Sei sulla pagina 1di 12

Ebraismo antico e medio giudaismo 2.

  La storia di Israele
di Elena Lea Bartolini 2.1.  La situazione attuale fra difficoltà sto-
riografiche e problemi aperti
1. Ebraismo e giudaismo - 2. La storia di Israele - 2.1. La
situazione attuale fra difficoltà storiografiche e problemi
aperti - 2.2. Le opere relative alla storia di Israele negli Nonostante siano numerose le ope-
ultimi decenni - 3. Il medio giudaismo - 3.1. Le ragioni re scientifiche sulla storia di Israele prodot-
soggiacenti alla definizione - 3.2. Un nuovo approccio te dalla fine del XIX secolo ad oggi, conce-
ermeneutico - 4. Tendenze e osservazioni critiche - 4.1.
Fra storia e teologia
pite quindi in forma critica e aggiornate sia
Bibliografia p. 795 sul piano del metodo che della bibliografia,
chiarire il problema delle origini di Israele e
della più antica letteratura sulle sue tradizio-
ni religiose continua ad apparire un’impresa
1.  Ebraismo e giudaismo non facile.
Una prima difficoltà nasce dalla distan-
Ebraismo e giudaismo sono due termi- za tra gli avvenimenti e la loro trasmissione
ni che si distinguono in quanto designanti fino al documento scritto, che spesso è note-
il tutto rispetto ad una parte: con il termi- vole: la critica letteraria riesce più facilmente
ne «ebraismo» si designa tutto l’arco stori- a cogliere le redazioni dei testi nella loro fase
co da Abramo, il primo ebreo, ad oggi, men- terminale, mentre risulta più difficile fare la
tre il termine «giudaismo» connota la sto- stessa cosa per quanto riguarda il processo di
ria del popolo ebraico a partire dai tempi di formazione dei medesimi e delle tradizioni
Esdra e Neemia (V secolo prima dell’era vol- che vi confluiscono. Soprattutto per le tra-
gare o cristiana), da quando cioè l’ebraismo è dizioni primitive d’Israele, i parallelismi in-
stato fondamentalmente costituito dalla su- terni al testo biblico, e ancor più quelli ester-
perstite tribù di Giuda localizzata nella Giu- ni allo stesso, non sono sufficienti a garanti-
dea. Con «giudaismo» si intende pertanto re una certezza storicamente documentata
quella forma storica e culturale dell’ebraismo secondo la moderna accezione storiografica.
che ha come protagonista la tribù di Giuda Anche i dati forniti dall’archeologia e dalla
e il suo territorio dalla fine dell’esilio babi- stessa paleoantropologia non riescono a deli-
lonese (538 prima dell’era volgare) a seguito neare sufficientemente l’ambiente in cui tali
dell’editto di Ciro fino ad oggi. Da un punto letterature sono sorte, in quanto il medesimo
di vista storico, il giudaismo può essere ripar- è notoriamente scarso di dati culturali sia dal
tito in epoche diverse; da un punto di vista punto di vista epigrafico che strutturale: in
generale possiamo distinguere: il giudaismo altri termini presenta scarsità di costruzio-
antico (VI/V-IV secolo prima dell’era volga- ni, edifici in genere o materiali affini. Tutto
re), il giudaismo pre-rabbinico o nascente, re- ciò può spiegare un diffuso scetticismo circa
centemente ridefinito da Gabriele Boccacci- l’antichità delle tradizioni letterarie di Israe-
ni come medio giudaismo (III secolo prima le e, conseguentemente, la rimessa in discus-
dell’era volgare-II secolo dell’era volgare), il sione della critica del Pentateuco e dei primi
giudaismo rabbinico (dal II secolo dell’era libri storici fissatisi nel canone ebraico della
volgare a oggi). Gli studi sull’ebraismo anti- Scrittura.
co e sul medio giudaismo riguardano pertan- Al di là delle diverse posizioni registrabili,
to un arco di tempo che comprende le origini si può comunque rilevare che attualmente la
di Israele, la monarchia, il periodo dell’esilio ricerca appare ancora condizionata dalla così
e del secondo Tempio fino alla seconda rivol- detta «scuola tedesca» di von Rad e soprat-
ta giudaica successiva alla caduta del Santua- tutto di Noth, la cui Überlieferungsgeschichte
rio di Gerusalemme, che determina l’accen- des Pentateuchs del 1948 rimane tutt’ora un
tuarsi della diaspora. classico. Ovviamente da allora, cominciando
786 E.L. Bartolini

dalla stessa cultura tedesca, gli studiosi han- vamente abbondante, che tuttavia evidenzia
no preso le distanze ma, anche se le soluzio- sempre di più una serie di problemi metodo-
ni ipotizzate sono diversificate, le istanze di logici i quali, nonostante più di un secolo di
fondo sembrano inalterate. A questo va inol- storiografia scientifica, rendono il lavoro del-
tre aggiunto che se la «scuola europea» si lo storico che si occupa di questo argomento
presenta attualmente piuttosto variegata, la un’impresa sempre meno facile. Gli studio-
«scuola americana» si presenta invece spac- si infatti devono oggi confrontarsi con fon-
cata tra un indirizzo tradizionale – che va ti composte da differenti tradizioni, talvolta
dalla linea di Albright a quella del francese contraddittorie, altre volte artificiosamente
De Vaux – e un indirizzo «post-nothiano», uniformi e schematiche, che dovrebbero fare
che porta allo scetticismo sopra menzionato. da fondamento per una ricostruzione stori-
Il metodo Albright tende innanzitutto a ri- ca degli eventi. La fonte principale per rico-
costruire l’ambiente mediorientale nel quale struire la storia di Israele è infatti costituita
si è formata la Bibbia avvalendosi di discipli- dal testo biblico, al quale si aggiungono i re-
ne diverse (archeologia, toponomastica, et- perti archeologici, le opere di Giuseppe Fla-
nologia, epigrafia), cercando o ricostruendo vio, Filone di Alessandria ed Eusebio di Ce-
nessi diretti e indiretti, e riconosce alle testi- sarea, che vanno comunque vagliate criti-
monianze bibliche un ampio margine di ve- camente e che, per alcuni aspetti, non sono
ridicità storica; l’indirizzo tedesco-america- sempre sufficientemente affidabili dal punto
no più recente, al quale vanno affiancando- di vista storiografico. Per quanto riguarda la
si studiosi europei e israeliani, tende invece a testimonianza biblica, risulta sempre più dif-
restringere i margini di storicità di tutti quei ficile stabilire i margini di storicità dei rac-
racconti che sono anteriori all’insediamento conti precedenti all’epoca monarchica, limi-
tribale o anche agli inizi della monarchia da- te che, secondo gli studi di Soggin pubblica-
vidica (X secolo prima dell’era volgare). Per- ti nel 2002, andrebbe spostato a quella tar-
tanto, mentre la critica letteraria ha estremiz- doesilica, cioè al VI secolo prima dell’era vol-
zato i dati della scuola di Noth, quella storica gare [Soggin 1983, 62-64]. Anche i dati for-
– riprendendo i medesimi – si è avvalsa an- niti da Giuseppe Flavio, ebreo di stirpe sa-
che degli apporti archeologici non raramen- cerdotale, prima al comando in Galilea del-
te sopravvalutati. Tuttavia la contemporanea le truppe della rivolta ebraica negli anni 67-
povertà di dati letterari paralleli alla Bibbia, 74 dell’era volgare ma poi passato dalla parte
come pure di quelli epigrafici già segnalata, dei romani, presentano spesso difficoltà dal
ha portato non pochi studiosi ad abbassare la punto di vista storico: egli infatti scrive per
redazione delle narrazioni veterotestamenta- legittimare la propria persona davanti ai ro-
rie fino all’esilio babilonese, riaprendo il di- mani e per presentare al mondo ellenistico e
battito sulle possibili modalità interpretative romano l’ebraismo legittimandolo di fronte
dei dati a disposizione. al paganesimo; cita inoltre autori fenici e gre-
Le opere che si occupano della storia di ci riferendosi a testi andati perduti: pertanto
Israele dalle origini fino alla caduta del se- è difficile verificare sia il suo livello di obiet-
condo Tempio e alla seconda rivolta giudai- tività che di autenticità. Per quanto riguarda
ca di Bar-Kosiba o Bar Kokbah (132-135 infine le notizie riferite da Filone di Alessan-
dell’era volgare), registrano un periodo par- dria ed Eusebio di Cesarea, pur essendo spes-
ticolarmente produttivo soprattutto negli so interessanti, talvolta sono purtroppo prive
anni che vanno dal 1940 ad oggi. A partire di valore per la loro impostazione decisamen-
dalla seconda guerra mondiale in avanti, sia te apologetica [Soggin 1983, 65].
i biblisti che gli orientalisti si sono occupati In particolare, la domanda che per lo sto-
della storia di Israele producendone una o co- rico rimane fondamentale al riguardo – e che
munque inserendola nei propri lavori scien- già si erano posti l’olandese Kuenen [1869] e
tifici. Ne risulta una produzione significati- il tedesco Stade [1885] – è la seguente: in che
Ebraismo antico e medio giudaismo 787

