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Recensione del libro LUIGI PELLEGRIN

Il mestiere di Architetto

<<Uninedita interazione tra mobilit, edilizia e natura questa appare la profonda e sofferta convinzione dellarchitetto lunica strada che abbiamo dinanzi per affrontare il tema della compatibilit ambientale in chiave n retrospettiva n velleitaria.>> Questa conclusione della misurata puntualizzazione con la quale Luca Zevi completa il bel volume su Luigi Pellegrin, in fondo racchiude il messaggio lasciato alle prossime generazioni da un architetto profondamente ammirato da tutti quelli che hanno avuto la possibilit di incontrarlo direttamente, di seguire le strade del suo pensiero originale, dedicato allarchitettura come unico possibile strumento di trasformazione dellambiente nelle mani delluomo; eppure un uomo la cui opera tanto vasta quanto poco conosciuta e, come doverosamente nota Amedeo Schiattarella nella breve presentazione, una figura da ricollocare nel panorama nazionale ed internazionale. Una vicenda ed una scelta professionale particolarissime, altre, facendo nostra una delle parole chiave del linguaggio densamente simbolico con il quale Pellegrin costruiva i suoi dialoghi, le sue lezioni, i suoi brevi, liberi testi, sempre apparentemente assolutamente divagando dal tema, sempre realmente preciso nellillustrare riflessioni pi profonde, molto al di l della reiterazioine e del suono delle parole. Cos nella sua architettura: attento alla sua strada, distaccato e fuori dalla meccanica dellarchitettura firmata, soprattutto dalle dispute locali. Accogliamo quindi con gioia luscita di questo libro, per certi versi unico, a pochi mesi dalla morte di Pellegrin. La sua presenza sembra voler emergere gi dalla silhouette in copertina, una scelta efficace; daltronde alla veste grafica, elegante, pensata, a volte quasi decorativa, si pu solo muovere lappunto di datare troppo opere che sono invece anche oggi nuove per potenzialit. Al riguardo Luigi Prestinenza Puglisi nel suo saggio introduttivo, esauriente e composto come sempre, giustamente scrive: <<Su di lui, nonostante le centinaia di opere realizzate, non esistono n monografie n, se si eccettuano gli articoli su lArchitettura, una consistente pubblicistica. Forse perch i problemi che pone toccano un nervo scoperto. Un tab che oggi si cerca di occultare. Quello del ruolo dellarchitetto. Che Pellegrin rifiuta di credere residuale, sovrastrutturale. Anche a costo di ridargli una centralit forse oggi non pi proponibile. Ma qualunque siano le risposte che vogliamo dare a questo problema, non possiamo non fare i conti con questi interrogativi e con la lezione di questo architetto, atipico e provocatorio, che ci invita a rifiutare ci che ci viene spacciato per progresso e, insieme, ci propone di tornare ad un rapporto pi autentico con la nostra esistenza, e cio con la nostra dimensione ancestrale, passando attraverso il futuro e la tecnologia.>> 11 01 - 2002 Francesco Ranocchi

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