom srednjem vijeku, Zagreb 1976, che anche se autorevoli (per es. di Saria, KatiCié od altri) non sono tanto esau-
però ho potuto consultare solo all'ultimo momento. rienti.
33

Fra i piu importanti studi da ricordare sono quelli di Bratianu, Kir- N. Klaié), nonché un capitolo speciale di V. Klaié sulla Dalmazia
sten, Ennen, Kazdan, Dolger ecc. (1 4 ). bizantina ai tempi di Manuele Comneno, che però è dedicato solo
Sul "tema" di Dalmazia sono da annoverare due fra i piu impor- allo sviluppo politico e non a quello amministrativo, vanno ricordati
tanti recenti studi, che però per il loro carattere abbracciano l'ammi- due articoli recenti. Uno mio riguarda la Dalmazia fra Bisanzio,
nistrazione bizantina in generale: il primo è di Glycatzi-Ahrweiler Venezia e l'Ungheria- ed è piu avanti in parte riprodotto- mentre
(Recherches), il secondo è il commento di Oikonomides alle liste di , quello di Schreiner (Dux von Dalmatien ), analizza fra l'altro il titolo
precedenza (OrKo~oMrnÈs, Listes). del duca bizantino di Dalmazia e Croazia arrivando ad interessanti
Anche nel periodo dalla fine del sec. X a tutto l'XI va messo al conclusioni. Il libro di Krekié dedicato alla storia di Ragusa e ai rap-
centro delle ricerche sulla Dalmazia bizantina e la sua amministra- porti della città col Levante offre un ottimo quadro generale per le
zione lo sviluppo delle autonomie cittadine, per cui agli studi sopra relazioni economiche e commerciali, anche se talvolta viste solo dalle
citati (Kirsten, Kazdan, Ennen) ne vanno aggiunti, per ragioni storia- mura cittadine, in cui porre Ragusa stessa, "tema" dall'inizio del
grafiche, alcuni, in parte superati, come quelli di Brasnié o Kostren- sec. XI ed in parte la Dalmazia durante il sec. XII (1 7).
cié o altri (1 5 ), mentre oggi è piu che mai necessario ricorrere alle Solo un'analisi complessa dell'amministrazione bizantina in Dal-
singole pubblicazioni di N. Klaié e soprattutto alla sua eccellente mazia dal sec. IV all'inizio del XIII rende possibile fissarne le linee
storia. Un posto a sé hanno un articolo di Barada (Dalmatia supe- essenziali dello sviluppo amministrativo, stabilire i limiti cronologici
rior), poiché tratta un'eventuale divisione del tema dalmato in turme dei singoli periodi, determinarne il posto e l'importanza nell'ambito
e quindi tocca direttamente il problema dell'organizzazione econo- dell'organizzazione provinciale dello stato bizantino. Solo tale ap-
mica e militare della Dalmazia bizantina, nonché uno di Manojlovié proccio metodologico permette inoltre di riconoscere aspetti specifici
sull'amministrazione veneziana in Dalmazia nel Mille i cui risul- e sviluppi peculiari dell'amministrazione dalmata tanto in relazione
'
tati negativi presentano un interesse anche per l'amministrazione a quella delle altre province bizantine, quanto di ogni periodo ri-
bizantina della regione. Studi recenti dedicati ai rapporti fra Venezia, spetto a quello precedente. Quest'analisi è quindi anche un apporto
la Dalmazia e Bisanzio contengono fra l'altro punti di vista nuovi allo studio dell'amministrazione bizantina in generale e dei principi
sullo sviluppo delle città - il che del resto, va nuovamente sottoli- su cui essa poggiava nelle varie fasi del suo sviluppo.
neato, è la chiave per la comprensione di moltissimi fenomeni del-
l'amministrazione in Dalmazia in questo periodo- e fra essi devono
essere particolarmente ricordati quelli di Pertusi, Sestan e Cessi (1 6 ).
Per il sec. XII, oltre alle storie generali già citate (Praga, Sisié,

, (1 4 ). O.ltre ~l .raRporto di KrRSTEN, Die byz. Stadt, e corapporti al Congresso


dr studr brzantrm dr Monaco nel 1958 cfr. anche quello di N. V. Pigulevskaja,
E. E. Lipsic, M. Ja. Sjuzumov e A. P. Kazdan sulla città e campagna dal IV
al XII secolo negli atti del XII Congresso internazionale di studi bizantini, I,
Belgrado 1963; Bratianu, Diilger e Ennen sono citati nelle abbrev.; cfr. inoltre
A. P. KAZDAN, Derevnja i gorod v Vizantii IX-X vv., Moskva 1960.
(1 5 ) BRAsNié, Municipija, passim; KosTRENcré, Pravna povijest, p. 144-154·
(1 6 ) A. PERTUsr, L'impero bizantino e l'evolvere dei suoi interessi nell'alto
_/' Adr!atico, in Le origini di Venezia, Firenze 1964; E. SESTAN, La conquista ve- (1 7 ) Oltre al libro di KREKré, Dubrovnik, cfr. ora anche dello stesso, Du-
neztana della Dalmazia, in La Venezia del Mille, Firenze 1965; CEssr, Dal- brovnik in the I4th and I51h Centuries: A City Between East and West, Nor-
mazia. man 1972.
I

LA DALMAZIA TARDO-ROMANA

L'amministrazione bizantina, tanto centrale quanto provinciale,


ha radici molto profonde che si spingono fino all'epoca romana in
generale e tardo-romana in particolare. I fili e legami che connettono
l'amministrazione tardo-romana a quella bizantina sono vari, com-
plessi e molteplici. Per meglio comprendere lo sviluppo amministra-
tivo delb Dalmazia dal VII secolo in poi, è certamente utile passare
brevemente in rassegna l'ordinamento amministrativo di questa pro-
vincia nel periodo antecedente. Bisogna inoltre dare una risposta per
quanto possibile precisa alle seguenti domande: a partire da quale
data la Dalmazia è da considerare provincia bizantina o, per dirla
in altro modo, quando vi fu introdotto un nuovo assetto che rappre-
sentava una rottura radicale con la situazione esistente nelle province
all'epoca tardo-romana? E quando ebbero il sopravvento quelle nuo-
ve forme amministrative che furono tipiche del governo provinciale
bizantino?
Anche se il tema rientra nel campo della storia amministrativa,
non vanno tuttavia trascurate le sue componenti economiche, sociali,
politiche ed ecclesiastiche che devono trovare un posto adeguato nel-
l'esposizione, rappresentando spesso la chiave per una migliore com-
prensione del fenomeno che qui ci interessa.
Oggi viene accettata in generale la periodizzazione della storia
bizantina quale è stata data parecchio tempo fa dall'Ostrogorsky (1).

(l) OsTROGORSKY, Die Perioden, p. 232.


37
Ad essa ci uniformiamo per ragioni pratiche anche noi, pur rima- e il fondamento di quello bizantino. Per piu di un millennio, infatti,
nendo, come l'autore stesso, consapevoli delle sue debolezze, del suo l'impero si basò sui principi fondamentali posti dagli imperatori della
carattere artificioso e del suo valore relativo. Tale suddivisione defi- riforma, cioè sull'autocrazia imperiale e la centralizzazione dello sta-
nisce il primo periodo, che si estende dal secolo IV al VII, come pe- to, nonché su un grande e potente apparato burocratico. Scopo delle
riodo di transizione. La fusione della tradizione statale romana da riforme era di rafforzare l'autorità statale, fortemente scossa, creando
un lato ed ellenistica ed orientale dall'altro con il cristianesimo, l'ele- nuove struttur.: e fissando nuovi rapporti. Furono cosi limitati o
mento nuovo, riusd a compiersi, sia pure fra crisi e sussulti sociali, aboliti i poteri delle vecchie magistrature ed istituzioni dell'epoca
economici e politici, nella parte orientale dell'impero, mentre in quel- repubblicana (senato, demi, municipi, ecc.) e stabilite precise compe-
la occidentale tale processo fu violentemente interrotto, nel secolo V, tenze delle varie autorità civili e militari, del governo centrale e di
dalle invasioni dei barbari. Questo primo periodo riveste un'impor- quello provinciale. Ormai tutto culminava nel vertice, nella persona
tanza tutta speciale, poiché alcuni dei principi fondamentali che im- del l 'imperatore: e cosi al vecchio ordinamento statale se ne sostitui
pregnarono la storia dell'impero bizantino cominciarono a prender uno nuovo fortemente centralizzato e gerarchizzato.
forma proprio allora. Il vecchio e il nuovo si mescolarono, e perciò Un potere centralizzato non poteva però tollerare distinzioni fra
quest'epoca è giustamente definita "primo periodo bizantino" o "tar- province senatoriali ed imperiali per cui l'Italia per dette la sua posi-
do periodo dell'impero romano", avendo le due espressioni lo stesso zione privilegiata. L'amministrazione di tutte le province era ormai
~alore per tutta l'epoca C). Noi ci serviamo per evidenti ragioni pra- sotto il controllo dell'imperatore e, fatto significativo, esse diventa-
tiche delle espressioni: "epoca tardo-romana" o "basso impero", rono piu piccole ed il loro numero aumentò. Oltre alla riduzione
essendo esse nel frattempo divenute d'uso corrente. territoriale delle province, altra novità introdotta dalla riforma am-
Lo sviluppo della provincia di Dalmazia nell'epoca tardo-romana, ministrativa era che fra l'imperatore ed i governatori provinciali
dev'essere in primo luogo inserito nel sistema generale prevalente vennero a trovarsi due funzionari superiori: il prefetto del pretorio
per tutto il periodo, non soltanto per poterne discernere gli elementi ed il vicario. Verso la fine del IV secolo, allorché questa nuova orga-
specifici che differenziarono questa regione dalle altre, ma anche per nizzazione si fu ormai quasi del tutto consolidata, l'impero fu diviso
poter constatare fino a che punto le basi dell'organizzazione provin- in quattro grandi prefetture. Ogni prefettura abbracciava un certo
ciale bizantina, in generale e in particolare, furono gettate nell'epoca numero di diocesi e ogni diocesi a sua volta si divideva in un certo
tardo-romana. Ci adopereremo quindi per dare uno sfondo generale, numero di province. La fonte più importante per la struttura ammi-
vario e ampio, ai fenomeni storici che qui ci interessano, anche se nistrativa dell'impero in quest'epoca è la Notitia dignitatum nella
apparentemente a scapito di un'equilibrata e sintetica esposizione. quale sono elencati, ad uso dei due primicerii notariorum che erano
Sarà dato pertanto piu posto a quegli aspetti del quadro generale competenti l'uno per la parte occidentale, l'altro per la parte orien-
atti a far risaltare gli elementi particolari dell'amministrazione bi- tale dell'impero, tutti i funzionari militari e civili a seconda del loro
zantina in Dalmazia. rango, sepa~atamente in partibus orientis ed in partibus occidentis C).
La grande crisi che attraversò l'impero romano nel sec. III, con Il controllo del potere centrale sull'amministrazione provinciale
le sue conseguenze economiche, sociali, politiche e culturali, trovò fu reso piu effettivo attraverso la netta separazione del potere civile
una prima soluzione nell'opera di riforma di Diocleziano, comple- da quello militare. Il governatore della provincia era responsabile
tata e perfezionata da Costantino e dai suoi successori, cioè in un
nuovo assetto e sistema amministrativo, che fu il punto di partenza
(3) Oltre all'ed. del Seeck, è utile ancora oggi consultare la vecchia ed. del
Biicking; cfr. JoNES, Later Rom. Empire, III, Appendice Il; PoLASCHEK, Not.
Dig., col. ID77-III6; J. B. BuRY, The Notitia Dignitatum, "Journal of Roman
(2) OsTRoGORSKY, Storia, p. 27. Studies", X (1920), p. I3I-I54·
39

dell'amministrazione civile, mentre il dux aveva il comando militare stato, pagata per intero dalla popolazione contadina e). Lo stato
su una o piu province. Ciascuno era, in via gerarchica, responsabile legava in tal modo al suolo masse contadine sempre piu numerose.
in ultima linea verso l'imperatore. Questa separazione dei poteri Anche le masse cittadine, dipendenti dall'industria e dal com-
nelle province, fu tipica del periodo tardo-romano e scomparve quasi mercio, non 'rimasero estranee a tale processo innovativo; esse dovet-
completamente con le riforme del sec. VII che portarono alla con- tero fin dagli inizi del sec. IV pagare un'esosa tassa in danaro, la
centrazione e fusione delle due competenze. - auris lustralis collatio. L'imperatore Costantino creò un nuovo siste-
Intanto, nell'ambito dell'impero la situazione andava mutando: ma monetario introducendo il solido aureo, moneta sana e stabile.
nuova era l'insicurezza interna e cosi pure il malcontento della mag- Un solido pesava 4,48 grammi d'oro e 72 solidi formavano una lib-
bra. Esso fu la base del sistema finanziario di Bisanzio per piu di
gior parte della popolazione, che trovava espressione in un'opposi-
un millennio, il mezzo di scambio internazionale - dal Mediterraneo
zione piu o meno aperta, piu o meno violenta che talvolta sfociava in
alla Cina, dalla Scandinavia al cuore dell'Africa - per piu di sette
guerre civili che ebbero il loro peso nelle opere di riforma. Le mi-
secoli ed il modello di molte monete europee.
sure riformatrici di Diocleziano ~ di Costant-ino abbracciarono anche
Questa rassegna degli effetti della crisi del vecchio impero roma-
l'organizzazione militare dell'impero. Le guerre di conquista erano
no e delle misure prese dagli imperatori riformatori e dai loro suc-
ormai terminate, ma il pericolo esterno era presente piu che mai. Fu cessori, anche se troppo breve, mostra con evidenza e chiarezza come
rafforzato pertanto l'ese~cito di frontiera so~rattutto -con l'istituzione molti dei principi su cui per lungo tempo si basò l'impero bizantino
dei limitanei, piccoli proprietari fondiari ch-e prestavano servizio mi- medioevale, si erano costituiti già ali' epoca tardo-romana e furono
litare. Questa organizza;ione militare ebbe g;ande importanza nello poi sviluppati e rafforzati, specialmente nella parte orientale del-
sviluppo successivo e si può considerare in un certo senso uno degli l'impero(5).
elementi base della grande riforma del sec. VII. Altra novità fu la Per quanto riguarda la Dalmazia, lo sviluppo economico, poli-
costituzione di un esercito mobile, dell' exercitus comitatensis. Esso tico e militare dell'epoca tardo-romana lasciò tracce molto profonde
doveva essere la riserva militare da opporre ad attacchi nemici alla nella storia della provincia, tracce riconoscibili anche nelle epoche
frontiera e nello stesso tempo un'armata mobile, pronta a soffocare successive e soprattutto a partire dalla prima metà del sec. VII. È
6
rivolte contro il potere imperiale e l'ordine sociale e politico vigente. necessario quindi definirlo almeno nelle linee generali ( ). • •

Contemporaneamente alle riforme si andavano verificando però Le grandi invasioni e incursioni dei bar~ari d~l ,IV secolo m. p~t,
altri fenomeni. Caratteristici furono per es. l'imbarbarimento del- influirono sullo spostamento del centro dt grav1ta della prov1~c1~
l'esercito dovuto al reclutamento di soldati d'origine straniera dal- dall'interno verso la costa adriatica. I Goti distrussero molte citta
l'interno e sempre piu dall'esterno, l'aumento del numero dei mer- nella parte settentrionale della regione e, fra le altre, Stridone, patria
cenari e il crescente ruolo della cavalleria. Per far fronte alle enormi di San Girolamo C). Verso la fine dello stesso secolo s'erano anzi
spese necessarie per realizzare le riforme, accorrevano adeguati mezzi
finanziari. Furono adottate pertanto delle misure sul piano econo-
mico, specialmente tributario e monetario, che avrebbero dovuto (4) P!GANIOL, Empire chrétien, p. 371-375: . . . .
garantire il buon funzionamento del nuovo sistema. Fu introdotto (5) Vedi OsTROGORSKY, Storia, p. 31-40 e lVI cltata b1blwg~afia. JoNES, Later
Rom. Empire, p. 42-68, 97-rro, 321 sgg., nonché III, Appendzce II e III; PIGA-
il sistema della capitatio-iugatio, una combinazione di tributo perso-
NIOL, Empire chrétien, p. 347-380.
nale e tributo fondiario, per cui ad ogni capt!t ( = uomo), doveva (6) Vedi FERLUGA, Iles dalmates, p. 98 fgg. . . .
corrispondere un jugum, cioè un appezzamento di terreno di una (7) HIERONIMUS, Epistolae, ed. Mig~e, P.~- XXII, col. 6?o: « VI.gl.nti et
amplius anni sunt, quod inter ~onstantmopohm, et alpe~ Juhas, quo~1d1e Ro-
data grandezza e qualità. Veniva c;s-f stabilito l'ammontare di una
manus sanguis effunditur. Scyth1am, ThraCiam, _:Macedon~am, ~ardamam, Da-
nuova imposta, corrispondente alla principale fonte d'entrata per lo ciam, (g) Thessaliam, Achaiam, Epiros, Dalmatzam (corsiVO d1 J. F.), cunctas-
spinti fino al mare attaccando la metropoli, Salona. Una fiumana di peggioramento della situazione generale ·nell'interno della Dalmazia.
profughi dall'interno della Dalmazia, della Pannonia e perfino dal- Si accentuava cosi. sempre piu il differenziamento fra la fascia
l' Italia si riversò su Salona e sulle città della costa adriatica difese
costiera e le isole da una parte e l'interno dall'altra; processo che
sia dalla catena montuosa dell'immediato retroterra, sia da solide
era di vecchia data, ma che fino alle grandi invasioni barbariche era
mura. La prosperità economica della fascia costiera e soprattutto
andato attenuandosi, anche se non era del tutto scomparso. La fascia
della metropoli non ebbe a soffrirne (B). Il commercio fioriva, il mo-
costiera con le sue ·ricche città e fiorenti isole, separata dall'interno
nopolio del sale era prospero, i latifondi e i beni imperiali numerosi
dalle catene montuose delle Alpi Bebbie (V elebit) e delle Alpi Dina-
e ricchi C). A Salona esistevano delle fabbriche statali per la produ-
zione di armi, delle importanti tintorie di panni e, sotto la pressione riche, che formavano come una impervia muraglia fra la costa e gli
degli avvenimenti alla frontiera, alcune manufatture furono trasfe- altopiani dell'interno, una certa differenza del regime climatico, del
rite sulla costa (1°). Il problema dei profughi aveva assunto vaste rivestimento vegetale e delle colture prevalenti, nonché la mancanza
proporzioni, creando molte preoccupazioni al governo che, all'inizio di pratiche e facili vie di comunicazione contribuirono certamente
del sec. V, dovette ricorrere a misure speciali per controllarne i mo- ad aumentare e rafforzare queste diversità. Nella parte meridionale
11
vimenti ( ). L'invasione unna verso la metà dello stesso secolo rese della provincia, la situazione era simile: basti pensare alla posizione
il problema ancora piu acuto e complicato(I 2 ). Malgrado ciò, du- di Epidauro o a quella di Acruvio (Cattaro).
rante il governo quasi indipendente di Marcellino e di Giulio Ne- L'economia della provincia non subl. grandi cambiamenti allor-
pote, la Dalmazia continuò a godere di una prosperità abbastanza ché, circa nel 538, essa rientrò in seno all'impero bizantino, nel
grande. corso delle guerre di Giustiniano I (527-565) per la riconquista del-
Il dominio ostrogoto fu, dal punto di vista economico, un'epoca l' Italia. La vita economica, politica, culturale e, in genere, tutto il
di fioritura e prosperità: il mare restò la fonte principale di ric- centro di gravità si spostavano rapidamente sulla zona costiera.
chezza, sia per i trasporti marittimi, sia per la pesca, per la produ- La situazione della Dalmazia corrispondeva a quella delle altre
zione del sale, ecc. (1 3 ) e di conseguenza aumentarono il ruolo e province dei Balcani e in questo senso quanto stava succedendo non
l'importanza dei centri costieri della provincia, anche per il continuo era un fenomeno isolato, ma rientrava piuttosto in una dinamica
generale che investiva tutto l'impero e specialmente la penisola bal-
canica. « Les raids cles barbares » - scrive Paul Lemerle - « ont à
que Pannonias Gothus, Sarmata Quadus Alanus Hunni Wandali Marco- plusieurs reprises semé la terreur au sud du Danube, pillé les cam-
manni vastant, trahunt, rapiunt >;. Segue Ìa descri~ione deÙe atrocità' barbari-
pagnes, ruiné meme quelques villes: ils n'ont guère laissé de traces.
che, tipica per le esagerazioni. Questa e simili fonti devono essere usate con
misura e prudenza. Il faut se défier cles amplifications cles chroniqueurs et, inversement,
8
i ( ) Per la prosperità della Dalmazia nel sec. IV e soprattutto di Salona, accorder la signification qu'elles méritent aux données de l'archéo-
cfr. Totius orbis descriptio, ed. C. Mullerus in Geographi graeci minores, logie: or, il est remarquable que sur le territoire de la Grèce actuelle,
Parisiis r86r, II, p. 254: « .•. paulo superius Dalmatia est negotiis vigens et
species tres utile mittens caseum, tigna et ferrum. Et habet civitatem splendi- oli l'exploration a été plus systématique et plus étendue qu'ailleurs,
dam quae vocatur Salonae >>. rien ne permet de déceler, avant le VIe siècle une coupure qui serait
9
( ) Cfr. I. NIKOLAJEVIé, Veliki posed u Dalmaciji u V i VI veku u svetlosti
le fait cles invasions. On est méme surpris de la prospérité que, du-
archeoloskih nalaza, ZRV! 13 (r97r), p. 277 sgg.; WILKEs, Dalmatia, p. 394,420.
(1°) Not. dig. ace., XI, p. 46. rant le IVe et le ve ·siècle, les fouilles -laissent d~vin~r. Sans doute,
11
( ) C. T., VI, 29, 12. W1LKEs, Dalmatia, p. 419. les Balkans, surtout dans les régions intérieures, souffraient comme
(1 2 ) Allora probabilmente il vescovato di Siscia fu incorporato in quello di tant d'autres parties de l'Empire, de maux internes, dont le plus
Salona; cfr. S1s1é, Povijest I, p. 16o e ibid., p. r6r per il problema dei profughi.
13
( ) Cfr. SARIA, Dalmatia, p. 31-38; WILKES, Dalmatia, p. 423-427. Fonte
grave peut~étre était la dépopulation des campagnes. L'insécurité
importante è la corrispondenza di Cassiodoro, in MGH, Auct. antiquis., XII. n'en était pas la véritable cause et le phénomène est antérieur aux
43

grandes invasions ... Le peuplement des Balkans ne sera boulversé La regione costiera della Dalmazia, a quanto pare, non soffri troppo
que par l' arrivée d es Slaves )) ( 14). nemmeno allora sotto i colpi dei barbari, visto che non si trova fra
Rientrata nell'ambito dell'impero, la Dalmazia rimase fino alla le regioni da essi saccheggiate nella descrizione che ne fanno i Mi-
fine del regno di Giustiniano u~a regione tipica di passaggio o di racula Sancti Demetrii II ( 11). Lo sviluppo generale e quello parti-
raccolta delle truppe destinate alla guerra contro gli Ostrogoti in colare in Dalmazia ebbero conseguenze durature anche sul piano
Italia. Frattanto la situazione nella penisola balcanica andava •pecrcrio-
bb
demografico: in seguito alla situazione sia alle frontiere sia all'in-
rando di giorno in giorno e a ciò contribuiva, fra l'altro, la politica terno della provincia, il numero dei profughi non fece che aumentare
di Giustiniano che sacrificò queste regioni alle guerre di riconquista dando cosi un rilevante apporto all'elemento latino sulla fascia co-
in occidente. stiera. Non esistono purtroppo fonti che ci illuminino in proposito;
I Barbari non raggiunsero mai né ai tempi di Giustiniano né piu i Miracula ora citati raccontano come i profughi guardassero i bar-
tardi, sotto i suoi successori, le coste dalmate; essi invasero l'interno bari dall'alto delle mura di Tessalonica, dove si erano rifugiati dal-
dei Balcani e la parte continentale della Dalmazia (1 5 ). I grandi l'interno della penisola, lamentando che erano fuggiti inutilmente
attacchi degli Avari e degli Slavi durante la seconda metà del sec. VI da Naissus o da Serdica per terminare qui la loro vita (1 8). Forse
avevano quale meta principale non già la Dalmazia o le coste orien- nel De administrando imperio è rimasta una vaga eco di questo
tali dell'Adriatico, ben si la parte meridionale della penisola balcanica periodo: essendosi gli Slavi impossessati delle terre dei Romani,
ed in primo luogo Costantinopoli e Tessalonica; p-er questo la Dal- questi se ne erano fuggiti nelle città dalmate della costa (1 9 ).
mazia non fu attaccata dagli Avari e dagli Slavi, uniti o separati, Allorché l'interno della Dalmazia romana andò definitivamente
se non eccezionalmente e restò fino alla fine un obiettivo secondario perduto, nella zona costiera si costitui la nuova provincia bizantina
per essi. della Dalmazia, grazie alla ancora esistente e funzionante forza eco-
Nella sua corrispondenza, papa Gregorio Magno accenna si alla nomica e militare, ma grazie anche al ruolo svolto dall'elemento
preoccupazione di ,fronte al pericolo slavo incombente, ma concentra etnico romano rafforzatosi durante gli ultimi secoli.
il suo interesse sopratutto sulle lotte e i dissidi interni della chiesa Le grandi riforme di cui si è parlato, investirono in misura molto
dalmata verso la fine del sec. VI che, !ungi dal trovare una soluzione, esigua la provincia di Dalmazia. Essa fu, come tante altre regioni,
continuavano ad acutizzarsi come se alle frontiere dell'impero avesse divisa in due parti già ai tempi di Diocleziano e ne furono create
regnato la pace e la situazione non fosse stata cosi catastrofica (1 6 ). due province. La parte meridionale fu staccata e con alcune regioni
limitrofe venne a formare la nuova provincia Praevalitana, avente
per metropoli la città di Scodra C0 ). Salona restò metropoli della
(1 4) LEMERLE, lnvasions, p. 28r. I corsivi sono di J. Ferluga.
(1 5 ) Cfr. Jzvori, I, p. 38: gli Slavi arrivarono fino davanti a Durazzo; p. 46:
nuova e alquanto ridotta provincia di Dalmazia, che si estendeva
attaccarono l'interno della Dalmazia; p. 51-52: descrizione dello stato misere- dal fiume Arsia in !stria fino alle Bocche di Cattaro al sud, dove
vale all'interno della penisola balcanica; p. 88: gli Avari inviano i Cutriguri confinava appunto con la Praevalitana, mentre il confine all'interno
nel 568 in Dalmazia; p. r2r : nel 598 essi mandano degli Slavi che occuparono
la fortezza di "Bonkis" e distrussero altre 40 (tutte però nell'interno della Dal-
mazia). Per l'interno della provincia della Dalmazia cfr. E. PAsALié, Anticka
naselja i komunikcije u Bosni i Hercegovini, Sarajevo r96o, e, dello stesso, Poc
gledi na ekonomiku u umtrasnjosti rimske provincije Dalmacije, "Godisnjak (17) Cfr. Izvori, I, p. 21 r-212: ne do qui la traduzione: '' ... quasi tutto
BiH", X (r959), p. 292-331. l'Illirico cioè le due Pannonie cosi come le due Dacie, la Dardania, la Mesia,
(1 6 ) Cfr. la corrispondenza di papa Gregorio Magno. Per il pericolo slavo la PrevaÌitana, i Rodopi e tutte le altre regioni ed anche la Tracia e la regione
famosa è la sua frase in una lettera al vescovo Massimo di Salona: « ..• et della Lunga Muraglia ... ll.
quidem de Sclavorum gente, quae vobis valde imminet, affligor vehementer et (18) Cfr. Izvori, l, p. 196.
conturbar ll. Cfr. anche Greg. ep., X, p. rs: « ... et foris a gentibus ... con- (19) De adm. imp., 29, 49-50.
turbemur l). (2°) Cfr. R. E., XXII (1922), col. r674-r675·
44 45
s'estendeva lungo una linea che scorreva parallela al fiume Savus, descritto l'apparato amm1mstrativo della parte occidentale dell'im-
a una ventina di chilometri a sud di essoC 1 ). pero ed in particolare l'officium, cioè la cancelleria, del praeses dal-
Vediamo ora piu dappresso lo sviluppo amministrativo della Dal- mata con l'aggiunta però dell'osservazione che gli altri presidi hanno
mazia dopo le grandi riforme. Nella Notitia dignitatum, questa pro- delle cancellerie uguali a quella del governatore dalmata C5 ). Si è
vincia occupava un posto a sé nel quadro del nuovo ordinamento e tentato di rispondere alla domanda sul perché sia stata data la pre-
ci soffermeremo ad analizzare questa fonte solo quel tanto che è ne- cedenza al governatore dalmata, cioè perché proprio la sua cancel-
cessario per una migliore comprensione dell'amministrazione dal- leria sia stata dettagliatamente descritta. Panciroli, per quanto mi è
mata dell'epoca. La Notitia dignitatum registra la divisione ormai noto, è stato il primo a dare una risposta affermando che il praeses
definitiva dell'Illirico fra la parte occidentale e quella orientale del- dalmata era soltanto il primo fra quelli che erano perfectissimi, men-
l'impero, divisione che probabilmente ebbe luogo verso la fine del tre gli altri che portavano il titolo di clarissimi, del resto piu elevato,
395 o l'inizio del 396 C2 ), nonché l'esistenza della prefettura dell'Illi- avevano un officium pari a quello dei correttori che erano poi tutti
rico. Quest'ultima, però, comprendeva in quel tempo soltanto la clarissimi C6 ). Bocking respinse questa spiegazione richiamandosi a
parte orientale della vecchia prefettura illirica e cioè le diocesi di due iscrizioni in cui i praesides comparivano col titolo di clarissi-
Dacia e Macedonia, mentre la parte occidentale della vecchia prefet- mus C7). In realtà, però, solo i primi governatori della Dalmazia
tura, diventata diocesi dell'Illirico, faceva parte, come anche l'Africa, portarono il titolo di perfectissimi, mentre gli altri, noti attraverso
della prefettura dell'Italia. Sebbene fosse una diocesi, a capo dell' Illi- iscrizioni posteriori al 282, furono sempre clarissimi, per cui la di-
-rico non stava un vicario ed esso era con ogni probabilità diretta- vergenza fra le iscrizioni e la Notitia Dignitatum rimane inspiega-
mente amministrato dal prefetto del pretorio dell'Italia C3 ). La dio- bile C8 ). Bocking espresse l'opinione che il praeses della Dalmazia
cesi illirica comprendeva sei province che nella N otitia dignitatum fosse citato al primo posto fra i presidi dell'occidente, poiché la sua
sono riportate nel seguente ordine: Pannonia secunda, Savia, Dal- provincia, patria dell'imperatore Diocleziano, era la sola regione illi-
matia, Pannonia prima, Noricus mediterraneus e Noricus ripen- rica direttamente sottomessa al prefetto del p re torio dell'Italia. Gra-
sis C4 ). La Pannonia II era amministrata da un governatore di alto zie alla vicinanza con l'Italia, essa si distingueva dalle altre province,
rango, da un consularis, la Savia da un corrector e alla testa delle era considerata quasi una -regione italica e perciò non aveva un co-
altre province stavano dei praesides. Nella Notitia dignitatum viene mandante militare, dunque né un com es né un dux C9 ). La posizione
geografica può soltanto in parte spiegare le ragioni per cui la Dal-
mazia avrebbe avuto, per quanto riguardava la sua dipendenza da
(2 1) SARIA, Dalmatia, p. 22-23 e WILKEs, Dalmatia, p. 417 e la bibliografia istanze amministrative superiori, uno "status" speciale. È ben vero
ivi citata. Cfr. anche Procop., II, p. 82, nella cui descrizione alla Prevalitana
segue la Dalmazia ed a questa la Liburnia, l'Istria e Venezia. Non so come che essa si distingueva da altre province per la struttura avendo sol-
spiegare che la Liburnia è menzionata come provincia a sé, poiché si sa che tanto un'amministrazione civile e non militare. Tuttavia questa dif-
essa faceva parte della Dalmazia già dall'epoca di Diocleziano. ferenza non era tipica solamente della Dalmazia. Nella diocesi illi-
(2 2 ) Accettano questa data quale definitiva per la divisione dell'Illirico:
V. GRUMEL, L'Illyricum de la mort de Valentinien Jer ( 375) à la mort de Sti-
licon ( 408), '"Revue cles études byzantines", IX (1951), p. 5 sg.; R. PALANQUE,
La préfecture du prétoire de l'Illyricum au JVe siècle, "Byzantion", 21 (1951), (25) Not. dig., p. 224-225. Ceteri praesides ad similitudinem praesidis Dal-
p. 5 sg.; DEMOUGEOT, De l'unité, p. 160 sg. Cfr. E. DEMOUGEOT, Le partage de matiae officium habent (ibid., p. 225).
l'Illyricum à la fin du JVe siècle, "Revue historique", 198 (1947), p. 16 sg.; (2 6 ) Cfr. Not. dig. occ., p. n88.
JoNEs, Later Rom. Empire, III, p. 347· (2 7 ) Cfr. Not. dig. ace., p. n89 dove sono citati due presidi che sono «v(iri)
(2 3 ) Not. dig., p. 104. Cfr. KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 852; JoNES, c(Iarissimi) ».
Later Rom. Empire, p. 370-371, 374 n. 18; DE MARTINo, Costituzione romana, (2 8 ) Nelle iscrizioni sono viri perfectissimi: C. I. L., III, 8707, 1805; claris-
p. 2 53-254, 255· simi: C. I. L., III, 986o, 1938, 8565, 1982, 1983, 2771 e Buué, Iscrizione, p. 6.
(2"4 ) No t. dig., p. 109. Da notare la forma plurale: Dalmatiarum. (2 9 ) Not. dig. occ., p. rr89.
47

rica infatti non avevano un'amministrazione militare separata né la composto nel 449, e che dà un quadro dell'amministrazione del
Savia né il Noricus mediterraneus C0 ). La provincia della Dalmazia tempo nella parte occidentale, si trova al primo posto fra le province
differiva dalle altre province della diocesi illirica piuttosto in un altro illiriche. Nel Laterculus veronensis e nella Notitia àignitatum, prima
punto: era direttamente sottomessa al prefetto del pretorio dell' Ita- della Dalmazia sono elencate la Pannonia Il e la Savia, poiché ave-
lia, come è già stato affermato dal Bèicking C1 ). Egli aveva p ili in- vano a capo dei governatori di rango superiore a quello del preside
tuito che dimostrato il motivo per cui la Dalmazia aveva questa dalmata, che portavano il titolo di consularis per la prima e di cor-
posizione, essendo partito dal fatto che la Dalmazia era patria di rector per la seconda; la Dalmazia è però la prima delle province
Diocleziano. Anch'io sono dell'opinione che, appunto per questa governate da praesides. Nel Laterculus Polemii Silvii, la Dalmazia
ragione, le fu data la precedenza sulle rimanenti province e le fu occupa ormai, a parte le differenze di cui si è or ora parlato, il primo
reso particolare onore col porre il suo governatore al primo posto posto fra le province illiriche C7).
fra tutti i presidi provinciali. Nel De adm. imp. il cap. XXIX dedi- Prima di entrare nel merito della discussione, ritengo opportuno
cato alla Dalmazia, comincia appunto col descrivere la colonizzazione spiegare le ragioni per cui credo sia necessario descrivere le funzioni
romana in questa regione eseguita su ordine dell'imperatore Diocle- e le competenze del governatore della Dalmazia nell'epoca tardo-
ziano e definisce la Dalmazia la piu illustre delle province occiden- romana e soffermarmi, anche se brevemente, sulle fonti usate a que-
taliC2). A parte l'esattezza o meno dei fatti addotti nell'opera di sto scopo.
Costantino, pare dunque che non solo nella stessa Dalmazia, ma Il primo che si occupò del problema fu S. Ljubié. Il suo articolo
anche a Costantinopoli la tradizione che dava la preminenza alla è però oggi in parte superato, tanto piu che spesso egli si limita a
Dalmazia, quale patria e dimora di uno dei piu grandi imperatori, riassumere il commento del Bi:icking, che a sua volta s'era servito
abbia lasciato tracce profonde, protrattesi fino al sec. X C3 ). Anche del commento del Panciroli sulla Notitia dignitatum C8 ). Le descri-
nel De thematibus la Dalmazia, considerata parte dell'Italia, viene zioni che si trovano nei manuali di diritto romano, non possono,
legata all'illustre imperatore Diocleziano C4 ). dato il loro carattere generale, tener conto dell'elemento specifico e
Negli elenchi delle province non occupa sempre lo stesso posto: dello sviluppo particolare delle istituzioni nelle diverse province del-
nel Laterculus veronensis, che redige un quadro accurato dell'impero l'impero. Partendo dal Ljubié e dalla mia analisi precedente C9 ) da-
fra gli anni 312 e 314, la Dalmazia è al terzo postoC 5 ) e cos1 anche remo una descrizione quanto piu possibile completa delle funzioni
nella Notitia dignitatum C 6). Ma già nel Laterculus Polemii Silvii e competenze del preside dalmata.
Uno dei primi problemi che si pone, è quello della continuità:
fino a che punto cioè le istituzioni tardo-romane si siano trasformate
(3°) Nella diocesi dell'Illirico sono menzionati soltanto i seguenti duces: in istituzioni bizantine, quale via abbiano seguito, se ci siano state
N_ot. dig., p. I88: « Sub dispositione viri spectabilis duces provinciae Panno-
mae secundae ripariensis et (si ve) Saviae )) ; ibid., p. I96: « Sub disposi tione soluzioni di continuità, ecc.; per cui per una migliore comprensione
viri spectabilis ducis Pannoniae primae et Norici ripensis )). dell'ulteriore sviluppo dell'amministrazione bizantina in Dalmazia
(3 1 ) CoNs, Dalmatie, p. 303, non è giusto allorché afferma che la Not. dig. è necessaria un'analisi dettagliata di queste istituzioni. Nei manuali
prende la Dalmazia a titolo di esempio poiché Salona era nel 325 la metropoli
della diocesi. di diritto romano, il periodo che si estende da Costantino a Giusti-
(3 2 ) De adm. imp., 30, II sg. niano viene generalm~nte descritto come un'epoca che non conobbe
(3 3 ) De adm. imp., 29, I-II; 3I, IO-I4; cfr. anche 33, 3-5; 35, 3-4; 36, 3-5.
(3 4 ) De them., 9, 35-39. È puro caso che la Dalmazia sia l'arcontia citata
al primo posto nel Takt. Usp.? Essa è però anche l'unica citata.
(3 5 ) Not. di g., p. 249. Cfr. W. ENsSLIN, The Cambridge Ancient History, (3 7 ) Not. dig., p. 257. Cfr. J. B. BuRY, The Notitia Dignitatum, '"Journal
Cambridge I939, XII, p. 392 e la bibliografia ivi citata. Cfr. ora, JoNES, Later of Roman Studies", X (I92o), p. I35; JoNES, Later Rom. Empire, III, p. 38r.
Rom. Empire, p. 43, n. 9 e III, Appendice III. (3 8 ) Not. dig. occ., P· II47 sg. LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. sS-59·
(3 6 ) Not. dig., p. Io9. (3 9 ) FERLUGA, Dalmacija, p. IO sgg.
49

quasi alcun cambiamento ammrmstrativo né un evolversi delle sin- tivamente diviso ( 45 ). Il cap. XLV della N otitia dignitatum offre
gole istituzioni. Questa attitudine si può spiegare con un approccio quindi un quadro degli organi amministrativi in Dalmazia verso la
poco dinamico al diritto romano ed alle sue istituzioni 0). e l fine del sec. IV. Anche noi ci limiteremo a questo periodo ed ai
Come si è già precedentemente messo in 'rilievo, la principale primi anni del V secolo.
fonte per lo studio dell'amministrazione imperiale in quest'epoca è Le -riforme iniziate da Diocleziano e sistematicamente portate
la Notitia dignitatum che, a detta dello Stein, presenterebbe un qua- avanti da Costantino, presero, nel corso del IV secolo, forme sempre
dro generale dell'ordinamento dell'epoca tardo-romana 1), rispec-e piu precise e stabili cosicché la Notitia dignitatum rappresenta in un
chiando anche lo sviluppo dell'amministrazione provinciale che si certo senso il risultato definitivo dell'amministrazione tardo-romana
stava formando nel IV secolo e che rimase quasi inalterato fino al- basata su nuovi principi. Le leggi pubblicate nel corso del IV ed
l'epoca di Giustiniano I. Questa sua valutazione della Notitia dignz'- all'inizio del V secolo, sono pietre miliari sulla via dello sviluppo
tatum è valevole per l'amministrazione tardo-romana presa nel suo della nuova amministrazione imperiale nel corso di un processo di
insieme, ma non è del tutto applicabile alla Dalmazia che segui in perfezionamento, di ramificazione, di completamento; per cui ci
questa stessa epoca una sua propria via. La N otitia aì'gnitatum ri- siamo serviti per questo periodo in primo luogo del codice di Teo-
mane comunque l'unica fonte in cui sia presentata in modo siste- dosio e molto meno di quello di Giustiniano.
matico, per la fine del IV e l'inizio del V secolo, l'amministrazione Nel· sistema amministrativo di Diocleziano e di Costantino esi-
della parte centrale della penisola balcanica, particolarmente della stevano tre categorie di governatori provinciali: i consulares, i cor-
Dalmazia. Lot ha dimostrato che la Notitia dignitatum è stata com- rectores ed i praesides che si distinguevano fra di loro a seconda del
posta fra il 379 e il 406-8, con la riserva però che questi limiti non rango. Invece per quanto riguardava i loro diritti amministrativi e
e
possano essere accettati come assoluti 2 ), e l'ha definita un (( texte giurisdizionali fra di loro non c'erano differenze poiché tutti veni-
composite>> poiché comprende delle parti anteriori al 376, ma anche vano definiti nelle fonti come rectores provinciae, consulares e prae-
altre che si possono datare fino al 425 ( 43 ). Un'analisi piu approfon- sides, talvolta anche ordinariae potestates, ordinarii judices, ordinarii
dita ha dimostrato che le varie parti risalgono a tempi differenti per e
rectores 6 ). Già la N otitia dignitatum indica che verso la fine del
cui è necessario stabilire a quale anno o per lo meno a quale decen- IV secolo si stavano sempre piu cancellando le differenze fra le tre
nio appartenga il cap. XLV sulla Dalmazia. categorie di governatori provinciali e ciò si può dedurre anche dal
Nella cancelleria del preside si trovavano dei tabularii che dal 365 fatto che in partibus occidentis i praesides venivano elencati dopo i
in poi sostituirono i numerarii e l'imperatore Graziano stabili nel correttori, mentre in partibus orientis, al contrario, i correctores se-
e
marzo del 382 che dovessero essere due 4 ). Il terminus ante quem e
guivano i presidi 7). La cosa si potrebbe spiegare forse con la pre-
dipende dalla data nella quale ebbe luogo la divisione dell'Illirico cedenza che si dava, in base a tradizioni storiche, ai correttori ita-
fra l'Impero romano d'Occidente e l'Impero romano d'Oriente. Il liani che quindi godevano di una certa superiorità nel rango, anche
396 è quindi una data certa, visto che allora l'Illirico era già definì- e
se non nelle competenze 8 ).
Le competenze del governatore provinciale erano molto ampie

(40) P. CoLLINET, Études historiques sur le droit de Justinien, Paris 1912,


p. 36-37; JoNEs, Later Rom. Empire, prefazione VI.
( 4 1) STEIN, Untersuchungen, p. 2. (45) Vedi sopra n. 22.
( 42 ) LoT, Notitia dignitatum, p. 321; GRUMEL, L'Illyricum de 375 à 408, (46) Not. dig. occ., p. II47· Cfr. STEIN, Geschichte, p. 103.
"Rev. Et. Byz.", IX (1951), p. 29, n. I. Cfr. anche n. 3· (47) Not. dig., p. 114, IIS, 222, 224. .
( 43 ) Ibid. (48) KARLOWA, Rechsgeschichte, I, p. 857, 858; JoNES, Later Rom. Emptre,
(44) c. T., VIII, I, 12. p. 45, 48, 106, 373, 379; DE MARTINO, Costituzione romana, p. 284-286.
anche se col nuovo sistema amministrativo gli era stato sottratto il danno, che la verità non fosse falsata, che gli strati superiori - poten-
potere militare, che possedeva ancora all'epoca del principato. tiores viri - non commettessero ingiustizie verso gli strati inferiori,
L'imperatore nominava direttamente i governatori provinciali, su i c. d. humiliores e non doveva permettere ai militari di reclutare
proposta però del prefetto del pretorio nella cui prefettura si trovava soldati contro le vigenti leggi. Era di sua competenza anche l'assi-
e
detta provincia 9 ). Il preside cominciava ad esercitare le sue fun- curare lo svolgimento legale del commercio ed impedire quello ille-
zioni non appena aveva oltrepassato i confini della provincia che gli gale, doveva curare che ai poveri non venissero arrecate ingiustizie
era stata assegnata e in essa solo l'imperatore godeva di un potere durante le ispezioni di funzionari civili e militari e che i militari
maggiore del suo(5°). Nessun ordine, nemmeno quello imperiale, non si rendessero colpevoli di appropriazioni indebite; doveva man-
poteva essere eseguito prima che ne fosse venuto a conoscenza il go- tenere nella propria provincia l'ordine e la pace, ripulirla da persone
vernatore, che ne controllava l'autenticità e la legalità (" 1 ). Il preside malvage e moleste, punire ed imprigionare i ladri, ecc. 5). e
esercitava il suo potere solo nei limiti della provincia e non appena Nella propria provincia il preside era iudex ordinarius 6 ), era e
ne usciva diventava nuovamente persona privata("~). giudice di primo grado in tutte le cause civili e penali, con l'ecce-
Il potere giudiziario del governatore provinciale si estese e, a dif- zione delle minori (5 7 ), che erano di competenza delle autorità citta-
ferenza del periodo anteriore, egli era ora competente a conoscere dine o di quelle che il preside rimetteva al suo sostituto. Il potere
tutte le controversie e a risolvere la vertenza in tutte le sue fasi, dal- giudiziario del governatore provinciale si era automaticamente allar-
l'accusa fino alla sentenza. Il preside della provincia emetteva la gato, anche per il fatto che ormai non era piu permesso ad alcuno
sentenza personalmente, eccetto nel caso in cui avesse nominato a di richiedere un iudicium extraordinarium, cioè di poter rivolgersi
questo scopo un sostituto, il c. d. iudex pedaneus, delegandogli cos1 direttamente al tribunale del prefetto o del vicario imperiale, doven-
parte delle proprie funzioni. Egli aveva ottenuto questo diritto con do ogni causa passare obbligatoriamente attraverso la corte di primo
una legge del 362, ma soltanto per quelle vertenze in cui si trattava grado, che era appunto quella del governatore provinciale CS 8 ). Al-
e
di casi minori 3 ). Nell'ambito del potere giudiziario le sue compe- l'iudicium extraordinarium si poteva ricorrere solo in casi eccezionali
e
tenze furono estese a tutti i delitti 4 ). Nei Digesti è data una descri- o allorché esistevano dei sospetti sulla parzialità del giudice, per es.
zione molto interessante delle incombenze del governatore provin- per corruzione o altra ragione simile (5 9 ). Del resto il tribunale del
ciale che certamente erano ancora valevoli nel sec. IV. Il governatore vicario imperiale e quello del prefetto erano corti d'appello che giu-
doveva impedire l'esazione abusiva delle tasse, riparare alle ingiusti- e
dicavano al posto dell'imperatore 0 ). Le competenze del governa-
zie commesse in seguito a vendite e a garanzie effettuate con la tore provinciale erano limitate anche territorialmente, nel senso che
violenza, curare che nessuno ricavasse ingiusto guadagno o subisse la sua provincia era anche la sua circoscrizione giudiziaria ( 61 ). Tali
competenze furono estese verso la metà del sec. IV allorché fu stabi-
lito che se qualcuno avesse sollevato accusa fuori della provincia con-
49
( ) KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 854; JoNEs, Later Rom. Empire, p. 383-
396; DE MARTINO, Costituzione romana, p. 199 e, per i poteri del governatore
provinciale in generale, p. 287-288. (55) Digesta, I, p. 18, 5 e 6. Malgrado aves~e certi diritti nei riguardi dei
(
50
) Digesta, I, p. 18, 4· militari, esisteva tuttavia una precisa separazione fra il potere civile e militare.
(5 1) C. f., XII, 6o (61), 7, dell'anno 458. Cfr. STEIN, Geschichte, p. 105.
(5 2 ) Digesta, I, p. 18, 4· Questi provvedimenti dei Digesta, che certamente (56) C. T., I, 7· 2; II, I, 2.
venivano applicati ancora nel IV secolo, erano di vecchia data. Ciò è confer- (5 7 ) c. T., II, I, 8.
mato anche da una legge del IV secolo che proibiva al governatore di abban- ( 58 ) c. T., I, I6, I.
donare senza permesso la provincia per recarsi nella capitale. Cfr. C. T., I, 40, 9· ( 59 ) c. T., I, I6, 7; 15, I.
( 53 ) c. T., I, I6, 8. (60) c. T., I, I5, 7·
( 54 ) C. T., IX, I, 8. ( 61 ) Nov. Digesto, p. 548.
53

in quest'occasione erano state fatte alla popolazione della provincia,


tro un abitante di detta provincia, dovesse essere applicato il princi-
essendo i governatori competenti anche per l'esazione delle imposte
pio dell'actor rei forum sequatur, che attribuiva la competenza alla
corte dell'accusato ( 62 ). In alcuni casi penali il potere giudiziario del statali nelle loro province (6 7).
Il tribunale aveva sede in un edificio pubblico, nel praetorium
governatore si estendeva anche a militari, per es. quando un civile
cioè o nel palatium della metropoli e secondo una regola generale il
presentava accusa contro un militare. Il governatore inoltre aveva il
governatore doveva trattenersi in un posto accessibile a tutti, non
diritto di pronunciare la pena di morte, aveva cioè il c. d. ius gladii
e quello di inviare ai lavori forzati - in metallum aàndi 3 ); poteva e soltanto quando era nella sua residenza amministrativa, ma anche
quando visitava la sua provincia CS 8 ). Egli doveva inviare ogni sei
ordinare la confisca di tutti i beni, ma soltanto col permesso dell'im-
mesi al prefetto del pretorio una relazione - breves omnium nego-
peratore CS 4 ). Sotto la sua giurisdizione ricadevano tutti gli abitanti
tiorum - dei processi che avevano avuto luogo CS 9 ). Sopraintendeva
della provincia, eccetto i senatori che potevano essere giudicati, solo
alle opere pubbliche, vigilava sullo stato delle strade e delle stazioni
se si trattava di questioni penali. Questa legge di Costantino fu però
militari C 0 ) e, con particolare riguardo, su quello delle mura citta-
limitata nel 376 con un rescritto che dava all'iudex provincialis il 2
dine ( 71 ); aveva un certo diritto di controllare le finanze cittadine (1 )
potere di promuovere un processo contro un senatore soltanto previa
e di nominare membri nella curia cittadina o di espellerli, come
informazione all'imperatore o alle autorità superiori CS 5 ). I governa- 3
anche il diritto di sindacare l'attività dei decurioni (1 ).
tori dovevano svolgere le inchieste personalmente ed emettere le sen-
Per poter efficacemente espletare le sue numerose funzioni il
tenze, ma, come abbiamo già visto, avevano il diritto di nominare
preside aveva una propria cancelleria, il c. d. officium. Questo isti-
un sostituto e, a partire dal 395, furono esonerati dal giudicare le
tuto esisteva già da lungo tempo nell'impero romano, ma fu esteso
res parvae ac minimae che passarono alla competenza di giudici de-
ai tempi di Diocleziano e di Costantino, cosicché ora ogni funziona-
nominati mediocres ( 66 ).
rio superiore ne aveva uno (14 ). Anche qui fu effettuata una divi-
Ai presidi non era permesso di risiedere ininterrottamente nella
sione fra l'amministrazione militare e quella civile, per cui i funzio-
metropoli, ma dovevano recarsi di tanto in tanto nelle città e villaggi. 5
nari militari avevano un officium militare e quelli civili uno civileC ).
In quest'epoca il preside non daveva spostarsi nella propria provincia
Cos1 per es. nella Tebaide il dux ed il praeses avevano ognuno il
per svolgere le sue funzioni giudiziarie, poiché il vecchio istituto
proprio officium nettamente separati l'uno dall'altro. Gli officia era-
giuridico conosciuto come conventus - e ~n tempo ce n'erano stati
no organizzati secondo un principio unitario, che assegnava a ogni
tre in Dalmazia - non esisteva piu. Si trattava aÌlora soprattutto di
funzionario un determinato numero di impiegati e ognuno di essi
controllare l'esazione delle imposte e di riparare alle ingiustizie che

62 (67) C. T., XI, 12; C. J., I, 40, ro; 6 e 7; 6o, 1.


( C. T., II, I, 4·
)
( 6 ·3 ) Digesta, I, p. I8, 6.
( 68 ) c. T.,I, I6, I2.
( 69 ) C. T., I, I6, I3·
( 64 ) C. T., IX, 42, 1. (70) A. v. PREMERSTEIN, Corrector, R. E., IV (190I), col. I655·
( 65 ) C. T., IX, I, I3: « referat ad scientiam nostram vel inclytas potesta-
(11) Ibid.
tes ». Cfr. DE MARTINo, Costituzione romana, p. 287-288: « in processi contro
(7 2) c. T., VIII, I, 6.
rr:embr!. dell'or~ine senatorio ... doveva riferirne all'imperatore dopo aver com- (7'3) c. T., vn, 22, I; IX, I 9, I; xii, I, 56.
pmto l1struttona ''· (7 4 ) Unica eccezione era il quaestor sacri palatii, che non aveva una sua
( 66 ) C. T., II, I, 8. Fra le res parvae ere minimae, venivano annoverati l'abi-
cancelleria, ma soltanto degli adiutores presi dagli scrinia imperiali. Cfr. Joms,
geato e la fuga degli schiavi, per cui è da ritenere che si tendesse ad allegge- Later Rom. Empire, p. s63 sgg. e DE MARTINO, Costituzione romana, p. 288-289.
rire i compiti del governatore provinciale, essendo nel IV secolo questi reati (1 5 ) Il governatore della provincia dell'Arabia cumulava eccezionalmente
molto f;equenti, e non a aumentare l'importanza e il prestigio del suo tribu- funzioni civili e militari essendo dux e praeses, ma aveva due cancellerie sepa-
nale, esimendolo dalla competenza per questi reati che non erano in fondo rate e cioè un officium militare e uno civile. Cfr. Not. dig., p. 36, 43·
irrilevanti.
54 55

aveva la sua delimitata sfera di competenze - administratio C6 ). mente prima dell'adiutor, e non impiegato indipendente quale in-
L'obiettivo principale di ogni cancelleria, e cosi di quella del gover- fatti era. Una tale interpretazione sembra a prima vista accettabile,
natore provinciale, era di porgere al funzionario a cui essa apparte- poiché il commentariensis aveva anch'egli il suo sostituto, cioè l'adizt-
neva l'aiuto necessario per poter presto ed efficacemente espletare le tor ( 80 ).
sue funzioni e sbrigare gli affari. Essa ebbe un ruolo importante nel- Vogliamo ora vedere com'era composto l'officium del preside
l'amministrazione imperiale perché il praeses veniva sostituito piu dalmata. Il princeps officii ed il cornicularius sono già stati nominati;
spesso che non gli impiegati, cioè gli officiales, che quindi occupa- seguono i tabularii duo, il commentariensis, l'adiutor, l'ab actis, il
vano piu a lungo che non il governatore il loro posto. Questo isti- subadiuva e, fino a un certo punto, gli exceptores, mentre i cohorta-
tuto appesantiva certamente l'apparato amministrativo imperiale, lini non ne facevano parte (B 1 ).
ma, a parte certe malversazioni degli impiegati, garantiva nondimeno Il princeps officii dirigeva la cancelleria e doveva essere a cono-
che gli affari fossero sbrigati e che una certa legalità, proveniente da scenza di tutti gli atti processuali che diventavano esecutivi solo
una lunga esperienza degli impiegati, fosse rispettata. Gli aspetti dopo che egli vi aveva apposto la sua firma (82 ). Era responsabile
P?sitivi dell'officium hanno avuto per conseguenza che esso soprav- degli elenchi degli impiegati della cancelleria e anche della politica
visse a molti cambiamenti amministrativi e che fu mantenuto anche riguard:mte il personale della cancelleria 3). e
piu tardi nell'organizzazione dei temi C7). Il cornicularius era fra i primi consiglieri. Egli doveva essere
Oltre alle differenze fra le cancellerie dei funzionari militari e presente alle udienze presiedute dal praeses e consigliarlo in mate-
civili, inerenti alla natura delle loro rispettive funzioni, ne esistevano ria CS 4 ); suo compito era di far osservare la legalità e di richiamare
altre minori fra le varie cancellerie civili, per quanto riguardava il l'attenzione del governatore in casi di violazione di essa. Come il
numero degli impiegati, le modalità del loro reclutamento, il numero princeps, cosi anche il cornicularius firmava certi atti giudiziari.
delle loro sezioni ecc. In tutte le cancellerie dei funzionari superiori, I tabularii erano i principali aiutanti del governatore nell'ammi-
per es. del prefetto del pretorio, del prefetto di Roma, del prefetto nistrazione finanziaria e per l'esazione delle tasse. Prima si chiama-
degli Augustali, di alcuni proconsoli, i tre piu importanti impiegati vano numerari, ma nel 365 furono degradati al livello di tabularii,
erano il princeps officii, il cornicularius e l'adiutor che dirigevano cioè di impiegati che tenevano la contabilità cittadina. Questa misura
tutta l'attività della cancelleria ed erano responsabili dell'operato de- fu presa perché le malversazioni avevano superato ogni limite e co-
gli impiegati subordinati C8 ). Essi pertanto ~engono spesso- nominati me impiegati di rango inferiore, cioè come tabularii, potevano essere
nelle fonti legislative come primates officii, primores o officiorum sottoposti alla tortura ed a pene corporali ( 85 ). Ogni preside aveva
capita (7 9 ). La cancelleria del governatore provinciale si distingueva due di questi impiegati, uno per la cassa statale e l'altro per quella
da quelle or ora descritte in quanto in essa l'adiutor non occupava e
privata dell'imperatore 6 ).
il terzo, ma il quinto posto. Questa differenza è, come si vede, di In tutti gli affari penali, come in tutte le relative fasi ammini-
minima importanza, ma bisogna rilevarla, poiché pare che questo
impiegato fosse aiutante del commentariensis, nominato immediata-
(80) c. T., XIX, 3. 5i LJUBié, Upravitelji Dalmacije, P· 57 n. I; JoNES, Later
Rom. Empire, p. 593·
(81) Not. dig., p. 224-225. Cfr. LJumé, Upravitelji Dalmacije, p. 57 n. 5·
(7 6 ) C. T., VIII, I, I e VIII, 4, IO. (82) C. T., VI, 28, I, 2 e 3·
( 77 ) STEIN, Officium, p. I-2. Verso la fine del sec. IX gli strateghi avevano ( 83 ) C. T., VI, 28, r.

il loro ofjicium. (Cfr. Phil., I09, III). ( 84 ) c. T., VIII, 4· IO.

(7 8 ) Not. dig., p. 7, Io, 46, 5I e IIO-II4. Cfr. KARLOWA, Rechtsgeschichte, (85) C. T., VIII, I, 4 e 9; KARLOWA, Rechtsgeschiclzte, I, p. 884; JoNEs, Later
I, p. 883; STEIN, Officium, P· 54-55; JoNES, Later Rom. Empire, P· 565, 583, s87. Rom. Empire, p. 59+
(7 9 ) C. T., XVI, 5, 46; VIII, 8, 9; XI, r6, 4· (86) c. T., VIII, I, I2.
57

strative, il governatore aveva al suo fianco il commentariensis. Egli dignitatum, come già detto, al quinto posto; al quinto posto si tro-
eseguiva gli arresti su ordine del governatore, portava l'accusato da- vava anche I'adiutor della cancelleria del proconsole dell'AcaiaC 3 )
vanti al tribunale, applicava se necessario la tortura, si occupava degli e nelle cancellerie di molti vicari persino al settimo posto C4 ). Se-
atti durante il processo e alla fine eseguiva la sentenza (B 7 ). Con l'aiu- condo quanto finora detto, è quasi certo che I'adiutor fosse, nella
to di guardie carcerarie controllava le prigioni ed era responsabile cancelleria del governatore provinciale, considerato suo organo ese-
dell'ordine di queste, come anche del comportamento dei carcerati, cutivo per gli affari civili, cos1 come il commentariensis Io era per
per cui doveva una volta al mese presentare una relazione al gover- quelli penali ed i tabularii per le finanze. Abbiamo cos1 ottenuto un
natore sullo stato della prigione es). Il suo aiutante ed il suo sosti- quadro chiaro dell'organizzazione e dell'articolazione della cancel-
tuto per tutti gli affari si chiamava adiutor; era di rango inferiore, leria in diverse sezioni anche se non è stato facile precisare le com-
ma poteva, dopo un certo numero di anni di servizio, diventare an- petenze di certi funzionari.
ch'egli commentariensis (8 9 ). Ab actis o actuarius era l'aiutante del governatore nei processi
L'opinione che questo adiutor corrispondesse a quello che si tro- civili (9 5 ); egli scriveva i verbali, compilava gli atti per i processi
vava nella cancelleria del governatore, non può essere accettata poi- civili, aiutava il giudice nella preparazone delle sentenze, ecc. Com-
ché, come il praeses aveva nella sua cancelleria un impiegato speciale pilava inoltre gli atti di diritto privato: accordi, contratti, compro-
per le cose penali, cioè il commentariensis e due tabularii per le fi- messi, transazioni ed altri atti del genere C6).
nanze, cos1 doveva esserci anche un impiegato speciale per quel Subadiuva era l'aiutante dell'adiutor e non un impiegato che
e
reparto della cancelleria che si occupava degli affari civili 0 ). Nelle sostituiva ogni collega mancante (9 7); nel codice Teodosiano il suba-
altre cancellerie quest'ultimo compito spettava all'adiutor; egli ese- diuva era strettamente legato all'adiutor e non poteva quindi essere
guiva le sentenze, nominava gli esecutori e dava loro i pieni po- altro che suo sostituto es).
e
teri 1 ), e non c'è nessuna ragione per cui non gli dovesse spettare Gli exceptores non appartenevano nel vero senso della parola alla
questo ruolo anche nella cancelleria del governatore della Dalmazia, cancelleria del governatore, anche se dipendevano da questo. Si trat-
nonostante il posto che occupa nella Notitia dignitatum. Ljubié, a tava di scrivani che compilavano protocolli e verbali e, per clienti
dire il vero, afferma che il princeps officii era « esecutore degli or- privati, potevano preparare e leggere gli atti e dietro pagamento
dini del preside)) C2 ), però non bisogna dimenticare che le compe- anche trascriverli C9 ). Il praeses portava con sé al suo seguito i c. d.
tenze del governatore non erano solo giudiziarie, ma molto piu cohortalini che servivano in tutti i reparti dell'amministrazione, ma
ampie. Le sentenze giudiziarie non erano valide se non avevano la non facevano parte dell'officium (1° 0 ) e non potevano passare in un
firma del princeps, ma da ciò non risulta ancora ch'egli fosse l'or- altro servizio senza il permesso del prefetto del pretorio 01 ). e
gano esecutivo del governatore provinciale. L'adiutor del commen-
tariensis non aveva poi una tale importanza da essere annoverato
fra gli impiegati della cancelleria. L'~diutor si trovava nella Notitia (9 3 ) Not. dig., p. 47·
(9 4 ) Not. dig., p. r66, 170 e 172.
(95) KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 884; STEIN, Officium, p. 39-40; JoNEs,
Later Rom. Empire, p. 593·
( 87 ) KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 884; A. v. PREMERSTEIN, A commen- ( 96 ) C. T., VIII, r, 15.
tariis. R. E., IV (r9or), col. 766-768; STEIN, Officium, p. 39; JoNES, Later Rom. (97) LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 57 n. 3; STEIN, Officium, p. 57·
Empire, p. 565-593. ( 98 ) C. T., VI, 27, 3·
( 88 ) C. T., IX, 3, 6. (99) KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 886; JoNES, Later Rom. Empire, P· 565,
(s 9 ) C. T., VIII, r, 2. 587, 593·
(
90
) LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 57 n. r. Vedi sopra n. 87. (IOO) C. T., VIII, 4, 20. Cfr. LJuBré, Upravitelji Dalmacije, p. 56, 57·
91
( ) KARLOWA, Rechtsgeschichte, I, p. 883; JoNEs, Later Rom. Empire, p. 593· (IO I) Not. dig., p. 225: « .•. quibus non licet ab aliam transire militiam
92 sine annotatione clementiae principalis )).
( ) LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 56 n. r.
59

Il preside era responsabile per i suoi due tabularii incaricati del- l'esercito, ma anche altre cose necessarie per l'esercito. Una fabbrica
l'esazione delle tasse nella provincia; ma oltre ad essi esisteva ancora simile sotto un procuratore speciale era situata ad Aspalato, proba-
un funzionario con incarichi esclusivamente fiscali. Il rationalis sum- bilmente nel palazzo di Diocleziano. Salona aveva inoltre una tin-
marum Pannoniae secundae, Dalmatiae et Saviae era il rappresen- toria (bafium) dove si coloravano in porpora panni di seta e lana (1° 9).
tante del comes sacrarum largitionum in Dalmazia. Fra lui e il piu N eli' Illirico si trovava anche un rationalis rerum privata rum per
alto organo finanziario dell'impero, cioè il comes, si trovava un fun- Illyricum che aveva un suo rappresentante in Dalmazia. Questi porta-
zionario fiscale per la diocesi dell'Illirico, il comes largitionum per va ufficialmente il titolo: Procurator rei privatae per Dalmatiam ( 110 ).
Illyricum (1° 2 ). Il rationalis si occupava soltanto di affari fiscali e Come si deduce dalla stessa denominazione, egli si occupava dei pos-
aveva il diritto di giudicare nei casi che entravano nei limiti delle sedimenti imperiali che certamente erano numerosi ed importanti,
sue competenze (1° 3 ). A lui era affidato il controllo delle miniere (1° 4 ), dal momento che per tutto l'Illirico c'erano due procuratori, quello
ma la sua cura principale era di versare nella cassa statale la decima sopra citato per la Dalmazia ed un altro nella Savia ( 111).
proveniente dall'estrazione dei minerali (1° 5 ). Aveva anche il diritto A Salona esisteva una fabbrica d'armi -fabrica Salonitana armo-
di prendere una determinata somma dai tesori fortuitamente rinve- rum - dove si fabbricavano elmi, corazze, guanti. Questa fabbrica
nuti (1° 6). Da questo punto di vista appare chiaro che egli aveva era amministrata direttamente dal magister officiorum ( 112).
preso il posto del comes metallorum, il quale non viene nominato La situazione economica della Dalmazia in quest'epoca era com-
separatamente né nella diocesi dell'Illirico né in Dalmazia, dove in plessivamente abbastanza favorevole soprattutto per il fatto che il
quest'epoca certamente esistevano ancora molte miniere. Aveva un commercio, in particolare quello marittimo, era qui, malgrado i
rango molto elevato, quasi pari a quello del governatore della pro- tempi insicuri, ancora molto fiorente. Questa attività economica nel-
vincia (1° 7). l'Illirico, è confermata anche dall'esistenza di un comes commercio-
La regione che dipendeva dal comes largitionum per Illyricum rum per Illyricum, nelle cui competenze rientrava la riscossione dei
era divisa in unità fiscali minori per l'esazione delle imposte. Le dazi, sia sulle importazioni che sulle esportazioni. In Dalmazia, dove
tasse venivano consegnate alla cassa statale e poiché in Dalmazia si esistevano molte saline, questo comes era anche responsabile per il
parla soltanto di un praepositus thesaurorum Salonitanorum Dalma- monopolio del sale ( 11'3 ).
tiae, risulta che Salona, quale metropoli della provincia, era anche il In quest'epoca non possiamo ancora parlare di amministrazione
centro dove confluivano le tasse raccolte in tutta la provincia (1° 8 ). militare nella Dalmazia. La Dalmazia era provincia inermis già dai
Dal comes largitionum per Illyricum dipendevano anche gli am- tempi di V espasiano, dagli anni 70 del I secolo, e come tale è anche
ministratori delle fabbriche statali, i procuratori, che in Dalmazia elencata nella Notitia dignitatum (1 14). In Dalmazia si trovava un
erano numerosi. Una di queste fabbriche si trovava appunto a Sa- contingente minimo di truppe e dal punto di vista militare dipen-
lana ed era chiamata "gineceo" per il gran numero di donne che vi
lavoravano; qui si producevano gli indumenti per la corte e per
(109) No t. di g., p. r5o-r5r: « Procurator Gynaecii Bassianensis Pann. Secun-
dae translati Salonis; Procurator Gynaecii Joviensis Dalmatiae Aspalato; Procu-
rator Bafìi Salonitani, Dalmatiac >>.
( 102 ) Not. dig., p. r88; SARIA, Dalmatia, p. 45· ( 110 ) Not. dig., p. I55· Cfr. JoNEs, Later Rom. Empire, p. 413·414, 78r-782.
(103) C. T., XI, 30, r8 e 28. (ll 1) Not. dig., p. I55·
( 104 ) c. T., x, I9, r. (ll 2) Not. dig., p. 145. Cfr. Lrumé, Upravitelji Dalmacije, p. 6o; CoNs,
( 105 ) C. T., X, r8, r. Dalmatie, p. 356.
( 1 '06 ) C. T., X, r8, r. (113) Not. dig., p. 152. LruBré, Uprevitelji Dalmacije, p. 62; CoNs, Dalma-
(1° 7 ) C. T., VI, 22, 3 ma cfr. C. T., VI, 28, 2; SARIA, Dalmatia, p. 45· tie, p. 256, 358.
(1° 8 ) Not. dig., p. I49· Cfr. CoNs, Dalmatie, p. 353; SARIA, Dalmatia, p. 45· (11 4) Srsré, Povijest l, p. II2 n. 2r.
6o 6r

118
deva probabilmente dal com es dell'Illirico, che era il comandante Probo e che fu chiamato a questa carica nel 277 ( ). Tre anni piu
militare di questa zona. Questo comes però è menzionato soltanto tardi nel 280, era praeses M . A urelttts. T'b ·
t erzanus ( 119 ) e suo succes-
20
in quella sezione della N otitia dignitatum, cioè nella distributio nu- sore fu, fra il 282 e il 284, Flavius Valerius Constantius (1 ), quegli
merorum ( 115 ), dedicata alla divisione territoriale dei contingenti mi- che piu tardi diventò imperatore col nome di Costanzo Clo~o. Ai
litari nella parte occidentale dell'impero. Egli non si trova nella parte tempi di Diocleziano, fra il 299 e il 304 era praeses M. Aur~lz~s Ju-
introduttiva della Notitia dignitatum dove sono elencati in ordine lus ( 121 ). Parlati riteneva che sotto Diocleziano avessero ammtmstrato
122
gerarchico i funzionari militari e civili (116). Fino ad oggi non è la Dalmazia rispettivamente un certo Daciano ~ ). verso il 296, u~
stato ancora chiarito in quale anno sia stato istituito il comes, né certo Demostene C23 ) immediatamente dopo dt lm, nel 297, e pot
quali fossero le sue funzioni e compiti per cui resta aperta anche la la stessa madre dell'imperatore C24 ). Ma nelle fonti non c'è conferma
del loro governo. Ancora sec_o~do Parlati, all'inizio del s.ec: I~ }a
2
questione della sua competenza militare in Dalmazia( 117 ).
I nomi dei presidi dalmati si incontrano solo sporadicamente su Dalmazia sarebbe stata ammmtstrata da un certo Tarquznzus ( ).
iscrizioni o in altre fonti scritte. Esiste una lista di governatori della Soltanto però verso la metà del IV secolo incontriamo u~a fonte
Dalmazia composta sulla falsariga delle fonti nonché di studi, morro- degna di fede, cioè un'iscrizione dalla quale risulta che prestde della
grafie o articoli e limitata soltanto ad essi, in quanto presidi. Il pri- Dalmazia era Flavius Julius Rufinus Sarmentius ( 126). Ljubié sup-
mo praeses che si incontra nelle fonti è un certo Aurelius Marcianus poneva da parte sua che verso la metà del V secolo, all'epoca .delle
che amministrò la provincia ai tempi dell'imperatore Marco Aurelio invasioni unne, a capo della Dalmazia si trovasse un praeses dt no-
me Macrinus C27 ). Uno degli ultimi governatori dalmati che certa-
mente ancora portava il titolo di preside fu Apollonius Foebadius,
( 115 )
Not. dig., p. 134·
( 116 )
Ibid., p. ro4. che, secondo Bulié, amministrò la provincia verso la fine del V o
( 117 )
LoT, Notitia Dignitatum, p. 301, ha espresso con molta prudenza l'inizio del VI secolo C28 ).
l'ipotesi che la funzione del comes nella Not. dig. corrispondesse a quella che I governatori dalmati erano tutti regolarmente annotati come
nel 409 era stata creata per Generido, nominato stratego in Dalmazia, nella
Pannonia superiore, nella Rezia (Zosimo, r, V, 46, ed. I. I. Bekker). In questo
modo si eviterebbe, secondo Lot, la confusione fra la funzione del comes e
quella dei duces pannonici, menzionati nella Not. dig., p. r88, r89 e che ces-
sarono di esistere nel 382. Le Pannonie si trovarono, a partire da questa data, (118) c. I. L., III, 87o8. . r
nelle mani dei barbari e quanto del vecchio Illirico era rimasto in mani romane (119) c. L L., III, I8o5. Cfr. CoNS, Dalmatie, p .. 289; LJUBié; UpravtteJz
sarebbe passato secondo il Lot, sotto il comando di Generido. LoT, Not. dig., Dalmacije, p. 47, secondo cui questi sarebbe stato il pnmo praeses m D~lmaz1a.
p. 309, propone però anche un'altra soluzione secondo la quale in occasione (120) C. L L., III,
986o. L'iscrizione è autenti.ca secondo .F. Buuc;, Dove
della divisione dell'Illirico fra oriente e occidente nel 380 o forse nel 389, sa- giaceva Stridone, la patria di S. Gerolamo, "Bull. d1 arch. e stona dalm. , XXII
rebbe stato creato un com es nell'Illirico occidentale, corrispondente al magi- (I89 9), p. 142; cfr. la recensione in ·:• Anal. Boll.", I8 (r899), p. 26o-26r. Contro
ster militum dell'Illirico orientale. Ambedue sarebbero stati comandanti di unità l'autenticità vedi ora SARIA, Dalmatza, p. 42.
di fanteria destinate alla difesa dei confini sul Danubio. Porgevano cosi aiuto (121) c. L L., III, r 938, 8565; SARIA, Dalmatia, p. 42.
ai duces pannonici che comandavano una numerosa cavalleria. Il 409, quale (1 22) PARLATI, Illyr. Sacr., I, p. 677.
anno in cui sarebbe stata creata l'istituzione del comes, è proposto da DEMou- (123) Ibid., II, p. 382.
GEoT, De l'unité, p. 380 n. I50, 5I2 n. rr6, che cita E. STEIN, Die Organisation (124) Ibid., II, p. 366.
der westromischen Grenzverteidigung im V. Jahrhundert und das Burgunder- (125) Jbid., II, P· II2. . l .
reich am Rhein, "Deutches archaol. Instit., Riimisch-germanische Kommission", (126) c. I. L., III, 19 82, I 983, 2_771, 8710 ..Era come M. A. Jul~s, vtr c arzs-
I8 (I928), p. 96. LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 6o, non crede all'esistenza di simus, dunque apparteneva all'ordme senatorrale; SARIA, Dalmatza, p. 43·
un comes nell'Illirico, ma accetta l'esistenza di un comes nella Pannonia infe- (127) LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 63. .
riore. JoNEs, Later Rom. Empire, p. I9I, ritiene che ai tempi di Stilicone in (128) Buué, Iscrizione, p. 6; SARIA, Dalmatza, p. 43, che_ prop~ne la. fin:
Dalmazia ci fosse un comes rei militaris e che verso la fine del sec. IV questo del V secolo; WrLKES, Dalmatia, p. 422, si tiene sulle generali. Per l nomi de1
comando avesse abbracciato, anche se per breve durata, il Norico e la Rezia, presidi cfr. LJUBié, Upravitelji Dalmacije, p. 47· 48, 5I, 5_2. 63; CoNs, Dalma-
nonché i passi alpini. tie, p. 289, 290, 294 e n. 3, 30I e n. I e 2; SARIA, Dalmatza, p. 42-43.
praeses Dalmatiae, dunque col nome della provincia da essi ammi- nell'ambito dell'amministrazione della parte occidentale dell'impero
e cioè nella prefettura dell'Italia, Africa e Illirico C ). Nel 424 in
31
nistrata, al singolare. Soltanto a partire dal sec. V apparve anche la
forma plurale, Dalmatiarum, forma che si conservò anche nell'alto occasione del fidanzamento del giovane Valentiniano III con Licinia
medioevo e in particolare nei secc. VIII e IX, senza però che se ne Eudocia, figlia di Teodosio II, concluso per ragioni evidentemente
possano spiegare le origini o la provenienza (1 29 ). politiche, fu portato a compimento, a quanto pare, un accordo in
Non abbiamo dati diretti di come questo apparato amministra- seguito al quale la Dalmazia sarebbe venuta a trovarsi nella parte
tivo, giudiziario e fiscale avesse funzionato in Dalmazia ma, come orientale dell'impero C32). Bury nota giustamente che tale passaggio
nelle altre province, cosf anche qui la situazione doveva essere ben dovette aver luogo non nel 424, poiché allora Teodosio II era impe-
differente da quella che la legislazione avrebbe desiderato creare. Il ratore unico, bensf solo nel 437, in occasione delle nozze fra Valen-
fatto che le competenze giudiziarie fossero state trasmesse agli or- tiniano III ed Eudocia C33). Dopo di che la Dalmazia entrò a far
gani amministrativi, non aveva garantito alla popolazione romana parte della prefettura del pretorio dell'Illirico orientale (I 34 ).
né un espletamento rapido né una qualche regolarità nel funziona- È comunque di interesse relativo a quale prefettura avesse appar-
mento della giustizia. Le leggi imperiali rendono evidente lo stato tenuto la Dalmazia; ben piu importanti invece furono i cambiamenti
miserevole in cui versavano coloro che facevano appello alla giustizia del suo sviluppo amministrativo avvenuti durante il breve governo
e non avevano nessuno che li proteggesse. Gli impiegati erano facil- di Marcellino, cambiamenti caratterizzati da certe tendenze separa-
35
mente corruttibili e potevano trattenere gli atti e di ciò si servivano tistiche che col tempo si accentuarono e presero forme specifiche (1 ).
non soltanto gli impiegati preposti agli uffici inferiori, ma anche i Marcellino era un amico di Ezio e dopo il suo assassinio nel 454
principes officii e persino i governatori. Noi siamo molto bene infor-
mati sul funzionamento dell'amministrazione in Egitto, ma un po'
meno su quello delle altre province e non abbiamo nessuna ragione (131) BuRY, Later Rom. Empire, I, p. 22I n. 2, sostiene che in base ai docu-
menti epigrafici Salona sarebbe stata sottoposta a Costantinopoli dal 4I3 al 4I5·
di escludere la Dalmazia dal quadro generale. La burocrazia a tutti Cfr. J. JuNG, Romer und Romanen in deu Donaulandern, Innsbruck I887,
i livelli agiva ed operava quivi come in tutte le altre regioni del va- p. 186 n. 2. .
sto impero e la popolazione, almeno per la maggior parte, non si (132) I pareri sono discordi su quanto sarebbe stato c.eduto a Costantm<:
poli: A. GiiLDENPENNING, Geschichte des Ostromischen Retcl1es mzter der Km-
trovava in una situazione facile (1 30). sem Arcadius und Honorius, Halle I885, p. 3IO e 3rr n. 23 è dell'avviso che
Nel corso del V secolo e nei primi decenni del VI subentrarono fosse stata ceduta soltanto la Dalmazia senza la Pannonia; cosi anche Sisré,
in Dalmazia alcuni cambiamenti che incisero sull'amministrazione Povijest I, p. I62 n. II. LoT, Notitia Dignitatum, p. 53, ritiene che fosse st~to
trasferito tutto l'Illirico eccetto il Norico, mentre BuRY, Later Rom. Emptre,
militare, ma non su quella civile. Questi cambiamenti rispecchiavano I, p. 22I, parla soltanto d.i Dalmazia e di una parte della Pannonia. Cfr. O. SEECK,
una nuova situazione interna tanto in Dalmazia quanto nell'impero Geschichte des Unterganges der antil(en Welt, Stuttgart I922, IV, p. I2I, I22;
in generale e preannunciavano, anche se talvolta molto da lontano, A. ALFoLDI, Der Untergang der Romerherrschaft in Pamzo~2ien, Leipzig I942, II,
p. 90-96; J. ZEILLER, Les origines chrétiennes dans !es provmces danubzennes de
alcune delle nuove misure amministrative che furono introdotte nel l'empire romain, Paris I9I8, p. 6 e 7; STEIN, Geschichte, p. 430 n. 4 e 479;
VI secolo. SARIA, Dalmatia, p. 28. Tutti questi autori sono concordi nell'affermare che la
Dopo che l'Illirico fu diviso fra occidente ed oriente verso la fine Dalmazia fosse passata sotto l'amministrazione della parte orientale dell'impero.
(1 33 ) BuRY, Later Rom. Empire, I, p. 221 n. 3 e 225 n. 5·
del 395 o all'inizio del 396, l'Illirico occidentale rimase fino al 437 (134) BuRY, Later Rom. Empire, I, p. 226 n. I e Sisré, Povijest I, P·. I6o
ritengono che la sede amministrativa dell'Illirico fosse sta:a allora t~asfen~a ~
Sirmium dove rimase alcuni anni fino a che sotto la presswne delle mcursrom
di Attila, non fu riportata a Tessalonica; invece STEIN, Spatrom. Verwaltungs-
( 129 ) Cfr. SARIA, Dalmatia, p. 44-45 e 76 n. 36; cfr. anche n. 24.
geschichte, p. 358, 359, dimostra che la ;ede della prefettura non si è mai tro-
(1 30 ) RouiLLARD, Administration, p. 4 sg.; JoNES, Later Rom. Empire, p. 396- vata a Sirmium.
(135) Cfr. anche SARIA, Dalmatia, p. 29.
401.
rifiutò obbedienza all'imperatore e si ritirò in Dalmazia (1 36). Fu
certamente allora, se non forse già un po' prima, che subentrarono
delle innovazioni nell'ordinamento militare della Dalmazia, poiché
Marcellino disponeva di un forte esercito e di una potente flotta e
non c'è dubbio che egli avesse preso nelle proprie mani tanto l'am-
ministrazione militare quanto quella civile. In quest'epoca cessò ogni
dipendenza da istanze superiori anche se Marcellino continuava a
mantenere un certo legame, debole e formale, con Costantinopoli da
dove aveva ricevuto il titolo di Occidentis Patricius (1 37 ). Sisié e Bury
sono dell'opinione che egli fosse stato magister militum o magister
militum per Dalmatiam. Si tratta però solo di un'ipotesi basata su
un testo di Damasceno, secondo il quale Marcellino era a.Ù'tOOÉCT'ltO'tO<;
14.000
i]yq1wv (1 38 ) e sul titolo di magister militum Dalmatiae, conferito
nel 473 dall'imperatore Leone I a Giulio Nepote, ·successore di Mar-
13.000
cellino in Dalmazia (1 39 ). Secondo Jones, egli portava il titolo di
com es rei militaris in Dalmazia; Ensslin ritiene invece che sia stato
12.oooi\
probabilmente nominato dall'imperatore Leone I (457-474) magister
militum utriusque militiae et patricius e in questo titolo si rispecchie- 11.0001!
rebbe la somma del suo potere civile e militare nella provincia e fino
a un certo punto anche la sua indipendenza reale, mentre quella
l
10.0001
formale sarebbe stata sottolineata dalla concessione stessa del titolo
da parte degli imperatori C40 ). Bisogna rilevare che Marcellino go- 9000
vernò in modo autonomo e da sovrano in Dalmazia e che ogni di-
pendenza da Costantinopoli, se pur esistette, fu solo formale, tanto 8000
che, piu che di dipendenza, si potrebbe parlare di alleanza, come
per es. in occasione della spedizione contro i Vandali del 467 (1 41 ). 700(
Marcellino fu ucciso durante una spedizione in Sicilia nel 467 e
gli successe suo nipote Giulio Nepote. Questi fu indubbiamente rico- 6ooc

50 O<

( 136 ) Procop., I, 336. Procopio lo chiama erroneamente MapxEÀÀtctv6ç invece


di MapxEÀÀtvo;. Cfr. SAR1A, Dalmatia, p. 29. 4 00<
(137) Marcellinus Comes, p. go.
138
( ) Vita Isidori, in Photii Bibl. cod. 242, 343 citato da BuRY, Later Rom.
3 001
Empire, I, p. 333 n. 5; SI81é, Povijest I, p. 162; SAR1A, Dalmatia, P· 30.
) C. f., VI, 61, 5·
139
(
1 10
( · ) JoNEs, Later Rom. Empire, p. 241; Art. di Ensslin, R. E., XIV (1928), 200
col. 1446-1448; SAR1A, Dalmatia, p. 29-30; W1LKEs, Dalmatia, p. 420-421.
141
( ) BuRY, Later Rom. Empire, I, p. 333 sg.; S!S1é, Povijest l, p. 163; STEIN,
100
Geschichte, p. 577, 578.

o
nosciuto dal governo di Costantinopoli poiché nel 473 l'imperatore
Leone I (457-474) gli inviò un rescritto (1 42 ). Non si può quindi par-
lar~ di un certo Nepoziano che in qualità di magister militum Dal-
l
.
'l
~ l

matiae sarebbe stato a capo delle truppe inviate a Giulio Nepote per
sostenerlo nella lotta per il dominio della parte occidentale dell'im-
pero (1 43 ). Non si può accettare neppure, d'altra parte, l'opinione
che nel 473 la Dalmazia non fosse sottoposta al governo di Costan-
tinopoli (1 44 ). La sua dipendenza amministrativa dal governo impe-
riale nella parte orientale è confermata dall'invio di una legge a
Giulio Nepote. È molto probabile che egli ricevette o, meglio, con-
servò la Dalmazia allorché nel 474 sali con l'aiuto di Leone I sul
trono della parte occidentale dell'impero e la Dalmazia ne venne cosi
a far parte. Il governo di Giulio Nepote in occidente fu di breve
durata; nel 475 egli infatti fugg1 davanti ad Oreste da Ravenna a
Salona da dove governò la Dalmazia fino alla sua morte avvenuta
nel 480, riconosciuto pur sempre da Costantinopoli come imperatore
della parte occidentale dell'impero (1 45 ).
Anche se formalmente era riconosciuto imperatore dell'occidente,
anche se quindi la Dalmazia era formalmente considerata come parte
dell'impero d'Occidente, la situazione reale doveva essere ben diffe-
rente, invece, poiché tanto la Dalmazia quanto Giulio Nepote dipen-
devano in ogni senso da Costantinopoli. Questa stessa situazione di
dipendenza formale continuò a sussistere anche dopo la morte di
Giulio Nepote, in un periodo cioè in cui la Dalmazia venne a tro-
varsi dapprima sotto il dominio di Odoacre e poi sotto quello di
Teodorico.
Dal punto di vista formale la Dalmazia apparteneva all'impero
anche allorché venne a trovarsi sotto il governo di questi barbari,
poiché soltanto l'imperatore residente a Costantinopoli aveva il po-
tere di concedere l'autorizzazione di governare a nome suo in Dal-

( 142 ) C. J., VI, 6r, 5·


(1 43 ) LJUBré, Upravitelji Dalmacije, p. 64- Nepoziano era il padre di Giulio
Nepote (Jordanis Romana, MGH AA VI, 338) e il rescritto (C. J,, VI, 6r, S)
fu inviato a Nepote e non a Nepoziano.
(1 44 ) Cosi p. es. LJUBié, ibid.
(1 45) Per il governo di Marcellino e Giulio Nepote in Dalmazia in gene-
rale, cfr. JoNES, Later Rom. Empire, p. 241-244, e WrLKEs, Dalmatia, p. 420-421
e la bibliografia ivi citata.
66

mazia. Non ci possono essere invece dubbi per quanto riguarda la popolazione romana. Una misura di un certo interesse amministra-
situazione reale: la Dalmazia era parte integrante di questi regni tivo fu la fusione della Dalmazia e della Savia in un'unica unità
barbarici. Non è del tutto inutile analizzare gli aspetti e le relazioni amministrativa, con sede a Salona, ed a capo della nuova provincia
formali, soprattutto poiché bisogna avere presente che essi influirono si trovava un comes Dalmatiarum et Saviae, ostrogoto, che era il
sulle concezioni dell'epoca e queste a loro volta su certe forme am- rappresentante del re. Accanto a lui continuarono ad esistere i gover-
ministrative. Secondo queste concezioni, accettate non solo dalla natori romani che avevano conservato le vecchie denominazioni (1 50 ):
popolazione romana ma anche dai barbari, esisteva solamente un cosf troviamo nel 525-526 un certo Epifanio quale consularis provin-
impero e dopo il 476 l'unico imperatore legale risiedeva a Costanti- ciae Dalmatiae che quindi era di rango superiore ai presidi dell'epoca
nopoli. Odoacre e Teodorico erano considerati dalla popolazione precedente.
romana della Dalmazia quali rappresentanti delegati dall'imperatore La struttura amministrativa fu, come già detto, conservata e ciò
che governavano solo per concessione dell'unico e legittimo regnan- facilitò il mantenimento della tradizione romana, tanto piu che il
te: l'imperatore, risiedente a Costantinopoli C46). La tradizione che dominio barbarico fu di carattere transitorio. La situazione cambiò,
univa la Dalmazia all'impero era profondamente radicata e fu di anche dal punto di vista formale, subito dopo l'inizio della guerra
lunga durata; essa fu anzi piu tardi uno degli elementi che tenne bizantino-ostrogota, in seguito alla quale la Dalmazia, occupata da
uniti a Bisanzio, l'unica erede legittima dell'impero romano, i resti truppe bizantine, rientrò in seno all'impero, probabilme~te vers_o i~
53 s ( ). Nel corso del V secolo non ci furono profondi e radtcah
della popolazione romana, concentrati nelle città costiere (1 47 ). A ciò 151

contribui anche il fatto che i barbari lasciarono intatto quasi tutto il cambiamenti nell'ambito del sistema amministrativo provinciale quale
vecchio apparato burocratico civile ed esso subf ben pochi cambia- era stato creato da Diocleziano e Costantino. Alcune province furono
menti fino agli inizi del sec. VII (1 48 ). ulteriormente divise come per es. l'Epiro, la Galazia, la Palestina;
Durante il dominio ostrogoto, la Dalmazia mantenne fondamen- durante il governo di Teodosio Il la Tebaide fu divisa in due pro-
talmente la struttura e l'ordinamento antecedente. Ce lo conferma vince, ma il dux della Tebaide superiore, che aveva concentrato nelle
l'esistenza del princeps, funzionario romano per la popolazione ro- proprie mani il governo civile e militare, esercitava anche certe com-
mana, che fu incaricato di questa funzione poiché ·nell'amministra- petenze nella Tebaide inferiore, dove vi era soltanto un governatore
zione civile passata era stato il sostituto del preside (1 49 ). La popola- civile. In Tracia fu creato un nuovo vicariato, quello della "Lunga
zione romana veniva giudicata in base a leggi romane, eccetto nei Muraglia" e cosf via. Fondamentalmente lo sviluppo amministrativo
casi in cui fosse coinvolto un ostrogoto. Ma anche in questi casi, batteva vie già tracciate, anche se sporadicamente venivano prese
accanto al giudice ostrogoto, sedeva quello romano che aveva diritto delle misure che significavano una rottura coi principi fondamentali
a partecipare alla emanazione della sentenza. Poiché gli Ostrogoti delle riforme di Diocleziano e Costantino, come fu per es. la con-
erano gli unici ad aver diritto a portare le armi, l'amministrazione centrazione del potere militare e civile nelle mani del dux della Te-
militare della provincia da essi gestita era del tutto estranea alla baide. Nel V secolo i comandanti militari cominciarono a manife-
stare la tendenza, che poi andò vieppiu rafforzandosi, a immettersi

(1 46 ) Cfr. S!S1é, Povijest I, p. r66; S1s1é, Prirucnik, p. 141-I42; OsTRoooR-


SKY, Storia, p. 47-48; J. FERLUGA, Bisanzio. Società e Stato, Firenze 1974, p. 14.
(1 47 ) S1s1é, Povijest I, p. r66 è nel giusto, ma SARIA, Dalmatia, p. 31 Io ha
frainteso. (150) Per l'amministrazione ostrogota cfr. Srsré, f!ovijest l, p. 168-170;
(1 48 ) Cfr. anche SARIA, Dalmatia, p. 32 che sottolinea a buon diritto questo S!S1é, Prirucnik, p. 139-148; BuRY, Later Rom. E;nptre, I, p. 456-457; No-
momento. VAK, ProSlost Dalmacije, I, p. 86 sg.; SAR1A, Dalmatza, p. 31-38, 43-44; WrLKES,
(1 49 ) Il princeps è menzionato in Cassiodor., 215. Cfr. S1sré, Povijest l, Dalmatia, p. 423-427- Per il consularis cfr. Cassiodor., 157·
p. r68, secondo cui si tratta del princeps officii. (151) STEIN, Bas Empire, p. 8o1, 349, 360.

