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La spiritualità religiosa femminile

XII secolo

Con Ildegarda di Bingen, teologa, visionaria e profetessa, gigante del XII secolo afferma con chiarezza
che la carne di Cristo è carne femminile, e questa carne salva il mondo, carne di Cristo che è carne della
sua Madre, Maria, la nuova Eva. Questo tema è meditato profondamente nella teologia medievale, la
compenetrazione carnale di Cristo e la sua Madre, Caterina di Siena e in Brigida di Svezia. Nella
Cristologia di Ildegarda, la parte divina di Cristo è sempre maschile, la parte umana è femminile. Questo
ha come conseguenza che Ildegarda non meta in discussione quelli che sono gli asserti gerarchici della
chiesa, non è la rivendicazione di un potere femminile, nessuna delle mistiche medievali rivendica per sé
privilegi sacerdotali, o vuol essere sacerdote. La parola di queste donne profetica si colloca su un piano
diverso, il piano del carisma, il dono, una consacrazione diretta da parte da Dio.

Non è ancora una teologia della maternità di Dio, per avere veramente una teologia della maternità di
Dio bisognerà aspettare molto tempo. Ma il vero punto di svolta è la figura della mistica, che la
grandissima Giuliana di Norwich, che ha scritto il libro delle rivelazioni. A dirittura c’è chi ha dubitato la
storicità di questa donna, perché soltanto si sa che era una eremita, che viveva come reclusa vicino alla
chiesa di San Giuliano, in Inghilterra. Lei è la teologa della maternità di Dio.

E così nella nostra creazione Dio onnipotente è il nostro Padre naturale, e Dio
onnisciente è la nostra Madre naturale, con l’amore e la bontà dello Spirito Santo, ed è
tutto un solo Dio, un solo Signore. E nel vincolarci e nell’unirci a lui egli è il nostro vero
autentico sposo e noi la sua diletta sposa e la fanciulla del suo amore, e con tale sposa
egli non è mai scontento, perché egli dice: “Io ti amo e tu mi ami, e il nostro amore non
si spezzerà mai”.

Io contemplai l’agire di tutta la beata Trinità, e in questa contemplazione io vidi e


compresi queste tre proprietà: la proprietà della paternità, e la proprietà della
maternità, e la proprietà della sovranità, in un solo Dio. Nel nostro Padre onnipotente
abbiamo la nostra protezione e la nostra felicità per quanto riguarda la nostra sostanza
naturale, che è in noi per creazione, fin da prima del tempo; nella seconda persona, nella
sua conoscenza e sapienza, abbiamo la nostra protezione, e per quanto riguarda la
nostra sensualità, il nostro riscatto e la nostra salvezza, poiché egli è nostra Madre,
nostro fratello e salvatore; e nel nostro buon Signore lo Spirito Santo abbiamo la
ricompensa e il dono per la nostra vita con i suoi affanni, e con questo supera
infinitamente nella sua mirabile cortesia e per la sua generosissima grazia tutto quanto
noi possiamo desiderare. Poiché tutta la nostra vita sta in tre cose: per la prima abbiamo
l’essere, per la seconda abbiamo la nostra crescita, e per la terza il nostro compimento.
La prima è la natura, la seconda è la misericordia, la terza è la grazia.

Quanto alla prima vidi e compresi che l’alta potenza della Trinità è nostro Padre, e la
profonda sapienza della Trinità è nostra Madre, e il grande amore della Trinità è nostro
Signore: tutto questo noi abbiamo nella natura e nella creazione della nostra sostanza. E
inoltre io vidi che la seconda persona, che è nostra Madre nella sostanza, la stessa
amatissima persona è ora diventata nostra Madre nell’ordine sensuale, poiché noi siamo
stati creati duplici da Dio, siamo cioè esseri sostanziali e sensuali. La nostra sostanza è la
parte superiore, e questa l’abbiamo in Dio onnipotente nostro Padre; e la seconda
persona della Trinità è nostra Madre per natura in quanto ha creato la nostra sostanza,
e così in lui siamo radicati e fondati, ed è nostra Madre per misericordia in quanto ha
assunto la nostra sensualità. E così nostra Madre opera su di noi in diverse maniere,
mantenendo indivise in sé le nostre due parti: in Cristo nostra Madre infatti noi
progrediamo e cresciamo, e nella misericordia egli ci rifà e ci riscatta, e in virtù della sua
passione, morte resurrezione, ci unisce alla nostra sostanza.

