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Ges riposa in India

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A nord della penisola indiana, in Kashmir, c un santuario che
ospita due tombe, una delle quali sarebbe quella di Ges
Ges morto come un uomo comune e giace in una tomba a Srinagar, capitale dello Stato indiano del
Kashmir.
Sembra la sceneggiatura di un romanzo di Dan Brown, e invece la Lonely Planet, famosa collana di guide
turistiche, che riporta la descrizione della tomba di Ges, nel sito sepolcrale di Roza Bal, il cui significato
deriva dal kashmiro Rauza-Bal, tomba del profeta. A nulla servita la presa di distanza pubblicata nella pi
recente edizione della guida sullIndia: la tomba ormai meta di pellegrinaggio da parte di stranieri curiosi e
di teorici della cospirazione.
Il dibattito va avanti da decenni e sembra che la tomba contenga due siti di sepoltura: uno quello di un
santo musulmano del periodo medievale, Syed Naseerudin, laltro di un predicatore carismatico arrivato in
Kashmir da Israele nel 30 d.C., Yuz Asaf, chiamato anche Issa.
Tutto il movimento che ruota attorno alla vicenda e i turisti che riempiono il sito sacro, non sono ben visti
dalla popolazione musulmana locale, per la quale la tomba contiene i resti dellantico santo Sufi, il pi
recente inquilino di Roza Bal, la cui vita ampiamente documentata, e che ha attirato su di s tutta
lattenzione religiosa in epoca recente.
Di Yuz Asaf, invece, si dice sia arrivato con la madre Maria, e il suo nome nella lingua del Kashmir vuol dire
il guaritore o il pastore.
Le storie riguardanti versioni alternative o spurie del Nuovo Testamento, tra le quali la possibilit che Ges
sia sopravvissuto alla crocifissione e abbia viaggiato fino in Kashmir con la madre o con la moglie, sono
molto antiche, ma negli ultimi cento anni hanno cominciato a destare sempre pi interesse.
Della tomba di Roza Bal si hanno testimonianze dal 112 d.C., prima dellavvento dellIslam, ma sia i
musulmani che i cristiani sono concordi nellaffermare che tutta questa storia blasfema: per entrambe le
religioni Ges Cristo stato assunto in cielo da Dio, e alcune sette credono in una sua seconda venuta.
Il guardiano del piccolo santuario che sorge a Srinagar dichiara con fermezza che entrambe le sepolture
sono musulmane, ma i sostenitori della tesi che nel tempio di Roza Bal ci sia latomba di Cristo portano
diversi argomenti a favore delle loro teorie: tra loro c Suzanne Olsson, ricercatrice che vive a New York,
autrice di Jesus in India, the lost tomb. La Olsson dice di essere la 59esima discendente di Cristo e ha un
progetto dal nome ambizioso: il Dna di Dio, che vuole studiare sette siti sepolcrali tra Pakistan, Kashmir e
Tibet, sperando che lesame del Dna a Rosa Bal produca la prova conclusiva della sua discendenza.
Sostiene anche che in quello che oggi il Pakistan, dove sarebbe passata durante il suo viaggio, si trovi la
tomba di Maria, in un sito noto col nome di Murree.
I libri sullargomento. Sullargomento, oltre a quello della Olsson, sono stati scritti diversi libri fin dal secolo
scorso: un avvocato francese per primo propose lidea che Ges avesse passato del tempo in India in un
libro del 1869, The Bible in India. C poi un autore russo, Nicolas Notovich, che scrisse nel 1890 The
Unknown life of Jesus Christ. Pi di recente troviamo una serie di libri pubblicati da una setta indiana, la
setta di Ahmadiyya, e un giornalista locale, Aziz Kashmiri, coautore nel 1973 di un altro libro
sullargomento con il professor Fida Hassnain, ex direttore della sezione archeologica dei musei in Jammu e
Kashmir. Oltre a libri di inchiesta e saggi, troviamo anche romanzi ben documentati, come il thriller The
Rozabal line, di Ashwin Sanghi, del 2007.
Le tesi. Le principali tesi, riportate nelle diverse pubblicazioni che vogliono provare la presenza di Cristo a
Roza Bal, partono dalla considerazione dei cosiddetti anni mancanti nella vita di Ges, quelli tra i 12 e i 30
anni, di cui non c traccia del Nuovo Testamento. Lautore russo dellottocento, Notovich, parla di alcuni
rotoli buddisti ritrovati in un monastero nella regione di Ladakh, dove si narra della presenza di Ges in India
proprio in quegli anni, impegnato nello studio del buddismo. Il giornalista Kashmiri poi, insieme al prof.
Hassnain, espone la tesi che Ges sia morto in India alla veneranda et di 120 anni. Un legame storico
legherebbe Ges e larea geografica del Kashmir: lorigine dei Kashmiri e dei Pashtun afghani risalirebbe
alle dieci trib perdute di Israele, i popoli stabilitisi in nuovi Paesi dopo essere andati via da Israele nel

periodo babilonese, nel 720 circa a.C., per questo motivo che Ges sarebbe tornato tra la sua gente.

