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Astore da Cerquapalmata - Brevi scritti sull’uomo e sulla fede.

Dicembre 2023

Creato
La realtà è misteriosa sotto tutti gli aspetti, ma il mistero non è secondo il senso della realtà liquida, che
spiritualizza la materia in senso materialista o esoterico e praticamente magico, e perciò banalizza e
semplifica il mistero. La realtà è misteriosa perché, benché risponda a un ordine e a una gerarchia di valori, e
segua delle leggi ferree, è immensamente complessa e i suoi aspetti interagiscono tra loro in un’azione
spesso casuale e “liquida”. Nessuna confusione, ma interazione.
Inoltre la realtà è in relazione con le realtà spirituali create da Dio e con Dio stesso, che l’ha creata.
Nell’uomo spirito, anima e corpo interagiscono e tutto interagisce con la grazia secondo una certa gerarchia.
A questo proposito in futuro ci saranno scoperte strabilianti.

Libertà
Occorre partire dalle evidenze e dalla Rivelazione.
E’ evidente, ad esempio, che il male c’è nel mondo, ed è rivelato che l’uomo è sotto il peccato originale
commesso dai nostri progenitori.
Ne consegue che Dio ha voluto che, sebbene ognuno è un individuo personale, per ogni cosa siamo in
relazione tra noi e chiamati ad essere suoi collaboratori.
Così il Vangelo occorre annunciarlo e occorre pregare per i peccatori.
Che se noi preghiamo Dio li ama meno?
Dio ama tutti infinitamente ma vuole manifestare il suo amore anche attraverso l’uomo: il perché e il come è
un mistero, su cui la ragione può riflettere ma a partire dalla Rivelazione.
Sappiamo che Dio supplisce alle mancanze di risposta degli uomini nel collaborare con lui, ma attraverso vie
straordinarie, e sappiamo che egli è onnisciente, per cui ha fatto ogni cosa con tutta la sua onnipotenza e tutto
il suo infinito amore.
Sappiamo che l’uomo è pienamente libero di scegliere il suo destino dopo la morte, ma anche che gli uomini
sono chiamati a collaborare con Dio per indirizzare la libertà degli altri verso il bene.
La libertà di ognuno, capace di accettare o meno la grazia, influisce su quella degli altri senza per questo
venire meno alle sue facoltà: siamo individui, ma come membra di un corpo.
Dio in ogni caso permette il male a fin di bene, cioè perché ci sia la possibilità di fare il bene, o più bene,
rispetto a ciò che sarebbe altrimenti avvenuto, e questo, potremmo dire, con il “consenso” implicito della
natura umana e di ogni uomo. Questo cioè risponde alle esigenze della natura umana. E’ un mistero.
Si potrebbe forse dire che, se è vero che la nostra preghiera e i nostri sacrifici possono convertire gli altri (e
perciò convertono e perfezionano anche noi stessi), è anche vero che la conversione dei peccatori ci rende
più inclini a pregare per i peccatori. Ognuno rimane libero, ma si cammina insieme: la comunione con Dio,
che è personale, mette in comunione anche con i fratelli.

Amore per la Madonna


Dice Gesù a Pietro: “Mi ami tu più di questi?... Pasci i MIEI agnelli”.
Cioè: mi metti al primo posto? Allora potrai servire bene, secondo il tuo ministero di Pastore supremo, i
fratelli, che sono MIEI figli, perché li ami col mio amore, li ami come io li ho amati, li ami perché sono
MIEI e io ho dato la vita per loro.
Così con la Madonna: siamo chiamati a mettere al primo posto, un posto assoluto e unico, Gesù, e proprio in
virtù di questo siamo chiamati ad amare Maria come SUA Madre, a cui ha delegato ogni potere attraverso la
sua intercessione.

Giudizio universale
Secondo il Giudizio universale del Vangelo di Matteo, i beati sono tali in virtù di ciò che hanno fatto, e i
dannati sono tali secondo ciò che non hanno fatto.
Fondamentalmente la carità è uno stato di vita, che però richiede necessariamente degli atti, e l’omissione di
alcuni di essi non tolgono necessariamente la vita divina nell’uomo, mentre se si è morti alla vita divina, gli

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atti sono falsi anche se buoni, o, almeno, per la parte che sono buoni, quella esteriore, sebbene possano
essere mossi da sensazioni buone, che però sono ordinate alla vita eterna.
Dio guarda al cuore e perciò guarda se c’è l’amore oppure no.

Misteri e ragione
Proprio perché il Cristianesimo è ragionevole, è pieno di misteri e di mistero.
La ragione, infatti, tende alla conoscenza e perciò è attratta dai misteri, ma è attratta soprattutto dal Mistero.
Mistero che non è l’essenza della natura dell’universo e di tutta la natura creata, come credono i panteisti, ma
che si pone fuori di esse e che è fondamento e fine di tutti i misteri naturali: il Mistero soprannaturale, cioè
Dio stesso.
Il mistero non si può spiegare o provare con la ragione umana, ma la ragione può provare che non è
contraddittorio con essa e che non si può provare il contrario.
Il credervi è solo una questione di fede.
Ad esempio: chi ha fede sa che il Figlio per salvarci si è incarnato ed è morto in Croce, per cui Dio ci ha
amato con tutto il suo amore, che è infinito, e sa che l’uomo è chiamato a pregare perché la salvezza possa
raggiungere un maggior numero di persone, quasi che il Sacrificio di Cristo avesse bisogno di essere
potenziato.
In realtà sono due azioni differenti, ma convergenti, ed è l’azione di Cristo che comprende la collaborazione
umana. Tutto ciò è perfettamente razionale, anche se è un mistero e perciò non lo capiamo.

Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II fa sì che la Tradizione possa essere compresa dalla sensibilità moderna, che per certi
aspetti è più raffinata dell’antica, sia per correggerla e purificarla, e sia perché si possa approfondire meglio
la stessa Tradizione.
Ma la sensibilità moderna, rispetto all’antica, spesso è più superficiale e condizionata da errori, e molti,
invece di interpretare la realtà attuale a partire dalla sana dottrina, interpretano la dottrina cattolica, e perciò il
Vaticano II, a partire dalla sensibilità attualmente in voga.

Consapevolezza e gioia
La consapevolezza della fede, che è una consapevolezza soprannaturale, e che esprime la vita di grazia, è la
fonte della nostra gioia.
La gioia cristiana non è il piacere sensibile, come ad esempio l’umore euforico che si ha quando la propria
squadra vince e da cui si può repentinamente passare al dispiacere se, poi, la propria squadra perde.
La gioia è spirituale. Per questo i santi dicono di stare lontani dalla tristezza.
Non che non si possa essere tristi per una patologia come la depressione o per degli episodi tristi o che
provocano la tristezza, ma è da evitare la tristezza come stato, perché può essere sintomo della vera tristezza,
quella legata alla disperazione legata alla volontà, cioè al rifiuto della grazia.
E’ difficile discernere la gioia spirituale o la tristezza spirituale negli altri, anche se ci sono dei sintomi che
possono farlo sospettare, ma è più facile distinguerlo in noi, sebbene non sempre sia semplice.
In ogni caso l’esortazione dei santi a lottare contro la tristezza spirituale (cosa ben diversa dal dolore), non
può che essere salutare.
Ma se abbiamo la consapevolezza che Dio ci ama e che Gesù è morto per la nostra salvezza e che noi
vogliamo seguirlo e vogliamo essere in stato di grazia, cioè se abbiamo speranza, possiamo essere
moralmente certi che siamo nella vera gioia.

Nozze di Cana
Perché Dio ha voluto che la Madonna non solo è importante, ma necessaria?
Perché, caso unico tra i santi, se non vi fosse stata la Madonna non vi sarebbe stata questa Redenzione?
Non lo so, ma le NOZZE DI CANA fanno capire la Madonna “serve” per “allargare” l’opera di suo Figlio.
Gesù a Cana, senza Maria, non avrebbe compiuto nessun miracolo.
La sua volontà umana non lo prevedeva.

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Ma, se così si può dire, lo Spirito Santo ha ispirato, la Madonna.
Lo Spirito Santo non aveva ispirato lui direttamente, e infatti Gesù rimase meravigliato e chiese spiegazioni.
Ma capisce e ubbidisce.
Naturalmente ho esemplificato, ma il risultato è la trasformazione dell’acqua in vino.

Certezza della grazia


Il Concilio di Trento afferma che non si può essere certi della propria salvezza eterna, a meno di una
rivelazione divina.
E, dice la Chiesa, non si può avere la certezza soprannaturale di essere in stato di grazia, ma si può avere la
certezza morale.
Una speciale rivelazione di Dio all’anima, per cui una rivelazione privata (non necessariamente un rapimento
mistico?), dà la certezza morale della propria salvezza, o può dare anche la certezza soprannaturale di questa,
o di vivere in stato di grazia, o di essere confermato in essa?
In ogni caso la certezza morale è gi grande importanza, perché l’azione di Dio nell’anima è sempre
soprannaturale e tale azione si ripercuote in qualche modo nella vita dell’anima.

Croci
Se cercassimo Dio soprattutto per lui stesso e per diventare santi con lo stesso zelo con cui lo cerchiamo
nella prova per risolvere i nostri problemi, allora tante croci e prove che ci affliggono non sarebbero più
necessarie, ma ne sopraggiungerebbero altre, ricche di speranza, dovute all’amore puro.
Sempre siamo dipendenti da Dio, e le croci ci manifestano questo, ma le croci dovute direttamente
dall’amore non escludono, se così si può dire, quelle più “interessate”, ma le purificano.

Conoscenza
L’amore è conoscenza, il sapere non sempre lo è: lo è solo se c’è l’amore.
Il sapere può essere un aspetto della conoscenza e può sottolineare l’amore.

Mistero
Tutto è mistero innanzi tutto perché è in relazione a Dio.
Ma anche in sé stesso l’uomo è mistero a se stesso, perché non può spiegarsi da solo neanche se non fosse
presa in considerazione la sua relazione con Dio (ammesso per pura ipotesi che si possa fare), in quanto è
Gesù che rivela l’uomo all’uomo.
Tutto è mistero e tutto è razionale, anche il mistero.
Il mondo non capisce che la razionalità non riduce il mistero delle cose, ma lo evidenzia, ed evidenziando
Dio, il mistero lo infinitizza, perché il Dio cristiano è totalmente fuori dalla natura creata: è soprannaturale.
Il mondo non capisce che la razionalità non limita la realtà, ma la amplia fino a infinitizzarla: non perché la
realtà creata sia infinita, ma perché Dio è l’infinito che trascende infinitamente ogni concetto di infinito.
Il mondo non capisce che razionalità non significa spiegare, e spiegare tutto, ma piuttosto arrivare al mistero
per “vederlo”, “viverlo”, contemplarlo, gustarlo.
La razionalità umana è infinitamente inferiore a quella divina.
Una cosa razionale significa, semplicemente, capire he non può che essere così, o che è conveniente, o,
comunque, che non può essere contraddetta razionalmente.
Del resto la contraddizione non funziona in nessun campo, né, scientifico, né psicologico, né spirituale.
L’uomo ha facoltà intellettive straordinarie e spesso da scoprire, ha una complessità e profondità
psicologiche (dove il suo spirito “incontra” i suoi sensi e la sua corporeità) immense, ma le “energie” che
riducono lo spirito a materia, o che spiritualizzano la materia riducendola in forme spirituali, non esistono.
Tali credenze vorrebbero spiegare, e perciò ridurre, il Mistero a un piccolo mistero.
Vorrebbero dare una spiegazione, che nega la contemplazione.
L’anima umana agisce attraverso il corpo, non direttamente attraverso fantomatiche “energie” che non si sa
quanto siano fisicamente rilevabili e quanto siano da considerarsi spiritualizzate.

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L’intelletto è una facoltà spirituale che ha sede nell’anima che si interfaccia soprattutto col cervello, che è più
complesso del DNA e che manifesta proprietà straordinarie proprio e soprattutto in quanto “usato”
dall’intelletto, ma la sua azione fisica si riduce a scambi chimici e azioni fisiche.
Anche la psiche non ha nulla di magico ma è, in certo modo e per certi versi, manifestazione della relazione
tra i sensi e i sentimenti dell’uomo e i moti dell’anima, proprio perché l’anima si esprime attraverso la
mediazione del corpo e in sinergia con esso, in quanto l’uomo, come scrive San Paolo, è “composto”
inscindibilmente in un’unità, dall’anima (che è l’essenza, cioè ciò che rende uomo l’uomo), dallo spirito
(psiche) e dal corpo, ed è chiamato a interagire con lo Spirito Santo attraverso la grazia.

Salvezza offerta a tutti


Se la Chiesa cerca di venire incontro a coloro che convivono pur non essendo sposati (e a tutti coloro che in
generale stanno oggettivamente peccando) sollecitando una regolarizzazione della loro situazione pur
sapendo che altrimenti non avverrebbe, dopodiché è disposta a concedere loro la Comunione (dopo previa
Confessione), vuol dire che la salvezza di Cristo agisce nonostante l’inadeguatezza umana, secondo la
parabola evangelica in cui i servi di colui che voleva invitare tutti al proprio banchetto, dovevano
“costringere” a entrare coloro che incontravano.

Preghiera
L’efficacia della preghiera dipende da Dio, dalla nostra fede e dalla nostra carità.
L’essenza della preghiera è l’adorazione, la lode e il ringraziamento a Dio, davanti al quale ci dobbiamo
mettere come chi ha bisogno e gli chiede come a un padre, anzi, come al Padre.
La prima delle preghiere è la Messa, da cui tutto origina. Poi viene il resto della preghiera liturgica; poi le
preghiere che la Chiesa ha fatto proprie, a cominciare dall’adorazione eucaristica e dal Rosario; poi la
preghiera confidente del cuore, che spesso è spontanea, che ci relaziona a Dio come a un amico.
Tutte le preghiere, anche quelle che seguono schemi e formule che la Chiesa non rifiuta ma nemmeno ha
fatto proprie in senso stretto, sono utili per quanto i mettono in confidenza con Dio, che agisce come vuole
ma a cui l’approvazione della Chiesa, col suo potere di legare e sciogliere, aggiunge grazie particolari non da
poco.
Tutto segue l’ordine secondo la dottrina ufficiale della Chiesa, che non nega l’imprevedibilità che Dio può
manifestare a suo piacimento.

Precarietà
“La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non
ti lascerò e non ti abbandonerò” (Eb 13,5).
Nella parola “accontentatevi” è come inscritta la consapevolezza che all’uomo, in questa vita, mancherà
sempre di qualcosa: accettare questa mancanza non è affatto quietismo, ma una presa di coscienza che ciò
che muove tutti i nostri desideri e tutti i nostri bisogni è il bisogno di Dio, da cui dipendiamo totalmente.
Perciò occorre vivere questo tipo di precarietà, e tutte le precarietà che devono fare riferimento ad essa,
nell’attesa del Paradiso, riponendo tutta la nostra fiducia solo in Dio.

Autorità
Se non vi fosse stato il peccato originale l’autorità sarebbe stata accettata da tutti, a cominciare da quella di
Dio, da cui ogni autorità discende e si deve ispirare.
In se stessa, dunque, l’autorità non si impone, ma si propone, forte del diritto, come fa Dio con noi.
Per questo l’autoritarismo, anche quando è legato a figure che esercitano una forma di autorità, è una
caricatura e una parodia dell’autorità, e per questo l’autorità rimane tale anche quando non viene riconosciuta
o è misconosciuta.

Intelligenza

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L’intelligenza è una facoltà spirituale in relazione alla conoscenza di Dio, una conoscenza prima e più
intuitiva che ragionata, una conoscenza integrale, per cui anche, ed essenzialmente, un fatto, che può
manifestarsi anche coinvolgendo l’umano procurando un’esperienza.
Essendo l’uomo dotato anche di un corpo, l’intelligenza si serve di ciò che ha a disposizione realisticamente
per raggiungere il suo scopo che è Dio, e ciò che ha le basta.
Le facoltà cerebrali possono servire all’intelligenza come uno strumento e dipendono da molti fattori,
cosicché si possono perdere o sviluppare, accendere o spegnere, ecc.

Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II è stato non solo un grande Concilio, ma assolutamente necessario, perché, senza per
nulla e in nulla intaccare una sola virgola della fede che, anzi, ha confermato pienamente, ha approfondito la
rivelazione che Gesù ha fatto dell’uomo all’uomo, mettendolo al centro dell’universo e perciò nella più
completa dipendenza da Dio.
Di fatto, permettendo alla fede di “umanizzare l’uomo”, ha fatto in modo di “umanizzare” la fede
evidenziandola in tutta la sua purezza e integrità.
Infatti il Concilio ha rimarcato che tutto ciò che è umano, come l’apertura verso gli altri, la sensibilità, il
senso di giustizia sociale, l’esigenza di un rapporto (nella Chiesa) più diretto e immediato, e in tal senso
“spontaneo”, con Dio, favoriscono la fede, in conseguenza al fatto che queste esigenze, essendo autentiche,
sono favorite dalla fede.

Giustizia
Se un mondo giusto è espressione dell’esistenza di Dio, anche l'ingiustizia è un buon motivo per credere in
lui, altrimenti trionferebbe l’ingiustizia.
Infatti, il rendersi conto che esiste l'ingiustizia e che se Dio, se ci fosse, (come c'è) dovrebbe essere giusto e
fare giustizia, è postulare Dio.
Per questo Gesù ha detto che a essere beati sono i poveri, mentre i ricchi trovano i guai: chi commette
l’ingiustizia non la percepisce, e perciò non percepisce nemmeno la giustizia, mentre chi subisce l’ingiustizia
sa cos’è la giustizia e la brama.
Ne consegue che chi ha sete di giustizia si fa povero.
Non che un ricco non può essere onesto, ma se lo è non deve accumulare ricchezze, ma condividerle, infatti,
anche se lui è onesto, le ricchezze non lo sono, perché altrimenti non ci sarebbero povertà e ingiustizie.
Il ricco onesto, perciò, deve fare giustizia a cominciare da se stesso.

Tutto è nostro e noi siamo di Dio


In Dio tutto è tuo, anche Dio che si comunica a te, perché tu sei suo.
Tuo è il passato, di cui sei frutto, che si è realizzato (anche) in vista di te; e tuo è il futuro, che si realizza
(anche) tramite te.
Poche saranno le tue “tracce” tracce spirituali rintracciabili nel visibile, ma in Dio manifestano, per quanto
possibile, tutto il “Mistero”.
Ciò che esprimi è nulla rispetto a ciò che vorresti comunicare.
Ciò che vorresti comunicare è nulla, rispetto a ciò che potresti comunicare a certe condizioni.
Ciò che potresti comunicare è nulla rispetto a ciò che sei e ciò che rappresenti.
E ciò che sei e che rappresenti è nulla, rispetto a Dio, che si manifesta in te se vivi nella sua grazia: è come
un numero rispetto all’infinito.

Originalità
Anche se un giorno le macchine potessero liberare l’uomo dalla necessità materiale del lavoro, non lo
libererebbero dalla necessità spirituale, e anche se l’uomo potesse sostituire, per quanto possibile, molti
effetti della natura con l’ausilio della tecnologia, non potrebbe sostituire gli effetti diretti che la natura ha
sulla sua psiche e di conseguenza sulla sua anima.

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Come un gatto che avesse da mangiare carne fresca tutti i giorni non per questo smetterebbe di cacciare, così
l’uomo non smetterebbe mai di lavorare e di rapportarsi direttamente con la natura, in quanto sarebbero sue
esigenze spirituali e, perciò, anche spirituali.
Ciò che opera l’uomo come esigenza personale ha valore spirituale e, soprattutto in tal senso, rimane unico e
perciò originale, e più l’opera umana riguarda valori universali e richiede iniziativa e risorse che si
manifestano in modo da evidenziare caratteristiche personali, più è atta a manifestare l’originalità.

Ragionamento e intuito
Mentre la ragione naturale dell’uomo procede attraverso un processo, l’intuito umano ha delle analogie con
le facoltà della ragione intuitiva degli angeli, anche se è sostanzialmente diverso, in quanto, attraverso
svariati processi che non è possibile ricostruire esattamente, in un attimo riesce a processare innumerevoli
informazioni e a percepire le cose come tutte insieme.
Molti lo chiamano istinto, ma in realtà è intuizione.
Non che l’intuizione sia infallibile, in quanto non garantisce il rapporto con la verità, che dà qualità morale
agli atti umani e perciò li realizza sia soggettivamente che oggettivamente, cioè in rapporto alle vere esigenze
dell’uomo.
In ogni caso l’intuito, per quanto utilissimo a raggiungere i fini oggettivi dell’uomo anche se sbagliati, non è
di per se infallibile, perché non è legato a un “algoritmo”, cioè a un processo logico continuo, come il
ragionamento, ma si manifesta piuttosto come una “impressione”.
La ragione infatti, in se stessa, se usata bene e se parte da premesse giuste (cose che nessuno può garantire se
non, di per se, la fede, in quanto l’uomo è limitato a causa del peccato), dà risultati naturalmente certi,
almeno fin là dove può arrivare, mentre l’intuito, anche se può arrivare oltre la ragione (ma non può mai
svelare tutto e perciò è anch’esso limitato), è in se stesso più fallace, anche se spesso dà l’impressione
contraria proprio in quanto a volte (ma non sempre) va oltre il ragionamento.
In ogni caso anche l’intuito rientra nella categoria del ragionevole, altrimenti favorirebbe l’irrazionalità,
ovvero le contraddizioni, e perciò favorirebbe in se stesso l’errore.
Anche l’intuito, in realtà, ha i suoi schemi, in quanto anch’esso, come la razionalità, non può esattamente
percepire la realtà, ma afferma, anche se in modo diverso rispetto al ragionamento, delle verità sulla realtà
che sono come delle ricostruzioni attraverso un modello schematico, cioè come delle immagini su uno
schermo digitale, in cui più pixel ci sono, più la realtà parziale accessibile alla natura umana è ben
rappresentata.
Intuito e ragionamento perciò, sotto certi aspetti sono diversi ma non si contraddicono.
L’intuito è più legato alla creatività, ma agisce in sinergia con il ragionamento, come due aspetti della
ragione.
Inoltre va considerato che anche la realtà accessibile alla natura umana attraverso il ragionamento e l’intuito,
cioè la realtà accessibile alla ragione umana e perciò la realtà razionale, subisce l’influenza della libertà
umana, che è condizionata dal peccato, l’influenza del demonio, a cui Dio ha lasciato una certa possibilità di
azione, e l’influenza di Dio stesso, che opera secondo la sua volontà e con la collaborazione della Corte
celeste.
Che poi l’intuito non sia irrazionale, cioè non contraddice la ragione e se stesso, sebbene sia oggi usato come
staccato dalla razionalità e come fosse una scoperta post cristiana, in quanto è usato per combattere il
cristianesimo, lo dimostra il fatto che i fautori dell’istintualismo cercano di spiegarlo attraverso categorie
razionali, cioè razionalizzandolo, riducendolo quasi a qualcosa di magico.
Parlano di mistero riducendolo a un ben misero “mistero”, di fatto solo naturale e non soprannaturale, cioè
divino, che è il Mistero dei misteri un po’ come l’infinito trascendente è l’infinito degli infiniti e uno spazio a
infinite dimensioni supera infinitamente qualunque altro spazio (ma tutti questi concetti, che sono nella
mente dell’uomo e perciò sono spirituali, sono ancora nulla rispetto alla realtà divina, cioè a Dio).
Altra cosa è l’istinto, che la Chiesa ha sempre riconosciuto e che, pur non essendo guidato dalla razionalità, è
razionale, in quanto ubbidisce a una logica intrinseca alla creatura.

Coscienza dell’anima e coscienza psicologica

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Si potrebbe dire che nell’uomo vi sono de livelli di consapevolezza e di esperienza: quella dell’anima e della
coscienza, e quella sensibile e del conscio. O, se così si può dire, quella del cuore e quella della ragione.
L’esperienza dell’anima è altra cosa rispetto a quella sensibile e dei sentimenti, ma non ne è separata e
riverbera all’esterno, a volte, se Dio lo permette, anche sensibilmente.
La conoscenza di Dio è vita soprannaturale partecipata, ma che si può tradurre in criteri razionali e può
manifestarsi, a volte, anche sensibilmente rivelandosi al cuore in forme che non contraddicono la ragione ma,
anzi, la illuminano.
L’anima non agisce direttamente sul mondo materiale, ma guida il corpo e lo “illumina” della propria luce
originale, e le altre anime possono “decodificare” i segnali del corpo ed è possibile che rilevino la “luce”, il
“colore” unico, che traspare e riverbera dagli altri e da ogni loro azione, anche se solo inconsciamente,
riconoscendone l’originalità, in quanto l’inconscio influenza il cosciente così come la coscienza influenza la
psiche.
A maggior ragione questo avviene attraverso lo Spirito Santo, che può agire anche in modo straordinario.

Evangelizzazione
Qualunque cosa ammette la Chiesa ha un valore reale.
Ad esempio la distinzione tra i santi e le loro esperienze mistiche, e tra le esperienze mistiche, la distinzione
tra la dottrina e ciò che potrebbe essere influenzato dall’inconscio.
Oppure: la Chiesa dà importanza all’educazione con lo scopo di combattere i condizionamenti negativi e
spingere al bene, per cui l’uomo è condizionabile, per cui è molto importante evangelizzare (per amore e per
amore della verità, attraverso la grazia), anche se l’uomo fosse in buona fede.
Cosa che non si contrappone alla verità ma, solo, forma la coscienza aiutandola.

