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icol Copernico (allanagrafe Niklas Koppernigk), famoso per essere stato il primo a mettere in dubbio il sistema geocentrico delle

teorie di Aristotete e Tolomeo, contrariamente a quello che si potrebbe pensare non era uno scienziato di professione ma un banalissimo dirigente di stato con il pallino dell'astronomia e della matematica. Un funzionario statale che ogni giorno doveva guadagnarsi da vivere. Alzandosi al mattino, sapeva che lo aspettavano problemi e incombenze che nulla avevano a che fare con le sue ricerche scientifiche. Al contrario di quasi tutti i grandi protagonisti del firmamento scientifico che della propria scienza facevano un mestiere, le sue geniali intuizioni sono il risultato di studi effettuati nei ritagli di tempo che umilt e la doverosa sudditanza all'autorit del sistema che gli dava da vivere gli impedirono addirittura di divulgare se non poco prime di morire E questo che fa di lui un vero genio. Ultimo di cinque fratelli, Copernico nacque a Torun, in Pomerania, nel 1473. Rimasto orfano di entrambi i genitori, fu adottato insieme ai fratelli dallo zio materno Lucas Watzenrode, ecclesiastico in carriera allora canonico della cattedrale di Frombork, che cerc di procurare a tutti una buona istruzione per

ottenere un impiego che li mettesse in grado di godere una vita tranquilla anche se non particolarmente agiata. Grazie allintercessione dello zio, diventato due anni prima vescovo della Warmia, nel 1491 Copernico riesce ad entrare assieme al fratello Andreas alluniversit di Cracovia, considerata una delle migliori dEuropa (vi aveva fatto i suoi studi anche lo zio vescovo), dove fece le sue prime conoscenze in campo astronomico. Non si sa con certezza quali corsi seguisse il Copernico, ma secondo la prassi dellepoca abbastanza verosimile che seguisse i corsi di filosofia e dialettica che quellanno erano tenuti anche dallastronomo Alberto da Brudzewo, uno dei docenti pi in vista delluniversit che, dopo aver insegnato astronomia fino allanno prima, era passato a spiegare e commentare il de cielo e le altre opere di Aristotele, la figura allora dominante tra gli studiosi di filosofia. Si trattava di un ambiente eccezionalmente aperto per la mentalit dellepoca, pronto a recepire tutte le novit che da un po di tempo coinvolgevano lumano pensiero senza troppe interferenze da parte della chiesa che difficilmente riusciva a condizionarne linsegnamento. Si sa per certo che fu durante i suoi studi a Cracovia che Copernico acquist i due volumi che lo accompagneranno per tutta la vita: uno contenente varie tavole astronomiche tra le pi aggiornate del tempo, laltro contenete le teorie di Euclide e altri testi di matematica. Sono ancora oggi visibili, conservati nel museo di Frombork, gli appunti che Copernico appose sui margini del libro di astronomia per copiarvi, di sua mano parte delle tabulae eclipsium del Peuerbach e le tavole relative alla declinazione dei pianeti. Anche se lannotare commenti sui margini dei testi era unabitudine pi che normale per allora, lacquisto dei due volumi (spesa comunque consistente per un orfano, anche se non proprio povero) indica chiaramente che linteresse e la competenza di Copernico per la materia erano gi piuttosto sviluppate ed probabile che gi contenessero il seme del dubbio sulla validit dei vari sistemi tolemaici.

Alla morte del suo maestro Brudzewo, nel 1495 Copernico abbandon luniversit senza acquisire nessun titolo ufficiale. Nellestate dello stesso anno, in seguito alla morte di un canonico del capitolo della Warmia, lo zio vescovo riusc a farlo nominare canonico per avviarlo alla carriera ecclesiastica, ma la nomina, che teoricamente doveva essere il risultato di una libera votazione, fu contestata e di fatto

Copernico non pot per diverso di tempo disporre di quella rendita che ne sarebbe derivata. Una rendita non indifferente vista la ricchezza di cui poteva disporre la chiesa in quel territorio. La Warmia (Ermeland), territorio prussiano a prevalente tradizione tedesca, era da poco diventato, in seguito alla seconda pace di Torun del 1466, parte della Polonia ma aveva conservato ampia autonomia trasformandosi in una specie di piccolo principato feudale a economia agricola retto da un principe vescovo, che oltre a giurare fedelt al re di Polonia giurava fedelt anche al Papa. In questo piccolo feudo circa un terzo delle terre apparteneva al capitolo della diocesi, un altro terzo al vescovo ed il rimanente per la maggior parte alla nobilt agraria prussiana. In attesa che la faccenda della sua nomina a canonico si chiarisse, per vedere dove proseguire i suoi studi visit alcune universit della Germania tra cui quella di Colonia, altra universit frequentata a suo tempo dallo zio. Fu un viaggio molto breve ed al ritorno si ferm a Heilsberg (oggi Lidzbark Warminski), sede dellamministrazione della diocesi dove lo zio aveva un palazzo, dove prese uno dei primi ordini minori che preparano al sacerdozio. Non si sa per certo se lo statuto del canonicato di Warmia prevedesse gi allora che i canonici acquisissero almeno alcuni di questi ordini, ma il fatto che Copernico si sia affrettato a prenderne uno fa pensare che una delle cause della sospensione della sua nomina a canonico fosse proprio la mancata acquisizione di almeno uno di tali ordini. La conferma definitiva della sua nomina a canonico non fu immediata e fino allautunno del 1496 Copernico rimase presso lo zio vescovo .

Probabilmente su consiglio dello stesso zio che si era addottorato in diritto canonico a Bologna, nellautunno 1496, ancora in attesa della ratifica della sua nomina, Copernico part per lItalia e il 19 ottobre venne immatricolato a diritto canonico presso la stessa universit che aveva accolto lo zio. Trov sistemazione presso un docente affermato, il celebre astronomo Domenico Maria Novara (1454-1504),

che lo fece suo allievo e lo volle tra i suoi pi stretti collaboratori. Con lui fece le prime osservazioni astronomiche, ma ci che pi lo attraeva erano le sue peculiari idee sul moto della terra. Il fatto che Copernico, studente di legge, si fosse sistemato in casa di un affermato docente di astronomia, evidenzia chiaramente quali erano i suoi veri interessi. Sotto la guida del suo ospite Copernico esegu diverse osservazioni ed appena 6 mesi dopo essere arrivato a Bologna, il 9 marzo 1497, osserva e registra accuratamente loccultazione di Aldebaran (Alfa Tauri) da parte della luna, un ottimo sistema per misurarne il diametro apparente e smentire con dati di fatto le teorie di Tolomeo sul moto della luna, che appena lanno prima erano state messe in crisi dalla pubblicazione del Epitome in Almagestum di Peuerbach (completate dopo la sua morte dal suo discepolo Iohannes Muller detto Regiomontano). Laumentare dei dubbi sulla validit delle teorie tolemaiche lo stimol a ricercare i testi degli antichi in lingua originale per valutarne meglio il pensiero e, sulla scia della moda di quei tempi, si mise a studiare il greco sotto la guida di Antonio Urceo. Il vocabolario di greco acquistato da Copernico, pubblicato da Giovanni Crestone nel 1499, per quanto malconcio, tuttora conservato e le note scritte di sua mano sui margini dimostrano come la conoscenza della lingua greca avesse raggiunto un buon livello. Fu dunque a Bologna che Copernico approfond i suoi studi sui classici greci e latini ed pi che probabile che la sua passione per i pitagorici che non mancher di citare spesso e volentieri nella sua opera De Rivolutionibus risalga ad allora. Nellottobre del 1497 arriv la tanto attesa nomina ufficiale a canonico e Copernico il 20 dello stesso mese, di fronte ad un notaio delega due conoscenti che stanno per ritornare in Warmia a riscuotere le entrate che gli spettano. Una preziosa fonte di entrata che Copernico spese immediatamente per procurarsi una copia delle Tabulae directionum del Regiomontano, che oltre a tavole sulla posizione degli astri conteneva le tavole di quelle che allora si chiamavano semicorde (oggi seni). Lanno successivo, nellautunno 1498, anche il fratello Andreas lo raggiunse per studiare, sempre su consiglio dello zio, nella stessa universit. Bologna in quegli anni era uno dei centri della cultura umanistica e la fama della sua universit attirava studenti da ogni parte dEuropa. Il 1500 era lanno del grande giubileo, e Copernico, come molti altri, part in pellegrinaggio verso Roma. Il suo soggiorno nella citt santa dovette durare almeno un anno, visto che solo nel luglio del 1501 si present assieme al fratello, anche lui recentemente nominato canonico, presso il capitolo di Warmia per prendere servizio. Pare che a Roma Copernico abbia tenuto lezioni di astronomia (mascherate da matematica) di fronte ad un vasto ed eterogeneo pubblico, ma di esse non ne rimasta traccia. E certo invece che nella notte tra il 5 e il 6 novembre abbia osservato uneclissi di luna e che abbia approfittato del suo soggiorno a Roma per fare pratica legale in di diritto canonico presso la curia. A Frombork, sede del capitolo della Warmia, Copernico si trattenne solo quanto necessario per richiedere ed ottenere il permesso di tornare in Italia per completare gli studi. Suo fratello Andreas, all'estero da solo due anni, non ebbe problemi a chiedere e ottenere licenza di terminare gli studi iniziati a Bologna. Copernico invece aveva gi speso pi di tre anni a Bologna senza acquisire nessun titolo ed allinterno del capitolo non tutti erano disposti a continuare a pagargli lo stipendio qualora avesse continuato gli studi. Riusc per a convincere i confratelli che se avesse studiato medicina sarebbe stato molto pi utile al capitolo ed a fine estate del 1501 ritorn in Italia per iscriversi alla facolt di medicina dell'universit di Padova, considerata in materia la migliore dEuropa. Anche a Padova, come in ogni universit del tempo, lo studio dei classici e dellastronomia erano di casa (Galileo vi insegner quasi un

secolo dopo) e tra i docenti di spicco presenti in quel periodo vi era Pietro Pomponazzi (1462-1525), sostenitore che lidea di attribuire un moto alla terra, come supposto dai pitagorici, fosse in realt assurda ma teoricamente possibile. Fu con lui che Copernico approfond i propri studi sui pitagorici ed in particolare su Aristarco da Samo, astronomo e fisico che per primo introdusse una teoria astronomica nella quale il sole e le stelle sono fisse ed immobili mentre la terra ruota attorno al sole percorrendo una circonferenza. Nell'autunno del 1502 acquis la nomina a "scholaster" presso la chiesa di S, Croce a Breslavia (Wroclaw) che gli permise di avere un'ulteriore rendita che incasser regolarmente fino al 1538 (quando decider di dimettersi) pur non insegnandovi mai. Probabilmente per ragioni di spesa ma soprattutto per non tornare in Warmia a mani vuote, nel maggio 1503 Copernico si trasfer presso l'universit di Ferrara per completare gli studi in legge e laurearsi in diritto canonico. In autunno, terminati gli studi, dopo 10 anni trascorsi in Italia decise che era giunto il momento di tornare in patria per mantenere fede ai suoi impegni come canonico. Quelli italiani non furono per solo anni di spensierata giovinezza da godere il pi a lungo possibile, ma anche anni cruciali per la sua formazione: lapprofondimento degli studi classici, leggendo i lavori dei grandi astronomi greci e le loro opinioni sul movimento della terra nella loro lingua originale, costituiscono infatti la base di tutte le sue straordinarie intuizioni future. Grazie ai suoi studi ed alle sue osservazioni dello spazio aveva imparato a dubitare della fondatezza del vecchio sistema tolemaico, me era ben cosciente del fatto che attribuire un moto alla terra significava andar contro ad una secolare concezione del mondo che nessuno aveva mai osato contestare. Finch si trattava di supposizioni che restavano nel campo delle ipotesi, la cosa non disturbava pi di tanto. Tentare di dimostrarle per costruire un nuovo sistema astronomico era invece pura eresia. Ritornato in Polonia, non prese immediatamente servizio a Frombork come canonico della diocesi ma si ritir nel castello di Heilsberg (Lidzbark Warminski),, dove in pratica aveva sede il governo della stessa, per prendersi cura del vecchio zio vescovo mettendosi al suo servizio come segretario e medico personale. Considerando che il Vescovo era in pratica il sovrano della Warmia, si tratt di un incarico di tutto rispetto, degno dei migliori diplomatici in carriera. Mediare tra i vari gruppi sociali, tenere a freno l'espansionismo dei vicini Cavalieri Teutonici, coordinare i rappresentanti degli stati di Prussia e accontentare il re di Polonia erano compiti che meritavano il massimo impegno e di certo non lasciavano molto tempo libero per soddisfare le proprie passioni scientifiche. A poco meno di un anno dal suo rientro, nel maggio 1504, partecip al giuramento di fedelt dello zio al re di Polonia a Gdansk (Danzica), dove dovette tradurre un testo diplomatico dal tedesco in latino per un funzionario polacco che non conosceva la lingua tedesca. Come segretario del Vescovo fu presente poi ai successivi congressi degli stati della Prussia del 1506 a Malbork, del 1507 a Elblag e del 1512 a Sztum, nonch nel 1507 all'incoronazione di Sigismondo come re di Polonia a Cracovia. Come rappresentante commerciale del capitolo torn nuovamente a Cracovia nel 1509 per partecipare alla dieta e proteggere gli interessi della Warmia. Ma soprattutto si distinse nella lotta contro i Cavalieri

