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ALEXANDRINA DA BALASAR (Beata)

CRISTO GES IN ALEXANDRINA


AUTOBIOGRAFIA
(Diario, 1933 -1955)

PREFAZIONE
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mc 10,15). Fu questo il pensiero che mi ha accompagnato sempre nella
stesura del presente lavoro in cui appare, per puri mo-tivi storici, il mio nome.
Ed ora che ho documentato, prima che scomparissero i te-stimoni del Caso di Balasar, quanto mi stato donato, provo soltanto la
gioia che si gode per un dovere compiuto: nulla pi.
Mi sento come colui che si toglie di dosso un vestito che non gli appartiene.
La fatica affrontata me la sono imposta per esprimere un grazie eterno al Datore di ogni bene e per la sua gloria, fiducioso che
giovi alle anime.
Ci tengo subito a precisare che il fatto, non certamente comune, di Alexandrina (con le sue estasi, profezie, scrutazione delle
coscienze, il digiuno totale e anuria) non appartiene certo alla rivelazione, nel senso che possa migliorare o addirittura completare
l'annuncio di Cristo, e perci non crea affatto un dovere diretto di adesione di fede.
Ma voglio anche ricordare, con Rahner, che rivelazioni pri-vate autentiche possono fondare missioni profetiche nella Chie-sa,
dando impulsi per l'agire del popolo di Dio e adattando alle nuove situazioni l'unico Vangelo permanente.
La vita straordinaria di Alexandrina fu, secondo l'afferma-zione di un teologo contemporaneo e coinvolto nel Caso, una
esplosione di soprannaturale che ha richiamato l'attenzione di enormi moltitudini sulla sua persona . Conosciuto, subito dopo la
morte di lei, ha suscitato autentici movimenti religiosi in molte parti del mondo verso quegli obiettivi che furono pro-gramma della
sua vita.
Nessuno, in questi tempi, pu negare la loro attualit ed urgenza se si considera quanto avviene nella Chiesa e nel mondo. Oggi
una sbagliata interpretazione della secolarizzazione.
Che cosa poi questa mistica?
Vita mistica la misteriosa vita della grazia di Cristo nelle anime fedeli che, morendo a se stesse, con Lui vivono nascoste in Dio
(Col 3,3).
Cio la vita intima che sperimentano le anime giuste, animate e possedute dallo Spirito di Ges Cristo, ricevendone sempre pi
e sentendo, talvolta in modo chiaro, i suoi divini influssi - gaudiosi e dolorosi - per cui crescono e progre-discono, in unione e
conformit con Lui che ne il Capo, fino ad essere in Lui trasformate (Gal 4,19; 2 Cor 3,18).
Questa vita pu essere vissuta in maniera inconscia, come il bambino vive la vita razionale o umana.
La vivono cos i principianti ed in generale gli asceti che camminano verso la perfezione per vie ordinarie meditan-do
laboriosamente i misteri divini, esercitando la mortificazione delle passioni e la pratica delle virt e della piet.
Ma pu essere vissuta anche in modo cosciente, con una certa esperienza intima dei misteriosi tocchi e influssi divini, e della reale
presenza vivificatrice dello Spirito Santo.
Cos la vivono molte anime assai progredite, giunte al per-fetto esercizio delle virt; come anche altre anime privilegiate, scelte,
molto presto, liberamente, da Dio per farle giungere pi in fretta, quasi sulle sue braccia, attraverso le vie straordi-narie della
contemplazione infusa.
Coloro che vivono cos, pi o meno coscientemente, della vita divina si chiamano mistiche o contemplative.
Mistiche, per l'intima esperienza che hanno degli occulti misteri di Dio; contemplative perch la loro abituale preghiera suole essere
la contemplazione che Dio stesso infonde a chi vuole, quando e come vuole.
La preghiera degli asceti meditazione discorsiva che, con la grazia ordinaria che Dio non nega a nessuno, possono per-fezionare
fino a convertirla in orazione di semplicit o contem-plazione in parte infusa e in parte acquisita. Essa suole essere accompagnata
da una certa presenza amorosa di Dio, originata da un influsso dello Spirito Consolatore per realizzare la tran-sizione graduale
dallo stato ascetico allo stato mistico. Sta scritto infatti che le cose di Dio nessuno le conosce se non lo stesso Spirito di Dio (1
Cor 2,11) e colui a cui il Figlio vorr rivelarle (Mt 11,27).

Per giungere allo stato mistico necessario essersi conso-lidati nella virt, vincendo se stessi e conformando sempre pi la
propria volont alla volont di Dio. Soltanto cos l'anima incomincia a sentire e notare certi desideri, impulsi o istinti del tutto nuovi e
veramente divini, non provenienti da lei, che la spingono ad un genere di vita sconosciuto e di perfezione molto superiore.
Esercitandosi davvero nella virt, l'anima entra in quella maturazione dell'uomo perfetto per cui incomincer a ve-dere davanti
a s la luce e la discrezione dello Spirito di Cristo, come insegna l'apostolo (Ef 5,14).
Sottomessa la prudenza della carne - che morte - a quella dello Spirito che vita e pace , incomincer a vivere come
spirituale , a muoversi sotto gli influssi del divino Con-solatore.
Vedendosi, allora, mossa dallo Spirito di Cristo, riconosce di essere figlia di Dio perch quello Spirito di adozione che la muove
gliene d testimonianza e la spinge a chiamare Padre il Dio onnipotente (Rom 8,6.16).
Questa spinta avuta, genera in lei il dono della piet: chia-ma Dio con questo amoroso nome senza avvertire che il suo stesso
Spirito di amore a muoverla.
Passa cos dalla semplice unione di conformit in cui ella agiva all'unione trasformante in cui si ha Dio come unico di-rettore e
motore ordinario della propria vita (santa Teresa, Man-sione V, 2; VIII, 3).
qui che l'anima comprende non soltanto di operare con la virt di Cristo, ma che lo stesso Cristo col quale confi-gurata
(essendo morta e risuscitata con Lui e da cui ha ricevuto l'impressione del sigillo vivo) Colui che opera e vive in lei e con lei. Cos
pu ripetere, in tutta verit, vivo io, ma non sono io che vivo, Cristo che vive in me . Infatti il suo vivere Cristo, il cui Spirito la
vivifica in tutto poich regna nel suo cuore come padrone assoluto. (Cf Giovanni della Croce, strofe 3,5; 12,2; 22; 23,1; 36,5).
Vita mistica traguardo del cristiano
Da quanto esposto risalta l'importanza per l'anima di cu-rare la crescita di virt in virt per giungere sino all'unione con Dio e fino
alla trasformazione deificante. Tutti i Padri in-segnano che questo il punto capitale della vita cristiana: giun-gere cio ad
assomigliare a Dio come un figlio a suo Padre: siate perfetti com' perfetto il vostro Padre dei cieli (Mt 5,48).
L'invito diretto ai figli del regno i quali, per ci stesso, sono gi di Dio perch se uno non rinasce per il battesimo nell'acqua e
nello Spirito Santo, non pu entrare nel suo regno .
Per lo stesso Verbo incarnato a quanti lo ricevono d il potere di diventare figli di Dio, rinascendo da Lui per la grazia
santificante (Gv 1,12-13; 3,5).
Questa grazia una perfezione sostanziale, una seconda na-tura che ci fa nuove creature in quanto ci trasforma e divinizza.
Siamo figli di Dio, proprie et formaliter, non tanto per un dono creato quanto per l'inabitazione del divino Spirito che vivifica e
muove le nostre anime.
Questo titolo di figli di Dio non un nome vano, n una semplice iperbole... Indica una reale dignit, soprannaturale, essenziale a
tutti i giusti ed frutto di redenzione e dono di salvezza. Nel riceverla, con la grazia santificante, per adozione, diventiamo in certo
modo per Iddio ci che il suo Figlio per essenza.
Senza identificarci o confonderci con Lui, cio senza sop-primere la nostra natura, Dio ci associa alla sua, ci fa parte-cipi del suo
Spirito, della sua luce con la fede, del suo amore con la carit, delle sue operazioni in virt della sua grazia. Pone nella nostra
anima un nuovo principio di azione, il germe di una vita superiore, soprannaturale, divina, destinata a cre-scere e svilupparsi nel
tempo per mostrarsi pienamente nella eternit, ove parteciperemo della sua gloria e del regno (Ma-nuel Biblique, vol. IV, p. 216,
n. 587). Ecco la razza nuova, la stirpe divina di cui parla san Pietro: un uomo divinizzato, incorporato col Verbo fatto uomo,
animato dallo stesso Spi-rito Santo.
S. Agostino insegna: Se Dio si umiliato sino a farsi uomo, fu per elevare gli uomini e farne degli dei (Serm. 166); li deifica
con la sua grazia; perch giustificandoli li deifica, facendoli figli di Dio e perci di (S. Agostino in Ps. 49,2). Il P. Ramiere scrive:
Sembra giunto il tempo in cui il grande dogma dell'incorporazione dei cristiani con Cristo avr, nell'insegnamento ai fedeli, la
stessa importanza che gli data nella dottrina apostolica. giunto il tempo che non si consi-derer pi come accessorio il punto in
cui san Paolo fondava tutto il suo insegnamento; in cui si comprender che questa unione presentata dal Salvatore con l'immagine
dei sarmenti uniti alla vite, non una metafora, ma una realt; che nel battesimo diventiamo realmente partecipi della vita di Cristo;
che riceviamo, non in figura ma realmente, il divino Spirito, principio di questa vita, e che senza spogliarci della nostra personalit
umana, diventiamo membra di un corpo divino ac-quistando, perci stesso, forze divine (Esperances de l'Eglise, p. 111, cap. 4).

Alexandrina, portatrice di un messaggio divino


Quanto abbiamo detto veramente il nucleo essenziale del messaggio di Alexandrina: l'esperienza mistica da lei vissuta. La
mistica non un fossile perch la serva di Dio (ggi, Beata) di oggi. Siamo testimoni; e questa autobiografia conferma che
ella non ha cercato se stessa: morta perch morisse in lei la morte e vivesse in lei Dio, il quale ha operato quell'unit che la fece
vivere in Lui, imprimendole l'immagine della sua maest: Tu sei la mia Alexandrina trasformata in Cristo! .
E di Cristo ricevette il sigillo vivo, il 3 ottobre 1938, quan-do sofferse la prima volta la Passione del suo Sposo e Signore. Ne fu
talmente inebriata che, nello stesso giorno, di suo pugno, scrisse su un'immagine: Ges mi ha condotta dall'Orto al Calvario. Che
grande fortuna! Ora posso dire: Sono crocifissa con Cristo! .
Attraverso il diario che ella dettava noi comprendiamo, per esempio, la frase dell'apostolo Paolo: Sono stato crocifisso con
Cristo... Non sono pi io che vivo ma Cristo che vive in me .
Sono di quelle frasi che i cosiddetti intellettuali e maestri moderni sanno ripetere per averle udite o lette ma che, igno-randone
perfino le genuine fonti, non potranno mai comprendere nel loro significato profondo e neppure spiegare; tanto meno assaporarle
nella loro trascendenza estasiante ed impegnativa. Alexandrina, vittima con e in Ges per i peccatori, ci con-duce a penetrare nel
tremendo mistero del Crocifisso espresso in quella frase di Paolo: Colui che non conobbe peccato, Egli (Dio) lo fece peccato per
noi affinch noi potessimo di-ventare giustizia di Dio in Lui (2 Cor 5,21).
Nessuna elucubrazione teologica o psicologica raggiunger mai la potenza tragica delle descrizioni che quest'umile figlia della
campagna, quasi analfabeta, ci presenta di questo dramma da lei vissuto per lunghi anni.
In lei l'amore del Cuore di Ges a proporsi all'umanit che continua a peccare. E' questo amore che si vuole donare a tutti
attraverso il Cuore della sua Madre benedetta.
In Alexandrina il Cristo Crocifisso a chiamare gli uomini a tuffarsi nel suo Sangue redentore, a unire il proprio dolore a quello
della sua Passione, perpetuata nell'Eucarestia e nelle membra del suo corpo mistico, affinch tutta l'umanit sia salva.
Per comprenderne il linguaggio
Alexandrina, offertasi vittima a Ges, fu dallo Spirito Santo identificata tanto con Lui da sentirsi davvero un altro Cristo. Mons.
Orazio de Arajo, all'apertura del processo, ha affermato: In Alexandrina si vedeva e si sentiva Cristo per trasparenza .
Chi legger queste pagine della serva di Dio (oggi, Beata) e non conoscesse queste misteriose vie del Signore, potrebbe
talvolta ri-manere disorientato di fronte al suo linguaggio. Il lettore non deve mai dimenticare che Alexandrina, come e con Ges
ope-rante in lei, si addossata il mondo ed , contemporaneamen-te, identificata con la Vittima divina: in lei parla il mondo e in lei
parla Ges.
Aiuter senza dubbio la comprensione del suo linguaggio questo brano di sant'Agostino a commento del salmo messianico che
una supplica del peccatore in pericolo mortale.
Il santo dottore si domanda come potesse Cristo che era senza colpa dire: Per il tuo sdegno non c' in me nulla di sano; nulla
intatto nelle mie ossa per i miei peccati .
A pi riprese, egli spiega la cosa dicendo che qui necessario comprendere la dottrina del corpo mistico gi esposta da san
Paolo.
Quando parla Cristo, a volte egli parla come capo sol-tanto, altre volte parla a nome del suo corpo che la Chiesa... e noi pure
siamo in questo corpo e siamo membra sue e perci ritroviamo noi stessi in Lui che parla... Di chi sono i peccati se non del corpo
cio della Chiesa di Cristo? Tuttavia uno solo parla: il capo e il corpo. Essi infatti sono due in una sola carne (Ef 5,31-32).
Se Cristo e la Chiesa sono una sola carne, una sar la lin-gua, medesime le parole di entrambi...
Non vi divisione di persone, solo c' distinzione di di-gnit: perch il capo salva, il corpo salvato. Il capo dona misericordia, il
corpo piange la sua miseria. Il capo purifica dai peccati, il corpo confessa i peccati: una sola, tuttavia, la voce. Noi ascoltiamo
questa voce, possiamo bens distinguere quando parla il corpo e quando parla il capo, ma non dob-biamo separare la voce
dell'uno da quella dell'altro (S. Ago-stino, Enarr. sul salmo 37,6).
Le fonti di quest'opera
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Santa Maria Maddalena de Pazzi spiega che quando l'anima giunta all'unione trasformante il Verbo stesso discende in lei e vi
opera ci che realmente ha fatto nella sua Umanit dall'incarnazione alla morte... e che infine muore, risuscita, sale al cielo con Lui
rimanendo sulla terra .
Quando, nel lontano 1944, dalla bocca di Alexandrina in-travidi queste divine operazioni nella sua anima e fui chiesto di dirigerla
spiritualmente, le imposi di dettare minuziosamente il suo diario affinch nulla si perdesse di questa esperienza mistica.
Sentivo che avrei impoverito il mondo e soffocato un'onda di glorificazione a Dio che irrompeva attraverso quella vittima consacrata
totalmente all'Amore per la salvezza dei peccatori.
Il lavoro per l'impostazione del processo diocesano di bea-tificazione, ormai passato alle Congregazioni romane, ha sti-molato le
mie ricerche. Si potuto archiviare una ricchezza insperata di scritti e di testimonianze che provano le altezze di contemplazione a
cui giunta la serva di Dio e la missione destinatale dal Signore per il suo piano divino di salvezza. Ne riporto l'elenco:
- Lettere al primo direttore, pagine, dattiloscritte ad un solo spazio, 1270
- Autobiografia, pagine 65
- Lettere e diario al secondo direttore, pagine 1957
- Diario autografo, pagine 105
- Pensieri sciolti, pagine 91
- Lettere a diversi, pagine 411.
Un totale di 3899 pagine; ecco la fonte a cui ho attinto per l'organizzazione, la traduzione e il commento di questo lavoro.
Naturalmente non riporto se non una parte del cumulo di materiale. Mi sono preoccupato di tradurre soltanto quello che poteva
servire per mettere in evidenza l'evoluzione mistica di Alexandrina, cio il processo di formazione, sviluppo ed esten-sione della
sua vita prodigiosa sino a formarsi Cristo in lei (Gal 4,19) e trasformarsi nella sua divina immagine (2 Cor 3,18).
La scelta non fu facile. Vi sono necessariamente delle ripe-tizioni, in cui per un lettore attento coglier delle sfumature differenti e
di non poca bellezza e profondit.
Lo scopo propostomi fu di far ascoltare dalla stessa Ale-xandrina la narrazione della sua vita, che, se non ricca di fatti esterni,
colma di azioni interiori descritte in maniera sublime.
Ecco alcuni giudizi sugli scritti a cui ho attinto.
Il teologo Molho de Faria si e espresso cos: Vi tanta bellezza ed esattezza in alcune cose di reale difficolt teologica, che,
sapendo da chi vengono, non possiamo non vedere chia-ramente il potere di Dio. Vi sono modi di esprimersi ed im-magini di tanta
grandiosit e propriet nell'esporre desideri e affetti che dobbiamo ammettere un sentimento altissimo. Credo che un giorno si far
piena giustizia (2-3-1943).
I Padri Passionisti di Barroselas scrivono: Sono davvero ammirabili se si considera la mancanza di studi di chi scrive (17-41947).
Il carri. Manuel Goncalves Cerejeira ha scritto: Ci che ha pubblicato delle lettere di Alexandrina quanto vi di pi sublime.
Nessun artista ha saputo dire cose tanto belle. Gi nelle estasi avevo letto cose veramente ammirabili. Anche i poeti pi illustri
avrebbero goduto di raggiungere quel livello di in-tensit, di emozione, di semplicit e bellezza (28-6-1956).
Mons. Mendes do Carmo, maestro di mistica, dice: " Tante pagine traboccano di tal sapore mistico che qualsiasi insegnante di
questa materia, il quale non avesse anche esperienze per-sonali della vita mistica dei pi grandi santi, sarebbe incapace di
scriverle. La scienza che splende nelle migliaia di pagine di Alexandrina (la quasi analfabeta perch non frequent neppure la
seconda elementare) non pu essere una scienza umana, ma una scienza divina infusa " (17-5-1960).
Un chiarimento doveroso