Azione divina
L’azione di Dio non può essere prevista, perché dipende da innumerevoli variabili spirituali ma, soprattutto,
dalla sua infinita e sovrana libertà, ma se ne possono precisare il fine e i passaggi che ci sono stati rivelati, e
la Chiesa può indicare certi “paletti” entri i quali l’azione divina si manifesta o può manifestarsi. Come nello
slalom: non si conosce la traiettoria dello sciatore, ma si conosce la via del suo percorso.
Ad esempio, sappiamo che nella Chiesa Dio si manifesta sia attraverso la gerarchia, sia attraverso i carismi,
che devono sottomettersi alla gerarchia, ma ciò non significa che non ci sono le sorprese.

Azione di Dio nell’uomo


L’uomo è un essere spirituale chiamato ad essere in rapporto con Dio, spirito purissimo, ma ciò non significa
che l’uomo, in quanto essere anche materiale, non debba agire materialmente ma, anzi, lo presuppone.
Nell’uomo in stato di grazia, infatti, tutto ha valenza mistica, ogni atto, ogni pensiero, ogni azione.
Per questo il lavoro, per il cristiano, è preghiera e si trasforma in preghiera, anche il lavoro più servile, in cui
occorre sempre vedere l’azione di Dio in noi.
Ma proprio perché l’uomo è un essere spirituale ed è la sua anima ad informare il corpo, deve sempre esserci
un tempo dedicato alla preghiera. Solo così il corpo diventa docile allo Spirito Santo che agisce anche
attraverso di esso.

Stupore
Il sapere non deve annullare o addomesticare lo stupore, ma deve rinnovarlo e deve rinnovare il
ringraziamento. Solo così saremo aperti all’azione dello Spirito Santo.
Un mio amico ricorda ancora quando, da piccolo, a Natale, trovò appeso ad un piccolo albero di Natale fatto
in casa, un mandarino, e ricorda ancora il suo odore e il suo stupore. Poi, col tempo, si è abituato ai
mandarini, cosa naturale, ma gli sembra che nessun mandarino, poi, sia stato buono come il primo.
Azione della grazia degli inizi? Forse, ma ciò non toglie che sempre occorre rinnovare il primitivo stupore.

Disordine del peccato e natura umana


Il male vero, il male assoluto, è il peccato.

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Poi c’è anche un male, una sofferenza, causata dal peccato, che non era previsto dalla natura umana, e che, in
tal senso, non è conforme ad essa, in quanto il peccato è innaturale.
Ma la natura attraverso la sua azione corroborata dalla grazia, può “assorbire” tale disordine come il corpo
riassorbe una ferita attraverso il processo di rimarginazione, anche se può rimanere la cicatrice.
E la grazia tutto può elevare all’ordine soprannaturale, cioè divino.

Vita e santità
Come ci sono innumerevoli gradi e innumerevoli forme di esperienza mistica, ma nel Battesimo si cela il
mistero di tutta la vita mistica, così ci sono innumerevoli gradi e forme di sapienza teologica, ma tutta la
teologia si cela nel mistero della fede.
Ognuno deve attendere a fare il bene che può qui ed ora, con amore. Questo è il principio della pace.
Per il resto, tutto è ordinato alla santità e tutto dipende dalla santità, ossia dalla carità.

Eternità
L’eternità non è un momento che si è fermato, come il fermo immagine in un film, o come se il tempo si
fosse fermato, ma è la vita soprannaturale stessa, cioè la vita di Dio, che è il motore immobile che trova tutto
realizzato in sé stesso, anche il significato del tempo. Dio, infatti, l’Eterno, è atto puro.

Santità
La santità non è un carisma, non dipende dalla riuscita di tante imprese, non dipende nemmeno dalla sola
fede e dalla sola ubbidienza, ma dipende dall'amore di carità.
Gesù è proprio questo che è venuto a dire ai farisei: non basta essere irreprensibili secondo il proprio
"cammino", ma occorre la misericordia, che è un atto di carità.
La misericordia non è un automatismo.
E' inutile dire: Dio ti ama come sei, trallallà; Dio ci ama tutti, trallallà.
Deve cambiare il cuore, prima ancora che le abitudini.
Si possono cambiare certe abitudini senza convertirsi, e ci si può convertire facendo le stesse cose di prima.
La vera conversione, infatti, agisce integralmente, non solo su alcune cose.
Il peccatore che si converte e se ne vanta con boria, sentendosi più degli altri, forse non si è convertito
affatto.
E' vero che le vocazioni contano, che conta annunciare Cristo, ecc. Ma questi solo alcuni fatti, mentre la
carità riempie tutta la vita, per questo la lotta contro il peccato, se necessario fino al sangue, è
NECESSARIA, come sono necessarie le opere di carità verso i poveri, anche se non appartengono al proprio
"cammino".
E' vero che anche il giusto può cadere, ma solo se è umile Dio lo rialza.
Giuda quando è "caduto" si è sentito uno schifo, un "poveraccio", ma non ha avuto l'umiltà di andare da
Gesù chiedendo la sua misericordia.
Faceva il "cammino" che Gesù gli indicava, e forse avrà operato anche miracoli e guarigioni quando fu
mandato in missione. Ma il suo cuore a un certo punto ha rotto la comunione di amore.
Ubbidiva ai comandi espliciti di Gesù qui ed ora, ma senza amore, e non ai comandamenti, e perciò il suo
cambiamento non coinvolgeva tutta la sua vita.
Formalmente "camminava" con Gesù pur essendo ladro.

Pensiero e realtà
Il pensiero è un atto e in tal senso opera.
La realtà può essere intesa sia come opera anche del pensiero, che come verità, che è più grande e supera la
realtà derivata dalla creazione come l’eternità è più grane de supera la storia umana.
Pensiero di Dio e pensiero dell’uomo.
La realtà concreta, cioè le opere concrete che scaturiscono dalla realtà intesa come tutto ciò che esiste,
pensieri compresi, è ordinata alla verità dai fatti, che riassume e possiede la Realtà intesa come verità.

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Amore di Dio
Dio ci ama con un unico atto, col medesimo atto con cui ama sé stesso, anche se noi siamo un oggetto di
amore che non è Dio e siamo limitati, e perciò l’unico degno della pienezza dell’infinito amore di Dio, è Dio
stesso: egli ama tutto secondo il modo con cui va amato, ma lo ama donandosi pienamente.
Noi dobbiamo amare, di conseguenza e per come possiamo, allo stesso modo: Dio con tutto il cuore, cioè
donandoci per prima cosa a lui, poi noi stessi e gli altri come noi.
L’amore di Dio è preferenziale verso i poveri perché li rende somiglianti a Gesù crocifisso, sia che siano
poveri e bisognosi materialmente, e perciò bisognosi di Dio anche per quanto riguarda il cibo materiale (o la
salute, ecc.), che è in rapporto col cibo dell’anima, e sia verso i poveri in spirito, in quanto sono e si rendono
realmente e concretamente bisognosi di Dio.
Dio opera manifestamente e visibilmente in modo speciale a favore dei peccatori (che se morissero
andrebbero all’inferno) e, in tal senso, possiamo dire che li ama in modo speciale, come la parabola della
pecora smarrita mette in evidenza.
Ma Dio, in altro senso, ama di più i santi, cioè il suo amore, che è infinito, si manifesta di più verso i santi, e
più uno è santo più è amato da Dio, e di fatto noi dobbiamo amare Dio, il Santo in assoluto, con amore
assoluto.

Fede e fiducia
L’atto di fiducia verso Gesù comprende la fede come Gesù comprende la dottrina della fede, come
dimostrano la donna siro fenicia che ottiene la liberazione della figlia dal demonio e le successive parole di
Gesù, o come dimostra la parabola del buon samaritano.
E la carità comprende la fiducia verso Gesù rendendola immanente, cioè rendendola uno stato di vita anche
se non si realizza in atti specifici.
L’atto di fiducia, dando conoscenza di Gesù, è ordinato alla carità, e l’atto di carità è Gesù in opera qui ed
ora.

Devozioni e fede
Le devozioni approvate dalla Chiesa, come i pellegrinaggi, sono ordinate alla fede, ma se sono troppe, cioè
se diventano una forma di attivismo per cui si fa affidamento più che sulla fede, sul numero, allora non solo
non sono espressione di fede e non servono alla fede, ma sono espressione di fideismo e sono contrarie alla
fede.

L’evento cristiano
Dio, che in qualche modo parla alla coscienza e si manifesta all’anima, a volte si fa sentire anche
sensibilmente non solo attraverso l’amore, la gioia, la pace…, ma anche in modo più “diretto” anche se meno
importante, quello dell’esperienza dell’incontro a tu per tu nell’ambito del sensibile, in quanto l’anima è
unita al corpo.
Dio sempre orienta i fatti e si fa Evento. Un evento che si traduce in fatti per rendere i fatti un fatto.

Croci e croci
Senza indagare sulle scelte della coscienza, ma attenendoci solo (se fosse possibile) alle nostre decisioni
psicologiche (che influenzano le nostre azioni pratiche e, a volte, il limite della nostra libertà), forse
potremmo dire, in modo schematico, che molte delle croci che viviamo derivano dalle nostre scelte e non da
una “diretta”, se così si può dire, volontà o permissione di Dio (ma in realtà tutto è immensamente più
complesso).
In tal senso noi siamo l’origine di molte sofferenze che Dio ci avrebbe risparmiato, ma che poi usa per
correggere la nostra rotta, quasi come fossero assunte dalla sua volontà. E in tal senso servono per
santificarci.

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Ma se fossimo già abbastanza “santi”? La maggior parte delle nostre croci sarebbero volute “direttamente”
da Dio anche non fossero solo quelle dovute alla carità, che non può che vivere donandosi e offrendosi,
anche per i peccati degli altri. Cioè anche se fossero conseguenza di prove particolari.
La differenza, è che le vivremmo come fanno i santi.

Speranza
L’attesa, quella vera, nulla ha a che vedere con la noia, perché è in funzione della speranza, e la speranza è
vita, perché rappresenta le cose che si sperano e le fa pregustare.
Se viviamo in grazia divina, la speranza si realizza sempre, anche quando non si realizzano le speranze.
La speranza, infatti, realizza il motivo per cui sono state sperate le speranze.

Cervello
Il cervello si comporta in modo abbastanza analogo alle cellule staminali, e dell’intuito e dell’istinto se ne
possono fare varie specie…
Ma tutto è strumento dello spirito e soprattutto è chiamato ad essere strumento dello Spirito Santo.
La genetica influisce ma non determina le capacità cerebrali, in quanto la complessità del cervello è
superiore a quello del DNA (anche se i geni interagiscono in sinergia con l’ambiente, anche psicologico).
La genetica, perciò, è solo uno strumento che serve all’intelligenza e che si adatta all’espressione di essa qui
ed ora.

Nuovo umanesimo spiritualista e vera fede


Esiste una sorta di religiosità o spiritualità, che assume varie forme ma con dei concetti comuni, che tende a
sovrapporsi al cristianesimo e alla sua fede, ma che è qualcosa di totalmente diverso.
Questa religiosità, che è un misto di induismo, psicologismo, umanitarismo, ecc., a seconda dei casi
“amalgamati” in modo diverso, usa, insieme ad una propria terminologia, anche dei termini mutuati dal
cristianesimo, come solidarietà, soprannaturale, e perfino il nome di Gesù, ma intendendo la sua Persona in
modo diverso da come la intende la fede. Ad esempio, intendendolo come una emanazione del divino.
E’ una religiosità sfuggente e che genera confusione e che pretende di giudicare attraverso categorie di
sapienza solo umana, la cui forza è intrinseca all’uomo, anche se può essere indotta, ad esempio, da persone
“divinizzate” che hanno raggiunto una certa perfezione spirituale.
In genere le differenze concettuali dell’etica e della percezione psicologica si possono notare in una certa
terminologia che è ostica da sostituire a quella cristiana, in quanto il concetto stesso potrebbe mutarsi.
Ad esempio: autocoscienza invece di Rivelazione, imperturbabilità dei sensi invece che del profondo
dell’anima: concetti che fanno la differenza tra la superbia (almeno psicologica) e l’umiltà.
Non che le doti umane debbano mancare e, anzi, spesso sono accentuate, ma la finalità diversa, che nel caso
di questa spiritualità è soprattutto intimista, può corrompere più o meno questa bontà che, come tale, è
sempre aperta alla verità, purché non diventi una forma di superbia, che allora non sarebbe più buona.
Trattare Gesù come una generica emanazione della divinità, ma non come l’unica vera e personale
emanazione di Dio, cioè come Dio stesso, l’unico Dio che si è manifestato ad Abramo e che oggi si
manifesta nella Chiesa, genera confusione.
Si potrebbe rispondere che chi conosce Gesù fa ciò che egli dice (pur con tutti i suoi limiti e peccati), cioè si
tiene innanzi tutto lontano dal peccato mortale. Cioè segue i Comandamenti, va a Messa, si confessa… e, di
conseguenza, ama Dio e gli altri, e perciò cerca di fare le opere buone.
Si può parlare della Croce che va amata e non fuggita attraverso la ricerca dell’imperturbabilità psicologica,
si può parlare di umiltà e del fatto che l’uomo non si può salvare da solo, neanche avendo una grande forza
di volontà e un grande autocontrollo. Si può dire che l’uomo per essere veramente forte deve essere debole
(di fronte a Dio). Ma generalmente si scopre una certa incomunicabilità.
E se lo scandalo della Croce lascia indifferenti, c’è lo “scandalo della fede”, cioè di credere a tutta la dottrina
di Gesù e fidarsi di lui non solo come maestro spirituale, ma come Dio stesso. Un Dio totalmente altro,
eppure creatore di tutto e che tutto mantiene nell’esistenza.

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E se ancora non bastasse (si fa per dire perché tutto coincide), c’è, se così si può dire, lo scandalo della
grazia, che è la manifestazione della realtà soprannaturale, la realtà della vita eterna e perciò di Dio.
Di fatto, in certi casi occorrono soprattutto l’annuncio, i segni, i miracoli (cfr 1Ts,5), e la testimonianza che,
anche quando non si è santi, è data dalla perseveranza nelle prove, dall’onestà delle intenzioni, dal fatto che
Dio non abbandona nonostante i difetti, che così evidenziano la logica e la potenza divina (i santi la
evidenziano ancora meglio attraverso la loro azione ripiena di grazia immeritata), dal fatto che, nonostante i
peccati, si lotta contro le tentazioni e si cerca di fuggire il peccato mortale.
Le opere del cristiano sono soprannaturali nel senso che sono opere di Cristo in noi e opere fatte a Cristo.
Realmente.
Noi mettiamo la “materia”, ma le opere non sono del “divino in noi”, ma di Gesù in noi, esattamente come
insegna la Chiesa istituita da Gesù e affidata agli Apostoli e a Pietro in particolare. Per questo, e solo per
questo, sono soprannaturali.

Grazia
La differenza fondamentale tra il cristianesimo e le altre religioni è la grazia.
Sia come concetto, in quanto la grazia è legata all’inaccessibilità divina e alla sua rivelazione in Cristo, sia
riguardo agli eventi, in quanto la grazia nella Chiesa è un fatto, una realtà.
Anche se vi fosse una religione con una dottrina che da un punto di vista dell’etica e della psicologia fosse
simile al Cristianesimo, in sé stessa mancherebbe della grazia soprannaturale, perché lo specifico del
Cristianesimo è un evento, è una Persona: Gesù, che ha portato la pienezza della grazia.
Lo specifico del Cristianesimo è che solo Gesù salva, solo Gesù va adorato, solo Gesù va ubbidito.
Solo Gesù, che ci ha lasciato la Chiesa che è una, santa, cattolica e apostolica, e Maria sua Madre, che della
Chiesa è lo specchio e il vertice, e attraverso la quale è avvenuta la salvezza e senza la quale Dio non si
sarebbe incarnato.

Opera divina
L’ambito dell’azione divina è integrale, come è integrale la fede viva, ma, come la fede, si può esprimere a
vari “livelli” e in vari “settori”: anima, psiche e corpo.
L’azione sotto l’effetto della carità è l’azione essenziale, perché in relazione con la vita eterna e perciò
direttamente con Dio. La carità dona la comunione con Dio, per cui opera a livello essenziale, dal quale
dipende il grado di santità.
L’azione della fede, che è intimamente legata a quella della carità e che è, se così si può dire, il principio di
conoscenza e la porta della carità, anche se la carità è più “vasta” della fede, pur incidendo nell’azione
essenziale, spesso riguarda la psicologia e il corpo, perché, se la carità ha effetti più diretti sull’anima, la
consapevolezza ha sulla psiche effetti più diretti e visibili, anche se meno profondi di quelli della carità.
Ma la carità tutto comprende, pur rimanendo distinta dalla fede, così come l’Eucaristia tutto comprende, pur
rimanendo distinta dagli altri Sacramenti.
Perciò, sebbene chi ha più carità in qualche modo ha più fede in quanto virtù, in un certo senso si può avere
più fede esplicita o più fede carismatica e meno carità. Naturalmente in tal caso tale fede, e gli atti della fede,
sono ordinati alla carità, ma potrebbero anche essere pretesto per la superbia.
L’opera di Dio rispetta la natura umana.

Bontà
Solo Dio rende buoni davvero.
Un uomo senza relazione diretta con Dio non sarebbe uomo, sarebbe solo un essere irragionevole e perciò
sarebbe buono della bontà degli animali, puramente istintiva, in quanto la loro intelligenza è istintiva, cioè
simile a quella di un computer con dei sensi e che interagisce con l’ambiente.
Se Dio avesse conferito all’uomo solo la ragione e non la grazia, l’uomo, anche non avesse peccato e si fosse
mantenuto nell’innocenza, avrebbe potuto essere buono di una bontà che non contraddice Dio e la sua bontà,
ma limitata in grado e in specie, rispetto all’uomo che, anche se subisce l’influsso del peccato originale e dei

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peccati attuali, è in stato di grazia (grazia che origina ed è nella Chiesa ma che si diffonde anche fuori dai
suoi confini visibili).
Una differenza simile a quella che c’è tra una vita di beatitudine senza fine oltre la morte, ma senza la
visione divina, e il Paradiso.
Solo in Dio non siamo soli. Solo l’amore di Dio non ci rende soli, perché solo Dio può soddisfare la nostra
sete di relazione e di dono di sé.
Ed è solo per Dio che dobbiamo amare il prossimo, e amarlo come lui ci ha amato.
Dobbiamo amarlo con tutti i nostri limiti e i nostri egoismi e con tutti i suoi limiti ed egoismi. Come ha fatto
Dio con noi.
Solo in Dio, anche se psicologicamente nessuno partecipasse direttamente al nostro dolore e ci sentissimo
soli, se amiamo il prossimo per come possiamo, non siamo soli perché abbiamo Dio, che ci dona dei fratelli.
Per questo tutta la nostra vita è proiettata verso il futuro, cioè verso il futuro del futuro, ovvero verso
l’origine e il fine del passato e del tempo: l’eternità, cioè la vita eterna in Dio.

Effetti della fede


La fede è inverificabile, ma si “incarna” nell’uomo, e Dio agisce nell’anima.
Non agisce direttamente nel sensibile, ma tocca il profondo dell’anima che, in qualche modo, può capire e
può rispondere in coscienza. La psiche direttamente non viene coinvolta, ma solo di riflesso, attraverso
l’opera della grazia, che è reale.
La coscienza umana della consapevolezza di Dio in noi, di per sé è morale e non soprannaturale, ma la
coscienza, che sta fuori dal campo del sensibile, sa.
E Dio, attraverso una grazia speciale, una sorta di rivelazione privata, può confermare nella fede, ma tale
rivelazione non è ufficiale come la Rivelazione pubblica, eppure ha effetto per l’anima, infondendogli
sicurezza.
Se la fede agisce nell’anima, in qualche modo si incarna anche nella vita del corpo, e l’Eucaristia tocca anche
il corpo e i sensi, che ne rimangono influenzati, anche se non sentono nulla.
Tutto è finalizzato a Dio e tutto di per sé muove verso Dio, nonostante l’inclinazione dell’uomo verso il male
dovuta al peccato. Dio attrae come attraverso una sorta di “istinto” spirituale: la ragione, il sentimento, la
psiche, la volontà. Attrae soprattutto attraverso la Rivelazione portata da Cristo. Poi sta all’uomo rispondere
all’invito di Dio
Non di rado però, al di là delle suggestioni, Dio si vuole far “sentire” e donare carismi e doni spirituali.
E’ beato chi crede senza vedere, dice Gesù, ma egli si fece anche vedere.
Il primato va al credere, che tutto comprende, anche la vita mistica, ma la mistica e gli altri doni spirituali
sono ordinati alla fede e, spesso, sono conseguenza di un alto grado di santità.

La misericordia divina secondo padre Pio


Padre Pio diceva che se uno non era tranquillo riguardo all’amore di Gesù e sul fatto che Gesù lo avrebbe
certamente salvato se si fosse mantenuto fedele al suo amore, Gesù si offendeva. Lo considerava un peccato,
almeno materia di peccato.
Avere paura di Dio nel senso di non fidarsi del suo amore, infatti, è sempre peccato, ma occorre tenere
presente che gli scrupolosi in buona fede sentono anche quello che in profondità non credono.
E, se si affidano al confessore, dimostrano che il fondo della loro anima è tranquilla nonostante la tempesta,
come gli Apostoli sulla barca nella tempesta: erano spaventati, ma ricorsero a Gesù perché speravano in lui.
Erano di poca fede, ma di fede, e videro il miracolo.
La psiche non corrisponde all’anima, ma è con essa in relazione.

Libertà
Dice Gesù: “Se rimarrete fedeli alle mie parole… conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).
Gesù non dice che noi saremo liberi di FARE, ma di ESSERE.
In rapporto alla verità non siamo noi ad agire, per cui non possiamo fare ciò che vogliamo, ma è la verità che
agisce, cioè Gesù, donandoci la libertà.

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La libertà è un dono, non siamo noi a conquistarla, come avviene con le libertà civili.
Noi quello che dobbiamo veramente fare è rimanere fedeli alle parole di Gesù.
Il fare non fa essere, mentre l’essere fa fare, e fa fare bene: la libertà cristiana è uno stato di vita.

Fede soprannaturale e fede naturale


Dio non vuole che noi crediamo in Gesù attraverso l’evidenza della sua onnipotenza, che non sarebbe fede
soprannaturale, ma vuole che la fede naturale e quella soprannaturale, che è quella che informa la ragione e
che è più certa della stessa nostra ragionevolezza che non è sempre infallibile, coincidano.
L’iniziativa è sempre la sua e la grazia viene sempre prima.

Errori
Molto schematicamente e riduttivamente: noi spesso facciamo scelte sbagliate perché non rinunciamo alle
nostre passioni, poi ne paghiamo le conseguenze anche da un punto di vista concreto, perché in qualche
modo sempre causano del male o, almeno, riducono il bene.
Se fossimo stati più santi certe scelte non le avremmo sbagliate e soffriremmo di meno, perché la sofferenza
è ordinata alla carità, altrimenti è inutile.
Del resto avremmo rinunciato prima, anche se con speranza e perciò pace interiore.
Ma poiché i guai nei quali ci siamo cacciati servono a nostra correzione e conversione, anch’essi sono
ordinati alla santità. Ma tutto dipende da noi.
In tal caso, anche se partiamo da una posizione più sfavorevole, possiamo sempre superare la santità che
avremmo raggiunto se non avessimo fatto quegli errori. Dipende da noi.
Ma anche non li avessimo fatti, non tutto sarebbe filato liscio: Dio scrive dritto sulle righe storte e fa per noi
sempre piani di salvezza, ma dipende da noi accettare il suo amore.

Giustizia
Per il cristiano l’ingiustizia non è solo quella sociale, ma il peccato.
E la giustizia non è solo l’equità, ma fare il bene.
Solo la fede e la carità ci possono aprire la mente alla vera giustizia, ma oggi la società ha perso il senso del
peccato, e riduce la giustizia a una pur doverosa ridistribuzione di beni materiali.
Ma questo è male, e un principio di male.
E’ come si riducesse l’essere genitori solo a un fatto puramente biologico, come è per gli animali: è male e,
in se stesso, è principio di male.

Povertà evangelica
La povertà evangelica è, prima di tutto ed essenzialmente, uno stato di vita che, di fatto, coincide, o va di pari
passo, con l’umiltà.

Realismo
C’è un realismo che si basa sulle circostanze e un realismo che si fonda sull’essenziale, su ciò che non può
non essere scelto.
La realtà, infatti, afferma che amare Dio per puro amore comporta la gioia, che non può essere scissa
dall’amore. Pensare diversamente è assurdo, per cui le nostre scelte vanno pensate e fatte su questa base,
perché non può non essere così. Il resto è nulla.

Genitorialità divina partecipata agli uomini


Nel libro del profeta Malachia il Signore rimprovera agli israeliti espressioni come questa: “Dobbiamo
invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano
impuniti” (Ml 3,15).
Ma poco più avanti spiega il vero senso della genitorialità come espressione delle genitorialità divina: “Avrò
cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve” (Ml 3,17).
Nulla ha più cura degli altri di chi ha la carità.

