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LA VITA DI IDENTIFICAZIONE

CON GESÙ CRISTO

Paul de Jaegher, S. J.

11a edizione

Salamanca

1982

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PREFAZIONE

La vita di identificazione con Gesù Cristo

Nell'ascesa dell'anima fervente verso le vette di


perfezione, si possono distinguere, ordinariamente,
due a tappe, spesso del tutto indefinite , altre volte
nettamente delimitate e che potremmo condensare
in queste due parole: intimità con Gesù, identificazio-
ne con Lui.
All'inizio della vita spirituale, l'anima speri-
menta gli incantesimi del Divino Maestro e l'in-
canto delle sue raffinatezze divine e trova le sue
delizie nel intimità sempre crescente con il suo
Amato. Spesso , per perfezionare sempre di più
questa intimità , Dio concede all'anima quel sen-
timento speciale e infuso con la sua presenza divi-
na, che solo Lui può dare. grazia mistica e pre-
zioso, di cui molte anime sono partecipanti, sia
felicemente che inconsciamente. Lui l'anima sieda
allora sii il tabernacolo vivente, dove il Maestro
dentro risiede e la invita a conversazioni familiari e
deliziose.
Questa intimità è cambiata molto presto in
un'amicizia così stretta, che poi entra i confini di
unione e identificazione con Gesù. L'anima è
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perde gradualmente i suoi sentimenti personali, ri-
vestirsi dei sentimenti di Cristo, a lascialo vivere
e lavorare liberamente in esso. Questa vita, vis-
suto di nome e conto di Gesù, è l'identificazione
con Lui. A poco a poco l'anima cessa di essere
se stessa, a diventa Gesù e trasformati dolcemente in
Lui.
Se l'anima è generosa, una nuova grazia mistica
viene, ordinariamente, a completare marcatamente
questo ID. Al sentimento della sua divina presenza,
Dio aggiunge il sentimento passivo e infuso della
sua azione divina e trasformativa. L'anima sente non
solo che Cristo è presente, ma che Egli vive e
opera Lei. Si rende conto, sperimentalmente, che
l'amore infuso che la invade, la pervade e spesso -
trasporta tutto il suo essere, non è altro che amo-
re con la quale Gesù stesso ama suo Padre in lei e
per mezzo di essa Lei. Sente, in certi momenti,
che tutta la sua vita è fusa con la vita di Cristo in
essa. e questo l'identificazione, ogni giorno più mer-
avigliosa, la conduce infine alla perfetta unione di
santità, a unione detta trasformativa in cui l'anima
può esclamare con l'Apostolo: «Io vivo, ma non
io, ma è Cristo che vive in me" (Gal. 2, 20).
In queste semplici e brevi pagine, abbiamo voluto
esporre una concezione della vita spirituale che, per
la sua stessa natura, ci sembra adatta a guidare il
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anima nella sua progressiva marcia attraverso
questi due tappe della sua ascesa alla santità.
Questa concezione, che ha le sue radici nei dogmi
fondamentali della vita spirituale, quello della gra-
zia santificante e quello della presenza divina in noi
— serve meravigliosamente a favorire la stima e la
pratica di questa preziosa intimità con il Salvatore,
prima tappa dell'anima fervente Quindi, seguendo
gli insegnamenti dell'Apostolo sull'incorporazione
a Cristo —nostro Capo Mistico—, guida tutta la vita
spirituale verso la trasformazione in Gesù e verso
l'identificazione con Lui. Sviluppando costante-
mente in noi sentimenti in perfetta sintonia con il
cammino unitivo, noi sale a poco a poco fino alle
ultime vette di questa vita.
Abbiamo cercato di sintetizzare questa spirituali-
tà, Tutto in tutto Pauline, sforzandosi di rendere la
sua magnifica bellezza, le sue deliziose gioie e lei van-
taggi incalcolabili.
Molte anime, purtroppo, non capiscono niente o
quasi nulla in questa faccenda e non l'ho mai in-
travisto anche i mezzi per adattare la sua vita spiritua-
le queste verità così belle e consolanti. La sua vita
interiore rimane al di fuori di queste verità. La
sua concezione pratica della vita interiore sembra
essere identificata, o un po' meno, con la corre-
zione dei suoi difetti e la sosta alle soglie del
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cammino unitivo. È un vero peccato, perché quelle
povere anime non sanno, per così dire, più che il lato
duro della vita spirituali e sono ignoranti, almeno in
gran parte, del più amorevole, più puro e più deli-
zioso di questa vita, cioè ciò che è proprio della
vita di sindacato e noi ci rende partecipi di Dio,
ci identifica con Lui e, quindi, l'amore unitivo, ce lo
fa godere e del suo divino perfezioni, come se fossero
veramente nostre.
Per questo abbiamo scritto queste pagine, a solleva
un po' il velo a queste anime e rivela loro l'in-
sospettata dolcezza di questa vita. Beati coloro
che trovano le loro delizie nel gustare il tali eccellenti
e sublimi insegnamenti dell'Apostolo, il anime che
non rifiutano, anzi, sembrano sentirsi attratti da
queste dottrine così alte, spirituali e soprasensibili.
Nel giardino paradisiaco del vita, dove il Divino
Giardiniere coltiva mille varietà adora, assomigliano
a quelle magnifiche e ardite orchidee che, nella
loro crescita aerea, trovano il loro cibo e la sua
vita nella fessura di una roccia, nel cavo di un
albero nodoso, o in un filo d'erba, dove altri fiori
sboccerebbero solo per appassire e morire. E gra-
zie a Dio, al giorno d'oggi, sembra che lo siano
ogni sempre più numerose queste anime nobili, avide
di unione, infiammata dal desiderio di donarsi to-
talmente e senza riserve a Gesù Cristo, pronti a sacri-
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ficare il piacere di vivere per se stessi, a rinun-
ciare a tutto il piacere a Cristo, loro Amato, che abi-
ta in loro: anime dolcemente tormentato dalla ne-
cessità di per amare e per la dolorosa consapevo-
lezza che non ameranno mai a Dio, né lo faranno
amare, adeguatamente, come Lui merita e loro
vogliono. anime benedette, che costituiscono, in
modo marcato, la consolazione e la gioia del Di-
vino Giardiniere.
Abbiamo scritto queste pagine per tutte le anime
fervente, ma soprattutto per quanto sopra. Ci sia-
mo sbizzarriti in quelli condensati, accontentandoci
di suggerire argomenti di gustose meditazioni. e
unitivo. Volevamo lasciare il Maestro interiore solle-
vando completamente il velo, nel più intimo del cuo-
re, per scoprire queste verità, di cui Lui solo pos-
siede il segreto per dare un profondo e conoscenza
pratica. Queste anime sapranno assaporare (ne
siamo convinti) i sublimi pensieri dell'Apostolo, e
lo stesso sapore che troverai in loro sarà riportato
alla tua memoria ancora e ancora medita su di lo-
ro a tuo piacimento. Perché, penso che non sarà
inutile ripetilo, una lettura veloce, con attenzione
ed entusiasta Qualunque cosa sia, non produrrà
effetti duraturi. si addice che l'anima che vibra
all'unisono con queste verità e di cui i doni dello
Spirito Santo fanno a terreno propizio per tali in-
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segnamenti, sforzatevi di assaggiateli intimamente,
assimilateli e incorporate poco a poco a poco e fi-
niscono per viverli e riprodurli interamente in
sé, per un bene immenso e massimo gloria di
Cristo, suo Amato, di con chi può dire San Paolo:
«Mihi vivere Christus est et mori lucrum. Per me
vivere è Cristo e morire è guadagno» (Fil. 1, 21).

RIASSUMENDO : _ 1
In salita verso le vette di perfezione, si possono
distinguere, ordinariamente, due fasi : l'intimità con
Gesù , identificazione con Lui .
All'inizio della vita spirituale, l'anima che spe-
rimenta trova le sue delizie nel intimità sempre
crescente con il suo Amato. Dio concede all'ani-
ma quel sentimento speciale e infuso della sua
presenza divina , che solo Lui può dare. Lui l'ani-
ma si sente allora essere il tabernacolo vivente,
dove il Maestro dentro risiede e la invita a -
conversazioni familiari e deliziose.

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Abbiamo aggiunto al testo originale, alla fine di ogni capitolo, un riassunto
adattato dell'argomento, per facilitarne la lettura e la comprensione (NdR).
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Questa intimità è cambiata molto presto in
un'amicizia così stretta, che poi entra i confini di
unione e identificazione con Gesù. L'anima è
perde gradualmente i suoi sentimenti personali,
rivestirsi dei sentimenti di Cristo, a lascialo vive-
re e lavorare liberamente in esso. Questa vita,
vissuto di nome e conto di Gesù, è l' identificazio-
ne con lui A poco a poco, l'anima cessa di essere
se stessa, a diventa Gesù e trasformati dolcemente
in Lui.
L'anima sente non solo che Cristo è presente, ma
che Egli vive e opera Lei. L'amore infuso che la
invade non è altro che amore con la quale Gesù
stesso ama suo Padre in lei e per mezzo di essa
Lei. Sente, in certi momenti, che tutta la sua vita
è fusa con la vita di Cristo in essa. e questo
l'identificazione, ogni giorno più meravigliosa, la gui-
da infine alla perfetta unione di santità, a unio-
ne detta trasformativa in cui l'anima può -
esclamare con l'Apostolo: io vivo, ma non io, ma
Cristo è colui che vive in me .
Questa concezione pienamente paolina della vi-
ta interiore è enormemente bella e offre vantaggi
incalcolabili.

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La vita di Identificazione
con Gesù Cristo
Paul de Jaegher SJ

I. Grazia santificante e intimità con le


Persone divine.

Da qualche anno la sublime dottrina della grazia


santificante e della presenza di Dio nelle anime è usci-
ta dall'oblio in cui sembrava sepolta. Specialmente ne-
gli ambienti in cui si è fatto strada il gusto di una sana
mistica, si è presto visto il posto preferenziale che
la dottrina della grazia merita , e in cui già l'aveva
collocata il grande Apostolo delle genti. Sono
venute alla luce una moltitudine di opere interes-
santi e notevoli su questo argomento , mentre nu-
merose riviste ne hanno fatto uno dei loro argo-
menti preferiti. Non mancano, inoltre, libri come
quelli di P. Plus, SJ, P. Caenen, SJ, ecc., il cui unico
scopo è volgarizzare, far capire idee, presentate da
altri autori in modo più teorico. Crediamo che
queste pubblicazioni siano destinate a fare un bene
immenso, e ne auguriamo ampia diffusione. Per-
ché, purtroppo, poco si è fatto finora, in campo pra-
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tico, per far conoscere la dottrina della grazia.
Molti lo considerano ancora un argomento o trop-
po teorico, o troppo difficile da affrontare. Quanti
predicatori e direttori spirituali hanno esaurito il -
materiale adatto per prediche o istruzioni, senza
mai osare mettere piede sul terreno della grazia!
Quanti sacerdoti e religiosi non hanno capito ques-
ta materia più di quanto è stato loro insegnato du-
rante qualche corso dogmatico, nel modo insipido
con cui si danno di solito le lezioni in molti
luoghi! Se hanno una qualche conoscenza della
materia, la loro scienza è scienza morta. Hanno
studiato queste sublimi verità, ma senza verificarle,
senza trovarvi piacere; ancor di più, senza viverli. E
quello che avrebbe potuto e dovuto essere un tesoro
inestimabile per loro non è altro che un bagaglio inuti-
le ai loro occhi, che hanno cura di lasciare dimenticato
per strada il prima possibile. Sembra inconcepibile.
Perché è un dogma fondamentale della Religione
che essi disprezzino o dimentichino in questo modo.
La stragrande maggioranza dei fedeli non sa nulla di
quella che chiamerei l'essenza della vita cristiana. De-
lla vita veramente cristiana conoscono solo le realtà
esteriori, tangibili e materiali; ma la sua anima, la
sua grandezza intima e misteriosa, rimane celata ai
suoi occhi. L'adozione divina conferitaci dalla grazia
santificante ricevuta nel Battesimo, la partecipazione
misteriosa alla natura divina, l'incorporazione a
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Cristo, il sacerdozio mistico di tutti i cristiani, so-
prattutto la presenza reale di Dio nell'anima, sono tanti
altri titoli .di nobiltà, di cui potrebbero vantarsi e di
cui non si accorgono nemmeno di possederle. Por-
tano Dio in sé e non gli viene nemmeno in mente di
pensarci. Tutto questo insieme meraviglioso di un in-
segnamento tutto paolino è loro sconosciuto.
Non è davvero straziante vedere questi grandi
doni dell'amore di Dio così poco apprezzati e per-
sino del tutto ignorati? L'amore di Dio si è mani-
festato soprattutto in questo duplice dono: l'Incar-
nazione e l'Eucaristia da un lato, e dall'altro l'abita-
zione di Dio nell'anima santificata e divinizzata da-
lla grazia. Il primo dono, di per sé più palpabile, è re-
lativamente noto e apprezzato dai fedeli; il secondo,
come se per loro non esistesse, o ci fosse quasi. Chi è
responsabile di questo errore? Sembra che coloro,
soprattutto, che avrebbero dovuto approfondire, as-
saporare e sperimentare di persona queste magnifi-
che verità e poi si siano adoperati con entusiasmo -
per farle conoscere ai fedeli.
E di quale perdita per la vita spirituale è causa
questa negligenza! Come potremmo elevarci al di
sopra delle inezie della vita presente, se fossimo
consapevoli di non essere semplicemente figli degli
uomini, ma veri figli di Dio per adozione! Come ci fa-
rebbe disprezzare tutte le meschinità quaggiù sapendo
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che siamo stati naturalizzati in cielo e divinizzati! E,
soprattutto, come si trasformerebbe la vita di innume-
revoli cristiani, di tanti sacerdoti e religiosi se pene-
trassero in questa sublime verità: Dio è l'ospite divino
della mia anima, in essa vive giorno e notte, desidero-
so di accogliervi l' omaggio incessante della mia in-
timità e del mio amore! Come sarebbero stimolanti
per la vita interiore e il raccoglimento queste verità
se le vivessimo davvero! Accanto a loro, come impa-
llidiscono le considerazioni con cui di solito ci entu-
siasmiamo! Proclamano i vantaggi di una vita ap-
partata, i pericoli di una vita dissipata ; Forse si par-
la addirittura di un Dio presente ovunque e che vede
anche i nostri pensieri più intimi. Ma si dimentica
Dio che, nel suo infinito amore, vuole aver bisogno
della nostra intima relazione e, per rassicurarlo più
facilmente, entra in noi fino in fondo all'anima nos-
tra, dove stabilisce il suo cielo e tabernacolo viven-
te. Non si insiste sul fatto che, se non possiamo
sempre fare compagnia a Gesù, come vorremmo,
sui nostri altari, possiamo sempre accompagnarlo
nel nostro cuore, ritirandoci a Lui come santa Ca-
terina da Senna, per dialogare con l'oggetto per il
nostro amore. Non c'è considerazione che valga più
di questa, condurre una vita di preghiera incessante e
di continua intimità con Dio.

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E davvero, non è forse l'intenso desiderio di
chiudersi in se stessi per dialogare con Dio in mo-
do familiare, che costituisce il tratto più carat-
teristico delle anime interiori? Se sentono tenera
devozione a Gesù Cristo nell'Eucaristia, non la
sperimentano meno di Gesù Cristo, Verbo Divino,
ospite e vita della loro anima. L'ottavo capitolo del
secondo libro dell'Imitazione è un buon esempio di
questa affermazione. Ma, purtroppo, molte anime
impiegano molto tempo per trovare la via che le
conduce a una pratica così eccellente, e molte non
vi entrano mai, a causa del silenzio che copre il
dogma dell'abitazione di Dio nelle nostre anime .
Aggiungiamo che la dottrina della grazia e, ancor
più, l'idea fortemente inculcata della presenza di
Dio in noi, possono esercitare una grande influenza
nel far germogliare dall'anima la vita mistica e la
preghiera. È vero che non ci si può dare la pena
passiva; lo dice il suo stesso nome: una tale
preghiera è un dono gratuito di Dio. Ma, tutto
sommato, è pur vero che l'anima può essere molto
disposta all'accoglienza di questo tesoro divino. Dio
non semina il suo seme divino se lo vede in pericolo
di essere soffocato dalla zizzania del nostro cuore.
Si può , quindi, ancor più si deve preparare, ri-
muovendo gli ostacoli e creando un ambiente favo-

