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Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.


Cap. 32. Op. cit., pp. 173-174.
Tutto finirà bene (continuazione)

Q uando il Signore mi disse: “Tu stessa vedrai che ogni


specie di cosa sarà bene”, in questa espressione la mia
anima colse diverse maniere di intendere.
Una era questa: Gesù vuole farci sapere che egli non
bada solo alle cose nobili e grandi, ma anche a quelle umili e
piccole, a ciò che è modesto e semplice. Questo è il suo
pensiero quando dice: “Ogni specie di cosa sarà bene”. Egli
vuole che sappiamo che anche la cosa più piccola non sarà
dimenticata né perduta.
Un altro significato è questo: sono tante le azioni cattive
fatte davanti ai nostri occhi, e sono tanti i mali, che ci sembra
del tutto impossibile che le cose possano giungere a buon
fine. Noi ci affliggiamo su queste cose, senza riuscire ad
entrare nei piani di Dio come dovremmo. Ciò succede perché
la nostra ragione è così cieca e debole che non riusciamo a
conoscere la stupenda sapienza, la potenza e la bontà della
Trinità beata. Nelle parole: “Tu stessa vedrai che ogni specie
di cosa sarà bene” è come se Nostro Signore dicesse:
“Accetta ora con fede e fiducia, e alla fine estrema tu vedrai
perfettamente in pienezza di gioia”.
Queste parole ci devono confortare nel pensiero di ciò
che Dio farà più tardi. C’è un’opera che la beatissima Trinità
compirà nell’ultimo giorno; quale opera sarà e come si
realizzerà resta ancora ignoto a tutte le creature fino a quando
sarà compiuta.
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Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.


Cap. 48. Op. cit., pp. 210. 211. 212.
Peccato, misericordia e grazia

I l fondamento della misericordia è l’amore, e l’operazione


della misericordia è mantenerci nell’amore. È un dolce e
benevolo operare dell’amore unito a una generosa
compassione, poiché la misericordia opera custodendoci e
volgendo per noi tutte le cose al bene. Per amore, la
misericordia permette che veniamo meno fino a un certo
limite; in quanto veniamo meno cadiamo, e in quanto
cadiamo moriamo. Avviene, infatti, che noi moriamo se ci
viene meno la visione e il sentimento di Dio, che è la nostra
vita. Il nostro venir meno è spaventevole, la nostra caduta è
vergognosa, e la nostra morte affliggente. Però durante tutto
questo tempo il dolce occhio della pietà non si allontana mai
da noi, né cessa l’azione della misericordia.
Io vidi quello che è proprio della misericordia e ciò che è
proprio della grazia: sono due modi di operare in un unico
amore. La misericordia è un attributo pieno di compassione,
che appartiene alla tenerezza dell’amore materno; la grazia
invece è un attributo pieno di gloria, che appartiene alla
regale sovranità. La misericordia opera custodendo,
sopportando, ravvivando e risanando. La grazia opera risolle-
vando, ricompensando, superando ben oltre quanto
meriterebbero il nostro amore e il nostro travaglio; essa
diffonde a profusione i doni che Dio ci prodiga nella sua
meravigliosa cortesia a motivo dell’abbondanza del suo
amore.
Io vidi con assoluta certezza come ogni volta che le
nostre cattive tendenze ci causano quaggiù pena, vergogna,
dolore, la grazia invece produce per noi in cielo conforto,
gloria e felicità ben superiori. A tal punto che quando
saliremo a ricevere la dolce ricompensa, ringrazieremo e
benediremo il Signore di averci lasciato quaggiù nella prova.
Questo ci consentirà di vedere in Dio una proprietà del suo
amore che altrimenti non avremmo mai conosciuto.
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Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.