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Solidarietà
Occorre aiutare gli altri non solo col superfluo ma, come dice il Concilio Vaticano II, anche col necessario.
Come è possibile? E quale la misura?
Se per necessario intendiamo sia ciò che è essenziale, sia ciò che è utile, a parte i casi di offerta di sé stessi,
simili a quello della rinuncia alla legittima difesa, ciò che è fondamentale per la nostra vita non siamo tenuti
a darlo, e a vote non lo dobbiamo dare (anche se in alcuni casi, come ad esempio verso i figli, il discorso
cambia radicalmente, se è essenziale per loro).
A ciò che invece è utile, ma spesso non è essenziale, come ad esempio i risparmi per le prevedibili necessità
della vecchiaia o una vacanza ristoratrice per il proseguo della propria attività, almeno in parte, si può e si
deve rinunciare, secondo la propria coscienza.
La dottrina sociale della Chiesa, che non enuncia solo principi ma che anche cala i principi nella vita
concreta, fa dedurre liberamente a ognuno la propria giusta misura che è, ad un tempo, oggettiva e
soggettiva.
La fa dedurre attraverso quelli che considera i diritti dell’uomo, i diritti della famiglia e i doveri dello stato.
Oltre che le urgenze del prossimo.

Paradossi paolini
I paradossi che cita San Paolo, come quello che se anche un angelo di Dio annunciasse un vangelo diverso da
quello degli apostoli sia anatema, o quello per cui lui sarebbe stato disposto a dannarsi pur di salvare tutti i
suoi connazionali, servono a evidenziare una realtà, ma non sono la realtà. Infatti nessun vero angelo di Dio
può annunciare un vangelo diverso da quello di Cristo e nessuno può barattare la sua anima per quella degli
altri.
Anzi, più si vuole salvare gli altri, più occorre, prima di tutto, fare in modo di essere santificati noi stessi
attraverso la grazia.
Attendere alla propria santificazione, infatti, è “inserire” la propria pratica religiosa nello stesso atto con cui
Dio ci salva, e attendere alla salvezza degli altri è in qualche modo “inserirla” nell’atto con cui attendiamo
alla nostra salvezza, su cui, solo, ognuno può agire direttamente e liberamente.

Psicologismo
Se non si tiene conto di Dio, che è il fine stesso dell’uomo, la psicologia non funziona.
Diventa psicologismo, cioè elucubrazione per far tornare conti che non tornano mai.
Lo psicologismo tende a deresponsabilizzare sé stessi come se ciò che ci è capitato non solo ci abbia
condizionato, ma anche tolto totalmente la libertà.
Invece Gesù ha detto di amare e perdonare tutti, ma come se stessi, e perciò avendo cura e rispetto di sé
stessi anche attraverso scelte particolari di frequentazioni, senza però chiudere il cuore alla carità.

Stato di grazia, Sacramenti e sacramentali


Che rapporto c’è tra la vita in Dio, i Sacramenti e in particolare l’Eucaristia e le pie pratiche e cose del
genere, come i pellegrinaggi?
Per quel che vale il paragone, potremmo assimilare la vita in Dio, cioè al “possesso” di Dio e l’appartenenza
a lui, all’amore che lega due innamorati, che si “appartengono” anche quando sono lontani.
I Sacramenti, e soprattutto il Sacramento dell’Eucaristia, è come l’incontro degli innamorati, mentre i
sacramentali possono essere paragonati a degli oggetti (come una fotografia) che ricordano la persona amata.
Una fotografia nulla aggiunge al “possesso” della persona innamorata e nulla aggiunge all’incontro
personale, ma può rinfocolare l’ardore dell’amore, e sarebbe disdicevole se la si disprezzasse attraverso un
atteggiamento di chiusura che potrebbe essere in relazione ad una insensibilità dell’amore.
Ma non solo la foto della persona amata, ma anche il desiderio, e a volte il desiderio più della foto, può
incentivare l’ardore dell’amore.

Grazia e natura

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La grazia santificante, a meno di un miracolo, non sempre toglie i difetti personali (e se li toglie è solo dopo
un certo cammino di guarigione). Anzi, quasi mai. Ma li ammorbidisce o, almeno, tende ad ammorbidirli.
Ma ciò che più conta, può far scomparire il peccato mortale, senza il quale tutto cambia, anche per la società.

Dio solo
Non cercare i doni di Dio, ma Dio. Non cercare le cose di Dio, ma Dio. Non cercare le grazie di Dio, ma Dio.
Devi cercare le grazie in quanto cerchi Dio e per cercare Dio.
I profeti ci testimoniano di come Dio respingeva e, anzi, schifava, i sacrifici fatti in Sion che erano motivo di
vanto e orgoglio.
Scrive San Paolo: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a
sabati, che sono l'ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo. Nessuno vi derubi a suo
piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni,
gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo… Se siete morti con Cristo agli elementi
del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti quali: -Non toccare, non
assaggiare, non maneggiare-… secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? Quelle cose hanno, è
vero, una reputazione di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel
trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne” (Col 2,16-23).
La religiosità deve morire agli elementi e alla mentalità del mondo.
E’ lo Spirito Santo ad animare la carne, e non la carne ad animare lo Spirito Santo!
Il credere senza vedere conta più del credere perché si è visto perché l’evidenza di per sé è naturale anche se
ciò che si rende evidente è soprannaturale, mentre il credere è soprannaturale perché la grazia è, se così si
può dire, più evidente dell’evidenza naturale, o di ciò che sembra evidente.
Ma le evidenze non si oppongono alla grazia e di fatto la grazia rende evidente la fede più che l’evidenza.
Il vedere è al servizio del non vedere.
Solo Dio è davvero necessario, e perciò ciò che si manifesta in forma di per sé necessaria, come la Chiesa e
tutto ciò che è necessaria conseguenza della Chiesa.
Poi ci sono gli strumenti di per sé non necessari, ma necessari perché Dio li ha voluti per muovere l’uomo
verso di sé, secondo la natura umana.

Pensiero e vita
Il pensiero non coincide con la realtà, anche se ne fa parte: un conto è pensare di gustare del cibo, e un conto
è il mangiarlo. Il mangiare è viverlo e farne esperienza.
La vera esperienza, perciò, si realizza solo se concorda con la vita, e perciò con l’ordine naturale della vita,
altrimenti è una contro esperienza. Vivere deve essere un’esperienza della Vita e perciò dell’amore.

Perseveranza
La fedeltà nella vita di grazia, ovvero la perseveranza, di per sé fa crescere. Cioè permette la dinamica della
carità.

Cuore e ragione
L’amore, e l’amore di Dio, è un modo di “sentire”, il modo di sentire di Dio, cioè è il modo di amare di Dio,
cioè è il modo di vivere, anzi la vita stessa, di Dio.
L’anima “sente” l’amore e, se non c’è, la mancanza di esso, il non amore, e se Dio le dona la grazia, sente
l’amore di Dio o il suo rifiuto. Cosa che influenza la percezione psicologica.
Ciò che è dell’anima viene partecipato al corpo e a ciò che è sensibile, e ai sensi.
I sentimenti esterni ne vengono coinvolti attraverso la propria sfera psicologica, mentre la ragione, di per sé,
non passa direttamente attraverso di essa, anche se può rimanerne influenzata negativamente grazie al
peccato originale e alle sue conseguenze.
Non che la ragione umana abbia qualcosa di sbagliato, è solo limitata, non sbagliata, ma è il modo di usarla
dell’uomo che, a causa della corruzione (parziale) della natura umana, può sbagliare a “usarla” cioè può
usarla in modo non ragionevole e perciò in modo contraddittorio.

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O può partire da presupposti sbagliati (cioè da evidenze, o da errori di interpretazione della Rivelazione, che
spetta solo alla Chiesa), sbagliati.
Secondo San Tommaso la conoscenza umana parte da ciò che conta ai sensi e dalle evidenze, quale, ad
esempio, il principio di causa effetto, o, riguardo alla fede, dalla Rivelazione.
La ragione muove il cuore, ma ancora di più e ancora prima, il cuore, che è espressione della vita intera
(ragione compresa), muove la ragione.

Devozioni
Tante devozioni si presentano come necessarie e, anche, come fondamentali, per la salvezza del mondo in
questo periodo storico.
Alcune sono autentiche, altre no; alcune riconosciute, altre no.
Il riconoscimento aggiunge grazia, il disconoscimento in certo modo ne toglie anche fossero autentiche.
Ma come può una rivelazione autentica essere fondamentale alla salvezza del mondo se lo stesso può dirsi di
un’altra devozione autentica?
In realtà ad essere fondamentale è il Vangelo, di cui le autentiche devozioni ne costituiscono una particolare
espressione in cui si può riassumere tutto il Vangelo solo se non si presentano come esclusive e si integrano
con tutto ciò che la Chiesa riconosce o che di autentico permette.
Non si possono seguirne molte e le devozioni vanno vissute con la pace nel cuore e senza ansia. Basta il
Vangelo, bastano le sue promesse.
Molti santi dicono che tutto ciò che genera ansia va evitato. Fossero pure le devozioni riconosciute, perché
così Dio ci ha fatti: limitati. E vuole che viviamo la religione senza ansia.
Con ansia una devozione è meno fruttuosa e può anche arrivare a scandalizzare.
Ciò non toglie che, per pura impetrazione, si può chiedere al Signore ciò che non spetta per meriti ma che la
misericordia divina può donare, come i benefici delle devozioni che non si fanno.
Una devozione che la Chiesa ha fatto propria, e, anzi, ha fatto propria in senso specialissimo, cioè più di tutte
le altre, è quella al Sacro Cuore di Gesù. E il giudizio della Chiesa è fondamentale.
Tutto sta in Cristo e perciò tutto sta nella Chiesa e nella sua Rivelazione. Tutto sta nella Tradizione: nessuna
rivelazione privata può aggiungere qualcosa. Non c’è bisogno di altro, e le devozioni servono proprio come
semplici strumenti a focalizzare il Vangelo. Ma se si vivono nell’ansia, non ottengono quanto il loro fine
stabilisce.
Quando Santa Teresa di Lisieux era talmente arida da non riuscire ad articolare preghiera che potesse seguire
con devozione, la cosa migliore per lei, che suppliva qualunque devozione, era quella di recitare, molto
lentamente, un Pater e un’Ave.

Gioia
C’è una gioia soprannaturale che sussiste anche con le prove e che origina dalla grazia che si è manifestata
attraverso la Croce di Cristo; c’è poi una gioia naturale, dovuta alla consapevolezza di essere nel giusto; e c’è
una gioia psicologica, che può sussistere e che si realizza, nella gioia cristiana e umana.
Problemi quali l’ansia e la depressione in sé stessi ostacolano la gioia, anche se la grazia può servirsene per
aumentarla.

Umiltà
La povertà evangelica si può far coincidere, o quasi far coincidere, con l’umiltà.
L’umiltà si fonda sulla verità, e, in ultima analisi, sulla verità “tutta intera”.
Per cui si fonda sull’amore di Dio, e perciò sull’amore verso sé stessi e verso gli altri.
Così anche la rivendicazione dei propri diritti secondo la verità può essere un atto non solo di giustizia, ma
anche di carità, e perciò di umiltà.
E se è opportuno tacere sui propri diritti o su altre cose, lo si fa per amore e perciò per una verità che
comprende anche ciò di cui si tace.
Non è da confondere la sincerità che deriva dall’umiltà con la spontaneità, che quest’ultima, non essendo
mediata dalla ragione, o da una ragione sufficiente, manca di libertà. Ma una spontaneità che procede da una

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tendenza di bene può essere considerata come una forma di sincerità quasi “istintiva”, che di per sé non
ostacola ma, anzi, spesso favorisce, la sincerità. Quasi fosse una specie di sincerità che riguarda la psiche a
livello inconscio.

Realtà virtuale
Ciò che percepisce l’anima è la realtà essenziale che in qualche modo le arriva.
Non che la nostra conoscenza sia sempre esatta, ma il rapporto della nostra coscienza con ciò che
comprendiamo è quello che siamo davanti alla realtà, e soprattutto davanti a Dio.
Noi conosciamo attraversi i nostri sensi, ma la ragione possiede in sé delle evidenze che nessuna realtà
virtuale può minare. La realtà virtuale può far andare in cortocircuito le percezioni, può disconnettere l’uso
della ragione, può minare le evidenze sensoriali, ma non i sensi di per sé, né le evidenze della ragione.
La natura che cade sotto la percezione dei sensi e la conoscenza attraverso i sensi, non può autoriprodursi
alle medesime condizioni, per cui la realtà virtuale (ma anche il sogno), che pure può servire se integrata
nella realtà che la comprende, non può mai sostituire pienamente la realtà che la comprende.

Superbia e umiltà
La superbia, di per sé, consiste nel voler essere come Dio.
Consiste nella pretesa di fare di sé stessi, un infinito, ma un infinito secondo criteri umani e non trascendenti
e soprannaturali.
L’umiltà, invece, constata non solo che noi siamo finiti, ma anche che da soli non siamo nulla, perché tutto
viene da Dio, che, però, ci infinitizza del suo Infinito, per quanto possibile a dei “finiti”.
Il superbo pretende di essere infinito riducendo ciò che è infinito a una categoria della mente umana (cosa
peraltro impossibile perché anche a livello solo della ragione solo Dio è infinito), limitandolo in modo
essenziale, mentre Dio ci fa partecipare alla sua infinità infinitamente trascendente, in modo che il nostro
finito sia infinitamente superiore all’infinità naturale comprensibile dalla nostra intelligenza.
In ogni caso, se le aspettative che la ragione si aspetterebbe dalla bontà divina se Dio non ci avesse donato la
grazia sarebbero immensamente inferiori alla realtà che Dio avrebbe riservato ai giusti, immensamente
maggiori a queste è l’infinità del Paradiso.

Gioia
La gioia è solo in Dio.
Senza la prospettiva di Dio, non ci sono motivi di gioia, ma rimangono i motivi della sofferenza.
Se la sofferenza è indice della mancanza di qualcosa che per la natura è necessario e la gioia umana indica
che la natura viene soddisfatta, la vita naturale dell’uomo ha sia motivi di gioia, che però sono “normali”
come è normale la vita, che è un dono, sia motivi di sofferenza, che rendono la vita umana, che di per sé
ambisce all’armonia, sfasata.
Questo sfasamento si fa essenziale quando alla vita umana manca il riferimento e l’orientamento a Dio.
E’ Dio che orienta la vita verso la gioia, nonostante i motivi di sofferenza, che sono reali e che non si
possono negare o trattare superficialmente come qualcosa di risibile, se non banalizzando la stessa gioia che
viene da Dio, che in un modo o nell’altro supplisce anche alle mancanze di cui la sofferenza è conseguenza.
La gioia di Cristo, poi, non solo perfeziona quella umana, ma la eleva all’ordine soprannaturale.

Visione beatifica
In Paradiso l’impegno di praticare l’amore coincide con la visione beatifica.
Tutto è nella visione beatifica.

Limiti della creatura in Dio


Dio supplisce i miei limiti “ontologicamente”, mentre nella Chiesa militante, cioè nella vita ecclesiale
concreta, i miei limiti vengono suppliti anche dai miei fratelli, cioè dall’azione e dai doni di Dio in essi.

Ragione e sentimenti

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Gesù nel Vangelo non anestetizza i sentimenti. Tutt’altro, li coinvolge pienamente.
Guarda a tutto ciò che è umano: all’anima prima di tutto, poi al mondo psicologico, strettamente in relazione
con l’anima.
Così parla di compassione, ma si relaziona anche con le emozioni della gente: pur non facendo troppo
affidamento su esse, pure vi vedeva qualcosa di autentico, o di potenzialmente autentico.
La vita infatti, che comprende anche la ragione, tende a manifestarsi nel mondo attraverso i sentimenti.
I sentimenti non sono separati dalla ragione ma, anzi, la presuppongono. Perciò devo essere secondo la
ragione: compatibili con essa.
Il rapporto tra la ragione e i sentimenti è un po’ come quello che sussiste tra la fede e la carità: come la
ragione di per sé può sussistere senza i sentimenti (ma la vita umana tende a relazionarli), così la fede può
sussistere senza la carità (pur rimanendone frustrata e depotenziata).
Ma come la carità di per sé non sussiste senza la fede (nel senso che, se è vera carità, muove almeno
necessariamente verso le fede), così i sentimenti (come l’amore, non le sensazioni) non sussistono se manca
completamente la ragione. Infatti non si può davvero amare in modo umano, cioè nella piena libertà, senza
conoscere l’oggetto del proprio amore.
Per quel che vale, i sentimenti possono essere paragonati ai carismi: come questi devono sottostare alla
gerarchia, così i sentimenti devono sottostare alla ragione. E come i carismi, se autentici, superano l’azione
della sola natura anche se informata dalla grazia, così i sentimenti (sotto l’influsso della ragione,
rappresentati dal “cuore”) arrivano dove la sola azione della ragione non può arrivare.
Verità e carità. Carità nella verità.
Presenza, amore, adorazione… c’è tutto, anche l’intelligenza.

Soldi
I soldi oggi possono rappresentare uno strumento di bene più che nel passato, solo che non ci si deve
affezionare ad essi.
Vanno trattati come si trattano le medicine, a cui non ci si affeziona e, anzi, di cui se ne farebbe volentieri a
meno: devono servire per farci sopravvivere e togliere il “male”. Da noi e dagli altri.
Perciò come le medicine vanno usati con moderazione e senza abusarne.
Devono servire non per affermare la nostra “potenza” e la nostra volontà, ma per affermare, nel senso di
realizzare, noi stessi e gli altri, che solo attraverso il dono di sé e il servizio ci possiamo realizzare.

Giustizia sociale e politica


Quello che rende una società libera (non mi riferisco alla libertà cristiana ma a quella politica), è la giustizia
sociale.
Una società giusta comprende anche la libertà di espressione, ma la libertà di espressione può sussistere
anche nell’ingiustizia, se chi governa è talmente forte da poterselo permettere.
La democrazia, perciò, non è un ideale, ma solo un mezzo per raggiungere l’ideale della libertà e della
giustizia.
L’errore per cui si pensa che un sistema non democratico sia necessariamente totalitario è dovuto al fatto che
spesso i partiti di governo nei sistemi non democratici si sono identificati con la totalità dello stato, cioè con
lo stesso stato, da cui il termine “totalitarismo”.
Ad esempio, si confonde il corporativismo col Fascismo solo perché il Fascismo era corporativista, mentre
l’errore del Fascismo non fu il corporativismo (che, se ben applicato, è compatibile con la dottrina sociale
della Chiesa), ma quello di identificarsi con lo stato, e perciò di essere totalitarista.
Mentre l’errore per cui si pensa che la democrazia è la miglior forma di governo e, anzi, è l’unica forma di
governo accettabile, benché le democrazie odierne siano dei totalitarismi, è dovuto al fatto che si confonde il
sistema democratico con la libertà, per cui la forma democratica è confusa con quella dello stato che
garantisce la libertà, anche se poi è uno stato sommamente ingiusto, e perciò sfrutta e schiavizza le persone.

Croce e croci
La croce non è il fine della vita, ma lo è la Croce di Cristo, ossia Gesù.

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La nostra croce di per sé è solo un mezzo che apre alla grazia, esattamente come lo è il piacere lecito, solo
che la croce è la condizione dell’esistenza umana, in quanto, a causa del peccato, si è come aggiunta alla
natura umana ormai parzialmente corrotta, come una medicina si aggiunge alla normale dieta.
Come il malato per vivere ha bisogno non solo delle medicine, ma anche di altro, così per vivere in Dio
l’uomo non ha bisogno solo della croce, ma, ordinariamente, anche di altro, secondo quello che la sua natura
richiede. Ma la croce è indispensabile, proprio come la medicina per un malato che non ne può fare a meno.

Vocazione
Molto schematicamente e approssimativamente si potrebbe suddividere la vocazione in tre categorie:
primaria, secondaria e terziaria.
La primaria è la chiamata alla santità e alla massima santità possibile secondo il piano divino originario, che
la Redenzione ha ampliato e innalzato. A questa si oppone il peccato, che può limitarne, e anche impedirne,
la realizzazione.
La secondaria è quella di essere laici o religiosi, e sacerdoti e no.
E’ da credere che, almeno in alcuni casi, Dio stabilisce, al di là delle circostanze, fin dall’eternità chi deve
rispondere a una certa specifica chiamata.
La vocazione terziaria è quella a cui si è chiamati a essere e a fare qui ed ora, a seconda delle più svariate
circostanze.
Dio conferisce agli uomini, oltre a doni di grazia, doni naturali sia all’anima che al corpo, a seconda del tipo
di vocazione e delle circostanze, affinché si possano realizzare al meglio.

Scienza
In teoria si potrebbe arrivare a un punto in cui il progresso tecnologico, in se stesso, non può più avanzare
perché la materia è limitata, anche se la comprensione dell’ordine e delle correlazioni della realtà e le scienze
matematiche, filosofiche e umane, continuassero a crescere, in quanto vanno oltre alla tecnologia.
E l’uomo, finché vive su questa terra, può sempre imparare e conoscere qualcosa di nuovo, in quanto la sua
vita è limitata ed è più limitata di tutto lo scibile umano.

Amore
Amare davvero sé stessi, cioè amare noi stessi con l’amore che Dio ha riversato in noi, che non è di chiusura
ma di donazione, è amare gli altri, e amare gli altri è amare se stessi. Così come amare la propria famiglia in
Dio ci fa amare gli altri e viceversa, amare le famiglie degli altri, ci induce ad amare la nostra.
Non c’è opposizione, per cui non c’è da temere nulla.
Se i “miei” sono il mio prossimo, chi mi è prossimo è dei “miei”: ci sono più tipi di vicinanze e tutte
convergono e includono, anche se l’azione caritativa ha una gerarchia data non solo dalla propria particolare
missione verso qualcuno, ma anche dall’urgenza e dall’opportunità dell’atto caritativo.
Questa è la vera giustizia, quella non soggettiva ma oggettiva, secondo Dio.
Alla fine, in chi è in grazia di Dio, rimane la carità di Dio a seconda della propria chiamata e della propria
generosità nell’accogliere la grazia.

Preghiera giornaliera
A La Salette la Madonna ha detto che occorre pregare dicendo almeno un Pater, un’Ave e un Gloria, ma detti
bene, ogni giorno, mentre in altri luoghi ha detto di pregare molto di più. Come mai questa differenza?
Il minimo non contraddice il fatto che occorra fare molti di più. Ma c’è un altro motivo non secondario: a La
Salette, tramite i due ragazzi, si è rivolta alla gente del luogo, cioè ha parlato per la gente del luogo anche se
il suo messaggio era per tutto il mondo. E la gente del luogo spesso lavorava molto e aveva molti doveri,
anche perché la società era ingiusta, e la giornata spesso non permetteva lunghe preghiere se non qualche
giaculatoria o breve preghiera. Per cui la Madonna ha dato un minimo.
Ma tutto deve essere fatto nella pace.

Fini

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In certo modo, come non si può fare il male a fin di bene, non si può neanche fare il bene finalizzandolo al
male.

Povertà evangelica
In un certo senso la povertà evangelica (e le beatitudini) si potrebbe identificare con l’umiltà.
L’umiltà è verità in relazione e Dio. E, di conseguenza, in relazione anche a sé stessi e agli altri.
I limiti materiali, come la povertà materiale, anche se non sono da confondersi con la povertà evangelica,
rendono però meno propensi alla superbia.

Ragione, sentimenti ed emozioni


Compito della ragione è giudicare.
Anche chi vede nella ragione, o nell’attenersi solo alla ragione, un limite per l’uomo, cerca di dimostrare
(anche se a torto) il perché lo è, cioè ne dà delle ragioni che vogliono essere razionali.
Compito della volontà è amare, cioè volere il bene degli altri, ordinandolo al proprio bene e alla propria
gioia.
Compito del sentimento è colorare di emozioni e di motivi di gioia, ciò che è ragionevole, rendendolo, per
quanto possibile all’umanità ferita (ma Dio può tutto), pienamente vitale e umana.
Se la ragione è in certo modo paragonabile ad un disegno di un quadro, l’attrazione spirituale è come il
“riempimento” e le emozioni sono come i colori.

Miracoli
In realtà, in qualche caso, il Pane e il Sangue consacrati, in qualche modo si sono manifestati come carne e
sangue. Il caso più noto è quello di Lanciano.
Perché non sempre? Perché Dio non ci vuole stupire, ma dare la fede.
Perché i miracoli, già straordinari di per sé, ordinariamente non riguardano arti ricresciuti?
Per lo stesso motivo.
Anche qui qualche caso c'è stato. Il più noto è quello avvenuto a Saragozza, ma c'è qualche altro caso
straordinario, come quello riportato da San Bonaventura, nel trattato dei miracoli di san Francesco allegato
alla Leggenda maggiore, della formazione di due occhi a un tale al quale erano stati cavati per un delitto che
non aveva commesso. Ci fu un serio processo con testimoni autorevoli.
Dio non vuole che ci convinciamo, ma che crediamo. Vuole una fede LIBERA. Vuole che chi liberamente ha
deciso di non credere non sia "costretto" a credere. Per cui tali miracoli sono eccezioni tra le eccezioni.
Del resto Gesù risorto non si è manifestato a tutti, ma solo ad alcuni testimoni, che dovevano essere creduti
per fede.
Perché tanti miracoli dell'Antico Testamento, come il passaggio del Mar Rosso, nonostante la potenza di Dio
sia manifestata in pienezza solo nel nuovo, a volte sono più straordinari di molti del nuovo?
Perché Dio aveva a che fare con un popolo primitivo e voleva dimostrare di essere superiore ai poteri spesso
occulti dei sacerdoti dei pagani. A vantaggio anche dei pagani che, nel tempo si aprirono alla fede nel Dio di
Israele e a volte confluirono nel popolo ebraico, come i filistei e gli idumei.
In fondo, in un mondo in cui i popoli erano molto sensibili ai fatti strabilianti, o ritenuti tali, in cui vedevano
l'opera degli dei, anche le 10 piaghe d'Egitto e il passaggio del mare, furono un modo di non forzare la
libertà, ma solo di indirizzarla alla fede, partendo dal fatto che Dio è più potente della natura e della magia
demoniaca dei maghi.