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68

nelle competenze civili dei magistrati, soprattutto nell'espletamento rientrò definitivamente nell'ambito dell'impero, intorno al 538, fino
del potere giurisdizionale (152). all'inizio del VII secolo, allorché essa cessò di esistere nei vecchi li-
Anche in Dalmazia sopravvennero alcuni cambiamenti rigua·r- miti dell'epoca tardo-romana C5 4 ). Verso la fine del VI e l'inizio del
danti in primo luogo la denominazione del governatore provinciale. VII secolo la corrispondenza di papa Gregorio getta un po' di luce
Ai tempi di Marcellino e di Giulio Nepote - sappiamo con certezza sulla storia ecclesiastica, talvolta su quella politica e di tanto in tanto
che quest'ultimo era magister militum Dalmatiae - c'erano in Dal- anche sullo sviluppo amministrativo della Dalmazia. Cosi appren-
mazia dei presidi, ma bisogna pur ammettere che in questo periodo diamo che, verso la fine del VI secolo (potrebbe trattarsi però anche
le autorità militari dovettero interferire sempre piu nella sfera delle dell'inizio del VII), a capo del governo stava un certo proconsole
competenze civili del governatore. Questo fenomeno fu determinato Marcellino (155).
dagli avvenimenti bellici e politici in cui la Dalmazia fu coinvolta. Alcuni autori moderni, rilevano si l'esistenza di un proconsole in
Né Marcellino né Giulio Nepote potrebbero definirsi governatori pro- Dalmazia, ma non approfondiscono la questione di quando la Dal-
vinciali nel senso stretto della parola; la Dalmazia fu piuttosto una mazia fu una provincia proconsolare (1 56). Altri invece si occupano
regione in cui essi di fatto regnavano - Marcellino certamente du- del problema in modo piu dettagliato. Egger fu dapprima dell'opi-
57
rante tutto il suo governo e Giulio Nepote almeno dal 475 in poi - nione che l'.&:vi1ùna:r•o<; di cui parla Pietro Patrizio(1 ) fosse stato
ed essi quindi non erano, dal punto di vista amministrativo, dipen- proconsole della Dalmazia, ma piu tardi cambiò parere essendosi
denti da nessuno. Questi avvenimenti influirono in certa misura sulla evidentemente accorto che nell'Illirico esisteva un altro proconsole,
storia della Dalmazia, non tanto però da mutarne radicalmente la cioè quello dell'Acaia. Questa informazione pertanto non poteva ser-
str_uttura. Rappresentarono piuttosto un preludio ed un'anticipazione vire a stabilire l'epoca a partire dalla quale la Dalmazia cominciò ad
der notevoli cambiamenti che ebbero luogo nel VI secolo. essere amministrata da un proconsole. Egger formulò quindi una
Giustiniano non apportò delle riforme radicali al sistema ammi- seconda ipotesi, secondo la quale questo cambiamento sarebbe avve-
nistrativo, ma intraprese tutta una serie di misure che si allontana- nuto nel 569, anno in cui l'imperatore Giustino II (565-578) estese a
vano o che contrastavano con i principi posti da Diocleziano e da tutto l'impero la prammatica sanzione del 554 che attribuiva ai ve-
Costantino alla base del governo provinciale. Promosse la fusione di scovi e ai magnati italici il diritto di poter eleggere da soli i gover-
piccole province allo scopo di creare ampie unità amministrative, natori provinciali (1 58 ). Stein respinse tale ipotesi e ritenne probabile
abolf la maggior parte delle diocesi i cui vicari erano il punto di rac-
cordo fra i governatori provinciali ed il prefetto del pretorio ed in
molti casi concentrò le competenze militari e civili in una sola per- (154) I Goti furono definitivamente battuti in Dalmazia nei pressi di Scar-
sona. Alcune di queste misure non furono di lunga durata, ma sono dona nel 537, ma vi rimasero ancora per un certo tempo. Procop., II, 85. Cfr.
ugualmente importanti in quanto espressione di nuove tendenze nello SARIA, Dalmatia, p. 36; WrLKES, Dalmatia, p. 426.
(155) Greg. ep., IX, 5: « A. 598, mense octobri. Gregorius, Marcellino, pro-
sviluppo dell'amministrazione statale, che anticipavano il sistema dei consuli Dalmatie >>. C. I. L., III, 9527: « ... Marcellino suo proconsule ... ».
temi in cui esse trovarono piena attuazione (1 53 ). (156) Lrus1é, Upravitelji Dalmacije, 67; MAYER, Munizipalverfassung,. p. ~:2

Poco sappiamo sulla situazione in Dalmazia dal momento in cui n. 13; S1s1é, Povijest l, p. 227; BARADA, Dalmacija, p. 467; Nomw, HtstortJa,
III, p. 310.
(157) De caerim., I, 388/16.
(158) EGGER, Forschungen in Salona, Wien 1926-1939· II, P· ros e III, P· rs6.
Per il ruolo e l'importanza dei vescovi, cfr. ora A. Gu1uou, L' évéque dans la
(1 52 ) C~r .. BuRY, Later Rom. Empire, II, p. 338 e n. 5; M. GELZER, Studien
société méditerranéenne de.< VJe.viie siècles. Un modèle, '"Bibliothèque de
zur ~y~antt?tschen Verwaltung Aegyptens, Leipzig 1909, p. 10; RourLLARD,
Admmzstrat10n, p. 3 sg.; JoNEs, Later Rom. Empire, p. 279-283. l'Ecole des chartes", CXXXI (1973), p. I-19. La nuova posizione del vescovo
(
153
) BuRY, Later Rom. Empire, II, p. 338 sg.; JoNES, Later Rom. Empire,
era il risultato della cresciuta influenza della Chiesa nell'epoca tardo--romana;
p. 280-282. per la Dalmazia in generale cfr. SARIA, Dalmatia, p. 50·55 e W1LKES, Dalmatia,
JO 71

che il proconsolato fosse stato istituito piuttosto in Dalmazia all'epo- cose, il suo testo non può essere preso in considerazione per la Dal-
ca di Giustiniano, in un'epoca dunque in cui l'imperatore aveva no- mazia, poiché tanto Procopio quanto Menandro nell'esporre gli av-
63
minato un pretore per la Sicilia ed aveva creato molte altre istitu- venimenti rispettivamente del 549 (1 62 ) e del 579 (1 ), distinguono
zioni del genere, fra cui i proconsolati di Cappadocia, dell'Armenia chiaramente l'Illirico dalla Dalmazia. Non esistono dunque dati di
e della Palestina. Non essendo rimaste tracce clelle decisioni di Giu- prima mano nelle fonti riguardanti l'inizio del proconsolato in Dal-
stiniano riguardanti la Dalmazia, allorché fu riannessa definitiva- mazia. Stein, a sostegno della sua tesi, aggiunge soltanto generica-
mente all'impero, Stein ritiene poco probabile che delle decisioni in mente che Giustiniano prese molte misure amministrative di questo
merito siano state prese prima del 538 (1 59 ). Partendo dalla descri- tipo, senza entrare nei dettagli, ma credo sia il caso di farlo. È molto
zione che Pietro Patrizio fa del proconsole, Mayer è giunto alla con- difficile ammettere che Giustiniano, cui stava a cuore riorganizzare
clusione che il proconsolato in Dalmazia dovette esistere già prima l'amministrazione, non avesse adottato nessuna misura amministra-
del 598, data in cui quest'istituzione viene menzionata per la prima tiva in Dalmazia dopo che questa era rientrata in seno all'impero.
volta nelle fonti, e che esso fu introdotto all'epoca di Giustiniano (1 60 ). Che in Dalmazia fosse stato nominato proprio un proconsole e non
Il seguente testo di Pietro Patrizio: "t"Ò OCÙ"t"Ò OÈ crxflr»oc (cioè la un altro tipo di governatore, corrispondeva allo spirito dei provve-
procedura secondo la quale veniva nominato il proconsole) YLVE"t"OCL dimenti adottati da Giustiniano. Egli amava dare ai nuovi governa-
xoct Èv 't(ij 'HÀ.upLX(ij, XOCÌ. cruyxriil'l]"t"OCL Ò rivihJit~'toc; "t"O~c; ÈitrXPXOLç, tori titoli d'epoche passate, cosicché furono denominati pretori i
non presenta alcun elemento che possa essere d'aiuto per fissare la governatori della Pisidia, della Licaonia, della Tracia, della Pafla-
data d'inizio del proconsolato in Dalmazia e ciò non perché l' rivM- gonia, moderatore il governatore dell'Ellenoponto, proconsole il go-
7toc'toc; di cui si parla nel testo potrebbe riferirsi al proconsole del- vernatore della Cappadocia (1 64). Il ricorso a vecchie denominazioni
l'Acaia, bens1 perché l'ultima parte del testo sopra citato ha un non era arbitrario (1 65 ); in alcuni casi anzi il nuovo titolo corrispon-
carattere del tutto generale. Credo che Pietro Patrizio avesse voluto deva a quello che portavano un tempo i governatori della stessa pro-
soltanto sottolineare che il proconsole sedeva assieme ai prefetti e vincia. Giustiniano affermava espressamente che a capo della nuova
aveva quindi un rango molto elevato. Il seguente estratt; da una provincia della Palestina doveva esserci un proconsole « ... eo quod
novella di Giustiniano conferma quest'opinione: 't-l]V Koc7t7tocOoxwv et pridiem eam proconsul habuit )) (1 66 ); per la stessa ragione, cioè
<ipx-l]v riviJu7t·ocnt:ocv EtvaL ~ouÀ:6[J.ElJoc · TI"t"LVL 'Pw.[Loci:oL 7tpo"t"Epov "'-l]v ispirandosi a tempi passati, fu scelto per il governatore della Sicilia
Èv 'A<ppLxfl XOC'tEXoCT[J.ouv ripx1)v, f)v 'hrtEi:c; vuv "t"OO'ounv 1JÙ~1}crw •Ev il titolo di pretore (1 67 ). E analogamente, visto che la Dalmazia era
(' , t- '
wc; "t"OV JtocpocÀ.OC[J.~rXVO'V'tOC "t"Whl]V "t"OL.; ÈVOO~O'trX'tOLç ÈitrXPXOLç "t"WV stata amministrata già prima da proconsoli, non sarebbe sorpren-
i.Epwv 1JJ.LWV CTUVocpLiJ[J.fjCl"'CL 1tpOCL"t"WpLWV ( 161). dente se Giustiniano avesse scelto per il governatore dalmata la vec-
Pietro Patrizio era certamente a conoscenza di questa novella dal chia denominazione di proconsole. D'altra parte, poiché il governa-
momento che il senso dei due testi coincide, e ciò viene chiaramente ton~ della Dalmazia verso la fine del VI secolo era un proconsole,
espresso dal verbo cruyxriil'l]·[J.ocL di Pietro Patrizio e dal cruvocpLlJ[J.ÉW è piu che probabile che questo cambiamento di nome abbia avuto
della novella. Da notare che Pietro Patrizio usò il singolare poiché
descriveva la nomina di un solo proconsole. Comunque sti;no le

(1 62 )
Procop., II, 443, 447· .
(163) Exc. de leg., p. 476, frg. 31; cfr. SrEIN, Bas Emptre, p. 8or-8o2.
P· 429-435; per. i possedimenti ecclesiastici e la loro importanza cfr. JoNES, La- (1'64)Just. No v., 24, praef.; 25, I; 28, 2; 30, 5·
ter Rom. Emptre, p. 782 e 789. (165) Nov. Digesto, s. v. praesides, p. 548.
(15 9) STEIN, Bas Empire, p. 801-802. (166) Just. Nov., 103.

(1 60 ) MAYER, Munizipalverfassung, p. 2r2-2I4. (167) Just. No v., 104: '' ... secundum instar antiquitatis praetorem prae-
(1 61 ) Just. Nov., 30, 5· ficimus "·
72 73

luogo ai tempi di Giustiniano I, sia perché allora si ebbero molte simili, anche la garanzia che nel corso di tali operazioni non avve-
innovazioni simili, sia perché la scelta del titolo corrispondeva alle nissero delle malversazioni a ·quel tempo, per altro, frequenti. Fu
concezioni di Giustiniano (1 68 ). Tutto ciò diventa ancora piu evi- esteso anche il loro potere giudiziario per cui potevano fungere da
dente, se accettiamo la tesi dello Stein, secondo la quale Giustiniano giudici d'appello in processi in cui si trattasse di un valore fino a 300
non unf la Dalmazia alla prefettura dell'Italia, dalla quale era divisa solidi C75 ). Le loro competenze civili erano dunque molto piu ampie
dal 475, e non l'inserf nell'ambito di nessun'altra prefettura cosf co- di quelle che avevano avuto i governatori in tempi passati; in piu
me era avvenuto anche per la Sicilia (1 69 ). Che ~el 549 Claudiano ora a:vevano, anche se in misura minima, un certo potere militare.
fosse governatore militare di Salona C70 ) non cambia niente a questa I confini delle loro province erano spesso molto piu estesi di quanto
ipotesi. Procopio non è molto chiaro su questo punto poiché nota: non fossero stati prima ed inoltre la loro autorità era stata rafforzata
KÀauOLrx.v6ç o o o c
00"1tEp "t"O"t"E Irx.À.C.:Nwv nPXE 71 ). Si potrebbe quindi anche con l'aumento dello sfarzo e della pompa esteriore C76 ).
supporre che trattandosi della metropoli si pensi a tutta la provincia. II grado di concentrazione del potere militare e civile detenuto
Claudiano era invece, a Salona, comandante della guarnigione locale dai nuovi proconsoli non era però dappertutto uguale. Era molto
cosf come altri comandanti bizantini stavano a capo di guarnigioni grande in Armenia e in Cappadocia, mentre in Palestina era sensi-
nelle città italiane durante la guerra contro i Goti, anche se Procopio bilmente minore, ma sempre tale da lasciare sotto il comando del
non parla espressamente di una guarnigione di cui Claudiano sarebbe proconsole una parte dell'esercito ivi stazionato C77 ). Analogamente
stato comandante, come fa in molti altri casi C72 ). L'esistenza di un quindi il proconsole della Dalmazia doveva avere un certo contin-
comandante di guarnigione a Salona, soprattutto mentre ancora du- gente militare a disposizione, anche se nella sua provincia potevano
ra:'a la guerra, non esclude affatto che parallelamente avesse potuto trovarsi delle truppe che non gli erano sottomesse. Un caso simile
esrstere un proconsole e non esclude che il proconsole avesse certe non è da escludere a Salona, dove a capo della guarnigione si tro-
competenze militari. vava il sunnominato Claudiano. Secondo la descrizione di Costan-
l nuovi governatori provinciali, cioè i praetores, moderatores, tino Porfirogenito della caduta di Salona, il confine bizantino della
comites e proconsules C73 ), che molto spesso accanto a queste deno- provincia era custodito da una milizia composta di cittadini (1 78 ).
minazioni portavano l'onorifico attributo di "J ustinianus" erano tutti Una tale milizia, in perfetto accordo con Io sviluppo delle città nel
nobiles e concentravano nelle loro mani un grande potere. Essi dete- V e VI secolo, doveva stare a disposizione e alle dipendenze del pro-
nevano il potere civile, erano a capo delle forze armate che si trova- console. Sotto il suo comando doveva trovarsi inoltre un certo nu-
vano nella loro provincia ed avevano anche ottenuto il controllo su- mero, forse esiguo, di soldati di stanza in Dalmazia, verso la fine
gli organi fiscali C74 ). Di queste tre funzioni la pili importante era del VI secolo e gli inizi del VII C79 ).
la terza che implicava oltre l'esazione delle tasse, delle imposte e L'introduzione della "prammatica sanzione" in Dalmazia portò
un'ondata di innovazioni ~el suo assetto amministrativo. Non credo
sia Tilevante stabilire se essa sia stata applicata in Dalmazia già al-
1 68
( ' ) Cosi ora anche Wn.KEs, Dalmatia, p. 427.
69
(1 STErN, Bas Empire, p. 8or-8o2. Per la Sicilia cfr. Just. Nov., 104.
)
170
( ) STEIN, Bas Empire, p. 592-593·
(171) Procop., II, 457· (175) Just. Nov., 30, IO.
72
(1 ) SARIA, Dalmatia, p. 37: « Claudianus war Kommandant von Salo- (176) fust. Nov., 30, 6.
nae >>. In molti casi simili, Procopio aggiunge al termine &pxwv, onde chiarirlo, (177) Cfr. Just. Nov., I03, 3 e I02 praef.
cppouprt oppure cpuÀax't'1}ptov. Procop., II, 28r, 288, 339, 629, 640 et passim. (178) Cfr. GRAFENAUER, Nekaj vprasanj, p. 75· .
173
( ) Just. Nov., 29, 2; 25, I; 30, 5: « proconsul Justinianus Cappadociae ». (179) Secondo STEIN, Bas Empire, p. 424, il proconsole aveva in Dalmazra
174
( ) Just. Nov., 30 e 31. Cfr. BuRY, Later Rom. Empire, II, p. 352; JoNEs, soltanto il potere civile; egli si basa forse sul fatto che nel 549 Claudiano era
Later Rom. Empire, p. 282, 283. governatore militare di Salona.
74 75

l'epoca in cui fu pubblicata (554), o successivamente, cioè nel 569, appartenente a una grande famiglia dalmata, era dunque un nobilis,
allorché l'imperatore Giustino II la promulgò in tutto l'impero (1 80 ). anche se le fonti non lo ricordano tale. Il papa gli si rivolge con gli
Da allora in poi furono vescovi e magnati ad eleggere il governatore epiteti magnificus et eloquentissimus o gloriosus domnus (1 85 ). Egli
provinciale e l'imperatore si limitò a ratificare la loro scelta. Questo era inoltre scolasticus (1 86 ) il che conferma il suo stato sociale. Dalla
provvedimento, da un ìato attestava gli importanti cambiamenti che corrispondenza di Gregorio Magno risulta che Marcellino era un
avevano avuto luogo nella struttura sociale dell'impero, dall'altro personaggio molto influente nella Dalmazia del tempo e non è quin-
dimostrava quanto ormai si fosse indebolito il governo centrale. I di da ascrivere al caso se fra il giugno e l 'ottobre 598 egli fu eletto
latifondisti, che nelle fonti appaiono come possessores, potentiores, proconsole della Dalmazia dai magna ti locali (1 87). Dalla seconda
primores ecc., erano diventati talmente potenti tanto sul piano eco- metà del sec. VI in poi, data l'uso che i governatori dalmati venis-
nomico quanto su quello politico, che il potere centrale era costretto sero scelti entro la cerchia dei personaggi piu in vista della provincia,
a far loro sempre nuove concessioni (1 81 ). Il diritto dei magna ti e dei quest'uso si mantenne vivo attraverso varie epoche storiche della
vescovi di eleggere il governatore andava chiaramente a profitto dei Dalmazia bizantina, anche se col passare dei secoli subf certe modi-
loro interessi, assicurando definitivamente la possibilità di eleggere ficazioni.
a governatore uno di loro. Il nuovo governatore era affiancato da I cambiamenti che appaiono nel VI secolo nella lingua, nella
due scriniarii della prefettura che non ne limitavano però il potere. cultura, nel governo centrale e nell'amministrazione provinciale,
Non credo quindi che la loro presenza abbia intaccato quei privilegi dell'impero in generale, certo non possono essere considerati come
che con il nuovo sistema di elezione volevano garantirsi e in ogni l'inizio del pericolo bizantino e in questo senso ci teniamo alla tesi
modo certamente non nella misura in cui presuppone lo Stein (1 82 ). di Ostrogor;ky. La caratteristica essenziale dell'amministrazione pro-
Gli scriniarii si occupavano infatti del fisco nella provincia, ma la vinciale dal VII secolo in poi, consiste nella fusione del potere mili-
loro influenza non oltrepassava questo campo. tare e civile nelle mani d~! governatore militare, fusione che aveva
Verso la fine del VI secolo, anche la Dalmazia conobbe una evo- trovato la sua espressione concreta nel tema. La costituzione dei
luzione delle strutture sociali e amministrative. In questo periodo si temi non avvenne tutta in una volta, ma fu il risultato di un lungo
parla di nobiles, che sarebbero poi i magnati, che altrove vengono processo che solo gradualmente acquistò il suo aspetto definitivo. A
denominati possessores, potentiores, ecc. C83 ). Anche Marcellino, che partire dal VII secolo fino alla fine del IX e all'inizio del X, il nuovo
però nelle lettere del papa Gregorio, scritte fra il 593 e il 598, viene sistema si andò sviluppando e a poco a poco si estese a nuove regioni
spesso chiamato Marcello (1 84 ), era un personaggio ragguardevole fino ad abbracciare ;Ila fine tutto l'im~ero. In molte regioni il pro-
cesso di concentrazione del potere mili-tare e civile s'era iniziato già

(1 80 ) Probabilmente la "'prammatica sanzione" fu estesa alla Dalmazia nel


569, poiché la Dalmazia era fuori dei confini amministrativi dell'Italia; cosi celio, poiché per lui l'identità è fuori dubbio. Il papa del resto us~va s~esso ~
anche SARIA, Dalmatia, p. 44· diminutivi e cosi a Marcello si rivolge con Marcellino, mentre negli stessi anm
(1 81 ) BuRY, Later Rom. Empire, II, p. 382-383. scrive ad Antonino (Greg. ep., III, 8, 9, 22, 47; RACKI, Doc., p. 240, 243), sub-
(1 82 ) STEIN, Geschichte, p. 340 e Bas Empire, p. 6r4. Cfr. Just. Nov., app., diacono in Dalmazia chiamandolo Antonius (Greg. ep., V, 6; RAi:Kr, Doc.,
7, § 12. p. 245). RAcKr, Doc., p. 245, ha corretto Antonium in Antoninum.
(1 83 ) Greg. ep., VI, 26; RAoo, Doc., p. 248. (185) Greg. ep., III, 22 e VIII, 24; RAcKr, Doc., p. 243, 254.
(1 84) L'identità di Marcello (Greg. ep., III, 22; IV, 38; VIII, 24; RAcKr, (186) Greg. ep., IV, 38. . .
Doc., p. 243. 245, 254) e Marcellino (Greg. ep., IX, !58; RACKI, Doc., p. 255) (187) Greg. ep., VIII, 24; RAcKr, Doc., p. 254: «A. 598, mense mmo. Glo-
è fuori di dubbio, come risulta dall'attitudine del papa verso Marcello o Mar- riosum domnum Marcellum ... )). Greg. ep., IX, I58; RACKI, Doc., p. 255=
cellino e dal comportamento di Marcello nel conflitto fra la Chiesa dalmata ed «A. 598, mense octobri. Marcellino proconsuli Dalmatiae ». Da un'iscrizione
il papa. Cfr. C. I. L., III, 9527 per interpretazioni riguardanti questo personag- (C. I. L., III, 9527) risulta che era un magnate locale; cfr. anche WrLKEs, Dal-
gio. Da notare che DrEHL, Exarchat, p. 171, parla soltanto del proconsole Mar- matia, p. 427.
77
prima che fossero creati i primi temi nel sec. VII, quale conseguenza larius, nomi vecchi che hanno acquistato ora un nuovo contenuto,
della concreta situazione interna ed esterna di ogni singola regione infine uno scholasticus e uno scribo, che le cancellerie d'una volta
o provincia che poteva rallentare o accelerare un'evoluzione in tal non conoscevano (1 88 ).
senso. In alcune province per es. questo processo era iniziato già nel Scriboni si chiamavano gli appartenenti a una specie di guardia
sec. VI e si era concluso in certi casi nell'VIII, in altri nel IX o X imperiale (1 89 ), ma gl'imperatori affidavano loro spesso compiti spe-
91
secolo, mentre in altri ancora restò, per varie cause, ma soprattutto ciali nella provincia. Essi portavano doni imperiali (1 90 ), lettere (1 ),
in seguito ad invasioni nemiche, incompleto. La linea generale dello talvolta avevano compiti militari ( 192 ), distribuivano paghe milita-
sviluppo dell'organizzazione tematica, comunque, a parte gli aspetti ri C93 ), arruolavano le reclute (1 94 ), venivano inviati al servizio dei
specifici locali, seguf una direzione piuttosto uniforme. Il passaggio magistrati per l'esecuzione di sentenze(l 95 ). Erano d'alto rango e
della Dalmazia da provincia romana a tema seguf una sua via pecu- posizione e ci si rivolgeva a loro con le espressioni: magnitudo ve-
liare che fu per varie ragioni molto lunga, tra l'altro per l'interfe- stra (1 96 ) o magnificus vir C97 ).
renza di avvenimenti esterni, di cui si tratterà in seguito. Nel VI Papa Gregorio scrive nel marzo del 596 in Dalmazia a un certo
secolo la Dalmazia divenne una provincia proconsolare, il che segnò fuliano scriboni, di cui parla ancora una volta nel 6oo ( 198). È evi-
99
già un primo notevole cambiamento nella sua storia amministrativa. dente che lo scribo Giuliano non era governatore in Dalmazia (1 ),
e non è possibile equiparare il titolo di scribone con quello di cate-
In seguito fu un'arcontia, regione caratteristica per il notevole grado
di autonomia locale di cui disponeva, mantenendo cosf per molto
e
pano o capitano 00 ). Secondo Diehl esistettero due scriboni di nome
Giuliano: quello di cui si parla nella lettera del 596 sarebbe stato al
tempo dei tratti tipici dell'epoca in cui era stata provincia procon-
servizio dell'esarca di Ravenna, mentre quello di cui si fa cenno
solare.
nella lettera del 6oo « sarebbe stato al seguito, a quanto pare, del
Dobbiamo soffermarci ancora sulla situazione in Dalmazia verso
proconsole della Dalmazia>> C01 ). Una cosa è certa e cioè che lo
la fine del VI secolo, onde analizzare i compiti di alcuni funzionari scribo Giuliano menzionato nelle due lettere di papa Gregorio è la
che fecero la loro comparsa in quest'epoca. Giustiniano aveva rifor- stessa persona. Il papa si era rivolto nel 596 direttamente allo scri-
mato in parte l'amministrazione provinciale dell'impero- di queste bone Giuliano in relazione all'elezione del vescovo salonitano Mas-
riforme abbiamo già parlato - e i suoi provvedimenti ebbero ampi simo, rimproverandogli di sostenere questo prelato irregolarmente
riflessi non soltanto sugli officia dei comandanti militari delle pro-
vince, ma probabilmente anche sulle cancellerie dei governatori ci-
vili. La fusione del potere militare e civile nelle mani della stessa (188) DJEHL, Exarchat, p. 150.
persona, non aveva portato automaticamente alla fusione delle can- ( 189 ) Agathias, 262.
( 190 ) Liber pont., I, p. 104:
cellerie del governatore militare e di guello civile. Le vecchie deno- (1 91) Greg. ep., V, 30.
minazioni degli impiegati civili delle cancellerie erano scomparse e (1 92 ) Theophan., 14.
( 1 9 3 ) Greg ep., V, 30.
verso la fine del VI secolo s'incontrano raramente. I primates officii,
(1 94 ) Ibid., II, 38.
cioè il princeps officii, il cornicularius e l'adiutor che erano stati i tre (195) DIEHL, Exarchat, p. 152.
piu importanti impiegati, non esistevano piu, cosf come erano scom- (196) Greg. ep., IX, 73; IX, 63.
(1 97 ) Jbid., v, 29·
parsi il commentariensis e l'ab actis. Il princeps officii invece eserci-
(198) Greg. ep., V, 29; X, 15. , . .. •.
tava ancora le sue funzioni all'inizio del VI secolo in Dalmazia, du- (199) PARLATI, lllyr. Sacr., II, p. 2~7;. LJUBIC, Uprav:tel}t D~lmactje, p. 67;
rante la dominazione dei Goti. Verso la fine del secolo appaiono s. RuTAR, Die osterreichische Monarchte tn Wort und Btlde, W!en !886, p. 77·
(200) RuTAR, op.cit., p. 77: quest'opinione fu giustamente respinta da MA-
nuovi nomi: un consiliarus, un assessor, che a dire il vero si trovano
YER, Munizipalverfassung, p. 212 n. 7·
già nella legislazione giustinianena; poi un cancelarius e un chartu- (201) DJEHL, Exarchat, p. 152.
79

eletto. Nel 6oo, quando ormai si era rassegnato all'elezione di Mas- Allorché venivano inviati in missioni speciali, gli scriboni si trat-
simo, il papa gli scrisse quanto segue: de fuliano autem Scribone tenevano anche per lunghi periodi nelle province e per un certo
quid dicam, quando ubique video, quid nobis peccata nostra respon- tempo appartenevano alle cancellerie del rispettivo governatore 06 ). e
dent, ut et foris a gentibus et intus a iudicibus conturbemur (2° 2 ). Questo dev'essere stato anche il caso dello scribone Giuliano. La
Nel lasso di tempo di quattro anni, si parla in questa stessa provin- questione sorta intorno all'elezione di Massimo terminò non molto
cia della Dalmazia di un personaggio investito delle stesse funzioni gloriosamente per il papa, nell'agosto 598, allorché il vescovo salo-
e con lo stesso nome e non vediamo per quale ragione Diehl possa nitano fu riammesso in seno alla Chiesa dopo aver fatto pubblica
essere dell'opinione che non si tratti della stessa persona. Un'altra penitenza a Ravenna e non a Roma come aveva continuamente in-
questione è se lo scribo Juliano sia venuto in Dalmazia quale inviato sistito papa Gregorio. Con ciò sarebbe terminata la missione speciale
dell'imperatore o dell'esarca. Molto probabilmente Giuliano fu in- di Giuliano, ma egli, per ragioni oggi sconosciute, rimase a Salona
viato in Dalmazia, verso l'inizio del 596, dal governo di Costanti- probabilmente al seguito del proconsole Marcellino che aiutava negli
nopoli poiché non è noto nessun caso di esarchi che avessero inviato affari giuridici di cui egli si occupava, a giudicare dalle seguenti
degli scriboni in missioni speciali né di scriboni che facessero parte parole contenute in una lettera del papa a Massimo: << intus iudici-
della cancelleria dell'esarca. Quelli che sono menzionati nella corri- bus conturbemur )) (2° 7).
spondenza di papa Gregorio, pare che non provenissero dalla can- Uno scholasticus viene menzionato anche in Dalmazia verso la
celleria esarcale (2° 3 ). Gregorio Magno s'era alcune volte lamentato fine del sec. VI; il papa Gregorio si era rivolto infatti nel giugno
e aveva protestato presso l'imperatore e l'imperatrice per l'elezione, 594 ad un certo Marcello scholastico rimproverandogli di sostenere
avvenuta con il ricorso alla violenza, di Massimo a vescovo saloni- il vescovo Massimo (2° 8 ). Gli scholastici, che erano stati precedente-
tana. In seguito ai suoi interventi diretti o indiretti tramite il suo mente degli avvocati al servizio dello stato, erano divenuti verso la
rappresentante a Costantinopoli, il diacono Sabiniano, come anche fine del VI secolo funzionari dipendenti dai governatori provinciali;
in seguito a probabili interventi del clero e dei magna ti dalmati (che gli esarchi di Ravenna e di Cartagine infatti avevano ognuno il pro-
purtroppo non ci sono rimasti conservati), fu inviato sul luogo un e
prio scolastico 09 ), e, a quanto pare, anche nel seguito del pretore
impiegato speciale cioè lo scribone Giuliano. Egli mandò a effetto a della Sicilia se ne trovava uno(2 10). In quest'epoca essi non eserci-
Salona la volontà dell'imperatore, che in fondo corrispondeva ai tavano piu le originarie funzioni di avvocato ed erano diventati con-
desideri del clero e dei magnati locali e Massimo conservò il seggio siglieri giuridici e aiutanti dei governatori provinciali (2 11 ). Occupa-
episcopale. Nella lettera infatti che Gregorio mandò a Giuliano nel vano una posizione molto elevata, come si deduce dal fatto che por-
596, egli dice fra l'altro: illud autem quod scribitis, quia voluntas tavano i titoli di vir clarissimus o vir eloquentissimus e a loro ci si
palatii et amor ab eo (i. e. Maximo) populi non discordet ... (2° 4 ).
Giuliano agiva quindi quale rappresentante dell'imperatore in que-
sta questione e ciò conferma anche che era venuto direttamente da (206) DIEHL, Exarchat, p. I52; SARIA, Dalmatia, p. 57·
e
Costantinopoli a Salona 05 ). (2° 7 ) Greg. ep., X, I5·
(20 8) Greg. ep., IV, 38.
(2° 9 ) Greg. ep., V, 34 e IX, 24 e 27.
(210) Greg. ep., XIV, I: ,, Gregorius Paulo scholastico Siciliae ))' mentre
(2° 2 ) Greg. ep., X, I5. nell' ep. V, 34: « Gregorius Severo scholastico exarchi )).
(2° 3 ) Greg. ep., IX, 73 e IX, 63; II, 38; IX, 77· (211) Greg. ep., V, 34: «qui assistunt judicibus )); ep. XIV, I: si occupa-
(2° 4 ) Greg. ep., V, 29. vano '' ... in ultione maleficorum ll; ep., I, 42: « ... sed scholastici dixerunt
(2° 5 ) Per quanto riguarda il caso dell'elezione di Massimo e la situazione quod de fraudibus indiscussus esse non potest ... ll. Che lo scolastico Marcello
in generale della Chiesa dalmata in quest'epoca, cfr. F. Buué, S. Gregorio fosse stato un consigliere giuridico del proconsole dalmata, affermano F. Buué
Mag_~o nelle sue relazioni colla Dalmazia (A. 59o-6o4), Spalato I9D4; S!Sré, e J. BERVALDI, Kronotaksa solinskih biskupa, Bogoslovska smostra, Zagreb I9I2,
PovzJest l, p. 227-228; SARIA, Dalmatia, p. 54-57; WrLKES, Dalmatia, p. 433-435. p. 6r.
So BI

rivolgeva con le espressioni gloria vestra o magnitudo tua 12). Do- e problema delle invasioni barbariche, che trovò un'eco nelle lettere
vevano essere molto influenti, se il papa raccomandava a loro i suoi del papa, su cui ritorneremo piu tardi.
e
rappresentanti 13). Cosi per es. egli pregò Severo, scolastico del- Il caso del vescovo Massimo durò sei anni interi, dal 593 al 598,
l'esarca, di far valere la propria influenza presso l'esarca affinché e in esso furono coinvolti non soltanto autorità locali quali lo scola-
e
questi concludesse la pace con i Longobardi 14). L'esarca di Car-
il stico Marcello (che piu tardi diventò proconsole della Dalmazia) o
tagine inviò il suo scolastico Martino in Sicilia con la missione di il legato imperiale, lo scribone Giuliano, ma perfino lo stesso impe-
svolgere un'inchiesta sull'affare del vescovo della Bisacena C15 ). ratore Maurizio (582-602). Oltre ad essi furono coinvolti nella qce-
Papa Gregorio si era rivolto alcune volte a Marcello, che proba- stione tanto il prefetto del pretori o dell'Illirico orientale Giobino,
bilmente era scolastico di un proconsole dalmata il cui nome è rima- quanto l'esarca ravennate Romano nonché il suo successore Calli-
sto sconosciuto, nella questione dell'elezione di Massimo chiaman- nico C18 ).
dolo gloria vestra o magnificus et eloquentissimus Marcellus, glorio- Dal punto di vista ecclesiastico, la Dalmazia era stata sempre
sus filius o domnus Marcellus (216 ). Non sono però questi gli unici separata dall'Illirico orientale e apparteneva alla giurisdizione di
elementi, in base ai quali si può dedurre che Marcello era un perso- Roma; ma le lotte fra Roma e Costantinopoli, soprattutto per il
naggio eminente in Dalmazia e che vi occupava una posizione ele- primato fra papa e patriarca, portarono a un'alternarsi d'influssi fra
vata. La sua importanza risulta anche dal fatto che il papa gli si oriente e occidente e talvolta a una posizione indipendente sul piano
rivolge come a persona che per la posizione ricoperta poteva in modo e
ecclesiastico 19 ).
rilevante influire sullo sviluppo della situazione; il papa fa perciò Le opinioni degli storici moderni sono rimaste divise fino a oggi
del suo meglio per convincerlo a ritirare il suo appoggio a Massimo. per quanto riguarda la posizione della Dalmazia dal punto di vista
Marcello invece era dalla parte del clero e dei magnati dalmati e dell'amministrazione militare e civile, cioè se amministrativamente
proprio per questa sua attitudine fu piu tardi eletto proconsole. fosse dipesa dall'esarcato di Ravenna o dalla prefettura dell'Illirico
Oltre allo scolastico Marcello, in Dalmazia è conosciuto lo scola- orientale o soltanto dal governo centrale di sede a Costantinopoli.
stico Venanzio padre del papa Giovanni IV (640-642); siccome il Solo pochi storici si sono pronunciati in merito: superata e infon-
data è l'argomentazione di Diimmler C20 ), e qcella di Barada C )
21
papa era d'origine dalmata, è probabile che suo padre fosse stato
scolastico in questa provincia C17 ). non può essere presa in considerazione; non è affatto originale la
Sullo sviluppo interno della Dalmazia verso la fine del sec. VI e
tesi di Sisié C22 ),- Bulié espresse la sua incidentalmente 23 ) e molti
si sa poco, e questo poco è noto grazie alla corrispondenza di papa
Gregorio I e, come si è già detto, riguarda le condizioni interne
della Chiesa: la personalità del vescovo Natale, l'elezione e l'attività
(2 18) Greg. ep., II, 23; V, 6; IX, I55· .
del vescovo Massimo, nonché alcuni problemi minori. Ciò evidente- (219) SARIA, Dalmatia, p. 51-58; WxLKES, Dalmatza, p. 432-435·
mente non può significare che non ci fossero stati altri problemi. (2 20) DuMMLER, Slawen in Dalmatien, p. 2!. . .
(2 21) BARADA, Dalmacija, p. 476, è dell'opinione che dopo la n?ccupazwne
All'ordine del giorno doveva certamente trovarsi il grave e ingente da parte di Giustiniano I, la Dalmazia fosse diventata con _la Savra una .Pr<;
vi n eia bizantina sotto il prefetto dell'Illirico « la cui sede _sr trovava a .G_mstr-
niana prima (Lipljan presso Sk~pje) ll,. ~opo di _c~e co~trnua. « M~un~ro · · ·
(2 12 )
Greg. ep., IX, 136; IX, 27; XIV, 1; IX, 151; I, 3; IX, 24; VII, 26. allorché introdusse l'amministraziOne mrhtare e CIVIle der temi nel! Italia set-
(2 13 )
Greg. ep., IX, I)I. tentrionale, a capo della quale si trovava l'esarca di Ravenna, gli sottopose la
(2 14 )
Greg. ep., V, 34· Dalmazia)).
(2 15 )
Greg. ep., IX, 24 e 27. (222) Sxsxé, Povijest I, p. 227, copia letteralmente DIEHL, Exarchat, p. I70-
(2 16 )
Greg. ep., IV, 38; III, 22; VIII, 24. I7I. . . .
(2 17 )
Liber pont., I, 262: « Iohannes, natione Dalmata, ex patre V enantio (223) Buué, Distru.z:ione di Salona, p. 269: la Dalmazra era ammmrstrata
scolastico, sedi t annum I, menses VIII, dies XVIII ll. Cfr. Sr5xé, Povijest I, p. 283. dal proconsole e dal prefetto ed era sottoposta all'esarca.
altri sfiorarono soltanto la questione C 24). In modo piu particolareg- di fatto è rimasto fedele alla sua vecchia concezione. Nikolajevié-
giato hanno affrontato il problema Diehl poi, fino a un certo punto, Stojkovié, ha sostenuto, senza addurre argomenti decisivi, che la
Hartmann e finalmente Stein. La Dalmazia non apparteneva piu,
secondo Diehl, alla diocesi italica già dal tempo del governo di Va-
Dalmazia fosse stata sottomessa all'esarcato di Ravenna
. . ·
30
e
), cosa
(231) I fi
che la Klaié ha ultimamente con b uone ragwm respmto . n ne,
lentiniano III (? 419-455) e dipendeva senza dubbio dal prefetto del- circa vent'anni fa, ho espresso la mia opinione in merito che credo
l' Illirico. Che l'esarca interferisse negli affari dalmati, che cioè suoi sia utile esporre nuovamente. Già allora (232 ) avevo fatto un'osserva-
rappresentanti fossero intervenuti con la forza nell'elezione del ve- zione preliminare di carattere generale, concernente le .suddett~ con-
scovo Massimo, non doveva significare che egli esercitasse il suo getture: nessuno degli autori ha un'opinione ben defimta, tutti pon-
potere anche in Dalmazia. L'esarca era naturalmente il rappresen- gono delle riserve ricorrendo alle locuzioni cc a quanto pare >> (2 ),
33

tante imperiale presso il papa e interveniva quale superiore del ve-


scovo romano, e non di quello salonitano. Allorché si trattò di dare
(( mi pare )) C ), (( a buon diritto si può supporre ))
34 35
e
), e~c., e _i!
perché dì tutto ciò è comprensibile se si pe~sa eh;, co~e. s1 e. g1a
aiuto effettivo a Massimo che era stato anatemizzato, sulla scena detto, mancano quasi completamente le fonti per l ammm1straz1.one
apparvero o il proconsole Marcellino o il prefetto dell'Illirico per della Dalmazia all'epoca di Giustiniano e per quel poco che s1 s~
cui, concludeva Diehl, il governatore della Dalmazia dipendeva - a sulla fine del VI secolo, unica fonte valida è la corrispondenza d1
quanto pare - da quest'ultimo. Infine, il proconsole doveva rendere Gregorio Magno. Non bisogna però attenersi pedissequamente alle
ragione delle proprie azioni non all'esarca, bens1 direttamente alla fonti e, dato che ogni constatazione trova una sola conferma nelle
corte imperiale (2 25 ). fon~1, è impossrbile arrivare a una conclusione solida e fon~ata. Pa~­
Hartmann fu d'altro avviso: secondo lui l'esarca aveva il potere Lmdo di questo problema, bisogna tener presente. la situazwn.e _roh-
d'ingerirsi negli avvenimenti che avevano avuto luogo a Salona seb- ~ica del tempo in generale e in particolare lo sviluppo a~~umstra­
bene la Dalmazia si trovasse, dal punto di vista amministrativo, sotto tivo in tutto l'impero, nonché la peculiare posizione geopolitica della
il prefetto dell'Illirico (2 26 ). LI Dalmazia quindi dipendeva dal- Dalmazia. Abbiamo già constatato che la Dalmazia fu probabilmente
l'esarca di Ravenna sul piano militare, ma negli affari civili dal pre- elevata a rango di provincia proconsolare ai tempi di Giustiniano l
fetto dell'IlliricoC 27 ). Stein abbracciò all'inizio l'opinione di Hart- e Stein ha con molta probabilità ragione, allorché afferma che essa
228
mann ( ), ma piu tardi avanzò una nuova ipotesi, secondo la quale allora non dipendeva da nessuna prefettura. Non sono però d'ac-
Giustiniano non aveva unito la Dalmazia alla prefettura italica, dalla cordo né con lui né con altri autori che hanno accettato la sua con-
quale era stata separata fin dal 475, ma l'aveva lasciata, cosi come clusione che dal marzo 592 la Dalmazia sia venuta a dipendere dalla
la Sicilia, al di fuori di ogni prefettura C29 ). Essa invece fece parte, a prefettura dell'Illirico. Questa constatazione poggia su un unico da-
datare dal marzo 592, della prefettura del!' Illirico e se intendiamo sot-
to «amministrazione della prefettura» solo quella civile, allora Stein

(230) I. N 1KoLAJEVIé-STOJKOVré, Solin~k~ peé~t .egzarha Pav!a (723)26},


ZRVI 7 (r 96r), p. 6r-65. Cfr. per un'opmwne simile D. MANDic, J?almatta zn
24
(2 ) LJUBré, Upravitelji Dalmacije, p. 67; De them., commento di Pertusi, the Exarchat of Ravenna from the Middle of the VI untzl the mtddle of the
41; PRAGA, Storia, p. 26; BuRY, Later Rom. Empire, II, p. 277; SARIA, Dalmatia, VIII cent., "Byzantion", 34 (r964), p. 353 sgg. . , .,
p. 44 e 57; WrLKES, Dalmatia, p. 432-433. (231) N. KLAié, Zadar, dalmatinska metropola do XII stolJec~, Za~arska
(2 25) DIEHL, Exarchat, p. 1JO-IJI. revija", 2_3 ( 19 67), p. II4 e n. r6, nonché ultimamente N. KLArc, Potttjest l,
(2 26 ) HARTMANN, Byz. Verwaltung, p. 147; HARTMANN, Geschichte, I, p. 343· p. 112 e n. 27.
(2 27 ) Cfr. E. CASPAR, Geschichte des Papsttums, Tiibingen 1933, II, p. 410- (232) FERLUGA, Dalmacija, p. 35-37·
430. (233) D1EHL, Exarchat, p. 171.
(2 28 ) STE1N, Spatrom. Verwaltungsgeschichte, p. 387. (234) HARTMANN, Geschichte, l, p. 394-
(2 29 ) STE1N, Bas Empire, p. 8o1. (235) STEIN, Bas Empire, p. 8o2.

l"'' • _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ j ______________________
to: ,nel. ~arzo 592 Gregorio Magno si era rivolto a Giobino, prefetto Convincente è in questo caso la spiegazione del Diehl che l'esarca,
dell Illmco, e verso la fine della sua lettera, quasi si trattasse di quale rappresentante dell'imperatore, era intervenuto presso il papa
40
qualcos~ di secondari.o, scriveva: Natali autem fratri et coepiscopo quale superiore del vescovo romano, e non di quello salonitano (2 ).
n.o~tro tn n~llo glorza vestra opem contra iustitiam ferat . .. (2 36 ), Diehl cita inoltre il caso in cui l'esarca d'Italia fece costruire un
c,l.oe che. egh n.on doveva porgere aiuto contro la giustizia, quale se monumento in Africa che non poteva essere a lui sottomessa, poiché
41
l1mmagmava 1l papa, a Natale che era allora vescovo di Salona e sappiamo con certezza che essa formava un esarcato a sé (2 ). Allor-
con c.ui il papa era in disaccordo. Non vedo come si possa conclu- ché invece il papa Gregorio si rivolge all'esarca con una lettera in
dere m ~as~ ~ questa frase che la Dalmazia dipendesse dalla prefet- cui parla di avvenimenti che avevano avuto luogo in Istria, egli dice
tura d;ll Ill~nco, a m~no. che non lo si faccia in forma d'ipotesi. Il espressamente: directis itaque excellentiae vestrae iussionibus his, qui
42
p~pa s era nvolto a Gwbmo contando sul fatto che costui in qualità in Histriae partibus locum vestrum agere deo auctore noscuntur (2 ).
d1 prefetto dell'Illirico avrebbe potuto esercitare la propria influenza Per la Dalmazia non esiste nessun dato simile dal quale risulti che
a c~rte.' affinché la qu:stione fosse risolta a favore di Natale, poiché l'esarca vi avesse degli impiegati da lui direttamente dipendenti.
a gmd1care dal caso d1 Massimo, successore di Natale, tanto la corte Credo che la posizione stessa della Dalmazia spieghi l'intervento
quanto le al:re autorità bizantine erano dalla parte dell'episcopato dell'esarca ravennate negli affari dalmati. La Dalmazia era in realtà
dalmata e de1 magnati della provincia. Trovandosi la Dalmazia im- piu vicina a Ravenna che a qualunque altro centro amministrativo
mediatamente ai confini dell'-Illirico, il prefetto di esso aveva certa- bizantino e ciò vale soprattutto per le sue regioni costiere, poiché
mente molta influenza c in questo senso poteva essere anche richie- la via di comunicazione piu facile e rapida era quella marittima.
sto d~ esprimere la propria opinione a corte. Questa ipotesi è raffor- D'altra parte, se prendiamo le fonti alla lettera, risulta che la Dal-
mazia venne a trovarsi sotto il prefetto dell'Illirico nel 592 C ), e
43
zata. m oltre tanto dalla circostanza che la Dalmazia fino al 592 non
~ra mclusa nell'ambito di nessuna prefettura, quanto dal fatto che dopo questa data sotto l'esarcato di Ravenna C44 ). Ma una tale in-
1l proconsole Marcellino era stato invitato direttamente a Costanti- terpretazione non regge, poiché bisogna tener presente che l'esarca
nop~li in connessione col caso del vescovo Massimo C37). La Dal- interveniva militarmente in certi affari interni della Dalmazia e
ma~la . n.on era quindi, a mio avviso, dipendente dalla prefettura
che in essa entravano i generali dell'esercito stanziato sul Danubio,
45
del.l Ilhnco e tan:o meno dall'esarcato di Ravenna, anche se tale ipo- ogniqualvolta Avari e Slavi imperversavano con i loro attacchi (2 ).
tesi sembra poggiare su numerosi argomenti. Nel mese d'aprile del L'intervento aveva allora luogo tanto sul piano amministrativo o
594, il papa infatti rimproverava a Massimo d'essersi fatto insediare piuttosto politico, quanto su quello puramente militare dal centro
vescovo con l~ .for~a, ... ~aesis praesbyteris, diaconibus, ceteroque piu vicino e piu idoneo. Possiamo quindi esprimere come piu vero-
clero, manu mtlztan ad meaium diceris deductus (2 38), e nella lettera, simile l'opinione secondo cui la Dalmazia, da quando era diventata
che ver~o la ~ne di. questo stesso anno il papa inviò al suo legato a provincia- proconsolare, era rimasta amministrativamente indipen-
Costantmopoh, aggmngeva che a farlo erano stati gli uomini del- dente e che fra il proconsole e il governo centrale non esisteva nes-
l':sarca: nam. homines gloriosi viri patricii Romani ab eo (i. e. Ma-
XI.mo) praemza acceperunt eumque ita ordinari fecerunt, ut Anto-
nzum subdiaconum et rectorem patrimonii nisi fugisset occiderent(2 39 ).
(240) DrEHL, Exarchat, p. 171.
(241) DrEHL, Exarchat, p. 171.
(2 36 ) Greg. ep., II, 23. (242) Greg. ep., XIII, 33·
(2 37 ) Greg. ep., IX, 237. Cfr. DrEHL, Exarchat, p. 171. (2 4'3 ) Greg. ep., II, 23.
(2 38 ) Greg. ep., IV, 38. (2 44 ) Greg. ep., IV, 20, 44·
(2 39 ) Greg. ep., V, 6. (245) Theophylact. Simocat., 269.

l" '
86

sun'altra istanza ammmtstrativa né quella dell'esarca ravennate né


qcella del prefetto illirico.
Questo stato di cose dev'essersi protratto fino all'inizio del VII
secolo, allorché scomparve la vecchia provincia tardo-romana della
Dalmazia in seguito all'invasione av;ro-slava. Con la caduta di
Sal~na, av;enu~a fra il. 612 e il 615, si concluse il destino di questa Il
regtone n et s~ot' confi~t tardo-r~mani; della vecchia provincia rima-
sero alcune cttta costtere e le tsole, mentre l'interno subf cambia- L'ARCONTIA DI DALMAZIA
menti radicali (2 46 ).

Nel VII secolo, in seguito alle invasioni degli Slavi e al loro defi-
nitivo stanziamento nei Balcani, ebbero luogo nella provincia della
Dalmazia dei cambiamenti radicali da ogni punto di vista: terri-
toriale, etnico, economico, sociale, politico, strategico e quindi an-
che amministrativo. È quasi impossibile stabilire con precisione ciò
che in tale rivolgimento rimase nelle mani dei Romani. Data la
mancanza di fonti, soprattutto contemporanee agli avvenimenti, si
conoscono pochi dettagli sia sugli attacchi slavi, sia sulla sorte subita
dai Romani. Il risultato finale è comunque chiaro nelle sue linee
generali e nelle sue conseguenze. La grande provincia della Dalma-
zia, che si estendeva all'interno fino ai fiumi Savus e Drinus e dal-
l' Arsia a nord si spingeva fino alle Bocche di Cattaro a sud, era
scomparsa definitivamente. I "resti dei resti" di essa, erano ormai
concentrati sulla costa e consistevano in alcune città e nelle isole (1).
La nuova provincia della Dalmazia bizantina o imperiale era costi-
tuita in parte da antiche città ed in parte da nuovi agglomerati ur-
bani, legati fra loro e alle isole solamente dal mare, ancora sotto il
pieno controllo di Bisanzio. A partire dalla prima metà del VII se-
colo, ebbe inizio un nuovo ciclo nello sviluppo della Dalmazia.
La regione costiera aveva visto aumentare progressivamente la
sua importanza durante tutto il periodo del basso impero, come,
(2 46 )_ Cfr_._ STANOJEVIé, Vizantija i Srbi, II, 12; Sd1é, Povijest I, p. 232; No- del resto, tutta la zona marittima della penisola balcanica. Le isole,
DILO,. Hzsto?Ja, III, p. 309-314; JIRECEK, Die Romane n, I, p. 25-26; Buué, Di- il cui peso economico non era e non fu mai trascurabile, in que-
~:uzzone d:, Salona; P· 268-304; V. ToMAslé, Ancora sull'anno della distruzione
z Salona, Bui!. d1 are?. e storia dalm.", 33 (1910), p. 136-140; PRAGA, Storia, st' epoca non assursero a un ruolo di primo piano, essendo esse
p. 26-28; S~RIA, Dalmatza, p. 39-42; OsTRoGoRSKY, Storia, p. 71, 85; JoNEs, Later
Rom. Empzre, P· 315-317; WILKEs, Dalmatia, p. 435-437; N. KLAié, Povijest I
p. 112; FERLUGA, Iles dalmates, p. 102-103. ' (l) De adm. imp., 29, 49-53·
88

saldamente tenute dalle città ed essendo ancora l'interno della pro- Dopo l'occupazione della Dalmazia da parte degli Slavi e la ca-
vincia, con le sue ricchezze naturali, preponderante dal punto di duta di Salona, i Romani si ritirarono, secondo Costantino Porfi-
vista economico. E tale situazione è confermata indirettamente dalle rogenito, nelle città - :xaO''t'pCX. - costiere dove ne vivevano ancora
fonti nelle qvali, per il periodo fra il IV e il VII secolo, le isole sono ai suoi tempi, cioè verso la metà del X secolo. Queste città erano:
relativamente poco menzionate. La loro fortuna cominciò in effetti ... 't'à AEx'i'hEp·cx., "'t'Ò 'Pcx.·ouO"~ov, 't'Ò 'AO""ltrDvcx.i}o·v, "'t'Ò TIE't'pcx.yyoupw,
tardi, nel corso del VII secolo, allorché, qui come altrove nell'im- "'t'à A~a8wpcx., 1) '1Ap~'l'}, 1) BÉ:xÀcx. xcx.t 't'à "Ot{i·cx.pcx. ... cioè Cattaro
pero bizantino, divennero un luogo di rifugio per le popolazioni (serbo-croato Kotor), Ragusa (s.-cr. Dubrovnik), Spalato (s.-cr. Split),
che dall'interno o dalla costa fuggivano davanti agl'invasori bar- Trau (s.-cr. Trogir), Zara (s.-cr. Zadar), Arbe (s.-cr. Rab), Veglia
bari (2). (s.-cr. Krk) e Ossero (s.-cr. Osor)( 6 ).
Come si è detto, le fonti per il VII secolo, molto povere in ge- Bisogna però immediatamente sottolineare due punti al riguar-
nerale, lo sono particolarmente per quanto riguarda la Dalmazia, do: primo, che non tutte le città rimaste nelle mani dei Romani
le sue città e le sue isole. Le fonti piu esaurienti di cui disponiamo sono elencate dall'imperiale scrittore, e, secondo, che egli non di-
sono le opere di Costantino Porfirogenito, e quella di Tommaso stingue sempre fra le città nel continente e quelle nelle isole.
Arcidiacono, scritte in data posteriore agli avvenimenti e da autori Riguardo al primo problema, osserveremo che, pur essendo pres-
noti per la loro parzialità C). Di un certo aiuto sono l'archeologia socché impossibile fare una lista completa delle città, delle fortezze
e la linguistica ( 4 ), anche se la datazione di alcuni monumenti arti- o dei centri abitati rimasti in un primo momento in mano ai Ro-
stici e di alcuni fenomeni connessi allo sviluppo della linD"ua lasci mani, si potrebbe però almeno cercare di aggiungervi il nome di
-- b
alquanto dubbiosi. Tutto ciò non deve portare però a escludere a qualche agglomerato. Vorrei richiamare l'attenzione su di un brano
priori la possibilità di dare un quadro, afmeno g~nerale, della situa- di Costantino Porfirogenito tratto dal De administrando imperio:
zione quale si presentava dopo l'invasione slava in Dalmazia. L'ope- « ... solo le piccole città - 1tOÀlxv~cx. - sul mare non si erano arrese
ra di Tommaso, scritta verso la metà del XIII secolo, è abbastanza ed erano rimaste ai Romani, perché esse traevano dal mare i mezzi
lontana, dal punto di vista cronologico, dai fatti che descrive. Molto di vita >>C). Si ha l'impressione che il quadro qui dipinto rispecchi
piu vicina è invece quella di Costantino, tanto piu che una buona la situazione esistente nel VII secolo, quando tutta una fitta rete di
parte dei dati riportati nei capp. 29-36 del De- administrando im- piccoli centri ricopriva la costa e le isole dalmate, cioè prima che
perio, è stata scritta molto probabilmente prima della metà del X gli Slavi occupassero le coste e che i Romani si concentrassero nelle
secolo C). poche città descritte da Costantino Porfirogenito. Fra questi centri
è da annoverare Yadria, allora fondata da profughi C). Nelle mani
dei Romani si trovavano, verso la metà del sec. IX, Budua, Risa-
. (2) Si veda ora p. es. S. Hoon, lsle of Refuge in t!te Early Byzantine Pe- no C), forse anche Stagno (1°), nonché alcune città che portavano
rz~d, "!he Annua! of the British School at Athens", 65 (1970), p. 37 sgg., e ancora gli antichi nomi, come per esempio Nona o Scardona, que-
glt Atti del 2° ·" Symposion Byzantinon ", tenutosi a Strasburgo alla fine di
settembre del 1973, dedicato alle isole nell'Impero Bizantino in '"Byzantische st'ultima probabilmente ancora bizantina nel VII secolo.
Forschungen", V (r977). '
. (3) Per il loro valore storico cfr. GY. MoRAVcsrK, Byzantinoturcica, I, Ber-
1m 1958, p. 356-389; OsTRoGORSKY, Storia, p. 199-200; N. KLAré, Povijest l, (6) De adm. imp., 29, 44-53· . .
p. 22-26, 36-39 e la nota 5· (7) De adm. imp., 30, 58-6o. Per la termmologra cfr. p. 142.
4
( ) Per l'archeologia, ma anche per i monumenti artistici, cfr. N. KLAré, (
8
) Thomas, p. 31.
Povijest l, ~l capitolo. dedicato ai problemi di storia dell'arte e d'archeologia, (9) De adm. imp., 29, 90-92 e D~ t!tem., r~? 20:21: . .. . .
P: 90-92. Dr enorme Importanza, soprattutto per le isole, è l'opera del roma- (IO) Cfr. J. MARQUART, Osteuropazsclte und ostaszattsc!te Strezfzuge, Lerpzrg
nrsta SKoK, Slavenstvo, in particolare il tomo I. 1903, p. 251; JrRECEK, Die Romanen, p. 30; Srsré, Povijest l, p. 275-276, 28o;
5
( ) Cfr. FERJANcré, lzvori, II, p. 3· SARIA, Dalmatia, p. 40-42.
Per quanto concerne poi il secondo problema, Costantino Porfi- un attacco arabo durante il quale fu distrutta solamente la parte
rogenito doveva conoscere bene la differenza fra le città situate sul inferiore della città (1 3 ). Ci furono poi alcune città che Costantino
continente e quelle sulle isole, visto che il cap. XXIX del De admi- descrive nel suo De administrando imperio senza rendersi ben conto,
nistrando imperio termina con la seguente descrizione delle isole a quanto pare, che esse dovettero si la loro salvezza al mare, ma per
dalmate: « Bisogna sapere che sotto il dominio della Dalmazia vi il fatto specifico di essere delle isole. Si tratta di piccole isole o di
è tutta una ·serie di isole, serrate e numerose, che giungono fino a isolotti situati lungo la costa dalmata e separati da essa da un <Ingu-
Benevento, cosf che le navi non devono mai temere da questo lato sto canale d'acqua, largo normalmente qualche decina di metri e
'
il cattivo mare. In una di queste isole si trova la città di V ecla, su
' talvolta anche 100 metri, sui quali si sono mantenute in vita alcune
un'altra la città di Arbe, su un'altra ancora Opsara e su un'altra antiche città dalmate o sono sorti dei nuovi agglomerati romani.
Lumbricaton ed esse sono tuttora abitate. Le rimanenti isole sono Il caso piu chiaro è quello di TE"t'p~yyoupLV (it. Traù, s.-cr. Tro-
invece disabitate e hanno delle città abbandonate i cui nomi sono i gir). Costantino Porfirogenito mette immediatamente in risalto il
seguenti: ~~'t'~U't'pc~cVW, IILsoux, LcÀ~w. LXcpoci, 'AÀWT)7t, LXYJP- fatto che questa città - vr}crlov ÈO""t'L j.uxpòv Èv 't'TI iT~ÀcXcO"C7fl - è cioè
ocbwrcm, lluphq-~.~, McNE't'ii, 'EO"'t'~ouv'Ì]s e molte altre i cui nomi una piccola isola sul mare (1 4 ).
sono incomprensibili J> (n). Se nel cap. XXIX del De administrando In ·questo gruppo rientra, per le sue origini, anche Ragusa. Quan-
imperio Costantino parla solo di città in generale senza differen- do gli Slavi occuparono le città della Dalmazia, conquistarono, se-
ziare fra quelle sul continente e quelle sulle isole, ciò è dovuto al condo il De administrando imperio, anche Pitaura (it. Ragusavec-
fatto che probabilmente ritenne una tale differenziazione superflua. chia, s.-cr. Cavtat). Gli abitanti furono in parte uccisi e in parte fatti
Al tempo in cui la sua opera fu compilata, infatti, le città erano prigionieri; alcuni riuscirono a salvarsi con la fuga e si stabilirono
- tutte senza distinzione e come un gruppo omogeneo - i centri in un luogo roccioso - Raousion è sito btcivw "t't7Jv xpTJ[..tVWV - dove,
detentori del potere e la base caratteristica della provincia di Dal- al tempo a cui risale questa descrizione, cioè verso la metà del X
mazia e da esse dipendevano le isole. La descrizione che Costantino secolo, si ergeva la città (1 5 ). Oltre a essi, anche un gruppo di Ro-
fa delle città dalmate quali esse apparivano alla sua epoca, le notizie mani forse da Pitaura ma forse anche da Salona, la metropoli dal-
desunte dalle poche altre fonti archeologiche, nonché la posizione mata distrutta dagli Slavi, si rifugiò a Raousion e, cosa molto inte-
stessa che le città occupavano sulla costa, spiegano e chiariscono ressante, i nomi e i titoli di alcuni di essi rimasero annotati e sono
come esse poterono opporsi e sopravvivere all'invasione slava. riportati dal De administrando imperio (I 6 ). Per quanto riguarda
Il ruolo del mare, su cui l'impero bizantino conservava ancora
un dominio incontrastato, fu in quest'epoca d'importanza prima e
decisiva. Dal mare veniva la salvezza e la vita per le città della co- (1'3) Ibid., 29,
92-93 e De them., II, 21-22.
sta e per quelle delle isole. - (14) De adm. imp., 29, 258; cfr. N. KLAié, Povijest I, p. IIS.
Gli abitanti di Salona, distrutta dagli Slavi, si ritirarono prima (1 5 ) De adm.imp., 29, 217-227.
( 16 ) De adm.imp., 29, 217-236; per i nomi dei profughi vedi pm avanti
sulle isole e poi, come avremo ancora occasione di vedere, nella for- p. 102 e I20-I2I. A dire il vero, dal testo del De adm. imp., non si capisce
tezza di Aspalaton, dalle imponenti e forti mura (1 2 ). bene se i personaggi i cui nomi vengono citati provenissero da Salona o da
Pitaura; per Pitaura propende F. DvoRNIK, De adm. imp., Commentary, p. 107.
Cattaro poté forse salvarsi grazie alla fortezza superiore, se è Interessante mi pare comunque, per tutto il problema della formazione delle
possibile trarre delle conclusioni a posteriori dalla descrizione di città dalmate in quest'epoca, il fatto che i nuovi abitanti venivano non da uno
solo, ma da piu centri; cfr. N. KLAié, Povijest I, p. IIS. A proposito delle ori-
gini di Ragusa, bisogna segnalare ancora le seguenti tradizioni: Thomas, p. 30
e Pop Dukljanin, p. 319-320; cfr. N. BANASEVIé, Letopis Papa Dukljanina i na-
(ll) De adm. imp., 29, 285-293· rodna predanja, Beograd 1971, p. 94-roo. Per la tradizione locale, quale esisteva
(1 2 ) Ibid., 29, 246-250. ancora a Ragusa nel sec. XIV, cfr. Srihé, Povijest I, p. 441 n. 26 e F. Srsré, O
93

la configurazione di Raousion nel VII secolo, sono stati espressi dei Per quanto riguarda gli altri tre grandi centri dalmati, e cioè
dubbi: si trattava di un'isola, di un isolotto o piuttosto di una peni- V ecla, Arbe e Opsara, essi non ebbero a temere il pericolo slavo,
sola? Accettabili sono le conclusioni di Skok che, basandosi su una almeno non nel VII secolo, trovandosi nelle isole.
dettagliata e profonda analisi storica, linguistica e archeologica, ha Si potrebbe concludere che gli antichi abitanti della Dalmazia, i
risolto la questione affermando che Raousion fosse stata un isolot- Romani, abbiano abbandonato le loro sedi originarie fuggendo il
to (l 7 ). Col trascorrere del tempo, quest'isolotto fu unito alla terra- pericolo delle invasioni e abbiano trovato salvezza nelle città forti-
ferma e formò una penisola, cosa che del resto avvenne anche a ficate della costa, soprattutto in quelle dove il mare offriva una pro-
Curzola, città costruita in origine su di un isolotto (1 8 ). Del resto tezione contro i barbari inesperti nell'arte della navigazione e nella
anche se Raousion era legata al continente da uno stretto istmo, agli tecnica dell'assedio. Alcune di queste città probabilmente erano a
occhi dell'informatore di Costantino Porfirogenito o a quelli del quel tempo degli isolotti separati dal continente da uno stretto canale.
compilatore del De administrando imperio essa era un'isola cos1 La Dalmazia segui quasi lo stesso processo subito da altre regioni
come Traù «era una piccola isola nel mare, con uno stretto prolun- della zona costiera mediterranea come conseguenza dell'invasione
gamento fino alla terraferma a guisa di ponte e attraverso cui passa- degli Slavi. In effetti, molti abitanti delle città minacciate dai bar-
vano gli abitanti quando entravano in questa città'' (1 9 ). E quan- bari ~ e non solo quelli delle città - poterono evitare una peggiore
d'anche Raousion fosse stata una penisola, il ruolo del mare sarebbe sorte grazie alla posizione geografica del centro da essi abitato o alla
stato ugualmente decisivo ai fini della difesa della città allora fon- posizione del nuovo sito dove avevano trovato rifugio. Questi agglo-
data. merati umani sorsero spesso su isole o lidi uniti al retroterra da un
Diadora (it. Zara, s.-cr. Zadar), invece, non era a quel tempo canale marittimo che, anche se stretto, li rendeva inespugnabili per
un'isola, ma piuttosto una penisola circondata da tre parti dal mare i barbari. Per rimanere all'Adriatico, è sufficiente ricordare come
e unita alla terraferma da un braccio di appena 500 metri. Questa sotto la pressione dei barbari nacquero o si svilupparono nel sistema
fascia di terra era facilmente difendibile, sia perché relativamente insulare della laguna Torcello, Murano, Olivolo, Cittanova, Equilo,
breve, sia per il fatto che era rinforzata da una muraglia e da alcune Caorle, Malamocco, Alliola, Grado, Chioggia, ecc. (2 1 ). In !stria le
torri C0 ). città di Capodistria, Isola, Rovigno, sono altrettanti esempi del ge-
nere. Al di fuori dell'Adriatico è tipico il caso di Monemvasia nel
Peloponneso, fondata da fuggiaschi greci che abbandonarono le loro
hrvatskoi kraljici Margareti, Dubrovnik I929, p. 5-9; Lucré, Astareja, p. 30-34; sedi dinanzi alla minaccia slava, cronologicamente quasi nello stesso
41-44 e, dello stesso, Dubrovnik, p. I6, 21. periodo in cui si verificarono in Dalmazia gli avvenimenti appena
( 17 ) P. SKoK, Les origines de Raguse, '"Slavia", IO (I938), p. 449 sg., dove
sono analizzate tutte le fonti. Lo studio comprende una tavola con la ricostru- descritti (2 2 ).
zione di Ragusa nel sec. XII che permette di vedere chiaramente fra la città
sull'isolotto e il continente, il '"P;;.ludazzo". Si veda ancora Srsré, Povijest l,
p. 44I; FERJANCié, lzvori, II, p. 20; N. KLAré, Povijest l, p. II4-II5 e I20 (la
Klaié esprime ancora dei dubbi se si sia trattato di un isolotto o di una peni- Jadera, '"Zbornik Instituta za historijske nauke u Zadru", II (I958), p. 25-26;
sola); SKoK, Slavenstvo, I, p. I99· Bisogna aggiungere che secondo le ultime I. PETRICIOLI, Novi rezultati u istrazivanju zadarskih srednjovjekovnih fortifi-
ricerche archeologiche, l'isolotto primitivo di Ragusa sarebbe stato abitato già kacija, "'Diadora", 3 (I965), p. I7I; I. PETRrcroLI, Neuere Arbeiten an Denkma-
prima dell'invasione slava. lern der vor- un d fruhromanischen Architektur in Zadar, '"Archeologia iugo-
(1 8) SKoK, Slavenstvo, I, p. I99· slavica", VII (I964), p. 8I-82. Cfr. FERLUGA, Zara, p. I74 sg.
(1 9) De adm. imp., 29, 258-260. (21) Cfr. CESSI, Storia, I, p. 8-9. Da notare in u~ documer,tto dell'827 l'an-
(2°) Il fossato che ancor oggi rientra per circa 250 m. nella città di Zara notazione riferentesi a Grado « que est perparva msula '', m: CEssi, Doc.,
dalla parte ovest è il residuo di un canale scavato nel sec. XVII che trasformò I, p. 85.
allora la città in un'isola. Il canale fu quasi completamente riempito nel I875· (22) Cfr. A. BoN, Le Péloponnèse byzantin jusqu'en 1204, Paris I95I,
Per le mura vedi M. Suré, Novija arh~olosko-topografska istraZivanja antickog P· 34-35·
95
94
Interessante il ruolo svolto dalle isole dalmate durante l'invasio- ma metà del VII secolo. Tale conferma è data però indirettamente,
ne slava, e certamente anche nell'epoca immediatamente seguente, poiché sarebbe stato impossibile passare sulle isole per viverci o sfrut-
perché raggiunsero un'importanza di primo piano quale non ebbero tarle, se il mare non fosse rimasto sotto il controllo bizantino.
mai né prima né dopo e che in questo periodo superò quella delle Tommaso Arcidiacono è al riguardo molto p ili esplicito: dopo
città. T al e ruolo l'ottennero in virtu della loro posizione geografica e perfino durante la presa di Salona da parte degli Slavi, i Romani
e grazie al dominio di Bisanzio sul mare. Il mare ebbe una funzione della metropoli dalmata « ... sparsim alii ad alias insulas propera-
essenziale come elemento difensivo di fronte agli attacchi slavi, evi- bant )), Altri, spaventati, fuggirono ancora piu lontano, ma sembra
dente già nella sorte delle città situate su isolotti o su delle penisole che per lo piu si rifugiassero sulle isole. Infatti Tommaso aggiunge
lungo la costa dalmata. Purtroppo non disponiamo per questo pe- che: « ... tandem pars aliqua tenui t insulas quae Sol uta vocatur,
riodo di fonti scritte contemporanee. Solo l'archeologia e la lingui- alii ad Bratie, alii ad Faron, alii ad portus Lysie et Corcyre appli-
stica potrebbero apportare dei nuovi elementi in grado di colmare, cuerunt )) (2 4 ), cioè che le cinque grandi isole di Solta, Lesina, Braz-
al~eno in parte, le lacune delle nostre conoscenze, ma purtroppo
za, Lissa e Curzola, offrirono certamente ai Salonitani un primo
gh scavi sono rarissimi e i pochi risultati non sono stati oggetto di rifugio. Dal De administrando imperio sì deduce indirettamente
studi completi e sistematici. Fanno eccezione i lavori del grande e che tutte le isole dalmate erano nelle mani dei Romani al momento
brillante romanista Petar Skok, alcuni dei quali sono giustamente dell'invasione slava. Secondo un passo del cap. XXIX, nel X secolo
dedicati alle isole dalmate. erano ancora sotto il dominio della Dalmazia - Ù1tÒ "t'Ì]V Emxpci-
't'ELav 't'f]ç ~EÀ'!J.a't'L'aç - le seguenti isole: Veglia, Arbe, Cherso,
Le due fonti già citate, cioè l'opera di Costantino Porfirogenito
Lussino, Vergada, Pasman, Isola Lunga o Grossa, Selva, Scarda,
e quella di Tommaso Arcidiacono, anche se posteriori agli avveni- 5
Ulbo, Scherda, Pago, Premuda, Mela da, Eso, Sestrugno (2 ). Segue
menti, sono tuttavia di tale importanza per ogni ricerca che ogni
al cap. XXXVI l'enumerazione di un altro gruppo d'isole, tre delle
analisi dello sviluppo storico della Dalmazia deve basarsi su di esse.
quali non erano nel X secolo nelle mani dei Narentani e quindi
Il De administrando imperio di Costantino Porfirogenito forni-
appartenevano nel VII secolo certamente ai Romani: - Lissa - ciò
sce delle informazioni sufficienti circa le frontiere della Dalmazia
d'altronde è confermato anche da Tommaso - Lagosta e Cazza.
romana, ma è alquanto succinto quando si tratta di analizzare le
Sempre nello stesso capitolo si dice che le isole di Curzola, Meleda,
conseguenze dell'invasione slava. L'opera offre un quadro della si-
Lesina e Brazza appartenevano ai Pagani o Narentani sopra men-
tuazione, quale si presentava nella prima metà del X secolo e per
questo pone al centro della narrazione le città dalmate. Cionono-
e
zionati 6 ), ma, nel VII secolo, secondo Tommaso, erano romane.
Almeno Curzola (cioè Corcyra), Lesina (cioè Pharus) e Brazza (cioè
stante vi sono contenuti anche dati di notevole interesse sul periodo
Brattia) lo erano senza dubbio alcuno C7 ).
precedente e quindi anche su quello in cui le isole ebbero un ruolo
Altre fonti confermano questa situazione in Dalmazia. Nella
preponderante. Nel cap. XXX del De administrando imperio si trova
Vita S. Domnii si racconta che dopo l'invasione degli Slavi e la
un passo breve, ma esauriente: «Da quando infatti s'erano inse-
diati, i detti Slavi avevano sotto il loro dominio tutti i dintorni della
Dalmazia; i Romani delle città coltivavano le isole e vivevano d'esse
( 24 ) Thomas, p. 28; cfr. N. KLAré, Povijest l, p. II4: Tommaso è per questo
)OCà E~ouv E1; a:ù-rwv )) (2 ). Si parla del fenomeno dal punto di
3
-
capitolo una buona fonte.
vista delle città e non c'è quindi conferma diretta del fatto che le (2 5 ) De adm. imp., 29, 285-293·
isole erano diventate il luogo di rifugio dei Romani durante la pri- (2 6 ) lbid., 36, 21-23 e 15-2r. Cfr. l'interessante articolo della KLAré, Ne-
retvanska kndevina, p. 129 sgg. secondo il quale gli Slavi avrebbero occupato
le isole già nel sec. VII; esso differisce dal nostro punto di vista anche su altre
questioni.
(2 7 ) Thomas, p. 28. Cfr. N. KLAré, Povijest l, p. 214-215.
(2 3) De adm. imp., 30, 12o-121.
97

distruzione di Salona « concives ad proximas insulas confugue- sediamenti lungo la costa C2 ). Si tratta, qui come nel resto dell'im-
runt )) (2 8 ). Ecco dunque i dati di Tommaso confermati da un'altra pero, di XIXO''t'ÉÀhrx, castella, cioè di fortezze o piccole città, che
diventavano col mutare dei tempi sempre piu numerose C ).
3
fonte. Ma non furono solo le isole piu vicine alla metropoli saccheg-
giata dai barbari, a servire da rifugio agli abitanti; molti si disper- Risulta evidente dalla descrizione di Tommaso, che i Salonitani
sero in altre direzioni e su altre isole piu lontane. rifugiatisi sulle isole non avevano intenzione di rientrare subito nella
La nostra fonte, cioè Tommaso Arcidiacono, racconta come i loro città distrutta (dove, però, neppure gli Slavi si erano stabiliti)
Salonitani una volta sbarcati sulle isole menzionate, presero ad inte- « ... quia non erat tutum inter ruinas urbis antique habitacula po-
ressarsi della sorte dei familiari e degli amici inviando « ... per e
nere )) 4 ). Fu necessaria tutta la forza di persuasione e di argomen-
alias et alias insulas JJ gente alla loro ricerca. Non bisogna dimenti- tazione di uno dei magnati di Salona, Severo, per convincerli tutti
care, d'altra parte, che gli abitanti di Salona, dopo essere rimasti - « placuit hoc consilium nobilibus et popularibus universis JJ - a
per un certo lasso di tempo sulle isole, rientrarono nel Palazzo di stabilirsi nel Palazzo di Diocleziano, vera fortezza, facile da difen-
Aspalaton-Spalato e che i fondatori di Yadria, erano arrivati in que- dere contro gli Slavi. Pur essendo Tommaso vissuto piu di due se-
sto luogo « exeuntes de insulis JJ cercando «per diversas partes dal- coli dopo gli avvenimenti qui descritti e pur essendo noto il suo odio
matici littoris opportuna sibi ad habitandum loca JJ (2 9 ). Il racconto per gli Slavi, malgrado ciò, mi sembra che il nocciolo della sua nar-
di Tommaso sembra apportare altri elementi a riprova del fatto che razione ~ia accettabile, perché è in parte confermato da altre fonti,
le isole restarono, almeno in un primo momento, nelle mani dei e d'altra parte sembra ~he egli abbi~ avuto la possibilità di consul-
tare dei documenti oggi putroppo andati perduti C ).
5
Romani e che essi avevano l'intenzione di installarvisi definitiva-
mente. I rifugiati avrebbero cominciato a costruire delle case, all'ini- Se si paragona il brano del De administrando imperio con qt:ello
zio piuttosto rudimentali, a cercare luoghi che piu si prestassero ad di Tommaso Arcidiacono, si possono trarre come piuttosto proba-
una comoda forma di vita, e a darsi al commercio C0 ); in una pa- bili le segt:enti conclusioni: una beona parte dei Romani che vive-
rola, essi cominciarono ad organizzare la propria esistenza su una vano all'interno della provincia di Dalmazia, ma anche parte di
base stabile e duratura. Una volta occupate- le- isole, bisognava pen- quelli risiedenti nella ;egione costiera e soprattutto nelle città che
sare anche a difenderle in maniera organizzata e infatti, secondo la erano state distrutte, si ritirò sulle isole dalmate. In un primo mo-
nostra fonte: « ... tunc electi juvines armatis liburnis ceperunt per mento, che non si può per ora fissare cronologicamente, tutte le
Dalmatie littora discurrentes hostibus insidiari. Tantas enim cedes isole rimasero nelle mani dei Romani, quindi sotto il potere di Bi-
et predas de ipsis cotidie faciebant, quod nullus Sclavorum erat
ausus ad mare descendere JJ CS 1 ). I dati di Tommaso sulla difesa delle (32) SKoK, Slavenstvo, I, p. 22, 23, 27, 38, 58, 6o, 88, IIO, III, I69, ?~·
isole, sono confermati dalla loro stessa toponimia. Sulle isole di V e- (33) Cfr. KrRSTEN, Die byz. Stadt, p. 33 e n. I19; v. FALKENHAu:E:', Sudz-
glia, Cherso, Arbe, Pago, Selva, Eso, Solta e Brazza, ricorrono molto talien, p. I33-I34; GurLLOU, Régionalisme, P· ss-s8, 29); N. KLAié, CtVttas, Ca-
strum und Villa im fruhen Mittelalter in Dalmalien, in Actes du Jle Congrès
spesso nomi di luoghi quali Castellione, Kosljun, soprattutto negl'in- intern. des études du sud-est européen, Athènes 1972, Il. Histoire, Atene 1974,
p. 343-348. Vedi anche la nota r89.
(3 4) Thomas, p. 32.
.. (2 8 ) E vita S. Domnii episcopi, in RAòo, Doc., p. 288. Cfr. N. KLAré, Po-
(35) N. KLAré, Povijest I, p. 23, 24: nelle parti piu antic~e della sua opera,
Tommaso appare piu sincero e sicuro che non nelle successive; nel descnvere
VtJest l, p. I 3·
la caduta di Salona e l'arrivo dei Croati, egli si serve, secondo le sue stesse
(2 9 ) Thomas, p. 31.
(3°) C'è da chiedersi se questo commercio marittimo di piccola entità non parole, delle fonti scritte ( scripta), della tradizione e ~i dive_rse opini_oni} non
rientri nell'ambito della raccolta di regolamenti nautici nota sotto il nome di è attendibile quando descrive, sia pure con molta plastica chrarez~a, rl nt?rno
V6J.lo~ 'Poliéwv vau1:tx6~, ed. W. AsHBURNER, The Rodian See Law, Oxford I909.
dei Salonitani nel palazzo. In proposito. cfr...an_che. s. GuNJACA, v!~ro~os:OJ11?.st
Cfr. OsTRocoRsKY, Storia, p. 85. Tome Arhidjakona i poslednji dani Salma, · Vjesmk za arheologiJU I hrstonJU
(3 1) Thomas, p. 29. dalmatinsku", LIII (r950-195I), p. 99-I20.

0 averische
Staatsbibliothek
Mi.inchen
99
sanzio. Infine, gli Slavi non passarono immediatamente sulle isole cambiamenti etnici: l'elemento romano e quello slavo cominciarono
dopo il loro stanziamento nel continente. Il racconto di Tommaso, a convivere e a integrarsi. Per il momento non possiamo occupar-
anche se limitato al solo territorio di Spalato, presenta tuttavia gran- cene e ci limitiamo a dire che col tempo esso cambiò il qcadro en-
de interesse, in quanto piu preciso nell'esposizione degli avvenimenti tro il quale si andava sviluppando la nuova provincia bizantina. Gli
che non quello di Costantino Porfirogenito. La situazione qual'è Slavi, dopo essere passati sulle isole e averne iniziata la colonizza-
descritta nel De administrando imperio riflette infatti il periodo in zione, s'insediarono prima nei dintorni e poi nelle città stesse e spes-
cui le città erano ormai assunte a maggior importanza: vi si parla so si fusero con i Romani. Fondarono quindi i loro stati che, confi-
solo di xcicr'tpa., di cui alcuni anche sulle isole, ma è evidente che nando il piu delle volte con le città, li portarono ad allacciare con
le isole erano rientrate nella sfera di influenza delle città e che di- esse rapporti sempre piu stretti e tutto ciò contribuf a porre le basi
pendevano da queste. di una simbiosi che doveva durare per secoli. Anche da questo pun-
Dopo che gli Slavi si furono stanziati sul continente, alcuni cen- to di vista, il sec. VII segnò l'inizio di un'epoca ncova per la Dal-
tri urbani, poco numerosi e con un territorio circoscritto e difficil- maziae8).
mente misurabile, rimasero in mano ai Romani. Dall'altra parte, di Nel VII secolo, dunque, i limiti della provincia bizantina di Dal-
fronte a quattro importanti città - Ragusa, Zara, Traù e Spalato, mazia erano "grosso modo" tracciati. I secoli st:ccessivi dovevano
poiché non si può contare Cattaro, troppo a sud - c'era tutta una però registrare dei cambiamenti dovuti a vari processi: le città af-
catena di isole, grandi e piccole, ricche e povere, coltivate e aride, fermarono la loro supremazia politica ed economica; gli Slavi avan-
abitate e disabitate. Tali isole formavano praticamente, nel VII se- zarono verso il mar~ e passarono sulle isole; il governo bizantino
colo, il grosso della provincia bizantina di Dalmazia, tanto dal punto introdusse alcune riforme amministrative che tuttaYia non impedi-
di vista territoriale - se ne contano 1040 in Dalmazia - quanto dal rono alle città di rendersi sempre piu indipendenti fino a portare al
punto di vista demografico. Anche se continuavano a esistere, sul frazionamento interno della provincia. Bisogna però subito chiarire
continente, dei centri romani, certamente piu numerosi di quelli che al riguardo che la Dalmazia non divenne mai una federazione di
figurano nell'opera di Costantino C6 ), la loro sorte era tuttavia se- città singole, malgrado le forti tendenze autonomistiche di ognuna;
gnata, perché non avevano alcuna possibilità di sopravvivere, circon- in seguito allo sviluppo politico si formarono piuttosto dei gruppi
dati com'erano dagli Slavi, isolati e distaccati dal mondo romano che abbracciavano piu città (p. es. qcelli delle isole del Quarnaro,
della costa. L'evoluzione delle popolazioni romane o romanizzate della Dalmazia centrale, di Ragcsa, ecc.).
che rimasero all'interno della penisola balcanica, seguf una sua via Si è vista la parte predominante assunta dalle isole nel sec. VII.
specifica. Il nostro interesse è ora rivolto in particolare alla provin- Paragonando ora questo fenomeno con i fatti descritti nell'opera di
cia bizantina di Dalmazia, ormai ridotta alle poche città della costa Costantino Porfirogenito, relativi quindi alla metà del X secolo, si
e alle isole. Qui la popolazione aveva subfto un continuo aumento può facilmente notare un. vero capovol~i~e~to de~la ~ituazio~e, ca-
demografico, soprattutto nella prima metà del VII secolo, sfociato ratterizzato dalla predommanza delle citta 1n tutti gli aspetti della
in un rafforzamento dell'elemento romanoe 7 ). Parallelamente si vita provinciale.
andava manifestando un altro fenomeno dovuto agli stessi radicali Costantino, nel De administrando imperio, scrive che fra le città
sulle isole, ai suoi tempi ne erano tuttora abitate solo tre sulle grandi
isole del golfo del Quarnaro e una n eli' arcipelago di Zara. Le altre
(36) JrRECEK, Die Romanen, p. 30. erano disabitate - cio[XYJ't'a. - e le loro città erano state abbandonate,
(3 7) De adm. imp., 32, 21-25: la Serbia, la Pagania, il Chelmo, la Terbu-
nia e la regione di Canale, erano sotto il dominio dell'imperatore dei Romei
e furono devastate dagli Avari che: « .•. rbtò -rwv hei:rre yàp 'Pw[.tàvovç -roùç vvv
~EÀ[.ta-r(av xal -rò ~vppàxtov clxovv-raç à1tÉÀarrav >>. (38) Cfr. anche N. KLAré, Povijest I, p. 97-98.
101

IOO
.fonde. La città di Zara era già precedentemente importante, essend_o
erano cioè degli Èpl)[lOXIXO"-rpa. C9 ). Si è sostenuto a buon diritto, che il centro della provincia, come lo attesta per l'anno 8o4 la Storta
ciò non vuoi dire per l'imperiale scrittore che le città o le isole fos- e
della traslazione delle reliquie di Santa Anastasia ). Ev~dente­
4

sero disabitate, ma soltanto che non erano piu abitate da Romani (40 ). mente la scelta era caduta su di essa perché Salona era stata d1strutta
Gli Slavi avrebbero dunque attraversato i canali che separavano il e i suoi abitanti si erano dispersi sulle isole, in altre città o anche
continente dalle isole e si sarebbero a poco a poco sostituiti alla po- fuori della Dalmazia. La città che doveva nascere entro le mura del
polazione romana, provocando un cambiamento etnico radicale nella Palazzo di Diocleziano era ancora in via di formazione e per di piu
e
Dalmazia bizantina 1 ). Per valutare tale cambiamento in tutta la Aspalaton non aveva alcuna tradizione politica in Dal~azia. L'orga-
sua portata e per seguire il processo che portò le città ad assumere nizzazione ecclesiastica era crollata e la sua metropoh, Salona, era
un ruolo predominante a scapito delle isole, bisognerebbe rispondere stata distrutta. Dovrà trascorrere un lungo periodo prima che il po-
a varie domande. Stabilire, prima di tutto, quando le città, soprat- tere metropolitano della provincia sia ripristina~o. Ad og~i modo,
tutto quelle del continente, riconquistarono la loro supremazia poli- all'inizio del IX secolo, le città erano certamente 1l centro v1tal.e del~a
tica; quali ne sono state le cause, come s'è svolto questo cambia- provincia, visto che con la pace di Aq~isgrana dell' 81~ fra. B1sanz1~
mento. E ancora, qual'è stato il ruolo delle città una volta che gli e Carlo Magno, questi ottenne per l'1.m?e~o f~a~co. l lstn:; la Ll-
Slavi approdarono alle grandi isole del Quarnaro. Infine, come si è burnia e la Dalmazia « exceptis marzttzmzs czvztatzbus '' ( ), nelle
effettuato questo passaggio, quale influenza ha esercitato sui cam- quali era concentrato il potere politico. Manca un qu~lu~que accen-
biamenti politici e quale importanza hanno avuto in questo pro- no alle isole! La ripresa del potere da parte delle e1tta deve. aver
cesso le misure amministrative e politiche adottate dal governo bi- avuto luogo probabilmente già nell'VIII secolo. Nel.le opere di C~
zantino. stantino Porfirogenito non vi sono dati in propos1to, m.en~re ~l~
Non è facile rispondere a tutti questi interrogativi perché, biso- esplicito in merito è Tommaso Arcidiacono. Do?o. essers1 nfug1at1
gna ripeterlo ancora una volta, le fonti scritte sono estremamente sulle isole i Salonitani, come si è già detto, commc1arono a poco a
povere e quelle archeologiche e linguistiche difficilmente databili. poco a darsi un'organizzazione stabile, ma, trasc~rso un.certo tempo,
Ci troviamo quindi, anche per la Dalmazia, pienamente nelle "dark Severo, personaggio importante poiché vien.e ch1~m~to 11 g~ande Se-
ages". vero _ magnus Severus ... quia pre cetens ma1~n .aucto:1tate pol-
Si può comunque almeno tentare di dare una risposta parziale lebat C6 ) - li convinse a trasferirsi nel Palazzo d1 D1ocle~1a.no. ~Ila
ai problemi posti, cominciando coll'esempio di Zara. Gli annali fine accettarono tutti e « auferentes omnia, que habebant m msubs )),
.
ma senza il bestiame, fissarono la loro d1mora nel Pal azzo (47) · C"'
w
franchi menzionano verso la fine dell'anno 8o5 dei "legati Dalma-
tan:m" alla corte di Carlo Magno e cioè un "dux Jaderae" e il ve- deve essere avvenuto nella seconda metà del sec. VII, ma potrebb'es-
e
scovo zaratino Donato 2 ). Zara era la metropoli della Dalmazia sere benissimo anche di data posteriore es).
che, però, in questo momento era una provincia franca 3 ). Il pe- e
riodo franco in Dalmazia fu di breve durata e non lasciò tracce pro-

(44) RAcKI, Doc., p. 3o7; cfr. N. KLAié, Povijest l, p. 11. .