La Olsson fa notare invece che il sarcofago a Roza Bal posizionato da est verso ovest, come vuole la
tradizione giudaica, al contrario di quella musulmana, che segue la direttrice nord-sud, ed poi stato coperto
da una pietra direzionata da nord a sud per conferire al luogo, secondo la sua spiegazione, unidentit
musulmana. Inoltre i piedi di Yuz Asaf, scolpiti sulla pietra, mostrano i segni di ferite del tutto simili a quelle
inferte da un chiodo che li attraversa quando sono uno sopra allaltro durante la crocifissione, e in Asia non
c nessuna tradizione o traccia storica di crocifissioni. Altre sepolture poi, oltre a quella di Murree,
testimonierebbero i legami tra il Kashmir e la tradizione giudaica: la tomba di Mos e quella del fratello
Aronne che si troverebbero a Bandipora e Harwan, sempre in linea est-ovest.
Una cosa certa, se tutte queste tesi possono dimostrare che il sepolcro di Roza Bal sia di matrice giudaica,
ben altra cosa provare che si tratti della tomba di Ges il nazareno. Tuttavia il principale problema per
Suzanne Olsson e il suo progetto unaltro: lidea di fare il test del Dna visto come una profanazione del
santuario da parte della popolazione di Srinagar. Le cose vanno meglio in Pakistan dove si trova la tomba di
Maria, e il governo ha gi dato il suo appoggio al progetto, anche mettendo a disposizione tecnologie militari
per eseguire i rilievi. In Kashmir per difficile che le cose vadano allo stesso modo, visto che un simile
pronunciamento da parte del governo scatenerebbe accese proteste da parte di chi ha gi definito folle la
ricercatrice americana, e il santuario ad aprile stato chiuso a seguito di un tentativo della Olsson di
introdurvisi ed effettuare il test.
Dopo ventanni di guerra indipendentista, lo stato di Jammu e Kashmir sta vivendo un periodo di relativa
tranquillit, e il governo indiano non vuole turbare la fragile calma che si venuta a creare autorizzando
iniziative che possano far riesplodere la violenza religiosa.