Quest'opera comprende anche un'Appendice con Documenti i quali convalidano la storicit della meravigliosa avventura spirituale
della Serva di Dio (oggi Beata).
lei che narra, attraverso le pagine scritte o dettate gene-ralmente alla sorella Deolinda. Gli originali non hanno nessuna
correzione: le cose sono scritte con la limpidezza intatta di un'acqua che sgorga dalla fonte.
Ho dovuto integrare la narrazione del diario, l dove mi parve necessario per riempire lacune o documentare qualche argomento di
importanza, con lettere ai suoi direttori o al me-dico, ecc.
Di mio vi sono i titoli. Li ho voluti per rendere pi leggera la lettura, pur riconoscendo che non sempre esprimono tutto il contenuto
dei capitoli, densi di significati e di sfumature.
Qua o col ho aggiunto fra parentesi quadra qualche pa-rola per facilitare la comprensione o per legare certi periodi presi da un
determinato contesto o da altri documenti. Per tutto sommato si riducono a ben poche cose.
Sono anche mie le note storiche, bibliche, teologiche e i rimandi ad altri libri sulla Serva di Dio (oggi Beata).
La traduzione non stata facile. Sovente ho preferito la fedelt del pensiero dell'Autrice alla propriet della lingua ita-liana. Il lettore
mi sia benigno.
Mi sento in dovere di ringraziare chi mi ha stimolato ad accingermi a questo lavoro, chi mi ha aiutato a correggerlo, chi mi venuto
incontro per portarlo a termine, a precisare o completare molte note storiche.
Un grazie sentito a chi, infine, per devozione verso Alexan-drina, ha finanziato la stampa del libro.
Leumann (To) 13-10-1973 D. UMBERTO M. PASQUALE

NARRO LA MIA VITA


Dopo una breve preghiera per implorare aiuto dal cielo, luce dallo Spirito Santo allo scopo di poter fare ci che il mio padre
spirituale mi ha ordinato, narro - anche se con molto sacrificio - la mia vita, cos come il Signore me la ricorder di volta in volta.
Primi ricordi
Mi chiamo Alexandrina Maria da Costa: nacqui nella fra-zione Gresufes della parrocchia di Balasar, comune di Pvoa de Varzim,
distretto di Oporto il 30 marzo 1904, mercoled della settimana santa. Fui battezzata il 2 aprile seguente, sabato santo: miei padrini
furono lo zio Gioachino da Costa e una donna di Gondifelos chiamata Alexandrina.
Prima dei tre anni non ricordo nulla, se non qualche te-nerezza usatami dai miei.
A tre anni ebbi la prima piccola carezza del Signore. Dovevo stare coricata presso mia mamma che riposava, ma, irrequieta
come ero, non volevo dormire: alzatami, mi protesi verso un barattolo di grasso che serviva per ungere i capelli, come si usava
allora; volevo imitare i grandi. Se ne accorse la mamma che mi richiam di sorpresa e mi spaventai. Il ba-rattolo mi sfugg dalle
mani e s'infranse sul pavimento mentre io vi cadevo sopra, ferendomi gravemente al viso. Fui traspor-tata subito da un medico,
che si dichiar incapace di trattare il mio caso; mia madre allora mi port a Viatodos da un farmacista famoso che mi diede tre
punti. Soffersi molto: al-meno avessi saputo gi allora approfittare del dolore! Ma no! Fui invece cattiva col farmacista, rifiutando i
biscotti inzup-pati nel vino che mi offriva per calmarmi. Fu questo il mio primo atto di cattiveria.
Verso i quattro anni amavo indugiarmi a contemplare la volta del cielo. Pi di una volta domandai ai miei se non si poteva arrivare
lass collocando, una sopra l'altra, le case, gli alberi, ecc.; alle loro risposte negative provavo tristezza e no-stalgia. Non so cosa
mi attirasse lass.
Alla stessa epoca abitava con noi una zia che mor poi di cancro. Ella, gi ammalata, mi chiedeva di cullare il suo bambino, primo
frutto del suo matrimonio. Le facevo quel servizio volentieri, sia di giorno che di sera.
Cos pure ero contenta di unirmi alla sua preghiera per ottenerne da Dio la guarigione.
Ero vivace e dominatrice
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Quando ai cinque anni iniziai a frequentare la scuola di catechismo rivelai subito un grande difetto: la testardaggine. Il vice-parroco
mi assegn il posto tra le bambine della mia et, ma io mi infilai tra le pi alte, con le quali ero solita accompagnarmi. Nonostante
le insistenze e le promesse del vice-parroco, io non cedetti se non dopo alcuni giorni. In chiesa mi soffermavo a contemplare le
statue. Mi atti-ravano soprattutto quelle della Madonna del Rosario e di San Giuseppe. Il loro abbigliamento sontuoso destava in
me il desiderio di essere elegante come loro per fare bella figura. Era forse un sintomo della mia vanit?
Insieme a questi difetti esprimevo fino da quella et il mio amore verso la Mamma del cielo: cantavo con entusiasmo le sue lodi e
portavo fiori alle zelatrici che solevano ornare il suo altare.
Ero vivacissima, s da meritarmi il soprannome Maria-maschietto . Dominavo le mie compagne, anche quelle pi alte. Mi
arrampicavo sugli alberi. Preferivo camminare sui mu-retti di cinta anzich sulla strada.
Mi piaceva lavorare: pulire la casa, trasportare legna, la-vare. E volevo il lavoro ben fatto; ed anche la mia persona volevo che
fosse linda.
Un giorno ero al pascolo in compagnia di mia sorella Deo-linda e di una cugina. Una mula ci sfugg in una coltivazione. Corsi a
richiamarla, ma con un colpo di testa essa mi butt a terra e con una zampa si mise a rasparmi il petto come per gioco. Ripet il
gesto parecchie volte, ma non mi fece alcun male. Le mie compagne si misero a gridare: accorsero varie persone che rimasero
stupite nel vedermi illesa.
Una volta andai con Deolinda a far visita alla mia madrina. Per fare pi in fretta volemmo attraversare il torrente Este saltando su
grosse pietre collocate a questo scopo. Ma la forza della corrente era tale che le pietre ci sfuggirono di sotto i piedi; cademmo
nell'acqua e ci salvammo per miracolo.
Prima Comunione e Cresima
Nel gennaio 1911 fui mandata con mia sorella a Pvoa de Varzim per frequentare la scuola. Rifuggo dal pensare quan-to mi cost
la separazione dalla famiglia. Piansi assai e per molto tempo. Cercarono di distrarmi colmandomi di carezze ed accontentandomi
in tutto; dopo un certo tempo mi rassegnai. Continuai per ad essere monella: mi aggrappavo ai tram per lunghi tratti,
attraversando la strada quando essi stavano so-praggiungendo; i conduttori dovettero accusarmi alla donna che ci teneva in
pensione. Sovente fuggivo da casa per andare alla spiaggia a raccogliere alghe; mi inoltravo nell'acqua come le pescatrici. Ci
affliggeva la donna che ci ospitava, perch mi assentavo di nascosto.
Fu a Pvoa de Varzim che feci la prima Comunione. Padre Alvaro Matos mi insegn il catechismo, mi confess e mi diede per la
prima volta Ges. Avevo sette anni. Ricevetti la Co-munione in ginocchio, pur essendo molto piccola. Fissai l'Ostia santa in tal
modo che mi rimase impressa nella mente; ebbi l'impressione di unirmi a Ges per sempre. Mi parve che Egli legasse a S il mio
cuore. La gioia che provai inspiegabile. Ne parlavo a tutti. Come ricordo ricevetti una bella corona del Rosario ed una immagine.
La signora che ci ospitava e si curava della nostra educa-zione mi condusse poi ogni giorno a ricevere la Comunione. A Villa do
Conde dal vescovo di Oporto mi fu am-ministrata la Cresima. Ricordo benissimo la cerimonia e la consolazione che provai. Non so
dire ci che sentii in me in quel momento. Mi parve che una grazia soprannaturale mi trasformasse e mi unisse ancor pi al
Signore. Non so spie-garmi meglio.
Alcuni ricordi di Pvoa
A misura che crescevo, aumentava in me il desiderio della preghiera. Volevo imparare tutto. Ancor oggi conservo un li-bretto con le
pratiche devozionali della mia infanzia: le pre-ghiere alla Madonna, l'offerta al Signore delle mie azioni gior-naliere, l'orazione
all'Angelo custode, a San Giuseppe e varie giaculatorie.
Quando uscivo a passeggio con la signora che ci ospitava e con altre bambine, mi allontanavo a raccogliere fiori che an-davo poi a
sfogliare nella cappella dell'Addolorata.
A maggio godevo nel contemplare gli altari della Madonna adorni di fiori ed ero felice quando la mamma me ne portava per questo
scopo.
Il Cappellano della chiesa dell'Addolorata organizzava co-mitati di fanciulle per il culto alla Madonna. Si andava nelle parrocchie
vicine a raccogliere generi alimentari. Ricordo che un giorno ad Agucadoura ci diedero ben poco ed allora avemmo la infelice idea
di assaltare un campo di patate: ne raccogliem-mo quasi due chili.

Ero molto affezionata alla mia signora. Quando ricevevo qualche dono gliene facevo parte per darle gioia: lo facevo di cuore,
anche se ero molto cattiva.
Un giorno mia sorella le chiese di poter andare a casa di un'amica a studiare ed io mi impuntai nel volerla seguire. Siccome la
signora non me lo consent, io piansi stizzita e le diedi un nomignolo. Ella non mi castig, ma mi disse che non avrei potuto andare
a confessarmi senza chiederle perdono. Anche mia sorella mi afferm la stessa cosa. Mi ripugnava tanto il chiederle perdono, ma
il desiderio di confessarmi e di fare la Comunione era tale che vinsi il mio orgoglio. Mi posi in ginocchio davanti a lei che mi
perdon con le lacrime agli occhi. Io provai una grande gioia nel poter andare a confes-sarmi e a ricevere Ges.
Di quel tempo mi ricordo anche del rispetto che nutrivo per i sacerdoti. Quando, seduta sulla porta di casa, o sola o accompagnata,
ne vedevo passare qualcuno, io mi alzavo e chie-devo la benedizione. Talvolta osservavo che le persone ne rimanevano ammirate
e ci mi rallegrava tanto che sovente mi sedevo apposta per avere modo di alzarmi al passaggio dei ministri del Signore e
mostrare cos la mia venerazione per loro.
Ritorno al paese - Prime contemplazioni e amore all'innocenza
Dopo 18 mesi, appena mia sorella ebbe superato il suo esame, ripartimmo da Pvoa. La mamma voleva che io rima-nessi a
studiare, ma da sola non volli restare. Avevo imparato ben poco.
Ritornammo per quattro mesi alla frazione Gresufes dove siamo nate. Poi venimmo ad abitare pi vicino alla chiesa, in una casa di
mia madre, nella frazione detta Calvario.
Verso i nove anni, quando mi alzavo di buon'ora per i lavori di campagna e potevo essere sola, mi indugiavo a con-templare la
natura: lo spuntar dell'aurora, il nascere del sole, il cinguettare degli uccelletti, il gorgogliare delle acque entra-vano in me
trasportandomi in una contemplazione tanto pro-fonda che quasi mi faceva dimenticare di vivere nel mondo. Mi fermavo assorbita
dal pensiero: o potenza di Dio!
Quando mi trovavo sulla riva del mare, oh come mi per-devo di fronte a quella grandezza infinita! Di notte, nel contemplare il cielo
e le stelle, mi smarrivo nella ammirazione delle bellezze del Creato.
Quante volte nel mio giardinetto ammiravo il cielo, ascol-tavo il mormorio delle acque e penetravo sempre pi nell'a-bisso delle
grandezze divine!
Mi spiace di non aver saputo approfittare di quei momenti per darmi fin da quella et alla meditazione. Anche se molto vivace,
avevo una grande paura di perdere la mia innocenza e di attirarmi la disapprovazione di Dio. Mi ricordo di aver detto due parole
che ritenevo peccato: me ne vergognai subito e mi cost assai confessarle.
Non mi piacevano i discorsi maliziosi. Sebbene non ne ca-pissi il significato, minacciavo chi li faceva di non pi avvi-cinarli, qualora
non si fossero corretti. Cos pure mi indignavo se vedevo qualche gesto scorretto.
All'inferno, no!
A nove anni feci la mia prima confessione generale a Fra Emanuele delle Sante Piaghe che predicava a Gondifelos. Vi andai con
Deolinda con una cugina che si chiamava Olivia. Prendemmo posto presso l'altare del sacro Cuore per udire me-glio la predica. Io
deposi i miei zoccoletti presso la balaustra.
Il tema del discorso era l'inferno. Ascoltai con molta at-tenzione parola per parola. Ad un certo punto il padre ci invit a scendere
con lo spirito nell'inferno. Io non compresi l'esatto significato delle sue parole, ed avendo sentito dire che Fra Emanuele era un
santo, credetti che noi tutti saremmo andati davvero all'inferno per vedere ci che avviene in quel luogo. Dissi allora fra me: All'inferno non voglio andare! Quando gli altri vi si dirigeranno, io me la svigner. - Cos pensando, afferrai i miei zoccoletti per
essere pronta a fuggire. Vedendo che nessuno si muoveva, rimasi dove ero, ma sempre con gli zoccoletti in mano.
Ero molto scherzosa
Amavo molto mia sorella, ma quando mi stizzivo con lei le tiravo addosso ci che mi capitava in mano: mi ricordo di averlo fatto
due volte e mi sento in dovere di confessarlo. Mi piaceva assai farle degli scherzi. Qualche volta al mat-tino mi alzavo prima di lei e
le mettevo degli ostacoli alla porta per farla cadere, come per dirle che era pigra. Le feci anche scherzi di cattivo gusto. Un giorno
alzai il coperchio di una cassapanca e lo lasciai cadere con forza emet-tendo alte grida e fingendo di essermi schiacciata una
mano. Deolinda accorse spaventata ed angosciata, finch ad un certo punto le risi in faccia. Nella intimit familiare, chi rallegrava
tutti ero io. La mam-ma soleva dire: - I ricchi hanno il giullare; io non sono ricca ma ce l'ho ugualmente.
8