(45) Einhardi Vita Caroli Magni, e::L ~· H. Pertz-G. Wattz, m SS rer. germ.
(39) De adrn. imp., 29, 290.
( 40 ) Cfr. p. es.: FERJANc1é, Izvori, II, p. 26 n. 7, e N. KLA1é, Povijest l,
in usum scholarum, Hannoverae et Ltpstae 1905, p. 16.
p. II5-II6 e 214. (46) Thomas, p. 32.
( 41 ) Cfr. per i cambiamenti etnici: N. KLA1é, Historijska podloga hrvatsko- (47) Thomas, P· 3 2· · N K ' P
(48) FERLUGA, Dalmacija, p. 43, e per una data ~osteno~e: . . LAIC, o-
ga glagoljastva u x i XI stoljeéu, '"Slavo", 15-16 (1965), p. 254 sg.; N. KLAié, .. I - Thomas p 29 dice infatti che 1 Salomtam: « ... multo
Povijest l, p. II2 sg., 213 sg.; FERJANcré, Izvori, II, p. 13 n. 16 e 17. VIJeSt , p. II9- 120 ' ' ' ' {' 2 na
42 tempore in insulis commorati sunt ''· Secondo KARAMAN, Sp zt, P· 240- 41, u
( ) Einh. Anna!., p. 193.
43
( ) FERLUGA, Dalmacija, p. 48-49 e FERLUGA, Zara, p. 180-181.
102 103

Cerchiamo ora di esaminare piu da presso alcune delle cause di ma, quella forma territoriale, ma piu tardi econom~ca, soci~Ie: poli-
questo cambiamento in Dalmazia. La situazione s'era capovolta in tica, ecc. che divenne predominante. Il rapporto fra Is.ole e citta ~eve
seguito all'invasione slava e si presentava come segue: poche città essersi capovolto durante il sec. VIII, e, per quanto nguarda le Isole
sul continente e un grande territorio composto dalle isole sulle quali in particolare, la loro posizione politica cambiò rispetto al secolo
si trovavano rifugiate le autorità civili, militari ed ecclesiastiche, se precedente. . .
non tutte almeno in gran parte, e un notevole contingente di popo- Q uando è avvenuto il passaggio degli Slavi dal contmente alle
lazione venuta dal continente. Nell'epoca tardo-romana, le isole di- l f,,
isole? Bisogna aggiungere subito che la doman da cos1 com e ~r~u-
pendevano dalle città e formavano in genere il loro ager (cosi Zara, lata non è corretta. L'ho riportata in tal modo soltanto per~he e .1~
Traù, Salona ecc.), fatta eccezione per le grandi isole del nord e per forma in cui è stata sempre posta. La maggior parte degli stonc1
Lesina - colonia romana. Sulle isole rimaste romane, le città che risponde proponendo, per Io pi(I senza dare spieg~zi~ni, il VII_ se-
erano riuscite a sopravvivere alla catastrofe dell'invasione slava, ave- colo ("r). Purtroppo neppure le fonti linguistic~e ~I. mutano a nsol-
vano conservato la loro posizione privilegiata, ma in altri casi deve vere il problema, perché sono estremamente difficili d~ datare.
aver avuto luogo una lunga lotta per ripristinare l'antico sistema. Le quattro isole di Meleda, Curzola, ~ra~za e Lesm~, v~rso la
Per esempio i Salonitani: essi abbandonarono tutti la loro città - metà del X secolo si trovavano nelle mam dei Narentam e SI pone
nobiles et populares - e si ritirarono in parte sulle isole intorno a anche qui la precisa domanda: quando sono pas~ate agli Slavi? La
Salona, in parte a Yadria, in parte a Ragusa. Non è un puro caso maggior parte degli studiosi che si. sono occupati del pro~lema h~
se la tradizione ha tramandato i nomi di Gregorio, Arsafio, Vitto- proposto una data che si colloca differenteme~te nella. pnm.a met~
rino, Vitale, Valentino arcidiacono e Valentino padre di Stefano il del IX secolo (5 2). Da parte mia, avevo suggento, venti anm fa, di
e
protospatario, tutti fuggiti da Salona a Ragusa 9). Fra i Salonitani considerare questo come un processo inizia tosi v~:so la fì~e de~, V!I
rifugiatisi sulle isole c'erano sicuramente dei "nobiles" come "nobi- secolo e conclusosi verso gli anni trenta del IX ( ). Maksimovic, m
le" era Severo, cui si è accennato precedentemente. La sua posizione un articolo dedicato esclusivamente a questo problema, è giunto ali~
sociale traspare sia dal soprannome di "magnus", sia dall'autorità conci usione che il processo di colonizzazione delle isole, almeno di
che gli si riconosceva, sia ancora dall'interessante circostanza che Brazza e Lesina, ebbe luogo nell'VIII secolo e procedette poi con un
prima a Salona abitava « iuxta columnas palatii supra mare », dun- ritmo accelerato nella seconda metà dello stesso secolo, come c~nse­
que in uno dei posti migliori. Severo dovette ricorrere a tutta la sua guenza della situazione in cui si trovava in que_l mo~ento B;san-
influenza per convincere i Salonitani ad insediarsi nel Palazzo e, zio (5 4 ). In ogni caso doveva essere giu~to al tern:me pnma dell 830,
per riallacciarsi alla vecchia tradizione politica, parlò loro di Salona perché in quell'epoca arrivò a Venezia un « m1ssus Sdavorum de
e non .di Aspalaton. Disse infatti di passare nel Palazzo « ... do- insula Narrentis », si fece battezzare dal doge e concluse una pace,
nec rebus prosperius succedentibus Salonam reedifìcandi possibile a dire il vero di breve durata CS 5 ). Il fatto che "insula" sia al singo-
50
foret )) ( ). Essi ne presero cosi possesso e vi restarono invece defi- lare, non deve creare difficoltà, perché una decina d'anni piu tardi,
nitivamente fondando una nuova città: Spalato.
La Dalmazia imperiale cominciava lentamente a prendere far-

(51) Cfr. SKoK, Slavenstvo, I, p. 256; N. KLAré, Povijest I, p. 713·216.


(52) LJ. MAKs1Mov1é, O vremenu dolaska Neretljana na daln:atzns~a ?strv~,
parte del ""Palazzo di Diocleziano" era già abitata prima che i Salonitani vi "'Zbornik Filozofskog fakulteta", VIII, Beograd 1964 (Spome~zca ~thatla Dt-
arrivassero dalle isole; cfr. anche SARJA, Dalmatia, p. 4r. niéa), p. 145 n. 1 ; KLAré, Neretvanska Kneievina, p. 129, 132 e per rl sec. VII.
49
( ) Thomas, p. 30 e De ad m. imp., 29, 230-233. Cfr. N. KLAré, Povijest l, (5·3) FERLUGA, Dalmacija, p. 78. . .
p. II4 e n. 35, e bibliografia ivi citata. Vedi anche p. 91 e le nn. 98 e 99· (54) MAKSJMOV1é, op.cit., P· 145 sg. e soprattutto le conclus!Om a p. 15I.
( 50 ) Thomas, p. 32.
(55) Giovanni Diacono, p. IIO.
verso l' 839-840, il doge « pertransiens ad Narrentanas insulas >> ap- C'è ancora un argomento che si dovrebbe prendere in conside-
parve sul posto e rinnovò la pace (' 6 ). È da rilevare che d'allora in razione a proposito dei problemi concernenti il passaggio dei Na-
poi i Narentani ripresero senza piu interruzioni la loro attività sui rentani sulle isole. Gli studi particolareggiati condotti da Petar
mari, sia come mercanti che come pirati. Skok, hanno dimostrato che gli Slavi avevano colonizzato Brazza,
A proposito del passaggio degli Slavi sulle isole, bisogna aggiun- Lesina, Curzola e Meleda venendo da est CS 0 ), per cui avevano occu-
gere ancora alcune considerazioni. Dopo la metà del VII secolo, pato da principio quelle parti delle isole che erano piu vicine al con-
cioè dopo l'occupazione slava del continente e prima degli anni tinente. E ancora: gli Slavi, o i Narentani, evitarono di colonizzare
trenta del IX, quando è menzionato un "missus" slavo delle isole le due isole di Lesina e Curzola lungo la costa e si ritirarono invece
naretane, ci fu una, e ripeto, una sola azione degli Slavi sul mare. verso l'interno. Se avessero avuto una flotta con la quale dominare
Se l'attività marittima degli Slavi fosse stata tale da destare preoc- i mari o almeno potersi assicurare il passaggio attraverso i canali,
cupazioni, nonostante la grande povertà delle fonti, ne sarebbe ri- di cui alcuni molto stretti, avrebbero occupato probabilmente le co-
masto registrato certamente almeno un qualche cenno. Si può natu- ste delle isole. Il che non avvenne, perché il controllo del mare e dei
ralmente rispondere che questo tipo di processo di colon-izzazione passaggi marittimi dal continente -alle isole e da isola a isola era
si svolge in silenzio e che solo i ;isultati ne sono visibili; in altre sempre nelle mani dei Romani di Dalmazia e quindi di Bisanzio.
parole, che si può constatare la fìne del processo, ma non si puÒ fis- Questa situazione cambiò a partire dalla fine dell'VIII secolo, quan-
sarne l'inizio e seguirne il corso. - . do gli Slavi giunsero sulle isole. È molto piu difficile seguire il pro-
Riguardo all'unica azione slava sui mari, essa non fu diretta verso cesso d'insediamento degli Slavi sulle altre isole dalmate e stabilire
le isole dalmate, bens1 contro i Longobardi dell'Italia meridionale. le fasi del loro passaggio dal continente poiché queste differirono
Gli Slavi - Sclavi - attraversarono l'Adriatico « cum multitudine d'isola in isola ( 61 ). Qui basterà sottolineare soltanto alcuni punti
navium ll, si accamparono presso Siponto e dopo aver riportato una che mi sembrano fondamentali per comprendere meglio l'epoca con-
vittoria iniziale, furono alla fine sconfitti. Tutto ciò sarebbe acca- siderata.
duto nel 642 CS 7 ). Non è detto che si tratti dei Narentani provenienti L'opera di Costantino Porfirogenito permette di accertare che,
dalle isole CS 8 ); può darsi infatti che essi venissero dal continente e verso la metà del X secolo, la colonizzazione slava delle isole aveva
che l'azione fosse stata eseguita in accordo con Bisanzio CS 9). Questa compiuto immensi progressi. Allorché Costantino afferma che delle
fu comunque un'azione isolata e come tale non permette di trarre isole solamente Opsara, T' ecla, Arbe e Lumbricaton erano abitate,
delle conclusioni generali e di grande portata. La cosa strana in que- egli conferma che sulle altre gli Slavi formavano già una mag-
62
st'episodio è la deduzione che ne consegue e cioè che nel 642, quindi gioranza preponderante o addirittura l'intera popolazione ( ). Come
soltanto a pochi anni di distanza dal loro arrivo nel nuovo habitat, tutti i processi del genere, cosi anche la slavizzazione delle isole dal-
gli <Slavi avessero già avuto un notevole numero di navi. Infine, co- mate non avvenne d'un tratto, ma si protrasse per alcuni secoli. Co-
me spiegare l'intervallo di quasi duecento anni fra quest'incursione
e le attività marittime degli Slavi e dei Narentani iniziate a partire
dal IX secolo?
(60) SKoK, Slavenstvo, I, s. v., e N. KLAré, Povijest l, p. 213-215. .
(61) Gli ottimi studi di SKoK, Slavenstvo, I, p. 24, 39! 47-49, 70 e pas_mn
(
56
) lbid., p. II3. Cfr. KLAré, Neretvanska Kndevina, p. 134 sgg.; N. (cfr. anche N. KLAié, Povije.st I, p. 115-:19) mostrano le ~Jfferenze fra le !sole
KLAré, Povijest I, p. 217. del nord - anche le grandi come Lussmo, Cherso, Veglia, .Arbe, P~go - dal
(
57
) RAcKr, Doc., p. 276, ma la fonte è Pauli Diaconi de gestis Langobar- punto di vista della colonizzazione slava, m.a la toponorr;astlca no~ e base so-
dorum, IV, 46, ed. Muratori, p. 471. lida per una precisa cronologia de! passag~10 dc;gh Sla~1 dal continente sulle
58
( ) N. KLAré, Povijest I, p. 215. isole, soprattutto non per quanto nguarda 1! _peno~? qm trattato.
59
( ) Srsré, Povijest I, p. 286-287. (62) FERJANCré, Izvori, II, p. 25; N. KLAIC, PovtJest l, p. II5·
ro6 107

~un~ue, si può dire ~he la sorte etnica delle isole fu decisa all'epoca che prese il nome di Santa Anastasia « •.. alii agris, alii vineis, alii
m cm erano ancora bizantine. insulis, alii villulis ... l>; parte dell'ager spala tino era sull'isola di
Verso la fine dell'VIII secolo o l'inizio del IX le città come s'è Solta; su quella di Bua aveva dominato un certo Basilio di Traù.
. '
v:sto,. avev_ano r~acquistato il loro predominio politico nella provin- Brazza aveva delle cave di marmo che erano servite a costruire il
Cia b1za~tma d.1 Dalmazia, soprattutto l'avevano riacquistato nei Palazzo di Diocleziano e che appartenevano allo stato e alla città di
confronti delle 1sole, che da allora in poi non ebbero mai piu un Salona, ed era famosa per i suoi ricchi pascoli ( 65 ). Boschi lussureg-
ruolo politico di una qualche importanza. Bisogna tuttavia- distin- gianti ricoprivano ancora le isole e per alcune di esse il De admini-
guere fra le grandi isole del Quarnaro, il cui sviluppo storico fu de- strando imperio nota che: « ... erano molto belle e molto fertili ...
ter~nato dalle città che vi esistevano fin dai tempi -antichi: Ossero, e ricche di oliveti '' (" 6).
Vegha e Arbe, e le altre della provincia bizantina. Sebbene le isole avessero perso la loro importanza politica, rima-
Il nuovo rapporto fra le isole abbandonate e le città del conti- sero tuttavia una delle basi economiche principali della vita in Dal-
nente diviene chiaro dal seguente brano di Tommaso: « ... tunc mazia e le città cercarono di tenerle in loro potere, senza riuscirvi
auferentes omnia, que habebant in insulis, ac navibus imponen- però completamente. Prove ne sono nel De administrando imperio
tes transtulerunt se cum mulieribus et parvulis, exceptis animali- che attribuisce verso la metà del IX secolo ai Pagani o Narentani le
63
bus.·:'' ( ): dunque le isole rimasero un luogo per il pascolo delle quattro grandi isole nella Dalmazia centrale (Meleda, Curzola, Braz-
gregg1, un luogo di sfruttamento, come lo erano state prima. Tale za e Lesina) e nella toponimia, guida eccelente per seguire il pro-
rappo:to _viene sottolineato ancora da Tommaso quando parla dei gredire della colonizzazione slava sulle isole (" 7).
Sal?mta~1 che avevano trovato sul continente un luogo propizio La situazione s'era dunque capovolta: poche città dominavano
all'msed1amento cui diedero il nome di Yadria e ch'essi ritenevano tutto un mondo di isole. La Dalmazia bizantina assomigliava quasi
part~colarmente _vantaggioso poiché « ... situs loci, propter adiacen- ad un mostro territoriale composto di parti mal legate fra loro ed
tes znsulas (cors1vo di J. F.) et propter comoditatem portus multum unite solo dal mare e dalla tradizione politica e culturale. Ma la
eis placebat ... ,, (64). · tradizione, per quanto vecchia e radicata, non aveva forza sufficiente
La dipendenza delle isole dalle città si riflette anche nei nomi a mantenere l'unità dell'intero organismo: ogni città cercava d'im-
dei luoghi, alcuni dei quali, risalenti all'epoca tardo-romana sono porre i propri interessi c il risultato fu la disintegrazione quasi com-
sopravvissuti a tutti i cambiamenti etnici avvenuti nelle isole stesse. pleta della provincia nell'XI secolo.
Il fatto ch'essi siano rimasti fino ad oggi e che non siano stati som- Negli ultimi tempi si è discusso piuttosto ampliamente il pro-
mersi dalla toponimia degli Slavi, indica che dovevano essere im- blema dell'estensione territoriale della Dalmazia bizantina, con par-
portanti per i Romani e che lo erano ancora all'epoca che ci inte- ticolare riguardo alla definizione delle sue frontiere. Non credo che
ress~, cioè dopo il VII secolo. Ugliano, per esempio: in quanto parte sia possibile giungere ad una soluzione soddisfacente con una de-
dell a?er_ :a~presentava per Zara la base della produzione agricola; scrizione definitiva dei confini della nuova provincia (" 8 ) né che si
alcum dmtt1 e forme di sfruttamento erano di vecchia data come il possano rigettare dati di fonti, anche se talvolta tarde, dichiarandole
diritto di pesca che i patrizi di Zara avevano nelle isole di Melada
e di Isola Grossa; sull'isola di Eso, la famiglia patrizia dei Madii
( 65 ) Per tutto cfr. SKoK, Slavenstvo, I, p. 95, ro6, III, rr6, 163, 172, 231,
aveva alcuni possedimenti; cittadini di Zara arricchirono la chiesa
251-252; Suré, Ostaci limitacije, p. I5; N. KLAié, Povijest I, P· II9, 215-2!6.
(66) De adm. imp., 30, III.
( 67 ) De adm. imp., 30, 109-III e 36, I5-2I; SKoK, Slavenstvo, I, passim e
63
N. KLAré, Povijest l, p. II5-I20.
( ) Thomas, p. 32. ( 68 ) KLAié, H. z. XIII (I96o), p. 249; KLAié, Vrhovna vlast, p. I 50 sg.;
64
( ) Thomas, p. 31. N. KLAré, Povijest I, p. II3 sgg.; FERLUGA, Zara, p. 183 n. 38.
I08

esagerate o altrimenti poco veridiche. Anche in questo caso s'è trat-


dino a spese di quello di Salona C3 ). Delle isole s'è già parlato ed
t~to pr~babilmente di un processo di cui si conoscono gl'inizi e i
essendo la loro situazione al riguardo in quest'epoca poco o affatto
nsult~ti molto meglio che non il decorso. Ciò non impedisce tutta-
nota, non c'è nulla da aggiungere.
via d1 poterne vedere almeno alcuni momenti specifici ed elementi
A proposito dell'ager in generale, secondo Suié ci troviamo di
peculiari.
fronte a una situazione de jure tale che se il municipio o la colonia
Recenti studi sull'ager delle città dalmate hanno dato dei risul-
(ma ormai si potrebbe parlare soltanto di città) riconosceva la sovra-
tati nuov~, sul tracci~to e l'ampiezza dei territori cittadini (6 9 ). Se-
nità bizantina, automaticamente questa si estendeva a tutto l'ager
con~o Smc, le vecchie colonie romane di Zara, Salona, Epidauro e
cosi come era circoscritto all'epoca romana. Di fatto però, egli ag-
Lesma, avrebbero conservato i loro territori municipali anche du-
giunge, per un breve periodo dopo la discesa degli Slavi in Dalmazia
rante l'alto Medioevo; il che permetterebbe di farsi un'idea abba-
ebbero luogo malintesi, inimicizie, usurpazioni, violazioni di possesso
sta.nza precisa della estensione d'essi per le singole città. È tuttavia
e distruzione di campi e seminati. E ancora, Suié ritiene che durante
ch1aro che non tut.te. le ~olonie poterono conservare il loro ager. Za-
il regno di Branimiro (879-892), questi rapporti sarebbero stati rego-
ra mantenne quas1 111 p1eno la parte centuriata che si estendeva da
lati, come lascerebbe pensare il tributo pagato dalle città dalmate agli
Dicolo a Bibbigne e abbracciava alcune isole C0 ). I Salonitani in-
Slavi dell'Hinterland (1 4 ).
vece, dopo essere fuggiti sulle isole, perdettero il loro che fu occu-
Il problema dell'ampiezza dei territori delle città dalmate, e quindi
pato dagli Slavi e per alcuni secoli ; venire questa situazione non
delle frontiere della provincia bizantina della Dalmazia, diventa piu
sub1 mutamenti.
comprensibile, se visto e analizzato attraverso una delle sue compo-
. Ci fu quindi una soluzione di continuità, almeno dal lato giuri-
nenti essenziali, cioè attraverso lo sviluppo dell'ager e la concezione
dico, per gli Spal~tini. n~i riguardi di Salona e del suo antico ager.
che di esso si aveva nelle città dalmate. Non si deve però prescindere
Spalato dovette ncostltmre nel Medioevo il suo territorio ex nova
dalla situazione reale e sopravvalutare quella giuridica. L'analisi di
riconquistandolo agli Slavi, ma esso non raggiunse mai la misura
Suié è chiarissima in questo senso: Zara conservò la maggior parte
~el vecchio e rimase limitato praticamente all'immediata pianura
del suo ager, ma le altre città lo perdettero in tutto o in parte e do-
mtorn?. a Spalato ( 71). Anche gli abitanti di Epidauro, essendosi
vettero accontentarsi di quanto era rimasto o addirittura riconqui-
trasfentl a Ragusium in seguito all'invasione slava, perdetero il loro
starlo. In fondo ogni caso era differente da un altro, non ci sono
ager (1 2 ). Diverso fu il caso di Traù, colonia greca,- che non aveva
regole fisse e molte situazioni sono del tutto ignote o quasi. Perciò
un ager centuriato ed estese progressivamente il suo territorio citta-
non bisogna trascurare la situazione reale dal VII secolo in poi, la
l cui eco si ripercuote p. es. nel racconto di Tommaso Arcidiacono
quando dice che gli Slavi devastarono « ... omnia culta eorum ... »,
(
69
) Suré, Limitacija,. P·. 30; Suré, Ostaci limitacije, p. ro. Vedi anche
cioè dei Romani, e non permisero loro «extra muros (di Spalato)
R: CHEVAL.LIER, La centurzazzone romana dell'Istria e della Dalmazia '"Bollettino exire )) C5 ) oppure in una lettera del papa Leone VI del 929, allor-
d1 ?eodes:a e Scienze affini", XVI (r957), p. r67-r77, che ha rileva~o "la limi-
tazwne d1 Salona e tracce di divisione agraria nelle isole Hvar e Uljan di
fronte a Zara "·
(73) Suré, Ostaci !imitacije, p. 8: l'ager dei municipi non era stato soggetto
(~:) Suré, Ostaci limi!acij.e, ~· r.o-1.2; ~~Aré-PETRICIOLI, Zadar, p. 63-65.
a centuriazione, ma bisogna tener presente che nel Medioevo non c'erano ormai
( . ) G. ~OVAK, 7':'eko1a pztanJa. ~z zstorzJ~ sre_dn_jevjekovnog Splita. Historia
Salon~:an~, t katalozz. Papa, Hrvatz z dalmatmskz btskupi 879 g., '"Starohrvatska differenze fra l'ager dei municipi e quello delle colonie.
pros~Irta '. N. S., II (1928), p. _z8 .sgg.; S~ré, C!stac~ limitacije, p. r2-r 4. (7 4 ) Suré, Ostaci limitacije, p. ro .
.< ) lbzd.; P· .r5: la. c~ntunazwne ep1daunna e stata quasi completamente (75) Thomas, p. 32. Bisogna chiedersi se si può. prendere alla lettera Tom:
rovma:a ed e lrr!conosclb!le. Per il territorio di Ragusa cfr. da ultimo Lucré, maso Arcidiacono. Del resto anche nel De ad m. zmp., 30, 124 sgg., credo Cl
Astare7a, p. 30-34· sia un'eco delle difficoltà che la città della terraferma, col loro territorio rela-
tivamente ristretto, avevano con i loro vicini slavi; cfr. lzvori, II, 42 n. rzo.
IlO III

ché è detto « · .. quia non potest parochia infra muros ovltatis sed nel frattempo e per citarne soltanto una, dobbiamo ricordare che
per longinqua spatia terrarum in plebibus et villis et curtis et ~ccle­ non c'era e non si faceva piu differenza fra antiche colonie e muni-
siis et in populo antiquitus determinato)) (1 6 ). Infine, che il terri- cipi, ma si conosceva solo il termine civitas.
torio rimasto sotto il dominio diretto della città di Ragusa non fosse Malgrado i dubbi espressi C0), non si può rigettare l'essenza sto-
~rande, e non sappia_mo in quale entità corrispondesse all'antico ager, rica del racconto di Tommaso, concernente un regolamento dei rap-
e confermato dal tnbuto che i cittadini pagavano agli arconti del porti fra Romani e Slavi a livello locale, dal quale sarebbe derivato
Chelmo e della Terbunia per le vigne che possedevano sul loro ter- un modus vivendi fra i nuovi vicini C1). Nell' 8r7 ci fu il tentativo
77
ritorio ( ). Suié nega agli abitanti di Salona, passati dalle isole nel da parte dell'imperatore Leone V di comporre la vertenza sui con-
Pal.az~o di. J?iocleziano, ogni base legale per richiedere agl'impera- fini fra gli Slavi, che allora riconoscevano la sovranità franca, e le
t~n b1~antm1 un loro intervento a difesa dell'ager salonitano di cui città dalmate. Trattandosi di una questione troppo complicata per
Sl consideravano titolari, poiché la fonte da cui ha attinto la notizia poter essere risolta alla lontana corte di Lodovico e << ••• quia res
è Tommaso Arcidiacono, la cui parzialità per Spalato è ben nota. ad plurimos et Romanos et Slavos pertinebat, neque sine illorum
~a fonte è c~m~nq.ue molto chiara in merito ed estremamente pre- praesentia finiri posse videbatur ... )) fu inviato in Dalmazia Cado-
ClSa: Severo mota 1 Salonitani fuggiaschi sulle isole poiché « ... non lao, responsabile per quei confini, affinché risolvesse sul luogo lo
erat tutum inter ruinas urbis antiquae habitacula ponere . . . ut in spinoso problema CS 2 ). Il tentativo non riusd e alle città rimase an-
ed.ificio Diocletiani se interim reciperent, ubi securius comorantes cora per alcuni secoli non già il loro antico ager (83 ), ma soltanto ciò
alzquam saltem particulam sui territorii incolere sine magno timore a cui esso si era ridotto in seguito all'invasione slava. In questa oc-
valuerant, donec rebus prosperius succedentibus Salonam reedificandi casione, cioè nell' 8r7, avevano rivendicato i propri diritti sull'ager
possibile foret )) (1 8 ). Erano quindi consci della continuità che dove- che possedevano in passato, ma Franchi e Slavi avevano respinto la
v~no salvag~a.rda~e e che in effetti salvaguardarono e che era prin- protesta. I rapporti furono regolati una cinquantina d'anni piu tardi
cipalmente 1st1tuzwnale e solo in parte territoriale. La realtà fu di- col pagamento di un tributo, che le città versarono ai vicini e di cui
versa dat~ che i.l rescrit~o imperiale - non vedo perché non si possa si parlerà a suo luogo.
accettare 1l noccwlo stonco del racconto- non cambiò evidentemente La Dalmazia presentò un'importanza tutta particolare per l'Im-
lo stato di cose, se ancora nel sec. XI buona parte dell'ager saloni- pero, fino al momento in cui questo ebbe dei possedimenti nell'alto
tana era nelle mani dei Croati. E Suié praticamente lo riconosce Adriatico. L'esarcato di Ravenna rimase bizantino fino al 751 e
quando ~m~ette che a.nc~e, se non esisteva una base giuridica espres- l' Istria fu perduta verso la fine del sec. VIII. Venezia, provincia
sa per gmstlficare le nch1este dei Salonitani, tuttavia non si possono bizantina, si andava distaccando dall'impero in maniera specifica:
negare i legami indiretti e una tradizione che univa Spalato a Salo- si rese indipendente nel corso di un lungo processo in cui, difen-
na. Quando poi afferma che non esistevano e non pot~vano esistere dendo le posizioni imperiali nell'Adriatico, di fatto tutelava le pro-
legami diretti ,fra il vecchio ager salonitano e il territorio cittadino prie. L'importanza dell'Adriatico per Bisanzio durò fino al sec. X:
di Spalato C ), ha formalmente ragione. Tante cose erano cambiate
9

( 80 ) Su1é, Ostaci limitacije, p. 13-14.


( 81 ) Vedi nota 35· Thomas, p. 32-33. Che Tommaso abbia presentato le
~~ ) KosTRENcré, Cod. di p!., I, p. 39· Lo ammette in parte anche N. KLAré,
6
cose a modo suo, è possibile, ma doveva avere buoni documenti a disposiz~one.
Povwst I, p. 156. Ciò è confermato dalla corretta terminologia: i Romani ricevono mfatn un
(7 ) D~ a~m. imp., 30, _r38-142. Cfr. Lucré, Astareja, p. 35-36, secondo cui
7
« sacrum rescriptum dominorum principum ll, mentre agli Slavi viene man-
pagavano rl tnbuto per le vrgne, sul territorio della città! data una '"jussio" (cfr. De caerim., II, p. 691).
(7 8 ) Thomas, p. 32. Il corsivo è di Jadran Ferluga. (
82
) Einh. Anna!., p. 203-204.
(1 9 ) Suré, Ostaci limitacije, p. 14. ( 83 ) N. KLAré, Povijest I, p. 206.
112

fino a quel momento l'Impero aveva manifestato un interesse par- dalla direzione del vento e dalla forza della corrente. I viaggi dura-
ticolare per i problemi riguardanti la navigazione in questa parte vano pertanto abbastanza a lungo, per cui era necessario far fre-
del Mediterraneo. Sarà utile al riguardo rileggere un brano del De quente scalo nei porti.
administrando imperio: «Bisogna sapere che sotto il dominio della Oltre ai problemi tecnici fondamentali della navigazione del-
Dalmazia vi è tutta una serie di isole, serrate e numerose che giun- l'epoca, è necessario esaminare le condizioni naturali dell'Adriatico
gono fino a Benevento, cosicché le navi non devono mai temere, da con i vantaggi e svantaggi che presentava per la navigazione. Tutta
questo lato, il cattivo mare)) (B 4 ) (corsivo di J. F.). Questa breve la costa orientale del Mar Adriatico, comprese le isole, si estende
frase riassume la parte di primo piano che la Dalmazia bizantina, nella stessa direzione tettonica, geologica e orografica del retroterra
grazie alla sua configurazione costiera e al suo regime meteorologico immediato, cioè da NO. a SE.; cosi anche le isole e gli arcipelaghi
ebbe durante tutta l'epoca della navigazione a vela, sia per Bisanzio sono nella loro struttura geologica del tutto simili alla vicina terra-
che per Venezia o per qualunque altra potenza marittima. ferma. Molte isole allungantisi nello stesso senso parallelamente alla
La navigazione a vela, presupponeva nozioni ed esperienze par- costa, separate da questa e fra loro da canali, fra uno sciame di isole
ticolari: la conoscenza dei venti e delle correnti marine, la pratica minori e di scogli, rappresentano un'estensione entro mare di que-
della navigazione costiera, la necessità di avere dei buoni porti, si- sta struttura a rilievi e solchi paralleli, in parte sommersi.
curi e numerosi, situati sulle rotte marittime e facilmente accessibili Lungo tutta la costa orientale, cioè dalle bocche del fiume lsonzo
in ogni stagione dell'anno CS 5 ), sia per proteggersi dalle burrasche, a quelle della Boiana, ci sono oggi 66 isole e isolotti abitati, 659 di-
sia per riparare le vele, gli alberi o altri guasti delle imbarcazioni, sabitati, 426 scogli che escono dal mare e 82 alla sua superficie. Qui
sia ancora per rifornirsi di viveri freschi: carne, pane, legumi e so- predominano quindi i caratteri di costa frastagliata ed erta, con
prattutto acqua. A questi problemi generali per la navigazione a profondi golfi quasi a carattere di fiordi e numerosi porti naturali,
vela, se ne aggiungevano altri particolari collegati con lo sviluppo tanto sulla costa che sulle isole. La costa occidentale presenta invece
tecnico dell'epoca. Non si hanno molte informazioni sui battelli e una conformazione radicalmente diversa, corrispondente alla diversa
il loro armamento nel Mediterraneo durante l'alto Medioevo. Si sa natura del retroterra. Essa è, in quasi tutto il suo percorso, una co-
con certezza che si usava la vela latina, il che rendeva la navigazione sta unita, senza profonde sporgenze e rientranze. Solo in tre punti
molto difficile: non potendo andare contro vento, non si poteva di- l'uniformità della costa viene interrotta da sporgenze piu o meno
fatti incrociare. Il timone non era ancora fissato a poppa, per cui la accentuate: dal promontorio del Gargano, gr~ppo montuoso isolato
navigazione er~ piu pericolosa e lenta. Le imbarcazioni raggiunge- che si spinge nel mare per oltre 50 Km.; dal Monte Con ero ad An-
vano una veloCltà media che si aggirava fra le cinque e le sette mi- cona, dove l'Appennino s'accosta al mare; dal delta del Po. Ma, a
glia all'ora; questa media dipendeva però dal numero dei rematori, parte queste interruzioni, è nel complesso piatta e a declivio dolce
che si prolunga nel mare anche a distanza di parecchi chilometri,
impedendo per la bassezza dei fondali l'accostarsi di navi a pescag-
(
84
) De ad m. imp., 30, 285-287: l'informazione è di origine locale e per
gio di un certo rilievo.
questo presenta un interesse particolare (cfr. MANOJLOvré, Jadransko primorje, Anche i venti e le correnti marine, dal punto di vista della navi-
p. 35~· Sebbene quattro grandi isole fossero sotto il dominio dei Narentani, gazione a vela, presentano delle notevoli differenze sull~ .du~ cos.t:,
tuttavia la navigazione era libera perché Bisanzio controllava ancora almeno
le isole di Cazza, Lagosta e probabilmente anche Lissa. Non cosi KLAré, Ne-
differenze che, credo, hanno avuto il loro peso sulle dec1swm pohtl-
retvanska Kne:f:evina, p. 130-132. che, amministrative, strategiche, ecc. delle potenze interessate alle
85
( ) Cfr. F. C. LANE, Fleets and Fairs: the function of the Venetian muda, vie marittime dell'Adriatico.
~n Studf venezian~ in onore di Armando Sapori, Milano 1957, p. 649-663, ora
m Vemce and Hzstory. The Collected Papers of Frederic C. Lane, Baltimore
Le correnti marine sono in genere piuttosto deboli nel Mediter-
1966, p. 132. raneo e nell'Adriatico. Rimane confermata la presenza, si può dire
l l1
l

costante, di una corrente ascendente dal canale d'Otranto lungo la


tico è un mare caldo e pertanto sempre aperto alla navigazione
costa orientale, che però assai raramente si estende fino alla costa
(gelò in tutto tre volte: nell' Sso, nel 1212 e nel 1234). Molt~ poco
istriana, espandendosi piu spesso verso il centro del mare già all'al-
si sa sul regime delle nebbie: la parte centrale della cos:a onentale
tezza del Gargano. Confermata rimane anche l'esistenza, al di sotto
non conosce piu di due giorni nebbiosi all'anno, mentre 1l golfo del
di Ancona, di una corrente discendente lungo la costa occidentale.
Quarnaro ne registra fino a 50, soprattutto però in inver?o. La c~­
Le correnti lungo la costa orientale sono piu calde di quelle lungo
sta orientale è piu ricca di precipitazioni della costa occidentale? 1l
la costa occidentale. La loro velocità, in genere molto moderata, è
che la faceva preferire a essa. L'acqua piovana infatti, essenz~ale
variabile; si aggira in media intorno a meno di un quarto di miglia
per l'approvigionamento idrico degli equipaggi, era soprattutto Im-
all'ora, ma, allorché soffiano venti molto forti, può arrivare eccezio-
portante nel Medioevo, allorché la conservazione d:ll'a.cqu~ frese~
nalmente fino a quasi un nodo.
costituiva uno dei piu grossi problemi. Anche fra 1 d1vers1 punt1
L'alta e bassa marea non hanno molta importanza ai fini della della costa orientale stessa c'è una grande differenza nel regime delle
navigazione. Prima di parlare dei venti, bisogna fare alcune osser- precipitazioni: p. es. l'isola di Lissa registra 557 mm. di piogge
vazioni sulle onde, elemento molto importante per la navigazione. all'anno, mentre nei dintorni di Risano si raggiungono i 4626 mm.
La forma e l'altezza delle onde dipendono da tre elementi: dalla all'anno. <Sia per la quantità d'acqua dolce, ma grazie anche a tutta
forza dei venti, dalla durata del vento e dallo spazio disponibile. Il una serie d'altri fenomeni naturali, soprattutto biologici, la costa
vento piu pericoloso dell'Adriatico è la Bora che soffia da NE. e che orientale è piu ricca di pesci, mentre quella occidentale con i suoi
è, fra Segna e Trieste, spesso violentissima. È particolarmente peri- fondali sabbiosi non conosce la medesima ricchezza di fauna. La
colosa per la parte settentrionale della costa orientale dell'Adriatico, pesca è quindi, ancora oggi, differentemente praticata nelle due parti
perché è una vera casc:lta d'aria dalle alte coste, che solleva sulla su- del mare e questo fattore ha certamente avuto il suo peso anche nel
perficie del mare vere e proprie nubi d'acqua salata che limitano la Medioevo.
visibilità ai navigatori e possono soffocare i naufraghi. La vicinanza Le isole, come si è detto, formavano lungo la costa orientale, da
dei porti è pertanto di .fondamentale importanza. Lo Scirocco, vento Pola in Istria fino a Ragusa a sud, tutta una serie di canali che faci-
di SE., spira lungo l'asse longitudinale dell'Adriatico e forma delle litavano notevolmente la navigazione permettendo ai marinai di
onde che non presentano grande pericolosità, perché non si produ- orientarsi meglio. L'abbondanza dei porti naturali rendeva ~ues~a
cono improvvisamente. Le imbarcazioni hanno cosf il tempo di tro- costa attraente, in quanto offriva, in caso di maltempo un nfug10
vare rifugio nei porti. Il Maestrale, vento da NO., forma delle onde
sicuro ai naviganti e buone basi per l'approvigionamento. o. pe~ eve~­
longitudinali alla costa. Non dura molto ed è pericoloso in inverno, tuali riparazioni. Si può quindi concludere che, in condlZlOlll tecm-
quando però la navigazione è in ogni caso ridotta al minimo e inol- che storicamente determinate e in condizioni naturali quas1 Immu-
tre le imbarcazioni hanno tutto il tempo necessario per far vela verso tate, la costa orientale dell'Adriatico presentava per la navigazione
il porto piu vicino. Il Libeccio o Garbino è un vento di SO., che notevoli vantaggi rispetto alla occidentale e quest? spi:ga ap,runto
forma piccole onde che battono direttamente contro la costa. A pro- l'interesse dimostrato verso di essa dall'impero b1zantmo pnma e
posito dei venti bisogna però tenere presente che nell'epoca qui con- dalla repubblica di Venezia in seguito.
siderata non si navigava d'inverno, stagione in cui alcuni venti sono L'Adriatico ha inoltre, per la sua posizione, un'importanza par-
particolarmente pericolosi. Per il periodo di navigazione nei mesi
ticolare, soprattutto come via di comu~icazione. Pene~r~ in profo~;
estivi è tipico nell'Adriatico il fenomeno del cambiamento regolare dità nel continente europeo e, eccetto 1l Mar Nero, e 1l mare pm
dei venti che vengono dal mare con quelli che vengono dalla terra-
ferma. settentrionale del Mediterraneo, arrivando a 45° ,45' N.; è la via piu
breve dall'Europa verso il vicino Oriente e viceversa. In tutta la
Per la navigazione bisognerebbe ancora aggiungere che l'Adria- storia dell'Adriatico ha prevalso la rotta longitudinale, mentre gli
n6 II7

scambi fra le due coste sono stati sempre di minore entità. Tale era autem circa insulas ventis impellerentur, non multum adversis, ecce
subito tempestatis turbo mediis fluctibus toto se fragore immersit,
già a partire dai tempi romani e il consolidarsi della potenza roma-
statimque attoniti naute confusis clamoribus ad armamenta velorum
na non aumentò in maniera veramente sensibile i traffici nell'Adria-
manus accurrunt apponere annitentes vela deponere, ancoras proi-
tico. Essi cominciarono a intensificarsi e ad assumere l'aspetto di
cere, ne navis in asperrima loca, que iam erant proxima, incideret.
una vera e propria attività commerciale solo nell'alto Medioevo
sott~ il dom~nio bizantino, col fiorire di Ravenna e soprattutto pi~ Sed antequam possent quicquam consulte agere, confestim navis
arrepta in ~iccum tota illisa est, intumescentibusque procellis minu-
t~rd1 col rap1do affermarsi di Venezia. Questo sviluppo non mancò
tatim quassata est et confracta. Sicque divino iudicio miserabiles
d1 avere le sue conseguenze sulle popolazioni rivierasche: mentre
episcopi et omnes, qui cum eis erant, perierunt >> (B 9 ). Ho citato
per la ~osta occidentale, ricca e fertile, il mare restò sempre una
questo brano, perché con la sua viva ed immediata descrizione mette
fonte d1 g~adagno supplementare, per la costa orientale invece, po-
in rilievo i pericoli della navigazione lungo la costa dalmata.
vera e roccwsa, e per di piu tagliata dall'interno da alte catene mon-
Il valore strategico della costa dalmata, con le sue città e isole,
tuose, il mare fu la base e quasi l'unico mezzo di sostentamentoC 6).
per Bisanzio è confermato dalle misure prese dal governo imperiale
Le poche fonti, di cui disponiamo sulla storia di questo periodo,
a difesa di esse. Quando p. es. nell'8os i Franchi occuparono assie-
sembrano confermare le conclusioni generali circa l'importanza della
me ai Veneziani la Dalmazia imperiale, Bisanzio reag1 immediata-
Dalmazia bizantina per la navigazione costiera dell'epoca. Già è
mente inviando, nell'8o6, una flotta << ••• ad recuperandam Dalma-
stato citato il brano posto alla fine del cap. XXIX del De admini-
tiam ... >> C0 ). E piu tardi intervenne ancora per liberare definiti-
~trando _imperi~ e la sua descrizione messa in rilievo C7). Non meno
vamente dai Franchi questa importante base: << Classis de Constan-
1llustrat1vo al nguardo è un passo che risale all'inizio del IX secolo.
tinopoli missa primo Dalmatiam (corsivo di J. F.) deinde Venetiam
Nella Historia translationis sancte Anastasie si racconta che « atta-
appulit ... >> C1 ); e l'anno successivo, nell' 810, in occasione di un
men. navigantes, cum saepissime insulis, villis, oppidis et civitatibus
nuovo attacco veneziano nell'Adriatico, apparve: « ... Paulus, Ce-
apphcantes, in eas descendissent causa recreationis humanae >>. An-
faleniae praefectus, cum orientali classe ad auxilium Dalmatis fe-
che ammettendo che la storia della traslazione di Santa Anastasia
rendum ... >> C2).
con l'inte?zi?ne di lasciare una forte impressione nei lettori o negli
Dopo questi avvenimenti l'interesse di Bisanzio per il mare
asc?l:aton,. s1a esposta con una certa esagerazione, la seguente de-
Adriatico, condizionato dalla sua politica generale verso l'Occidente,
scnzwne ~l una tem~esta al largo di Zara è pur sempre pittoresca
andava man mano diminuendo e l'impero si ritirava da questo mare
e~ espresslV~ come dr uno spettatore forse abituale: «Qui cum na-
lasciando un vuoto che veniva colmato gradualmente da Venezia.
vrgare .c~eprssent, subito sub coeli serenitate et maris ac temporis
Bisogna però mettere nuovamente in risalto che tale interesse ver-
tranqmlhtate orta est tempesta valida; aer namque turbatur, aequor
teva in primo luogo sulla costa orientale, il che spiega meglio la po-
tumet, ventus adversatur, navis vero huc atque illuc ventis ac flucti-
litica bizantina in Dalmazia.
bus a~itatu: )) ( ~). Qualche volta il cattivo tempo coglieva di sor-
8

I cambiamenti ch'ebbero luogo nell'amministrazione della Dal-


presa 1 naviganti: verso la metà dell'Xl secolo alcuni vescovi della
Dalmazia superiore s'imbarcarono alla volta di Spalato, ma: « Cum
( 89 ) Thomas, p. 43-44. Il naufragio ebbe luogo presso l'isola di Lesina, in
un punto cui fu dato il nome di "punta dei vescovi".
( 90 ) Einh. Anna!., p. I93· Vedi anche Giovanni Diacono, p. 103: il pa-
86
" ( ) Enciclopedia Italiana, s. v. '"Adriatico" e Pomorska enciklopedija, s. v.
triarca Fortunato teme l'arrivo del patrizio Niceta « qui tunc missus ab impe-
Jadransko more". ratore cum exercitu in partes Dalmaciarum atque Veneciarum veniebat ... >>.
87
( ) De adm. imp., 29, 285-287.
88 ( 91) Einh. Anna!., p. 196.
( ) RAcKI, Doc., p. 307 e 308. Il primo passo citato riguarda anche, ma
( 92 ) Ibid., p. 197.
non solo, le coste dalmate.
II8 II9

mazia bizantina erano causati m gran parte dall'importanza e dal basceria per ottenere il permesso di trasferirsi nel Palazzo di Dio-
ruolo che il governo centrale attribuiva nella condotta della sua po- cleziano - « ... legationem miserunt ad imperatores constantinopo-
litica estera alle città e alle isole di questa lontana regione. Cosf ac- litanos supplicantes et petentes ut liceret eis in Spalato habitare J).
cettò il nuovo stato di cose creatosi in Dalmazia e permise che fos- E non soltanto ottennero il permesso richiesto, ma anche un rescritto
sero gli eventi interni a indirizzare le forme amministrative. Inter- imperiale - « ... sacrum rescriptum dominorum principum ... )) -
venne infatti in maniera radicale sul piano amministrativo, soltanto che regolava i loro rapporti con i capi degli Avari e degli Slavi, co-
allorché cambiò politica verso l'occidente, cioè nella seconda metà sicché si raggiunse, se non proprio la pace, almeno un certo modus
del sec. IX. Prima d'allora, per salvare il salvabile e per conservare vi vendi C4 ). Nella relazione di Tommaso riguardante questi rap-
almeno in parte le proprie posizioni in Dalmazia, piuttosto com- porti, si parla di imperatores e principes per cui Sisié ha giustamente
promesse durante la prima metà del sec. VII, si limitò a prendere concluso che trattandosi di co-imperatori, l'avvenimento, di cui si è
delle misure amministrative e politiche di entità minima. ora parlato, deve aver avuto luogo tra il luglio 638, allorché Eraclio
Dopo il primo momento di panico che aveva sconvolto la pro- proclamò Eracleona co-imperatore ed il maggio 641, allorché, dopo
vincia durante e immediatamente dopo l'invasione degli Avari e la morte di Eraclio (febbraio 641) e quella di Costantino III (mag-
degli Slavi, la situazione aveva cominciato a normalizzarsi e si stava gio 641), Eracleona restò unico imperatore sul trono C5 ). Sisié è cer-
ristabilendo a poco a poco l'ordine. La descrizione sopra riportata, tamente nel vero quando afferma che i rapporti fra i Romani di
che del nuovo stato di cose dà Tommaso Arcidiacono, nelle ·sue linee Dalmazia ed i nuovi vicini furono regolati in un momento in cui a
fondamentali deve corrispondere allo stato reale delle cose, per cuì Costantinopoli regnavano dei co-imperatori e altrettanto quando
non c'è ragione di negare che quanto egli riferisce circa i Saloni- propone come terminus post quem l'anno 638. Non si può invece
tani C ), valga in generale per molte altre città distrutte, fra le quali
3
prendere come terminus ante quem il maggio 641 da lui proposto,
sono da annoverarsi anche alcune nell'interno della provincia. La poiché non è esatta l'affermazione secondo la quale dopo questa
fuga sulle isole era stata quindi all'inizio un fenomeno generale; i data e fino all' 866, quando cioè Michele III (842-867) coronò Basi-
fuggiaschi s'erano trovati in una situazione abbastanza difficile ma lio I co-imperatore, non ci furono casi di co-reggenza sul trono im-
trattandosi di gente pratica, avevano cominciato ben presto a ' siste-' periale. Er;cleona regnò effettivamente da solo dal maggio al set-
mare non solo i loro affari privati, ma anche ad organizzare la vita tembre 641 e cosf dopo di lui Costante II dal settembre 641 fino al
pubblica. Portarono avanti la guerra contro i barbari allo scopo di 654; da allora in poi però e fino al 681 ci fu a Bisanzio una serie
alleg~rirne la pressione sulle città e di impedir loro il passaggio ininterrotta di co-imperatori C6 ). Per questa ragione bisogna po-
sulle Isole. Purtroppo, per questo periodo, le fonti di cui disponia- sporre il terminus ante quem almeno all'anno 681, escludendo però
mo sono cosf poche, che non sappiamo quasi nulla della Dalmazia gli anni fra il maggio 641 e il 654, periodo in cui a Bisanzio non
nei secc. VII e VIII e, per quanto riguarda in particolare la sua ci furono co-imperatori.
amministrazione, siamo nel buio quasi assoluto. In questo settore, L'informazione di Tommaso Arcidiacono porta evidentemente a
però, nemmeno dopo l'invasione slava doveva essere subentrata la domandarsi: se nella Dalmazia non fosse esistita alcuna autorità in
disorganizzazione completa, poiché altrimenti i fuggiaschi di Salo-
na non si sarebbero rivolti a Costantinopoli con la preghiera di poter
(94) Thomas, p. 32-33. Vedi p. 102, 109 e rrr. Cfr. anch~ N.KLAré, Po-
fissare la loro dimora nel Palazzo di Diocleziano. Dal loro rifugio
vijest 1, p. 120 che, mi par~, accetta ~a sostanza del racconto d1 Tommaso nel
sulle isole i Salonitani infatti avevano inviato agli imperatori un'am- cui testo però !'ager non v1ene menziOnato.
(95) S!Sré, Povijest l, p. 282 n. 35· .
(96) KoRNEMANN, Doppelprinzipat, p. r62-r65. ~opo 1l 68r e fino al 7~5,
non ci furono piu co-imperatori (cfr. OsTROGORSKY m KoRNEMANN, Doppelprzn-
93
( ) N. KLAré, Povijest l, p. 24, è di diverso avviso. zipat, p. 176 e OsTROGORSKY, Storia, p. 95 e n. 57).
120 I2I

grado, in un modo o nell'altro, di impedire ai fuggiaschi di Salona con l'approvazione o almeno la conoscenza del governo centrale. È
di abitare nel Palazzo, perché mai essi si sarebbero rivolti a Costan- difficile dire con sicurezza chi si trovasse alla testa dell'amministra-
tinopoli per regolare la questione? Dalla caduta di Salona fino al zione della Dalmazia imperiale, ma conoscendo il tradizionalismo
trasferimento nel Palazzo, devono essere passati almeno 30 o forse delle istituzioni bizantine, si può supporre abbastanza fondatamente
addirittura 50 anni o persino di piu ( 97 ). Ad ogni modo un tempo che i "resti" della vecchia provincia fossero, almeno per un certo
sufficiente perché in Dalmazia l'amministrazione, che sicuramente periodo, amministrati da un proconsole. Dopo il proconsole Mar-
per un certo periodo non aveva funzionato affatto o male, non avesse cellino (1° 0 ) purtroppo non è rimasto nelle fonti né il titolo né il nome
ripreso, almeno in parte, la propria attività. La sopra citata lista di di nessun altro governatore dalmata. Un frammento di un'iscrizione
notabili dalmati fuggiti da Salona a Ragusa riportata nel De admi- su una lapide di parapetto d'altare proveniente da una chiesa di
nistrando imperio, s'è fatta risalire all'epoca dell'imperatore Costan- Traù porta le lettere: « Ego procon ... JJ che sono state interpretate
tino Porfirogenito e conterrebbe i nomi di appartenenti all'aristo- e decifrate come: « Ego proconsul JJ (1° 1). Recentemente sono stati
crazia cittadina dell'epoca C8 ). Siccome però il titolo di protospatario espressi dei dubbi, certo non del tutto infondati, in merito a questa
probabilmente già esisteva al tempo in cui fu fondata Ragusa ( 99 ), interpretazione, poiché c'è da aspettarsi dopo l'" ego", non la fun-
non sarebbe del tutto da escludere ch'essa dia i nomi dei fuggiaschi zione od il titolo del personaggio, bens1 il suo nome (1° 2 ). Le carat-
da 5alona o forse quelli dei loro immediati discendenti. Un avveni- teristiche epigrafiche del frammento di Traù, soprattutto le forme
mento cos1 importante come la conquista della metropoli da parte delle lettere "o" e "c" che si incontrano in iscrizioni datate fra la
d~gli Slavi, infatti, e ancor piu le altolocate origini di coloro che fug- fine dell'VIII secolo e il secondo decennio del IX (1° 3 ), permettereb-
girono, non possono andare presto dimenticati ed è da ritenere che bero però di datarlo e di stabilire, se la lettura è esatta, eventualmente
il ricordo venisse trasmesso di generazione in generazione. Se que- l'esistenza di un proconsole in questo lasso di tempo. Non è possi-
sta ipotesi è ammissibile, forse in essa si rispecchia una fase dello bile dunque escludere che la Dalmazia bizantina, durante tutto que-
sviluppo amministrativo della provincia, la fa-se in cui le autorità si sto periodo, fosse stata amministrata da un proconsole. Analogie con
sarebbero salvate rifugiandosi sia sulle isole sia in centri lungo la alcune altre regioni dell'impero bizantino, confermerebbero questa
~o~t~ o in_ altri_ luoghi che avevano resistito ai barbari. Dopo questa ipotesi. L' !stria, per esempio, provincia vicina alla Dalmazia, aveva
m1z1ale dispersione del governo provinciale, che non ne significava avuto un destino simile, essendo stata anch'essa vittima, sia pure in
però il crollo completo, ci fu una successiva evoluzione che vide il forma piu blanda, dell'invasione slava. Verso la fine del VI secolo
capoluogo della provincia trasferito in un nuovo centro: a Zara. era amministrata da un magister militum che vi rimase a capo per
~noltre il rappresentante del potere locale deve avere, probabilmente tutto il periodo bizantino, cioè fino alla seconda metà del sec. VIII.
m questo frattempo, regolato in parte anche i rapporti con i vicini, Questi era stato all'inizio un funzionario imperiale ma, secondo il
placito di Risano, deve essere stato, quasi con certezza, negli ultimi
decenni del dominio bizantino, un magnate locale (1° 4 ). La Sarde-
97
( N. KLAié, Povijest I, p. I20.
)
98
( De adm. imp., 29, 230-234; vedi p. I02. Che Ragusa sia stata nel sec. VII
)
pe~" un breve.,!asso di tempo _(De t_hem., II, ~2-23 e. Theophan. Cont., p. 289) (1° 0) Vedi p. ~ sgg.
~a metropoli della provmCJa? Riferendo gh stessi avvenimenti il De adm. (101) KARAMANN, Spomenici, p. I89.
zn:p., 29, 93 (cfr. la nota di Gy. Moravcsik) si riferisce però a Ragusa come (102) N. KLAré, Povijest I, P· !20 n. 56.
xa:o--.pov. (103) M. BARADA, Nadvratnik VII stoljeéa iz Kastel. Suéurca: in _Serta f!offi-
99
( ) Cosf F. DvoRNIK in De adm. imp. Commentary, p. I07 in base a leriana, Zagreb 1940, p. 410-412; J. KovAcEvré, Sredntevekobm eptgrafskz. spo-
R. ?urLLAND, Études sur l' histoire administrative de l'empire byzantin. Les titres menici Boke Kotorske, Beograd 1953, p. 43-44; l. PETRrcrou, RanosrednJOVJC·
aulzques des eunuques, Byz., 25-27 (1955-57), p. 65o-65I; vedi però OrKoNoMr- kovni natpisi iz Zadra, '"Diadora", 2 (1960-196I), p. 261-262 e 265-266. , .
nÈs, Listes, p. 297 e FERJANcré, Izvori, II, p. 39· (104) Greg. ep., IX, p. I53-16o; CESsi, Doc., I, p. 62 sg.; GurLLOu, Regzo-
122 123

gna era governata verso la fine del sec. VI da un praeses e da un e probabilmente anche nel frammento di Traù. Il titolo di procon-
dux (1° 5 ) e quest'ultimo compare ancora nelle fonti all'inizio del sole esistette in Dalmazia per lungo tempo: nel X e XI secolo lo
IX secolo, quando il praeses, in seguito allo sviluppo specifico del- portavano ancora i priori di Zara che erano contemporaneamente
l'amministrazione bizantina, aveva perduto anche in Sardegna la governatori bizantini della Dalmazia (1° 9 ). Cosi forte era qui la tra-
sua importanza e il ruolo di governatore civile C06 ). Particolarmente dizione dell'uso dei vecchi titoli nell'amministrazione locale! S'è
interessante è da questo punto di vista lo sviluppo di Venezia. Il dunque potuto constatare che in Istria, in Sardegna, a Venezia, ecc.
nome del primo duca veneziano non è noto, ma se nel Liber Ponti- esisteva, anche se con vario sviluppo, una continuità nei titoli dei
ficalis si deve ravvisare in Paolo l'esarca di Ravenna e in Marcello governatori e che queste province furono dal VII secolo fino all'ini-
il magister militum bizantino, che contemporaneamente a lui am- zio del IX governate da magistri militum, duces, ecc. Non è il caso
ministrava la provincia, non è, secondo Cessi, improbabile che Orso, in .questo saggio di entrare nel merito del problema delle loro com-
il quale anche nel nome rivela la sua origine indigena, sia stato l'uo- petenze, ma ritengo pertanto accettabile l'ipotesi, rafforzata anche
mo di fiducia cui gli eserciti ribelli contro l'impero conferirono nel dall'uso dello stesso titolo attraverso molti secoli, che la Dalmazia
727 la dignità ducale. Verso la metà del sec. VIII e dopo l'uccisione sia stata amministrata fin verso la fine del sec. VIII o l'inizio del IX
di Orso, per cinque anni ritmicamente si succedono -con funzioni da un governatore che portava il titolo di proconsole. Da ricordare
annuali altrettanti magistri militum (Leone, Felice detto Cornicola, ancora il fatto che, nonostante i caratteri specifici che portavano a
Deusdedit, figlio del defunto Orso, Gioviano "ipato" Giovanni Fa- differenziare le regioni fra loro, l'elemento locale prese sempre di
- ' piu il sopravvento nell'amministrazione regionale. A Venezia il ma-
briaco) interpreti ed esponenti della piu ordossa tradizione bizan-
tina, ma personaggi di origine locale, come certamente lo era il figlio gister militum fu nel sec. VIII un personaggio del luogo, anche se
del duca Orso(I 07 ). Le due province di Venezia e d'Istria, anche in ultima linea qui il sommo potere regionale passò nelle mani del
se ormai divise e separate, presentano però nella loro evoluzione duca; in Istria i magistri militum erano nel sec. VIII dei magnati
amministrativa notevoli punti di contatto. Esistono per l'Italia an- locali; a Napoli fu il dux che, alla stessa epoca, in qualità di rap-
cora molti esempi simili che testimoniano della continuità dell'esi- presentante dell'aristocrazia militare locale venne a capo di tutta la
stenza di governatori provinciali rivestiti per la durata di alcuni provincia; e infine, non molto diverse nei tratti generali furono le
e
secoli dello stesso titolo 08 ). Il proconsole della Dalmazia, come è sorti della Sardegna. Ci fu quindi un processo volto a istituziona-
lizzare situazioni nuove che avanzò in maniera piuttosto lenta, forse
stato detto, è menzionato per l'ultima volta nelle fonti scritte cioè
- ' per un senso di rispetto verso vecchie tradizioni. Tali situazioni ri-
nella corrispondenza di papa Gregorio I verso la fine del VI secolo
masero talvolta formalmente ammantate in vecchi termini o titoli
- dux, judex e (perché no?) anche proconsul - ma il significato era
evidentemente cambiato. Prescindendo dal titolo che il governatore
nalisme, p. 187, 192-200, 294-301 e l'edizione nuova del testo alle p. 301-307.
Vedi ora anche l'interessante commento di N. KLAré, Povijest l, p. 175 sgg. della Dalmazia bizantina portava, non c'è dubbio alcuno che essa,
( 105 ) SoLMI, Istituzioni della Sardegna, p. 5-6; v. FALKENHAUSEN, Siiditalien, fino all'inizio della seconda metà del sec. IX, non fu elevata al rango
p. 5 n. 13 e 42 n. 327; GurLLou, Régionalisme, p. 159 n. 67. di tema. Dato che lo sviluppo amministrativo della Dalmazia bi-
(1° 6) SoLMI, Istituzioni della Sardegna, p. 14.
(107) CESsr, Storia, I, p. 17-18. zantina è stato variamente interpretato, già due decenni fa avevo
(1° 8 ) DrEHL, Exarchat, p. 23 sg.; KrRSTEN, Die byz. Stadt, p. 34, ma trovato utile discuterne C10 ). Penso che anche ora una rassegna delle
specialmente la nota 125 nella quale è giustamente sottolineata la differenza
nell'uso dei termini per gli autogoverni cittadini, p. es. ad Amalfi o a Gaeta,
e sottolineato altresf che il duca napoletano « ... ist nicht aus einem Stadto-
berhaupt von Neapel, sondern aus dem Provinz-Statthalter von Campanien
(109) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 45, 68. KARAMAN, Spomenici, p. r88-r89.
hervorgegangen ». Vedi ora anche v. FALKENHAUSEN, Siiditalien, P· es. p. 5-6
(ducato di Calabria), 9-ro (ducato di Napoli). (110) FERLUGA, Vreme postanl1,a, p. 53·
124

diverse opinioni, riguardo al governo di questa provincia dalla metà allorquando verso la metà del sec. VIII, cessò il potere bizantino
del sec. VIII alla metà del IX, può notevolmente contribuire a chia- nell'Italia settentrionale, la Dalmazia non rimase l'unica base impe-
rire il problema. La caduta dell'esarcato di Ravenna, nel 751, in se- riale nell'Adriatico. Venezia, ottima base che già rappresentava una
guito all'invasione longobarda o forse poco prima o poco dopo que- forza militare e marittima di una certa entità, era ancor sempre
st'avvenimento, sarebbe stata, secondo alcuni storici, la causa di cam- legata all'impero e, di fronte a Ravenna, l' !stria che, con i suoi nu-
biamenti nell'amministrazione della Dalmazia, per cui essa fu allora merosi porti poteva essere un importante punto d'appoggio per le
eretta a "tema". Studiosi di fama internazionale quali G. Novak, flotte imperiali. A Bisanzio appartenevano inoltre: l'Italia meridio-
Barada, Karaman, Praga e altri espressero a suo tempo opinioni nale con la Calabria e la Sicilia e con alcune città di minor rilievo
analoghe (m). Secondo lo Sisié, dopo la caduta dell'esarcato di Ra- lungo la costa adriatica ( 114). E ancora due potenti basi situate al-
venna, la Dalmazia imperiale sarebbe stata riorganizzata dal lato l'entrata del Mar Adriatico: Durazzo e le isole Ionie che ne chiu-
amministrativo e militare e innalzata al rango di "tema" (1 1 '2 ). L'ar- devano l'accesso e dalle quali, verso la fine del sec. VIII e l'inizio
gomento essenziale con cui è giustificata l'introduzione tematica in del IX salparono, come s'è visto, le spedizioni bizantine che dove-
Dalmazia, verso la metà del sec. VIII, è di carattere generale, poli- vano salvaguardare la talassocrazia bizantina nell'Adriatico.
tico cioè e strategico. Con la scomparsa dell'esarcato di Ravenna, la L'argomento secondo cui, dopo la caduta dell'esarcato di Raven-
Dalmazia avrebbe infatti acquistato un interesse di primo piano per na, la Dalmazia sarebbe talmente ascesa di importanza da essere
la politica bizantina nell'Adriatico; sarebbe stata resa amministrati- eretta a tema, non è quindi accettabile. La Dalmazia inoltre non era
vamente indipendente e la sua posizione sarebbe stata rafforzata dal- né una forza militare né, titolo ancora piu rilevante, una forza na-
l'introduzione dell'organizzazione tematica. Non si può dire con vale. Basti ricordare che l'esarca Eutichio, cacciato nel 740 da Ra-
precisione quali cambiamenti subentrarono nell'amministrazione bi- venna, vi era rientrato con l'aiuto non di forze proprie o dalmate,
zantina della Dalmazia dopo l'invasione barbarica, riguardo alla sua bens1 veneziane (115 ). Con la caduta dell'esarcato di Ravenna, la
dipendenza da Ravenna. È molto probabile che rimanesse indipen- situazione politica nell'Adriatico non subl tali cambiamenti da obbli-
dente da essa (a3 ), anche se l'esarcato di Ravenna era la regione bi- gare l'imp~ro bizantino a prendere delle misure speciali. Anzi,_ la
zantina piu vicina che, avendo a disposizione forze militari di una Dalmazia perse in seguito a questa disfatta gran parte della sua Im-
qualche importanza, avrebbe potuto tenere la Dalmazia sotto il con- portanza e divenne una regione periferica, nel cui sviluppo il governo
trollo della propria autorità. Bisogna però anche tener presente che, bizantino s'intrometteva poco.
La politica bizantina nella seconda metà del sec. VIII_ ~ra rivo:ta
ad oriente e le condizioni interne non le permettevano di mterfenre
in modo attivo negli avvenimenti d'occidente. Dalla caduta dell'esar-
(111) NovAK, ProS!ost Dalmacije, I, p. 95; BARADA, Dalmatia superior, p. 93;
KARA~!AN, Split, p. 430; PRAGA, Storia, p. 39; cfr. anche D. ANASTASIJEVré, Dal- cato di Ravenna, che Bisanzio non fu in grado d'evitare, fino alla
macija, in Narodna enciklopedija SHS, I, p 551. Enciclopedia Italiana, s. v. pace di Aquisgrana dell'812, il principio isp~ratore ~ella p~litica,_bi­
"Dalmazia"; BARADA, Dalmacija, p. 467; SARIA, Dalmatia, p. 41. zantina in occidente fu la difesa delle frontiere pencolanti dellim-
(11 2) Srsré, Povijest l, p. 295.
(113) De them. (commento di Pertusi), p. 41 e recentemente l. NrKOLAJEvré- pero. .
SToJKovré, Solinski peéat egzarka Pavla (723-J26), ZRVI 7 (r96r), p. 6r-63, Tutte le spedizioni bizantine, che avevano come scopo di fermare
espressero la tesi che la Dalmazia fosse soggetta all'esarcato di Ravenna. Quella
della Nikolajevié rimane solo un'ipotesi: un sigillo plumbeo di un esarca in
Dalmazia non ne prova ancora le competenze amministrative; cfr. N. KLAré,
Zadar. Dalmatinska metropola do XII stoljeéa, '"Zadarska revija", 2-3 (r967), (114) Cfr. v. FALKENHAUSEN, Siiditalien, p. 6-7. . .
p. II4 e n. r6 che con dettagliata argomentazione respinge l'ipotesi della Ni- (115) CEssi, Storia, I, p. r8. Evidentemente si trattava dell'esarca Euuchw
kolajevié; cosi RADONié, Dalmat. goroda, p. 41; SARIA, Dalmatia, p. 41; CEssi, e non di Paolo (cfr. FERLUGA, Dalmacija, p. 46); vedi anche HARTMANN, Byz.
Dalmazia, p. 89-go. Cfr. p. 83 n. 230. Verwaltung, p. 25 e HARTMANN, Geschichte, II/2, p. IIO.
126 127

l'avanzata dei Franchi, fallirono e Bisanzio per di pm non reag1 nella difesa del mare durante l'offensiva franca né parteciparono al
energicamente di fronte ai trionfi franchi su terraferma. La perdita ristabilimento della talassocrazia bizantina sull'Adriatico. Bisanzio,
dell' !stria fu accettata quasi senza proteste. Molto piu efficaci furono dopo la pace di Aquisgrana, non prese misure speciali per mante-
invece, all'inizio del sec. IX, gl'interventi delle flotte imperiali in- nere le posizioni raggiunte. Dalle basi poste sulle isole Ionie, da quel-
viate a difesa della talassocrazia sul Mare Adriatico ( 116). L'avanzata le nell'Italia meridionale e da Durazzo le forze bizantine potevano
franca su terraferma non rappresentava un grande pericolo fino a intervenire in ogni momento, mentre le forze locali, tanto Venezia
quando Bisanzio dominava sul mare. I Franchi riportarono, grazie quanto le città bizantine della Dalmazia, erano fedeli all'impero e
all'aiuto veneziano (ché Venezia appartenne loro per un breve lasso la loro politica corrispondeva a quella imperiale. Per questa ragione
di tempo), alcuni successi sul mare, ma non costruirono mai una non fu necessario introdurre cambiamenti radicali nell'amministra-
propria flotta. Venezia d'altra parte era strettamente legata all'im- zione della provincia imperiale della Dalmazia.
pero bizantino. I suoi interessi non erano sulla terraferma, ma sul In fonti contemporanee, ma soltanto negli annali franchi, è men-
mare e perciò la collaborazione franco-veneta non poté durare a lun- zionato due volte un governatore della Dalmazia. La prima volta,
go: non sopravvisse infatti neppure al primo decennio del sec. IX. cioè nell' 8o5, si parla di un dux, mentre la seconda, nell' 82r, viene
Venezia abbandonò ben presto Carlo Magno e ritornò alla collabo- menzionato un prefetto della provincia della Dalmazia ( 119 ). Kara-
razione coll'impero bizantino. Con l'aiuto delle forze dei Veneziani man, essendo dell'opinione che il tema dalmata fosse stato creato in
che già, gradatamente, andavano assumendosi il ruolo di custodi di seguito alla caduta dell'esarcato di Ravenna e partendo dal principio
questo mare, ruolo che fino ad allora era appartenuto esclusivamente che un tema esisteva soltanto se a capo vi si trovava uno stratego,
all'impero bizantino, fu respinto con successo il tentativo franco di attribuisce uguale valore ad ambedue le funzioni, cioè al dux di Zara
dominare il mare Adriatico e il giovane impero d'occidente dovette e al praefectus della provincia dalmata (1 20 ). Non c'è ragione per
limitarsi alla terraferma ( 117 ). Con la pace di Aquisgrana dell' 8r2 accettare quest'identificazione, soprattutto in Dalmazia, poiché nes-
fra Michele l Rangabè (8n-8r3) e Carlo Magno furono regolati i suno dei due termini corrisponde a quello greco di stratego, cioè di
rapporti fra i due imperi. Gli imperatori bizantini riconobbero a governatore tematico. Non si può presupporre ignoranza o incer-
Carlo Magno il titolo imperiale, rinunciarono alla Croazia e all'l stria tezza da parte dello scrittore degli annali franchi, poiché egli, p. es.,
e conservarono soltanto Venezia e le città dalmate. Durante il primo usa sempre conseguentemente i termini di dux o duces. Vedremo
decennio del sec. IX, il governo bizantino era riuscito a ristabilire inoltre che se parla di un dux di Zara, non soltanto non incorre in
con alcune spedizioni il vecchio equilibrio marittimo e, ciò ch'è im- errore, ma anzi pone proprio il termine esatto al posto giusto. E
portante, ·queste spedizioni non partivano da basi sulle coste adria- anche quando si serve dei termini di patricius, protospatharius, spa-
tiche, bens1 dalle isole Ionie o direttamente da Costantinopoli. La tharius (121 ), mostra di essere ben informato sulla titolatura dei fun-
situazione non cambiò neppure dopo il trattato d'Aquisgrana: le zionari bizantini, per cui non c'è alcuna ragione di dubitare dell'au-
basi bizantine rimasero, come prima, fuori dell'Adriatico mentre la tenticità di questa fonte.
vigilanza del mare fu lasciata alle forze locali, in primo luogo a
Venezia che seguiva passo passo la ritirata bizantina dall'occiden-
te ( 118). Le città bizantine d~lla Dalmazia non svolsero alcun ruolo per esercitare un controllo effettivo sull'Adriatico; cfr. CEssi, Storia, I, p. 45-
49, 6o-63; N. KLAié, Povijest I, p. I73·
( 119 ) Einh. Anna/., p. I93 e 208.
(1 20 ) KARAMAN, Spomenici, p. I9I-I92 e n. 21. Cfr. KARAMAN, Split, p. 430
e n. 20, che si richiama a E. STEIN, Ein Kapitel vom persischen und byzanti-
( 116 ) Vedi p. II7. nischen Staate, "Neugr. Byz. Jahrb.", r (1920), p. 70-82, ribadendo che il pro-
117 console era considerato un impiegato civile e non uno stratego.
( ) CESsi, Problema adriatico, p. 42-45.
(
118
) È chiaro però che Venezia non possedeva ancora la forza necessaria (1 21 ) Einh. Anna!., p. 190, 198, 199·
129

L'unico passo dove viene menzionato un dux dalmata si trova imperatore ù ducibus et populis tam Venetiae quam Dalmatiae.
nei sopra citati annali sotto l'anno 8os (ad finem ). lvi è detto che Questa visita alla corte franca ebbe luogo dopo la spedizione vene-
alla corte di Carlo Magno era giunto, fra gli altri, anche Paulus, ziana dell'8os in Dalmazia C25 ), epoca in cui i Veneziani già rico-
dux Jaderae. Manojlovié era del parere, del resto giusto, che qui noscevano il dominio franco. Che questa impresa avesse riportato
non si trattava di un ducato di Zara, ma del ducato della Dalmazia, successo è confermato dalla spedizione bizantina dell' 8o6 volta a
poiché l'espressione dux Jaderae ha, negli annali franchi, dunque recuperare la Dalmazia C26 ). Paolo e Donato dunque si recarono a
nella fonte in questione, lo stesso valore e lo stesso significato esteso Diedenhofen per rendere omaggio, quali sudditi, all'imperatore alla
di quando si parla dell'imperator Constantinopolitanus e si intende, cui corte furono decise misure organizzative per la Dalmazia franca.
evidentemente, l'impero romano d'Oriente (1 22 ). Da respingere è in- Che Paolo fosse un importante personaggio indigeno incline ai Fran-
vece l'opinione di Manojlovié, laddove sostiene che si tratta di un e
chi 27 ), non è affatto in contraddizione con la politica franca da
ducato dalmata bizantino che, in seguito ad eventi straordinari, sa- quelle parti. Carlo Magno seguiva una linea di condiscendenza verso
rebbe caduto sotto il dominio franco C23 ). La caratteristica essenziale la popolazione romana, come si può vedere dall'attitudine dei messi
dell'organizzazione tematica bizantina consisteva nella fusione del franchi al placito di Risano dell' 8o4, nella vicina Istria C28 ). Pare
potere militare e civile nelle mani del comandante militare d'una che questa benevolenza sia stata tipica in Dalmazia al cui possesso
determinata regione o, per lo meno, nella prevalenza delle autorità i Franchi tenevano molto e dove pare non avessero neppure inviato
militari su quelle civili. Parallelamente però ai temi esistettero anche presidi militari C29 ). La Dalmazia non fu mai un ducato bizantino:
altre unità militari e amministrative, dove il processo di fusione del ciò è tanto piu evidente, poiché né prima né dopo l'8os è menzio-
potere militare col civile nelle mani di un rappresentante militare nato in alcuna fonte un dux; questi compare soltanto in rapporto
aveva raggiunto un certo punto di sviluppo. Fra queste unità biso- con la riorganizzazione franca della Dalmazia. Dubito quindi che
gna annoverare i drungariati, i catepanati, le clisure, le arcontie e sia giusta l'opinione secondo cui i duces tennero nelle città bizantine
anche i ducati C24 ). Se la Dalmazia fosse stata un ducato bizantino, della Dalmazia il potere supremo cittadino nelle loro mani e che
come lo furono la Sardegna, la Calabria, o altre regioni, sarebbe ben quindi il dux Paolo portasse questo titolo già prima dell'8os a Zara,
dovuta rimanerne qualche traccia: o nelle fonti scritte o su qualche cioè quando essa faceva parte dell'impero bizantino (130). Nell' 8o6
sigillo, come avvenne in altri casi. Un'analisi del testo degli annali l'imperatore Niceforo (8o2-8n) inviò il patrizio Niceta a recuperare
suddetti mostrerà chiaramente che in questo caso si trattava di un'isti- la Dalmazia C31). La fonte non dice espressamente se ciò avvenne
tuzione puramente franca. Subito dopo Natale - statim post Nata- o meno, ma questo non esclude che allora la Dalmazia sia rientrata
lem domini - quindi verso la fine dell'anno 8os, vennero alla corte
di Carlo Magno a Diedenhofen, Obilerio e Beato, duces V enetiae,.
in compagnia di Paulus, dux Jaderae, e di Donato, vescovo di Zara,
(125) Per l'ambasceria veneta e dalmata: Einh. Anna/., p. I93; per la spe-
in qualità di ambasciatori dalmati - legati Dalmatarum. L'annalista
dizione veneziana: Giovanni Diacono, p. I02, 3-4.
spiega poi perché essi fossero venuti alla corte imperiale: vi furono (1 26) Eirh. Anna!., p. 193·
regolate questioni riguardanti i governatori e le popolazioni tanto (1 27 ) KARAMAN, Split, P· 43I.
della Venezia quanto della Dalmazia ~ et facta est ibi ordinatio ab (128) CEssi, Doc., I, p. 66-67; GuiLLOU, Régionalisme, p. 306-307. Cfr.
N. KLAié, Povijest I, p. I8r.
(129) MANOJLOVIé, O godini "Prijenosa", p. ro9.
(130) Historia Jugoslavije, p. I82, I86. Per il confronto con !l d~x d~!la
(1 22 ) MANOJLOVIé, O godini "Prijenosa", p. Io8 n. 2. Venezia cfr. R. CEssi, Provincia, Ducato, ·"Regnum" nella Venezta btzanttna,
(I23) MANOJLOVIé, Jadransko primorje, p. 40; della Dalmazia quale ducato '"Atti dell'Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti", Classe di scienze morali
bizantino, Manojlovié tratta ancora alle p. 28, 54, 76, 77· e lettere, CXXIII (r964-65), p. 407, 4rr, 4 1 3·
(1 24 ) Cfr. FERLUGA, Militar.-admin. Einheiten, p. 27-33· (13I) Einh. Anna!., p. 193·
sotto il dominio bizantino; il silenzio dell'autore franco ha in questo
franchi C37). Questo dev'essere stato evidentemente anche il caso di
caso il valore di conferma C32).
Giovanni, prefetto della Dalmazia ( 138). Potrebbe darsi che Paolo
Non si può in alcun modo attribuire lo stesso valore al termine
fosse già stato nell' Sro stratego e le isole Ionie un tema C39); ma il
latino dux e a quello greco O"'tpCl.Tr)yòc; quando quest'ultimo è inteso
prefetto dalmata, nell' 82r, certamente non lo era né la Dalmazi.a
nel senso specifico di governatore provinciale e non in senso origi- era allora un tema. Non si può assolutamente accettare la denoml-
nario o generale. I personaggi che si trovavano alla testa dei temi nazione di praefectus degli annali franchi quale traduzione del greco
in quest'epoca venivano denominati di regola sempre strateghi. I O"'tpCJ.1:''Y)y6c; eccettuati quei casi in cui il personaggio in proposito sia
governatori delle unità militari e amministrative di rango inferiore stato effettivamente governatore di un tema e ciò sia esplicitamente
ai temi venivano chiamati: drungari, clisurarchi, arconti, duces, ecc. confermato anche da altre fonti. Per quanto riguarda Giovanni, pre-
Si trova cosi p. es. o ooù!; Ka.À.a.0pfa.c; tanto nel Taktikon Uspen- fetto della Dalmazia, abbiamo invece la prova del contrario fornita
skij C ), quanto su sigilli dell'VIII e IX secolo C34). Non c'è quindi
33
dal Taktikon Uspenskij.
alcuna ragione di considerare uguali il titolo di a'ux e quello di Nel Taktikon Uspenskij, la fonte bizantina piu autorevole e. at-
O"'tpr1:Tr)y6c;, poiché non troviamo nelle fonti nessuna conferma di tendibile per quanto riguarda la struttura amministrativa dell'1m-
ciò né dell'esistenza di un dux bizantino in Dalmazia. pero verso la metà del sec. IX C40 ), dopo Giovanni, gov.er~atore
Dopo l'8os, la prima notizia riguardante un governatore in Dal- della Dalmazia bizantina nell' 82r, figura a capo della provmCla un
mazia è dell'82r. Fortunato, patriarca di Grado, era fuggito nell'82r arconte - &px·wv (1 41 ), mentre se la Dalmazia fosse stata allora un
a Zara, dove aveva esposto a « .. . Johanni, praefecto illius (i. e. Dal- tema tale funzione sarebbe stata ricoperta da uno stratego. Il ter-
matiae) provinciae )), le ragioni della sua fuga; dopodiche Giovanni min: di arconte ebbe nelle fonti un'applicazione varia e ampia: de-
lo aveva imbarcato su una nave e inviato a Costantinopoli C35 ). Gli signava infatti magnati bizantini e stranieri, fu~zionari a~m~nistr~­
annali franchi riportano sempre con esattezza denominazioni e titoli tivi, alti rappresentanti del clero, l'insieme deg!J strategh1 de1 .tem1:
di funzionari bizantini per cui non pare accettabile l'argomentazione gli ufficiali superiori di un tema, quelli subalterni dei tagmata, 1 cap1
menzionata che in questo caso l'annalista, essendo straniero e vi-
vendo in luoghi lontani, non avesse effettuato una distinzione fra
prefetto e dux. Dal che conseguirebbe l'ipotesi, da escludere in modo
assoluto, che le due denominazioni corrispondessero a quella greca (137) Einh. Anna!., p. 197-205. .. ·
(138) CEssr, Dalmazia, p. 92 n. 7 nuene che a Zara la canea di prefetto
di stra te go C36). Il termine di praefectus è usato negli annali franchi corrispondesse a quella di magister. ,
nel senso generale di governatore di una provincia o di una regione (139) OsROGORSKY, Storia, p. 174 n. r2o; D.~· .ZAKYTHINos, Le ~h~,me de
e non sta a designare soltanto i governatori bizantini, come p. es. Céphalonie et la défense de l'Occident, '"L'Hellemsme. <?ontemporam , VIII
(1954), p. 304. Che Cefalonia fosse te:na; pare. ora defìmuvam?nte conf?rmato
nell'Sro Paolo, prefetto di Cefalonia, ma anche quelli saraceni e da due sigilli di Licasto, ipato, spatano 1mpenale e stratego d1 Cefaloma, che
per le loro caratteristiche sfragistiche sono secondo ZAcos-VEGLERY, Seals, No.
919 (vedi anche No. r824, 1946, 2050, 2145A, 2657, 32~0) senz'altro del sec. VIII.
(140) Che il Taktikon Uspenskij rifletta, almeno :n par~e, l~ ~truttura am-
(1 32 ) Cosf anche MANOJLOvré, O godini '"Prijenosa", p. ro9. ministrativa dell'Impero verso la metà del sec. IX e ogg1. opmwne general-
(133) Usp., p. 57, I4.
34 mente accettata. Piu spinoso appare il problem.a del~a datazwne. OsTROGORSKY,
(1 ) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 220-221; in ultima linea vedi v. FAL-
Taktikoni, p. 38-48, ha respinto alcune vecchie tesi e proposto da parte sua
KENHAUSEN, Siiditalien, P· 5-6 e nella bibliografia ivi citata soprattutto s. BoR- come data di composizione il periodo .fr~ l' 845. e l' 856; pare che anche dopo
SARI, L'amministrazione del tema di Sicilia, '"Rivista storica italiana", 66 (1954), questo studio siano rimasti dei dub?1 m. mento (cfr. A.H.RWEILER, Byzance,
p. I47 sgg.
35 p. 71 n. 3). Ultimamente OrKoNOMIDES, Listes, p. 45-47, nuene che, an:he s~
(1 ) Einh. Anna!., p. 208.
36 il Taktikon Uspenskij stando al titolo dovrebb'essere stato redatto negh anm
(1 ) Cosf KARAMAN, Split, p. 192; del resto anche MANOJLOvré, Jadransko 842-856, il contenuto permetta invece di datarlo nell' 842-843.
primorje, p. 56, infondatamente parla di Giovanni quale dux della Dalmazia.
(141) Usp., P· 57, I2.
1 33
132
soltanto è dato il termine di arconte ma anche la denominazione uffi-
di. ~ivers~ uffici inferiori dell'amministrazione, ecc. (1 42). Nell'am- ciale dell'unità amministrativa: ·&.pxov't'~IX (1 48 ). Gli arconti elencati
mm.Istraztone bizantina esisteva un gran numero di arconti, ma non nel Taktikon Uspenskij non appartengono tutti alla stessa categoria
tut·tl~ P~~tan:o, poss?n? essere annoverati fra i governatori delle di funzionari, poiché portano titoli onorifici differenti. Uspenskij ha
umta .m1htan e amm1~1st:ative di rango inferiore dell'organizzazione ripartito queste categorie in varie "classi": alla prima "classe" appar-
49
te~atlca. La fonte pnn~1pale. ~er le ar~ontie, è il Taktikon Uspen- tiene l'arconte di Creta col suo caratteristico titolo di proconsole (1 ).
skzJ, nel quale sono registrati 1 seguenti arconti ed ex-arconti: Egli è quindi nello stesso gruppo in cui si trova lo stratego dell'isola.
Nella seconda "classe", i cui funzionari avevano il titolo di spataro-
un arconte di Creta,
candidato, si trovano non solo gli ex-arconti della Chaldia e di Cre-
- un arconte della Dalmazia,
ta(?), ma anche gli arconti (al plurale!!) di Durazzo e di Cherson,
- un arconte di Cipro, 50
nonché l'arconte della Dalmazia e quello di Cipro (1 ). Nella terza
- gli arconti di Durazzo,
"classe", infine, si trovano gli ex-arconti della Dalmazia e delle altre
- gli arconti di Cherson,
arcontie (1 51), che portano il titolo onorifico di spatario.
- gli ex-arconti della Chaldia e di Creta C43 ) e
Gli arconti che qui c'interessano sono quelli che si trovano a capo
- gli ex-arconti della Dalmazia e delle rimanenti arcontie C44).
di una regione e che, nell'ambito della provincia, regione od unità
. Ris~ltano subito ~re aspetti: 1) tutte le regioni citate in questa amministrativa da essi governata, non sono sottomessi o non dipen-
hsta d1 precedenza s1 trovano alla periferia dell'Impero; 2 ) sono si- dono, né amministrativamente né militarmente o in altro modo, da
tua t~ tutte sulla costa o sono isole; 3) col tempo divennero tutte dei alcun altro funzionario a essi superiore. Degli arconti elencati nel
temi ~on. a ~apo degli strateghi. Cosi. già nel Taktikon Uspenskij Taktikon Uspenskij, possono essere pertanto eliminati i seguenti:
sono c1tat1 gh strateghi di Creta, della Chaldia, di Durazzo e di Cher-
s~n C45 )· Tanto la. Dalmazia quanto Cipro furono elevate al rango
d~ te~a e come tah vengono menzionate la prima nel Kletorologion
d.1 F1loteo (899!.C. 46 ) e la seconda nel De thematibusC 47 ). Nel Tak-
tzkon Uspens kzJ, m questa lista ufficiale dei funzionari bizantini non (1 48 ) Usp., P· 59• 9·
' (1 49) Per i sigilli cfr. in ultima linea ZAcos-VEGLERY, Seals, No. 1782, dove
sono compresi tutti quelli concernenti gli arconti dell'isola. Ne risulta che tutti,
cioè quelli pubblicati nell'op.cit., No. 2645, 2646 (e di cui due resi noti da
(1 42 ) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 242 sg.; AHRWEILER Byzance p 54- Mordtmann e tre da Laurent: vedi sopra al No. 1782), appartenevano ad ar-
55; v.. FALKENHAUSEN, Siidit:alie_n, p. 140-143; 0IKONOMIDÈs, -ùstes, s. v: &~xwv conti di Creta che portavano il titolo di imperiale spatario - ~tx<rt"ì..txò<; =cdM:ptoç.
~ sp ~cialme~t<;: lipxwv provmc1al; vedi per l'uso differente del termine i sigilli
1
Sono tutti del tardo sec. VIII o degli inizi del IX.
eg I arconti m ZAcos-VEGLERY Seals s. v /ipxwv (15°) Per la Chaldia non si trova conferma di arconti in altre fonti;
143 .' ' • .
( )_ Usp., P· 5?• 2 e 3: si tratterebbe, secondo l'editore, non degli arconti noti sono solo degli imperiali spatari e duces della Chaldia della fine del
ma degh ex-a:conti della Chaldia e di Creta; secondo lui « (li7t)lipxwv a un sec. VIII, cfr. ZAcos-VEGLERY, Seals, No. 3o88A. Arconti di Durazzo e Cher-
sense large q m comprend !es ex-ducs de Chaldie >> (OIKONOMIDÈs Listes p 54 son non appaiono su alcun sigillo; per Creta, cfr. nota precedente. Per la
n. 33). ' ' · Dalmazia sono noti due sigilli: I) E>eocpu"ì..cix-c~J ~tx<rtÀtxQ 7tpw-toC'lttxi7apl<p xa:l
( 144) Usp., P· 53: 5; 57•. I 2 ; 57, I5; 57· II; 57, !3; 55, 2-3; 59, 8""9. È da lipxov-tt t.e"ì..tttx-tla:<;, in Corinth. Results of Excavations, XII, by Gladys R. David-
n~tare ~he l~ arco~tle appaiOno_ solo nel Taktikon Uspenskij e non figurano son, Princeton 1952, No. 2697, e 2) anonimo, ... C'lta:-fra:p(<p xa:ì /ipxov-ct .6.txÀ'tttx-
ne negh altn Ta~tzka ne ?elle hste delle province bizantine degli autori arabi, o;(a:ç in ZAcos-VEcLERY, No. 2637, datato 75o-85o, redatto in maniera piuttosto
eccetto la Chald1a, che VI compare sia come clisura che come tema (cfr De rozza. Non sono noti invece sigilli né per Cipro né per altri arconti regionali .
them ., tav. I alla fine del libro). · Colgo l'occasione per ringraziare il collega A. P. Kazdan per avermi cortese-
. (1 45 ) ll_sp., P· 49, 18; 49, w; 49, !2 e 49, 19 ( = quest'ultimo ancora sotto mente comunicato l'esistenza di un ~igillo di un arconte della Dalmazia.
11 nome d1 stratego -.;wv xì..tr.ui:twv). (1 51) Per gli ex-arconti della Chaldia e di Durazzo, vedi sopra n. 143; per
( 146 ) Phil., P· IOI, 3!. gli altri titoli cfr. OrKONOMIDÈs, Listes, p. 293-299.
(1 47 ) De them., XV.
1 34

- l'arconte ~i Cr~t:, ave?do e~li al di sopra di sé uno stratego


competente per l ammtmstrazwne Civile e militare dell'isola. Anche tare e amministrativa di rango inferiore ai temi, ma inquadrata nella
nel cas~ che egli non gli fosse formalmente sottop~sto 0 non dipen- nuova organizzazione provinciale bizantina, quale si stava svilup-
d:sse direttamente da lui (1 52), l'arconte non era tuttavia né l'unica pando dal VII secolo in poi, come l'ho definita tanto tempo fa ( 155).
ne la suprema autorità amministrativa dell'isola· Bisogna infatti distinguere questi arconti tanto da quelli che gover-
' navano regioni formalmente considerate bizantine, ma di fatto al di
- gli _arconti di Durazzo e di Cherson: è importante la forma là dei confini imperiali (p. es. nei Balcani: la Croazia, la Serbia ecc.
plurale, p01ch~ esclude a priori che si sia trattato del governatore
53
~ella region_e ( ). Ammesso anche che l'ipotesi di Oikonomides non
o nel Caucaso: l'Armenia, il Vaspurkan, o in Italia: Gaeta, Amalfi,
ecc.) quanto da quelli che stavano a capo di popolazioni o tribu stan-
sta accettabile e che non si tratti di ex-arconti della Chaldia e di ziate dentro l'impero (p. es. Slavi in Macedonia o nel Peloponneso),
Creta, bensf di arconti di queste province, essi sarebbero da consi- ma le cui regioni non erano unità amministrative provinciali (1 56).
derare alla stessa stregua dei loro colleghi di Durazzo e di Cherson. Recentemente Helène Ahrweiler ha aggiunto, sulla base di sigilli,
S~l ruolo de~li arconti (plurale!) verremo ancora a parlare in rela- alcuni arconti regionali che altrimenti non figurano nel Taktikon
ZIOne allo sviluppo delle autonomie cittadine. Uspenskij. Non tutte le sue conclusioni in merito mi sembrano ac-
. Rimangono_ infine sol~anto l'arcont:': della Dalmazia e quello di cettabili, ma eccone la lista: un arconte di Chios, uno dell'Ellade,
Ctpro. Trala~ctamo per t! momento di occuparci degli ex-arconti poi uno di Malta, di Vagenezia, di Macedonia(?), e di Bulgaria (1 57 ).
de~la. Da~mazta e del~e altre arco~tie, poiché in primo luogo bisogna L'Ahrweiler conclude l'analisi sottolineando che le sembra sicuro che
c~t~nre In generale ti ruolo dell arconte regionale. Non credo che gli arconti sopracitati, comandanti di flottiglie e incaricati della sor-
CI sta alcun dubbio che a capo di un'arcontia si trovasse un arconte
come de~~ essere stat~ in Dalmazia e a Cipro, visto che il Taktiko~
UspensktJ non menziona per esse nessun altro funzionario nessun (1 55 ) FERLUGA, Militar.-admin. Einheiten, p. 62, 66.
altro persona~gio, al quale questi due arconti avrebbero p~tuto es- (156) FERLUGA, Byz. Reich und siidslav. Staaten, p. 313-315·
sere sottoposti nelle loro regioni. (157) AHRWEILER, Byzance, p. 85-89. Nonostante che per Chios esista un
sigillo di un arconte l'isola, assieme ad altre unità, appare normalmente come
Bisog~a chiedersi se, oltre agli arconti elencati nel Taktikon drungariato; se mai fu un'arcontia, Io fu dopo la compilazione del T. U. Per
UspensktJ, ce ne fossero altri, dato che di arcontie ce ne dovevano I' Ella de, mi pare che si tratti dell'arcontia slava. L'arconte di Malta ha, incisa
essere state piu di due, come è del resto confermato nel Taktikon sul sigillo, anche la funzione di drungario e di lui esiste solo un sigillo: Vage-
netia mi pare appartenga ad epoca troppo tarda, mentre per quanto nguarda
stesso dove è detto: :x;.rà Ào~1twv àpxov·nwv (154). la Macedonia, l'eminente collega ritiene opportuno aggiungervi un punto inter-
'~i è ?ià. messo in rilievo che il termine arconte aveva le piu varie rogativo. Per la Bulgaria infine devono essere fatte delle riserve, malgrado
app~tcazwm. Nel caso dell'arconte regionale, qui analizzato, bisogna l'immensa autorità di V. Laurent in materia e l'eccellente argomentazione della
Ahrweiler, poiché non è esatta l'affermazione che «il est difficile d'attribuer
aggmngere che si tratta di un governatore a capo di un'unità mili- un sceau avec légende greque, mentionnant un titre qui peut étre porté par
des fonctionnaires byzantins, à une personalité bulgare >>. Il titolo di arconte
per i regnanti bulgari e per Michele è confermato in tutta una serie di fonti
scritte talmente note che non è il caso di citarle di nuovo (cfr. p. es. V. GRu-
~ ) _Cfr. _AHRWEr_LER, Byzance, p. 61, 75-76, 89, secondo la quale gli ar-
152
MEL, Les Regestes des Actes du Patriarchat de Constantinople, I. Les Actes des
conti regwnah non drpendevano dallo stratega Patriarches, Socii Assumptionistae Chalcedonenses 1936, fase. II, No. 478: Mi-
053)
~HR';EILER, Byzance, p. 72, propende giustamente per l'opinione che chele, arconte di Bulgaria; No. 641: Simeone, arconte di Bulgaria) e a propo-
o

I
<: a ~entwn lipxovtE,; _de _te;ll~ ville (et non region), indique le corps des fonc- sito del sigillo con iscrizione greca, basti ricordare un sigillo di piombo in cui
tionnarres locaux, de JUndrctron municipal >>. Simeone viene chiamato imperatore dei Romani: :l:u{.lEW"V iv XP~<T"t0 ~a:o"LÀEÙ<;
5
lt)..)~~ ? Usp.: p. 59: 9· Interes~ante è Nicephor., p. 44, 23: « .•. x~rì -co&,; -cwv 'Pw{.lÉwv (cfr. in ultima linea OsTROGORSKY, Storia, p. 284 n. 153). Credo che
• • • ~xov-c~wv Àa:ov.; • • •. '' e ciÒ nella regione di Cherson, ma non credo che anche il sigillo di Pietro, arconte della Dioclea (ScHLUMBERGER, Sigillographie,
SI tratti m questo caso dr arcontie-regioni come la Dalmazia o Cherson stessa. p. 433), appartenga ad un "principe" indigeno; cfr. Istorija Crne Gore, I, Tito-
grad 1967, p. 367.