circostanze, dove e quando, è iniziata la sto- sioni e considerazioni posteriori agli eventi
ria di Israele? Una cosa appare certa: all’epo- menzionati, o addirittura essere il frutto di
ca dell’epistolario di el-‘Amarna (databile at- una vera e propria invenzione per fini apolo-
torno al XIV secolo prima dell’era volga- getici o polemici. Nel caso della storia di Isra-
re), non solo non viene mai fatto riferimen- ele, lo storico moderno deve misurarsi con ri-
to a entità che portino i nomi di Israele e cerche che hanno messo in evidenza la chia-
Giuda – le tribù il cui nome è legato ai regni ra influenza della redazione esilica e postesi-
del Nord e del Sud –, nel secondo millennio lica sulle vicende del periodo preesilico, re-
non c’è neppure posto per loro nella regio- dazione non a caso definita «epoca creati-
ne. Solo negli ultimi anni del millennio, im- va» di Israele [cfr. Friedman 1981]. Ricono-
provvisamente, Israele e Giuda si sviluppano scere l’antichità di determinate tradizioni ri-
rapidamente in quello che la tradizione bibli- sulta pertanto un’impresa non facile che ha
ca chiama il regno unito di Davide e di Salo- inevitabili ripercussioni anche sul piano er-
mone, che per altro ha una breve durata in meneutico.
quanto viene presentato legato solo a due ge- Ulteriore problema aperto per la storio-
nerazioni. Come sottolinea Soggin, allo sta- grafia è inoltre l’impossibilità di scrivere
to attuale delle ricerche sembrano essere solo una storia «laica» di Israele, una storia dun-
questi i dati di fatto sicuri dal punto di vi- que libera da concetti teologici quali «popo-
sta storiografico [Soggin 1983, 42-43]. D’al- lo di Dio», «popolo eletto» con cui Israe-
tro canto, come ha ribadito Liverani a parti- le ha compreso se stesso, una storia che pos-
re dal 1980 sulla «Rivista Biblica Italiana» sa quindi prendere le debite distanze da in-
[Liverani 1980, 9-32], il problema dell’etno- terventi divini. La religione di Israele e la sua
genesi – sia in Israele che altrove – non ha storia sacra sono infatti parte integrante del
una soluzione dall’interno: soltanto quando suo pensiero, costituiscono un elemento im-
un popolo già esiste e ha acquisito determi- portante e qualificante della storia del po-
nate strutture comincia a porsi domande cir- polo, e l’analisi onesta dello storico non può
ca le proprie origini, su come è giunto ad es- prescindere da questo.
sere ciò che è, su cosa lo distingue dai popoli Riguardo poi il rapporto fra la storiogra-
circostanti. Possono passare anche secoli pri- fia di Israele e quella del vicino Oriente anti-
ma che tale processo abbia inizio, ed è solo in co, gli studi recenti – e soprattutto quelli di
una visione retrospettiva che un popolo cer- Soggin – sottolineano da una parte la scar-
ca di dare ragione degli elementi che hanno sa conoscenza dal punto di vista storiografi-
causato e condizionato la propria formazio- co del periodo preesilico, mentre – contraria-
ne. Chi si avvicina al fenomeno dall’ester- mente ad una diffusa opinione precedente –
no legge invece le cose da un punto di vista si tende a pensare che la storiografia nel pe-
diverso, può studiare l’origine di un popolo riodo esilico e postesilico non differisca so-
prima che il medesimo si sia reso conto della stanzialmente da quella degli altri paesi del
propria identità. vicino Oriente. Gli studi di Albrektson del
Il lavoro dello storiografo diventa pertan- 1967 a cui hanno fatto seguito quelli di mol-
to simile a quello di un investigatore che va- ti altri studiosi, hanno rimesso in discussione
luta tutti gli elementi raccolti, direttamen- la tesi diffusissima – diventata in alcuni am-
te o indirettamente collegati al fenomeno in bienti assiomatica – secondo la quale la fede
questione, per arrivare il più vicino possibi- di Israele (e soltanto quella) sarebbe stata fon-
le ad una ricostruzione autentica degli eventi. data sulla storia e avrebbe pertanto prodotto
Tuttavia il problema del così detto inquina- una storiografia qualitativamente superiore a
mento delle prove non è di facile soluzione: quella degli altri popoli della regione, tesi che
il dato conservato e trasmesso, proprio per le non può essere criticamente dimostrata [Al-
dinamiche della mentalità antica che non è brektson 1967]. L’unica differenza secondo
storiografica, può essere il prodotto di rifles- Soggin evidenziabile è il fondamento mono-
788 E.L. Bartolini

