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Questione delle fonti

Si posseggono pochissime informazioni dirette sulla mitologia degli antichi slavi.


La motivazione risiede nel fatto che questi popoli non possedevano una scrittura,
che venne introdotta solamente insieme al Cristianesimo.

La maggior parte delle notizie sulla mitologia degli slavi deriva, quindi,
principalmente dagli scritti di missionari e cronachisti cristiani, fonti non
sempre attendibili, poiché caratterizzate sia da un atteggiamento di frequente
disprezzo verso la materia trattata, sia da una commistione tra concezioni pagane e
cristiane già in atto. Tra le poche fonti dirette possiamo annoverare:

la Chronica Slavorum del britannico Helmold, considerata una fonte piuttosto


affidabile
la raccolta di antichi canti bulgari nota come Veda Slovena, fonte sottovalutata,
ma ricca di informazioni sulle credenze del paganesimo slavo.
le Gesta Danorum dello storico Saxo Grammaticus, la cui attendibilità è ancora
oggetto di discussione, oltre al fatto che egli descriveva perlopiù i miti e le
usanze non propriamente slave, bensì normanne, quindi reintrodotte solo con la
occupazione dei variaghi.
Tra le fonti slave più antiche di carattere non religioso, ma in ogni caso
successive alla cristianizzazione, si possono includere:

la Cronaca degli anni passati, corpus di scritti annalistici tradizionalmente


attribuita allo storico Nestor, ma in realtà opera di compilazioni successive di
diversi storici antico-russi
Il Canto della schiera di Igor', poema epico del XII secolo
Vanno anche tenute presenti le testimonianze di storici romani del VI secolo come
Jordanes e Procopio di Cesarea. Nel suo De bello gothico quest'ultimo afferma, ad
esempio, che «...gli slavi riconoscevano un unico dio, creatore del fulmine, solo
padrone dell'universo, a cui venivano sacrificati bestiame e uccelli di diverso
tipo».

La scarsità delle informazioni di cui si dispone - che presentano un carattere


frammentario, spesso contraddittorio e non sempre attendibile - è dovuta
soprattutto alla sistematica eliminazione delle credenze slave attuata durante la
cristianizzazione, o alla loro sostituzione con rituali e figure cristiane. I
templi pagani, in maggioranza costruiti in legno, vennero distrutti o trasformati
in chiese.

A creare ulteriore confusione in materia furono scritti come il Libro di Veles,


diffusi nell'Ottocento e nel novecento, con la rinascita dell'interesse verso gli
antichi miti, poi reinterpretati anche in chiave nazionalistica. In tali
ricostruzioni, spesso si ricorreva a prestiti presso altre mitologie come quella
greca o iranica (se già l'identificazione dello slavo Svarog con il greco Efesto è
un poco riduttiva, risulta fuorviante con Helios e Urano[1]), per colmare le lacune
nei sistemi teologici che si cercava di descrivere.

La popolazione venne battezzata in massa, mentre i sacerdoti e gli sciamani slavi,


quando non riuscirono a fuggire, a nascondersi o a camuffarsi, vennero uccisi. Gli
alberi e i boschi sacri vennero sradicati. Le divinità e le creature mitologiche
vennero degradate al ruolo di demoni e di incarnazioni di Satana o rielaborate
tramite assimilazione o affiliazione con figure del cristianesimo.

In generale il numero ridotto di fonti dirette è un corollario della


evangelizzazione aggressiva che in diversi momenti storici toccò tutta l'Europa
pagana. Le credenze slave vennero però conservate soprattutto nelle fiabe, nei
canti, nel folclore e nella tradizione orale. Molti riti pagani permangono fino ad
oggi nella tradizione popolare accanto alla religione ufficiale.
La religione slava

Stele al dio Svetovid


Sulla religione degli antichi slavi esistono numerose teorie. Secondo Helmond, che
in qualche misura riprende la testimonianza di Procopio, questi popoli erano
caratterizzati da un enoteismo pagano. Il pantheon slavo sarebbe stato dominato da
un dio principale che regnava indiscutibilmente su tutte le altre figure che
costituivano divinità chiaramente secondarie o accessorie.

Secondo diversi studiosi si trattava invece di una religione politeistica sul


modello di quelle indoeuropee, con una compresenza di differenti divinità di uguale
o paritetica importanza, tra cui venivano suddivisi funzioni e ruoli. Un'altra
concezione ancora è quella che vede nella religione slava un carattere enoteistico,
secondo cui le varie divinità erano strutturate gerarchicamente secondo un modello
verticale, con al vertice una figura principale, da cui dipendevano in diverso
grado le altre.

Il pantheon sarebbe stato suddiviso in tre gruppi principali: divinità superiori


che gestivano gli aspetti principali dell'universo, delle stagioni e del tempo;
divinità legate alla guerra; divinità connesse alle attività umane e all'economia.

Simboli, templi e monumenti


Il simbolo religioso principale era costituito dalla svastica, in un certo modo
equivalente alla croce nel Cristianesimo. Veniva incisa o disegnata all'entrata
delle case per assicurare protezione, buoni raccolti e felicità. Era un simbolo
legato al sole, al fuoco, alla luce, alla produttività umana.

Nonostante alcuni studiosi ritengano che gli slavi non possedessero templi o
strutture religiose precise, secondo una forma di druidismo sicuramente presente e
legato ai boschi sacri come luogo di culto, la maggioranza degli storici ritiene
che la religione slava venisse professata in templi costruiti in legno e andati
distrutti con la cristianizzazione. Alcune fonti vogliono che l'ultimo venisse
distrutto dal re dei danesi Valdemar I nel 1168 ad Arkona sull'isola di Rügen,
nella Germania orientale.

Gli slavi hanno lasciato anche monumenti in pietra, come quello ritrovato nel 1848
sul fondo del fiume Zbrucz, un affluente del Dniepr, risalente al IX secolo. Questo
monumento, dell'altezza di 257 cm e del peso di circa 500 kg, è conservato
attualmente nel Museo Archeologico di Cracovia.

La sua superficie è ricoperta di bassorilievi e presenta una struttura a tre


livelli: sul più basso sono raffigurate tre figure umane inginocchiate, su quello
centrale ci sono quattro figure che si tengono per mano (due sicuramente sono
donne), su quello superiore altre quattro figure con una mano sul petto e una sul
ventre. Secondo alcuni studiosi le figure del livello inferiore rappresentano le
divinità degli inferi, quelle centrali ritraggono la terra o l'umanità, quelle
superiori le divinità del cielo o le stagioni dell'anno.

Anche la struttura a tre livelli viene interpretata in diverso modo: costituisce


una visione del cosmo per gli antichi slavi (luna, sole, cielo) o dei ceti sociali.
In generale si ritiene che il monumento sia dedicato a Svetovit, dio principale
degli slavi baltici.

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