-"'---
1 37
veglianza delle acque territoriali, fossero ufficiali di marina dipen- La Dalmazia bizantina era composta in primo luogo di città, al-
denti direttamente da Costantinopoli e facenti servizio in provincia. cune delle quali si ergevano lungo la costa e altre sulle isole. Nel-
Alcune di queste arcontie ebbero vita precaria; talvolta, esposte co- l'ambito della vita cittadina non ci fu essenzialmente soluzione di
me erano alle frontiere, videro i loro rapporti col governo- centrale continuità, ma dall'epoca tardo-romana in poi ebbero luogo alcuni
interrotti. Attaccate da nemici, spesso isolate, godevano di uno status cambiamenti che è il caso di esaminare ( 161 ). La vita municipale era
amministrativo eccezionale che poteva essere abolito non appena l'Im- entrata già da allora in una fase di continua decadenza: i curiali
pero vi ristabiliva la sua autorità. Ecco perché molte non figurano andavano sempre piu perdendo le loro competenze e il loro prestigio
nel Taktikon Uspenskij: o avevano cessato d'esistere o non erano e appartenere alla curia diventava di giorno in giorno compito piu
ancora state create. I sigilli degli arconti che ce le hanno rese note, gravoso. L'amministrazione cittadina, dal canto suo, vedeva dimi-
non permettono di datarle con precisione (1 58 ). nuire pian piano la sua autonomia e rientrava sempre piu sotto il
Certamente tutte queste differenze fra gli arconti regionali erano controllo dell'apparato statale (1 62 ). Per proteggere i sudditi dagli
dovute alla situazione politica dell'impero in generale e della regione abusi delle autorità e dalle malversazioni dei funzionari, fu intro-
periferica in particolare. Ma conoscendo l'elasticità dell'amministra- dotta, nel sec. IV, l'istituzione del defensor civitatis che però, già nel
zione bizantina e le varie forme di transizione e fasi attraverso cui secolo successivo, dovette subire delle modificazioni (1 63). Nel corso
passò l'organizzazione provinciale dal VII al X secolo, non c'è da del V secolo, le libertà municipali furono parzialmente limitate a
meravigliarsi se fra le unità regionali ci siano state le differenze sopra seguito soprattutto di due fatti (1 64 ): aumentò il controllo dello Stato
menzionate (1 59 ). sulle finanze cittadine e s'affermarono sulla scena politica i vescovi
Per alcune arcontie si devono certamente ricercare le radici strut- che cominciarono a interferire sempre piu nell'amministrazione della
turali e l'organizzazione specifica nell,1 storia del loro ordinamento città. Per sistemare le cose fu necessario un intervento di Giustiniano
cittadino e municipale tant~ nell'epoca tardo-romana quanto in quella che concesse loro alcuni diritti nell'amministrazione cittadina in ge-
bizantina che ad essa segui immediatamente. Bisognerà certo farlo nerale e in particolare nel settore finanziario, nonché un certo diritto
per la Dalmazia, ma sarebbe utile seguire anche l'evoluzione in altre di controllo sui brrovernatori provinciali e -perfino certe competenze
province periferiche, come p. es. a Cherson, che certamente fu a quel giudiziarie (1 65 ). Alcune delle vecchie magistrature municipali erano
tempo un'arcontia (1 60 ).

p. 121, 145-146 e note ro4 e 204) Interessante è un sigillo, No. 2526, della
(1 58 ) AHRWEILER, Byzance, p. 8q. seconda metà del sec. IX di un Èl;ovO'Ltlo"t'hç di Cherson.
(1 59 ) FERLUGA, Militar.-admin. Einheiten, p. 29, 62 sg.; AHRWEILER, Byzance, (161) Il problema della continuità, fondamentale. in genere,, lo è. in pa~ti­
p. 63 .. Ultimamente OrKONOMIDÈs, Iistes, p. 343: « ... il me semble que l'on colare per le città dalmate. Esse devono essere considerate nell ampw ambito
ne dolt pas tenter d'uniformiser pour tout l'empire !es fonctions exercées par delle città medittrranee, per cui tanto Cherson, quanto l' Istria, la Sardegna,
l es archontes: certaines sont d es survivances de l'administration municipale et Venezia o altre città della penisola italica, possono gettare luce su questo pro-
semi-autonome du passé, d'autres avaient une jurisdiction plus spécialement blema. Ogni analogia è in sé pericolosa, ma può essere anche fruttuosa se ap-
maritime ... )), plicata con discernimento e riserva (cfr. DoLGER, Stadt, p. 96-1oo; E~NEN, !juro-
(1 60 ) Per Cherson esistono i seguenti sigilli di arconti pubblicati in ZAcos- paische Stadt, p. 29 sgg., 79 sgg.; FERLUGA, Zara, p. 173 sg.; N. KLA1C, Povtjest l,
VEGLERY, Seals: No. 1973: Gregorio imperiale spatario e arconte di Cherson p. 149 sgg.).
(750-85o); No. 3106: Eustatio, spatario imperiale e arconte di Cherson (sec. (162) RourLLARD, Administration, p. 62; DrEHL, Exarchat, p. 93 sg.; BuRY,
VIII, seconda metà); No. 3II3: Gregoras, spatario imperiale e arconte di Later Rom. Empire, II, P· 351; SARIA, Dal mafia, p. 42, 47, 50-5I.
Cherson (sec. IX) e No. 2345: Sabba, ipato e arconte di Cherson (sec. VIII, (163) RourLLARD, Administration, p. 7-8.
seconda metà). È permesso richiamare alla mente il titolo di '"ipato" dei duchi (164) BRATIANU, Privilèges, p. So. .
di Venezia, il caso deli'Istria bizantina nella seconda metà del sec. VIII al- (165) DoLGER, Stadt, p. 88-89, 1oo; KrRsTEN, Dre byz. Stadt, p. 21 sgg.;
lorché chi voleva ricevere onori andava « ad Imperium, quod ordinabat iÌium ENNEN, Europiiische Stadt, p. 32, 37, 42; GurLLou, Régionalisme, p. 164 sgg.;
ypato ll, e l'ipato e duca della Sardegna della prima metà del sec. IX? (cfr. A. GurLLOu, L'éveque dans la société méditerrannéenne des VJe.vue stècles.
139

completamente scomparse mentre altre, come i duumviri, sopravvi- c. d. possessores. Ciò si manifestò con grande evidenza nel periodo
vevano ma avevano perso il loro significato. La funzione del defen- seguente al regno di Giustiniano e particolarmente in Dalmazia nella
sor si era screditata e coloro che la esercitavano erano stati in buona seconda metà del sec. VI. Papa Gregorio Magno si rivolge nelle sue
parte sottoposti all'autorità del governatore provinciale. Praticamente lettere al clero et nobilibus Salonae (1 67 ) o clero, nobilibus ac populo
l'unico eh~ nelle città svolgeva ancora un ruolo di una certa impor- ... et militibus di Zara C68 ). Come in Corsica e in Sardegna, in
tanza era 1~ ~urator che dal IV secolo in poi era soltanto un magi- Sicilia, a Napoli e a Ravenna, cosi anche in Dalmazia furono in
strato mumctpale, mentre la curia e i magistrati delle città non ave- primo luogo i nobiles coloro che verso la fine del sec. VI partecipa-
vano quasi piu alcun potere. Le competenze fondamentali ammini- rono all'elezione del vescovo ed essi venivano da Gregorio Magno
strative e giudiziarie appartenevano ormai al curator e al defensor chiaramente distinti dall'assemblea dei curiali ( 169 ). L'orda, cioè l'as-
che rappresentavano il potere centrale nelle città e, pur essendo eletti semblea dei curiali, aveva perduto la sua importanza e già Giusti-
dalla popolazione cittadina, dovevano essere confermati in carica dal niano aveva concesso ai magnati il diritto di eleggere il vescovo.
governo imperiale (1 66 ). Il defensor veniva eletto dai latifondisti dai Secondo il Diehl la denominazione stessa di ordo in quest'epoca
magnati e dal clero e continuò ad esserlo dopo la promulgazio~e di stava cadendo in disuso e si confondeva sempre piu con quella di
una legge di Giustiniano in materia, ma con la differenza che d'ora pop,ulus (l 7 '0). Accanto al defensor, che come abbiamo visto stava a
in poi questa funzione doveva essere esercitata dai magnati, a turno capo dell'amministrazione cittadina, nella nuova situazione politica
e per ~Imeno ~ue anni. _Il diritto di revocare i defensores spettava e sociale un ruolo importante spettava ancor sempre al curator. Al
solo at prefetti e non at governatori provinciali e il defensor era defensor competevano, dall'epoca della legislazione di Giustiniano,
l'unico rappresentante del governo ne-lle città. Egli presiedeva la soprattutto funzioni amministrative, al curator giudiziarie.
curia, sostituiva i magistrati assenti, registrava le donazioni e i testa- Si pone ora la questione quali dei funzionari cittadini, di cui si
menti, s'occupava dell'imposizione e dell'esazione delle imposte, con- è appena parlato, esistettero in Dalmazia. Dopo la morte del vescovo
trollava il mercato e si curava dell'approvvigionamento della città. Natale, Gregorio Magno s'era rivolto con una lettera ad Antonino,
Le sue competenze giuridiche, tanto nelle cause civili quanto in amministratore dei beni della Chiesa, affinché regolasse il lascito del
q~elle pen.ali, erano molto ampie e aveva inoltre il diritto di presen- defunto vescovo insieme a Marcello e fra l'altro scriveva: « ... te
Ziare al tnbunale del governatore della provincia. Gli sforzi di Giu- agere profecto necesse est cum consilio magnifici et eloquentissimi
stini~n~ pe~ ~estituire l'antica autorità e il passato splendore ai magi- Marcel! i >>(l 71 ). I defensores portavano spesso i titoli di vir clarissi-
strati ctttadmt, soprattutto al defensor non furono fruttuosi. In Italia mus, gloriosissimus, eloquentissimus, optimus C72 ). Nelle città, oltre
e in Egitto- per essi le fonti sono piu abbondanti~ apparentemente al curator e al defensor, Gregorio Magno ricorda nelle sue lettere
s'era conservato ancora il vecchio ordine municipale, ma nell'epoca e
anche il pater civitatis 73 ). Il papa si rivolge al curator con gloria
tardo-romana la struttura delle città era talmente cambiata che i cu- e
vestra, al pater civitatis con vir magnificus 74), mentre, come ab-
riali, cioè il vecchio orda, avevano perduto la loro importanza e il biamo visto prima, si rivolgeva agli scholastici con vir eloquentissi-
loro ruolo politico. Aumentò per contro il potere dei latifondisti, i

(167) Greg. ep., VI, p. 26.


(16 8) Ibid., VI, p. 46.
Un modèle, '"Bibliothèque de l'école cles chartes", CXXXI (1973), p. 1-19 del- (169) Ibid., VI, p. 46.
l'estr~tto. La KLA1é,. H. Z. XIII (196o), p. 248, ha certamente ragione quando (170) DIEHL, Exarchat, p. I05·I06.
sottolmea che non sr può trascurare il ruolo della Chiesa nell'evoluzione delle (171) Greg. ep., III, p. 22.
autonomie municipali dalmate dell'epoca. È però in grado di citare solo un (172) DrEHL, Exarchat, p. 102.
caso dell'epoca o dati posteriori. Vedi anche p. 158-159. (173) Greg. ep., IX, p. 44 e IX, p. n6.
166
( ) DIEHL, Exarchat, p. 103; D0LGER, Stadt, p. 77 sg. (1 74 ) Greg. ep., IX, p. 48 e IX, p. 76.
mus. Marcello era stato scolastico nel 594 C75 ) e da allora il papa si esterna di una determinata città o regione, la necessità della difesa
era rivolto a lui con gloria vestra, mentre nel marzo 593 lo aveva e la tradizione esistente che dettavano forme nuove o influivano sul
chiamato magnificus et eloquentissimus (1 76 ). Forse nella sua carriera, cambiamento delle vecchie C79 ). Scomparvero le antiche differenze
prima di diventare scholasticus, nel 593, e poi proconsole, nel 598, che vedevano le città distinguersi in municipi, colonie, ecc. - che d~l
Marcellinus era stato defensor civitatis. Ciò testimonierebbe la com- resto erano già sbiadite nell'epoca tardo:romana - .e l'eleme~to di-
petenza del defensor in questioni ereditarie, avendo dovuto Marcello fensivo si fece sentire con sempre maggwr forza, nflettendos1 nella
regolare l'eredità del vescovo Natale che si trovava a Salona ( 177).
terminologia stessa. . . . . , .
A partire dal VI secolo la debolezza del governo centrale rese evi-
L'evoluzione degli abitati della Dalmazia b!Zantma s~ puo seg~1r~
dente che le riforme di Giustiniano, che avevano mirato ad aumen- facendo un attento esame dei termini usati nelle fonti, allorche s1
tare la concentrazione del potere dando la prevalenza ai comandanti
parla di agglomerazioni urbane in generale ~ quando .vengo~o de:
militari, non erano del tutto riuscite a soffocare i residui delle vec-
scritti in particolare gli abitati, tanto i vecchi quant~ l nuo:'1 sorti
chie autonomie cittadine C78 ). La storia di tali autonomie non fu
in secruito all'invasione slava. Il primo problema che Sl pone nguarda
le fo~ti: fonti greche che parlino di città dalmate dal . :'I~ , secolo
ovunque uguale, essendo la loro genesi differente: esse poggiavano
su di una tradizione eterogenea e provenivano da vecchie forme
in poi per il periodo qui trattato, n.o~ ~sistono e, come g1a Fm volt:
amministrative differenti. Le istituzioni cittadine, fossero esse d'ori-
constatato, come base di ogni anal1S1 nmane pur sem?r~ l opera. di
gine greca o romana o fossero nuove creazioni sorte da un certo Costantino Porfirogenito e soprattutto il suo De admznzstrando zm-
complesso di avvenimenti politici o in seguito a speciali circostanze
perio. Qui le città della Dalmazia bizantina :en.gon~ reg~la~mente
sociali e politiche, si conservarono in molte città. Molte di esse man-
chiamate xcio--rpcx. (1 80 ) probabilmente per ragwm attme~tl. al com:
tennero i loro privilegi e le loro autonomie amministrative realmente
piti difensivi ch'erano chiamate ad assolvere, ~rovandos1 al confim
e non solo formalmente, fino all'introduzione dell'ordine tematico
dell'impero. Il nuovo termine deve essere stato mtrodo~to abbastanza
nelle regioni sul cui territorio si trovavano. Verso la fine del VI e
presto (I" 1 ). Anche in questa regione du~que, come m t~nte ~~t:e
all'inizio del VII secolo, cioè nel periodo che qui c'interessa, per
dell'impero bizantino, le città avevano seguito la stessa evolu~1?~e( ).
motivi di difesa, nelle regioni lontane dal centro fu restituita alle
Le eccezioni sono poche e appunto per questo tanto pm Impor-
autorità locali una parte di quella importanza di cui avevano goduto
tanti e notevoli. Il termine 1t6ÀLc; appare nei capp. X.XI~-XXXVI
un tempo. Pressato dalla situazione, il governo centrale si vide ob-
del De administrando imperio una sola volta e per d1 pm non ha
bligato a fare delle concessioni alle autorità indigene e a rinunciare
alcun rilievo, poiché viene usato per Salona al mom~nto della presa
a molti dei suoi diritti a favore dell'amministrazione locale. Sorse
della città da parte degli Slavi Cs3), e nel De thematzbus per Budua,
cosi tutta una serie di autonomie periferiche. Ogni sistematizzazione
in materia è impossibile, poiché le concessioni del governo centrale,
o piuttosto il suo non interferire o addirittura l'impossibilità di farlo
nell'ambito di alcune regioni periferiche, non poggiavano su di un (17 9) cfr.
ibid., p. ss-s6. h 2 •
principio precedentemente fissato né tanto meno su di una conce- (
180) D
adm 1·mp 23 _36 s. v. x<i<M"pov; cfr. anche De t em., II, 3.'
e . ., ' . , "b "d 7 Per l 1
zione amministrativa prestabilita. Erano la situazione interna e quella Salona, la vecchia metropoli dalmata vi è defimta xwpcov, l l "? 9· 3 . fi at-
D th c'è però da tener presente che questo trattato stonco-geogra co l
e em. . d iu antiche soprattutto da Ieroc e
tinge sicuramente m preva 1enza a opere P ' . ')ce~.ç
(cfr OsTROGORSKY, Storia, p. 2oo); cfr. anche Theophan. ~ont., P· 289 · " 0 ·
.(181) K 1RsTEN, Die byz. Stadt, p. 21: sarebbero in pnmo luogo « Burgen,
(11 5) Ibid., IV, p. 38.
(176) Jbid., III, p. 22. kaum noch ... Stadt ». 1 · d" D A
(I 77) lbid. (182) Cfr. KIRsTEN, Die byz. Stadt, p. 19 sgg. e la corre azwne l · ·
(17 8) BRATIAN1J, Privilèges, p. 83- ZAKYTHENOS, ibid., p. 48 sgg.
(183) De adm. imp., 30, 57·
143

Risano e Cattaro, attaccate dagli Arabi verso la metà del sec. IX(l 84 ). i termini civitas o urbs (1 93 ), ma conferma l'esistenza di castella (1 94)
Molto piu interessante è da questo punto di vista il seguente passo all'inizio del sec. XI sulle grandi isole del Quarnaro, dove però
del De administrando imperio in cui è riferita l'invasione slava della allora vivevano tanto Romani quanto Slavi e che dovevano quasi
Dalmazia mentre (( ].LOVct oÈ "t'èL 1tpòc; ilriÀ!wrcrav 1tOÀ.LXVùct ou cruvÉ- certamente essere degli abitati di vecchia data.
OWXctV ctÙ"t'oi:c; (cioè degli Slavi), Ù.ÀÀèL Xct"t'ELXOV"t'O 1tctpèL "t'WV 'Pw- Alla periferia dell'Impero alcune città bizantine attraversarono
85
IJ.ctLWV >> (1 ). IloÀLXVLct erano degli abitati sulla costa, lo dice il testo le varie fasi del processo di sviluppo da municipi fino a formazioni
chiaramente, non erano centri vescovili e quindi non erano città comunali medievali indipendenti. Altrove invece, l'alto grado di
(civitates, o 1tOÀELç) (1 86 ) ma per la loro posizione erano in tempi autonomia cittadina fu fortemente limitato con l'introduzione tema-
agitati e difficili piu facilmente difendibili. Questo passo, che forma tica che vide le città perdere parte dei loro privilegi. Nell'ampio
un tutt'uno con l'altrettanto notevole passaggio precedente (1 87 ), è ambito della storia di queste città e regioni periferiche va inquadrata
tanto piu interessante poiché, premesso il modo in cui i testi che anche la Dalmazia bizantina, poiché ritengo da un lato che questo
vanno sotto il nome di Costantino Porfirogenito venivano redatti(l 88 ), sia l'unico modo per venire a conoscere la struttura dell'arcontia dal-
è per la terminologia cronologicamente abbastanza vicino agli avve- mata, e dall'altro che tale conoscenza possa facilitare anche una com-
nimenti che descrive. prensione migliore dell'epoca in cui fu tema.
Il termine xctcr"t'ÉÀÀL·ov non è confermato dalle fonti bizantine La storia di Cherson, che permette di seguire l'evolversi delle
per la Dalmazia (1 89 ); appaiono invece su molte isole i toponimi autonomie municipali dai tempi piu remoti fino all'introduzione
Kosljun, Castellione (1 90 ), ma non si può distinguere se si tratta di dell'ordine tematico, è un esempio che certamente potrebbe far luce
luoghi di rifugio dei Romani davanti agli Slavi, di piccole città, o
sullo sviluppo delle autonomie cittadine dalmate (1 95 ). La città era
dell'uno e dell'altro (1 91 ). Le fonti latine non sono di grande aiuto.
amministrata nei secc. VII, VIII e durante la prima metà del IX da
Per la maggior parte sono d'epoca piu tarda (1 92 ), e soprattutto, non
un 1tPW"t'01tOÀL't1]t; assistito da un'assemblea di anziani (1 96 ), che fino
sono documenti originali. Giovanni Diacono usa indifferentemente
a un certo punto rappresentava tutta la regione composta fondamen-
talmente da città che giacevano lungo la costa meridionale della Cri-

(1M) De them., II, 2I sgg. È da notare però che tutte e tre le città ven-
gono annoverate fra quelle dalmate.
(
185
) De adm. imp., 30, 58-59·
(1 93) Giovanni Diacono, passim; è da notare però che egli co~osce bene le
(1 86 ) KmsTEN, Die byz. Stadt, p. 28 e n. 65; v. FALKENHAUSEN, Suditalien, differenze: Brondolo è castrum, Concordia oppidum, E urano vzcum, Caorle
p. I32. castellum e cosi Olivolo (cfr. sopra n. r89), mentre Grado è castrum, civitas,
(1 87 ) De adm. imp., 30, 56-58. castellum e urbs.
(1 88 ) FERJAKcré, lzvori, II, p. 2 e De ad m. imp., Commentary, p. I sgg.: (1 94) Giovanni Diacono, p. 157, 2; a dire il vero, il cronista parla solo .di
Genera! lntroduction. Arbe. Cfr. per il sec. VII il placito di Risano in CESsi, Doc., I, p. 6r e passzm
(1 89 ) Si trova nel De adm. imp., 30, 95 (ai confini del tema di Durazzo che parla per l'Istria di civitates e castella. Cfr. anche N. KLAré, Povijest l,
con la Dalmazia); 27, 96 (nella regione lagunare veneta); 53· 28, 29, 4I e ros p. I20.
(195) Cfr. KLAié, H. Z. XIII (I96o), p. 248, dove consiglia giustamente una
(nella regione di Cherson in Crimea).
(1 90 ) SKoK, Slavenstvo, I, p. 22, 23, 27, 38, s8, 6o, 88, IIO, II I, I69, I74; prudente applicazione di analogie; ]AKOBSON, Krym, p. 30, e FERLUGA, Zara,
cfr. P· 96-97· p. r78 sg., I 82 sg.
(1 91 ) KIRSTEN, Die byz. Stadt, p. 33; DoLGER, Stadt, p. 70-73. Per la diffe- (1 96) Theophan., 378, s-6; Nicephor., 45. 3-6. Cfr. A. A. VASILIEV, The
renza cfr. v. FALKENHAUSEN, Suditalien, p. 133 '"Fliehburg" e p. 134 "kleine Goths in Crimea, Cambridge Mass. 1936, p. 82; ]AKOBSON, Krym, p. 29. ~ors~
Stadt". formavano l'assemblea i quaranta È[Vpo:vE~ xo:l 'ltpw't'Evov.Eç -ri)ç XErxrwvoç dr cm
.. (1 92 ) Fa ecc.ezione un papiro in cui si parla di: «castella, quae sunt su per parla Theophan., ibid., mentre è difficile dire cosa fossero gli altri sette pro-
crvrtatem Salorutanam >> (fine sec. VI, inizio VII), in SARIA, Dalmatia, p. 40. teuontes. Per una '"aristocrazia" cittadina, cfr. DoLGER, Stadt, p. 86.
1 45

97
meaC ). Allorché infatti l'imperatore Teofilo (829-843) v'inviò uno sec. VIII, epoca in cui per la Dalmazia le fonti mancano, ed è elo-
stratego, lo fece per porre sotto il potere diretto del governo centrale quente in materia. In esso viene narrato come Fortunato, patriarca
non solo la città di Cherson, ma anche i luoghi - "t0'1touc;, cioè le al- di Grado, prese al placito per primo la parola e come riusd a pre-
tre città della regione C 98 ). I '1tpW"tEUOV"tEc; che nel De administrando sentare con tanta abilità il suo caso che i rappresentanti istriani, in-
imperio sono chiamati ClPXOV"tEç (1 99 ) non sono perÒ da confondere tervenuti subito dopo, ritirarono le accuse contro di lui. A nome
con l'arconte regionale, trattandosi qui evidentemente degli arconti degli lstriani parlò per primo il rappresentante di Pola - primus
cittadini, gli stessi forse che s'incontrano nel Taktikon Uspenskij(2° 0 ). omnium primas Pollensis dixit ... -. Se dunque la massima auto-
Fra gli arconti cittadini quello di Cherson, essendo il rappresentante rità cittadina del capoluogo dell'Istria parlò prima e a nome dei rap-
supremo dell'autorità municipale del capoluogo, s'elevava al di sopra presentanti delle altre città o castelli istriani, è evidente che il capo-
degli altri. Già sono stati addotti sopra alcuni argomenti sulla im- luogo, qui come in altre province, godeva sul piano regionale di una
portanza della metropoh e dei suoi organi in quelle regioni in cui posizione speciale (2° 3).
la struttura portante era formata da città. Ne portiamo ancora uno Allorché si analizzano queste regioni periferiche, si devono pren-
in quanto particolarmente chiaro e istruttivo. Il governatore del tema dere in considerazione non solo le loro varie differenze strutturali,
recentemente creato è annotato nel Taktikon Uspenskij come ò '1ttx- ma anche quegli elementi specifici che influirono sul processo di for-
"tPLX~oc; xa.t cr"tptx"tl]yòc; '!WV x).Lp,ci"twv e il tema ha la denomina- mazione dell'autonomia locale. Interessante al riguardo è il caso della
zione ufficiale di lh\ta. '!W\1 'XÀ'L~J,chwv C01 ). Una cinquantina d'anni Sardegna, che all'inizio del sec. IX era amministrata da un U'1t•tx"toc;
piu tardi, però, nel Kletorologion di Filotea fra gli strateghi è anno- xa.t oouç, mentre Ibn Khordadbeh afferma che a capo vi si trovava
verato o &.vlhJ7ttx"toc; '1tCX:"tPLXLoc; xa.t cr"tptx"tl]yòc; XEpcrwvoc; (2° 2 ). Col un batriq, cioè un patrizio, che governava su tutte le isole del ma-
passare del tempo dunque la metropoli impose, grazie al suo ruolo re C04). Qui troviamo verso la metà dello stesso secolo degli iudices
politico, economico e strategico di primo piano, il proprio nome a che riunivano tutto il potere nelle loro mani, provvedevano alla di-
tutta la regione. Probabilmente questo dev'essere stato anche il caso fesa da pericoli esterni e interni e avevano dato un'organizzazione
di Durazzo e cos{ possiamo forse spiegare l'esistenza degli arconti alla regione (2° 5 ). Gli iudices stavano a capo delle città e fra loro
che compaiono nel Taktikon Uspenskij. Lo sviluppo dell'Istria, dove godeva di una posizione di preminenza lo iudex di Cagliari, capo-
non ci fu in questo periodo soluzione di continuità nell'evoluzione luogo della Sardegna. Non credo sia il caso d'entrare qui nei dettagli
delle città -p. es. a Pola, Parenzo, Rovigno, Trieste, ecc. -ma forse dello sviluppo amministrativo di quest'isola sita alla periferia del-
ce ne fu nella vita della provincia, conferma con evidenza l'impor- l' Impero e abbandonata a se stessa. Importante è piuttosto mettere
t~nza della metropoli della regione. Il placito di Risano, dell' 8o4, in rilievo che il rappresentante supremo dell'autorità locale risiedente
nflette fra l'altro anche situazioni del dominio bizantino durante il
i
l
97
(1 )_ De adm. imp., 42, 72. Cfr. anche Nicephor., 44/22-23. Che rappre- (203) CESSI, Doc., I, p. 62; GuiLLOU, Régionalisme, p. 302-303 e 193, 295~
sentasse m parte le altre città della regione è deducibile dal fatto che il proto- 296; FERLUGA, Zara, p. }79· Per la breve occupazio~e d~li'Istria da p~rte det
polita di Cherson è l'unico ad essere nominato separatamente e che agli occhi Longobardi, a cui segm quella franca e non un nacqutsto della regwne da
del governo centrale il suo imprigionamento doveva aver effetto in tutta la parte bizantina nel 774, cfr. R. C;ssr, L'occupaz_ione longobar~a t; franca del-
provincia. l'l stria nei secoli VIII e IX, "Attt del Reale Istttuto Veneto dt sctenze, lettere
98
(1 ) De adm. imp., 42, 72. Cfr. OsTROGORSKY, Taktikoni, p. 41-42. ed arti", Cl. di Scienze mor. e lett., C (1940-41), p. 290, 297-303.
(199) De adm. imp., 42, 43-44· (204) B. R. MoTZo, Studi Cagliaritani di Storia e Filologia, Cagliari 1927,
<:~~) AHRWEILER, Byzance, p. 72; 0IKONOMIDÈs, Listes, p. 342-343. I, p. 82, 94· Cfr. Les sceaux byzantins du médaillier vatican, présentés, décrits
( ) Usp., P· 49, 19. et commèntés par V. Laurent. A. A., Città del Vaticano 1962, No. 112; v. FAL-
2
(2° ) Phil., p. 139, 20. Cfr. A. P. KAZDAN, Derevnja i gorod v Vizantii IX- KENHAUSEN, SiMitalien, p. 42 n. 327; GurLLOU, Régionalisme, p. 159 n. 67.
X vv., Mosca 1960, p. 371; FERLUGA, Zara, p. 184 sg. (205) SoLMI, Istituzioni della Sardegna, p. 14, 15, 17, 25.
nella metropoli di essa a un certo punto prese nelle proprie mani sec. X si incontra nelle città dalmate per la prima volta, certamente
l'amministrazione provinciale e che tanto in alcune liste ufficiali bi- non per caso a Zara, il rappresentante supremo dell'autorità cittadina
9
zantine, a dire il vero piu tarde del Taktikon Uspenskij, quanto che porta allora il titolo caratteristico di priore - prìor (2° ). Priori
nelle fonti locali greche fu denominato arconte C06). Questo processo ne devono essere esistiti però anche prima in Dalmazia, come sem-
di assunzione del potere da parte dell'autorità locale era iniziato già bra provarlo l'iscrizione sul sarcofago del priore Pietro nella catte-
21 0
all'epoca bizantina ma raggiunse il suo culmine, secondo Solmi, nel drale di Spalato, che Karaman datò alla prima metà del sec. IX ( _ ),
IX secolo, allorché ebbero luogo i piu profondi cambiamenti sociali ma che recentemente la Klaié ridatò al sec. XI C11 ). Certo a partire
e allorché, in seguito all'offensiva araba, dovettero essere adottate le dal sec. XI tutte le città dalmate ebbero dei priori ( 212 ) per cui tale
piu energiche e repentine misure di difesa C07 ). Data la situazione denominazione può considerarsi tipica per designarne l'autorità su-
ora ora descritta, credo quindi che per la Sardegna si possa porre prema.
l'equazione: termine greco arconte = termine latino iudex che viene Il termine di priore è una particolarità che si riscontra solo in
risolta nell'ambito dell'autorità suprema locale del capoluogo della Dalmazia. Ciò è stato già precedentemente messo in rilievo da Ko-
regione. È chiaro che parallelamente al termine greco ne esisteva strenCié, il quale parte però dalla concezione errata che bisogna ricer-
uno corrispondente latino. care la completa identità fra i termini greci 7tpW"t'07toÀL-n)t; e 7tpW-
In Dalmazia l'invasione avaro-slava aveva portato oltre ai cam- "t'EUWV e quello di prior. Egli ritiene inoltre che il termine di pri~re
biamenti sociali, politici, etnici e amministrativi di cui sopra, anche delle città dalmate probabilmente non è la traduzione del termme
importanti cambiamenti territoriali. Le unità fondamentali di cui si di proteuon delle città greche C13). Credo che sia errato porre la que-
componeva la Dalmazia bizantina erano le città. Anche in certe altre stione in questo modo. Qui non si tratta della semplice traduzione
regioni periferiche dell'Impero come a Cherson, in Istria e in parte del termine o di un'istituzione copiata, ma ci troviamo piuttosto di
nella Venezia, proprio a loro era toccato il ruolo decisivo nello svi- fronte alla circostanza che uno sviluppo simile interno ed esterno
luppo della regione. Se teniamo presenti i casi citati sopra, si impone ha dato origine a istituzioni simili. Come nella Crimea meridionale
la conclusione che nelle città, e in primo luogo nella metropoli della il 7tpW"t'07toÀ.C"t'T}c; o il 7tpW"t''Euwv a Cherson, come in Sardegna lo
Dalmazia bizantina, dobbiamo cercare quei personaggi corrispon- ìudex di Cagliari, coll'evolversi del governo cittadino e sotto la pres-
denti ai proteuontes o ai protopolitai o agli ìudices che formavano la sione di una difficile situazione esterna, avevano rafforzato la loro
struttura portante tanto dei governi cittadini quanto dell'autonomia posizione di supremi rappresentanti dell'autorità della metropoli e,
regionale.
Dopo la distruzione di Salona, la vecchia metropoli della Dal-
mazia tardo-romana, questo ruolo era passato a Zara. Zara apparve la situazione fosse già tale, visto che è Donato, vescovo di Zara, a recarsi ~
fin dai primi anni del sec. IX ·quale capoluogo amministrativo della Costantinopoli, in qualità_ di_ legato di C:arlo_ Mag?o, con Benenato, due~. dt
Dalmazia bizantina (2° 8 ) e lo rimase da allora in poi. All'inizio del Venezia (Historia translatzoms S. Anastaszae, m RAcKr, Doc., p. 306).. Per l Im-
portanza di Zara come porto ai tempi romani, cf:.:VrLKEs, _D_al'}latza, P· 355·
(209) KosTRENcré, Cod. dip~., I, p. 26;28 e ~~ btblwgrafia IV! citata. Per una
data dell'atto molto piu tarda e N. KL~r~, Povztest I, p. 6, anche se accetta che
(2° 6) De caerim., II, 690, 2; Epist. Leonis, in MGH, Epist. Karol. aevi, III, il contenuto sia, in parte, del sec. X (zbzd., p. 310-31 r ).
No. 17, 18, 45 e 32, 48; SoLM1, Istituzioni della Sardegna, p. 35-38; A. TARA- (210) KARAMAN, Split, P· 433-434· ,. . .
MELLI, Di alcuni monumenti epigrafici bi.zantini della Sardegna, "Archivio (211) N. KLAré, Povijest I, p. 518-519; d_a notare che ~elltscnzwne. ~gura
storico sardo", III (1907), p. 75, 76, 78, 8+ anche il padre di Pietro, cioè il priore Cosimo. Pare yer~ c~e N. Klatc. non
(207) SoLM1, Istituzioni della Sardegna, p. 24-25. insista su questa datazione, perché aggiunge che non si puo dtre ancora mente
(2° 8 ) Einh. Anna!., p. 193. Cfr. KLA1é, H. Z. XIII (r96o), p. 248, che a di definitivo in merito.
buon diritto sottolinea che dal punto di vista ecclesiastico non Zara ma Spalato (212) Cfr. KosTRENcré, Cod dipl., l, s. v. "prior".
fu capoluogo della provincia. Per l'inizio del sec. IX, c'è da chiedersi però se (213) KosTRENCié, Pravna povijest, p. 266.
1 49

almeno in parte, delle città della regione, cosi nelle città dalmate tanto quanto destina alla Chiesa: stoffe diverse, un reCipiente d'ar-
erano apparsi i priori che in qualità di organi supremi dell'ammini- gento, una sella ornata d'argento, due botti di vino, cento misure di
strazione citt.adina concentravano nelle proprie mani un grande po- grano ecc., al vescovo lascia il suo cavallo e a un certo diacono un
tere e ~ra e_ssi e~er~eva il priore di Zara. Secondo KostrenCié questa altro cavallo. Liberò inoltre cinque famiglie di circa venti membri
den~mmazi~ne nsahrebbe al dominio gotico, quando ogni città ave- e ad alcune donò della terra. Probabilmente possedeva anche un
va Il propno comandante militare che regolarmente era chiamato certo numero di navi, se per testamento assegnò alla Chiesa, per la
priore, e piu tardi fu applicata non piu al comandante militare della salvezza della propria anima, il ricavato della vendita di una d'esse.
c~ttà, ma al supremo funzionario rn"unicipale C14 ). Ma tale ricostru- Interessante credo sia il modo in cui il priore aveva accumulato que-
ziOne non. pare accettab_ile. Ritengo invece che Bara da abbia piena- sto patrimonio: in parte lo aveva ereditato direttamente e in parte
mente ragiOne nel considerare questo priorato un'istituzione unica- lo aveva acquistato in seguito a matrimoni o ad affari di varia na-
mente e tipicamente gotica (2 15) e c'è da dubitare quindi che come tura (2 16).
tale avesse potuto mantenersi in vita nelle città dalmate. Certo è, in I membri dello strato sociale piu abbiente tenevano quindi nelle
o~ni modo, che il 7tPWTEUWV delle città greche corrisponde al priore proprie mani il governo cittadino. Data la posizione speciale della
di quelle dalmate tanto piu che i due termini coincidono etimolo- Dalmazia, la wa lontananza dal centro e il suo alto grado d'auto-
gicamente. Possiamo quindi a buon diritto concludere che nelle città nomia, è chiaro che a Costantinopoli si desiderasse conservare il piu
dalmate i priori erano i rappresentanti supremi dell'autogoverno e a lungo possibile l 'influenza su questi eminenti e ragguardevoli per-
~on è da esclude~e che, cos~ come a Cherson, anche a Zara il priore sonaggi e ciò lo si faceva con il conferimento di titoli, donativi, ecc.
s~ ,fosse trovato m determmate situazioni a rappresentare le altre Nel già citato placito di Risano dell' 8o4, documento cronologica-
città della Dalmazia bizantina. mente non molto lontano dall'epoca qui trattata, si racconta di come
I priori appartenevano al piu elevato strato sociale cittadino e sia dall' Istria, il cui sviluppo in un certo senso ricorda quello della Dal-
per tale provenienza_ che per la loro posizione economica e politica mazia, notabili locali intraprendessero il lungo viaggio fino a Co-
rappres:ntavano, a livello locale, una forza di un certo peso, gode- stantinopoli per ricevere ivi il titolo onorifico di "ipato" (2 17). E gli
vano di ~rand: autorità, influivano sugli avvenimenti politici locali stessi duchi veneziani del tempo amavano ornarsi di altisonanti titoli
-: tan~o mterm, quanto esterni - e rivestivano cariche nel governo bizantini; cosi p. es. Beato e Giustiniano erano ambedue "ipati" (2 18 ).
citta~mo. Il testamento del priore zaratino Andrea, del 918, testi- Ciò avveniva p~obabilmente anche in Dalmazia(2 19 ). Malgrado l'estre-
monw del loro potere economico c della loro influenza politica e
anc he se n~n e' contemporaneo all'epoca qui analizzata, è tuttavia ' '
ab~astanza Illustrativo. Il patrimonio che il priore lascia ai figli del
(2 16) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 25-28 e RACKI, Doc., p. 17-19. Cfr. Hi-
pnmo e secondo matrimonio, alla moglie, alla Chiesa e ad alcuni storija Jugoslavije, p. 199· Vedi n. 209.
s~~ia~i che libera, era composto di cinque case di cui una era un po' (2 17) CEssr, Doc., I, p. 64; GurLLou, Régionalisme, p. 305.
pm piccola e una era nuova, di due giardini entro le cinta della città (218) Vedi p. es. Giovanni Diacono, p. 103, 21-104, 2; ro6, r6-r7 e CEssr,
Doc., I, p. 49· Lo stesso caso si presenta in Sardegna, cfr. p. r~5-r46. Pe;
d~ sette vigne, di tre campi in differenti parti dei dintorni di Zara: i sigilli vedi ZAcos-VEGLERY, Seals, No. 2345 e Les sceaux byzantzns du me-
di ben oltre 8oo capi di bestiame minuto e grosso. Egli lascia inoltre daillier vatican, présentés, décrits et commentés par V. Laurent. A. A., Città
alla famiglia vari beni mobili che non specifica, mentre elenca sol- del Vaticano 1962, No. 112. Cfr. ancora DiiLGER, Die Stadt, p. 98; v. FALKEN-
HAUSEN, Siiditalien, p. 5, 9, 12 e passim.
(21 9) L'influsso bizantino sul piano culturale pare essere stato abbastanz~
forte a Zara, forse piu forte che non in altre città, ma data la mancanza dr
di materiale comparativo e di studi sistematici, non si dovrebbe esagerarne
(2 14 ) Ibid. l'importanza. Non è per altro da sottovalutare che proprio a Zara esistono nu-
(2 15 ) BARADA, Dalmacija, p. 467. merose iscrizioni del sec. VIII-IX, fra le quali alcune con nomi greci o scritti
ISI

ma scarsezza delle .fonti in proposito, sappiamo tuttavia qualcosa


ho potuto dimostrare in altra sede, ci troviamo_ qui di fro~te a un_a
sulle relazioni fra la Dalmazia e il governo centrale che aiuta a illu-
spedizione bizantina di breve durata condotta m Dalmazia sotto Il
st~are i rapporti fra provincia e centro. Verso la fine del regno di
comando di un patrizio che certamente non era stratego della Dal-
Michele III (842-867), gli abitanti di Ragusa, essendo la loro città
mazia (2 24 ). L'impero bizantino accorreva in difesa delle sue città
assediata dagli Arabi, inviarono un 'ambasceria alla corte di Costan-
dalmate organizzando spedizioni militari, inviando ambasce~ie_ alla
tinopoli con la preghiera d'inviare aiuti (2 20 ). Questo episodio lascia
corte franca, ecc., ma non interferiva molto nella loro ammimstra-
pensare che fra Costantinopoli e le città dalmate, che si ritenevano
zione. Fino alla fine degli anni 6o del sec. IX la Dalmazia non era
parte dell'impero bizantino e che nel governo imperiale vedevano
ancora stata inclusa nei piani di politica estera dell'impero e non
il loro appoggio naturale in caso di pericolo, esistessero dei contatti
presentava quindi per Bisanzio un valore strategico tale da ~i~hie­
diretti. Per quanto riguarda la difesa, le città erano lasciate a se stesse
dere un controllo piu forte della sua amministrazione. ~a spedi.zi~ne
e non c'è quindi niente di strano se i Ragusei richiedevano aiuto al
di cui parla Gottschalk era stata di breve durata e pmttosto Irrile-
governo centrale direttamente, senza la mediazione di Zara, capo-
vante, cosicché non aveva avuto ripercussioni nell'ordina~ento del!~
luogo della provincia. A conferma del fatto che la struttura regio-
Dalmazia. Cambiamenti amministrativi ebbero luogo mvece piu
nale poggiava sulle città, v'è anche la partecipazione « dei Ragusei
tardi, negli anni 70 del sec. IX, a seguito del nuovo corso seguito
con _tutte le ~ltre città della Dalmazia (tutti questi infatti erano pre-
dalla politica bizantina verso l'occidente. .
senti su ordine - XÉÀsvO"Lc; - imperiale) JJ all'assedio di Bari del-
21 Abbiamo lasciato alla fine il problema dell'arcontia di Dalmazia,
l'87o (2 ). Questo racconto contiene un'aggiunta interessante, secon-
partendo dal presupposto che la conoscenza della struttura interna
do la quale « furono gli abitanti della città di Ragusa a trasportare
ne avrebbe facilitato la comprensione. Abbiamo potuto vedere qua-
con le proprie navi - ~E't"à 't"WV tOLWV IXÙ't"WV X!Xp!X~L'WV JJ - gli « ar-
l'era stata l'amministrazione della provincia e delle città, tanto nel-
conti croati e slavi JJ in Langobardia, cioè nell'Italia meridionale,
22 l'epoca che precedette quanto in quella che seguf l'invasione degli
sotto Bari (2 ). I casi or ora citati non sono gli unici che gettino luce
Slavi.
in materia. Gottschalk racconta di una guerra che ebbe luogo fra
A partire dalla seconda metà del sec. VI, i notabili lo_cal~ e i ve:
l'846 e l'848, capeggiata dal principe Terpimiro (ca. 845-864) «con-
scovi eleggevano fra uno di loro il governatore della provincia e cost
tro la stirpe greca e il suo patrizio JJ. Katié ha espresso l'opinione
era avvenuto con il proconsole Marcellino. Ma a quell'epoca il loro
che si trattasse di una guerra combattuta in Dalmazia (2 23). Come
potere non era ancora molto esteso in quanto parzialmente limitato
dalla presenza di certi organi imperiali competenti per alcune que-
stioni di sostanziale importanza quali le finanze.
in stile greco-bizantino o addirittura con lettere greche, che dal punto di vista Nel VII e VIII secolo non incontriamo nelle fonti una sola men-
paleografico hanno caratteristiche tipiche delle iscrizioni latine locali dell'epoca;
cfr. I. PETRICIOLI, Ranosrednjovjekovni natpisi iz Zadra, "Diadora", 2 (r96o-
zione di un governatore bizantino della Dalmazia né diretta né in-
196r ), p. 251 sfSg. Interessantissima è per. ~rau un'iscrizione dedicata all'impe- diretta. Nel periodo invece dalla pace di Aquisgrana dell' 812 fi~o
ratore Costantmo che KARAMAN, Spomemcz, p. 183-r88, fa risalire al sec. VIII all' 821 , allorché compare Giovanni quale prefetto della Dalmazta~
e attribuisce a Costantino V o VI. Per Ragusa cfr. p. es. P. SKoK Les on"gines
de Raguse, "Slavia", ro (1938), p. 487 sgg. ' si trovano nelle fonti occidentali degli accenni che permettono di
20
(2 ) De adm. imp., 29, 88-96; Theoph. Cont., p. 289 sgg.; De them., II, supporre che dopo l' 812, o piu probabilmente già immedia~ame~te
20 sgg.
21 prima, ebbe luogo un certo riordinamento all'interno delle ctttà Im-
(2_ ) De adm. imp., 29, ro6-r12; Theoph. Cont., p. 292 sg. Cfr. FERJANeré,
lzvon, II, p. r8-rg. periali e soprattutto a Zara, che era il capoluogo della provincia.
222
( ) D; adm. imp., 29,_ II3-II5. Cfr. FERJANcré, Izvori, II, p. 19 n. 33, che
traduce cosi questo passaggiO.
23
(2 ) KAné, Saksonac Gottschalk, p. 51 sg.
(22 4) FERLUGA, Vreme postanka, p. 63-64.
1 53

Verso la fine dell'Sro infatti Arsafio, legato dell'imperatore Niceforo fosse stato deliberato di mandarlo in esilio proprio a Zara. Se quivi
(8o2-8II), s'era recato alla corte di Carlo Magno per fissare nelle linee non avessero avuto fiducia nel proprio governatore risiedente a Zara,
generali quei punti fondamentali della pace fra i due imperi che com'è possibile che avessero permesso di farvi esiliare gli avversari
furono due anni piu tardi finalmente formulati e confermati ad Aqui- degli esponenti bizantini di Venezia dato che essi erano nello stesso
sgrana. Nell'Su Arsafio era arrivato a Venezia, ritornata in seno al- tempo avversari anche di Bisanzio? Come terzo argomento sarebbe
l'impero bizantino, e qui, richiamandosi all'accordo con Carlo Ma- da addurre la rapidità con cui nell'821 Giovanni, "prefetto" della
gno, cominciò a mettere ordine nel governo inviando in esilio fra l'al- Dalmazia, aveva inviato il patriarca di Grado, Fortunato, a Costan-
tro i dogi veneziani deposti, perché avevano collaborato con i Franchi: tinopoli (2 26 ), come anche il fatto che Fortunato si fosse rivolto pro-
Obilerio a Costantinopoli e Beato, suo fratello, a Zara. Durante il prio a lui, il che testimonia i diretti contatti fra questa provincia e
regno di Leone V (813-82o), e piu precisamente durante gli ultimi il centro. Definire e stabilire il grado di reale dipendenza è impos-
anni del suo governo, la lotta per il potere a Venezia portò a dis- sibile data la mancanza di fonti. A partire dall' 821 non viene men-
sensi nella famiglia dei duchi e in seguito all'intervento di Giusti- zionato nelle fonti nemmeno un caso analogo. Ciò non vuoi dire
niano, "ipato" imperiale, alla corte di Costantinopoli, suo padre che non ce ne siano stati, ma già la constatazione stessa merita di
Agnello dovette deporre dal potere il secondo figlio Giovanni, che essere sottolineata. La misura di inviare avversari politici in esilio
col suo appoggio era divenuto duca, e lo inviò in esilio a Zara. Infine da Venezia a Zara, cioè da una regione bizantina in un'altra, fa
è opportuno ricordare ancora una volta il caso del patriarca Fortu- pensare fino a un certo punto alle relazioni che esistevano fra Co-
nato fuggito a Zara, che Giovanni, governatore della Dalmazia, stantinopoli e Cherson. Questa relazione verso la Dalmazia d'altron-
aveva inviato a Costantinopoli (2 25 ). de non deve aver avuto necessariamente come conseguenza l'esistenza
Questi pochi dati che illustrano come da Venezia, a quel tempo di un'organizzazione tematica, poiché nel VII secolo neanche Cher-
indubbiamente bizantina, fossero stati inviati nella Dalmazia impe- son era un tema, ma vi venivano ugualmente inviati in esilio impe-
riale e soprattutto nel suo capoluogo, Zara, personaggi deposti o ratori o altre personalità politiche deposte (2 27 ). Essa testimonia piut-
come altri vi avessero cercato rifugio, confermano l'esistenza in que- tosto che Bisanzio aveva un tale controllo sulla Dalmazia da potersi
sta città di un potere che non solo era leale verso l'impero bizantino, fidare delle sue autorità locali. Non bisogna dimenticare d'altra parte
come lo dimostrano chiaramente i tre casi, ma tale che il governo che in certi casi, probabilmente piu difficili e complicati, anche da
imperiale poteva pienamente fidarsene. Se cos{ non fosse stato e se Venezia ci si .rivolgeva direttamente a Costantinopoli perché vi ve-
il governo centrale non avesse esercitato un certo controllo sull'atti- nisse presa una qualche decisione o perché vi fosse stabilito il luogo
vità delle autorità del capoluogo della Dalmazia sarebbe incompren- d'esilio. Al governo bizantino era infatti riservata l'alta tutela della
sibile perché il legato bizantino avrebbe inviato qualcuno in esilio e
pace interna ed esterna della provincia veneta 28 ). Il caso di Cher-
da Venezia a Zara e perché l"'ipato" Giustiniano, leale verso Bi- son, visto ora sotto una prospettiva nuova, permetterebbe di chiarire
sanzio e suo protetto, si sarebbe fidato di esiliare il suo avversario a almeno in parte, se è lecito servirsi con molta prudenza di analogie,
Zara. In quest'ultimo caso ciò fu ancora piu evidente. Giustiniano
aveva presentato accusa contro suo fratello, il duca Beato, a Costan-
tinopoli dove se ne era decisa la deposizione. Non vedo alcuna ra- (226) Einh. Anna!., p. 207-208: « Fortunatus patriarcha Gradensis, ... cl~m
navigavit, veniensque Jaderam Dalmaciae civitatem, Johanni praefecto provm-
gione, pertanto, di respingere l'ipotesi che ancora a Costantinopoli ciae illius fugae suae causas aperuit, qui eum statim (corsivo di Jadran Ferluga)
navi impositum Constantinopolim misit >>.
(227) A Cherson furono inviati in esilio, p. es., il papa Martino vers~ la
metà del VII secolo e l'imperatore Giustiniano II verso la fine del medesimo
(2 25 ) MANOJLOVIé, fadransko primorje, p. 36-39, 55-56; CEssi, Storia, I, secolo; cfr. OsTROGORSKY, Storia, p. I05 e 120.
P· 35-37· (228) CEssi, Storia, I, p. 36.
1 54 I 55

la situazione dalmata. L'imperatore Giustiniano II - e riassumo qui allo stesso tempo si incontra un arconte cazaro a Bosforo C36), per
quanto mi pare importante per l'analisi che segue del racconto di cui non è da escludere che quello di Cherson fosse stato competente
Teofane e di quello del patriarca Niceforo C29 ) - inviò verso la fine solo per la metropoli della regione. Anche se in quest'occasione Elia,
del suo secondo regno (705-711) una spedizione punitiva contro i l'arconte inviato da Costantinopoli, non poté prendere in mano il
Chersoniti, i Bosforiani e i rimanenti "xÀLIJ..tX'ttx ;, , cioè i versanti potere nella provincia, in lui sarebbe tuttavia da ravvisare uno di
montuosi del Chersoneso - -r:wv XEpcrov~'t'wv xaì. Bocrq>opvavwv x·aì. quei funzionari dallo stesso nome che appaiono nel Taktikon Uspen-
-r:wv Ào~1twv :x:Àti-trhwv (230 ). Cos1 Teofane. Ma Niceforo, pur raccon- skij e37).
tando lo stesso episodio, si serve di un'altra terminologia: -roriv-r:w; -r:oùc; Bisanzio non aveva cessato di curarsi della sua provincia di Dal-
Èv XEpa<wvt :x:aì. Bocrq>oprv xaì. -r:wv fl))uv ·ripxov-r:~wv 'f..aoùc; ... (2 31). mazia anche in momenti difficili; ricordiamo il permesso concesso
Della spedizione faceva parte Elia, che doveva diventare arconte di ai Salonitani di abitare nel Palazzo di Diocleziano e il regolamento
Cherson dopo che ne fossero stati allontanati Tuduno, arconte di dei rapporti fn Spalato e gli Slavi dei dintorni. Malgrado ciò, fino
Cherson a nome del Cagàno cazaro, Zoilo 1tpW't01toH-r:l]c; e altri alla fine del sec. VIII, l'impero non mostrò molto interesse o forse
quaranta 1tPW't'Euov-r:Ec; di Cherson, tutti cittadini rispettabili e illu- non poté mostrarlo, per questa provincia relativamente lontana e
strW32). Il piano dell'imperatore non poté essere eseguito; secondo Ni- poco importante. Le cose cambiarono però con l'inizio del IX secolo:
ceforo gli arconti di quei luoghi - ot ÒÈ 'tWV XWPWV ... rxp)00V'T:Ec;(2 33) per tutta la prima metà di esso, Bisanzio non cessò di curarsi dei
- si rivolsero per aiuto ai Cazari ed infine quelli di Cherson e delle suoi possedimenti in Dalmazia prendendovi varie misure. Non è il
altre città - ·ot XEpcrwvoc; ~VtxÌ. -r:wv À.omwv :x:cicr-r:pwv (2 34) - procla- caso di ripetere tutta l'argomentazione in merito; basti ricordare, in
marono un nuovo imperatore. Il resto della storia non c'interessa piu. breve, le spedizioni marittime del primo decennio del secolo che
L'imperatore aveva inviato dunque un arconte che doveva assumersi avevano riportato la Dalmazia in seno all'Impero e che non erano
il governo di Cherson. È molto probabile ch'egli dovesse mettersi a state, come s'è detto sopra, intraprese soltanto a questo scopo ma in
capo di tutta la regione o della provincia poiché ambedue le fonti primo luogo per conservare il dominio sul mare C38). Le trattative
analizzate non solo menzionano accanto al xcicr-r:pov di Cherson altre che precedettero la pace di Aquisgrana, come anche il trattato di pace
città, xcicr-r:pa, ma parlano di arconti di altri luoghi o circondari - •ot stesso, rappresentarono per il governo di Costantinopoli la fine d'uno
ÒÈ -r:wv xwpwv ... rxpx·ov-r:Ec; - o perfino di altre arcontie(2 35 ). Si tratta stato di guerra che pareva interminabile e la conferma di una situa-
dunque di città formanti un territorio che viene spesso denominato zione nell'Adriatico che lasciava ai Bizantini Venezia, la Dalmazia
per le sue caratteristiche geografiche 't~ xÀ.lp,a-r:a. Se l'arconte cazaro imperiale e l'Italia meridionale. E per molti anni a venire le cose
fosse stato il rappresentante del Cagàno per tutta la regione o avesse rimasero inalterate. Le ambascerie che dopo l'812 gli imperatori
avuto la sua sede soltanto a Cherson è difficile dirlo, poiché circa Leone V, Michele Il, Teofilo inviarono in occidente ebbero tutte in
fondo come scopo la conferma del trattato di pace di Aquisgrana
che comportava fra l'altro anche il mantenimento della sovranità

(2 29 ) Theophan., p. 377, 22-379, 92 e Nicephor., p. 44, 14-46, 26.


(2 30) Theophan., p. 377, 25-26.
(2'31 ) Nicephor., p. 44, 22-23. (2·36) Theophan., p. 373. 9-10.
(2 32 ) Theophan., p. 378, 4-6; cfr. anche Nicephor., p. 45, 4-5 che dice: (237) Cosi secondo AHRWEILER, Byzance, p. 71-73, anche se non si trovano
« ..• xo:l É"t"Épou~ iivop~ "'tE<r<ro:p&.xov-.o: "'twv 8IJ.q>O:VEO""tipr.>Jv ••• >> e dunque invece di per lui tutti gli attributi necessari (p. es. la flotta locale); cfr. anche FERLUG~,
proteuon usa il semplice termine "uomo". Dalmacija, p. 53-60. Nella descrizione del potere locale in seno alle arcontle
(2 33 ) Nicephor., p. 45, 21. è certamente da tener maggior conto degli interessi del governo centrale e
(2.34) Theophan., p. 379, 12. dell'organizzazione marittima dell'impero bizantino.
(2 35 ) Theophan., ibid.; Nicephor., p. 44, 22 e 45, 21. (23 8) Vedi sopra, p. u7.
157

bizantina sulla Dalmazia (2 39 ). Due di queste ambascerie, cioè quelle zionalmente, l'espressione «e soprattutto>> - xct.Ì. p.ci)._LCT't'•~C ). Ciò
42

che nell' 8r7 Leone V (8r3-82o) aveva inviato all'imperatore Lodo- si riferisce, come si può facilmente dedurre dal contesto, all'incapa-
vico, rivestirono un carattere speciale, dovendo fra l'altro regolare cità di regnare degli imperatori bizantini degli inizi del sec. IX, ma
la questione dei confini dalmati fra Romani e Slavi C40 ); ma non forse anche di quelli della seconda metà del sec. VIII. Siccome poi
furono coronate da successo. Le varie ambascerie cui s'è accennato, fra tutti, secondo Costantino, il piu incapace era stato Michele II,
e con esse le operazioni militari della flotta bizantina durante il pri- durante il suo regno l'indipendenza delle città dalmate aveva assunto
mo decennio del sec. IX e il trattato di Aquisgrana, sono da inqua- proporzioni maggiori C43). A proposito dello sviluppo dell'ammini-
drare nel complesso delle misure prese dal governo di Costantinopoli strazione bizantina in Dalmazia, le notizie delle cronache e del Tak-
fino alla fine del secondo decennio del sec. IX per la Dalmazia per tikon Uspenskij combinate, danno il quadro seguente: a partire dai
conservarvi la sovranità, piu o meno formale, proprio perché si trat- primi anni del sec. IX, l'impero bizantino dovette concentrare parte
tava di una provincia bizantina. Non altrettanto si può dire invece delle sue forze per liberare la Dalmazia dall'occupazione franca e
per le ambascerie inviate a partire dal governo di Michele II (820- rafforzarvi il proprio potere. Vi avrebbe allora mandato un arconte
829) in poi: l'impero bizantino richiese che le decisioni del trattato che, come governatore della Dalmazia, occupò un posto nella lista
di pace d'Aquisgrana rimanessero valide, ma non intraprese nulla di precedenza compilata verso la metà del secolo. Bisanzio con le
di concreto a favore dei suoi sudditi, contrariamente a quanto aveva varie ambascerie, trattati, con i tentativi di regolare problemi di
fatto prima, p. es. nell' 8r7. Ma significa ciò che tali passi non furono frontiera aveva intanto rafforzato la presa sulle città dalmate. Il "pre-
affatto intrapresi? Le fonti tacciono; esse c'informano di una spedi- fetto" che si trova a Zara nell'82r, ne sarebbe la prova. Prestando
zione di un certo «patrizio greco>> verso l'848 contro i Croati, senza fede a Costantino Porfirogenito -e non vedo perché in sostanza non
specificare però né quale ne fu la causa, né quanto durò e nemmeno dovrebbe essere veridico- a partire dal regno di Michele II (820-827),
quali ne furono le conseguenze. Il primo e il secondo gruppo di dati le città dalmate si sarebbero rese indipendenti e si sarebbero sottratte
riguardanti tanto lo sviluppo interno quanto i rapporti tra il governo al dominio dell'imperatore bizantino. Questa situazione pare sia du-
centrale e la Dalmazia ci permettono di concludere che nel sec. IX rata fin verso la metà degli anni settanta, allorché la Dalmazia fu
e precisamente fino all'inizio del governo di Michele II, le relazioni elevata a rango di tema e sarebbe confermata dai rapporti delle città
della Dalmazia imperiale col governo di Costantinopoli erano piu stesse, e in primo luogo di Ragusa, con Bisanzio. Dietro un comando
strette e piu dirette di quanto non lo furono successivamente. Del - :xfÀ.:Eucnc; - dell'imperatore, esse intervenivano ognuna per conto
resto Costantino Porfirogenito lo conferma dicendo che «soprattutto
al tempo di Michele d'Amorio il Balbuziente gli abitanti delle città
della Dalmazia erano diventati indipendenti, non sottomessi né al- (242) De adm. imp., 29, 6o. FERLUG-1., Dalmacija, p. 64 e cos! ora anche
l'imperatore dei Romei né ad alcun -altro>> C41 ). Si ha l'impressione N. KLAré, Povijest I, p. 216.
però che Costantino abbia voluto presentare l'indipendenza delle (243) Costantino VII Porfirogenito glorifica continuamente il. fon~atore. della
dinastia a cui appartiene, cioè Basilio I (867-~85), men:r~ de.mgra l .s,um .pre-
città come un processo, come qualc~sa che durava già da tempo e decessori compreso Michele II. Che l'autonomra delle citta e:rstesse .gra p:rma,
non come una rivolta improvvisa, poiché ha adoperato, credo inten-
- - è fuori dubbio. Mi pare che essa. sia anc~e conferma~a ~agh avv.emme?tl ~el­
l' 8r7 riguardanti il problema der confim della provmcra. Infatti negh Emh.
Anna!., p. 203 _204 , è detto: « ... quia :es a~ plurimos. et Romanos et Slavos
pertinebat neque sine illorum praesentra fimn posse vrdebatur, .. · >> e nella
(2 39 ) Le seguenti ambascerie furono inviate in occidente rispettivamente Vita Hludowici imp., MGH SS, II, p. 62r : « ..• neque sine illis ~sci!. ~oma­
dagli imperatori Leone V, una nell'Sr4 e due nell'8r7, Michele II nell'824 e nis et Slavis) haec dirimi poterant ... >>. Non è ~l cas~ d~ :ntrare. m me.nto al
nell'827, e Teofilo nell' 833, 839 e 842. significato che i passaggi citati pr.esentano pe~ gh Slavr ne m. mento agh a~v~­
(2 40 ) Einh. Anna!., p. 203-204- nimenti nei paesi slavi confinanti e al loro mflusso sullo sviluppo delle c~tt~.
(241) De adm. imp., 29, 58-63. Il corsivo nella citazione è di Jadran Ferluga. Qui mi limito a sottolineare l'importanza che possono avere avuto per le crtta.
159

proprio a spedizioni militari e vi partecipavano con le proprie navi. sentanti del potere locale e lo rimasero fino a quando i laici non lo
Se l'arconte compare ancora nel Taktikon Uspenskij, la spiegazione avocarono nuovamente a sé. Però l'influsso dei vescovi in Dalmazia
è da ricercare non tanto nel conservatorismo bizantino, che tendeva non si trasformò mai in potere politico diretto, come altrove (p. es.
a lasciare nelle liste ufficiali regioni e funzionari anche molto tempo a N a poli) (2 46 ). Essendo stata distrutta Salona, la metropoli della
dopo che realmente avevano cessato d'esistere, ma piuttosto nel fatto Dalmazia, e non avendovi il metropolita neppure piu la sede, il cen-
che il supremo rappresentante dell'autorità locale era stato introdotto tro della regione fu trasferito a Zara, che non solo aveva meno sof-
nelle liste ufficiali di precedenza. Nel caso della Dalmazia, non biso- ferto degli attacchi slavi, ma in cui per di piu si era mantenuta intatta
gna prendere alla lettera quanto afferma Costantino; in sostanza essa l'autorità vescovilee 47 ). Come si è già detto, all'inizio del sec. IX
rimase provincia bizantina anche dopo l'avvento di Michele II, per fu infatti Donato, il vescovo di Zara, che, unico da parte dalmata,
quanto in rapporti meno stretti col governo centrale. Forse non ve- fu inviato assieme col duca veneziano in ambasceria a Costantino-
niva piu inviato da Costantinopoli regolarmente un funzionario, cosi poli da Carlo Magno. Un anno dopo, nell'8os, il vescovo fu nuova-
co~e nei primi decenni del secolo. Ma tanto allora, quanto negli mente membro di un'ambasceria alla corte di Carlo Magno, questa
annt trenta, quaranta e nei successivi, la struttura fondamentale della volta però affiancato da Paolo, dux di Zara cioè della Dalmazia. Il
provincia continuò ad essere rappresentata dalle città, forti del loro rappresentante laico era ormai comparso sulla scena storica, ma, dal
auto~overno rappres:ntato dai priori, fra i quali occupava un posto momento che Zara era ii capoluogo della Dalmazia bizantina, il suo
premmente quello di Zara, mentre Ragusa aveva cominciato ad al- vescovo continuò per un certo tempo ad assumere compiti impor-
lontanarsi, anche se ancora con passo titubante e appena percettibile, tanti per conto di tutta la regione.
dal corpo della provincia. È possibile che la differenziazione economica e sociale non si sia
È ora necessario passare in rassegna, almeno brevemente, la strut- interrotta in quest'epoca. Nel sec. XI le fonti parlano a proposito
tura sociale delle città dalmate per poter vedere quali erano gli strati delle città dalmate di nobiles, fra i quali si deve annoverare il duca
o gruppi a capo dell'autogoverno e delle autonomie e con chi quindi di Zara, Paolo, e c'è da chiedersi se i milites della Translatio se.
doveva aver a che fare sul piano locale il governo bizantino. Le fonti Anastasie non ne siano i precursori (2 48 ). Anche i tribuni delle città
sono piu che povere; e lo sono in particolare per questo periodo e dalmate che s'incontrano nelle fonti del sec. X devono essere esistiti
questo tema C44 ), ma forse si possono racimolare alcune briciole che in epoca precedente. In Istria, p. es., ve ne erano già nella seconda
fa~ciano intravvedere qualcosa dell'evoluzione, forse quel tanto suf- e
metà del sec. VIII 49 ). Dolger parla a buon diritto - ed è impos-
ficiente per permettere un paragone con altre province bizantine. sibile non ricorrere ad analogie - di un' « aristocrazia tribunizia »
Il ruolo della Chiesa e delle sue organizzazioni, soprattutto l'in- e
per Venezia, le città dalmate, Amalfi, Cherson 50 ). Per quanto ri-
fluenza del vescovo, non avevano fatto che aumentare dall'epoca guarda la base economica c'è appena qualche cosa da aggiungere:
t ar do-romana m. pm. (245) e questo processo non si. era evi'dentemente sopra è stato citato il testamento del priore Andrea di Zara, che è
arrestato durante i secc. VII ed VIII, i cosiddetti secoli oscuri. Le
autorità ecclesiastiche erano diventate allora i piu eminenti rappre-
(24 6) GAY, Italie méridionale, p. rr9.
(2 47 ) Cfr. N. KLAié, Zadar, dalmatinska metropola do XII stoljeéa, "Za-
(2 44 ) Di:iLGER, Stadt, p. 6s-67. darska Revija", 2-3 (r967), p. II2-II4. Da notare che per Zara soltanto è detto
(2 45 ) Vedi sopra n. r65 e la bibliografia ivi citata. Per il ruolo della Chiesa nel De ad m. imp., 29, 274: EO"'tL o~ 'tÒ x:iO"tp0\1 [lÉ"(CI.
bisognerebbe analizzare anche lo stato edilizio delle chiese stesse la loro co- (248) RAcKI, Doc., p. 3o8; cfr. N. KLAré, Povijest l, p. 337· Per il sec. VII
struzion~ e riparazione (consultando p. es. il De adm. imp. o RAc~r, Doc., ecc. sarebbe da vedere, con tutte le dovute riserve, Thomas, p. 31-32 a proposito
nonché ~, num~rosi studi degli storici d'arte, archeologhi e cosi via). Evidente- di Severo, "ditiores", '"nobiles", "populares", ecc.
mente CIO uscirebbe dal campo delle nostre ricerche e rimane compito per il (249) CEssr, Doc., I, p. 64.
futuro. (250) Di:iLGER, Stadt, p. 86.
r6o r6r

però del 918; il tributo che le città dalmate pagarono agli Slavi a il quale fu composto il Taktikon Uspenskij, non vi sarebbe stata
partire dai primi anni del regno di Basilio I (867-885), attesta l'esi- annotata quale arcontia, ma vi si troverebbe menzione del suo stra·
stenza di una certa base economica monetaria m::t ancor piu di un'eco- tego, cosi. com'era avvenuto per Cherson. La Dalmazia dunque nel-
nomia basata sugli scambi in natura C51), tipica manifestazione della l' 842 o, al piu tardi, nell' 843, era indubbiamente un'arcontia e credo
ruralizzazione delle città, fenomeno verificatosi dall'epoca tardo-ro- che lo continuò a essere anche dopo questa data. Molti, basandosi
mana in poi. La Translatio di Santa Anastasia pare confermare il sul sigillo dello stratego dalmata Briennio, ritennero ch'essa fosse già
contenuto del testamento di Andrea ed il prevalere di un'economia tema nell' 840 o nell' 842. Il sigillo di cui sopra fu pubblicato per la
agricola, almeno a Zara, registrando all'inizio del sec. IX che i cit- prima volta da A. Mortmann C57 ) e poi ristampato da G. Schlum-
tadini arricchirono la nuova chiesa della santa « alii agris, alii vineis, berger. Contiene la seguente iscrizione: «Signore abbi pietà del tuo
ali i insulis, al ii viU ulis )) (2 52 ). schiavo Briennio, imperiale spatario e stratego della Dalmazia>> (2 58).
A parte la questione se l'autogoverno delle singole città dalmate Oltre a questo, esiste un altro sigillo di un anonimo protomandatore
sia stato piu o meno forte nei vari periodi, a parte lo sviluppo del- della Dalmazia (2 59 ). Tutti coloro che si sono occupati di questo si-
l'autonomia regionale, rappresentata in maggiore o minore misura gillo hanno citato l'iscrizione cosi. quale compariva nell'edizione di
dal priore di Zara, sta di fatto che la Dalmazia rimase per l'impero Schlumberger e hanno automaticamente accettato sia la datazione da
bizantino un'arconti::t fino a quando non fu elevata a rango di tema lui proposta, cioè la metà del sec. IX o piu precisamente l'anno 840,
e ciò avvenne negli anni settanta del sec. IX. sia la supposizione da lui formulata che si trattasse di Teoctisto
Abbiamo dimostrato che nell'amministrazione bizantina esistet- Briennio, stratego della Dalmazia C60 ). Questa datazione però non
tero delle unità chiamate arcontie e che la Dalmazia fu una di esse presenta basi solide, poiché poggia soltanto sul presupposto dell'iden-
al piu tardi nella prima metà del sec. IX. Bisogna ora vedere fino tità del nome di famiglia di T eoctisto Briennio e del Briennio del
a quando lo rimase. Partendo dal presupposto che uno stratego viene sigillo dalmata. Di Teoctisto Briennio sappiamo solamente che fu
menzionato con sicurezza per la prima volta nell' 840-842, alcuni stratego del Peloponneso sotto il regno di Michele III (842-867) (2 61 ).
autori sono giunti alla conclusione che la Dalmazia bizantina fu Siccome è noto inoltre ch'egli, in qualità di stratego del Peloponneso
proprio allora elevata a rango di tema (2 53). Come s'è già rilevato, era protospatario, si è pensato che fosse stato in Dalmazia preceden-
il Taktikon Uspenskij conosce a capo di questa regione non uno temente, poiché il Briennio del sigillo citato sopra portava in qualità
e
stratego ma un arconte 54 ) e, trattandosi di un documento in cui di stratego dalmata un titolo inferiore, cioè quello di spatario. Que-
niente è riportato a caso o in modo arbitrario, la sua autenticità è al sta identificazione è dunque frutto di pura combinazione, anche se
di sopra di ogni dubbio (2 55 ). Tutta una serie di titoli e funzioni in molto originale, ma non regge alla critica.
esso citati corrisponde a quelli noti da altre fonti (2 56). Se la Dalma- Schlumberger menziona inoltre che, stando a informazioni rice-
zia fosse stata un tema già prima dell'842 o del1'843, termine dopo vute, esisteva nel bazar di Costantinopoli un altro sigillo quasi ugua-
le a quello citato sopra, ma che da esso si distingueva soltanto in

(2 51 ) Per il tributo vedi c. III, p. r76-r78.


(2 52 ) RAcKr, Doc., p 309. (25 7) A. MoRDMANN, BpuÉwLoç cr-,;plX"t'l]yÒç illXÀ[!.lX"tL~T.ç, ·" 'EÀÀ'l]vLxòç <f>LÀOÀOyLxòç
(2 53 ) Srsré, Povijest I, p. 327; Historija Jugoslavije, p. r86; PosEDEL, Dal- (r877), IllXp<ip"t'lJ[!.lX 'APXlXLoÀoytx6v, p. xxrx-xxx.
:Eu).).oyoç Kt.:NCT"tlXV"tLVov-r;6Àewç", rr
matinski temat, p. 2r8; BRUNELLI, Zara, I, p. 308. (258) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 205-206: « KupLE ~o'l'J~<L -,;Q crQ oou).~
(2 54 ) Vedi p. r3r. Bpue.vé~ ~lXcrLÀLxQ <ntlX~lXPL~ XlXL cr"tplX1:1JY!Ìi iltÙ[!.lX"tLlX<; >>.
(2 55 ) OsTROGORSKY, Taktikoni, p. 40 sg.; OrKoNoMmÈs, Listes, p. 45 e bi- (259) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 206: « KupLE ~o'l'J~n -cQ crQ oouÀ~ •••
bliografia ivi citata. [!.~ -r;pW"tO[!.lX\/Oa"tWPU -,;ijç illXÀ[!.lX"tLlXç ».
(2 56 ) FERLUGA, Vreme postanka, p. 59-60; cfr. ora OrKONOMIDÈs, Listes, (2 60 ) Vedi n. 258.
P- 41 •47· (261) De adm. imp., so, ro-2r.
162

quanto Briennio portava il titolo di protospatario, anzicché di spa- se alla corte del principe Terpimiro (ca. 845-864) e con lui parteci~ò
tario (2 62). A Mortmann tale sigillo era rimasto sconosciuto, mentre a una guerra «contra gentem grecorum et patricium eorum )). Katlé
Schlumberger, pur non avendolo pubblicato, ne aveva almeno segna- ha dimostrato in modo convincente che Gottschalk s'era trattenuto
lata l'esistenza. La datazione del sigillo proposta dallo Schlumberger alla corte del principe croato circa due anni, dall' 846 fino a circa
è quindi dubbia poiché si è concluso che Briennio doveva essere stato l'848, e per quanto riguarda la guerra era dell'opinione che essa fosse
prima governatore in Dalmazia e poi nel Peloponneso, e ciò proprio stata condotta contro le città dalmate imperiali e lo stratego della
in base al fatto che egli nella sua qualità di stratego dalmata portava Dalmazia C64).
il titolo di spatario e che Teoctista Briennio viene invece menzionato È impossibile accettare l'identificazione di patrizio ~ ,stratego, eh:
come protospatario, nonché in base all'identificazione delle due per- del resto Posedel ha preso in modo poco critico da Katic. Nelle fon~I
sonalità. Per quanto riguarda le caratteristiche sigillografiche, esse latine, la prima menzione di un funzionario bizantin~ ~he po~ta Il
non porgono aiuto ulteriore: ambedue i sigilli hanno elementi tipici titolo di patrizio in Dalmazia risale al ro67: « Impenahs pa~n~yus
di tutto il sec. IX e cioè un monogramma cruciforme col seguente ac tocius Dalmaciae stratigo >> C65 ), mentre in quelle greche, cwe nel
testo: KYPIE BOHE>EI, una speciale forma delle lettere, la forma Kletorologion di Filoteo, se ne incontra uno già nell' 899: o,&.vM1ttx-
particolare della croce, ecc. Poiché non abbiamo dunque sufficienti e
"t'O~ 1t1X't"PLXLO~ xcx1. Cl''t"pCl't'I]"(Ò~ 't"ll~ À'ClÀ:!J;IX't"~(l~
66
). Se Gottschalk
prove per affermare che il Briennio del nostro sigillo e Teoctisto si è servito in modo tanto preciso del titolo "roa't'pLXLO~ è chiaro che
Briennio, stratego del Peloponneso, siano un'unica persona, non pos- era ben informato, anche se lo ha tramandato nella trascrizione la-
siamo nemmeno datare con precisione i ,sigilli dello stratego della tina. Altrimenti avrebbe potuto usare direttamente un termine latino
e
Dalmazia 63 ). Dobbiamo cosi accontentarci della constatazione che di carattere generale come dux o qualcosa di simile. Dalla relazione
i sigilli appartenevano a uno stratego dalmata del IX secolo e che in di Gottschalk non risulta affatto che fosse un patrizio della Dalmazia,
base ad essi non si può determinare la data nella quale la Dalmazia poiché si parla in generale di "Greci" e de "loro patrizio". Credo
fu elevata a rango di tema. che qui si tratti semplicemente di una spedizione in Dalmazia sott~
Questa conclusione a cui siamo arrivati non può essere messa in il comando di un certo patrizio che forse era anche stratego, forse di
dubbio neppure dalla già citata relazione del Sassone Gottschalk, che Cefalonia o di Durazzo (nel Taktikon Uspenskij tutti gli strateghi
servi a Posedel per fissare la data in cui la Dalmazia sarebbe stata sono infatti patrizi. mentre tutti coloro che portano il titolo di patri-
elevata a rango di tema. Egli prese quale terminus post quem la zio non sono strateghi). Se poi accettiamo la nuova datazione del
datazione proposta da Bury per la composizione del Taktikon Uspen- Taktikon, la data della guerra fra Terpimiro e i Greci vi_e~e a tro-
skij e per di piu l'anno iniziale, cioè l' 842, nonché il sigillo dello varsi troppo vicina al terminus post quem della composiziOne del
stratego Briennio. Ma, come si è rilevato sopra, una tale limitazione Taktikon e, se la Dalmazia fosse stata già allora un tema, il suo
cronologica non può resistere ad una critica seria. Come terminus stratego sarebbe stato senz'altro annoverato fra i rimanenti strateghi.
ante quem prese invece il periodo fra l' 846 e l' 848 basandosi sulla Tutta una serie di casi, non soltanto nel Taktikon Uspenskij, ma
relazione che il Sassone Gottschalk fece durante il suo soggiorno alla anche nel Kletorologion di Filoteo, prova che i Bizantini si affretta-
corte del principe Terpirniro e sui risultati degli studi di Katié in vano sempre ad annotare i cambiamenti a loro favore, mentre lascia-
proposito. Il Sassone Gottschalk, cacciato dall'Italia verso l'845, giun- vano nelle liste di precedenza le regioni che avevano perduto al fine

(2 62 ) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 206: « 9Eo-.éxE


~o1)iìn -.Q uQ lìovì.~p (264) KATré, Saksonac Gottschalk, p. 15 sg.; PosEDEL, Dalmatinski temat,
BpvEV(<p ~o:O"tÌ.txQ 'ltPW't"OO"'lto:iìo:p(~p xa:l >>.
<T't"PO:'t"'lJY0 .à.o:Ì.IJ;O:'t"(o:.;
~ 21~ .
(2 63 ) Secondo Pertusi, commento al De them., p. 42, il sigillo fatto risalire (265) KosTRENeré, Cod. dzpl., I, p. 108.
all'anno 840 dallo Schlumberger, dev'essere posteriore di almeno 20 anni. (2 66 ) Phil., 139, 19.
di mettere in rilievo, anche se solo formalmente, i loro diritti su di
esse. Basta confrontare la Dalmazia con Durazzo o Cherson. Allor-
ché infatti queste due ultime regioni .furono elevate a rango di tema,
ciò fu subito annotato nelle liste di precedenza. Bisogna infine tenere
presente che non era niente affatto straordinario che un patrizio, pur
III
non essendo governatore della Dalmazia, conducesse una spedizione
o una campagna, poiché nel corso del sec. IX s'incontrano i nomi
IL TEMA DI DALMAZIA
di alcuni patrizi che entrarono nell'Adriatico, anche se nessuno di
loro era mai stato funzionario in Dalmazia. Queste argomentazioni
confermano con evidenza quanto è stato detto sopra e possiamo
quindi con sicurezza respingere l'anno 842 come terminus ante quem
della creazione del tema di Dalmazia. Fino all'inizio del regno di Negli anni 70 del sec. IX, a seguito dei nuovi orientamenti della
Basilio I (867-886) non ebbe luogo alcun cambiamento del genere: politica estera bizantina verso l'occidente, la Dalmazia fu elevata al
fu soltanto allora, come verrà spiegato nel capitolo seguente, che la rango di tema. Ed è proprio nella politica estera che, a mio avviso,
Dalmazia divenne un tema. Bisanzio cominciò a prendere un nuovo è da ricercare il motivo di fondo che spinse il governo bizantino a
atteggiamento verso l'occidente, passando da una politica difensiva introdurre nuove forme amministrative in Dalmazia.
a una offensiva e attribu1 alla Dalmazia un nuovo ruolo che poteva La svolta decisiva avvenne durante il governo di Basilio II il Ma-
essere piu facilmente assolto appunto elevandola a rango di tema. cedone (867-886), successore di Michele III; l'impero cominciò a svol-
Cos1 si spiega il motivo dell'adozione di una tale misura ammini- gere un potente ruolo offensivo su tutti i fronti, cosa che non mancò
strativa. di ripercuotersi anche nell'Italia meridionale, nella penisola balcanica
e in Dalmazia.
Già verso la fine del regno di Michele III, nell' 866, gli Arabi pro-
venienti dalla Sicilia e dall'Italia meridionale, avevano attaccato al-
cune città dalmate quali Budua, Risano e Cattaro "inferiore", proba-
bilmente la sua parte bassa, nonché Ragusa e). L'impero bizantino
a quell'epoca era ancora una grande forza navale che poteva effica-
cemente opporsi agli Arabi e Ragusa era una delle città bizantine;
era naturale quindi che in tale situazione i Ragusei avessero inviato
un'ambasceria alla corte imperiale per chiedere aiuto.
La Dalmazia certamente non era ancora tema, poiché, se lo fosse
,stata, sarebbe stato lo stratego stesso a curarsi della difesa delle città
dalmate o si sarebbe personalmente rivolto a Costantinopoli per aiuto
o, infine, sarebbe stato per lo meno menzionato in questo complesso
di avvenimenti.

(l) De them., u, r8 sgg.; Theophan. Cont., 289 sg.; De adm. imp., 29,
87 sgg.
r66

Era quindi ancora un'arcontia e la sua struttura fondamentale era da successo e ne consegui il ritorno dei Narentani sotto Bisanzio.
rappresentata dalle città, per cui era del tutto normale che gli abi- Basilio I riusd cosi a estendere il suo influsso anche sui Croati; dap-
tanti di una d'esse, trovandosi in pericolo, si rivolgessero direttamente prima li indusse a sollevarsi contro i Franchi e poi, nell' 878, riusd
al governo centrale, dato che i rapporti fra la provincia periferica e a imporre loro come regnante il suo protetto Sedes.lao (878-879) e~.
Costantinopoli erano piuttosto tenui. Determinante ai fini dell'inter- Tutte queste operazioni ebbero un'importanza particolare per la n-
vento della flotta bizantina fu, inoltre, il pericolo che minacciava non conquista dell'Italia meridionale dove i Bizantini, dopo un breve
soltanto la Dalmazia meridionale, ma anche la parte meridionale del periodo d'alleanza, vennero in conflitto con Lodovico II e, dopo l' 875,
mare Adriatico C). L'ambasceria, partita da Ragusa quando ancora col suo successore Carlomanno. I Narentani e i Croati non solo por-
regnava Michele III (842-867 ), arrivata a Costantinopoli, trovò sul gevano aiuto diretto agli imperatori occidentali, come era avvenuto
trono imperiale Basilio I, il quale venne incontro alle richieste dei durante l'assedio di Bari, ma avrebbero potuto rappresentare per
Ragusei inviando nel mare Adriatico una grande flotta di roo navi Bisanzio un serio pericolo sul mare Adriatico come alleati dei Fran-
sotto il comando del drungario Niceta Orifa. Non appena gli Arabi chi. Le città imperiali dalmate ottennero una parte abbastanza im-
ebbero sentore dell'arrivo della flotta imperiale si ritirarono nell'Italia portante nell'attuazione della nuova politica e, dati i compiti per cui
meridionale e). Ma l'azione bizantina non si ferm6 qui. Questa volta erano state previste, furono rafforzate le relazioni col governo cen-
l'impero non aveva intrapreso un'operazione isolata per salvare una trale, il che comportò a sua volta il rafforzamento del potere diretto
ci.ttà partic~larmente minacciata. L'aiuto dato a Ragusa faceva parte del! 'Impero su di esse. In quest'epoca la Dalma~ia bizantina .era
pmttosto dt una nuova e piu ampia politica per ristabilire la talasso- certamente già stata sollevata a rango di tema, vtsto che la pnma
crazia bizantina nel Mediterraneo, e quindi anche nell'Adriatico, notizia riguardante uno stratego in Dalmazia risale proprio a questo
davanti alla minaccia rappresentata dai Saraceni occidentali. periodo. Ed eccone il contenuto: « ... Basilio ordinò che esse (le
L'obiettivo dell'offensiva bizantina era quello di liberare l'Italia città imperiali) dessero agli Slavi tutto quello che davano allo stra-
meridionale e a questo fine la Dalmazia avrebbe potuto avere, ed tego ... >> C). Quindi, al tempo di Basilio I (867-886) a capo della
effettivamente ebbe, un ruolo di una certa importanza. L'intervento Dalmazia - che ora possiamo chiamare tema - stava uno stratego.
della flotta imperiale riportò sotto il dominio bizantino il Chelmo, Esiste peraltro la possibilità di datare con piu esattezza questa notizia,
la Terbunia e Canale; alcuni anni piu tardi, nell'87o, Niceta Orifa fornitaci da Costantino Porfirogenito. Secondo alcuni autori, quanto
condusse una nuova spedizione punitiva contro la Croazia e la Pa- or ora citato avrebbe avuto luogo durante gli ultimi anni del regno
gania poiché alcuni ambasciatori del papa erano stati attaccati dai di Basilio I, quale risultato di un accordo fra l'imperatore e il papa
Pagani o Narentani e derubati nelle acque dalmate durante il loro Giovanni VIII in un'epoca in cui i principi croati non erano vassalli
ritorno da Costantinopoli. Anche questa volta l'impresa fu coronata bizantini ( 6 ). Secondo altri, questi rapporti fra le città dalmate e gli
Slavi sarebbero stati regolati durante il breve regno di Sedeslao C).