teista, in virtù del quale ogni intervento di- 2.2.  Le opere relative alla storia di Israele
vino nella storia viene presentato in manie- negli ultimi decenni
ra diversa rispetto a quanto accade in altre ci-
viltà, fondamento che dobbiamo presuppor- Nell’orizzonte delle numerose opere che
re in Israele nel periodo in cui la storiografia hanno caratterizzato le ricerche degli ultimi
giunge alla maturità, e che è tuttavia docu- 150 anni, dalle quali – nonostante i problemi
mentabile in epoca relativamente tarda e non sopraesposti – emergono comunque dati si-
implica necessariamente un riconoscimento gnificativi, prenderemo in considerazione le
di superiorità [Soggin 1983, 52-54]. principali, quelle che maggiormente hanno
Si riconosce quindi oggi che, nell’ambi- inciso sulla storia della ricerca determinando
to della storiografia orientale antica, c’è un tendenze e scuole di pensiero, con una par-
orientamento verso vari scopi che possono es- ticolare attenzione al periodo dal dopoguer-
sere ricondotti ad un comune denominatore: ra in poi.
una sorta di «propaganda» con cui la casa Il primo ad utilizzare l’ipotesi documen-
regnante viene glorificata in quanto costrut- taria per la storia di Israele è stato Wellhau-
trice di opere monumentali – specialmente sen [1894], e allo stesso si deve l’importan-
templi –, promotrice di campagne militari te voce Israel nell’Encyclopaedia Britannica
vittoriose, per il buon governo e per la giusti- [XIII, 1881, 369-431], mentre si riconosce a
zia sociale [cf. Liverani 1988]. Altri elemen- Kittel [1888 e con titolo diverso 1909-1932]
ti ricorrenti nella storiografia orientale anti- il primato dell’utilizzo sistematico dei testi
ca, e riscontrabili anche nei testi biblici, sono del vicino Oriente antico, e per questo può
il tentativo di legittimare eventuali usurpato- essere considerato l’iniziatore del metodo
ri [cfr. 2Re 11,2 e 2Cr 22,11] e la necessità di storico-comparativo. Il primo, e da molti ri-
reclamare l’investitura diretta del re da par- tenuto ancora valido, tentativo di analisi sto-
te della divinità al posto di un altro sovrano rico-sociologica dell’Israele antico lo si deve
[cfr. 1Sam 16,1-16 e 2Re 9,1-10]. C’è inoltre invece a Weber [1921]: riguardo la sua ope-
la tendenza comune a giustificare i rappor- ra sono interessanti gli studi di Schluchter
ti di sottomissione in nome di sentimenti di [1981] e di Schäfer-Lichtenberger [1983].
gratitudine da parte dell’inferiore che riceve Un’opera fortemente conservatrice ma di
presunti benefici da un superiore benefatto- grande successo è quella di Ricciotti [1932
re, così come nelle iscrizioni reali, nelle cro- e rist. successive], in molti passaggi acritica,
nache e negli annali emerge sempre decisivo che parafrasa il testo biblico integrandolo
l’intervento della divinità nel destino degli con materiali extrabiblici. Di notevoli capa-
uomini in rapporto al loro comportamento. cità di sintesi e di esposizione, Ricciotti tut-
Si tratta pertanto di una storiografia teologi- tavia tende ad ignorare le diverse problema-
ca, che accomuna il popolo di Israele ai popo- tiche fornendo al lettore una visione dei dati
li della Mesopotamia, della Siria, dell’impe- apparentemente chiara ed evidente. Appare
ro hittita e, per alcuni aspetti, può essere in invece solido il lavoro di Robinson e Oester-
misura minore riscontrata anche in Egitto. Il ley [1932] che, nella migliore tradizione di
monoteismo, il cui sviluppo è tuttavia docu- Oxford e Cambridge, offre ancora oggi ele-
mentabile tardivamente, rimarrebbe pertan- menti utili per comprendere le problemati-
to la principale differenza fra la storiografia che degli anni Trenta.
biblica e quella del vicino Oriente antico. Un grande archeologo e filologo che, pur
Il problema aperto continua pertanto ad non essendo storico, filosofo e teologo, riesce
essere quello di individuare in maniera do- a produrre un ardito lavoro di sintesi storico-
cumentabile e verificabile l’inizio della sto- filosofico-teologica è Albright [1940, 19572]:
ria di Israele, domanda non nuova alla quale egli interpreta la storia d’Israele come para-
da più di un secolo gli storici tentano di dare digma dell’evoluzione dell’umanità verso il
una risposta. monoteismo, procedendo secondo lo schema
Ebraismo antico e medio giudaismo 789