Messa e Comunione
Come l’esperienza personale di Dio sta all’esperienza di Dio nella Chiesa (cioè è personale ma avviene nella
Chiesa e per mezzo della Chiesa, per cui è anche esperienza della Chiesa pur rimanendo assolutamente
originale), e come la preghiera privata sta a quella liturgica, così la Comunione eucaristica sta alla Messa.
E’ finalizzata e compresa nella Messa, cosicché la Messa, che sussiste anche senza la comunione dei fedeli,
in qualche modo si “personalizza” in ognuno.

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La salvezza infatti è personale anche se avviene per mezzo della Chiesa, cosicché, come la Chiesa salva le
persone, queste, in comunione con Cristo attraverso la Chiesa, si relazionano tra loro.
Il massimo della comunitarietà e del personalismo, in quanto la comunione è tale solo per Dio e l’individuo
personale è tale solo per Dio.

Caso non a caso


Il caso può essere inteso come imprevedibilità, che può essere tale per più motivi, ad esempio gli atti liberi
dell’uomo, e può essere inteso come insito nella natura fisica.
Ma se il caso esiste non è a caso, e Dio si serve anche del esso che, in ultima analisi, è causato da Dio,
sommamente libero, sia permettendolo che attraverso le leggi della natura.

Originalità
Se, per assurdo, esistesse una biblioteca infinita, conterrebbe anche un libro con le stesse parole della Bibbia,
uno con scritto tutta la storia dell’umanità, uno che riporta tutte le leggi della natura conoscibili all’uomo,
ecc. Ma quei libri ci avrebbero solo “azzeccato”.
Ma originale è solo Dio creatore e, per partecipazione, noi che conosciamo.
Originale è l’essere che, però, informa anche gli atti e le parole. Perciò originale è la grazia in noi e siamo
noi mossi dalla grazia.

Talenti
Cosa si intende per talenti da mettere a frutto così come dice il Vangelo?
Ogni cosa che Dio ci ha donato e che si riassume, innanzi tutto, nella chiamata di ognuno alla santità, e
perciò nella chiamata alla grazia e nel dono della grazia.
Indirettamente, se così si può dire, talenti sono anche le nostre potenzialità, ma “direttamente” sono i doni
umani e materiali che concretamente possediamo qui e ora, e che sublimano e riassumono tutte le nostre
potenzialità e che sono strumenti della grazia.

Cristiani e non
Essere cristiani è un dono di Dio, il non esserlo è una permissione divina in vista del dono.
Non sei di più perché sei cristiano, ma sei cristiano per santificarti e per servire, cosicché potrai essere di più,
mentre se non sei cristiano, Dio lo permette a fin di bene, affinché tu possa santificarti e servire.
Conta solo l’amore soprannaturale che, però, sgorga solo dalla Chiesa, e per questo avere la fede è un
vantaggio, ma per avvantaggiare in qualche modo tutti.

Infinito
Il concetto di infinito esiste così come esiste il concetto di Dio.
Infatti, come a Dio ci si può arrivare anche con la sola ragione, cioè attraverso vie naturali, così per l’infinito.
Esiste un infinito naturale, che esprime ragionevolmente e che, in ultima analisi, coincide con Dio o con
l’Eternità.

Affrancamento dei poveri


La Chiesa si adopera perché i poveri di beni materiali possano provvedere a sé stessi almeno nelle cose
necessarie.
Per cui la Chiesa, da un certo punto di vista, preferisce far diventare ai i poveri dei piccoli borghesi, o piccoli
possidenti, o piccoli artigiani e imprenditori, che da un certo punto di vista strettamente materiale, sono da
considerarsi come dei poveri senza, però, il cappello in mano.
Tutti possono essere dei poveri in spirito, cioè che hanno bisogno prima di tutto di Dio, e poi anche degli
altri, ma i ricchi devono condividere coi poveri.

Buonismo e giustizia

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Se consideriamo che la giustizia segue un ordine, allora si capisce meglio come il buonismo, inteso come un
ordine non vuole essere pienamente o totalmente ristabilito, sia sinonimo di ingiustizia e perciò di male, di
cattiveria e non di bene. Sia nei riguardi del bene comune che del reo. E i frutti non possono che essere
velenosi, come la degradazione morale e nei rapporti sociali sta visibilmente a dimostrare.
Questo in linea di principio, un principio assoluto in sé stesso, ma che non può non tenere conto, in pratica,
che l’uomo non può conoscere tutti i risvolti, soprattutto interiori, del caso; che il fine della giustizia è la
carità, in quanto la giustizia è il primo livello dell’amore (di cui non si può fare a meno); che il sistema che
regola la stessa società non è giusto, o non è pienamente giusto, e non solo in quanto l’uomo e la società sono
limitati, ma anche per delle “strutture di peccato” che rendono la società ingiusta (là dove più, là dove meno).

Equilibrio spirituale
Non necessariamente la penitenza porta frutto proporzionalmente alla sua durezza e difficoltà, ma secondo
l’opportunità (che però non deve fare da pretesto all’accidia).
Un po’ come il dolore fisico: a volte è opportuno, anche per il proprio cammino spirituale, prendere al
bisogno un analgesico.
E anche riguardo la preghiera può essere importante farla nelle condizioni migliori possibili (anche Gesù
cercava spesso luoghi solitari per pregare meglio).
Non che occorra provare, né, tanto meno, prendere, di ricavarne diletto, ma spesso Dio lo concede.
Del resto San Tommaso d’Aquino dice che la Comunione in grazia di Dio produce un certo riconoscibile
deletto (in genere), anche se Dio può permettere (o procurare) aridità spirituale, come nel caso di Santa
Teresa di Lisieux.
L’azione della grazia è al di fuori della portata dei sensi, ma l’anima (e i sensi dell’anima), si relaziona con
ciò che appartiene alla sfera corporale, per cui anche i sensi, che non di rado ne vengono influenzati anche in
modo concreto (anche se indiretto).
Né si possono negare e ispirazioni dello Spirito Santo nel cuore dei fedeli, anche se spesso non si
distinguono.

Natura come
La natura non può in nessun modo identificarsi con Dio o con il divino perché è contingente: non si spiega
da sé, non è “onnipotente”, e ha tutto i limiti della sostanza di cui è fatta, della “materia”.
Limiti messi in evidenza dal problema del dolore che, se fosse del tutto naturale, di per sé non verrebbe
percepito come un male che si oppone alla nostra felicità.
La natura, perciò, non ci può dare la piena felicità a cui ambiamo. E se qualcuno spera diversamente, lo fa
per una fede. Che può essere irragionevole come nel caso della reincarnazione, o che soddisfa, superandole,
tutte le esigenze della ragione, come il cristianesimo.
Naturalmente la ragione, dopo il peccato originale, non è più sempre coerente a sé stessa, in quanto si è
“ammalata”, e per rimettersi nei giusti binari quando ha deragliato, spesso ha bisogno degli insegnamenti
della fede, che rivela anche la ragione e sé stessa. Anche per questo l’atto di fede è ben altra cosa rispetto al
convincimento.

Offerta
La prima vocazione, che racchiude e porta a compimento tutte le scelte concrete del cristiano in un rapporto
personale con Dio, attraverso e nella Chiesa, è quella di offrire sé stessi in sacrificio a Dio, unendosi a Cristo
crocifisso.

Lo Spirito e la legge
La legge guarda alla forma, mentre lo Spirito guarda all’amore.
Non che la legge sia contraria allo Spirito, solo che non è la stessa cosa: si può seguire la legge esteriore, cioè
la forma della legge, senza seguire lo Spirito, ma non si può seguire lo Spirito senza seguire la legge.
Ma noi siamo imperfetti, per cui non sempre riusciamo a ricalcare esattamente quello che dice la legge in
tutti i suoi aspetti, e in questo siamo inadempienti, come dice anche la Scrittura, e per questo la legge, da
sola, cioè senza lo Spirito che riempie la forma della legge, ci accusa.
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Ma lo Spirito, attraverso l’amore, ci fa volare e dall’alto, anche se non riusciamo a ricalcare la strada della
legge, possiamo orientarci e comunque seguirne l’indirizzo. E lo Spirito, che guarda all’amore, non ci
accusa, ma ci difende.
Del resto si dice che Padre Pio a volte fosse burbero, ma chi non si fidava di lui, che amava tutti?
E noi, forse, se qualcuno che ci vuole dimostrare simpatia e affetto ci fa un gesto di gentilezza superfluo e
che ci distoglie da qualcosa che ci interessa, non lo ringraziamo di cuore perché guardiamo all’intenzione,
che apprezziamo di più dell’eventuale piccolo fastidio?

Misericordia
La misericordia divina non consiste nel NASCONDERE i peccati, ma è una GRAZIA.
Che produce 2 effetti inseparabili: la DISTRUZIONE dei peccati e, contestualmente, il dono di una vita
nuova.
Per questo nella Confessione occorre il proposito di non peccare più.
Se non si accetta una vita secondo la grazia divina, allora si rimane nel peccato.
La Croce, attraverso cui Gesù ci libera dal peccato, e la Risurrezione, attraverso cui ci apre le porte del
Paradiso, sono necessariamente unite.
Lo dimostra la Messa, in cui viene offerto al Padre il Corpo dato in olocausto e il Sangue versato di Cristo
risorto.

Fede
La fede va oltre ai nostri ragionamenti e va oltre anche a ciò che sentiamo.
Di per sé è un atto di volontà nudo e crudo di rispondere alla grazia e accettare la Rivelazione.
Dio opera oltre la nostra consapevolezza, ma la consapevolezza è richiesta e presupposta dalla fede, ed è un
aiuto per accettare e dare efficacia alla grazia.
Ad esempio, occorre credere per pura fede che Dio ci ama anche se non lo sentiamo, oppure che se siamo
con Dio non siamo falliti anche se tutto ci è andato “storto”, anche se sentiamo l’esatto opposto.

Gioia
La gioia ha come due aspetti: l’aspetto della fede, cioè la gioia di consapevolezza, e l’aspetto della carità,
cioè la vita che si fa gioia, che si estende e comprende la consapevolezza.

Dolore umano
Il dolore umano è molto legato all’anima, che è la nostra parte nobile.
Anche quello fisico, che a volte, ma non sempre, si fa sentire a livello sensibile in modo più forte di quello
che coinvolge l’anima.
Un esempio molto schematico e impreciso, ma che può rendere l’idea: le umiliazioni producono del dolore
perché coinvolgono più direttamente l’anima, ma spesso il dolore fisico, come nella tortura, viene percepito
come peggiore anche perché è dovuto un po’ anche al fatto che la tortura in qualche modo comprende anche
l’umiliazione.

Giudizio
Non si può giudicare nessuno, soprattutto i Pastori.
Cioè non si può giudicare della buona o cattiva fede, e nemmeno di tante motivazioni che potrebbero essere
influenzate anche da circostanze nascoste. Ma su tante cose si possono emettere giudizi, in quanto siamo
dotati di ragione e volontà.
Un conto è giudicare la persona e la sua caratura morale, un conto è invece la critica.
Non si può giudicare nessuno, nemmeno Papa Alessandro VI, ma si possono muovere, costruttivamente e col
dovuto rispetto, delle critiche, proprio come si fa sul comportamento di Alessandro VI.

Partecipazione psicologica all’amore


I santi li vediamo come amici perché sono, appunto, santi: il loro amore è indiscutibile.

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Ma non tutti i cristiani sono santi, anche se molti vivono in stato di grazia, per questo la partecipazione
psicologica, e comunque attraverso l’accoglienza e la disponibilità, è importante.
Tali partecipazioni non si possono identificare con l’amore, ma ne sono conseguenza e nello stesso tempo
orientano all’amore.
La volontà supera il sentimento, ma a volte, per grazia di Dio, il sentimento si impone indipendentemente dal
desiderio della volontà di averlo, soprattutto dopo aver ricevuto la Comunione, così come ordinariamente
accade secondo quanto dice San Tommaso d’Aquino.
Attenendoci solo all’aspetto psicologico (che però è in relazione con l’anima), possiamo dire che
l’indemoniato geraseno si è convertito a Gesù perché ha sperimentato la miseria dell’essere indemoniato e la
liberazione operata da Gesù, mentre i proprietari dei porci sono rimasti “chiusi” e perciò non liberi.
Ma se vi fosse stato un geraseno che avesse partecipato alla liberazione dell’indemoniato con più intensità
(spirituale) dell’indemoniato, avrebbe forse superato la fede e la carità di colui che era stato liberato.
Per questo Gesù ha detto: “i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno dei cieli”: perché per Dio
conta la carità che, se a causa del peccato originale non è stimolata quando le cose vanno bene, di fatto viene
stimolata nelle prove che Dio manda o permette, e che noi dobbiamo sfruttare.

Gesù dona ai poveri e sana i malati


Come, pur senza diventare dei “salutisti”, occorre fare in modo di non ammalarsi, così, pur senza attaccarsi
ai beni materiali, occorre fare in modo di non ridursi in miseria.
Il corpo, infatti, è un dono di Dio da tutelare, e la tutela del corpo è la prima forma di ecologia, così come
occorre la tutela della propria famiglia è la prima forma di solidarietà (che non esclude le altre forme, ma che
le include).
Oggi, di fatto, chi volesse avere una famiglia numerosa, nella maggior parte dei casi costringerebbe i figli a
una vita di emarginazione (a meno che non abbia sufficienti risorse economiche).
Non a caso Gesù curava i malati e aiutava gli indigenti nonostante vedesse nella povertà una beatitudine.
Gesù, infatti, fa un’analogia tra la povertà evangelica e quella materiale, in quanto hanno dei punti di
contatto e convergono nella giustizia, e nella giustizia divina, ma fa anche un’analogia tra la necessità di
aiutare i poveri materiali e la necessità di aiutare i “poveri peccatori”.
E di fatto, come va sanata la malattia fisica, anche se non sempre dipende dalla volontà dell’uomo, così va
sanata la malattia dell’anima, e questo, in ultima analisi, dipende dalla volontà dell’uomo, perché Cristo ha
operato e opera la salvezza per tutti coloro che non rifiutano il suo amore.
Dio è misericordioso perché ama e ama così tanto da essere misericordioso, cioè da andare oltre quello che
egli ci offre di poter meritare.
La misericordia dà più del meritato a tutti quelli che vivono in Dio: sia ai peccatori che aprono il cuore e si
pentono dei propri peccati, sia ai giusti che aprono il cuore e si pentono di non averlo abbastanza aperto, sia
alla Vergine Maria, che apre il cuore nella più grande pienezza e totalità dell’opera dello Spirito Santo
possibile in una creatura.

Amore misericordioso
Se il bene integrale non è possibile, come ad esempio in una data realtà politica, occorre scegliere il bene
maggiore, e perciò, in definitiva, quello in cui il concetto di bene più corrisponde con il Sommo Bene.
Questa scelta essenzialmente comporta, in qualche modo, anche un male minore in relazione al peccato,
sebbene non sempre tale miglioramento si manifesta subito in tutti i suoi aspetti secondari.
Il primo dei peccati è chiudersi all’amore: tutti gli altri peccati e i mali che ne conseguono, vengono di
conseguenza.
Allo stesso modo il primo dei Comandamenti è di amare Dio sopra ogni cosa, per cui la liberazione dal male
e la salvezza coincidono con l’aprirsi all’amore, sebbene, ordinariamente, l’uomo non può essere
impeccabile sempre e in tutto, a causa delle conseguenze del peccato originale.
Ma l’amore supplisce ogni imperfezione se c’è la grazia divina, e la misericordia di Dio non è altro che un
aspetto dell’amore e un atto di amore.

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Sapienza
Sapendo di non sapere è vero, perciò ti apri alla verità, e di conseguenza ti appartengono anche quelle verità
che non conosci, perché conosci la Verità.
Dio ci dona tutto: direttamente ma, anche, indirettamente, tramite gli altri.
Tutto dobbiamo a lui, a cominciare dalla nostra esistenza, ma secondariamente, molto dobbiamo anche agli
altri, a cominciare dalla nostra esistenza.
Così per la conoscenza: anche se tra gli uomini è bene che l’allievo superi il maestro attraverso il progresso
storico, è anche vero che il docente rimane docente e ciò che ha dato riceverà nella pienezza della verità.
Tutte le verità conducono alla Verità, che è infinita e non potrà mai essere esaurita. Ma la Verità quando la si
“possiede”, e, soprattutto, quando la si “possiede” tutta intera, la si scopre, e la si scopre all’infinito, perché
non possiamo comprenderla. Ma non comprendendola (ma cercandola o meglio “possedendola”) la
comprendiamo, e, comprendendola, ci supera infinitamente.
L’abbiamo e la scopriamo ad un “tempo”, perché interagisce con noi superandoci infinitamente.
Dio è tutto e noi nulla, ma proprio perché siamo nulla e tutto ci è dato, a cominciare da noi stessi, noi siamo
tutto nel Tutto. Proprio perché non siamo tutto ma nulla.
Se fossimo qualcosa non avremmo il Tutto e quello che siamo ci verrebbe tolto, perché non è nostro ma ci è
stato dato.

Ambiente
L’uomo è condizionabile perché Dio l’ha voluto così, cioè perché interagisse con l’ambiente che lo circonda,
ma nella libertà, in modo da potersi realizzare concretamente.
Il peccato originale ha però condizionato negativamente l’ambiente e, anche, la libertà umana.
Ciò non toglie che l’uomo può essere anche condizionato positivamente nel rispetto della sua libertà: in tal
caso i condizionamenti non alienano, ma inducono alla realizzazione di sé, come l’istruzione e l’educazione.
Ma come i buoni condizionamenti e le buone abitudini non annullano la libertà umana, ma la stimolano al
bene, così i condizionamenti perversi e le cattive abitudini, pur non annullando del tutto la libertà umana
(neanche il peccato originale l’ha annullata del tutto), la inclinano al male.
Come le buone abitudini e i buoni “condizionamenti” non annullano la libertà umana, ma la stimolano al
bene, così le cattive abitudini e i cattivi condizionamenti, non annullando la libertà umana, ma la inclinano al
male.
Purtroppo però certo “psicologismo” moderno fa tenere conto solo dei condizionamenti negativi e mai di
quelli positivi, quasi a voler scusarsi del tutto delle proprie scelte sbagliate, ma che in realtà, avendo avuto
l’opportunità di scegliere diversamente, sono frutto delle anche delle nostre scelte.

DNA
Il DNA interagisce con tutta la realtà personale di dell’uomo, cioè con l’ambiente, ma anche con l’nima, la
volontà, la grazia ordinaria, la grazia straordinaria… Ogni aspetto dell’umano è in sinergia con gli altri
secondo il suo proprio modo.
E’ come un concerto che si sviluppa continuamente.
Il DNA è come prendesse vita in unione al tutto e secondo ciò che uno fa e questo grande mistero sarà
manifestato sempre meglio dalla scienza.
In ogni caso ciò che uno è, è incredibilmente più complesso la complessità del DNA, così come quella
ancora maggiore del cervello.
Ognuno ha un suo modo di comprensione e di comunicazione delle cose, che il peccato tende ad appiattire ed
uniformare sia attraverso la passione dell’istinto non elevato dalla ragione, e sia, e soprattutto, a una volontà
che non corrisponde a una realtà, ma a una realtà virtuale e di comodo, e perciò, in tal modo, fasulla. Uno
schema precostituito di una realtà che non esiste e, perciò, alienata.
Il bene è infinito e perciò sempre originale, mentre invece il male è finito e lo si fa come tutti, mentre il bene
lo si fa ognuno per sé.

Rivelazione

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La Rivelazione, che è ragionevole, è vita (che comprende anche la ragione). Perciò è esperienza di vita, e si
fa evento.
Per cui si fa riconoscibile e coinvolge anche il sentimento…
La grazia non passa attraverso i sensi, ma si fa sentire all’anima, e può usare i sensi e, a volte, lo fa.
Questa cosa vale in qualche modo anche per le rivelazioni private (nel senso di “comunicazione” di Dio
all’anima, di qualunque tipo e grado), anche se di esse è la ragione illuminata dalla fede che giudica, in
sottomissione alla Chiesa che, però, non se ne fa garante come fa con la Rivelazione pubblica.
Ma Dio, se la rivelazione privata è compatibile con quella pubblica, può infondere nell’anima (anche in
modo soprannaturale) la certezza della veridicità fondamentale (certezza morale naturale o soprannaturale).

Amore per il prossimo


Il comandamento di amare il prossimo come se stessi fa dell’amore per se stessi (inscindibile da quello per il
prossimo), il termine di paragone, ma per non crearci scuse, dobbiamo seguire un altro comandamento
evangelico: quello di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, e quello di non fare agli altri
quello che non vorremmo fosse fatto a noi.

Amore umano e carità


Si può separare totalmente l’empatia dall’amore umano?
No: forse possono arrivare ad essere sfasati fino ad opporsi, ma tutto dipende dalla volontà. Di per sé, infatti,
l’uomo non può separare sé stesso se non attraverso un desiderio perverso.
Del resto San Paolo ha invitato a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange, cioè a desiderare dei
sentimenti, e anche delle emozioni, conformi all’amore.
E si può separare l’autentico amore umano dalla carità divina o dal desiderio e dalla speranza che essa si
manifesti e lo faccia integralmente, coinvolgendo anche la ragione, e perciò la fede?
No, perché l’amore di Dio realizza al di la di ogni aspettativa l’amore umano.
Ma anche in questo caso è determinante la volontà.

Natura umana e giustizia


La società di ieri non era affatto giusta, ma oggi è ancora più ingiusta, perché lo è ancora di più, prima che
nei rapporti sociali, nei principi che ne determinano le regole. Cioè nei principi che stanno alla base della
natura umana.

Peccatori e corrotti
Distinguere i peccatori dai corrotti è importante, se per peccatori si intende coloro che, più che altro, il
peccato lo subiscono senza un vero deliberato consenso o piena avvertenza, e per corrotti si intende coloro
che il peccato lo accettano. Purché, però, tale concetto non neghi la misericordia divina, riservata anche, e in
un certo senso, soprattutto, proprio ai corrotti.
Non a caso Gesù era venuto a chiamare prima di tutto i farisei, che però in buona parte hanno continuato ad
essere corrotti.
La misericordia, infatti, è per i corrotti, ma perché non lo siano più. Per cui la misericordia è soprattutto per i
GIUSTI (che non sono quelli che credono di essere giusti secondo una loro idea giustizia).
Il Vangelo è per i poveri, e chi più povero dei ricchi? Che per diventare poveri devono rinunciare alle loro
ricchezze.

Legittima difesa
La Chiesa è contro la lotta armata, ma, a certe condizioni, ammette il tirannicidio.
Ed è contro la guerra preventiva, ma non ha mai negato che gli Alleati hanno fatto bene a dichiarare, loro per
primi, guerra alla Germania nazista.
La Chiesa è contro la pena di morte, ma se non esistessero le prigioni, non lascerebbe andare via libero un
serial killer compulsivo. Questo è il chiaro senso che sembra emergere dal progresso della dottrina sulla pena
di morte da duemila anni a questa parte.
Del resto la Chiesa ammette la legittima difesa.
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Spirito e materia
L’uomo è concreto e spirituale, per cui la sua natura in questa terra presuppone che Dio si manifesti
attraverso modi che siano, oltre che spirituali, anche concreti, come l’Eucaristia evidenzia al massimo grado.
Ma se uno è impossibilitato a riceverla? Allora Dio può supplire usando mezzi straordinari, un po’ come
avviene, fatte le dovute differenze, con la salvezza dei bambini non battezzati.
Di per sé l’Eucaristia è il mezzo più efficace, ma l’efficacia dipende dal desiderio della carità.
Se l’Eucaristia è ordinata alla carità che si realizza attraverso il desiderio della volontà, il desiderio è ordinato
all’Eucaristia, che è al di sopra di tutto.
Si conosce più del tempo e dello spazio che manifestano la nostra concretezza contemplando e pensando
all’eternità, che non ragionando sul tempo e lo spazio, che a loro volta stimolano la mente e il cuore a
superarli.