Teutonici. Il loro stato era nominalmente un feudo polacco, ma in realt era una vera nazione rivale, i cui continui tentativi espansionistici disturbavano non poco gli altri territori vassalli della corona. In un simile contesto, timoroso per le sorti della Warmia di cui era al servizio e che in fin dei conti sino ad allora lo aveva sempre aiutato, Copernico si mostr sin dallinizio estremamente favorevole alla protezione polacca appoggiando con fervore la lotta che il Re Sigismondo avvi contro i cavalieri teutonici. Per questo custod tanto gelosamente la mappa ufficiale della dicesi di Warmia (che lui stesso aveva contribuito ad elaborare e che, come segretario del Vescovo, aveva in consegna), documento che in quei frangenti era della massima importanza per la salvaguardia dei confini tanto da subire non pochi tentativi di furto mai andati per a buon fine. Con la conferenza di Posen (Poznan) del 1510 si scongiur per il momento un conflitto che sembrava inevitabile e sempre pi vicino, ma la lotta contro lOrdine Teutonico era destinata a protrarsi per molto tempo ancora. Gli impegni erano tanti, ma ci nonostante Copernico non abbandon i suoi interessi culturali e scientifici e riusc comunque a ritagliarsi, soprattutto allinizio, un po di tempo per dedicarsi ad esse. Come ad esempio nel 1504, quando una sua accurata osservazione della congiunzione di Giove e Saturno mise in evidenza la differenza fra la posizione reale e quella prevista dalle tavole riportate nei libri di cui disponeva. Verso la fine del 1510 lasci il palazzo vescovile dello zio per trasferirsi a Frauenburg (Frombork) e ricoprire la carica di amministratore dei beni del Capitolo di Warmia (cancelliere del canonicato e ispettore per il distretto di Allenstein/Olsztyn).

Non si sa per quale ragione abbia lasciato un incarico cos prestigioso come quello che aveva, ma molto fa pensare che fossero le sue idee sulla struttura dell'universo a non essere troppo gradite e accettate dallo zio vescovo. Tuttavia la sua, come nipote del vescovo, continu ad essere una condizione di privilegio. Quando nel marzo 1512 lo zio mor, Copernico non pot pi contare su protezioni altolocate,

tanto pi se si pensa che il successore dello zio fu quel Fabian von Lossainen [Luzjanski] che pochi anni prima non si era fatto troppi scrupoli ad intrufolarsi in casa sua durante la sua assenza per rubare la mappa della Warnia per conto dei Teutonici. Ci nonostante rimaneva un membro del Capitolo e come tale un dirigente di quella che sostanzialmente era un'azienda agricola produttiva e ben organizzata. Assume cos la carica di amministratore dell'azienda degli approvvigionamenti del capitolo, che tra le altre cose prevedeva la direzione della fabbrica di birra (una delle principali fonti di entrata della diocesi), del forno comune e dei mulini, col delicato compito di stabilire anche il giusto prezzo del pane. Contemporaneamente non smise di esercitare anche la sua professione di medico, sia per i colleghi canonici che per il nuovo vescovo ed i vari dignitari, compito che a detta del suo amico Tiedemann Giese (futuro vescovo di Kulm) svolgeva piuttosto bene anche se, considerando le condizioni della medicina del tempo, di fatto era poco pi di un praticone che applicava metodi e ricette tradizionali. Con lo stabilirsi definitivamente a Frauenburg, Copernico ottenne dal Capitolo anche l'assegnazione di una casa (la torre nordoccidentale all'interno delle mura della cittadella fortificata) che pi tardi adib in parte ad osservatorio astronomico. Compatibilmente con gli impegni amministrativi che la sua carica comportava, continu infatti a dedicarsi alle sue ricerche, attivit che sicuramente non aveva mai smesso di esercitare visto che con molta probabilit quando arriv a Fombork gi aveva sommariamente formalizzato la sua teoria eliocentrica. In un catalogo della biblioteca di Cracovia redatto nel 1514 a cura dello storico Mattia di Miechow infatti citato un gruppo di fogli manoscritti che descrivono una teoria secondo cui "terram moveri, solem vero quescere". Intitolato De hypothesibus motuum coelestium a se constitutis commentariolus. Apparso esclusivamente in forma manoscritta e diffuso in pochissime copie, il trattato recuperava l'ipotesi eliocentrica di Aristarco di Samo (III sec. a.C.) secondo cui tutti i pianeti, dell'universo. terra inclusa, compiono le loro rivoluzioni intorno al Sole che per contro si trova immobile al centro Rimasta inedita per molto tempo, lopera venne pubblicata solo nel XIX sotto il titolo "Commentariolus. " Che Copernico godesse gi di una certa fama come astronomo competente e capace si ha riprova anche nel fatto che nel 1515 sia stato invitato a Roma per presenziare alle conferenze sulla riforma del calendario. Nel 1513 Papa Leone X, appena salito al soglio pontificio, aveva infatti costituito una commissione conciliare per riformare il calendario, invitando a Roma i maggiori astronomi della cristianit tra cui Paolo di Middelburg, erudito vescovo di Fossombrone, che scrisse a Copernico di presenziarvi o inviare per iscritto le sue osservazioni

in materia. Cosa che fece, inviando nel 1515 a Roma una nota in sosteneva la necessit di riformare il calendario giuliano in quanto secondo lui la determinazione della durata dell'anno non era conosciuta con sufficiente precisione e pertanto sarebbe stato pi opportuno basare la valutazione di tale durata sull'anno sidereo anzich sull'anno tropico. Suggerimento che non venne per preso in considerazione. Nel 1516 ricevette dal Capitolo l'incarico di amministratore delle le tenute di Allenstein (lattuale Olsztyn) e Mehlsack, ed in tale veste si interess di questioni di catasto, giustizia e fisco. Stabilitosi nel castello di Allenstein, dove rimase a svolgere il suo incarico per oltre tre anni, spinoso problema di riforma del sistema monetario, sviluppando alcuni studi di economia che lo portarono nel 1517 a scrivere un vero e proprio trattato sulla in cui moneta, il De monetae cudendae ratione, dovette subito affrontare uno

tracciava quella che in seguito divenne nota come "legge di Gresham": la moneta cattiva, con scarso contenuto aureo, scaccia dalla circolazione la moneta buona, con contenuto aureo elevato, provocando l'aumento dei prezzi. In quegli anni la zecca dei Cavalieri Teutonici aveva infatti iniziato unoperazione speculativa (per non dire truffaldina) dagli effetti devastanti. Le monete in circolazione in Warmia, Prussia Reale e Prussia Ducale erano in lega di rame e argento ed erano coniate dalle zecche dei Cavalieri Teutonici (Prussia Ducale) e dalle zecche delle citt di Thorn, Danzica ed Elbing (Prussia Reale). Ad un certo punto la zecca dei Cavalieri Teutonici inizi a coniare monete con una quantit di argento molto ridotta. La gente comune, all'oscuro di tutto, continuava a pagare merci e prestazioni con le vecchie monete pi ricche di argento ma ovviamente i pi esperti (fabbri e gioiellieri) si accorsero subito della differenza ed incominciarono a far incetta di vecchie monete per fonderle ed asportarne l'argento in eccedenza. Ben presto le vecchie monete sparirono dalla circolazione e la gente incominci a pagare con le nuove monete anche gli affitti e le imposte del capitolo, cosa che certamente fu poco gradita ai canonici. Copernico, che tra i vari incarichi che gli competevano come amministratore aveva anche quello della riscossione dei tributi, stil in proposito una apposita nota in latino, poi tradotta anche in tedesco, con le indicazioni sul da farsi. Ma invece di reagire, anche le zecche della Prussia Reale si adattarono alla situazione riducendo a loro volta il tenore di argento nelle monete cos che in poco tempo linflazione divenne inarrestabile. Solo dieci anni pi tardi una conferenza si decise ad affrontare seriamente il problema e recep i suoi suggerimenti. Per Copernico i Cavalieri Teutonici non costituirono per solo un problema monetario. Nonostante conferenze e trattati, essi non avevano infatti nessuna intenzione di abbandonare la loro aggressiva politica espansionistica ed ogni pretesto era buono per sollevare nuove contestazioni. Fino a quando ebbero suo zio vescovo a contrastarli, non costituirono un grosso problema per la Warmia, ma il nuovo vescovo Lossainen evidentemente non era all'altezza per affrontare Albrecht von Hohenzollern che a 20 anni nel 1511 era stato nominato Gran Maestro e, grazie all'appoggio dell'imperatore e del papa, non nascondeva affatto le sue mire nei confronti del principato vescovile. Dopo una lunga serie di incidenti,

alla fine del 1519 la Warmia venne invasa e la citt di Braunsberg occupata. Inutile fu linvio da parte del governo di ambasciatori (tra cui lo stesso Copernico) per negoziarne la liberazione. Anzi, come risposta il 23 gennaio 1520 fu attaccata Frauenburg, che nella sua parte al di fuori delle mura fu incendiata e saccheggiata. Copernico riusc a fuggire ad Allenstein, ma al vescovo Lossainen rimasto ad Heilsberg le cose non andarono altrettanto bene. La citt venne infatti messa sotto assedio e verso la fine dell'estate quasi tutta la Warmia pass praticamente nelle mani dei Teutonici. Quando ad essere minacciato fu anche l'estremo lembo di Allenstein, Copernico, come comandante in capo, chiese aiuto al re Sigismondo ma il suo messaggio cadde nelle mani dei Teutonici e solamente all'inizio del 1521 riusc ad ottenere rinforzi, viveri, armi e munizioni. Quando nellaprile 1521 fu stipulata una tregua, gran parte della Warmia era di fatto passata sotto loccupazione delluna o dellaltra parte. Esaurito il compito di generale, Copernico dovette riprendere immediatamente l'attivit di amministratore e diplomatico e a luglio, rientrato a Frauenburg, fu nominato Sovrintendente di Warmia, carica che, data la situazione, ben pochi erano disponibili ad accettare. Forte e determinato come sempre, seppe anche in tale occasione far valere le sue ragioni. Al congresso degli stati della Prussia Reale present con la "Querela Capituli" formale protesta contro le continue violazioni dell'armistizio da parte del Gran Maestro teutonico e nel marzo 1522 present allo stesso congresso anche il suo trattato sulle monete, che nel frattempo era diventato "De estimatione monetae", per sollecitare una soluzione del problema inflazione che continuava ad aggravarsi. Morto nel 1523 il vescovo Lossainen, in attesa della nomina di un successore Copernico fu nominato amministratore generale e come tale chiese a Prussiani e Polacchi limmediata restituzione alla diocesi dei territori ancora sotto occupazione. Cosa che i Polacchi fecero sollecitamente, mentre i Prussiani non solo se ne guardarono bene, ma approfittarono dell'occasione per impadronirsi di altri territori. Per sua fortuna, ad ottobre la nomina di Maurice Ferber a vescovo gli permise di passare in altre mani la patata bollente che si risolse solo nel 1525, quando Albrecht von Hohenzollern, dopo aver abbracciato la fede luterana ed essersi accordato con il re polacco, fond nei territori da lui controllati, come gli aveva suggerito qualche anno prima lo stesso Martin Lutero, un proprio granducato: era la nascita della Prussia come stato sovrano, seppur ancora vassallo del re polacco. Risolto il problema dei confini, restava il problema della convivenza con i sempre pi numerosi protestanti luterani. Pur essendo un uomo particolarmente tollerante ed aperto al dialogo, come membro del capitolo anche Copernico dovette adeguarsi n el 1526 alle decisione dalla frangia pi estremista e firmare l'editto per lespulsione entro un mese di tutti i protestanti dalla Warmia. Per il resto, gli anni che seguirono furono anni abbastanza tranquilli. Molto apprezzato come cartografo, quello stesso anno venne chiamato dal governo reale ad elaborare la mappa dell'intera Polonia e nel 1529, su richiesta del vescovo, ad