hegeliano di tesi, antitesi e sintesi. Sull’attivi- [1977, 19823, tr. ital. 1981] che, in un capitolo
tà archeologica e filologica di Albright si pos- finale anche se in forma piuttosto «spiccia»,
sono vedere gli studi di Running-Freedman presenta la storia di Israele dagli anni 70/135
[1975], opera forse un po’ troppo apologeti- dell’era volgare fino all’epoca contempora-
ca, quelli molto critici di Long [1997] e quel- nea. Indispensabile punto di partenza per
li di King [1983]. ogni ricerca successiva è l’opera collettiva di
Un classico che non può essere ignorato, vari specialisti – ciascuno per il proprio pe-
in quanto ha determinato gli studi per circa riodo – curata da Hayes-Miller [1977]: essa
mezzo secolo, è l’opera di Noth [1950, 19542 offre un quadro completo dello status quae-
e tr. ital. 1975]: egli riconduce le origini di stionis e delle diverse soluzioni proposte, sen-
Israele ad una «lega tribale» che colloca ne- za rifuggire da quelle originali.
gli ultimi secoli del secondo millennio prima Opera succinta ricca di spunti essenziali e
dell’era volgare e che definisce come «anfi- originali è quella di Jagersma [1981 e 1985]:
zionia», termine che egli mutua da istituzio- presenta dati a partire dal secondo millen-
ni analoghe da lui conosciute nel mondo el- nio prima dell’era volgare dichiarando però
lenico e italico ma che riferito ad Israele può esplicitamente l’indisponibilità di elementi
apparire improprio, in quanto già poco chia- certi nel periodo precedente alla monarchia.
ro per quel che si riferisce al mondo classico Il lavoro si articola in due volumi: il primo
e che presuppone la residenza attorno ad un termina con Esdra e Neemia e il secondo con
santuario comune, difficilmente dimostrabi- gli avvenimenti del 70 e del 135 dell’era vol-
le per la fase più antica della storia di questo gare, cioè con la caduta del Tempio e la se-
popolo. Oggi le ipotesi di Noth sono state ri- conda rivolta giudaica. Con una impostazio-
messe in discussione. ne essenzialmente conservatrice si propone
Nella linea della scuola di Albright e di invece l’opera monumentale di Mazar [1964-
impostazione piuttosto conservatrice è in- 1984]: la prima serie si occupa del periodo bi-
vece l’opera di Bright [1959, 19813]: pur evi- blico e immediatamente postbiblico e, una
tando il fondamentalismo poiché procede in volta completata, dovrebbe presentare dati
modo critico, tende ad attribuire ai testi bi- fino ai giorni nostri. Simile per impostazio-
blici un notevole valore storiografico senza ne è anche il lavoro di Ben-Sasson [1976], il
per altro volerli forzare, e questo non per mo- cui primo volume si riferisce all’epoca bibli-
tivi religiosi, ma perché li considera adegua- ca. Cazelles [1982] invece propone una «sto-
tamente confermati dai reperti archeologici. ria politica» che, comprensibilmente, viene
Elementi decisamente esaurienti in re- presentata in maniera sistematica a partire
lazione alla preistoria si possono trovare dalla vita delle tribù nel periodo precedente
nell’opera di De Vaux [1971-1973], pensata alla monarchia di Davide e arriva fino al pe-
dall’autore in tre volumi ma purtroppo in- riodo di Alessandro.
terrotta a causa della sua morte. Della stes- Un valido compendio divulgativo è l’ope-
sa è disponibile il primo volume completo ra di Castel [1982], che si presenta originale e
e qualche frammento del secondo. Una re- utile per le numerose illustrazioni, i diagram-
censione è ritrovabile in Liverani [1976]. Al- mi, le carte geografiche e la riproduzione di
tra opera solida per impostazione e originale testi orientali antichi. Valida e particolar-
nelle soluzioni proposte è quella di Gunne- mente importante anche l’opera di Donner
weg [1973, 19822], mentre importante per i [1984 e 1986], che segue una struttura tra-
contributi in campo egittologico – anche se dizionale pur dubitando della possibilità di
moderatamente conservatrice nell’imposta- ricostruire l’epoca premonarchica. Ritrovia-
zione – è l’opera di Hermann [1973, 19802 , mo poi Miller e Hayes [1986], questa volta
tr. ital. 1976]. come autori e non più curatori, che ritengo-
Un’ulteriore sintesi delle problematiche e no prive di valore per il periodo che intendo-
delle possibili soluzioni è offerta da Fohrer no descrivere le tradizioni riguardanti quello
790 E.L. Bartolini

anteriore alla formazione dello stato. L’opera opere di Boccaccini [1993] e Sacchi [1994],
tra l’altro riproduce molti testi orientali anti- nelle quali viene individuato e definito il pe-
chi rilevanti per la storia di Israele. riodo del giudaismo medio come nuova chia-
Molto originale – e per certi aspetti un po’ ve di lettura per collegare in maniera diver-
«estremista» –, anche se non sempre preci- sa gli sviluppi postesilici sia al giudaismo rab-
so come ci si aspetterebbe, è il lavoro di Gar- binico che al nascente cristianesimo. Pochi
bini [1986], nel quale la Bibbia ebraica vie- anni dopo Whitelam [1996] denuncia quel-
ne considerata come documento ideologico la che definisce l’esclusione degli altri popo-
dell’epoca postesilica tarda. È stato critica- li dalla storiografia ufficiale, mentre Grab-
to in particolare per le sue osservazioni sugli be [1997] propone il resoconto di un conve-
studiosi delle Scritture ebraiche – soprattut- gno relativo alla possibilità o meno di scrive-
to per quelli dell’area riformata tedesca – ri- re una storia di Israele, nel quale si registra-
tenute non sempre pertinenti, tuttavia il suo no sia interventi negativi, che possibilisti o
rimane un lavoro importante che non può interlocutori. Long [1999] invece raccoglie
essere ignorato. È stato recensito criticamen- una serie di saggi di autori diversi su proble-
te da Liverani [1988], Engel [1988], Murphy matiche inerenti alla storia di Israele, fornen-
[1988], Davies [1990]. do pertanto un’opera utile per la valutazione
Decisamente importante, anche se di di- dello stato delle diverse ricerche.
mensioni ridotte per la vastità degli argo- Originale e aggiornata anche l’opera di
menti affrontati, è inoltre l’opera di Lemche Bordreuil e Briquet [2000], la quale consi-
[1988], che a ragione sostiene la scarsità di dera le ricostruzioni dell’epoca pretestuale e
informazioni – ammesso che le stesse siano statuale antica come una creazione di Israele.
sufficientemente documentate – sul periodo Degne di nota inoltre sono le opere di Mala-
anteriore alla formazione dello Stato, e preci- mat [2001], che raccoglie una serie di saggi su
sa che di fatto anche del periodo monarchi- temi vari della storia di Israele, e di Menden-
co conosciamo solo quanto il Deuteronomio hall [2001] che ripropone in veste rinnova-
e il tardo Cronista ci vogliono far conoscere. ta le sue tesi del 1962 e 1973, piuttosto con-
È possibile ricavare qualcosa dai Profeti e dai servatrici ma ben illustrate e dotate di testi
testi orientali antichi, ma non è molto. orientali antichi pertinenti.
Diversi orientamenti e, di conseguenza, È Soggin [1983 e 2002] invece a dare
diverse soluzioni sono proposte nell’opera un nuovo impulso alla ricerca proponendo
curata da Shanks [1988], mentre nello stesso aspetti metodologici fortemente innovativi, e
periodo Vermeylen [1988] offre utili tenta- offrendo una prospettiva considerata oggi da
tivi di sintesi attraverso una sorta di dispen- molti come un punto di riferimento rispet-
sa delle sue lezioni universitarie. Non mol- to al quale non si può tornare indietro. Già
ti anni dopo, Albertz [1992] con abbondan- la sua prima edizione della Storia di Israele
za di materiali offre una storia monumen- negli anni Ottanta ha suscitato interesse ge-
tale della religione israelitica: l’impostazio- nerale sia in Italia che all’estero, conoscendo
ne appare piuttosto conservatrice, in quan- inoltre numerose edizioni: da quella inglese
to cerca di ricostruire la religione dei patriar- più volte riedita, alla spagnola, l’ungherese e
chi, dell’esodo, delle tribù in epoca anterio- la tedesca, in preparazione anche una in co-
re allo Stato e dell’epoca dei re. A distanza di reano. La nuova edizione italiana si presen-
un anno viene pubblicata da Edelman l’ope- ta secondo una redazione interamente rinno-
ra postuma di Ahlström [1993] che, nono- vata, sia per l’aggiornamento del testo e del-
stante una certa ripetitività, rimane un testo le bibliografie che per la disposizione del ma-
fondamentale. teriale. Tale edizione ha come obiettivo quel-
Per quanto riguarda invece in particolare lo di rendere conto della storia di Israele e di
il periodo dal postesilio agli eventi del 70 e Giuda considerate come due entità etniche e
del 135 dell’era volgare, interessanti sono le politiche – e probabilmente anche religiose –
Ebraismo antico e medio giudaismo 791