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revole all'accoglienza e al germogliamento del dono
di Dio.
Secondo san Giovanni della Croce, ciò che caratte-
rizza la preghiera mistica è un certo ricordo amoroso
di Dio; ricordo confuso, generale e ricevuto passi-
vamente. Il principe della Teologia mistica dice e
dichiara continuamente in termini molto espliciti
che, se da un lato non conviene desiderare estasi e
altri favori straordinari, dall'altro questa unione
amorosa con Dio, che costituisce lo sfondo dell'unione
mistica . Da qui si comprenderà facilmente che,
fondato su tale dottrina, il Santo non conosce mi-
gliore preparazione alla preghiera passiva che abi-
tuarsi all'attenzione amorevolmente attiva verso
l'Ospite divino dei nostri cuori. Insistiamo ancora
una volta sul fatto che un vero e proprio abisso se-
para l'attenzione amorevolmente attiva dall'atten-
zione amorevolmente passiva e infusa; e che questo
abisso solo Dio può colmarlo. Ma non è meno vero
che tra le due attenzioni c'è una somiglianza molto
marcata. Infatti, come si comprende facilmente, l'ani-
ma che si compiace di conversare con il suo divino
Ospite prova sentimenti del tutto in sintonia con
quelli che caratterizzano la preghiera soprannatura-
le; sentimenti che la dispongono mirabilmente e
che la invitano, per così dire, a farlo. La bontà di Dio,
vedendo l'anima così ben disposta, così attenta, non
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si lascerà vincere in generosità e non permetterà
che le spese di questa intimità amorosa siano sem-
pre sostenute da essa. Ben presto gli farà udire,
dapprima raramente, poi più frequentemente, la ris-
posta divina, che, accolta passivamente nell'anima,
costituisce la vera preghiera mistica. E così, impercet-
tibilmente guidata dall'azione divina, l'attenzione amo-
rosa attiva dell'anima si muterà nell'attenzione amoro-
sa passiva e infusa della preghiera soprannaturale.
Fin qui, per quello che fa all'elemento positivo
della preparazione. L'elemento negativo è ri-
muovere gli ostacoli. Ora, per non citarne più
d'uno, tutti gli autori sono concordi nel riconoscere
che uno dei grandi impedimenti della vita mistica è
la mancanza di raccoglimento, la dissipazione dello
spirito e del cuore. È nota l'insistenza con cui i
grandi maestri, come S. Teresa, S. Giovanni della
Croce, ecc., esigono che l'anima si distacchi da tutte
le cose create. È necessario disciplinare perfet-
tamente la tua comprensione, memoria e volontà. È
necessario reprimere la loro attività naturale e
semplificarla in un costante e amorevole rivolgersi
a Dio. E cos'altro fa l'anima, penetrata dalla grande
realtà di un Dio presente in essa, se non tendere is-
tintivamente ad unificare tutte le sue energie e ad
orientarla tutta verso di Lui? Consapevole com'è di
possedere in sé un gioiello nascosto di valore in-
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finito, rivolge continuamente ad esso il suo pensie-
ro e il suo cuore. Tutti i suoi poteri si trovano in
Dio, verso di Lui si rivolgono come attratti da una
forza magnetica irresistibile; verso Dio, la cui bontà
li assorbe ogni giorno di più, nella stessa misura in
cui le creature, che appaiono sempre più spregevoli
, vengono a poco a poco consegnate all'oblio. Tut-
to ciò che può distrarre e turbare l'anima nell'eser-
cizio di questa attenzione amorosa, che Dio vuole
concederle attraverso la preghiera mistica, tende a
scomparire. Non appena dipende dall'anima, tutto è
pronto. Ciò che resta spetta a Dio: aiutarla con una
lunga purificazione passiva a semplificarsi ea spiri-
tualizzarsi sempre di più. La notte dolorosa del
significato la avvolgerà per lavorare in lei ciò
che non può ottenere da sola.
Ma i vantaggi della devozione alle Tre Divine
Persone, ospiti dell'anima, non si riducono solo a
questo. Si estendono ben oltre la mera purificazio-
ne dei sensi. Quando è passata attraverso questo,
l'anima sperimenta frequentemente questo senti-
mento speciale e passivo della presenza di Dio. Dio
si fa sentire esperienzialmente e passivamente e
chiama l'anima a Sé.Alcuni 2giungono a vedere in

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Questa proposizione non sembra essere accolta perché bisogna ammettere che
l'attenzione amorosa infusa, che, secondo san Giovanni della Croce, costituisce
l'essenza della preghiera soprannaturale, non può essere confusa con il sentimento
infuso di presenza; anzi, può succedere benissimo, insieme al sentimento doloroso
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questo fatto una nota essenziale e caratteristica di
ogni preghiera mistica . Senza andare così lontano,
è necessario riconoscere che, in pratica, tale senti-
mento è spesso un segno, dal quale si può facil-
mente giudicare la presenza di una preghiera vera-
mente soprannaturale . E crediamo che si possa da-
re per scontato il fatto che molti, soprattutto all'ini-
zio del periodo di transizione, non giungano alla
consapevolezza di essere entrati nella vita mistica
se non attraverso questo sentimento passivo della pre-
senza divina in loro.
Da quanto detto si comprenderà facilmente quan-
to sia utile inculcare profondamente la devozione
alla presenza di Dio nelle nostre anime. Molte ani-
me non vedono in questa presenza più che una me-
tafora . Quanto fanno male a se stessi, perché forse
è giunta l'ora di Dio, in cui sono invitati ad entrare
in se stessi per dialogare con Dio nella preghiera
del raccoglimento passivo e della quiete! Farà loro
assaporare la squisita sensazione della sua presenza,
anche se in modo debole all'inizio . ma ahimè!
l'anima non abituata alla realtà profonda della pre-
senza divina in sé, ma abituata a immaginare Dio
fuori di sé, forse non presta l'attenzione che merita
al sentimento che prova. Non essendo avvertita di

dell'assenza di Dio; e ciò accade frequentemente nelle terribili prove della notte dello
spirito .
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ciò, corre il rischio di non comprendere gli inviti di
Dio o, almeno, di non apprezzare la preziosa perla
per il suo giusto valore e di gettarla ai porci. Dopo
aver goduto per qualche tempo dell'intimità divina,
forse si dissiperà, si abbasserà a mendicare ancora le
consolazioni delle creature, e diverrà indegno di ulte-
riori favori.
Consideriamo, invece, un'anima che è stata a
lungo penetrata della dottrina dell'abitazione divi-
na. Senza dubbio avrà acquisito, grazie alla sua
energia, sempre aiutata dalla grazia, l'abitudine di
conversare affettuosamente e in tutta semplicità con il
suo Amato; senza dubbio avrà raggiunto la vera de-
vozione all'Ospite della sua anima e del Tabernaco-
lo. Un'anima simile sentirà immediatamente anche
i tocchi mistici più delicati, salterà di gioia al mi-
nimo sentimento passivo della presenza di Dio. Che
felicità la tua! Ella non solo conosce, ma sperimenta
anche — e che gusto! — la presenza del suo Ama-
to. Traboccante di gratitudine e di stima per un
così grande bene, concentrerà sempre più i suoi
sforzi per rendersi degno di nuovi favori .
Nessuno negherà il fatto che molte anime non
giungono mai alla preghiera mistica e che molte
altre non vanno oltre i gradi più bassi della preghie-
ra, per mancanza di istruzione spirituale . Il misti-
co messicano Godínez arriva a dire che il novanta
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per cento delle anime chiamate alla preghiera passi-
va trova difficoltà nella mancanza di una buona dire-
zione. Benché questa affermazione sia esagerata, si
ricordino tuttavia gli anatemi di san Giovanni de-
lla Croce contro i direttori ignoranti, che portano
sempre le anime ad opporsi all'azione divina e si
ostinano a imporre il metodo discorsivo alle anime
contemplative. E non si può aggiungere che molti
direttori , anche se non diventano un ostacolo posi-
tivo, non aiutano sufficientemente l'anima nella sua
ascesa spesso dolorosa verso la contemplazione in-
fusa? Se essi stessi fossero più profondamente pe-
netrati dalla presenza divina nell'anima, compren-
derebbero più facilmente la ripugnanza che molte
anime provano verso la preghiera discorsiva,
quando sono giunte alla soglia della vita mistica.
Capirebbero allora facilmente come tali anime dedi-
cano una parte e anche tutta la loro preghiera all'at-
tenzione amorosa a Dio, presente in loro, e possono
essere utilizzate in quella che è stata ben chiamata
"preghiera di semplice presenza". Si prenderebbero
come proprio obbligo di istruirsi sempre di più, di
vivere la teologia e di instillare negli altri queste
grandi verità della Fede, che sono come la base de-
lla vita mistica. In tal modo, porterebbero senza esi-
tazione molte anime alla preghiera passiva, ispiran-
do sentimenti che le preparassero e facendo germo-
gliare in loro le disposizioni richieste.
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Quanto abbiamo detto della prima apertura
dell'anima alla vita mistica non è meno vero per
quanto riguarda gli sviluppi successivi di quella
stessa vita. Il mistico è naturalmente incline a cer-
care il suo Dio in se stesso. Anche se fraintendete
la dottrina della grazia santificante; Sebbene im-
magini, come molti, che la vita di Dio e la sua pre-
senza in noi sia qualcosa di metaforico , non può
fare a meno di sentire Dio nella sua anima, almeno
di tanto in tanto. E come dice san Francesco di Sa-
les, come le api tornano al favo attratte dalla dol-
cezza del miele, così l'anima mistica ama cercare
Dio in sé, sapendo, come sa per esperienza, quanto
bene le cose vanno con Lui. Quanti si dedichereb-
bero a questo rapporto intimo con Dio con molto
più zelo , se fossero istruiti, se venisse loro fatto
comprendere che il Signore, presente in loro, vede
con dolore che l'anima si rovescia fuori! Santa Te-
resa ci racconta nella sua autobiografia quanto fu
grande la sua gioia quando udì, dalle labbra di un
confessore prudente e illuminato, che Dio, che tante
volte aveva sentito misticamente, è infatti e in verità
sempre presente nell'anima mediante la grazia san-
tificante. La teoria venne a confermare la pratica,
fugando dal suo animo molti dubbi sul sano orien-
tamento della sua vita e della preghiera mentale.
Lo stesso illustre contemplativo si lamentava spes-
so che tante anime oranti cerchino Dio lontano da
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sé, in un cielo lontanissimo, invece di cercarlo e
trovarlo facilmente nel proprio cuore. E che la San-
ta parlava ai suoi ferventi Carmelitani riformati.3

RIASSUMENDO:
Molti cristiani non sanno che Dio è realmente pre-
sente nella loro anima . Portano Dio in sé e non gli
viene nemmeno in mente di pensarci.
L'amore di Dio si è manifestato soprattutto in
questo duplice dono: l' Incarnazione e l' Eucaristia
da un lato, e dall'altro l' abitazione di Dio
nell'anima santificata e divinizzata dalla grazia.
Dio è l'ospite divino della mia anima, in essa vive
giorno e notte, desideroso di ricevervi l'omaggio
incessante della mia intimità e del mio amore.
Come sarebbero stimolanti per la vita interiore e il
raccoglimento queste verità se le vivessimo davve-
ro!

3
Forse nessuno tra i mistici si è formato, come santa Teresa, un'idea così grande
dell'anima trasformata in tabernacolo di Dio. MR Hoornaert, in una tesi pubblicata, si
spinge fino ad affermare che l'idea dell'inabitazione di Dio nell'anima (nel Castello
Interiore ) è come se stessimo dicendo l'idea centrale del misticismo teresiano.
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Dio, nel suo infinito amore, vuole aver bisogno
della nostra intima relazione e, per assicurarla più
facilmente, entra in noi fino al fondo della nostra
anima, dove stabilisce il suo cielo e tabernacolo vi-
vente. Possiamo sempre accompagnare Gesù nel
nostro cuore, ritirandoci a Lui, per dialogare con
l'oggetto del nostro amore. È il dogma dell'abitazio-
ne di Dio nelle nostre anime.
Dobbiamo abituarci a mantenere un'attenzione
amorevolmente attiva verso l'Ospite Divino del
nostro cuore. . La bontà di Dio, vedendo l'anima così
ben disposta, così attenta, non si lascerà vincere in
generosità...
La consapevolezza della presenza di Dio
nell'anima aiuta anzitutto a mantenere il racco-
glimento, a distaccarsi da tutte le cose create, a
conservare il proprio cuore in Lui . L'anima comin-
cia ad assaporare la squisita sensazione della pre-
senza divina, anche se inizialmente in modo debole
. Che gioia sentire la presenza dell'Amato e poter
dialogare con Lui! Tuttavia, è un peccato che molte
anime cerchino Dio lontano da se stesse, quando
potrebbero facilmente trovarlo nel proprio cuore.

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II. Grazia santificante e identificazione
con Gesù Cristo

Finora abbiamo considerato quello che chiamerei


uno degli elementi statici della grazia: la presenza
speciale di Dio nell'anima, che essa produce. Ma la
grazia ha altri elementi, che potremmo chiamare di-
namici: la vita e la crescita di Cristo in noi fino
all'età perfetta, secondo il modo di dire san Paolo.
Dio è presente in noi, non solo come un Ospite di-
vino che riceve il nostro culto di adorazione e di
amore, ma principalmente per farci morire a noi
stessi e vivere di Lui, per trasformarci e divinizzarci.
La vita divina iniziata nel Battesimo deve conti-
nuare a crescere e svilupparsi senza sosta fino al
giorno della sua completa fioritura nella Gloria.
E siamo completamente immersi nella meravigliosa
dottrina di San Paolo. Questo fu certamente il tema
principale del suo apostolato e delle sue lettere. "Voi
siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in
Dio" (Col 3,3). Mediante il Battesimo si muore alla
vita naturale, si rimane morti con Cristo: "commor-
tui", "consepulti", "conresuscitati" (cfr Rm 8, 12-
18; 2 Cor 1, 5). Da lì nasciamo figli di Dio, Cristo è
in noi per svilupparsi fino all'età perfetta. Dobbiamo
23
rivestirci di Cristo: «Induimini Dominum Nostrum Je-
sum Cristum, rivestitevi di NS Gesù Cristo. Siete
stati rivestiti di Cristo» (Gal. 3, 27). Ogni pagina
del grande Apostolo ci parla di questa idea. «Sia-
mo stati innestati in Cristo», e la nostra vita, da steri-
le e arida, è diventata portatrice di frutti di vita eterna .
Paolo arriva fino ad esclamare: "Per me vivere è Cris-
to e morire è guadagno per me". Ricordate, soprattutto
, il famoso paragone del capo e del corpo nella sua
Lettera ai Corinzi: «Come il corpo è uno e ha molte
membra, e come le membra del corpo, pur essendo
molte, non formano più quell'unico corpo, così è in
Cristo... Voi siete il corpo di Cristo, siete sue mem-
bra» (1 Cor 12, 12-17).
Questa dottrina della Vita di Dio in noi e della
nostra incorporazione a Cristo può essere presen-
tata in molti modi, una dottrina veramente fecon-
da dal punto di vista spirituale. Ogni modo di pre-
sentarla, ogni punto di vista in cui ci si pone creerà
naturalmente una concezione un po' diversa della
vita spirituale, concezione che in fondo coinciderà
sempre, anche se le sfumature di espressione sono
diverse. Vorremmo qui presentare un modo di con-
siderarla, finora purtroppo raro, e che però ci sembra
opportuno , più di ogni altro, per trasformare la vita ed
elevarla a vette insospettate di vita unitiva .

24
Cristo si è incarnato per amore del suo Padre ce-
leste. Ha vissuto quaggiù per trentatré anni, -
totalmente dedito ad amarlo e glorificarlo. Dramma
ineffabile dell'amore divino, il cui episodio più pate-
tico si è svolto sul Calvario. Ma Cristo è risorto;
vive ancora. Il suo immenso amore di Dio-Uomo
non si è spento nella tomba. Trabocca gli angusti limi-
ti della vita umana di Gesù. Il "sito" del Golgota è
ancora sentito dal glorificato Gesù Cristo. Cosa sig-
nifica questo? Significa , forse, che Gesù Cristo si
accontenterà solo di amare infinitamente suo Pa-
dre nei cieli e in ciascuno dei tabernacoli? NO; Ques-
to, per quanto grande possa essere, non può bastare
all'ardore dell'amore di Cristo per suo Padre. voleva
di più. Il grande amore di Cristo per suo Padre de-
ve continuare sulla terra. Perché Gesù, con la sua
vita e la sua redenzione, è diventato un Corpo misti-
co, nel quale Egli stesso continua a vivere, aman-
do e glorificando il Padre suo. Per poter continua-
re ad amarlo, si è unita a nuove nature umane, a mi-
lioni, non più ipostaticamente, è vero; ma non per
questo con un'unione meno reale, ma molto intima e
meravigliosa. Il Cristo completo è Cristo unito
all'immensa schiera dei fedeli che vivranno per
sempre; L'amore pieno di Gesù è l'amore del Cuore
di Gesù unito all'amore di milioni di cristiani che
ameranno insieme con Lui e in Lui fino alla fine
del mondo. Ecco il capolavoro dell'amore divino.
25
Questo non poteva che soddisfare e spegnere l'infinita
sete d'amore di Cristo verso suo Padre.
Gesù, poi, ha ancora sete di amare follemente
suo Padre; sete di amarlo non solo con la propria
vita, per quanto divina essa sia; non solo nel suo
Cuore, per quanto sia acceso; arde dal desiderio di
amarlo in milioni di cuori e in milioni di vite fino
alla fine dei tempi. Il suo amore infinito vuole espri-
mersi ed espirare all'infinito. Allora cosa vuole Gesù?
Vuole cuori che si arrendano a Lui , che si abbando-
nino a Lui e gli permettano di soddisfare liberamente,
in loro e attraverso di loro, la sua infinita passione di
amore divino.
Chiede a ciascuno di noi, sue membra, per tutto
il nostro essere, il nostro corpo e la nostra anima
con tutte le sue forze, di assimilarle, appropriar-
sene e vivere in tutta la sua vita di amore per il suo
amato Padre . OH! no, trentatré anni non Gli sono
bastati. Desidera, nel suo amore insaziabile, amare
ancora, lavorare ancora, soffrire ancora. Chiede a
ciascuno di noi una natura libera , secondo la bella
espressione di Sor Isabel de la Trinidad. Ci dice:
Figlio mio, dammi il tuo cuore, perché in esso e
per mezzo di esso, unito alla tua vita, io possa ama-
re, anzi, entrambi amiamo ardentemente il Padre;
dammi la tua bocca perché insieme possiamo canta-
re le sue lodi; dammi il tuo spirito, i tuoi occhi, le
26
tue mani, tutto il tuo essere. Voglio che in te e at-
traverso di te viva come una seconda vita, tutta
d'amore, che sia come il complemento e il prolunga-
mento della mia vita a Nazareth e in Palestina.
Oh grandezza ineffabile della vita cristiana,
grandezza insospettata di tante anime! Oh ardenti
desideri del Cuore di Gesù, così poco conosciuti
anche dalle anime generose! Il cristiano non è solo
se stesso, non è solo uomo; è anche qualcosa di
Gesù, è Gesù, è Dio per la sua incorporazione a
Cristo. La nostra vita in ciascuno Per noi non è solo
la nostra insignificante vita personale, con i suoi
orizzonti limitati, ma ha un significato molto più
alto. Lei è e deve essere, prima di tutto, la vita di
Cristo in noi, la continuazione della vita di Gesù.
Magnifico ideale, capace di trasformare e sublimare
tutta la nostra vita.
Quindi cosa serve per farlo? Una cosa sola: in ogni
azione, in ogni preghiera, in ogni sofferenza, in ogni
atto d'amore, pensare che siamo Cristo, ricordare
che Cristo vuole ancora operare, pregare, soffrire,
amare in noi. Allora, istintivamente, ci sbarazzere-
mo dei nostri sentimenti disordinati e meschini,
pronti a coprire i sentimenti di ampiezza immensa
che hanno animato Cristo nelle sue azioni, preghiere e
sofferenze sulla terra.