aggiornare quella della Warmia. Nello stesso tempo rimise mano ai suoi

appunti di economia

revisionando per la terza volta il trattato sulla moneta, ribattezzato "de monetae cudendae ratione" (metodo per coniare il denaro) ed illustrato ai congressi degli stati prussiani del 1528 e del 1530. Negli anni in cui rimase in carica, il vescovo Ferber fu sempre sofferente di seri disturbi e Copernico dovette esercitare in continuazione anche la sua seconda professione di medico, spostandosi continuamente sino a Heilsberg per soccorrere lautorevole paziente. Constatata la mancanza di miglioramenti, chiese un consulto a famosi medici di Cracovia tra i quali c'era anche il medico personale di re Sigismondo, ma senza risultati e nel 1537 non pot fare altro che accorrere per lultima volta a preparare i funerali. La nomina dei nuovi vescovi di Warmia non era solo un affare privato dei canonici. Secondo la prassi essi dovevano fornire una rosa di nomi al re di Polonia affinch scegliesse quattro candidati di suo gradimento e solo fra essi eleggere il neo vescovo. Alla morte di Ferber anche il nome di Copernico fu inserito nella rosa dei quattro candidati, ma non ricevette nemmeno un voto, neanche il suo. La carica pass a Johannes Dantiscus, con alle spalle una lunga carriera diplomatica ed una precedente esperienza di vescovo a Kulm. I rapporti con il nuovo superiore non furono particolarmente rosei, ma accett ugualmente di mettere al suo servizio, come gi aveva fatto con i suoi predecessori, le proprie conoscenze mediche. Un rapporto privilegiato che non gli imped per di subire pressioni nella vita privata. Ricevette infatti dal nuovo vescovo un severo monito affinch licenziasse la domestica Anna Schillings, separata dal marito, con cui conviveva. Una relazione che si trascinava da tempo ed ormai di dominio pubblico intollerabile per un vescovo in carriera che aveva iniziato un'opera moralizzatrice della chiesa locale per mettersi in buona luce nei confronti delle autorit romane e conquistare la porpora cardinalizia. Monito che suo malgrado dovette seriamente prendere in considerazione. Ormai libero dai molti impegni che lo assillavano, Copernico trov finalmente il tempo per concentrarsi sui suoi studi astronomici. Nella sua casa osservatorio di Frombork la sua opera principale, il "de revolutionibus orbium coelestium" (la rivoluzione delle sfere celesti"), trovava sempre pi corpo e veniva continuamente perfezionata senza per essere mai resa pubblica. Copernico fu infatti sempre assai restio a divulgare le proprie conclusioni per l'evidente contrasto che esse avevano con le nozioni contenute nella Bibbia. Lopera, che gi nel 1530 poteva dirsi conclusa, venne pubblicata solamente nel 1543, poco prima della sua morte, da uno stampatore luterano di Norimberga su interessamento del suo giovane discepolo Georg Joachim Rheticus (1516-1576), che da anni viveva ospite nella sua casa. Tuttavia qualcosa inizi a trapelare anche negli ambienti al di fuori della sua ristretta cerchia di conoscenze. Ne la prova una lettera che gli invi da Roma alla fine del 1536 il cardinale e arcivescovo di Capua Nicola Schnberg, con la quale lo pregava di fargli avere una copia della documentazione delle sue teorie dichiarandosi disposto a sostenere le spese necessarie. Ma a parte ci, delle sue teorie non vi traccia sui testi scientifici ed universitari del tempo. Dato largomento scottante, nessun accademico era disposto a rischiare posto e carriera per diffondere, criticandole o appoggiandole, quelle strane teorie che andavano contro ogni senso comune. Se ne poteva parlare e

discutere, ma nessuno era tanto avventato da scriverne. La strisciante diffusione delle sue idee non manc per di procurargli diversi guai. Come lessere pubblicamente deriso in una commedia che ebbe un discreto successo scritta da Willem van de Volder (noto anche come Gnapheus), un insegnante e commediografo fuggito nella Prussia luterana per via delle sue pungenti satire anticattoliche. Georg Joachim von Lauchen (1514 - 1576), pi noto col nome latinizzato di Rheticus dalla sua provincia di origine (l'antica Retia dei romani), nel 1539 era un giovanissimo studente delluniversit di Wittenberg, diventata il centro culturale pi rappresentativo dei luterani come tale, considerata un focolaio di eresie. e, Appassionato di astrologia, era

venuto a conoscenza, non si sa come, delle idee di Copernico giungendo alla conclusione che per avere informazioni corrette e di prima mano non vi era altro modo, a dispetto del divieto di entrare in Warmia per tutti il luterani, che recarsi direttamente alla fonte delle novit. Di certo non si aspettava un'accoglienza cos cortese e amichevole come quella che ricevette dal canonico cattolico, da cui rimase affascinato. Copernico gli mostr il suo lavoro e Rheticus si dimostr cos entusiasta che non esit a proclamarsi suo discepolo eleggendolo come suo dominus doctor praeceptor". Diventato un convinto copernicano, si prodig sin dallinizio affinch l'opera del maestro non rimanesse relegata in un cassetto. Non appena ritenne di conoscere abbastanza le nuove teorie, pens che fosse giunto il momento di informare il suo ex insegnante di astrologia Johann Schner, con il quale aveva uno stretto rapporto di amicizia. Compose quindi quasi di getto una lunga lettera che costituiva una specie di riassunto delle teorie copernicane e la invi allamico che lo invit a pubblicarla. Dando alle stampe il narratio prima de libris revolutionum, pubblicato a Danzica nel 1540 in forma anonima (come prudenza richiedeva) e purtroppo andata perduta, l'ossatura della teoria copernicana veniva per la prima volta esposta al mondo e fu un vero successo editoriale per l'epoca, tanto che dopo un anno ne uscir la ristampa con il nome dell'autore. Dopo una breve parentesi a Wittenberg per il proseguimento degli studi universitari, lestate successiva Rheticus ritorn in Warmia con lintenzione di dare alle stampe anche lopera originale. Ora che il polverone era stato sollevato, anche Copernico non avrebbe pi dovuto avere alcun motivo per opporsi alla pubblicazione del suo de Rivolutionibus, ma in realt il sessantottenne canonico di Frombork era probabilmente pi desideroso di quiete che di fama e non acconsent. E forse non aveva tutti i torti, visto che negli ambienti accademici qualcuno era arrivato ad affermare che un governo saggio avrebbe dovuto proibire le sue idee. Ma Rheticus non si dette per vinto. Ritornato a Wittenberg alla fine dellanno, dove assunse lincarico di decano della facolt delle arti, forse per essere allontanato dalla possibilit di insegnare le sue pericolose idee copernicane, inizi nel 1942 a pubblicare separatamente i capitoli dellopera meno compromettenti, ovvero quelli che contenevano la parte trigonometrica della teoria eliocentrica. Viste le reazioni, ne dedusse che probabilmente la roccaforte dei luterani non era il posto pi adatto per pubblicare il "de rivolutionibus". Si rivolse quindi a Johannes Petreius (Hans Peter), un tipografo di Norimberga. Quando finalmente ottenne lincarico di curare la stampa dell'intera opera, Rheticus non pot mantenere l'impegno perch trasferito presso l'universit di Lipsia ed il delicato compito pass nelle mani del teologo luterano Andreas Osiander (1498-1552) la cui principale preoccupazione fu quella di smussare il pi possibile le

implicazioni religiose dell'opera contrarie alle concezioni astronomiche delle Sacre Scritture. La cosa non fu casuale. Il fatto che non fosse passato nemmeno un anno dalla nomina a decano, che stesse curando la tanto desiderata pubblicazione del "de rivolutionibus" e che non riusc in futuro a pubblicare pi nulla fa pensare che lallontanamento di Rheticus sia stata pi un'espulsione che un semplice trasferimento, come se di punto in bianco fosse stato messo al bando. Per contro, Andrea Osiander, uno dei primi seguaci di Martin Lutero, era alquanto dubbioso nei confronti della realt fisica delle idee copernicane e fortemente preoccupato su come sarebbe stata accolta l'opera di Copernico. Tant che prima della pubblicazione ne stil una premessa come avviso al lettore sulle ipotesi contenute nell'opera dove presentava l'ipotesi eliocentrica come un mero artificio matematico volto solo a calcolare con maggior precisione i moti dei corpi celesti. Stampato sul frontespizio senza firma, come fosse parte integrante del testo originale copernicano, costituiva un evidente stravolgimento del pensiero dellautore che, morente, non ebbe alcun modo di contestare: racconta infatti la leggenda che la copia data alle stampe gli venne recapitata in visione soltanto sul letto di morte.

La cosmologia sino al XVI secolo

Lastronomia, letteralmente scienza che studia gli astri e i fenomeni celesti, ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Il cielo stellato uno spettacolo che da sempre ha affascinato luomo e sono stati tanti i popoli che hanno cercato di comprenderne il significato per carpirne i segreti e le eventuali correlazioni con le proprie vicende quotidiane. I pi antichi reperti sui quali sono state rinvenute tracce di registrazioni astronomiche sono costituiti da frammenti di osso risalenti addirittura a 20 mila anni fa. Per millenni, man mano che la razza umana andava evolvendosi, le popolazioni primitive hanno imparato a beneficiare dellalternanza del giorno e della notte e del periodico rinnovarsi delle stagioni adattandovi le proprie pratiche agricole e le proprie tecniche di sopravvivenza. Per millenni le stelle hanno guidato i popoli lungo il mare aiutandoli a trovare la destinazione voluta. Ma soprattutto il cielo era concepito in termini religiosi. Il primo approccio verso le stelle stato infatti di astrolatria, ovvero di adorazione degli astri come forme di divinit. Il sole e la luna erano adorati come dei, e l'apparizione di qualcosa di insolito nei cieli era considerato come segno di disapprovazione divina. Pi in generale era tutto il cielo ad essere considerato casa degli Dei e degli astri come segnali da esso inviati per influenzare la vita degli individui. Il cielo era scrutato da astronomi-indovini che avevano il compito di interpretare la posizione degli astri per effettuare prognostici e consigliare al meglio sovrani e sacerdoti. Un approccio religioso destinato a perdurare a lungo e coinvolgere tutte le pi grandi civilt dellantichit. Fu quando la rivoluzione agricola sconvolse le abitudini degli uomini che losservazione del cielo e dei fenomeni celesti inizi ad assumere un ruolo fondamentale nelle umane vicende. La necessit di prevedere il ritorno delle stagioni e dei periodi favorevoli alla semina o al raccolto spinsero l'uomo primitivo ad

interpretare il movimento degli astri e ad affidare a quest'interpretazione la gestione dei propri lavori agricoli e pastorizi. Si cominciarono cos a formulare calendari ed a calcolare e misurare il tempo, che la prima applicazione pratica derivata dall'osservazione del cielo. E a questo scopo, per stabilire con certezza il momento dei solstizi, che furono costruiti quegli straordinari monumenti megalitici che ancora resistono all'usura dei millenni in tutta l'Europa, soprattutto nei territori celtici, come il famoso complesso di Stonehenge, nel sud dellInghilterra, costruito in modo da avere il proprio asse orientato in direzione dellalba nei solstizi estivi. Per trovare i primi documenti scritti che accertino uno studio sistematico dei fenomeni occorre per attendere linvenzione della scrittura e la formazione delle prime grandi civilt mesopotamiche, che su tavolette dargilla incisero con caratteri cuneiformi il moto dei pianeti, la presenza di comete, il verificarsi delle eclissi. Ci non vuol dire che lastronomia sia nata in Mesopotamia. Si conoscono infatti vari centri di cultura astronomica sparsi in tutto il mondo, ognuno dei quali stato adattato agli usi, ai costumi ed alle tradizioni di ogni singolo popolo. Caldei, Maya, Egiziani, Fenici, Cinesi e molti altri popoli i hanno lasciato tracce delle loro esperienze astronomiche sviluppate autonomamente. La maggior parte di esse strettamente legata alle necessit della vita ed dedicata soprattutto al computo del tempo utilizzando le lunazioni ed il sorgere e il tramontare del sole. Oppure a necessit di orientamento, problema facilmente risolvibile conoscendo i moti del Sole e la posizione degli astri. E` ben nota a tutti l'importanza che da sempre ha avuto il Grande Carro, per la sua vicinanza al polo e per la sua utilizzazione nella ricerca della Stella Polare, soprattutto per gli antichi navigatori del Mediterraneo. Per potersi orientare con le stelle occorreva conoscerle, ed a questo proposito si cominci a riunirle in gruppi (le costellazioni) ai quali gli antichi dettero nomi presi dai loro miti e dalle loro leggende, spesso dai loro dei. Anche dal punto di vista religioso lorientamento aveva la sua importanza: il punto cardinale Est era ritenuto da molti sacro proprio per il fatto che da quella parte sorge il Sole ed in conseguenza di ci molti templi e molte chiese vennero orientati da est verso ovest. LE CIVILTA ANTICHE Anche se la finalit delle osservazioni astronomiche mesopotamiche era in pratica limitata alla divinazione, la precisione di esse lascia sbalorditi: il calcolo dell'intervallo di tempo fra due fasi successive uguali della Luna (mese sinodico) fatto da Kidinnu (circa 380 a.C.) differiva da quello odierno solo (e di poco) nella sesta cifra decimale. Sin dal III millennio a.C. essi iniziarono ad attribuire nomi alle costellazioni e buona parte di essi sono ancora in uso nell'astronomia moderna. Questi popoli, pur non avendo a disposizione strumenti di precisione, intuirono il moto apparente dei pianeti basandosi sulla posizione di alcune stelle di riferimento nel cielo. Scoprirono i periodi sinodici (il tempo che impiega un oggetto per ritornare nella stessa posizione nel cielo) dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno con un margine di errore di pochi giorni, riportando in seguito le previsioni su tavolette (effemeridi) che potevano esser consultate in qualsiasi momento per sapere quando un pianeta era stazionario in cielo o in opposizione. Grazie alla loro straordinaria abilit nell'effettuare calcoli matematici (introdussero l'algebra), determinarono la durata del mese sinodico lunare con un errore di 30 secondi nell'arco di 5.000 lunazioni. Gli astronomi Babilonesi furono i primi, intorno al 1700 A.C., a dividere, il giorno in parti uguali, ma per loro il giorno cominciava la sera. Era infatti l'istante del tramonto del Sole a segnare l'inizio del nuovo giorno, costituito da dodici intervalli di uguale durata detti Kaspu,