(2) Non è qui il caso di entrare nel complesso problema dell'offensiva araba
verso il continente europeo che spiega l'importanza particolare dell'Adriatico.
Gli attacchi arabi contro la Dalmazia sarebbero da considerarsi in un quadro
molto piu ampio, che però non fa parte del tema qui trattato; cfr. A. R. LEwrs,
r:,
(4) Srsré, Povijest I, p. 347. 3SO, 3SI;. F.ERJANCré, .Izvori,. P· r8:r9; N:
KLA1é, Povijest I, p. 246-248. Per le font! nguardantl la prrg:onra der leg~tl
N ava! Power and Trade in the Mediterranean, A. D. 500-1 wo, Princeton N. J. pontifici da parte dei Narentani e g_l.i errori commessi in mento dalla stono-
1951, p. 136-138, 160-161; AHRWEILER, Byzance, p. 93-97; CEssr, Storia, p. 47-49 grafia piu antica, cfr. N. KLAié, PoVtJest I, p. SI n. rs6.
e 6o-61; M. LoMBARD, Arsenaux et bois de marine dans la M éditerranée mus- (5) De adm. imp., 30, 128-129.
sulmane (VIle-XI e siècles), in Le navire et l'Economie Maritime du M oyen- (6) Srsré, Povijest I, p. 388-389 n. 23; ~RAGA, Storia· ..P· so; G. NovAK, Pro-
Age au XVIII• siècle principalement en Méditerranée, presenté par M. Mollat, Slost Dalmacije, I, P· 99; HAUPTMANN, Bestzmm~nde Kraft.e, P· rs-r6. . ..
Paris 1958, p. 53-60, 89, 96-97. (7) RAcKr, Doc., p. 373; DiiMMLER, Slawen tn Dalmatten, p. 4os; Hzstorz7a
(3) Cfr. n. r. Jugoslavije, p. r89; ed ora N. K.LAré, Povijest I, p. 243·
r68

A lui Basilio I aveva concesso il pagamento di un tributo da parte riale: OU'tOL y!Xp miV'tEç (gli abitanti delle città) ~a.cnÀ'LXTI XÙEUC1EL
delle città dalmate, su cui si verrà ancora a parlare, e aveva regolato 1ta.pf}~a.v (11 ). Nell'anno 87r, come· s'è visto, Niceta Orifa, al co-
cosi i rapporti fra queste e il principe croato porgendo in tal modo mando di una spedizione marittima, riusd a ricondurre i Narentani
al suo protetto, il cui potere non appariva molto stabile, un maggior sotto il potere supremo bizantino C2 ). Ma dopo questa spedizione i
sostegno. Questo sostegno era rappresentato appunto dalle città dal- rapporti fra Bizantini e Franchi vennero a guastarsi. Fra l'873 e l'876,
mate. Credo che quanti hanno formulato la prima ipotesi siano an- non essendo l'impero impegnato in guerre né in Asia né in Sicilia,
dati troppo oltre nell'interpretazione del testo del De administrando poté rafforzare il suo influsso fra i Croati servendosi come centro di
imperio, secondo cui le città dovevano dare agli Slavi quello che irradiazione delle città dalmate, il che lascia pensare che già nell' 872-
allora davano allo stratego al fine di vivere in pace con loro - xa.t 873, a capo della Dalmazia imperiale fosse stato inviato uno stratego.
d~'T}V.LXWç s'iiv p.E't' whwv CS) - il che non significava però che pro- Come sicuro terminus ante quem della creazione del tema di Dal-
pno m quel momento le città si trovassero in guerra con gli Slavi. mazia, rimane l'anno 878 e come terminus post quem 1'867, data
Il provvedimento preso da Basilio I aveva per scopo di regolare in quest'ultima a cui la nomina del primo stratego è certamente piu
generale la situazione in questa irrequieta parte dell'impero e, inoltre, vicina C3 ).
di far SI che le città vivessero in pace con i vicini Slavi non soltanto Questa misura non rappresentava niente di straordinario per l'am-
allora, ma a lungo, essendovi state spesso precedentemente tensioni ministrazione provinciale bizantina. A volte, infatti, le regioni peri-
e lotte fra di loro. Mentre analoghi tentativi anteriori erano falliti, feriche venivano elevate a rango di tema o per rafforzarvi il potere
come p. es. quello dell' 8r7 ( 9), questa volta invece si riusd nell'in- centrale, dopo che erano state conquistate, o allorché venivano a tro-
tento. Ciò significa che da ambo le parti doveva esistere buona vo- varsi particolarmente in pericolo. Ciò non esclude, naturalmente, che
lontà e che il periodo piu appropriato per realizzare la cosa dev'essere nuovi temi fossero creati, però nel cuore dell'impero, anche per altre
stato quello in cui sul trono croato sedeva il favorito bizantino Sede- ragioni, per esempio in seguito alla divisione di grandi temi onde
slao. Quanto è riferito da Costantino si svolse nell' 878 e 879, per cui evitare che i comandanti disponessero di forze troppo imponenti. Lo
già prima di questa data a capo del tema dalmata doveva trovarsi scopo che si voleva raggiungere trasformando alcune regioni in temi
uno stratego; d'altra parte, non avrebbe potuto essere nominato uno
stratego in Dalmazia prima della fine dell'867, allorché cioè una flotta
(11) De adm. imp., 29, IIO-III. Il testo citato, che è riportato fra parentesi,
bizantina entrò nel mare Adriatico per liberare Ragusa assediata dagli si riferisce a Croati, Serbi, Zaclumi, Terbunioti, Canaliti e alle città dalmate,
Arabi. È impossibile fissare l'anno preciso della nomina del primo quindi non solo ad esse.
stratego in Dalmazia, ma è molto probabile che ciò sia avvenuto (1 2) Epistola in chronico salernitano, MGH SS III, 107, 525-526. Cfr...Sdhé,
Povijest I, p. 350-351; FERJANCré, Izvori, II, p. 16 n. 26, e N. KLA1é, Povtjest I,
durante i primi anni del regno di Basilio I (867-886). A sostegno di
P· 246-247·
questa ipotesi è da ricordare che la flotta capitanata da Niceta Orifa (13) Questa mia conclusione (dr. FERLUGA, Vreme. postan~a, P·. 65 sgg. e
non era venuta soltanto per liberare Ragusa ma anche « tutto il po- Dalmacija, p. 68-7o) è stata generalmente accettata. Sr veda m pnmo luogo
OsnoGORSKY, Storia, p. 214 n. 72, che però già nell'edizione tedesca del 1952,
polo dei dalmati >> - xa.ì. élf.,ou 'tou Evfrouç 'tWV ÀCJ.N[J.;IX't'WV (1°) - e
p. 100 n. 3, aveva brevemente formulato un sin;ile risult~to. E ancora De a~m.
che poco piu tardi, nell' 869, i Ragusei assieme agli abitanti di tutte imp., Commentary, p. 103 e 123; The Byz~ntzne J!mptre, Part I: B_yzantzum
le altre città della Dalmazia erano giunti sotto Bari su comando impe- and its Neighbours, in The Cambridge Medzeval Hzstory, IV, Cambndge 1966,
p. 509 n. 2; Istorija Vizantii, red. S. D. Skaskin ecc., II, Moskva 1967, p. 197
n. 16; D. ANGELOV, Istorija na Vizantija, II, Sofija 1963, p. 50-)1; D. 0BOLEN-
SKY, The Byzantine Commonwealth. Eastern Europe 500-I453· London 197.1,
8
( ) De adm. imp., 30, 129. p. 77; D. A. ZAKYTH1NOS, Bvt;<1.v·nv'Ì) 'Icr'topt<1. 324-I07I, Atene 1972, p. 26.~ e m
9
( ) Vedi sopra cap. II, p. 156. Jugoslavia p. es. FERJANC1é, Izvori, II, ~- 14-15 n. 22; N. K~A1é, Povttes!. {•
10
( ) T heophan. Cont., 293, I. È chiaro che sr tratta soltanto delle città p. 242-243 e I. Bo:Zré-S. CmKOV1é-M. EKMEcré-VL. DED1JER, Istortta Jugoslavtte ,
dalmate. Beograd 1973, p. 28-29.
171
170

era quello di esercitarvi un controllo piu efficace e diretto di quanto dai nemici esterni quanto da quelli interni, il che rendeva inevitabile
non fosse possibile nell'ambito delle forme amministrative anteriori, che nelle sue mani confluisse tutto il potere militare e civile; doveva
soprattutto nelle regioni periferiche. Tipico è al riguardo il caso di rispondere in caso di disordini e sollevamenti e, al fine di garantire
Cherson. L'imperatore Teofilo (829-842) accettò il consiglio dello l'ordine, si serviva di un corpo di truppe speciali alle sue dipendenze.
spatarocandidato Petronas, il quale gli aveva spiegato molto sempli- Giudicava dei delitti militari e, assieme agli organi giurisdizionali
cemente perché fosse necessario inviare uno stratego in Crimea: «se del tema, amministrava la giustizia ed emetteva sentenze, perfino
desideri governare del tutto da padrone nella città di Cherson e nei quella capitale. Lo stratego veniva nominato, cosi. come gli altri fun-
luoghi di quella regione - egli avrebbe detto all'imperatore - e non zionari provinciali, per un periodo limitato che si estendeva dai tre
!asciarli sfuggire dalla tua mano, nomina un tuo proprio stratego e ai quattro anni e durante tale periodo non poteva uscire dalla pro-
non avere fiducia nei loro proteuonti e arconti ll (1 4 ). pria provincia, salvo che con permesso speciale. Fintanto che era in
Simile fu il caso della Dalmazia. Essa doveva, nei piani dell'im- carica, non gli era permesso, sotto minaccia di requisizione, d'acqui-
peratore Basilio, svolgere un ruolo di primo piano come base marit- stare beni immobili nella sua provincia, né d'esercitare il commercio,
tima. Da H l'imperatore poteva inoltre esercitare la sua influenza e prestare danaro a interesse o, in genere, di svolgere attività lucrative
intervenire, se necessario, in Croazia e nei limitrofi stati slavi. A tal illegali. La realtà però dovette essere spesso differente, a giudicare
fine non poteva contare sull'appoggio dell'amministrazione regionale almeno dalle frequenti ripetizioni del divieto (1 6 ).
basata sull'autogoverno delle città e sull'autonomia della provincia Nel IX e X secolo, gli strateghi portavano il titolo di patrizio,
e caratterizzata da interessi ristretti e vedute limitate. Si imponeva solo o accompagnato da quello di antl.pato o di protospatario. L'uni-
quindi la necessità di inviare a capo della regione un funzionario co stratego a noi noto era, come già detto, quel Briennio che appare
imperiale, obbediente esecutore degli ordini governativi che gli veni- dapprima col relativamente modesto titolo di spatario ma che, pro-
vano impartiti da Costantinopoli. E questo spiega perché la Dalma- babilmente in seguito ai suoi meriti, ottenne ancora durante il periodo
zia fu elevata a rango di tema e i motivi che spinsero l'imperatore in cui amministrò la Dalmazia, quello piu elevato di protospatario,
Basilio I a eseguire la riforma amministrativa. come attesta un sigillo sul quale è impresso il nuovo titolo ( 17). Pro-
A quel tempo a capo del tema si trovava probabilmente Briennio, babilmente rimase abbastanza a lungo in questa provincia per essersi
l'unico stratego della Dalmazia il cui nome, titolo e funzione sono meritato un tale riconoscimento da parte dell'imperatore. Nel Kleto-
stati trasmessi grazie a sigilli, conservatisi fino a oggi, di funzionari rologion di Filoteo dell' 899, la prima lista di precedenze in cui ap-
di questa regione (1 5 ). pare uno stratego della Dalmazia, pur occupando nella gerarchia dei
Lo stratego era il capo supremo della provincia e, per quanto ri- funzionari il penultimo posto fra i colleghi, poiché precede soltanto
guardava l'amministrazione del suo distretto, era sottoposto sola- lo stratego di Cherson, esso vi figura con un titolo ben piu alto. Co-
mente all'imperatore da cui veniva anche direttamente nominato e me tutti gli altri strateghi era: ò àvi}ù1tcx'toc:; 'lOCX'tpLìWoc:; xcxl. O"'tpcx-
'tTjyÒc:; À,cx)v'!JICX'tL'cxc:; e viene a trovarsi fra i piu altolocati funzionari
di cui era il rappresentante. La sua funzione primaria era quella di
comandante supremo delle forze armate della sua circoscrizione e imperiali (1 8 ). Nel Taktikon Bene'Sevié riveste lo stesso rango, con la
come tale doveva occuparsi sia del reclutamento che dell'addestra- variante però che precede non soltanto lo stratego di Cherson, bensl.
mento dei soldati nell'ambito di essa. Ma oltre a ciò aveva molti altri anche quello della Langobardia, quest'ultimo trovandosi a occupare
compiti: era responsabile della difesa della provincia affidatagli tanto
(H) Cfr. infine la dettagliata descrizione in GLYKATZr-AHRWEILER, Recher-
( 14)
De adm. imp., 42, 31-44; cfr. anche la traduzione inglese a fronte. ches, p. 36-42 e le fonti e la bibliografia ivi citate.
( 15 )
Cfr. cap. II, p. r6r-162; FERLUGA, Dalmacija, p. 65-66, e FERLUGA, (1 7 ) Vedi sopra nota rs e SCHLUMBERGER, Sigillographie, p. 206.
18
Vreme postanka, p. 62-63. ( ) Phil., p. 139, 19.
172 1 73

l'ultimo posto fra i governatori provinciali dell'epoca (1 9 ). Nel Takti-


:x:6IJ.'I')·c; "tijc; É"C~ex:~pdCic; ·
kon Oikonomidès, che riflette una situazione dell'amministrazione
7tpW"C,O:X:Ciy:x:EÀÀcipvoc; ·
provinciale alquanto cambiata (2°), lo stratego della Dalmazia è ancor
7tpW"CO!J!ClVOti't"Wp ·
sempre di rango relativamente elevato, trovandosi a precedere digni-
(:IJ.CIVaa"CWpEc;)
tari di numerose unità provinciali di minore importanza (2 1 ). Lo
stratego della Dalmazia, come del resto gli altri le cui province veni- L'ufficio dello stratego si divideva in quest'epoca essenzialmente
vano annoverate fra i temi occidentali, almeno nella seconda metà in due parti: uno stato maggiore e un gruppo formato da ufficiali
del sec. IX non riceveva la paga dall'erario statale, ma godeva di comandanti le unità militari di cui si componeva il i)É[J;CI, in quanto
determinate entrate consuetudinarie del suo tema C2). Riceveva una formazione militare della provincia C5 ). Le unità militari di base
certa somma in danaro dalle città e forse anche qualcosa in natura, erano i BcivoCI o -rciy(.MX:"CCI comandate dai xo'!J.Tl"'Ec; -rwv ~civowv;
ma di ciò si parlerà successivamente a proposito dell'ordinamento piu ~ciVOCl formavano delle !J.'Oi:pCl~ O opouyyo~, al comando delle
finanziario della provincia. quali si trovavano dei iJiO~pcipX'Cl'~ o opouyy·cip~·O~ mentre, probabil-
Oltre al sigillo di Briennio, se ne conosce un altro della stessa mente, tre opouyj"O~ formavano una 't·OUp[J;Cl o [J;ÉpT) comandata da
epoca di un anonimo protomandatore della Dalmazia C'3). L'esisten- un -roupp.~cipxT)c; o da un IJ.EpvcipXT)c; C6 ). Il IJ.EpvcipxTJc; che viene no-
za di questo funzionario ci permette di concludere, procedendo per minato immediatamente dopo i turmarchi dev'essere, secondo Bury,
via analogica, che lo stratega della Dalmazia aveva il suo Ò<p<pC:x:~ov - distinto da essi. Egli ritiene infatti che nel sec. IX ogni tema avesse
officium investito del compito di affiancarlo nell'espletamento delle tre turme di cui due possedevano proprie circoscrizioni territoriali,
sue funzioni. Verso la fine del sec. IX, secondo il Kletorologion di mentre la terza, sotto il comando di un ufficiale che portava il vec-
Filoteo, di esso facevano parte nell'ordine i seguenti funzionari CZ 4 ): chio titolo di merarca, ne era sprovvista C7 ). Secondo i Taktikà di
Leone, invece, il merarca corrispondeva al turmarca C8). Quello che
"tpauiJ.cipx.CI~ (ree. "taVpiJ.cipXCI~) ·
qui ci interessa è il fatto che il merarca dell'ufficio dello stratega
11 p.ep~ciPxTlc; ·
:X:OIJ.TJ; "tijc; x6p"tT)c; · fosse il comandante di un'unità militare del tema.
XCIP"tOVÀcip~oc; "tau i)É!J.Cl"tac; ·
Nell'esercizio delle funzioni militari, lo stratego era aiutato dagli
OOIJ.ÉO""t~:x:oc; "tou i)É!J!CI"tac; ·
ufficiali or ora elencati, mentre per lo svolgimento dei compiti civili
opovyj"cipr,o~ "CWV ~civowv·
aveva a disposizione altri funzionari, non sempre però membri del
XO{J.T)"CEc; O[J:OL'Wc;. suo ufficio, tra i quali occupavano un posto speciale il pretore del
tema, il protonotario del tema e il cartulario del tema C ). I pretori
9
:x:ÉnCipxoc; "twv CT7t,CI1)a,pCwv ·
tematici espletavano funzioni giudiziarie, non figuravano nell'ufficio
dello stratego e forse erano in parte dipendenti dall'eparca di Co-
(19) Ben., p. 247, 29-3!.
(2°) N. OrKoNoMIDÈs, L'organisation de la frontière orientale de Byzance
aux Xe et XJe siècles et le Taktikon de l'Escorial, in Rapports du XJVe Con- (25) GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 37 e OrKoNoMmÈs, Listes, p. 341 sg.
grès inter. d es études byzantines, Bucarest 6-I 2 sept. I 97 I, II, Bucure~ti 1971, (2 6) BuRY, Admin. System, p. 41-42 e GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches,
p. 73-90; OlKONOMIDÈs, Listes, p. 255, 344-346, 354-363.
p. 2-3·
(2 1 ) Taktikon Oikonomidès, p. 268, 8. (27) BuRY, Admin. System, p. 41.
(2 2 ) De caerim., II, 697. (2 8 ) LEoNE VI, Taktika, in P. G., CVII, 705; cfr. BuRY, Admin. System,
(2' 3 ) ScHLUMBERGER, Sigillographie, p. 2o6; questo sigillo possiede le stesse p. 42; GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 66 che accetta l'identità; OrKONOMI-
caratteristiche di quelli dello stratega Briennio e non c'è quindi alcun dubbio nÈs, Listes, p. 108 n. 65 e la bibliografia ivi citata.
che tanto i sigilli quanto le personalità su di essi annotate siano contempora- (2 9 ) Usp., p. 53, 3; Phil., p. 121, 6 e Usp., p. 59, 4; cfr. per ulteriore do-
nei; vedi cap. II, n. 259. cumentazione GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 43-44 e la bibliografia ivi
(2 4 ) Phil., p. 109, 18-IIr, S· citata; OrKoNOMIDÈs, Listes, p. 344, 315.
1 74 175

stantinopoli; i protonotari s'occupavano dell'approvvigionamento del- vece nulla di preciso dei compiti e delle funzioni del XO(J.T}ç "tfjç
l'esercito, della flotta e del seguito imperiale e facevano parte sola- hcxLpdcxç. Il 7tf>W'tO[J.-tx:VM-twp stava a capo dei mandatari - [J.-CXVOci-
mente dell'ufficio del logoteta "tou O'a:xEÀÀ{ou, cioè del "ministro" -tWpE<; - e appare in moltissimi uffici talvolta a capo di altri manda-
delle finanze. Piu interessante pare sia, almeno per quanto riguarda tori e talvolta solo. I mandatori erano una specie di corrieri che tra-
la Dalmazia, il xcxp't'ou1cip~oç "tou iM[J.-cx"toç che occupava una posi- smettevano gli ordini dello stratego ai subordinati C4 ). Di tutti questi
zione speciale nel tema, in quanto apparteneva all'ufficio dello stra- funzionari or ora nominati, sappiamo con sicurezza che nel tema
tego, mentre per la natura delle sue funzioni - egli teneva infatti la della Dalmazia ci fu per qualche tempo, quasi certamente alla stessa
contabilità, essendo responsabile dei registri delle paghe e della loro epoca dello stratego Briennio, soltanto il 'ltf>W'tO[J.-CXVOci"twp. Si pone
erogazione agli ufficiali e ai soldati - rendeva conto della sua attività la domanda pertanto se nell'ufficio dello ·stratego dalmata si fossero
finanziaria al logoteta "tOU 0'-tpcx·nw·nxou ("ministro" dell'esercito) trovati anche tutti gli altri funzionari del largo seguito degli strate-
nel cui ufficio, oltre che in quello dello stratego, figurava 0). e ghi. Attenendosi letteralmente al testo del Kletorologion di Filoteo
si potrebbe concludere positivamente, poiché vi è detto che tutti gli
Gli altri funzionari, per quel poco che si sa delle loro funzioni,
appartenevano allo stato maggiore dello stratego e si trovavano alle strateghi avevano un ufficio, cosi come lo aveva lo stratego dell'Ana-
sue dirette dipendenze. Secondo i Taktikà di Leone VI, vi appartene- tolico e in questo senso viene addotto ancora quale esempio soltanto
vano tanto il XO(J.T}ç "tfj<; x6p-tT}ç quanto il OO(J.ÉO'-t~xoç -tou frÉ(J.CX"toç C1 ). quello dell'ArmeniacoC 5 ). In base alla composizione e struttura dei
Non si sa bene quali fossero state le competenze del secondo, forse due uffici ora menzionati, si potrebbe dedurre che tutti i temi aves-
era comandante di un contingente speciale; si sa invece che il XO(J.'T}ç sero uffici simili e quindi la stessa struttura amministrativa e soprat-
"tfjç x6p't'T)ç durante le spedizioni militari cui partecipava l'impera- tutto economica e militare. Non abbiamo però alcun dato che per-
tore, piantava la tenda di questi e accompagnava il drungario vigi- metta di concludere che, quando la Dalmazia fu elevata al rango di
liae durante la ronda notturna nell'accampamento. È probabile quin- tema, ne segui anche la militarizzazione tipica degli altri temi, che
di ch'egli, analogamente, esercitasse nell'entourage dello stratego una vi furono cioè introdotti gli stratioti, che furono creati i beni militari,
funzione di acquartieramento e di vigilanza dello stato maggiore. che infine la Dalmazia imperiale ricevette tutto quell'apparato am-
Per questa e altre funzioni del genere, pare che fosse una specie di ministrativo risultante dal cambiamento della struttura economica,
capo di stato maggiore dello stratego. Compiti simili deve aver avuto, sociale, finanziaria e militare di una determinata regione C6 ). L'in-
secondo Bury, anche il xÉv-tcxpxoç -twv O'Ticxfrcxpt:wv, cioè il comandante troduzione della carica di stratego in Dalmazia significò in primo
degli spatari che erano una specie di guardie del corpo dello strate- luogo un rafforzamento del controllo del potere centrale sulle città
e
go 2 ). In molti uffici appare il protocancelliere - 1tpW'tOXCXYXEÀ- al fine di garantire una migliore realizzazione della politica impe-
riale. Ma con questa misura si voleva ottenere anche che le città por-
Ààp~o.ç - il cui compito era di occuparsi dei visitatori dello stratego
e di trasmettere i suoi ordini allo stato maggiore (3 '3 ). Non si sa in- gessero un sia pur modesto aiuto militare, forse in primo luogo ma-
rittimo. Sebbene nel Kletorologion di Filoteo sia detto che tutti gli
strateghi avevano il loro Òq>q>t::x:~ov, cosi come lo aveva quello del-
• \ 3 '0 ) Phil., p. 109, 21: il cartulario viene elencato nell'ufficio dello stratego
l' Anatolico, ci sono tuttavia delle eccezioni dovute alla natura del
e tbtd., p. II5, !5; nell'ufficio del logoteta dell'esercito figurano i xcwtovì..ciptot
"twv i}e[-lci"twv. Cfr. BuRY, Admin. System, p. 44; Di:iLGER, Finanzverwaltung,
p. 68-69; GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 43; OrKONOMIDÈs, Listes, p. 314,
341. Per funzionari che non esercitavano regolarmente le loro funzioni nel (3 4 ) BuRY, Admin. System, p. 45; 0IKONOMIDÈs, Listes, p. IIO n. 67 e 68,
tema, cfr. GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 44· 34!.
(13 1 ) LEONE VI, op.cit., 705. (3 5 ) Phil., p. ro9, r6; III, 5 e rrr, r8-19.
(
32
) BuRY, Admin. System, p. 43-44; 0IKONOMIDÈs, Listes, p. 341. ( 36) OsTROGORSKY, Storia, p. 88-89 e II5-II6, ma soprattutto GLYKATZI-AHR-
(3· 3 ) OxKONOMIDÈs, Listes, p. IIO n. 66, 341. WEILER, Recherches, p. 2 sgg.
I77

servizio che doveva essere prestato da alcuni temi, p. es. da quelli vi >> (1°). Da questo si deduce quindi, senza possibilità di dubbi, che
marittimi C7). Cosf anche nell'ufficio dello stratego dalmata dovette l'entità del tributo pagato dalle città agli Slavi fosse uguale a quanto
riflettersi la struttura del suo tema. essi prima pagavano allo stato bizantino, cioè al suo stratego. Se cosi
Credo quindi che si possano tirare le seguenti conclusioni. Dal non fosse stato, nel De administrando imperio certamente non sa-
momento che in Dalmazia non vengono mai nominate delle unità rebbe stata usata l'espressione "tutto". Il tributo differiva da città a
militari tematiche - il che lascia supporre che non ve ne siano esi- città: Spalato pagava 200 nomismi, Traù 100, Zara no, Ossero,
stite - ritengo che l'ufficio dello stratego dalmata fosse composto sol- Arbe e Veglia IOO ciascuna, il che faceva in tutto 7IO nomismi.
tanto da quegli ufficiali e funzionari che negli altri temi facevano Ragusa pagava 36 nomismi all'arconte del Chelmo e altrettanti a
parte dello stato maggiore dello stratego nel senso ristretto della quello della Terbunia (41 ). Se ai 7IO nomismi ne aggiungiamo ancora
parola, cioè del suo seguito. Non possono pertanto essere presi in IO, otteniamo la somma di 720 nomismi che corrispondono a IO
considerazione né i turmarchi né il merarca né i drungari né i conti libbre d'oro (una libbra d'oro essendo infatti composta di 72 nomi-
nella loro qualità di comandanti di unità militari tematiche. Si può smi). Credo che le città avessero dato complessivamente allo stratego,
invece affermare con certezza che vi facessero parte il protomandator prima dell'accordo con gli Slavi, la somma di IO libbre alla quale
e alcuni mandatari, e molto probabilmente il XO[l'J1c; -tfjc; x6p-t'J1c;, il bisogna forse aggiungere quello che pagavano i Ragusei, cioè ancora
domestico del tema, mentre non è escluso che vi rientrasse anche un una libbra (42 ), in tutto quindi 11 libbre d'oro. Non è da escludere
centarco degli spatari quale comandante della guardia del corpo. Per però che il tributo pagato da Ragusa sia stato un'entità a sé e sia
quanto riguarda il cartulario, egli aveva dei compiti di contabilità quindi da distinguere dalle IO libbre versate dalle altre città. Del
militare e sebbene in Dalmazia non ci s_iano stati né stratioti né beni resto nel Catalogo degli stipendi le paghe degli strateghi sono sempre
militari e nemmeno delle turme, è probabile tuttavia che anch'egli calcolate annualmente in libbre e non in nomismi. Alcuni strateghi,
appartenesse al seguito dello stratego dalmata, dovendo erogare le p. es. quello della Chaldia, ricevevano appunto IO libbre, mentre
paghe a ufficiali e soldati. Non vi sono dubbi quindi che in Dalma- quelli dei temi occidentali al posto delle paghe percepivano dai loro
zia si trovasse il ristretto seguito dello stratego, mentre nulla è noto temi annualmente degli introiti consuetudinari 3 ). e
circa lo stanziamento di unità militari tematiche, fatta eccezione per La spiegazione dei 10 nomismi di cui abbiamo parlato sopra e
delle navi da guerra con equipaggi russi che appaiono nelle fonti che abbiamo aggiunto ai 710 per ottenere cosf esattamente IO libbre
e
verso la metà del X secolo 8 ). Di esse però si riparlerà a tempo d'oro, si trova subito dopo la notizia secondo la quale Basilio I aveva
debito. ordinato alle città di pagare agli Slavi tutto ciò che pagavano allo
Relativamente poco si sa sull'ordinamento finanziario del tema stratego e cioè «che diano un po' - BPrt.XV 'tL - allo stratego, sol-
dalmata. Le città pagavano a Bisanzio, tramite il suo stratego, un tanto quel minimo da cui si possa vedere che sono sottomessi e sog-
tributo fisso sulla cui entità siamo per caso informati. Allorché l'im- getti agli imperatori dei Romei e ai loro strateghi » ( 44). La somma
peratore Basilio I (867-886) si accinse a regolare la situazione, ordinò
alle città imperiali di pagare agli Slavi « tutto ciò che davano allo ( 40 ) lbid., 30, !25-!26.
stratego >> C9 ). Prima, invece, quando i rapporti con i vicini erano (41) Ibid., 30, 132 sgg. . . .
tesi, le città « davano allo stratego tutto ciò che ora pagano agli Sla- (42) I Ragusei pagavano per le vigne che si. tr~vavan_o sul te:ntono. der
vicini Slavi - Ecç a[.L<po'<Épt:t<; 1:<iç xwpa;<; - e pare qumdr che rl loro tnbuto drffe-
risse in sostanza da quello delle città della Dalmazia centrale e settentrionale.
( 43 ) De caerim., II, 697.
(44) De adm. imp., 30, r27-r32: 'O oùv <io(ot[.Lo<; bcdvo.ç Bt:tcnÀEÙç Bw.r(Àctoç
(3 7 ) Phil., p. III, 20-23. Cfr. AHRWEILER, Byzance, p. 107 sgg. 1tpoE'tpÉ<jJa;"to 1tav1:t:t 1:à. 8to6[1EVt:t '<0 tr'tpt:t'<'l)Y0 8(ooa1lt:tL 1tt:tp' a;u1:wv 1:oi:c, :ExÀciPotç xt:tt

(3 8 ) De caerim., II, 668 e piu avanti p. r8s-r86. dp'l)VLXWç t;fjv ·[.tE't' whwv x<Xt PP<XXV 'tL Uooa1l·t:tL 1:0 tr'tp<X't'l)Y0, LV<X [10\10\1 OELXW't<XL n
(39) De adm. imp., 30, 128. 1tpÒç 'tOÙ<; BomÀEi:ç 'tW\1 'Pwr~t:t(wv xa;t 1tpÒç 'tÒ\1 CT'tP<X't'l)YÒ\1 <X1hwv U1tO'tt:ty-/j xa;t oouÀwcrLç.
178 179

di 10 nomismi in effetti non è grande e dal testo risulta chiaro che dalmate agli Slavi, dopo aver defalcato quei IO nomismi che veni-
si tratta soltanto di un gesto simbolico di riconoscimento del potere vano dati allo stratego, era come prima raccolto dalle città stess~.
bizantino. Altrimenti non so come si potrebbe spiegare quel ~paxu Abbiamo cos1 una prova ulteriore che, oltre al personale dell'ufficw
't'L. Dal De administrando imperio risulta chiaro che tali somme dello stratego, per di piu limitato soltanto allo stato ma~g~ore ~~l
erano sempre calcolate in libbre d'oro, per cui mi pare evidente che suo seguito, non ci fossero in Dalmazia altri organi ammmtstratlvt,
quanto è dato in nomismi, possibilmente dovrebb'essere sempre ar- che non ci fossero cioè organi finanziari o fiscali come negli altri
rotondato in libbre. A Cherson, p. es., si parla di un tributo di due temi.
libbre che lo stratega poteva prelevare dalla cassa, allorché usciva da Il fatto che Ragusa pagasse ai propri vicini, gli arconti del Chel-
questa città per ritirarsi in un'altra, e pare che qui si tratti appunto mo e della Terbunia, un tributo di 72 nomismi, sembra confermare
del tributo che veniva pagato alla cassa imperiale. Cos1 anche la che questa città con il territorio circostante si fosse fino a un certo
somma che dalla cassa imperiale veniva versata in quella di Cherson punto separata dal resto del tema della Dalmazia.
è registrata in libbre d'oro e non in nomismi (45 ), e, fatto interes- La differenza dell'entità del tributo pagato dalle città dalmate
sante, ammontava a 10 libbre. situate a nord e a sud della Narenta, come anche altre differenze fra
La somma fissa che le città della Dalmazia versavano allo stra- queste due regioni, ci inducono a porre la seguente domanda: ~u la
tego per la cassa imperiale, dimostra quanta importanza avesse an- Dalmazia bizantina divisa in due distretti, di cui uno abbracctante
cora in questa regione l'economia monetaria. Dalla stessa fonte ap- le città di Ragusa e Cattaro e l'altro comprendente le città e le isole
prendiamo però che tutte le città, a eccezione di Ragusa, oltre al da Spalato fino al golfo del Quarnaro con Zara come cap~luogo ):
7
e
tributo in oro, che pagavano prima allo stratego e poi agli Slavi, ne Le fonti non offrono alcun punto d'appoggio a una nsposta post-
versavano anche uno in natura. Nel De administrando imperio, tiva. Partendo dalla forma plurale Dalmatiae, Dalmatiarum, che si
eccetto per il vino, purtroppo non è specificato di quali prodotti si incontra nelle fonti a partire dal sec. VIII, e dal fatto che i temi bi-
trattasse; è probabile che dessero olio, pesce secco e generi simili che zantini fossero suddivisi in distretti - turme, Barada ha espresso
contavano fra i prodotti principali della Dalmazia. Il tributo in na- l'opinione che il tema della Dalmazia al momento in cui fu ~reato,
tura era di maggiore entità che non quello in danaro, che per altro cioè verso la metà del sec. VIII, fosse stato diviso in due partt, una
non è da sottovalutare, e ciò conferma indirettamente il carattere che andava dall'isola di Veglia a Spalato, e l'altra da Ragusa a. Bu~
ancora rurale dell'economia cittadina 6 ). e e
dua 8 ), e da ciò aveva tratto la conseguenza che la ~alma.zla .sl
La notizia riguardante il tributo fisso delle città allo stratego chia- componesse di due turme. Tale conseguenz~ se~bra per~ ar~ttrana
risce almeno in parte come fossero state regolate le questioni finan- e si presta a delle critiche. In primo luo.go, mfatt1; ~on. st puo affe::
ziarie e fiscali del tema. Credo si possa affermare che le città racco- mare che il tema bizantino di Dalmazta fosse dtvtso m turme gta
gliessero direttamente le tasse o il tributo, tanto in moneta quanto dalla metà del sec. VIII, per il fatto che a quell'epoca la Dalmazia
in natura e lo consegnassero allo stratego a Zara. Dal De admini- imperiale certamente non era tema, e in secondo luogo la ~orma
strando imperio risulta anche che il tributo totale pagato dalle città plurale Dalmatiarum non può essere addotta quale prova dt un~
suddivisione della Dalmazia neppure dopo che fu elevata a rango dt
tema (49). Anche la notizia registrata da Costantino, che cioè gli
45
( ) De adm. imp., 53, 526-529.
(4 6) Ibid., 30, 137-138: . o. lx'tò~ o\vou x11.l È'tÉpwv ott1.<p6pwv otowvo -ro:ù1:t1. yàp
TCÀ.dwli daw \JTCÈP 'tÙ. voJ.1(0'J.1t1.-ro:, KLAré, Vrhovna vlast, p. 150 n. 126, sottolinea, (47) Cfr. FERLUGA, Dalmacija, p. 75-76.
certamente a buon diritto, l'importanza del carattere rurale dell'economia cit- (48) BARADA, Dalmatia superior, P· 94-95· . o • •

tadina; del resto il testamento di Andrea, priore di Zara (vedi p. r88), ne è una (49) La forma plurale Dalmatiarum nella poesia del patnarca d1 Aqmi;1a,
prova chiara e convincente. Paolina in onore del marchese Enrico, caduto nel 799 presso Tersato (RAcKI,
'
!81
18o
Vita Basilii, nel descrivere lo stesso avvenimento usa, a differenza
Arabi. dopo la presa di Budua, Cattaro e Risano nell'866/ 7 «fossero di quanto aveva fatto nel De administrando imperio, invece del ter-
venuti pu~e fino alla lor~ metropoli che si chiama Ragusa e l'aves- mine [J.l}'tPOTIOÀL<; quello di xcicr'tpov (51 ). Tuttavia non è detto che
s~ro .assedJata ~ lungo )) C ) non conferma che la Dalmazia fosse di-
0
nell'uso di differenti termini non si rifletta in parte una situazione
visa m turme, m quanto risale al momento che precedette immedia- di fatto esistente in Dalmazia. Fra la Dalmazia settentrionale e cen-
tam~nte l'intervento bizantino in difesa di Ragusa, quando la Dal- trale comprendente le città di Spalato, Traù e Zara, nonché le isole
mazia non era ancora un tema, ma un'arcontia. E, dato che non era estendentisi da Vergada e Incoronata passando per Pasman, Melada
tema, non poteva essere nemmeno divisa in turme. A conferma di e Pago fino ad Arbe, Cherso e Lussino, e la Dalmazia meridionale
quanto appena detto, si può aggiungere che Costantino non si atte- che abbracciava Ragusa, Cattaro e alcuni centri minori si era for-
neva letteralmente alle proprie fonti e nel De thematibus e nella mato un territorio che, a partire dalla seconda metà del sec. IX cer-
tamente non fu mai piu in mani bizantine. Questo territorio, che di
fatto divideva la Dalmazia in due parti, era formato sulla terraferma
Doc., P· 301) non può essere presa in considerazione avendo il poeta potuto dalla regione narentana e dal Chelmo, che gli Slavi avevano occupato
far u~o de~la for:na plurale per ragioni metriche. La forma plurale Dalmatia-
rum m Gt?va~m Dtacono, p. !02-103, non ha quel valore che le attribuisce nel VII secolo, e sul mare dalle isole di Brazza, Lesina, Curzola e
Barada, ymche. pa:allelam~nte si parla, p. es., di Dalmatiarum atque Venetia- Meleda. È molto difficile fissare con precisione quando quest'inter-
rt~m (Gwvanm Dtacono, zbzd.) e quest'ultima certamente non era divisa. In ruzione ebbe luogo o, per essere piu esatti, quando gli Slavi partendo
Ezn~. Anna!., P· 193, 196, 197, ~o8 appare soltanto la forma singolare e cosi
anc. e n~lh. Hzstorza Translatzoms S. Anastasiae (RAcKI, Doc., p. 307) e nel dalla terraferma, interruppero le comunicazioni marittime in Dal-
pl~clto dt _R~san~ dell' 804 (CEssi, Doc., I, p. 65). La forma plurale in Giovanni mazia occupando le isole ora nominate. Come si è già detto, dap-
Dtaco?o.• zbzd., e soltanto una forma retorica, cosi come anche le altre forme prima le isole erano rimaste nelle mani dei Romani che anzi vi si
pluralt m ?umerose altre fonti, P· es. CEssi, Doc., I, p. 40, per l'anno 74o;
P· Jr' per t! 770-772; p. ~2, per t! 7?I-772 .: « Istriarum provincia consta t esse
erano rifugiati dopo l'invasione slava, nella prima metà del sec. VII.
A partire da allora e per i due secoli successivi regna il buio piu
con r~at~ atque a.nnexa stmul9-ue et Venettarum provincia)); p. 53, per il 774:
". Provmct~s Venettarum et Istnae )) ; p. 6o, per il ]' 8o3: « Venetiarum et Istrien- completo in proposito. Verso l'83o sono nuovamente menzionate
smm patna.rcha )) ; p. 6r, ~5, 6?, per l' 8o.4; p. 93, per l' 829 ; p. II 8, per ]' 853 ;
tanto per citare solo alcum cast cronologtcamente vicini. Nel placito di Risano nelle fonti, ma non individualmente, bens1 - il che è appunto carat-
(CEssi, Doc., .r'. p .. 65, 66 e GmLLou, Régionalisme, p. 305-306) parallelamente teristico - con il nome complessivo di isole Narentane. Si sa p. es.
vengono usatt tl. smgolare e il pl~rale: « ambulamus navigio in Venetias, Ra- che un missus Sclavorum de insula Narrentis concluse a Venezia la
venna:n, Dalmatta~ )) e, alcune ng:he s.otto: « ... quicumque con vicini nostri
Venettas et Dalmatta~ )). Co~e per t! pnmo decennio del sec. IX non ci si può pace col doge Giovanni, pace che per altro non fu di lunga dura-
basre s.u 9-uelle .fo~tl da, cut Barada parte per affermare la suddivisione della ta (5 2). Negli anni trenta del sec. IX, i Narentani erano quindi già
Da ;nazta m r~gton.t, cosi anche non ha alcun valore la forma Dalmatiarum una forza marittima rilevante nell'Adriatico, tanto che Venezia non
~eil anno 872 m ?tovanni Diacono, p. rr9. Negli Atti dei Sinodi di Spalato
.e 925 e ?27 (RACKI, Doc., p. 195 e Thomas, p. 41) è detto: « ... tam iader- riusd a risolvere il problema narentano con la forza e dovette entrare
ttna. ecclesta, qu~m ca~terae .ecclesiae Dalmatiarum, arbensis, veclensis, absa- in trattative con essi. Proprio quella stessa Venezia a cui verso la
~e~ts, qua~ sunt m occtd~ntalt parte positae; ecclesiae vero aliae quae in oriente metà del sec. IX l'impero bizantino s'era rivolto per aiuti marittimi
d~ .e~tur, .Id es~ stagnensts, :agusitana et catharitana ... )), In primo luogo la
t~tstone m occ~dental~ e onentale è data con riferimento a Spalato, che pro-
prto all?ra fu nconoscmta quale metropoli ecclesiastica della Dalmazia D'al-
tronde t! fatto che Stagno figuri fra le sedi vescovili del gruppo orient~le - è
~?to c~e Stagn? non faceva parte nella prima metà del sec. X della Dalmazia (51) De tlzem., u, 22; Tlzeoplzan. Cont., 289; De adm. imp., 29, 93, e la
~~antina, benst appar~eneva al Chelmo (De adm. imp., 31 , 21 ; cfr. S!Sié, p 0 _ nota del Moravcsik.
vz?est l, P· 418) - !~seta supporre che allora, cioè negli anni venti del sec. X, (5 2) Giovanni Diacono, uo. Cfr. CESSI, Storia, p. 46; KLAié, Neretvan-
e~tst~sse m Dalmazta una certa suddivisione, molto probabilmente solo eccle- ska knezevina, p. 134 sgg. Che si tratti non di un'isola, ma "delle isole" Na-
stastt~:· Da notare che s.ARIA, Dalmatza, p. 45, respinge l'ipotesi di Barada. rentane lo provano Giovanni Diacono, p. II3 e il De adm. imp., 30, uo e 36,
( ) BARADA, Dalmatza superior, p. 95· Cfr. De tlzem., II, 22, e Tlzeoplzan. I') sgg.
Cont., 289, u-12.
nella lotta contro i Saraceni che minacciavano pericolosamente le allora fossero stati aboliti i funzionari fiscali dello stato maggiore
coste dell'Adriatico. I Narentani non avevano creato in una volta la dello stratego, ammesso che ve ne fossero stati. .
loro .pote~za marittima ma, come si è scritto piu innanzi, già prima È certo comunque che la Dalmazia continuò a esistere come .t~­
degli anm trenta del sec. IX, avevano assoggettato le isole, che da ma. In primo luogo risulta dalla notizia già citata del J?e admznt~
loro poi presero nome, e con la loro flotta erano diventati un ele- strando imperio, che, anche dopo che i rapporti fra Sl~v1 e Rom~m
mento pericoloso nelle acque dalmate, dove entrarono in conflitto sia furono regolati, gli strateghi rimasero a capo del tema m Dal~azra,
con Venezia che con i Romani della Dalmazia. Tali lotte e conflitti poiché a loro veniva pagato "quel poc.o" c~e rappresen.t~va. simbo-
fra Roma~~ e Slavi, risultanti da inimicizie che pare avessero pro- licamente la sottomissione all'impero brzantmo. In quahta dr .tema:
fonde radiCI nel passato, vecchie forse anche di secoli (5"), provoca- la Dalmazia viene elencata in tutte le liste ufficiali dei funzronan
rono l'intervento di Basilio I che regolò i rapporti fra loro, impo- bizantini e se ne può con sicurezza seguire la st~ria fino a~la seconda
nendo alle città dalmate un tributo da versare agli Slavi. Essenziale metà del sec. X. È menzionata quale tema sotto rl regno dr Leone VI
è qua~to segue: ~egli anni trenta del sec. IX questo processo era (886-9 12) nel Kletorologion di Filoteo C ) dell' ~99 e nel. Catal~f0
4

nelle linee generali terminato e si profilava con chiarezza la soluzione degli stipendi del De caerimoniis composto fra Il 908 e rl 9~2 ( ),
di ~ontinuità fra il nord e il sud della Dalmazia imperiale e l'inter- poi nel Taktikon BeneJevié, composto fra il 921 (molto pro~a~rlmen­
:uzwne: anche se ~arziale, delle vie marittime di questa provincia 6
te 927) e il 934 o forse fra il 934 e il 944 CS ),. nel J?e admzmstrando
1ll segurto alla perdrta delle isole di Brazza, Lesina, Curzola e Me- imperio compilato fra il 948 e il 952, eccetto rl capr:olo 30 composto
7
leda., Ci.ò ebbe conseguenze importanti e durevoli, poiché il mare certamente dopo il 955 o addirittura dopo il 959 (" ), e finalmente
nel Taktikon Oikonomidès composto fra il 971 e il. 975 ~ ~· Nel
58
era l umco elemento che univa le città e le isole della Dalmazia bi-
zantina. Sebbene in seguito a questo nuovo stato di cose fossero state Catalogo degli stipendi degli strateghi, nel Kletor~lo~ton dr Frloteo,
prese delle misure di carattere politico e militare, quale la creazione nel Taktikon Benefevié, lo stratego della Dalmazia e espress~mente
del ~ema, non esiste alcun elemento che permetta di dedurre che a nominato al penultimo posto. Precedeva soltanto lo stratego dr Cher-
partrre dalla seconda metà del sec. IX e nel X ne sia derivata la son, eccezionalmente altri, e aveva un rango piu elevato del dome-
divisione della Dalmazia imperiale in unità am:Uinistrative minori. stico degli Ottimati che espletava funzioni di stratego pu: non ~or­
Abbiamo visto quale fu l'organizzazione interna del tema bizan- tandone il titolo, almeno non nelle liste ufficiali. Nel Taktzkon Ozko-
t~no o piuttosto quali organi amministrativi il governo centrale avesse nomidès occupa ancora la stessa posizione al di so?ra, dello s:ra~ego
ntenuto opportuno introdurvi, e probabilmente v'introdusse allorché di Cherson ma la situazione ormai è un'altra, poiChe tutto Il siste-
9
questa regione fu elevata a rango di tema. ' ma dei tero'i nel frattempo aveva subito dei cambiamenti radicali (" ),
Dopo che, verso l'878/9, i rapporti fra Slavi e Romani furono di cui nulla è noto per la Dalmazia. Bisogna porsi la domanda se
r:gola~i, la Dalmazia cessò di pagare quel tributo fisso al governo
brzantmo.. Quest? è l'unico cambiamento amministrativo registrato
dalle fonti, ma Il fatto che non ve ne siano menzionati altri non (54) Phil., 139, 19. · · ·k
(55) De caerim., II, 697· Cfr. J. FERLUGA, Prilog dattranJU platnog spzs a
deve portare automaticamente a escluderli. Potrebbe darsi, p. es. che stratega iz "De caerimoni~s aulae byzantinae", ZRVI 4 (1956), P· 63-70, ora
anche in FERLUGA, Byzantzum an the Balkans, P· 87-95· . .
(56) Ben., P· 247· 29. Per la data cfr. OsTROGORSKY, Takttkonz, p. s6 e
OrKoNoMIDÈs, Listes, p. 240-243· . .
(57) FERJANcré, Jzvori, II, p. 3 n. 3, 26 n. 71; De adm. tmp., Commentary,
53
( ) De adm. imp., 30, 120 sgg.: la notizia che i Pagani o Narentani non P· 94-99·
pe~~ttc;ssero ai. Romani di coltivare tranquillamente le isole, per cui questi (58) OrKoNoMJDÈs, Listes, p. 258-261. ,
u~tlmr sr .trasfenrono s~lla terraferma, certamente rispecchia una fase del con- (59) Cfr. GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 46 sgg., 58 sgg.; O!KONOMIDES,
flitto fra 1 due elementi, forse anche l'ultima. Listes, p. 344 sgg.
il governo centrale avesse continuato anche dopo l'878/g a inviare nominati certamente fino all'anno 971, che è il termine post quem
degli strateghi in Dalmazia. La risposta è affermativa, poiché, come per la composizione del Taktikon Oikonomidès, in cui viene nomi-
abbiamo visto, essi vengono elencati nelle liste ufficiali. Gli strateghi nato lo stratego della Dalmazia. Questa regione rimase quindi sotto
occupavano nella gerarchia dei funzionari bizantini una determinata il potere effettivo dell'Impero e non si limitò a venire elencata sol-
posizione fissa rispetto ad altri funzionari imperiali, pur non avendo tanto per motivi formali nelle liste di precedenza. Che fosse sostan-
tutti la stessa influenza. Esistevano infatti delle differenze fra loro zialmente ancora una provincia bizantina, lo conferma la presenza,
a seconda dell'importanza e del ruolo della regione che amministra- anche se forse temporanea, di navi da guerra bizantine in Dalmazia.
vano. Non è il caso d'insistere oltre modo su questo punto, basta In occasione della spedizione contro Creta, nel 949, fu emesso fra
dare un'occhiata alle liste di precedenza. In testa ad esse si trova lo l'altro l'ordine che di essa dovessero far parte anche sette navi di
stratego dell'Anatolico, segue quello dell'Armeniaco e cosi via, e alla Durazzo e della Dalmazia con i loro equipaggi russi - è1; a.ù-r:.Gsv
- ( ' '' A ' ( '
fine non vengono elencati gli strateghi dei temi che furono creati -r:wv Poucnwv EV 't'E .... uppU.XL{{) xa.L' EV
' A '\, '
LJ.'U.N[J.rx:-r:Lq, ' ' , '/''
~oucrLa.L ~ >> (64) •

per ultimi, poiché non vigeva il criterio cronologico nel determinare Il passo citato sopra del De caerimoniis si riferisce soltanto agli
il :ango dello stratego, bensi quelli i cui temi avevano un'importanza equipaggi russi imbarcati su sette navi, per cui si può dedurre con
mtnore. Nel caso concreto, lo stratego della Dalmazia e il suo collega sicurezza che un certo numero di navi era rimasto in Dalmazia per
di Cherson terminano le varie liste di precedenza ( 60 ). Ho ritenuto svolgere regolare servizio di vigilanza costiera. L'importanza di que-
necessario sottolineare questo elemento, poiché tutti gli strateghi, e ste informazioni di Costantino Porfirogenito non viene sminuita dal-
cosi anche quello della Dalmazia, venivano nominati dal governo l'altra informazione proveniente dalla stessa fonte secondo la quale
centrale o, piu esattamente, l'imperatore li immetteva in carica nel « si dovevano inviare a Durazzo le paghe per le sette chelandie che
corso di una cerimonia che si svolgeva nella sala del triclinio del ivi si trovavano >> ( 65 ). Dal testo risulta chiaro che si tratta delle stesse
palazzo imperiale ( 61 ). La fonte dice genericamente che cosi venivano sette navi da guerra e che le parole « che ivi si trovavano >> - -r:wv
nominati gli strateghi dei temi orientali e occidentali (62 ), conseguen- ov-r::wv ÈxE'i:crE - significano soltanto che le navi dei temi di Durazzo
temente tutti quelli che incontriamo in tutte le liste di precedenza, e di Dalmazia si erano radunate nel porto di Durazzo, da cui dove-
ma non specifica la denominazione del tema. Lo stratega di Cherson, vano far vela verso Creta, e non che ricevessero regolarmente la loro
per la posizione e l'importanza del suo tema, era inferiore allo stra- paga a Durazzo, che quivi fosse la loro base stabile e che quindi
t~ga della ,Dalmazia o, nel migliore dei casi, di rango uguale. Sap- prestassero servizio soltanto nelle acque dalmate. Ciò è confermato
piamo pero che da quando Cherson era diventato tema, cioè circa anche dalla formulazione del primo passo, dove è espressamente detto
dall'anno 834 "fino a oggi", cioè fino a verso la metà del sec. X, ÈV ~a.Ài[J.U.'tLCl- ( 66 ), mentre il testo del secondo passo: « sette chelandie
~llorc?é questa notizia fu annotata nel De administrando imperio, che ivi si trovavano (cioè a Durazzo) >> ( 67 ), riflette una situazione
l sum strateghi venivano nominati dal governo centrale ( 63 ). Tale straordinaria. Cosi si spiega la necessità di sottolineare che le ·navi
dov~va e~sere st~ta !a procedura anche nel caso dello stratego dalmata.
Egll vemva qmnd1 regolarmente nominato e immesso nella carica
,.u • "
dal governo centrale a Costantinopoli. (64)De caerim., II, 664; AHRWEILER, Byzance, p. 41.6 .= l ousra era un
termine tecnico usato nella marina da guerra, e con esso sr mtendeva una co_m-
Possiamo affermare pertanto che strateghi per la Dalmazia furono
pagnia di marinai composta di 108-r ro uomini. Per quanto riguard~ l' "o~s.ra"
nel senso di nave battello invece, non si sa esattamente a quale trpo dr Im-
barcazione sia da 'ricollega:e. È chiaro però che in questo caso si sia tratt.ato di
(
60
) Cfr. sopra p. I71-172. navi da guerra leggere, in servizio nei temi di Durazzo e della Dalmazra.
( 61 ) De caerim., II, 788. (65) De caerim., II, 667-668.
( 62 ) Ibid. (66) Ibid., 664.
63 (67) Ibid., 667-668.
( ) De adm. imp., 42, 53-54·
186

destinate all'operazione di Creta si sarebbero riunite a Durazzo, dove Nel lasso di tempo compreso fra la seconda metà del sec. IX e
in vi.a ~ccezionale ~arebbero state versate le paghe anche agli equi- la seconda metà del X, la Dalmazia conobbe un periodo di pace e
paggi d1 quelle nav1 che altrimenti erano regolarmente stazionate in benessere. I rapporti fra le città e gli stati slavi dell'Hinterland erano
Dalmazia. stati regolati con l'accordo dell'878/9 che aveva comportato il paga-
Possiamo quindi sostenere che non ci fu soluzione di continuità mento del tributo. Il pericolo arabo sui mari era cessato e nell'Adria-
nel dominio bizantino in Dalmazia fino alla seconda metà del sec. X. tico la navigazione era diventata sicura, garantita forse da un trat-
Seco~do alc~ni autori che si basano su un'informazione degli atti tato concluso fra Venezia e la Croazia verso la fine degli anni ottanta
del smodo d1 Spalato del 925, un'interruzione invece avrebbe avuto del sec. IX (1 2 ). Tutto ciò rese possibile la pace a cui segu1 una fio-
luogo all'inizio del sec. X. L'informazione di cui sopra ha il seguente ritura economica della Dalmazia che continuò inalterata per quasi
teno~e:. « Tempore Joannis pape sanctissimo consulatu peragente, in un secolo (1 3 ). Mercanti croati e delle città imperiali, veneziani e
provmCla Croatorum et Dalmatiarum finibus Tomisclao rege ... )) ( 6 8), dell'Italia meridionale solcavano l'Adriatico in direzione di Vene-
ed è stata generalmente interpretata nel senso che il re Tomislavo zia (1 4), dell'Italia meridonale ( 75 ) o, piu in là, verso il Levante.
di Croazia avrebbe esercitato in Dalmazia il potere proconsolare Il versamento del tributo alla vicina Croazia, al Chelmo e alla
69
(sic) ( ). Una prima analisi di questo passo eseguita una ventina di Terbunia, diminuiva il potere del governo centrale in questo lontano
anni fa mi aveva convinto che fosse impossibile parlare di un allar- tema non solo da un punto di vista formale, ma esercitava anche un
gamento del potere del principe croato sulla Dalmazia bizantina. determinato effetto sulla politica e sulle misure dei governatori locali.
Forse non tutti gli argomenti saranno sembrati convincenti ma la A questi era diventato chiaro che gli stati del retroterra si erano tal-
nuova edizione della Historia salonitana maior curata da Klaié N. mente rafforzati che in ogni caso dovevano essere presi in conside-
fornisce la prova definitiva di quanto avevo tentato in forma indi- razione; l'impero bizantino d'altra parte conservava pur sempre un'au-
retta di dimostrare (1°). Il curatore della prima edizione Racki ave- torità morale ed effettiva tale da poter in un dato momento influire
'
~a cambiato sanctissimo in sanctissimi, modificando completamente' sullo sviluppo degli avvenimenti in maniera determinante. Il periodo
1l senso del testo. E nel commento della nuova edizione la Klaié che si estende dall'anno in cui furono regolati i rapporti fra le città
c~nclude in merito che, stando al testo originale, le parole « sanctis- dalmate imperiali e gli stati del retroterra, fino alla seconda metà
Slmo c~ns~latu peragente )) si riferiscono evidentemente al papa e del sec. X, mostra questi due aspetti dello sviluppo della Dalmazia
eh:: qmnd1 sono escluse tutte quelle interpretazioni secondo cui To- bizantina. Da una parte Bisanzio continuava a considerarla come
mlslavo avrebbe esteso il potere sulle città dalmate ( 71). proprio tema e in esso gli ~trateghi esercitavano le loro funzioni (1 6 ),
dall'altra parte l'amministrazione bizantina si era ridotta di fatto a
uno strato molto sottile sotto la cui superficie andava maturando un
68
( ) Historia Salonitana Maior, ed. N. Klaié, p. 98. Si tratta dell'eccellent(;
nuova edizione pubblicata nel I967.
) Praticat;Iente. tutt~ la storiografia ha accettato questo punto di vista.
69 (7 2 ) Giovanni Diacono, p. 128-I29, 149 e 153. Srsré, Povijest I, p. 392;
. (
Cito.. solo alcum degli ultimi Ja:ori: Sr~ré, Povijest I, p. I4I; Historija fugo" PRAGA, Storia, p. )I; CEssr, Storia, p. 64, e per un'opinione differente vedi
slavzJe, p. I92; BA~A, Dalmatta superzor, p. Ili e ancora, nella recensione. N. KLAré, Povijest l, p. 327.
de!'~ ~~~ DalmactJC:, .tant~ KLAré, H. Z. XIII (I96o), p. 250 quanto R. KA- (7 3 ) La breve guerra del 948 di cui parla Giovanni Diacono, p. I36, non
ncrc, ~~. E-rtE'tT]plç 't"l)ç E-mLP~Lotç Bv!;. E-rtovowv, XXX (r96o), p. 593; V. FoRETié, ebbe conseguenza alcuna poiché terminò cosi che « •.. federe firmato, ad pro-
DalmaczJa prema HrvatskoJ do 1107 g., '"Pomorski Zbornik" Zagreb VII pria redierunt >>.
(r~9), p. 757-8u; Lucré, Dubrovnik, p. )I. ' ' (7 4 ) De adm. imp., 3I, 56-57.
(7°) FERLUGA, Dalmacija, p. 8I-84. (7 5 ) Cfr. PRAGA, Storia, p. 55·
71 (7 6 ) Erronea è l'argomentazione di MAYER, Munizipalverfassung, p. 233,
( ) N. KLAré, Historijska podloga hrvatskoga glagoljastva u X i XI stolje-
éu, '"Slovo", I)-r6 (I965), p. 248-249 e in ultima linea N. KLAré, Povijest I, secondo la quale lo stratego dalmata era meno dipendente dal governo centrale,
p. 29I-293· poiché non riceveva la paga dall'erario statale.
r88

nuovo processo, che apparirà evidente soltanto verso la fine del sec. X. cui i piu importanti erano i tribuni CS 0 ). Gli appartenen~i allo. strato
Gli stati del retroterra, che avevano manifestato la loro forza allorché sociale al potere, per quanto si può dedurre da un umco e 1so~ato
erano riusciti a obbligare l'impero bizantino a garantire i suoi pos- documento dovevano avere anche una rilevante forza economica;
sedimenti in Dalmazia col pagamento di un tributo, non avevano ' '
possedevano un gran numero di edifici, notevoli ?roprieta ~ernere:
.
però sminuito il ruolo delle città dalmate ed esse ne diedero piu comprendenti spesso le terre piu fertili, vigne, e po1 ~umeros1 g~egg1
tardi delle nuove prove quando si trattò di regolare questioni di e armenti CS 1), nonché molti servitori (B 2 ). La produzwn~ del vm~ ~
grande importanza, quali per esempio quelle ecclesiastiche. della lana cos1 come dell'olio e del sale, anche se questl due ult1m1
Gli atti dei sinodi di Spalato del 925 e 927 ci mostrano che le
' .
prodotti non vengono elencati nel nostro documento, garantivano
città, grazie alla loro tradizione, alla loro posizione e alla loro forza 83
loro fra l'altro una solida posizione nel commercio ( ). Lo confe:ma
economica, dovettero svolgere un ruolo rilevante anche nel retroterra, il fatto che per la salvezza della sua anima il priore Andrea lase1ava
visto che poté trionfare la loro concezione del potere episcopale, della nel testamento una nave, segno che ne aveva molte. La concentra-
ubicazione delle sedi episcopali e di un unico centro metropolita- zione del potere politico e amministrativo nelle mani di questo s~rato
noC7). L'organizzazione ecclesiastica che ne derivò rifletteva il po- sociale dev'essere cominciata allora e nel secolo seguente appawno
tere e l'importanza delle città, mentre l'arrendevolezza dei regnanti già le grandi famiglie, potenti e influenti, sia per la loro ricchezza
4
croati nei loro confronti era dovuta probabilmente al desiderio di che per le loro altolocate relazioni CS ). • • •
assicurare alla Croazia uno sbocco sul mare. Un raggio di luce pic- Ci siamo soffermati un po' piu a lungo su quest1 fenomem npe-
colo, ma perciò tanto piu degno di nota, nel gran buio in cui ci tro- tendo alcune cose già dette nel capitolo precedente, con l'intenzione
viamo sullo sviluppo interno della Dalmazia imperiale, getta nel 918 di mostrare, anche se purtroppo in base a scarsissime informazioni,
il testamento del priore di Zara Andrea C 8 ). Esso ci dimostra in che in quest'epoca in Dalmazia aveva avuto luogo un process~ eco-
primo luogo che esistevano già molti di quegli organi amministrativi nomico e sociale che nelle fonti è appena accennato. I fenomem, che
delle città, spesso molto importanti, che appariranno nella seconda si manifestano in Dalmazia a partire dalla fine del X secolo, sono
metà del sec. X, quali il priore e i tribuni. In questa stessa fonte si però soltanto il risultato di uno sviluppo storico iniziatosi circa un
parla anche di un magister ma non credo che si tratti qui di un or- secolo prima e rimasto avvolto nell'oscurità quasi completa.
gano amministrativo C~). Oltre a menzionare le autorità cittadine
che appariranno nella Dalmazia bizantina del sec. XI, il testamento
del 918 offre anche spunti per un'analisi della struttura sociale e po- (SO) CESSI Dalmazia, p. I03 n. 33 e ora L. MARGETié, Tribuni u srednjovje-
litica di Zara, tanto piu interessanti, se si pensa che probabilmente kovnim daln:atinskim gradskim opéin_an;a, ZRV! _X:'l (r975), P· 25 sgg., so-
prattutto p. 36, 50-5I e le fonti e la br~l!Oifrafì.~ lVl Citate. .
nelle altre città ne esisteva una piu o meno simile. Dal testamento (Sl) Non solo nella città e nel terntono crrcostante, ma anche sulle ~sole
risulta inoltre che aveva avuto luogo una certa concentrazione della s'estendevano i possedimenti dei cittadini di Zara e non vedo p~r quale ragr~ne
ricchezza e del potere nelle mani di alcune famiglie. Incontriamo i non debba essere stato cosi anche in altre città. Nella T~ansl~tt.o ~- Anastaszae,
in RACKI, Doc., p. 307, sono. el~ncati __ i _beni_ che -~ert~ crt~admr dr Zara _dona:
nobiles - a dir il vero il termine appare soltanto nel sec. XI - fra rono: « ... alii agris, alii vmers, alu msuhs? al_u vrlluhs_. .. )). Ir: altn casr
cittadini possedevano vigne fuori del loro terrrtono, come l Raguser (De adm.
imp., 30, r38-r42); cfr. KrRSTEN, Die byz. Stadt, p. 28 n. 6o e 6r.
(7 7 ) Cfr. in ultima linea N. KLAié, Povijest I, p. 293 sgg. (82) Cfr. N. KLAié, Povijest I, p. I 55-I 56 e 310. ' . .
(7 8 ) KosTRENeré, Cod. dipl., I, No. 2r, p. 26-28; cfr. ibid., per la data che (83) L'importanza del com~erc!o d~lmata nel s~c .. ~ ~ sottolmeata sr~ da~
è 9I8 e non 9oS; N. KLAié, Povijest I, p. 310 n. I I7, ammette che il docu- vivo traffico fra Venezia e Brsanzro, sra dalle prorbrzwm del co~merc10 dr
mento getti una certa luce sulle condizioni economiche di Zara a quel tempo; schiavi ( 6o) e di forniture di m~teriale bellico, in pri,mo lu?go dr legno spe-
9
cfr. anche KLAié-PETRICIOLI, Zadar, p. 24, 82 sg. ciale, ai Saraceni; cfr. CEssr, Stona, p. 74:75; N. K~AI~, Povztest I, P· 3ro. ,
(7 9 ) Si tratta probabilmente di un magister grammaticus; cfr. RACKI, Doc., (84) Per lo sviluppo sociale ed economrco delle cma dalmate, cfr. N. KLAIC,
p. So. Povijest I, p. 308-3rr.
IV

L'AMMINISTRAZIONE BIZANTINA IN DALMAZIA


ALLA FINE DEL SEC. X E NEL SEC. XI

La Dalmazia rimase sotto l'amministrazione diretta di strateghi


bizantini fin verso gli anni settanta del sec. X. Sul finire del secolo
ci fu invece un cambiamento radicale che portò a capo del tema il
rappresentante piu elevato del governo cittadino della metropoli. Ri-
sulta infatti che nel 986 la Dalmazia era amministrata da Madio,
priore di Zara, che aveva il titolo di proconsole della Dalmazia (1).
Per quanto riguarda la sovranità bizantina, nulla lascia pensare che
fosse cessata, tanto piu che nelle fonti non vi sono dati che neghino
una permanenza ininterrotta della Dalmazia fino al 986 nell'ambito
dell'Impero. Negli anni seguenti, invece, e cioè fino al IOoo, pare
che i rapporti fra il tema di Dalmazia e il governo centrale siano
mutati.
La Cronaca del prete diocleate narra che Samuele, verso la fine
del sec. X, avrebbe attaccato Dolcigno, distrutto Cattaro e Ragusa,
attaccato le altre città dalmate fino a Zara e poi si sarebbe ritirato e).
Secondo Sisié, questa invasione avrebbe avuto luogo fra il g86 e il

(1) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 45: « ... Maius, prior supradicte ciuitatis
atque proconsul Dalmatiarum, ... ''·
(2) Pop Dukljanin, p. 333: « Post haec, congregato exercitu, debellavi t
(i. e. Samuel) Dulcinium longa tempore, sed capere nullatenus valuit. lnde
ascendit iratus, caepit destruere, incendere ac depredare totam Dalmatiam,
Decaterum autem atque Lausium civitates incendit nec non et vicos et totam
provinciam devastavit, ita ut terra videretur esse sine habitatore. Pertransivit
imperator sic devastans maritimas quam et montanas regiones usque Jadram;
postea per Bosnam et Rassam reversus est in locum suum ll.
1 93
990 e avrebbe avuto quale conseguenza la cessione delle città dalmate stessa fonte per l'anno 1015. Stando a essa, Crescimiro era patrizio
al re croato Stefano DrZislav (ca. 970-ca. 995) C), che ricevette dagli imperiale e re dei Croati ( 11), malgrado che lo stesso cronista avesse
imperatori bizantini le insegne regali, il titolo di eparca e patrizio espressamente detto che i successori di Stefano Ddislav ereditavano
e, primo fra i re croati, avrebbe portato il titolo di re della Croazia il potere nel regno di Dalmazia e Croazia. La Cronaca di Dandolo,
e della Dalmazia e). pur essendo una fonte molto piu recente (12 ), conferma in parte que-
Per quanto riguarda la data dell'invasione di Samuele in Dioclea sta notizia annotando che Costantino (VIII) e Basilio (II) in tempi
e in Dalmazia, le opinioni sono discordi. Buona parte degli storici antichi avrebbero riconosciuto ai re croati lo scettro. Ma anche qui
della vecchia generazione riteneva che essa fosse avvenuta subito lo scettro di cui si parla comprendeva soltanto la Croazia C3 ). Incon-
dopo la vittoria di Samuele presso Serdica, cioè subito dopo il 986 C). sueta mi pare la formulazione « reges Dalmatiae et Chroatiae >> poi-
Di diverso avviso erano invece Zlatarski ( 6) e molti dopo di lui che ché prima del 1070 la Croazia precedeva sempre la Dalmazia (14).
datarono la spedizione al piu presto nel 997 C) o nel 998 CS), nonché Il titolo di eparca e patrizio, che Stefano Ddislav ottenne da
Ostrogorsky che, rifacendosi a nuovi dati, la collocò negli ultimi Costantinopoli, di per sé non implicava in alcun modo né conteneva
anni del secolo C). Viene meno cos1 l'argomentazione di Sisié se-
condo cui l'invasione di Samuele sarebbe stata causa diretta e imme-
diata della cessione delle città dalmate al re croato Stefano Ddislav.
che la notizia di Tommaso Arcidiacono ~ia accettabile affermando che «prima
Tuttavia con ciò non si è ancora spiegato il valore che presenta il di Stefano Driislav i regnanti croati portavano solamente (il corsivo è di
dato di Tommaso Arcidiacono, secondo cui Stefano e i suoi succes- Sisié) il titolo di rex Croatorum; soltanto d'allora in poi essi furono reges Dal-
sori avrebbero ottenuto il titolo di re di Croazia e Dalmazia, le in- matiae et Chroatiae. Appunto per questa ragione non si può porre alla notizia
di Tommaso alcuna giustificata abbiezione; la parola di Tommaso vale piu di
segne regali e i titoli di eparca e patrizio dagli imperatori bizanti- qualunque moderna "pretenziosa" congettura>>. Ma se a quanto riferisce Tom-
ni C ). Tale dato viene messo in dubbio da un'altra notizia della
0
maso non c'è, secondo Sisié, nulla da obbiettare, allora anche il suo dato per
l'anno 1015 è degno di fede. L'analisi interna di questo passo, cosf come la
cronaca del Dandolo, fonte per altro molto piu recente, nonché il cronista
Giovanni Diacono, contemporaneo agli avvenimenti, che non riporta i nomi
(3) Stefano Dr:tislav viene nominato per la prima volta da Thomas, p. 36- dei regnanti, ma li chiama semplicemente duces croati, credo parlino a favore
37· Cfr. Srsré, Genealoski prilozi, p. 71 sg.; S!Sré, Povijest I, p. 468; N. KLAré, di quanto è qui esposto. Per la notizia del IOI5 cfr. nota seguente No. rr.
Povijest I, p. 316, 320 sgg. Vedi ora anche N. KLAré, Povijest I, p. 324, che è in fondo d'accordo con
4
( ) Thomas, p. 38: «Ab isto Dirscisla(u)o ceteri successores eius reges quanto affermai riguardo ai titoli bizantini dei regnanti croati in: FERLUGA,
Dalmatie et Chroatie appellati sunt. Recipiebant enim regie dignitatis insignia Dalmacija, p. 87-88 e n. 4-14.
ab imperatoribus Constantinopolitanis, et dicebantur eorum eparchi siue pa- ( 11 ) Thomas, p. 42: « Paulus archiepiscopus fui t anno domini millesimo
tritii ». quintodecimo, tempore Basilii et Constantini imperatorum et Cresimiri eorum
5
( ) Cfr. S!Sré, Povijest I, p. 468; G. OsTROGORSKY, Une ambassade serbe patritii et regis Chroatorum ».
auprès de l'empereur Basile II, "Byzantion", XIX (1949), p. 192 n. 2 e ultima- ( 12 ) Nella cronaca di Dandolo inesatti sono soltanto i nomi del regnante
mente FERLUGA, Drac, p. II7 sgg. ora anche in FERLUGA, Byzantium on the croato e di uno dei suoi figli; cfr. S!Sré, Povijest I, p. 471 n. 14, che difende
Balkans, p. 225 sgg. la veridicità di Dandolo e la bibliografia ivi citata.
6
( ) V. N. ZLATARSKI, Istorija na purvoto bulgarsko carstvo, Sofija 1927, I. 2, (1 3) Danduli chron., p. 227: « Qua de causa Veneti ab illis evocati cum
p. 705 e n. 3, 706, 709, 7I2-7I3. permissione Basilii et Constantini, imperatorum Constantinopolitanorum, a
(7) ST. RuNCIMAN, A History of the First Bulgarian Empire, London 1930, quibus reges illi sceptrum antiquitus recognoverant, dominium Dalmatiae pri-
p. 232; Historija Jugoslavije, p. 197, pone l'invasione di Samuele in Dalmazia mitus acceperunt, ut historia, quam reperimus in antiquissimis Graecorum et
durante il regno di Svetislavo dunque, dopo il 995· Veneticorum codicibus, prout sequitur, seriose declarat ».
8
( ) BARADA, Dalmatia superior, p. rro. (1 4 ) KosTRENcré, Cod. dip., I, p. 40 (falsif.?; anno 950?), 85, 88, 97, I02,
9
( ) 0sTROGORSKY, Storia, p. 267, n. 225 e 226, propone anche una data suc- 104, 105, IIO, Il3, II5, rr8, 122, 126, 128, 132, 139, 140, 141, 159 (falsif.),
cessiva al 997· Cosi ora anche N. KLAré, Povijest I, p. 323-324, ma in base ad r6o (falsif.), r6r (descrizione di un sigillo), 170, rSo, rSr, r87, rSS, 190. La
argomentazione differente da quella di Ostrogorsky. Dalmazia precede nel titolo la Croazia in tre casi a me noti: ibid., 89, 123 e
(1°) Non credo che Srsré, Povijest l, p. 469 n. II sia riuscito a convincere 124, di cui i primi due sono falsificati.
1 94 195

particolari diritti sulle città dalmate. Il titolo di patrizio infatti era e


saccheggiò Chissa sull'isola di Pago 0 ). Durante il conflitto le città
soltanto onorifico e nel X e XI secolo non era legato ad alcuna fun- rimasero dalla parte di Svetoslavo Surogna C1 ) ed ebbero a soffrire
zione. E il titolo di eparco a sua volta, pur essendo attribuito a in seguito ad attacchi croati. Nel 999 «in Dalmacianorum confinio
regnanti stranieri, non prova ancora che Stefano Dr:lislav avesse non plus quam Iateranenses cives V eneticorum ducis ditioni obtem-
perapant ... », comunica il cronista veneto Giovanni Diacono C ),
2
ottenuto l'amministrazione della Dalmazia imperiale, visto che nei
secc. X e XI non si incontra alcun governatore nelle province bizan- poiché pare che il re croato Crescimiro III fosse riuscito ad accapar-
tine che ne sia investito C5 ). Non è accettabile per il X secolo, soprat- rarsi l'amicizia o a occupare alcune delle città dalmate, anche se per
tutto per l'ultima parte di esso, l'identificazione proposta da Sisié un breve lasso di tempo. Il successo di Crescimiro III diviene com-
fra l'eparca e il preside della provincia o il proconsole C6). Quindi prensibile, se si ammette che ottenne aiuti da Samuele allorché questi
né in base alla menzione di « reges Dalmatiae et Chroatiae '' né in invase la Dioclea e la Dalmazia nel 998. Potrebbe anche darsi che
base ai titoli di patrizio ed eparco non risulta che Stefano Dr:lislav l'invasione di Samuele abbia soltanto facilitato l'occupazione delle
o i suoi immediati successori avessero governato sulle città dalma- città da parte di Crescimiro. La notizia del prete diocleate secondo
te C7 ). Infine, la menzione della Dalmazia nel titolo di Stefano po- cui Samuele avrebbe saccheggiato tutta la Dalmazia, dato alle fiam-
trebbe concernere la Dalmazia nei confini dell'epoca tardo-romana. me Cattaro, Ragusa e altre città minori e, giunto fino a Zara, sarebbe
Dopo la morte di Stefano Dr:lislav, verso il 995, scoppiarono rivalità ritornato indietro, pare confermata dalla Cronaca di Giovanni Dia-
fra i figli Svetislavo da una parte e Crescimiro III e Goislavo dal- cono, stando alla quale soltanto Zara si sarebbe trovata dalla parte
l'altra, che terminarono con la presa del potere da parte di questi dei Veneziani immediatamente prima dell'anno woo. L'invasione
ultimi C8 ). I Veneziani approfittarono di questi torbidi in Croazia di Samuele in Dalmazia non poté però determinare cambiamenti
per non pagare ai Croati il consueto tributo(l 9 ), la qual cosa segnò notevoli, poiché ebbe breve durata. Tracce molto piu profonde nello
l'inizio delle rivalità fra Veneziani e Croati. Il doge Pietro II Or- sviluppo tanto di Venezia quanto della Dalmazia lasciò invece la
seolo inviò in Dalmazia nel 997 Badoario Bragadin che attaccò e spedizione veneta dell'anno 1000 in Dalmazia. Questa spedizione
navale condotta dal doge Pietro Il Orseolo segnò infatti una svolta
decisiva nei rapporti fra Bisanzio e Venezia che non poté non riper-
cuotersi sulla Dalmazia. Per quanto riguarda il carattere della spe-
(1 5 ) BRÉH1ER, Les institutions, p. rr8 sg.; GLYKATZ1-AHRWE1LER, Recherches, dizione, le opinioni della storiografia moderna sono spesso contrad-
p. 43-44, e 01KONOMIDÈs, Listes, p. 319-321.
(1 6 ) S1s1é, Povijest I, p. 469 n. rr; quest'era del resto anche l'opinione di dittorie.
F. RACK1, Kako i kada se preobrazi Hrvatska kneievina u kraljevinu, Rad 18 L'unica fonte contemporanea agli avvenimenti è la Cronaca di
(1871), p. 82, che però riferisce questo passaggio ai tempi di Tomislavo. Giovanni Diacono, che, pur non avendo personalmente partecipato
(1 7 ) RADoNié, Dalmat. goroda, p. 415, rettifica RACK1, Juzni Sloveni, p. 8o-
81, dimostrando che i Croati fra il 986 e il 992 non tenevano sotto il loro do- alla spedizione, era tuttavia in posizione tale da essere certamente
minio le città dalmate e che Ddislav le aveva solamente attaccate. Dell'opi-
nione che le città fossero rimaste sotto il dominio bizantino fin verso la fine
del sec. X Radonié rimase anche successivamente (cfr. la sua introduzione a
RAcKI, Juzni Sloveni, p. xm). Ora accetta le mie conclusioni sul valore dei (20) Giovanni Diacono, p. 153. Generalmente viene _accettato che ~u ~:tac­
titoli e riguardo a un eventuale dominio croato sulle città, anche se con qual- cara Lissa, p. es. S!Sré, P?vijest l; .P· .47_0· SESTAN~ Co~quzsta, p. 99, pero ntt~ne
che riserva, N. KLA1é, Povijest I, p. 323. che "Issa" sia con maggwre vensrmrghanza da rdentr~care co~ la rocca Chrssa
( 18 ) N. KLA1é, Povijest I, p. 326, secondo la quale Samuele avrebbe aiutato nell'isola di Pago, quindi piu vicina di Lissa alle basr venezrane ma ~nche a
i due fratelli contro Svetislavo e tentato di prendere Zara ai Veneziani. quelle croate; cosi già prima di lui ~ucrus, De regno, II, 4 e ~RA,GA, Sto;za.' P· 57;
(1 9 ) Giovanni Diacono, p. 149: « dux a Croatorum Sclavorum oppressione (21) Le città erano dalla parte dr_ S_vetoslav? S_uro~na, po:ch~ costUI sr trovo
suos potenter liberavit, quibus etiam solitum censum primus dare interdixit ». a Traù nell'anno 1000 dove incontro l Venezranr (Gwvannr Dracono, p. 158),
Da quando e chi precisamente pagasse tale tributo non è del tutto chiaro (cfr. cfr. N. KLAré, Povijest l, p. 328-329.
SEsTAN, Conquista, p. 99 e n. 26; N. KLA1é, Povijest I, p. 327 e n. r66). (22) Giovanni Diacono, p. 155·
1 97

cramenta facere >>, « obsequia deferre >> e « sacramenta et obsequia


ben~ informato sull~ politica ducale C 3
Ed è da lui che bisogna
).
persolvere >>, mentre solo per il primo gruppo appare « ditioni obtem-
p~rt1re per tentare_ d1 dare una risposta, anche se solo in parte sod- perare >>, « potestati subditi manere >> e per le città croate (qui è il
disfacen:e, alle pnme domande poste in merito. Sestan, magistral- caso di Belgrado) è detto « spontaneum famulacium persolvere >> (2 ).
6

~ente, nassume?dole, s~ ~hiedeva come si poteva spiegare e conci- Eccetto che nell'ultimo caso, che mi pare abbastanza indicativo, an-
liare l offerta d1 sottomissiOne delle città dalmate a Venezia con la che perché non si riferisce a una città "bizantina" in Dalmazia, tutta
posizione che sia loro, come anche Venezia del resto avevano ri- la terminologia lascia l'impressione d'essere volutamente imprecisa.
~petto all'impero bizantino. Si tratta cioè di stabilire,' se era stata Quali furono i fatti, quale decorso presero gli avvenimenti e quali ne
mtesa come una specie di trasferimento del tema bizantino di Dal- furono le conseguenze? Forse procedendo per questa via si troverà
mazia, in sens~ piu amministrativo che politico, sotto la giurisdizione parte delle risposte alle domande poste sopra.
del dux V enettcorum, anche lui ufficiale bizantino, almeno in titulo In seguito alla spedizione veneziana del 1000 ci furono in Dal-
per quant~ i~ piena aut_onomia e se c'era stato preventivo consens~ mazia alcuni cambiamenti, ma non di tale portata da incidere sulla
o una tacita m:esa con Il basileus di Costantinopoli. Dopo aver ad- sovranità bizantina che continuò a essere rispettata nel modo seguen-
dotto argoment~ pro_ e contra, egli concludeva, a dir il vero in primo te: nelle preghiere in chiesa gl'imperatori venivano nominati prima
~uogo. a proposito d1 Zara, ma con riferimento a tutta la Dalmazia del doge - istius principis (i. e. Veneticorum ducis) nomen post im-
l~per~ale, c~n giustificata e ragionevole prudenza: « Ma in defini-
tiva c~ troviamo_ di fronte a uno di quegli inconoscibili tanto fre-
e
peratorum laudis praeconis glorificarent 7 ); non furono mandati in
Dalmazia rappresentanti del governo veneziano nelle sigole città es)
quenti nella stona medievale, per cui dobbiamo riconoscere che non né fu inviato a Zara un governatore veneziano o un rappresentante
sappiamo » ( 24). del doge; il doge si limitò ad aggiungere al suo titolo originario di
La maggior parte ~egli studiosi ha espresso forti dubbi riguardo dux Veneticorum quello di dux Dalmatianorum.
a un consenso preventivo con cui gl'imperatori bizantini avrebbero Verso la fine del sec. X e all'inizio dell'Xl cominciarono a mani-
concesso ai Veneziani di porre sotto il proprio dominio la Dalmazia. festarsi nella Dalmazia imperiale dei cambiamenti che col trascorrere
Tale notizia infatti non si trova registrata in alcuna altra fonte ec- del tempo divennero sempre piu palesi fino ad apparire con tutta
cetto c~~ nella Cron~~a del Da_ndolo, anacronistica e corrispondente
e
a~lo spmto_ del_la politiCa veneziana del sec. XIV 5 ). La terminolo-
g~a con cm_ G'wvanni Diacono descrive i rapporti fra il doge vene-
(2 6 ) Giovanni Diacono, p. rss-r6o.
ziano e le citta dalmate - tanto bizantine quanto croate - non aiuta (2 7 ) Danduli chron., p. 226. Per le laudes cfr. Lucrus, De regno, II, 6 e
molto a chia:ire ~é questi rapporti né quelli fra Venezia e l'Impero BRuNELLI, Zara, p. 275-276.
(2 8 ) In margine a un codice dell'Ambrosiana degli annali del Dandolo è
o la .Dalm~z:a e l Impero. Per ambedue i gruppi di città, infatti, egli annotato che i Veneziani mandarono prefetti in Dalmazia, dopo la spedizione
usa l termm1 « fidem facere, observare >> o « fidelitatem jurare >>, « sa- del Mille (Danduli chron., p. 229): « Tunc missi praefecti ex Venetis in urbes
Dalmatiae, videlicet: Otto Urseolus Spalatum, alibi Ragusium et Spalatum
eius filus; Dominicus Pollanus Tragurium; Johannes Cornarius Sicum; Vitalis
Michael Belgradum; Maffeus Justinianus Jaderam; Marinus Memus ad insulam
(2.24)
3 ) Cfr. SESTAN, Conquista, p. roo e N KLAré Povit"est l p 326-327 Corcyram nigram, hodie Curzolam, et alias insulas >> (citazione presa da RACKI,
. . ' ' . . Doc., p. 429). Si tratta di un'aggiunta del sec. XIV che non è degna di fede.
( SESTAN, Conquzsta, p. roo-ror.
(2 5 ) Cosf LENEL, Vorherrschaft, p. 98; CEssr, Storia, I, p. 91-92; KLAré, Il primo a constatarlo è stato Lucrus, De regno, II, 7, mostrando fra l'altro
Vrhov.na t'last, p. 15~, e l~ stess~ ultimamente in Povijest I, p. 328-329, per che era scritta da altra mano. MANOJLOVré, Mletac'ki prefekti, p. 6o-68, si è
non cttare che alcum degh auton; accettarono invece i dati del DANDOLO Sr- particolarmente occupato di questo problema e, in seguito a una dettagliata
MoNs~ELD, A?drea~ Dandolo, p. 128-129, secondo cui la notizia proveniva da analisi, ha concluso che la notizia non era da prendersi in considerazione poi-
un dtpl?_ma tmpenale, e dopo di lui p. es. Sr5ré, Povijest I, p. 473, n. 20. In ché del tutto anacronistica. Cfr. KRETSCHMAYR, Venedig, I, p. 138; SESTAN,
Dalmaczta, p. 90 e nota 23 [alla fine] avevo già espresso delle riserve ma so- Conquista, p. 103, e CEssi, Dalmazia, p. ro6.
prattutto successivamente in Zara, p. r8s-r87. '
1 99

evidenza nel sec. XII. Il movimento separatista ebbe un forte impulso Fino agli anni 971/975 (31) risiedevano ancora certamente a Zara
grazie allo sviluppo in parte interno, in parte esterno. Tutte le fonti degli strateghi che erano ufficiali bizantini, mentre verso la fine del
confermano che la Dalmazia meridionale, il cui centro era Ragusa, secolo e, piu precisamente, nell'anno 986, vi apparve la figura del
cominciò a trasformarsi in un'entità a sé e a rallentare i leaami con priore della città, che era nello stesso tempo proconsole della Dal-
le altre città della Dalmazia. Si può forse affermare che a~cora nel mazia. Tutto ciò aveva rallentato e indebolito ancora di piu i vincoli
986 il priore di Zara, Madio, rappresentasse quale proconsole della fra il governo centrale e la lontana provincia dalmata, Ragusa eccet-
Dalmazia t~tto il tema e riunisse cosf in qualche modo le « sparsa tuata, per cui né Veneti né Dalmati avevano ritenuto necessario otte-
membra » dt questa provincia imperiale, ma già una notizia del 1000 nere dagl'imperatori bizantini un esplicito consenso preventivo per
indica chiaramente la posizione separata della Dalmazia meridionale. venire in aiuto delle città dalmate. Avendo esse un elevatissimo
I Ragu~ei prob~bi~mente non fecero parte di quel gruppo di rappre- grado di autogoverno ed essendo la loro autonomia riconosciuta dal
sentanti delle cttta dalmate, che chiamarono in aiuto i Veneziani. governo bizantino, potevano rivolgersi per aiuti a Venezia che, ~l­
Sembrerebbe confermarlo il modo in cui giurarono fedeltà a Pietro II meno formalmente, era parte dello stesso impero senza contravvenire
Orseolo in occasione della sua spedizione del 1000 in Dalmazia. al loro rapporto con Bisanzio. E il governo bizantino da parte sua
C?iov.anni ~ia~ono riferisce infatti che « illic (cioè a Curzola) Ragu- poteva acconsentire all'intervento ( 32) essendo ambedue le parti di-
stensts archteptscopus cum suis conveniens, eidem principi sacramen- sposte a rispettare quello che per esso era il punto fondamentale: la
t~ omnes facientes, obsequia multa detulerunt >> C9). I rappresentanti sovranità dell'Impero sulla regione. Ma ritorniamo all'analisi dei
dt Ragusa non andarono dunque a Zara, contrariamente a quanto cambiamenti che avevano avuto luogo in Dalmazia e di come essi
avevano fatto i vescovi e i priori o notabili delle altre città dalmate si rifletterono nella descrizione di Giovanni Diacono.
né ~'altra. parte il. doge si recò a Ragusa. Il cronista veneziano espri- Pietro II Orseolo aveva raggiunto con la flotta veneziana per
me mfattt delle nserve, allorché parla dell'invito che i Dalmati ave- prima Ossero « ubi non modo cives, verum omnes de finitimis tam
:ano in:iato a ~enezia, poiché dice che s'erano incontrati quasi tutti Romanorum guam Sclavorum castellis convenientes ... et sacramen-
l popol: dalmati - ... Dalmacianorum populi omnes poene simul tis ab omnibus peractis sub illius principis potestate manere decre-
convententes ~ e avevano deciso di chiamare in aiuto il doge CS 0). e
verant >> 3 ), poi Zara dove « civitatis prior cum episcopo et caeteris
Non vedo a cos'altro potrebbe riferirsi l'avverbio "quasi" - poene - suum dominum gaudimoniis potiti recaeperunt, et ingressi urbem,
se non a Ragusa. ibi illius regionis maiores confluentes, eiusdem principis dorninationi
La notizia di Giovanni Diacono, contemporanea ai fatti che de- subesse praeobtabant; inter quos Veclensis et Arbensis episcopi cum
scrive, conferma in gran parte i cambiamenti di cui si è parlato earum civitatum prioribus adfuerunt, et pari voto supra sacra evan-
~op~a. Non è d~ attribuire al caso il fatto che il doge avesse richiesto gelistarum dieta iuraverunt quo iuxta illorum scire et posce deinceps
t! gmramento dt fedeltà da ogni città singola e non dal governatore
o dal rappresentante supremo della provincia.
(31) Cfr. ora il Taktikon Oìkonomidès. Questa lista di I?recedenza non era
conosciuta nel 1957, allorché usd la prima edi.zione della mra monografia ~ulla
(2 9 ) Gio;anni Diacono, p. 160. BARADA, Dalmatia superior, p. 10-13, giunge Dalmazia bizantina, ma già allora, anche se m base ad altra argomentaz,r_or~e~
alla concl~swne che Ragusa fosse già allora una provincia ecclesiastica retta avevo sostenuto che i governatori bizantini risiedevano a Zara ancora aglrmzr
da un arCivescovo, basandosi appunto sulla notizia di Giovanni Diacono se- della seconda metà del sec. X.
condo cui il "Ragusiensis archiepiscopus" si sarebbe recato coi suoi all'inco'ntro (32) Secondo Giovanni Diacono, p. 154, uno dei figli del doge si e:a rec~to
col doge. Egli ritiene che la metropoli sarebbe stata creata fra il 989 e il 1000. a Costantinopoli poco prima del IOOO, da dove er~ tornato coperto dr dom e
Cosi.. ora anche N. KLA1é, Povijest l, p. 334-335; per altra datazione cfr. S!Sré, onori. Non si può quindi escludere eh~ ~llora abbrano avuto luogo delle trat-
Povz7est l, p. 596-570; Pop Dukljanin (commento del Sisié), p. 69 sgg. tatiYe sulla politica veneziana nell'Adnatrco.
(3°) Giovanni Diacono, p. 155. (3' 3 ) Giovanni Diacono, p. 157·
200
201

domni Petri ducis fidem observare debuissent >> C4 ). La stessa scena testimoniano la nuova potenza di Venezia nonché il fatto che essa
si ripeté sull'isola di Vergada dove « colones egregio duci occurren- era intervenuta in Dalmazia piu a difesa dei propri che non a difesa
tes, sacramenta prompte fecerunt >> C5 ), poi a Traù dove « ab epi- degli interessi dell'impero nelle città dalmate. Pietro II Orseolo non
scopo civibusque sacramentis corroboratus est >> C6 ) e anche a Spalato s'era limitato a prestare aiuto alle città dalmate imperiali; egli aveva
dove « archiepiscopus ... cum urbana tam clericorum quam laico- sottomesso Curzola e Lagosta e aveva costretto Belgrado « sponta-
rum multitudine excepit, et missarum sollempniam celebrans ex voto neum famulacium persolvere et fidelitatem sibi iurare >> 1). Si trat- e
iusiurandi fide eidem omnes piacere satagerunt >> C7 ). È probabile tava quindi di garantire le vie marittime verso l'oriente e tutta una
che almeno nelle ultime due città i priori siano sottintesi, poiché non serie di misure lo dimostra : gli accordi con Ottone III alla fine del
vengono espressamente elencati, come a Zara, Ossero, V eglia, ecc. sec. X, i privilegi concessi nel 992 ai Veneziani con la crisobolla im-
Già prima è stato messo in evidenza che il doge non s'era recato a periale che apriva loro le porte del grande commercio in oriente e,
Ragusa- il che non fu casuale- ma che invece l'arcivescovo e molto per ricordare ancora solo un caso, l'intervento spontaneo di Venezia
probabilmente i rappresentanti della città gli erano andati incontro nel basso Adriatico nel 1004 contro i Saraceni e la liberazione di
fino a Curzola C ). Tutto ciò testimonia che il processo d'individua-
8
Bari che servirono a tutti di monito che Venezia possedeva una ma-
lizzazione delle città aveva ormai fatto notevoli progressi, senza però rina efficiente e non avrebbe tollerato interferenze lungo le vitali vie
essere giunti al termine per cui continuavano a esistere certi legami per e dall'oriente (42 ). Oggi, cosf come due decenni fa, ritengo che
politici fra loro. Cosi, p. es., fu deciso d'invitare il doge a un'assem- non si possa parlare di ambizioni veneziane volte alla conquista della
blea dei rappresentanti di quasi tutte le città dalmate « unde Dalma- Dalmazia bizantina o della costa orientale dell'Adriatico, né tanto
cianorum populi omnes poene simul convenientes, Petro Venetico- meno che la Dalmazia sia divenuta possesso veneziano: dal punto
rum duci ... demandaverunt quod ipse venire ... >> C9). Durante e
di vista formale certamente non lo era 3 ). Le espressioni di sotto-
la spedizione stessa Pietro II Orseolo da Ossero s'era recato a Zara, missione e fedeltà che le città avevano rivolto al doge, testimoniano
dove s'erano riuniti i maggiori rappresentanti della regione « ibi (cioè la nuova situazione che si andava affermando nell'Adriatico, dove
a Zara) illius regionis maiores confluentes >> eo) e con l'espressione Venezia aveva intrapreso il primo importante passo, anche se per il
« illius regionis >> Giovanni Diacono non intende riferirsi soltanto momento transitorio, per un effettivo dominio.
alla regione di Zara, ma piuttosto alla Dalmazia, poiché specifica Venezia riconosceva ancor sempre, almeno formalmente, la so-
che fra i "maiores" si trovavano i vescovi e i priori di Veglia e Arbe. vranità bizantina sulla Dalmazia, ma è sintomatico che il doge Pie-
La situazione politica nel mar Adriatico e l'equilibrio ch'era esi- tro II Orseolo avesse ritenuto necessario informare circa la spedizione
stito fino alla fine del sec. X, erano nel frattempo mutati. Le guerre
per la Dalmazia condotte fra la fine del sec. X e gli inizi dell'XI,
(41) Ibid., p. 158.
( 42 ) FERLUGA, Dalmacija, p. 92; SEsTAN, Conquista, p. !04; CEssr, Storia,