Ges stato in India e nel Tibet? I


l manoscritto trovato da Nicolas Notovich nel 1887
Nel 1887, nel corso di un lungo viaggio attraverso i Balcani, il Medio Oriente, la Persia, l'Afghanistan e
l'India, il dottore e giornalista russo Nicolas Notovich giunse nel Ladakh, il cosiddetto "Piccolo Tibet". Da l,
egli intendeva fare poi ritorno in Russia passando per le gole del Karakorum e i vasti spazi semidesertici del
Turkestan Orientale, allora - come oggi - parte del dominio cinese. Il suo passaggio comprovato dai registri
della Missione dei Fratelli Moravi di Leh, presso la quale fu ospite; pertanto quella parte del suo viaggio si
deve ritenere storicamente accertata al di l di ogni dubbio.
Durante la visita a un monastero buddhista, Notovich venne a sapere che, negli archivi di Lhasa, sarebbero
esistiti documenti relativi alla vita di Ges Cristo e che ne esistevano copie e traduzioni presso diversi altri
monasteri.
Poi, durante una visita al monastero di Hemis, nei pressi della capitale del Ladakh, Leh, l'abate gli rivel che
in esso si trovava appunto una copia dei documenti in questione. Qualche tempo dopo, trattenuto col per le
conseguenze di una caduta da cavallo, il russo si fece leggere dall'abate, e tradurre da un interprete,
quell'antico manoscritto tibetano, trascrivendolo mano a mano che gli veniva letto il suo contenuto.
Tornato in Europa, per alcuni anni Notovich cerc il modo di pubblicarlo, ma ne venne sconsigliato - a suo
dire - da eminenti personaggi sia del clero ortodosso, sia di quello cattolico, con i quali aveva preso contatti
fra Kiev, Roma e Parigi.
Anche Ernest Renan, autore della celebre Vita di Ges, fu da lui interpellato e mostr un vivo interesse
per la cosa, tanto da offrirsi di prendere su di s il lavoro della revisione e della pubblicazione; ma il russo
declin l'offerta, non volendo lasciarsi sfuggire una cos ghiotta occasione di rendere celebre il proprio nome.
Cos, nel 1894, egli si decise a dare alle stampe il testo del manoscritto buddhista concernente la vita di
Issa, nome con cui era designato Ges Cristo. Tuttavia, in parte per l'imperizia filologica di Notovich e in
parte perch l'ipotesi di un soggiorno di Cristo in quelle remote contrade dell'Asia sembr inverosimile a tutti
gli studiosi di scienze bibliche, sia di formazione cattolica e protestante, sia di formazione laica, il libro pass
relativamente inosservato e, poco a poco, fin per venire pressoch dimenticato.
Nel manoscritto pubblicato da Notovich, e intitolato La vita di San Issa, il migliore dei figli degli uomini, si
afferma non che Cristo sfugg alla morte di croce e si rifugi ai piedi dell'Himalaia, come vorrebbe la
tradizionale orale di cui dopo parleremo; bens che egli lasci la Palestina, all'et di tredici anni, e si un a
una carovana di mercanti che, attraverso la Mesopotamia e la Persia, lo condusse fino al Sindh, ove ebbe
modo di studiare la dottrina buddhista.
Un anno dopo, declinando l'invito dei giainisiti a fermarsi presso di loro, pass in un'altra regione dell'India e
si dedic allo studio dei Veda, sotto la guida di sacerdoti brahmini. Ma, dopo sei anni passati fra Benares,
Jagarnath e Rajagriha, entr in conflitto con i brahmini, perch, avendo iniziato a predicare, si rivolgeva
anche ai fuori casta, suscitando le ire di quelli. Insegnava ad aiutare i poveri, a sostenere di deboli, a non
fare nulla di male e a non desiderare le cose altrui; e, soprattutto, a non adorare una quantit di idoli, ma a
rivolgere ogni preghiera al Dio unico ed eterno.
Con parole esplicite, egli accusava i sacerdoti di essersi allontanati dalla vera divinit e di insegnare false
dottrine ai fedeli; invitava tutti ad astenersi dai sacrifici di esseri viventi, a non rubare e a non mentire.
Poi, forse per i contrasti coi sacerdoti, Issa lasci l'India e pass in Persia, ove predic con veemenza il
monoteismo e rimprover ai seguaci di Zoroastro ad adorare il Sole, che soltanto una delle opere del
Creatore. Anche qui and incontro all'ira dei magi, che cercarono - ma senza riuscirvi - di farlo morire.
Cos, all'et di ventinove anni, Issa rientr nella sua terra d'origine, la Palestina, ove riprese la sua
predicazione, incontrando il favore sia del popolo, che dei sacerdoti.
Il manoscritto tibetano pubblicato da Notovich si compone di quattordici capitoli.
Ne riproduciamo gli ultimi due, tratti da: N. Notovich, La vita sconosciuta di Ges (titolo originale: La Vie
inconnue de Jsus Christ, Paul Ollendorff Editeurs, Paris, 1894; traduzione italiana di Daniela Muggia,
Torino, Edizioni Amrita, 2000, pp. 80-83):
XIII.
1. Il santo Issa insegn cos al popolo d'Israele per tre anni, in ogni citt, in ogni villaggio, sulle strade e le
pianure, e tutto ci che aveva annunciato si realizzava.
2. In quel tempo, i servitori travestiti del governatore Pilato lo tenevano sotto stretta osservazione, ma non
lo udirono mai dire qualcosa di somigliante ai rapporti presentati dai capi delle citt su Issa.
3. Ma il governatore Pilato, spaventato dall'eccessiva popolarit del santo Issa che, a dar credito ai suoi
avversari, voleva sollevare il popolo per farsi nominare re, ordin a una delle sue spie di accusarlo.
4. Allora si incaricarono i soldati di procedere al suo arresto, ed egli venne chiuso in una cella sotterranea
in cui vari supplizi gli furono inflitti con l'intento di obbligarlo ad autoaccusarsi, il che avrebbe consentito di
metterlo a morte.
5. Il santo, non pensando ad altro che alla beatitudine perfetta dei suoi fratelli, sopport le sofferenze in

nome del suo Creatore.