corrispondenti a due delle nostre ore. Il calendario era fissato su base lunare in 12 mesi di 29 e 30 giorni alternati in maniera non regolare, dividendo i mesi in settimane. Il mese cominciava all'emergere della Luna dalle luci del tramonto subito dopo il novilunio. Il primo giorno dell'anno cominciava con il plenilunio di primavera. Successivamente (nel 383 a.C.), al perfezionarsi delle osservazioni astronomiche, si rese necessario un adeguamento introducendo 7 mesi supplementari da distribuire in un ciclo di 19 anni. Bench non abbiano mai raggiunto i progressi fatti dai Greci, i Caldei li precedettero in alcune importanti scoperte. Erano in grado, infatti, di predire con una certa approssimazione i moti diretti e retrogradi dei pianeti, le loro congiunzioni e soprattutto le eclissi di Luna, la prima delle quali stata da loro registrata il 19 marzo 721 a.C e viene usata ancora oggi per i calcoli sul moto della luna. Osservando il moto lunare, essi si accorsero che le fasi avevano tempi ben definiti e da tale osservazione intuirono come il Sole, la Terra e la Luna si trovassero periodicamente nella medesima posizione. Si tratta di quello che sar noto come "ciclo di Saros", una successione di 223 lunazioni (18,10 anni) dopo la quale la Luna comincia un ciclo in cui le eclissi si ripetono nello stesso ordine del ciclo precedente. La loro abilit nello studio del cielo li port ad identificare l'eclittica (percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto allo sfondo della sfera celeste), da essi chiamata "via del Sole" (corrispondente al nostro Zodiaco) lungo la quale trovavano una precisa collocazione i vari pianeti. Tale fascia celeste venne poi divisa in 360 parti, una per ogni giorno dell'anno, introducendo cos l'uso del sistema sessagesimale per il calcolo dei gradi. Nonostante abitassero regioni confinanti ed avessero molti rapporti con i Babilonesi, gli Ebrei, non ebbero invece una grande cultura astronomica. Chiuso in se stesso e nella sua religione monoteistica, il popolo ebraico disdegnava tale pratica perch considerata pericolosa per i propri fondamenti religiosi. Avendo notato che lo studio degli astri spesso e volentieri induceva i popoli al culto degli stessi elevandoli a rango di divinit da adorare, gli Ebrei si astennero sempre dal praticare osservazioni astronomiche se non limitatamente allo stretto necessario per il computo del tempo, fatto con molta approssimazione adottando un anno composto da dodici mesi lunari, suddivisi in periodi misurati secondo le fasi della Luna stessa.

I primi a dividere il giorno in 24 ore furono gli Egizi, circa 5000 anni fa, ma esse avevano per durate diverse a seconda del periodo dell'anno. Gi dal 3000 a.C. gli egiziani avevano in uso la divisione delle ore diurne e notturne in dodici parti ciascuna che avevano una durata diversa a seconda della stagione, in funzione di quanto duravano appunto il giorno e la notte. Per le ore diurne usavano

regolare il tempo con delle meridiane solari, mentre di notte si servivano di un orologio stellare basato sullosservazione delle posizioni di 24 stelle brillanti. Il trascorrere della vita in Egitto era fortemente legato a quella del fiume Nilo e delle sue periodiche alluvioni che avvenivano con una certa regolarit generalmente ogni 11 o 13 lunazioni. Gli egiziani si accorsero che l'inizio delle inondazioni avveniva quando si alzava nel cielo la stella Sirio (Sopdet per gli egizi) con un margine di errore di 3-4 giorni al massimo. Partendo da tale riferimento, approntarono col tempo diversi calendari. Il primo era il calendario lunare di 354 giorni con mesi di 29 o 30 giorni, ma gli errori di calcolo si fecero presto evidenti e pertanto ne fu introdotto un secondo (definito calendario civile) incentrato sul moto del Sole di 365 giorni, suddiviso in 12 mesi con 30 giorni ciascuno pi 5 giorni supplementari (epagomeni) distribuiti nellanno. I mesi di 30 giorni erano divisi in settimane di 10 giorni e lanno suddiviso in 3 stagioni di 4 mesi legate allo svolgimento delle attivit agricole, denominate dell'inondazione, della germinazione e del raccolto. Come nel calendario precedente, linizio dell'anno si faceva coincidere con la levata eliaca di Sirio, che coincideva con l'inizio delle piene del Nilo. Col tempo gli Egizi si resero per conto che il sorgere eliaco di Sirio (momento in cui la stella diventa visibile) ritardava di circa un giorno ogni quattro anni, cos che ci sarebbero voluti 1460 anni prima che potesse verificarsi nuovamente nello stesso giorno (365/0,25=1460). Poich l'effettiva durata del giorno non era 365 ma bens 365,25 giorni, nel 238 A.C. introdussero nel calendario un giorno supplementare ogni quattro anni (il nostro famoso anno bisestile). Influenzati dai Babilonesi, fu modificata anche la suddivisione dei giorni, che vennero ripartiti sempre in 24 parti ma di uguale durata. Venne infine studiato un calendario ancora pi preciso basato su un ciclo di 25 anni in cui veniva aggiunto un mese intercalare nel 1, 3, 6, 9, 12, 14, 17, 20, e 23 anno di ogni ciclo. Un calendario estremamente preciso destinato a rimanere come riferimento per molti secoli a venire, sino ai tempi di Copernico. Ancora non si sa se le piramidi egiziane avessero o meno uno stretto legame con il cielo, ma di certo si sa, ad esempio che il passaggio centrale della grande piramide di Cheope rivolto verso quello che era allora il polo nord stellare, che a quei tempi (2570 A.C.) si trovava in una posizione diversa rispetto a quella odierna e precisamente vicino ad una stella assai pi debole di quella polare odierna, Thuban, nella costellazione del Drago.

L'antica astronomia cinese famosa in tutto il mondo per l'accuratissima registrazione e la costanza nel tempo delle osservazioni celesti. Osservazioni talmente precise da costituire probabilmente la migliore cronaca astronomica dal 2000 a.C. fino ai nostri giorni. I pi importanti avvenimenti celesti

venivano infatti accuratamente osservati dagli astronomi imperiali e riportati nelle cronache, alcune delle quali si sono dimostrate di estrema importanza per gli studiosi moderni, come l'esplosione della supernova del Granchio del 1054 D.C (quella all'origine della Crab Nebula), di cui non vi traccia nelle cronache occidentali. Probabilmente per il diverso punto di osservazione, le stesse costellazioni cinesi (228 in tutto) differivano molto da quelle occidentali, fornendo un nuovi elementi di conoscenza ai studiosi che si approcciavano alla aggiungendo un ulteriore prezioso elemento nella conoscenza della volta celeste. La particolare importanza che i cinesi attribuivano alle osservazioni astronomiche era dettata fondamentalmente dal fatto che essi consideravano l'imperatore come qualcosa di divino, che era tale per volere del cielo, e di conseguenza tutti i fenomeni che si verificavano sulla volta celeste avevano un evidente riscontro sulla Terra sulle attivit umane e soprattutto sul comportamento e sulle decisioni dellimperatore. Gli astronomi della corte reale erano responsabili con la loro stessa vita dell'esattezza delle previsioni delle eclissi o di altri eventuali importanti fenomeni celesti considerati legati alla vita dell'imperatore e della nazione. Ogni nuovo regnante, per enfatizzare la sua natura divina legata alle vicende del cielo, non appena saliva al trono era solito cambiare immediatamente la sede dell'osservatorio astronomico imperiale trasferendolo vicino al palazzo della propria citt, che cambiava di volta in volta a seconda della dinastia regnante. Cos come ogni nuovo regnate cercava di lasciare il proprio segno anche nella stesura dei calendari che non furono mai molto precisi. Per quanto riguarda la misurazione del tempo, i cinesi raggiunsero infatti il livello di precisione dei calendari di altre civilt come quella babilonese, egiziana o maya. Per molto tempo considerarono il giorno diviso in 12 parti uguali, indicate con altrettanti nomi di animali e solo in epoca pi recente, nel 1670, passarono al sistema di suddivisione in 24 parti uguali, adottato ormai dalla gran parte dei popoli della Terra. Il loro calendario era basato sul moto della Luna e del Sole in un ciclo di 19 anni, con suddivisione dellanno in 360 giorni a cui venivano aggiunti 5 giorni epagomeni (giorni che vengono aggiunti con una certa cadenza per avvicinare la durata dell'anno del calendario a quella dell'anno solare).

Anche lAmerica centrale stata una culla di civilt dedite allo studio dellastronomia. In particolare, i Maya furono un popolo estremamente attento allo studio del cielo ed ancora oggi le loro previsioni fanno parlare di s, come quella quanto mai attuale della fine del mondo prevista per il 21 dicembre 2012 in occasione dellallineamento dei pianeti. Le loro conoscenze astronomiche erano veramente straordinarie, paragonabili a quelle dei babilonesi, ma a differenza di questi, le mantennero confinate nell'isolamento sino ai tempi moderni, quando dopo la scoperta dellAmerica gli europei entrarono in contatto con le popolazioni mesoamericane. Pur non essendo a conoscenza della forma della terra, i Maya, conoscevano le cause delle eclissi, sapevano usare lo gnomone e sapevano calcolare i momenti dei solstizi e degli equinozi. I cicli, ovvero il ripetersi dei fenomeni astronomici, avevano assunto un significato talmente importante che il loro calendario, estremamente sofisticato, era esclusivamente basato sui fenomeni celesti ed utilizzava alternativamente l'anno solare e l'anno di Venere, determinato dalla rivoluzione sinodica del pianeta. Alla base di tali straordinarie conoscenze astronomiche vi era sicuramente un indiscusso progresso in campo matematico, che li aveva portati a conoscere lo zero e ad adottare la numerazione posizionale. Ma nello stesso tempo le osservazioni astronomiche si mescolavano con la superstizione religiosa, che li rese famosi per la costruzione di templi e piramidi dedicati agli dei del cielo. Il loro culto era legato a Venere, identificato con Quetzalcoatl, la divinit nota come "serpente piumato", tanto potente da condizionare addirittura la misurazione del tempo con un apposito calendario astronomico ad essa dedicato. Con le loro osservazioni scoprirono cos che ogni 8 anni Venere compie 5 rivoluzioni sinodiche (di 584 giorni), approntando almanacchi astronomici improntati sul suo ciclo di Venere di incredibile precisione, con un margine di errore di un giorno ogni 6.000 anni. Da alcuni ritrovamenti archeologici nella zona di Palenque in Messico, pare che i Maya avessero gi adottato, cinque secoli prima di Cristo, un anno formato 365,2422 giorni, compresi in 18 mesi di 20 giorni ciascuno pi un breve mese addizionale di 5 giorni. Ogni mese aveva un suo nome ed in esso i giorni erano contati da 0 a 19. Non solo il tempo, ma anche larchitettura venne ad essere profondamente influenzata dalle credenze religiose legate alle vicende celesti. Molte delle loro costruzioni erano infatti orientate secondo precisi punti di riferimento astronomici. Dai templi di Uaxactun in Guatemala, ad esempio, si potevano mirare il sorgere ed il tramontare del Sole nei giorni di equinozio e di solstizio dietro lo spigolo di altri tre edifici perfettamente allineati. La torre di Palenque in Messico era invece un vero e proprio osservatorio, dalle cui finestrelle opportunamente piazzate si potevano scorgere al loro sorgere e tramontare il Sole, la Luna ed il pianeta Venere. In generale tutti i loro templi sono per un ottimo esempio di allineamento astronomico, essendo costruiti in modo da essere perfettamente allineati con la posizione del Sole in determinati giorni dell'anno.