I, p. 93· .
(34) Ibid., p. 157. (43) FERLUGA, Dalmacija, p. 92 e n. 30; LENEL, Vorherrschaft, p. 14: Il
35
( ) Ibid., p. 158. potere veneziano aveva carattere tra~sitorio; SrMONSFELD, Zur G_eschichte, P· 433-
(3 6 ) !bi d., p. 158. 437: il primo passo verso l'occupaz10ne veneta della Dalmaz1a; KRETSCHMAYR,
(3 7) lbid., P· 158-159· Venedig, I, p. 138: il successo veneziano è straordinario ma transitorio; SESTAN,
38
( ) Ibid., p. 160. L'arcivescovo di Ragusa era venuto "cum suis" per cui Conquista, p. 103-!04: «fu una dimostrazione navale ... ma non affatto .una
credo che, analogamente a quanto era avvenuto nelle altre città dalmate, anche conquista, se conquista è presa duratura di possesso con la presenza contmua
in questo caso i rappresentanti ecclesiastici siano stati accompagnati da quelli di proprie forze militari, di proprie auto;ità civi~i, dirette o delega.te ... e tanto
laici della stessa città. meno sembra si possa parlare, allora, d1 conqmsta della Dalmazia slava .. : I
(3 9 ) Giovanni Diacono, p. 155. contemporanei . . . sentirono che quella spedizione dell'Orseolo . . . confenva
40
( ) lbid., P· 157· tuttavia al doge veneziano una qualche superiorità, non meglio precisabile,
202 203

in Dalmazia, anche l'imperatore Ottone III ( 44), e che l'imperatore Venezia, che si trovava allora nella prima fase di consolidamento
Enrico gli avesse confermato verso il 1003 il titolo di doge non solo della sua posizione in Dalmazia. Con ciò continuava il processo di
e
di Venezia, ma anche di Dalmazia 5 ). Questi cambiamenti non separazione di questo gruppo di isole - che formavano già in parte
furono però accettati da Crescimiro III ( woo -dopo il 1030) il quale, per la loro posizione geografica, un'entità separata - processo che i
secondo Dandolo, avrebbe continuamente attaccato Zara e le altre Veneziani forzavano e acceleravano richiedendo impegni sempre piu
e
città dalmate 6). Questa notizia non concerne Ragusa, ma solo le onerosi e vincolanti. Ed esse erano a quel tempo l'unica parte della
città a nord della Narenta, poiché si trattava di attacchi guidati dal Dalmazia sotto il dominio diretto dei Veneziani, essendo la loro
re croato. Le incursioni croate costituivano un elemento perturbatore posizione differente da quella di Zara e Spalato. Infatti Arbe, Veglia
per cui Ottone (wo9-1026), figlio e successore di Pietro II Orseolo, e Ossero col pagamento del tributo riconoscevano in modo piu di-
condusse nel rm8 una spedizione in Dalmazia onde ripristinare lo retto l'autorità di Venezia, mentre Zara, Spalato e Traù si erano
status qua. Al ritorno si fermò a Veglia, Arbe e Ossero dove il clero, limitate a una promessa di fedeltà. Il carattere e il significato della
i priori e il popolo confermarono il vecchio giuramento e s'impegna- spedizione veneziana del IOI8, e soprattutto la condotta del doge
rono a pagare un tributo (4 7 ). Questa notizia di Dandolo è confer- nei riguardi di Ossero, Arbe e Veglia, diventano ancora piu com-
mata da documenti locali (48 ) e fornisce una nuova prova di come prensibili, allorché teniamo presente che in quello stesso anno wr8
la Dalmazia si andasse suddividendo in entità territoriali minori. l'imperatore bizantino Basilio II rioccupò non soltanto la "Bulgaria",
Infatti i Veneziani avevano richiesto il pagamento di un tributo sol- cioè i territori centrali dell'impero di Samuele, ma anche la Rascia,
tanto alle tre summenzionate città, Veglia, Arbe, Ossero (e proba- la Bosnia e tutta la Dalmazia, nonché le regioni marittime fino ai
bilmente da Caisola), ma non ai Zaratini né agli Spalatini né tanto confini della Dalmazia inferiore- usque in finibus inferioris Dalma-
meno ai Ragusei. Si tratta di un aspetto particolare della politica di tiae (49 ). Ciò significherebbe quindi che tanto Venezia quanto Bi-
sanzio avevano rafforzato, press'a poco nello stesso periodo di tempo,
il loro dominio in Dalmazia CS 0): i Veneziani forse s'erano assicurati
anche sulla Dalmazia ... né pare che Bisanzio s'adombrasse per quello che un controllo piu diretto sulle isole settentrionali temendo che i Bizan-
poteva pas~are anche, volendo, per un'usurpazione del titolo)); e finalmente
CESsi, ~tor:a, I, p. 92-93, che concorda in parte col giudizio di Sestan e le cui tini rioccupassero tutto il tema. L'Impero ripristinò il suo dominio
conclusrom sono spesso, anche se non sempre, accettabili. N. KLAié, Povijest l, nella Dalmazia "superiore", con centro a Ragusa, mentre Zara e
P· 328, sottolinea un aspetto essenziale della questione affermando che si trattò Spalato godevano di una certa autonomia pur riconoscendo la sovra-
di un rapport? di forza e che il nuovo stato durò quanto il potere degli Or-
seolo a Venezia. nità bizantina. Anche se da un punto di vista formale Venezia fa-
44
• ( ) Giovanni Diacono, p. 16o; il cronista riferf all'imperatore della spedi- ceva parte dell'impero bizantino, di fatto conduceva una politica
zione « ad debel!andam Sclavorum duriciam ))' ma non gli menzionò la Dal- indipendente. I Veneziani si sentivano legati all'impero d'Oriente,
mazia, almeno non secondo il testo della cronaca.
(
45
) Danduli chron., p. 232. KRETSCHMAYR, Venedig, I, p. 136, non crede
poiché ivi avevano grandi interessi commerciali ed evitavano attriti
al Dandolo; cfr. SESTAN, Conquista, p. 103. e conflitti circa la Dalmazia, tanto piu che né Zara né Spalato né
46
( ) Danduli chron., p. 236: «Nono ducis (i. e. Ottonis Ursioli) anno Cre-
Ragusa (anche se in quest'ultima il controllo bizantino era piu sen-
simirus, Croatorum praesidens regno, Jadram et alias maritimas civitates Dal-
matiae quotidianis incursionibus inquietat. A quibus dux requisitus cum stolo
exiit, et civitates tutavit, hostes in fugam vertit et cives illarum in sua fideli-
tate et obedientia solidavit >>.
47
( ) Danduli chron., p. 236. ( 49 ) Pop Dukljanin, p. 344; cfr. commento di SIS!é, ibid., p. 481.
48
( ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 54-58 (j doc. No. 37, 38, 39, 40). RAau, ( 50) I diplomi per Arbe, Veglia e Ossero sono del luglio e agosto 1018
Doc., p. 36, era originariamente dell'opinione che il diploma No. 39 per Cai- (vedi n. 48) e, secondo la Cronaca del prete diocleate, Basilo II avrebbe intra-
sola in Veglia fosse spurio, ma piu tardi cambiò idea; cfr. SEsTAN, Conquista, preso la spedizione militare fino ai confini della Dalmazia inferiore dopo la
p. 104 n. 36; LENEL, Vorherrschaft, p. 14 n. 3; CESsi, Dalmazia, p. ro7 n. 46, morte di Giovanni Vladislavo, cioè dopo il febbraio del IOI8 (cfr. FERLUGA,
e N. KLAié, Povijest l, p. 330 n. 174. lzvori, III, p. 123 n. 156, 124 n. I57)·
204

tito) creavano loro difficoltà o ne disturbavano la navigazione lungo I primi cambiamenti sopraggiunsero già all'inizio degli a~ni
le coste orientali dell'Adriatico. In realtà subito dopo il 1018, la poli- trenta del sec. XL Troviamo cosi nel 1033 il priore di Zara Gregono,
tica veneziana e quella bizantina nell'Adriatico cominciarono a coin- insignito del titolo di proconsole CS 7 ). Per questo st~sso. periodo pos-
cidere quasi completamente: i Veneziani non incontravano alcun sediamo inoltre una notizia di straordinario valore nfenta nello Stra-
ostacolo su questa rotta marittima e l'impero bizantino vedeva rico- tegicon di Cecaumeno secondo la quale Dobr~nàs - Ao~pwviic; -:
nosciuta la sua sovranità, sia reale che formale, da parte delle città arconte e toparca - &pxwv :x:a,L -ro7tcX.px-r)'c; - di Z~ra e .~palato, si
dalmate. Nel 1024 il doge Ottone III Orseolo fu allontanato da Ve- sarebbe recato a Costantinopoli per rendere osseqmo allimperatore
nezia, dove rientrò alla fine dello stesso anno per esserne poi due Romano III Argiro onde ricevere da lui ricchi doni. Dobronàs f~
e
anni piu tardi definitivamente cacciato 1) e le conseguenze di que- ben ricevuto a corte dove gli furono elargiti molti doni e resi grandi
sto avvenimento obbligarono l'impero bizantino a intraprendere onori. Incoraggiato da questa prima esperienza, si recò nuovamente
un'azione decisa nella parte centrale della Dalmazia. Qui possiamo a Costantinopoli, durante il regno dello stesso imperatore, e n'uova-
trovare il motivo che indusse il catepano della Longobardia, Basilio mente fu ben accolto anche se non come la prima volta. E mfine
Boioanne, a organizzare una spedizione contro la Croazia nel 1024C 2 ). Dobronàs si presentò ancora alla corte imperiale, allorché il trono
La nuova situazione creatasi a Venezia e l'affievolimento delle forze imperiale era occupato da Michele IV Paflagone (1034-~041),. ma
dell'impero bizantino dopo la morte dell'energico imperatore Basi- questa volta ebbe una sprezzante accoglienza . Qua~d~' chiese di po-
lio II nel ro25 avevano indebolito la posizione delle città dalmate ter rientrare in patria, ciò gli fu negato ed egh commcw a protest,~re.
imperiali alcune delle quali furono facilmente sottomesse da truppe I cortigiani, informati della cosa, ne portarono a conoscenza l Im-
croate C3 ). Secondo Sisié si sarebbe trattato di Spalato e Traù, mentre peratore a cui consigliarono d'irr:prigionar,e Dobro~às per p~t~rne
Zara sarebbe rimasta sotto l'impero bizantino e le isole del Quarnaro cosi sottomettere le terre. Dobronas fu cosi gettato 111 una pngwne
sotto Venezia CS 4 ). Sisié non ha documentato esaurientemente questa dove furono trasferiti anche la moglie e il figlio, fatti prigionieri, e
sua ipotesi, ma pur tuttavia essa è in accordo con lo sviluppo degli la sua terra fu occupata senza difficoltà. E in prigione morf, sotto
avvenimenti quali sono stati descritti sopra. Che Zara fosse rimasta l'imperatore Costantino IX Monomaco, mentre il figlio riusd a fug-
in mani bizantine, ce lo conferma un documento della fine del ro28 gire, dopo aver superate molte avversità CS 8).
in cui è ricordato l'imperatore Romano III Argiro (1028-1034) (55 ), Dobronàs fu quindi a Costantinopoli la prima ~ la second~ volt~
mentre nel testamento dell'arcivescovo di Spalato, Paolo, del 1020, fra il 1028 e il 1034, la terza volta fra il ro34 e Il 1041 e VI mon
non c'è menzione dell'imperatore bizantino (" 6 ). Possiamo comple- fra il 1042 e il 1055· Nel racconto citato :gl'i viene chian::~to arc~nte
tare il quadro della situazione politica ricordando che Ragusa era e toparca di Zara e Spalato e non delle citta dalmate. Cw non e da
rimasta ininterrottamente sotto il dominio bizantino. attribuire al caso poiché, come si è ~isto, ~agusa s'anda~a separa~~o
sempre piu dal resto della Dalmazia e, m b~se a ~n altra notizia
dello Strategicon di Cecaumeno, avremo occaswne di constatare pi~
( 51 ) KRETSCHMAYR, Venedig, I, p. 144-146; CEssr, Storia, I, p. 99-ror.
(5 2) Lupus protospath., p. 57; Chron. Barense, p. 148. Cfr. GAY, ltalie mé- in là che circa nello stesso periodo passò a formare un tem~ a se.
ridionale, p. 428; FRAcA, Storia, p. 6o, crede che si tratti del priore spala tino Inoltre le grandi isole del Quarnaro probabilmente non erano mcluse
Cosma e non di Cresimiro di Croazia; cosi anche SESTAN, Conquista, p. 105, nella regione di Dobronàs, allorché costui si recò per la prima volta
e CEssr, Dalmazia, p. IIS, con la differenza però che Sestan vede un aumento
dell'influsso bizantino in Dalmazia in quest'epoca; N. KLAré, Povijest l, p. 330 a Costantinopoli. Sembrerebbe che Cecaumeno non conosca la Dal-
n. 177, credo respinga a buon diritto le supposizioni di Praga.
53
( ' ) Danduli chron., p. 239·
(54) Sr!iré, Povijest I, p. 484 n. 44· (57) Ibid., p. 68. · II
(55) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 66. (58) Cecaumen., 300 , 22 ; 302, r2. ~fr. FERLUGA, lzvon, I , p. 203-205, e
56
( ) Ibid., p. 59· ivi l'ampio commento per tutto l'avvemmento.
206
207

mazia imperiale. Per lui la Dalmazia è un'entità geografica molto a suo figlio Dobronàs CS 5 ). In base a questi tre documenti, il V a-
vasta ed egli si serve del termine nel senso che aveva nell'epoca tardo- sil'jevskij conclude che Gregorius corrisponde a Ao~pwvtiç. L'unica
romana o forse addirittura in quella romana (" 9 ). In occasione della vera critica che si può porre a questa identità è che il documento del
~isita a Costa~tinopoli, Dobronàs fu accolto con tutti gli onori e cosi ro66/67 porta nell'edizione del Racki l'annotazione di « charta su-
s1 potrebbe spiegare come nel documento del ro33 appaia quale pro- specta JJ, poiché in esso Crescimiro III è detto essere nonno di Cre-
60
console ( ), dunque con un titolo che molto probabilmente gli era scimiro IV ( 66). Questa osservazione cade di fronte all'esposizione di
stato concesso dall'imperatore bizantino. V asil'jevskij nonché di Sisié che aveva dimostrato che fra i due Cre-
Dobronàs di cui si parla nello Strategicon di Cecaumeno e Gre- scimiri aveva 'regnato Stefano I, spiegando cos{ perché Crescimi-
gorio, c~~ s'incontra in alcuni documenti loca~i degli anni ro33, ro34 ro IV aveva potuto parlare di Crescimiro III come del nonno (67 ).
e. ro~6 ( ), son? la st~ssa persona. È necessano esporre anche le opi- Non c'è ragione quindi d'accettare l'ipotesi di Sisié, di N. Klaié e
m~m, en::esse 1~ mento dalla storiografia precedente. Vasil'jevskij, di Petricioli che in Dobronàs vedono s{ il figlio di Madio ma non
pnmo editore d1 Cecaumeno, è stato anche il primo a rispondere a Gregorio, bens1 suo fratello ( 68 ). Prima di tutto non si può dimo-
62
questa domanda ( ). Egli parte da due documenti: nel primo, del strare affatto che quel « testis Dabro [Dobro] tribunus JJ CS 9 ), fosse
ro67, è detto fra l'altro che Madius de Columna priore di Zara fratello di Gregorio; in secondo luogo Gregorio sarebbe stato pro-
regal o' alcune terre al monastero di S. Crescenzio e 'che questo mona-' tospatario e stratego fino al ro36 e dal ro36 al 1040 sarebbe stato
s~ero ne a~eva_ goduto indisturbato al tempo del nipote di detto Ma- stratego dalmata (proconsole) Dobronàs, fratello di Gregorio, come
dlO, che. s1 chiamava anche lui Madio ed era priore di Zara, come Katié e Sisié avevano supposto C0 ). Del resto anche Gruber pone a
a~che al tempi del figlio del secondo, Gregorio, protospatario impe- buon diritto la domanda: perché sarebbe stato mandato a Costanti-
nale e stratego della Dalmazia e priore di Zara ( 63). Nel secondo nopoli Dabro, che era semplicemente tribuno, anche se fratello dello
docum:nto del ro67 viene menzionato il figlio del priore Madio, stratego? ( 71). A favore della tesi del Vasil'jevskij si possono addurre
Gregono, che era priore di Zara, patrizio imperiale e stratego di tutta alcuni altri argomenti: se p. es. Cecaumeno da una parte afferma
4
la Dalmazia (6 ). V asil 'jevskij cita ancora un terzo documento del che Dobronàs era arconte e toparca a Zara e a Spalato e dall'altra
ro66/67 (?), in cui Crescimiro IV dona la terra che suo nonno Cre- diplomi locali della stessa epoca c'informano che a capo della Dal-
scimiro III (rooo- dopo 1030) aveva a sua volta donato a Madio e mazia stava Gregorio, non c'è alcuna ragione di dubitare che queste
fonti siano degne di fede. Nello Strategicon è riferito inoltre un caso
analogo riguardante un certo filarca arabo di nome Apelzarah, che
59
( ) Ibid., 300, 23-24 e 170, 29-30: Cecaumeno colloca nella Dalmazia oltre
a Zara e Spalato anche Stagno e Zeta. Queste due ultime certamente non face-
vano parte della Dalmazia bizantina nel X e XI secolo.
60
( 65) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. ro4-105.
( ) KosTRENè'Ié, Cod. dipl., I, p. 68. (6 6) F. RAcKr, Dopunjci i ispravci za stariju povjest hrvatsku, Rad 19 (r872),
(:~) K~sTRENcré, c~d. dif'··. ~· p. 67?1 (i doc. No. 49 , 5o, 5 r, 52). p. 66; cfr. anche KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 104: l'introduzione al doc. No. 77·
( ) Pnm~ che u:crsse. l edrzwn.e cnnca dell'opera di Cecaumeno ( Cecau- (67) Srsré, Genealoski prilozi, p. 84.
n:enz Strategzcon et zncertz scnptorzs de officiis regiis libellus, edd. B. Wassi- ( 68 ) Srsré, Povijest I, p. 485-486; N. KLAré, Povijest I, p. 330 n. 207; l. PE-
lr~~sky-V. J:rnstedt? Petropoli r8~6) Vasil'jevskij aveva già pubblicato le parti TRrcrou, Pojava romaniéke skulpture u Dalmaciji, Zagreb 196o, p. 17-18; dello
pm degne dr nota m una traduziOne russa e con interessantissimi commenti stesso, Ranosrednjovjekovni natpisi iz Zadra, "Diadora", 2 (r96o/6r), p. 254-
~~sJ.AsrL'EvsKIJ, Sovety i rasskazy vi-zantijskogo bojarina XI v., S. Petersburg 255. Però, prima di Sisié, già cosi KLAré, Povijest I, p. 99·
( 69 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 69-70, doc. No. 50, Zara, 1034 '"Ego Da-
(
63
K~sTRENcré, Cod. dipl., I, p. 109 n. 30.
) bro tribunus testis" e ibid., 70 No. 51, 13 feb. 1036: "'Dobro tribunus".
,;bzd., P: ~o8; cfr. RA~Kr, Doc., p. 71 No. 54: si tratta di una "charta
64
( ) (7°) KLAré, Povijest I, p. 99, e Srsré, Povijest I, p. 487.
suspect~ : ~~mar rl Rroblema e appurato: cfr. KosTRENcré, Cod. di p!., I, p. ro6- (71) D. GRUBER, Bizantinski pisac XI vijeka o Hrvatima i drugima balkan-
I07, e IVI l mtroduzwne al doc. No. 79· skim narodima, "Prosvjeta", Zagreb 1903, p. 408 sgg.
208

al tempo di Romano III Argiro (1028-1034) visitò due volte Costan- di dubitare che Dobronàs avesse visitato spesso Costantinopoli, forse
tinopoli apparentemente spinto dagli stessi motivi di Dobronàs, ma persino tre volte, come pure che fu alla corte due volte ai tempi del-
che, al contrario di lui, riusd a rientrare sano e salvo nel suo pae- l'imperatore Romano III Argiro. La seconda visita di Dobronàs, che
se C~). Se p~ragoniamo i due racconti di Cecaumeno, saltano agli ebbe luogo verso la fine del regno di questo imperatore, riflette il
occh1 certe circostanze che rafforzano l'ipotesi che Gregorio e Do- miglioramento dei rapporti fra il governo centrale e la Dalmazia.
bronàs fossero la stessa persona. Prima di tutto le visite di Apelzarah Non è molto probabile che in tale occasione sia stato ricevuto piu
e di Dobronàs ebbero luogo pressoché nello stesso tempo e va sotto- freddamente che non la prima volta. Cecaumeno lo afferma, ma sem-
lineato che l'uno e l'altro stavano a capo delle loro regioni, ma i loro plicemente allo scopo di mostrare al lettore quanto sfacciato fosse il
rapporti verso il potere centrale bizantino erano differenti. Credo comportamento di Dobronàs, volto soltanto a ottenere dei regali. La
pertanto che in base a quanto esposto, l'identificazione di Dobronàs descrizione delle visite procede intenzionalmente per gradi onde mo-
con Gregorio sia del tutto accettabile C3 ). strare il peggioramento dei rapporti fra Dobronàs e la corte e rendere
Dobronàs visitò la capitale dell'Impero la prima volta probabil- il racconto ancora piu convincente dal punto di vista didattico. È
mente prima del luglio 1033 C4 ), forse proprio all'inizio del regno difficile però credere che Dobronàs avesse intrapreso tanti viaggi a
di Romano III Argiro. Secondo Cecaumeno, allorché Dobronàs-Gre- Costantinopoli soltanto per arricchirsi. Certamente dovevano entrare
gorio si recò a Costantinopoli per la seconda volta (sempre durante il in gioco anche questioni politiche (1 7 ) sulla cui natura sono state
regno di Romano III Argiro, quindi prima della morte dell'impera- espresse varie ipotesi. Secondo Sisié, Dobronàs era intervenuto a Co-
tore, avvenuta l'II aprile 1034) ( 75 ), egli vi fu nuovamente ben ac- stantinopoli per intercedere a favore del re croato Stefano (dopo il
colto, anche se non come la prima volta. Credo però che soltanto il 1030, fino al 1058), che aspirava ad annettere le città dalmate (1 8 ).
nocciolo del racconto sia storicamente valido e accettabile. Cecaume- La situazione politica, almeno in Dalmazia, si presentava a quel
no infatti scrisse lo Strategicon per i suoi figli e per altri lettori con tempo favorevole per Bisanzio. Venezia viveva ancor sempre un pe-
intenti pedagogici. Egli voleva indicare loro come dovevano com- riodo di profonda crisi, mentre la Croazia non era ancora una forza
portarsi e agire in varie situazioni: alla corte di Costantinopoli, in tale da poter rappresentare un pericolo reale per il tema dalmata.
obblighi di servizio nelle province, ecc., illustrando ognuno dei suoi L'impero bizantino continuava a essere, malgrado le gravi crisi in-
consigli con un avvenimento preso dalla vita reale allo scopo di mo- terne che lo scuotevano, una potenza nell'Adriatico, come conferma
strare con evidenza cosa sarebbe successo a coloro che non vi si sa- la partecipazione di Ragusa alle spedizioni marittime bizantine (1 9 ).
rebbero attenuti C6 ). Queste tendenze didattiche spiegano anche per- Allorché Bisanzio rafforzò la propria posizione in una parte della
ché l'autore avesse ritoccato certi dettagli degli avvenimenti storici Dalmazia, cominciò a interferire a poco a poco nello sviluppo interno
che riferiva - ma devo sottolineare che si tratta solo di dettagli - di tutto il tema. Le visite di Dobronàs a Costantinopoli stavano molto
mentre l'essenza del suo racconto storico rimane degna di fede. Que- probabilmente in relazione con la difesa delle autonomie che erano
sto dev'essere stata la situazione anche per quanto riguarda i rapporti uno dei problemi essenziali delle città e che esse gelosamente tute-
fra la Dalmazia e l'impero bizantino e non c'è quindi alcuna ragione lavano ( 80 ). I titoli di Gregorio-Dobronàs indicano d'altra parte un

(7 2) Cecaumen., 302, I3-27. (77) D. PRERADOVIé, O Dobrinji, hrvatsko-bizantinskom dostojanstveniku XI


(7 3 ) FERLUGA, Dalmacija, p. 97, e cosf ora anche LITAVRIN, Sovety, p. 638 veka, "Starohrvatska Prosvjeta", IV (I899), p. I8; FERLUGA, Dalmacija, p. 98,
e n. I322. e ora cosf anche LITAVRIN, Sovety, p. 638 n. I322.
(7 4 ) KosTRENcié, Cod. dipl., I, p. 67-68. (7 8) Sisié, Povijest I, p. 487-488.
( 75 ) OsTROGORSKY, Storia, p. 297. (1 9 ) Cfr. SESTAN, Conquista, p. 104-I05.
( 76 ) Vedi ora LITAVRIN, Sovety, p. 105 sgg. ( 80 ) Cosf ora anche N. KLAié, Povijest I, p. 338-339 e CEssi, Dalmazia, p. I IO.
211
210
. (85)
aumento dell'influenza bizantina negli affari interni della Dalmazia seguita dalla famiglia degli Orseolo, nel frattempo cacoata. . '. era
o per lo meno una certa tendenza in questa direzione. Bisogna chie- stata ormai abbandonata e ad approfittarne furono le grand1 1sole
dersi a questo punto: perché gli imperatori avrebbero dato ai priori del Quarnaro che si liberarono sia del dominio veneto, che del tributo
di Zara il titolo di stratego dalmata, se essi venivano quali inviati loro imposto e riacquistarono la vec.chia autonomia. Credo, che ~~­
del re croato? L'arresto di Gregorio-Dobronàs a Costantinopoli ebbe gusa fosse rimasta invece, come pnma, separata e sotto l ammml-
per conseguenza che Bisanzio rafforzò notevolmente il proprio domi- strazione diretta di un governatore bizantino.
nio in Dalmazia (B 1). Su questo punto sappiamo soltanto quanto ci Allorché nel 1034 cominciò a regnare Michele IV Paflagone, D~­
riferisce Cecaumeno, che cioè la Dalmazia fu occupata, ma ciò può bronàs-Gregorio ritenne opportuno recarsi nuovamente a Costantl-
soltanto significare che il controllo bizantino nella Dalmazia impe- nopoli, probabilmente per ottenere dal nuovo imperatore la conferma
riale divenne piu forte. Le fonti purtroppo non dicono né come si dei titoli e delle funzioni che aveva ricevuto dal suo predecessore.
realizzò questo processo né quali furono i nuovi organi amministra- Solo cosi possiamo spiegare la terza visita alla corte imperiale. ~gli
tivi. Le visite di Dobronàs a Costantinopoli devono aver contribuito non si mise in viaggio prima del 1036, poiché a quella dat~ v1ene
a risolvere un altro problema interno: il rientro delle isole del Quar- ancora nominato nei due diplomi locali citati sopra. Dopo 1l 1036
naro in seno al tema. In due diplomi dell'anno 1036 Gregorio porta se ne perde o<rni
b
traccia nei documenti locali, cosa che è in perfetto
.

in uno il titolo - protospatarius et stratico universe Dalmatie CS 2 ) - accordo con quanto Cecaumeno racconta in merito al suo soggwrno
e nell'altro- in finibus uero Dalmatiarum honor protospatarii et stra- e alla sua morte nelle carceri di Costantinopoli.
tico Gregorio uiro illustrissimo procurante ( 83 ). In occasione della La regione amministrata da Dobranàs~Gr.egorio abbr:cciav~,, com~
seconda visita furono rafforzati i rapporti fra il governo centrale e si è detto, dapprima Zara e Spalato, e qumd1 anche Trau, e pm tar~1
la Dalmazia e a Dobronàs-Gregorio ,furono conferiti il nuovo e alti- le isole del Quarnaro, mentre la Dalmazia meridionale aveva contl-
sonante titolo e delle particolari funzioni CS 4 ). Credo che il riferi- nuato a seguire un suo proprio corso storico e ammin~str~tivo.
mento a tutta la Dalmazia nel titolo di Gregorio-Dobronàs rifletta Ragusa già nel sec. IX aveva cominciato a separars1 d1 fatto, a~­
determinati cambiamenti territoriali dovuti al ritorno sotto la sovra- che se non ancora amministrativamente, dal resto della Dalmaz1a
nità di Bisanzio delle isole del Quarnaro. Venezia, come si è detto, che verso la metà del secolo seguente, era però ancor sempre un
dopo il 1026 si trovava in una profonda crisi interna, che non mancò uni~o tema. Lo conferma la menzione di una flottiglia bizantina che
6
di ripercuotersi sulla sua politica esterna. L'energica linea politica nel 49 era di servizio a Durazzo e in Dalmazia CS ). M.adio era, nel
9
s6, proconsole della Dalmazia (nell'ori~inale: Da~mattaru~ ~ e du:
9
rante la spedizione veneziana del woo m Dalmaz1a la ~o~1zwne d1
Ragusa differiva in un certo senso da quella ~elle altre cltta. Questo
( 81 )
Cfr. CEssi, Dalmazia, p. 109, che però è d'altra opinione.
( 82 )
KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. 69-70. processo di separazione andava ac~entuandosl c~l te~po e nel 1018
(
83
lbid., p. 70-71.
) raggiunse il suo culmine, allorche le truppe. b1zantme ~cupar.ono
{ 84 ) Il titolo di stratego che portava il priore di Zara corrisponde del tutto tutta la Dalmazia « omnesque maritimas regwnes usque m fimbus
allo sviluppo dell'organizzazione tematica, cfr. GLYKATZI-AHRWEILER, Recher-
inferioris Dalmatiae » CS 7 ). Secondo il prete diocleate, nella Dalmazia
ches, p. 46 sgg. Egli però era sempre in primo luogo priore, cfr. p. es. il di-
ploma del 1036 (KosTRENCié, Cod. dipl., I, p. 70) dove firma: "Gregorius, meridionale e quindi anche a Ragusa si trovavano dopo il 1018 dei
prior et protopastarius testis ». Non ci sono dubbi che sia stato priore di Zara,
anche se non viene nominato come tale né nel protocollo di questo documento
né nel protocollo e nell'escatocollo di un diploma del ro36 (KosTRENCJé, Cod.
dipl., I, p. 69-70); egli decide del caso « ... cum ... uoluntate cunctorum (85) KRETSCHMAYR, Venedig, I, p. 145-149; PRAGA, Storia, p. 6o; CESSI, Sto-
ciuium nostrorum ». Cfr. anche KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. ro8 e 109, dove ria, I, p. 97 sgg.
Gregorio viene nominato sia come priore di Zara sia come imperiale patrizio (86) Vedi sopra cap. III, p. r8s-r86.
e stratego della Dalmazia. (87) Pop Dukljanin, P· 344·
212

Bizantini. Sebbene il racconto del diocleate sia dal punto di vista neva che l'episodio avesse avuto luogo anteriormente alla prima spe-
cronologico alquanto confuso, si può affermare tuttavia che rifletta dizione bizantina del 1040 nella Zeta C1). Jirecek e Sisié lo colloca-
la situazione quale s'era venuta formando nella Dalmazia meridio- rono invece dopo la seconda spedizione bizantina nella Zeta, quella
nale dal momento in cui era rientrata in seno all'impero bizantino del 1042; anzi Sisié, piu precisamente, propose l'intervallo di tempo
fino all'inizio del 1040. Egli non dice espressamente che vi si trova- compreso fra il 1043 e il 1050 C2 ). A favore del Vasil'jevskij parle-
vano funzionari e ufficiali bizantini, ma soltanto che vi erano dei rebbe la politica d'amicizia che Stefano Vojislavo conduceva verso
magnates Graecorum, per cui si ha l'impressione abbastanza precisa e
Bisanzio prima del 1040 3 ). Anche la menzione di un figlio appena
che confermi la presenza non solo dell'apparto militare, ma anche di nato testimonierebbe piuttosto che si trattava del periodo iniziale del
quello civile (B 8 ). Lo status separato di cui godeva Ragusa in seno regno di Stefano Vojislavo. Questa datazione però non è molto pro-
all'impero bizantino è confermato da una notizia del 1032 secondo babile. Stefano Vojislavo infatti già prima del 1040 era malvisto dal
la quale i Ragusei avrebbero partecipato assieme a Niceforo, stratego governo bizantino per essersi impossessato di 10 centenari d'oro di
4
di Naupaktos (Lepanto), ad una vittoriosa spedizione navale contro una nave che una tempesta aveva gettato sulle coste illiriche CS ).
i Saraceni (B 9 ). Quanto ci racconta Cecaumeno nel suo Strategicon L'imperatore bizantino, venutone a conoscenza, aveva richiesto in-
a proposito di Ragusa, quindi, non solo non sorprende, ma anzi vano la restituzione dell'oro CS 5 ). Se gli avvenimenti riferiti da Ce-
attesta lo sviluppo storico e amministrativo della Dalmazia. Secondo caumeno avessero avuto luogo prima del 1040, cioè anteriormente
questa fonte, a Ragusa si trovava allora lo stratego Catacalone Clazo- alla prima spedizione bizantina contro Vojislavo, l'imperatore avrebbe
menita che volle farsi onore ricorrendo a un tranello. Ordf un piano certamente richiesto a Stefano Vojislavo non soltanto di restiturgli
per catturare Stefano Vojislavo, toparca nelle città dalmate di Zeta l'oro, ma anche di consegnargli lo stratego fatto prigioniero. Poiché
e Stagno e, allo scopo di raggirarlo, cominciò a inviargli doni. V ai- ciò non avvenne prima del 1040, resta la possibilità che lo stratego
slavo però, pronto e a·vveduto, si insospettf e finse di essere diven- fosse stato fatto prigioniero prima della seconda spedizione contro
tato "oouÀ·oc;", cioè soggetto dell'imperatore. Egli aveva un figlio Vojislavo, cioè prima del 1042 o, nella peggiore delle ipotesi, dopo
appena nato a cui Catacalone si offrf di fare da padrino e con tale quest'anno. Le fonti sembrano confermare che Vojislavo fece prigio-
6
pretesto invitò il toparca a venire da lui, per prendere accordi al niero Catacalone dopo la seconda spedizione, cioè dopo il 1042 CS ).
riguardo. Avendo però Vojislavo rifiutato l'invito, i due decisero Allorché Cecaumeno descrive la seconda spedizione, chiama V o-
d'incontrarsi al confine fra la regione dello stratego e quella del to- jislavo ~ o Tp~Bouv~·oc; o l:tpBoc; - e Dioclea il territorio dove ebbe
parca. Catacalone preparò delle dromoni che dovevano servire per
allontanarsi al momento opportuno col toparca prigioniero. Si incon-
trarono cosf sul posto convenuto e sedettero per conferire, quando a (91) VAsrL'EVSKIJ, Sovety, p. 31. . . .•. ,
un segno dato da Vojislavo, i suoi uomini ·si gettarono sullo stratego, (92) JrRECEK, Jstorija Srba, I, p. 182; Pop Dukl1anzn (commento del S!Slc),
lo fecero prigioniero insieme al figlio e al seguito, navi comprese, e P· 462. ., . d 11 d' . b' . t
(93) Pop Dukljanin, p. 344: gra pnma e a ~pe rzwne rza~trna. con ro
q~indi rientrarono a Stagno C'0 ). Non è facile fissare la cronologia la Dioclea Vojislavo « •.• caepit se wbdere Graecrs et esse quasr admtor et
dr questo racconto. Varie sono le opinioni espresse: Vasil'jevskij rite- socius eorum "·
(94) M. METCALF, A Shipwreck on the Dalmatian Coast a;zd some ~o~1
coins of Romanus III Argyrus, '"Greeck - Roman and Byzantrne - Studres ,
3 (196o), p. 101 sgg.
(
88
lbid., pp. 344-345, e FERLUGA, lzvori, III, p. 157 sgg.
) ( 95 ) Scylitza, 408-409. .
( 89 )
Scylitza, 386, e FERLUGA, lzvori, III, p. 169. (96) Cfr. Sisié, già citato alla nota 92; OsTROGORSKY, Stona, p. 298 ~ le
Cecaumen., 170, 27; 172, 19. Circa il luogo dell'incontro cfr. Lucré,
( 90 )
note 26-28; FERLUGA, Kekavmen, p. 185 sgg., ora anche in FERLUGA, Byzantzum
Astareja, p. 38, il quale ritiene che esso avesse avuto luogo presso la località on the Balkans, p. 361 sgg., e cosi ora anche N. KLAré, Povijest l, p. 336 e
di Zaton (it. Malfi). Per tutto l'episodio cfr. FERLUGA, lzvori, III, p. 211-213. LrTAVRIN, Sovety, p. 542 n. 410.
215

luogo la battaglia fra questi e Bisanzio C7 ). La prima spedizione del IX. Allora la Dalmazia, coi suoi porti e canali formati dalle
bizantina contro la Dioclea parti dalla base di Durazzo e potrebbe isole, forniva all'impero bizantino una facile e sicura via di comuni-
darsi che dopo il 1040 Vojislavo avesse allargato il proprio potere cazione con l'Italia, soprattutto settentrionale, e quindi con Venezia,
verso nord-ovest, senza però occupare il porto di Stagno; infatti alla l'Istria e Ravenna. Nell'XI secolo i Veneziani cominciarono aperta-
seconda spedizione partecipò dalla parte bizantina il principe del mente ad assumersi il ruolo che prima era appartenuto a Bisanzio,
Chelmo, per cui Vojislavo poté occupare Stagno soltanto dopo il ma con una differenza fondamentale. Il governo bizantino, nel pe-
1042 es). riodo esaminato, non faceva, salvo eccezioni, una politica attiva in
Il processo di separazione e d'individualizzazione delle città dal- Occidente, per cui la Dalmazia come base strategica non era ri.le-
mate dipendeva in ultima linea dal rafforzamento interno delle co- vante. Questa fu una delle ragioni che lo indussero a non interfenre
munità cittadine. Il potere esercitato nelle città dai priori insieme ai negli affari interni delle città dalmate. Esse potevano cos1 consoli-
vescovi, poggiato sugli strati superiori cittadini, dà un'impronta par- dare la loro posizione tanto politica quanto economica rimanendo
ticolare alla storia della Dalmazia ed è la chiave per chiarire certi leali a Bisanzio. Per Venezia invece, la cui forza d'espansione era
fenomeni e avvenimenti lungo le coste dell'Adriatico. Il ceto domi- in continuo aumento, le autonomie cittadine, che sotto ogni aspetto
nante nelle città, il cui potere economico andava crescendo e la cui s'erano rafforzate nel sec. XI, rappresentavano un ostacolo a un ef-
autonomia si andava rafforzando, non aveva interesse a legarsi né fettivo e solido controllo della vita marittima verso e dal Levante.
alla troppo vicina Croazia né a Venezia che in virtu della sua forza Per legare le città ancor piu strettamente a sé era pertanto obbligata
marittima, anche se al momento politicamente meno attiva, diven- a infrangerne le autonomie locali; cosi fu loro imposto dal doge ve-
tava sempre piu pericolosa. Gradito e accettabile appariva il potere neziano il giuramento di fedeltà, formalmente verso Bisanzio, ma
dell'impero bizantino, ch'era ancor sempre una o-rande potenza in- in realtà verso Venezia, e cosi fu imposto il pagamento del tributo.
. l b La spedizione veneziana del IOI8, determinata dagli attacchi croati
ternazwna e, che per tradizione rispettava la piu ampia autonomia
locale, che non inviava suoi funzionari nel tema, ma lasciava che i contro le città, ebbe per conseguenza, come si è detto sopra, una limi-
magna ti locali zaratini rappresentassero l'Impero nella Dalmazia cen- tazione dell'autonomia in forma di pagamento di un tributo da parte
trale e settentrionale. Allorché i Veneziani intervennero direttamente di Arbe, Veglia e Ossero. Tale politica veneziana incontrò per il
in Dalmazia nel 1ooo, sotto Pietro II Orseolo, furono ben accolti, momento una resistenza ancora debole e latente. La sempre crescente
poiché in quel determinato momento l'impero bizantino non era in tendenza delle città ad aumentare la propria autonomia, interessava
grado di porgere aiuto alle città dalmate minacciate dai Croati. La naturalmente i rapporti con l'Impero, la cui attenzione però verso
politica veneziana era in armonia con quella imperiale soltanto fin- la metà dell'XI secolo era volta altrove. Bisanzio infatti, a quel tem-
ché _gl'inte~essi d~ e_ntrambe le parti coincidevano. Allo scopo di ga- po, attraversava un periodo di crisi interna piuttosto grave e doveva
ran.tlr~ le vie manttlme per l'oriente, Venezia cominciò a poco a poco
fronteggiare nuovi e pericolosi nemici ai confini dello stato, cosicché
a bmita,re le autonomie locali. Ci fu cosi un processo contrario a aveva delle preoccupazioni molto maggiori che non salvaguardare
quello che aveva avuto luogo a partire dal VI secolo fino alla fine le proprie posizioni nelle lontane città dalmate, anche se mai le di-
menticò.
A partire dalla seconda metà del sec. Xl, nell'Italia meridional~
erano subentrati dei notevoli cambiamenti che non mancarono di
( 97 )
Cecaumen., r68, IO sgg.
influire sulla politica bizantina nell'Adriatico. I Normanni vi ave-
Cecaumen., 170, 29-30. Cecaumeno è il primo autore che invece di
( 98 )
Dioclea usa la denominazione Zeta, anche se dal suo testo si vede che pensa vano fatto la loro comparsa in qualità di mercenari già nel 1017 e,
a una città e non alla regione, il che è sbagliato; per l'importanza della notizia col passare del tempo, vi avevano talmente consolidato la loro po~i­
cfr. FERLUGA, Kekavmen, p. rSs sgg. ora anche FERLUGA, Byzantium an the zione da fondare verso la metà dell'XI secolo un vero e propno
Balkans, p. 361 sgg.; LITAVRIN, Sovety, p. 242 n. 407-408.
216 217

stato C9 ). Con la loro forza in continuo aumento, rappresentavano l'interesse del governo bizantino per la Dalmazia era, in quel mo-
un crescente pericolo per l'impero bizantino che vedeva minacciati mento, diminuito; certamente però questa circostanza non permette
sia i suoi possessi nell'Italia meridionale, sia il suo dominio stesso di dedurre che le città dalmate avessero cessato di riconoscerne la
su un:1 parte del Mediterraneo e dell'Adriatico. Negli anni 70 e So sovranità. Se negli atti non vengono nominati dei regnanti o i dogi
e verso la fine del sec. XI, tale minaccia divenne imminente e l'Im- veneziani e i priori non vi figurano con i titoli bizantini, vuoi dire
pero dovette far fronte a difficoltà perfino ai confini orientali. forse soltanto che le città godevano di maggiore autonomia e che i
Bisanzio, internamente indebolita in seguito a crisi economiche, rapporti con l'Impero si erano indeboliti.
sociali e politiche, non era in grado di provvedere da sola alla difesa Nel ro64/65 però il priore di Zara riappare col titolo di stratego
delle sue posizioni marittime e si risolse a cercare l'aiuto di Venezia della Dalmazia (1'02 ). Fino al 1067, anno in cui negli atti figura il
che aveva tutto l'interesse a mantenere libere le vie di comunicazione priore zaratino Leone, primo e unico dei governantori dalmati a por-
marittime per l'Oriente. tare il titolo di catepano, non c'è soluzione di continuità nel dominio
Si può cosf spiegare perché Zara verso il 1050 fosse stata ceduta bizantino in Dalmazia (1' 0'3). Leone, catepano di tutta la Dalmazia
ai Veneziani che dovettero però occuparla con la forza (1° 0). La resi- e protospatario imperiale, compare per l'ultima volta come testimone
stenza opposta dai Zaratini è comprensibile se si tiene presente quanto nel 1069 a Nona. Questa è anche l'ultima notizia di un governatore
si è detto piu innanzi in merito alle forti tendenze autonomistiche bizantino per la provincia di Dalmazia nel sec. XI che allo stesso
delle città, che trovavano un duro ostacolo in Venezia. Quale fosse tempo sia stato anche priore di Zara C04). Dal titolo che portava
stata la sorte delle altre città non risulta dalle fonti, ma esse proba- risulta che la Dalmazia, eccettuata la regione di Ragusa, era consi-
bilmente continuarono a riconoscere il diretto dominio bizantino a derata anche se solo dal punto di vista formale, un tema.
eccezioni forse di Arbe, dove, in un documento del 106o, accanto Fino al regno di Manuele I Comneno (rr43-rr8o), non si può piu
all'imperatore !sacco Comneno (ro57-1059) figura anche Pietro Cre- parlare di piena sovranità bizantina sulla Dalmazia, sovranità che
scimiro IV, re di Croazia e Dalmazia (1° 1). avrebbe trovato la sua espressione nel conferimento di titoli bizantini
Queste due notizie non sono tali da poter far pensare a una in- ai priori di Zara che erano nello stesso tempo governatori provinciali.
terruzione duratura del potere bizantino sulle città dalmate. Malgrado ciò, Bisanzio continuava a considerare· propria questa pro-
Negli atti locali i priori di Zara sono menzionati senza titoli bi- vincia e interferiva nelle controversie riguardanti l'appartenenza della
zantini e ciò significa o che i rapporti non erano i migliori o che Dalmazia alla Croazia, a Venezia o all'Ungheria. Tanto profonda
era la tradizione dell'appartenenza delle città dalmate all'Impero!
Lo sviluppo politico seguito dalla Dalmazia bizantina ha messo
in evidenza le conseguenze del processo d'individualizzazione delle
( 99 ) CHALANDON, Domination normade, I, p. 49-57; NEUMANN, Weltstellung,
p. IOI n. 2 e p. I00-103, per il pericolo che essi rappresentarono per l'impero città e del frazionamento della provincia in entità separate, che non
bizantino. s'erano però ancora completamente allontanate l'una dall'altra.
(1° 0 ) RAcKI, Doc., p. 444, riporta il testo degli Annales Veneti collazionato
sull'originale nella Marciana: «Anno domini millesimo quinquagesimo. Do-
minicus Contarenus, qui in illis temporibus erat dux Venecie, (sui ducatus
anno septimo) iuit Jaderam cum exercitu et caepit eam ''· Srsré, Povijest l, (102) KosTRENCié, Cod. di p!., I, p. 99-100: «: .. tempore N!kolt;, prioris
p. 496 n. 72 e ultimamente N. KLAré, Povijest I, p. 340 accettano il dato del et stratigo ciuitatis !adere,,, ma, come credo che gmstamente. abbra .dimostrato
Dandolo mentre lo respingano il SESTAN, Conquista, p. ro6-107, secondo il Srsré, Povijest I, p. 520 n. 52, si tratta di un errore dello scnba e brsogna leg-
quale si tratterebbe d'una notizia dubbia, e CEssi, Dalmazia, p. III-II2. gere: priore di Zara e stratego della Dalmazia .
. (
101
) KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. 85: « imperii moderante habenas do- (103) KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. ro7. . . .
mmo Comneno, Crouatie Dalmatieque regnum domino gubernante Petro ''· (104) Ibid., p. II4: fra i testimoni si trova « ... dominus Leo, rmpenahs
Da notare però che in due documenti del 1056 (ibid., p. 82 e 83, doc. No. 6o protospatarius ac totius Dalmacie ac iupanus ,,, che però RAcKI, Doc., p. 74, a
e 6r) figura solamente l'imperatrice Teodora (1055-I056). ragione ha corretto in « catapanus ''·
218 219

L'analisi dell'amministrazione bizantina in Dalmazia nel sec. XI, gnito soltanto del titolo generico di proconsole e non di quello di
presuppone uno studio parallelo della figura del governatore. Ed es- proconsole della Dalmazia, poiché, come si è detto piu innanzi, allora
sendo le funzioni di governatore della Dalmazia e quelle di priore Gregorio-Dobronàs rappresentava agli occhi del governo bizantino
di Zara riunite nelle mani della stessa persona, bisogna esaminare Zara e Spalato, e molto probabilmente anche Traù, quindi solamente
almeno nelle linee generali, lo sviluppo dell'autonomia locale a Zara una parte della Dalmazia.
e nelle altre città. Ciò riguarda la Dalmazia centrale e settentrionale, Dopo il 1033, il titolo di proconsole non appare piu nelle fonti.
mentre Ragusa, almeno per un certo tempo, ebbe un'ordinamento I priori di Zara nella loro qualità di governatori imperiali in questa
simile a quello degli altri temi dell'impero bizantino in quest'epoca. seconda fase sono denominati strateghi. Primo fra essi è Gregorio-
Il periodo che si estende dalla seconda metà del sec. X alla fine Dobronàs, che nel 1036 era protospatario et stratico universe Dalma-
degli anni sessanta dell'XI, periodo in cui a capo della Dalmazia si tie ( 111), ma nemmeno un anno piu tardi soltanto protospatario e
trovavano i priori della città di Zara, può essere diviso dal punto di stratego (ll 2); in due atti del 1067, che facevano riferimento all'epoca
vista della titolatura dei governatori imperiali di Zara, in tre fasi (1° 5 ). in cui era stato governatore, in uno è imperiale protospatario e stra-
La prima va dal 986 al 1033· Nel 986, Madio porta il titolo di tego della Dalmazia ( 113) e nell'altro imperiale patrizio e stratego di
proconsole della Dalmazia - proconsul Dalmatiarum (1° 6 ). Secondo tutta la Dalmazia ( 114). Uno stra te go s'incontra per l'ultima volta in
Mayer, sarebbe un fatto del tutto casuale, poiché nella descrizione Dalmazia, nel 1060 (115).
che Giovanni Diacono fa della spedizione di Pietro II Orseolo in Nella terza e ultima fase, infine, i priori di Zara, quali governa-
Dalmazia, il priore di Zara viene si. menzionato, ma senza alcun tori bizantini, portano il titolo di catepano della Dalmazia. A dire
titolo (1° 7 ). La spiegazione di Mayer non mi sembra convincente, in il vero ne conosciamo soltanto uno e cioè quello che figura in due
quanto Giovanni Diacono descrive la situazione qual'era nei primi atti, rispettivamente del 1067 e 1069, col titolo di imperiale proto-
giorni del giugno del 1000, allorché il priore di Zara, assieme al ve- spatario e catepano di tutta la Dalmazia e che certamente era allo
scovo e ad altri magnati zaratini, suum dominum gaudimoniis patiti stesso tempo priore di Zara (116).
recaeperunt . . . Allora il doge di Venezia aveva accettato il giura- I titoli di cui in quest'epoca erano investiti i priori di Zara nella
mento di fedeltà delle città dalmate, per cui il priore di Zara aveva loro qualità di rappresentanti del potere bizantino in Dalmazia, sono
perduto il titolo di proconsole dato che al titolo di Pietro II Orseolo, in completa armonia con lo sviluppo generale dell'amministrazione
dux Venetiae veniva ad aggiungersi et Dalmatiae (1° 8 ). Nel 1033 il provinciale bizantina di questa stessa epoca e devono essere interpre-
pronipote di questo Madio (1° 9) portava il titolo di proconsole (110 ). tati e commentati, possibilmente attingendo a fonti dell'epoca. L'er-
Potrebbe darsi che non sia casuale il fatto che Gregorio fosse insi- rore fondamentale commesso per un lungo periodo consisteva appunto
nell'interpretarne la portata in base a fonti del VI secolo e nel fare
delle analogie con gli stessi o analoghi titoli di epoche precedenti,
(1' 05 ) KLAié, H. Z. XIII (I96o), p. 252, non crede sia possibile dividere lo
sviluppo amministrativo della Dalmazia bizantina in tre fasi, poiché i diplomi
non sono stati ancora criticamente analizzati.
( 106 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 45· ( 111 ) lbid., p. 69.
(1 07 ) MAYER, Munizipalverfassung, p. 221 n. r. (112) Ibid., p. 70-7I: « ... in finibus uero Dalmatiarum honor protospa-
(1° 8 ) Giovanni Diacono, p. I)?; Mayer (cfr. nota precedente) si riferisce tarii et stratico Gregorio, uiro illustrissimo, procurante ... >>, e fra le firme:
appunto a questa notizia di Giovanni Diacono. CEssr, Dalmazia, p. IO) n. 38, << Gregorius, prior et protospatarius testis >>.
rileva che la sollecita assunzione del titolo di '"dux Dalmatinorum" sembra (11 3) I bid., p. I09: « ..• imperialis protospatharii et Dalmatie stra~igi >>.
quasi voler smentire il titolo di "proconsul Dalmatiae", che a un certo mo- (114) Jbid., p. I08: « ... imperialis patrikym ac tocius Dalmacie straugo >>.
mento un priore di Zara aveva aggiunto a quello originario. (115) Jbid., p. wo: « ..• rempore Nikole, prioris et stratigo ciutatis !adere))
(1° 9) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 109. (vedi n. 102 per la correzione).
( 110 ) Ibid., p. 68. (11 6) Ibid., p. ro7 e II4; cfr. n. 104.
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senza tener conto ch'essi nel vecchio sistema provinciale avevano un ministrativo, il periodo in questione si può considerare di transizione.
contenuto differente. I temi conservarono in buona parte la vecchia struttura, ma già a
Bisogna constatare in primo luogo, per quanto riguarda l'uso dei partire dalla seconda metà del sec. X, apparvero le prime innovazioni
titoli per i governatori imperiali in Dalmazia, ch'essi si susseguono tanto nell'organizzazione quanto nella titolatura. Il termine stratego
in un ben determinato ordine cronologico, secondo il quale i priori cominciò progressivamente a cadere in disuso e quali governatori
di Zara figurano dapprima come proconsoli e poi, dal 1036, come dei temi apparvero i duchi (ll 8). Prima però di scomparire comple-
strateghi e infine, dal 1067, come ca te pani. Anche se i titoli dei go- tamente sub1 anch'esso, cosi come altri titoli e termini, una certa in-
vernatori bizantini appaiono purtroppo raramente nelle fonti, impor- flazione. In altre parole si continuò a crear temi come nell'epoca
tante è che non si frammischino dal punto di vista cronologico, cioè classica dell'organizzazione tematica, ma essi furono sempre meno
nel periodo compreso fra il primo e l'ultimo proconsole o stratego. estesi, il che sminuiva l'importanza della funzione dello stratego. Le
Nelle fonti non esiste alcun dato su un altro titolo di un governatore regioni o temi che erano importanti di per sé, o a cui il governo
della Dalmazia, eccetto un proconsole, uno stratego o un catepano. centrale attribuiva uno speciale ruolo politico o militare, in questo
Una successione cronologica cos1 precisa non può essere casuale e periodo di transizione erano rette da governatori che portavano sem-
infatti non lo è, poiché corrisponde allo sviluppo di tutta l'ammini- pre piu raramente il titolo di strateghi e che venivano invece deno-
strazione provinciale bizantina. minati duchi o, talvolta, catepani. I catepani, in senso nuovo, quali
L'amministrazione provinciale bizantina raggiunse la sua siste- comandanti di grandi unità provinciali, fecero la loro comparsa per
mazione definitiva verso la fine del sec. IX e durante la prima metà la prima volta in Italia al tempo di Niceforo II Foca (963-9~): nelle
del X, allorché fu estesa e conseguentemente applicata a tutto l' Im- fonti è menzionato un catepano per la prima volta nel 970 (ll 9). Il
pero l'organizzazione tematica. Tutte le 'regioni dell'Impero furono termine di stratega quindi viene usato di regola per i temi minori,
trasformate in temi, che però non erano del tutto uguali fra loro, mentre per i piu estesi, o importanti, si parla di duchi o catepani C20 ).
ma presentavano alcune differenze amministrative legate alla strut- Questi cambiamenti, che avevano avuto luogo nell'amministrazione
tura economica e sociale della regione o ai compiti specifici del tema. dell'impero bizantino, sono la chiave per comprendere i cambiamenti
Nel periodo compreso fra la metà del sec. X e gli anni ottanta circa avvenuti nell'amministrazione bizantina della Dalmazia.
dell'XI, l'impero bizantino subl grandi e importanti trasformazioni Nella prima delle tre fasi che contraddistinguono lo sviluppo am-
e rivolgimenti economici e politici. Si tratta praticamente di un'epoca ministrativo bizantino in Dalmazia, a capo della provincia si trovava
di transizione dall'epoca bizantina a quello tardo-bizantina in cui si il priore di Zara col titolo di proconsole. Questo termine di procon-
assiste alla progressiva dissoluzione delle vecchie strutture economi- sole non sorprende affatto, poiché corrisponde alla titolatura tradi-
che e sociali. Le proprietà dei contadini e dei soldati continuavano zionale dei governatori dalmati. Proconsoli furono i governatori nel
a sgretolarsi e venivano assorbite a poco a poco dall'aristocrazia feu- VI e all'inizio del VII secolo e abbiamo potuto constatare che il ter-
dale, di giorno in giorno piu forte. La storia politica di quest'epoca mine rimase in vita assai probabilmente fino al sec. IX. Che verso
di transizione è determinata dalle lotte per il potere fra due ceti la fine del X e all'inizio dell'XI secolo i priori di Zara, allorché fun-
della classe feudale: l'aristocrazia burocratica e quella militare. Col gevano anche da governatori bizantini portassero questo titolo, trova
trionfo finale della nobiltà militare con Alessio I Comneno (w8I-
III8), furono poste nuove basi economiche e politiche su cui .l'Im-
pero poggiò fino alla sua caduta (ll 7). Anche dal punto di vista am- (118) STEIN, Untersuchungen, p. 21; BRÉHIER, Institutions, p. 137-143 e ulti-
mamente GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 47 sgg., 55 sgg.
( 11 9) GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 64 sgg.; v. FALKENHAUSEN, Sudi-
talien, p. 46 sgg.; 0IKONOMIDÈs, Listes, p. 344·
(11 7) Cfr. OsTROGORSKY, Storia, p. 295 sgg. (1 2 0) GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 52 sgg., 82 sgg.
222 223

la sua spiegazione nel fatto che l'impero bizantino, impegnato allora Questo tema era amministrato, a partire dalla seconda metà del
altrove, aveva in Dalmazia un influsso relativamente blando. Cosf sec. X, da catepani ch'erano, tutti senza eccezione, funzionari impe-
anche una trentina d'anni dopo, quando comparve di nuovo un pro- riali inviati sul luogo dal governo centrale. Verso la metà dell'XI
console al quale questo titolo era stato probabilmente riconosciuto da secolo, però, in seguito alla pressione normanna, la situazione nel-
parte del governo centrale, i rapporti fra la Dalmazia e la capitale l' Italia bizantina precipitò e nel 1051 per la prima volta nella sua
erano piuttosto deboli. Successivamente, le visite di Gregorio-Dobro- storia vi fu messo a capo un magnate locale, Argiro, che ottenne
r..às rafforzarono questi legami e il vecchio e tradizionale titolo do- anche l'alto titolo di magistro e duca d'Italia C25 ). Inalterate rima-
vette essere sostituito con uno piu elevato e altisonante: nel 1036, il sero le loro funzioni: i vecchi catepani avevano esattamente gli stessi
priore di Zara era denominato protospatario et stratico universe Dal- compiti di quelli che il duca Argiro aveva ricevuto dall'imperatore
121
matie ( ). In un caso è menzionato come imperialis patrikyus ac Costantino IX Monomaco prima di lasciare, nel 1051, Costantinopoli
tocius Dalmacie stratico (1 22 ) che quasi corrisponde alla vecchia tito- per Bari. L'unico fatto nuovo consisteva nel fatto che era diventato
latura della seconda metà del sec. IX e della prima metà del X, al- governatore il figlio del magnate locale Melo, cioè Argiro. Melo
lorché il pieno titolo dei governatori bizantini della Dalmazia suo- aveva capeggiata circa quarant'anni prima una rivolta che fu soffo-
nava ò rivihJmx'toc; 7ta,'tp[xLoc; xrxì. O'"'tpiX-njyÒc; Ll·IXN(J.CX't"[rx.c; C23 ). Ciò cata e suo figlio Argiro fu allora portato come ostaggio a Costanti-
però non vuoi dire che il nuovo titolo ricevuto dal priore di Zara nopoli dove soggiornò un certo tempo C26). Questo stesso Argiro,
avesse lo stesso valore di quello dello stratego del IX e X secolo, ché come uno dei piu influenti cittadini di Bari, aveva concluso nel feb-
anzi era di portata minore e per questo poteva essere concesso anche braio del 1042 un'alleanza con i Normanni, li aveva fatti entrare
a un rappresentante del potere locale senza che fosse intervenuto nella città come mercenari e in cambio si era fatto riconoscere duca
alcun cambiamento. Lo stratego della Dalmazia ricopriva in pratica e principe d'Italia. Non essendovi in quel momento nessun catepano
una posizione che era fondamentalmente la stessa di quella di prima, bizantino in Italia, egli sperava che Costantinopoli gli avrebbe rico-
allorché portava il titolo di proconsole. nosciuta questa carica, ma le sue speranze andarono deluse quando,
Il catepano della Dalmazia negli nnni sessanta era, cos1 come i nel 1042, fu inviato un nuovo catepano, Giorgio Maniace. Scontento
suoi predecessori, priore di Zara. Come abbiamo dimostrato sopra, del corso preso dagli avvenimenti, Argiro allora si sollevò. Allorché
non c'è alcun dubbio in proposito, poiché la parola prioratum, omessa nel giugno del 1042 Costantino IX Monomaco (1042-1055) salf al
per caso nel testo dell'atto, è stata poi dallo stesso scrivano aggiunta trono imperiale, sorsero delle complicazioni col catepano Giorgio
sopra la riga C24). Non c'è stata cosf soluzione di continuità nella Maniace che in Italia s'era ribellato e fatto proclamare imperatore.
tradizione dell'amministrazione bizantina in Dalmazia conforme- Fu cosf che Argiro nella sua lotta contro Maniace si ritrovò a essere
mente alla quale ai priori di Zara era dato di diventare ' governatori alleato del governo centrale e ottenne alte onorificenze C27 ). Egli
imperiali, ricevendo titoli che andavano mutando col tempo. I cate- continuava però a rappresentare un pericolo per il nuovo catepano
pani erano stati governatori di grandi e importanti temi fino alla Teodorocane, giunto in Italia in sostituzione del ribelle Maniace e
metà del sec. XI, dopo di ché la loro funzione fu degradata. Tipico pertanto fu invitato a Costantinopoli. In Italia, frattanto, in seguito
in questo senso è il caso dell'Italia. all'avanzata dei Normanni e al malcontento generale verso l'aromi-

(12 1 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 69.


122
( ) Ibid., p. ro8. (1 25 ) Cfr. v. FALKENHAUSEN, Suditalien, p. 6o, ma vedi anche: ibid., p. r87,
(123) Phil., I39· 19. dove è dato il titolo completo: JJ.cZYLIT"t"poç, fjÉO"'t''% xcd ooùç '1-ro:ì..(o:ç, Ko:ì..o:{3p(o:ç,
124 ILXEÀ(o:ç xo:l IIo:rpÀ·o:yov(o:ç,
( ) Cfr. FERLUGA, Dalmacija, p. 105 e n. roo; ciò è ora fuori dubbio,
poiché KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 107, annota "prioratum" senza esprimere (1 26 ) Ibid., p. 5s.
alcun dubbio in merito. (1 27 ) Ibtd., p. 58-59·
225

nistrazione bizantina, la situazione diventava sempre piu difficile, Dalmazia contribuirono a far sf che il legame amministrativo fra le
cosi che a Costantinopoli fu presa la decisione di porre a capo del città dalmate e il governo centrale si riducesse a pura forma e che
tema Argiro, appoggiato da gran parte dei magnati locali e già da il grado di autonomia delle città aumentasse di conseguenza sensi-
prima in buoni rapporti con i Normanni. Nel rosr egli parti quindi bilmente.
per Bari dove doveva occupare la nuova posizione di duca d'Italia (1 28 ). Da un'analisi delle fonti si giunge a un'ulteriore constatazione:
Il caso di Argiro mostra da una parte come le forme ammini- in Dalmazia o, piu precisamente, in una parte di essa, eccetto i priori
strative venissero adattate alla situazione locale e dall'altra, come che portavano il titolo di proconsole e piu tardi quello di stratego
forze locali potessero imporre all'Impero indebolito la loro volontà e catepano, non c'erano funzionari imperiali. Nelle fonti, infatti,
o, meglio, un personaggio a loro legato, quale governatore. L'Italia oltre agli or ora citati titoli per i governatori, non si trova nemmeno
meridionale era per Bisanzio una regione molto piu importante che una sola menzione di titoli bizantini (1 30 ). Ciò è in assoluto aocordo
non la Dalmazia, per cui ci volle molto tempo prima che un ma- col carattere della funzione del governatore, come anche coll'orga-
gnate locale riuscisse a venire a capo della provincia. nizzazione e struttura della Dalmazia bizantina. In tutti i diplomi
Altrettanto interessante è, per la stessa epoca, lo sviluppo ammi- in cui il priore di Zara figura con denominazioni e titoli bizantini,
nistrativo di Cherson, piccola anche se relativamente importante pro- questi ultimi sono giuridicamente irrilevanti, perché, trattandosi di
vincia bizantina giacente alla periferia dell'Impero, che in molto atti civili circoscritti soltanto al territorio di Zara, è determinante la
ricorda lo sviluppo della Dalmazia. funzione di priore. Del resto ciò risulta con evidenza anche dal fatto,
Nella cronaca russa, nota sotto il titolo di Lat'rent'evskaja letopis', p. es., che in uno stesso atto il priore di Zara, pur portando nel pro-
per l'anno ro66 è registrato il racconto della visita del principe russo tocollo il titolo di proconsole della Dalmazia, sottoscrive soltanto
Rostislav Vladimirovic venuto in Crimea a raccogliere le imposte. I come priore di Zara (1° 1 ), oppure da un caso in cui in due atti cro-
Greci di Cherson, impauriti dalla vicinanza di Rostislav, gl'inviarono nologicamente vicini, il priore di Zara appare una volta col titolo
il loro "kotopan" che alla fine lo avvelenò. Rientrato a Cherson, il bizantino di proconsole e la seconda volta senza di esso (w 2 ). A
"kotopan" raccontò quanto aveva fatto, ma i Chersoniti lo lapida- quanto pare, le città dalmate sotto il dominio bizantino non avevano
rono. Latisev, nel commentare l'avvenimento, conclude giustamente il diritto di eleggere un governatore provinciale, come si può dedurre
che 1'l "kotopan , de11 a cronaca russa cornspon
. de al :X:tX:"t'E1t.ClV·W
Il ' ,
esaminando alcuni privilegi concessi successivamente a esse. Tale era,
bizantino e aggiunge che probabilmente in questo caso si tratta di p. es., il giuramento che il re ungherese Colomanno prestò agli abi-
Leone Aliate, noto da un'iscrizione locale. Comunque sia, abbiamo tanti di Traù nel nr8 e con cui, fra l'altro, confermava in carica
la prova che a capo di piccoli temi periferici poteva trovarsi un cate- il vescovo e il conte (w 3 ), che il clero e il popolo avrebbero eletto,
pano, anche se in questo caso, a differenza della Dalmazia, esso non
era un magnate locale (1 29 ).
L'indebolimento dell'Impero e il suo relativo disinteresse per la
(IJO) BRUNELLI, Zara, I, p. 309; BRASNié, Municipija, p. 92; KosTRENCJé,
Pravna povijest, p. 263-264; N. KLAié, Povijest I, p. 337·
(1 31) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 45-46. ·
(1 32 ) Ibid., p. 68: « ..• prior dominus Gregorius et proconsul "· Il diplo-
(1'28 ) Ibid., p. 6o; per gli avvenimenti in Italia cfr. anche GAY, Italie mé- ma porta la data del 5 luglio 1033. Ibid., p. 68 sg.: « ... prioratus autem
ridionale, p. 399-402, 460-464, 469-472, 485. eiusdem ciuitatis regente Gregorio decentissimo uiro >>. Questo diploma è del-
(1 29 ) V. V. LATISEV, Sbornik greeeskich nadpisej chritianskich vremen iz l'inizio dell'anno 1034.
juznoj Rossii, S. Peterburg 1896 (ristampa 1974), p. 19. L'iscrizione dell'aprile (1<3 3 ) Che il comes corrisponda del tutto al priore dei tempi precedenti lo
1059, sulla quale Leone Aliate figura quale patrizio e stratego di Cherson e ha dimostrato MAYER, Munizipalverfassung, p. 226-227; cfr. anche un diploma
Sugdaia, è pubblicata dallo stesso LATISEV, op.cit., p. 16-17. Cfr. JAKOBSON, di Spalato del 1086 in KosTRENCié, Cod. dipl., I, p. 186: « ... comitatu Do-
Krym, p. 77· mini Duimo prioris >>.
e permetteva loro inoltre di servirsi delle vecchie leggi C34). Tale
Cattaro (1 38) e Ragusa C39) - ma anche in città che non erano di
era ancora l'accordo del ur8 fra il doge Ordelaffo Falier e Arbe,
origine romana, come p. es. a Belgrado (1 40 ). Come s'è visto, nel caso
in base al quale i Veneziani promettevano di rispettare le usanze
del privilegio concesso da Colomano o di quello co~cess~ d.al d~~e
e l'ordinamento dei cittadini appunto di Arbe, come anche la libertà
veneziano Ordelaffo Falier, i priori venivano elettl dat ctttadmt.
della loro terra e il loro potere - di cui affermavano d'aver goduto
Quello che qui ci interessa è accertare se per l'elezione del priore ci~­
sotto l'imperatore bizantino o il re ungherese - di eleggere da soli
tadino fosse necessaria l'approvazione del governo centrale. Le opt-
i loro vescovi e conti (135). Non esistono testimonianze di privilegi
nioni degli storici in merito sono state fino ad oggi divise e contra-
simili per altre città, forse perché andarono in buona parte perdute.
stanti. Sisié e Dabinovié (1 41 ) ritenevano che l'elezione del priore
Se le città avessero goduto di una comune prerogativa di eleggere
fosse libera, ma che vigesse l 'uso di una conferma formale da parte
il proprio governatore provinciale, negli atti con cui i privilegi veni-
dell'imperatore bizantino. Secondo Mayer invece era stata limitata
vano confermati ne sarebbe rimasto almeno un cenno, anche se vago.
piu tardi dal potere veneziano, ovvero da quello ungherese o ser-
Il modo di procedere dei Veneziani durante la loro spedizione in
bo (1 42 ), per cui sembrerebbe che in epoca bizantina l'elezione fosse
Dalmazia dell'anno rooo, chiarisce in parte questo problema: in
del tutto libera e non sottomessa a qualsivoglia approvazione. Di
Dalmazia, ch'essi ebbero provvisoriamente sotto il loro dominio, pur
uguale avviso era Kostrencié, il quale riteneva che prima di Colo-
rispettando dal punto di vista formale la sovranità bizantina, non
manna i priori non necessitassero di alcuna conferma della loro ele-
inviarono un loro governatore né lasciarono tale funzione al priore
zione (1 43 ). Brasnié osserva in primo luogo che non esistono nelle
di Zara. Il doge veneziano aggiunse al titolo di dux V enetiae quello
fonti dati sufficienti per una valida conclusione in merito e dal canto
di dux Dalmatiae, trasferendo cosi probabilmente su di sé il titolo
suo sostiene che le città avessero l'obbligo d'informare il potere su-
di governatore bizantino C36).
premo dell'elezione e della persona del nuovo priore (1 44).
Ciò sembra essere del tutto logico, dato che il titolo di proconsole
È vero che non esistono abbastanza dati nelle fonti per poter
della Dalmazia aveva soltanto un carattere onorifico, non essendo
stabilire con sicurezza, se il priore avesse bisogno o meno di una
legato a speciali funzioni da svolgere nell'ambito di tutta la provincia.
conferma imperiale. Malgrado ciò, fra gli autori che si sono occupati
Le fonti non parlano di alcuna funzione dei priori di Zara che
del problema, Kostrencié è stato l'unico ad analizzare le fonti a fondo.
potrebbe far pensare a determinate competenze fuori della loro città
o, altrimenti detto, a un loro potere in tutta la provincia.
I priori erano i supremi rappresentanti dell'amministrazione mu-
Split, p. 433-434; successivamente se ne han?o ~!tre da Zara, KosTRENC1é, Cod.
nicipale. Se ne incontrano non ·soltanto a Zara, Traù, Spalato, Ve- dipl., I, p. 26; da Veglia e Arbe, Giovanm D1acono, .P· 157; da Ossero, ~o­
glia e Ossero nel X e XI secolo (1 3 7) - sono menzionati p ili tardi a STRENc1é, Cod. dipl., I, p. 57; a Traù in una f?nt~ ~cntta appar~ per !a pnma
volta il priore nel 1064 (Ibid., p. 98), men:re .l'1scnzwne della ch1~sa d1 S. Bar-
bara in cui figura un priore viene fatta nsahre al!~ second~ meta del sec. XI
0 all'inizio del XII; per la data cfr. M. VAs1é, Arhztektura t skulptura u Dal-
(1 34 ) SM1C1KLAS, Cod. dipl., n, P· 19: (( ... episcopum verum aut comitem, maciji od poéetka IX do poéetka XV veka, Beograd. 1922, p .. 67 sg. .
(138) SM 1erKLAs, Cod. dipl., II, p. 38, dove, a d1r !l vero, SI parla d1 comes,
quem clerus et populus elegerit, ordinabo, et lege antiquitus constituta vos uti
permittam >>. ma cfr. n. I33· d ·
(139) KosTRENc 1é, Cod. dipl., I, p. 79-80, e H anche la nuova atazwne.
(1 35 ) Ibid., p. 30: << Juramus vobis Arbensibus et uestris successoribus here-
dibus perpetuo uestram consuetudinem et statum vestrum et libertatem terre (140) KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. 88, 89, 91. Cfr. FERLUGA, Zara, P· 14~ sgg.,
uestre potestatemque, quam antiquitus dicitis habuisse sub imperatore Constan- ora anche in FERLUGA, Byzantium an the Balkans, p. 187 sg. e N. KLA1c, Po-
tinopolitano et sub rege Vnganorum, presulem vobis eligendi ac comitem, vijest I, p. sr8-5r9. ..
confirmatione comitis reseruata nostre curie>>. (141) Srs1é, Povijest I, p. 675 e DABINovré, Pravna povzJest, p. 152.
(1·36 ) Vedi n. 108. (142) MAYER, Munizipalverfassung, p. 227. ..
37 (143) KosTRENcré, Slobode, p. 72-73, e dello stesso, Pravna povzJest, p. 267.
(1 ) La prima menzione di un priore proviene da Spalato, cfr. KARAMAN,
(144) BRASNié, Municipija, p. 91.

lilii'A'Iì
228 229

Bisogna prima di tutto sottolineare quanto segue: le fonti analizzate confermare il vescovo o il conte che il clero o il popolo avrebbero
risalgo~o .al sec. ~II. an~i, nella maggior parte dei casi, ai primi eletto e di concedere loro di servirsi delle vecchie leggi - ... episco-
decenm d1 esso. L Istltuzwne del priore però dev'essere studiata nel pum vero aut comitem, quem clerus et populus elegerit, ordinabo,
suo sviluppo, quindi rifacendosi anche a fonti del sec. XI. Si vedrà et lege antiquitus constituta vas uti permittam (1 47 ) - e le altre rispet-
a.ll~ra quan~o. alc~ni dei suddetti autori, e primo fra tutti Kostrencié, tivamente di Stefano II del rr24 (148), di Ghesa del rr42 (1 49 ), del
SI Siano avv1cmatl a una soluzione giusta. Nelle fonti non esiste alcun duca Andrea del II99 (1 50 ), che possiedono testi quasi identici. Sulla
dato per poter affermare che gl'imperatori bizantini avessero mai base di questi diplomi. non si può stabilire se si tratta di un vecchio
conf:r.mato !:elezione dei priori. Quel poco che sappiamo circa i rap- diritto di conferma vigente ancora ai tempi bizantini o di un diritto
porti m, mento ~ra le città dalmate e Bisanzio, lo dobbiamo soprat- che il re ungherese s'era arrogato, allorché sottomise le città dalmate.
tu~to ali o?era d1 Cecaumeno. Gregorio-Dobronàs era priore di Zara Il secondo gruppo è formato dalle conferme di privilegi da parte dei
e. m segmto alle sue visite a Costantinopoli ottenne alti titoli. Pos- Veneziani. La prima fu emessa dal doge Ordelaffo Falier a favore
Sl
amo add urre c1o
., come prova ch e a Costantmopoh
. . fossero concessi
degli Arbesani con il seguente testo: Juramus vobis Arbensibus et
s~ltanto degli alti titoli? A quanto pare sf., poiché Gregorio-Dobro- uestris successoribus heredibus, perpetuo uestram consuetudinem et
nas doveva essere antecedentemente priore, cosf. come del resto lo statum vestrum et libertatem terre uestre potestatemque, quam anti-
er~n~ gl~ ~Itri ~ri~ri za~atini prima di ricevere nella 0 dalla capitale quitus dicitis habuisse sub imperatore Constantinopolitano et sub
alti tltoh 1mpenah quali quello di proconsole o stratego o catepano. rege Ungarorum, presulem vobis eligendi ac comitem, confirmatione
D'altra parte possediamo dei dati che confermano indirettamente comitis reseruata nostre curie (1 51 ) ••• In questo giuramento è espres-
quanto detto. I Veneziani, durante la spedizione del woo, ricevet- so con chiarezza il diritto dei Veneziani di ratificare l'elezione del
tero il giuramento di fedeltà dai priori dalmati probabilmente senza priore o del conte, come anche il fatto che di tale diritto gli abitanti
porre condizioni di sorta, come c'informa la Cronaca di Giovanni di Arbe erano stati titolari sotto il dominio bizantino. La conferma
45
Diacono (1 ). Si potrebbe anche supporre che il cronista, per quanto dell'elezione da parte dei Veneziani, citata separatamente alla fine
molto al corrente dei fatti, non abbia ritenuto necessario menzio- del testo, lascia la precisa impressione che si tratti di qualcosa di
narle. Alcuni anni piu tardi, però, esattamente nel wr8 furono stesi particolare, di nuovo, di qualcosa che debba essere sottolineato espres-
. '
quattro atti nei quali i cittadini di Arbe, Veglia, Ossero e Caisole, samente e che quindi prima non esisteva. La prova di ciò viene data
46
sull'isola di Cherso (1 ), si obbligavano a pagare un tributo annuo una cinquantina d'anni piu tardi dagli stessi abitanti di Arbe. Allor-
a1 Veneziani. E questo è l'unico obbligo di cui si parla: ciò vuoi ché infatti nel rr66 i Veneziani concessero dei privilegi ad Arbe,
dire che per tutto il resto essi erano liberi, o meglio, che avevano notabili cittadini dell'isola ... secundum sue antiquitatis statum libe-
conservato i vecchi privilegi e che quindi una conferma dell'elezione ram éligendi comitis electionem instanter requirebant (1 52). Richie-
del priore non era necessaria. Gli atti del sec. XII con cui vengono devano dunque soltanto di poter eleggere liberamente il conte, che
~onfermate le prerogative delle città, si dividono, per quanto riguarda corrispondeva al priore di una volta, richiamandosi a vecchi diritti
Il problema che. qui ci interessa, in due gruppi. Al primo apparten-
gono le seguenti conferme concesse dai re ungheresi: una di Colo-
manna del rro8 nella quale egli promette agli abitanti di Traù di
(147) SMICJKLAs, Cod. dipl., II, p. 19.
(1 48 ) Ibid., p. 37·
(149) Jbid., p. 49·50-
(150) lbid., p. 338.
145
( Giovanni Diacono, p. 157-159·
) ( 15 1) Jbid., p. 30; cfr. KosTRENC!é, Slobode, p. 71 n. 42, che si riferisce a
146
( KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 54-58 (doc. No. 37, 38, 39, 40); per
) questo atto, ma solamente a questo.
l'autenticità del diploma No. 39 cfr. n. 48. (152) SMICJKLAs, Cod. dipl., II, p. 103.
concessi da Bisanzio. L'uso dell'espressione instanter mostra del resto
piche piuttosto per la seconda metà del sec. XI. Non si conosc~
che questo diritto era cosf profondamente radicato in loro, che lo
esattamente quale fosse la durata della carica di priore. Le fonti
avevano avanzato direttamente e disinvoltamente. II doge rispose sembrano indicare un lasso di tempo che si estende da un minimo
affermando che l'elezione del conte e la sua conferma erano una sua
di un anno a un massimo di cinque (1 57). La questione è importante,
prerogativa, ma, dopo essersi consultato in merito, permise agli abi- poiché in un certo senso sta in relazione col problema concernente
tanti di Arbe d'eleggere liberamente il loro conte, a condizione però la conferma dell'elezione del priore. Per il governo centrale sarebbe
che gli fosse presentata una lista di quattro notabili cittadini fra i
stato infatti molto piu complicato confermare i priori se venivano
quali egli ne avrebbe scelto uno (1 53). Se nel vecchio diritto dei tempi eletti ogni anno invece che ogni cinque. Il problema è tanto piu
bizantini fosse stato previsto che il potere supremo doveva ratificare
complicato in quanto spesso le stesse personalità erano elette più volte
l'elezione, cosf come è formulato nell'atto di conferma dei privilegi
priori e compaiono in periodi compresi fra i sei e i quindici anni.
del rn8, il doge non avrebbe detto « ... in potestate nostra (i. e.
Non è il caso d'analizzare qui dettagliatamente le funzioni del
ducis) esse comitis electionem et eius confirmationem >> (1 54), espres-
priore per mostrare com'egli, quale rappresentante del_ pot~re supr_e-
sione con cui vuole in fondo dimostrare la propria magnanimità,
mo, amministrasse la città e fino a qual punto spartisse Il propno
mentre rinuncia tanto all'elezione quanto alla conferma del conte.
potere con altri organi, cioè coi giudici cittadini, coi vescovi, coi
AI posto del vecchio diritto di eleggere in modo del tutto libero il
tribuni, col consiglio e con l'adunanza del popolo (1 58). Essenziale
priore o il conte, il doge rileva un diritto fittizio, cioè quello di eleg-
è la constatazione, confermata da tutte le fonti senza eccezione alcuna,
gere il conte, e uno acquisito, consistente nel confermare l'elezione.
che alla fine del sec. X e nell'XI il priore, da solo o unitamente ad
Mettendo alla stessa stregua il diritto fittizio e quello acquisito, risulta
altri organi cittadini, era competente per tutti gli atti giuridici e
che quest'ultimo non aveva delle basi molto solide, per cui le affer-
amministrativi soltanto per la città a capo della quale si trovava e
mazioni dei notabili d'Arbe risultano veridiche. Ai tempi bizantini
per i suoi dintorni e giammai per tutta la provincia o per piu città.
quindi il governo centrale non confermava l'elezione del priore. Que-
sta pratica venne in uso nel sec. XII, quando le città passarono sotto
il dominio veneziano o ungherese e la sua procedura variava da città
non Nicodemo: "Hec etenim ante horui? notttta testium condonatio f~ta
a città e da potere supremo a potere supremo. Ogni città aveva di fuit videlicet ... prioris Ualize, Nichodem1 )) (ibid., p. rr_~)- Cfr. MAYER, u-
regola un solo priore, ma talvolta ne troviamo due. In alcuni casi si nizipalverfassung, p. 225 e n. 6; KosTRENcré, Pravna. povzt~st, p. 267-26_8. .
(157) Difficile è dire se i priori nominati nei d1plom1 fo;;~ero ~tat1 eletti
tratta del priore al potere o dell'ex-priore (1 55), in altri pare che il
per uno o piu anni o avessero esercitato la loro funzione per ~IU an_m venendo
secondo priore portasse soltanto il titolo e non esercitasse le funzioni ridetti ogni anno; cfr. p. es. il priore Gregorio che figura m at_tl del 1033~
56
corrispondenti C ). Si tratta comunque di situazioni eccezionali, ti- 1034 e ro36 (KosTRENeré, Cod. dipl., I, p. 68, 69, 7o). For;;e dei doc~mentl
della seconda metà del sec. XI potrebbero indicare una soluzwr:e: un ~1plo~a
del 1091 " ... meque Drago, domni Prestar:tii e~iscopi nepote, Iam. tertlo pno-
rante )) (ibid. p. 200) e subito dopo: " ... m pnmo anno mee te:ue recupera-
( 153 ) lbid.
tionis )). RAc~r, Doc., p. 154 corregge però '"recupe:atio~is" in '"pnor~t.us"; una
(1 54 ) lbid. concessione del 1095: " ... ego Dragus, Iaderens1s ~:ror, _nep?s sc1hcet pra-
55 goni Magni prioris, iam senex, in quinto anno terti~ :nei pr!Oratus )) (zbt~:
(1 ) KosTRENcré, Cod. di p!., I, p. 205: '' ... Dragus Iaderensis prior, ne-
p. 2o5). Cfr. BRASNié, ~unicipija, p. 9?; MAYER, Munzzzfalve~!assung, P· 22),
pos scilicet Dragoni Magni prioris ll, e ibid., p. 206, fra i testimoni: " Signum
manus Uitaze nuper prioris )). KosTRENcré, Pravna povztest, p. 268; e ulumame~te N._KLArc, Po~zte~t l, P· 337. s~g.,
56 che, parlando del priorato, giustamente sottolmea -~~ forma:s1 _di u~ p~tnz_Iat?
(1 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. rrr: "Hacta sunt autem ... ante noti-
dalmata e in alcune città, soprattutto a Zara, addmttura. d~ dm~sue d1 pnon.
tiam horum testium inprimis: Ualize et Nichodemi priorum )); però nello (158) Per lo sviluppo interno delle città e la loro amm1mstrazrone cfr., oltn;
stesso atto di donazione del ro68 è detto espressamente che la decisione fu alle già citate pubblicazioni di Br~snié, ~ayer, KostrenCié, Sisié,, Praga, CeSSl
presa da parte di « .•. Ualize prioris cum suis nobilibus )) (ibid., p. rro) e, e N. Klaié, ancora RAcKI, Nutarnte stante, p. II4·II8; DABmovrc, Pravna po-
allorché vengono nominati tutti i presenti, solo Valiza figura quale priore e
vijest, p. 144-154·
Il priore di Zara, anche se le sue funzioni e competenze non oltre- dato in Dalmazia da Costantinopoli e che stesse a capo d'imponenti
passavano le mura cittadine e i dintorni di Zara, aveva una posizione forze militari ( 161), poiché non trova alcun riscontro nelle fonti e
speciale risultante da un tradizionale prestigio di cui godeva in qua- contrasta per di piu con l'ordinamento della Dalmazia nel sec. XI.
lità di priore della metropoli della regione. Dobbiamo precisare al Altrettanto infondato è il ritenere che il catepano avesse perduto le
riguardo che tale prestigio gli portava anche dei vantaggi effettivi, competenze civili e conservato soltanto quelle militari (1 62 ), poiché
che però non si concretizzarono mai in determinate competenze am- egli in realtà, come priore di Zara, non aveva mai avuto né le une
ministrative o giudiziarie nell'ambito del tema. né le altre nell'ambito del tema.
In conclusione, i termini di proconsole e, piu tardi, di stratego L'autonomia delle città dalmate era nel sec. XI molto ampia, sia
e catepano che venivano dati ai priori zaratini quali personaggi che per il loro singolo rafforzamento economico, sia per la discontinuità
stavano a capo della metropoli della regione (1 59), erano soltanto titoli territoriale della provincia, che faceva di ogni città un'entità a sé, e
onorifici. Quando dunque Cecaumeno dice che Dobronàs-Gregorio per il disinteresse o piuttosto per l'impossibilità del governo centrale
era arconte e toparca, in ciò si riflettevano i rapporti reali che inter- d'interferire attivamente nelle questioni locali. La portata politica e
correvano fra le città dalmate e Costantinopoli. Egli poteva chia- il prestigio di Zara quale metropoli della regione si rifletterono fino
marlo a buon diritto arconte, poiché, nella sua qualità di priore zara- a un certo punto nella realtà, ma non raggiunsero mai dimensioni
tino - e si è visto che Cecaumeno menziona anche Spalato, di cui tali da essere istituzionalizzati. La descrizione dettagliata della spe-
Dobronàs in nessun caso poteva essere priore nello stesso tempo in dizione veneziana in Dalmazia del 1000 permette di concludere che
cui era priore di Zara - rappresentava la Dalmazia; poteva definirlo nella Dalmazia bizantina nonostante l'alto grado raggiunto dalle
toparca, poiché i suoi rapporti con Costantinopoli erano di fatto, e autonomie locali, esisteva 2nche una specie di assemblea provinciale
cosi li vedeva anche Cecaumeno, propri di un regnante semindipen- che in certi momenti importanti si riuniva a Zara. I Veneziani, p. es.,
dente e non di un funzionario imperiale (1 60). La tradizione del erano giunti in Dalmazia dietro invito di quasi tutti i suoi abitanti
sec. IX, allorché la Dalmazia era un'arcontia e allorché ivi vigeva che avevano adottato questa risoluzione appunto in un'assemblea
un'analoga situazione, s'era mantenuta quindi fino all'XI secolo, plenaria - Dalmacianorum populi omnes poene simul convenientes -
rafforzata dall'esistenza bicentenaria di Zara quale metropoli dal- e allorché il doge veneziano venne a Zara, qui si riunirono nuova-
mata, malgrado i cambiamenti economici, sociali e politici sopravve- mente i personaggi piu in vista della regione - ibi (i. e. Jaderae)
nuti nell'impero bizantino in generale e nella Dalmazia in partico- illius regionis maiore confluentes - e, come si è innanzi dimostrato,
lare. Infondata è quindi l'affermazione che il catepano venisse man- non si trattava soltanto degli abitanti di Zara e dei dintorni, bensf.
della Dalmazia intera C63 ). Delle due assemblee, la seconda fu tenuta
a Zara, come afferma inequivocabilmente la fonte. Anche quando
59
(1 ) BRUNELLI, Zara, I, p. 309; KosTRENcré, Pravna povijest, p. 261-262, fu inviato ai Veneziani l'invito a intervenire in Dalmazia, i maiores
erroneamente afferma che gli strateghi in Dalmazia godevano di un potere
minore, poiché non percepivano le loro "roge" dalla cassa statale. Questa mi-
si riunirono nella metropoli della regione tanto piu che, secondo
sura fu presa verso la fine del sec. IX, non solo per tutti i governatori dei Giovanni Diacono, nel 998 soltanto Zara riconosceva il potere vene-
temi occidentali, ma anche per alcuni di quelli orientali.
160
ziano (1 64 ).
( ) Secondo Cecaumeno il toparca stava a capo di una regione che si
trovava alla frontiera dell'Impero senza farne parte e non era libero nelle sue Non si può stabilire con precisione di quali assemblee si trattasse
decisioni dovendo rispettare e amare l'imperatore e i suoi amici (cfr. Cecaumen.,
r66-r68, 298-300). Che Dobronàs risiedesse a Zara è dimostrato non solamente
da quanto è stato già documentato riguardo alla sua identità con Gregorio, (161) PRAGA, Storia, p. 65.
ma anche dal fatto che Cecaumeno menziona Zara e Spalato in un determi- (162) BRUNELLI, Zara, I, p. 308.
nato ordine: non a caso Zara è al primo posto. Essa era infatti il centro am- (1 63 ) Vedi sopra p. 198.
ministrativo e politico della Dalmazia imperiale.
(1 64 ) Giovanni Diacono, p. I55·
2 34 2 35

visto che i dati delle fonti sono scarsi. Manojlovié, l'unico ad aver Il priore di Zara espletava dunque spesso due funzioni: quella
notato questi dettagli nella descrizione di Giovanni Diacono, ritiene di supremo rappresentante locale a Zara e quella di governatore im-
che si tratti del conventus (1 65 ), noto nell'ordinamento romano già periale della Dalmazia. La funzione di rappresentante locale era pri-
in epoca anteriore a Diocleziano, allorché la Dalmazia era divisa in maria: i priori rivestivano infatti già questa carica allorché dall'im-
tre conventi. Ma non pare affatto convincente la tesi che queste as- peratore ottenevano il titolo di governatore e non viceversa. I gover-
semblee avessero qualcosa in comune con i conventi romani; esse natori erano, tutti senza eccezione, rispettabili personalità locali che
venivano convocate a Zara in occasioni eccezionali, soprattutto allor- stavano a capo dell'amministrazione cittadina; non è noto nemmeno
ché bisognava prendere un'importante decisione in politica estera. un solo caso in cui qualcuno avesse prima ottenuto il titolo di gover-
Lo conferma anche la promessa fatta l' 8 febbraio 1076 dagli abitanti natore e dopo quello di priore né che qualcuno avesse esercitato sol-
di Spalato, Traù, Zara e Belgrado ai Veneziani di non invitare i tanto la funzione di governatore. L'essere governatore bizantino della
Normanni nelle loro città (1 66). A dire il vero non si capisce dove fu Dalmazia non comportava il priorato di Zara, mentre quest'ultimo
tenuta l'assemblea nella quale fu adottata questa decisione. Dato il in realtà divenne condizione per ottenere il titolo di governatore. La
gran numero di partecipanti, essa dovette aver avuto luogo certa- nomina a governatore imperiale non aveva alcuna particolare impor-
mente in Dalmazia, forse a Spalato, essendo i suoi abitanti nominati tanza amministrativa nell'ambito della provincia, ma aumentava
al primo posto. Colomanno convocò, in occasione della sua venuta soltanto il prestigio e l'autorità politica del priore di Zara. Si trat-
in Dalmazia, un'assemblea davanti a Zara dove furono prese in esa- tava in fondo di un modo con cui l'impero legava a sé il piu alto
me le libertà non di una città, ma di tutta la Dalmazia poiché nel rappresentante dell'autorità locale. Bisanzio sottolineava cos1 la sua
documento è detto: - ibique de Dalmacie libertate . . . tractante, e sovranità in modo piu diretto che non quando i dogi veneziani ag-
. . . ut antiquam Dalmatie libertatem in ullo unquam deberet frau- giungevano alla loro denominazione di dux V enetiae quella di dux
dare (1 67). Dalmatiae. È evidente quindi perché in Dalmazia non ci fossero
Nulla purtroppo sappiamo in merito ad altre assemblee provin- funzionari bizantini né un apparato amministrativo competente per
ciali, ma anche questi magri dati, accanto a quanto si è or ora detto, tutta la provincia. Il priore di Zara ostentava soltanto maggior pompa
danno un'idea di quello che devono essere stati il ruolo e l'impor- e aumentava il suo prestigio fregiandosi di titoli ottenuti dall'impe-
tanza della metropoli della regione. Diventa cosi' chiaro perché gl'im- ratore ed era, tanto in Dalmazia quanto agli occhi degli altri stati,
peratori bizantini conferissero proprio ai priori di Zara il titolo di simbolo della lealtà delle città verso l'impero e della sovranità del-
governatori imperiali della Dalmazia. Il racconto di Giovanni Dia- l'impero su di esse.
cono concernente la spedizione veneziana del woo è illustrativo da Questa è la fondamentale ed essenziale caratteristica che diffe-
questo punto di vista, poiché fra tutti i priori pone soltanto il priore renziava, dal punto di vista amministrativo, la Dalmazia dagli altri
di Zara prima del vescovo e cos1, consapevolmente o meno, gli rico- temi. Mentre infatti questi ultimi verso la fine del X e nell'XI' secolo,
nosce una certa posizione di prevalenza rispetto agli altri magnati a ocrni
b
modo fino all'avvento dei Comneni, mantenevano nelle linee
ecclesiastici o laici della Dalmazia imperiale (1 68 ). generali la loro vecchia struttura amministrativa, per cui i funzionari
imperiali erano sottoposti direttamente al governatore o a una delle
grandi cancellerie del governo centrale, in Dalmazia invece il potere
(1 65 ) MANOJLovxé, Mletacki perfekti, p. 6x. imperiale si esprimeva solo formalmente nel titolo del governatore
(1 66 ) KosTRENexé, Cod. dipl., I, p. 137-139·
167
( ) SM1C1KLAS, Cod. dipl., II, p. 24. Per la data della discesa di re Colo-
manna in Dalmazia cfr. MARKovxé, Dva natpisa, p. 103.
168
( ) Giovanni Diacono, p. 157: « ... Iaterensem antequam adpropinqua- gli altri casi, ibid.: « •.. inter quos Veclensis et Arbensis episcopi cum earum
rent urbem, eiusdem civitatis prior cum episcopo et ceteris ... »; cfr. invece civitatum prioribus adfuerunt >>.
imperiale. L'organizzazione tematica, cos1 come ogni altro sistema, Non possiamo accertare se a Ragusa, oltre allo stratego e agli uffi-
passò attraverso un suo processo di sviluppo per cui è evidente che ciali a lui direttamente subordinati, ci fossero stati altri impiegati
nell'XI secolo non era piu identica a quella della fine del IX e degli imperiali, poiché mancano le fonti. Ciò non è da escludere, anche
inizi del X, allorché aveva raggiunto le sue forme classiche. Erano se di eventuali impiegati, contrariamente a quanto avviene per lo
subentrati dei cambiamenti anche nei titoli dei governatori dei temi: stratego, non si ha esplicita menzione. I magnati di cui parla la
il termine di stratego andò scomparendo e fu sostituito soprattutto Cronaca del prete diocleate C73) potevano in ultima linea essere dei
con quello di duca e tavolta con quello di catepano. In altre regioni, militari.
cos1 p. es. nel tema italico nell'XI secolo, si era manifestata la spic- Nel ro23 si trova a Ragusa un accenno a un praeses (1 74). Se-
cata tendenza da parte dei magnati locali a prendere sempre piu nelle condo Medini costui non era priore, ma piuttosto il governatore
loro mani l'amministrazione (1 69 ), ma questo processo non ebbe il civile della regione di Ragusa, cos1 come una volta lo era stato nel-
grado di sviluppo raggiunto in Dalmazia. l'amministrazione provinciale romana ( 175 ). Parallelamente allo stra-
Quanto è stato finora detto in merito al carattere e al significato tego, nell'XI secolo, non poteva trovarsi un praeses poiché ciò sarebbe
della funzione di governatore che veniva assunta dal priore di Zara, stato in contraddizione col principio fondamentale su cui poggiava
riguarda soltanto una parte della Dalmazia. Differente fu l'ammini- l'organizzazione dei temi. Che praeses sia da intendere nel senso di
strazione bizantina a Ragusa, almeno dal ror8 fino a quasi la metà governatore di Ragusa, e non di priore della città, è anche la mia
del sec. XI.
opinione, anche se non saprei spiegare la ragione per cui questo ter-
Ragusa formava col suo terntorio un tema a sé. Cecuameno, il mine fu applicato. Le scarse fonti di cui disponiamo non ci dicono
cui Strategicon è l'unica fonte che abbiamo per quanto riguarda lo niente nemmeno sulle relazioni fra le autorità locali e lo stratego.
status amministrativo di Ragusa bizantina, la definisce espressamente Si potrebbe presupporre che una parte delle navi di cui Catacalone
tema ( 170). Il termine "tema" veniva talvolta usato, nelle fonti bizan- Clazomenita si serviva, cosi come una parte degli equipaggi, fossero
tine, nel senso di provincia o regione fuori dei confini dell'Impero, ragusei, poiché nel ro32 forze navali di Ragusa parteciparono con
ma certamente non in questo caso. A capo del tema di Ragusa stava, quelle bizantine a una battaglia contro i Saraceni C76 ).
negli anni quaranta del sec. XI, Catacalone Clazomenita il quale, Dal punto di vista militare, il tema non aveva una grande im-
come si deduce dal suo nome e dalla sua origine, era un funzionario portanza, come si può dedurre dal carattere della spedizione .di Ca-
imperiale inviato quale governatore, col titolo di stratego, da parte tacalone Clazomenita contro V ojislavo: lo stra te go doveva d1sporre
del governo centrale C71 ). Il fatto che sia espressamente chiamato di modestissimi mezzi, se fu obbligato a ricorrere a piccole astuzie.
stratego è una prova ulteriore che Ragusa con la sua regione :formava Ragusa aveva una certa importanza come base navale dell'impero
un tema bizantino, il cui territorio non era però molto vasto. Il suo
confine a nord-ovest s'estendeva lungo la costa fino a un punto sito
circa a metà strada fra Ragusa e Stagno; quest'ultimo era un porto d'aria Ragusa dista da Stagno ca. 40 km., ossia ca. 22 miglia nautiche. Int~­
sotto il dominio di Vojislavo C72 ). ressante è il commento di N. KLAré, Povijest I, p. 336-337, secondo la qu~le !l
racconto di Cecaumeno mette in evidenza in quale difficile posizione sr t~o­
vasse nell'XI secolo il piccolo tema di Ragusa; cfr. anche Lucré, Dubrovmk,
P· 41, 57, 86.
(I 7'3) Pop Dukljanin, p. 344· . .
(1 69 ) v. FALKENHAUSEN, Siiditalien, p. 58-61. (174) KUKULJEv1é, Cod. dipl., I, p. 63: « Breue reco:~auoms factum a .. ·
(1 70 ) Cecaumen., 172, 8-10: 'E-tu1twvctv ·oùv <Ìf.vp6-.-Epoc, tvct i:v IJ.Évt,l -roù fri:IJ.ct-roç
Lampridio, preside ciuitatis Ragus!tane ))' ma c~r. an~he zbzd., p. 65.,e nota 15:
1:0U O''t'PGt't''l'JYOÙ XctÌ. -rfjç xwpctç 't'OU 1:01t<ÌPXOV 1tOL't\vovcn Ti]V O'V\I't'EX\Itct\1. Non convince
alcuni nobili firmarono in uno der due mss. esrstentr del sec. XIII Graece vel
affatto Lueré, Dubrovnik, p. 57· Sclavonicae" e fra le firme figura anche la seguente: t ÀctfJ.1tP'tJ ••.
(1 7 1) JbiJ., 170, 27-28: '0 Kct1:ctXctÀwv Ò KÀct~OfJ.E\It't''l']<; v-rpct1:'l']yÒç i'jv 'Pctovv(ov.
172 (17 5) MEDINI, Starine, p. 68.
( ) Vedi sopra n. 170; per Stagno cfr. Cecaumen., 170, 29-30. In linea
(I 76) Scylitza, p. 386 e FERLUGA, Izvori, III, p. 157 sgg.
2 39

bizantino e a disposizione dello stratega stava un certo numero, sep- avevo sottolineato precedentemente, rappresentava uno stadio ulte-
pure modesto, di dromoni che svolgevano un servizio di polizia co- riore nel processo di affermazione delle città e delle loro autonomie.
stiera e servivano ad azioni di piccola portata quali, p. es., colpi di In tale stadio le città agivano per lo piu indipendentemente, unen-
e
mano,. attacchi di sorpresa, ecc. 77 ). Il tema di Ragusa era inoltre dosi a livello regionale solo in determinate e rare occasioni (1 80 ),
un avamposto imperiale verso le regioni slave del retroterra. per cui i rapporti fra ciascuna di esse e l'impero bizantino devono
A partire dal 1069, per un lungo periodo in Dalmazia non s'in- essere analizzati individualmente e solo in via eccezionale nell'am-
contrano pin né governatori né altri organi amministrativi bizantini bito della regione nel suo complesso.
e gl'imperatori bizantini non conferirono pi:u ai rappresentanti delle Anche se Crescimiro non estese il suo potere sulle città bizantine
autorità locali titoli e funzioni governative. Questo stato di cose si della Dalmazia, anche se non le amministrò direttamente, pur tut-
protrasse fino al I 165, anno in cui nelle fonti bizantine s'incontra tavia ebbe luogo un cambiamento di una qualche importanza. La
nuovamente un governatore imperiale della Dalmazia. Dalmazia non era piu, neppure dal punto di vista formale, una
Per tutto questo lasso di tempo non si può quindi parlare di am- provincia bizantina amministrata da un ufficiale imperiale o meglio
ministrazione bizantina della Dalmazia nel vero senso della parola rappresentata da un governatore investito di poteri, anche se minimi,
e nemmeno nel senso ristretto in cui essa è stata definita per l'XI da parte del governo bizantino. Innovazioni nei rapporti fra Dal-
secolo. Ai fini di una migliore comprensione del periodo passato e mazia e Croazia dovettero verificarsi se, come è stato messo in rilievo
di quello in cui la Dalmazia fu nuovamente amministrata da gover- da Cessi, re Crescimiro nel sottoscrivere la solenne donazione al mo-
natori bizantini è utile seguire, anche se solo nelle linee generali, nastero di San Crisogono di Zara nell'isola di Maon, sita presso Pago,
alcuni aspetti dello sviluppo interno e soprattutto l'attitudine del- e di sua proprietà - nostram propriam insulam - precisava: in nostro
l' Impero verso questa regione e le sue città. La prima e fondamentale dalmatico mari, e il re donatore giustificava il generoso conferimento
osservazione da fare è che in tutto questo periodo, cioè dal 1069 al quia deus omnipotens terra marique nostrum prolungavit regnum.
u65, Bisanzio non rinunciò mai formalmente al dioitto di sovranità Alludeva in maniera evidente a nuove acquisizioni di territori con-
sulla Dalmazia né lo cedette neppure temporaneamente. Si limitò tinentali e insulari, che avevano rivendicato al sovrano croato il
ad accettare che su questa regione governasse de facto un altro stato. diritto di giurisdizione sul mare (1 81 ).
Nella storiografia moderna, fino a qualche decennio fa, è stata Il momento formale, il fatto cioè che i nomi degli imperatori
quasi generalmente accettata l'opinione che la Dalmazia bizantina bizantini vengano citati nel protocollo delle carte dalmate del tempo,
si fosse venuta a trovare nel 1069, ai tempi cioè di Pietro IV Cresci- non dev'essere certamente sopravvalutato, ma non può nemmeno
miro, sotto l'amministrazione croata e solo recentemente sono stati essere trascurato C82 ). Esso ha un valore specifico, in quanto consi-
espressi dubbi in merito C78). N. Klaié sottolinea giustamente che derato in un sistema di forze, nel quale si muovevano le città bizan-
la scomparsa di un governatore in Dalmazia fregiato di titoli bizan- tine della Dalmazia. Queste decidevano spesso, soprattutto nella se-
tini, indica non già una sottomissione ai Croati, ma piuttosto che conda metà del sec. XI, ~ulla loro politica tanto interna quanto
e
la regione era entrata in una fase di disfacimento 79 ) che, come esterna e generalmente tendevano a rispettare la sovranità del lontano