6. I servitori di Pilato continuarono a torturarlo e lo indussero in uno stato di estrema debolezza; ma Dio era
con lui, e non permise che morisse.
7. Venendo a sapere quali sofferenze e torture subiva il loro santo, i principali sacerdoti e i saggi anziani
andarono a pregare il governatore di mettere Issa in libert in occasione di una grande festa che si
avvicinava.
8. Ma il governatore rifiut seccamente la loro richiesta. Essi lo pregarono allora di far comparire Issa davanti
al tribunale degli anziani, affinch venisse condannato o assolto prima della festa; a questo Pilato diede il
suo consenso.
9. Il giorno dopo il governatore fece riunire i principali capitani, sacerdoti, saggi anziani ed esperti della legge
allo scopo di far loro giudicare Issa.
10. Il santo venne tirato fuori dalla prigione e fatto sedere davanti al governatore in mezzo a due briganti
che andavano giudicati contemporaneamente a lui, per mostrare alla folla che non sarebbe stato l'unico
condannato.
11. E Pilato, rivolgendosi a Issa, disse: - O uomo! vero che sollevi gli abitanti contro le autorit con
l'intenzione di diventare tu stesso re d'Israele? -.
12. - Non si diventa re per propria volont - rispose Issa - e ti hanno mentito dicendoti che io sollevo il
popolo. Ho sempre parlato soltanto al del Re dei Cieli, e insegnavo al popolo ad adorare lui.
13. Perch i figli d'Israele hanno perso la loro purezza originaria e se non si rivolgono al vero Dio, saranno
sacrificati e il loro tempio cadr in rovina.
14. Il potere temporale mantiene l'ordine in un paese; io insegnavo loro dunque a non dimenticare questo, e
dicevo loro: "Vivete conformemente alla vostra situazione e alla vostra fortuna, per non turbare l'ordine
pubblico", e a ricordarsi anche che il disordine regnava nel loro cuore e nella loro mente.
15. E infatti il Re dei Cieli li ha puniti e ha eliminato i re delle loro nazioni; e tuttavia, diceva loro, se vi
rassegnate alla vostra sorte, in ricompensa vi sar riservato il Regno dei Cieli."
16. In quel momento vennero introdotti i testimoni; uno di essi depose cos: "Tu hai detto al popolo che il
potere temporale non era nulla in confronto a quello del Re che ben presto avrebbe affrancato gli israeliti dal
giogo pagano."
17. "Tu sia benedetto - disse Issa - per aver detto la verit; il Re dei Cieli pi grande e pi potente della
legge terrena, e il suo Regno sorpassa tutti i regni di quaggi.
18. E non lontano il tempo in cui, conformemente alla volont divina, il popolo di Israele si purificher dei
suoi peccati, perch detto che un precursore verr ad annunciare la liberazione del popolo e lo riunir in
un'unica famiglia."
19. E il governatore, rivolgendosi ai giudici: - Sentite? L'israelita Issa confessa il crimine di cui accusato.
Giudicatelo dunque secondo le vostre leggi e pronunciate contro di lui la pena capitale. 20. - Noi non possiamo condannarlo, risposero i sacerdoti e gli anziani. - hai appena udito tu stesso che egli
alludeva al Re dei Cieli, e che non ha predicato ai figli nulla che costituisse insubordinazione contro la
legge.21. Il governatore mand allora a chiamare il testimone che, su istigazione del suo padrone Pilato, aveva
tradito issa; quest'uomo venne e rivolgendosi a Issa: - Non ti facevi forse passare per il re d'Israele quando
dicevi che colui che colui che regna nei Cieli ti aveva inviato per preparare il suo popolo?22. E Issa, dopo averlo benedetto, gli disse: - Tu sarai perdonato, , perch ci che dici non viene da te! -.
Poi, rivolgendosi al governatore: - Perch umiliare la tua dignit, e perch insegnare ai tuoi sottoposti a
vivere nella menzogna, quando, anche senza questo, tu hai il potere di condannare un innocente? -.
23. A queste parole il governatore entr violentemente in collera, e ordin la condanna a morte di Issa e,
invece, la liberazione dei due briganti.
24. Dopo essersi consultati fra loro, i giudici dissero a Pilato: - Noi non assumeremo sul nostro capo il
grande peccato di condannare un innocente e di liberare dei banditi, cosa contraria alle nostre leggi.
25. Fai dunque come credi. - Avendo detto questo, i sacerdoti e i saggi anziani uscirono e si lavarono le
mani in un vaso sacri dicendo: - Noi siamo innocenti della morte del giusto. XIV.
1. Su ordine del governatore, i soldati afferrarono Issa e i due briganti, che condussero al luogo del supplizio
in cui vennero inchiodati su croci che erano state piantate per terra.
2. Per tutto il giorno i corpi di issa e dei due banditi rimasero sospesi, sgocciolando sangue, mentre i soldati
montavano la guardia, il popolo se ne stava in piedi, tutto intorno; i parenti dei due suppliziati pregavano e
piangevano.
3. Al tramonto, le sofferenze di Issa finirono. Egli perse conoscenza e l'anima di questo giusto si stacc dal
corpo per andare ad annullarsi nella Divinit.
4. Cos finisce l'esistenza terrena del riflesso dello Spirito eterno, sotto la forma di un uomo che aveva
salvato i peccatori incalliti e sopportato tante sofferenze.
5. Tuttavia Pilato si spavent della propria azione e fece in modo che il corpo del santo fosse reso ai suoi
parenti che lo seppellirono vicino al luogo del supplizio; la folla venne a pregare sulla sua tomba e riemp

l'aria di singhiozzi e di gemiti.