distinte, sebbene unite dalla lingua e da nu- colloca anche la proposta di Boccaccini [1993]
merose tradizioni comuni. Ne consegue per- relativa ad una ridefinizione delle diverse fasi
tanto sia una diversa esposizione dell’inse- del giudaismo, che individua nell’intervallo
diamento in Canaan che un nuovo approc- di tempo fra il III secolo prima dell’era volga-
cio ai tempi di Davide e di Salomone, duran- re e il II della medesima un momento defini-
te il quale le due entità di Israele e Giuda sa- bile come unità storiografica.
rebbero state precariamente riunite. Tale pe- Egli ritiene che sia necessario innanzitut-
riodo infatti, a differenza dell’edizione pre- to ripensare il significato del termine «giu-
cedente, viene collocato in quella che Soggin daismo», in quanto – a suo avviso – a causa
definisce la «preistoria», in quanto egli ri- delle polemiche confessionali dei secoli pas-
tiene che le fonti che si riferiscono al mede- sati, abbiamo ereditato l’immagine del giu-
simo siano tutte di origine tarda e presenti- daismo come di un fenomeno collegato ad
no numerose difficoltà dal punto di vista sto- una religione immutabile, la quale, a secon-
riografico [1983, 55-57]. Il tentativo è quello da dei punti di vista, viene ad un certo punto
di ricostruire una storia che non sia pregiudi- «sostituita» o «tradita» dai cristiani, man-
zialmente compromessa da preconcetti ideo- tenuta eroicamente o «rigettata» con ostina-
logici o teologici, nella consapevolezza di una ta cecità dagli ebrei. A tale approccio, da lui
proposta che presenta problemi ancora irri- definito polemico, che rischia di considerare
solti più che risultati certi. il periodo pre-rabbinico – definito da alcu-
Di analoga tendenza, e sempre agli inizi ni «tardo» o «intertestamentario» – come
del XXI secolo, una nuova opera di Liverani un’epoca quasi decadente, si contrappone la
[2004] cerca di ricostruire l’evoluzione del- visione degli studiosi moderni che ci presen-
le ideologie politiche e religiose in progres- tano invece un fenomeno storico-religioso
sione di tempo inserendo la storia d’Israele pluralistico e vitale che, agli inizi dell’era vol-
nel suo contesto antico-orientale. Emergono gare, dà origine ad una molteplicità di grup-
così quella che lui definisce la «storia norma- pi diversi nella quale affondano le radici sia il
le» dei due piccoli regni di Giuda e d’Israele giudaismo rabbinico che il cristianesimo [cfr.
– analoga a quella di tanti altri piccoli regni Boccaccini 1993, 27-43].
locali – e la «storia inventata», che gli esuli Secondo questa ipotesi, il termine «giu-
giudei costruiscono durante e dopo l’esilio in daismo» descrive l’intera famiglia – cioè il
Babilonia, proiettando indietro sulla loro sto- genus – di sistemi monoteistici che storica-
ria i problemi e le speranze del loro tempo. mente sono scaturiti dalla stessa radice me-
Infine, per quanto riguarda il periodo dio-orientale, sulla quale si innestano le nu-
del secondo Tempio, interessante è la recen- merose species da cui il genus giudaismo è
te valutazione critica delle fonti proposta da composto, le quali sarebbero: il samaritane-
Grabbe [2006], il quale cerca di esaminare le simo, il caraismo, il rabbinismo, il falashi-
strutture politiche e amministrative, la so- smo e il cristianesimo, quest’ultimo compre-
cietà e l’economia, la religione, il Tempio e il so come corrente interna al giudaismo medio
culto, lo sviluppo del pensiero e della lettera- fino circa alla seconda rivolta giudaica. La
tura e i principali eventi della storia di Giuda scelta dell’aggettivo «medio» per distingue-
in quell’epoca. re questa particolare fase del giudaismo da
quello antico precedente e da quelli succes-
sivi (giudaismo samaritano, giudaismo rab-
3.  Il medio giudaismo binico, giudaismo cristiano ecc.), cerca di ri-
spondere all’esigenza di un superamento del-
3.1.  Le ragioni soggiacenti alla definizione le precedenti denominazioni che, a suo giu-
dizio, sono in alcuni casi troppo confessiona-
Nell’orizzonte della ricerca sui diversi pe- li e in altri cronologicamente imprecise [cfr.
riodi della storia e del pensiero di Israele, si Boccaccini 1993, 42-47].
792 E.L. Bartolini