I GRECI Con i greci lastronomia assunse un carattere molto pi scientifico. Furono infatti i greci i primi a domandarsi il motivo dei fenomeni osservati ed a cercare di darne una risposta in termini matematici, elaborando teorie per la costruzione di un vero e proprio modello fisico che andasse al di l della mera registrazione del moto dei pianeti con le conseguenti previsioni dei moti futuri, che avevano caratterizzato le altre grandi civilt. Ma gli antichi pregiudizi erano per ancora ben lontani dallessere abbandonati. Agli inizi della storia greca la Terra era ancora vista come un disco, nel cui centro si trovava l'Olimpo, circondato dall'Oceano, ma poco a poco prese piede la concezione di una forma sferica della Terra, come dimostravano le osservazioni di navi durante il loro avvicinamento alla costa o l'osservazione che durante un'eclissi l'ombra della Terra proiettata dal Sole sulla Luna ha un aspetto circolare. Tutta la volta celeste sembra ruotare attorno alla terra una volta al giorno e questo moto apparente indusse a pensare che la terra fosse immobile in mezzo alluniverso e se ne cercarono i fondamenti. Divenne opinione comune in tutta la filosofia greca che i cieli consistessero in enormi sfere concentriche aventi lo scopo di trascinare gli astri nel loro moto e che al centro di tutto stesse la terra. L'uomo a cui si devono le prime indagini conoscitive sul mondo e sull'astronomia il filosofo Talete di Mileto (624-547 A.C.), fondatore della scuola ionica. Talete fu forse il primo a comprendere che la terra un globo e che la luna visibile non perch emetta luce propria, ma perch riflette i raggi solari, che come le altre stelle nel cielo fatto di fuoco. Con buona approssimazione riusc a determinare i diametri apparenti della luna e del sole, che stim nella 720 parte del circolo percorso dal Sole. Talete non fu solo il pi antico filosofo greco ad interessarsi di cosmogonia ma anche, secondo la tradizione, il primo ad aver. introdotto la geometria in Grecia ed il capostipite della ricerca dellorigine da cui tutto sarebbe scaturito. Secondo Tutto, in ultima istanza, sarebbe secondo lui costituito da acqua, che rappresenta l'elemento primigenio sul quale galleggia la Terra. Sfortunatamente tutti i suoi scritti originali, se mai sono esistiti, sono andati perduti. Della scuola ionica fece parte anche Anassimandro (Mileto 610-547 A.C.), che, completando gli studi del suo predecessore, fu il primo a fare delle osservazioni celesti utilizzando strumenti come lo gnomone, che pare avesse lui stesso inventato. In contrapposizione a Talete, che sostiene che la Terra appoggia sullacqua, per Anassimandro la terra non ha bisogno di alcun sostegno in quanto letteralmente sospesa nello spazio per effetto dell'equilibrio di forze contrapposte. La riteneva un cilindro, la cui altezza pari ad un terzo della sua larghezza, posto al centro dell'universo, con corpi celesti che vi ruotano attorno in uno spazio infinito inteso come unentit astratta (lapeiron, che significa appunto indefinito o illimitato) composta da mondi che si estendono in tutte le direzioni. Mentre Talete poneva come principio dell'universo una delle tante realt particolari dell'universo stesso (l'acqua), Anassimandro individua come sostanza primordiale unentit astratta, da cui ogni esistenza deriva ed in cui ogni esistenza si dissolve al compiersi di ogni ciclo cosmico. Una legge di giustizia

regola il cosmo, per cui ogni vita pagata con la morte, ogni individuazione col successivo ritorno nell'indistinto. L'infinito tale appunto perch la genesi non ha termine. Per Anassimandro il nostro mondo non il solo nell'universo, l'intera realt universale cosparsa di mondi come il nostro, realt definite tra le quali non vi altro che apeiron. Che cosa che d vita ai vari mondi facendo s che si separino dall'apeiron primordiale? Per Anassimandro il movimento creato da vortici in grado di separare i vari contrari, un po come un mulinello nellacqua separa gli elementi che vi galleggiano. L'apeiron tale proprio perch tutto mescolato e finisce per essere indistinto: caldo-freddo, seccoumido ed ogni combinazione di contrari se mescolati sono indefiniti. E' il movimento che riesce a separarli, ma non un movimento qualunque, bens un movimento capace di generare e di separare perch di per s nell'apeiron i contrari non esistono ancora e vengono successivamente generati dai vortici. In particolare dalla contrapposizione di acqua e fuoco che nascono i vari mondi e con essi la vita. Al centro c' l'acqua, in periferia il fuoco che la divora creando sale (materia) e vapore acqueo (aria), ed in una periferia ancora pi lontana una corona in cui aria e fuoco si mescolano. Le stelle sono porzioni d'aria compresse, a forma di ruote che girano, riempite di fuoco che emettono fiamme in qualche punto da piccole aperture. Il Sole un disco 28 volte pi grande della Terra, cavo e pieno di fuoco che sprigiona attraverso un'apertura simile ad un soffietto. Le eclissi avvengono quando tale orifizio si chiude impedendo al foco di uscire. Anche la luna un disco, pi piccolo, pari a 19 volte la terra e piazzato obliquamente. Come il sole vuoto e pieno di fuoco, con un'apertura simile al becco di un soffietto. Le sue eclissi dipendono dalle rotazioni della ruota. Al centro di tutto la terra, che sarebbe ferma semplicemente per il fatto che, proprio per lessere al centro di tutto, non avrebbe nessun motivo di muoversi.

Intorno al V secolo a.C., per mano di Pitagora (575 495 A.C.), anchegli allievo di Talete, nasce e si sviluppa una scuola di pensiero a cui si possono attribuire, grazie ai suoi studi sui numeri e alle sue nozioni matematiche, le prime idee sui moti (di rotazione e di rivoluzione) della Terra. A lui si deve il merito di aver per primo identificato nella Venere mattutina la Venere serale, prima considerati due astri diversi. Col suo maestro Talete condivideva lidea della sfericit della Terra e della sua collocazione al centro dell'Universo. La sfera era infatti considerata come la pi perfetta delle figure solide in quanto tutti i suoi punti sono equidistanti dal centro, e come tale veniva interpretata come immagine stessa

dellarmonia. Per la stessa ragione, spiegava lordine delluniverso come unarmonia di sferici corpi celesti contenuti da ununica sfera che si muovono secondo uno schema numerico, reciprocamente separati da intervalli corrispondenti alle lunghezze armoniche delle onde prodotte dal suono creato dal movimento degli stessi. Tra i discepoli della scuola pitagorica il contributo maggiore lo diede Filolao (470-390 A.C), che per primo abbandon lipotesi che la Terra fosse il centro fisso delluniverso per far posto allidea che essa, come gli altri corpi celesti, compreso il sole, si muovesse attorno ad un fuoco centrale detto Hestia,", considerato il focolare o laltare delluniverso che ordina e plasma la materia circostante dando origine al mondo. Egli ritenne inoltre che intorno al fuoco centrale si muovono, da occidente ad oriente, dieci corpi celesti e che il cosmo fosse suddiviso in tre domini concentrici: lOlimpo, il Mondo ed il Cielo. LOlimpo dove hanno sede le stelle fisse. Il Mondo dove hanno sede i pianeti Saturno, Giove, Mercurio, Marte, Venere, la Luna ed il Sole, considerato come una grande lente che raccoglie i raggi del fuoco centrale e li riflette. Nel Cielo hanno invece sede la Terra e lAntiterra, un decimo corpo che i pitagorici hanno aggiunto per ottenere il numero perfetto 10, non visibile perch sempre in opposizione alla Terra. Un sistema che resister per molto tempo fino a che non verr sostituito dalle nuove concezioni aristoteliche.

Fra il 429 ed il 347 A.C., appare in Grecia una figura destinata a lasciare una notevole traccia del suo passaggio: Platone. Il suo contributo alla cosmologia non fu determinante, ma il suo pensiero condizion profondamente alcuni dei suoi discepoli che al contrario in campo astronomico apportarono importanti novit. Tra le poche allusioni astronomiche ritrovate nei suoi scritti, che sono pi che altro a carattere filosofico, si possono rintracciare i primi accenni ad epicicli e deferenti, ai moti della Luna e dei

pianeti ed alla materia che componeva le stelle. Anche secondo lui il concetto di sfericit era fondamentale. Luniverso stato creato tondo e sferico in modo che vi fosse sempre la medesima distanza fra il centro e le estremit e si muove con un movimento proprio della sua forma, quello dei sette moti. Girava uniformemente, circolarmente, senza mutare mai di luogo, dando luogo ad uno spazio celeste rotondo che si muoveva in tondo. Quello di Platone era dunque un sistema geocentrico, a sfere concentriche, che fu in seguito perfezionato da Eudosso da Cnido (409-356 a.C.). Secondo un famoso aneddoto, Platone chiese ai suoi discepoli di costruire un modello geometrico delluniverso che spiegasse i vari movimenti degli astri usando solo quelle idee di moto che, secondo la sua filosofia, erano movimenti perfetti e inalterabili; ovvero i moti circolari e uniformi. Sembra che Eudosso sia stato il solo ad essere riuscito a risolvere il problema, utilizzando un sistema di sfere omocentriche (con lo stesso centro) che in prima larga approssimazione riusciva allo scopo. Fu lui infatti, da valente geometra quale era, che per primo tent di risolvere in modo meccanico il problema dei movimenti irregolari (stazioni e retrogradazioni) dei pianeti. Per tentare di dare risposta alle sue teorie, si rec addirittura a studiare in Egitto, dove i sacerdoti custodivano una innumerevole serie di cronache su antiche osservazioni celesti. Riusc nel suo intento, dotando il sistema planetario di una serie di sfere motrici (in tutto 27) le quali contenevano i poli delle sfere dei pianeti, in modo che quest'ultimi potessero muoversi nel cielo indipendentemente gli uni dagli altri e tracciare nel cielo le traiettorie da noi osservate e solo apparentemente irregolari. Si trattava in sintesi di un universo geocentrico diviso in sfere omocentriche aventi un unico centro di rotazione attorno alla Terra, allinterno delle quali vi era un pianeta con un moto circolare ed uniforme differente da quello degli altri. Per le stelle fisse fu facile attribuire una sfera immobile, mentre per i pianeti e per la Luna il moto veniva spiegato con una prima sfera che induceva un moto diurno, un'altra per il moto mensile ed infine una terza ed una quarta con diverso orientamento dell'asse per il moto retrogrado. Tenendo conto che il Sole ne possedeva tre, si giunse ad un sistema di ben 27 sfere. Successivamente, per spiegare i moti in apparenza retrogradi rispetto alle stelle fisse, nel III secolo A.C. Apollonio di Perge introdusse l'idea di "epiciclo" che migliorava notevolmente la possibilit di previsione delle posizioni dei pianeti. Lidea geocentrica si consolid definitivamente con Aristole (384-322 A.C.), che port reali argomentazioni in favore della sfericit della terra, tratti dalle osservazioni delle eclissi di luna: l'ombra proiettata dalla stessa era sempre circolare, segno evidente che anche la superficie della terra deve essere curva e non piatta. Inoltre fece notare anche che le stelle sembrano cambiare d'altezza sull'orizzonte a seconda della latitudine dell'osservatore: ad esempio, la stella polare sembra rimanere abbastanza alta nel cielo vista dalla Grecia, perch la Grecia molto a nord dell'equatore terrestre, ma dall'Egitto la stella polare pi bassa ed a latitudini pi basse pu anche non vedersi affatto dato che

non sorge mai sopra l'orizzonte. Canopo, una stella brillante della parte meridionale del cielo, pu al contrario essere vista dall'Egitto ma non dalla Grecia. Tutto ci non sarebbe possibile se si supponesse che la Terra piatta, ma lo diventa pensandola invece sferica come realmente . Secondo Aristotele non solo la terra, ma lintero universo sferico e finito. Sferico, perch questa la forma pi perfetta. Finito, perch ha un centro, ovvero il centro della Terra, ed un corpo con un centro non pu essere infinito. Partendo dalle teorie di Pitagora, di cui era discepolo e amico, attribu una realt fisica alle sfere di Eudosso, alle quali ne aggiunse altre per sopperire alle evidenze osservative. Ipotizz un complicato sistema di 55 sfere animate da un motore immobile dal quale partiva l'impulso al moto di tutte le sfere, mentre l'attrito contribuiva a creare un moto differente per ogni sfera. Nel suo modello divise il cosmo in due parti: la prima, perfetta e incorruttibile, si trovava oltre la Luna ed era costituita da sfere concentriche dove erano incastonati i pianeti e le stelle. Laltra, sublunare, era costituita dal mondo caotico e corruttibile formato da quattro sfere (Terra, Acqua, Aria e Fuoco) in cui l'ordine era solo una tendenza per ogni cosa. Al di l della pi esterna di queste sfere concentriche, quella delle stelle fisse, Aristotele collocava letere, il motore di tutto l'Universo che trasmetteva il moto con una serie di sfere di collegamento per un totale di 55. Secondo lui, infatti, tutto ci che si muove deve essere messo in moto da qualcos'altro e pertanto, filosofica del mondo, per sfuggire ad un regresso infinito, doveva per forza esserci un primo motore. Un sistema che, mescolando fisica e metafisica subordinando la prima alla propria visione sar destinato a resistere per quasi 2000 anni finch non verr stravolto dalle seicentesche teorie copernicane.