6. Tre giorni dopo, il governatore mand i soldati a prendere il corpo di Issa per inumarlo in un altro posto,
per paura di un sollevamento popolare.
7. Il giorno dopo la folla trov la tomba aperta e vuota; subito si sparse voce che il Giudice Supremo aveva
inviato i suoi angelo a prelevare la spoglia mortale del santo, in cui una parte dello spirito Divino aveva
dimorato sulla terra.
8. Quando questa voce giunse a Pilato, egli si incoller e proib, sotto pena di schiavit e morte, che fosse
mai pronunciato il nome di Issa, e pregato il Signore per lui.
9. Ma il popolo continu a piangere e a glorificare a gran voce il suo maestro, cos molti furono portati via
prigionieri, torturati e messi a morte.
10. E i discepoli del santo Issa abbandonarono il paese di Israele e se ne andarono in ogni parte presso i
pagani, predicando loro che dovevano abbandonare i loro errori grossolani, pensare alla salute della loro
anima e alla perfetta felicit che attende gli umani nel mondo immateriale e pieno di luminosit in cui, nel
riposo e in tutta purezza, dimora, in una perfetta maest, il Grande Creatore.
11. I pagani, i loro re e i loro guerrieri ascoltarono i predicatori , abbandonarono le loro assurde credenze,
lasciarono i loro sacerdoti e i loro idoli per celebrare le lodi del saggissimo Creatore dell'universo, del Re dei
Re il cui cuore colmo di immensa misericordia.
Come si vede, si tratta di una versione del processo e della passione di Cristo che scagiona completamente
gli Ebrei da ogni responsabilit, per farla ricadere solo ed esclusivamente sul governatore Ponzio Pilato.
Non solo: i sacerdoti e gli anziani del popolo avrebbero tentato, secondo questo racconto, di intercedere per
la salvezza di Cristo, ma non sarebbero stati ascoltati; allora essi, e non Pilato, avrebbero compiuto il gesto
altamente simbolico di lavarsi le mani e di proclamarsi innocenti del sangue di un giusto.
Notovich, prima di convertirsi al cristianesimo greco-ortodosso, di cui divenne un fervente seguace, aveva
professato il giudaismo: ci pu essere considerato un elemento casuale, ma potrebbe anche alimentare
qualche sospetto circa un cos completo ribaltamento del racconto evangelico, secondo il quale furono i capi
del Sinedrio a perseguire ostinatamente la condanna a morte di Cristo, mentre Pilato, al contrario, avrebbe
cercato in ogni modo di difenderlo e di salvargli la vita.
Per si tratterebbe di sospetti infondati, perch Notovich, nei suoi scritti successivi , si fece notare per uno
spiccato antisemitismo, tanto da ottenere una citazione alquanto imbarazzante in un testo che non ha nulla
a che fare con la storia delle religioni, ma che divenuto fra i pi celebri (in senso negativo) della letteratura
mondiale: il Mein Kampf di Adolf Hitler.
Ad ogni modo, il libro di Notovich non era passato completamente inosservato.
Se vi furono alcuni critici i quali misero in dubbio che il manoscritto in questione esistesse e, addirittura, che
Notovich fosse mai stato nel Ladakh, vi fu anche una figura eminente di studioso e di maestro spirituale che
volle sincerarsi di persona di quanto vi fosse di vero nel racconto del viaggiatore russo,.
Parliamo dello swami Abedhananda (1866-1939), che fu discepolo diretto di sri Ramakrishna (1836-1886),
uno dei maggiori santi indiani dei tempi moderni.
Abedhananda si rec nel Ladakh nel 1922, proprio dopo aver letto il libro di Notovich; e si present anch'egli
al monastero di Hemis per verificare se il manoscritto tradotto dal russo esistesse realmente.
Le conclusioni della sua ricerca vennero pubblicate nel 1929, in un volume intitolato Kashmir O Tibbate, e
in esso veniva sostanzialmente confermata l'attendibilit del lavoro svolto da Notovich. Anche allo swami
Abedhananda era stato mostrato il manoscritto in lingua tibetana che parlava del santo Issa, cio di Ges
Cristo; e gli venne spiegato che si trattava di una tradizione dalla lingua pali, in cui era redatto il testo
originale, conservato nel monastero di Marbour, nei pressi di Lhasa. Sul libro di Adehananda stato
pubblicato anche un libro di Ansupati Dasgupta e Kunja Bihari Kundu, Il viaggio di swami Abhedananda in
Kashmir e in Tibet, pubblicato a Calcutta dal Ramakrishna Vedanta Publication Department.
Oltre a ci, esiste una tradizione orale, fra gli indiani di religione musulmana del Kashmir, secondo la quale
Ges Cristo, localmente chiamato Yuz Asaf, avrebbe soggiornato fra quelle montagne e vi sarebbe morto. A
Rozabal, presso Srinagar, esiste ancora la tomba attribuita ad Issa o Yuz Asaf, che stata recentemente
oggetto di restauro.
Un autore indiano contemporaneo, esperto in lingua e letteratura urdu, Aziz Kashmiri, ha scritto un libro,
intitolato Cristo in Kashmir, che recentemente stato tradotto anche in italiano (Edizioni Atlantide,
Pogliano Milanese). E un regista, Richard Bock, ha realizzato nel 1975 un documentario in cui, sulla base
del libro di Notovich, sostiene la tesi del soggiorno di Cristo durante i suoi anni nascosti.
Oltre a Notovich e a swami Abhedananda, un terzo personaggio - gran conoscitore dell'Asia centrale, della
sua spiritualit e dei suoi misteri - avrebbe visto e confermato la genuinit del prezioso documento del
monastero di Hemis: quel Nicholas Roerich, del quale ci siano occupati in un precedente lavoro (cfr. F.
Lamendola, Sulle orme di Nicholas Roerich, alla ricerca di Shambala, consultabile sul sito di Arianna
Editrice).
Pur con tutto ci, non ci sembra che esistano, allo stato attuale delle cose, elementi sufficienti per
considerare come certa e storicamente dimostrata la presenza di Ges Cristo fra le montagne del Kashmir e
del Tibet; n il manoscritto di Notovich, n le tradizioni orali sono, di per s, elementi assolutamente