Così Cristo nostra Madre opera nella misericordia per tutti i suoi figli amati che gli sono
docili e obbedienti. E la grazia opera con la misericordia, e specificamente in due modi,
come mi fu mostrato, e questa operazione appartiene alla terza persona, lo Spirito
Santo. La sua opera è la ricompensa e il dono. La ricompensa è un premio per la fedeltà
che il Signore dà a quelli che hanno sofferto; e il dono è un’azione cortese di grazia che
egli fa liberamente, colmando i desideri e andando ben al di là di quanto la creatura
possa meritare1.

Il nostro salvatore, la vera madre, perché in lui siamo rigenerati. C’è una seconda natura, ripartoriti da
Cristo. Giuliana capisce che Dio è tutto e solo misericordia. Lei supera totalmente il tema del Dio della
vendetta e della giustizia, perché Cristo è tutto e solo misericordia e perdono. In questa tradizione
mistica si dice che c’è l’inferno, ma è vuoto. Questa è la religione delle donne e delle mistiche. Ma invece
si da una religione della paura e un po’ terroristica. La Teologia di Giuliana dovrà aspettare a che un Papa
possa ripetere le sue parole, il Papa Luciano, Primo papa che ha parlato di “Dio nostra Madre”. Una vera
frontiera del cristianesimo.

L’importanza storica di Ildegarda di Bingen è quella di avere rotto l’equazione Profezia-episcopato, e di


aprire la possibilità a una profezia per tutti. Si inaugura la grande stagione delle grande profezie
femminile medievale, che è profetismo anche politico.

Dal punto di vista della esperienza spirituale, Ildegarda non è il punto nervale del cambiamento, lei
rimane una monaca legata alla tradizione. Chi sconvolge l’ordine medievale è Francesco d’Assisi, una
rivoluzione spirituale. La vera trasformazione, si apre con lui un nuovo cristianesimo, e si apre un nuovo
sentimento di Dio. Un nuovo modo di intendere l’esperienza spirituale.

Al termino di Francesco, la tradizione spirituale era dominate dalli grandi mistici cistercensi. L’unione
con Dio realizzata per via di amore. Questo tipo di linguaggio, il amore, per spiegare l’unione dell’uomo
con Dio, in Francesco non c’è. Nel senso che il elemento di specificità, per prima volta diventa
determinante che per prima volta con lui appare un Dio-uomo. Con Francesco si inaugura una
Gesuologia. Il pensiero antico ha il problema della divinità di Cristo. La tensione è sul tema della divinità
di Cristo, come si vede anche nelle concili ecumenici, invece con Francesco è l’umanità, si riflette sul Dio
fatto uomo.

Maria nella tradizione occidentale, prima di Francesco, non c’è. Maria, Gesù e la sua vita è il punto
importante. Francesco si converte:
1
Giuliana di Norwich, Libro delle rivelazioni, 57, pp. 248-9. Per la teologia della maternità di Dio, si veda C. Walker
Bynum, Jesus as Mother: Studies in the Spirituality of the High Middle Ages, Berkeley-Los Angeles 1982 (UCLA 16).
Il Signore ha dato a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza in questo
modo: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il
Signore stesso mi condusse tra loro e usai con loro misericordia. E allontanandomi da
loro, quello che mi sembrava amaro si è mutato in me in dolcezza d'animo e di corpo. Poi
stetti ancora per un poco e uscii dal mondo.2

Francesco vede nel volto del lebbroso, nella umanità nel suo ultimo stadio, il volto stesso di Cristo, e
quello che in termini umani era ammarezza, si trasforma in dolcezza di anima e corpo. Da qui il corpo
sarà considerato nella riflessione spirituale. Per la prima volta nella tradizione cristiana si ha posto
questo motivo fondamentale: se Dio in Cristo ha assunto il volto del uomo, l’uomo in cristo può
assumere il volto di Dio. Non abbiamo più un cammino extra-umano, Dio non è sterno all’uomo, Dio è la
verità più profonda del uomo, è il centro della umanità. Scoprire la propria verità più profonda. Non è
necessario abbandonare il corpo o la materia, come era capitato per gli monaci, non serve più
abbandonare la storia, questa esperienza spirituale è aperta a tutti in distinte gradi.