I 10 Comandamenti
Immaginiamo che tutti (o quasi tutti) credano in un Dio unico, cristiani, ebrei, e coloro non seguono la
Rivelazione ma solo la ragione.
E supponiamo che tutti credessero che Dio retribuisce il bene e il male come giusto (l’eventuale punizione è
da considerarsi solo come retribuzione e non come una sorta di vendetta come quella dell’uomo).
E supponiamo che tutti sapessero che Dio vuole che non ci si uccida e ci si rispetti.
Se tutti aderissero con la volontà a questa nostra conoscenza (Dio non fa mancare la sua grazia per farlo,
ognuno nel rispetto della sua conoscenza di Dio: cristiani, ebrei, chi crede senza seguire la Rivelazione), cosa
possibile, come ha dimostrato Ghandi, potremmo dire che nel mondo c’è amore.
L’amore, perciò, nasce dalla fede in Dio (per i cristiani in Gesù, che è Dio stesso), una fede che diventa,
attraverso la volontà, una regola di vita.
L’amore perciò non è un sentimento umano, anche se non esclude i sentimenti umani ma, piuttosto, li
orienta, ma è un atto della volontà di adesione a Dio.
E’ perciò innanzi tutto amore per Dio, che però ci ha amati per primo creandoci e donandoci la grazia della
redenzione. Per cui è l’amore stesso di Dio.
Anche l’amore per il prossimo è amore di Dio, per questo diciamo che il nostro amore per il prossimo è la
conseguenza del nostro amore per Dio.
I 10 comandamenti sono iscritti nel cuore dell’uomo. Sono, perciò, una legge di natura, e una legge di amore,
visto che Dio ha creato l’uomo per amore. Sono perciò l’amore che si fa legge.
Ma l’uomo dopo il peccato originale non riesce più a leggere sempre bene tutta la legge naturale inscritta nel
suo cuore, per cui Dio ha rivelato i 10 Comandamenti a Mosè, che per gli ebrei doveva essere la legge della
Legge, in quanto manifestavano la misericordia divina.
La premessa dei 10 Comandamenti è il comandamento che tutto racchiude: quello di amare Dio con tutto il
cuore, tutta la mente e tutte le forze, mentre il primo Comandamento è: Non avrai altro Dio fuori di me.
Una regola di amore o, meglio, un’esigenza dell’amore. E questo amore è Dio stesso che, però, richiede
un’adesione dell’uomo.
I Comandamenti che seguono il primo sono tutte regole conseguenti e necessarie per rispettare il primo.
Se non si rispettasse il primo e si rispettassero tutti gli altri non gioverebbe gran che, perché non si rispetta la
Legge divina, e, se c’è l’ipocrisia del formalismo, potrebbe anche aumentare la malizia.
I Comandamenti sono come una sola legge.
Sono leggi, come lo è la legge di Ohm, che c’è e basta.
Sono leggi di amore, ma sono espressi sottoforma di regole perché essendo leggi morali, a differenza delle
leggi fisiche, richiedono non solo la consapevolezza, ma anche l’adesione della volontà dell’uomo.
L’amore, perciò, è più un fatto di ragione che di sentimento, in quanto è la ragione che giudica ciò che è
bene, ma è ancora più una questione di cuore, in quanto è la volontà che, attratta dal bene conosciuto
attraverso la ragione, aderisce al bene.
Il sentimento partecipa e Dio spesso lo usa, soprattutto la compassione, che opera orientando la volontà al
bene. E ciò che spesso Dio dona all’anima quando si vuol manifestare ad essa, è la gioia.

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Amore per sé e amore gratuito
Si può amare perché amiamo noi stessi? Si può amare ciò che ci conviene? Sì, perché noi siamo stati creati
da Dio e ciò che ci conviene è bene.
Si possono così amare i figli perché sono “propri”.
Ma non basta: occorre amarli per Dio, e perciò amarli anche, e soprattutto, gratuitamente, perché l’amore di
Dio è gratuito e noi dobbiamo amare del suo amore e come lui ha amato e ci ha amato.
Altrimenti, se l’amore si chiude del tutto, non messaggia la carità, ma l’egoismo.
E’ vero che noi siamo creature e amiamo Dio perché abbiamo bisogno di lui, ma come creature lo dobbiamo
amare anche e soprattutto per gratitudine: gratitudine per lui stesso e perché ci ha creato e ci ha redento e ci
dona il suo amore fino ad offrirsi a noi e per noi…
Ma anche dell’amore di gratitudine abbiamo bisogno e Dio ce lo concede.
Il nostro amore per Dio e per gli altri altro non è che lo stesso amore di Dio in noi.
Ma se la giustizia è la prima forma di carità, in quanto carità in qualche modo anch’essa si deve
personalizzare e perciò aprirsi alla gratuità, di cui la misericordia è il primo degli aspetti.

Accettare la propria croce


Si può accettare la croce accettandola, o adattandosi, cioè per limitare il dolore.
Le due cose non sono in contrasto, ma possono diventarlo: dipende dal cuore.

Diventare santi
Il “pudore” nel parlare di santità con la scusa della superbia, è sintomo che non si vuole diventare santi.
E’ sintomo che non si ama, ma che si teme, e si vuole solo la salvezza e non un rapporto vivo con Dio.
Non volere andare all’inferno (che non è esattamente la stessa cosa che volere la salvezza), è cosa buona, ma
che senza confessione non dà contrizione.
E’ vero, l’ambizione ad essere santi può essere interpretata secondo varie accezioni, ma in un caso non è
possibile equivocare: quando Dio dice: Siate santi come io sono santo.

Umiltà
La strada dell’umiltà consiste essenzialmente nel fare verità, e soprattutto nel fare verità soprannaturale, cioè
abbassare sé stessi innalzando Dio, come Giovanni Battista: “Lui deve crescere e io diminuire”.
Tutto nasce dall’esperienza di Lui: non a caso il Battista evidenzia primariamente la crescita di Cristo: se
facciamo crescere Cristo, dando a lui solo la gloria, ci umiliamo di conseguenza, ma non ci degradiamo, ma
godiamo della gloria data a Dio e, per dirla col Battista, gioiamo con lo “sposo”.

Vera fede
Una regola di vita sociale che ricalcasse la dottrina sociale della Chiesa (cosa che impossibile se la si vuole
senza imperfezioni, perché l’uomo, dopo il peccato originale, non è capace di comprendere da solo tutta la
verità, almeno in ogni ambito), non sarebbe comunque come la fede cristiana.
Infatti non solo sarebbe parziale e perciò scollegata dal resto della dottrina cristiana, che dà pienezza a tutto,
ma, di per sé, non avrebbe la grazia, cioè, di per sé, non sarebbe soprannaturale.
Questo si può dire, e a maggior ragione, se vi fosse una religione simile o che ricalcasse la fede cristiana: la
fede cristiana non è una dottrina ma è la fede nella Persona di Gesù e perciò nella sua opera salvifica.
E’ questione di grazia, cioè di opera soprannaturale, e la grazia è stata affidata in pienezza alla Chiesa.
Perciò comprende anche la Chiesa cattolica reale, che si manifesta qui ed ora.
Se si rifiuta questa, si rifiuta anche Cristo anche se si dice di accettarlo e di credere in lui.

Annuncio del Vangelo


Si può dire che l’annuncio del Vangelo sta alla testimonianza di vita cristiana (che comprende anche la
testimonianza predicata), come il parlare di pace sta all’operare per la pace.
Anche se, poiché la fede è una grazia, anche il solo annuncio del Vangelo, di per sé, ha un’efficacia, ma ciò
non toglie che, oltre ad essere più limitata rispetto alla grazia della testimonianza di vita, quando c’è una
contraddizione grave tra annuncio e testimonianza, si manifesta con evidenza anche una forza contraria a
quella della grazia.

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La vera testimonianza del Vangelo, infatti, non solo è costituita dall’annuncio verbale, ma anche, e a maggior
ragione, dall’operare secondo il Vangelo e perciò di offrirsi a Dio soprattutto attraverso la preghiera.

I mali del globalismo culturale


Non è vero che il globalismo favorisce l’integrazione, ma l’individualismo (che in sostanza è una forma di
integralismo). Per più motivi.
Basti pensare alla dissoluzione dei corpi sociali intermedi, a cominciare dalla famiglia e dall’identità
popolare con le sue tradizioni, che sono realtà dove si può avere un’esperienza sociale concreta e
impegnativa.
I corpi sociali intermedi devono essere, allo stesso tempo, aperti e delimitati, per permette uno scambio che
arricchisce sia in entrata che in uscita, senza che nessuno perda la propria identità, che è sempre in
evoluzione, cioè finalizzata, quasi fossero circondati da una sorta di membrana cellulare che tiene in vita la
cellula sia proteggendola, che permettendole gli scambi vitali.
L’unico globalismo ammissibile è, per dirla con Papa Giovanni Paolo II, quello dell’amore, che non
generalizza ma personalizza, e perciò rafforza l’identità che si realizza proprio nel dono di sé.

Ideologie
Le ideologie hanno, tra le altre, due caratteristiche specifiche: quella di considerare la propria dottrina
preimpostata sempre buona e di vedere qualunque altra dottrina come incompatibile alla propria, anche se
fosse compatibile o equivalente, tanto che gli ideologizzati non provano nemmeno a cercare il bene nelle
idee degli altri e, spesso, nemmeno negli altri, cioè in chi la pensa diversamente, e quella di fare le regole
prima di “fare” la società, come se questa dipendesse essenzialmente da quelle. Ma così facendo
immancabilmente la società che ne risulta sarà distopica.
Ciò che essenzialmente fa la società, invece, è l’amore e perciò la legge morale naturale, riassunta nei 10
Comandamenti.
Se l’amore anima la società, infatti, lo sviluppo è imprevedibile, perché ogni persona è unica e irripetibile e
l’amore si basa sulla libertà e su una risposta generosa. Perciò le regole vanno fatte a seconda dello sviluppo
sociale, sempre conformemente ai Comandamenti divini.
In ogni persona c’è del buono e dipende solo dalla sua libertà accettare il buono e progredire in esso o
rifiutarlo, mentre per le ideologie il “peccato” coincide col “peccatore”.
Per la Chiesa anche i suoi più implacabili nemici, forse perché invincibilmente scandalizzati da certi cristiani
e soprattutto sacerdoti, potrebbero in realtà cercare la salvezza col cuore, ed ottenerla.

Malattie
Come dice San Tommaso, ci si può ammalare per una naturale predisposizione o per una prova di origine
preternaturale, e specificatamente demoniaca, come nel caso di Giobbe, prova permessa da Dio affinché
potesse essere purificato ancora di più, o come nel caso di alcuni peccatori, per spingerli a cambiare vita.
In queste due categorie di malattie possono essere considerate anche le malattie che sono dovute, sì, a
predisposizione (e casualità), ma accentuate da cattive abitudini dovuti a dipendenze e peccati e, anche,
malattie che, sebbene naturali, per cui curabili attraverso la medicina, sono però originate da forze
preternaturali.
A volte possono interagire più cause.

Misericordia e misericordismo
Se la nostra compassione è per i poveri, la misericordia che siamo chiamati ad avere (e perciò anche la
compassione), è rivolta ai peccatori e anche a chi ci è nemico.
Ma i misericordisti, quelli che riducono il peccato mortale a una bazzecola o, al massimo, a una ragazzata,
quando si tratta di nemici (come gli avversari politici) diventano legalisti come i farisei.
Basta considerare le dichiarazioni sulle guerre in corso, dove manifestano un senso di “giustizia” che arriva a
giustificare la vendetta e la rappresaglia fino all'uccisione di bambini.
Oggi tutti, chi da una parte e chi dall'altra, parlano di diritto alla difesa, anche quelli che non ammettono
neanche la legittima difesa personale. E nessuno parla più di CESSATE IL FUOCO.
Naturalmente la vera misericordia non può fare a meno della giustizia, senza la quale si passa dal buonismo
al far west.
Con la stessa logica dei buonisti, infatti, si potrebbe dare una seconda possibilità ai preti pedofili (che invece
andrebbero ridotti allo stato laicale, oltre che fare in modo che possano espiare in prigione), a cui però Dio
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concede la sua misericordia se cambiano totalmente vita, oppure si potrebbe odiare, augurando il male, a chi
si considera ingiusto.
Il misericordismo, infatti, come il buonismo, non conosce l’amore, mentre la misericordia, che si manifesta
solo attraverso il pentimento e il riconoscimento della signoria di Dio sulla propria vita, è totalmente centrato
sull’amore.
Infatti l’amore vero, e specificatamente l’amore di Dio, cioè la carità, è trasformante: dona una vita nuova
diametralmente opposta a quella di peccato. Non si è più come prima, ma una persona fondamentalmente
nuova, che detesta il peccato che prima accettava.

Miracoli e fede
I miracoli, da soli, cioè senza il supporto della grazia, possono al massimo dare una sorta di “convinzione” su
Gesù, possono far ritenere la ragione naturale che sia probabile che Gesù possa essere Dio, possono aprire
alla fede o confermare la fede, ma non possono darla, perché la fede in Gesù, cioè la certezza assoluta che
egli è Dio, non è una conquista naturale della ragione, ma è opera soprannaturale della grazia, che la ragione
accetta.
La ragione può dare la fede naturale in Dio, una fede morale e assoluta, dovuta alla ragione, che tiene conto
anche del sentimento e dell’istinto spirituale che esige Dio, ma la Rivelazione di Gesù è dal Cielo.

Opera divina
Le creature che Dio ha creato a propria immagine e somiglianza sono tutte dei capolavori unici.
Naturalmente esiste una gerarchia tra di esse e la Madonna rappresenta la creatura per eccellenza più grande,
il massimo possibile per una creatura, il capolavoro dei capolavori, il capolavoro universale.
Per fare un’analogia, la sua grandezza rispetto a un’altra creatura è come la Cappella Sistina rispetto a un
minuscolo schizzo di Michelangelo: minuscolo ma disegnato con tutto il suo cuore e con tutta la sua bravura.
Il “voto” che merita Michelangelo è 10, sia per la Cappella Sistina, che per lo schizzo, perché di meglio non
si può fare, ma la Cappella Sistina vale molto di più dello schizzo, sia per la sua grandezza, che per il suo
significato universale, e perciò per l’espressione del genio di Michelangelo.
Ma la grandezza delle creature dipende anche dalla risposta che danno alla grazia divina, e qui, invece, il
voto dipende dall’uomo.
In ogni caso la cosa stupefacente è che anche la più piccola delle creature ragionevoli è stata voluta da Dio
perfetta e potenzialmente perfettibile, e sarebbe stata creata (e redenta) anche se, per pura ipotesi, fosse la
sola creatura al mondo.

Messa
La Messa è il Sacrificio di Cristo. E’ il mistero della Redenzione che manifesta Gesù risorto, per cui l’offerta
di Cristo comprende anche la sua risurrezione, che storicamente si manifesta in un tempo successivo alla sua
morte in Croce, ma che è un unico mistero con essa.
La Messa è il Sacrificio di Cristo e non c’è Messa se non c’è la Consacrazione delle Specie eucaristiche, e il
Sacrificio comprende, insieme con la Consacrazione, anche la proclamazione della Parola e la Comunione.
Tutto è Sacrificio, ossia Offerta e dono.
Considerate le dovute differenze, si potrebbe forse dire per analogia, che la Parola di Dio (intesa come
proclamazione del Vangelo sia attraverso la Sacra Scrittura che l’annuncio orale) sta all’Eucaristia, come
l’insegnamento di una persona sta alla persona (ma la Parola rende presente Cristo, anche se non in tutta la
sua pienezza così come è la Presenza eucaristica).
La Parola è una manifestazione eucaristica. E’ comunicazione divina che crea conoscenza e perciò
comunione, come l’Eucaristia è comunione piena perché è Presenza reale, che però nel tempo si esprime
pienamente con l’ausilio della proclamazione e della conoscenza della Parola.

Amore gratuito
Molti dicono che la solidarietà, tra gli uomini, è istintiva, come nei lupi, e per questo l'amore non è mai
gratuito.
A parte il fatto che tra i lupi la solidarietà vige solo se si è o si entra nel branco, non c'è nulla di male ad
assecondare la natura umana, che è ordinata secondo le leggi di Dio e perciò orientata all'amore.
In più, rispetto ai lupi, l'uomo ci mette la sua volontà, e perciò sceglie liberamente di assecondare il suo
"istinto" al bene (anche se col peccato risulta debilitato).
Ma c'è di più: l'amore, nell'uomo, ha anche un aspetto di totale gratuità, che è garantito dall'amore per Dio.
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L'uomo infatti è chiamato ad amare gli altri non solo secondo la propria natura, ma per amore di Dio.
E l'amore per Dio non deve essere solo un amore interessato, altrimenti si cade nel timore, ma occorre amare
Dio per se stesso, gratuitamente.
Per questo il ringraziamento e la lode e l'adorazione sono la base del rapporto fra creatura e Creatore.
Del resto cosa è la Messa se non un sacrificio di lode e di ringraziamento?

Realismo in politica
L’utopia segue schemi prestabiliti da qualche uomo, per cui è sempre un preconcetto.
L’azione politica sana, invece, parte dai principi morali naturali, a cui si può arrivare attraverso la ragione (e
perciò anche da una ragione che cerca sinceramente la verità), e attraverso una sorta di “laboratorio” (in cui
si usano schemi compatibili con la verità che, però, essendo schemi, non devono essere rigidi e devono
essere passibili a cambiamenti e sostituzioni), favorisce la libertà sia personale che sociale.
Il realismo ha coscienza che l’uomo, e perciò anche la società (che non è uno schema, ma è una realtà
organica di rapporti umani), comprende sia delle verità, che degli errori da correggere, sia il bene, che il
male, che è da estirpare ma secondo il Vangelo e perciò a volte occorre fare come con la zizzania che si
lascia crescere finché è ben riconoscibile dal grano e solo allora la si estirpa.
Inoltre, al contrario delle utopie ideologiche, il realismo sa non solo quale è il bene e quale è il male, e
ricerca il bene, ma sa anche che esiste una gradualità sia nel bene che nel male e che bene e male si trovano,
a volte, insieme, proprio come il grano e la zizzania, non solo nella società, ma anche nelle singole persone, e
sa che, come l’uomo di fronte al bene e al male deve operare una scelta, così deve fare la società, e perciò il
sistema politico, che, se è orientato al bene, pur con tutti i suoi difetti, procede verso il bene, mentre se è
orientato al male, pur con tutti i suoi aspetti positivi, procede verso il male, come tutte le ideologie.
Per questo anche nelle società libere (non uso il termine democratiche perché ci possono essere democrazie
non libere e non democrazie libere) occorre fare in modo che gli aspetti ideologici non prevalgano
sull’orientamento verso la verità.

Complessità
La complessità e la qualità dell’uomo rispetto a ogni altra forma materiale, è insondabile, anche in rapporto
alla materia che lo costituisce, come il cervello. Ma lo è soprattutto per le sue interazioni e la sua
imprevedibilità.
Per questo la malattia non scomparirà mai del tutto da qui alla fine del mondo.
Il corpo umano è spiritualizzato: l’anima si serve del corpo (sensi, cervello, ecc., ma non come separati, ma
come un tutt’uno), ma è in qualche modo condizionata da esso, si “adatta” ad esso, ma non come fossero due
entità in relazione, ma come un’unità.
La coscienza, e perciò l’anima, è in relazione profonda con Dio che la attrae e la interpella, ma ha anche un
aspetto psicologico, cosciente, nel senso di averne la consapevolezza psicologica, che si relaziona alla
coscienza.
Tutti i discorsi, anche i più approfonditi, su questo tema, sono riduttivi e grezzi, ne può essere altrimenti, ma
possono far capire certe cose di noi…

Causa prima
La casualità non può essere rimandata all’infinito, altrimenti salta la legge causa effetto, che funziona
benissimo e che, anzi, è un principio evidente alla ragione.
Questo lo si capisce con la ragione e, anche, sperimentalmente coi singoli fenomeni fisici.
Le probabilità che non sia così è matematicamente tendente allo zero, e questo ovviamente all’infinito, e
perciò è zero.
Se consideriamo, per analogia, che la matematica, che è frutto del pensiero umano e perciò non è realtà
materiale ma spirituale, parla di Dio, che tutto regola secondo le sue leggi, la materia è molto inferiore alla
matematica perché è finita (nessuna osservazione reale può dire il contrario né, tanto meno, nessun
esperimento), mentre la matematica è infinita.
L’infinito appartiene a Dio solo, e noi possiamo solo parteciparvi, un po’ come, fatte le dovute differenze, i
nostri calcoli partecipano alla matematica ma certo non la esauriscono.
Per questo con la ragione si può conoscere Dio più attraverso ciò che non è che ciò che è.
Noi conosciamo con la ragione attraverso i sensi e perciò sperimentiamo cosa è il tempo, mentre non
sperimentiamo ciò che è l’eternità. Ma possiamo definirla con la ragione come ciò che il tempo non è: un
tutto presente nello stesso “momento”. E possiamo definire l’Eterno come il motore immobile.
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Ma, nello stesso tempo, proprio perché il tempo è creato, manifesta un riflesso dell’eternità in ciò che è, che
è ciò che non è l’eternità.

Tecnologia
La tecnologia, attraverso l’elettronica, ci manifesta le possibilità della materia, ma la materia, che è nelle
mani di Dio, è da ritenere che possieda anche la potenzialità di annullare la tecnologia elettronica, come
avverrebbe con una forte tempesta magnetica.
Per questo potrebbe accadere che in futuro, per difendersi da spaventose guerre, l’uomo inventi qualcosa per
annullare i congegni elettronici.

Bellezza
La bellezza unisce l’armonia alla fantasia (che comporta libertà e imprevedibilità), cioè all’originalità, in
quanto specchio della verità che afferma sempre qualcosa che c’è e, proprio perché c’è, è originale.
Negare ciò che è, è appiattimento.
Fatte le dovute differenze, è un po’ come nella teoria del caos, che segue un ordine, e come nei frattali.
La disarmonia evidenzia l’armonia come in negativo, ma, anche, la disarmonia può essere espressa attraverso
modi armonici e originali.
Dipende dallo “sfondo”, che è armonico: attraverso lo sfondo, la disarmonia si manifesta nella verità per
quello che è, cioè come disarmonia, se invece si separa la disarmonia dallo sfondo, allora si vuole presentare
la disarmonia come armonia o, comunque, come verità o possibilità di verità.

Conoscenza
Si razionalizza per comprendere, per conoscere, ma la conoscenza è più grande della razionalizzazione, e la
realtà è più grande della comprensione.
Ma realtà (verità) e comprensione non contrastano con la ragione, anzi, vanno nella stessa direzione, infatti
non si possono contraddire.
Se si contraddissero, o la realtà non è vera, e perciò sarebbe una falsità, o la comprensione non è vera, e
allora sarebbe un convincimento illusorio, o la ragione non è vera ragione (il peccato originale ha minato
anch’essa).
La razionalità aiuta a capire, e indica la strada secondo la legge della causalità, a partire da ciò che i sensi
constatano.
Ma la ragione ammette anche altri modi di conoscenza al di fuori del razionalizzare, a cominciare dalle fede,
purché non la contraddicano. Ad esempio l’intuizione (che procede in modo diverso dal ragionamento, ma
sempre in modo logico e non contraddittorio), oppure l’attrazione istintiva del cuore verso il vero e il bene
oggettivi, purché, cioè, tale attrazione sia ordinata alla verità.

Croce
Gesù, ai discepoli di Emmaus, ha detto che era necessario che il Messia doveva soffrire.
Questa necessità è un mistero, che però non contrasta con la ragione, in quanto è dovuta non dalla sola
giustizia, che sarebbe stata una la somma ingiustizia, ma alla giustizia più l’amore (divino), che supera
infintamente la sola giustizia e che è una nuova giustizia.

Grazia e nuove tecnologie


Dio dona la grazia come vuole, ma ordinariamente usa soprattutto i mezzi più adatti, in quanto più adatti
sono i mezzi, meglio è.
Naturalmente la cosa più importante è la risposta umana nel corrispondere alla grazia, e perciò la fede e la
carità.
Presenza personale di chi ha un incarico, carisma, bellezza di un’immagine, impegno e carità nel compiere
un’opera d’arte, materiale degno e nobile (la Chiesa lo raccomanda, ad esempio, per gli oggetti liturgici),
possono rendere più efficace l’evangelizzazione.
Per cui un libro, di per sé, è più utile che l’Intelligenza Artificiale, anche se molto dipende dal cuore di chi fa
una domanda all’Intelligenza Artificiale sulla fede.

Linguaggio profetico
Gli Atti degli Apostoli ci testimoniano come Pietro, annunciando il Signore dopo la Pentecoste, interpreta la
profezia di Gioele che cita, non alla lettera, cioè in modo fondamentalista.
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Giustizia e pace
Se non si tiene conto della LEGGE MORALE NATURALE, che è oggettiva, allora si tiene conto di una
morale1 soggettiva e perciò particolaristica e settaria, cioè di un moralismo che sta alla base di una giustizia
discriminatoria, incapace di tenere conto della complessità delle situazioni e delle ragioni di tutti, e incapace
di superare le differenze attraverso un comportamento di rispetto, nonviolenza, amore.
Una giustizia che non tiene conto dell’amore gratuito, cioè di un amore in un certo senso “senza motivo”,
allora non tiene conto della MISERICORDIA, che al di là dei torti e delle ragioni, non ha nemici e cerca di
comprendere le ragioni anche di chi si dimostra nemico, e vuole il bene di tutti.

Complessità
Esemplificare la complessità di temi quali l’immigrazione, per cui ci sono ragioni da parte di tutti, ma anche
torti, che comportano una mentalità ideologica e perciò non incline né a capire, né al dialogo, è un errore che
si oppone al progresso.
Studiare la situazione in modo integrale e complessivo può dare un orientamento generale, che deve tradursi
in leggi che, però, tenendo conto del bene comune, devono anche essere elastiche ed ammettere i casi
particolari. Ma in ogni caso non si può mai ammettere di fare il male a fin di bene.
Per far capire un concetto si può essere riduttivi, ma premettendo o presupponendo che la realtà è ben più
complessa.
E se non si può mai essere semplicisti, meno che mai lo si può fare riguardo a situazioni delicate, quali,
appunto, l’immigrazione clandestina, o, anche, la neurofisiologia, la psicologia, ecc.

Beatitudini
Le Beatitudini del Vangelo non sono lo stile di vita dei santi (e dei cristiani), ma lo STATO di vita.
Le Beatitudini non emergono da ciò che si fa, ma da ciò che si è.
Solo se si è beati, le Beatitudini si manifestano.
Solo se si è beati, le opere buone non sono apparenza, ma esprimono l'essenza.
Cioè la vita divina, la vita di Colui che è e le cui opere esprimono ciò che è.