Dopo aver precisato i problemi ermeneu- dere il periodo nella sua globalità [cfr. Sacchi
tici che lo hanno spinto a percorrere nuove 1994, 270-286].
vie, Boccaccini, prendendo le mosse dalle in-
quietudini del II secolo prima dell’era vol- 3.2.  Un nuovo approccio ermeneutico
gare: mostra come l’approccio da lui propo-
sto metta in evidenza aspetti inediti riguar- Secondo l’ipotesi proposta da Boccacci-
do le tensioni e i diversi fermenti dell’epoca, ni, l’utilizzo della definizione di «giudaismo
e presenta le possibili piste di lavoro per uno medio» vuole essere il segno di un nuovo ap-
studio dei «giudaismi» (definizione conia- proccio ermeneutico, attraverso un termine
ta da Neusner) del primo secolo dell’era vol- che cerca il più possibile di indicare global-
gare: un terreno ancora poco esplorato, da mente un periodo abbracciando tutti i na-
cui emergono le figure di alcuni protagoni- scenti «giudaismi» tra i quali egli colloca
sti – come Filone e Flavio Giuseppe – e il di- anche il cristianesimo delle origini. Denomi-
battito su alcune problematiche dell’epoca nando questa fase del giudaismo come «me-
che determineranno lo svolgersi degli even- dio», si sottolinea la sua collocazione come
ti immediatamente successivi. L’approccio una sorta di cerniera fra il giudaismo antico
dichiarato è storico-filosofico [Boccaccini (VI-IV secolo prima dell’era volgare) e l’esi-
1993, 19]. stenza distinta e separata – a partire dal II se-
Tale impostazione è stata ripresa da Sac- colo dell’era volgare – dei due rami principali
chi [1994] nella sua opera relativa alla sto- in cui si evolve il genus giudaico in epoca suc-
ria del secondo Tempio, nella quale presen- cessiva: vale a dire il cristianesimo e il rabbi-
ta sia le caratteristiche del giudaismo medio nismo [cfr. Boccaccini 1993, 47].
sia i grandi temi ad esso collegati, sottoline- Chi propone tutto ciò si preoccupa inol-
ando che la peculiarità di questo periodo è tre di precisare che al termine «medio giu-
un fatto tanto sicuro quanto difficile da de- daismo» non va attribuita nessuna valenza
finirsi, in quanto si delinea decisamente sul- ideologica ma solo cronologica: viene utiliz-
lo sfondo delle religioni e delle culture che lo zato per designare una periodizzazione cro-
circondano per il rigido monoteismo e per nologicamente definita, non un sistema or-
la fedeltà alla tradizione di Israele così come ganico e omogeneo di pensiero, tanto meno
era interpretata allora, tuttavia le numerose una teologia. Si riconosce tuttavia che l’uso
correnti che ne costituiscono la vitalità im- di un nome non è una questione secondaria e
pediscono una sua definizione troppo preci- che la definizione di un’epoca non è una sem-
sa. Egli comunque sostiene l’esigenza di una plice convenzione: di fatto la nuova proposta
terminologia nuova e di un approccio diver- terminologica si presenta nell’orizzonte di
so per uno studio di questo periodo che cer- un nuovo approccio ermeneutico ritenuto
chi di interpretare la realtà della storia in ma- più corretto rispetto a quello legato a defini-
niera più oggettiva, meno condizionata dai zioni precedenti [cfr. ibidem, 48].
problemi teologici moderni. A differenza Tale prospettiva, che cerca di collocar-
però di Boccaccini, Sacchi preferisce definire si nella linea di una ricerca storica atten-
la pluralità che caratterizza quest’epoca uti- ta a non farsi influenzare da schemi confes-
lizzando il termine tradizionale «correnti», sionali, non è condivisa da tutti gli studio-
anziché «giudaismi», per sottolineare la co- si. Ha comunque aperto un dibattito al ri-
scienza che gli ebrei del tempo avevano di ap- guardo ponendo l’accento sulle caratteristi-
partenere ad un unico gruppo etnico e cul- che di un periodo della storia giudaica che,
turale anche se al suo interno molto variega- anche se forse ancora troppo poco studiato, è
to; concorda invece sull’idea che la divisione per molti aspetti unico nel suo genere: alcu-
in corpora della letteratura del giudaismo me- ni gruppi e movimenti, come l’insediamen-
dio, fatta su base ideologica e teologica, sia la to a Qumran sul Mar Morto e l’esperienza
causa maggiore della difficoltà di compren- dei Terapeuti in Egitto, hanno inizio e fine
Ebraismo antico e medio giudaismo 793

proprio in tale contesto e non si ripeteranno di un racconto-base comune, e procede poi


più nei secoli successivi del giudaismo rabbi- cercando di cogliere la «storia delle tradizio-
nico, così come le tensioni e i diversi fermen- ni» e il loro formarsi e raggrupparsi attorno
ti religiosi di quest’epoca sono fondamentali ad alcuni grandi temi o filoni che si collega-
per comprendere le dinamiche degli svilup- no, si organizzano, crescono e si mescolano
pi sia in ambito ebraico – dove si registra la nell’ambito del culto e dei racconti popolari.
fine del giudaismo non rabbinico più vicino Soggin ritiene che tale tentativo di ristruttu-
al mondo ellenistico – che in quello cristiano razione del materiale del Pentateuco propo-
dove invece avviene la separazione fra Chie- sta da Noth, unitamente alla sua ipotesi di far
sa e sinagoga. iniziare la storia di Israele vera e propria con
la «lega tribale» – come abbiamo visto da
lui definita «anfizionia» – che sarebbe stata
4.  Tendenze e osservazioni critiche fondata nelle circostanze descritte al capito-
lo ventiquattresimo del libro di Giosuè, non
Considerando nel loro insieme le opere so- solo fonde in un unico complesso la tradizio-
pra elencate relative ad uno studio scientifico ne biblica e la ricerca moderna, ma potrebbe
della storia di Israele, e cercando di fare un risolvere in maniera apparentemente brillan-
bilancio di ciò che può essere definita l’ere- te il problema storico di un’epoca della qua-
dità con la quale la ricerca deve misurarsi agli le sappiamo poco o nulla, e potrebbe indicare
inizi dell’era attuale, possiamo innanzitutto con sufficiente chiarezza dove cercare l’origi-
affermare che si nota con una certa evidenza ne del culto israelitico, della lotta contro la
che, mentre gli studi prodotti nella seconda religione cananea e il sincretismo, della fede
metà del XIX secolo manifestano sovente il monoteistica e del concetto di alleanza. Tut-
dubbio circa la possibilità di risalire attraver- tavia egli però sostiene anche che, soprattut-
so dati certi a tempi anteriori alla monarchia to negli ultimi decenni, gli svantaggi di que-
e all’esilio, con la fine del XIX secolo e l’ini- sta ipotesi sono apparsi sempre più evidenti:
zio del XX si registra una sorta di riflusso di come già accennato, il concetto di «anfizio-
tipo tradizionalista: perfino Wellhausen, per nia» mal si adatta alla situazione delle tribù
ragioni di principio, e Kittel, sulla base dei di Israele in un periodo in cui è difficile di-
materiali orientali in via di scoperta, accetta- mostrare l’esistenza di un «santuario comu-
no l’ipotesi di un inizio documentabile della ne» come centro di aggregazione religiosa e
storia d’Israele alla fine del secondo millen- politica, inoltre Soggin insiste sul fatto che
nio prima dell’era volgare, e sulla stessa linea Israele [a Nord] e Giuda [a Sud] siano da con-
si muovono vari autori a cavallo del secondo siderarsi due entità etniche e politiche sepa-
conflitto mondiale. Weber e Noth tentano rate anche se con molti elementi in comune,
di risalire ad una ipotetica lega tribale, men- ipotesi che esclude pertanto la possibilità di
tre altri – come Malamat, Albright e più re- una lega tribale [Soggin 1983, 166-169].
centemente Bright – tentano di risalire fino Soggin sembra così spingersi con molta
all’età della pietra considerando la Palestina decisione su quella che qualcuno definisce
come regione. la rivoluzione copernicana degli ultimi de-
Decisamente originale e innovativa è in- cenni anche in campo biblico, determina-
vece l’opera di Soggin pubblicata a parti- ta dalla presa di coscienza delle origini dif-
re dagli anni Ottanta, che, soprattutto nel- ficilmente (o per nulla) documentabili del-
la nuova edizione della Storia d’Israele del la civiltà biblica, della marginalità di eventi
2002, presenta elementi sia a favore che cri- legati ad un gruppo non dominante nel me-
tici nei confronti dell’ipotesi di Noth, che si dio Oriente e quindi della conseguente scar-
basa sul testo masoretico diviso nelle quattro sità di fonti extrabibliche di confronto, nella
tradizioni classiche (jahwista, elohista, deu- convinzione oramai generalizzata che la Bib-
teronomista e sacerdotale) e sul presupposto bia non è sorta come documento storico ma
794 E.L. Bartolini