Ora bisogna stare attenti a un punto, Cristocentrismo. Cristo diventa il centro della esperienza, ma la
mistica di Francesco è la mistica di tutte queste donne medievale. Non è una mistica cristocentrica, ma
una mistica trinitaria. Non c’è mistica cristiana senza Trinità. Francesco non si è colto della dimensione
trinitaria nella sua proposta religiosa, ma si leggiamo gli scritti di Francesco, al centro del suo discorso c’è
il Padre, il Altissimo, colui che è degno di lode e benedizione. Francesco parla di Dio Padre in questi
termini: “tu sei bellezza, tu sei mansuetudine, tu sei la nostra sicurezza, tu sei omnis dulcedo nostrae” il
Dio di Francesco è il Dio Padre, ma il Dio Padre delle misericordie. È un Dio profondamente vicino, con
cui c’è una intimità totale.

Chi è l’uomo che può parlare con Dio in questo mondo? In Francesco può avere questo tipo di rapporto
con Dio soltanto l’uomo che si è completamente cristificato, cioè che è diventato veramente alter
cristus, l’uomo che dentro di sé ha fatto nascere Cristo, che a ripartorito Cristo. L’uomo completamente
cristificato. Alla fine della sua vita, san Francesco sa di essere veramente un altro Cristo. Le stigma di
Cristo nel suo corpo è il segno della incarnazione in ogni uomo. Trasformarsi e cristificarsi e diventare
non più l’uomo naturale, ma l’uomo umano-divino. Questo è Francesco.

Nel cristianesimo la verità non è qualcosa che si conosce, come nella gnosi, ma la verità si produce, cioè
non la edifichiamo, la partoriamo con la nostra vita -Angela da folino-. Questa è anche spiritualità
femminile. Siamo noi chi facciamo nascere ogni volta a Gesù con le nostre buoni azioni.

Le ordini mendicanti erano le ordine degli uomini, invece le donne, che non contavano niente, nulla,
potevano cogliere meglio degli uomini perché erano svincolate, libere, scolte, potevano seguire
Francesco molto meglio. Chi ha capito meglio l’insegnamento di Francesco è stata Chiara. Lei è la prima
donna della chiesa che ha scritto una regola per le donne, ma quando chiara morì, questa regola si
scopre più tardi, in realtà Chiara dopo la sua morte 1253, come Francesco lei viene immediatamente
canonizzata nel 1255.

I papa Alessandro VI la disse fondatrisce della ordine delle clarisse, il Papa dice che lei è la fondatrice, ma
propone una regola diversa, la esensa della regola di Chiara, la regola papale di Urbano IV, che poi

2
San Francesco, Il Testamento.
diventerà la regola delle monasterie di Clarisse. Il centro stesso della sua proposta è la povertà. Povertà
consiste nel fatto che le suore non devono avere nessuna rendita e nessun posesso, devono vivere della
misericordia e le sue opere. Anche I fratti erano poveri, che era quello che li differenziava delle monaci, e
dopo si clericalizzano, ma le monache che non possono fare questo, richiuse dentro e senza il contatto
con il mondo sterno. 1228 quando Gregorio IX va a san Damiano e li chiede a Chiara di prendere qualche
soda, lei dice che non si allontanerà del privilegio di povertà, il privilegio di non avere privilegi. Ma
quando Alessando IV riconosce la facoltà di avere proprie possessi, e Chiara scrive una regola contro il
papa. La regola di Inocenso IV non è accettata da nessun convento. Il Papa si dava conto della situazione
della comunità, che non potevano provvedere la sua sussistenza, e il Papa voleva provvedere la sua
sussistenza, ma Chiara non lo accetta. Le monache insluse devono avere delle rendite, perche non
hanno nessun’altra possibilità di sussistenza. Per ché Chiara si ostina su questa povertà?