Deolinda a 12 anni incominci il suo corso di sarta. Il primo capo confezionato fu una camicia per me; ma per il taglio e l'ampiezza
pareva una camicia da ragazzo. Io, nono-stante i miei nove anni, mi burlai di lei. Vestii la camicia sopra i miei abiti e mi incamminai
verso casa. Mia sorella, ridendo a pi non posso, mi supplicava: - Svesti quella ca-micia! Non hai vergogna di dare spettacolo in tal
modo? - Non le diedi retta... e, ridendo anch'io, feci quei 500 metri che mi separavano da casa.
In un bel pomeriggio andai con le mie cugine a passeggio su un monticello poco lontano da casa ove trovammo alcuni giumenti al
pascolo. Pur non sapendo cavalcare, mi arrischiai a saltare in groppa ad uno di essi. Pochi istanti dopo caddi tra i rovi, ma non mi
ferii e ci facemmo una buona risata. Sui 16 anni, gi ammalata, andai alla casa dove mia sorella lavorava da sarta. Avendo trovato
appeso un vestito da uomo, lo indossai e comparvi davanti a mia sorella e alla padrona di casa. Quanto risero non so dire. La
padrona mi sugger di uscire in istrada ove i suoi figli e il marito stavano potando le viti del pergolato. Pur sospettando che mi
avrebbero rico-nosciuta, ubbidii. Passando vicino a loro li salutai togliendomi il cappello. Essi smisero di lavorare e mi osservarono
a lungo domandandosi: - Ma chi quel giovanotto? - Mia sorella e la padrona dalla finestra seguirono la scena ridendo a pi non
posso. Ricordando certe monellerie mi duole di averle commesse: vorrei piuttosto avere amato Ges.
Carit verso i bisognosi
Quando venivo a sapere che qualche persona non aveva di che coprirsi a sufficienza, chiedevo il necessario alla mamma. Rimasi
sovente a far compagnia ai sofferenti.
Assistetti alla morte di qualcuno, pregando come sapevo. Aiutavo a vestire i defunti, anche se mi costava assai; lo fa-cevo per
carit. Non avevo il coraggio di lasciar soli i parenti del morto. Prestavo volentieri questi aiuti, vedendoli tanto po-veri
Mi ricordo di alcuni casi. Andai a visitare un uomo ammalato e lo trovai coperto di poveri stracci. Corsi subito a casa e chiesi alla
mamma due lenzuola. Me le imprest volentieri; le portai e rimasi a fare compagnia alla figlia dell'ammalato, che visse ancora 12
giorni. Una ragazza venne un giorno ad avvisarci che una sua vi-cina stava per morire. Mia sorella prese un libro di devozioni,
l'acqua benedetta e corse presso la moribonda. Due alunne sarte e io la accompagnammo. Deolinda inizi la preghiera per la
buona morte bench fosse tanto turbata da tremare. Termi-nate le orazioni, la donna si spense. Allora Deolinda disse: - Ho fatto
quello che potevo; non mi sento di fare altro. - E se ne and. Anche una nipote se la svign. Io osservai la figlia della defunta e non
ebbi il coraggio di lasciarla sola. Rimasi ad aiutarla a lavare e a vestire la salma che era tutta piagata ed esalava un puzzo
ripugnante. Mi pareva di svenire da un momento all'altro. Una donna che ci osservava dalla camera vicina not il mio malessere ed
usc a prendere delle foglie profumate per farmele odorare. Me ne venni di l quando la defunta fu ben sistemata sul letto. Avevo
11 o 12 anni quando i miei zii, che abitavano nel paese di S. Eulalia, si ammalarono di spagnola. Accorsero ad assisterli mia nonna
e poi mia mamma, ma si buscarono la stessa malattia; allora, sebbene fossi molto giovane, andai con mia sorella a prenderne
cura. Una notte mio zio mor. Rimanemmo col fino alla Messa del settimo giorno. Una volta fu necessario andare a prendere il
riso attraversando la camera ove mio zio era morto. Arrivata sulla soglia, mi prese la paura. Non ebbi il coraggio di entrare e
dovette venire con me mia nonna. Una sera fui incaricata di chiudere le finestre di quella camera. Giunta alla saletta attigua dissi a
me stessa: - Devo perdere la paura! - E cos dicendo camminai adagio di proposito, aprii la porta e passai dove era stata la salma
dello zio. Da allora non ebbi pi pau-ra: mi ero vinta.
Godevo molto nel fare l'elemosina ai poveri. Quante volte piangevo perch impotente ad aiutarli secondo i loro bisogni! Mi sentivo
felice di privarmi persino del mio cibo.
Bench fossi molto giovane, diedi sovente consigli a per-sone di una certa et. Le confortavo come meglio sapevo, ottenendo che
molti evitassero di fare del male. Delle con-fidenze che mi facevano conservai sempre il pi rigoroso segreto. Mi sento piena di
riconoscenza verso il Signore. A Lui solo devo di essermi comportata cos.
Devozione a Ges.
Non tralasciavo un giorno di pregare, in chiesa, a casa e lungo le strade; facevo sempre la comunione spirituale cos: - O mio
Ges, vieni al mio povero cuore! Io Ti desidero: non tardare. Vieni ad arricchirmi delle tue grazie, aumenta in me il tuo santo e
divino amore. Uniscimi a Te! Nascon-dimi nel tuo sacro Costato! Non voglio bene che a Te. Solo Te amo, solo Te voglio, solo per
Te sospiro. Ti ringrazio, eterno Padre, per avermi lasciato Ges nel santissimo Sacra-mento. Ti ringrazio, mio Ges, e, infine, Ti
chiedo la santa benedizione. Sia lodato ogni momento il santissimo e divinis-simo Sacramento! Amavo molto fare meditazione sul santissimo Sacramento e sulla Madonna; quando non potevo farlo di giorno, lo fa-cevo di notte,
nascosta a tutti, accendendo una candela che tenevo riposta per questo scopo.
Le vite dei santi e le meditazioni molto profonde non mi soddisfacevano, perch vedevo che in nulla assomigliavo ai santi; invece
di farmi bene mi facevano male.
9

Nel 1916 mi ammalai gravemente fino a dover ricevere il Sacramento dell'Olio Santo. Mi preparai alla morte molto serenamente.
Un giorno, con la febbre alta, caddi in delirio, ma mi ricordo di aver chiesto alla mamma che mi desse Ges. Ella mi porse il
crocifisso. - Non questo che voglio: voglio Ges Eucaristico! - A dodici anni fui aggregata al gruppo di canto e delle ca-techiste.
Per il canto avevo una vera passione. Lavoravo con molta soddisfazione anche nella scuola di catechismo.
Quando facevo la Comunione e mi trovavo tra le compa-gne a fare il ringraziamento mi sentivo molto piccola e la pi indegna di
ricevere Ges Eucaristico.
Ero molto forte: un duro lavoro
Ero molto forte. Ricordo che un giorno un uomo si van-tava con alcune ragazze di essere molto robusto. Io mi lanciai contro di lui
che se ne stava seduto, lo afferrai e lo stesi a terra. Si mise a gridare di lasciarlo, ma io lo rotolai, abban-donandolo soltanto
quando lo volli: il mio fine era solo quello di ottenere che egli, essendo uomo, mostrasse la forza di cui si vantava. Sui 13 anni diedi
un potente schiaffo ad un uomo che mi aveva rivolto una frase sconcia. Dai 12 ai 14 anni ho goduto di una normale buona salute;
lavoravo in campagna cos bene che guadagnavo tanto quan-to la mamma.
Una volta, raccogliendo, su di un rovere, le foglie da dare alle bestie, caddi al suolo e rimasi qualche istante senza re-spirare e
senza potermi muovere; poi mi rialzai e ripresi il lavoro. Dai 12 ai 13 anni fui posta dalla mamma a servizio di un vicino a queste
condizioni: libert di andare a confessarmi ogni mese; libert, nei pomeriggi della domenica, di starmene a casa e di andare alle
funzioni religiose; proibizione di farmi uscire all'imbrunire. Il contratto era per cinque mesi, ma non li terminai. Il padrone era un
aguzzino: mi dava nomignoli spregiativi, mi obbligava ad un lavoro superiore alle mie forze. Era un uomo senza pazienza, crudele
perfino con gli animali. Mi umiliava davanti a chiunque. Quella vita triste rubava la gioia della mia giovinezza.
Un pomeriggio mi mand al mulino, dove giunsi sul far della sera; quando rincasai era gi scuro, perch ci voleva un'ora di strada.
Egli mi sgrid duramente, mi diede persino della ladra. Suo padre, gi vecchio, prese le mie difese. Sic-come per la notte ritornavo
sempre a casa mia, quella volta, assai offesa perch la mia coscienza non mi rimproverava di nulla, mi lamentai con la mamma.
Ella, informatasi dell'acca-duto e constatato che le condizioni del contratto non erano state rispettate, mi ritir dal servizio,
nonostante le insistenze del padrone. Una volta, a Pvoa de Varzim, quel padrone mi aveva lasciata, dalle 22 alle 4 del mattino, a
custodire quattro cop-pie di buoi mentre egli con un suo amico se ne era andato non so dove. Piena di paura, passai cos quelle
tristissime ore della notte. Mi furono compagne le stelle del cielo che bril-lavano molto.
Un sogno che non dimenticai
Una sera andavo dalla cucina alla camera con un lume che mi si spense. Lo riaccesi pi volte ed altrettante si spense, senza che
vi fosse un soffio di vento. Quando tentai di accen-derlo per l'ultima volta caddi, rovesciando il petrolio che mi sprizz in faccia e in
bocca. Pensai che fosse un diavoletto dispettoso ed esclamai: - Puoi andartene perch con me non hai nulla da fare. - Mi coricai
tranquilla, mi addormentai e feci un sogno che rimase impresso nel mio animo. Salii fino al paradiso attra-verso una scaletta dai
gradini tanto minuscoli che a stento vi poggiavo la punta dei piedi. Arrivai lass con difficolt, im-piegandoci molto tempo perch
non vi era nulla cui aggrapparsi. Durante la salita vidi ai lati della scala alcune anime che mi confortavano senza parlare. Lass vidi
su di un trono il Signore e al suo fianco la Mamma celeste; il cielo era affollato di beati. Dopo quella visione, pur non volendo,
dovetti ritornare sulla terra. Discesi facilmente; tutto scomparve e mi svegliai.
II salto dalla finestra
Un giorno mentre in casa aiutavo mia sorella sarta ed una apprendista intravvedemmo sulla strada tre uomini: il mio antico
padrone, un altro uomo sposato e un terzo celibe. Mia sorella, avendo intuito qualche cosa dai loro gesti e ve-dendoli imboccare il
sentiero di casa nostra, ci ordin di chiu-dere la porta. Qualche istante dopo li udimmo salire la scaletta e bussare. Rispose
Deolinda, dicendo che si apriva solo ai clienti. Il mio padrone, che conosceva la casa, pass per la cantina situata al pian terreno e
sal per la scala interna mentre gli altri aspettavano presso la porta. Non potendo entrare per la botola chiusa e su cui trascinammo
subito la macchina da cu-cire, il padrone armato di una mazza batt furiosamente sugli assi della botola fino a spaccarla e ad
aprirsi un varco. Deo-linda, afferrata da lui per la sottana, riusc a liberarsi ed apr la porta per fuggire. L'altra ragazza le and
dietro, ma uno dei tre la trattenne e se la abbracci sedendosi sul letto. Io, nel vedere il pericolo, mi buttai dalla finestra in giardino,
con un salto di circa quattro metri; tentai di rialzarmi, ma non ci riuscii per un forte dolore al ventre. Nel salto smarrii il mio anello.
Ripreso coraggio, mi armai prendendo un palo della vigna come bastone e attraverso il cancelletto dell'orto andai in cor-tile ove
mia sorella stava discutendo con i due uomini sposati. L'altra ragazza era nella camera con il terzo. Avvicinandomi li chiamai cani
e minacciai che se non liberavano la ra-gazza mi sarei messa a chiamare aiuto: mi ubbidirono. Fu allora che mi accorsi di aver
perduto l'anello e gridai: - Cani, per causa vostra ho perduto l'anello! - Uno di loro, mostrandomi la sua mano con vari anelli, mi
disse: - Scegli qui! - Sdegnata, gli gridai: - Non voglio! -

10

Vedendoci risolute e sprezzanti, se ne andarono e noi ri-tornammo al lavoro.