come testimonianza di una storia interpreta- l’approccio tende oggi ad essere sempre più
ta. Tale linea è stata adottata da quella che, multidisciplinare, utilizzando sia la critica
come ricorda Boschi, potrebbe essere defini- letteraria, sia quella storica e le scienze paral-
ta la «scuola di Roma» (da Liverani a Gar- lele o integrative – che vanno dall’archeolo-
bini, ecc.), la quale porta avanti una legittima gia, all’epigrafia all’etnologia e non solo –, è
tendenza che egli definisce «minimismo bi- indispensabile individuare un procedimento
blico» fondato quasi esclusivamente su pro- che cerchi il più possibile di coniugare inter-
ve extrabibliche per capire la Bibbia, secondo disciplinarietà e autonomia dei singoli am-
un assunto più o meno cosciente e dichiarato biti di indagine senza perdere di vista la di-
per cui la testimonianza al di fuori della stes- mensione teologica che caratterizza la testi-
sa è storica mentre quanto è detto al suo in- monianza biblica [cfr. ibidem, 91-93].
terno «non si sa». Boschi inoltre ritiene pro- Sempre più importante inoltre appare lo
blematica la polarizzazione di Soggin sul pe- studio del contesto entro il quale la storia di
riodo storico davidico-salomonico – che si Israele si svolge, che implica rimettere a tema
colloca sulla linea di una certa tradizione sia i confini dello spazio geografico entro il qua-
cristiana che israeliana – e l’analogia che egli le gli eventi si susseguono, il nome – o i nomi
propone tra le origini della storia di Israele e – con cui viene indicato nelle diverse epoche,
quella di Roma [cfr. Boschi 1989, 33-35]. le sue caratteristiche in relazione alla geogra-
Sempre secondo Boschi è problematica fia, al clima e alla popolazione, la sua politi-
anche la posizione di Garbini che, a suo av- ca sia interna che internazionale. Pertanto,
viso, estremizza le ipotesi di Soggin [si riferi- in ordine ad una miglior conoscenza della re-
sce a quelle pubblicate nel 1983] presentando gione, è necessario servirsi dei vari strumenti
una concezione di storia fortemente limita- che le scienze storiche e geografiche mettono
tiva sulla stessa linea di Liverani. In altri ter- oggi a disposizione dello studioso, comprese
mini: è impossibile fare una storia delle ori- le diverse geografie bibliche utili all’identifi-
gini di Israele, e questo vale per tutta la sto- cazione delle antiche località con quelle mo-
ria d’Israele come tale. Tale linea sarebbe ri- derne.
messa in discussione da Cazelles, più legato Riguardo infine l’ipotesi di ridefinire
al metodo di De Vaux anche se con alcuni ri- le varie fasi del giudaismo identificando in
tocchi: Israele è un piccolo gruppo nel vicino quello medio una unità storiografica, così
Oriente antico, non è tuttavia isolato e, so- come proposto da Boccaccini in epoca recen-
prattutto nel periodo della monarchia e dei te, il dibattito è aperto e suscettibile di nuovi
profeti, è possibile individuare concordanze imprevedibili sviluppi.
sicure con la storia generale assira, babilone-
se e persiana. La sua metodologia, restando 4.1.  Fra storia e teologia
nell’ambito della «critica delle forme», cer-
ca di valorizzare sia l’ambiente in tutte le sue Appare evidente che il dibattito sulle ori-
espressioni che i reperti storico-archeologici gini di Israele in alcune sue fasi ha creato
proponendo una «storia politica» di Israele smarrimento e scetticismo. L’istanza storio-
[cfr. Boschi 1989, 43-49]. grafica, non riuscendo a trovare – o trovan-
Al di là delle diverse posizioni e scuole do solo indizialmente – delle conferme do-
di pensiero, appare comunque con una cer- cumentate e documentabili, ha posto il te-
ta evidenza che il metodo storico-critico, che sto biblico sotto processo. La critica lettera-
costituisce uno strumento scientifico impre- ria non raramente si è indirizzata in fram-
scindibile per un’analisi oggettiva, non riesce mentazioni sparse o comunque disarticolate.
da solo a spiegare e a dare ragione di una vi- Di conseguenza la critica storico-letteraria,
cenda storica come quella di Israele, soprat- dopo un primo cinquantennio aureo, è stata
tutto nella sua fase più antica documentata scossa bruscamente e ogni metodo è stato ri-
principalmente dalla fonte biblica. Anche se messo in discussione. Anche quelli sorti al di
Ebraismo antico e medio giudaismo 795