La povertà di Chiara è la identificazione a Francesco. Si parlava della trasformazione del uomo che si
cristifica, e si arriva a questa trasformazione ontologica del essere umano solo a traverso la povertà. È la
povertà di un Dio onnipotente che è entrato nel niente. L’Incarnazione, per Francesco e Chiara è il Dio
che si annulla, la kenosi del divino. Allora si l’uomo vuole ricongiungersi con Dio deve fare la stessa
annullazione. La mistica sarà il morire a si stessi, morire nel nostro essere uomini per fare lo spazio al
essere, rinunciare al essere umano per lasciare spazio al essere divino. La pauperitas è la povertà di Dio
che si annichila con l’umano, solo morendo al mondo l’uomo ha la possibilità di trasformarsi in Cristo.

Nella tradizione monastica, le monache come Gertrude, questo movimento di annullamento viene tra la
obbedienza che annichila, nella tradizione francescana non è tanto l’obbedienza ma la povertà del
essere che è entrato nel divenire. Solo prendendo coscienza del proprio essere niente, l’uomo può
divinizzarsi. Per quello Chiara va in contro al Papa, perché significherebbe rinunciare a quello che è il
elemento importante della sua spiritualità.

La povertà per Chiara e Francesco è questo abbandonare se stessi, e la povertà materiale che è una
conseguenza, questa povertà materiale è uno strumento, un mezzo.

Com’è che una donna francescana, una donna evangelica, una donna che vive la dimensione più
profonda del movimento francescano accetta farsi mettere dentro la clausura. Per ché non ha potuto
condividere con Francesco quella vita di tante piccole comunità che si dedicavano al servizio e assistenza
degli altri, che abitavano nelle ospedali, questi penitenti dedicati al sociale, la parte importante del
movimento francescano.

Alcuni dicono che la clausura si accetta come una clausura obbligata nel tempo di Chiara, ma non era la
sua vocazione specifica, non è stata una sua scelta, e chiara a obbedito al Papa, che la ha messo sotto
chiave. Chiara è in questo senso una vittima del potere. Ma non è vero.

La clausura è un tema male affrontato, perché la clausura non è stata un mezzo per richiudere le donne,
per soffocarle e sopprimerle, che il richiudimento forzato, mala clausura non si può obbligare. La
clausura non può essere imposta, questo è un dato di evidenza. Ma si dimentica molto spesso che la
clausura, se vediamo la storia, è stata voluta e cercata proprio delle donne, che l’hanno voluto. Chiara
abbraccia la clausura. La clausura che lei propone è una clausura più rigida che quella questa dal Papa,
nel senso che riduce completamente l’accesso, non può entrare nessuno ma soltanto il Papa e altri
pochi.
La clausura è lo spazio della libertà. Secondo Foucauld, la clausura ê il luogo della eterotopia, l’alterità.
Cioè il luogo dove loro hanno potuto vivere in perfetta libertà le pratiche oro proprie. Le donne che
storicamente, culturalmente e socialmente condizionate, trovano in questo spazio chiuso, il mondo
claustrale, il mondo della libertà perfetta, dove nessuno, nell’autorità ecclesiastiche fino a un certo
ponto, nelle stesse famiglie, il monastero è invece il luogo dove le donne possono vivere senza nessun
condizionamento esterno. Questo Chiara cerca di realizzare. Se fosse stata una scelta come dicono,
condizionata dal Papa, Chiara non è una persona che si piega. Questa è una scelta sua. Nella tradizione
benedettina, la clausura non c’è, si cerca la clausura passiva. 1298 colla costituzione decretale il papa
Bonifacio VIII dice che le donne devono fare professione solenne, e devono stare chiuse dentro il
monastero senza uscire mai. Questa è stata legge della chiesa fino al 1900.

In questa clausura di Chiara c’erano soltanto tre luogi aperti all’esterno: la porta, ma questa doveva
rimanere chiusa sempre, in qualche modo san Damiano doveva essere murato; il parlatorio, il
locutorium, una gratta con buccini, una lamina, a traverso del quale le monache possono parlare con il
sterno, ma aveva un Pagno, per parlare ma non essere viste, rimanere invisibile, e c’era il bisogno di
parlare solo col permesso della abbadessa; e la gratta, che è l’unico mezzo e finestra che consente alle
monache di guardare la celebrazione eucaristia, senza il velo, per vedere al sacerdote che consacra il
corpo di Cristo. Una chiusura totale al mondo esterno, apparentemente.