Dell'accaduto non parlammo con nessuno, ma la mamma venne a conoscenza di tutto. Poco dopo incominciai a soffrire sempre di
pi. Tutti di-cevano che era per il salto dalla finestra. Anche i medici pi tardi confermarono che quel salto doveva avere contribuito
alla mia infermit.
Sofferenze fisiche e spirituali
Lavorai ancora per alcuni mesi con molta difficolt; poi fui costretta a smettere e con ripugnanza dovetti sottopormi alle cure dei
medici che mi diagnosticavano malattie varie. Tutti avevano pena di me e soffrivo solo per i miei mali fisici, ma ci dur poco.
Le mie pi grandi amiche, i familiari e persino lo stesso parroco si misero contro di me: parecchie persone mi scher-nivano per la
mia andatura, per la posizione che, forzatamente, prendevo in chiesa. Il parroco mi accusava di non mangiare a sufficienza per
capriccio e mi ammoniva che se fossi morta mi sarei dannata. Confessandomi mi diceva che era proprio questo il mio peccato pi
grave. Quanto ne ho sofferto! Mi confidavo soltanto con il Signore. Nel tragitto dalla casa alla chiesa ero solita soffermarmi a
guardare le montagne ed ero tentata di fuggire in un luogo ove nessuno mi vedesse. Non l'ho fatto solo per grazia di Dio. Quanto
ho pianto! Non ricordo bene quanto dur questa incomprensione; forse meno di un anno. Poi, siccome peggioravo, il parroco
stesso consigli mia madre di accompagnarmi da un medico suo cono-scente. Fu lui che mi liber dal mio martirio, spiegando a
chi gli domandava di me che non mangiavo perch non potevo. Anche se non gli fu possibile immaginare pienamente le mie
sofferenze, si mostr molto comprensivo. Fui sollevata da questa sofferenza, ma il Signore ne per-mise un'altra ancora maggiore.
Ne ebbe conoscenza soltanto Ges e, anni dopo, il mio padre spirituale. Passai sei anni tra letto e lettuccio. Una volta trascorsi
cinque mesi senza potermi alzare ma sempre in quella soffe-renza spirituale che sopportai per 12 anni, senza svelarla a nessuno.
Trovandomi sola, prigioniera del mio letto, guardavo in lacrime il quadro del sacro Cuore di Ges: Lo supplicavo di liberarmi da
quel tormento e di darmi luce sul da farsi. Cos pure mi raccomandavo alla Madonna perch intercedesse per me.
Pretendenti
Sui 16 anni andai con Deolinda a Pvoa per una cura ma-rina. Un giorno, mentre mi recavo in chiesa, un militare mi si avvicin
rivolgendomi galanterie. Mi schermii subito, ma, siccome non si allontanava, gli proposi di attendermi dopo la funzione. Nella mia
mente pensavo di cambiare strada e di poterlo schivare. Uscita di chiesa, molto guardinga, non lo vidi e passai per la stessa via.
Ad un certo momento me lo trovai davanti senza rendermi conto di dove fosse spuntato. - Signorina, che cosa mi ha promesso? E cos dicendo pretendeva accompagnarmi a casa. Mi fermai e gli fui franca: - Sono ammalata e poi... mia madre non vuole che io
faccia l'amore! - Egli non si convinse. Per fortuna comparve Deo-linda. Pensando che io stessi a fare l'amore mi sgrid
aspra-mente. Non passai pi per quella strada e tutto fin.
Ad un altro giovane che mi accenn al matrimonio risposi: - Non rinuncio alla mamma e a Deolinda per un uomo. Il parroco,
avendo saputo che io piacevo ad un giovanotto, mi disse un giorno: - Se lo vuoi, io mi interesso della fac-cenda. - Gli risposi: - Le
pare che nelle mie condizioni possa permettermi di propormi tale problema? - In verit io sapevo e sentivo di essere ammalata, ma
inoltre mi mancava l'inclinazione al matrimonio, anche se talora mi passava per la mente che se fossi diventata mamma avrei
educato i figli molto cristianamente.
A Ietto per sempre
Nell'aprile 1925 [giorno 14] mi posi a letto per sempre. Non mi si diceva pi: - Coraggio, ti rialzerai. - Il medico Giovanni da Almeida
di Oporto avvis mia mamma che te-meva una totale paralisi. Mia sorella, che faceva la sarta, divenne anche la mia in-fermiera,
perch la mamma lavorava in campagna. Ebbi ore di scoraggiamento, ma mai di disperazione. Nulla mi legava al mondo. Provavo
soltanto nostalgia per il mio giar-dinetto, perch mi piacevano i fiori e qualche volta, portata in braccio da mia sorella, potei ancora
vederlo. Sentivo molta nostalgia per la nostra chiesa: nella festa del sacro Cuore o quando si celebrava messa cantata piangevo
amaramente. Mia sorella, che faceva parte del coro, nel vedermi in lacrime mi diceva: - Se fosse possibile stare in chiesa coricati ti
ci porterei in braccio. - E piangeva pure lei. Per ero conformata alla volont del Signore. A poco a poco mi abituai al letto e la
nostalgia si spense. Per distrarmi, nei primi tempi, giocavo a carte con qualcuno o anche da sola. Mi spiace di non aver fin da
allora pensato come penso oggi: cio di vivere unita in spirito al mio Ges. Giunsi a fare voti per ottenere la guarigione; come me,
la mamma, la sorella, le cugine. Infine capii che il Signore mi voleva ammalata; perci non chiesi pi di guarire. Arrivai pi volte,
molto rassegnata, alle soglie della morte. Dalla medicina non ebbi altro sollievo che qualche iniezione di morfina.
La mia Mamma Celeste
Tutti gli anni celebravo il mese mariano. Preferivo cele-brarlo da sola: meditavo, cantavo, piangevo chiedendo alla Mamma celeste
di liberarmi da quella grande tribolazione che mi faceva soffrire tanto. Solevo cantare il Tantum ergo come se fossi stata in
11

chiesa. Non avendo Ges in casa n sacerdote che mi bene-dicesse, pregavo il Signore che lo facesse Lui dal cielo e dai suoi
tabernacoli. Momenti felici! Mi pareva piovessero su di me tutte le benedizioni e l'amore del Signore. Ed allora ab-bracciavo nel mio
cuore tutta la mia famiglia e le persone care. Nei primi anni della mia degenza, dalla casa del parroco mi portavano, all'inizio di
maggio, una statuetta del Cuore di Maria che, con rincrescimento, restituivo alla fine del mese. Fu cos che pensai al modo di
acquistarmene una, ma poich non ne avevo i mezzi, fui aiutata da varie persone. Un'amica mi don alcune pollastrelle che
Deolinda allev fino a che fe-cero le uova e le covarono; venduti i pulcini, comprai la sta-tuetta, la mensola e la campana di vetro.
Non so dire la gioia che provai nell'avere una Madonnina tutta mia: potevo con-templarla giorno e notte.
Se un giorno mi rivedrete per la strada...
Mi giunse notizia dei miracoli che avvenivano a Fatima. Nel 1928 varie persone della parrocchia andarono pellegrine alla Cova da
Iria; in quella occasione venne anche a me il desiderio di partire. Il medico ed il parroco non me lo consentirono, perch il viaggio
era lungo ed io non sopportavo neppure che mi toccassero il letto. Fui consigliata di chiedere ugualmente la guarigione e di andare
poi a Fatima in ringra-ziamento. Il medico diceva che se fosse avvenuto il miracolo, lo avrebbe testimoniato senza timore.
In quello stesso anno anche il parroco and alla Cova da Iria: mi port di l una corona del Rosario, una medaglietta ed il
Manuale del pellegrino ; consigliandomi una novena alla Madonna. Ne feci parecchie, cantando le lodi mariane stam-pate nel
libretto
A chi mi visitava solevo dire: - Se un giorno mi rive-drete per la strada e mi sentirete cantare, ditelo a tutti: Alexandrina che
ringrazia la Madonna. - Era la mia fiducia in Ges e Maria che mi faceva parlare cos. Tra me pensavo che se fossi guarita mi sarei
fatta suora, perch mi spaventava vivere nel mondo; che non sarei pi ritornata a rivedere la mia famiglia; che mi sarei fatta
missio-naria per battezzare tanti moretti e per salvare anime a Ges. Non avendo ottenuto la guarigione, compresi che mi illudevo
e quei miei desideri scomparvero per sempre. Cominciai a sen-tire ognor pi l'ansia di amare la sofferenza e di pensare sol-tanto a
Ges.
Mi offersi a Ges Sacramentato come vittima
Un giorno, mentre ero sola e pensavo a Ges nel taber-nacolo, Gli dissi: - Mio buon Ges, Tu sei imprigionato. Anch'io lo solo.
Siamo ambedue carcerati. Tu per il mio bene
ed io incatenata da Te. Tu sei Re e Signore di tutto. Io sono un verme della terra. Ti ho trascurato pensando alle cose del mondo
che sono perdizione per le anime, ma ora, pentita di cuore, voglio ci che Tu vuoi, voglio soffrire rassegnata. Non lasciarmi senza
la tua protezione. - Da parecchio tempo chiedevo al Signore amore alla soffe-renza e, senza sapere il modo, mi offersi a Lui come
vittima. Il Signore mi concesse questa grazia in misura tanto abbon-dante che oggi non cambierei la sofferenza con quanto esiste
nel mondo. Amante del dolore, ero contenta di offrire a Ges i miei patimenti. Mi preoccupava soltanto consolare Ges e salvargli
anime. Perdute le forze fisiche, abbandonai le distrazioni e, attra-verso la preghiera che mi dava un vero conforto, mi abituai a
vivere in intima unione col Signore. Quando le visite mi distraevano un poco, ne rimanevo spiacente per non aver pen-sato a
Ges. Per amore di Ges e della Mamma celeste mi abituai a fare piccoli sacrifici: rinunciare a guardarmi nello specchio; non
parlare per combattere la mia voglia di parlare e vice-versa; vegliare durante la notte per fare compagnia a Ges; non allontanare
le mosche che mi tormentavano, ecc.
Unita a Ges sacramentato attraverso Mammina
Facevo la Comunione sacramentale poche volte, ma vivevo unita a Ges il pi possibile. Per onorare Ges e la Mamma del cielo
scrissi su pezzi di carta ed immagini questa preghiera: - Ges, Ti amo con tutto il cuore. Abbi piet di questa povera ammalata.
Prendila con Te quando vuoi. Mio amato Ges, non dimenticarti di me, perch sono una grande pec-catrice. Mio caro Ges, vorrei
visitarti nei tuoi tabernacoli, ma non posso; la mia malattia mi lega al mio caro lettuccio. Sia fatta la tua volont. Ma concedimi
almeno che non passi un momento senza che io venga in spirito ai tuoi tabernacoli per dirti: mio Ges, voglio amarti, voglio
incendiarmi nella fiamma del tuo Amore, pregare per i peccatori e per le anime del purgatorio . - (1930).
Sulla copertina di un libretto scrissi nel maggio 1930: - Mia cara Mamma del cielo, vieni ai tabernacoli del tuo e mio Ges,
presentagli Tu le mie preghiere e rendi valide le mie suppliche. O rifugio dei peccatori, di' a Ges che vo-glio essere santa. Digli
inoltre che voglio molte sofferenze, ma che non mi lasci sola neppure un minuto. lo devo soltanto umiliarmi, perch nulla sono,
nulla posseggo, nulla valgo. Digli che Lo amo molto, ma che Lo voglio amare assai di pi. Voglio morire bruciata nell'amore tuo e di
Ges. S, digli mol-te cose di me, fagli tutte le mie richieste! Confido, confido in Te! O Maria, dammi il cielo! La mia preghiera dei mattino

12

Al mattino iniziavo le mie preghiere col segno di croce; quindi mi univo a Ges dicendo: - Cuore di Ges, per Te questo giorno. E vi aggiungevo: - Dammi la Tua benedizione! Voglio essere santa. - Poi chiedevo la benedizione alla Trinit santissima, alla
Madonna, a San Giuseppe e a tutti i Santi del cielo dicendo: - Con la vostra benedizione non avr timore di nulla. Sar santa come
ardentemente desidero. Quindi dicevo a Ges: - Mi unisco spiritualmente ora e per sempre a tutte le sante Messe che, giorno e notte, si celebrano sulla
terra. Ges, immolami ogni momento con Te sull'altare del Sacrificio, offrimi all'Eterno Padre secondo le tue stesse intenzioni. Rivolgendomi poi alla Mamma celeste, Le dicevo: - Ave, Maria, piena di grazia!... O Mammina, voglio essere santa; be-nedicimi e
chiedi a Ges di benedirmi! Mi consacravo a Lei cos: - Mammina, Ti consacro i miei occhi, il mio udito, la mia bocca, il mio cuore, la mia anima, la mia
verginit, la mia purezza. Accetta tutto, Mamma! Tu sei lo scrigno benedetto di ogni nostra ricchezza. Ti consacro il mio presente e
il mio futuro, la mia vita e la mia morte, tutto quanto daranno a me, tutte le preghiere e le offerte che faranno per me. Apri le tue
braccia e prendimi. Stringimi al tuo Cuore san-tissimo, coprimi col tuo manto; ricevimi come figlia amata e consacrami tutta a
Ges. Chiudimi per sempre nel suo Cuore divino e digli che Tu Lo aiuterai a crocifiggermi nel corpo e nell'anima. Fammi umile,
obbediente e casta nell'anima e nel corpo. Trasformami in amore; consumami nelle fiamme dell'amo-re di Ges...
Mammina, vieni con me a tutti i tabernacoli del mondo ove Ges abita sacramentalmente. Offrimi a Lui. Mammina, voglio formare
una roccia di amore davanti ad ogni sua dimora, perch nulla giunga a ferire il suo Cuore e rinnovi le sue Piaghe e la sua
Passione. Mammina, parla a Ges col mio cuore e le mie labbra; rendi pi fervorose le mie preghiere, pi valide le mie richieste.
Una trincea di amore a difesa dei tabernacoli
O mio Ges, io voglio che ogni mio dolore, ogni palpito del mio cuore, ogni mio respiro, ogni minuto secondo che tra-scorrer,
siano atti di amore per i tuoi tabernacoli.
Io voglio che ogni movimento dei miei piedi, mani, labbra, lingua, occhi, che ogni lacrima e sorriso, ogni allegria e tristezza, ogni
tribolazione e distrazione, ogni contrariet o dispiacere, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. Io voglio che ogni sillaba delle
orazioni che reciter o udir recitare, ogni parola che pronuncer o udir pronunciare, che legger o udir leggere, che scriver o
vedr scrivere, che canter o udir cantare, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. Io voglio che ogni bacio che dar alle tue
sante immagini, a quelle della tua e mia Madre, a quelle dei tuoi santi e sante, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Ges, io
voglio che ogni goccia di pioggia che viene dal cielo alla terra, che tutta l'acqua del mondo offerta goccia a goccia, che tutta l'arena
del mare e tutto ci che il mare contiene, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Ges, io Ti offro le foglie degli alberi, tutti i
frutti che possono avere, i fiori petalo per petalo, tutti i granelli di se-mente che sono nel mondo e tutto ci che vi nei giardini, nei
campi, nelle valli e nei monti, come atti di amore per i tuoi tabernacoli.
O Ges, Ti offro le penne degli uccelli e il loro canto, i peli e le voci di tutti gli animali,
come atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Ges, Ti offro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento, la neve, la luna e i suoi
raggi, il sole, l'oscurit, le stelle del firmamento, il mio dormire e il mio sognare, come atti di amore per i tuoi tabernacoli.
O Ges, Ti offro tutto quanto vi nel mondo, le grandezze, le ricchezze, i tesori, tutto quanto avviene in me, tutto quanto ho per
abitudine di offrirti, tutto quanto si possa immaginare, come atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Ges, accetta il cielo e la terra, il
mare, tutto ci che contengono come se tutto fosse mio e io potessi disporne, come atti di amore per i tuoi tabernacoli . Mentre
facevo queste offerte a Ges mi sentivo rapita, non so spiegare il modo ed allo stesso tempo sentivo un calore forte che pareva
bruciarmi. Mi pareva cosa strana perch era-no giornate di freddo e, meravigliata, osservavo se il mio corpo sudasse. Mi sentivo
abbracciata interiormente. Ci mi stan-cava assai
Un programma di vita
Mi pare che sia stato in una di queste occasioni che io sentii la seguente ispirazione del Signore: Soffrire, amare, riparare
Ricordo che molte volte domandavo al Signore: - O mio Ges, cosa vuoi che io faccia? - E ogni volta non sentivo se non queste
parole: soffrire, amare, riparare.

