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Copertina di Giancarlo Breccola

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Anno XVII n 4 OTTOBRE / DICEMBRE 2012

la

oggetta L
notiziario

di Piansano e la Tuscia

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Bagnoregio
Enrica Ciorba

dalla Tuscia

Un interessante contributo alla conoscenza della parlata bagnorese


Il dialetto di Bagnoregio nei versi di Filippo Paparozzi di Flavio Frezza
el dicembre 2012 stato pubblicato dal comune di Bagnoregio Il dialetto di Bagnoregio nei versi di Filippo Paparozzi (Viterbo 2012, 128 p. ill. b/n, ed. fuori commercio) di Flavio Frezza, collaboratore de la Loggetta e autore di pubblicazioni folkloricolinguistiche sulla Teverina viterbese. Lopera, da intendersi come saggio analitico della parlata di Civita di Bagnoregio di fine 800, esamina i versi di Filippo Paparozzi, poeta vernacolo civitonico, attraverso la lettura della sua raccolta I cinquanta sonetti di Bocella De-Caoni (Viterbo 1903), confrontata con ledizione postuma e rivisitata dal prof. Alessandro Gaddi I mi ersi (Ivrea 1932). Limportanza del lavoro tale da permettere lavvio di una ricostruzione storico-linguistica del bagnorese. Partendo, infatti, dalla rassegna dei sonetti originali di Paparozzi, debitaI cani (calanchi) della valle di Civita (foto di Massimo Calanca)

mente trascritti e esplicati in nota, si passa al confronto con lopera di Gaddi, il cui lavoro, a circa trentanni dalluscita degli originali, fu quello di rieditarli in una nuova stampa arricchita di annotazioni storico-biografiche e comprensiva di una Nota per la lettura e per il dialetto, di numerosi testi inediti e di un glossario piuttosto cospicuo (che nel lavoro che qui si presenta viene riedito ed ampliato). Il vizio pi gravoso del Gaddi fu, sicuramente, quello di manipolare gli stessi sonetti attraverso un intervento che si potrebbe definire censorio e certamente correttivo delle voci che, a suo giudizio, potevano sembrare troppo popolari.

dalla Tuscia
Tali rivisitazioni furono gi allora motivo di critica da parte di alcuni studiosi. Ad un esame pi attento, per, ci si rende conto di come il peccato originale del Gaddi si sia rivelato oggi un importante strumento di analisi e comparazione della parlata oggetto di studio. Se vero, infatti, che Gaddi forza i sonetti italianizzandoli, probabilmente allo scopo di renderli pi clti, anche vero che tale intervento mette in chiaro quali cambiamenti fossero avvenuti sul piano dialettale durante quellarco temporale e quali fossero i fenomeni presenti nel preciso periodo in cui dava di nuovo alle stampe il lavoro paparozziano. Le due opere, singolarmente considerate, come se ci mostrassero la fotografia di due dati momenti storici della situazione dialettale del territorio, ma al tempo stesso il loro raffronto permette una valida analisi diacronica degli stessi fatti linguistici. Il merito di Flavio Frezza consiste anche, ma non solo, in tale intuizione, nello scorgere, cio, dietro il demerito censorio del Gaddi, una forte risorsa per la ricostruzione della dinamiche linguistiche del territorio cui si fa riferimento. Pregio non di poco conto, considerando che lautore, non accademico ma pervaso da autentica passione per la materia, dimostra grande sensibilit di storiografo nel considerare che le lingue, cos come tutti i fenomeni sociali, mutevoli per loro stessa natura, sono in continuo movimento e modifica. Il confronto che egli opera, infatti, non si esaurisce nella comparazione dei due testi storici, ma prosegue nella riproposizione di testimonianze orali contemporanee, raccolte dal ricercatore stesso, attraverso ricerca sul campo, a vari esponenti della comunit locale bagnorese. Ci a maggior pregio del lavoro svolto da Frezza, il quale, con criticit scientifica raccoglie interviste che di nuovo ci consegnano tra le mani la situazione attuale delle parlate indagate e che fungono, inoltre, da documenti storici di quella cultura immateriale di cui le lingue e i dialetti fanno parte, e della quale la storia ufficiale ha, molto spesso, tenuto poco conto. A mio giudizio, quindi, il merito di questo lavoro proprio quello di restituire alla collettivit bagnorese parte della propria storia identitaria, che in questa analisi prende lavvio dal dialetto civitonico e della alle di fine 800, passa per la met del 900 concludendosi, o forse pi esatto dire arrestandosi temporaneamente, al secondo decennio del ventunesimo secolo. Lauspicio che lautore continui a perlustrare i territori in cerca di notizie e testimonianze che possano ancora arricchirci. NB: i cittadini di Bagnoregio possono ritirare una copia del libro rivolgendosi agli uffici comunali. Lautore e lamministrazione hanno tuttavia voluto mettere a disposizione di un pubblico pi vasto la versione digitale del testo, che pu essere scaricata dalla seguente pagina in formato PDF: www.comune.bagnoregio.vt.it Il Comune Utilit Pubblicazioni

Na quistione riligiosa
Vinisse anche r dilujo1, ma Rotani2 Sto Cristo3 nu lo lascio di nuelle4; Putite5 sput sangue a catinelle, Che tanto n ve lo do, corpo de cani! Pi facile sara cunt le stelle Di quello che ficc micch le mani6: Se fischio, f n armata di illani7 Cu sassi, brai bastoni e mazzarelle. Billacci! inorca su8, mica bullita9 Stacquaccia da form limpidimento; Sinn, se resta qui, per noi [] funita10. Sfilate dui pe ddui11 senza sgumento, Che Dio ci aggiutar pann ggi a Cita12, Senza pij malanni e in un mumento. Filippo Paparozzi
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Filippo Paparozzi, al secolo Bocella DeCaoni, poeta vernacolo di Civita di Bagnoregio (1828-1909)

Diluvio. Agli abitanti di Rota (lodierna Bagnoregio). 3 Per Cristo sintende lantico crocifisso situato nella chiesa di San Donato, a Civita. Gode di qualche vitalit la credenza secondo la quale il Cristo, dopo la tradizionale processione del Venerd Santo, che ha luogo nel capoluogo comunale, deve essere trasportato di nuovo a Civita, pena il suo passaggio di propriet dai civitonici ai bagnoresi. Vd. anche nota seguente. 4 Di nuelle, ovvero in nessun luogo; opponendogli i Rotani la sicurezza della custodia del sacro simulacro nel convento delle monache (nota del Gaddi). Vd. anche nota precedente. 5 Potete. 6 Sarebbe pi facile contare le stelle che mettere qui (sul Cristo) le mani. 7 Faccio, organizzo unarmata di villani (contadini che dispongono di una piccola propriet terriera). 8 Billacci (sopr.), prendi il peso in spalla! 9 Bollente. 10 Finita. 11 Due alla volta. 12 Dio ci aiuter ad andare a Civita.

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la Loggetta

ott-dic 2012

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