27
Donarsi a Gesù Cristo con una donazione totale, per
essere suo strumento fedele, lasciandogli un posto li-
bero in noi, perdendo in qualche modo anche la pro-
pria personalità in Lui, vivendo solo per conto di Cris-
to e nel suo nome, vedendo tutto dal punto di vista di
Gesù; In una parola, abbandonarsi a Lui per lasciar-
lo vivere e crescere liberamente e senza impedi-
menti in noi fino a consumarsi nell'unità... ecco un
grande ideale e una spiritualità che vorremmo vedere
maggiormente propagata; l'ideale e la spiritualità
del grande Apostolo, del quale si è potuto dire:
"Cor Pauli, cor Christi"; Il cuore di Paolo è il Cuore
di Cristo.
Ma qui si impone una distinzione importante. Si
noti bene, pena di sminuire notevolmente l'ideale
sublime in questione, che non si tratta di arrendersi
a Cristo, affinché Egli, per così dire, si abbassi al
nostro progetto e viva in noi la nostra vita; è neces-
sario offrirsi a Cristo, perché Lui viva in noi la sua
vita. A prima vista sembra che questi due aspetti si
confondano, eppure il secondo è infinitamente supe-
riore al primo e molto più sublime. Una piccola rifles-
sione vi farà capire la differenza. L'anima che vuole
identificarsi con Cristo non la invita ad adattarsi alla
propria piccolezza; non gli chiede solo di unirsi a lei e
di operare in lei, di aiutarla a vivere più pura e santa
la propria vita; Non si accontenta di pregare, soffrire
28
e amare come all'inizio, anche se più intensamente e
con intenzione più pura.
Questo, di per sé, sembra già molto, eppure c'è
ancora di più. Ed è qui che è palpabile l'influenza
straordinariamente trasformativa di questa grande
concezione . L'anima pensa in modo diverso, ama
in modo diverso, prega in modo diverso. Perché
quello che lei chiede a Cristo è che viva la sua vita
in lei, e per suo conto, non per suo conto. Vuole
che Gesù continui la sua vita in lei, non che inizi in
lei una vita nuova, senza dubbio santa, ma angusta,
racchiusa nei limiti angusti di una piccola creatura.
Quest'anima si è svuotata di se stessa per fare posto
a Cristo, e già sentirà battere nel suo petto il Cuore
di Cristo; è Cristo che d'ora innanzi vivrà la propria
vita in Lei. Tutti gli interessi, tutte le vedute, tutti
gli amori, tutti i desideri di Cristo sono suoi; amori
e interessi grandi quanto l'Universo e di una squisi-
ta purezza d'amore.
Riassumendo: la spiritualità in questione non è
una spiritualità che aiuta solo l'anima, nel suo per-
fezionamento, a purificarsi e ritrovare se stessa;
Anzi, la aiuta a uscire da se stessa, a uscire dal suo
punto di vista per collocarsi in quello di Gesù. Tende a
sostituire il sé a Gesù.
Concezione chimerica, dirà qualcuno, quasi
quietista, e comunque troppo sublime e impersona-
29
le , per essere gradita ad anime non di raro respiro.
Non a proposito. Indubbiamente , questo modo di
avvicinarsi alla vita spirituale è così alto e richiede
una tale continua dimenticanza di sé che, molte vol-
te, l'anima sarà molto al di sotto dell'ideale. Molte
volte si accenderà su se stesso . Crederà di permette-
re a Cristo la libera espansione della sua vita in se
stessa, quando in realtà si unirà a Cristo solo per vi-
vere la sua vita. Invece del Cuore di Gesù, grande
ed immenso, sarà il suo piccolo cuore ad animare la
sua vita spirituale. Senza rendersene conto, l'anima
spesso vivrà non nel piano superiore, cioè su quello
di Gesù, ma in quello inferiore, cioè da sé. Le due
strade si incroceranno, si mescoleranno molte volte;
ma se l'anima è fedele e si alza ogni volta, se non
smette di contemplare il suo ideale, se si sforza cos-
tantemente di sostituire Gesù con se stessa, un
giorno raggiungerà la meta tanto attesa, finirà per
raggiungerla, anche a prezzo di grazie specialissi-
me, forse, quella vita più divina che umana, quel
principio della vita celeste, la vita di Cristo stesso in
essa. Allora avrà pienamente realizzato il detto di San
Paolo: "Io vivo, ma non sono io che vivo, è Cristo che
vive in me " 4.
4
Crediamo che non vi sia disposizione migliore, né più indispensabile per una vita di
identificazione con Gesù Cristo, che l'acquisizione preliminare di una vera devozione a
Gesù Cristo, Ospite del cuore. E così nella fase pratica , le anime attraversano ordina-
riamente una fase di vita amorosa intima con Gesù Cristo presente in loro, prima di
sognare una vita di identificazione con Lui. Vita di semplice intimità con Gesù Cristo,
30
RIASSUMENDO:
Dio è presente in noi , non solo come un Ospite
divino che riceve il nostro culto di adorazione e di
amore, ma per farci morire a noi stessi e vivere di
Lui, per trasformarci e divinizzarci .
È la meravigliosa dottrina di San Paolo. "Sei morto e
la tua vita è nascosta con Cristo in Dio". Con il Batte-
simo si muore alla vita naturale, si rimane morti con
Cristo . Da lì nasciamo figli di Dio, Cristo è in noi per
svilupparsi fino all'età perfetta. Dobbiamo rivestirci di
Cristo: " Vi siete rivestiti di Cristo " . "Siamo stati
innestati su Cristo". "Per me vivere è Cristo". "Come
il corpo è uno e ha molte membra, e come le
membra del corpo, pur essendo molte, formano un
solo corpo, così è in Cristo... Voi siete il corpo di
Cristo, voi le sue membra . "

presente in noi, e vita di identificazione con Lui, non solo presenti, ma viventi e ope-
ranti in noi, sono come due gradi successivi di una vita di perfetta unione con Gesù
Cristo. Per questo, all'inizio di questo studio, ci siamo occupati prima della grazia
santificante e della presenza reale di Gesù Cristo (e di tutta la Trinità) nell'anima,
prima di delineare la nostra sintesi di una vita di identificazione con Gesù Cristo. È
interessante notare che, anche nella vita propriamente mistica, l'anima sperimenta dap-
prima il sentimento infuso della semplice presenza di Gesù Cristo, e solo più tardi,
talvolta molto più tardi, il sentimento della vita di Gesù Cristo, della sua azione tras-
formatrice .
31
Cristo si è incarnato per amore del suo Padre ce-
leste. Ha vissuto quaggiù per trentatré anni, -
totalmente dedito ad amarlo e glorificarlo. Ma Cristo
è risorto. Il suo immenso amore va oltre i limiti
angusti della vita umana di Gesù. Il grande amore di
Cristo per suo Padre deve continuare sulla terra.
Perché Gesù, con la sua vita e la sua redenzione, è
diventato un Corpo Mistico , nel quale Egli stesso
continua a vivere, amando e glorificando il Padre
suo. Per questo ha unito milioni di anime, non solo
ipostaticamente, è vero; ma non per questo con
un'unione meno reale, ma molto intima e meraviglio-
sa. Il Cristo completo è Cristo unito a tutti i cristia-
ni; L'amore pieno di Gesù è l'amore del Cuore di
Gesù unito all'amore di milioni di cristiani che
ameranno insieme con Lui e in Lui fino alla fine
del mondo. Ecco il capolavoro dell'amore divino.
Questo non poteva che soddisfare e spegnere l'infini-
ta sete d'amore di Cristo verso suo Padre.
Gesù ha ancora sete di amare follemente suo
Padre; sete di amarlo non solo con la propria vita,
per quanto divina essa sia; arde dal desiderio di
amarlo in milioni di cuori fino alla fine dei tempi.
Vuole cuori che si arrendano a Lui, che si abbando-
nino a Lui e gli permettano di soddisfare liberamente

32
, in loro e attraverso di loro, la sua infinita passione di
amore divino.
Chiede a ciascuno di noi, sue membra, per tutto
il nostro essere, di vivere in tutta la sua vita di
amore per il suo Padre amatissimo . Desidera, nel
suo amore insaziabile, amare ancora, lavorare an-
cora, soffrire ancora. Ci dice: Figlio mio, dammi il
tuo cuore, perché in esso e per mezzo di esso, uni-
to alla tua vita, io possa amare, anzi, entrambi
amiamo ardentemente il Padre; dammi tutto il tuo
essere Voglio in te e attraverso di te vivere come
una seconda vita, tutta d'amore, che è un prolun-
gamento della mia vita a Nazareth e in Palestina.
Quale ineffabile grandezza della vita cristiana! Il
cristiano non è solo se stesso, non è solo uomo; è
anche qualcosa di Gesù, è Gesù, è Dio per la sua
incorporazione a Cristo. La nostra vita in ciascuno
di noi non è solo la nostra insignificante vita per-
sonale, con i suoi orizzonti limitati, ma ha un sig-
nificato molto più alto. Lei è e deve essere, prima
di tutto, la vita di Cristo in noi, la continuazione
della vita di Gesù.
In ogni azione, in ogni preghiera, in ogni sofferen-
za, in ogni atto d'amore, pensare che siamo Cris-
to , ricordare che Cristo vuole ancora operare,
33
pregare, soffrire, amare in noi. Sbarazzati dei nos-
tri sentimenti disordinati e meschini, per avere i
sentimenti di Cristo.
Perdere in qualche modo anche la propria persona-
lità in Lui, vivere solo per conto di Cristo e nel suo
nome, vedere tutto dal punto di vista di Gesù.
Rinuncia a donarti a Lui per lasciarlo vivere e cres-
cere liberamente e senza impedimenti in noi, per-
ché viva in noi la sua vita . Lasciarsi andare, fare
spazio a Cristo, sentire il Cuore stesso di Cristo bat-
tere nel proprio petto . Tutti i miei desideri e amori
sono quelli di Cristo . In questo modo l'anima esce
da se stessa, lascia il proprio punto di vista per avere
quello di Gesù. Cerca di sostituirmi a Gesù . Se per-
severa in essa, l'anima finirà per realizzare quella
vita più divina che umana, quel principio della vita
celeste, la vita di Cristo stesso in essa: "Io vivo, ma
non sono io che vivo, è Cristo che vive in me».

34
III. Ritratto di un'anima identificata con Gesù

Vorremmo ora delineare la psicologia di un'anima,


la cui vita spirituale si riassume in questa idea molto
semplice: "vivere con Gesù"; o, meglio, “fate vivere
Gesù in me”. Questo schizzo farà emergere le linee
principali della fisionomia di tale anima meglio di un
lungo ragionamento.
Prima di tutto, cosa diventa la tua preghiera, in-
dipendentemente dallo stato mistico in cui ti trovi?
Ovviamente quest'anima non prega più da sola,
come prima; la sua preghiera non è più la sua
preghiera, ma soprattutto quella di Gesù. Si potrebbe
dire che è unicamente di Gesù. Ella sa bene che non
è lei che prega, ma il suo Amato che prega in lei. E
in questa disposizione va alla preghiera. Con quale
gioia ora dice: "Padre nostro che sei nei cieli".
Certamente Dio è per lei il "nostro" Padre, il Padre
del suo Gesù e dei suoi. Istintivamente, aiutata -
com'è dal suo Gesù, che abita in lei, poco a poco
riesce a riprodurre la preghiera del Salvatore che
prega sul monte. Dimentica se stesso, dimentica i
suoi interessi limitati ei sentimenti meschini di un
altro tempo, e la sua preghiera si allarga senza mi-
sura. Se adora, la sua adorazione non è quella di
35
una creatura insignificante, sebbene tale sia la sua
realtà, ma l'adorazione immensa che fa Gesù in lei,
a nome proprio ea nome di tutto il suo Corpo misti-
co. Rende grazie, con una certa infinità, in Gesù e
con Gesù, non solo per i benefici che lei stessa ha
ricevuto da Dio, ma per quelli che Dio elargisce
senza limiti a Gesù ea tutte le membra mistiche di
Gesù. In modo particolare ama Dio per Gesù e, nel
nome di Gesù, anche per tutti quei milioni di uomini
che non lo amano o che lo amano così poco.
Chiaramente, allora, si comprende che l'anima
che vive nel nome di Gesù non è incline , come
prima, a ripararsi ea farsi centro della sua preghie-
ra. Questo non si limita, come prima, alla correzio-
ne delle loro miserie e dei loro difetti; Non consiste
più principalmente nel chiedere grazie per sé e per
gli altri. La sua gioia ora è contemplare, assaporare
le infinite perfezioni del suo Dio, o del suo amato
Gesù. Gli piace perdersi e dimenticare se stesso in
una visione amorevolmente ammirata e piena di
gioia della bontà di Dio, come fece una volta Gesù
nella sua preghiera. Queste perfezioni divine non
sono il tuo bene, il tuo tesoro? Non è in loro che
trovi principalmente il tuo piacere?
E che cosa è diventata la tua preghiera alla Beata
Vergine? Anche qui è Gesù che prega in lei. L'anima
lo sente e lo ricorda. Gesù gli dà sentimenti di fi-
36
glio. Come un tempo, cullato tra le braccia della
madre, gli piaceva accarezzarla e abbracciarla; così
ora, nell'anima , la accarezza, l'abbraccia o si ripo-
sa amorosamente tra le sue braccia. E Maria ri-
cambia le sue carezze ei suoi baci, come fece, in
terra, a Gesù. Rende l'anima così dolce, così deli-
ziosa, così affascinante; le comunica così tanto che
l'anima a volte si sente trasportata. Con quanta niti-
dezza gli appare ora Maria come sua Madre, la sua ve-
ra Madre! Sembrava davvero che Maria non fosse
stata niente per lei prima; ma ora, ah, ora è la sua
vera Madre . Non conoscevo mia Madre, si dice
l'anima, ma ora l'ho trovata, ho trovato mia Madre.
Ecco alcuni dei tratti più salienti della preghiera di
quest'anima. Ma, in realtà, la sua preghiera non si li-
mita solo ai momenti di meditazione in quanto tale.
A poco a poco, l'intera giornata si trasforma per lei
in preghiera ininterrotta. Consapevole, com'è, de-
lla presenza e dell'attività di Gesù in lei, come non
ricordarlo costantemente? Avendo, come fa, orrore
di tutta la sua vita puramente personale, vivendo come
vive solo per Gesù e in Gesù, come può non vivere
anche continuamente, o un po' meno, con Gesù?
Nel suo amore ardente immagina che non vivere
con Gesù non è vivere per Gesù. La sua sola com-
pagnia dà attrattiva e interesse a tutte le sue azioni,
di qualunque genere esse siano, e il desiderio sem-
37
pre attivo di compiacere in tutto il suo Amato non
gli permette di stare a lungo senza ricordarsi di
Gesù. Chi può spiegare la profondità e la tenerezza
della sua intimità con Lui? Fa tutto in pieno accordo
con il suo Amato; la sua mano la guida e la sostie-
ne in ogni azione. Gesù stesso l'aiuta potentemen-
te a conservare la sua memoria presente e la consa-
pevolezza della sua presenza in lei. Lo fa salire pas-
so dopo passo attraverso le varie tappe della
preghiera e della vita mistica, facendogli dono di
una "quiete attiva", sempre più frequente e abituale.
Presto le occupazioni più distraenti non la infasti-
diranno più; il meglio del suo cuore sarà sempre
attualmente unito al Maestro, e l'anima giungerà a
non trovare quasi nessuna differenza tra le ore di
preghiera e quelle di lavoro o di ricreazione.
Né è solo con Gesù che l'anima abita e ricrea in-
cessantemente. Unita a Lui, e nel suo nome, dialoga
continuamente con il Padre e lo Spirito Santo 5. Li
tratta con la massima semplicità e senza alcun ru-
more di parole. La sua trattazione è come uno
5
Alcune persone, ad es. Suor Isabel de In Trinidad, unite a Gesù,
adorano e amano la Santissima Trinità, soprattutto dentro di sé. Altri,
mentre dialogano con Dio che è loro molto vicino, e in cui hanno voglia
di immergerli in un oceano d'amore. Sarebbe interessante studiare a
questo punto le diverse mentalità delle anime. Molte cose li influenzano
su questo punto; ma forse, più di ogni altra, la natura delle grazie
mistiche che possono aver ricevuto, poiché la presenza di Dio può
manifestarsi più fortemente vicino che dentro di noi o viceversa.
38
sguardo profondo d'amore, come orientamento
dell'anima di Gesù verso Dio; guida che nel suo si-
lenzio parla il linguaggio più eloquente. Ogni ora
del giorno l'anima offre al Padre le azioni, le
preghiere, le sofferenze , le aspirazioni amorose, i
desideri che Gesù vive in lei, che sono tante altre
espressioni del suo amore verso di Lui. Espressioni
inadeguate, vere; Sono molto diminuiti dalla natura
stessa del loro essere, ma l'anima sa essere molto
gradita a Dio 6. Da qui deriva che l'anima ama par-
ticolarmente fare offerte: essa si offre incessante-
mente unita al Cuore stesso di Gesù, fonte inesau-
ribile del suo amore. Offre, uno dopo l'altro, la sua
incomparabile purezza, il suo sconfinato sacrificio
di sé, la sua insondabile umiltà e tutte le infinite
perfezioni del Salvatore. Offrili a Dio, per soddis-
fare, prima di tutto, l'immenso ardore di Gesù; poi ,
per riparare e seppellire in così vasti abissi i peccati
del mondo intero. Ma l' anima si diletta soprattutto
nell'offrire a Dio l'amore di Gesù morente in croce,
fatica inaudita, prova suprema dell'amore del
Cuore Divino. Con quale commozione e confi-

6
«Quando la grazia e l'amore prendono il sopravvento su tutta la
nostra vita, ha detto molto bene dom C. Marmión, la nostra esistenza è
come un inno perenne alla gloria del Padre celeste; Mediante la nostra
unione con Gesù Cristo, essa diventa un incensiere da cui salgono a Dio
gli aromi che lo rallegrano: «Christi bonus odor sumus Deo» (cfr Gesù
Cristo, vita dell'anima, II c. 6).
39
denza l'anima può dire al Padre: «Ecco il mio
Gesù che muore per Te! Te lo do. Sei soddisfatto,
Signore? Questo amore è abbastanza? OH! Guarda
come ti chiede il mondo intero! Puoi forse evitare
il suo amore senza ascoltarlo? In poche parole,
allora, possiamo dire che l'intera giornata dell'ani-
ma identificata con Gesù, più che una preghiera, è
un'offerta continua, è come una messa perpetua. Il
Santo Sacrificio Materiale, al quale si unisce, o
quello che forse ha la fortuna di offrire, non è altro
che il punto culminante, il momento più concentrato
di questo perenne sacrificio.
Così l'amore cresce ogni giorno in quest'anima.
Penetra tutta la sua vita, tutto il suo essere. Non è
più l'amore meschino mescolato all'egoismo dei
suoi primi anni. Sicché è vero che l'anima amava
Dio sopra ogni cosa; ma accanto a Dio si è posta e
si è resa in certo modo indipendente da Dio. Come
avrebbe potuto Gesù ratificare, vivere in lei tanto
amore, Lui che non vede né ama più del Padre suo
in tutte le cose? Un amore così imperfetto che Gesù
non poteva viverlo . Per questo ha fatto risplendere
nella sua anima il proprio amore e i propri obiettivi.
E siccome l' anima ora ama con lo stesso amore di
Gesù, non può smettere di sentire la bruttezza di se
stessa e vuole perdersi nel suo amato Signore. Co-