C’è una cosa in cui Chiara dismentica al Papa, un senso francescano del silenzio. A San Damiano,
secondo Chiara, il silenzio e miticato. Mentre nelle regole monastiche delle altre, le suore non erano mai
contente, quindi si scrivevano molte codici, il monachesimo benedettino non funziona più, bisogna un
nuovo monachesimo. Chiara dice che le suore non devono parlare solo di notte, ma durante il giorno,
anche nel chiostro, le suore devono parlare, perché le parole sono spezzate e condivise.

La abbadessa è una grandissima autorità, perché è garanzia della comunità, ma è una autorità di
servizio, l’abbadessa serve agli altri. La abbadessa è la garanzia della unità come serva delle sorelle.
Elezione democratica e nuova rispetto alla tradizione monastica antiqua.

L’ordine francescano dopo la morte i Francesco si clericalizza. Abbiamo quelli che sono fedeli al
testamento di san Francesco, e la cosi destra conventuali. Entrano nella università e cooperano con il
papato in prima linea contro le eresie. Le donne che non hanno questi obbligazioni, riescono a
mantenersi fedeli a la essenza del messaggio, la minorità, vivere soggetti da tutti. E quindi abbiamo
questo evento che è la grande esclusione della mistica femminile, una moltitudini di donne. La mistica
parla femminile. La mistica speculativa è maschile, come Eckhart, ma la mistica vissuta è delle donne.

Abbiamo pochissime tracce della cultura femminile, il Dio si considerava specialmente maschile. A
partire del duecento, i monasteri femminile aumentano, più numerosi che quelli maschili. Le ordine
maschili non vogliono assumere le cure spirituale delle monache, perché costano. Così le monasteri
diventano corporazioni; non sonno sotto la custodie delle ordini. In realità il monachesimo femminile è
fortemente selettivo, molte donne non possono entrare, poiché non hanno il addotte per pagare la sua
vita. Di che cosa vivono le donne che non possono andare in giro per cercare il sostento? Le monache
costano, perché pregano e basta.

Il monastero diventa il luogo per le donne per trovare una emancipazione, le monache del tanto
medioevo sonno donne de grande cultura. Tutte queste codici erano copiati per loro. Un modo da vero
di riscattarsi di una condizione matrimoniale che invece era una condizione molto difficile. Una donna
medievale doveva riprodursi da quando era su era feconda. Gli uomini erano alla guerra, e poi le donne
facevano gli lavori più faticosi. Il monastero femminile era un punto di libertà in questo senso; diventa lo
spazio dove le donne esercitano la perfetta libertà, il incontro con Dio.

Le donne che non possono avere asceso al monastero si organizzano in maniera diversa, questo
fenomeno delle forme de vita semi-religiosa. Queste donne che non sono laiche ne monache si
denominavano le vegine, le bizzoche, figura estremamente importante, ci sono varie figuri in qualche
modo si trova tutta la Europa medievale. Donne che vivevano una vita povera, casta, con i voti formale.
Il suo impegno aveva un valore assolutamente personale. La figura moderna che più se avvicina a questa
è la sorella. Vivevano del proprio lavoro, le prime donne che gestiscono le proprie bene. Creano nel nord
de Europa le proprie città. Una forte emancipazione femminile.

Nella spiritualità femminile c’è qualche cosa di comune tra le donne mistiche del medioevo: la Eucaristia,
la devozione eucaristica. La mistica tardo medievale e proprio Eucaristica perché è per le donne la porta
di accesso al mistero. Le donne hanno il mistero dell’estasi dopo la comunione. Ma questa devozione
eucaristia è anche il riflesso del profondo cambiamento del dogma, il segno di questa evoluzione nella
storia della chiesa. Nella tradizione antica, delle padri, la mesa era il sacro convito, il elemento fondante
della mesa era il fatto di spezzare il pane insieme, condividere; il mangiare insieme faceva la chiesa. Un
atto di lode, di preghiera e invocazione, un atto memoriale.

Pero nella dottrina antica il problema non era sapere in che modo Cristo era presente nella Eucaristia,
ma nel VIII secolo il teologo carolingio Pascasio di Alberto, parla per primo de la transubstanziazione.