Il passo seguente fu compiuto da Eratostene di Cirene (276-194 A.C.), che riusc a misurare la lunghezza della circonferenza della terra osservando la posizione del Sole nel cielo a diverse latitudini,

un ingegnoso sistema che si rivel notevolmente preciso. Eratostene dirigeva una grande biblioteca scientifica ad Alessandria dEgitto, e da uno dei libri di cui disponeva apprese che al tempo del solstizio estivo nella citt di Siene (la moderna Assuan) il sole si trovava sulla verticale a mezzogiorno. In quello stesso giorno, ad Alessandria dove risiedeva, rilev che il sole si trovava invece spostato di 7 gradi dalla verticale. Poich un cerchio completo composto di 360 gradi e 7 gradi ne costituiscono circa la 50 parte (360/7), ne deriva che se la terra sferica, trovandosi le due citt quasi alla stessa longitudine, la lunghezza totale del meridiano e quindi la circonferenza della terra doveva essere 50 volte la distanza da Alessandria a Siene, giungendo al risultato finale di 39.400 km, con uno sbaglio per difetto di appena 600 km.

Il primo vero e proprio astronomo di quel periodo fu per Ipparco di Nicea (194-120 a.C.), scopritore della precessione degli equinozi e primo astronomo ad eseguire osservazioni sistematiche degli astri. Confrontando le sue osservazioni con quelle dei suoi predecessori egli scopr degli spostamenti di lieve entit che potevano essere rilevati solo con osservazioni fatte a distanza di molto tempo le une dalle altre, ricerca che poi espose nella sua celebre opera "Spostamenti dei punti dei solstizi e degli equinozi". A lui si attribuisce lideazione del famoso cerchio di Ipparco, una sorta di calendario naturale che serve per individuare la data esatta del verificarsi dellEquinozio quindi per fissare linizio della Primavera e dellAutunno. Soltanto il 21 marzo e il 23 settembre, giorni dell' equinozio, la met superiore dell'anello metallico proietta la sua ombra sulla met inferiore dell'anello stesso. Poich lequinozio il momento in cui il Sole, passando dallemisfero Nord a quello Sud (o viceversa), giace esattamente sulla verticale dellEquatore terrestre, disponendo un cerchio perfettamente parallelo allEquatore in tale occasione, e solo in tale occasione, lombra proiettata dal cerchio su una qualunque superficie piana assume rigorosamente la forma di una linea e lombra

della parte alta del cerchio si proietta esattamente sul bordo interno inferiore che, a differenza degli altri giorni, risulta non illuminato. In tutti gli altri giorni dellanno il cerchio proietta unombra a forma di ellisse pi o meno schiacciata. Le osservazioni astronomiche fatte da Ipparco per determinare l'entit della precessione degli equinozi lo portarono a determinare anche le lievi differenze fra anno siderale (misurato col transito delle stelle al meridiano) ed anno tropico (misurato col passaggio del Sole nel punto equinoziale di primavera). Per quel che riguarda i pianeti, cerc di determinare, con la maggiore precisione possibile, i loro tempi di rivoluzione, ma non riusc a costruire un vero e proprio sistema. Nel 134 A.C., a seguito dellapparizione di una nuova stella, decise di compilare un catalogo in cui registrare la posizione di tutte le stelle visibili e note. Nel suo "Nuovo catalogo stellare", catalog oltre 1000 stelle registrando per ognuna la latitudine e la longitudine sulla sfera celeste (ovviamente con la precisione consentita dai mezzi allora a disposizione), suddividendole in sei classi (grandezze) a seconda della loro luminosit. Il suo sistema di misurazione della luminosit (magnitudine) degli astri, leggermente modificato nel corso del 1800, utilizzato ancora oggi. Negli anni che seguirono la morte di Ipparco per molto tempo non vi fu pi alcun progresso nelle scienze astronomiche. Per ritrovare un piccolo risveglio occorre arrivare sino a Tolomeo, nel II secolo D.C. Claudio Tolomeo, nato e vissuto ad Alessandria d'Egitto, tra il 100 ed il 175 D.C, considerato l'ultimo rappresentante dell'antica astronomia greca. Riprendendo le teorie aristoteliche, ripropose la terra come centro delluniverso con i pianeti, compresi il Sole e la Luna, ruotanti intorno ad essa. Attorno al 140 D.C. elabor la pi compiuta sintesi astronomica di quei tempi, passata alla storia come Almagesto. .Il suo merito principale non infatti quello di aver effettuato nuove scoperte o azzardato nuove teorie, quanto piuttosto quello di aver raccolto tutto lo scibile astronomico, qual'era ai suoi tempi, in ununica opera, coordinata ed arricchita dalle sue esperienze personali. Composta da 13 volumi, era unopera talmente completa che divenne il testo astronomico di riferimento per molti secoli a venire, sino alla fine del medio evo ed anche oltre. Anche la stessa Chiesa Cattolica non esit a fare proprie le teorie che vi erano contenute, ritenendole perfettamente compatibili con le Sacre Scritture, secondo le quali Dio avrebbe messo la Terra al centro dellUniverso, lasciando posto, al di l' delle stelle fisse, al Paradiso. Tradotta in arabo, per ordine del califfo Al Manum, nell'827 d.C., lopera giunse in Europa nel Medio Evo con il nome arabo di "Al Magistri", poi trasformato nelle successive traduzioni latine (avvenute dallarabo molto tempo prima che si scoprisse l'originale greco nel 1438) in Almagesto. La sua fama divenne tale che continu ad essere insegnata nelle scuole del tempo anche dopo le innovazioni di Copernico, Keplero e Galileo fin quasi ai primi del settecento. Prima di avere a che fare con il complesso sistema tolemaico, nell'Almagesto il lettore si viene a trovare di fronte ad alcuni capitoli introduttivi che trattano di coordinate celesti, di trigonometria piana e sferica, di dimensioni della Terra, di eclissi di Sole e di Luna, e di strumenti di osservazione, nonch un catalogo completo delle posizioni di ben 1028 stelle. Partendo dal lavoro di Ipparco, ampli il catalogo stellare che divise in costellazioni (tra cui figurano anche le 12 costellazioni dello zodiaco) usando il metodo

delle magnitudini, come gi aveva fatto il suo predecessore. Dopo di che, nei volumi successivi, si entra poi nel vivo di quello che noto come sistema tolemaico.

Stabilito il sistema geocentrico come punto irremovibile, Tolomeo giustific il moto dei pianeti con le teorie di Apollonio ed Ipparco usando epicicli e deferenti. Nel cercare di creare un modello quanto pi preciso possibile che non differisse dalle osservazioni e salvasse allo stesso tempo l'idea dei moti circolari e uniformi, introdusse il concetto di equante, che serviva a mantenere il concetto di angoli uguali percorsi in tempi uguali, perfezionando ulteriormente l'ipotesi dell'eccentrico (che non ha lo stesso centro) di Apollonio. Con tale stratagemma Tolomeo riusc a non discostarsi troppo dai principi aristotelici di circolarit delle orbite e di costanza del moto perch l'eccentricit fa apparire il moto degli

astri non costante quando osservato dalla Terra pur risultando in realt continuo. Le irregolarit dei moti dei pianeti, del Sole e della Luna diventano cos facilmente spiegabili semplicemente mettendo la Terra non esattamente al centro delle orbite planetarie, ma in posizione leggermente decentrata. I sette pianeti (tra i quali venivano considerati il Sole e la Luna) si muovono, nel sistema tolemaico, su 7 sfere concentriche alla Terra rispettivamente nel seguente ordine: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Oltre la sfera di Saturno, la sfera delle stelle fisse. Gli altri tre pianeti che compongono il nostro sistema solare non erano a quel tempo ancora stati scoperti. La Terra non si trova esattamente al centro delle orbite circolari, che sono eccentriche rispetto ad essa: soltanto Sole e Luna percorrono esattamente il proprio cerchio, mentre gli altri pianeti si muovono lungo epicicli, che sono altri cerchi il cui centro ruota con moto uniforme sul cerchio principale (deferente).Tolomeo sosteneva che, poich il circolo era la forma perfetta e nei cieli non poteva esistere nulla che non fosse perfetto, tutti i corpi celesti dovevano roteare su percorsi circolari. Come matematico sapeva bene per che il moto dei pianeti non poteva essere spiegato sostenendo l'ipotesi di un moto circolare uniforme con la terra nel mezzo e partendo dalle iniziali formulazioni di Apollonio,

mise a punto un sistema pi complesso secondo il

quale ogni pianeta si muoveva in un piccolo cerchio chiamato "epiciclo", il centro del quale ruotava attorno alla terra descrivendo un cerchio perfetto, mettendo cos al riparo le consolidate concezioni filosofiche del passato dallevidenza delle osservazioni concretamente effettuabili. Man mano che sopravvenivano delle irregolarit, si dovevano ideare degli altri epicicli, finch tutto il sistema non divenne cos terribilmente artificioso e complesso da sembrare quasi incontestabile. Nel modello matematico di scomposizione del moto, i pianeti descrivevano orbite scomponibili in un'orbita circolare, percorsa ad una velocit costante, chiamata deferente, mentre il centro della stessa orbita avrebbe ruotato attorno ad un cerchio immateriale detto epiciclo. Una teoria che oggi potrebbe apparire un po ingenua, che permise per non solo di dare un'interpretazione teorica al moto dei pianeti, ma anche di formulare calcoli estremamente precisi di previsione dei moti stessi.

Con Tolomeo ed il suo Almagesto pu dirsi cos conclusa la storia dell'astronomia greca, fatta di poche osservazioni ma arricchita dalla matematica e dalla geometria, che sempre pi assumeranno in

futuro un ruolo determinate per consentire il progresso ed il perfezionamento di questa antichissima branca della scienza. Se i Greci avessero compiuto un altro passo avanti ed accettato di porre il sole al centro del sistema planetario, il progresso dell'astronomia sarebbe stato rapido. Alcuni filosofi osarono azzardarsi lungo questo cammino, ma non ebbero molto seguito perch l'autorit di Aristotele era talmente indiscussa che pochi osavano metterla in dubbio. Tra questi, alcuni seguaci della scuola pitagorica. Con Aristarco di Samo (310-250 a.C.), lipotesi pitagorica del movimento della Terra si trasform in vera e propria ipotesi eliocentrica. Prima di lui gi i pitagorici Filolao ed Eraclide Pontico avevano posto. un fuoco al centro dell'universo al posto della terra, che si muoveva attorno ad esso insieme a tutti gli altri pianeti. Aristarco and oltre, ed al posto del fuoco centrale colloc il Sole, anticipando di parecchi secoli le teorie copernicane. Una concezione che ebbe per come unico effetto quello di emarginare Aristarco, considerato blasfemo per aver osato trattare la terra come un qualsiasi altro pianeta, e seppellire definitivamente la sua teoria, sommersa da quelle ben pi popolari di Aristotele e Tolomeo. Nonostante ci, le sue intuizioni lasciarono comunque un segno anche nei contemporanei. Consider il moto rotatorio della Terra su di un asse inclinato, spiegando cos le stagioni e divenne particolarmente famoso per il suo metodo di misura della distanza tra la Terra ed il Sole. Al primo quarto di Luna, quando risulta visibile anche il Sole, i due astri formano un angolo di 90 gradi. Considerando l'ipotetico triangolo tra i tre corpi, Aristarco misur quello della Terra con la Luna ed il Sole, trovando un valore di 87 gradi. In questo modo, con un semplice calcolo trigonometrico, ottenne che la distanza Terra-Sole era 19 volte maggiore di quella tra la Terra e la Luna. In realt di 400 volte maggiore, ma l'importanza di tale misura non consiste tanto nella precisione riscontrata, quanto piuttosto nel metodo usato per calcolarla. Quando la potenza della Grecia si dissolse, il progresso dell'astronomia si arrest di colpo. La grande biblioteca di Alessandria fu saccheggiata ed incendiata nel 640 d.C. per ordine del califfo arabo Omar, e per pi di mille anni non vi furono altri passi avanti. L'interesse per il cielo si mantenne vivo solo grazie all'astrologia, che nel corso del Medioevo contagi lEuropa intera entrando a far parte dei corsi ordinari di studi. Il decadimento dell'Impero romano e la netta scissione tra Europa occidentale e orientale che lo caratterizz contribuirono a far s che in occidente si dimenticasse quasi completamente il bagaglio scientifico dei greci. Inoltre la diffusione del cristianesimo portava con s una tendenza a interpretare letteralmente la Bibbia, in cui sono riportate ingenue nozioni astronomiche prese a prestito da altri popoli. Nozioni che non furono particolarmente dannose per il popolo ebreo (che non aveva mai avuto un grande interesse per l'astronomia) ma al contrario furono deleterie per lo sviluppo scientifico in occidente. Si ritorna

addirittura a deridere la sfericit della Terra, prima grande scoperta dei greci. E si torna all'idea primitiva che il Sole e le stelle, una volta tramontati avrebbero percorso un giro verso nord appena sotto l'orizzonte per poi ritrovare ad est il punto da cui sorgono. Secondo le concezioni bibliche, la sfera celeste sarebbe stata una separazione tra le acque superiori e quelle inferiori: sopra il cielo doveva esserci un altro oceano che, al momento prestabilito, si sarebbe riversato sulla Terra attraverso un foro, come era avvenuto al tempo di No. Il modello geocentrico, nella pur complessa versione finale di Tolomeo, fu universalmente accettato fino al Rinascimento, sia perch era in grado di giustificare con sufficiente precisione tutti i fenomeni celesti fino allora osservabili e risultava conforme con la visione cosmologica delle Sacre Scritture, sia perch era coerente con il senso comune. Solo grazie agli arabi, che a partire dal V secolo iniziarono a stabilirsi anche nel sud dellEuropa, in particolare in Spagna e Sicilia, la cultura astronomica si arricch di nuovi contenuti. I cataloghi delle stelle vennero migliorati ed i movimenti della luna e dei pianeti riesaminati. Linfluenza araba fu tale che molte delle stelle a noi note (Deneb, Altair, Betelgeuse, Aldebaran, Rigele) e buona parte della terminologia astronomica (Zenit, Nadir, almanacco, algoritmo, algebra) portano oggi i nomi che essi gli attribuirono, senza contare la grande rivoluzione provocata dall'introduzione del sistema di numerazione arabo, ben pi pratico e pi semplice di quello romano sino ad allora in uso nel continente europeo. Agli astronomi arabi si devono inoltre la misurazione della distanza e del diametro di Giove e Saturno, la teoria per la costruzione delle meridiane

e dei quadranti astronomici, la catalogazione della galassia di Andromeda, descritta come una
sostenere per primi quello che oggi

piccola nube. In generale, infine, furono gli scienziati arabi a empiriche misurabili attraverso l'osservazione e l'esperimento.