Difetti
Nel Paradiso terrestre non c’era contrasto tra psiche e anima e, nella psiche, tra conscio e inconscio.
L’uomo non aveva imperfezioni da difetti, ma solo dai limiti creaturali, che possono essere chiamati a
svilupparsi, ma che solo Dio può supplire con la sua Presenza.
Ora, invece, ci sono imperfezioni dovute al peccato originale, imperfezioni dovute agli effetti del peccato,
come certi condizionamenti, e imperfezioni dovute al proprio peccato.
Ma c’è anche la grazia divina che opera e a cui occorre corrispondere.

Fede naturale e soprannaturale


Come esiste la fede naturale e la fede soprannaturale che, di per sé, non si manifesta ai sensi (sebbene a volte
si possa notare dagli effetti), così esiste una consapevolezza naturale e una soprannaturale, una gioia naturale
e una soprannaturale, una ispirazione naturale e una soprannaturale.
Ma Dio può manifestare queste cose anche in modo soprannaturale.
I miracoli, da soli, senza la grazia, non convertono, anche se sono una manifestazione e una prova della
grazia e perciò sono ordinati alla grazia.
Infatti, i parenti di Gesù, sebbene accettassero i suoi miracoli, all’inizio non credevano ancora (cfr Gv 7,3-6).
Per riconoscere che la dottrina di Gesù viene da Dio (per cui che Gesù è certamente Dio) occorre voler fare
la volontà di Dio, cioè accettare la grazia, che può avere i suoi tempi, ma che conduce sempre a Gesù (cfr Gv
7,17).

Originalità
L’unica cosa che abbiamo di veramente originale, e lo è perché viene da Dio, è la santità, che è la
continuazione e la realizzazione dell’opera di Dio in noi, cioè della nostra creazione come esseri personali
unici e irripetibili.
La nostra originalità di creature, e creature a immagine e somiglianza di Dio, che si realizza nella santità, è
vera ed è nostra proprio perché è da Dio, senza il quale saremmo nulla.
Il resto è una conseguenza.
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Per questo l’unica cosa che conta fondamentalmente è l’amore.

Amare gli altri come se stessi e il popolo degli altri come il proprio
Dio vuole che dobbiamo amare gli altri come noi stessi semplicemente perché, senza riferimento a sé stessi,
l’amore non sarebbe amore. Cioè: sarebbe solo attrazione.
Infatti, poiché l’amore è donare e innanzi tutto donare sé stessi, e si dona solo qualcosa di prezioso e che si
ama, se non ci amiamo, non doniamo il bene, ma il male.
E se non ci doniamo, mortifichiamo noi stessi e la nostra natura, e perciò non ci amiamo anche se pensiamo
di amarci. Cioè, siamo egoisti e, di conseguenza, non amiamo. E, non amando, non ci amiamo.
Per questo chi non ama il proprio popolo (cioè chi non si dona cominciando dai suoi), non può amare gli altri
popoli, e, anche dovesse mostrare verso di essi della solidarietà, ordinariamente lo farebbe in antagonismo
con suo popolo che, evidentemente, detesta.

Santità
L’autodisciplina non è la santità.
La santità infatti consiste nell’accogliere Cristo con amore, e perciò la sua Croce.
Ma come a un bravo giocatore di carte per vincere ha bisogno che, almeno, qualche carta “buona!” gli arrivi,
così, per accettare la Croce, non si può fare a meno di almeno un po’ di penitenza.

Comunismo vs Fascismo
Se i radical chic, del Comunismo, tengono conto solo dell’analisi economica, in gran parte sbagliata ma
comunque testimonianza di una tensione utopica per una società giusta, e tralasciano totalmente la parte più
ideologica (con le tragedie che ha comportato), che consiste nel materialismo ateo, col Fascismo fanno
esattamente il contrario.
Del Fascismo, infatti, tengono conto solo della parte ideologica, e non quella degli inizi, che era ben poco
ideologica, ma quella degenerata nel Mussolinismo, certamente totalitario, che ha avuto origine nel 1934,
ideologia che ha portato alla guerra di Etiopia, alle leggi razziali e alla Seconda guerra mondiale.
Ma si disinteressano totalmente della dottrina economica fascista, molto interessante, e dei successi sociali
ottenuti, che per i tempi erano straordinari (successi che non cancellano certo le pecche, ma che negare è solo
frutto di pregiudizio).
E se è vero che ci sono stati tanti comunisti non atei e con valori spirituali forti, è anche vero che quasi tutti i
fascisti (la popolazione italiana nel ventennio era quasi tutta fascista) non erano razzisti (nel senso che non
pensavano di appartenere a una “razza” superiore).

Consapevolezza
La ragione e la consapevolezza sono sì comprese nei sentimenti, ma ne stanno alla base, ne sono il centro, in
modo che senza di esse non solo i sentimenti non sono sentimenti, ma anche le emozioni e le sensazioni
umane, non sono tali.
Rimarrebbero, al massimo, solo delle banali reazioni fisiche e chimiche.
Ed è sorprendente come all’opera dell’amore corrisponda la giustizia sotto ogni aspetto, anche a livello
psicologico, e come tale opera influenzi tutto.

Realtà virtuale?
Alcuni si chiedono: “E se tutta la realtà fosse una produzione artificiale, con sensazioni indistinguibili dalle
reali? Se tutto fosse una simulazione, come saperlo?”.
La logica rimane, altrimenti non potremmo nemmeno formulare una simile domanda, e i sensi rimangono, al
di là se sono ingannati o meno, e ci dicono qualcosa di vero anche solo riguardo a una realtà virtuale, e da
questi dati possiamo trarre delle deduzioni.
La realtà virtuale, infatti, è virtuale rispetto alla realtà concreta, ma è concreta nelle sue leggi, che la fanno
funzionare coerentemente.
Noi perciò possiamo dedurre cose logiche, tra cui il principio di causa effetto, e perciò anche in una realtà
virtuale potremmo giungere all’esistenza di una Causa prima, cioè Dio.
E potremmo dedurre che Dio può rivelarsi.
E se Dio si rivela, come si è rivelato, potremmo credere in modo soprannaturale, in un modo, cioè, che
supera ogni realtà materiale, fosse anche virtuale.

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Anche in una realtà virtuale, perciò, potremmo credere in Gesù Cristo che, rivelando l’amore di Dio, ha
anche rivelato l’uomo all’uomo. Ha rivela perciò delle verità fondamentali che sono soprannaturalmente
certe, e da cui si possono logicamente dedurre delle altre realtà.
Sul resto della realtà siamo chiamati ad indagare, e qui entra in ballo la scienza.
Oltre a ciò potremmo fare delle considerazioni empiriche e probabilistiche, come, ad esempio, quanto sia
probabile che la nostra realtà sia virtuale.
Non penso sia calcolabile una tale probabilità, ma di fatto nessuno, se lo potesse fare, scommetterebbe sul
fatto che viviamo in una realtà virtuale. Anche perché la realtà che viviamo funziona benissimo senza
ipotizzare che sia virtuale, e se il principio del rasoio di Occam ha valore, con l’ipotesi che la realtà che
viviamo non è virtuale, viene soddisfatto.

Coscienza
Molto schematicamente e approssimativamente e solo come ipotesi.
La coscienza dell’anima, che giudica e decide (per come può, in quanto limitata alla sua natura e dai sensi),
influenza le nostre decisioni a livello psicologico e visibile.
L’inconscio, che ha a che fare in modo particolare anche col corpo e tutti i suoi processi, soprattutto mentali
e cerebrali, è condizionato dal libero arbitrio della coscienza e dall’ambiente e, anche, dalla consapevolezza
psicologica.
La consapevolezza psicologica, che si interfaccia ed esprime per come può, la coscienza dell’anima, è anche
condizionata dal subconscio.
Senza il peccato originale (e attuale), vi sarebbe unità ed armonia tra questi aspetti che però sono espressione
di un’unità, di cui l’anima è la parte superiore.

Paradiso
Tutto ciò che è bello, anche l’autunno e la sua atmosfera di pensosa e mesta (nel senso di una malinconica
tensione al bene che si desidera e si sogna) interiorità, in Paradiso sarà realizzato al di sopra di ogni
aspettativa.

Verità
Tutto ciò che come uomo Gesù ha vissuto anche psicologicamente, ha valenza mistica e ha forgiato la
salvezza. Così tutti i suoi pensieri e intuizioni consapevoli.
Per cui, in Gesù, tutto ciò che siamo, e tutti le nostre intuizioni e tutti i nostri pensieri di bene, anche i più
reconditi e quelli che non si riescono ad esprimere, sono importanti e vanno fatti, perché lasciano una
“traccia” della salvezza di Cristo.
E, per dirla col Vangelo di Giovanni, anche si volesse scrivere solo quello che Gesù ha detto e fatto, non si
riuscirebbe a riempire il mondo di libri.
Ma tutto si riassume nel Vangelo, che si esprime semplicemente attraverso le Scritture e la Tradizione,
riassunta dal catechismo della Chiesa.
Nella consapevolezza dell’essenza del catechismo, che si esprime nella semplicità, si può conoscere Cristo,
che è tutta la verità, la verità “tutta intera”.
Come il Pane eucaristico esprime la pienezza del Cristo, così il catechismo esprime la pienezza della
consapevolezza dell’intera fede.

Logica umana e logica divina


La matematica è opera dell’uomo o esiste da sempre?
E’ stata creata da Dio ma corrisponde alla logica divina, così come il pensiero umano corrisponde a quello di
Dio e il linguaggio umano corrisponde alla Parola divina.
Come l’uomo che è a immagine di Dio, e proprio perché creatura, esprime l’Increato, che è più intimo a lui
di lui.
Ogni essere esprime Dio naturalmente secondo la propria natura e le creature razionali lo esprimono anche
soprannaturalmente (tale espressione però va corrisposta per realizzarsi).
Infatti Dio, pur essendo il totalmente altro, e pur essendo eterno, “fa” la creatura e le dà sussistenza, per cui
la creatura, non per sé stessa, ma per Dio, anche se creata, esprime in se stessa l’increato.
La logica umana, infatti, è a immagine di quella di Dio, anche se è solo una logica naturale, mentre il Logos
è soprannaturale. E non ci sarebbe logica se non si potesse donare attraverso la parola che esprime la
comunicazione, cioè il linguaggio.
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Se la filosofia (e perciò anche la matematica che è studiata dalla filosofia) è speculativa, la poesia (e l’arte in
genere) può essere considerate contemplativa, cioè come una forma di contemplazione naturale.
E se la filosofia sta alla base, la poesia, che si basa sulla filosofia, altrimenti sarebbe solo banale non senso,
va oltre.
Non c’è contradizione tra il sogno espresso dall’arte, che rappresenta l’ideale della bellezza, della verità e del
bene, e la realtà concreta espressa dalla scienza, e il significato dell’ordine che sta alla base della realtà e che,
anzi, in certo modo rende reale la realtà, espresso dalla logica speculazione filosofica (e perciò dalla
matematica e dalle evidenze e dalle leggi del pensiero come il principio di causalità e di non contraddizione).
Ordine creato dall’Ordine increato; logica creata, dalla Logica increata; leggi create dalla Legge increata;
parola umana dalla Parola divina: tutto in Dio, per Dio e con Dio, il principio di tutto.
Così la matematica non spiega Dio, ma lo “conferma” non contraddicendolo.

Follia ed equilibrio
La follia è sintomo di una percezione della vita mai banale e mai mediocre, solo che è squilibrata, perché
solo attraverso la grazia, e una grazia attuale speciale, la non banalità può trovare un equilibrio, e solo la
santità è il sigillo dell’equilibrio. Tutto, però, secondo la libera volontà di Dio.
E’ lo squilibrio ad essere banale, a rendere folle la follia, cioè l’espressione visibile dell’originalità umana,
non sono i folli.
I folli sono dei contemplatori che sognano, vittime delle conseguenze del peccato che ha parzialmente
perturbato e squilibrato il creato.
Ed è il demonio che si inserisce negli squilibri per banalizzare i sogni e che, a volte (non sempre!), produce
una sorta di follia preternaturale (o produce la follia preternaturalmente), per nascondere la banalità del male.

Annuncio
La provocazione nell’annuncio del Vangelo fu usata anche da Gesù, ma Gesù, oltre a conoscere i cuori di
tutti, è stato anche molto accondiscendente coi suoi, come nel discorso della montagna.
L’annuncio “provocatorio”, perciò, deve presupporre che non tutto è sbagliato e che occorre tenere conto
anche del bene che sempre sussiste.
Il Concilio Vaticano II parla spesso di dialogo.

Fenomeni naturali, preternaturali e soprannaturali


Se non si crede in un Creatore, a un Essere totalmente altro rispetto alla natura creata, assolutamente
cosciente di Sé stesso e libero, e onnipotente (e se di conseguenza se si escludono esseri di natura
preternaturale, cioè creati ma di natura superiore sia alla nostra natura umana che alla natura della materia e
del nostro universo, e non assimilabili ad esse), allora tutto ciò che accade, anche gli eventi soprannaturali e
preternaturali, e comunque spirituali, si spiegano attraverso la natura dell’universo (o, come dicono alcuni,
degli infiniti universi che, però, anche se è un contro senso, si spiegano in sé stessi e sono fine a sé stessi).
Così alcuni pensano che certe cose che ammettono essere inspiegabili alla scienza, siano opera della psiche
(o di chissà cos’altro) e ammettono energie sconosciute e tirano in ballo la Meccanica Quantistica, o
mischiano tutto ciò e altre idee simili, pur non avendo una prova e, anzi, pur non potendo fare teorie che si
basano su osservazioni inconfutabili, ma possono solo fare illazioni e supposizioni.
Ma se non si ammette una Natura divina espressione di un Essere onnipotente dotato di libertà e volontà, in
teoria, per come può la nostra ragione, tutto, alla fine, può essere capito, o almeno, in linea di principio, non
c’è nulla che lo impedisce, in quanto la nostra mente, che secondo questi avrebbe il potere, anche se
inconscio, di fare cose inspiegabili, è quella stessa mente che è capace di capire il mondo in modo coerente, e
non sono due menti. Chi potrebbe negare, infatti, che un giorno la nostra mente conscia non potrebbe capire
quella inconscia? Non dico che la capirà, ma dico che nessuno può escluderlo.
Chi crede che la psiche umana o comunque una presunta “energia universale” sia capace di i fenomeni
inspiegabili, e non ammette nessun fenomeno superiore alla nostra psiche e comunque intrinseco all’universo
(e perciò non ammette Dio come essere Personale e non ammette gli angeli che non possono che essere
creati da lui), ammette una spiegazione naturale a tutto, sia che l’uomo sia in grado di qrrivarci o non sia in
grado.

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E così fa confusione tra miracoli, fenomeni mistici e fenomeni demoniaci (e, anche, a volte, fenomeni
spiegabili scientificamente ma che sono ancora poco comprensibili, come nella Meccanica Quantistica),
rinunciando a capire per via del suo pregiudizio o della sua ideologia.
Ma, a volte, i miracoli, a differenza di questi pretesi fenomeni psichici, possono essere previsti
infallibilmente da coloro attraversi i quali Dio li opera, come Padre Pio, mentre gli altri fenomeni possono al
massimo essere previsti ricreando certe condizioni che li favoriscono, come l’esoterismo in cui agisce il
demonio, ma che, davanti all’opera di Dio, non si riescono a esprimere. Come testimoniano tanti esorcisti.
Nel nome di Gesù, e solo nel suo Nome, tutto si piega, volenti o nolenti. Lo dimostra la prassi della Chiesa.

Fate quello che dicono, non fate quello che fanno


Dice Gesù: “Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi
diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e
li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito. Tutte le loro opere
le fanno per essere osservati dagli uomini” (Mt 23,2-5).
I farisei, perciò, dicono delle cose giuste, ma fanno delle opere sbagliate, ma, anche dicono ma non fanno le
cose giuste.
Ma non osservavano la legge? Che cosa è, allora, che fanno di sbagliato, visto che fanno opere per suscitare
l’ammirazione degli altri, opere perciò, ammirevoli?
E cosa è che non fanno di quello che dicono, visto che proprio dalla coerenza con la Legge pretendevano di
essere ammirati dagli uomini?
Si potrebbe forse interpretare così: è da osservare l’insegnamento che scaturisce dalla “cattedra”, cioè il
magistero autentico, ma occorre non fare quello che fanno, cioè seguire quella che Gesù chiama la
“tradizione degli uomini”, che non fanno capo alla “cattedra”.
E quali sono i pesanti fardelli che caricano sulle spalle degli altri ma che essi non vogliono spostare neanche
con un dito? Si tratte forse sempre delle tradizioni degli uomini, che non bisogna seguire, come ad esempio
quella del Korban, condannata dallo stesso Gesù?

Peccato contro lo spirito Santo


Gesù ha detto che tutti i peccati saranno perdonati, tranne la bestemmia contro lo Spirito Santo.
Tutti i peccati: anche il peccato originale?
Il perdono prevede la contrizione, o la confessione, o il battesimo, per cui i bambini morti senza il battesimo,
o sono come battezzati implicitamente.

Ideologie e Vangelo
I tiranni sono criminali o pazzi?
Se il peccato è l’anima dell’individualismo, la pazzia, che è conseguenza del peccato originale, può essere
considerata come una forma di individualismo patologico. Per questo Hitler (e non solo) viene considerato
sia criminale, che pazzo (probabilmente era sia l’uno che l’altro).
Peccato e pazzia, infatti, si assomigliano, anche se nel peccato c’è malizia mentre la pazzia di per sé è
incolpevole.
Fatto sta che le IDEOLOGIE sono figlie sia del peccato, che della pazzia che ne è conseguenza, e perciò
sono figlie dell’individualismo, anche se si presentano come collettiviste. Infatti si basano su idee soggettive,
e perciò avulse dalla realtà, idee alienate, di alienati e che alienano.
Dietro le ideologie, infatti, c’è sempre qualche “ideologo” (termine molto simile a “psicologo”).
Le ideologie sono UTOPIE che non tengono conto né di come è fatto l’uomo reale, che non è un’idea, né di
quello che è la realtà, che non è come dovrebbe essere, ma non è nemmeno tutta da buttare, come vorrebbero
fare i “cancel culture”, che vorrebbero attuare una rivoluzione o, come si dice oggi, un grande reset.
Ed è proprio perché sono utopie, cioè irrealizzabili, che le ideologie più si realizzano più alienano l’uomo e
più realizzano l’inferno terrestre.
Al contrario del Vangelo, che più si realizza, più realizza l’umanità.

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Il Vangelo, infatti, prima ancora di basarsi su un meccanismo sociale perfetto in questo mondo, si basa
sull’amore: è l’amore che fa la giustizia, quell’amore che chiama in causa non solo lo stato, che da solo non
basta, ma ogni singola persona per un impegno anche concreto.
L’uguaglianza la fa solo l’amore.
L’atto di amore interiore, come ogni singolo desiderio in Cristo, ha un effetto reale, più reale delle opere per
sé stesse, ma poiché l’uomo ha anche un aspetto concreto, l’amore non può che coinvolgere l’uomo
integralmente, per cui anche nel suo corpo.
Per questo le opere di carità, a differenza delle sole opere, comportano la grazia divina.

L’umano nel cristiano


Chi crede vive tutto ciò che è umano, anche la gioia umana, in modo simile, o analogo, a ciò che vive un non
credente (a maggior ragione lo vive chi ha la fede cristiana rispetto a chi non l’ha, e, in modo essenziale, lo
vive chi è in stato di grazia rispetto a chi non lo è).
La differenza la fa la speranza, propria di chi è in sato di grazia, rispetto alla disperazione, propria di chi è in
disgrazia di Dio. E in senso psicologico anche rispetto al dubbio di chi non è psicologicamente consapevole
in quanto non crede.
Tutto ciò che è umano, anche se simile, a seconda di questi casi, è orientato diversamente, anche se tale
orientamento si ripercuote nell’atto, dando, al cristiano, senso e misura e, anche, perfezionandone l’umano
(per quanto possibile anche psicologicamente).
Ad esempio una cena fra amici… Per il cristiano è come non cenasse, eppure cena in modo più vero.

Libertà
Dio i crea liberi, per cui si è liberi se si vive secondo la propria natura, se si vive secondo quello che siamo (e
non secondo ciò che pensiamo di essere).
Per cui la nostra libertà non è infinita.
Ma noi cresciamo, per cui la nostra libertà è chiamata a crescere.
La libertà non va confusa con il libero arbitrio, che consiste nel poter scegliere anche ciò che non ci realizza,
mentre la libertà ci realizza secondo la nostra natura, e solo se ci realizziamo secondo l’ordine naturale (e
perciò secondo l’ordine morale), siamo liberi.
La nostra libertà, però, risente del peccato originale e del peccato degli altri che ne è la conseguenza, ma,
soprattutto, risente del nostro peccato volontario che direttamente si oppone alla nostra realizzazione.
La libertà, perciò, non consiste nel fare molte cose, nell’avere molte esperienze, come fecero Adamo ed Eva
che cercarono di realizzarsi facendo esperienze non concesse, e la pagarono cara.
La libertà non va confusa neanche col piacere che molti ricercano nelle “esperienze di vita”, perché essa non
dipende dal piacere, che, sebbene sia ordinato alla nostra realizzazione, si può trovare anche in ciò che non
realizza o che ostacola alla propria realizzazione, analogamente all’ultimo pasto del condannato a morte.
Le esperienze di male non realizzano perché non danno la conoscenza: sa cosa è il bene e il male non chi fa
il male, che rimane schiavo del male, ma chi, come la Madonna, fa il bene, perché conosce il bene per
esperienza, per cui vede il male per quello che è: una cosa orribile e da fuggire, cosa preclusa a chi se ne fa
schiavo.
L’albero della conoscenza del bene e del male nell’Eden aveva i frutti proibiti perché il bene si conosce solo
non conoscendo il male, cioè astenendosi dai sui frutti: infatti l’albero è bene, perché è bello a vedersi,
mentre i suoi frutti da mangiare con cupidigia, sono male, che non fa contemplare più la bellezza, ma la fa
considerare solo attraverso il senso del gusto, e non fine a se stessa.
Del resto chi sa cosa è il male come il Sommo bene, cioè Dio, il Tutto e la Vita? Egli sa benissimo che il
male è ciò che lui non è: il nulla e la morte eterna. Egli infatti non ha creato il male perché non può negare se
stesso, poiché il male non aggiunge nulla al bene ma, solo, lo limita e lo nega, e Dio, essendo bene infinito,
non può essere limitato in se stesso.
Egli però ha creato la libertà, che è un bene e che si orienta a Dio, e quando trova Dio nella vita eterna, si
realizza pienamente e non può desiderare altro che il Bene divino per l’eternità.
Il male perciò può esistere solo nella volontà dell’uomo e nei suoi atti che ne sono la conseguenza.

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Connessioni neuronali
Nelle connessioni dei neuroni umani il DNA sembra entrarci poco o nulla, e comunque in modo non
essenziale.
Le connessioni neuronali dipendono, direttamente, soprattutto dalla nostra psiche, che è la manifestazione
psicologica della nostra anima che interagisce con tutto ciò che ci riguarda.
L’anima è la causa profonda dell’azione della psiche, che manifesta quello che è la persona sia
potenzialmente, che come “progetto”, che qui ed ora, e, perciò, manifesta anche il suo genere sessuale,
mentre l’ambiente, cioè tutto il resto con cui l’anima interagisce, come ad esempio gli ormoni, sono le
circostanze.
Poi ci può essere l’azione spirituale: del peccato, della grazia… e, alla fine, di Dio, che supera ogni cosa.
Il cervello umano anche solo biologicamente è una “macchina vivente” ed è l’organismo di gran lunga più
complesso dell’universo, per cui è anche biologicamente attrezzato per essere capace di straordinarie
esperienze psichiche e intellettive che, però, nulla hanno a che fare con i poteri preternaturali come quelli dei
sensitivi, che derivano dal demonio, né con le esperienze mistiche e carismatiche, che vengono da Dio.
Poiché l’intelligenza dipende dalla chiamata di Dio, e perciò è intrinseca nell’anima di ogni persona ed è
originale in ognuno secondo la propria personalità, e perciò anche secondo il proprio genere, potenzialmente
dipende, almeno come imprinting, più che dal DNA, proprio dall’anima. Ma, concretamente, le connessioni
cerebrali che si hanno qui ed ora, dipendono dalla propria storia e perciò dalla vocazione come si manifesta
concretamente nella storia e da tutto ciò che favorisce o impedisce il loro sviluppo.
A volte potrebbe anche influire, quando ce ne sono le condizioni, un imput casuale.
Ma poiché il corpo, e perciò il genere a cui si appartiene, in qualche modo esprime l’anima, e il DNA
esprime in certo modo e per come può, il corpo secondo verità, allora esso è in relazione anche col cervello.
Ma di per sé, direttamente, ha ben poca o nessuna attinenza con lo sviluppo o meno della rete neuronale.
La funzionalità cerebrale, perciò, può avere vari motivi ambientali, e la non funzionalità vari altri.
Ad esempio, chi fin dalla più tenera età è stato avviato, spesso per l’ambizione dei genitori, a eccellere
intellettualmente, spesso, se non trovano ostacoli di altra ragione, vi riescono, ma potrebbero rimanere
menomati a livello psicologico.
Ma sulle capacità cerebrali potrebbe forse influire in una certa misura anche gli effetti del peccato originale
(e attuale), un po’ come influisce sulla salute, che alcuni hanno più precaria, e anche molto più precaria, di
altri (anche se la cosa è diversa).