Tutta la vita spirituale de queste donne è il reale vissuto de la presenza di Cristo nella eucaristia. In
qualche modo la comunione diventa un fatto secondario. Non ci si comunica sempre, perché il
sacerdote, il rappresentante di tutta la assemblea, è quello che prende la comunione, il momento focale
della devozione non è la masticazione della ostia, ma il momento della elevazione, che si ve Dio: la
comunione oculare. Questo è il vedere ac videvam vere. Ecco possiamo dire che in qualche modo, la
mesa diventa da vero il centro di tutta la vita cristiana, e la Eucaristia diventa in un culto. A partire di
quest’epoca si diffonde il culto eucaristico.

Le donne fanno credere, perché non tutti credono in questo mistero. Questi miracoli delle ostie
sanguinati, nella epoca medievale si moltiplicano. Queste sante donne sono il corpo de Cristo che
rendono visibili questo ponto fondamentale, il mistero, contro le eretici. Il primo testo mistico
riconosciuto come tale è il testo di Maria di oignies, la prima agiografia mistica scritta nel medioevo,
dedicata a una donna laica. Una vita che precede la vita di San Francesco. In questa vita viene scritta tra
1213-1215, quindi siamo proprio esattamente al tempo del IV Concilio Lateranense, una testimonianza
importante per capire la ecclesiologia di questo tempo.

Tutte le donne di questa epoca hanno la pratica del digiuno, (c’è questa opera la santa anorexia, 261
donne che sono morte di fame prima di 40 anni). È tipico il digiuno è rigoroso, quasi patologico, nel
senso in cui le donne hanno mostrato la propria depressione, santa Caterina di Sina fa un digiuno quasi
politico quando la madre vuole costringerla a sposarsi. Questi elementi di protesta sicuramente ci sono
stati, questi elementi antropologici, ma non posiamo riducili ad esso, per capire la mistica c’è bisogno di
analizzare con un margine più ampio. Questo medioevo primitivo violento, queste donne facevano
scandalo, dividevano la chiesa. Ma per queste donne non avevano il bisogno di nutrimento corporeo,
poiché loro si nutrivano del corpo di Cristo. Le donne intendono letteralmente, spediscono a quel
comando stesso di Cristo, fate questo in memoria di me, spezzate il vostro corpo, come io ho offerto il
mio corpo per voi. Smettere di mangiare, digiunare, significa per loro offrire il proprio corpo al Sacro,
restituirlo agli altri, offrire il proprio corpo in sacrificio per il bene della santa chiesa. Non è al distruzione
del corpo, è la re codificazione del corpo in tutto il senso spirituale. Vedere cose che non si possono
vedere con gli occhi.

La mistica è colei che rende visibile lo invisibile, questa è la funzione della mistica. La mistica medievale
non è sentimentale, ma è una mistica soteriologica, redentiva, c’è un cristianesimo nella storia, perché la
storia viene cambiata e convertita, anche se si è una monaca. A traverso la preghiera che è per il bene e
la salute delle anime. Stando dentro del monastero, quando fanno il digiuni, lo fanno per la conversione
degli altri. Loro non digiunavano per castigarsi, ma per salvare gli altri.

Come si spiega e si risolve in questo tipo di società, questo protagonismo femminile? Non è in
contradizione con quegli cose della tradizione della chiesa? Il libro di queste donne analfabete, è il corpo
di Cristo, scritto con il sangue, vogliono dire che il cristianesimo non è una parola che se ne va, è
incarnato nella propria vita, la forza fortissima di attualizzazione. Il vangelo è presente, perché il vangelo
si scrive con la propria vita. Non significa che la scrittura non sia importante, ma senza la mistica, senza
la mistica, la scrittura non si capisce.

Il principio della complementarietà, sussidiarietà, le donne non usurpano il officio sacerdotale, non c’è
opposizione tra le donne e il sacerdote, perché le parole di le donne sono carismatiche, il spirito sceglie
chi vuole. Il sapere de la mistica, la sua conoscenza misteriosa, non è contro la chiesa, ma viene in
soccorso della chiesa stessa. Queste donne hanno bisogno straordinario di preti, perché il sacerdote è
chi li dal cibo, e le donne vengono in via carismatica per soccorso di tutta la chiesa.

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