1933

13

Come Ges mi mand il mio direttore spirituale


Ignoravo che cosa fosse un direttore spirituale: chi guidava la mia anima era il parroco.
Mia sorella, in un ritiro delle Figlie di Maria 1931, chiese per s la direzione spirituale al predicatore, padre Mariano Pinho. Questi,
avuto notizia di me e della mia malattia, chiese le mie preghiere con la promessa di ricambiarle. Ogni tanto mi man-dava una
immaginetta. Due anni dopo, avendo saputo che egli era ammalato, mi commossi fino al pianto; non so perch. Mia sorella,
meravi-gliata, mi domand perch piangessi, dal momento che non lo conoscevo. Le risposi: - Piango perch mio amico ed io lo
sono di lui. - Il 16 agosto 1933 padre Pinho venne nella nostra parrocchia a predicare un triduo in onore del Cuore di Ges ed in
quella occasione lo ottenni per mio direttore spirituale.
Non gli parlai delle mie offerte ai tabernacoli, del calore che provavo, della forza che mi alzava e neppure delle parole che io
interpretavo come una semplice ispirazione di Ges.
Soltanto alcuni mesi dopo io misi al corrente il padre circa le parole di Ges. Non dissi altro perch non comprendevo nulla delle
cose del Signore. Il padre non mi conferm che erano parole di Ges; tut-tavia io continuai a vivere sempre unita al Signore: giorno
e notte erano i tabernacoli la mia dimora prediletta... Soltanto nell'agosto 1934 mi proposi di aprire la mia co-scienza al padre,
venuto a Balasar per un ciclo di prediche. Subentr per in me il forte timore che egli, una volta a cono-scenza della mia vita, non
avrebbe pi voluto continuare a dirigermi. Mentre vivevo in quell'ansia, Ges mi disse: - Obbedisci in tutto: non l'hai scelto tu; te
l'ho mandato Io. - Quando il padre mi domand in quale modo avevo udito le suddette parole, non mi spieg se fossero o no
parole di Ges. Alcuni giorni dopo mia sorella, avendo notato che io im-piegavo molto tempo nella preghiera, mi domand cosa
mai dicessi. Le spiegai come occupavo quel tempo e che cosa sen-tivo, aggiungendo che certamente erano la fede ed il fervore
con cui recitavo tutte le mie preghiere ad assorbirmi tanto. Deolinda fu d'accordo e mi preg di dirle tutto per potersi infervorare lei
pure.
Prima Messa nella mia cameretta
... Nella sua lettera mi domandava se gradirei la Messa. Gi da tempo la desidero. Quando lei venne per il triduo ne parlai a mia
sorella; ma per timidezza e per non chiederle il sacrificio di predicare a digiuno, il che ci dispiaceva, non osam-mo proporglielo.
Ora, se ci fosse possibile, ne proveremmo gioia cos grande da non saper dire. Per ci pesa il sacrificio che dovr fare nel venire
qui a digiuno e con tanto freddo (lettera a p. Pinho, 6-11-1933). Il 20 novembre 1933 ebbi la grazia della prima Messa nella mia
cameretta.
Perdita dei beni
Il Signore aument le sue tenerezze, ma anche il peso della mia croce. Sia per benedetto per la grazia sua che non mi lasci mai
mancare. In quell'epoca incominciammo a soffrire assai per la perdita dei nostri beni. E vero che non sentivo pi nessun
attaccamento a nulla, ma soffrivo amaramente nel vedere che quanto possedevamo non bastava a pagare i debiti di cui mia madre
si era fatta mallevadrice.
Si preferiva rimanere senza un centesimo finch non si fosse pagato tutto. Mi mancava spesso l'alimento conveniente: mi nutrivo
soltanto di ci che avevamo, con danno della salute. Soffrivo in silenzio ed i familiari pensavano che quel cibo fosse di mio
gradimento; nulla chiedevo per non rattristarli. Se mi donavano qualche buon boccone, lo cedevo a mia sorella assai malaticcia,
pensando: - Io sono incurabile, mentre lei pu migliorare. - Si giunse a mangiare la minestra senza condi-mento, perch non
dicevamo a nessuno le nostre ristrettezze. Versai in segreto molte lacrime, sfogandomi con Ges e la Mamma celeste; ma proprio
queste lacrime mi unirono di pi a Ges e a Mammina e rafforzarono la mia fiducia in Loro. Questa situazione dur sei anni,
durante i quali cercai di essere di conforto ai miei cari. Alla mamma, che sovente singhiozzava, consigliavo di avere fiducia in Ges
che volle es-sere povero. Nel mio intimo mi rallegravo di assomigliargli. Pregavo Ges di aiutarci e, nella Comunione, Gli dicevo: Tu ci hai consigliato di chiedere, di bussare per essere ascol-tati: io chiedo, io busso e sar accontentata. Non Ti chiedo onori,
grandezze n ricchezze, ma che ci lasci almeno la no-stra piccola casa finch la mamma e la sorella vivranno in modo che
Deolinda possa raccogliere i fiori per il Tuo altare della chiesa. O Ges, tutti i fiori sono per Te. Ges! Vieni in nostro soccorso!
Stiamo per affondare... Porta questa notizia lontano a chi ci possa aiutare. Non scelgo nulla perch non so. Confido in Te! In casa nostra era scomparsa la gioia e ci mancavano le cose indispensabili. Per non mi manc mai la conformit alla volont di
Dio; avevo fiducia cieca in Lui.
ben vero: la fiducia non mai troppa... La mia preghiera fu ascoltata. Fu da lontano, molto lon-tano, che una signora venne a
sanare la nostra situazione; se non la san del tutto, fu per causa della mia timidezza: non dissi la somma precisa del nostro
debito. Forse Ges lo permise per prolungare la mia sofferenza. Ci fu consegnato il necessario per salvare la nostra casa che
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doveva essere messa all'asta. Ho pianto di confusione e di gioia. Non so dire la sod-disfazione dei miei quando ebbero in mano
quella somma, dopo tante e cos gravi afflizioni. Sia benedetto Ges! Soltanto con Lui si poteva vincere.

1934
Come esprimevo il mio amore a Ges e a Mammina
- O mia Mammina del cielo, ecco qui ai tuoi santissimi piedi un'anima che desidera tanto amarti. O mia amabile Si-gnora, io voglio
vivere di un amore tale che sia capace di tutto soffrire solo per te e per il mio caro Ges: s, per il mio Ges che il tutto della mia
anima. Egli la luce che mi illumina, il pane che mi alimenta; il mio cammino, l'unico che vo-glio seguire... - - O Ges, quale
compagnia migliore posso io avere in questo letto di dolore se non la Tua presenza sempre continua in me, che voglio vivere solo
per Te? O Ges, Tu sai bene quali sono i miei desideri: stare sempre nei tuoi tabernacoli, non allontanarmi da essi neppure un
momento. Dammi la forza, o buon Ges, perch io sappia fare cos. - - O mio Ges, io sono qui ammalata e non posso venire a
visitarti nelle tue chiese, ma sto compiendo la missione che Tu mi hai destinato: sia fatta la tua santissima volont in tutte le
cose!... Poich io non posso venire, Ti mando il mio cuore, la mia intelligenza per apprendere tutte le tue lezioni, il pen-siero
perch io pensi solo a Te, il mio amore, perch io ami solo Te, cerchi solo Te, sospiri solo per Te; solo Te, mio Ges, in tutto e per
tutto... Ti invio tutto quanto ho che ti possa piacere e farti com-pagnia nel tuo tabernacolo di amore... Vorrei stare in tua presenza
giorno e notte, ad ogni ora, unita a Te e non lasciarti mai, o Ges, solo nei tabernacoli! Neppure per un momento vorrei
assentarmi; vorrei darti tutto ci che possiedo e che Ti appartiene interamente: il mio cuore, il mio corpo con tutto ci che sente.
tutta la mia ricchezza. Era la Voce del Signore
Fu nel settembre 1934 che io mi persuasi pienamente essere stata la Voce del Signore [a pronunciare quelle parole: soffri-re,
amare, riparare ] e non un mio slancio spirituale a sug-gerirmele. Fu allora che Egli mi chiese, parlando cos: - Dammi le tue
mani: le voglio crocifiggere; dammi i tuoi piedi: li voglio inchiodare con Me; dammi il tuo capo: lo voglio coronare di spine come
fe-cero a Me; dammi il tuo cuore: lo voglio trapassare con la lancia co-me trapassarono il mio; consacrami tutto il tuo corpo, offriti
tutta a Me. - Mi chiese questo due volte [il 6 e 1'8 settembre]. Non so esprimere il mio tormento, perch non potevo scri-vere e non
volevo dir nulla a mia sorella, ma non volevo neppure tacere, perch capivo di non fare, tacendo, la volont di Dio: dovevo dire
tutto al direttore spirituale. Mi decisi a fare il sacrificio e chiesi a Deolinda di scrivere quanto le avrei dettato. Lo abbiamo fatto
senza scambiarci uno sguardo. Scritta la lettera, mor tutto in noi e non se ne parl mai pi. Se fino allora ogni lettera del direttore
mi aveva portato gioia, da quel momento non provai pi consolazione: vivevo nel terrore che mi trattasse male e mi dicesse che
quanto av-veniva in me era falsit. Avevo ceduto all'invito del Signore, ma pensavo che i sa-crifici che mi avrebbe chiesto
sarebbero stati soltanto le soffe-renze portate dalla malattia, anche se maggiori; non mi era passato per la mente che mi avrebbe
chiesto di soffrire per fe-nomeni singolari. Il direttore mi obblig a scrivere tutto e per due anni e mezzo non mi disse mai che erano
cose di Dio. Questo suo silenzio mi fece soffrire assai.
Visite di Ges
In quell'epoca Ges mi appariva e mi parlava sovente. La consolazione spirituale era grande e le sofferenze non mi co-stavano. In
tutto sentivo amore per il mio Ges e sentivo che Egli mi amava, poich ricevevo abbondanti tenerezze. Cercavo il silenzio. Oh,
come mi sentivo bene nel raccoglimento e molto unita a Lui! Ges si confidava con me. Mi diceva cose tristi, ma il conforto e
l'amore che mi dava addolcivano i suoi la-menti. Passavo notti e notti senza dormire, a conversare con Lui in contemplazione di ci
che mi mostrava. Talvolta vidi Ges come giardiniere che coltivava dei fiori innaffiandoli ecc.; passeggiava in mezzo ad essi
mostrandomene le variet. Altre volte mi apparve per presentarmi il suo Cuore con raggi abbaglianti. Una volta vidi anche
Mammina con il Bambino Ges in braccio e altre volte come Immacolata: quan-to era bella! Quanto volevo amare solamente Lei e
Ges! Stavo bene soltanto con Loro.
[Ecco alcuni frammenti di comunicazioni avute da Ges in quel tempo di grazia, ricavate da lettere inviate a p. Pinho]. ... Ges mi
invit ai tabernacoli abbandonati perch con-dividessi la sua tristezza e riparassi a tanto abbandono. Mi disse che Lo lasciano solo
e che vivono come se Lui non fosse pre-sente. Perfino i sacerdoti cui ha dato il potere di trasformare il pane nel suo Corpo divino perfino loro - Lo dimenticano e Lo offendono... (lettera a p. Pinho, 14-9-1934). ... - Avvisa il tuo direttore che esigo si predichi e
pro-paghi la devozione ai tabernacoli, ed ancor pi: che si accenda nelle anime. Non sono rimasto sugli altari per amore soltanto di
quelli che mi amano, ma per tutti; anche lavorando mi pos-sono consolare. Non negarmi sofferenze e sacrifici per i peccatori. La
giu-stizia di Dio pesa su di loro. Tu puoi soccorrerli. Prega per i sacerdoti: sono operai della mia vigna; la mes-se dipende da loro...
Io scelgo i deboli per renderli forti. Sotto le loro debolezze lo nascondo il mio potere, il mio amore e la mia gloria. Dimen-tica il
mondo e dnati a Me. Abbandnati sulle mie braccia: Io sceglier i tuoi sentieri. - ... (lettera a p. Pinho, 27-9-1934). ... - Ti ho
scelta per Me. Corrispondi al mio amore. Voglio essere il tuo Sposo, il tuo Amato, il tuo tutto. Ti ha scelta pure per la felicit di
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molte anime. Sei il mio tempio, tempio della Santissima Trinit. Tutte le anime in grazia lo sono, ma tu in modo speciale. Sei un
sacrario scelto da Me per abi-tarvi e riposare. Voglio saziare la tua sete per il mio Sacra-mento di amore. Sei un canale ove
passeranno le grazie che Io voglio di-stribuire alle anime e attraverso il quale le anime verranno a Me. Mi servo di te perch molte
anime vengano a Me: per mezzo tuo, molte anime saranno stimolate ad amarmi nella santissima Eucarestia... - (lettera a p.
Pinho, 4-10-1934). ... - Ascolta, figlia mia, il tuo Ges. Sono con te per arricchirti dei miei tesori divini. Quanto ti amo! Ti ho scelta
per mia dimora. Sto preparandoti come desidero. Vivi solo per Me. Amami molto. Pensa soltanto a Me. E poich ti offri tanto
generosamente come vittima per i peccatori del mondo, porr in te quasi un canale per distribuire grazie alle anime colpevoli di
ogni qualit di crimini. Cos ne porterai a Me un gran nu-mero... - Contemporaneamente non so cosa sentii in me, non lo so
spiegare: sentivo un peso tanto tanto grande. Mi pareva so-prattutto che il mio cuore diventasse cos grande da sembrarmi il
mondo... (lettera a p. Pinho, 11-10-1934).
... Erano quasi due giorni che Ges non mi parlava. Piansi per il dubbio di essere nell'inganno. Quando mi rasserenai un poco,
feci la Comunione spirituale. Il mio buon Ges mi parl cos: - Quanto ti amo! Quando ti senti fredda, sono Io a infondere sempre
pi in te il mio amore. Quando non ti parlo, per infonderti maggiormente la fiducia in Me. Non ti avevo detto che non ti avrei
abbandonata e non mi sarei allontanato da te? Ti amo tanto! Vieni alla mia scuola; impara dal tuo Ges ad amare il silenzio,
l'umilt, l'obbedienza e l'abbandono. Vieni ai miei tabernacoli... Prstrati davanti a Me per chiedermi perdono del tuo
scoraggiamento e della tua sfiducia. (lettera a p. Pinho; 15-10-1934). ... Ges mi disse che, come Lui fedele nell'abitare in me
per consolarmi, cos io devo essergli fedele nell'abitare in spirito nei suoi tabernacoli per consolarlo ed amarlo; che gli dessi il mio
corpo per essere vittima; che migliaia di vittime sarebbero poche per riparare tanti peccati e crimini del mondo... (lettera a p.
Pinho, 1-11-1934).