40
me Gesù, e per Lui, non ama più, allora, più di Dio,
Dio solo.
Tutto il resto, i Beati. Vergine, i Santi, il mondo
intero, non gli sembrano più che manifestazioni de-
lla bontà divina. Dio è per lei tutta la bellezza di ciò
che è bello, tutta la bontà di ciò che è buono e at-
traente, tutta la santità di ciò che è puro e santo.
Solo Dio vede e ama nelle creature. E ciò che è
ancor più da ammirare e che l'anima in altri tempi
non avrebbe nemmeno sognato, il suo amore si è tal-
mente purificato che solo Dio si vede e si ama. Ani-
mata e rinvigorita da Gesù, ora proverà l'orrore di
fissare lo sguardo, con egoistico compiacimento, su
se stessa, oggetto dei suoi affetti di un tempo.
Dio è uno e tutto per quest'anima. E siccome rico-
nosce in tutte le cose, per quanto velato si trovi in
lei l'oggetto delle sue brame, la sua vita esala conti-
nuamente in effusioni d'amore. Sì, Gesù ha fatto
risplendere su di lei il suo amore e le ha fatto
raggiungere il quarto e ultimo grado dell'amore di
cui parla san Bernardo, che consiste nell'amare solo
Dio solo.
Diciamo che Gesù ama in quest'anima. Quindi
l'anima ama Dio non solo come il suo unico bene,
ma principalmente come il suo bene, il suo stesso
bene. Tale amore è certamente unitivo, amore, co-
me l'amore con cui Gesù ama suo Padre. L'anima
41
sa che Dio è in essa, che le appartiene. Lo possie-
de, perché Gesù glielo ha donato, donandosi. Si
può ben dire: "Deus meus et omnia". "Dio mio!
sei tutta mia, veramente mia». Ed è questo, soprattut-
to , che la inebria di amore e di felicità. Getta via i
suoi stracci da mendicante. Le cosiddette virtù di
un tempo, di cui si dilettava segretamente, ora le
disprezza e non le guarda nemmeno in faccia.
L'anima è diventata regina, ei tesori di Cristo Re
sono suoi. Ama come suo bene, come qualcosa di
suo personale, le bontà e le infinite perfezioni di
Dio e di Gesù, suo sposo. Gesù le dice: «Lascia tutti
i tesori bugiardi di un altro tempo, lascia te stessa
soprattutto. mi dono a te. Tutto ciò che è mio è
tuo. Amalo come se fosse tuo." Sublime e incredi-
bile cambiamento, proposto e realizzato dall'im-
menso amore di Cristo. E l'anima, di fronte a un
eccesso d'amore così inaudito, si ritrova smarrita.
Colei che prima sapeva amare, per quanto -
disgustoso fosse, se stessa, quell'io, ulcera vivente,
come non sciogliersi d'amore ora davanti alle infini-
te bontà che la attraggono e la catturano?
In modo che l'anima non sia più rattristata ve-
dendo le imperfezioni e le debolezze della sua na-
tura. Altre volte sognava di curare queste miserie,
di cambiare tutto questo a poco a poco, per abbe-
llirsi con la bellezza che era opera sua, di cui pote-
42
va segretamente deliziarsi. Ma invece di questa be-
llezza imperfetta che sognava, Dio gli ha dato la
sua bellezza. Questa bellezza ineffabile la trasporta e
comunica incredibili slanci d'amore.
Il vero amore è donare se stessi. Si ama tanto
quanto si dona, e si ama perfettamente solo quan-
do si dona perfettamente. Ed è per questo, come ha
saggiamente osservato monsignor Gay in pagine in-
dimenticabili, che il culmine dell'amore è una vita
di dedizione . E in cosa consiste precisamente ques-
ta vita di resa, che è superiore al desiderio di soffri-
re, superiore a tutto? Consiste nella donazione com-
pleta, definitiva di sé, e ciò come effetto di un amo-
re ardente. Uno si arrende, uno dà; o, meglio ancora,
fa di più: mette la sua anima nelle mani del suo
Amato, per essere qualcosa di suo. E non è questo,
per caso, ciò che fa l'anima, il cui ideale è identifi-
carsi con Gesù Cristo e fondersi con Lui? Tutta la
sua vita non è altro che un perpetuo abbandono a
Lui. Non vorrebbe che nulla al mondo avesse cos-
cientemente un solo desiderio, una sola paura, un
solo dolore che non siano quelli di Gesù in lei. Si
dissolve completamente nel desiderio di scomparire,
di essere sostituita da Gesù. Ogni momento è come
una donazione completa di sé, ogni azione come
un'effusione di sé ed entrare sempre più nella vita
del suo divino Amico. Ad ogni istante la sua vo-
43
lontà incontra e abbraccia quella di Gesù, e in que-
ll'abbraccio perpetuo scivola la sua vita. Vita sublime
e preludio alla vita del cielo! Felice l'anima che in
tal modo è uscita da se stessa , perché ha raggiunto
quella che ben si chiama "estasi spirituale". Che
importa ora se lei è o meno favorita dall'estasi
corporea? Perché, di per sé, l'anima è già predis-
posta per la trasformazione finale in Gesù, per l'in-
signe favore dell'“unione trasformante”.
L'anima ha certamente scalato la vetta più alta
dell'amore, e la sua vita non può essere altro che un
continuo languore d'amore. È irrevocabilmente inna-
morata di Dio e solo la visione beatifica può soddisfar-
la. "La carità di Cristo ci spinge" (2 Cor 5, 14) .
L'amore ardente di Cristo per suo Padre la invade, ha
fatto vibrare tutte le fibre del suo essere e non le las-
cia riposo. «Hai inchiodato il mio cuore ad una delle
perle del tuo cuore » (Cant. 4, 9): le divine perfe-
zioni, intraviste di tanto in tanto , hanno aperto nel
suo cuore una ferita che non si rimarginerà. Perché
mai potrai amare Dio, mente infinitamente amabile,
secondo i desideri del tuo cuore. Il suo amore sarà
per lei il suo Calvario e il suo Tabor, il suo più acu-
to dolore e la sua più squisita delizia. Minata da-
lla febbre del suo amore, esclamerà spesso con
santa Teresa: "Muoio perché non muoio".

44
Chi avrà ragione di descrivere l'umiltà dell'anima
che vive nel nome di Gesù? Perché cos'altro è la
vera umiltà se non l'amore di Dio fino al disprezzo
di sé? E cos'altro è il desiderio di tutti i giorni della
sua vita, se non essere niente e lasciare che Gesù
sia tutto in lei? Dal giorno in cui ha proposto di sos-
tituire la sua vita alla vita di Gesù, di identificarsi
con Gesù, non ha conosciuto altra ambizione, nes-
sun altro ideale. Una volta per tutte, si è arreso
all'umiltà. Essere niente o contare su te stesso per
niente è la tua gioia più deliziosa.
In tal modo l'anima apprende, meglio di ogni al-
tra lezione, il segreto della vera "umiltà di cuore".
Ogni nuova rivelazione della sua miseria naturale,
dei suoi difetti, invece di turbarla, la lascia serena
e felice. Ama e loda Dio per le miserie che per-
mette in lei. La loro povertà non rende ancora più
evidente l'infinita bontà di Dio? E l'Amato della
sua anima non è rimasto gloriosamente vendicato
della gloria di cui la sua vanità o la sua segreta
compiacenza in se stesso avrebbe voluto privarlo?
Non è proprio la sua felicità vedere che Dio è tutto
e il resto niente? che, a parte Dio, ogni creatura è il
nulla di se stessa? Se qualcosa potrebbe turbarla,
sarebbe sapere che Dio non è tutto, che al suo fian-
co c'è qualcosa di indipendente da Lui, per quanto
insignificante possa essere. Ma lei sa benissimo
45
che questo è impossibile. La sua gioia e gloria è il
trionfo infinito ed eterno di Dio, dell'Essere e del Be-
ne, sul nulla e sul male.
Perché se l'anima ha rinunciato alla propria glo-
ria, è per arricchirsi infinitamente. Considera sua la
gloria dell'Altissimo. La gloria infinita ed imma-
nente dell'adorabile Trinità, la gloria data a Dio
Salvatore dalle innumerevoli legioni di Angeli e
Santi, i giusti di questo mondo; Questa è la sua
gloria, questo è ciò che la ispira, in quanto ora
trova le sue gioie intime. Di fronte a tanta gloria, le
lodi che gli uomini possono dargli sembrano valu-
tazioni beffarde.
L'anima diventa naturalmente umile, perché nes-
suno sente come la sua povertà e le sue miserie. Il
suo programma d'azione è di far vivere Gesù Cristo
senza alcun impedimento, di fargli vivere in essa la
sua profonda umiltà, la sua squisita carità, la sua
perfetta dimenticanza di sé... Quanto è lontano dal
realizzare un tale programma ! Quante volte al
giorno il vile sé riappare a galla! Quante volte
l'anima sostituisce Gesù Cristo! La continua cons-
tatazione che Gesù vive in lei le fa subito notare
ogni attentato alla sua vita propria e meramente
naturale, le dà una sorta di intuizione di ciò che
non si adatta alla sua vita, di ciò che "non è Gesù
Cristo" in essa e in qualche modo in cui può esse-
46
re. Più che per lunghi esami, subito l'anima vede e
sente che Gesù Cristo non ha vissuto, non avrebbe
potuto vivere tale e tale pensiero di vanità che ha
additato proprio in tale occasione, tale e tale ricerca
quasi inconsapevole di se stesso. , tale e tale im-
pazienza, che sembra nient'altro che puramente fi-
siologica. È che la sua vita, il suo respiro deve esse-
re "di Cristo" chiaro e semplice . "Per me la vita è
Cristo" (Fil 1, 21) . L'anima sa bene che Gesù ser-
ve in essa, che essa non è altro che l'incessante in-
no d'amore di Gesù Cristo al Padre suo, inno al
quale, purtroppo, aggiunge tante note discordanti.
Eppure, per quanto l'anima sia ben nota della
sua immensa povertà, non smette di traboccare di
fiducia nel suo Padre celeste. O meglio, proprio
perché si sente così povero in se stesso, ha tanta
fiducia in Dio. Era da un po' che non si fidava affat-
to di se stessa . Le è scomparsa ogni fiducia nelle
proprie virtù, fiducia che è il grande nemico, l'imba-
razzo della fiducia in Dio. Non si aspetta niente da se
stessa, si aspetta tutto da Dio. Tutto, perché è arri-
vato a sentire fortissimo l'infinita bontà di Dio, così
diversa da tutte le bontà della terra, così amorosa-
mente accondiscendente a tutto ciò che esiste di
inferiore e di più povero.
L'anima aspetta sempre; soprattutto perché non
si sente sola. Non va mai sola dal suo Padre celes-
47
te , ma sempre con Gesù Cristo. Con Lui l'anima è
sicura di essere accolta e amorosamente -
abbracciata. Che non è altro che una mendicante
coperta di stracci? Conta? Offre al Re dei cieli,
con fiducia illimitata, gli infiniti meriti di Gesù
Cristo, nei quali ha sommerso tutte le sue miserie e
demeriti. Gli offre, con piena certezza di essere ben
accolta, il bouquet fragrante e bellissimo di tutte le
virtù del suo Sposo, e in esso cerca di nascondere i
cardi delle proprie vili virtù. Infine e principalmente
gli offre il Cuore infinitamente amabile e infinita-
mente amoroso di Gesù, gioiello di ineffabile valo-
re; Cuore al quale si è unita in una vera fusione
d'amore, e con cui può realizzare i suoi desideri di
amare infinitamente il Padre. Se vuoi ottenere
qualcosa da Dio, sai con largo anticipo che i tuoi
desideri saranno esauditi. Non è lo stesso Signore
che ha detto: «Qualunque cosa chiederete al Padre
mio nel mio nome, ve la darà? Finora non hai
chiesto nulla a mio nome. Chiedi perché la tua
gioia sia completa». Come puoi non ottenere ciò
che chiedi? Gesù Cristo stesso, oggetto degli eter-
ni piaceri del Padre, è colui che prega per lei. Ne-
gare qualcosa a lei sarebbe negarlo a Gesù Cristo.
Merita, come altre anime, il rimprovero di Gesù
Cristo, poiché non sa che cosa sia andare a Dio, se
non nel nome di suo Figlio. Per molto tempo, non

48
solo tutte le sue preghiere, ma anche tutta la sua vi-
ta, tutto ciò che fa l'anima, lo fa nel nome di Cristo.
Diciamo ora qualcosa sulla grandezza di spirito
acquisita dall'anima così identificata con Gesù
Cristo. Da quanto precede è già possibile in qual-
che modo comprendere come gli orizzonti -
dell'anima si siano allargati e nobilitati. Dal giorno
in cui ha cominciato a vivere per Gesù, nuovi e
immensi orizzonti si sono aperti davanti ai suoi oc-
chi. Verme di luce, vedeva solo davanti al brevis-
simo tratto illuminato dalla sua debole fosfores-
cenza. Ora è sole : tutto è luce meridiana, tutto si è
allargato. Per lei è sorto un mondo nuovo, tutto
avvolto nella limpidezza del cielo. Vede le cose
dal punto di vista di Gesù e come Lui. I suoi in-
teressi egoistici si sono trasformati in quelli di
Gesù. Il suo cuore è diventato grande quanto l'Uni-
verso . Regina è lei del vasto Universo, che le ap-
partiene in Gesù Cristo. Il suo influsso si estende
fino ai confini di questo mondo immenso attraver-
so il quale circola la vita di Gesù Cristo, e sa che,
per mezzo di Lui, può contribuire alla santificazio-
ne, anche di quanti ne popolano le regioni più igno-
rate . Unita a Gesù Cristo ea tutto il suo Corpo mis-
tico, ha un solo cuore; ma ora si sente nel petto
come milioni di cuori, che vorrebbe veder palpita-
re d'amor divino; Ha migliaia di vite da offrire
49
all'azione trasformatrice di Dio. OH! come il suo
cuore trabocca di gioia, pensando che così potrà
centuplicarsi, amare Dio in tanti milioni di cuori e
così placare un po' la sua sete d'amore. Ma quale
fonte di sofferenza anche, e come esclama con
l'Apostolo!: "Figli miei prediletti, che in mezzo al
dolore ho generato Cristo!"
È ancora necessario, dopo tutto ciò che è stato
detto, far notare che l'anima consegnata a Gesù -
Cristo e che vive nel suo nome è felice? Chi può
descrivere la gioia del prigioniero, che è stato di-
menticato per molti anni in una buia prigione e che
è tornato, a un'ora del tutto inaspettata, alla tanto
attesa libertà? L'anima che prima era schiava di una
vita troppo personale, chiusa negli angusti limiti di
una spiritualità troppo angusta, troppo “soggettiva -
”, ora gode dell'aria pura del sole del mondo, Gesù
Cristo. È annegato prima; ora i suoi polmoni bevono
torrenti dell'atmosfera vivificante, il suo cuore batte
vigorosamente e felicemente. Vivi una vita immen-
sa, la stessa vita di Gesù Cristo. Piacere a Dio, ra-
llegrare il Padre celeste con questo fare, piacere
all'amato Gesù, non è ora come il soffio di que-
ll'anima? Tale gioia non gli verrà mai meno: è e sarà
sempre felice, perché, nonostante le sue miserie, può
sempre piacere al suo Dio in Gesù Cristo.

50
C'è una gioia dell'anima infinitamente delicata e
sublime, troppo poco conosciuta anche dalle anime
ferventi. La gioia squisita, la gioia intima di odiarsi
e disprezzarsi a vicenda. Gioia conosciuta solo da
coloro che vi sono iniziati, dagli amanti di Dio.
Questa gioia è ben nota all'anima identificata con
Gesù Cristo. Il suo Amato l'ha così affascinata con
la gentilezza di suo Padre che tutto il resto le sem-
bra brutto e spregevole. E questa bruttezza che,
per contrasto, fa risaltare tanto la bellezza del suo
Dio, la rende felice. Nella sua passione d'amore
per Dio, si rallegra di vedersi così brutta e piena di
difetti, e ciò che fa gemere le anime mediocri e le
anime troppo chiuse in se stesse è diventato per lei
fonte di intima gioia.
Ma la gioia più essenziale e fondamentale di
quest'anima va cercata ancora più in alto, in Dio
stesso. L'amore di Gesù Cristo che le divora il cuo-
re l'ha strettamente unita a Dio. Dio ha preso pos-
sesso nel suo cuore, di se stesso , e ha trasformato la
sua anima in un altro sé. Dio, le sue infinite perfe-
zioni, la sua Bellezza, la sua Bontà, la sua Potenza,
la sua Sapienza, la sua Immortalità, la sua infinita
Felicità: ecco anche la sua felicità. Dio è Dio!
Questa gioia suprema dei santi è diventata la lo-
ro gioia più pura, e la trovano ovunque. In ogni
creatura trova una irradiazione di quella gioia.
51
Tutto ciò che la circonda sembra riempirsi fino a
traboccare dell'amore e della felicità di Dio. In mo-
do che l'anima beve a grandi sorsi questa felicità
del suo Padre Celeste, e la assapora in tutto, ma
particolarmente in questa splendida natura, che
non può fare a meno di contemplare continuamen-
te con amore e nella quale ogni fiore, ogni piccola
erba, ogni insetto, lo chiamano dicendo: "Guarda
com'è bello, grande e felice Dio!"
E questa gioia suprema dell'anima è immutabile
come quella di Dio stesso. D'ora innanzi nulla po-
trà turbare la sua pace e la sua felicità, perché Ella
è posta molto in alto, sopra le oscure nubi delle vi-
cende umane, nella regione serena delle perfezioni
divine. La sua felicità si identifica con la felicità di
Dio stesso. L'anima non può essere commossa nella
sua felicità, perché sa che il suo Dio è infinitamente
felice di una felicità che non può essere commossa
da alcuna vicenda. Potrebbe soffrire molto, forse
essere inchiodata su un letto di dolore; sentire il fe-
tore delle proprie miserie e contemplare intorno a sé
il trionfo del vizio. Tutto questo non increscerà
nemmeno la superficie limpida del lago profondo
della tua felicità. Dio, al quale si è identificata , è
felice. Gli basta questo: "Mi basta sapere che il mio
Dio vive".