probanti.
Il punto veramente decisivo dell'intera questione quello relativo alla collocazione cronologica del supposto
viaggio di Cristo in Oriente.
Se esso si deve collocare dopo la crocifissione, allora tutta la storia del cristianesimo andrebbe radicalmente
rivista. Il racconto dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo testamento non sarebbe che un travisamento, pi o
meno consapevole, della realt, perch Cristo, il Messia, non sarebbe morto sulla croce.
Le conseguenze teologiche sarebbero immense: niente resurrezione, niente divinit di Ges, almeno nel
senso in cui la intendono i cristiani (per i buddhisti, la cosa diversa: si sarebbe trattato di una
manifestazione dell'essenza divina, come si evince dal capitolo XIV del manoscritto).
La tesi della sopravvivenza di Cristo al supplizio della croce non nuova: se ne era molto parlato, in
particolare, nel 1965, allorch apparve il libro The Passover Plot (traduzione italiana: Cristo non voleva
morire, 1968) dello scrittore ebreo-americano Hugh J. Schonfield, che venne preso sul serio, e sia pure
come ipotesi di lavoro, da storici di un certo prestigio, come Bontempelli-Bruno (nella loro opera in due
volumi Il senso della storia antica).
Invece Marcello Craveri, nel suo fortunato (e pur contestato) La vita di Ges, irride all'ipotesi che Cristo
abbia viaggiato fino all'Himalaia, venendo a contatto con le religioni di Buddha e Zoroastro. Quanto alla
morte sulla croce, non ne dubita affatto, anche se - da un punto di vista razionalista, qual quello che egli
adotta - esclude la risurrezione e la considera un racconto leggendario basato sulle forti aspettative
messianiche dei suoi discepoli.
Da parte nostra, ci sembra che un soggiorno di Cristo nel Ladakh dopo la sua crocifissione sia da ritenersi
inverosimile, non per un preconcetto religioso, ma perch non possiamo accettare l'idea che i racconti
neotestamentari sulla passione di Cristo (e lasciamo impregiudicato, da un punto di vista storico, l'evento
della resurrezione) siano il frutto di una sapiente trama di invenzioni o di un incredibile e colossale abbaglio
collettivo.
Senza pretendere di sbrigare qui, in poche righe, una questione di cos grande portata, riteniamo
inammissibile che una cosa del genere sia potuta verificarsi, quando centinaia e centinaia di testimoni
oculari erano ancora viventi e avrebbero potuto cos facilmente smentire il fatto della morte sulla croce, se
esso non fosse realmente avvenuto.
N la scomparsa del cadavere, cos come narrata dagli stessi evangelisti, ci sembra possa interpretarsi nel
senso che Cristo venne portato nel sepolcro ancora vivo e, poi, accompagnato lontano, per mettersi in
viaggio verso la Persia e l'India: ci sa pi di un cattivo copione per un film alla Indiana Jones, che di una
seria ipotesi storica.
Vi erano troppi testimoni oculari dei fatti, ripetiamo, perch una eventuale sopravvivenza di Cristo alla
crocifissione (nonostante il colpo di lancia!) e, addirittura, una sua fuga in paesi remoti dell'interno dell'Asia
potessero passare inosservate, in un ambiente ristretto e curioso come lo era la Palestina dell'epoca.
Se, viceversa, si immagina di collocare il supposto viaggio di Cristo in Oriente prima dell'inizio della sua vita
pubblica, e cio durante i cosiddetti anni nascosti - circa i quali quasi nulla sappiamo - la cosa, per quanto
estremamente improbabile, pu acquistare una certa plausibilit o, almeno, essere presa in considerazione.
La tradizione orale esistente in Kashmir e relativa al soggiorno di Cristo, corredata dalla tomba del santo
Issa, e lo stesso manoscritto di Notovich (il cui originale, come abbiamo visto, si trovava in un monastero
presso Lhasa ed era redatto in pali) potrebbero - e sottolineiamo il condizionale - essere una eco tarda e
deformata di un viaggio di Cristo in Oriente avvenuto, appunto, prima dell'inizio della sua missione pubblica.
Dal punto di vista teologico, il minimo che si possa dire che fra l'etica della compassione insegnata da
Buddha e quella predicata da Cristo non vi sono differenze sostanziali; questo, per, non basta, ovviamente
per ipotizzare che il buddhismo sia entrato a far parte del bagaglio culturale di Cristo prima dell'inizio della
sua vita pubblica, n - tanto meno - che egli abbia attinto la conoscenza di esso mediante un viaggio da lui
personalmente compiuto fino in India, nel Kashmir ed in Tibet.
Non sufficiente, infatti, una somiglianza puramente esteriore per dedurre la derivazione di una religione da
un'altra e neppure un contatto diretto fra esse; non pi di quanto - se ci permesso il paragone - la presenza
di due strutture linguistiche simili in due regioni lontane del globo, non autorizzi a pensare che esse abbiano
avuto una radice comune - almeno, si intende, in mancanza di altri e pi precisi elementi di riscontro.
La possibilit di un soggiorno di Cristo in Kashmir e in Tibet nella prima parte della sua vita rimane, dunque,
una questione aperta.
N ci sembra che, su di essa, abbia gettato sufficiente luce il libro di Fida M. Hassnain Sulle tracce di Ges
l'Esseno, che pure tanto rumore ha prodotto al suo apparire, ma quasi soltanto negli ambienti degli
esoteristi e presso certi cultori New Age di novit sensazionali ad ogni costo. Ci ripromettiamo, peraltro, di
tornare sull'argomento con uno studio specifico.
Per intanto, quello che obiettivamente si pu dire che una ipotesi assai suggestiva, ma assolutamente non
dimostrata, quella che vorrebbe Ges Cristo studiare e predicare il suo messaggio nella regione ai piedi
del Karakorum, assorbendo elementi dello zoroastrismo, del buddhismo e del brahmanesimo, e rifondendoli
in un originale sincretismo rigorosamente monoteista e con forti connotazioni sociali, particolarmente diretto
alle classi pi umili e marginali o, addirittura, ai fuori casta dell'India.