1935
Assetata di maggior sofferenza - Giuramento di amore
Volevo fare tutto per amore verso di Loro [Ges e Maria) e, per provare che Li amavo, alcune volte facevo delle palline di cera che
legavo a una punta di un fazzolettino e con esse battevo sul mio corpo scegliendo i posti che mi facevano sof-frire di pi, come le
ginocchia, le ossa, lasciando il mio corpo bluastro per i colpi. Altre volte legavo la treccia dei capelli alle sbarre della testata del
letto e tiravo in avanti il capo con tutta la forza per potere cos soffrire di pi. In un pomeriggio di domenica provai tante ansie di
amore per Ges da non poterle contenere. Sospiravo di trovarmi sola. Finalmente tutti i miei decisero, anche se titubanti, di andare
in chiesa. Appena usciti, potei mostrare a Ges quanto l'amavo. Presa la spilla con cui tenevo appese le mie medaglie, la
con-ficcai nel mio petto; non vedendo sangue, la affondai di pi nelle carni, ne contorsi le fibre finch ne sprizz il sangue. Vi intinsi
la penna e scrissi sul retro di una immagine:
- Col mio sangue Ti giuro di amarti molto, mio Ges.. Sia tale il mio amore che io muoia abbracciata alla croce! Ti amo e muoio per
Te, mio caro Ges. Voglio abitare nei tuoi tabernacoli. - (Balasar, 14-10-1934).
Subito dopo sentii tanta ripugnanza ed afflizione da voler strappare quella immagine. Non so cosa me lo imped. Questa prova di
amore non mi diede nessuna consolazione.
Quando rientr mia sorella ero immersa in una grande in-quietudine. Non le dissi ci che avevo fatto, ma le mostrai l'immagine.
Ella esclam: - Birichina che sei! Che ne dir p. Pinho? - Mi difesi dicendo: - Non gli dir nulla! - Invece gli narrai tutto ed egli: - Chi
ti ha dato questo per-messo? - Risposi di ignorare che fosse necessario il permesso. Egli mi proib allora di fare cose del genere.
... - Non tardate a far conoscere quanto Io ho detto circa l'Eucarestia: non vi altra medicina. da Essa che na-scono i parafulmini
per allontanare la giustizia divina... - (lettera a p. Pinho, 4-7-1935).
Fioretti di maggio
Nel mese di maggio 1935, desiderosa di consolare Mammina e di soffrire per Lei, pensai di scrivere su pezzettini di carta dei
pensieri, uno per ogni giorno del mese. Ogni mattina ne sorteggiavo uno e mi sforzavo di vivere la giornata secondo quanto stava
scritto. Questo, solo allo scopo di consolare Ges per mezzo di Maria. Nel maggio 1936, gi senza forze, non potendo scrivere e
desiderando dare la stessa prova d'amore dell'anno precedente a Ges e a Mammina, chiesi a mia sorella di scrivere i seguenti
fioretti su bigliettini da sorteggiare giornalmente, soffrendo ed amando secondo le intenzioni scritte. Il 31 maggio 1936 scrissi cos:
Mammina, io vengo umil-mente ai tuoi piedi per deporre i fiori spirituali raccolti durante il mese. Sono confusa: che povert! In
quale stato te li con-segno! Sono tanto appassiti e tanto sfogliati! Ma Tu, o carissima Mamma celeste, puoi trasformarli, rinverdirli,
ravvivarli per portare con essi consolazione e profumi a Ges, in mia vece. Parlagli delle mie pene e delle mie afflizioni.

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... Cara Mammina, in questo ultimo giorno del tuo mese benedetto, come congedo, poich non ho nulla da darti, ti do tutto il mio
corpo e ti prego di custodirlo e di tenermi nelle tue santissime braccia come tua figlia carissima .
Ges chiede la consacrazione del mondo a Maria
... Il giorno 30 u.s. [luglio 1935], dopo la santa Comu-nione, udii Ges dirmi:
- Per l'amore che tu hai verso la mia Madre santissima, comunica al tuo padre spirituale la seguente mia richiesta: ogni anno si
faccia un atto di consacrazione del mondo a Lei, in un giorno prefissato e si chieda alla Vergine senza macchia di confondere gli
impuri affinch cambino vita e non mi of-fendano. Come ho chiesto a Margherita Maria la consacrazione del mondo al mio Cuore
divino, cos chiedo a te che lo si consacri a Lei con una festa solenne
Lampada dei tabernacoli. Vittima per la consacrazione del mondo
O mio caro Ges, io mi unisco spiritualmente in questo momento e da questo momento per sempre a tutte le sante Ostie della
terra, in ogni luogo ove abiti sacramentato; voglio pas-sarvi tutti i momenti della mia vita, costantemente, di giorno e di notte;
allegra o triste, sola o in compagnia, sempre a con-solarti, ad adorarti, ad amarti, a lodarti, a glorificarti! O mio Ges, io vorrei che
tanti atti del mio amore cadessero su di Te costantemente di giorno e di notte come la pioggia fine fine cade dal cielo sulla terra in
una giornata d'inverno. Non vorrei atti d'amore solo miei, ma di tutti i cuori, di tutte le creature del mondo intero! Oh! Come Ti vorrei
amare e vedere amato, da tutti! Tu vedi, o Ges, i miei desideri: accettali gi come se io Ti amassi. O Ges, non rimanga nel
mondo neppure un solo luogo ove Tu abiti sacramentato, senza che oggi e, da oggi per sempre, in ciascun momento della mia vita
io stia l sem-pre a dire: - Ges, amo Te! Ges, io sono tutta tua! Sono la tua vittima, la vittima della Eucarestia, la piccola
lampada delle tue prigioni d'amore, la sentinella dei tuoi tabernacoli! O Ges, io voglio essere vittima per i sacerdoti, i peccatori, la
mia famiglia, vittima per tuo amore, per la tua santissima Passione, i dolori di Mammina, il tuo Cuore, la tua santa Vo-lont, vittima
per il mondo intero! Vittima per la pace, vittima per la consacrazione del mondo a Mammina! - .
Morte mistica Nel 1935 il Signore mi avvis che sarei morta all'inizio del giorno della festa della SS. Trinit del 1936 [7 giugno].
Poich non conoscevo altra morte, pensavo di lasciare questo mondo e di partire per l'eternit. In questo periodo ebbi molte
consolazioni spirituali. Quan-to pi si avvicinava il giorno della SS. Trinit, tanto pi cre-sceva la mia gioia: sarei andata a
trascorrere in cielo la festa dei miei tanto cari Amori, come io chiamavo il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. I dolori del mio corpo
andavano aumentando e tutto dava segno della mia dipartita. Due giorni prima il Signore mi af-ferm che sarei morta fra le 3 e le
3,50 del mattino e mi disse di mandare a chiamare il mio direttore. Cos feci. Egli arriv verso sera e rimase presso il mio letto
durante la notte. Mi prepar a morire, fece con me un atto di completa rassegnazione e conformit alla volont di Dio. Chiesi
perdono a tutta la famiglia e dalla gioia cantai cos:
Feliz, oh! Feliz Se eu tal conseguia Morrer a cantar O nome de Maria!
Feliz quem mil vezes Na longa agonia Com amor repete O nome de Maria.
Poi fui presa da una afflizione crescente. All'ora fissata non so cosa provai; cessai di udire quanto accadeva attorno a me. Il mio
padre spirituale ed i familiari recitarono le preghiere dell'agonia, accesero una candela benedetta e me la tennero in mano, ma io
gi non avevo coscienza di nulla. Stetti cos un po' di tempo. Mi giudicavano morta e piangevano per me. Improvvisamente
cominciai ad udire i loro pianti, ripresi a respirare e, a poco a poco, mi rianimai, ma rimasi ancora in tale stato di depressione che
pensavo: - Voi continuate a pian-gere e io continuo a morire. - Attendevo sempre di comparire alla presenza di Dio. Non avevo
pena di lasciare il mondo e i miei cari.
Ad un certo punto, vedendo che mi riprendevo e che non si avveravano le parole di Ges, fui invasa da una tristezza
inimmaginabile, oppressa da un peso schiacciante. Il mio direttore dovette partire senza potermi rivolgere una parola di conforto.
Passai la festa della SS. Trinit come una moribonda; dentro di me tutto era morte. Le lacrime mi scor-revano abbondanti. Mi
assalivano dubbi insopportabili: mi ero ingannata circa la morte, quindi anche su tutto quanto Ges mi aveva detto fino a quel
giorno. Nei successivi due giorni mi pareva che tutto il mondo fosse morto. Non c'era sole, n luna, n giorno, per me. Il mio
vi-vere era quasi insopportabile.
Si avvicinavano a me Deolinda e Sozinha e mi dicevano: - Perch non parli? Perch non ci sorridi? - E io rispondevo: Lasciatemi sola! Non sono pi la stessa. Non mi vedrete pi sorridere. Non vi sar pi sole capace di illuminarmi. - E piangevo.
Sprofondata nel pi grande dolore, nella pi triste amarezza parlavo in modo tale che loro non sapevano cosa dirmi. Stavano
combinando di andare dal mio direttore, quando all'improvviso arriv il padre Oliveira Dias, mandato da lui a confortare la mia
anima. Il buon padre mi spieg il mio caso, raccontandomi fatti uguali avvenuti nella vita di alcuni santi. Venni cos a sapere che si
trattava della morte mistica, di cui non avevo mai udito parlare. Ebbi l'impressione che fosse un angelo venuto dal cielo a calmare
la tempesta della mia anima. Continuai tuttavia a vivere tribolata. Mi sembrava che anche Ges fosse morto, poich per alcuni
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mesi non udii pi la sua Voce. Quando aumentava l'a-gonia dell'anima riandavo ai fatti raccontati dal p. Oliveira Dias e prendevo
un po' di coraggio da ci che mi diceva il mio padre spirituale.