Cap. 61. Op. cit., pp. 259-260. 261.
Felix culpa

D urante la nostra nascita spirituale, Gesù veglia su di noi


ancora più teneramente, con una dolcezza
incomparabile, tanto più grande quanto la nostra anima è ai
suoi occhi più preziosa.
È bene che noi cadiamo e che ce ne rendiamo conto: se
non cadessimo mai, non riusciremmo a capire quanto siamo
deboli e miseri se lasciati soli, e neppure conosceremmo
pienamente l’amore meraviglioso del nostro Creatore. In
cielo vedremo veramente che abbiamo gravemente peccato in
questa vita, e tuttavia questo non ci ha mai tolto il suo amore,
né mai è diminuito per lui il nostro valore. Attraverso la
prova della caduta avremo una conoscenza alta e
meravigliosa dell’amore che è eternamente in Dio: forte e
davvero stupendo è quell’amore, che non può e non vuole
spezzarsi davanti all’offesa e che perfino nelle nostre colpe ci
fa trovare un profitto!
Spesso, quando ci troviamo di fronte al nostro peccato e
alla nostra miseria, ci prende una paura così forte e una
vergogna così grande che quasi non sappiamo più dove
andare a nasconderci. Ma allora Gesù non vuole che
fuggiamo, perché niente gli dispiacerebbe di più; egli vuole
invece che ci mettiamo nella situazione del bambino, il quale,
quando è caduto o ha paura, corre in fretta da sua madre o la
chiama gridando con tutte le sue forze perché lo soccorra.
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Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.


Capp. 80. 81. Op. cit., pp. 308-310. 311.
L'amore immutabile di Dio

L a fede c’insegna che soltanto il Verbo assunse la nostra


natura, e nessun altro. Per fede sappiamo che Cristo solo
compì tutte le grandi opere che appartengono alla nostra
salvezza, e nessun altro; allo stesso modo è ancora lui solo
che le porta a compimento, cioè è lui che abita in noi, ci
guida in questa vita e ci conduce alla sua felicità. Così egli
farà fino a che ci sarà sulla terra un’anima destinata al cielo, a
tal punto che se non ci fosse nessun’anima sulla terra tranne
una, egli starebbe con quella sola fino a che non l’avesse
condotta nella sua beatitudine.
L’amore, infatti, non gli permette mai di essere senza
pietà, e nel momento in cui cadiamo in peccato e ci
dimentichiamo di lui abbandonando la cura della nostra
anima, allora Cristo da solo si fa carico di noi. Per questo egli
se ne sta afflitto e piangente. Allora è nostro dovere, per
rispetto e gentilezza, volgerci in fretta a nostro Signore e non
lasciarlo solo. Egli è solo quaggiù, vale a dire soltanto per noi
egli è qui. Nel momento in cui io mi estraneo da lui a causa
del peccato, della disperazione o della pigrizia, io lascio che
il mio Signore se ne stia solo, almeno per quanto dipende da
me. Così facciamo tutti noi, che siamo peccatori; ma anche se
ci comportiamo così molto spesso, la sua bontà non gli con-
sente mai di lasciarci soli, ed egli continua a dimorare in noi,
con tenerezza ci scusa e ci mantiene costantemente liberi dal
biasimo davanti ai suoi occhi.
Meraviglioso e maestoso è il luogo dove il Signore
dimora; perciò egli vuole che rispondiamo prontamente al
tocco della sua grazia, più intenti a rallegrarci nella totalità
del suo amore che a rattristarci per le nostre frequenti cadute.
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Dal Libro delle Rivelazioni di Giuliana di Norwich.


Cap. 86. Op. cit., p. 320.
L'amore è tutto

D al primo momento in cui ebbi queste rivelazioni, spesso


desiderai sapere più chiaramente cosa intendesse nostro
Signore. Più di quindici anni dopo, mi fu data in risposta una
comprensione spirituale e mi fu detto: “Bene, vorresti sapere
cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa
rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che lui ha inteso. Chi
te lo rivela? L’Amore. Che cosa ti rivela? Amore. Perché te
lo rivela? Per amore. Rimani salda nell’amore, e lo
conoscerai sempre più a fondo. Ma in lui non conoscerai mai
cose diverse da questa, per l’eternità”.
Così vidi con assoluta certezza che Dio prima ancora di
crearci ci ha amato, di un amore che non è mai venuto meno,
né mai svanirà. In quest’amore egli ha fatto tutte le sue opere,
tutto quello che è vantaggioso per noi, e in quest’amore la
nostra vita dura per sempre. Quando siamo stati creati
abbiamo avuto un inizio, ma l’amore nel quale ci ha creati era
in lui da sempre, senza principio. Tutto questo noi lo
vedremo in Dio, durante l’eternità.

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