52
RIASSUMENDO:
Ritratto di un'anima identificata con Gesù:
Quest'anima non prega più da sola , come pri-
ma; la sua preghiera non è più la sua preghiera, ma
soprattutto quella di Gesù. Ella sa bene che non è lei
che prega, ma il suo Amato che prega in lei. Con
quale gioia ora dice: "Padre nostro che sei nei cie-
li". Certamente Dio è per lei il "nostro" Padre, il
Padre del suo Gesù e dei suoi.
Dimentica se stesso, dimentica i suoi interessi
limitati ei sentimenti meschini di un altro tempo, e
la sua preghiera si allarga oltre misura. Se adora, la
sua adorazione non è quella di una creatura insig-
nificante, sebbene tale sia la sua realtà, ma l'ado-
razione immensa che fa Gesù in lei, a nome proprio
ea nome di tutto il suo Corpo mistico. Rende grazie,
con una certa infinità, in Gesù e con Gesù, non so-
lo per i benefici che lei stessa ha ricevuto da Dio,
ma per quelli che Dio elargisce senza limiti a Gesù
ea tutte le membra mistiche di Gesù. Amate Dio per
Gesù e, nel nome di Gesù, anche per tutti quei mi-
lioni di uomini che non lo amano o che lo amano così
poco.
diventata la tua preghiera alla Beata Vergine ?
Gesù gli dà sentimenti di figlio . Come un tempo,
cullato tra le braccia della madre, gli piaceva acca-
53
rezzarla e abbracciarla; così ora, nell'anima , la ac-
carezza, l'abbraccia o si riposa amorosamente tra
le sue braccia. Con quanta nitidezza gli appare ora
Maria come sua vera Madre!
Tutto il giorno diventa per l'anima preghiera
ininterrotta. Consapevole, com'è, della presenza e
dell'attività di Gesù in lei, come non ricordarlo cos-
tantemente? Il desiderio di compiacere in tutto il
suo Amato non le permette di trascorrere molto
tempo senza ricordarsi di Gesù. Fa tutto in pieno
accordo con il suo Amato; la sua mano lo guida e
lo sostiene in ogni azione.
Unita a Lui, e nel suo nome, dialoga continua-
mente con il Padre e lo Spirito Santo . Li tratta
con la massima semplicità e senza alcun rumore di
parole. Si offre al Padre incessantemente, unita al
Cuore stesso di Gesù, fonte inesauribile del suo
amore. Ma l' anima si diletta soprattutto nell'offrire
a Dio l'amore di Gesù morendo sulla croce.
L' intera giornata dell'anima identificata con
Gesù, più che una preghiera, è un'offerta continua
, è come una messa perpetua. Il Santo Sacrificio
Materiale, al quale è annesso , non è altro che il
punto culminante di questo perenne sacrificio.
Così l'amore cresce ogni giorno in quest'anima.
Penetra tutta la sua vita, tutto il suo essere. Non è
54
più l'amore meschino mescolato all'egoismo dei
suoi primi anni. Sicché è vero che l'anima amava
Dio sopra ogni cosa; ma accanto a Dio si è posta e
si è resa in certo modo indipendente da Dio. Poi-
ché l' anima ora ama con lo stesso amore di Gesù,
non può fare a meno di sentire la bruttezza di se
stessa.
Solo Dio vede e ama nelle creature. Il suo amore
è stato così purificato che solo Dio vede e ama in se
stesso. Animata e rinvigorita da Gesù, ora proverà
l'orrore di fissare lo sguardo, con egoistico -
compiacimento, su se stessa, oggetto dei suoi af-
fetti di un tempo. Dio è uno e tutto per quest'anima.
Gesù ama in quest'anima . L'anima sa che Dio è
in lei , che le appartiene. Si può ben dire: “Oh
mio Dio! sei tutta mia, veramente mia». Ed è questo
che la inebria di amore e felicità. L'anima è diven-
tata regina, ei tesori di Cristo Re sono suoi . Ama
come suo bene, come qualcosa di suo personale, le
bontà e le infinite perfezioni di Dio e di Gesù, suo
sposo. Gesù gli dice: « Tutto ciò che è mio è tuo.
Amalo come se fosse tuo." Dio gli ha dato la sua
bellezza.
La vita dell'anima non è altro che un abbandono
perpetuo a Lui. Non mancherebbe a nulla in ques-
to mondo di avere coscientemente un solo deside-
rio, un solo timore, un solo dolore che non siano
55
quelli di Gesù in esso. Si dissolve completamente
nel desiderio di scomparire, di essere sostituita da
Gesù. Ogni istante è come una donazione totale di
sé . In ogni momento la sua volontà incontra e
abbraccia quella di Gesù.
Desidera essere niente e lasciare che Gesù sia
tutto in lei. Essere niente o contare su te stesso per
niente è la tua gioia più deliziosa. Le sue miserie e i
suoi difetti, invece di turbarla, la lasciano serena e
felice. Amate e lodate Dio per la sua infinita mise-
ricordia.
Considera sua la gloria dell'adorabile Trinità, la
gloria data a Dio Salvatore, dalle innumerevoli le-
gioni di Angeli e Santi, i giusti di questo mondo .
Paragonato a tanta gloria, la lode che gli uomini
possono dargli sembra ridicola .
La sua illusione è di far vivere Gesù Cristo senza
alcun impedimento, di fargli vivere in essa la sua
profonda umiltà, la sua squisita carità, la sua perfet-
ta dimenticanza di sé, ma quanto è lontano dal
realizzare un tale programma! Quante volte al
giorno il vile sé riappare a galla! Quante volte
l'anima sostituisce Gesù Cristo! Questa constata-
zione la conduce all'umiltà . Non si fida più delle
proprie virtù. Non si aspetta niente da se stessa, si
aspetta tutto da Dio. Tutto, perché è arrivato a senti-
re fortissimo l'infinita bontà di Dio .
56
Non va mai da sola al suo Padre celeste , ma
sempre con Gesù Cristo . Con Lui l'anima è sicura
di essere accolta e amorosamente abbracciata. Of-
fre al Re del cielo, con fiducia illimitata, gli infini-
ti meriti di Gesù Cristo, nel quale ha sommerso tut-
te le sue miserie. Se vuoi ottenere qualcosa da Dio,
sai con largo anticipo che i tuoi desideri saranno
esauditi. Non è lo stesso Signore che ha detto:
«Qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio
nome, ve la darà? ». Gesù Cristo stesso, oggetto
degli eterni piaceri del Padre, è colui che prega per
lei.
Dal giorno in cui ha cominciato a vivere per con-
to di Gesù, è sorto per lei un mondo nuovo . Vede
le cose dal punto di vista di Gesù e come Lui. I
suoi interessi egoistici sono diventati quelli di
Gesù. La sua preghiera si estende a tutta l'umanità
.
L'anima che prima era schiava di una vita troppo
personale, ora gode della vita stessa di Gesù Cristo.
Piacere a Dio, rallegrare il Padre celeste è ora la sua
vera gioia. Tale gioia non gli verrà mai meno, per-
ché, nonostante le sue miserie, può sempre piacere al
suo Dio in Gesù Cristo.
Niente può turbare la tua pace e la tua felicità ,
perché la tua felicità si identifica con la felicità di
Dio stesso. Potrebbe soffrire molto, forse essere in-
57
chiodata su un letto di dolore; sentire il fetore delle
proprie miserie e contemplare intorno a sé il trionfo
del vizio. Ma Dio è felice. Gli basta questo: "Mi bas-
ta sapere che il mio Dio vive".

58
IV Vantaggi di una spiritualità di
identificazione con Gesù Cristo

Abbiamo cercato di tracciare le linee principali


nel ritratto di un'anima, la cui spiritualità si riassu-
me nell'identificazione con Gesù Cristo. Una cosa ap-
pare, chiara nel contorno, e cioè che in una tale anima
tutte le virtù hanno un carattere spiccatamente uni-
tivo. Prima l'anima si nutriva di sentimenti più tipi-
ci delle vie purgative e illuminative. Ora altri sono i
sentimenti che fanno vibrare il tuo cuore, sentimen-
ti più puri e più nobili, fondati sulla chiara consa-
pevolezza di essere una cosa sola con Gesù Cristo, che
tutti i beni di Gesù Cristo sono tuoi, che tutte le perfe-
zioni di Dio sono tue. Gesù Cristo ha infuso in lei
il suo amore unitivo, ella ama dell'amore stesso di
Gesù Cristo e tutte le sue virtù hanno sentito un
felice contraccolpo. La sua preghiera, come ab-
biamo visto, consiste ora principalmente nel con-
templare con amore e nel compiacersi delle perfe-
zioni divine. Il suo amore, come abbiamo anche
osservato, non solo lo fa amare Dio, ma lo fa ama-
re anche come suo bene. Goditi deliziosamente
Dio. E questa è la ragione per cui la loro felicità
consiste meno nel servire e nel piacere a Dio - feli-

59
cità in un senso troppo soggettivo - che nel godere
della propria felicità. Tutto, nella vita e nella natu-
ra, la rende felice, perché tutto le parla di grandezza
divina, bellezza, saggezza e felicità. Anche la sua
umiltà è tutta fatta di amore unitivo. Si disprezza con
gioia e si considera un nulla perché Dio è tutto per lui.
Tutti i suoi sentimenti sono caratteristici della vi-
ta unitiva. Ma, inoltre, sono nuovi per l'anima. Ciò
che sorprende coloro che sono ammessi da tempo a
questa spiritualità di identificazione con Gesù Cris-
to, è un non so quale aria di novità in cui si tro-
vano. Molte volte, dopo pochi mesi, sembra loro
già che la loro vita si sia trasformata in un'altra.
Tutto è cambiato nell'aspetto ai suoi occhi; tutto
sembra sublime, divino. Hanno l'impressione di es-
sere immersi , immersi nel grandioso. Un po' come
l'ardito alpinista che, dopo aver scalato montagna do-
po montagna, dopo aver attraversato ghiacciaio dopo
ghiacciaio e aver fiancheggiato spaventosi precipizi,
improvvisamente vede, dall'alto di qualche vetta,
aprirsi davanti ai suoi occhi un magnifico panorama .
Quest'aria di novità viene proprio dal carattere
unitivo della spiritualità di cui ci occupiamo. I sen-
timenti che l'anima prova sono in gran parte nuovi
per essa. Non li sospettavo prima quando percorre-
vo il sentiero illuminativo. Cos'è la meraviglia?
Rallegrati con Gesù Cristo nell'infinita felicità di
60
Dio o della Beata Vergine; consolati nelle sofferen-
ze e anche nelle imperfezioni e nei difetti con il
pensiero che valiamo così poco; dire: "Dio è felice.
Dio è Dio, questo basta alla mia felicità»; cerca
soddisfazione non in se stessa o nella lode degli
uomini , ma nella gloria infinita che ciascuna Per-
sona della Santissima Trinità dona alle altre; gioire
intensamente ea lungo con Gesù Cristo nella be-
llezza del nostro Padre Celeste, nella sua bontà,
nella sua Potenza, nella sua Sapienza, ecc.; godere
veramente di ognuna delle perfezioni divine, aman-
dole come se fossero nostre; riempirsi di gioia al
solo pensiero che Dio, nostro Padre, è infinitamente
amato da Gesù Cristo e reciprocamente; abbracciate
con amore Gesù Cristo e ringraziatelo per aver tan-
to amato suo Padre e la Beata Madre. Vergine; vi-
vere, infine, la gioia di Dio nella natura, che tanto
parla di Lui: tutti questi sono sentimenti che ven-
gono poco trattati nelle istruzioni spirituali. Si trovano
raramente, e anche allora appena delineati , nei ma-
nuali di meditazione. Ciò che di solito viene sugge-
rito, quasi sempre , sono pensieri e affetti in sinto-
nia con il cammino purgativo e illuminante, pensie-
ri e affetti quasi sempre orientati alla correzione di
colpe o all'acquisizione di qualche specifica virtù. Le
spiritualità ordinarie, almeno così come ci ven-
gono presentate, sono spesso troppo legate
all'anima, troppo "egocentriche", se così si può di-
61
re. Dovrebbero essere piuttosto "cristocentrici" o
"teocentrici" . Quanto sarebbe proficuo fare, al-
meno di tanto in tanto, una fuga nelle regioni della
santità e mostrare che lassù, al di sopra delle nuvole e
delle tempeste, ci sono vette da scalare, di incompara-
bile bellezza e dove l'aria è più rarefatta! e l'amore più
puro!
Ma entriamo un po' più a fondo nelle cose. Di-
ciamo che una spiritualità di assimilazione a Gesù
Cristo non solo favorisce sentimenti in armonia con
la via unitiva, ma in certo modo stabilisce in essa
l'anima su una base sicura. E qual è la causa? È
che le fa rinunciare fin dall'inizio, a tutta la pro-
pria vita, per vivere solo la vita di Cristo. Esige lo
spogliamento assoluto di tutto ciò che nell'anima si
oppone all'unificazione, all'identificazione con Gesù
Cristo. Secondo la dottrina dei grandi maestri, Sto.
Tommaso, S. Teresa e S. Giovanni della Croce,
l'anima è definitivamente stabilita nel cammino
unitivo, quando non ha più alcun attaccamento vo-
lontario; quando la sua volontà si è fusa con la vo-
lontà divina in modo tale da non avere più la pro-
pria volontà. L'unione dell'anima con Dio suppone
la fusione di due volontà in una sola. Allora l'anima
non conosce, almeno volontariamente, né gioie, né
dolori, né timori , né speranze meramente persona-
li. Non vuole ammettere in esso più dei pensieri e
62
delle volontà di Dio. Ecco il carattere della vita
unitiva. E quello che fa da sfondo a questo perso-
naggio, non è proprio l'espropriazione assoluta
dell'anima per rivestirsi di Gesù Cristo? L'anima
appare in questo quadro, fin dall'inizio, orientata
verso questo ideale: rimpicciolirsi , morire, essere
niente, perché Cristo sia tutto in essa. "Lui deve
aumentare e io devo diminuire " (Gv 3,30) . Ciò
che desidera con tutte le sue forze, ciò attorno al
quale ruotano tutti i suoi pensieri , tutti i suoi affet-
ti, è questa rinuncia a tutta la propria volontà, a tut-
ta la propria vita, per non vivere o voler essere più
di ciò che Cristo vuole essere in lui. lei. «Chris-
tianus alter Christus». Sì, sa che è un Cristo in
formazione, e che la sua santità si limita a fargli
sempre più spazio, finché l'anima diventa come
l'ostia nel tabernacolo, che conserva sembianze
umane, ma che dentro è tutta divina , tutti identifi-
cati con Gesù Cristo, tutti trasformati in Lui.
Questa concezione della vita spirituale ha ancora al-
tri vantaggi e, prima di tutto, è meravigliosamente
semplice. Impossibile trovare una spiritualità più
una e più semplice allo stesso tempo. L'intero pro-
gramma dell'anima è condensato e concentrato in
un'idea principale, che è, allo stesso tempo, un
magnifico ideale: “Rinuncia a te stesso per lasciare
che Cristo viva interamente in te. Ad ogni ora, in
63
ogni azione, di' a te stesso: " Questo non voglio vi-
vere io, ma Cristo lo viva in me" (Gal. 2, 20) 7.
Questa singola idea comprende la pratica di tutte le
virtù; pratica tanto più perfetta, in quanto aggiunge
ad ogni atto di virtù un motivo d'amore. Quest'ani-
ma non ha bisogno di lunghi ragionamenti per ecci-
tarsi alla pazienza, all'umiltà, alla carità, all'oblio di
sé. Le basta la sola consapevolezza della presenza
del suo Amato in lei, il suo solo ricordo . Prima, la
sua spiritualità era più complicata. Le piacevano
quei trattati spirituali che si diffondevano a profu-
sione, fino a scomparire, in considerazioni sui van-
taggi e la bellezza di tale virtù, i pericoli del vizio
opposto, ecc., trattati di cui diceva S. Teresa di
Gesù Bambino , che potrebbero essere buoni per
gli altri; ma che non provava alcuna simpatia per
loro. L'anima era stimolata alla perfezione da un'imi-
tazione di Gesù Cristo, che direi un'imitazione "ab
extra" . Gesù Cristo fu un modello fuori di lei, di
cui riuscì a riprodurre le virtù divine, un po' come
il pittore copia l' oggetto sulla sua tela. L'imita-
zione così concepita ha qualcosa di freddo e neb-
bioso. Ma ora Gesù Cristo è una cosa completa-
mente diversa per l'anima. Imitare Gesù Cristo non
è solo copiarlo , ma diventare, essere Gesù Cristo.