(177) AHRWEILER, Byzance, p. 4I0-4I4-


(17B) Sisié, Povijest I, p. 523; DABINovré, Pravna povijest, p. Sr-82; anch'io all'autenticità dell'atto di donazione di Crescimiro del 1069 nella forma in cui
(Dalmacija, p. 104, I2o-I2r) avevo espresso la stessa opinione, pur sottolineando è conservato. Cfr. anche CEsSI, Dalmazia, p. II4-rr6.
che l'impero bizantino non aveva rinunciato al suo diritto di sovranità sulla ( 180 ) FERLUGA, Dalmacija, p. 122 sgg.
Dalmazia, anche se in pratica i re croati vi esercitavano molti diritti sovrani. (181) CESsi, Dalmazia, p. II5; per l'autenticità del diploma, cfr. N. KLAié,
(1 79 ) KLAré, Vrhovna vlast, p. 155 sg. e ultimamente in Povijest I, p. 345- Povijest I, p. 345-346.
346, 359-360, adduce molti e interessanti 2rgomenti e fra l'altro non crede (1 82 ) CEssi, Dalmazia, p. u7.
e ormai indebolito impero bizantino. Possediamo infatti per l'anno ro78), lo considerava nemico, il doge veneziano, vedendo che la
ro7o piu diplomi, di cui però solamente uno emesso a Zara, nei costellazione politica era favorevole, decise di cacciare Amico dalla
quali l'imperatore Romano IV Diogene (ro68-ro71) viene nominato sponda orientale dell'Adriatico. Nell'ottobre del ro74 il doge vene-
prima di Pietro Crescimiro e la precedenza concessagli rimarrebbe ziano si diresse in Dalmazia e l'occupò; nel febbraio del ro75 con-
inspiegabile, se l'influsso bizantino sulle città non fosse almeno un vocò i rappresentanti di Spalato, Traù, Zara, ma anche di Belgrado
poco aumentato (1 83 ). che promisero « ..• domno Dominica Siluio, duci Venetie et Dal-
Dopo il ro7o e fino al 1076, per varie ragioni non si parla piu matie ac imperiali protoprohedro et seniori nostro, ut ab hac die in
di imperatori bizantini nei documenti dalmati. antea quatenus nullus nostrorum ciuium audeat adducere Norman-
L'impero bizantino si trovava nella seconda metà dell'XI secolo nos aut extraneos in Dalmatiam aut per se ipsum uel quouis inge-
in una profonda crisi interna e aveva subito grandi sconfitte in Italia nio >> (1 86 ). Il giuramento fu probabilmente prestato a Spalato C87 ).
e nell'Asia Minore. L'avvenimento che mise in luce la crisi del go- Le cose cambiarono alquanto in Dalmazia allorché, nell'autunno
verno dell'aristocrazia civile, fu la disfatta del ro71 nei pressi di del ro75, Zvonimiro fu coronato re di Croazia e Dalmazia, diven-
Mantzikert. Sempre nello stesso anno, gli Ungheresi s'impossessa- tando vassallo del papa e quale suo protetto riusd a far allontanare
rono di Sirmio e Belgrado e i Normanni portarono a termine l'occu- i Veneziani dalla Dalmazia. Il dominio croato si estendeva per lo
pazione dell'Italia meridionale bizantina, mentre l'anno successivo, piu sulle isole del Quarnaro, soprattutto ad Arbe (1 88 ), mentre i rap-
nel ro72, gli Slavi si sollevarono nella penisola Balcanica (1 84). Que- porti con le città della Dalmazia centrale, eccettuata Belgrado, che
ste sconfitte e lotte interne, e la conseguente precipitosa e ininterrotta non era una delle vecchie città bizantine, rimangono in buona parte
decadenza dell'impero, spiegano perché nei diplomi dalmati del ro71, sconosciuti. A dir il vero, parve manifestarsi una certa inclinazione
ro72 e ro73, gl'imperatori bizantini non appaiono piu nella formula per Spalato a giudicare p. es. da un diploma dell'ottobre del 1075
di datazione. Il periodo che si estende dal 1073 al ro74, vede la col quale Zvonimiro confermava alla sede spalatense il possesso della
Croazia in una situazione piuttosto torbida e oscura. Nel 1074 giun- chiesa di San Giorgio e bisogna mettere in riÌievo che fra i testi figu-
se in Dalmazia, a quanto pare su invito delle città, il comes Amicus rano i vescovi di Zara, Arbe, Ossero, Traù, ma anche quello croato
che fece prigioniero il re della Croazia (1 85 ). Poiché nella fonte si e quelli di Belgrado e Nona C89 ). In un diploma del ro76 figura
parla soltanto del re della Croazia e non della Dalmazia, potrebbe nella formula di datazione l'imperatore Michele VII Duca accanto
darsi che un poco prima del ro74 l'influsso croato su una parte delle a Zvonimiro e al papa Gregorio VII C90 ).
città dalmate fosse realmente scemato. L'attacco di Amico contro la Sebbene l'impero, fiaccato da lotte intestine per il trono e dalla
Dalmazia non era ben visto dai Veneziani e poiché anche Roberto difficile situazione esterna, non fosse in grado d1 intraprendere nulla
il Guiscardo, ora in buoni rapporti con Michele VII Duca (1071- a favore della sua vecchia provincia, tuttavia continuavano a esistere
dei legami, anche se formali, che riflettevano l'alta sovranità del-

183
( ) KosTRENCié, Cod. dipl., I, p. II5, rr6, rr8, II9, I2I.
(1 84) OsTROGORSKY, Storia, p. 313-315. (1 86) KosTRENcié, Cod. dipl., I, p. 137-I38.
185 Cfr. Sisié, Povijest I, p. 554; credo che Sisié abbia ragione, poiché gli
( ) KosTRENCié, Cod. dipl., I, p. I36: «in anno MLXXV ab incarna tione (187)
domini nostri Jesu Christi, mense nouembris ea tempestate, qua comes Ami- Spalatini sono nominati per primi nel testo del giuramento.
cus regem Croatiae cepit )) e, ibid., anche per la data, cioè 1074 e non I075· (188) Cfr. CEssi, Dalmazia, p. u7; KLAié, Vrhovna vlast, p. 157; N. KLA1é,
Cfr. anche Sisié, Povijest l, p. 549-550; LENEL, Vorherrschaft, p. 17 e n. 3; Povijest I, p. 386-389, 391-392.
CEssi, Dalmazia, p. IIS-1 I9, e N. KLAié, Povijest I, p. 360-361 e 382-383. Che (1 89 ) KosTRENcié, Cod. dipl., I, p. I41-I42·
Amico venne su invito delle città dalmate, risulta dal testo del giuramento (190) Ibid., p. 147: <<Anno ab incarnatione eius millesimo LXXV; in-
fatto dalle stesse città ai Veneziani, in KosTRENeré, Cod. dipl., I, p. I37-138 dictione uero XVa, apostolante Gregorio VII papa, imperante Michael apud
(cfr. nota seguente). Grecos, regnante Suinimir apud Sclauos ... )),
243
l'Impero sulla Dalmazia. Oltre alle già citate carte nelle quali ac- sopra in onore degli imperatori bizantini e dei re croati (1 93 ). Ales-
canto ai re croati figurano gl'imperatori bizantini, esistono altri di- sio I Comneno, in attesa dell'attacco normanno, s'era dato da fare,
plomi. Cosi, p. es., Suffiay e Brunelli trovarono nell'archivio arci- malgrado le immense difficoltà interne, per trovare alleati affinché
vescovile di Zara un diploma del 1078 in cui è nominato l'impera- Roberto il Guiscardo non lo sorprendesse isolato. Concluse cosi un'al-
tore Niceforo III Botaniate (w78-w8r) (1 91 ). Particolarmente inte- leanza con Enrico IV, fece pace in Oriente, cercò alleati nell'Italia
ressante è da questo punto di vista un exultet composto nel mona- meridionale fra i nemici del Guiscardo, stipulò un accordo con Bo-
stero benedettino di Ossero, a cavallo fra il 1081 e il 1082 in cui si din, re della Zeta (che malgrado tuttto gli voltò le spalle nel mo-
cantavano le laudi prima del papa e degli altri dignitari ecclesiastici mento decisivo), e portò felicemente a termine le trattative con i
e poi dell'imperatore e del suo esercito, del re, ecc. Si tratta del papa Veneziani (1 94 ). L'aiuto veneziano era indispensabile poiché da un
Gregorio VII, dell'imperatore Alessio I Comneno e del re Zvoni- lato l'Impero non disponeva di una flotta, o almeno non ne aveva
miro. Ciò dimostra con evidenza che Ossero nel wSr/2 riconosceva una sufficiente, e dall'altro senza flotta non si sarebbero mai potuti
senza alcun dubbio, oltre all'imperatore bizantino, anche il re croato. sconfiggere i Normanni. I Veneziani si mostrarono favorevoli a in-
Le preghiere che si rivolgevano all'imperatore bizantino nelle chiese tervenire, perché anche a loro non conveniva che ambedue le sponde
dalmate non miravano soltanto a mantenere in vita una tradizione del canale d'Otranto venissero a trovarsi nelle stesse mani. Per loro
e un diritto formale privo di contenuto, ma erano il riflesso di una era accettabile ch'esse rimanessero soltanto sotto il dominio di Bi-
certa potenza dell'impero bizantino che non poteva essere semplice- sanzio, dove ormai avevano conquistato solide posizioni.
mente ignorata (1 92 ), e che si manifestò palesemente durante le dure I privilegi, che i Veneziani ricevettero da Alessio I Comneno a
lotte con i Normanni. titolo di compenso per l'aiuto prestato, presentano un interesse par-
Verso la fine degli anni settanta si ebbero grandi cambiamenti nel ticolare in quanto servono a chiarire il problema collegato ai diritti
mare Adriatico. L'attacco normanno contro Durazzo, in particolare, di sovranità dell'impero bizantino sulla Dalmazia e al riconoscimento
produsse uno spostamento nell'equilibrio di forze. Dalla parte di di quei diritti, in quanto effettivamente esistenti, da parte di terzi.
Roberto il Guiscardo si schierarono i "Dalmati" e i Ragusei. Esi- I Veneziani ottennero immensi privilegi nell'Impero, privilegi
stono varie interpretazioni a proposito dell'espressione i "Dalmati" soprattutto di carattere commerciale, e ai loro dogi fu conferita la
or ora citata, ma la piu accettabile mi pare quella che in essa vede 95
dignità di protosebasto allora soltanto resa impersonale e perpetua (1 ).
comprese le città della Dalmazia imperiale di una volta, non tutte Un poco piu tardi pare avessero anche ottenuto dall'imperatore il
però, ma solo quelle che ai tempi del conte Amico avevano invitato potere sia sulla Dalmazia che sulla Croazia (1 96 ).
i Normanni in Dalmazia. Ne sarebbero escluse cioè quelle situate
sulle grandi isole del Quarnaro che nei primi anni del regno di Zvo-
nimiro ne riconobbero il potere e dove si cantavano le laudes di cui (193) Cosi ora N. KLAré, Povijest I, p. 390. Cfr. anche Sisié, Povijest l,
p. 58o, 581 n. 66. Per la guerra ?ormanno-bizantina e l'invasione normanna
dei Balcani cfr. OsTROGORSKY, Stona, p. 327-329.
(194) CHALANDON, Alexis, p. 65 sgg.
(1 91 ) SuFFLAY, Hrvatska, p. II e n. 6; BRUNELLI, Zara, I, p. 828. A suo (195) CEssi, Storia, I, p. 131; cfr. A. TUILIER, La date exacte_ du _chrys~b~ll_e
tempo non potei controllare l'esistenza di questo diploma, essendomi stato d'Alexis I Comnène en faveur des Vénitiens et san contexte hzstorzque, Rrvr-
impossibile visitare l'archivio arcivescovile di Zara, ma non vedo ragione di sta di studi bizantini e neoellenici", n. s. IV ( = XIV) (1967), p. 27-48; S. BoR-
dubitare di quanto affermarono Suffiay e Brunelli, ambedue ben noti e seri SARI, Il erisobullo di Alessio I per Venezia, "Annali dell'Istituto italiano per
studiosi. gli studi storici", II (1970), p. 122-131. . ..
(1 92 ) V. NovAK, Dalmatinski izvori, p. 45-49. Cito qui quella parte del- (196) La notizia si trova solo in Dandult chron., p. 250; cfr. DoLG~R, Re:
l'exultet dove figura l'imperatore: « Memento etiam domine famuli tm zm- gesten, No. no9. Già LENEL, Vorherrschaft, p. 98 sg., aveva espresso sen dubbr
pe(ra)toris nostri N. cum omni exercitu suo et famuli tui regi(s) nostri)) sulla veridicità della notizia, mentre per CEssr, Storia, I, p. I33, essa non ha
(ibid., p. 48). fondamento alcuno. In Dalmacija, p. 124-125 non l'ho respinta completamente
2 44 245

Agl'inizi degli anni novanta, la Croazia entrò in una fase d'in- nistrativo le conseguenze del rientro, diretto o meno, delle città dal-
st~bi~it_à che per~ise . ai re ungheresi d'intromettersi nelle sue que- mate in seno all'impero bizantino, non si può dire con esattezza
sttom mt~rne. B1sanz10 non era in grado di difendere con le proprie dato che in merito mancano le fonti. Goffredo di Melfi, al suo arrivo
~orze le_ c1ttà dalmate dagli Ungheresi e tanto meno di far risorgere in Dalmazia, era conte e imperiale sebasto, titoli che non cambiò,
11 vecchw tema. Nel 1091 i Cumani, istigati dai Bizantini, attacca- a quanto pare, fino al 1093, allorché abbandonò la Dalmazia per
rono l'Ungheria e costrinsero il re Ladislao a ritirarsi dalla Croazia rientrare in Italia (2° 2 ). Il titolo di sebasto, pur avendo perduto dal-
~ri~a ancora che ra~giungesse la costa dalmata (1 97). Onde prevenire l'inizio del regno di Alessio I Comneno buona parte del suo prece-
l az~one. unghe~e~e 1ll Dalmazia, su di essa si era diretto partendo dente valore, era tuttavia ancora piuttosto elevato, anche se non era
dali Italia mendwnale e sostenuto dall'imperatore Alessio I Com- legato a nessuna determinata funzione C03 ). Goffredo aveva inoltre
n~~o, Goff:edo di ~elfi, conte normanno e imperiale se basto C98 ). il titolo di conte, che non era di origine bizantina, quale capo dei
C1o provoco un ultenore rafforzamento del potere bizantino in Dal- Normanni. Sembra quindi che per il periodo dal 1091 al 1093 non
mazia. Dopo il 1091 nei diplomi zaratini e in un exultet del 1095, vi fossero stati in Dalmazia cambiamenti di carattere amministrativo
anch'esso di Zara, viene infatti nuovamente nominato l'imperatore e Goffredo s'era trattenuto sulla sponda orientale dell'Adriatico come
Al essw. I ( 199) . L'.m fl usso b.1zantmo
. aumento' anche nelle altre città comandante delle truppe normanne al servizio dell'impero bizantino.
dalmate: in un sinodo tenuto a Zara nel 1095 che confermò i diritti Egli, del resto, non era suddito dell'imperatore bizantino, ma piut-
del monastero zaratino di Santa Maria appaiono difatti oltre all'arci- tosto alleato dell'Impero ovvero mercenario, per cui sarebbe stato
vescovo di Spalato c al vescovo di Zara, anche i vescovi di Arbe contrario ai principi vigenti nell'amministrazione se gli fosse stata
Veglia e Traù nonché, fenomeno interessante, ma non piu ecceziC: assegnata la funzione di governatore bizantino della Dalmazia. A
naie per l'epoca, i vescovi di Belgrado e di Nona C00). giudicare dal silenzio delle fonti si potrebbe dedurre che non ebbero
Goffredo di Melfi si trattenne per oltre un anno in Dalmazia, luogo altri profondi cambiamenti sul piano amministrativo. Vi fu-
probabilmente fino al 1093 (2° 1 ). Quali siano state sul piano ammi- rono però innovazioni di carattere abbastanza importante: scom-
parve la nozione di tema bizantino quale era familiare ancora in
parte durante la prima metà del sec. Xl. Ormai predominano le
~if_erendomi fra l'altro a un testo fino ad allora inedito, riportato da LENEL, città quali entità politiche, sociali ed economiche piu o meno indi-
zbzd., p. roo, che dava gli stessi nomi dei tre ambasciatori veneziani a Costan-
tinopoli nel 1084 che si trovano nella Cronaca di Dandolo. pendenti. Un simile processo di affermazione s'era verificato non
(1 97 ) N. KLAré, Povijest I, p. 492-493· solo nelle città dalmate che da secoli avevano fatto parte del tema
(198) Ibid., P· 495· bizantino, ma anche fra le città croate in Dalmazia come Nona e
(1 99 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 200: « (A)nno incarnationis Iesu Christi Belgrado, per cui è chiaro ch'esse figurino nei diplomi dove erano
nostri do~~ni, millesimo XCI, kyri Alexio Constantinopoleos imperante)); pe;
la data, zbzd.; p. 204: « Anno dominice incarnationis millesimo XCII II in- rappresentati interessi piu ampi che non quelli strettamente citta-
dicti?ne II!, epacta. XII, concurrente VII, regnante Alexio, imperatore Con- dini. La Dalmazia non conosce piu governatori bizantini: i priori
s~an~mopoht~.no, ep1scopante Ia?er~ Andrea, tertio existente Drago priore, No- di Zara non portano, al contrario dei loro predecessori, titoli bizan-
ms m martn (!), quartarum mch1lominus feriarum )) ; p. 205: «t Anno, ex
quo redemptor humani generis dominus Iesus Christus sacram carnem ex in- tini dai quali si potrebbe dedurre che fosseo governatori della Dal-
temerata uirgine Maria recepit, millesimo XCVI habebatur, indictione IIII,
epacta X~III, concurrente VII, imperante Alexio magno imperatore, apud nos
]adera ep1scopante Andreas presul. ll; NoVAK, Dalmatinski izvori, p. 52-54: (2'02) N. KLAré, Povijest I, p. 495 n. 27: «Ego Guiffredus comes et seba-
« Memento etiam domine famuli tui imperatoris ilio. Nec non et famuli tui stos imperialis et filius quondam bone memorie Amici comitis, dum pergerem
prioris nostri. ilio ... ll. in partibus Dalmatie, fui, veniens in insula, que Tremiti vocatur ... Ideoque
~~ 00 ) KosTRENcré, Cod. dipl., I, p. 204 (cfr. nota precedente); cfr. N. KLAré, post ego reversus sum ... ll (dal cartulare del monastero di S. Silvestro sulle
PoVIJest I, p. 518. Tremiti).
(2° 1 ) N. KLAré, Povijest I, p. 495; Sr5ré, Povijest I, p. 6!2 n. 55· (20 3) BRÉHIER, Les institutions, p. r 39·
m8.zia, anche se solo su un piano formale. Si deve d'altra parte tener ( 1095-I I 16) (2° 9 ). Né Venezia né Bisanzio intervennero contro di lui.
presente che gli unici diplomi e il sopracitato exultet che possediamo Il re ungherese, malgrado la promessa che avrebbe rispettato le libertà
per il periodo fra il 1091 e il 1095, provengono da Zara per cui, se cittadine, faceva con vieppiu forza sentire il peso del suo dominio,
il priore in essi menzionato avesse posseduto un titolo bizantino, esso per cui ben presto si attirò contro il malcontento della popolazione
sarebbe stato citato nei documenti. I priori di Zara si presentano cittadinaC 10 ). I Veneziani però non erano disposti ad accettare l'oc-
allora, ma anche pitt tardi, fino al no5, soltanto come la piu alta cupazione ungherese della Dalmazia. Inviarono pertanto a Costanti-
autorità locale e cittadina. nopoli, nel n12, un'ambasceria all'imperatore Alessio I Comneno
A partire dal maggio 1097, a Spalato e a Traù si presta giura- alla cui testa si trovava il patriarca di Grado, Giovanni Gradenic
mento ai dogi veneziani e non c'è alcuna menzione di imperatori e
go 11). Anche Dandolo ci comunica quest'informazione, aggiun-
e
bizantini 04 ). gendo che il patriarca, dopo essersi !agnato presso l'imperatore del-
Quanto sia durata l'interruzione del dominio diretto di Bisanzio l'occupazione violenta delle città dalmate da parte di Colomanno,
sulla Dalmazia, o piuttosto su alcune delle sue città, non si sa con lo avrebbe pregato di porgergli aiuto e di concedergli il permesso di
certezza, ma già nel no3 a Zara nella formula di datazione d'un rioccupare la Dalmazia. L'imperatore accettò la richiesta veneziana
diploma, appare il nome dell'imperatore Alessio I Comneno (205 ). ma propose che la spedizione in Dalmazia fosse posticipata. Il pa-
Quest'interruzione ha un'importanza particolare poiché, in base al- triarca rientrò quindi a Venezia a mani vuote (212 ). L'informazione
l'eccellente Historia ducum Veneticorum (2'06), composta nella prima
metà del XII secolo, si può concludere che i Veneziani sarebbero
venuti in Dalmazia nel 1097 con l'approvazione dell'imperatore bi- (209) MARKOVIé, Dva natpisa, p. I03-rr3; !'~dizione critica del~'iscrizio~e
trionfale di Colomanno, che si trova sul campamle del monastero dr S. M~n~
zantino (2° 7 ), che nel 1097 avrebbe loro consegnato le città e le isole a Zara, è a p. IDI: «Anno incar(nationis) 0omi)ni n(~st)ri. Ie(su) Chr(rst)r
dalmate affinché le difendessero. Alessio I abbandonò le città dalmate mil(lesimo) C V post victoriam et pacis praemra Ia~erae mtro.rtus a Deo c~n­
soprattutto perché s'era venuto a trovare in una situazione difficile cessa proprio sumptu hanc turri(m) s(an)c(t)ae Manae Unganae D(a~)mat(rae
Chroa)tiae construi et erigi iussit rex Collomannus >>. Per l'occupaz:one un-
in seguito al passaggio dei Crociati. Anche le città dalmate parteci- gherese della Dal~azi~, possediamo d~e fonti: Tho~~s, P·. 6o: ~ la Vtta S. Jo-
parono alla I Crociata: nel 1099 infatti un'ambasceria veneziana hannis ep. Tragurzensts auctore .a~ommo,. ed. ~· SISI.c, Pr!rucm.k, P: 6I9 sgg.,
richiese a ognuna di esse alcune navi (2' 08 ). che però differiscono nella descnzrone. der movu~.ent~ ?eli esercito dr r~ Colo"
manna. Dopo che è stato accertato, m base all1scnzwne sul campamle del
Le città dalmate caddero nuovamente sotto il dominio diretto monastero di S. Maria (vedi sopra) che Zara fu presa da Colomann? nel II?~
dell'impero bizantino al piu tardi nel uo3 e vi rimasero fino al no5, e non nel rro7 (cfr. p. es. S!Sré, Prirucn~k, p. 570, 59I.-5~2), non c1 sono pm
allorché furono occupate con la forza dal re ungherese Colomanno dubbi che nello stesso anno siano caduti wtto il dommw ungherese Trau e
Spalato, e cosi anche le isole di Veglia, Arbe ..e Cherso. Cfr. FERLUGA, Dalma-
cija, p. I27 n. 4I, e ora anche N. KLAié, Povtjest l, p. 520-529.
(210) S!Sié, Povijest II, p. 23-24. . . .
(211) " ... libras denariorum duo milia, quas partlm ded1mus domma Jo-
(2° 4 ) KosTRENC!é, Cod. dipl., I, p. 207-208, 208-209; cfr. N. KLAié, Povijest hanni Gradonico patriarchae nostro in conductum et apparatu~ nostrae lega-
l, p. 520-52!. tionis, quam ipse nobis habet ad imperatorem Constantlnopohtanum ... )); la
(2° 5 ) SMICIKLAs, Cod. dipl., II, p. II. Nel I099 Zara riconosceva il doge di citazione è presa da LENEL, Vorherrschaft, p. 92 n. 2. . . .
Venezia (cfr. la Translatio S. Nicolai in S!Sié, Povijest l, p. 624 n. I) e cosf (212) Danduli chron., 229, 9-I4 ( = 265 _Mura t.): « Du~ 1g1tur anno dec:mo
a.nc~ra. nel I IDI e .I I02, aiio:ché re Colomanno riconosceva al doge veneto i [i. e. I I I2] ad Dalmatiam recuperandam mtendens patnarcham C_onsta.ntmo-
titoli dr dux Venette, Dalmatze et Chroatie (cfr. SMICIKLAs, Cod. dipl., II, p. 2). polim cum XIV galeis Alexio imperat?ri legatu~ ~ittit, et regalem mvaswn~~
.(2° 6 ) Historia ducum Veneticorum, p. 73: « rex Ungarorum Jaderam in- promissi foederis oblitam exponi feclt et subsrdmm opportu~um ~? eo s1b1
vasrss~t eamque ab eodem imperatore, cui Veneti illam donaverunt, violenter exhiberi postulavit, maxime, quia opera comprobaverat, sui 1mpern Veneto:s
accep1ssent >>. fuisse intimos zelatores. Augustus requisitioni consentiens ad intentum perfl-
(2° 7 ) MARKOVIé, Dva natpisa, p. IIO. ciendum dilationem consuluit, et sic legatus obtento proposito ad ducem re-
(2° 8 ) KRETSCHMAYR, Venedig, I, p. 2I5-2I7; Srsié, Povijest I, p. 634-635. diit >> (corsivo di Jadran Ferluga).
di Dandolo pare del tutto autentica e come tale è accettata dalla corso della quale Arbe si sottomise, mentre Zara dovette essere presa
maggior parte degli storici CI 3 ), ma non da Lene! (2I 4 ). A favore con la forza. Solo la fortezza rimase in mano ungherese, difesa da
della veridicità di Dandolo bisogna aggiungere quanto segue: il viag- una guarnigione reale. L'anno seguente, nel ru6, una spedizione
gio del patriarca a Costantinopoli viene confermato in due fonti veneziana partf nuovamente per la Dalmazia e occupò la fortezza
separate; ambedue contengono dei dettagli che, se risultano accetta- di Zara nonché Belgrado, Sebenico, Traù e Spalato. Non c'è alcun
bili in una di esse, non c'è ragione per cui non lo siano anche nel- dubbio che, al piu tardi nel ru6, se non addirittura durante la prima
l'altra. Dandolo racconta che il patriarca partf per Costantinopoli spedizione del rn5, furono sottoposte alla sovranità veneziana Ve-
con quattordici galere e il fatto che citi questo e altri particolari, ci glia, Cherso e Ossero. Gli Ungheresi attaccarono nuovamente la
fa pensare all'esistenza di una terza fonte, oggi andata perduta, dalla Dalmazia nel III7 e batterono i Veneziani presso Zara, dove per-
quale probabilmente ha attinto il resto delle sue notizie. Particolar- dette la vita il doge Ordelaffo Falier. Il suo successore, Domenico
mente interessanti sono l'informazione circa l'ambasceria veneziana Michiel, concluse nel rnS un armistizio di cinque anni col re un-
a Costantinopoli e l'altra riguardante la risposta di Alessio di pro- gherese Stefano IL L'accordo lasciava ai Veneziani Zara e le grandi
crastinare la spedizione. Questa fu l'ultima volta che i Veneziani isole del Quarnaro e forse anche le rimanenti città dalmate. Allorché
intrapresero con l'impero bizantino un'azione concertata che aveva nel I 124 scadde l'armistizio, Stefano II attaccò la Dalmazia e occupò
per oggetto il possesso della Dalmazia. La risposta di Alessio diede Belgrado, Sebenico, Traù e Spalato, ma non riusd a impadronirsi
l'occasione a Venezia di spezzare l'ultimo sottile filo che la legava né delle isole né di Zara. Pare che abbia approfittato, per menare
2 5
a Bisanzio ( I ). Prima di questo episodio i Veneziani non erano a buon fine quest'azione in Dalmazia, dell'assenza della maggior
mai entrati in aperta ostilità con Bisanzio. La risposta di Alessio parte della Rotta veneziana partita per la Crociata e del fatto che i
mostra d'altra parte come fosse mutata la concezione politica dei Veneziani erano in cattivi rapporti con l'imperatore bizantino Gio-
rapporti di dipendenza della Dalmazia imperiale da Bisanzio in vanni II Comneno (ru8-u43). Al ritorno dall'oriente, nel maggio
seguito agli eventi che avevano avuto luogo in Dalmazia e nelle u25, i Veneziani rioccuparono Spalato, Sebenico e Traù distruggen-
regioni circostanti. Il fatto che gli Ungheresi abbiano occupato le do fino alle fondamenta Belgrado. Questa situazione si protrasse fino
città dalmate è prova evidente che ormai era finito anche il ricono- al u33, quando tutta la Dalmazia, eccetto Zara, Arbe, Cherso, Os-
scimento formale della sovranità bizantina sulla Dalmazia imperiale sero e Veglia, cadde nuovamente sotto l'autorità di Bela II (n34-
da parte delle altre grandi potenze (2I 6 ). Bisogna infine sottolineare II41) (2I 8 ). Il risultato di queste lunghe guerre fu che la Dalmazia
che i Veneziani, forse non ancora in occasione della spedizione in si trovò a essere divisa in tre regioni: le isole del Quarnaro e Zara
Dalmazia del III5, ma certamente durante quella del IIIJ, avevano passarono sotto il dominio quasi ininterrotto di Venezia; la regione
agito di propria iniziativa. Nell'agosto del III5 avevano organizzato fra Sebenico e la Narenta con le città di Traù e Spalato, che un
una spedizione in Dalmazia capeggiata da Ordelaffo Falier (2 17 ), nel

2 3
\ I ) S!S1é, Povijest II, p. 29; S;rFFLAY, Hrvatska, p. 24 e n. 4; PRAGA,
Stona, p. 79-So; KRET'SCHMAYR, Venedtg, I, p. 222; S!MONSFELD, Zur Gesclzichte,
p. 441-442; S1sré, Priruénik, p. 595·
(2 14) LENEL, Vorherrschaft, p. 92-93· possa essere interpretato nel senso che alla spedizione avesse:o preso parte le
(2 15 ) Sisié, Povijest I, p. 626 n. 4; Sisié, Priruénik, p. 594 n. 6; MARRo- truppe tanto dell'impero d'occidente quanto di ~uello d'_onente_ (cfr. KRET:
VIé, Dva natpisa, p. no. · scHMAYR, Venedig, I, p. 223 e DuCANGE, Glossarzum medzae et mfimae Latz.
(2 16 ) Cfr. LENEL, Vorherrschaft, p. 21. nitatis, s. v. "praesidium").
(~_17 ) Danduli chron., 229 ( = 265 Mura t.): « Henrici imperatoris atque (218) Cfr. S!Sré, Priruénik, p. s89-S9I; SuFFLAY, Hrvatska, p. 24-26; KRET-
Alexu Constantinopolitani adiutus praesidiis ... )). Non credo che questo brano SCHMAYR, Venedig, I, p. 222-223; PRAGA, Storia, p. So-SI.
tempo erano appartenute all'impero bizantino, cadde in mano un-
gherese nel II33; infine la regione meridionale fra Almissa e Anti-
bari, con le città di Ragusa e Cattaro, rimase nominalmente sotto
Bisanzio, ma in realtà divenne del tutto autonoma (2 19 ).

v
LA DALMAZIA FINO AL 1205

Durante la prima metà del sec. XII, la Dalmazia si trovava in


una situazione piuttosto instabile, fluida e mutevole. Mentre nella
zona settentrionale il dominio veneziano aveva raggiunto una certa
stabilità, nelle parti centrali invece né il potere veneziano né quello
ungherese avevano potuto definitivamente affermarsi e in quelle me-
ridionali erano ancora riconoscibili, anche se talvolta svuotati d'ogni
contenuto, i resti dell'autorità imperiale bizantina.
Non è il caso di dilungarsi sullo sviluppo politico e militare lungo
la costa orientale dell'Adriatico, tanto piu che fino agli inizi degli
anni sessanta del sec. XII, che vedono il ripristino del potere bizan-
tino in una parte della Dalmazia, non ci furono cambiamenti radicali.
Alla restaurazione del potere bizantino in Dalmazia sono legati
due problemi fondamentali cui la storiografia ha dato finora risposte
diverse. Si tratta di stabilire r) quando avvenne tale restaurazione C)
(21 9) Cfr. PRAGA, Storia, p. 82, che collega questa suddivisione con la bolla
e 2) se, almeno per un certo periodo, esistettero due ducati, di cui
papale del I7 ottobre II54 con cui fu fondato l'arcivescovado di Zara; cfr. an-
che KLAré, Vrhovna vlast, p. r6r, che fa sua l'opinione del Praga. Questa spar- l'uno, denominato ducato di Dalmazia e Croazia, si sarebbe esteso
tizione è invece il risultato di un lungo processo, su cui ebbero particolare da Sebenico fino alle foci della Narenta e l'altro, il ducato di Dal-
influsso le guerre veneto-ungheresi del secondo e terzo decennio del sec. XII,
ma che fu condizionato dallo sviluppo interno delle città nell'XI e XII secolo.
Di Cattaro si sa ben poco: nel I I24 vi è menzionato un certo Businas Cata-
panus cs~IICIKLAS, Cod. dipl., II, P· 38) ma è chiaro che qui si tratta di un (1) Furono proposte varie date. L'anno n64 dai seguenti autori: JrREC7K,
nome e non di una funzione o di un titolo; cfr. MAYER, Munizipalverfassung, !storija Srba, I, p. I45; PRAGA, Storia, p. 84; G. NovAK, ProSlost Dalmactje,
p. 224 e SrNDIK, Kotor, p. 33 n. II. Non è facile definire con una certa preci- I, p. I77· Il n65 da: SrS!é, Povijest Il, p. 88; KAP-HERR, Manuel, p. 84~ pare
sione quali fossero i rapporti fra !'imperatore e Ragusa nella prima metà del proponga lo stesso anno anche SuFFLAY, Hrvatska, p. 49-51. Propendono mvece
sec. XII: nel uo8 nella formula di datazione di un diploma ragusino, figura per il u66: CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 394 e 483-485; KLAI~, Povi~est l,
l'imperatore Alessio (SMrcrKLAs, Cod. dipl., Il, p. 20: «regnante imperatore p. I67-r68. Historija Jugoslavije, p. 26I, 677: il ducato di Dalmazia e Dwclea
Alexio, anno imperii eius XXXI)>>. Cfr. MEDINI, Starine, p. 7I; JmECEK, Ra- fu fondato nel u66, mentre il potere bizantino sarebbe stato rinnovato m
gusa, p. 9; KREKré, Dubrovnik, p. I9-20. Croazia e Dalmazia, a quanto pare, nel II64.
253

mazia e Dioclea, avrebbe occupato la regione compresa fra la Na- riunire un giorno le due corone e d'allargare l'impero. Stefano IV,
renta al nord e la Boiana e Scutari al sud (2). Ambedue i problemi abbandonato da Manuele e non pago del risultato delle trattative,
devono essere dettagliatamente analizzati nell'ambito dei rapporti riaprf le ostilità contro Stefano III. Quest'ultimo, in risposta, invase
bizantino-ungheresi, che dall'inizio del sec. XII in poi determinarono la Croazia e la Dalmazia, ma l'imperatore intervenne sotto il pre-
per molti decenni lo sviluppo degli avvenimenti nei Balcani. testo di difendere i territori concessi a Bela. La guerra terminò nel
Manuele I Comneno (rr43-rr8o) aveva grandi progetti nei riguardi 1164 con la conferma da parte di Stefano III della cessione delle due
dell'Ungheria e non solo porgeva aiuto sul piano politico, diploma- regioni formalmente a Bela, ma in realtà a Bisanzio (B). Manuele
tico e finanziario a vari pretendenti ma, anche, interveniva spesso però, non contento di quanto aveva ottenuto, iniziò una vasta azione
a mano armata nelle contese per la successione al trono ungherese C). diplomatica allo scopo di trovare nuovi alleati: cercò cosf di assicu-
Cosf s'era immischiato, verso la metà del sec. XII, nella lotta fra rarsi l'appoggio di Venezia, a cui teneva particolarmente, e porse di
Stefano III (rr63-rr72) e Stefano IV (rr63-rr65), porgendo aiuto a nuovo aiuto militare a Stefano IV, suo nemico fino a poco prima.
quest'ultimo. L'imperatore Manuele fu però battuto nel rr63 e do- Costui aveva già, nel rr64, attaccato la Croazia muovendo dal terri-
vette quindi accordarsi con Stefano III. Il re ungherese gli affidò il torio bizantino, ma nella primavera del n65 era stato costretto a
fratello Bela, che venne riconosciuto erede al trono ungherese e a ritirarsi nella fortezza di Semlino, sul Danubio, dove venne asse-
cui venne assegnato con investitura, come era stato deciso dal loro diato da Stefano III. Manuele aveva inviato aiuti agli assediati sotto
padre Gesa II (rr42-rr62), il territorio della Croazia e della Dal- il comando di Michele Gabras e Giuseppe Briennio che riportarono
mazia e). una brillante vittoria navale sul Danubio non lontano da Semlino,
Bela venne inviato a Costantinopoli dove assunse il nome di ma arrivarono a destinazione troppo tardi. Infatti nel frattempo Ste-
Alessio, fu fidanzato con la figlia di Manuele, Maria, e ottenne il fano IV era stato avvelenato e la città s'era arresa (1). Non appena
titolo di despota che d'ora in poi indicherà l'erede presuntivo al ricevutane notizia, l'imperatore allestf una grande spedizione, riu-
trono bizantino CS). Tutto ciò rientrava nel piano di Manuele di nendo le truppe a Serdica e alla fine di giugno si diresse verso il
Danubio che fu tosto attraversato ancora verso la fine dello stesso
mese o nei primi giorni di luglio CS). Secondo Cinnamo, l'assedio
(2) Sotto il regno di Manuele I Comneno sarebbero esistiti due ducati se- di Semlino non durò a lungo, per cui la presa della città dovette
condo: S!S1é, Povijest II, p. 88; KLAié, Povijest l, p. 168; SuFFLAY, Hrvatska, aver luogo nel mese di luglio del n65. Stefano III si trovò costretto
P· so; DABINOVIé, Pravna povijest, p. II3; G. NovAK, ProJlost Dalmacije, I, a iniziare trattative nel corso delle quali offrf a Manuele di restituire
p. rr7; JIRECEK, lstorija Srba, I, p. 145-146; Historija Jugoslavije, p. 261, 677.
Gli altri autori citati nella n. 1 non prendono posizione in merito. Cfr. ora i territori già concessi a Bela, cioè la regione del Sirmio e tutta la
ScHREINER, Dux von Dalmatien, p. 299, secondo cui negli anni settanta « ... nur Dalmazia. L'imperatore rifiutò con la motivazione che non aveva
ein dalmatinisches Thema existiert haben kann, da Konstantin auch als dux senso e scopo di restituirgli quello che egli già teneva nelle sue mani.
in Diokleia genannt wird )).
3
(' ) OsTROGORSKY, Storia, p. 344; F. DiiLGER, Ungarn in der byzantinischen
Disse che teneva Sirmio, che aveva espugnato Semlino, sottomesso
Reichspolitik, "'Archivum Europae Centro-Orientalis", VIII (1942), p. 315-342, i Dalmati C) e che tutto ciò si trovava ora in suo potere. Chiese agli
ora anche in IIapaa7top<i, 30 Aufsatze zur Geschichte, Kultur und Sprache des
byzantinischen Reiches, Ettal 1961, p. 153-177·
4
( ) S!S1é, Povijest II, p. So sg.; OsTROGORSKY, Storia, p. 351. Che i Bizantini
avessero occupato i territorii concessi risulterebbe dal testo di Cinnamo ... -rov
BEÀii xal 7taÀw É7tE~<i-rEvE xÀ-f]pov (Cinnam., 216, 17-18). Cfr. MIJUSKOVIé, lzvori, (6) S1s1é, Povijest II, p. 84-87.
IV, p. 67 n. 162. (7) Cinnam., 238-239.
8
5 ( ) Ibid., 240-241. . .
( ) G. OsTROGORSKY, Urum-Despotes. Die Anfiinge der Despotenwiirde in
(9) Sembra che il termine abbia un senso pu1 largo e co;nprenda anche l
Byzanz, B. Z. 44 (1951), p. 460-488, ristampato in G. OsTRoooRSKY, Zur byzan-
Serbi, come spesso avviene presso questo autc;>r?. La Dalmazra ha talvolta un
tinischen Geschichte. Ausgewiihlte kleine Schriften, Darmstadt 1973, p. 153-165.
ambito costantiniano o addirittura pre-costantlmano!
2 55

inviati del re ungherese se avessero da offrirgli un altro Sirmio, un tano dall'odierna Titograd (Podgorica), e che però nel XII secolo la
altro Semlino o un'altra Dalmazia che egli avrebbe volentieri accet- città di Dioclea non esisteva piu e Dioclea era soltanto il nome della
tato. Questi luoghi egli teneva fermamente in suo potere e li avrebbe regione (1 8 ). Secondo Costantino Porfirogenito invece, la Dioclea era
difesi con tutte le sue forze (1°). Ma infine si giunse a un accordo una regione e non una città (l 9). Lo stesso errore di Cinnamo lo
fra le due parti e l'imperatore poté rientrare trionfalmente a Costan- commetteva Cecaumeno, che per primo aveva chiamato Zeta la Dio-
tinopoli. Manuele aveva dunque esteso il suo potere sulla Dalmazia e
dea, quando scriveva che Zeta era una città 0 ), mentre evidente-
al piu tardi nel luglio del n65. Questo è nello stesso tempo il ter- e
mente si trattava di una regione 1). Infine nella Vita di San Si-
mine ante quem della prima occupazione della Dalmazia da parte meone di Stefano Primo Coronato si parla di Dioclitia che è la deno-
bizantina (11 ). e
minazione di una regione e non di una città 2 ). Se la Dioclea di
Subito dopo queste trattative con gli Ungheresi segue, nel rac- cui parla Cinnamo fosse stata veramente una regione, non si capisce
conto di Cinnamo, la descrizione della spedizione bizantina in Dal- perché fosse introdotta nella lista delle città occupate dai Bizantini
mazia. Manuele vi inviò uno dei suoi generali, Giovanni Ducas, che che, tutte senza ·eccezione, si trovavano nella Dalmazia centrale.
attraversata la Serbia, in breve - Èv 0pa.xd - sottomise la maggior Inoltre, essa viene menzionata immediatamente dopo la tribu dei
parte - 'tÒ 1tÀ.Éov - della Dalmazia ( 12 ). Cos1 passarono sotto il domi- Kaciéi, il che rende abbastanza probabile l'ipotesi che si tratti di
nio bizantino Traù, Sebenico, Spalato, la tribu dei KaCiéi, Scradino, Clissa e non della Dioclea, tanto piu che ciò corrisponderebbe al
Ostrovizza, Salona e tutte le altre città della Dalmazia: in tutto cin- testo del piu vecchio manoscritto. D'altra parte, nel n66, in un di-
quantasette (1'3 ). ploma originale viene menzionato un duca della Dalmazia e della
In questo elenco di Cinnamo, dopo la tribu dei Kaciéi, viene Dioclea e quindi almeno una parte della Dioclea avrebbe dovuto far
citata « Dioclea, città famosa, fondata da Diocleziano imperatore dei parte del ducato bizantino. La notizia di Cinnamo è difficile da spie-
Romani>> - À:LoxÀELrX 'tE 1toÀLc; TIEpL<pa.vf)c;, 11v ÀLoxÀrrna.vòc; ò 'Pw- gare, soprattutto se si riferisce alla Dioclea: ciò non di meno resta
~J~rx.lwv Èod[.La.'to a.\noxpch·wp (1 4 ). Secondo la maggior parte degli il fatto che verso il n66 la Dioclea viene espressamente nominata e
autori si tratta della regione della Dioclea, cioè dell'odierno Monte- possiamo quindi presupporre che una sua parte, sia pure piccola,
negro. Nel I652 però Cornelio Tolli (1 5 ), e sulle sue orme il Lucio (1 6 ), fosse in mani bizantine e forse dobbiamo vedervi un ampliamento
espressero l'avviso che si trattasse di Clissa, poiché nel piu vecchio del territorio bizantino di Durazzo verso l'interno (2 3 ).
manoscritto di Cinnamo, il Vat. gr. 163, in effetti si trova xÀELt; -rE Cerchiamo ora di fissare meglio la data della prima occupazione
e
e non ÀVOXÀ.:ELrX 't"E 7). Ruvarac, che s'era occupato in modo par- bizantina della Dalmazia. Come già detto, Stefano III aveva nel u64
rinunciato alla Dalmazia e alla Croazia a favore apparentemente del
ticolare di questo problema, era giunto alla conclusione che si poteva
trattare soltanto di una Dioclea, e cioè della città giacente non lon- fratello Bela e praticamente però dell'imperatore bizantino, ma già
nel mese d'aprile del n65 aveva occupato Sernlino. Bisanzio aveva
reagito con la grande spedizione del luglio del n65. Manuele non
10
( Cinnam., 247-248.
)
( 11 ) Cfr. ora MIJUSKOV1é, lzvori, IV, p. 86 n. 236 che accetta senz'altro
questa datazione.
(1 2 ) Per i movimenti delle truppe bizantine cfr. anche M1JUSKOVIé, Izvori, (1 8 ) RuvARAc, Prilosci, p. 6-8.
IV, p. 88 n. 240. ( 19 ) De adm. imp., 35, 1-2.
(1 3 ) Cinnam., 248-249: la maggior parte delle città e fortezze doveva tro- (20) Cecaumen., 170, 29.
varsi nell'interno; cfr. anche KLAié, Povijest II, p. 456 n. 14. (2 1 ) ]1RECEK., Drumovi i rudnici, p. 34·
(1 4 ) Cinnam., 249. (2 2) Zitije Simeona Nemanje, p. 31, 17.
(1 5 ) Citato in RuvARAc, Prilosci, p. 7-8. (2 3) ]1RECEK., Istorija Srba, I, p. 146, ritiene che allora siano stati rettificati
(1 6) Lucms, De regno, III, 19. i confini della vecchia Dioclea. Cfr. anche MIJUsKOV1é, lzvori, IV, p. 88 n. 244,
( 17 ) Vedi ora anche MIJUsKovié, lzvori, IV, p. 88 n. 244. che però non ha trovato nessuna soluzione al problema qui dibattuto.
257

aveva quindi avuto ragione di intervenire contro gli Ungheresi nel Alla campagna bizantina in Dalmazia presero parte, oltre a con-
periodo fra l'accordo del n64 e la primavera del n65; quando però tingenti di stati vassalli C7 ), anche una flotta veneziana composta di
gli Ungheresi attaccarono Sirmio e fu preso Semlino, allora si mosse. 100 navi. Questa notizia di Cinnamo richiede un'analisi particolare

Egli passò il mese di giugno del n65 nell'accampamento militare poiché sono stati formulati dubbi sull'intervento della flotta vene-
di Serdica, preparando la campagna contro gli Ungheresi (2 4 ) ed è ziana, i cui motivi rimarrebbero incomprensibili, in favore di Ma-
molto probabile che in quel lasso di tempo avesse inviato la spedi- e
nuele 8). Il generale bizantino Niceforo Chalufès, che l'imperatore
zione contro la Dalmazia sotto il comando di Giovanni Ducas. Il aveva inviato a Venezia verso la fine del rr64 o agl'inizi del n65,
termine post quem dell'occupazione bizantina della Dalmazia è quindi era riuscito ad assicurare l'aiuto veneziano (2 9 ). Un po' piu tardi, ma
certamente il mese d'aprile del rr65, quando cioè Stefano III prese certamente ancora nel n65, i Veneziani avevano rinnovato la pro-
Semlino, mentre, come abbiamo visto, il termine ante quem è il messa, concretizzandola per di piu nel senso che si parlò di 100 tri-
mese di luglio dello stesso anno. Mi sembra quindi del tutto accet- remi per la guerra sul mare C0 ). Durante la spedizione bizantina in
tabile che la spedizione contro la Dalmazia abbia avuto luogo nel Dalmazia, l'impero non era impegnato in altre guerre e la flotta
corso del giugno n65. veneziana poté quindi parteciparvi attivamente nell'Adriatico, anche
I movimenti delle truppe bizantine che si dirigevano verso la se in un primo momento potrebbe sembrare che l'aiuto sarebbe stato
Dalmazia sembrerebbero confermare questa data. Giovanni Ducas promesso da Venezia per un eventuale conflitto con Federico I 1 ). e
vi entrò passando per la Serbia e perciò il suo punto di partenza Se da una parte il silenzio di Niceta Coniate e la cifra tonda di 100
deve essere stato l'accampamento militare di Serdica. La spedizione navi sembrerebbero mettere in dubbio la veridicità della suddetta
in Dalmazia doveva essere parte di un piano di campagna piu largo, notizia di Cinnamo, d'altra parte certamente non mancano argomenti
mentre Cinnamo parla solo delle città dalmate della zona costiera, in favore.
come se la spedizione si fosse limitata solamente a esse. Cinnamo Le operazioni di terra erano state condotte da Giovanni Ducas 2) e
inoltre nomina solo sette città su un totale di cinquantasette ed esse il quale aveva consegnato il territorio appena conquistato al sebasto
si trovavano nella fascia costiera della Dalmazia; le altre 50 dove-
vano comprendere città e fortezze all'interno. Le città espressamente
nominate indicano quindi tanto l'obiettivo finale del corpo di spedi-
zione di Giovanni Ducas, quanto la direzione generale dei suoi mo~ (27) Per le truppe ausiliari vedi Cinnam., 236; cfr. CHALANDON, Les Com-
vimenti. Questo corpo sarebbe stato quindi l'ala sinistra di una cam- nènes, II, p. 433·
pagna molto piu largamente concepita. Forse altre truppe o, molto (2 8 ) LAMMA, Comneni e Staufer, II, p. 123.
(2 9 ) Cinnam., 228, 230-231.
piu probabilmente, una parte di quelle sotto il comando dello stesso (3°) Ibid., 237.
Giovanni Ducas, cacciò gli Ungheresi dalla Bosnia e da una parte (3 1 ) KAP-HERR, Manuel, p. 84; CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 481 n. 4:
S1sré, Povìjest Il, p. 88; LAMMA, Comneni e Staufer, I, p. 123. Dal contesto dr
della Croazia (2 5 ), dato che un anno piu tardi, cioè nel rr66, l'impe- Cinnamo non si vede del resto a che la flotta sarebbe servita contro Federico,
ratore Manuele portava fra gli altri i seguenti epiteti: oa.N[.IIIX"t'LJ.c6c;, poiché solo alcune righe sopra Cinnamo parla addirittura di un eventuale in-
'OÙyypLx6c;, BocrEV"t'LXOç, XPOBa."t'LXoc;, ••• BouÀ Y'IXPLXoc;, O"EPBLx6c; C6
). tervento di Federico contro l'Ungheria.
(3 2 ) Non è probabile che Niceforo Chalufès, il quale portava il titolo di
srbasto fosse sottoposto a Giovanni Ducas, che Cinnamo in quest'occasione
(2 4 ) KAP-HERR, Manuel, p. 144· menziona senza alcun titolo, ma che nel II66 era ancora sebasto. Giovanni
(2 5) Cfr. la descrizione differente presso KLAré, Povijest I, p. 168 e S. Cm- Ducas, figlio di Andronico Camateras, è nominato per la prima volta come
Kcovré, Istorija srednjovekovne bosanske drzave, Beograd 1964, p. 3, secondo il sebasto nel II54 (Cinnam., 135); nel marzo II66 portava ancora questo titolo,
quale la Bosnia fu occupata in quell'occasione. mentre nel II70 viene menzionato per la prima volta come '"grande eteriarca"
(2 6 ) Jus graecoromanum, cura J. Zepi et P. Zepi, I, p. 410. Cfr. G. 0sTRO- (CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 225 e n. 4; 648, 649 e n. 4; PoLEMIS, Dou-
GORSK1, Avtokrator i samodrzac, Glas 164 (1935), p. 100 n. I. kai, p. 127 sg., No. 99).
259

Niceforo Chalufès. Niceforo, che era stato inviato a Venezia per assi- Chalufès, il primo governatore della Dalmazia bizantina, usd da
curare appunto l'aiuto della flotta, assunse certamente l'amministra- Spalato incontro al nemico ma, abbandonato dai suoi soldati che
zione della nuova provincia a Spalato, dove infatti troviamo che disertarono in massa, fu ben presto fatto prigioniero dagli Unghe-
e
risiedeva dopo la conquista della Dalmazia 3 ). Naturalmente Nice- e
resi 5 ). Cinnamo tenta di presentare i risultati del nemico dimi-
foro avrebbe potuto raggiungere Spalato anche da solo o per altra nuendone la portata, ma è evidente che gli Ungheresi rioccuparono
via, ma il fatto che si parli di una flotta veneziana di 100 navi, ci quasi tutta la Dalmazia, tenuta dai Bizantini e certamente Belgrado
fa supporre con buone ragioni che i Veneziani avessero aiutato i Bi- e Sebenico, come risulta da due carte con cui il re confermò, nel
zantini nella conquista della Dalmazia e che Niceforo vi fosse venuto n66, i possessi di alcune terre del monastero di San Giovanni non
con la flotta veneziana. e
lungi da Belgrado 6 ) e, nel II6J, i privilegi dei cittadini di Sebe-
Venezia aveva da parte sua un interesse evidente a partecipare a nico C7 ). Forse allora fu ripresa anche Spalato, se possiamo prestar
una spedizione bizantina in Dalmazia; credo però che su questo fede alla Cronaca di Dandolo es).
punto e soprattutto sullo sviluppo politico antecedente finora non si La sorte delle altre città dalmate non ci è nota, ma è probabile
sia insistito abbastanza. Venezia teneva infatti allora nelle sue mani che passassero tutte, in quel periodo, sotto il dominio ungherese.
Zara e le isole dalmate settentrionali, in primo luogo quelle del L'occupazione ungherese non durò però a lungo. Già nella prima-
Quarnaro; ma anche altre isole dalmate, come p. es. Lissa, erano vera del n67 l'imperatore Manuele cominciò i preparativi per una
venute a trovarsi, spesso per un lungo periodo, sotto il dominio vene- nuova spedizione, essendo falliti i tentativi per una regolazion.e paci~
ziano. Partecipando attivamente alla guerra, aveva la possibilità d'im- fica del conflitto. Un'ambasceria ungherese, accolta a Costantmopoh
pedire, in caso di una vittoria bizantina, un'espansione delle ambi- per tentare un accordo, non ottenne alcun risultato positivo. Al ri-
zioni imperiali in direzione di Zara e delle isole. Non è da escludere torno fu accompagnata da un emissario dell'imperatore, che aveva
un accordo, forse anche tacito, con cui la partecipazione della flotta l'incarico di liberare Niceforo Chalufès, ancora in prigionia unghe-
veneziana sarebbe stata condizionata da una divisione della Dalma- rese C9 ). L'imperatore Manuele s'era intanto insediato a Serdica,
zia, basata sullo statu qua dei possedimenti veneziani. Sta il fatto dove attendeva una risposta da Stefano III; venne invece un nuovo
che le truppe bizantine occuparono solo una parte della Dalmazia, attacco ungherese contro Sirmio. Deciso a por fine agli affari unghe~
cioè quella tenuta dagli Ungheresi, e non si avventurarono al di là resi, inviò contro il nemico un grande esercito, sotto il comando d1
di Sebenico. A questa politica veneziana corrispondeva anche lo svi- Andronico Contostefano. Lo scontro ebbe luogo 1'8 luglio u67, non
luppo territoriale della Dalmazia negli ultimi due secoli a cui essa lontano da Semlino, e terminò con una brillante e completa vittoria
aveva non poco contribuito.
La pace fra Bisanzio e l'Ungheria non durò a lungo. Nella pri-
mavera del n66 scoppiò la guerra, con un attacco ungherese nel
territorio di Sirmio e fu probabilmente allora che forze ungheresi parla dell'attacco ungherese subito dopo la v~sita dei due signori oc~ide~tali e
aggiunge che ciò avvenne ou 7tOÀÀQ 00"tepov. Il pa~so. precede,nte t~n;una m vece
abbastanza consistenti fecero irruzione in Dalmazia 4 ). Niceforoe con le parole yÉyove lìi) -tcxu-tcx, come se dopo commC!ass~ u~ esposrzwne nuova.
Non è escluso quindi che l'attacco, contro la ?almazra si svol15<;sse ~erso .la
fine del II66 poiché Manuele ritorno a Costantmopoh dopo la visita dr Ennco
e Ottone per' svernarvi (cfr. Srsré, Povijest Il, p. 89 e CHALANDON, Les Comnè-
( 33 ) Cinnam., 263. Per quanto segue, ma soprattutto per il ruolo di Ve- nes, II, p. 487).
nezia, cfr. FERLUGA, Dalmazia fra Bisanzio, Venezia e Ungheria, p. 69-73; ora (3 5 ) Cinnam., 263.
anche in FERLUGA, Byzantium on the Balkans, p. 199-203. (36) s~nerKLAS, Cod. dipl., II, p. ro6.
(3 4 ) La data dell'attacco ungherese è da collegare con la visita di Enrico II (37) Ibid., P· II5-II6.
d'Austria e di Ottone Wittelsbach all'imperatore Manuele a Serdica, che ebbe (38) Danduli chron., p. 292. MIJusKovré, lzvori, IV, p. 94 n. 263.
luogo nel II66 (cfr. CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 488). Cinnam., 262, ( 39 ) Cinnam., 265.
bizantina ( 40). Le fonti tacciono sulla pace che molto probabilmente non elencate singolarmente dovevano essere città e fortezze all'in-
dovette essere conclusa; certo è che ebbe luogo una seconda occu- terno. Questa regione dovette comprendere almeno la Dalmazia cen-
pazione di Sirmio, questa volta definitiva, che durò dal n67 al nSo, trale fra la Cherca e la Cetina, ma non è da escludere che il suo ter-
da parte delle truppe bizantine, nonché della Croazia, della Dalma- ritorio fosse piu ampio e che si estendesse anche all'interno e a parti
zia e della Bosnia. e
della Dioclea 3 ). A ogni modo il governo di Niceforo Chalufès fu
Riaffermato dunque il dominio bizantino in Dalmazia, si dovette breve. Come già detto, nel n66 fu fatto prigioniero dagli Ungheresi.
passare evidentemente alla formazione di unità amministrative nelle 2) In una carta del 19 giugno n66, indizione XIII (recte XIV)
regioni recentemente occupate. È comune opinione che siano state si legge che a Cattaro « ... imperante piissimo atque semper trium-
create sulle coste orientali dell'Adriatico due province bizantine, una phatore Hemanuhele, duce existente Dalmacie atque Dioclie kyr lza-
che portava il nome di Dalmazia e Croazia, e l'altra quello di Dal- 44
nacio ... ll, ebbe luogo la dedicazione della chiesa di San Trifone ( ).
mazia e Dioclea. La prima comprendeva la Dalmazia dalla Cherca
alla Narenta nonché una parte della Croazia meridionale, l'altra le 3) Il primo governatore bizantino dopo il n67 fu Costantino che
città della Dalmazia meridionale, tra cui Ragusa e Cattaro, e una figura in tre documenti spalatini:
parte della Dioclea ( 41). Questa opinione non mi è parsa, e ancora a) « Dominantis Constantini ducis (45 ) ducatus anno primo, men-
oggi non mi pare, del tutto accettabile, soprattutto per la sua estrema e
se aprilis ... )) 6 ); b) Anno igitur sacro postquam Christus carnem
semplificazione nell'interpretare le fonti. sumpsit ex virgine millesimo C. septuagesimo primo, indiccione XIII
Per poter fissare però la nuova divisione amministrativa, dob- (1111) sub tempore magnifici imperatoris nostri Manuelis, in civitate
biamo in primo luogo vedere quali furono i governatori bizantini nostra Spalatina et in toto regno Dalmacie et Chroacie imperante
nei nuovi territori e qual'era la denominazione delle province a loro Constantino sebasto ... ll ( 47 ); c) «Anno ab incarnatione Jesu Christi
affidate. MCLXXIV., indictione VII., tempore invictissimi ac semper trium-
phatoris Manuelis, in civitate nostra Spalatina preminente Constan-
r) Il primo governatore bizantino della Dalmazia fu certamente
Niceforo Chalufès al quale Giovanni Ducas, comandante delle truppe
.
t mo sevas t o ... ll (48) •
bizantine che conquistarono per la prima volta la Dalmazia nel giu- Non ci sono dubbi che si tratti di Costantino Ducas ), noto
9

0
e
gno del r r65, consegnò la regione recentemente sottomessa. Cinnamo anche da altra fonte. A pie' di pagina del Par. gr. rs64, f. rS CS ) è
ce lo dice espressamente: 'I,wciwl]c; o ~ouxac; AaÀ·!Jia't'Lav 1t·rl!pa-
cr'tl)crci:[J.:EVO<; NLXYJ<p'OP{{} 't0 XaÀoucpn 'ti'XV't"TJV 1tapÉ~E't"o, o\hw 1tpòc;
~rx<rtÀéwc; ·rX'ltEO"'t"I'XÀ!J,ÉV'OV a:1h0 ( 42 ). Non è facile delimitare i confini (43) Non sappiamo però quali denominazioni entrassero nel suo t~tol?.
(44) SMrcKLAs, Cod. diP_l., _II, .P· ro2; l'origina_le su perga;n~na d', piccolo
della provincia da lui amministrata. Secondo Cinnamo sarebbero formato, con alcune correzwm, SI trova a Zagabna n eli ArchiVIO dell Accade-
state allora sottomesse ben cinquantasette città (ma egli ne riporta mia jugoslava.
per nome soltanto sette), situate tutte sulla costa o in una zona co- (45) Probabilmente è il titolo di Costantino e non il suo cognome.
(46) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 129; ma la carta è presa da Lucrus, De
stiera che penetra appena verso l'interno. Probabilmente le altre città
regno, VI, 6. . .
(47) SMrcrKLAS, Cod. dipl., II, p. 130-131; l'originale si trova nell'Arch!Vlo
del monastero di S. Maria a Zara.
(48) S1-!ICIKLAS, Cod. dipl., II, p. 138; la carta è però presa da J. Lucrus,
(
40
) lbid., 270·274· Memorie istoriche di Tragurio, ora detto Traù, Venetia 1674, p. 190.
(
41
Srsré, P~vijest Il, p. 8_~; KLAré, Povijest l, p. r68; SuFFLAY, Hrvatska,
)
(49) PoLEM1s, Doukai, p. 191 No. 222. Per la persona di Costantino Ducas
p .. so; -~ABINovrc, .~ravna povz7est, p. 113; JrRECEK, !storia Srba, l, p. 253-254; vedi anche ScHRE1NER, Dux von Dalmatien, p. 299 e 302-303.
HzstorzJa fugoslavzJe, p. 261 e 267. (SO) B. DE MoNTFAucoN, Paleographia graeca . .. , Parisiis 1708, p. 47· L'edi-
(
42
) Cinnam., 248. zione del testo critico è data ora da SCHREINER, Dux von Dalmatien, p. 286-287.
a~nota~a la. morte di Costant~no Ducas, avvenuta l'anno 6687 = n79, ma del rr78, conservato in una tarda traduzione italiana, dove viene
l 8 apnle, md. XII; Costantmo, col titolo di sebasto, fu inviato in nominato due volte un duca bizantino della Croazia e Dalmazia,
difesa di .-:ncona d~ll'i~p:ratore Manuele e per sette mesi si oppose rivela l'esistenza di un governatore bizantino finora sconosciuto: un
a !edescht .e :reneztam, nuscendo finalmente a sconfiggerE; sarebbe certo Filocale. Nella versione di questo diploma data da SmiCiklas
pot ~tato nchtamato dall'imperatore «che dopo averlo in passato i passi interessanti a tal riguardo sono i seguenti: « ... al tempo di
n~mtnato duca e capo di tutta la Dioclea, Dalmazia, Croazia, Alba- Emanuele magnifico et piissimo imperatore (Rogerio), duce in Spa-
lato et in tutto l' regno di Croatia et Dalmatia il filocale ... >> C ) e
4
ma e Spalato sulla base di due rescritti ... (lacuna di una riga).
Tornato a Costantinopoli e contratta una pleurite nella sua residenza « ... nel medesimo tempo anco di filocale duca supradetto ... >> C").
in sette giorni passò al Signore>>. (r8)4 ••• "t'OU'tOV ooux(cx) xcxì. tipxnr6v· Analoga è la versione di Kukuljevié che presenta però negli stessi
~cx'twn1}cr( w;)· È1tÌ. 1tcicrn .6.toxÀ1}~, li·cxÀ[Lcx"t'(Lq;), Xop~cx't(Lq;), 'Ap- passi una variazione rispetto alla precedente, in quanto "Filocale" è
fhv(t:q;) xcxì. LT:cxÀci~(Pct>) · È1tÌ. ypci[J;([J;cxcrt) ovcrì. l l (r8v)1 ...............112 scritto con la lettera iniziale maiuscola C6 ), ma concorda di nuovo
"t'~v :P,EycxÀ(6)7t(o)ì.(w) xcx"t'cxÀcx(~wv)· xcxì. Èv "t'Q d8Vct> o~x(ìl)[-L(cx)'t(t) con essa nel mettere fra parentesi il nome Rogerio che non esiste
VOI1ctJ TIÀEVpiJ't(tXTI) '1tEpt1t'EI1ÒV' Ot' lJ[-LÉpcxç ÉTI"t'~ 7tpÒç x(upto)v ·tXTIE- nell'originale. Sebbene ambedue fossero esperti paleografi, dotati di
CXOEL[-LTJ(11EV) t CS 1). acuto senso critico, ciò nonostante si sentirono tenuti a inserire il
Costantino dunque sarebbe stato richiamato dall'imperatore da nome di Rogerio, ricordato nel rrSo ed effettivamente duca bizan-
Ancona in Dalmazia verso la fine del rr73 o forse anche all'inizio tino di Dalmazia e Croazia C7 ), poiché secondo essi "filocale" era
del II74· In quest'anno era certamente a Spalato, come risulta dalla un attributo e come tale richiedeva un nome a cui riferirsi. Attenen-
ca~ta sopra citata alla lettera c. Il testo della notizia greca non è dosi al testo del diploma e prescindendo dalle varie interpretazioni,
chtaro e non permette di fissare le date del governo di Costantino bisogna invece constatare che Filocale - ·qnÀ!oxtiÀT)ç - è un nome
Ducas. Può darsi ch'egli fosse sostituito da un nuovo governatore greco. Si tratta del nome di una famiglia bizantina di cui ci sono
nel rr76, poiché in un diploma dello stesso anno vengono menzionati noti alcuni membri nel sec. XII: Manuele Filocale fu persona vici-
l'imperatore e altri notabili ma non un duca bizantino CS 2 ). nissima all'imperatore Alessio Comneno CS 8) ; Eumatio Filocale fu
stratopedarca e piu tardi anche duca di Cipro e si distinse nelle guerre
4) Finora si è ritenuto che nell'ultimo periodo del dominio bizan- contro i Turchi C9 ); a Salonicco esisteva un monastero del Panto-
tino, fra Costantino e Rogerio non vi fossero stati altri governatori crator "t'OU cptÀoxaÀov (6°) e infine ricordiamo un Filocale che parte-
della Dalmazia CS 3 ). Ma un'analisi precisa e dettagliata di un diplo- cipò, in qualità di comandante della fanteria, alla battaglia contro
gli Ungheresi dell' 8 luglio rr67 ( 61). Per quanto riguarda quest'ulti-

51
( ) La traduzione italiana è di A. 'CARILE Federico Barbarossa i veneziani
e .l'~ssedio di Ancona del ~ 173· Contributo ~!la storia politica e 'sociale delle
cztta nel s~colo ~Il, Ve~ez1a 197~, p. 22-23. Per il testo critico vedi nota pre- (54) S!.!ICIKLAs, Cod. dipl., II, p. 156.
cedente. RI~?'r~z10 cord1alme.n:e 1l c?llega ~ernardinello il quale mi fa pre- (
55
) Ibid., P· 157·
sen~e che l E<~ucp della trascnzwne diplomatica del passo va interpretato iotcp (56) KuKULJEVIé, CodexJ II, p. 194·
ed e un duplice errore grafico, dovuto alla pronuncia bizantina. (57) SMiciKLAs, Cod. dipl., II, p. 165, 166, 167.
~ ) SMICIKL~s, Cod. dipl., II, p. 143; FERLUGA, Dalmazia fra Bisanzio, Ve-
52
(58) Anna Comnena, II, 40, 2 sg.
nezza e Unghen~, P: 76-77,, ora anche in FERLUGA, Byzantium on the Balkans, (59) Jbid., 34 , 31 sg.; 234, ro; 125, u; 229, 35-36; 224-227 e 135, r. La fa-
~· 206-207; quest opm10ne e accettata anche dallo SCHREINER, Dux von Dalma- miglia dei Filocali appare già verso la fine del sec.,:X: .
tzen, p. 299. (60) Monastero fondato verso la fine del XII o limzlo del XIII secolo; ~fr.
) Ciò :isulta da un'aggiunta fatta a un documento da parte di s~IICI­
53
( R. JANIN, A. A., Les églises et !es monastères des grands centres byzantzns,
KLAS,, Cod.. ~zpl., II, p. 156-157 e KuKULJEVIé, Codex, II, p. 104. Cosi anche Paris 1975, p. 418-419 e la bibliografia ivi citata.
KLAic, PovzJest I, p. 172; S1s1é, Povijest II, p. 92. (61) Cinnam., 271. Cfr. CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 489.
mo Filocale, il cui nome non ci è noto, non è da escludere che fosse
e Croazia durò ininterrottamente e su questo punto non ci sono
piu tardi divenuto governatore a Spalato, ma non è possibile pro-
dubbi. Infatti nel protocollo del suddetto diploma del n76 si men-
vario. In ogni caso ritengo che sia del tutto accettabile vedere nel
ziona l'imperatore Manuele I Comneno CS 5 ), mentre' in. quello de~
Filocale del diploma citato il nome proprio del duca bizantino in
II78 figurano oltre all'imperatore Manuele anche l arCivescovo ~
Dalmazia e Croazia e da respingere invece l'aggiunta del nome Ro-
Spalato Ranieri e il conte della città, Martino (Bs). In ne~su~o ~e1
gerio la cui unica giustificazione sarebbe che questi fu anch'egli duca
due però compare il nome del duca bizantino della provmc1a ( ).
.di Dalmazia e Croazia due o tre anni piu tardi. ll>~À:ox&:À:r]ç quale
combinazione di q>CÀoç e xcù.òç non viene usato come attributo spe- S) L'ultimo duca bizantino fu Rogerio Sclavone di cui possedia-
ciale per i dignitari bizantini. La posizione del nome sta nel contesto mo due documenti, ambedue del uSo, il primo con la data. del mese
esattamente dove deve stare e corrisponde quindi alla formula cor- di marzo e l'altro con quella del IO giugno: a) ~e_lla ?nma__ cart~
62
rentemente usata ( ). Il diploma nel suo complesso, tanto per le for- l'imperatore si rivolge a Rogerio come segue: « L:g.1ae 1m~en~ mel
mulazioni quanto per la terminologia che usa e in generale per tutto Rogerio Sclauoni ... » ed ancora << ••• Iubet ergo t1b1 Rogeno l~~e-
il resto, offre tutte le garanzie che il documento da cui fu tradotto .
num meum, ut . . . ,, (s 8 ) ,• b) e nella seconda : << Anno dommKe
.
non era una falsificazione. Difficile è dire in quale anno Filocale incarnationis millesimo centesimo nonagesimo (recte octuages1mo),
venne a capo dell'amministrazione della provincia e se egli fu il indictione vero tercia decima, regnante domino nostr? M~nuele
successore immediato di Costantino. Possediamo una carta spalatina sanctissimo imperatore et in ducatu Dalmatie et Croat1e ex1stente
del IIJ6 in cui figura soltanto il nome dell'imperatore Manuele esa), domino Sclavone duca ''· Alla fine si trova la firma: << E~o Roge- t
e siccome sappiamo che nel n74 Costantino era ancora a Spalato, rius Sclavone dei et imperiali gracia Dalmatie et Chroaue ducas
possiamo supporre che il Filocale fu il successore di Costantino, an- manu mea subscripsi ,, (s 9 ). Durante il regno di Guglielmo l, ed
che se non possiamo fissare la data della sua venuta. Probabilmente esattamente nel n6 1 , un certo Rogerio "Sclaus", figlio na:urale del
ricopri questa carica per alcuni anni; se ne trova menzione infatti conte Simone si sollevò in Sicilia. Il re intervenne e Rogeno dovette
in un diploma del II78 a proposito di una lite per certe terre che ritirarsi coi s'uoi Lombardi nella città fortificata di Pa_ternò .. No~
doveva durare già da lungo tempo, poiché vi si dice che la delimi- avendo potuto espugnare la città il re permise a Rogeno e a1 su01
tazione del possedimento era stata effettuata in base a un "sigillo" Lombardi « ... ultra mare illesos ire ... '' (1°). Rogerio passò dunq_ue
del duca, dopo lunga disamina CS 4 ). Il potere bizantino in Dalmazia con il suo esercito lo stretto di Messina e giunse nell'Italia meridw:
naie, ma trovandosi anch'essa sotto il dominio normann_o, con ~g~1
probabilità non vi rimase e si mise con i suoi Lombard1 al serv1z10
2
(S ) Cfr. p. es., SMICJKLAs, Cod. dipl., II, p. I02: « ... duce existente Dal-
macie atque Dioclie kyr Izanacio ... J>; ibid., p. I3I: « •.. in toto regno Dal-
. f F DiiLGE~ Aus den Schatzkammern des Heiligen Be':g~s, Miin-
macie et Chroacie imperante Constantino sebasto, ... >>; i bid., p. r66: « .•. in

ducatu
6 Dalmatie et Chroatie existente domino Rogerio Sclauone duca''·
( 3) S;~-nciKLAs, Cod. dipl., II, p. 143· en I94es , r.p. s' 3, I5I , 'I70 ' e F. DiiLGER-J. KARAYANNOPULOS, Byzantzntsche Ur-
cyhpa:[.L[.La:,
4 kundenlehre, Miinchen I9?S, p. rr2-rr3.
(S ) SMICIKLAs, Cod. dipl., II, p. I 57: « ... et però nel medesimo tempo
(S5) SMICIKLAs, Cod. dzpl., II, P· I43·
anco di filocale duca supradetto, cominciassimo, a inuestigare sottilmente di
quelli che occupauano la predetta corte et altre terre, li quali ritrouati con il (6 s) 1bid., P· I 5s. . . · s.
(67) FERLUGA, Dalmazia fra Bzsanzzo, Venezia e Ungherza, P· 7 79·
sigillo del duca li chiamassimo alla sua presenza e uenissemo con loro in con-
(ss) !bid., p. I65.
trasto. Il duca veramente con il suo giudice Bratagac et con altri nobili sen- 9
tendo il contrasto dell'una e l'altra parte et considerato il tutto sottilmente et (S ) Ibid., p. I66-I67. . . I/ S· HuGo-
( 70) Romualdi Salernitanz, Chronzcon, R. I. S., n. s. VI I, P· 24 '
con discretezza ne diede con suo giusto giudizio due pristaldi, che si mettes-
· · Szcu
NIS FALCANDI Hzstorza · l a, R. I . S., ed . I 725 ' VII '. p . 290 . . s· .
. . Cfrl. CHALANDON,
sero in possesso dell'heredità ... ''· Il sigillo di cui si tratta qui è un atto emesso
· · norm ande , p . 2So , 2S3·, M · AMARI ' Stona dez Mussu mam zn zcz-
D omznatzon
da funzionari imperiali definito come cny().).tov, <rtytÀÀtwoE~ yp<i[.L[.La:, <rty(À.À.tov
lia, III, Palermo I93i, p. 229-232.
266

di Bisanzio. Del resto l'espressione "ultra mare" potrebb'essere in- l'imperatore Manuele. Quando poi, nel n63, Ladislao intervenne
terpretata nel senso ch'egli attraversò non solo lo stretto di Messina, nella guerra fra Ungheresi e Bizantini a fianco dei primi, il basileus
ma anche il tratto di mare compreso fra l'Italia e l'Epiro. Entrato rimproverò al suo vassallo di essersi sollevato contro il suo signore.
al servizio dell'Impero, ottenne piu tardi il governo del ducato di Secondo Manuele, Ladislao non era diventato il suo 8ouÀ·oç in se-
Dalmazia e Croazia. L'uso del termine "ligius" fa pensare che egli guito a coercizione, ma volontariamente, era diventato cioè 8ouÀoç
venisse da un paese normanno. t certo in ogni modo che Rogerio, È.~s:ì...68ouÀoç, poiché «è cos1 - continua il basileus - che voi (cioè
fuori di Bisanzio) chiamate la ligietas - 'tÒ Àtstov JJ C ).
5
l'ultimo duca bizantino della Dalmazia, non era greco, ma un si-
gnore giunto dal di fuori dell'Impero, che, anche dopo essere entrato Fino a che punto questi rapporti di vassallaggio fossero vinco-
nell'amministrazione era rimasto vassallo del basileus (1 1 ). Benché lanti è un'altra questione. Anche se questa volta il basileus, invo-
simili rapporti di vassallaggio fossero conosciuti già da prima, tutta- cando i suoi diritti di signore, ottenne che Ladislao cessasse di por-
via ben pochi signori feudali durante la prima Crociata ne avevano gere aiuto agli Ungheresi, tuttavia tali rapporti dovevano essere piut-
contratti con l'imperatore Alessio f Comneno. Ci è noto infatti un tosto formali. Si trattava certamente in primo luogo, come ha spie-
solo caso in merito (12 ). Nel trattato di Deaboli del no8, concluso gato molto bene Ostrogorsky, d'una questione di gerarchia fra gli
fra Alessio I e Boemondo, quest'ultimo si definisce regolarmente Stati (1 6 ).
Àts·voç &v~pw1toç C:J) dell'imperatore o semplicemente uomo dell'im-
Ritorniamo ora al caso di Rocrerio, particolarmente interessante,•
peratore - èiv~pw1toç V[LÉ1:Epoç. Durante il reano di Giovanni II b
b poiché è il primo rapporto di vassallaggio di questo tipo verifica:os~
Comneno (n18-n43) analoghi rapporti furono stabiliti fra l'impe- entro i confini dell'Impero, mentre in quelli altrimenti conoscmtl
ratore e Raimondo d'Antiochia (1 4 ). Per meglio valutare l'interpre· del sec. XII, i signori feudali risiedevano al di fuori di esso. Ciò non
tazione che a Bisanzio si dava della ligietas particolarmente indica- deve sorprendere, visto che l'influenza dell'occidente era molt~ fort:
tivi sono i rapporti fra l'imperatore Manuele e Ladislao re di Boe- ai tempi di Manuele I e l'imperatore stesso era noto come amtco de1
mia. Nel II47, durante la seconda Crociata Ladislao, passando con Latini. t inoltre da rilevare che questo si verificava in una regione
l'imperatore Corrado per Costantinopoli, prestò l'omaggio ligio al- in cui i rapporti feudali di tipo occidentale dovevano essere abba-
stanza sviluppati in quell'epoca C7 ). La ligietas è particolarmente
interessante dal punto di vista amministrativo. A un feudatario ve-
71
( ) FERLUGA, La ligesse, p. rr8, ora anche in FERLUGA, Byzantium an the niva consegnata in amministrazione una determinata regione ed egli
Balkans, p. 420.
otteneva il titolo di governatore, come tanti altri funzionari dello
) Allorché i ~atini durante la T Crociata giunsero a Costantinopoli, pare
72
(
che soltanto Ugo dt Provenza avesse accettato di entrare in rapporti di vassal- stesso rango. Già prima s'era avuto il caso che potenti signori locali
la.ggio di tipo occidentale, poiché Anna Comnena, II, SI, I3-I4, riferisce che avessero assunto il potere nella loro provincia, come p. es. nella pri-
l'tmperatore Alessio I (I08I-Irr8) convinse Ugo a divenire suo '"uomo" e a ma metà del sec. XI accadde in Puglia con Argiro, ma si trattava di
prestare giuramento secondo l'uso dei Latini, '!tEt~" ... livilpw'!tov au-cov y<VÉ<Tila:t
-còv -coi<; Aa-ctvoJ.ç <ruVl\ih] opxov. Gli altri Crociati invece, sempre secondo Anna
Comnena, _II, 9I e 93, non prestarono un giuramento cosi generico, ma si obbli-
garono a Impegni ben precisi, p. es. a restituire le città occupate, ecc. Per il
termin~ livfrpw'!toç cfr. Anna Comnena, II, 209, 24-25 e 27-28, 2IO, 9-Io e 2II, I (75) Cinnam., 223, 5; OsTROGORSKY, Die byz. Staatenhierarchie, p. 56 e Zur
dove VIene usata l'espressione ì.i!;toç liv~p<.>i'!toç e ibid., II, 220, 6 dove è soltanto byzantinischen Geschichte. Ausgewiihlte kleine Schriften, Darmstadt I973• p. I35-
detto che divenne vt.~Énpo<; (cioè dell'imperatore Alessio) liv~pw'!to<;. Cfr. M. BLOcH, I36; FERLUGA, La ligesse, p. II6, ora anche in Byzantium an the Balkans, p. 4I8;
La società feudale, Torino I949, p. 235-236, e FERLUGA, La ligesse, p. 97-I23, OsTROGORSKY, Storia, p. 351. . . ..
ora anche in Byzantium an the Balkans, p. 408-4I0. (76) OsTROGORSKY, Die byz. Staatenhterarchte, s6 e Z~r byzantmtschen Ge-
3 schichte, Darmstadt I973, p. I35-I36; OsTRoooRSKY, Storta, p. 351.
. . (7 ) Cfr. Anna Comnena, II, 209, 24-27; 2IO, 9-10; 2rr, I o soltanto ì.i!;toç .
tbtd., II, 2I7, 24; 220, 2. (77) Per lo sviluppo dell'istituzione in occidente, cfr. M. BwcH, La soctetà
(7 4) Nicetas Choniat., 27, 4-7. feudale, Torino I949, P· 333-338.
un'altra situazione, perché diversi erano sia la base economica sia in una provincia unica che, mi pare, s'allargasse verso l'interno por-
i rapporti con il governo centrale e l'imperatore. L'imperatore Ma- tando, fra gli altri, il nome di Dioclea. Perciò troviamo a Cattaro in
nude non si rivolgeva a Rogerio come a un suo funzionario o piut- quell'anno il governatore bizantino della provincia di Dalmazia e
tosto come a un funzionario imperiale, ma come a un vassallo. Un Dioclea la cui metropoli dev'essere ~tata probabilmente Durazzo,
funzionario imperiale era certamente, dal punto di vista giuridico, poiché « ••. kyr Izanacio, qui in eadem dedicatione sua gratuita vo-
anche se non in pratica, un oouÀoç cioè "schiavo" dell'imperatore; e
luntate et benignitate affuit ... » 1); era venuto in visita a Cattaro
il vassallo invece, come abbiamo visto, era un oouÀ·oç ÈD"c.MoouÀoç, e quindi non vi risiedeva.
cioè era sf anche lui uno "schiavo", ma lo era divenuto volontaria- Nel periodo fra il u7o e il II74 o u76, cioè dopo la seconda
mente. Le forze feudali a Bisanzio, soprattutto durante il regno di conquista bizantina, in cui fu governatore Costantino Ducas sebasto,
Manuele I Comneno, s'erano molto sviluppate e i feudatari esercita- pare che questa misura amministrativa sia stata mantenuta e che le
vano una forte influenza nell'amministrazione. Rogerio però è l'unico due province fossero rimaste riunite sotto la stes~a ~ersona._ Costan-
caso a me noto di signore feudale in rapporto di vassallaggio di tipo tino Ducas stava dunque a capo di una provmCia relativamente
occidentale C8 ) che abbia ricoperto una posizione ufficiale nell'am- grande che portava il nome di Dioclea, Dalm~zi~, Croazia, ~lb~ni~
ministrazione provinciale. In seguito, le province andarono progres- e
e Spalato 2 ). Perché dopo l'elenco delle regwm segua la Cl~ta dl
sivamente diminuendo d'estensione e giunsero quasi a coincidere, Spalato, non saprei dire. Da tenere presente è che l~ m_et~opoh Spa-
tuttavia solo verso la fine del sec. XII con la proprietà feudale: di- lato compare in due diplomi: in uno del II7I « ..• m cm1tate nostra
ventarono cosf sempre piu dipendenti dai latifondisti locali C9). Spalatina et in toto regno Dalmacie et Chroacie ... » C )_ e in _un
3

Riguardo al problema della ripartizione amministrativa dei ter- secondo del II74 << ••• in ciuitate nostra Spalatina (non s1 nomrna
però la provincia) preminente Constantino seuasto ... >> C ). P~trebbe
4
ritori che ci interessano, credo ch'esso sia abbastanza piu complesso
di quanto se lo sia presentato la storiografia fino a oggi, soprattutto darsi che ivi fosse la residenza di Costantino e che data l'esistenza
per il periodo dopo la seconda conquista della Dalmazia. di altre città importanti nella nuova provincia, si fosse sentito il bi-
Sulla prima entità provinciale formatasi nel u65, non possiamo sogno di sottolineare quale fosse la metropoli. Dato però che il testo
dire piu di quello che abbiamo detto, dato che non ci è rimasto è mutilo, questa rimane una supposizione soltanto. Nell'ultimo pe-
alcun documento di quel periodo e Cinnamo tace sulla denomina- riodo della dominazione bizantina potrebbe darsi invece che le pro-
zione della nuova provincia. A ogni modo è fuori dubbio che la vince fossero nuovamente divise e che una provincia di Dalmazia e
metropoli fu Spalato; credo anche che il termine "Dalmazia" figu- Croazia (85 ) esistesse separatamente fino al uSo o al massimo fino
rasse nella denominazione della provincia, poiché non manca mai al uSr.
negli altri documenti. L'ordinamento della Dalmazia ai tempi di Manuele Comneno
Dopo la perdita della Dalmazia centrale, nel u66, quello che mostra con grande evidenza quanto ormai l'Impero si fosse allonta-
della primitiva provincia dev'essere rimasto in mani bizantine, fra nato dalla vecchia tradizione. Dal punto di vista territoriale, la nuova
cui molto probafilmente Ragusa e certamente Cattaro CS 0), fu riunito provincia non abbracciava regioni e città che erano appartenute al-

(SI) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 102.