chiamiamo il metodo scientifico galileiano di dimostrare la validit delle affermazioni con evidenze

Il sistema copernicano
Allinizio del 400 nelle universit europee lastronomia aveva una posizione chiaramente subordinata allastrologia ed entrambe le materie, che quasi sempre coincidevano, venivano insegnate presso le facolt di medicina. Accanto ai pochi che cercavano di descrivere un modello fisico del cosmo vi era una massa molto pi numerosa di chi utilizzava i calcoli basati sui concetti di Aristotele e Tolomeo per conoscere al meglio la posizione degli astri in modo da poter emettere pronostici corretti Per circa quattordici secoli, la visione tolemaica della terra immobile al centro dell'universo e circondata dalle sfere celesti, non fu mai messa in discussione. La teoria cosmologica universalmente accettata concepiva lesistenza di un universo geocentrico nel quale la Terra era fissa ed immobile al centro di diverse sfere concentriche rotanti. Queste sfere sorreggevano, a partire dalla terra e procedendo verso lesterno, i lultima delle quali si pensava oscillasse lentamente dando origine alla pianeti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Quelle pi esterne, immobili, sostenevano le cosiddette "stelle fisse", precessione degli equinozi. Un fenomeno aveva posto un problema particolare ai cosmologi e ai filosofi naturali sin dai tempi antichi: lapparente moto retrogrado di Marte, Giove e Saturno, cio un moto che sembra talora arrestarsi e procedere in direzione opposta. Cercando una spiegazione a questo fenomeno, la cosmologia medievale affermava che ogni pianeta si muove tracciando unorbita circolare detta "epiciclo", il cui centro si muove intorno alla Terra secondo una traiettoria chiamata "circolo deferente". Tuttavia nel XV secolo le idee degli antichi cominciarono a non essere pi accettate supinamente ma ad essere sottoposte a verifica tramite osservazioni, il cui risultato mise chiaramente in evidenza come le numerose traduzioni dal greco allarabo e dallarabo al latino effettuate in passato avessero prodotto una rilevante quantit di errori nelle versioni correnti dei testi classici, che andavano pertanto studiati nelle loro versioni originali. Fino alla seconda met del 400 lastronomia entr sostanzialmente in una fase di raccolta e verifica dei dati disponibili. Man mano che tali dati affioravano e venivano controllati, emergeva in misura sempre maggiore una differenza fra gli stessi e le osservazioni. Prima di abbandonare gli antichi concetti e le vecchie teorie che avevano guidato le osservazioni per tanti secoli, era preferibile apportare loro gli aggiustamenti necessari per eliminare le discordanze riscontrate e ci si tradusse in una progressiva deleteria complicazione delle stesse teorie. Una riforma dellastronomia per farne una scienza moderna era inevitabilmente necessaria e per farlo occorreva rivederne con calma e soprattutto con metodo le basi fondamentali. Nei XV secolo, dopo infinite correzioni ed integrazioni, ci si era allontanati parecchio dall'idea originale dei perfetti moti circolari e uniformi e quello che si continuava strenuamente a difendere come sistema tolemaico praticamente non esisteva quasi pi. Al suo posto ogni astronomo adottava il metodo che gli era pi congeniale: alcuni usavano epicicli ed equante, altri eccentici con doppi epicicli e cos via. Il miglioramento delle osservazioni astronomiche stava mettendo sempre pi in crisi le varie versioni dei sistemi tolemaici dell'universo. L'accumularsi progressivo di differenze fra le posizioni degli astri previste dalle varie tavole astronomiche basate sulle differenti versioni del sistema tolemaico e le posizioni osservate realmente, avevano reso insostenibile le idee ufficiali circa la struttura del cosmo. Lentamente nelle universit, i docenti pi in vista stavano abbandonando Tolomeo, ma la mancanza di una valida alternativa induceva molti a ritornare al concetto aristotelico pi puro delle "sfere omocentriche" che gi

lo stesso Tolomeo aveva abbandonato perch inadatto ad ottenere previsioni corrette. E' opinione diffusa che in quegli anni la filosofia di Aristotele nelle universit stesse perdendo terreno, ma in realt ad essere messi in discussione erano i suoi commentatori successivi e non le sue idee. Gli epicicli introdotti da Apollonio nel III secolo a.C., gli eccentrici di Ipparco e gli equanti di Tolomeo erano artifizi che servivano a meglio prevedere il moto dei pianeti ma che solo apparentemente si rifacevano alle idee aristoteliche mal conciliandosi con il postulato dei moti circolari e uniformi. Volendo riportare la descrizione dell'Universo alla semplicit iniziale, Copernico propose di porre il Sole al centro di tutti i moti celesti.

Copernico si rese sempre pi conto che un nuovo sistema non era solo auspicabile, ma stava diventando necessario. Capovolgendo tutte le concezioni sino allora dominanti, dimostr che la terra non il centro dell'Universo, ma bens un pianeta come gli altri in continuo movimento, che ruotando per la durata di una giornata sul proprio asse come fosse una trottola compie nellarco dellanno un giro completo attorno al sole. Ci determin conseguentemente una nuova disposizione dei pianeti la cui distanza dal sole tanto maggiore quanto maggiore il tempo che impiegano per compiere il loro giro attorno ad esso. Nelluniverso copernicano, infatti, diversamente da quanto accadeva in quello tolemaico, maggiore il raggio dellorbita di un pianeta, maggiore il tempo impiegato dal pianeta per compiere un giro intorno al sole. Della cosmologia tradizionale la teoria copernicana mantenne per alcune fondamentali asserzioni, ed in particolare lidea che fossero delle sfere a sostenere i pianeti e che le sfere finite pi esterne, immobili, sostenessero le stelle fisse. Il concetto di una terra che ruota intorno al sole non era per accettabile per la maggior parte degli studiosi. Tra il 1543 e il 1600 esistevano solo dieci

copernicani, la maggior parte dei quali estranea allambiente accademico ed operante presso le corti di principi, nobili o sovrani. E tra questi i pi famosi, Galileo e lastronomo tedesco Giovanni Keplero, riconducevano il loro favore al sistema copernicano a ragioni diverse. Dopo la condanna della teoria copernicana determinata dal processo intentato contro Galileo dalla Chiesa nel 1615-16, alcuni filosofi appartenenti allordine dei gesuiti rimasero segretamente fedeli alle tesi copernicane, mentre altri adottarono la posizione intermedia del danese Tycho Brahei, che nel 1588 elabor un proprio sistema geocentrico-eliocentrico. Nel tardo XVII secolo, con lavvento del sistema della meccanica celeste proposto da Isaac Newton, quasi tutti i maggiori pensatori inglesi, francesi, olandesi e danesi divennero copernicani, ma i filosofi naturali viventi in altre parti dEuropa anticopernicana per almeno un altro secolo. Probabilmente il miglior lavoro di Copernico rimane quel "Commentariolus" che rimasto sepolto per oltre 300 anni, sotto forma di copie manoscritte, nei polverosi scaffali di varie biblioteche prima di essere stampato nella seconda met dell'ottocento. In esso vi sostanzialmente espresso tutto il suo pensiero, ben 30 anni prima che la sua opera magna vedesse la luce. Il "De rivolutionibus orbium caelestium" ha infatti pi la caratteristica di un trattato di matematica che di cosmologia e di conseguenza difficilmente accessibile ai non matematici. Al contrario, il Commentariolus (pubblicato con il titolo completo di: "Nicolai Copernici de hypotesibus motuum caelestium a se constitutis commentariolus"), fu pensato e scritto appositamente per riassumere le proprie teorie e farle conoscere agli amici pi intimi. Tuttavia, il fatto che nel 1514 ne esistesse una copia archiviata presso la biblioteca di Cracovia sembrerebbe indicare che un'idea tanto originale abbia suscitato fin dall'inizio una viva curiosit. Pi o meno clandestinamente, diverse persone ne vennero a conoscenza e fra esse molti ne fecero probabilmente una copia manoscritta di cui una fin nella biblioteca dove stata rinvenuta. Qualcosa doveva essere giunto persino all'orecchio di Martin Lutero, che non era certo un competente in materia, se nel 1539, ben un anno prima della diffusione della "Narratio" del Rheticus, in uno dei suoi discorsi a tavola si scagli contro "quel folle che, volendo essere originale a tutti i costi, cercava di sovvertire la scienza astrologica ribadendo che "la Sacra Scrittura afferma che Giosu disse al sole e non alla terra di fermarsi". La chiesa da sempre insegnava che l'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, era centro e signore di tutto il creato, e l'universo era solo il teatro su cui si svolgeva il suo dramma che dalla creazione, attraverso il peccato e la successiva redenzione, porta alla salvezza e quindi alla vita eterna. Principio pienamente accettato anche dai luterani. Al di l delle questioni teologiche, anche per la gente comune e per le persone colte del tempo il solo pensare che la terra sotto i loro piedi fosse in movimento era (e rimarr ancora a lungo) un'assurdit inconcepibile. Il "Commentariolus", poche pagine in tutto, inizia con un brevissimo enunciato dei presupposti astronomici universalmente riconosciuti sin dall'antichit e da lui pienamente condivisi. L'esistenza delle sfere celesti, la perfezione dei moti circolari mantennero una visione fortemente

e uniformi ed il concetto che il moto circolare e uniforme un moto naturale che non ha bisogno di una causa e si mantiene indefinitamente, erano e sono rimasti alla base del suo pensiero cosmologico. Ogni moto apparentemente irregolare, per essere eterno come i cieli, deve necessariamente essere ricondotto a un insieme di tali movimenti perfetti. Partendo da questa premessa, Copernico inizia la critica al concetto di "equante" del sistema tolemaico, che secondo lui viola la necessaria uniformit del moto. Ci constatato, necessario ricercare un differente sistema del mondo che oltre a mantenere l'uniformit dei movimenti, permetta di stabilire in ogni momento la posizione dei corpi celesti. Copernico, pur fortemente limitato dai suoi preconcetti, afferma di aver trovato una soluzione al problema, che anche a lui era sembrato insolubile, a patto che si accettino alcuni postulati: - 1) Non esiste soltanto un centro per tutte le sfere celesti - 2) Il centro della terra non il centro dell'universo, ma solo il centro verso cui si muovono i corpi pesanti e attorno a cui si muove tutto ci che compreso nella "sfera della luna". - 3) Tutte le sfere dell'universo ruotano attorno al sole, il quale al centro del mondo. - 4) Il rapporto fra la grandezza della la sfera della terra e la grandezza della sfera delle stelle fisse notevolmente minore del rapporto tra il raggio della terra e la distanza sole-terra, cos che quest'ultima vista dalla sfera delle stelle fisse impercettibile. -5) Tutti i movimenti del firmamento non appartengono ad esso, ma alla terra. La terra con gli elementi vicini (sotto la sfera della luna) compie in un moto diurno un intero giro attorno ai suoi poli fissi, mentre il firmamento rimane immobile, inalterato con l'ultimo cielo. - 6) Qualunque movimento ci appaia del sole, non appartiene ad esso, ma dipende dalla terra e dalla sfera che la porta, insieme alla quale noi ruotiamo intorno al sole come qualsiasi altro pianeta, cos la terra compie pi movimenti. - 7) Il moto retrogrado e il moto diretto dei pianeti non dipendono da loro, ma dal moto della terra; pertanto il solo moto della terra basta a spiegare tante irregolarit celesti. Sentendo il bisogno di spiegarsi meglio, ci tiene per a specificare che le dimostrazioni matematiche delle sue teorie saranno rimandate ad un successivo volume pi ampio e puntualizza che, pur non avendo alcuna intenzione di mettere in discussione il concetto di moti circolari ed uniformi, la mobilit della terra non viene asserita a caso ma deriva dal fatto che le dimostrazioni sulla sua immobilit si basano solo sull'apparenza. Inizia quindi a descrivere l'ordine delle sfere celesti ed i relativi tempi di rivoluzione, sferrando il primo duro colpo ai vecchi concetti circa il modo di ruotare delle sfere. Essendo la sfera delle stelle fisse immobile, secondo lui la sfera che ruota pi velocemente quella di mercurio, seguita dalle altre sfere dei pianeti fino a quella di saturno, la pi lenta. Ovvero esattamente l'opposto di quanto affermato nei vecchi sistemi. Nel descrivere i moti apparenti del sole, dopo aver spiegato chiaramente gli apparenti moti diurni e annuali, Copernico inizia ad introdurre le prime complicazioni ai modelli esistenti. Per prima cosa assegna al sole una posizione eccentrica rispetto al centro dell'orbita terrestre (in contrasto con un suo stesso