7
Ricorda che questa era l'usanza di San Vincenzo de' Paoli. Prima di ogni azione si
chiedeva: "Come farebbe Gesù Cristo?"
64
Non è solo trasportare e riprodurre in sé le linee del
modello amato, ma lasciare che Gesù Cristo stesso
cresca nell'anima, si riproduca in essa. È un'imita-
zione "ab intra" . Non si tratta di diventare simili a
Gesù Cristo, ma di diventare Gesù Cristo, Dio-
Uomo. Ah, quanto più sublime è questo metodo,
quanto più consolante e pieno di attrattiva! L'anima
è consumata da un ardente desiderio di veder scom-
parire e morire l'io disgustoso, per lasciare che Gesù
Cristo riproduca in essa le sue virtù divine. Non ha bi-
sogno di grandi considerazioni per eccitarsi al dolo-
roso esercizio di questa virtù. Diventare totalmente
Gesù Cristo è l'unico pensiero che la affascina e la
rende pronta a tutto.
Diventare così Gesù Cristo, diventare Lui, che
ideale per una povera creatura! Perfetto ideale per
affascinare un'anima generosa e condurla alla mas-
sima perfezione. Ottimo ideale, soprattutto, per og-
ni anima di sacerdote. Perché, se c'è qualcuno a cui
il suo stesso modo di vivere e la sua vocazione sem-
brano indicarlo per una vita di identificazione con
Gesù Cristo, non è proprio lui il sacerdote? Esterna-
mente la sua vita è quella di Cristo Gesù. Tutti i
vostri ministeri ufficiali, la Messa, l'amministrazione
dei sacramenti, le preghiere liturgiche, non sono una
vita vissuta nel nome di Cristo? Ogni sacerdote fedele
alla sua sublime vocazione acconsentirà volentieri a
65
ciò. Perché non aspirare, allora, a conformare la tua
vita interiore con la tua vita esteriore? Come non
desiderare con tutta l'anima di rivestirsi di Gesù Cris-
to il più pienamente possibile; essere anche Cristo
"dentro"; diventare, come spesso diciamo, simile
all'ostia che ogni mattina trasforma in Cristo? Può
una spiritualità che riassuma e sintetizza tutta la vi-
ta in questa trasformazione in Gesù Cristo, in ques-
ta identificazione con Lui, non fare impressione
nell'anima di un sacerdote? Sembra certo che questa
sia la spiritualità per eccellenza di ogni anima sacerdo-
tale.
Spesso ci lamentiamo della scarsità di uomini
veramente di Dio. Tanti sacerdoti, religiosi e reli-
giose, che dapprima sembravano manifestare le più
allegre speranze, poi sembra che si siano fermati a
un punto più o meno avanzato del cammino, senza
mai raggiungere la perfezione. Se si indagano le
cause, forse si troveranno, almeno in parte, nella
spiritualità che si insegna loro. Non c'è motivo di
nasconderlo. Certe spiritualità sembrano fermarsi
alle soglie della vita unitiva. Hanno aiutato l'anima
a purificarsi, ad acquisire in una certa misura le
virtù cristiane, le hanno fatto guadagnare gli stadi
purgativi e illuminativi della vita . Ma dovrebbero
andare oltre, ad excelsiora, condurre l'anima aper-
tamente fuori di sé e farla vivere, soprattutto, in
66
unione. Se vuoi insegnargli a non rimuginare su se
stesso, devi insegnargli a godere di Dio. Deve es-
sere iniziato, almeno in una certa misura, alla vita
di unione. Ma purtroppo tali spiritualità raggiun-
gono solo i limiti della vita unitiva. Hanno forse un
carattere troppo negativo, e ciò che serve ora per
eccitare l'anima e portarla in alto è qualcosa di più
positivo, un ideale nobile e sublime. Mancando un
tale ideale, molte anime si fermano gradualmente
nella loro carriera e finiscono , a poco a poco, più o
meno stagnanti. Se, secondo le grandi idee di san
Paolo, fosse stata loro proposta, o almeno intravis-
ta, una vita nel nome di Cristo , in questo momento
critico della loro vita spirituale , ci sarebbero state
buone possibilità di guidare almeno alcuni di loro
alla santità, i più generosi tra loro.
Consigliamo quindi queste spiritualità, così pao-
line, come complemento ad altre spiritualità. Molti
di loro guadagnerebbero immensamente, se fossero
completati da una spiritualità unitiva. Sono buoni in
se stessi, ma si fermano, per così dire, a metà strada
verso la santità . Insieme ad una spiritualità di
unione con Gesù Cristo, diventerebbero strumenti
molto diversi, in potenza santificante.
Una delle grandi insidie della santità, insidia che è
ancora ai confini della santità, è l'eccessiva preoccu-
pazione per se stessi. Molte anime generose ed evolute
67
già sulla via della perfezione non raggiungono mai
la meta perché sono troppo chiuse in se stesse.
Pensano troppo a se stessi, si analizzano troppo, si
rimproverano troppo per le loro infedeltà , si
preoccupano troppo del loro progresso spirituale.
Senza dubbio, tutto questo è effetto del suo zelo
per la perfezione, del suo amore per Dio; ma
questo amore non è ancora abbastanza puro.
Quanto guadagnerebbero queste anime se pensasse-
ro meno a se stesse e più a Dio! (In questo senso bi-
sogna intendere la frase un po' paradossale di P.
Condren: "Fuggi, come dall'inferno, dal considera-
re te stesso ei tuoi peccati"). Vanno applicate le pa-
role di Nostro Signore a Santa Margherita Maria:
«Dimentica completamente te stessa e io mi pren-
derò cura di te». Dimenticare completamente è la
grande arte. E quest'arte difficile viene appresa,
quasi senza accorgersene, dall'anima che decide di
vivere di Gesù Cristo. L'occupazione assorbente di
quest'anima è lasciare che Gesù Cristo viva in lei le
gioie, le speranze, gli amori di Lui. Dimentica i
propri interessi e le proprie idee, per entrare pie-
namente negli interessi di Gesù Cristo, e dimentica
se stessa, naturalmente . quasi senza pensare. Non c'è
spazio nella tua vita spirituale per ansie esagerate ri-
guardo ai tuoi interessi, anche quelli spirituali. L'ani-
ma non contempla se stessa, perché contempla solo
Gesù Cristo. E questo è estremamente, prezioso, par-
68
ticolarmente per quelle anime ferventi e privilegiate
che Dio riempie delle sue grazie, perché sono così
tentate di contemplarsi un po' inconsapevolmente,
di nutrire inconsapevolmente una certa compiacen-
za segreta nei doni ricevuti!
Dobbiamo dire qualcosa anche sul rapporto di
questa spiritualità con la preghiera e la vita mistica.
Abbiamo indicato sopra che tale spiritualità aveva un
carattere molto marcato di vita unitiva e che era
eminentemente opportuno svilupparla. Ma la vita
unitiva presuppone, normalmente parlando, la vita
mistica, e in misura abbastanza elevata. Crediamo,
con la scuola di P. Garrigou-Lagrange, P. Arintero,
P. Lamballe e altri teologi sempre più numerosi,
che lo sviluppo completo e perfetto della vita spiritua-
le presupponga normalmente i più alti doni mistici,
compreso il matrimonio spirituale o unione tras-
formante , meta ordinaria della perfezione cristiana.
Se così è, si può ben dire a priori che una spiritualità
di identificazione con Gesù Cristo, proprio per il
fatto che favorisce la nascita e lo sviluppo della vita
unitiva, impregnando l'anima di sentimenti e idee
proprie di questa vita, deve anche favorire ipso fac-
to la nascita della vita mistica e della preghiera, che
ordinariamente la vita unitiva presuppone 8.

8
Distinguiamo qui preghiera mistica e vita mistica, perché, come ha
giustamente rilevato MJ Maritain, in un ottimo ed interessante articolo
69
L'influenza di questa spiritualità sulla vita misti-
ca apparirà più chiara se la consideriamo in quanto
il suo sviluppo implica un'idea di maggiore passivi-
tà e di sempre più perfetta docilità agli impulsi dello
Spirito Santo. La preghiera mistica e la vita tendono a
dare sempre più spazio all'azione di Dio in noi, sia
nella contemplazione che nell'azione . L'influsso di
Dio si fa sentire in modo infuso e sempre più perce-
pibile, mentre l'anima si comporta sempre più passi-
vamente. Dio diventa l'agente principale e il ruolo
dell'anima è seguire l'impulso divino, obbedirgli. In
una parola, Dio vuole trasformarla, sostituendo la sua
vita e attività a quella dell'anima. Vuole diventare
tutto per l'anima, essere l' unico Maestro, e per
questo comunica grazie mistiche sempre più pre-
ziose, attraverso le quali la sua vita e la sua attività si
fanno sentire sempre più penetranti. Questo program-
ma di Dio non è esattamente quello dell'anima, che

su "Vie Spirituelle", marzo 1923, un'anima può essere in una vita


propriamente mistica grazie ai doni del Consiglio. Forza, Paura, ecc.,
senza avere la contemplazione mistica dovuta ai doni della Sapienza e
dell'Intelletto. Le prime, che sono ordinate alla vita attiva, sono spesso
solo sviluppate o più sviluppate delle seconde nelle anime dedite
all'azione. Mentre questi ultimi hanno una tendenza "caeteris paribus"
ad essere più manifesta nelle anime di vita contemplativa. Dimenticare
questa distinzione provoca molte inutili discussioni. È vero che i doni
crescono tutti nella stessa proporzione, ma non è meno vero che, nel loro
andamento, si adattano generalmente alle condizioni particolari di chi li
riceve.

70
cerca di identificarsi con Gesù Cristo? Anche lei
non cerca altro che rimpicciolirsi, perdersi, diventa-
re un mero strumento di Cristo: «Lui deve cresce-
re e io devo diminuire » (Gv 3,30) . Il suo ideale
è "io non vivo, è Cristo che vive in me" (Gal 2,
20) .
Quale disposizione può esserci di più favorevole
allo sviluppo della vita mistica e della preghiera ?
A quali altezze in questa vita non raggiungerà
un'anima le cui aspirazioni, i cui ideali, i cui sforzi
sono confusi con l'obiettivo costantemente perse-
guito da Dio? Tale anima non rallenta il suo passo
seguendo questa o quella virtù della sua scelta, o
preferendo tali condizioni di apostolato, che forse
non entrano nel disegno di Dio. Non è attaccato a
questa o quella consolazione divina, a qualche parti-
colare dono divino. Tutta la sua vita spirituale si
riassume nell'essere attenta e disponibile all'azione
di Dio, nel seguire tutte le sue indicazioni per
scomparire, e nel fare Cristo tutto in lei. La sua virtù
prediletta non è né l'umiltà, né la mortificazione, né
alcuna altra virtù particolare, ma una virtù che le
abbraccia tutte: la docilità amorosa all'Ospite del
suo cuore. E proprio questa espressione: la docilità
amorosa non evoca immediatamente l'idea dei doni
dello Spirito Santo? Di conseguenza , si può ben
dire che la spiritualità in questione favorisce singo-
71
larmente lo sviluppo e l'irradiazione dei doni dello
Spirito Santo, che sono i grandi fattori della vita
mistica, e la cui azione consiste principalmente nel
rendere l'anima più docile d'animo . amorosamente e
più amorosamente docile alle minime insinuazioni di-
vine.
Insomma, gli sforzi di Dio e dell'anima vanno
nella stessa direzione. L'azione mistica di Dio coin-
cide con l'azione dell'anima. Niente inciampi, dun-
que, nel cammino verso la perfezione, niente inutili
vagabondaggi in direzioni perdute. Niente perso. In
quest'anima si verifica pienamente il detto
dell'Apostolo: « Tutto concorre al bene di coloro che
amano Dio».
Se consideriamo le cose dal punto di vista psico-
logico, la spiritualità di cui si tratta e la vita mistica
devono necessariamente influenzarsi a vicenda. Da
un lato, è facile comprendere che un'anima che cer-
ca incessantemente di sostituire la propria vita di
Gesù Cristo, è più disposta di altre a notare anche i
minimi tocchi sensibili e mistici di questa vita divi-
na . Poiché tutta la tua attenzione è concentrata sulla
vita di Gesù Cristo nella tua anima, non appena spe-
rimenterai il sentimento mistico della vita e dell'a-
zione di Gesù Cristo, te ne accorgerai immediata-
mente e ti infiammerai d'amore. Inoltre, desiderosa
com'è di vivere solo in Gesù Cristo, accoglierà con
72
infinito apprezzamento questi doni gratuiti della li-
beralità divina. D'altra parte, il sentimento passivo -
della vita di Gesù Cristo nella sua volontà , a sua
volta, influirà sulla sua spiritualità e la renderà an-
cora più fedele al suo programma di trasformazione
in Gesù Cristo. Perché, in effetti, si può ben dire
che la vita mistica non è altro che la spiritualità
paolina dell'identificazione con Gesù Cristo, vissu-
ta in modo tangibile ed esperienziale. L'anima mis-
tica non solo si sforza di realizzare il " Alive, jam
non ego", ma sente anche il suo compimento in
una certa misura in se stessa. Non solo si abban-
dona completamente all'azione di Gesù Cristo in
lei, ma sperimenta questa azione in modo esperien-
ziale, e questo sentimento passivo è, di volta in
volta, causa di una dolcezza ineffabile. È vero che
questo è già un certo grado di vita mistica e di
preghiera. Nella quiete ordinaria, ciò che l'anima
sente è la presenza divina dentro o vicino ad essa.
Non sente l'azione, la vita di Gesù Cristo. Non sente
ancora che questo amore infuso, che rallegra e
trasporta, è l'amore di Gesù Cristo in lei. Questa
grazia appartiene a un grado superiore.
Dopo la terribile notte dello spirito, quando l'
anima viene invitata a poco a poco e come iniziata
al fidanzamento divino, si sente veramente -
inondata di vita e azione trasformatrice . Ma ques-
73
ta azione si fa già un po' sentire, ci sembra, nelle
più alte forme di quiete. Non importa. Ciò che qui
vogliamo sottolineare è che le grazie mistiche
renderanno l'anima ancora più fedele e più gene-
rosa per realizzare il suo ideale di trasformazione
in Cristo. Queste grazie, in effetti, le fanno sentire
la realtà della vita di Gesù Cristo in lei. Sono co-
me una conferma vivente della tua spiritualità
nell'ordine esperienziale. L'anima sussulta di gioia
quando sente che Gesù Cristo ama in lei, quando
sperimenta che è Gesù Cristo che la fa ardere d'amore
per il Padre Celeste. E' inebriata d'amore al pensiero
che questa vita d'amore di Gesù le è ormai tangibi-
le, e la speranza di viverla sempre più la renderà
sensibilissima anche ai minimi desideri del suo di-
vino Amico. Verrà a mettere al di sopra di tutto il
minimo desiderio, il minimo sorriso di Gesù Cristo.
Si può quindi giustamente presumere che l'Amato
della tua anima, trovando un campo adatto alla sua
azione trasformatrice, cioè un'anima ardentemente
desiderosa di trasformazione e sempre attenta ad
identificarsi con le indicazioni divine, la riempia di
grazie ancora maggiori. Le farà sentire sempre di
più nella sua anima e anche nel suo corpo, che è
certamente Lui che abita in lei, che produce in lei
questa passione d'amore e questi trasporti ardenti
verso Dio. Profonde desolazioni non faranno che
affermare, per contrasto, questa coscienza di Gesù
74
Cristo, non solo mente vivente, ma amante in essa.
E così, passo dopo passo, attraverso la notte dello
spirito, arriverà, a Dio piacendo, alle nozze divine e al
matrimonio spirituale.
La notte dello spirito, di cui abbiamo parlato
poc'anzi, è la grande prova della purificazione pas-
siva, mediante la quale Dio opera nel profondo
dell'anima e la prepara alle più sublimi ascese e
alla trasformazione ultima. Prova terribile, purgato-
rio in terra, secondo san Giovanni della Croce, che
ha descritto in pagine immortali le agonie di questa
notte. I direttori spirituali generalmente si sentono
impotenti a confortare un'anima in questa fase della
vita spirituale . Dio ce l'ha sotto lo scalpello e lo
scolpisce a suo piacimento. Lui le ha causato delle
ferite e solo Lui è il suo medico e può guarirla.
Crediamo però che l'anima che si è aggrappata
all'idea di Gesù Cristo vivente in essa, abbia mag-
giori possibilità di trascorrere felicemente la notte
dello spirito senza turbarsi troppo e senza mai dis-
perarsi. Lo spettacolo impressionante delle loro
miserie, della loro inattività e della loro totale im-
potenza , assumerà talvolta aspetti terribili; tenta-
zioni insospettate la assaliranno con furia inaudita ;
rivoli di luce segreta e accecante di contemplazione
infusa faranno vedere all'anima, in profondo rilievo
e terrificante contrasto, l'abbagliante Santità di
75
Dio e la radicale imperfezione, la sua stessa ri-
pugnante bruttezza. L'anima sarà torturata molte
volte da acute sofferenze d' amore. Sperimenterà
lo strano tormento di essere innamorata di Dio e di
credersi senza amore. Prima, piacere a Dio sembrava
essere il suo respiro; ora è distrutta, appassisce mentre
pensa ossessivamente di essere troppo colpevole e
disgustosa per piacere a Dio, e che Dio non sarà in
grado di amarla d'ora in poi. Sferzata dai venti, sba-
llottata dalla tempesta, la sua povera navicella
sarebbe facilmente assorbita dalle onde della dispe-
razione, se nel profondo del suo cuore, nel profon-
do della sua anima, non rimanesse come una segre-
ta speranza, diciamo di più, come un ultimo bagli-
ore di pura fiducia, forse timida ed esitante, ma,
tuttavia, inestinguibile, la fiducia che Gesù Cristo,
suo "divino sufficiente", gli rimane fedele nonos-
tante tutte le sue miserie e tutte le sue colpe conos-
ciute e sconosciute .
Gesù Cristo rimane come ancora di salvezza nella
tempesta cupa e furiosa che minaccia di sommer-
gerla. OH! Certamente Gesù Cristo, il suo divino
Amico, che tante volte si è fatto sentire così deli-
ziosamente e le ha parlato con tanto amore, non po-
teva abbandonarla e, infatti, non l'ha abbandonata.
Lui, che si era identificato con lei, come lei con
Lui; Lui, che aveva preteso tanto amore fedele da-
76
ll'anima, e aveva fatto in cambio mille promesse di
fedeltà inviolabile, l'amabilissimo Gesù, non pote-
va lasciarla indifesa al suo triste destino. Quando
tutto è svanito nella notte oscura, quando l'anima
ha solo un ricordo vago e amaro delle grazie di altri
tempi, ricorda, con tutto, nelle sue lacrime, come
Gesù Cristo ha insistito sulla fiducia. Prima della
tempesta, non aveva preteso da lei cento volte una
fiducia assoluta e cieca nonostante tutte le appa-
renze, una fiducia libera da ogni umana argomenta-
zione, fondata non certo sulle sue meschine virtù,
ma assolutamente fondata sulla bontà e sulla fe-
deltà di Gesù Cristo? Una simile esigenza di fedeltà
non ti faceva in qualche modo prevedere la tempesta
futura? Di conseguenza , nonostante tutte le grida di
morte che giungono alle sue orecchie durante la
notte, l' anima non può credere, non crederà mai
nel profondo del suo cuore, che Gesù Cristo, così
buono, così amoroso, l'abbia lasciata precipitare
nella sua perdita, che l'ha abbandonata e soprattut-
to di nascosto, senza rimproverarla, senza nemmeno
salutarla 9.