Ulteriori studi sono necessari, e non detto che la questione potr mai essere definitivamente chiarita, in un
senso o nell'altro.

Ges mor in Kashmir?

Ges fu crocifisso venerd verso il mezzogiorno. Prima che cadesse la notte, gi morto, fu staccato dalla
croce e il suo cadavere depositato nella grotta funeraria di Giuseppe di Arimatea, il cui ingresso fu chiuso
con una pietra. La domenica seguente, il corpo di Ges era inesplicabilmente sparito dallinterno della grotta.
Si era compiuta la profezia biblica: era resuscitato dai morti. Dopo una breve permanenza sulla Terra
durante la quale i suoi discepoli entrarono in contatto con lui, Ges ascese al Cielo, dove seduto alla
destra del Padre. Questo dogma di fede per la religione cristiana.
Ma, daltra parte, nel settore Khanyar della citt di Srinagar, capitale dei Cascemir, sepolto il corpo di
Ges nella cripta conosciuta con il nome di Rozabal. Come spiegare che Ges seduto in Cielo e nello
stesso tempo giace morto nel Cascemir? Qualche cosa non quadra, a partire dal fatto certo della
crocifissione.
In verit, in dubbio proprio la morte di Ges sulla croce. Perch non ci sono dati storici che avvalorino
questa morte. Inoltre nessuno presenzi alla Resurrezione.
In cambio ci sono degli indizi storici di un uomo con idee e filosofia identiche che, a partire da quegli anni,
marcia verso lest, lasciando testimonianze della sua vita e dei suoi atti. Un uomo che sincammina verso il
Cascemir, si stabilisce in questo paese e muore in esso.
Edificate su questi pilastri, le pagine che seguono (ndr: sta parlando del suo libro) espongono la possibilit
che Ges non sia morto sulla croce, ma che una volta curate le ferite causate dalla crocifissione,
intraprendesse la fuga verso lest, in cerca delle dieci trib perdute di Israele. Queste trib si trovavano molte
migliaia di chilometri allest della Palestina. Cos, una volta abbandonata la terra biblica, Ges, in compagnia
di Maria e per determinati tratti della sua marcia anche da Tommaso, avrebbe intrapreso un lungo viaggio in
direzione dellOriente, viaggio che lo avrebbe portato verso il Cascemir, il cosiddetto Paradiso sulla Terra.
Maria, non sopportando i disagi del lungo viaggio, sarebbe morta lungo il cammino, nel Pakistan, a pochi
chilometri dalla frontiera col Cascemir. La tomba di Maria viene venerata anche oggi come la tomba della
Madre di Ges. In quanto a Lui, stabilitosi nel Cascemir, avrebbe cominciato l una nuova vita e sarebbe
morto, ad una et molto avanzata, di morte naturale. Nel momento della sua morte egli sarebbe stato
assistito da Tommaso, che in seguito sarebbe ritornato sui suoi passi, fino alla tomba di Maria, per
continuare di qui il suo viaggio definitivo a sud dellIndia, dove anchegli sarebbe morto pi tardi.
Ritorniamo a Ges, obiettivo centrale di questo libro. Il fatto concreto che la sua tomba venerata
ancora oggi a Srinagar, capitale del Cascmir.
Leggende, tradizioni e testi antichi riportano questa seconda vita di Ges nel nord dellIndia. Da questi
documenti sappiamo che Ges ebbe dei figli nel Cascemir e che, per effetto della sua unione con una
donna, un uomo, Basharat Saleem, pu oggi affermare di essere il discendente vivente di Ges.
Ci sono dei testimoni che fanno supporre che Ges scelse deliberatamente questo punto del mondo per
intraprendere la seconda tappa della sua vita, per quanto egli fosse gi stato qui durante gli anni della sua
giovinezza, sebbene la Storia Sacra non sappia spigarci la sua residenza n le sue attivit. Effettivamente
un viaggiatore russo, Nikolai Notovitch, trov, alla fine del secolo scorso, nel territorio lama di Hemis in
Ladakh, regione limitrofa tra il Cascemir e il Tibet, copia dei testi storici da secoli conservati dai Lama