postulato che lo metteva invece al centro del modo), dopo di che assegna all'asse terrestre un moto conico di durata quasi annuale per mantenere lo stesso asse costantemente parallelo all'asse dell'eclittica in modo da e giustificare il moto di precessione degli equinozi. Ci perch, secondo lui, la terra portata da una sfera che terrebbe l'asse terrestre sempre inclinato verso l'interno o verso l'esterno di detta sfera. Nel capitolo successivo stabilisce che i punti a cui riferire il moto uniforme della terra non sono gli equinozi, che cambiano lentamente la loro posizione, ma le stelle fisse. Inoltre determina, in base a sue osservazioni, la direzione della linea degli absidi, ovvero la linea che congiunge i punti di perielio e afelio dell'orbita terrestre (cio i punti di minima e massima distanza dal sole). Passando al moto della luna, per giustificarne il movimento talvolta (per lui) apparentemente pi veloce o pi lento, assegna alla stessa un doppio epiciclo, di cui stabilisce le dimensioni e l'inclinazione dell'asse rispetto al piano dell'eclittica. Per i pianeti superiori, marte, giove e saturno, propone un sistema analogo a quello proposto per la luna, basato su doppi epicicli, dei quali stabilisce le dimensioni proporzionali. Correttamente giustifica i moti retrogradi dei pianeti esterni come dovuti al moto terrestre. Anche i moti di venere sono trattati allo stesso modo dei pianeti superiori, dando una corretta spiegazione dei suoi apparenti moti retrogradi e del fatto che non sia mai in opposizione. Per mercurio, che tra tutti i pianeti quello che ha l'orbita pi eccentrica, le cose si complicano ulteriormente. Constatando, in base alle osservazioni, che i due epicicli non sono sufficienti a giustificare le sue apparenti variazioni di velocit, introduce un pi complicato moto di librazione del centro dell'epiciclo maggiore, dovuto al moto combinato di due circoli, sistema che aveva usato anche per le variazioni di declinazione dei pianeti superiori. E con tale ultima spiegazione si chiude anche lultimo capitolo dell'opera, pochi fogli manoscritti che mettono in evidenza il carattere metodico fino alla pignoleria del suo autore. In mezzo a tantissime inutili complicazioni (che nel "De Rivolutionibus" aumenteranno ulteriormente) vi sono contenute idee che lo stesso Copernico sapeva benissimo essere non solo conto il senso comune, ma anche contrarie a millenni di pensiero scientifico. Ed forse questo il motivo principale per cui cerca di costruire la sua teoria su solide basi, ovvero sulla consolidata idea delle sfere perfette e dei moti circolari uniformi, mantenendo e ricalcando qui come nel "de Rivoluzionibus", la struttura dell'Almagesto di Tolomeo. Queste solide basi, come le definisce lui stesso, ponevano grossi limiti alle sue teorie ma senza di esse molto probabilmente tutto il suo lavoro sarebbe stato considerato come opera di un pazzo e come tale sarebbe finito in un angolo e presto dimenticato lasciando il mondo in attesa che qualche altro geniale pensatore riformasse l'astronomia in tempi pi propizi.

Se il Commentariolus" poteva essere considerato una sorta di sunto delle sue teorie astronomiche, con il De Rivolutionibus Orbium Coelestium che Copernico d pieno sviluppo alla visione eliocentrica delluniverso. Ci vollero parecchi anni perch la sua opera magna vedesse la luce, poco prima di morire. Per tuta la sua vita Copernico fu infatti sempre molto attento a non assumere atteggiamenti rivoluzionari, n con la sua condotta di vita, n nelle sue opere. Da buon umanista, ricerc nei testi dei filosofi antichi un nuovo metodo di calcolo per risolvere le incertezze degli astronomi. Costru una nuova cosmologia partendo dagli stessi dati dell'astronomia tolemaica e rimanendo ancorato ad alcune tesi fondamentali dell'aristotelismo che in giovent tanto aveva studiato: la perfetta sfericit e finitezza dell'Universo, limmobilit del Sole data dalla sua natura divina, la centralit del Sole dovuta alla migliore posizione da cui pu illuminare ogni cosa simultaneamente.

Come nellopera precedente, vengono innanzitutto presentati i postulati fondamentali che costituiscono il presupposto delle sue teorie: 1) Non vi un unico centro delle orbite celesti e delle sfere celesti 2) Il centro della Terra non il centro dell'Universo, ma solo il centro della massa terrestre 3) La distanza fra la Terra ed il Sole, paragonata alla distanza fra la Terra e le stelle del Firmamento, infinitamente piccola 4) Il movimento del Sole durante il giorno solo apparente e rappresenta l'effetto di una rotazione che la Terra compie intorno al proprio asse durante le 24 ore, rotazione sempre parallela a s stessa 5) La Terra (insieme alla Luna, ed esattamente come gli altri pianeti) si muove intorno al Sole ed i movimenti che questo sembra compiere, durante il giorno e nelle diverse stagioni dell'anno, attraverso lo Zodiaco altro non sono che l'effetto del reale movimento della Terra; 6) I movimenti della Terra e degli altri pianeti intorno al Sole possono spiegare le stazioni, le stagioni e le altre particolarit dei movimenti planetari.

Vi si ritrovano quindi molti elementi comuni con i sistemi del passato, ed in particolare la forma sferica dell'Universo, la sfericit della Terra ed i moti dei pianeti che devono essere composti da moti circolari uniformi. Come gi aveva tentato di spiegare allora, egli non pu ammettere la mancanza di uniformit ma introduce per il principio del moto relativo, per il quale, agli effetti dell'apparenza, lo stesso se si muova il sole o si muova la terra. Attribuisce quindi alla terra un movimento di rotazione attorno a se stessa per spiegare il moto complessivo di tutte le stelle e suppone che essa ruoti anche intorno al Sole in un movimento di rivoluzione annuo che giustifica l'apparente movimento annuale dell'astro lungo l'eclittica. In fondo era molto pi semplice pensare che fosse la Terra a ruotare attorno a se stessa che non tutta la sfera celeste e non era assolutamente plausibile che fosse l'unico corpo celeste a restare immobile. Una delle principali obiezioni di Copernico all'ipotesi Tolemaica dell'immobilit della terra aveva come base delle conoscenze fisiche che i greci non potevano possedere. Tolomeo affermava infatti che se la terra fosse stata in movimento, un oggetto lanciato in aria sarebbe ricaduto indietro. Copernico obiett che il moto di un oggetto lanciato in aria dato da due componenti: una verticale, dovuta al lancio in alto, e una orizzontale (circolare), dovuta al movimento della Terra. Un oggetto ricade verticalmente per il semplice fatto che noi stessi partecipiamo alla componente orizzontale del suo moto e quindi non ce ne possiamo accorgere. Bisogner attendere ancora qualche tempo prima che Newton spiegasse il fenomeno in termini pi rigorosi con la legge di gravit, ma gi Copernico intu che le due cose (movimento della terra e caduta dei corpi dallalto) non avevano niente a che fare luno con laltro. Tolomeo affermava inoltre che se la terra ruotasse attorno a se stessa, avrebbe dovuto disintegrarsi. Copernico rispose facendo osservare quanto maggiormente dovrebbe disintegrarsi la sfera delle stelle, dato che le stelle, molto distanti, dovrebbero muoversi ad una velocit di rotazione molto pi elevata di quella della terra. Secondo Tolomeo i pianeti esterni dovevano compiere un giro sui loro epicicli nello stesso tempo impiegato dal Sole per girare attorno alla terra. Con la sua teoria eliocentrica, Copernico spieg in modo molto pi semplice alcune caratteristiche incomprensibili del moto dei pianeti negli epicicli (1). Mettendo il Sole al centro, dimostrava che quelle strane caratteristiche dei moti planetari erano semplicemente una conseguenza del moto terrestre. Inoltre mettendo la Terra al terzo posto nella sequenza delle distanze planetarie dal Sole (cio tra Venere e Marte) era possibile dividere i pianeti in due gruppi: pianeti interni (Mercurio e Venere) e pianeti esterni (Marte, Giove e Saturno). Veniva in questo modo chiarita semplicemente l'inspiegabile necessit tolemaica di differenziare il meccanismo degli epicicli di questi due gruppi di pianeti. Viene cos introdotta una notevole semplificazione rispetto al sistema tolemaico che risolve il problema dei moti retrogradi e dei punti stazionari dei pianeti. La presunta maggiore semplicit ed armonia del sistema era per pi apparente che reale: per non contraddire le osservazioni, Copernico fu costretto a non far coincidere il centro dell'Universo con il Sole ma con il centro dell'orbita terrestre. Dovette reintrodurre epicicli ed eccentrici, come Tolomeo; ed attribuire alla Terra un terzo moto di declinazione (declinationis motus), oltre a quello di rivoluzione attorno al sole e di rotazione attorno al proprio asse, per rendere conto della invariabilit dell'asse terrestre rispetto alla sfera delle stelle fisse. Bench all'epoca di Copernico il sistema eliocentrico e quello geocentrico fossero sostanzialmente equivalenti in termini di complessit e di capacit predittiva, il grande vantaggio del sistema copernicano fu l'eliminazione dell'equante, che era considerato il punto pi critico e discusso di tutto il sistema geocentrico. Migliorando l'Almagesto sul piano dei calcoli tramite il ricorso ad una raffinata matematica

pitagorica che conserva il presupposto metafisico della perfetta circolarit dei moti celesti, il modello copernicano, seppur pi elegante di quello tolemaico, non pu certo dirsi propriamente rivoluzionario. Esso non rappresenta infatti il sistema eliocentrico come lo intendiamo oggi, perch continua a conservare una struttura ad epicicli, seppur semplificata rispetto a quella tolemaica. I moti ellittici dei pianeti erano interpretati ancora come composizione di moti circolari. Sebbene il Sole sia immobile, tutto il sistema non ruota intorno ad esso, ma intorno al centro dell'orbita della Terra, la quale conserva ancora un ruolo particolare nell'Universo. Si tratta cio, pi che di un sistema eliocentrico, di un sistema eliostatico. L'aspetto rivoluzionario dell'opera di Copernico risiede nel fatto che, dopo di lui, molti scienziati cominciarono a credere nella realt fisica del modello. Saranno infatti le scoperte di Keplero, qualche anno dopo, a superare definitivamente il pregiudizio della necessit dei moti circolari e l'osservazione galileiana delle fasi di Venere a fornire il primo riscontro scientifico delle intuizioni copernicane.

(1) La teoria degli epicicli (ideata da Eraclide e poi cos chiamata da Ipparco e Tolomeo) prevede per un pianeta interno tipo Venere un sistema basato su una doppia rotazione: il sole ruota attorno alla terra ed il pianeta a sua volta ruota attorno al sole. Il pianete esegue quindi un piccolo ciclo che si trova su un'orbita pi grande, chiamato epiciclo (da "ep" , che in greco significa sopra) Per un pianeta esterno, come ad esempio Marte, le cose si complicano: il pianeta ruota attorno ad un centro C con lo stesso periodo di rotazione del sole attorno alla terra e, nello stesso tempo, il centro C ruota attorno alla terra con lo stesso periodo di rotazione di Marte attorno al Sole. Venivano cos spiegati sia i moti retrogradi (a causa del moto dell'epiciclo, nessun pianeta appare ruotare attorno alla Terra a velocit uniforme e sempre da ovest verso est, ma agli occhi di un osservatore terrestre, esso percorre, a ritmi regolari, anche un moto retrogrado da est verso ovest) sia le variazioni di luminosit (per il fatto che il pianeta si avvicina e si allontana dalla Terra). Le ipotesi di Eraclide sono molto importanti soprattutto perch furono le prime a dare una centralit al Sole che, pur girando ancora attorno alla Terra, diviene il centro delle orbite di Mercurio e di Venere.

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AUTORE: FRANCO BORGIS - mail: francoborgis@tiscali.it

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