9
Ciò che indubbiamente contribuisce maggiormente a sostenere
l'anima nell'inespugnabile fiducia che essa ha in Gesù Cristo è, a nostro
avviso, il fatto normale e abbastanza comune, come pensiamo, che
l'anima, annegata nella notte oscura dello spirito, non ricordi infedeltà,
una certa che ha già potuto dispiacere al suo Amato. Si vede coperta di
ulcere, si considera una lebbra vivente, eppure non si rende conto di aver
77
Un mare di dubbi e di angosce può assalire
l'anima; Può darsi che, in certe ore, sia viva la sen-
sazione di vedersi abbandonati, e giustamente, da
Dio; tuttavia, spera contro ogni speranza, crede nel
profondo del suo spirito e quasi inconsapevolmen-
te, che Gesù Cristo, di cui da tempo non sentiva la
presenza, non l'abbia abbandonata e lei non fa al-
tro che nascondere i suoi occhi al Padre Celeste, si
batte amaramente il petto davanti all'Essere infinito
la cui santità lo atterrisce, ma non prova lo stesso
timore di Gesù Cristo. Gesù Cristo, suo Amico in
ogni momento, l'altro suo "io", Gesù Cristo che porta
sempre con sé, e che è il suo mediatore e riparatore in
tutto e per tutto, Gesù Cristo non prende, né può
prendere, le apparenze che spaventarlo.

scontentato Gesù Cristo in modo positivo e volontario. E, infatti, non


senti mai un punto di una certa importanza recriminare dall'ospite del tuo
cuore. In modo tale che, nei momenti più tranquilli, non può fare a meno
di pensare che Gesù Cristo non avrebbe mai potuto abbandonarla, così
silenziosamente e per sempre, senza rimproverarla, senza cercare di
salvare ad ogni costo la sua amata.
Dona Cecilia Brugère, badessa di Solesmes, nel suo libro su
L'Escriture Sainte et la Contemplation, nota, giustamente a nostro
avviso, che questa assenza di rimproveri , in mezzo a tante miserie, è
caratteristica della notte dell'anima . La conoscenza di questo
particolarissimo fenomeno non poteva mettere nelle mani del direttore
spirituale un prezioso balsamo per sanare, a Dio piacendo, le dolorose
ferite di un'anima che sta morendo per gli spaventi di questa terribile
notte?

78
No, non c'è timore di Gesù Cristo. Crede ancora,
forse inconsapevolmente e come per istinto, nella sua
bontà e nel suo amore. Ma quale angoscia è non
trovare Gesù, che potrebbe salvarla, consolarla,
rassicurarla e renderla propizia al Padre, dov'è
Gesù? Dov'è il tuo Amato? Come la moglie dei "Can-
ti", si alza invano, di notte, per andare a cercarlo: "Nel
mio letto, di notte, ho cercato l'amato della mia ani-
ma, l'ho cercato e non l'ho trovato trovalo» (Cant. 3,
1) . Palpitante d'angoscia, lo chiama, con alte gri-
da, nel fondo del suo cuore, dove lo crede nascos-
to, manda anche di notte i suoi baci d'amore angos-
cioso, e segretamente spera sempre nella sua onni-
potente mediazione e riparazione. .
Aggrappandosi così disperatamente a Gesù Cris-
to, come una roccia salvifica, la povera anima resis-
terà, forse per molti anni, alle onde, finché la tempesta
si placherà e si placherà, il sole tornerà a splendere
e udrà di nuovo, con gioia inesprimibile, la voce del
suo Amata dicendole amorosamente: « Alzati, af-
frettati a venire, mia immacolata colomba, il rigido
inverno è passato, la tempesta è fuggita, il benefico
sole dell'amore torna a risplendere in una deliziosa
primavera. Vieni, mostrami il tuo volto e facci par-
lare ancora d'amore, affinché io ti unisca a Me con
legami eterni, legami di mistici e divini sposi» (Cant.
2, 10-14).
79
RIASSUMENDO:
Vantaggi di una spiritualità di identificazione con
Gesù Cristo:
I sentimenti dell'anima sono più puri e più nobili,
fondati sulla chiara consapevolezza di essere
tutt'uno con Gesù Cristo. Amate con lo stesso amo-
re di Gesù Cristo. La sua felicità consiste nel go-
dere della stessa felicità di Dio . Tutto, nella vita e
nella natura, la rende felice, perché tutto le parla
di grandezza divina, bellezza, saggezza e felicità. È
disprezzato con gioia e non conta nulla perché Dio è
tutto.
Si rallegra intensamente con Gesù Cristo per la
bontà del Padre celeste, la sua bontà, la sua poten-
za, la sua sapienza, ecc. Infine, vivi la gioia di Dio
nella natura, che ci dice tanto di Lui . La loro spiri-
tualità è meno "autocentrica" e più "cristocentri-
ca" o "teocentrica".

80
Rinuncia alla tua stessa vita perché non vivano
più della vita di Cristo . La sua volontà si è talmen-
te fusa con la volontà divina che non ha più la pro-
pria volontà. L'unione dell'anima con Dio suppone
la fusione di due volontà in una sola. Allora l'anima
non conosce, almeno volontariamente, né gioie, né
dolori, né timori , né speranze meramente perso-
nali. Non vuole ammettere in esso più dei pensieri
e delle volontà di Dio.
L'anima muore a se stessa, affinché Cristo sia
tutto in essa. "Lui deve aumentare e io devo di-
minuire " (Gv 3,30) . Rinuncia a tutto il proprio
desiderio , a tutta la propria vita per non vivere o
voler essere più di ciò che Cristo vuole essere in
essa. "Il cristiano è un altro Cristo". Sì, sa di essere
un Cristo in formazione, e che la sua santità si limi-
ta a fargli sempre più spazio, fino a identificarsi
pienamente con Gesù Cristo. tutti trasformati in
Lui.
In ogni azione, dì a te stesso: " Non voglio vivere
questo, ma che Cristo lo viva in me " . Questa singo-
la idea comprende la pratica di tutte le virtù; prati-
ca tanto più perfetta, in quanto aggiunge ad ogni
atto di virtù un motivo d'amore. Quest'anima non
ha bisogno di lunghi ragionamenti per eccitarsi alla

81
pazienza, all'umiltà, alla carità, all'oblio di sé. Le
basta la sola consapevolezza della presenza del
suo Amato in lei, il suo solo ricordo .
Prima riusciva a riprodurre le virtù divine, un po'
come il pittore copia l' oggetto sulla sua tela. Ma
ora imitare Gesù Cristo non è solo copiarlo , ma
diventare, essere Gesù Cristo. Non è solo traspor-
tare e riprodurre in sé le linee del modello amato,
ma lasciare che Gesù Cristo stesso cresca
nell'anima, si riproduca in essa. Non si tratta di
diventare come Gesù Cristo, ma di diventare Gesù
Cristo. Desidera ardentemente scomparire e mori-
re a se stessa, per lasciare che Gesù Cristo ripro-
duca in lei le sue virtù divine. Diventare così Gesù
Cristo, trasformarsi in Lui, è il suo grande ideale .
Una delle grandi insidie della santità è l'eccessiva
preoccupazione per se stessi . Molte anime avanzate
sulla via della perfezione non raggiungono mai la
meta perché sono troppo chiuse in se stesse. Pen-
sano troppo a se stessi, si analizzano troppo, si
rimproverano troppo per le loro infedeltà , si
preoccupano troppo del loro progresso spirituale.
Senza dubbio, tutto questo è effetto del suo zelo
per la perfezione, del suo amore per Dio; ma
questo amore non è ancora abbastanza puro.

82
Quanto guadagnerebbero se pensassero meno a
se stessi e più a Dio! Vanno applicate le parole di
Nostro Signore a Santa Margherita Maria: «Dimen-
tica completamente te stessa e io mi prenderò cu-
ra di te». L'anima impara a dimenticare se stessa ,
quasi senza rendersene conto, quando si lascia
abitare da Gesù Cristo. In questo modo non c'è più
spazio nella sua vita spirituale per i propri interessi,
anche spirituali. L'anima non contempla se stessa,
perché contempla solo Gesù Cristo .
L'anima si lascia trasportare con sempre più doci-
lità dagli impulsi dello Spirito Santo . La preghiera e la
vita tendono ad essere sempre più l'azione di Dio
nell'anima . Dio diventa l'agente principale , e il
ruolo dell'anima è quello di seguire gli impulsi divini,
obbedendo. L'anima allora non cerca altro che rim-
picciolirsi, perdersi, diventare un mero strumento
di Cristo: "Lui deve crescere e io devo diminuire ". Il
suo ideale è "Io non vivo, è Cristo che vive in me".
Una tale anima non vuole altro che seguire i
piani di Dio. Non è attaccato a niente e nessuno. Tut-
ta la sua vita spirituale si riassume nell'essere at-
tenta all'azione di Dio, seguendo tutte le sue ispi-
razioni, per scomparire, e fare di Cristo tutto in lei
. La sua virtù prediletta non è né l'umiltà, né la morti-

83
ficazione, né alcuna altra virtù particolare, ma una
virtù che le abbraccia tutte: la docilità amorosa
all'Ospite del suo cuore . In tal modo, non trova os-
tacoli sulla via della santità : « Tutto concorre al
bene di coloro che amano Dio». Desiderosa com'è
di vivere solo in Gesù Cristo, riceverà con infinito
apprezzamento tutto ciò che Lui vorrà per lei.
Questo lasciar vivere Cristo nell'anima è causa di
una dolcezza ineffabile, perché tocca la realtà de-
lla vita di Gesù Cristo in essa. Salta di gioia quan-
do sente che Gesù Cristo ama in lei, quando spe-
rimenta che è Gesù Cristo che la fa ardere d'amo-
re per il Padre celeste. È così che si trasforma in
Gesù Cristo .
Gesù Cristo è colui che vive in lei, colui che pro-
duce in lei questa passione d'amore. Profonde
desolazioni non faranno che affermare, per con-
trasto, questa coscienza di Gesù Cristo, non solo -
mente vivente, ma amante in essa. E così, passo
dopo passo , attraverso la notte dello spirito, arri-
verà, a Dio piacendo, alle nozze divine e al matri-
monio spirituale.
La notte dello spirito è la grande prova della puri-
ficazione passiva, mediante la quale Dio opera nel
profondo dell'anima e la prepara alle ascensioni

84
più sublimi e all'ultima trasformazione. Durante
questa notte, Dio la tiene sotto il suo scalpello e la
scolpisce a suo piacimento. Egli le ha causato ferite
e solo Lui è il suo medico e la guarirà.
L'anima che si è aggrappata all'idea di Gesù
Cristo vivente in essa, è più propensa a trascorre-
re felicemente la notte dello spirito senza turbarsi
troppo e senza mai disperarsi. Lo spettacolo im-
pressionante delle loro miserie, della loro inattivi-
tà e della loro totale impotenza , assumerà talvol-
ta aspetti terribili; tentazioni insospettate la assali-
ranno con furia inaudita ; e tutto ciò contrasta con
l'abbagliante santità di Dio . Ma nel profondo de-
lla sua anima rimane una segreta speranza, la fi-
ducia che Gesù Cristo le sarà fedele nonostante
tutte le sue miserie e tutti i suoi difetti conosciuti e
sconosciuti. Egli è l'ancora di salvezza nella tempesta
furiosa, che minaccia di sommergerla. Certo, Gesù
Cristo, che tante volte si è fatto sentire così deli-
zioso e le ha parlato con tanto amore, non può las-
ciarla abbandonata al suo triste destino. Quando
tutto è svanito nella notte oscura, quando l'anima
ha solo un ricordo vago e amaro delle grazie di altri
tempi, ricorda, con tutto, nelle sue lacrime, come
Gesù Cristo l'ha esortata a vivere nella fiducia. L'
anima non può credere che Gesù Cristo, così
85
buono, così amorevole, l'abbia lasciata impotente
. Spera contro ogni speranza, crede che Gesù Cris-
to, di cui da tempo non sentiva la presenza, non
l'ha abbandonata e lei non fa che nascondersi.
Credi ancora nella sua bontà e nel suo amore. Co-
me la moglie del "Cantico dei Cantici", si alza invano e
lo cerca di notte: "Nel mio letto, di notte, ho cercato
l'amato della mia anima, l'ho cercato e non l'ho trova-
to " . Lo chiama a gran voce dal profondo del suo
cuore, dove lo crede nascosto , manda i suoi baci
d'amore angoscioso anche di notte, e segretamen-
te spera sempre nella sua onnipotente mediazione
e riparazione.
Aggrappata a Gesù Cristo, come roccia salvifica ,
la povera anima resisterà , forse per molti anni, alle
onde, finché la tempesta si placherà e si placherà , il
sole tornerà a splendere e risentirà, con indescrivi-
bile gioia, la voce del suo Amato ... dicendole
amorosamente: « Alzati, affrettati a venire, mia
immacolata colomba, il rigido inverno è passato, la
tempesta è fuggita, il benefico sole dell'amore
torna a splendere in una deliziosa primavera. Vie-
ni, mostrami il tuo volto e parliamo ancora d'amo-
re, affinché io ti unisca a Me con legami eterni, le-
gami di nozze mistiche e divine".

86
87
Conclusione

Numerose sono le anime che, dopo aver ardente-


mente salito i ripidi sentieri della perfezione, guadag-
nano un giorno dalla strada una cengia, dalla quale
possono contemplare un magnifico panorama. In esse
avviene un profondo cambiamento, a poco a poco e
come naturalmente nella generalità dei casi; brusca-
mente, forse, per alcuni di loro. Arrivano, senza
rendersene pienamente conto , a trovarsi dal punto
di vista di Gesù Cristo, a vivere la sua vita, a vede-
re tutto in Lui e attraverso di Lui. Che cambiamento
nella decorazione, che metamorfosi! Per la prima
volta sentono che la loro vita si è trasformata in un
inno d'amore, un inno cantato da Gesù Cristo, in lo-
ro e attraverso di loro, alla gloria del Padre suo. La
sua capacità di piacere a Dio è decuplicata. Senti-
tevi deliziosamente accompagnati nell'amare Dio,
perché Gesù Cristo ama immensamente in loro. La
tua nativa povertà è stata arricchita dagli infiniti tesori
di Gesù Cristo.
Qual è la ragione di un tale cambiamento? Guidati
dal Maestro interiore, forse inconsapevolmente, so-
no stati portati, in un modo o nell'altro, a considera-
88
re la vita spirituale sotto l'aspetto sopra descritto, a
scegliere, come ideale della loro vita, di lasciare che
Gesù Cristo continuasse a vivere la propria loro, oh!
Quanti andirivieni, quanti passi falsi prima di arri-
vare dove li voleva il Maestro! Quanti di loro allora
si dicono istintivamente: «Se solo avessi conosciuto
il disegno di Dio ! Se solo avessi sospettato cos'è la
vita vera, piena, dilatata! Se solo qualcuno mi
avesse fatto intravedere, fin dall'inizio, l'ideale che
tanto mi assorbe adesso! Quanto tempo avrei ris-
parmiato!” Crediamo certamente che molti cuori
generosi raggiungerebbero, infatti, più rapidamen-
te e sicuramente i più alti gradi della vita spirituale
se questa concezione di una vita di assimilazione, di
identificazione con Gesù Cristo, fosse più frequen-
te, più chiara ed esplicitamente esposta 10.

10
Non intendiamo in alcun modo far prevalere una spiritualità
unitiva, tanto meno questa o quella spiritualità unitiva indistintamente
per tutti i tipi di persone. Una cosa è imporre una certa spiritualità a
coloro che magari non provano alcuna attrazione nei suoi confronti,
un'altra è far conoscere queste forme superiori di spiritualità ed
evidenziarne la nobiltà e la bellezza per affascinare le anime che sono
attratte da un alto ideale. Quello che sentiamo è che alcune anime giunte
all'architrave della vita unitiva, purtroppo, troppo spesso, non hanno
sentito o letto nulla delle alte regioni della vita spirituale e devono
avventurarsi ad esplorarle un po' a tentoni, seguendo alla meglio
possibile, può l'impulso dello Spirito Santo.
D'altra parte, è consolante vedere che alcuni libri e manuali recenti si
sforzano di dare una nuova svolta alla situazione attuale. Mentre molti
libri, finora, hanno negato quasi ogni posto alla grazia santificante e alle
89
In verità, c'è da ammirare che una tale spirituali-
tà paolina sia così raramente adottata nella pratica.
Quanti pochi sono i libri spirituali che trattano ques-
to argomento ex profeso , e ancor meno quelli che si
sforzano di divulgare queste idee! E che queste idee
entrino nella vera base della vita spirituale. Non c'è
infatti molto da stupirsi se si considera che anche la
semplice dottrina della grazia santificante e della
presenza reale di Dio nell'anima è stata un argo-
mento così raramente trattato da predicatori e di-
rettori spirituali. Come dicevamo all'inizio, questa
lacuna sarà presto colmata; vent'anni fa si nota un vero
e proprio revival della materia 11.