fuori della Bibbia (analisi strutturale, del lin- confronto fra storia e teologia, cercando di
guaggio, lettura materialistica del testo sacro, contestualizzare sempre meglio la teologia
ecc.) non sembrano avere lunga durata e si ri- biblica in rapporto alle diverse fasi della sto-
velano spesso mode passeggere. Inoltre, l’af- ria di Israele, valutando l’evoluzione del con-
fermarsi di discipline autonome come l’ar- cetto stesso di teologia in relazione alle testi-
cheologia ha interpellato in maniera diretta monianze scritturistiche della fede del popo-
– e talvolta aspra – il documento biblico, so- lo di Israele secondo una corretta ermeneuti-
prattutto nelle sue parti più antiche e arcai- ca. Non si tratta quindi di esaurire il discorso
che come quelle delle origini. Quali prospet- in una pedante quanto discutibile ricostru-
tive dunque per una ricerca di questo tipo? zione storico-genetica dei testi biblici, ma di
Per non vanificare il notevole lavoro svol- individuare e assumere la fisionomia storica-
to sulle origini di Israele dagli inizi del No- mente significativa e teologicamente rilevan-
vecento a oggi, è necessario riprendere la di- te della letteratura riconosciuta come divina-
scussione su basi nuove ma non per questo mente ispirata che determina la sua successi-
distruttive, valorizzando l’approccio interdi- va disposizione canonica. Si tratta pertanto
sciplinare nel rispetto delle singole discipline di ripensare un nuovo approccio storico-re-
e, come sostengono diversi studiosi, rideline- ligioso che cerchi di capire come interpreta-
ando i rapporti tra storia, critica letteraria e re correttamente la dimensione storica delle
teologia [cfr. Boschi 1989, 7-8]. testimonianze bibliche nel rispetto della loro
Gli studi scientifici sulla storia di Israele dimensione religiosa.
di questi ultimi decenni, direttamente o indi-
rettamente hanno infatti rimesso a tema tale
questione proprio in riferimento alla consta- Bibliografia
tazione che, nella fonte biblica, storia e teolo-
gia convivono come due realtà complemen- G.W. Ahlström, The History of Ancient Palestine
tari. Come è stato precedentemente rilevato, from the Paleolitic Period to Alexander’s Conquest,
da tale fonte è impossibile prescindere, per- Sheffield 1993; R. Albertz, Religionsgeschichte Isra-
els, Göttingen 1992; B. Albrektson, History and the
tanto è inevitabile prendere in considerazio- Gods, Lund 1967; W.F. Albright, From the Stone Age
ne il fatto che le narrazioni in essa confluite to Christianity, Baltimore 1940 (19572); H.H. Ben-
rimandano ad un contesto e a un orizzonte Sasson (ed.), History of the Jewish People, London-
di pensiero che tende a fissare in forma scrit- Cambridge 1976; G. Boccaccini, Il medio giudaismo,
ta un’esperienza storica interpretata alla luce Genova 1993; P. Bordreuil - F. Briquel-Chatonnet, Le
temps de la Bible, Paris 2000; B.G. Boschi, Le origini di
della fede, soprattutto selezionando gli even- Israele nella Bibbia fra storia e teologia, Bologna 1989;
ti utili alle generazioni successive utilizzando J. Bright, A History of Israel, Philadelphia-London
un procedimento non facile da analizzare se- 1959 (19813); F. Castel, Histoire d’Israël et de Juda, des
condo la nostra mentalità storiografica mo- origines au IIème siècle après Jésus Christ, Paris 1982; H.
derna [cfr. Yerushalmi 1983, 15-40]. Cazelles, Histoire politique d’Israël, Paris 1982 (tr. ital.
1985); W.D. - L. Finkelstein (ed.), Cambridge History
Il fatto che dal punto di vista storiogra- of Judaism, I-II, Cambridge 1984-1989; R. De Vaux,
fico risulti sempre più difficile documen- Historie ancienne d’Israël, 2 voll., Paris 1971-1973; H.
tare con un margine di sicurezza accettabi- Donner, Geschichte des Volkes Israel und seiner Nach-
le soprattutto gli eventi più antichi, fatto che barn in Grundzügen, 2 voll., Göttingen 1984-1986;
G. Fohrer, Geschichte Israels, Heidelberg 1977 (19823),
può essere interpretato come segno di rigore tr. ital. 1981; R.E. Friedman, The Exile and Biblical
scientifico e non necessariamente solo come Narrative, Cambridge 1981; G. Garbini, Storia e ideo-
espressione di scetticismo nei confronti della logia nell’Israele antico, Brescia 1986 (20012); L.L.
dimensione storica della Bibbia, può favori- Grabbe (ed.), Can a History of Israel Be Written?, Shef-
re l’individuazione di piste e modalità di ri- field 1997; Id., A History of the Jews and Judaism in the
Second Temple Period. I, The Persian Period (539-331
cerca nuove. Non si tratta di rinunciare agli BCE), London-New York 2006; Id., Ancient Israel:
strumenti storico-critici, ma piuttosto di ri- What Do We Know and How do We Know?, London-
collocare in una prospettiva equilibrata il New York 2007; A.H.J. Gunneweg, Geschichte Israels
796 E.L. Bartolini

bis Bar Kochba, Göttingen 1973 (19794); J.H. Hayes - Louisville 2001; J.M. Miller - J.H. Hayes, A History of
J.M. Miller (ed.), Israelite and Judaen History, London Ancient Israel and Juda, Philadelphia-London 1987;
1977; S. Herrmann, Geschichte Israels, München 1973 M. Noth, Geschichte Israels, Göttingen 1950 (19542);
(19802), tr. ital. 1976; H. Jagersma, A History of Israel in tr. ital. 1975; G. Ricciotti, Storia d’Israele, Torino 1932
the Old Testament Period, London 1982; Id., A Histo- (e rist.); Th.H. Robinson - W.O.E. Oesterley, A Histo-
ry of Israel from Alexander the Great to Bar Kochba, ry of Israel, London 1932; L.G. Running - D.N. Freed-
London 1985; Ph.J. King, American Archaeology in the man, W.F. Albright. A Twentieth Century Genius,
Mideast, The American Schools of Oriental Research, New York 1975; P. Sacchi, Israele e le culture circonvici-
Philadelphia 1983; R. Kittel, Geschichte der Hebräer, ne, in «Rivista di Storia e di Letteratura Religiosa», 19
poi Geschichte des Volkes Israel, Sruttgart 1888 (19327); (1983), 216-228; Id., Storia del Secondo Tempio, Torino
A. Kuenen, De godsdienst van Israël, Haarlem 1869, tr. 19942 ; C. Schäfer-Lichtenberger, Stadt und Eidgenos-
ingl. London 1874; N.P. Lemche, The Israelites in Histo- senschaft im Alten Testament, Berlin 1983; W. Schluch-
ry and Tradition, Louisville-London 1998; M. Livera- ter, Max Webers Studie über das Judentum, Frankfurt
ni, rec. in «Oriens Antiquus», 15 (1976), 145-159; Id., a.M. 1981; H. Shanks (ed.), Ancient Israel, Washing-
Le «origini» d’Israele. Progetto irrealizzabile di ricerca ton 1988; J.A. Soggin, Storia d’Israele, Brescia 1983
etnogenetica, in «Rivista Biblica Italiana», 28 (1980) (20022); B. Stade, Geschichte des Volkes Israel, Berlin
1, 9-32; Id., Antico Oriente. Storia, società, economia, 1885, tr. ital. s.d. (fine 1800); J. Vermeylen, Un peuple
Bari 1988; Id., Prestige and Interest, Padova 1990; Id., passionné de Dieu, Bruxelles 1988; Id., David, Bruxel-
Guerra e diplomazia nell’antico Oriente, 1600-1100, les 1988; M. Weber, Das antike Judentum, Tübingen
Bari 1994; Id. (ed.), Le lettere di el-Amarna, 2 voll., 1921; J. Wellhausen, Israel, in Encyclopaedia Britanni-
Brescia 1998-99; Id., Oltre la Bibbia. Storia antica di ca, XIII, 1881, 369-431; Id., Israelitische und Jüdische
Israele, Roma-Bari 2004; B.O. Long, Planting and Geschichte, Berlin 1894 (19147); K.W. Whitelam, Isra-
Reaping Albright, Penn 1997; V.Ph. Long, Israel’s Past el’s Traditions of Origin. Reclaming the Land, in «Jour-
in Present Research, Winoa Lake 1999; A. Malamat, nal for the Study of the Old Testament», 44 (1989),
History of Biblical Israel, Leiden 2001; C. Martone, Il 9-42; Id., The Invention of Ancient Israel, London-
Giudaismo antico, Roma 2008; B. Mazar [Maisler] (ed.), New York 1996 (rist. 2001); Y.H. Yerushalmi, Zakhor.
The World History of the Jewish People, Tel Aviv 1964- Storia ebraica e memoria ebraica, Seattle-London 1982,
; G.E. Mendenhall, Ancient Israel’s Faith and History, tr. ital. 1983.

Potrebbero piacerti anche