Giudizio
Il giudizio non va mai dato sulla coscienza, ma eventualmente, se ve ne sono le condizioni, sullo stato
psicologico e sulla consapevolezza psicologica (che è connessa a quella della coscienza).

Ogni gioia in Dio e per Dio


Come Dio che gioisce infinitamente in se stesso, gioisce, di conseguenza, anche a causa di chi vive nella sua
grazia (e, in un certo senso, si “addolora” per i reprobi), senza che alla sua gioia infinita possa essere
aggiunto o tolto qualcosa, così noi, in modo certamente diverso, ma anche analogo, gioiremo totalmente di
Dio secondo il grado della nostra santità e, di conseguenza, gioiremo dei nostri fratelli, senza aggiungere o
togliere nulla al lume della nostra gloria.
E’ un po’ come, se così si può dire, di un romanzo già finito a cui, poi, si aggiunge un paragrafo che non
cambia nulla di sostanziale.
Del resto il livello della gloria dei santi è dovuto, in qualche misura, anche a coloro che sono stati
collaboratori di Cristo nella salvezza delle anime.

Schemi
Gli schemi che descrivono la realtà sono come dei binari, mentre la realtà è come lo spazio tridimensionale.
Per questo spesso è meglio tacere.
Ma anche proprio perché questi binari sono semplici, a volte è bene parlare.

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Gli schemi, infatti, di per sé orientano verso una direzione che porta a un “campo di verità” certa e
distinguibile nella sua essenza.
Sono una specie di provocazione intellettuale, che non comprende la zona a cui mira, ma la zona attraverso
un ponto che, preso di per sé, a volte, ma non sempre, può avere diverse interpretazioni, ma che se si sa che
va integrato, serve a evidenziare qualcosa di importante e spesso determinante, a cui si deve tenere conto.

Omosessualità come individualismo


L’omosessualità (praticata) mette in relazione i soggetti non per quello che sono, ma per quello che non sono,
cioè la negazione di sé stessi.
E’ forse la forma massima dell’individualismo relativista e anarchico.

Voler capire per non capire


Chi pensa di capire gli altri, nel senso di comprenderne tutti i motivi, si autolimita, perché considera il suo
mondo oppresso dagli schemi, come tutto il mondo. Un mondo molto stretto, perché alla portata non
dell’amore, e nemmeno dell’infinita logica divina, ma dalla sua logica chiusa in sé stessa e senza nessun
respiro espansivo.

Giustizia, amore e volontà


Nella Bibbia, la giustizia non viene mai contrapposta alla misericordia e all’amore, la sapienza non viene mai
contrapposta al cuore e la volontà non viene mai contrapposta alla carità.
La giustizia che Gesù condanna, infatti, è quella dei farisei, che non è giustizia perché manca l’amore.
Se la giustizia è osservare i Comandamenti, perché è la cosa giusta da fare, il primo dei comandamenti
consiste nell’avere Dio come Dio, cioè nell’adorare l’Amore principio di ogni amore.
Osservare i comandamenti senza amare, infatti, non è una cosa giusta, ma è formalismo.
La misericordia e il perdono sono atti di amore, cioè sono aspetti dell’amore, e perciò sono giusti, perché
l’amore è giusto. In tal senso sono dovuti.
Osservare i Comandamenti è la prima forma dell’amore è la base della carità: poi dipende dalla generosità
del cuore che, a imitazione di Dio, è chiamato amare oltre a ciò che natura da sola riesce a fare.
E’ chiamato ad amare più di quello che sembra il minimo indispensabile, altrimenti non c’è misericordia e
perciò non c’è neanche il minimo indispensabile.
La misericordia di Dio, infatti, è l’unica misericordia che dà immensamente di più di quello che avremmo
dovuto avere a causa dell’amore di Dio, che può dare di più di quanto Dio potrebbe dare per essere
misericordioso.
Misericordia, infatti, è che Dio ci ha creati, e misericordia è che ci ha chiamati ad essere assimilati, noi che
abbiamo la natura umana, alla sua natura divina.
Per quanto riguarda la sapienza, la Bibbia dice che va cercata, per cui va amata, che va trovata e che lei trova
noi, per cui che va “posseduta” in modo che sia essa a possederci, che va conosciuta, che è più di saputa, cioè
che è vissuta, e si vive ciò che si ama.
Si ama ciò che si conosce, intellettualmente, ma soprattutto col cuore, che comprende intrinsecamente anche
l’intelletto, perché anche se l’intelletto fosse limitato per qualche ragione, il cuore ama e cerca il cuore
dell’intelletto, cioè la sapienza.
Dice il Vangelo che Maria custodiva ciò che viveva nel suo cuore, e perciò li meditava nel cuore e col cuore.
La volontà, infine, è una forma di amore perché vuole ciò che vuole l’amore e vi aderisce.
Se facesse secondo le sensazioni che spesso vengono chiamate erroneamente sentimenti, farebbe spesso del
male, che è peccato, per cui non sarebbe amore.
La volontà in certo modo traduce l’amore in opere, in quanto l’amore è autentico.
E come lo sforzo nel cercare la sapienza dà gioia, così lo sforzo nell’amare.
E’ un po’ come la fatica che dei ragazzi fanno nel giocare a pallone: si sforzano, ma si divertono.

L’infinito increato
L’infinito è increato, mentre il creato, essendo creato, è finito e numerabile.

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E’ un fatto che la fisica funziona solo se non si ammette l’infinito nelle equazioni, né, del resto, si possono
fare esperimenti con quantità infinite.
In quest’ottica, perciò, la logica matematica sarebbe increata, in quanto espressione nelle categorie umane
della logica divina, che pure la supera infinitamente in senso anche trascendente, in quanto è logica
soprannaturale.
Per questo il principio di causalità non può andare all’infinito e occorre una Causa prima che è infinita in sé
stessa, e, anzi, che è l’Infinito soprannaturale.
Se la teologia parla dell’Infinito così come ci ha rivelato Dio, la filosofia ci parla dell’Infinito, cioè di Dio,
così come ce lo rivela la ragione e la matematica ci parla dell’infinito come esistente anche se non
sperimentabile.
La fisica, invece, parla del finito, evidenziando come dipenda dalla legge logica della causa-effetto e, perciò,
di come ciò che è finito in sé stesso non ha ragione di essere.

Conversione
La Lettera agli Ebrei dice: “Dobbiamo dunque temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di
entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso… Infatti noi che abbiamo creduto possiamo
entrare in quel riposo, secondo ciò che egli ha detto: Sicché ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel
mio riposo!” (Eb 4,1.3).
Entrare nel riposo cosa significa?
La Scrittura dice che Dio non fece entrare nella terra promessa coloro che, usciti dall’Egitto, si ribellarono,
quasi che il riposo di Dio avesse bisogno di un luogo specifico per realizzarsi.
E per gli antichi ebrei, almeno in un certo senso e almeno in parte, era così.
Ma se si può riposare in un luogo, non lo si può fare per sempre.
Il riposo, perciò, sembra più legato a un tempo che a un luogo fisico.
Ma si può riposare solo per un certo tempo, e non per sempre, mentre il riposo di Dio sembra essere uno
stato di vita che può essere perenne, una sorta di “luogo spirituale” e “tempo spirituale”.
Il riposo di Dio, infatti, può essere fatto coincidere con Dio stesso ed entrare nel riposo di Dio evidenzia
come ci si deve muovere, e perciò camminare spiritualmente verso Dio, cioè convertirsi.
La conversione si manifesta come urgente.

Esperienze
Cosa significa avere un’esperienza di fede?
Noi possiamo avere l’esperienza di vedere un fatto soprannaturale senza avere un’esperienza soprannaturale,
perché se anche fossimo testimoni oculari di un miracolo, se non ci convertiamo non abbiamo un’esperienza
di fede.
L’esperienza di fede non riguarda i sensi, ma la grazia, che agisce nell’anima aprendola alla fede e, anche,
dirige la volontà ad aderire alla fede come fosse una cosa evidente. Infatti, se pure Dio si fa incontrare, un
conto è incontrarlo e un conto è credere che ciò che si è incontrato sia davvero Dio.
Ma anche se l’esperienza di fede non è sensibile, influenza però la vita umana, a cominciare dalla psiche, che
Dio può coinvolgere e che di fatto spesso coinvolge.
Se la psiche è distorta, allora può diventare un ostacolo alla fede esplicita, anche perché, di fatto, la fede
influenza ogni ambito umano.
Ma se la fede non è sensibile, in sé stessa è comunque un’esperienza, e un’esperienza di grazia.
Un’esperienza sensibile (a meno che Dio non dia una certezza soprannaturale, come in certe esperienze
mistiche che, anche se a volte coinvolgono i sensi, danno la certezza soprannaturale per la diretta opera di
Dio nell’anima) non si può catalogare con certezza assoluta, mentre la fede dà la certezza di ciò che è, perché
l’incontro soprannaturale avviene nell’anima.
Di fatto, i miracoli, da soli, non danno la fede, ma possono aprire la mente così che col cuore si possa aderire
alla fede. Il miracolo, infatti, fa chiedere: “Che sia davvero dovuto a Gesù?”. Poi interviene la fede.
I miracoli provano la fede, ma non provano la ragione che deve credere alla fede, per cui la ragione riconosce
che i miracoli provano la fede dopo averla ricevuta, oppure con l’atto di adesione.

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La sola ragione che certezza assoluta avrebbe che Gesù è Dio? Non potendo provarlo, non ne avrebbe.
Mentre la fede è prova a sé stessa, per questo ha la certezza assoluta.
E se è vero che anche tanti non cristiani dicono di avere una certezza assoluta delle loro convinzioni
religiose, in realtà si può avere solo una certezza naturale dell’esistenza di Dio, ma non di una sua
rivelazione al di fuori dell’ebraismo e del cristianesimo, e se qualcuno dice di averla, non fa un’affermazione
ragionevole, come dimostra il fatto che non esiste una critica scientifica delle rivelazioni non cristiane, in
quanto le fedi non cristiane si dimostrerebbero incompatibili con la scienza, con i principi della morale
naturale e con le leggi della logica, e, spesso, con la storia. Come le idee dei terrapiattisti protestanti.
Tutti, però, con la sola ragione, possono arrivare a Dio: le rivelazioni aggiuntive dovute solo all’uomo, di per
sé tolgono verità, a meno che la ragione, offuscata dal peccato originale, non abbia bisogno di una
illuminazione particolare che Dio può elargire non direttamente, come nel cristianesimo, ma attraverso una
grazia “indiretta”.

Contraddizioni occidentali.
Anche se il mondo occidentale è stato infedele al Vangelo, ne possono rintracciare come delle orme, anche se
in mezzo a tanti detriti.
Ad esempio il concetto di democrazia, gli ospedali, il concetto di diritto, l’attenzione, anche se spesso solo
formale, verso i poveri, la stessa autocritica e il senso delle proprie colpe storiche, ecc.
E non è un caso che al tempo della DC si stava meglio.
Purtroppo l’occidente, invece di santificarsi, si è pervertito, per cui oggi c’è tanta confusione.
E dietro tutta questa confusione c’è spesso la massoneria o delle elite innominabili, così come può stare
dietro alle rivoluzioni Comunista e Nazista.

Dittatura del relativismo


Il materialismo più che di progresso parla di evoluzione, che è meno legata a un ordine e a un ordine morale.
Fatto sta che oggi tutto viene messo in discussione, non solo ciò che è evidente alle percezioni, cosa ovvia,
ma anche ciò che evidente alla ragione, in sé stessa.
Così è per la bellezza, che per molti non è un assoluto. E l’arte si relativizza al tempo, come è ovvio che sia,
escludendovi però gli universali.
Eppure la realtà si scontra contro questi sogni, questi preconcetti razionalistici, perché la realtà ha un ordine,
secondo cui le leggi fisiche regolano il mondo materiale, le leggi logiche regolano le regole partendo da
presupposti validi per tutti, e le leggi morali regolano lo spirito umano, al di là dei tempo, come, ad esempio,
sta a dimostrare una violenza carnale, che sconvolge l’animo anche della donna che dice di non avere tabù.
Il fatto è che il relativismo è una forma di individualismo e di soggettivismo che, però, in ultima analisi, non
è fine a sé stesso, altrimenti non esisterebbe come teoria, in quanto un teoria, per essere formulata, ha
bisogno della logica che si serve del linguaggio per essere espressa, per cui di un’evidenza.
Ma nel momento stesso che si esprime il relativismo come una dottrina, si esprime come un assoluto, poiché
si oppone a ciò che vuole negare, cioè fa un’affermazione non relativista. Ma qui cade in contraddizione.
Per questo sembra proprio che il fine del relativismo non sia il relativismo, ma l’affermazione di disvalori e,
perciò, l’affermazione della menzogna di un nuovo ordine morale, anti Dio e antiumano.

Esperienza di fede
La fede non è un’esperienza sensibile, ma, spesso, coinvolge anche la sensibilità e la psiche.
Se fosse sensibile, si potrebbe provare e forse anche misurare.
Invece è una scelta pienamente libera proprio in quanto, di per sé, non è influenzata dai sensi e dalla psiche,
che possono solo favorirne o sfavorirne le condizioni perché sia scelta.

Conoscenza del bene e del male


Adamo ed Eva, che conoscevano il bene, vollero conoscere anche i male, ma il male non si deve conoscere,
ma capire. Così mangiarono dell’albero del bene e del male i cui frutti erano proibiti da Dio.

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Era un albero bello ma “velenoso”, come il fungo amanita muscaria, bello come la conoscenza del bene (che
è più del sapere cosa è il bene), ma, se si mangia, velenoso come la conoscenza del male, che è più che il
sapere cosa è il male.
Dio infatti non disse di non ammirare l’albero, ma di non mangiarne.
E’ un po’ come il buio: il cieco nato non sa cosa è perché non sa come vedere, ma lo conosce.
Ma chi vede, lo vede alla luce, e lo vede come il nero di un di un profondo pozzo.

Amore di Dio
Sono tante le ragioni che portano gli uomini a contrapporsi, ma l’amore le comprende tutte. E’ come la
prospettiva in pittura, che attraverso una nuova dimensione fa tornare tutto all’unità.
Non solo: l’amore perfeziona qualunque struttura umana che di per sé tende a superarsi, guarisce tutte le
ferite, armonizza ogni legittima diversità, supera ogni distanza.
L’amore “comprende” la fede: se si ama si ha fede anche per quello di cui la ragione non ha coscienza, se
non si ama non si realizza la fede che pure si ha.
Così la dimenticanza incolpevole della legge può essere supplita dall’amore, mentre la dimenticanza
colpevole nega la pienezza dell’amore. Cioè: l’amore va oltre alla consapevolezza solo intellettuale: è vita.
L’amore di Dio non può essere “capito”, ma riconosciuto, perché mentre il capire intellettualmente è secondo
la logica, e la logica è quella che è, l’amore in sé stesso ha sempre un aspetto di gratuità che va oltre la logica
senza contraddirla ma, anzi, realizzandone le aspettative.
L’amore perciò in un certo senso può essere capito proprio quando, non capendolo (cioè non cercando di
capirlo in sé stesso solo intellettualmente), ci si apre alla gratuità.
Anche la ragione in se stessa richiede uno spazio di gratuità, che si realizza con la fede, che però, esprime
consapevolmente e razionalmente, l’amore. La fede è un dono dell’amore di Dio.
Ogni attributo di Dio, in Dio è Dio (amore, giustizia, onnipotenza…), ma egli si è rivelato soprattutto come
amore: evidentemente l’amore è l’analogia migliore, che però non esclude le altre analogie, che si
riassumono proprio nell’amore.
Se, in cero modo, l’intelletto indica dove sta Dio, inclinandovi il cuore, l’amore unisce a lui, come fosse una
specie di “colla”.

Tesi e analisi
Le analisi sono importanti, ma è l’orientamento di fondo ciò che è determinante.
Si possono analizzare situazioni tenendo conto di tanti fattori approfondendone la complessità della realtà in
cui sono immersi, ma se lo si fa in un sistema con orientamento non oggettivo, le analisi non si integrano alla
realtà. Di per sé possono anche essere valide, e perciò essere utili anche in un sistema orientato a ciò che è
oggettivo, ma nel sistema in cui sono state concepite si scontrano con la superficialità di altre analisi che
sono riduttive proprio a causa della loro disarticolazione da un contesto oggettivo.
Per contro, in un sistema orientato verso ciò che è oggettivo, anche se le analisi fossero meno complesse,
tutto tende ad integrarsi ed armonizzarsi.

Testimonianza cristiana
Schematicamente la testimonianza cristiana può avere due aspetti nel suo manifestarsi: la parola, che
manifesta ciò che si crede, e l’opera che manifesta ciò che si è, e perciò spesso manifesta il contrasto tra i due
aspetti. Come unificare i due aspetti?
Attraverso la grazia.
Sono come le due gambe su cui si cammina: se non corrispondono l’una all’altra, la testimonianza procede
come uno zoppo, e se non c’è la grazia, c’è una contro testimonianza, anche se la grazia può in qualche modo
agire, nonostante lo scandalo che pure produce i suoi danni, anche attraverso i segni autentici della fede.

Realismo
Il REALISMO non è la fotografia di ciò che accade, ma è la relazione tra i fatti e la verità.

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Il realismo, perciò, deve tenere conto non solo di come vanno le cose, ma, anche, di come dovrebbero
andare, e perciò dei principi.
Per questo riguardo alla morale è sbagliato tenere conto solo della fragilità umana, ma occorre soprattutto
considerare la GRAZIA.
E per questo, quando nella Chiesa non si parla mai di principi morali, di grazia divina e di cambiamento di
vita (conversione), si riduce la salvezza e la misericordia a un atto dovuto.
E allora non c'è più lo stupore di essere cristiani e di essere oggetto dell'amore di Dio.
Il sintomo forse più grande della misericordia di Dio, quella vera e non la patacca che oggi va tanto di moda,
è il RINGRAZIAMENTO.

Globalismo
Il FENOMENO del globalismo (non l’idea), è espressione dell’utopia. Cioè: non realizza i suoi fini, e più si
cerca realizzarli, più si manifesta come una distopia.
Il globalismo, infatti, contrariamente a ciò che si pensa, è un fenomeno individualista che, come tale, tende
all’uniformità.
Infatti, “superando” innanzi tutto la famiglia, ma anche lo stato e ogni altra comunità intermedia, e perciò
anche i ruoli nella società, mina le relazioni tra le persone (cioè tra tra me e te) per favorire quelle tra gli
individui (ad esempio: genitore A e genitore B).
Cosicché l'integrazione si riduce a una forma di adattamento.

Lo Spirito del Signore riempie l’universo


Perché Dio, che vuole tutti salvi, non dovrebbe in qualche modo agire anche tra i pagani evidenziando quegli
aspetti delle loro credenze che sono autentici e che si aprono al vero? In una sorta di “rivelazioni”
provvidenziali successive, analoghe, anche se diverse essenzialmente, dalle quelle che ha manifestato, in
modo “diretto”, nell’arco del Vecchio Testamento?
E perché non dovrebbe agire anche attraverso la grazia “indiretta”, cioè quella grazia che straborda dalla
Chiesa e che conduce alla Chiesa e che, alla fine, muove verso una fede esplicita?
Anche gli ebrei sbagliavano su certe cose non ancora toccate dalla Rivelazione, come sull’immortalità
dell’anima, in cui, a un certo punto, i greci li superavano. Poi, però, grazie alla Rivelazione, gli ebrei hanno
superato i greci e hanno parlato anche di risurrezione dei corpi.
Certo, nelle religioni pagane occorre fare attenzione e discernere, perché ci possono essere fenomeni
riconducibili alla psiche e, soprattutto, al demonio, che gioca là dove non c’è il lume della verità a causa di
credenze “stravaganti”. E soprattutto si serve dell’esoterismo.
E perché Dio non dovrebbe agire con più evidenza in quegli ambienti religiosi (e in quei cuori e in quelle
menti) che esaltano le caratteristiche divine di unicità, bontà, giustizia, ecc.? E sono meno oppresse da
strutture umane che possono offuscare queste caratteristiche e, soprattutto, sono meno oppresse
dall’esoterismo?

Dinamiche psicologiche
La psiche umana possiede delle dinamiche comuni a tutti, che non bisogna guardare con diffidenza perché
sono espressioni della nostra stessa intima natura, che possono essere sfruttate sia per veicolare il bene (ed è
giusto che sia così perché il bene si deve “incarnare” nella vita, psiche compresa), sia per veicolare il male.
Per il discernere sull’applicazione delle dinamiche psicologiche occorre spesso uno studio approfondito, ma
essenzialmente le dinamiche di bene portano l’anima alla libertà, alla gioia interiore, a responsabilizzarsi,
mentre il settarismo ha una valenza contraria, e si apre all’esoterismo e all’azione del demonio.

Intelligenza artificiale
Molti si preoccupano perché l’intelligenza artificiale potrebbe essere, in certi frangenti, più creativa
dell’uomo. Potrebbe cioè “inventare” (ma senza inventare davvero ma assemblando).
Anche noi assembliamo, ma anche intuiamo e reagiamo con la nostra volontà su ciò che assembliamo e
perciò lo facciamo in modo sempre nuovo.

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Più un prodotto di qualunque tipo ha a che fare con la volontà dell’uomo, più, in genere, si può definire
originale, sia nel produrlo, che nel recepirlo. E più comunica qualcosa di personale a livello di volontà, che
in qualche modo si traduce anche a livello di realtà spirituale, in quanto l’uomo è chiamato a relazionarsi con
Dio, e Dio riempie e regge l’universo.
Così si può anche preparare una catechesi o un’omelia con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ma quel che
conta è la grazia, che agisce secondo la volontà di Dio e attraverso l’impegno, il ministero, il carisma, la
generosità, l’amore, la testimonianza…, dell’uomo.

Energie spirituali?
In natura le “energie” sono misurabili e non hanno nulla di spirituale.
Quando invece si parla (per lo più a vanvera) di energie spirituali, vanno riferite non a “qualcosa”, ma a
qualcuno: se un’entità spirituale non è qualcuno, allora è qualcosa, e allora non è spirituale.
Lo spirito umano, composto di volontà, intelligenza, libertà… agisce attraverso il corpo e la sua azione
fisicamente non supera l’aspetto fisico del corpo.
E’ vero che il cervello ha doti eccezionali, ma fisicamente la sua azione si riduce a processi fisici ed elettrici
facilmente accertabili.
Se invece l’energia spirituale fa riferimento a Dio, allora si deve parlare di azione soprannaturale, e se la si
riferisce a spiriti incorporei e perciò con possibilità superiori a quelle umane, allora si devono considerare gli
angeli, che possono essere buoni, o cattivi, al servizio di Dio, o ribelli a Dio.
E allora si deve fare riferimento ai fenomeni preternaturali, come nel caso dei fenomeni parapsicologici.

Bene e male
Se, oggi, il mondo sembra in preda al male, è perché non vediamo il bene.
Non che il male non ci sia, c’è forse come mai prima, tanto da fare ombra al bene, ma la grazia opera.
Solo che il bene segue la stessa logica della Croce di Cristo.
Così, se un ricco vuole fare del bene, distribuisce i suoi beni, mentre se vuole fare del male ne accumula
rubandoli ai poveri: nel primo caso sembra non incidere nella società, mentre nel secondo sembra lasciare il
segno.
E così nell’informazione: chi è onesto non manipola l’opinione pubblica, e perciò sembra non incidere,
mentre chi è disonesto, cambiando i fatti e la loro interpretazione, sembra incidere.
O in famiglia: là dove c’è amore e servizio, è tutto normale sembra non succedere nulla, mentre le famiglie
dove non c’è amore sembrano segnare la società irrimediabilmente.
Il fatto è che il bene dà il primato all’amore, che agisce, prima che nelle strutture, nei cuori, mentre il male dà
il primato ai sensi e perciò è “materialista”, per cui cerca di piegare le strutture ai suoi scopi.
Ma alla fine vince il bene, semplicemente perché Gesù è l’onnipotente.

Giudizi
San Paolo, a seconda delle occasioni, dice di non giudicare, di giudicare, che lui non giudica neanche se
stesso, che dobbiamo esaminare noi stessi per accostarci alla Comunione…
Di fatto, la coscienza la può giudicare solo Dio, sul foro interno ha giurisdizione il confessore, su foro
esterno il codice e il tribunale, per quanto riguarda il comportamento psicologico, invece, tenuto conto che
non si possono conoscere tutte le circostanze, possiamo, e a volte dobbiamo, azzardare dei giudizi probabili.
Ad esempio, se uno abitualmente maltratta gli animali senza alcun motivo, o peggio ancora, che maltratta
delle persone su cui ha potere, possiamo dire che è una persona (psicologicamente) malvagia, che può essere
giudicata in tribunale (secondo le opere del foro esterno).

Suggestioni e rivelazioni private


Il Signore potrebbe servirsi anche delle suggestioni di una persona pia per edificare le anime, purché non si
facciano passare sicuramente come speciali rivelazioni private come le visioni soprannaturali, e purché siano
al netto di errori teologici.

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Misericordia
In paradiso, quando nessuno peccherà più, sarà manifestata pienamente e al di là di ogni aspettativa, la
misericordia divina, in qualche modo come nella vita della Madonna.
Dio nella nostra vita terrena ci usa misericordia non solo liberando dal peccato, ma, anche, prevenendo il
peccato, ma tutto dipende dalla nostra adesione alla sua grazia: se non basta la prevenzione, allora Dio
permette anche il peccato grave per smuovere le anime.
Ma tutto dipende dal nostro desiderio di amare.