1936
Ancora sulla consacrazione del mondo a Maria. Primo intervento della Santa Sede
... Un giorno Ges mi disse: - Ascolta questi miei divini desideri: di', figlia mia, al tuo direttore spirituale di far sapere ovunque che
questo flagello un castigo, l'ira di Dio. Ca-stigo per richiamare: voglio salvare tutti. Sono morto per tutti. Non voglio essere
offeso e lo sono tanto, nella Spagna e in tutto il mondo! E grande il pericolo che si spargano ovunque questi atti di barbarie. E ora
ti dir come dovr essere fatta la consacrazione del mondo alla Madre degli uomini e Madre mia santissima: prima, dal Santo
Padre a Roma, poi, dai sacerdoti in tutte le chiese; sar invocata come Regina del cielo e della terra, Signora della vittoria. Se il
mondo corrotto si convertir e cambier strada, Ella regner e per mezzo suo si otterr la vittoria. Non temere, figlia: i miei desideri
si realizzeranno. - ... (lettera a p. Pinho, 10-9-1936).
Il 31 maggio 1937 ebbi la visita di p. Duro: era stato inviato dalla S. Sede per esaminare la questione della consa-crazione del
mondo alla Madonna. Io desideravo tanto vivere nascosta, senza che alcuno sapesse quanto avveniva in me! Tale padre
consegn un biglietto del mio direttore a Deolinda, pre-gandola di leggermelo. Diceva cos: - Presento il padre Duro; gli parli
liberamente e risponda alle sue domande. - Rimasi afflitta e chiesi a mia sorella cosa potevo dirgli, perch non sapevo che fossero
necessari interrogatori in casi del genere. Deolinda mi incoraggi suggerendomi: - Dirai ci che il Si-gnore ti ispirer. - Mi sorprese
come, senza esitazione, risposi alle sue domande quando mi domand circa le comunicazioni di Ges. Mi rac-comand di esporgli
soltanto le cose principali per non stan-carmi. Gli affermai che non sapevo quali fossero le cose prin-cipali. Ed egli: - Questo mi
piace. - E mi parl della con-sacrazione del mondo alla Madonna. Dopo varie domande ag-giunse in bel modo: - Non si sbaglier?
- A queste parole mi ricordai del mio inganno circa la mia morte e pensai: - Questo in mio sfavore, glielo racconto. - Risposi: Una volta mi ingannai. - E raccontai ci che era avvenuto nel giorno della SS. Trinit del 1936. Il padre non mi disse se mi ero
sbagliata e comment: - Queste cose costano molto, nev-vero? - Risposi: - Costano e mi lasciano triste. - E co-minciai a piangere.
Infine si raccomand alle mie preghiere e promise di ricor-darmi nella santa Messa. Si inginocchi e recit tre Ave ed alcune
giaculatorie. Poi si conged. Piansi molto e rimasi triste e tormentata, perch si era ve-nuto a sapere ci che per tanto tempo si era
svolto nell'intimit della mia famiglia.
Scrissi subito al mio direttore spirituale raccontandogli tutto.
Egli mi rispose immediatamente rasserenandomi e dicendomi che tutto era per la gloria del Signore. Ges mi ha detto ancora: Figlia mia, ti ho scelta per cose sublimi. Mi sono servito di te per comunicare al Papa il mio desiderio che si consacri il mondo alla
Madre mia san-tissima. Voglio che sia onorata come Me perch mia madre. Voglio che il mondo conosca il Suo potere presso il
trono di Dio...
Ti ho scelta per essere la mia crocifissa... un dono mio... La sofferenza del tuo corpo, della tua anima dolorosa, schiacciante.
Ma in cielo, ove ti attendo, ne avrai la ricom-pensa. (lettera a p. Pinho, 1-11-1937).
... - Verr a prenderti, ma non prima della consacra-zione del mondo alla mia Madre santissima che per mezzo tuo sar
onorata... Il Papa ritarda ma verr il giorno della con-sacrazione. Ci che mio vince sempre, per quanto grandi siano le difficolt.
- ... (lettera a p. Pinho, 22-11-1937).
... - Il mondo sospeso per un filo leggerissimo. O il Papa si decide a consacrarlo o il mondo sar castigato (lettera a p. Pinho,
20-1-1939).
... - Il Cuore della mia Madre benedetta ferito dalle bestemmie contro di Lei. Quanto ferisce il suo Cuore ferisce il mio; ci che
ferisce il mio ferisce il suo, talmente sono uniti i nostri Cuori. per questo che la consacrazione del mondo Le dar molto onore e
gloria: saranno umiliate e vinte quelle lingue maledette e impure che l'hanno bestemmiata. - (let-tera a p. Pinho, 2-12-1939).
... - Di' al tuo direttore di avvisare il Papa che se vuole salvare il mondo affretti l'ora della sua consacrazione alla Madre mia. La
ponga a capo della battaglia e La proclami regina della vittoria e messaggera di pace Il mondo avr molte sofferenze, perch la
malizia umana ha raggiunto il culmine con i suoi crimini... Povero mondo, se non avr come guida la regina del cielo! Povero
mondo se Ella non interceder presso Dio! (lettera a p. Pinho, 2-5-1940).
... - Di' al Papa che Ges insiste, chiede e ordina di consacrare il mondo alla Madre sua. Che lo consacri in fretta se vuole che la
guerra finisca, in fretta se vuole che il mondo abbia pace. - ... (lettera a p. Pinho, 5-4-1941).
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Una visione
Verso la fine del 1936, una notte, mi si present a piccola distanza un prato molto verde e fiorito. I fiori erano gigli. Quanti erano! E
tanto perfetti! Fra questi pascolava un gregge di molte pecorelle. Il pastore era Ges, in grandezza naturale, molto bello, col
bastone in mano. Mi avvicinai al prato; quando stavo per entrarvi, tutto si trasform in una strada arida. Camminai per un pendio
molto faticoso da salire; in cima al monte dovetti percorrere un sen-tiero che faceva paura: tutto rovi e spine. Alla mia sinistra udivo
il belato di pecorelle. Avrei voluto avvicinarmi per vedere la causa dei loro gemiti, ma un dirupo profondo e oscuro mi impediva
perfino di vederle. Sentivo che soffrivano molto. Con-tinuai a camminare lungo quel sentiero e pi in alto, a destra, udii ancora dei
gemiti; da questa altezza vidi il motivo di tanta sofferenza: vi era una pecorella dalla lana bianca, ma molto sporca, caduta e
impigliata tra lunghe e acute spine. Capii subito che i suoi gemiti non erano di nostalgia per la madre, perch era gi grandicella.
Nel vederla in quello stato sentii tanta pena che mi avvicinai e, con tutto l'amore, pazientemente la liberai dalle spine. Appena
libera, la visione scomparve.
Non la dimenticai pi, perch mi rimase stampata nella memoria e nell'anima.
Una forte crisi di nausea
Verso la fine di aprile del 1937 ebbi una grande crisi [fisica] che mi port sull'orlo della tomba: vomiti da non finire; non trattenevo
nulla nello stomaco. I primi giorni rimasi in una profonda prostrazione. Non riconoscevo le persone. Non avevo n fame n sete. Il
parroco mi lesse tre volte le preghiere degli agonizzanti, ma ricordo ben poco. Udivo che si piangeva, ma non pensavo alla morte.
Da un anno ricevevo giornalmente la Comunione, mentre prima, con mio grande dispiacere, la ricevevo poche volte al mese. Non
so perch, ma forse fu il Signore che ispir il parroco a portarmi Ges tutti i giorni. Io chiedevo questa grazia che fu la mia pi
grande gioia. In questo periodo di vomiti, un giorno vidi entrare il par-roco in camera mia. Riconosciutolo, gli dissi: - Vorrei rice-vere
Ges. - Mi rispose: - S, mia cara, vado a prendere una particola da consacrare: se non la rigetterai, ti porter Ges. - Cos fece.
Ma appena inghiottita, la vomitai. Il par-roco era del parere di non darmi la Comunione, ma qualcuno gli disse: - Signor parroco,
un'ostia da consacrare non Ges! - Allora si decise a darmi la Comunione e la ritenni. Non tralasciai mai pi di riceverla. Quante
volte entr il parroco ed io ero in crisi di vomito! Ma, appena ricevuto Ges, cessava la nausea e non ritornava se non dopo una
mezz'ora dalla Comunione. Fu il motivo che indusse il parroco a non temere di darmi Ges.
La crisi dur parecchio tempo e per 17 giorni non potei inghiottire nulla: la mia medicina fu Ges. Io dicevo: - Muoio di fame e di
sete - perch dopo i primi giorni sentivo una sete bruciante e un grande bisogno di alimentarmi. Quando migliorai, la mia maggior
pena mi veniva dal pensare che, se fossi morta durante quella crisi, non avrei avuto perfetta co-scienza della morte. Infelice chi
paralitico!
Durante le funzioni del mese di maggio in parrocchia ri-manevo sola in casa. Per fare le mie orazioni accendevo alcune candeline
con una canna. Un giorno cadde un moccolo che produsse tosto una fiamma la quale poteva appiccarsi alle to-vagliette della
mensola o fare spaccare la campana di vetro. Volevo spegnerla con la canna stessa, ma non ci riuscivo; quando stavo per far
cadere a terra il candeliere, tutto si spense.
Che afflizione nel non potermi muovere ed impedire che quella piccola fiamma causasse la distruzione della nostra casa! Un altro
giorno in cui dovetti restare sola per un po' di tempo presi un grande spavento. Entr una vicina per chiedermi se abbisognavo di
qualcosa. Quando se ne and lasci aperta la porta della veranda e poco dopo la nostra capretta ne approfitt per entrare. Si
incammin verso la sala dove avevamo i vasi dei fiori e dei sempreverdi con cui adornavamo gli altari della chiesa in occasione di
feste. La chiamai: mi guard ma non venne. Le buttai un pezzo di mela ma non la mangi, gliene mostrai un altro boccone e
continuai a chiamarla finch mi si avvicin; la afferrai, le diedi la mela e me la tenni stretta quasi due ore, un po' con ca-rezze e un
po' con qualche schiaffetto. Quando giunse mia sorella si meravigli che io avessi potuto fare quello sforzo. Ringraziai Ges per
aver potuto evitare, bench paralizzata, il dispiacere di vedere i nostri fiori distrutti. Poco tempo dopo ebbi una prova pi dolorosa.
Mia sorella era fuori paese e mia mamma al mercato. Io rimasi con la ragazza incaricata da mia madre di prestarmi i servizi fino al
suo ritorno. Nonostante i suoi vent'anni prefer andarsene anzitempo. Mentre usciva le dissi: - Se vuoi pro-prio andartene, fallo
pure. Al loro ritorno mi troveranno qui, viva o morta. - Appena uscita la ragazza, si avvicinarono alcuni gattini che, dopo vari
tentativi, riuscirono a saltare sul mio letto. Siccome non li volevo, li obbligai a scendere. Alcuni minuti dopo udii che uno cadde in
una bacinella d'acqua e mor affogato dopo aver miagolato molto, lottando con la morte; anche la madre miagolava. Non riuscii a
dominarmi e incominciai a piangere dicendo: - O Mamma celeste, fa' che arrivi qualcuno a salvarlo. - E invocai vari santi.
Tra me pensavo: - Infelice chi paralitico! - Entrarono per caso due persone che nel vedermi singhioz-zare si impressionarono.
Non piangevo per impazienza ma per la pena delle bestioline. Il comportamento della ragazza dispiacque alla mamma e alla
sorella; ma la perdonarono come la perdonai io. Siccome amavo la solitudine, specie di domenica, quando in chiesa si faceva
l'adorazione al Santissimo, pregavo i miei di andarvi per lasciarmi sola con Ges. Una volta, appena usciti, messami a pregare,
19

udii qualcuno che, aperto il portone verso strada, saliva la scala dicendo ad alta voce: - Aprimi la porta. - Dalla voce riconobbi chi
era: mi spaventai. Che sarebbe avvenuto mai se fosse entrato? Piena di fiducia strinsi nelle mani il mio Rosario mentre quel tizio
continuava a spingere con forza la porta. Quantunque non fosse chiusa a chiave, non riusc ad aprirla. Preoccupata di cosa avrei
detto e molto spaurita, non riuscivo neppure a respirare. Siccome non ottenne di aprire, se ne and e mi lasci in pace. Attribuii
questa grazia a Ges e a Mammina che mi libe-rarono da quel pericoloso incontro. Preferirei i demoni del-l'inferno. Dopo questo
fatto non rimasi pi sola in casa se non chiusa a chiave.

1937
Le forze infernali scatenate
Fu nel luglio 1937 che il demonio, non soddisfatto di tor-mentarmi la coscienza e dirmi cose turpi, dopo mesi di minacce, cominci
a sbattermi gi dal letto di giorno o di notte. Da principio mascherai la cosa perfino alle persone di casa, eccetto a Deolinda,
dicendo che erano crisi di cuore. Ma poi ne furono informate la mamma e una ragazza che viveva con noi. Una notte il maligno mi
butt sul pavimento facendomi sorvolare mia sorella che dormiva su un materasso disteso per terra accanto al mio letto. Deolinda
si alz, mi prese in braccio ordinandomi: - Va' sul tuo lettino! - Riposta al mio posto, mi alzai bruscamente emettendo dei fischi.
Appena mi resi conto dell'accaduto, piansi. Deolinda mi tranquillizz col dirmi: - Non affliggerti: non sei stata tu! - La notte seguente
avvenne la stessa cosa e alla sorella che voleva ripormi sul letto gridai allontanandola da me: - No, no! A letto non vado! - Appena
prendevo coscienza del male fatto, piangevo.
Una notte il demonio fece cose che ignoravo. Io piansi amaramente e pensavo di non poter ricevere Ges senza prima
confessarmi. In quel giorno il parroco era assente, ma sentivo che mi sarebbe costato molto parlargli di quanto era avvenuto. Non
mi sentivo di aprirmi con lui. Mia sorella, nel vedere le mie lacrime, cercava di confortarmi, ma non riuscendovi, si offerse di andare
dal mio direttore spirituale che si trovava a predicare in una parrocchia vicina. Le risposi che non valeva la pena perch non gli
avrei detto quanto mi era successo. Le chiesi una cartolina della Madonna e con grande sacri-ficio scrissi in succinto quanto
bastava per essere compresa. La nascosi sotto il guanciale in attesa che venisse l'ora di far-gliela recapitare. Ma improvvisamente
entr il mio direttore con Ges eucaristico, in compagnia di un seminarista. Aveva saputo per caso dell'assenza del parroco.
Quando mi annunci che portava Ges, gli dissi: - Non posso fare la Comunione senza confessarmi. - Le lacrime ed il rossore non
mi permettevano di parlare. Gli dissi soltanto di aver scritto un biglietto. Lo prese, lo lesse e, per tranquil-lizzarmi, mi assicur che,
dati i precedenti, aveva previsto quelle prove, anche se non aveva mai osato prevenirmi. Questa tribolazione si ripet pi volte,
anche a due riprese per giorno. In quegli assalti sentivo in me rabbia e furori in-fernali. Non potevo consentire che mi parlassero di
Ges e di Maria. Sputavo sulle loro immagini. Insultavo il mio direttore, lo minacciavo e cos pure alcune persone di casa. Il mio
corpo rimaneva paonazzo e sanguinante per le morsicature. Oh, come vorrei che molta gente vedesse, affinch imparasse a
temere l'inferno e a non offendere Ges! Ogni volta che terminava l'influenza del demonio, nel ri-cordare tutto quello che avevo
fatto e detto, mi assalivano an-gosciosi scrupoli; mi pareva di essere la pi grande peccatrice. Furono mesi di doloroso martirio.
Avrei molto da dire su que-sto argomento, ma non posso: la mia anima non resiste nel rievocare tali sofferenze. ... Il 25
settembre Ges mi disse: - Mia figlia, tu non mi offendi affatto, n mi offenderai negli assalti del demonio. Offrili con quanto soffri in
riparazione dei peccati che in que-sta notte si commettono nella tua parrocchia e nel mondo. Che cosa orribile! E quale dolore per
il mio divin Cuore nel vedere tante anime che si perdono! Il demonio ti odia, ma devi ral-legrarti perch ne ha il motivo. Se Io lo
permettessi, ti ucci-derebbe: ma non lo consento. Sono il Signore della vita e della morte. La tua morte sar soltanto un volo dalla
terra al cielo. - Il giorno 29 infine Ges mi disse: - Il mondo putrido. Voglio che si realizzino le mie richieste. Ti faccio soffrire
per-ch tu mi possa salvare molte anime. Tu sei il parafulmine della giustizia divina. Per mezzo tuo e di altre anime non sono
ca-duti tremendi castighi. Penitenza! Penitenza! Vi sono molte ani-me che desiderano amarmi, ma sono lontane da ci che
do-vrebbero essere e da quello che Io vorrei. Riparate almeno voi! - ... (lettera a p. Pinho, 2-10-1937).
Ges mi presenta le sue Piaghe Io Gli rinnovo la mia offerta di vittima
Una notte mi apparve Ges: nelle mani, nei piedi e nel costato aveva le piaghe aperte, molto profonde, da cui sgorgava sangue in
abbondanza; da quella del costato il sangue scorreva fino alla cintola, attraversava la fascia e giungeva fino a terra. Baciai le
piaghe delle mani con molto amore e bramavo bacare quelle dei piedi, ma, stando nel letto, non potevo. Non dissi nulla, ma Egli
lesse il mio desiderio e mi diede la possi-bilit di farlo. Fissai poi la piaga del costato. Piena di com-passione mi buttai nelle braccia
di Ges dicendo: - Oh, quan-to hai sofferto per amor mio! - Rimasi cos alcuni istanti finch Ges scomparve. inutile dire che non
si canceller mai pi dalla mia me-moria questa visione. Ancora oggi ne sento il cuore ferito. Ne parlo soltanto per obbedienza e
per amore di Ges. Penso che Egli abbia fatto questo per prepararmi a ci che ora dir: che Egli me ne dia la forza e la grazia!
Voglio fare un contratto con te

20

Il giorno cinque maggio (1938), dopo la comunione, Ges mi ha detto: - Sei il tutto del mio cuore e io il tutto del tuo. Vuoi fare un
contratto con me? Io gli dissi: - O mio Ges, io voglio ma mi sento ognor pi confusa. Tu ben vedi la mia miseria. Io sono proprio un nulla! - E che
t'importa? Sono stato io a sceglierti proprio con la tua miseria. Tu mi hai dato tutto. In cambio mi do tutto a te. Ti dono i tesori del
mio Cuore. Dalli a chi vuoi. Esso trabocca di amore: distribuiscilo. - O mio Ges, potr consegnare i tuoi tesori divini al mio direttore perch a sua volta li dia a chi vuole? Potr darli alle persone che
mi sono care e ai vescovi affinch li distribuiscano a ciascuno dei loro sacerdoti e questi li diano alle anime? - Ges mi rispose: Fanne ci che vuoi. Io ti unisco a Me e ti stringo al mio Cuore santissimo! - (lettera a p. Pinho, 5-5-1938) 7.
Il 23 luglio 1938 scrissi quanto segue. Ges la mia forza, il mio amore, il mio sposo.
- Consenti, o Ges, alla tua piccola tanto innamorata di dirti, non con le labbra, ma col cuore: Appartengo solo a Te! non ho
niente, niente che non sia di Ges . Costa parlare cos quando si sente il contrario e ci si trova nelle ore pi amare della vita, nei giorni di tanta lotta in cui il demonio mi
afferma il contrario, solamente il contrario.
- Maledetto, non ti appartengo. Sei degno solo di disprezzo. Sei bugiardo! Ges tutto mio, io sono tutta di Ges. - Cuore mio,
grida forte, molto forte al tuo Ges che Lami, che Lo ami pi di tutte le cose del cielo e della terra! Sono di Ges nelle gioie, nelle
tristezze, nelle tenebre, nelle tremende tribolazioni, nella povert, nell'abbandono totale. Soffro tutto per consolarlo, per salvare le
anime. - Manda, o Ges, alla tua Alexandrina, tua vittima, tutto quanto si pu immaginare e si pu chiamare sofferenza. Con Te,
col tuo divin aiuto e con quello della tua e mia cara Mam-ma, vincer tutto. Non temo nulla. - O croce benedetta del mio Ges, io ti
abbraccio e ti bacio.