grandi dottrine di San Paolo, le hanno adottate, come fondamento stesso


della loro sintesi spirituale. Hanno restituito il posto d'onore alla grazia e
hanno affrontato pienamente la presenza reale di Dio nell'anima, che
essa implica . Citiamo, ad esempio, gli ottimi libri di PJ Schrijver, in
particolare il suo manuale The Principles of the Spiritual Life , e MA
Tanquerey's Compendium of Ascetic and Mystical Theology , che hanno
anche il pregio di dare un'idea delle varie scuole di spiritualità.
11
Tra i libri migliori ricordiamo L4 vita interiore e le altre opere
dell'Emmo. Carta. Mercier, e anche il bellissimo libro del defunto
Dom. Marmion —Gesù Cristo, vita dell'anima—. È necessario aggiungere
che la rivista «La Vie Spirituelle » , in Francia, e «L A VIDA SUPERNATU-
RAL » , in Spagna, hanno fortemente influito sulla diffusione della dot-
trina della grazia e dell'azione dello Spirito Santo nelle anime.
Sotto la protezione della Rivista Vita Soprannaturale (Sezione
17, Salamanca), continuano ad essere diffusi libri e manuali di
teologia mistica di piena solvibilità dottrinale e pieni di unzio-
ne religiosa , che raccomandiamo al . lettori. Ecco alcuni autori e
titoli: P. A RINTERO , La Evolución Mística ; Domande mistiche ;
Gradi di preghiera ; Esibizione mistica del Cantico dei Cantici ; Il
90
Il primo passo, dunque, è stato fatto, ma bisogna
andare oltre: bisogna studiare di più, non solo la na-
tura della grazia, ma lo sviluppo della vita divina in
noi; approfondire la grande dottrina dell'Apostolo
sull'incorporazione a Gesù Cristo e la sua vita mistica
nei suoi membri. Sarebbe conveniente, soprattutto,
farne delle applicazioni e volgarizzarlo; ne fanno
oggetto frequente di istruzioni spirituali e spunti di
meditazione 12.
Qualche anno fa è venuto alla luce un libro di ri-
cordi di suor Isabel de la Trinidad, un libro noto e
apprezzato, in cui appare ancora più esplicitamente
l'idea di vita spirituale che in queste pagine 13vi
stiamo consigliando . Tuttavia, queste idee sono an-
cora insolite e, ancor di più, entrano ben poco come
fondamento delle nostre spiritualità. Eppure, già
nel XVII secolo avevano grande importanza nella
letteratura religiosa 14. Perché, in fondo, questo è

vero misticismo tradizionale . V ICTORINO O STENDE , Le grandi


tappe della vita spirituale; J. Pastor , La santità è amore ; M AURI-
CIO B. A RRESE , Somma di vita spirituale . Consigliamo anche
il libro di Edit. BAC di P. Antonio R OYO M ARÍN , Teologia della
perfezione cristiana .
12
I libri di Padre Arimtero , Garrigou -Lagrange, Philipon, Osende,
Royo Marín, eccetera , che insistono su queste idee, sono eccellenti per
questo scopo.
13
SOR ISABEL DE LA TRINIDAD , Souvenirs , Dijon, Imprimerie Jobard.
14
Volumi III e IV delle Historie du sentiment reli gieux in Francia,
da H. Bremond.
91
ciò che, con qualche lieve variazione, è ciò che
viene insegnato nella bella dottrina di P. Lallemant
e dei suoi discepoli, Padri Rigoleuc, Surin,
Maunoir, gloriosa falange di mistici gesuiti ., che il
Rev. H. Brémond, ha definito l'avanguardia della
Compagnia di Gesù. Lallemant è particolarmente
ispirato dalla presenza di Gesù Cristo e dal suo
spirito nell'anima. Per lui tutta la vita spirituale si
riassume nella "custodia del cuore", che consiste
nell'essere il più possibile docili alle minime ispi-
razioni dello Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cris-
to, per farlo vivere perfettamente in noi. Queste
idee costituivano lo sfondo stesso della spiritualità
insegnata dalla scuola francese, così fiorente nel
XVII secolo.
Anzi, proprio questa dottrina, in forma un po' di-
versa, la mirabile dottrina dell'adesione a Gesù
Cristo, dell'intima unione con Lui, presente
nell'anima e Capo del Corpo Mistico, è stata parti-
colarmente insegnata ed esaltata dalla scuola di
Cardinale Berulle, P. de Condren, M. Olier, ecc.
Ma la dottrina che forse meglio rappresenta le idee
presentate in questo studio è quella di san Giovanni
Eudes. Nel suo Royaume de Jesús troviamo queste
righe, che danno come l'essenza della sua spirituali-
tà : «Come san Paolo ci assicura che ha portato a
termine le sofferenze di Gesù Cristo, così si può
92
veramente dire che il vero cristiano, che è membro
di Gesù Cristo e che è unito a Lui per grazia, conti-
nua e completa attraverso tutte le sue azioni, com-
piute secondo lo spirito di Gesù Cristo, le azioni di
Gesù Cristo stesso durante la sua vita mortale in
questo mondo. In modo tale che, quando un cris-
tiano prega, non fa altro che completare la preghie-
ra che fece Gesù Cristo sulla terra; quando opera,
continua e completa la vita attiva di Gesù Cristo,
ecc. Dobbiamo essere come tanti altri Cristi in
questo mondo, per continuare e completare la sua
vita e le sue opere, per fare e soffrire tutto ciò che
facciamo e soffriamo, santi e divinamente nello spi-
rito di Gesù Cristo, cioè con disposizioni sante e
divine. Il santo porta molto lontano -
l'identificazione con Gesù Cristo . Riguardo alla
comunione esclama: «Mio Divin Salvatore... per
riceverti non in me, che sono tanto indegno di tale
favore, ma in te stesso, e dell'amore che avete l'uno
per l'altro, sono sopraffatto ai tuoi piedi, per quanto
posso, e lo stesso faccio con tutto ciò che è mio; Vi
prego, stabilitevi in me e stabilite in me il vostro
amore divino, affinché, venendo a me nella santa
comunione, siate accolti non in me, ma in voi stessi" (
Oeuvres I, p. 140 ).
Come si vede, la grande dottrina di S. Paolo
sulla vita di Gesù Cristo, Capo del Corpo mistico,
93
non poteva essere usata meglio per la vita spiritua-
le . San Giovanni Eudes ha fatto di questa dottrina,
di cui anche sant'Agostino e san Tommaso si erano
occupati nelle loro opere, più di ogni altra , il cen-
tro della sua sublime spiritualità. Per questo è stato
per noi un vero piacere vedere esposta, qualche
tempo fa, nella Vie Spirituelle la dottrina del Santo;
Purtroppo questa dottrina non è molto diffusa , pa-
re, al di fuori della Normandia, terra natale dell'au-
tore. E non possiamo augurare di meglio che vede-
re la spiritualità eudista propagarsi ovunque, e il bel
libro del "Regno di Gesù Cristo" nelle mani di tutti.
Se questa grandiosa dottrina fosse più ampiamente
conosciuta, e questo libro fosse nelle mani di tutti
coloro che sono incaricati di dirigere le anime ver-
so la più alta unione divina o di istruire sacerdoti e
religiosi e religiose, senza dubbio molti insorge-
ranno molto alti ed essere favoriti con vari gradi di
unione mistica, mentre ora non fanno altro che ve-
getare nella mediocrità. Molti, infatti, non arrivano
a vivere questa vita di unione e di identificazione -
con Gesù Cristo, questa vita cosciente come membra
di Gesù Cristo, se non grazie agli sforzi incessanti
dello Spirito Santo, e senza sapere molto dove
stanno andando. Se questi sforzi fossero assecon-
dati da un'istruzione più consona all'azione unitiva
e trasformatrice di Dio, se le anime fossero più
94
chiaramente istruite sui loro doveri di membra di
Gesù Cristo, se il magnifico ideale di una vita nel
nome di Gesù, allora vedremmo un numero enor-
memente accresciuto di anime che Dio conduce
lungo i sentieri della contemplazione passiva.
Ma non esagerare, comunque. Non vogliamo di-
re che non ci siano anime che consapevolmente -
facciano convergere la loro spiritualità verso queste
idee paoline. Si trovano, e non solo tra i successori
delle grandi idee seicentesche della spiritualità fran-
cese, ma ovunque e in tutti gli ambienti. Molti, spe-
cialmente tra le "anime vittime", che hanno una
giusta e abituale consapevolezza che Gesù Cristo è
in loro, e il cui ideale è di sostituirlo essi stessi, ap-
plicano il detto dell'Apostolo: "Completo nella mia
carne ciò che manca al Passione di Cristo". Fer-
mano , con gioia, dolori talvolta molto grandi, per-
ché sanno che Gesù Cristo vuole ancora soffrire in
loro e soddisfare, attraverso di loro, il suo deside-
rio di soffrire. Ma, va detto, molte delle anime che
vivono di queste idee sognano soprattutto di imitare
il Cristo paziente, di continuare in se stesse la sua
Passione. Molti, leggendo i loro scritti e la loro vi-
ta, si sentono scoraggiati alla vista di una tale vita
di continua immolazione ed eroismo; e non c'è ra-
gione di aggiungere che non tutti si sentono chiama-
ti a fare voto di "vittima". Sarebbe controproducen-
95
te per le anime ferventi immaginare che permettere
a Gesù Cristo di abitare in loro equivalga a diventa-
re "anime vittime", a giurare di impegnarsi in soffe-
renze orribili e straordinarie. No, Gesù Cristo vuole
vivere la sua vita in tutti i cristiani . Ognuno può
riprodurlo in se stesso, qualunque siano le condi-
zioni di vita in cui si trova. La vita mistica del Sal-
vatore è infinitamente varia e può assumere infinite
sfumature. Indubbiamente, se l'anima vuole identi-
ficarsi completamente con Gesù Cristo, deve ripro-
durre tutti gli stati e tutte le virtù di Gesù Cristo; è
necessario che tutta la sua vita sia, come quella di
Gesù Cristo, una vita di abnegazione e di sacrifi-
cio; è necessario riprodurre le sofferenze e la Pas-
sione di Gesù Cristo, crocifisso con Lui: " Christo
confi xus sum cruci", come dice l'Apostolo. Ma ciò
non significa che non sia meno vero che, nella
maggior parte dei casi, Gesù Cristo riproduce nelle
anime questo o quel determinato stato della sua vi-
ta. In alcuni, come nel caso dell'affascinante Santa
Teresa di Gesù Bambino 15, vive soprattutto la sua
vita di Nazaret; in altri, la sua vita da adolescente e
il lavoro oscuro. A Domingo de Guzmán, Francisco
de Asís, Ignacio de Loyola, continua la sua vita di
predicazione e di apostolato attivo, mentre, a Lid-
15
La grazia speciale di Santa Teresa di Lisieux è insegnare alle anime la sua vita
infantile, il suo piccolo cammino . Ma questa vita infantile richiede, per essere percorsa
fino in fondo, molta fatica e tanto amore, perché è la via della croce.
96
wina, completa ciò che manca alla sua Passione. Ma
tutti sono chiamati a rivestirsi di Gesù Cristo, a
identificarsi con Lui: la vita di Gesù Cristo palpita
in tutti i fedeli. Mille volte felici coloro che ne sono
pienamente consapevoli, coloro che sono immersi
nella grandezza sublime della vita di assimilazione
a Gesù Cristo, e dirigono tutti i loro sforzi per
identificarsi con l'impulso divino. Se si segue così
energicamente l'azione di Dio, non ci vorrà molto
per diventare altri Cristi. Verrà il giorno in cui po-
tranno dire con gioia piena e verità: «Io non vivo
più , è Cristo che vive in me » (Gal. 2, 20) .
Infine, sembra opportuno rilevare quanto sia im-
portante che la vita di unione e di identificazione -
con Gesù Cristo sia apertamente basata su una viva
percezione della presenza reale di Gesù Cristo in
noi (come Parola), mediante la grazia santificante. I
nostri lettori avranno notato come, nella spiritualità
da noi esposta, l'anima mantenga sempre vivo il pen-
siero della presenza di Gesù Cristo in essa. Se si
sforza di far vivere Gesù Cristo in lei, invece di
vivere per sé, è perché sa benissimo, e forse, gra-
zie a speciali favori mistici, lo sente, che Gesù Cris-
to è realmente presente in lei. Non sperimenterebbe
per lui lo stesso tenero amore, né lo stesso ardente de-
siderio di farlo vivere in lei, se non avesse un'abituale
consapevolezza della sua presenza reale, se sapes-
97
se avere solo una certa unione morale con Gesù
Cristo. ; se, infine, la vita di Gesù Cristo gli fosse
presentata come qualcosa di più o meno metaforico
. A nostro avviso, certe analoghe spiritualità di
unione con Gesù Cristo perdono un po', forse mol-
to, della loro sublimità e, soprattutto, del loro va-
lore pratico e santificante, perché non poggiano ,
almeno altrettanto integralmente, sulla dottrina della
la presenza reale di Gesù Cristo in noi. Tali spiritua-
lità producono talvolta l'impressione di un'unione di
pura solidarietà, amicizia o donazione completa di
sé; e anche quando si parla della presenza di Gesù
Cristo in noi per la sua grazia, si ha l'impressione
che si tratti di una presenza di influenza, non di una
presenza reale, e che solo il dono creato della gra-
zia e non l' inabitazione divina che la grazia implica .
Il grande pittore cristiano Janssens ha mirabil-
mente rappresentato Gesù Cristo, in piedi sul Mon-
te delle Beatitudini, che apre le braccia e dice: "Fi-
glio mio, dammi il tuo cuore". L'immagine simbo-
leggia bene il pensiero che abbiamo cercato di
sviluppare in questo studio. Naturalmente, l'ovvio
senso della frase non va così lontano; poiché si tra-
tta solo di un dono di sé a Cristo. Ma si può inten-
dere anche nel senso mistico di: "prestami, dammi
il tuo cuore perché io possa vivere come se fosse
mio, perché io possa far risplendere in esso le mie
98
virtù, perché, attraverso di esso, io possa continua
e prolunga la mia vita e soddisfa così il mio de-
siderio d'amore verso il mio Padre Celeste».

RIASSUMENDO:
Le anime che permettono a Gesù Cristo di conti-
nuare a vivere la sua vita in loro, sperimenteranno
un giorno che in loro è avvenuto un profondo cam-
biamento : si rendono conto che vivono la vita di
Gesù Cristo, che arrivano a vedere tutto in Lui e at-
traverso il Suo mezzo . Sentono che la loro vita è
diventata un inno d'amore, un inno cantato da Gesù
Cristo, in loro e attraverso di loro, alla gloria del
Padre suo. Gesù Cristo ama immensamente in lo-
ro. La povertà della sua anima è stata arricchita dagli
infiniti tesori di Gesù Cristo.
Per questo è importante che si diffonda ovun-
que questa concezione della vita di identificazione
con Gesù Cristo . In tal modo, infatti, molti cuori
generosi raggiungeranno più rapidamente e sicu-
ramente i più alti gradi della vita spirituale.
In definitiva, tutta la vita spirituale si riassume
nella "custodia del cuore", che consiste nell'essere

99
il più possibile docili alle minime ispirazioni dello
Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo, per farlo
vivere perfettamente in noi .
San Giovanni Eudes ci espone la stessa dottrina
con maggiore chiarezza : «Come san Paolo ci assi-
cura che ha compiuto le sofferenze di Gesù Cris-
to, così si può veramente dire che il vero cristiano,
che è membro di Gesù Cristo e che è unito a Lui da-
lla grazia, continua e completa attraverso tutte le
sue azioni, compiute secondo lo spirito di Gesù
Cristo, le azioni di Gesù Cristo stesso durante la
sua vita mortale in questo mondo. In modo tale
che, quando un cristiano prega, non fa altro che
completare la preghiera che fece Gesù Cristo sulla
terra; quando opera, continua e completa la vita
attiva di Gesù Cristo, ecc. Dobbiamo essere come
tanti altri Cristi in questo mondo, per continuare
e completare la sua vita e le sue opere, per fare e
soffrire tutto ciò che facciamo e soffriamo, santi e
divinamente nello spirito di Gesù Cristo, cioè con
disposizioni sante e divine.
Se questa grande dottrina – la grande dottrina di
S. Paolo sulla vita di Gesù Cristo, Capo del Corpo
Mistico – erano più conosciuti , e questo libro era
nelle mani di tutti coloro che sono incaricati di diri-

100
gere le anime verso una più alta unione divina ,
senza dubbio che molte persone sarebbero salite
molto in alto e sarebbero state favorite con vari
gradi di unione mistica, mentre ora loro non fanno
altro che vegetare nella mediocrità. Se le anime
fossero più chiaramente istruite sui loro doveri di
membra di Gesù Cristo, se fosse loro chiaramente
proposto il magnifico ideale di una vita nel nome
di Gesù , allora vedremmo come il numero delle
anime che raggiungono la santità aumenterebbe
enormemente .
Fortunatamente ci sono molte anime, special-
mente "anime vittime" , che hanno una chiara con-
sapevolezza che Gesù Cristo è in loro, e cercano
così di completare nella loro carne ciò che manca
alla Passione di Cristo . Fermano , con gioia, dolo-
ri talvolta molto grandi, perché sanno che Gesù
Cristo vuole ancora soffrire in loro e soddisfare,
attraverso di loro, il suo desiderio di soffrire. Imi-
tando il Cristo paziente, continuano in se stessi la
loro Passione.
Ma non tutti si sentono chiamati ad essere "ani-
me vittime". E nonostante questo, Gesù Cristo
vuole vivere la sua vita in tutti i cristiani . Ognuno
può riprodurlo in se stesso, qualunque siano le

101
condizioni di vita in cui si trova. Indubbiamente, se
l'anima vuole identificarsi completamente con
Gesù Cristo, deve riprodurre tutti gli stati e tutte le
virtù di Gesù Cristo; è necessario che tutta la sua
vita sia, come quella di Gesù Cristo, una vita di
abnegazione e di sacrificio; è necessario riprodu-
rre le sofferenze e la Passione di Gesù Cristo, croci-
fisso con Lui, come dice l'Apostolo.
Ma ciò non significa che non sia meno vero che,
nella maggior parte dei casi, Gesù Cristo riproduce
nelle anime questo o quel determinato stato della
sua vita. In alcuni, come nel caso della graziosa
Santa Teresa di Gesù Bambino, vive soprattutto la
sua vita di Nazaret; in altri, la sua vita da adoles-
cente e il lavoro oscuro. A Domingo de Guzmán,
Francisco de Asís, Ignacio de Loyola, continua la sua
vita di predicazione e di apostolato attivo. Ma tutti
sono chiamati a rivestirsi di Gesù Cristo , a identifi-
carsi con Lui: perché la vita di Gesù Cristo palpita
in tutti i fedeli.
Dobbiamo sforzarci di identificarci con Cristo, di
assecondare l'azione di Dio, di diventare altri
Cristi : "Io non vivo più , è Cristo che vive in me ". E
per questo, non dimentichiamo che la vita di unio-
ne e di identificazione con Gesù Cristo si fonda su

102
una viva percezione della presenza reale di Gesù
Cristo in noi (come Parola), mediante la grazia
santificante . In questo modo l'anima si sforza di
far vivere Gesù Cristo in essa, invece di vivere da
sola. Non è qualcosa di metaforico ma reale .
È Gesù Cristo che mi chiede : "Figlio mio, dammi
il tuo cuore, perché viva come se fosse il mio,
perché faccia risplendere in esso le mie virtù, per-
ché, per mezzo di esso, io possa continuare e pro-
lungare la mia vita e soddisfare così il mio deside-
rio» di amore verso il mio Padre Celeste».

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