(1 8 ) Parlo di vassallaggio di tipo occidentale (cfr. KLAré, H. Z. XIII (196o), (82) ScHREINER, Dux von Dalmatien, p. 287.
p. 254), poiché la ligietas è un'istituzione non solo importata, ma nella mag- ( 83 ) s~ncrKLAs, Cod. dipl., II, p. 131.
gioranza dei casi anche applicata a signori venuti dall'occidente. Cfr. FERLUGA, ( 84 ) s~!ICIKLAS, Cod. dipl., II, P· 138. . .
La ligesse, p. 122-123, ora anche ìn Byzantium on the Balkans, p. 420. (85) Da notare però che nella cart~ del II7~ (Cod .. dzpl., II, P·. rs6) l ter-
(1 9 ) OsTROGORSKY, Storia, p. 363; STEIN, Untersuchungen, p. 19 sg. mini sono invertiti, cioè « .•. in tutto rl regno dr Croazra et Dalmaua >>. Credo
80
( ) KREKré, Dubrovnik, p. 19-20; per Cattaro vedi sopra nota 44- che ciò sia da attribuire alla tarda traduzione del documento.
271

l'antico tema della Dalmazia. Non è facile fissare le frontiere del dizione che avevano condotto contro l'impero bizantino, quale rispo-
ducato bizantino, essendo le fonti quasi completamente mute in me- sta agli arresti di Veneziani del 12 marzo II7I, nonché alla confisca
rito. Per quanto riguarda la provincia amministrata da Niceforo dei loro beni, merci e navi a Costantinopoli e in tutto l'Impero. Al-
Chalufès, abbiamo potuto indicare soltanto alcuni punti essenziali e loro avevano occupato anche Traù che nel II73 e n78 era ancora
lo stesso si è fatto per il nuovo ducato bizantino creato sulle coste in mano loro C0), ma che nel n So fu forse restituita ai Bizantini C1 ).
orientali dell'Adriatico dopo il I r67. Il territorio al nord della Cherca Anche Ragusa rientrò verso la fine degli anni settanta in seno all'im-
rimase fuori del dominio bizantino e Zara non fu piu la metropoli pero bizantino, dopo essere stata probabilmente per un breve lasso
del tema. La Cherca formava probabilmente la frontiera settentrio- di tempo sotto il dominio normanno C2 ).
nale del ducato, ma non si può stabilire con esattezza quanto esso Molti vecchi ricordi dovevano essere definitivamente svaniti gra-
si protendesse verso l'interno CS 6 ). Delle città, facevano parte del zie alla nuova situazione politica e allo sviluppo delle città dalmate.
nuovo ducato Traù e Spalato, forse Salona (se poi era una città) e Anche per quanto riguarda l'uso del termine geografico o ammini-
certamente Cattaro, che erano un tempo appartenute al vecchio tema strativo di "Dalmazia" e i suoi confini, pare che Cinnamo l'applichi
della Dalmazia. Fin dai primi decenni del sec. XI s'era formato un spesso nell'ambito corrispondente all'epoca costantiniana o addirit-
nuovo tema di Ragusa, ma ora non si riparla di esso, bensi della sola tura pre-costantiniana e certamente non ai confini in cui s'era for-
città. Non è il caso di dilungarsi sui territori mendionali del ducato: mata la Dalmazia imperiale nei secc. IX-XI. Nella tradizione bizan-
come già detto, questo dovette, per un certo tempo, essere unito al tina e ·nella realtà politica la grande e importante base militare e
ducato di Durazzo per cui figurano nel titolo del duca tanto la Dio- commerciale bizantina all'entrata dell'Adriatico fu e rimase Durazzo
dea, quanto l'Albania e probabilmente vi fecero parte le città di col suo territorio ( 9'3 ). Non meraviglia quindi che nel titolo di Co-
Antibari, Dolcigno, Scutari e altre CS 7 ). Non sappiamo niente sul- stantino Ducas entrassero Dalmazia e Croazia, Dioclea e, del tutto
l'estensione del dominio bizantino all'interno, poiché i documenti nuova, l'Albania C4 ).
conservati si riferiscono alle città costiere o a luoghi giacenti in una Le denominazioni delle nuove province sembrano anche indicare
stretta fascia marittima. Anche qui vi furono cambiamenti. Ragusa che avevano avuto luogo grandi mutamenti nella tradizione. Dalla
era certamente bizantina nel maggio del u69 CS 8), poi veneziana nel fine del sec. XI i dogi di Venezia appaiono regolarmente col titolo
e
II7I 9 ). I Veneziani se n'erano impadroniti in occasione della spe- di dogi della Dalmazia e Croazia C5 ) (unica eccezione nel n68, al-

( 86 ) Non credo che si possa prendere alla lettera quanto dice Tommaso: ( 90 ) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 134 (anno rr74), 153 (anno 1178). . .
« •.• tenebant (cioè i governatori bizantini) civitates marittimas et magnam (91) Nel giugno del rr8o, in un atto del duca Rogerio, apparve fra ~ testi-
Croatie partem >> (Thomas, p. 73), per quanto sia abbastanza indicativo per moni anche il comes Marinus di Traù. Dal momento che è stato menziOnato
stabilire l'estensione del dominio bizantino. in un atto ufficiale col suo titolo, verosimilmente non era fuggiasco a Spalato,
( 87 ) Per Antibari e Dolcigno non ci dovrebbero essere dubbi, poiché si ma anzi doveva aver testimoniato in possesso delle sue piene funzioni, per cui
trovavano sulla costa. Scutari viene spesso nominata, almeno fino alla metà Traù >arebbe stata allora in mano bizantina e non veneziana.
del sec. XII, in relazione a Durazzo e ai suoi governatori (Cfr. Pop Dukljanin, (92) Per Ragusa vedi soprattutto KREKré, Dubrovnik, p. 20, e ora anche
p. 347, 351, 373). Per l'Albania, vedi in ultima analisi il breve ma utile com- dello stesso autore Dubrovnik in the 14th and r5th Centuries: A City between
mento dello SCHREINER, Dux von Dalmatien, p. 299-302, e la bibliografia ivi East and West, Norman 1972, p. 14·
citata. (9 3) Cinnam., 229, racconta come durante il viaggio verso Venezia Nice-
( 88 ) Il 13 maggio rr69 fu concluso un trattato fra Ragusa e Pisa (SMrcrKLAs,
foro Chalufès si fosse fermato a Durazzo, dove lasciò il denaro che l'impera-
Cod. dipl., II, p. 124). Pisa era allora in ottimi rapporti con l'impero bizantino. tore Manuele gli aveva dato per realizzare la sua politica italiana.
La stipulazione del trattato avvenne in presenza del conte di Spalato, per cui (94) ScHREINER, Dux von Dalmatien, p. 287.
non ci sono dubbi che Ragusa allora fosse bizantina. ( 95) Ho fatto lo spoglio di KosTRENcré, Cod. dipl., I, per i secc. X e XI,
( 89 ) Historia ducum Veneticorum, p. 79; cfr. JmEcEK, Pregled dubrovaéke
e di SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, per il sec. XII. Anche se forse tutto non è stato
preso in considerazione, sono convinto che il numero dei documenti analizzati
historije, p. 4·
2 73
272

lorché la Croazia precede la Dalmazia) ( 96); ciò è regola anche per politica di Manuele, rivolta verso l'Italia e l'Ungheria, essa rimase
i re ungheresi C7) (le eccezioni sono però un po' piu numerose, an- uno dei problemi marginali (1° 2 ). Unica eccezione potrebbe conside-
che se non molte) C8 ); cosi anche i bani della Dalmazia e della Croa- darsi il comando di Costantino Ducas ad Ancona nel II73 in un
zia C9 ); non è da omettere che i papi nel sec. XII, quando nella loro momento in cui era ancora governatore del grande ducato bizantino
corrispondenza si riferiscono ai re croati del sec. XI, mettono la Dal- sulle coste orientali dell'Adriatico. È da tener presente però che allora
mazia al primo e la Croazia al secondo posto, mentre la regola era tutta o quasi tutta la regione di Durazzo faceva parte della sua pro-
il contrario (1° 0 ). La situazione è del tutto simile per la Dioclea: vincia, per cui ancora negli anni settanta del sec. XII Bisanzio pare
nella seconda metà del sec. XII V alcano è re della Dioclea e della appoggiarsi piu su Durazzo che sulla Dalmazia. L'Ungheria da
Dalmazia, anche se non mancano casi in cui figura il contrarioe01 ). parte sua non sembra prestare in questo periodo un grande interesse
Introducendo "Dalmazia" nel.proprio titolo, Veneziani e Ungheresi alle città dalmate, certamente non a quelle della parte meridionale
esprimevano in forme nuove le proprie ambizioni sulle città dalmate. della regione. Le città della Dalmazia, in primo luogo Zara, sem-
Comunque sia, queste denominazioni non sono dovute al caso. Bi- brano essere piu interessate a un aiuto ungherese, se non altro per
sanzio, avendo conquistato una parte dei territori sulla costa orien- opporsi a Venezia. L'unica ad avere un interesse chiaramente espres-
tale dell'Adriatico, non si era allacciata alla vecchia tradizione del so per la Dalmazia fu Venezia, anche se la sua politica era ancora
tema di Dalmazia (secc. IX-XI), bensi alla nuova realtà, e quindi in parte prudente e in certa misura rispettosa degli interessi bizan-
alla nuova terminologia politica che s'era venuta formando per Dal- tini. Ma anche questo aspetto andava smorzandosi lentamente. Basti
mazia, Croazia e Dioclea a Venezia, in Ungheria e nella Serbia dei pensare all'offensiva veneziana in questo periodo contro le città dal-
Nemagnidi. Manuele si servi di questa terminologia, anche perché mate dopo il voltafaccia di Manuele nel II7I.
Dalmazia e Croazia formavano il territorio di cui era stato investito Esaminiamo ora lo sviluppo interno del ducato bizantino. A par-
Bela-Alessio: era perciò chiaro a cosa egli tendesse. Ciò dimostra tire dai secc. IX e X i governatori delle province, cioè dei temi, fu-
anche che l'impero bizantino era entrato in un gioco politico in cui rono denominati strateghi. Successivamente, e cioè dalla seconda
la Dalmazia non rappresentava un interesse primario: nella grande metà del sec. X e soprattutto nell'XI, subentrarono dei cambiamenti
nella precedente titolatura. Oltre al termine di catepano, fu usata
sempre piu la denominazione ò ooùç oppure ò oouxru; che di fatto
sostitui quella di stratego (1° 3). I nuovi governatori venivano insigniti
è piu che rappresentativo. Nei titoli dei dogi di Venezia la Dalmazia prece-
deva di regola la Croazia (SMICrKLAs, Cod. dipl., II, p. 2, 27, 55, 64, 94, 103,
inoltre di titoli e, come prima uno stratego era patrizio e andpato,
134, 135, 151, 153, 170, 212, 316). Lo spoglio del Codice Diplomatico Vene- cosi a partire dal regno di Manuele molti portavano il titolo di seba-
ziano (copia dattilografata nell'Archivio di Stato a Venezia) eseguito da me sto: dei governatori della Dalmazia e della Croazia furono sebasti
nell'aprile del 1975, non ha fatto che confermare quanto avevo già affermato
in un articolo del 1970.
Niceforo Chalufès e Costantino. Questo titolo non era legato a una
( 96 ) SMICrKLAs, Cod. dipl., II, p. II9· determinata funzione, per cui non tutti i governatori provinciali,
( 97 ) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. ro (fals.), 392, 22, 47, 49, 53, 54, 86, 93•
ro6, 139, r66, 179, 184, 186, 187, 189, 2II, 218, 224, 225, 232, 234, 242, 243,
247, 261, 262, 266, 268, 282, 288, 308, 310, 314, 326, 339· 354· 357· 358.
(
98
) SMICIKLAS, Cod. dipl., II, P· 9· 15, 19, 37, 49· II5·
(102) Durante la campagna bizantina in Italia. del II~4 e del. II 55· ~a D~l­
( 99 ) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 184, 259, 263, 264, 265, 267, 268, 290, 293,
mazia è in parte in mani ungheresi e in parte m mam ve~ezrane: Brsa~z10
non sembra affatto interessarsi della sua sorte né prenderla m consrderazwne
296, 297, 309, 338, 353· 355, 357, 368.
( 100 ) SMrcrKLAS, Cod. dipl., II, p. 125, nonché 148, 167 e 178.
come eventuale base per l'offensiva italiana.
(10 1) Istorija Crne Gore, I. 2, Titograd 1970 (autore S. C1ruwvré), p. 3-5. (103) STEIN Untersuchungen, p. 21; GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches,
Cfr. ancora SM1CIKLAs, Cod. dipl., II, p. 287, 333, mentre la Dalmazia figura p. 64-67; OsTR~GORSKY, Storia, p. 336. Da notare la forma l~tina "ducas", cor-
prima della Dioclea, anche se non sempre nel titolo regale, in Cod. dipl., II, rispondente quindi a quella greca, P· es. per l'anno II8o m s~!IC!KLAS, Cod.
p. 311, 312, 313, 335, 337· dipl., II, p. 167.
2 75
2 74
c1oe i duchi, erano automaticamente anche sebasti. Chalufès, p. es., è detto fra l'altro: « ... et si eorum (i. e. Clissanorum) iupanus aut
lo era già prima di diventare duca di Dalmazia e Croazia C04). Il iudex nobis rectum iudicium non iudicaverit siue iustitiam non fe-
titolo di sebasto cominciò a essere applicato piu ampliamente a par- cerit nos habemus potestatem eos vocandi coram presenciam du-
tire dalla seconda metà del sec. XI C05 ), però nel sec. XII non tutti cis ... >> ( 111). Da questo documento si deduce che il duca era respon-
i governatori dei temi, che di rango erano duchi, ne erano insi- sabile non solo della difesa del suo ducato, ma anche, in qualità di
gniti C06). La denominazione "tema" veniva ancora usata come ter- governatore civile, della pace e dell'ordine interno della regione affi-
mine tecnico per designare le province, ma già nell'opera di Cinna- datagli. La pace fra quelli di Spalato e di Clissa non era evidente-
mo appare l'espressione xwpa. che non ha un significato speciale, ma mente un atto di politica estera, perché ambedue le città erano a
piuttosto quello generale di regione e anche di provincia e si sosti- quel tempo nell'ambito dell'Impero. Si trattava di vecchia ruggine
tuisce fino a un certo punto al termine "tema" C07 ). I duchi concen- fra gli uni e gli altri e i conflitti rimasero limitati alle parti conten-
travano nelle proprie mani tanto il potere militare quanto quello denti, senza che qualcuno dal di fuori vi s'immischiasse. Gli unici
civile. Ci limiteremo qui a un'analisi delle competenze militari e che avrebbero potuto approfittarne erano gli Ungheresi, ma essi al-
civili dei duchi in Dalmazia e Croazia. lora non ne avevano la forza. Il duca quindi si sforzava di sistemare
Per quanto riguarda le competenze militari, il duca bizantino le cose nella sua provincia ed egli stesso partecipò col suo seguito
stava a capo delle unità stanziate nella sua provincia 08) ed era e all'atto finale con cui furono regolati i rapporti fra Spalato e Clissa.
Questo non fu il solo caso. Basta pensare al trattato concluso nel
responsabile della difesa di essa. Unità militari si trovavano in par-
ticolare nelle città, almeno nelle principali, come p. es. a Spalato e u67 fra Almissa e Cattaro, con cui le due città s'accordavano a
a Ragusa, dove occupavano delle torri denominate anche impe- vivere in pace fra loro e quelli di Almissa s'impegnavano a non at-
riali C09 ). Allorché nel II65 Niceforo Chalufès fu attaccato dagli Un- taccare piu gli abitanti di Cattaro né le navi dirette verso questo
gheresi, usd da Spalato, capoluogo del ducato, alla testa delle truppe porto (112). All'accordo di Spalato aveva potuto partecipare il duca
per difendere la sua regione dal nemico ( 110). Riguardo alle compe- in persona; a Cattaro invece egli non viene nominato e quelli di
tenze civili del duca bizantino, esse erano varie e molteplici. Nelle Almissa prestarono giuramento davanti al viceconte. Probabilmente
questioni giudiziarie, in particolare, il governatore era in primo luogo quest'ultimo era un funzionario bizantino poiché altrimenti il giu-
giudice d'appello. Nel trattato di pace fra Spalato e Clissa del II7I ramento sarebbe stato proferito davanti al conte, rappresentante su-
premo del potere cittadino. L'impero bizantino doveva infatti rispet-
tare, almeno fino a un certo punto, le autonomie locali e quindi, se
( 104) Cinnam., 2:i6. aveva propri funzionari competenti per lo svolgimento d'importanti
(1° 5) STEIN, Untersuchungen, p. 30-33; BRÉHIER, Les institutions, p. 143. atti giuridici, quali la conclusione di trattati, come quello di cui so-
( 106 ) STEIN, Untersuchungen, p. 31, ritiene che il titolo di sebasto fosse
legato alla funzione di governatore provinciale; ciò è vero per un periodo piu
pra, essi non potevano essere conti. La nomina di conti da parte del
tardo. governo bizantino, inoltre, avrebbe significato un'ingerenza nell'au-
( 107 ) Cinnam., 103, 9; 13), rs; !36, 20; rsS, I; rSo, rs; rSr, 2; 300, 2; tonomia cittadina, punto su cui le città dalmate erano sensibilissime.
GLYKATZI-AHRWEILER, Recherches, p. 79, 86. Cfr. anche A. HoHLWEG, Beitrage
zur Verwaltungsgeschichte des ostromischen Reiches unter den Komnenen, Come il governo veneziano, cosi anche quello bizantino nominava
Miinchen 1965, p. 42-43· forse viceconti quali difensori dei propri interessi (11:3).
(1° 8 ) Thomas, p. 73: << ••• duces ... cum magno aparatu armorum >>. Il duca poteva praticamente esercitare le sue funzioni giurisdi-
(10 9) Vedi p. es. a Ragusa nel rr7r: << ••• quaedam turris, quae imperatori
era t deputata >> (Historia ducum veneticorum, p. 79) e: << ••• erexerant simi-
liter imperialia vexilla in turibus et muris ... >> (Danduli chron., p. 294); a
Spalato nel giugno II8o << ••• in podio imperialis turris >> (SMrCrKLAs, Cod. (111) SMrcrKLAS, Cod. dipl., II, p. 130.
dipl., II, p. r66). (112) s~ncrKLAs, Cod. dipl., II, p. II6.
( 110 ) Cinnam., 263. ( 113 ) Cfr. LENEL, Vorherrschaft, p. 33·
2 77

zionali soprattutto a Spalato e nei dintorni. E cosi fece nel n78, menzionano persone che, pare, formavano il seguito o lo stato mag-
119
allorché dispose che venisse esaminata la situazione di diritto e di giore del duca e che erano in primo luogo dei militari ( ). Che il
fatto di alcum possedimenti, emise una sentenza di concerto col governatore non avesse dei propri organi civili, si può dedurlo dal
giudice e altri notabili di Spalato e infine, attraverso il pristaldo (114), fatto che si serviva dei pristaldi, noti come organi esecutivi cittadini.
cioè l'organo esecutivo locale (da notare non attraverso il proprio) Si potrebbe dire però qualcosa in merito all'amministrazione bizan-
immise la parte vincente nel possesso delle terre contese. Negli ulti- tina in generale e alla sua attività in particolare in Dalmazia e
mi anni del dominio bizantino, il duca intervenne nuovamente nella Croazia.
lite fra l'arcivescovo Ranieri e la tribu dei Kaciéi a proposito di certi Le città erano tradizionalmente legate all'Impero, ma questa tra-
terreni, che questi contestavano all'arcivescovo. dizione dev'esssersi col tempo piuttosto affievolita, poiché una delle
Il duca inviò Ranieri assieme a due pristaldi, affinché essi inve- caratteristiche fondamentali dell'amministrazione bizantina in Dal-
stigassero sulla questione e lo aiutassero a entrare in possesso delle mazia all'epoca di Manuele I Comneno era favorire gli elementi
terre da lui rivendicate (115 ). La cosa terminò però altrimenti. I Ka- locali, soprattutto la classe dominante, o piuttosto quello strato di
Ciéi rifiutarono di sottomettersi alla decisione del aovernatore bizan- essa, che appoggiava il governo bizantino. Tommaso Arcidiacono
~:o

tino e nella lite che ne segui lapidarono l'arcivescovo( 116). descrive con molta simpatia l'amministrazione bizantina in Dalma-
Per quanto riguarda dunque le attribuzioni giuridiche del duca, zia: l'imperatore era straordinariamente benevolo verso i propri sud-
si può affermare ch'egli era un'istanza d'appello per la provincia, diti, non richiedeva imposte, ma, al contrario, era molto magnanimo
ma esisteva la possibilità di appellarsi anche all'imperatore ( 117 ). Il nel distribuire ricchezze; a chiunque venisse a corte faceva ricchi
duca emetteva le sentenze assieme alle autorità locali, ]asciandone doni dall'erario. Allorché gli abitanti di Spalato gl'inviarono la lista
poi a queste l'esecuzione. Dove mancavano gli organi competenti dei cittadini ~ e per cittadini bisogna intendere solo quel determinato
dell'amministrazione bizantina, funzionavano le autorità locali; in strato che usufruiva di diritti comunali ~ egli inviò a tutti dei doni
e regalò perfino una moneta d'oro a ogni neonato in culla C ). Que-
20
alcuni centri della provincia i viceconti pare avessero, per certi set-
tori, competenze piu ampie di quelle del conte. La competenza del ste azioni di Manuele I e la sua munificenza a spese della cassa sta-
duca s'estendeva certamente a tutta la provincia, ma personalmente tale sono generalmente note (1 21 ). Si potrebbe quindi supporre che
prendeva parte ed emetteva sentenze di prima istanza per le liti che la descrizione di Tommaso si riferisca a una determinata situazione,
sorgevano nel territorio di Spalato, poiché questo gli era piu vicino. in cui l'imperatore credette opportuno mostrare di proposito la pro-
Come gli altri funzionari anch'egli emetteva le sue decisioni in for- pria liberalità. Invece quello che Tommaso riferisce, fa apparire
ma di cnyO~.Àtov ( 118). tutta l'epoca dell'amministrazione bizantina in Dalmazia come piut-
Quali altri funzionari bizantini ci fossero nel ducato oltre al go- tosto blanda e tollerante soprattutto dal punto di vista fiscale. Infatti
vernatore non si può dire, poiché non se ne parla espressamente stando al suo racconto, l'imperatore avrebbe inviato i governatori in
nelle fonti. Tanto i diplomi però quanto Tommaso Arcidiacono Dalmazia con un grande apparato militare nonché con ingenti som-
me di danaro per coprirne le spese (122). È probabile che tutto quello

( 114 ) SMICIKLAs, Cod. dipl., II, p. 157. Cfr. anche DABINovré, Pravna po-
vijest, p. r 34· (119) Jbid., p. 130: « ... coram duce isto cum eiusqu: sequacibus >>. Tho-
( 115 ) SMICIKLAs, Cod. dipl., II, p. I57· mas, p. 73: « .•. rnittebat (i. e. imperator Constantinopohtanus) autem duces
(
116
) SMrCrKLAs, Cod. dipl., II, p. r65, r66-r67; THoMAs, p. 73-75. Cfr. No- suos cum magno apparatu armorum >>.
VAK, Supetarski kartular, p. 54 sg. (1 20 ) Thomas, p. 73·
(1 17 ) SMrerKLAs, Cod. dipl., II, p. r65. (121) CHALANDON, Les Comnènes, II, p. 628 sg.; OsTROGORSKY, Storia, p. 356.

(
118
) l bi d., p. I 57· (1 22 ) Thomas, p. 73·
279

che Tommaso riferisce non sia esatto nn nei dettagli e che non ogni cava la proprietà di questa terra e il vescovo pagò con la vita il suo
sua parola sia degna di fede. Le numerose truppe che accompagna- tentativo. Per provare i suoi diritti sul possedimento conteso, Ranieri
vano i duchi bizantini dovevano, almeno in buona parte, vivere a s'era appellato, fra l'altro, a un certo diploma di Carlomanno, che
carico della popolazione qui come nelle altre regioni dell'Impero (1 23 ). però era un falso compilato verso l'anno n66 C28 ). Questo episodio
Si può concludere quindi soltanto che la politica fiscale dell'impe- mise piu che mai in luce la parzialità dell'amministrazione bizan-
ratore Manuele, oppressiva per la popolazione dell'Impero C24), de- tina in Dalmazia, volta a favorire gl'interessi di una determinata
v'essere stata in Dalmazia e Croazia meno gravosa che nelle altre classe: il governatore bizantino non esitò infatti a proteggere quella
province bizantine. parte del clero della provincia che appoggiava il potere imperiale.
Tommaso parla inoltre della visita dell'arcivescovo di Spalato, Tanto il governo centrale quanto quello provinciale bizantino
Ranieri, alla corte di Manuele I a Costantinopoli e descrive come dovevano rispettare le richieste dell'arcivescovo, anche se sconnna-
questi, insieme a un certo numero di notabili della città, fosse stato vano nel campo politico. Egli infatti con l'ascendente della propria
ben accolto e come l'imperatore avesse loro offerto doni preziosi, personalità, con la sua forza economica e autorità politica, rappre-
tanti e tali che Tommaso senti il bisogno di sottolinearlo (125 ). Il sentava un importantissimo alleato e, pur essendo dal punto di vista
governo bizantino s'appoggiava, in Dalmazia, oltre che su un deter- ecclesiastico gerarchicamente subordinato a Roma, era, sotto il ri-
minato strato di cittadini, anche sulla Chiesa e la sua organizzazione, spetto politico ed economico, legato allo strato dominante di Spalato
129
sebbene non tutto il clero dalmata simpatizzasse con Bisanzio. Ra- e delle altre città della Dalmazia e Croazia ( ).
nieri invece fu appunto uno di quegli arcivescovi di Spalato (u75- La Dalmazia rimase, assieme alla Croazia, un ducato bizantino
uSo), che si erano schierati dalla parte dell'impero bizantino. nn verso la fine del uSo; nel settembre dello stesso anno è menzio-
nato, infatti, ancora un governatore: il duca Rogerio C~ ). Dopo la
0

Ranieri, altrimenti noto per la sua avidità, s'era rivolto poco pri-
ma del nSo all'imperatore Manuele I per certe terre ch'egli sosteneva morte dell'imperatore Manuele I Comneno, cessò definitivamente il
appartenere alla chiesa di San Bartolomeo. Allora, nel marzo del dominio bizantino in queste regioni (1 31 ). D'ora in poi non s'incon-
uSo, l'imperatore aveva ordinato al governatore bizantino di risol-
vere la questione a favore dell'ar-civescovo, naturalmente a condi-
(128) Thoma~, p. 73-75· Cfr. NovAK, Supetarski kartular, p. 57· Per la
zione che costui avesse i testimoni necessari C26 ). Fu COSl che il duca falsificazione vedi Srsré, Povijest Il, p. roo-ror e n. 44· .
Rogerio, nel giugno dello stesso anno, attribui a Ranieri il possedi- (129) Nell'analisi della situazione politica e sociale che avevo fa:to circa
mento in questione, in aperta violazione del diritto C27 ). Tommaso venti anni fa (cfr. FERLUGA, Dalmacija, p. 153) ero giunto alla concluswne che
forse feudatari locali, soprattutto fuori delle città, avessero esercitato una certa
Arcidiacono racconta come nell'agosto del nSo Ranieri avesse ten- influenza sulla situazione politica durante il breve dominio bizantino. A vendo
tato con la forza di rendere esecutiva la sentenza dell'imperatore, ma nel frattempo dimostrato che Rogerio non era un signore feudale croato (cfr.
incontrò .l'opposizione della tribu dei Kaciéi, che a ragione rivendi- FERLUGA, La ligesse, p. II8, ora anche in Byzantium on the Balkans, p. 420)
non insisto sul ruolo dell'elemento feudale croato in questa regione e durante
questo periodo, tanto piu che in genere non ne sappiamo molto. La KLAré,
H. Z. XIII (r96o), p. 254, ha quindi in parte ragione, allorch.é c~itica quest~
mio punto di vista, ormai però superato. L'elt;mento feudale, d1 cm no? ;orr~,l
(1 23 ) Nicetas Choniat., p. 208; OsTThOGORSKY, Storia, p. 338, 355·
ora parlare, deve però aver avuto una certa Importanza anche nelle citta; CIO
(1 24 ) N. RADOJcré, Dva poslendnja Komnena na carigradskom prestolu, Za-
vale anche per la Chiesa.
greb 1907, p. 73·
(125) Thomas, P· 73· (130) SMrCrKLAs, Cod. dipl., II, p. r66-r67.
(Wl) S!Sré, Povijest, II, p. 102-!03, IlO. s~IICIKLAS, Cod. dipl., II, p. I75;
(1 26 ) s~ucrKLAS, Cod. dipl., II, p. r6s; cfr. KLAié, H.Z. XIII (r96o), P· 254·
il papa Alessandro III si rivolse nel II8I al re Bela III affinché permettesse
che credo presti troppa fede al testo del diploma, dimenticando il significato
agli Spalatini d'eleggere il vescovo secondo le vecchie consuetudini. Cfr. anche
del mandato imperiale. Per tutto l'episodio cfr. KLAé, Povijest Il, p. 479-48r.
Thomas, p. 75, secondo cui, dopo la morte di Manuele I Comneno, Spalato
(1 27 ) SMrciKLAs, Cod. dipl., II, p. r66-r67; cfr. KLAré, H. Z. XIII (r96o),
p. 253, che dubita nell'autenticità del documento. cadde sotto il dominio ungherese.
z8o

trano piu governatori bizantini ne m Dalmazia e Croazia né nella veneziano, accettarono di concludere un trattato con la Repubblic1
sola Dalmazia. Alcuni ritengono che l'impero bizantino nel n85 di San Marco (1 35).
abbia rinunciato definitivamente e ufficialmente alla Dalmazia. Nel La IV Crociata rappresentò per la Dalmazia la fine di ogni reale
trattato concluso nel n85 o n86 fra !sacco II Angelo (n8s-n95) e e formale diritto di sovranità e di ogni pretesa da parte del governo
il re ungherese Bela III (n72-n96) in occasione del matrimonio bizantino. La fine della sovranità bizantina, la rottura definitiva di
dell'imperatore bizantino con la figlia di Bela, !sacco II avrebbe ri- ogni rapporto fra Dalmazia e Impero si riflettono nel paragrafo III
nunziato anche alla sua sovranità formale su questa regione (1 32). del trattato fra Veneziani e Zaratini del 1204. Nelle chiese si cante-
Effettivamente dall'epoca dei Comneni la diplomazia bizantina legava ranno le laudes per il doge veneziano; gl'imperatori bizantini non
il problema dalmata a quello ungherese, ma dalle fonti non risulta vengono piu nemmeno ricordati (1 36). La sorte della Dalmazia meri-
che in occasione di quel matrimonio la Dalmazia fosse ceduta agli dionale fu invece alquanto differente.
33
Ungheresi (1 ). Sotto il dominio ungherese cadde quella parte dell'ex Non si può dire con precisione quale autorità esterna venisse
ducato bizantino di Dalmazia, che si estendeva da Sebenico alla riconosciuta a Cattaro, dove, nel n81, è menzionato soltanto il «co-
Narenta. mes Triphon dominator Cathari » (l'37 ). Questa situazione non durò
Verso la fine del n8o o l'inizio del n81 Zara si rivoltò contro a lungo. Bela III e Stefano Nemanja conclusero un trattato nel n83
Venezia e si sottomise al dominio ungherese e cosf forse fecero anche e dopo alcuni successi militari nella regione di Belgrado, Branicevo,
34
alcune isole (1 ). La guerra veneto-ungherese intorno a Zara iniziò Ravno, Nis e Serdica, Nemanja si diresse alla volta delle città co-
nel n82 e si protrasse, con brevi interruzioni, fino al 1202. I Vene- stiere e, occupate Scutari, Sarda, Dagno, Drivasto e Soacia, prese
ziani non riuscirono in un primo tempo a impadronirsi della città, anche Dulcigno, Antibari e Cattaro (1 38). Già nel gennaio n86 Ne-
che rimase cosi ininterrotamente in mano ungherese; vi riuscirono manja è menzionato nella formula della data di un diploma di
invece nel 1202 grazie all'aiuto dei Crociati, che ripagavano in tal Cattaro (1 39). Da allora in poi Cattaro appartenne allo stato serbo
modo ai Veneziani una parte del debito per il loro trasporto verso medioevale.
oriente. I Zaratini dopo il 1202 si liberarono nuovamente del domi- Ragusa non rimase a lungo sotto la sovranità bizantina. Stefano
nio veneziano ma già nel 1204, in occasione di un nuovo attacco Nemanja attaccò dapprima il territorio circostante, poi la città stes-
sa (1 40 ). Poiché i Ragusei non erano in grado di opporsi da soli all'at-
tacco serbo, ricorsero alla protezione dei re della Sicilia, sotto i quali
rimasero fino all'anno n92. Nel protocollo del trattato fra Ragusa
(1· 32) Cfr. G. MoRAvcsr~~:, Pour une alliance byzantino-hongroise, '"Byzan- e Nemanja del n86 figura infatti il re normanno Guglielmo II,
tion", VIII (1933), p. 566-567: « Isaac l'Ange à san tour ~ssura à l'Hongrie la
possession de la Dalmatie ». Cfr. Historija Jugoslavije, p. 678, dove si propone mentre il suo successore Tancredi compare a sua volta nel testo del
l'anno rr86.
(1.3 3 ) F. UsPENSKIJ, Obrazovanije vtorogo bolgarskogo cm·stva, Odessa r879,
p. II r-II2 in seguito all'analili del trattato bizantino-ungherese constatò che
la Dalmazia non fu formalmente ceduta all'Ungheria né ad altri. Nell'appen- (135) Queste lotte non ci riguardano; per esse cfr. Sr5ré, Povijest II, p. 104-
dice dell'opera dell'Uspenskij, alle p. 39-40, si trova il discorso tenuto in occa- IIO, 171-184, 194-201, e PRAGA, Storia, p. 86-89.
sione del matrimonio di !sacco II Angelo, ma non c'è alcun cenno ad un'even- (136) SMrcrKLAs, Cod. dipl., III, p. 45 (tutto il trattato fino a p. 47).
tuale cessione della Dalmazia. Non dice niente in merito neppure Nicetas (1"7) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 179. Cfr. S1ND1K, Kot~r, p. 3~.?· 13. .
Choniat., p. 368. (138) JmEcEK; Istorija Srba, I, p. 152-153; ST. NovAKovrc, Zemlpste radn7e
134
( ) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 359, 179-180: nella formula della data- Nemanjine, "God. N. Cupiéa", I (1877), p. 207-208.
zione viene nominato a Zara nel febbraio n82, Bela III. Interessante è la men- (139) s~!IC1KLAS, Cod. dipl., II, p. 198.
zione in questo stesso documento di una provincia marittima - tocius maritime (140) Cfr. V. FoRETié, Ugovor Dubrovnika sa srpskim velikim zupanom
provincie - che certamente comprendeva i territori di Traù e Spalato ma forse Nemanjom i stara dubrovacka djedina, Rad 283 (1951), p. 62. Cfr. KLAré, Po-
anche le isole. Cfr. Srsré, Povijest II, p. 104-105. vijest II, p. 68.
trattato stipulato nel II90 fra Miroslao, principe del Chelmo, e Ra- di Ragusa. Che all'incontro i Ragusei dovessero avere libero il co-
gusa ( 141). mercio e che per tutta la Romania e regno di Bulgaria potessero
Esiste d'altra parte una crisobolla del II92 dell'imperatore !sac- . negoziare senza alcuno impedimento. Che non fossero tenuti pagare
co II Angelo per i Ragusei, conservata soltanto in una traduzione alcuno dazio, ma fossero esenti d'ogni gravezza)). Alla fine l'im-
o un adattamento italiano del sec. XVII, sulla cui autenticità pare peratore rinunciò a questo diritto « ma lasciò in arbitrio alli nobili,

non ci siano dubbi 12 ). Essa presenta un notevole interesse, in che loro ellegessero, secondo per inanzi fatto avevano)) C43 ). Il per-
quanto illumina alcuni aspetti dei rapporti fra l'impero bizantino e sonaggio che l'imperatore avrebbe avuto il diritto di inviare a Ra-
l'unica città dalmata che a quel tempo ne riconosceva ancora la gusa si chiamava "presidente", e ciò fa pensare al priore o al praeses.
sovranità, per cui è opportuno citarne per esteso la parte piu impor- È noto d'altra parte che l'anno seguente - nel II93 - i Ragusei
tante: «Il tenore dei patti fu tale, cioè: che l'imperatore potesse elessero un conte, un certo « Goislauo, figlio di Crocio ))' le cui fun-
mandare a Ragusa una o piu persone, che havesse autorità di presi- zioni quindi non coincidevano con quelle del presidente C44).
dente e fosse o Francese o Inglese, il quale dovesse custodire i ca- Praticamente a Ragusa nel periodo in cui essa riconosceva l'auto-
stelli e giudicare in compagnia dei consoli della repubblica, e che rità bizantina non era subentrato alcun cambiamento nell'ammini-
dovesse avere di dieci perperi uno, e cos1 proporzionalmente. Servare strazione. Interessante è che si parli espressamente tanto dei diritti
dovrebbe alcuni capi e costituzioni nei giudizi, o criminali o civili. dell'imperatore quanto della rinuncia a questi diritti. Il privilegio di
Che i Ragusei non si unissero mai né cogli imperatori d'Oriente (bi- nominare un proprio rappresentante in una città non era di vecchia
sogna leggere: d'Occidente) né con i re d'Alemagna né d'Ungheria data né si riallacciava ad antiche tradizioni amministrative o a una
né di Sicilia né coi grandi giuppani di Serbia né coi Veneziani e prerogativa imperiale di un'epoca precedente al sec. Xl. L'impero
finalmente con nessun altro principe, né dovessero aiutarli né con bizantino l'aveva fatta propria ispirandosi forse all'ordinamento vi-
denari né con parole o consiglio ecc. Che fossero tenuti dar ricetta gente nelle altre città dalmate sotto la signoria ungherese o vene-
all'armata imperiale nel porto della città ed ai soldati dentro l'istessa ziana, per cui può darsi che essa risalisse all'epoca del dominio
città di Ragusa, e dovessero essere pronti alla loro diffesa. Che se bizantino in Dalmazia ai tempi di Manuele I Comneno. Durante
l'imperatore armasse contro i Veneziani o Zaratini, che fossero in l'attacco veneziano contro Ragusa nel II7I si parla di una torre im-
suo aiuto con due galere a loro spesa, prendendo imprestito dal im- periale (1 45 ), la qual cosa fa pensare che rappresentanti imperiali
peratore una special somma per ogni mese. Che al presidente do- fossero stati già prima nelle fortificazioni di Ragusa. Se i funzionari
vessero consegnare i castelli ogni volta, che fosse mandato. Che alle imperiali fossero venuti a Ragusa a seguito della crisobolla di !sac-
sentenze da lui fatte in compagnia dei consoli obbedissero. Che il co II, avrebbero certamente fatto uso del loro diritto. Altrettanto
clero cantasse tre volte le lodi dell'imperatore nella chiesa del duomo interessanti sono le ragioni con le quali l'imperatore spiega la sua
rinuncia a inviare un rappresentante a Ragusa: desidera cioè che i
"nobili" lo eleggano loro stessi come avevano fatto precedentemente.
( 14 1) FoRETié, op.cit., p. 52; s~ncrKLAs, Cod. dipl., II, p. 201, 245; PRAGA,
Storia, p. 86 mette il trattato fra Ragusa e Nemanja nel II8). Vedi però il testo
in s~l!CIKLAS, Cod. dipl., II, P· 201 : ((Anno eiusdem incarnationis millesimo (143) SMrcrKLAs, Cod. dipl., II, p. 256-7.
centesimo octogesimo sexto, indictione quinta, mensis septembris ... ». D. ABu- (1 44 ) Ibid., p. 257. .
LAFIA, Dalmatian Ragusa and the Norman Kingdom of Sicily, "Slavonic :md (145) Historia ducum Veneticorum, p. 79: « ... quaedam turns, qua e
East European Review", 54 (1976), p. 419 sgg. imperatori erat deputa t'l ... » ma anche Danduli chron., p. 294: « ..• turim,
(
142
) SMICrKLAs, Cod. dipl., II, p. 256-257. La considerano autentica JrRE- que imperatori servatur ... ''· Cfr. PRAGA, Storia, p. 79; J. DEÉR,. Die daln:a-
CEK, Ragusa, p. 31, 81-82; MARKovré, Dva natpisa, p. 206 e n. 3; F. DoLGER, tinische Munizipalverfassung unter der ungarischen Herrschaft bzs zur Mztte
Regesten der Kaiserurkunden des ostromischen Reiches von 565-1453, Mi.in- des 12. Jahrhunderts, "Ungarische Jahrbi.icher", XI (1931), p. 377-387 (ristampa
chen-Berlin 1925, II, N r. 161 r. Darmstadt 1970), 52 n. r.
Bisogna vedere in ciò una reminiscenza di tempi passati, soprattutto
del sec. xr, allorché le città eleggevano indipendentemente i propri
priori o piuttosto un privilegio acquisito dopo il n8o? Sembra molto
piu probabile che il governo imperiale non avesse intenzione d'in-
viare i propri rappresentanti a Ragusa; per giustificare la rinuncia
si è parlato di un diritto che una volta effettivamente esistette e di
cui Ragusa godeva verso la fine del sec. XII, a cui avrebbe rinunciato
INDICE DEI NOMI E DI COSE NOTEVOLI
soltanto se obbligata con la forza. Tale forza però l'Impero non la
possedeva piu. Cosi. erano state accontentate ambedue le parti e i
mercanti ragusei, a condizione di riconoscere formalmente la sovra-
nità bizantina, potevano dedicarsi tranquillamente al commercio in
oriente. In questo interesse è da ricercare la ragione fondamentale
per cui i Ragusei riconoscevano la sovranità bizantina. Questo stato A Antibari, 250, 270, 28I
di cose però non durò a lungo, poiché già nel 1193 Ragusa riconobbe Antonio / Antonino, suddiacono a Sa·
nuovamente l'autorità dei Normanni di Sicilia. Sotto di essi la città ab actis, actuarius, 55, 57, 76. lona (VI s.), 75, 84, 139
Acruvio, v. Cattaro Apelzarach, filarca arabo, 207-208
rimase fino al 1201, e il « dei et imperiali gracia ... >> del trattato adiutor, 54, 55, 56, 57, 76 Apollonius Foebadius, preside della
fra Ragusa e Monopoli non si riferisce all'imperatore bizantino, adiutor commentariensis, 54, 55, 56 Dalmazia (V s.), 61
bens1 a Federico II (1 46). Adriatico, mare, 25, 27, 42, 93, 104, Aquisgrana, pace (812), 101, 125, 126,
III, II3, II6, II7 124, !25, !26, 127, 151, 152, 155, I56
Al ritorno da Costantinopoli conquistata, la flotta veneziana, nel 127, 155, 164, 166, 167, r68, 181, Arabi, Saraceni, I42, 150, I65, I66,
1205, gettò le ancore davanti a Ragusa che certamente da allora 182, I87, 199, 200, 201, 204, 209, I68, 180, I82, 20I, 2I2, 237
riconobbe il dominio veneziano (1 47 ). Con la IV Crociata terminò 214, 215, 216, 241, 242, 244· 25I,
Arbe, 90, 93· 95· 96, I05, Io6, I77·
257, 26o, 270, 27I, 273 I81, 202, 203, 2I5, 2I6, 226, 228,
non soltanto la sovranità effettiva di Bisanzio su tutta la Dalmazia Africa, 44, 63, 85
o su alcune sue città, ma anche ogni velleità di avanzare una qua- 229, 230, 24I, 244, 249
Agazia, storico, 24
Archivio di Stato di Venezia, 28
lunque pretesa formale. Con la prima caduta dell'impero bizantino Agnello, doge di Venezia (IX s.), I52
Ahrweiler H., 24, 31, 32, I35 Arconte, arconti, &px.wv, apx.ovt<~, 130,
termina il capitolo d'intense relazioni fra la Dalmazia e Bisanzio. Albania, 262, 270, 271 I3I-I36, 146; Amalfi, 135; Ar~e-
Alemagna, 282 nia, I35; Bulgaria, 135; Chald1a,
Alessio I Comneno (1081-II18), impe- 132; Chelmo, uo, I77, 179; C~er­
ratore, 220, 242, 243, 244, 245, 246, son, 132, I33• I34, I44, 154; Chws,
247· 248, 266 135; Cipro, I32, I33, I34; Creta,
Alliola, nella laguna veneta, 93 I32, 133· 134; Croati, 135· I50; Dal-
Almissa, 250, 275 mazia, 130, 132, I33, 134, I57> 158;
Alpi Bebbie (Velebit), 41 Dioclea, I35; Durazzo, I32, 133,
Alpi Dinariche, 41 I34, 144; Ellade, I35; Gaeta, I35;
Amalfi, 122, 135 Macedonia (? ), I 35; Malta, I 35 ;
(1 46 ) SM1CIKLAS, Cod. dipl., III, p. I : « Eorum dilecto tamquam fratri no- Amico, conte normanno, 240, 24I, 242 Sardegna, I46; Serbia, I35; Slavi,
bili uiro Dobroli (forse Dobrogli o Dobrolli) dei et imperiali gracia illustrissi- Anastasia S., chiesa a Zara, 107 I35, I)O; Terbunia, IlO, I77, I79;
mo camiti Ragusii et toti populi eiusdem ciuitatis ... ll. Cfr. G. CREMOSN1K, Ancona, II4, 262, 273 Vagenezia, I35; Vaspurkan, I3S; ar-
Nekoliko dubrovackih listina iz XII i XIII stoleéa, '"Glasnik Zemaljskog mu- Andrea, duca (XII s.), 229 conte e toparca di Zara e Spalato,
zeja u B. i H.", 43 (1931), p. 25-28. Forse alcuni cambiamenti ebbero luogo Andrea, priore di Zara, 149, 159, 160, 205, 232; ex-arconti, I32, I33, 134
nel I202. Cfr. Devastatio Constantinopolitana, ed. HoPF, Chroniques gréco. 178, 188, I89 arcontia, apx.ovtltt, I32-136; Cherson,
romanes, Berlin I873, p. 88; KREKié, Dubrovnik, p. 22. Anna/es regni Francorum, 25, roo, !36, 1)4; Dalmazia, 143, 151, I6o,
147 I61, I66, 18o, 232
( ) Danduli chron., p. 332. 127, 128, I 30
Argiro, magistro e duca d'Italia, 223, BOc:king E., 45, 46, 47 tore, roo, ror, 126, 127, 129, 147, Claudiano, governatore militare di
224, 267 Bodin (ro8r-ca. rror), re della Zeta, !)2, I59 Salona (VI s.), 72, 73
Armenia, 70, 73, 135 2 43 Carlomanno, figlio di Lodovico II, re Clissa, 254, 255, 274, 275
Arsafio, fuggiasco da Salona, ro2 Boemondo, principe normanno, 266 d'Italia, r67, 279 clisurarca, I 30
Arsafio, legato bizantino a Venezia Boiana, fiume, II3, 252 Cartagine, esarcato, 79, So Codice diplomatico veneziano (testo
(IX s.), 152 Bonkis, fortezza, 42 cartulario, chartularius nell' ammini- dattilografato), 2B, 272
Arsia, fiume, 43 Bosforo, Bosforiani in Crimea, 154, strazione cittadina (V-VI s.), 76; cohortalini, 55, 57
Aspalaton, v. Spalato 155 xap-.ovÀ&.ptoç del tema, 174, r76 Colomanno (ro95-rrr6), re d'Unghe-
assemblea provinciale dalmata, 233- Bosnia, 203, 256, 26o castella, xwnÉÀÀta, 97, 142, 143 ria, 225, 227, 22B, 234, 246, 247
234; v. anche conventus Branicevo, sul Danubio, 2Br Castellione, toponimo sulle isole dal- comes, x6[11J<;, conte, 45, 72, r76, 225;
assessor, 76 Branimiro (B79-B92), principe di Croa- mate, 96, 142 commerciorum per 1/lyricum, 59;
Aurelius Marcianus, preside della Dal- zia, ro9 Catacalone Clazomenita, stratego di Dalmatiarum et Saviae, 67; Illirico,
mazia, 6o Brasnié M., 32, 227 Ragusa, 212-213, 236, 237 6o; largitionum per lllyricum, 5B;
auris lustralis collatio, 39 Bratagac, giudice a Spalato (XII s.), Catalogo degli stipendi, 26, 177, 1B3 metallorum, 58; rei militaris, Dal-
Avari, 42, B5, rr9 264 catepano, xa-.s7t&.\lw, kotopan, 77, 221, mazia, 64; <tw\1 ~&.\low\1, 173; <t'ii<;
Bratianu G., 32 236; Cherson, 224; Dalmazia, 217, È"t<XLpdaç, 173, 175; ..,;fiç x6p"t1J<;, 172,
Brattia, v. Brazza 219, 220, 222, 225, 22B, 232, 233; 174, r76; v. anche priore
Brazza, Brattia, 95. 96, I03, I05, IO?, Italia, 223. commentariensis, 54. 55. s6, 57, 76
B
r8r, rB2 Cattaro (Acruvium), 41, 43, 87, 90, Comnena Anna, scrittrice, 266
Briennio, stratego della Dalmazia, r6r, 98, 142, r65, 179, r8o, r8r, r9r, Concordia, oppidum, 143
Badoario Bragadin, ammiraglio vene-
162, 170, 172, 175 195, 250, 26o, 26r, 268, 269, 270, Coniate Niceta, storico, 28, 257
ziano, 194
Briennio Giuseppe, generale bizanti- 275, 28r Cons H., 31
Balcani, penisola Balcanica, 41, 42,
no (XII s.), 253 Cavtat, v. Ragusavecchia, 91 consularis, 49, 76; provinciae Dalma-
B7, 135, 240, 252
Briennio Teoctisto, stratego del Pelo- Cazari, 154 tiae (VI s.), 67; Pannoniae Secun-
~<1.\I00\1, 173
ponneso, r6r, r62 Cazza, isola, 95 dae, 44, 47
Barada M., 32, Br, 124, r4B, 179, rBo,
Brondolo, castrum, 143 Cecaumeno, autore dello Strategicon, Contareno Domenico, doge di Vene-
19B
Brunelli V., 242 28, 205, 206, 207, 20B, 209, 210, zia (XI s.), 2r6
Barbara S., chiesa a Traù, 227
Budua, 89, 141, r65, 179, 180 2II, 212, 2I3, 214, 228, 232, 255 Contostefano Andronico, generale bi-
Bari, I50, r6?, 20I, 223, 224
Bulgaria, 283 centarco degli spatari, xÉ\I<tapxo<; ...:w\1 zantino (XII s.), 259
Bartolomeo S., chiesa a Spalato, 27B
Bulié F., 6r, Br cmafrapcw\1 del tema, 172, 174, 176 conventus, 52; v. anche assemblea pro-
Basilio, magnate di Traù, ro7
Burano, vicum, 143 Cessi R., 27, 30, 32, r2r, 202, 2r6, 239 vinciale dalmata
Basilio I (867-886), imperatore, rr9,
r6o, r64, r66, r67, r68, r7o, r76, Bary J. B., 31, 63, 64, r62, 174 Cetina, fiume, 261 Corcyra, v. Curzola
Businas Catapanus, 250 Chalufès Niceforo, generale bizantino cornicolarius, 54, 55, 76
177, r82
Basilio II (976-1025), imperatore, 165, (XII s.) 257, 25B, 259, 26o-26r, 270, Corrado III Staufer (rr27-II52), impe-
1 93 27I, 273, 274 ratore, 266
Basilio Boioanne, catepano della Lon- c Chelmo, regione in Dalmazia, rro, corrector, 49; della Savia, 44, 47
gobardia, 204 r66, rBr, r87, 214 Corsica, r 39
Beato, doge di Venezia (IX s.), 128, Cadolao, marchese del Friuli, r r r Cherca, fiume, 260, 26r, 270 Cosimo, priore di Spalato, I47
149, 152 Cagàno dei Cazari, 154 Cherso, 95, 96, rB1, 249 Cosma, priore di Spalato, 204
Bela-Alessio, despota, erede al trono Caisole, sull'isola di Cherso, 202, 22B Costante II (641-668), imperatore, II9
Cherson, I32, 133, 134, 136, I43, 144,
bizantino, 252, 253, 255, 272 Calabria, 125, 128 I46, I47, 153, 154, I64, 170, 171, Costantino I (306-337), imperatore, 36,
Bela II (II34-II4I), re d'Ungheria, 249 Callinico, esarca di Ravenna, Br 178, 224 38, 47, 49· 53, 68
Bela III (rr72-I!96), re d'Ungheria,
280, 281 Canale, regione in Dalmazia, r66 Chioggia, 93 Costantino III (64I), imperatore, II9
Belgrado, città della Dalmazia, 197, cancelarius, 76 Chissa, sull'isola di Pago, 195 Costantino VIII (ro25-ro28), imperato-
234, 241, 244, 245, 249, 259 Caorle, castellum, 93, 143 Cinnamo Giovanni, storico, 2B, 253, re, 193
Belgrado, città sul Danubio, 240, 281 capitatio- iugatio, 3B 254· 255, 256, 257, 259· 260, 26B, Costantino IX Monomaco (ro42-I055),
Benenato, duca di Venezia, 147 Capodistira, 93 27I, 274 imperatore, 205, 223
Bernardinello S., 262 Cappadocia, 70, 71, 73 Cittanova, nella laguna veneta, 93 Costantino Porfirogenito, 46, 73, 88,
Bibbigne, presso Zara, roB Carlo Magno (768-Br4), re e impera- civitas, III, 143 90, 9I, 92, 94· 97, 98, IOI, 105,
Durazzo I25, 127, 164, 185, 186, 2II, Federico II (12I2-I25o), imperatore,
I4I, I42, I56, I57, I58, I67, r68, Dandolo Andrea, doge di Venezia,
179, 185, 255; De administrando 214, 242, 269, 271, 273 284
cronista, 27, 193, I96, I97• 202, Felice detto Cornicola, magister mili-
imperio, 26, 43, 46, 88, 89, 90, 91, 243, 247. 248, 259 duumviri nell'amministrazione cittadi-
na (IV-VI s.) 138 tum della Venezia, I22
92, 94, 95, 98, I07, II2, n6, I20, Danubio, 253
dux, ooul;, duca, ducato, 38, 45· 67, Filocale, duca di Croazia e Dalmazia,
I4I, 142, I44, 168, 177, I78, I8I, Deaboli, trattato (no8), 266
I83, I84; De caerimoniis aulae by- defensor civitatis (IV-VI s.), I37• I38, 122, 123, 127, I29, 130, 22I, 236, 262-265
273, 274; Calabria, 128, I3o; Dal- Filocale, generale bizantino (XII s.),
zantinae, 26, 185; De thematibus, I39· I40
26, 46, I32, I4I, I8o; Vita Basi/ii, Demostene, preside della Dalmazia mazia (VIII-IX s.) non fu ducato, 263-264
129, I3o; Dalmazia e Croazia, 28, Filocale Eumatio, generale bizantino
26, I8I ( ?), 6I
Deusdedit, figlio del defunto Orso, 33, 25I, 274-276; Dalmazia e Dio- (XII s.), 263
Costantinopoli, 42, 46, 64, 65, 66, 78, Filocale Manuele, familiare dell'impe-
8I, 84, II7, n8, 120, 126, I3o, I36, magister militum della Venezia, I22 dea, 251, 255, 261; Napoli, 123; Sar-
degna, 128, I45; Tebaide, 53; Ve- ra tore Alessio I, 263
I47, I49, I50, 152, 153, 155, 156, Dicolo, presso Zara, 108
netiae et Dalmatiae o Veneticorum Flavius Julus Rufìnus Sarmentius, pre-
I58, 159, 161, 165, I66, 170, 173, Diedenhofen, città della Lorena, 128,
et Dalmatianorum, 196, I97• 218, side della Dalmazia, 61
184, 193, I96, 199, 205, 206, 207, 129 Flavius Valerius Constantius, preside
208, 209, 210, 211, 223, 224, 228, Diehl Ch., 77, 78, 82, 85, I39 226, 235; Venezia, 122
della Dalmazia, 6I
232, 233· 247, 248, 252, 254· 259· diocesi (IV-VI s.), 37, 68; Africa, 44;
Fortunato, patriarca di Grado, 130,
262, 266, 271, 278, 284 Dacia, 44; Illirico, 44, 45, 58; Ma-
Costanzo Cloro (305-306), imperato- cedonia, 44 145, 152• I53
E Franchi, III, rr7, 126, 129, 167, 169
re, 6I Dioclea, Dioclitia (Zeta, Montenegro),
Crescenzio S., monastero di Zara, 206 regione, I92, I95, 2I3, 214, 254,
Crescimiro III (IOoo-dopo 1030), re di
Croazia, I93, 194, 195, 202, 206, 207
255, 260, 26I, 269, 270, 27I, 272;
città, 254-255
l' Egger R., 69
Egitto, 62, I 38 G
Diocleziano (284-305), imperatore, 36, Elia, arconte di Cherson, I 54, I 55
Creta, 185, I86
Crimea, I43, I47, I70, 224, 38, 43, 45, 49, 53, 59, 61, 68, 97, Ellenoponto, 71 Gabras Michele, generale bizantino
Crisogono S., monastero di Zara, 239 107, 234, 254; Palazzo a Spalato Ennen E., 32 (XII s.), 253
96, I01, no, n8, I19, I20, I55 Enrico II (roo2-1024), imperatore, 202 Gaeta, 122, I35
Croazia, Croati, 28, no, I35, 156, 166,
Dobroli (forse Dobrogli o Dobrolli), Enrico IV (10s6-no6), imperatore, 243 Galazia, provincia romana in Asia Mi-
167, 169, I70, 187, I93, I94, 204,
conte di Ragusa (XII s.), 284 Ensslin W., 64 nore, 67
209, 2I4, 2I7, 238, 239, 240, 243,
Dobronàs - AoPpwvii.ç, arconte e topar- eparca, v. Stefano Ddislav Gargano, 113, II4
244, 252, 253, 255, 256, 26o, 27I,
ca di Zara e Spalato, 205, 206, 207, Epidauro, v. Ragusavecchia Generido, stratego della Dalmazia, 6o
272, 278, 279
208, 209, 2IO, 2n, 222, 228, 232; Epifanio, consularis provinciae Dalma- Ghesa II (1142-II62), re d'Ungheria,
Crociata, Crociati, 246, 266, 280, 28I,
identico con Gregorio, 206-208 tiae (VI s.), 67 229, 252
284
Cumani, 244 Di:ilger F., 32 Epiro, 67, 266 Giobino, prefetto del pretorio dell'Il-
curator nell'amministrazione cittadina Equilo, nella laguna veneta, 93 lirico orientale, 8I, 84
Dolcigno, I9I, 270
Eracleona (64I), imperatore, II9 Giorgio S., chiesa a Spalato, 241
(IV-VI s.), 138, I39 domestico, oor.téo--r~xoç, del tema, I72,
Curzola / Corcyra, isola, 95, 103, Io5, Eso, isola, 95, 96, ro6 Giovanni S., monastero nei pressi di
I74, 176; Ottimati, 183 Eutichio, esarca di Ravenna, 125
107, 181, I82, 20I; città, 92, 198, Donato, vescovo di Zara, roo, 128, Belgrado (Dalmazia), 259
200 exceptores, 55, 57 Giovanni, doge di Venezia (IX s.),
129, 147• 159 exercitus comitatensis, 38
Cutriguri, 42 Drivasto, presso Scutari, 28I 152, r8r
Ezio, generale romano, 63 Giovanni, prefetto della Dalmazia,
opouyyoç, I73
130, 131, ISI, I52, I53
drungario, opovyytip~oç, I30, I73, I76; Giovanni II Comneno (rn8-n43), im-
D "'wv pavowv, 172; "'wv r.to~pwv, 173
F peratore, 249, 266
Dubrovnik, v. Ragusa
Giovanni IV, papa, So
Dabinovié A., 29, 227 Ducas Costantino, duca della Dalma-
fabrica Salonitana armorum, 59 Giovanni VIII, papa, r67
Dabro (Dobro), tribuno a Zara, 207 zia e Croazia e di tutta la Dioclea, Giovanni Diacono, cronista, 25, 27,
Dacia, diocesi, 44 Dalmazia, Croazia, Albania e Spa- Falier Ordelaffo, doge di Venezia,
226, 227, 229, 248 I42, I8o, 195, 196, 198, I99, 200,
Daci ano, preside della Dalmazia (? ), lato, 261-262, 264, 269, 27I, 273
Parlati D., 6I 2r8, 228, 233
6r Ducas Giovanni, generale bizantino Giovanni Fabriaco, magister militum
Dagno, presso Scutari, 28I (XII s.), 254, 256, 257, 26o Federico I Barbarossa (n52-II9o), im-
peratore, 257 della Venezia, 122
"Dalmati", 242, 253 Diimmler E., 8I
Giovanni "ipato ", magister militum Guglielmo II (rr53/ 4-II89), re di Si- Licasto, ipato, spatario imperiale e
Karaman Lj., I24, I27, I47
della Venezia, 122 cilia, 281 xaa--r:pov, XcXIT"tPtx, 98, 141, 1)4, I8I stratego di Cefalonia, I 3I
Giovanni Vladislavo (rors-ror8), im- Katié L., I)O, !62, I63, 207 Licinia Eudocia, figlia di Teodosio II,
peratore, 203 Kazdan A. P., 32, 133 63
Girolamo, santo di Stridone m Dal- H Kirsten E., 32 ligius, ).(l;wç, 265, 266-268
mazia, 39 Klaié N., 29, 30, 31, 32, 33, 83, 147, limitanei, 38
Giuliano, "scribone", 77, 78, 8r Hartmann L. M., 82 Lipsic E. E., 32
r86, 202, 204, 207, 216, 238, 250
Historia ducum Veneticorum, 246 Lissa, 95, I95, 258
Giulio Nepote (474-480), imperatore, Klaié V., 33
Historia Salonitana maior 25 r86 Kleterologion di Filotea, 25, 132, 144, Ljubié S., 31, 47, 6r
4o, 64, 65, 68 Historia translationis sancle A~astasie,
Giustiniana (Lipljan), sede del prefet- I63, 171, 175, r83 Lodovico I (8q-84o), imperatore, III,
ror, rr6, 159, I6o xÀ([.ttx-r:tx (-r:i.t), 144, 154 I)6, I67
to dell'Illirico, 8r
Historija Jugoslavije, 29 Kosljun, v. Castellione logoteta -r:où a-axsÀÀ(ou, 174
Giustiniano, doge di Venezia (IX s.),
KostrenCié M., 27, 29, 32, 147, 148, logoteta -r:où a--r:pa-r:cw-r:cxoù, I74
149· 1)2
227, 228 Longobardi in Italia, So, 104
Giustiniano I (527-56s), imperatore,
25· 41, 42, 47, 48, 49· so, 70, 71, kotopan, v. catepano Lot F., 48
Kotor, v. Cattaro Lumbricaton, v. Vergada
72, 76, 82, 83, 137, 138, 139· 140 Illirico, 44, 59, 62, 63, 69, 7I, 8r, 82, Lunga Muraglia, vicariato, 67
Giustimano II (685-695, 705-7II), im- Krekié B., 33
83, ss Krk, v. Veglia Lussino, 95, I8r
peratore, I 54 Incoronata, isola, I8I
Giustino II (s6s-s7S), imperatore, 69, Kukuljevié- Sakcinski I., 263
Ionie, isole, 126, I27, I3I
74 !sacco I Comneno (Io57-ID59), impe-
Glykatzi-Ahrweiler, v. Ahrweiler ratore, 2I6 M
Goffredo di Melfi, conte normanno !sacco II Angelo (II8)-II95), impera- L
(XI s.), 244, 245 Macrinus, preside della Da 1mazia, 61
tore, 280, 282, 283
Goislavo, figlio di Crocio, conte di Ladislao (Io77-I095), re d'Ungheria, Madia, il giovane, priore di Zara, ni-
Isola, città in !stria, 93
Ragusa (XII s.), 283 pote di Madius de Columna, 206;
Isola Grossa o Lunga, 95, Io6 2 44
Goislavo, figlio di Stefano Ddislav Ladislao II, re di Boemia, 266, 267 proconsole della Dalmazia, 2I8
Isonzo, fiume, II3
(XI s.), 194 Lagosta, isola, 95, 2or Madius de Columna, il vecchio, prio-
!stria, 44, 85, 93, III, I2I, I23, I26,
Goti, 39, 72, 76 Lampridio, praeses di Ragusa, 237 re di Zara, 191, I98, 206, 207; pro-
I29, I36, I44, I4), I46, 149, 2I)
Gottschalk, benedettino tedesco (IX s.), Latcrculus Polemii Silvii, 46, 47 console della Dalmazia, I91, 198,
Italia, 40, 4I, 44, 45, 46, 63, 72, I22,
I)O, I5I, I62, I63 I27, I3), 138, I)O, I)), I62, I6), Laterculus veronensis, 46, 47 2!8
Gradenigo Giovanni, patriarca di Gra- Laurent V., I35 magister grammaticus (?) a Zara (X
I66, I67, I87, 2I), 2I6, 222, 223,
do (XII s.), 247 243, 244, 265, 266, 273; prefettura, Lavrent'evsl(aja letopis', 224 s.), I88
Grado, 93; castrum, civitas, castellum, Lemerle P., 4I magister militum, 123; Dalmazia, 64,
44, 72; prefetto del pretorio, 46
urbs, I43 Izanacio, duca di Dalmazia e Dioclea, Lene! W., 27, 248 65, 68; Istria, 121; Venezia, I22
Graziano (375-383), imperatore, 48 26I, 269 Leone, magister militum della Vene- Maksimovié Lj., 103
"Greci", I63, 2I2 zìa, 122 Malamocco, 93
Gregorio, fuggiasco da Salona, I02 Leone, priore di Zara, 2I7, 2I9; cate- Malfi (Zaton), località fra Ragusa e
Gregorio, priore di Zara, proconsole, pano di tutta la Dalmazia e pro- Stagno, 2I2
205, 206, 207, 209, 2ro, 2I8, 219, tospatario imperiale, 2I7, 2I9 mandatore, [.tavM-r:wp, I75• I76
222, 228, 232; protospatario impe- Leone I (457-474), imperatore, 64, 65 Mandié D., 3I
Jirecek C., 30, 2I3 Maniace Giorgio, catepano d'Italia,
riale e stratego della (di tutta la) Jones A. H. M., 3I, 64 Leone V (8r3-82o), imperatore, 152,
Dalmazia, 2o6, 2ro, 2I9, 222; iden- I)), I56 223
judex, 123, 145, q6; Cagliari e Sar-
tico con Dobronàs, 206-208 Leone VI, papa, 109 Manojlovié G., 32, 128, I97• 233
degna, I45, I46, I47 Mantzikert, battaglia (I07I), 240
Gregorio I Magno, papa, 25, 42, 75, Leone Aliate, stratego di Cherson e
Sugdaia, anche ""kotopan", 224 Manuele I Comneno (II43-rr8o), rm-
77, 78, 79, So, 83, 84, 85, 122, I39
Lesina / Pharus, isola, 95, 102, I03, peratore, 28, 33, 2I7, 252, 253, 254,
Gregorio VII, papa, 241, 242 K 255, 2)6, 257, 259, 26I, 262, 263,
IO), IO?, Io8, I8I, I82
Gruber D., 207 264, 265, 267, 268, 269, 273, 277,
Levante, I87, 2I5
Guglielmo I (IIS4·II66), re di Sicilia, KaCiéi, tribu della regione narentana, 278, 279· 283
Liber pontificalis, 122
26) 254· 255· 276, 278 Liburnia, 44 Maon, isola, 239
2 93

Odoacre, generale germanico m Ita- Petricioli L, 207


Marcello, magister militum della Ve- Montenegro, v. Dioclea lia, 65, 66 Petronas, stratego di Cherson, 170
nezia, 122 Moravcsik Gy., 280 Pharus, v. Lesina
officium, Òq>q:>(xLo'J, 45, 76, 175; preside
Marcellino, generale romano (V s.), Morozzo della Rocca R., 28 della Dalmazia, 53-57; princeps, 54; Pietro, arconte di Dioclea, 135
40, 63, 64, 68 Mortmann A., r6r, 162 stratego della Dalmazia, 172-176 Pietro, priore di Spalato, 147
Marcellino / Marcello scolastico 79, Murano, 93 Oikonomides N., 25, 26, 32, 134 Pietro II Orseolo (991-1009), doge di
So, Sr, 140; procon;ole, 6g, 74: 75, O!ivolo, castellum, 93, 143 Venezia, 194, 195, 198, 199, 200,
79, Sr, S2, S4, 121, 139, 140, 151 Opsara, 93 201, 2J4, 2!8
Marcus Aurelius Julus, preside della Oreste, generale romano, 65 Pietro IV Crescimiro (ro58-1074), re
Dalmazia, 6r N di Croazia e Dalmazia, 206, 207,
Orifa Niceta, ammiraglio bizantino
Marcus Aurelius Tiberianus, preside (IX s.), r66, 168, r6g 216, 238, 239· 240
della Dalmazia, 6r Naissus, Nis, 43, 281 Orso, dux di Venezia, 122 Pietro Patrizio, 69, 70
Maria, figlia di Manuele I, 252 Napoli, 139, 159 Osor, v. Ossero Pigulevskaja N. V., 32
Maria S., monastero di Zara, 244 Narenta, fiume, 179, 202, 249, 251, Ossero, Opsara, go, 92, ros, I77, 199· Pitaura, v. Ragusavecchia
Marino, conte di Traù (XII s.), 271 252, 260 200, 202, 203, 21 s, 228, 241' 242, Po, fiume, II3
Narentane, isole, 104, r8r Pala, u5, 144
Martino, conte di Spalato (XII s.), 265 2 49
Narentani (Pagani), 95, ro3, ro4, ros, Ostrogorsky G., 25, 35, 75, 192, 267 1tOÀ(X'JLO:, 142
Martino, scolastico dell'esarca di Car- 107, r66, r67, r69, r8r, r82
tagine, So Ostrogoti, 42, 66 Posedel J., r62, r63
Natale vescovo di Salona (VI s.), So, Ostrovizza, città in Dalmazia (XII s.), praepositus thesaurorum Salonitano-
Massimo, vescovo di Salona 42, 77,
84, 139, 140 rum Dalmatiae, 58
7S, 79, So, Sr, S2, 84 ' Nepoziano, padre di Giulio Nepote, 2)4
Maurizio (5S2-6o2), imperatore, Sr Otranto, canale, II4, 243 Praevalitana, 43
I65 Ottone III (983-1002), imperatore, 201, Praga G., 30, 32, 124, 204, 250
May~r E., 30, 70, 218, 227 Niceforo patriarca, cronista, 25, 154
202 prammatica sanzione, 69, 73
Mediterraneo, mare, 112, II3, II5, Niceforo, stratego di Naupaktos (XI Ottone III Orseolo (roog-1026), doge prefetto, prefetti, 130, 131; Dalmazia,
r66, 216 s.), 212 di Venezia, 202, 204, 21 r 127, 130, 151, 157; veneziani non
Melada, isola, 95, 106, r8r Niceforo I (8o2-8n), imperatore, 129,
ousia, r85 furono inviati in Dalmazia, 197;
Meleda, isola, 95 103, 105, 107, rSr, 152
rS2 Cefalonia, II7
Niceforo II Foca (963-969), imperato- prefetto del pretorio, prefettura, 37;
Melo, magnate di Bari, padre di Agi- re, 221
p
Illirico, 8r, 82, 83, 84, 85; Italia,
ra, 223 Ni_ceforo III Botaniate (ro78-ro8r),
Menandro, Protettore, storico, 71 44, 45, 46, 72
Imperatore, 242 Premuda, isola, 95
mera~ca, l,lEp<ipxnç, l,lOLp<ipxnç, 173, 176 Niceta, ammiraglio bizantino (IX s.), Pagani, v. Narentani
Messma, stretto, 265, '266 Pagania, r66 preside, praeses, presidente, 44, 45, 47,
129
Michele I Rangabè (Su-8r3), impera- Nikolajevié-Stojokovié L, 31, 83 Pago, isola, 95, r8r, 239 49· 50-53· 54, 62, 67' 68, 122, 194·
tore, r26 Palestina, 67, 70, 71, 73 237, 282, 283; Dalmazia, 44, 45, 47,
Nis, v. Naissus
Michele II (S2o-829), imperatore, 155, Pannonia, 40; Prima, 44; Secunda, 44, 48, 56, 6o-62, 68; Ragusa 237, 282;
Nona, 89, 217, 241, 244, 245
I56, I57, rs8 Tebaide, 53
No~icus mediterraneus, 44, 46; ripen- 47
Michele III (S42-867), imperatore, ug, szs, 44 Pantocrator -rou q>LÀ-ox<i:Ì,ou, monastero Prete diocleate, cronista, 27, 191, 203,
rso, r6r, !65, r66 Normanni, 215, 223, 224, 234, 240, di Salonicco, 263 2II, 212, 237
Michele IV Paflagone (1034-I04I), im- Pao!ino, patriarca di Aquileia, 179 pretore, praetor, 72; Licaonia, 71; Pa-
241, 242, 243, 245· 284
peratore, 205, 2II Paolo, arcivescovo di Spalato (XI s.), flagonia, 71; Pisidia, 71; Sicilia, 71;
Notitia dignitatum, 24, 37, 44, 45 ,46,
Michele VII Duca (ro7I-107S), impe- 204 Tracia, 71; del tema, 173
47, 48, 49, 56, 59, 6o
ratore, 240, 241 Novak G., ro8, 124 Paolo, dux di Zara (IX s.), 128, 129, primas Polensis, 145
Michiel Domenico, doge di Venezia primicerii notariorum, 37
Novak V., 27, 242 1 59
(XII s.), 249 Paolo, esarca di Ravenna, 122 princeps officii, del preside, 54, 55,
numerarii, 48
Miracula Sancti Demetrii, 43 Paolo, prefetto di Cefalonia, u7, 130, 56, 62, 76; ostrogoto, 66
Miroslavo, principe del Chelmo (XII 131 priore, prior (anche conte), 147, 148,
s.), 282 Parenzo, 144 r8S, 198, 225, 226-232, 230, 231,
moderatore, moderator, 71, 72 o Pasman, isola, 95, r8r 275; conferma dell'elezione, 228-
Monemv~sia nel Peloponneso, 93 Paternò, fortezza siciliana, 265 231; Arbe, 199, 200; Belgrado, 227;
Monopoli, 284 Obilerio, doge di Venezia (IX s.), Pertusi A., 32, r62 Cattaro, 227; Cherson, 148; gotico,
Monte Conero, II3 128, 152
2 95
2 94

14S; Ossero, 226; Ragusa, 227, 237, Ragusavecchia, Pitaura, Epidauro, 4I, Macedonia (976- IOI4 ), imperatore, Skok P., 92, IO)
283; Spalato, I47, 204, 226; Traù, 9I, roS I9I, I92, I95, 203 Slavi, 24, 42, 43, S5, 87, S9, 90, 9I,
226; Zara, I22, I47, I48, I6o, I99• Raimondo, principe di Antiochia, 266 Saraceni, v. Arabi 93, 94, 95• 96, 97, 99, roo, Io3, I04,
205, 2IO, 2I6, 217, 2I8, 2I9, 220, Ranieri, arcivescovo di Spalato (rr75- Sarda, presso Scutari, 2SI I05, I06, Io8, I09, III, II8, II9,
22I, 222, 225, 226, 228, 231, 232, IISo), 265, 276, 278, 279 Sardegna, I2I, I23, I2S, I36, I39, I45, I20, I4I, I42, I43, I5I, I55> I56,
233, 234, 235, 236, 245, 246; \Te- Raousion, v. Ragusa q6, I47 I6o I67, I76, I77• I7S, I79, ISI,
glia, 199, 200, 226; ex-priore, 230 Rascia, 203 Saria B., 3I, 59 I82: IS3, I99; in Macedonia, I35;
Proconsole, <ivihhta'toç, 69, 70, 72-74, rationalis summarum Pannoniae Se- Savia, 44, 46, 47, 67 sul Peloponneso, I35
I23; Acaia, 69, 70; Armenia, 70; cundae, Dalmatiae et Saviae, 5S; Scarda, isola, 95 Smiciklas T., 263
Cappadocia, 70, 71; Creta, I33; Dal- rerum privatarum per Illyricum, 59 Scardona, città della Dalmazia, S9 Soacia, presso Dolcigno, 2SI
mazia, 69, 7I, 73, 75, 77, I2I, I22, Ravenna, 65, I27, I39, 2I5; esarca, Scherda, isola, 95 Salmi A., I46
I9I, I94, I98, 206, 2II, 2I8, 220, esarcato, I9, 77, 79, 8I, S2, S3, 84, Schlumberger G., 26, I6I, I62 Salta, isola, 95, 96
22I-222, 225, 228, 232; Palestina, 85, III, I22, I2 4, I2 5 Schreiner P., 33 Spalato, Aspalaton, 59, 90, 98, IOI,
70, 7I Ravno, città in Serbia, 2SI Scilitzes Giovanni, cronista, 2S IOS, I09, IIO, II6, II9, I55, I77,
Procopio, storico, 24, ?I, 72 Risano in !stria, placito (8o4), I2I, Scodra, metropoli della Prevali tana, 43 I79, I8I, 200, 202, 203, 204, 206,
procuratore, procurator, 5S-59; bafii I29, I43, I44, I49> I6) scolastico, scholasticus, 77, 79-So; Mar- 2II, 2I9, 232, 234, 24I, 244, 246,
Salonitani, Dalmatiae, 59; Gynaecei Risano, nelle Bocche di Cattaro, 89, cello / Marcellino, in Dalmazia, 75, 249, 254, 2)S, 2)9, 262, 264, 26S,
Bassianiensis Pann. Secundae trans- I42, I6), ISo 79; Martino, So; Severo, So; \Te- 269, 270, 274, 275· 276, 277, 279;
lati Salonis, 59; Gynaecei Joviensis Roberto il Guiscardo, duce norman- nanzio (in Dalmazia?), So sinodi, IS6, I8S
Dalmatiae Aspalato, 59; rei privatae no, 240, 242, 243 Scradino, città in Dalmazia, 254 Split, v. Spalato
per Dalmatiam, 59 Rogerio Sclavone, duca di Dalmazia '"scribone", scribo, 77, 79; Giuliano, in Stagno, città in Dalmazia, ISo, 206,
7tpw'tEUOV'tEç, 144, I46, I47, I4S; Cher- e Croazia, 262, 263, 264, 265-268, Dalmazia, 77, 79 2I2, 2I4, 236 .
son, I54 27I, 27S, 279 scriniarii, 74 Stefano (ca. I030- ca. IosS), re dr
protocancelliere, 7tpw.. oxayxiì.À<ipcoç del Roma, 79, SI, 279 Scutari, 252, 270, 28I Croazia, 207, 209
tema, I74 Romani in Dalmazia, 43, 87, 93, 94, Sebenico, 249, 25I, 254, 258, 259, 2So Stefano II (Irr6,rr3I), re d'Ungheria,
protomandatore, Dalmazia, I6I, I72, 95, 96, 97, 99, IOO, I05, I06, I09, Sedeslao (S78-S79), principe di Croa- 229, 249
I7), I76 III, I42, I43, I56, I8I, IS2, IS3, zia, I67, I68 Stefano III (rr63-rr72), re d'Unghe-
protonotari del tema, I74 I99 Segna, II4 ria, 252, 253, 255, 256, 259
1tPW't01toÀ('tnç, I43, I46, I47; Cherson, Romano, esarca di Ravenna, SI Selva, isola, 95, 96 Stefano I\T (II63-rr65), re d'Unghe-
I 54 Romano III Argiro (Io2S-ro34), im- Semlino, fortezza sul Danubio, 253, ria, 252, 253
peratore, 204, 205, 2oS, 209 254, 255, 2)6, 259 Stefano Ddislav (ca. 970- ca. 995),
Romano I\T Diogene (ro6S-I07I), Im- Serbia, I3), 254, 256, 272, 2S2 re di Croazia, eparca e patrizio bi-
peratore, 240 Serdica, 43, I92, 253, 256, 259, 28I zantino, I92, I93· I94
Q Sestan E., 32, I96, 20I, 202, 204, 2I6
Rostilav \Tiadimirovii', principe russo Stefano Nemanja, gran zupano della
Quarnaro, golfo, I79; isole, 99, roo, (XI s.), 224 Sestrugno, isola, 95 . Rascia, 28I
I06, I43, 204, 20), 2IO, 2II, 24I, Rovigno, 93, I44 Severo, scolastico dell'esarca dr Raven- Stefano Primo Coronato (rr96-ca.
242, 249, 25S Russi, nella Botta bizantina, I76, IS5 na, So, 97, roi II2S), gran zupano e re di Serbia,
Ruvarac I., 254 Sicilia, 64, ?I, S2, I25, I39· I65, I69, 2 55 .
282 Stefano \Tojislavo, top arca dr Zeta e
sigillo, cny(ÀÀcov, 276 Stagno, 2I2, 2I3, 2I4, 236, 237
R
s Silvio Domenico, doge di \Tenezia, Stein E., 3I, 4S, 69, 70, ?I, 72, 74, S2
24I stratego, cr'tpa.'t1']y6ç, I30, ~3I, I32, 22I,
Rab, v. Arbe
Sabiniano, diacono a Salona (\TI s.), Simonsfeld H., 2S 222, 236, 273; Anatolico, IS4; Ar-
Rai'ki F., 27, 29, IS6, 207
Siponto, I04 meniaco, IS4; Cefalonia, rr7, I30,
Ragusa, Ragusium, Raousion, 9I, 92, 7S
Sirmio, regione, 253, 254, 256, 25S, I3I, I63; Chaldia, I32, I77; Cher-
9s, 99, I02, ro8, II5, !20, I50, I57· Salona, Salonitani, 40, 43, 5S, 59, 65,
259, 26o; città, 240 son, I32, I44, I6I, I?O, I7I, IS3,
I5S, I65, I66, I6S, I77, I7S, I79> 67, 72, 73, ?S, 79· 86, 90, 9I, 95·
Sisié F., 27, 29, 30, 32, 64, SI, I24, I84; Creta, I32, I33, I34; Dalma-
I8o, ISI, I9I, I95, I97, I99, 200, 96, 97, IOI, I02, Io6, I07, roS, Io9,
I9I, I92, I93, I94> 204, 207, 209, zia, 26, I27, I5I, I6o, I63, 167,
202, 203, 204, 209, 2II, 2I7, 2IS, rrS, 120, I40, I4I, I46, I55, I59,
168, 169, I70- 172, 178, 183, 184,
242, 250, 26o, 268, 27I, 274, 28I, 270 2I3, 227
Samuele, capo della rivolta slava in Sjuzumov M. Ja., 32 I99, 210, 217, 219, 220, 222, 225,
2S2, 2S3, 2S4
297

zz8, z3z; Durazzo, 13z, r63; Lon- Valiza, priore, z3o y


Thomas G. M., 28
gobardia, 171; Ragusa, z36-z38 Tolli Cornelio, erudito (XVII s.), 254 Vasil'jevski V., zo6, zo7, 2rz, zr3
Stratioti e beni stratiotici non esistet- Vaspurkan, 135 Yadria, città fondata dai fuggiaschi
Tomislavo (9ro-9z8), principe di Croa-
tero in Dalmazia, 175, 176 Veglery A., 26 di Salona, 89, 96, roz, ro6
zia, r 86; non fu proconsole della
Strohal I., 17 Dalmazia, r86 Veglia, Veda, 90, 93, 95, 96, ro5,
subadiuva, 55, 57 ro6, 177, 179, 200, ZOZ, Z03, ZI5,
Tommaso Arcidiacono, 25, 27, z8, 88,
Sufflay M., z42 zz8, 244, 249
94, 95, 96, 97, 98, ror, ro6, ro9,
Suié M., 31, ro9, rro
IIO, III, I 19, 192, z76, z77, z78
Venanzio, scolastico (in Dalmazia?), z
Svetislavo, figlio di Stefano Dr:lislav, So
toparca, 232 Venezia, Veneziani, 24, z8, 32, 33, 44,
194 Zacos G., 26
Svetoslavo Surogna, re di Croazia, 195 Torcello, 93 103, III, II5, rr6, 117, IZZ, 123, Zadar, v. Zara
Traù, 91, 92, 98, ro2, ro8, r2r, 123, 125, rz6, rz7, rz8, rz9, 136, 146, Zara, Diadora, 9z, 98, 99, roo, ro2,
177, r8r, 200, zo3, 204, 2rr, zr9, r5z, 153, 155, r8r, r8z, r87, 194, ro6, ro8, ro9, rr6, rzo, 1z3, rz9,
225, 2z8, 234, Z4I, Z44, 246, Z49· 195, 196, 198, 199, zar, zo3, zo4, 139, 146, 147, 148, 150, 151, 152,
T 254, Z70, Z7I 209, 2IO, ZI4, 215, ZI6, 217, 2Z8, 153, 157, 158, 159, 177, 178, 179,
tribuni, r88, z3r; Amalfi, 159; Cher- z33, 240, 241, 243, z46, z47, 248, r8r, r88, 195, 196, 197, 198, 199,
tabularii, 48, 55, 56, 58 son, 159; Dalmazia, 159; !stria, 159; z49, z53, z57, z58, z6z, z7o, 271,
Tafel G. L. Fr., 28 zoo, 2oz, zo3, 204, 206, 2rr, zr6,
Venezia, 159 27z, 273, z8o, z8r, z8z 2r8, 219, zz5, 233, z34, z4r, z4z,
Taktika (Leone VI), IJ3, 174
Trieste, rr4, 144 Vergada, isola, 90, 95, ro5, r8r, 2oo z44, z46, 249, z58, 270, z73, z8o,
Taktikon Benesevié, z5, IJI, r83
Taktikon Oikonomidès, z6, IJZ, r83, Triphon dominator Cathari, comes vicario, 37, 44 28r, 28z; milites, 159
(XII s.), 28r viceconte, z75 Zaton, v. Malfi
r85, 199
Trogir, v. Traù Vita di San Simeone, z55 Zeta (Montenegro), zo6, z55; città (?),
Taktikon Uspenskij, z5, 131, 13z, 133,
Tuduno, arconte di Cherson, 154 Vita S. Domnii, 95 zrz, ZI3, Z55; v. anche Dioclea
134· I35, I36, 144, 146, 155, IS7·
r58, r6o, r6r, r6z, r63 Turchi, z63 Vitale, fuggiasco da Salona, ro2 Zlatarski V. N., 192
Tarquinius, preside della Dalmazia, Vittorino, fuggiasco da Salona, ro~ Zoilo, protopolita di Cherson, 154
turma, -coupf.La:, 32, 173, r76, 179, r8o
6r V alcano (ca. rr83- ca. rrr4), re d1 Zvonimiro Demetrio (ro75-ro89), re
turmarca, -coup[.tapx~ç, 173, 176
Tebaide, 53, 67 Dioclea e di Dalmazia, 27z di Croazia e Dalmazia, z4r, 24z
Tedeschi, z62
tema, llÉf.La:, 24, z6, 76, 173, z2r, 236,
z73-274; Anatolico, 175; Armenia- u
co, 175; Cipro r3z; Dalmazia, 24,
z6, 27, 3z, 76, IZ4, IZ5, 153, 157, Ugliano, isola, ro6
r6o, r62, r63, r64, r65, 209, zro, U go di Provenza, signore crociato (XI
2rr, 214, zr7, z45, z7o; Ragusa, s.), z66
33, 2rr, z36, 238, z7o; -cwv xÀtf.Lci- Ulbo, isola, 95
-cr.N, 144 Ungheria, Ungheresi, 33, 217, z4o,
Teodorico, re degli Ostrogoti, 65, 66 Z44, 248, Z49, Z52, 254, Z56, Z57,
Teodorocane Basilio, catepano d' Ita- Z58, Z59, z6r, z63, z67, 27Z, Z73·
lia, 2z3 z74, 275, z8o, 282
Teodosio II (4o8-45o), imperatore, 13,
49· 63, 67
Teofane, cronista, z5, 154 v
Teofilatto Simocatta, storico, 24
Teofilo (8z9-843), imperatore, 144, Valentiniano III (4z5-455), imperato-
I55> I70 re, 63, 8z
Terbunia, rro, r66, r87 Valentino, arcidiacono, fuggiasco da
Terpimiro (ca. 845-864), principe di Salona, ro2
Croazia, r5o, r6z, r63 Valentino, padre di Stefano il proto-
Tessalonica, 42, 43 spatario, fuggiasco da Salona, roz
INDICE

Prefazione alla prima edizione 5


Prefazione alla seconda edizione
7
ABBREVIAZIONI

Fonti: testi e documenti Il

Bibliografia

INTRODUZIONE

l. LA DALMAZIA TARDO ROMANA

II. L'ARCONTIA DI DALMAZIA

III. IL TEMA DJ DALMAZIA

IV. L'AMMINISTRAZIONE BIZANTINA IN DALMAZIA ALLA FINE DEL SEC. X


E NEL SEC. Xl

V. LA DALMAZIA FINO AL 1205

INDICE DEI NOMI E DJ COSE NOTEVOLI

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