Opere
Noi occupiamo un tempo e uno spazio, per cui, oltre a avere desideri e a fare atti interiori, siamo chiamati
anche a fare delle opere concrete che misticamente siano espressione della nostra vita spirituale e interiore.
Perciò non possiamo fare tutto, in quanto limitati nello spazio e nel tempo, e non possiamo fare troppo, che è
dannoso, in quanto innaturale perché la vita interiore precede quella esteriore, anche se la informa.
Ma dobbiamo fare il “nostro” e lasciar supplire a Dio, sia in modo ordinario, che straordinario.
Padre Pio, ad esempio, non si è mai recato in Terra Santa, né a Roma, né ad Assisi, città del fondatore del suo
Ordine, eppure è stato quello che è stato, operando come il Signore voleva.

Caso e provvidenza
Il caso non solo esiste in natura, come una legge voluta da Dio, come, ad esempio, in Meccanica Quantistica,
ma l’imprevedibilità si produce anche a ogni atto libero dell’uomo, a ogni intervento degli angeli, sia buoni,
che cattivi, e, soprattutto, a ogni intervento divino, sia diretto, che indiretto.
Infatti, se Dio può intervenire attraverso dei miracoli, lo può anche usando il caso, perché è lui a “mischiare
le carte”.
E c’è una provvidenza ancora più forte del semplice “caso”, che però non è mai puro caso perché Dio
riempie l’universo: quando Dio concorre provvidenzialmente ispirando direttamente le anime.
Dio usa la provvidenza anche perché non si può tornare indietro nel tempo, in quanto il tempo è legato
all’eternità e Dio non va contro la legge “causa effetto”, che è espressione della sua logica, cioè della sua
sapienza, cioè di ciò che lui stesso è: sarebbe contraddirsi, cioè negare Sé stesso, e negare Sé stesso è l’unica
cosa che Dio non può fare, ma non perché manca di potenza, ma perché non può essere fatta in assoluto e
farla sarebbe diminuire Sé stesso, cioè non essere più Dio. Ma egli è Dio e perciò non può fare il male, cioè
non può andare contro la verità.
La provvidenza divina, però, può permettere il male a fin di bene.
Cioè: può permettere il male per trarre il maggior bene possibile in relazione alla risposta dell’uomo alla sua
grazia. Cosa, però, che dimostra come l’uomo avrebbe potuto e potrebbe fare di più, come Maria Santissima,
che, grazie alla sua generosità, proprio perché non ha peccato non solo non è caduta in nessun tipo di
tiepidezza, ma in ogni istante era tesa al massimo grado nel rispondere alla grazia divina.
Questa per tutti sarebbe stata la via migliore per ottenere la massima grazia possibile.
Come Dio può permettere il peccato a fin di bene, così può permettere il male degli innocenti che, per quanto
fuori dalla comprensione umana, non è assurdo. Infatti, Dio lega a Sé certe persone particolarmente provate
dalla vita (anche se non ne nega la libertà personale) come ha fatto con Lazzaro che, evidentemente senza
rivoltarsi contro Dio, ha ricevuto i beni celesti (anche) proprio perché sulla terra aveva ricevuto i suoi mali.

Famiglia
In una famiglia anche quando l’amore non elimina tutti gli errori, orienta verso il bene.
Come in ogni altro ambito della morale, anche in famiglia, non solo gli atti sono importanti, ma anche le
intenzioni.
Gesù ha detto ai suoi discepoli che è da come si amano che, come comunità di credenti, manifestano il suo
amore, e questo vale in modo speciale per la famiglia.
I figli sono edificati quando i genitori si amano, e soprattutto quando si amano in Cristo.
L’autorità dei genitori deve essere riconosciuta ma, per esserlo, è importante che innanzi tutto sia il padre a
riconoscere quella della madre e sia la madre a riconoscere quella del padre.

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Opere e carità
Le opere buone predispongono all’amore, e più sono in se stesse buone ed eroiche, più, in se stesse,
predispongono (purché siano conformi alla natura umana), ma alla fine è l’amore che dona la santità.

Cervello
Il nostro cervello è capace, sotto l’impulso dell’anima, di operazioni intellettuali strabilianti, ma le sue
facoltà sono influenzate e rispondono a stimoli svariati, da quelli ambientali, che spesso sono imprevedibili,
alla chiamata dell’anima alla santità, alla chiamata particolare, da cominciare a svilupparsi qui ed ora, atto
dopo atto.
Ma in Paradiso l’intelligenza, che sarà intuitiva e che opererà in Dio, sarà proporzionale alla santità.

Libertà
Come fanno a esercitare la libertà i bambini ce vanno in Paradiso innocenti?
Si possono fare delle ipotesi, ma in ogni caso Dio conosce in anticipo quello che è il loro cuore e quello che
avrebbero potuto scegliere e avrebbero scelto, permettendo che le cose vadano nel modo più opportuno per
ciascuno partendo dalla realtà concreta qui ed ora.
Del resto se Adamo ed Eva non avessero commesso il peccato originale e gli uomini fossero rimasti
innocenti, la libertà non sarebbe stata contraddetta ma, anzi, affermata.
Di fatto si potrebbero considerare come due manifestazioni della libertà: quella dell’anima, cioè della
coscienza, di cui non sempre abbiamo coscienza (nel senso di conoscenza, o consapevolezza a livello
conscio), libertà non influenzata dal demonio, e quella psicologica, su cui il demonio può influire, a seconda
dei casi, anche molto.

Intelligenza
L’intelligenza è per Dio e si realizza in Dio.
C’è l’intelligenza umana, e l’intelligenza in Dio, così come il Paradiso ci sono i beni naturali e la visione
beatifica.
Il cervello è a servizio dell’intelligenza umana e dell’intelligenza in Dio.
L’intelligenza in Dio si sviluppa come la santità.
L’intelligenza umana, e di ogni singola persona, con le proprie peculiari caratteristiche purificate, è assunta
in Dio e perciò nell’intelligenza intuitiva, che è proporzionale alla santità, cioè all’amore.
L’amore, infatti, è la misura dell’intelligenza, e non l’intelligenza umana la misura dell’amore.
Perciò, sebbene l’intelligenza, a livello spirituale, è data da Dio all’anima, ciò che esprime attraverso il
cervello è condizionato da tante cose.
Le doti cerebrali, infatti, che pure sono permesse secondo la volontà divina e usate secondo la permissione
della volontà divina, a livello naturale sono condizionate dall’acquisizione (in cui entra anche la volontà,
almeno psicologica), dal caso (motivi che spesso non si conoscono ma che influenzano certi imput o certe
chiusure) e, probabilmente, anche da doti naturali che, però, sono come, in un quadro di Rubens, un decoro
di un suo allievo, e non il soggetto principale, che è dipinto dal maestro e che dà valore al quadro.
Di fatto, però, un musicista che ha meno talento di un altro, può comporre musiche originali che il più
talentuoso non produce e uno scienziato meno talentuoso può avere intuizioni che uno più talentuoso non ha,
né, in certi casi, potrebbe avere.
E’ un po’ come nella santità, di cui l’originalità è espressione: c’è chi è più santo e chi meno, ma ogni santo è
originale, perché espressione personalizzata dell’originalità di Dio in lui (anche se, attraverso la comunione
dei santi e soprattutto la visione beatifica in Cristo e, poi, la visione di Maria, che ha una santità più
universale, fa propria l’originalità di tutti e, in un certo senso, fa propria tutta l’originalità di Dio, un po’
come quando, con la Comunione al Corpo del Signore, “possiede” tutto Dio pur senza “esaurirlo”, cioè lo
possiede come può fare una creatura).
In ultima analisi, è Dio che gestisce la nostra intelligenza e le nostre capacità cerebrali secondo la sua
volontà, in modo che noi possiamo essere pienamente felici, realizzati e originali.

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Abilità cerebrali
Esistono abilità cerebrali che, sebbene causate da più fattori, sono in funzione dell’originalità intellettiva
della singola anima e che potrebbero essere carenti per vari motivi.
Se i nostri limiti dell’anima possono essere in Dio, che è tutto in tutti, le nostre carenze che, invece,
impediscono la piena realizzazione della nostra natura, possono essere supplite in vari modi, anche attraverso
desideri che sono conformi alla natura e personalità di ognuno.
Ci sono infatti alcune differenze personali particolari che potrebbero avere una componente innata, come il
talento di saper disegnare, ma anche differenze di genere, come il generale migliore orientamento spaziale
degli uomini rispetto le donne, che si denota, pare, al di là dell’eventuale differenza di educazione (in ogni
caso, perché escluderle pregiudizialmente quando ci sono risultati che, anche li si volesse confutare,
andrebbero presi in considerazione?).
Su tali abilità, che sono in relazione “diretta” con l’intelligenza naturale (e solo indiretta con quella
soprannaturale), e che, pure, rimangono un mistero, possono influire la chiamata fondamentale (che è
inerente all’anima), la grazia divina, la volontà dell’anima, la chiamata particolare che si manifesta qui ed ora
(e perciò anche l’ambiente e la libertà psicologica)…
I fattori che “interagendo” determinano tali abilità, hanno qualcosa di analogo alla combinazione degli
elementi chimici, o all’interazione degli ingredienti in cucina, o alle combinazioni degli eventi in
meteorologia.

Paradiso
In Paradiso non esiste il tempo ma l’eternità, che comprende e eleva il significato del tempo, cioè lo supera
realizzandolo al di là di ogni aspettativa e perciò “distruggendolo” come in olocausto e in qualche modo
trasformandolo in una nuova realtà che fa riferimento all’eterno.
Per questo in Paradiso non si può parlare di crescita, che è legata al concetto di tempo. Ma la crescita non è
contraddetta dal Paradiso ma, anzi, viene realizzata al di là di ogni aspettativa.
In un certo senso è come fosse “compresa” nella visione beatifica.

Preghiera
Se nella vita terrena tra un intellettuale e un operaio o un agricoltore c’è, di solito, una differenza di cultura e,
anche, di indice di gradimento della propria attività che, non di rado, incide sulla propria realizzazione a
livello umano, la preghiera, che incide sulla propria realizzazione essenziale, fa uguaglianza.
La preghiera, infatti, è l’attività più umana, e in questo senso è quella che più incide sul senso stesso di
intelletto. Realizza lo spirito umano e, tramite la grazia e la carità, lo realizza soprannaturalmente, perché si
rapporta con l’Infinito. E’ come paragonare i numeri 1 e 2 con l’infinito: perdono quasi di significato.
Nel caso, invece, della gerarchia della santità, allora il rapporto numerico, cioè quantitativo, con l’Infinito,
conta: non che la “quantità” sia paragonabile all’essenza dell’Infinito, ma nel senso che la quantità realizza in
sé stessa l’Infinito in proporzione a ciò che è, e si “infinitizza” in proporzione a ciò che è.

Segni
I segni, che siano provvidenziali o miracolosi, e che sono frutto ed espressione della grazia, stimolano la
ragione a cercare risposte mossa dalla ricerca della verità (che una volta “raggiunta” non smette di stupire la
ragione, in quanto la supera infinitamente, e la ragione può perennemente realizzarsi in essi al di là di ogni
aspettativa, essenzialmente perché la verità dei segni conduce alla Verità divina).
Ma se la ragione esclude aprioristicamente Dio, cioè esclude la Verità e le verità ad essa connessa, allora non
cerca davvero la verità (tutta intera) e, se si dà delle risposte, deve darsi anche una propria “fede” che non ha
nulla di soprannaturale ed è frutto del peccato.
Se il segno apre la ragione a Dio, a cui la ragione può credere naturalmente, si apre anche alla verità che Dio
stesso ha rivelato in Cristo, e perciò si apre a Cristo, in quanto è proprio qual Dio, che la ragione cerca e può
trovare, che ha inviato il Figlio tra di noi. E Dio (e perciò la natura umana con la la ragione, liberata dalla

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grazia da quei condizionamenti del peccato che ne fanno da impedimento) non può che aprire la ragione e il
cuore alla fede.
Nel capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, tra i protagonisti c’è pure l’Apostolo Tommaso, che non credette se
non dopo aver visto Gesù. In quell’occasione Gesù non si fece riconoscere, ma operò il segno della pesca
miracolosa, e da questo i suoi lo riconobbero per fede.
Infatti Giovanni disse che nessuno gli chiese chi fosse perché lo sapevano grazie al segno e alla fede, che va
accettata e desiderata.

Sistemi politici e principi


I principi invalicabili sono i Comandamenti.
Per cui nemmeno l’energia atomica deve essere un tabù, se si trova un modo morale di usarla.
I sistemi politici devono guardare al bene comune complessivo, e nel bene comune al bene particolare
trattando caso per caso.
A volte il bene comune ha un prezzo, ma anche in tal caso gli svantaggi devono essere inferiori ai vantaggi.
In ogni caso l’uomo deve essere libero di cercare vie alternative che vadano bene a lui, purché non siano o si
rivelino immorali.
I sistemi che tolgono e perciò anche impongono altri principi rispetto a quelli naturali, che sono i
Comandamenti, non rispettano le libertà umane e per quanto non le rispettano sono tirannie.
Per questo i sistemi politici non possono risolvere nessun problema umano, che è sempre anche un problema
spirituale, ma, solo, possono essere compatibili con i principi fondamentali, e più sono compatibili, più sono
migliori.
L’uomo, che vive nel tempo e nello spazio, è imperfetto, sia perché è creatura limitata e in sviluppo che tende
alla propria realizzazione in Dio, sia per il peccato originale, sia per il peccato attuale, e non può fare
giustizia, ma solo operare in modo giusto, o più giusto possibile.
La giustizia, quella vera, la fa Dio, e sulla Terra si realizza nella carità che però non è statica ma è in
movimento verso la sua realizzazione definitiva in Dio.

Vite
Le vite sono tutte uguali ma, in via ordinaria, cioè a parte le circostanze, che sono innumerevoli, è più
naturale, e in tal senso è più giusto, che la sopravvivenza di un giovane prevalga su quella di un anziano e
quella di una donna su quella di un uomo.

Parola di Dio
C’è più Parola divina nelle opere che testimoniano la fede che non nelle parole umane che parlano di fede.
La Parola di Dio produce buoni frutti di per sé, ma lo stato di grazia dei cristiani, che anch’esso si comunica
di per sé, è estremamente importante, in quanto illuminano l’annuncio della Parola.
Senza la grazia le parole e opere veramente buone in sé stesse predispongono alla grazia, sia chi le annuncia
e le opera, sia chi le ascolta o le riceve e le vede (sebbene eventuali scandali agiscono in senso contrario alla
grazia).
Quanto sia importante lo stato di grazia di chi annuncia Cristo o opera in nome di Cristo, lo dimostra
l’efficacia, non di rado osservabile attraverso dei segni, di tanti santi.

Unità
L’unità nella carità testimonia Cristo. Questo vale anche, e in particolare modo, per gli sposi, soprattutto nei
riguardi dei figli.
L’unità è innanzi tutto quella essenziale, confermata dalla fedeltà, ma, poiché l’uomo ha anche una psiche
che si interfaccia con l’anima, l’unità è importante anche sotto il profilo psicologico che, in teoria, senza
l’influsso del peccato, dovrebbe rispecchiare l’unità essenziale, ma che tanti condizionamenti, spesso anche
gravi, dovuti a traumi vari, evidenzia una disarmonia tra ciò che vive l’anima e ciò che vive la psiche.
Ma queste carenze psicologiche favoriscono dei blocchi psicologici sui figli che possono incidere sulla loro
fede.

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Tali contraddizioni possono distorcere le percezioni dando o troppo peso a certi errori e troppo poco ad altri,
e possono distorcere sensazioni e ricordi.

Progresso
Il progresso è bello, purché non sia guidato da una sorta di “progressismo”, altrimenti, almeno sotto certi
aspetti anche molto importanti, può ottenere l’effetto contrario.
Se accade questo allora la natura (corrotta dal peccato), invece di tendere alla grazia, ne occupa gli spazi,
opponendosi alla grazia stessa e snaturando sé stessa.
Perciò, l’Intelligenza Artificiale, così come l’energia atomica, che va maneggiata con cura e secondo fini
giusti e universali, utili e accessibili a tutti, è bene che non sia lasciata alla gestione di privati, ma che sia
diretta dagli stati, non solo con regole e controlli, ma direttamente, almeno in ciò che è essenziale.

Rispetto
Il rispetto non solo non contrasta con la confidenza, ma la favorisce.
Esso, infatti, non è un “distacco” che allontana, ma che avvicina, perché è simile a una forma di
contemplazione che fa osservare l’oggetto amato dall’esterno, o, meglio, come non si conoscesse, in quanto,
sebbene si conosce, non si conosce, e più si conosce, più c’è da conoscere.
Il rispetto, perciò, favorisce la conoscenza dell’oggetto amato, e perciò l’amore.

Teologia
La mistica arriva più in là della teologia, ma la teologia giudica la mistica.
La dottrina della mistica, infatti, si manifesta anche attraverso le rivelazioni private, che sono di origine
soprannaturale, anche se mediate dai mistici e non sono “ufficiali”, cioè non ne viene garantita la certezza
assoluta dalla Chiesa.
La teologia, invece, ragiona sui dati della Rivelazione pubblica, che ha certezza assoluta, ed è al servizio
della Chiesa, a cui fa sempre riferimento.

Natale
IL POPOLO CHE CAMMINAVA NELLE TENEBRE HA VISTO UNA GRANDE LUCE.
Chi era questo popolo? Innanzi tutto il giudeo, che pure camminava alla luce dell'Antico Testamento, che al
confronto di quella portata da Gesù, è come tenebra (non del peccato, ma dell'ignoranza).
Al confronto della luce di Gesù, anche il lume naturale della ragione è come la luce notturna della Luna
rispetto a quella del Sole. Lume naturale che il peccato può annebbiare come si annebbierebbe la Luna se
delle nubi ne impedissero la vista.
La luce del Natale, perciò, non è solo una generica via di bene, non è solo il ripudio della guerra, ma è la
Verità, quella che Gesù chiama "verità tutta intera". E' la fede, che tutto illumina.
Infatti, si può andare per una via (parzialmente) giusta, ma come a tentoni, mentre la luce, la via giusta, la fa
vedere. Tutta intera.
Dice la Bibbia: "alla tua luce vediamo la luce".
La luce del Vangelo perciò è una grazia, cioè è soprannaturale, e di conseguenza può illuminare tutti, anche
chi vive nelle tenebre del peccato (purché non chiuda gli occhi per non vedere).
Dice infatti la Bibbia: "nemmeno le tenebre per te sono oscure".

La speculazione procede da un meno verso un più, anche se la verità è potenzialmente tutta presente in chi la
cerca (cioè attraverso un atto di volontà, non attraverso la speculazione stessa), mentre la vita, come la
contemplazione, manifesta il mistero di tutta la realtà, così per come può, un po’ come una cartolina può
manifestare la veduta di tutta una valle.

Meccanica Quantistica
La Meccanica Quantistica nell’universo è come una cellula nel corpo: ha anche una vita propria, o, meglio,
sembra averla, ma è inserita nel corpo ed è in funzione di esso.

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Parole e intenzioni
Le parole sono importanti, ma anche le intenzioni, che le precedono, tanto più che le parole che manifestano
le intenzioni non lo fanno con precisione assoluta. Per questo a volte non ci si capisce.
Chi fa coincidere le parole alle intenzioni, giudica. Anche perché interpreta le parole secondo un suo criterio
e, spesso, secondo le sue intenzioni.
Le espressioni e le intenzioni (il cuore) non devono né coincidere (rigorismo), né divergere (buonismo).
Dalle parole (dalle espressioni in genere) occorre cercare di risalire alle intenzioni, almeno quelle
psicologiche, perché le intenzioni dell’anima si possono solo, eventualmente, supporre, anche se sono legate
a quelle psicologiche.
Ma, per risalire alle intenzioni, occorre liberarsi il più possibile dai pregiudizi (spesso le sensazioni sono una
forma di pregiudizio o sono date da pregiudizi, almeno in buona parte).
I pregiudizi (intesi come qualcosa di negativo) attraverso le parole tendono a far risaltare i difetti, e le
espressioni, oltre a evidenziare i pregi, spesso mettono in luce i difetti, mentre le intenzioni tendono a
manifestare il cuore.
Molte espressioni negative potrebbero evidenziare intenzioni cattive, e le espressioni buone tendono a
manifestare le buo0ne intenzioni, ma le intenzioni superano le parole, anche se le parole contano eccome.

Cristiani
Guardando a tanti mali del mondo, molti non credenti notano che la società intera, ma più ancora la Chiesa,
o, meglio, i cristiani, non hanno corrisposto alla giustizia.
Questo però dimostra sia che dai cristiani ci si aspetta di più a causa di una dottrina che si riconosce sublime,
sia che le loro idee hanno influenzato il senso di giustizia di tutti.
Fatto sta che tutti percepiscono che se la società fosse costituita da santi, sarebbe una sorta di Eden.
Di fatto, tutti si fidano della bontà dei santi, anche se non se ne condividono le idee, mentre non danno
altrettanta fiducia a ideologi e utopisti.
Infatti, si può intendere come cristiano, sia chi è battezzato, che hi porta l’amore di Dio, cioè chi vive in stato
di grazia.
La società, perciò, dimostra sia la negligenza dei cristiani (e la sublimità della loro dottrina), sia la loro
santità (e la sublimità della loro dottrina); sia il male da loro compiuto, che il bene, che potrebbe essere di
più, ma che, senza i cristiani, sarebbe stato molto di meno (e non comunicherebbe la grazia soprannaturale).
Di fatto, non solo le idee di: diritti umani inalienabili, dignità della persona, solidarietà, antirazzismo, e,
anche, di umanesimo (quello autentico) e laicità (quella vera), sono storicamente sorte in ambiente cristiano,
ma anche chi più opera a favore di poveri, malati e diseredati, è cristiano.
Solo che, mentre i solidaristi politicizzati aiutano solo chi corrisponde alle loro idee di parte, i cristiani
aiutano tutti, anche chi non ha nessuna voce, cioè non serve a mettersi in mostra.
Con i cristiani la società doveva essere molto migliore, e di questo i cristiani devono rispondere, ma senza di
essi sarebbe stata molto peggiore.

Fantasia e realtà
La fantasia è parte della realtà in senso virtuale. La realtà cioè è superiore, perché la fantasia è tale solo
attraverso elementi che prende dalla realtà, né nulla di diverso può “inventare”.
Ma la realtà è ordine e verità e la fantasia, per realizzarsi, deve essere ordinata all’ordine morale e alla verità.
Nessuna storia inventata, nessun modello della realtà, nessuna ricostruzione umana è così complessa come la
realtà.
La fantasia, infatti, tiene conto solo delle idee dell’ideatore, mentre la realtà, ad ogni livello, tiene conto di
una serie di fattori che interagiscono, immensa.
Il fatto che la fantasia può immaginare cose che non esistono nella realtà, non aggiunge nulla alla realtà, che
ne fornisce tutti gli elementi, ma dimostra solo che ciò che è creato è finito e che l’uomo non è onnipotente,
ma piuttosto impotente, e non riesce a realizzare ciò che immagina per come lo immagina.

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Accontentarsi
Accontentarsi significa che si è felici per quello che si ha e non per quello che non si ha.
Non si avranno mai tutte le cose che si desiderano, e per questo dovremmo essere tutti infelici, ma se si
desidera Dio, lo si può ottenere.
Chi ha Dio ha tutto, perché la sua gioia sta nel poco, e più è poco, più la gioia viene evidenziata, perché la
fonte della gioia sta nella Croce di Cristo.

Errori e non errori


Se la scienza avanza superando tante idee precedenti, che più che essere considerate sbagliate andrebbero
considerate giuste a certe condizioni, in quanto gli errori stavano nelle condizioni iniziali e non nel metodo,
in teologia le condizioni iniziali sono infallibili perché rivelate da Dio.
Ma poiché tali condizioni sono legate alla realtà dell’uomo, ci possono essere condizioni secondarie legate
alla conoscenza di alcuni aspetti della realtà creata che possono essere superate.
Ad esempio, la dottrina sulla pena di morte, che, in quanto legittima difesa, non può mai essere superata, ma
per quanto riguarda i casi eventuali di applicazione, può essere approfondita fino a risultare, in condizioni
sociali normali, moralmente proibita.

Fede
La fede, essendo soprannaturale, cioè fuori e oltre la natura creata, non richiede, né vuole, essere provata,
perché si può provare solo ciò che è naturale.
Ma se si vuole pregiudizialmente ridurla a un fenomeno naturale, cioè non a fede, ma a fenomeno che la
scienza può studiare, allora spetta allora spetta a chi dice che è un fenomeno naturale, l’onere della prova.
Quello che, riguardo la fede, è richiesto alla natura umana, è l’apertura del cuore e della mente, cioè la
possibilità che sia vera.

Sacro Cuore
Mentre in tante promesse che il Cielo a fatto nelle rivelazioni private è necessaria un’interpretazione della
Chiesa, sia per il linguaggio usato, spesso profetico, sia perché spesso sono condizionate, ecc., per le
promesse del Sacro Cuore la Chiesa, che pure, non senza motivo, distingue tra la santità di un’anima, le sue
esperienze mistiche e le promesse legate a specifiche devozioni, spesso guardate con diffidenza, ha già dato
la sua interpretazione.

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