dellHimalaya, nei quali si narra il primo viaggio di Ges in India, quando era assai giovane; precisamente
durante i diciotto anni di cui la Bibbia conserva il silenzio circa i movimenti della sua persona. Una lunga
lacuna di diciotto anni che, a dar retta al testo biblico, potrebbe suscitare seri dubbi circa lidentit reale del
Bambino Ges con questo Ges-Uomo, figura centrale del Nuovo Testamento.
Per non solo il Nuovo ma anche il Vecchio Testamento sono vincolati al Cascemir. In effetti, gi molto
tempo prima la fertile valle del Cascemir sembra essere stata una terra legata alla Storia Sacra biblica: oltre
alle tombe di Ges e di Maria, una piccola comunit giudaica, stabilitasi nella montagna, continua a
custodire nel Cascemir, da circa 3500 anni, la tomba del suo capo ancestrale: il profeta Mos. Anche qui
lipotesi Cascemir supplisce a una lacuna considerevole del testo biblico. Secondo la Bibbia nessuno sa
dove sia localizzata la sepoltura di Colui che fu guida del popolo ebreo. Tutte le referenze che la Bibbia ci
offre non sono valide e i nomi menzionati non hanno riscontrato nella geografia reale. Viceversa tutti questi
nomi si trovano nella Valle del Cascemir. E l precisamente venerano da diverse migliaia di anni la tomba di
Mos.
Per non solo Ges e Mos legarono alle posterit le loro tombe nel Cascemir, ma una infinit di nomi propri
di quel paese e un gran numero di toponimi, nomi di luoghi, comunit,di paesi e di semplici prati e valli, ci
parlano del passaggio di Ges e di Mos per le terre del Cascemir.
Queste analogie non sono una cosa nuova. Nella storia persiana e in quella del Cascemir sono frequenti
questi temi e si ripetono ancora ai nostri giorni. La tradizione popolare del Cascemir li ha conservati
attraverso i secoli fino ad oggi. Dalla fine del secolo scorso una setta islamica, estesa in tutto il mondo, si
occupa di studiare la tomba di Ges nel Cascemir, con tutte le riserve inerenti al suo carattere settario. Ha
anche pubblicato diversi libri su questo tema.
Ai nostri giorni un archeologo di assoluta imparzialit, il professor Hassnain, direttore degli Archivi,
Biblioteche e Monumenti del Governo del Cascemir, sta studiando intensamente le possibilit di questa
ipotesi: una seconda vita di Ges e di Mos nel Cascemir. Nella stessa capitale di -quel Paese, Basharat
Saleem, il discendente in via diretta di Ges, conserva lalbero genealogico della sua famiglia che,
cominciando da Ges, giunge integro e senza lacune fino alla sua persona.
Una realt che conosciuta solo a livello di investigazione e da un punto di vista settario da alcune persone
sparse in tutto il mondo, tuttavia sconosciuta alla stragrande maggioranza del pubblico, per cui credo che
sia giunto il momento di rivelare che Ges probabilmente non morto sulla croce, ma che, dopo aver vissuto
una seconda tappa della sua vita in terre lontane, morto in et molto avanzata di morte naturale. Cos Egli
avrebbe compiuto effettivamente la missione per la quale fu inviato in terra, missione che includeva lincontro
e la predicazione alle trib perse di Israele, tutti i figli figli di Israele.
Le pagine che seguono (ndr: parla del suo libro) vogliono essere un dossier riassuntivo di quanto oggi si sa
circa la seconda vita di Ges e la possibile morte di Mos nel Cascemir. Esse sono un complemento del
testo biblico e stabiliscono dei ponti razionali sopra alcuni vuoti, peraltro ben chiari, che offre la lettura del
testo biblico. Per la corretta lettura e interpretazione di questo libro, debbo segnalare che i nomi Yusu,
Yusuf, Yusaasaf, Yuz Asaf, Yuz-Asaph, Yuz-zasaf, Issa, Issana, Isa, che appaiono nei testi e nelle leggende
del Cascemir, sono tutti traduzioni del nome Ges. Pertanto, quando parlo di Ges, posso riferirmi a
qualunque delle traduzioni del suo nome, nelle lingue cascemir, araba o urdu. Si riferiscono anche al nome
di Ges dei prefissi toponimici, come per esempio Yus -, Ish -, o Aish. Musa viceversa il nome arabo con il
quale si conosce os nel Cascemir.
Per chiudere questa breve introduzione voglio sia ben chiaro il principio che questo non un
libro ahmadiyya -gli ahmadiyyas costituiscono un movimento islamico che venera la tomba di Ges in
Srinagar- n stato promosso, sovvenzionato o appoggiato da nessun tipo di setta, movimento o gruppo.
semplicemente il frutto di un lavoro particolare, il risultato dellinvestigare alcuni fatti che possono illuminare
con una nuova luce i passaggi oscuri della vita di Ges..

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