1938
II mio ritiro spirituale - Annuncio della Passione
Ogni volta che venivo a sapere di persone che facevano un ritiro spirituale, dicevo: - Tutti lo fanno, io no! Non so cosa sia. - Osai
dire questo varie volte in presenza del mio direttore. Egli mi promise che, se il padre provinciale glielo avesse consentito, sarebbe
venuto a dettarmelo. Per alti disegni di Dio il permesso fu concesso ed il 30 settembre 1938 venne il mio padre spirituale ad
iniziarlo. Da tempo vivevo nell'anima grandi agonie e, a volte, mi sentivo in procinto di cadere in abissi spaventosi. Nei giorni del
ritiro raddoppiarono le mie sofferenze e gli abissi erano ter-rificanti. La giustizia dell'eterno Padre cadeva su di me e mi gridava
ripetutamente: - Vendetta, vendetta! - mentre au-mentavano le sofferenze dell'anima e del corpo. Non si possono descrivere;
bisogna averle sentite e vissute. Io passavo giorni e notti rotolandomi nel letto mentre udivo quella voce minacciosa. Il mattino del
2 ottobre 1938 Ges mi disse che avrei sof-ferto tutta la sua santa Passione, dall'Orto al Calvario, senza giungere al
Consummatum est . L'avrei sofferta il giorno 3 e poi tutti i venerd dalle ore 12 alle 15; ma che la prima volta Egli sarebbe rimasto
con me fino alle ore 18 per confidarmi le sue lamentele. Non mi rifiutai. Avvisai di tutto il mio direttore. Attendevo il giorno e l'ora,
molto afflitta, perch n io n il mio direttore avevamo un'idea di quanto sarebbe accaduto. Nella notte dal 2 al 3 ottobre, se fu
molto grande l'agonia dell'anima, fu grande anche la sofferenza del corpo: vomiti di sangue e dolori terribili. Vomitai per alcuni
giorni consecutivi e per cinque giorni non inghiottii nulla. Con questa sofferenza sperimentai per la prima volta la Passione. Quale
orrore io sentivo in me! Che paura e terrore! Era indicibile la mia afflizione.
Prima Crocifissione [3-10-1938]
Scoccato il mezzogiorno, venne Ges a invitarmi cos: - Ecco, figlia mia, l'Orto pronto e anche il Calvario. Ac-cetti? - Sentii che
Ges per qualche tempo mi accompagn nel cammino al Calvario. Poi mi sentii sola; e Lo vedevo l in alto, in grandezza naturale,
inchiodato sulla croce. Camminai senza perderlo di vista: dovevo arrivare presso di Lui.
Vidi due volte Santa Teresina: prima alla porta del Car-melo, nella sua divisa, tra due consorelle, poi attorniata da rose e avvolta in
un manto celestiale.
[Una lettera al direttore]

21

... Cerco un po' di sollievo nella mia sofferenza. Aspetto l'ora della mia crocifissione. Non posso parlare. Il cuore ga-loppa. Nella
mia anima c' una ribellione, una sommossa. Il peso mi schiaccia. Tenebra, notte tempestosa e triste. Mi trovo in un abbandono
tremendo. Mi pare di camminare tra l'odio di tutti di tribunale in tribunale.
Povera me! E non ho ricevuto Ges! Confido per che Egli supplir nelle comunioni spirituali, nonostante la nausea che sento di
me stessa e l'orrore per la mia enorme miseria. Ieri si calmata la tempesta. Prima sentivo cose orribili. Il mio corpo era tutto
trafitto come da acuti ferri. Momenti terribili! Nonostante il breve sollievo, rimasi sempre in una notte molto oscura, in una tristezza
profonda. Posso dire di aver passato tutta la notte a fare compagnia a Ges sacramentato, concentrandomi un poco nella tragedia
della notte del gioved santo. Mi sembrava che Ges mi invi-tasse all'Orto. Che movimento di gente! Queste cose le sentivo
nell'anima. Padre mio, quanto sto dettando mi pare menzogna. Quanti dubbi! Quanti spaventi per la Passione! Ho gi detto a
Deo-linda che un miracolo poter resistere a tanto: mi viene meno il cuore. Ges sia con me. Non aggiungo altro perch non
posso...
INCISO DI DEOLINDA
- Padre mio, cosa fu mai il venerd santo: fu davvero giorno di Passione! Prima di iniziare, che volto di affli-zione aveva! Temeva il
trascorrere di quel giorno e diceva:
Vorrei che fosse gi passato . La confortavo come po-tevo e l'accarezzavo nonostante che anch'io fossi satura di paura e di
afflizione.
Durante la Passione non potei non piangere e vidi che quasi tutti gli altri presenti piangevano. Che spettacolo commovente!
L'agonia dell'Orto fu lunga ed afflittiva. Si udivano gemiti molto profondi e talora singhiozzava. Non le parlo della flagellazione e
della coronazione di spine! I colpi di flagello li prese in ginocchio e come se avesse le mani legate. Le avvicinai un cuscino alle
ginoc-chia, ma lei cambi posto, non lo volle. Ha le ginocchia in misero stato. Le battiture non si contarono... durarono molto a
lungo... La si vedeva svenire. Anche i colpi di canna sulla testa coronata di spine furono innumerevoli. Durante la Passione vomit
due volte: soltanto acqua per-ch non aveva nulla nello stomaco. Il sudore era tanto che i capelli erano impastati; le passai la
mano sui vestiti e la ritrassi bagnata.
Alla fine della coronazione di spine pareva un cadavere. Vennero ad assistere il canonico Borlido [di Viana do Castelo] e due
persone, cos pure il dott. Almiro de Va-sconcelos [di Penafiel] e la sua sposa con la sorella Giuditta. -

La mia sofferenza fu dolorosa per alcuni giorni. Conti-nuarono i vomiti di sangue e una sete bruciante. Non c'era acqua capace di
saziarmi. Non potendo bere, ho passato giorni e notti con acqua che scorreva per la bocca senza poterla in-ghiottire. Mi stancai ed
erano stanche le persone che mi assi-stevano. Dopo che ne era passata tanta per la bocca suppli-cavo ancora: - Datemi acqua,
molta acqua, botti di acqua! - Mi sembrava di ardere: nulla mi saziava. Sentivo odori orribili. Non volevo che le persone si
avvi-cinassero a me: puzzavano come cani morti. Mi davano viole e profumi da odorare, ma allontanavo tutto: mi tormentava
sempre lo stesso puzzo.
Nei giorni in cui potevo alimentarmi, sentivo cattivi gusti fino ad averne nausea: ogni cosa esalava odori ripugnanti. Quante cose
avrei da dire se potessi descrivere quanto sento! Me ne manca il coraggio, perch costa molto ricordare queste cose... (lettera a
p. Pinho, 7-4-1939).
Esami di teologi e di medici - Primo viaggio ad Oporto
Mentre aumentavano le grazie divine, aumentavano pure i dubbi e la paura di ingannarmi e di ingannare il mio direttore e i
familiari. Il mio martirio peggiorava sempre pi: mi pareva che tutto fosse falso e inventato da me. Che sofferenza! Le tenebre mi
avvolgevano, non v'era luce che mi illuminasse il cammino. Per quanto il mio direttore mi infondesse fiducia, nulla mi rassicurava.
Mi abbandonai nelle braccia di Ges, fidente di non essere trascinata dalla corrente. Soffrivo molto per le lacrime dei miei e
pensavo: - Se manca il coraggio a loro, come pu non venire meno a me? Che umiliazione l'essere veduta da altri! Potessi soffrire sola e Ges soltanto lo sapesse!
Subito alla seconda crocifissione, vennero alcuni padri della Compagnia di Ges. Che vergogna provai, non durante la pas-sione,
ma prima e dopo! Cominciai a sentire che il mio direttore soffriva assai per causa mia, cio per quanto stava succedendo. Agli
esami dei sacerdoti seguirono quelli molto dolorosi dei medici i quali lasciavano il mio corpo in misero stato. Mi pareva di essere
giudicata da tribunali, come avessi commesso i pi grandi crimini. Entravano in camera mia, mi esamina-vano e poi si riunivano in

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sala a discutere il mio caso, lascian-domi sotto il peso della pi grande umiliazione. Se non erro, i medici vennero in occasione
della mia terza crocifissione.
Se potessi aprire la mia anima e permettere di vedere ci che in essa avviene e il perch vivo quei giorni, lo farei per il bene delle
anime mostrando quanto soffro per amore di Ges e per loro. Solo a questo fine mi sono sottomessa a tali sofferenze. Quando il
mio direttore mi propose questi esami, fu per me un grande tormento; una forte repulsione si lev in me; ma l'obbedienza ordinava:
tacqui e li accettai per Ges. Man-cavano i medici a completare il mio calvario! Alcuni furono dei veri aguzzini introdottisi nel mio
cammino. Essi decisero di mandarmi ad Oporto. Mi cost assai sottomettermi. Temevo il viaggio per il mio stato di salute. Quando
il medico curante, Giovanni Alves, me ne parl, gli risposi: - Proprio lei che nel 1928 non permise che an-dassi a Fatima, ora che
sono molto peggiorata vuole che vada ad Oporto? - vero che non ho voluto, ma ora vorrei. - Gli domandai se il mio direttore
sapeva di questa risoluzione. Avendomi risposto affermativamente, cedetti alla sua richiesta. Il giorno 6 dicembre 1938, verso le
undici fui tolta dal mio letto e posta su un'autolettiga. Nella mattinata ero stata visitata da persone amiche; quasi tutte avevano
pianto. Da parte mia avevo cercato di rallegrare tutti fingendo di non soffrire. Il viaggio fu doloroso. Impiegammo quasi tre ore e
mezza perch dovemmo fare parecchie soste, per il mio stato di salute. Ad Oporto, nel consultorio del dott. Roberto de Carvalho,
mi si fece una radiografia. Fui da lui trattata molto delicata-mente e, congedandomi, mi disse: - Povera ragazza, quanto soffri! Di l mi portarono al Collegio delle Figlie di Maria Imma-colata, ove mi trattarono molto bene. Per soffersi per i rumori della strada
fino a perdere quasi i sensi pi di una volta. Fui esaminata dal dott. Pessegueiro; ma serv soltanto ad aumen-tare la mia
sofferenza.
Anche il viaggio di ritorno fu penoso. Appena rientrata nella mia cameretta fui circondata da per-sone amiche. ... Eccomi di nuovo
nella mia casetta. Ero attesa ansio-samente. Pare che ci siano stati molti commenti. La popola-zione era indignata contro mia
madre che aveva consentito il mio trasporto. Ora si calmer nuovamente; ma sia fatta la volont di Dio. Sono pronta a tutto. Pare
che il Signore mi chieda ora il maggior sacrificio. Si incomincia a sapere qualche cosa; chi dice una cosa, chi un'al-tra a mio
riguardo.Mi riferiscono che si parla di me come di una santa e questo non lo vorrei Che inganno! Pazienza! Qualsiasi cosa
avvenga o dicano accetto tutto per amore di Ges. Lui che mi chiede di non negargli nulla; e anch'io lo voglio. Ma, po-vera me, vi
sono momenti in cui costa molto. E i dubbi... i dubbi, mio buon padre, quanto mi tormentano! Se non ci fosse stata lei a consolarmi,
non so cosa sarebbe di me. I medici fino ad oggi non si sono fatti vivi. Siamo partiti da Oporto alle 14,30. Abbiamo viaggiato
len-tamente e siamo arrivati alle 18: era gi buio. Ciononostante si radun molta gente presso la nostra porta. Sono molto
ammalata! Proprio ora stanno riscaldando l'ac-qua perch le coperte non bastano a darmi calore; la febbre sale e sento dolori
terribili.
Soffro tutto per amore di Ges che ha sofferto per me... (lettera a p. Pinho, 13-12-1938). Il 26 dicembre 1938 fui visitata dal dott.
Elisio de Moura che mi tratt con crudelt. Tent di mettermi a sedere su una sedia con violenza; non riuscendovi, mi ributt sul
letto e fece varie esperienze che mi causarono sofferenze orribili. Mi tur la bocca, mi rovesci contro il muro facendomi prendere
un forte colpo al capo. Nel vedermi quasi svenuta mi disse: - Gio-vannina, non perdere i sensi. Involontariamente piansi, ma offersi a Ges le mie lacrime e tutti i miei dolori che furono molti. Gli perdonai tutto perch era venuto
come studioso del mio caso.

1939
Secondo intervento della Santa Sede
Il 5 gennaio 1939 venne a visitarmi il parroco in compa-gnia del canonico Vilar, il quale rimase da solo per parlarmi. Si convers di
varie cose per due ore; quindi entr nel-l'argomento che lo aveva portato da me, introducendosi cos: - Le parr strana la mia visita
perch non mi conosce. - Gli risposi sorridendo: - So con certezza perch venuta. - Al che aggiunse: - Dica, dica, Alexandrina. Mi spiegai: - E' mandata dalla Santa Sede. - Era ci che sentivo nella mia anima in quel momento. - Proprio cos. - E mi present
alcuni documenti di Roma. Mi fece allora alcune domande cui risposi prontamente. Non gli parlai della Passione e me ne parl lui
cos: - Mi pare che vi sia anche qualcosa che avviene da alcuni mesi. - Manifest il desiderio di esservi presente. E infatti vi
assistette subito il venerd seguente. Parlai di questo al mio direttore, il quale mi consigli di aprirmi con tutta franchezza. Il
canonico venne altre quattro volte, ma, per ufficio, sol-tanto due. Se non mi inganno, subito la prima volta mi disse: - Mi sarebbe
piaciuto conoscerla prima e non rivestito di autorit come sono venuto. - Mi confid il segreto della sua partenza per Roma, di cui
era a conoscenza soltanto l'arcivescovo.
Poich mi sentivo molto a mio agio nel conversare con lui ed avendo il permesso del mio direttore, parlammo assai di Ges: mi
sentivo avvolta da un'atmosfera di santit e di sag-gezza come poche volte avviene parlando con altri sacerdoti. Gli ho confessato

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che, per temperamento, non ero solita fare cos con gli altri, ma che lui mi aveva ispirato fiducia. Mi rispose: - Fa bene a non
parlare, perch non la com-prenderebbero. Quando si conged da me per andare a Roma piansi. Mi promise di scrivermi e mi chiese di essere la sua intercessora [presso
Ges]. Ricevetti infatti varie lettere, cui risposi: ci aiutammo a vicenda con la preghiera. Commenti del popolino Ges stava
chiedendomi nuovi sacrifici. Per causa degli esa-mi medici e dell'intervento della Santa Sede il mio caso divenne pi conosciuto:
per me, che volevo vivere nascosta, fu un mar-tirio. Nonostante che la mia famiglia non mi riportasse le notizie che circolavano,
seppi i commenti che si facevano sulla mia vita. Poveri ignoranti, quante fandonie diffondevano!
Alcuni affermavano che il mio viaggio a Oporto aveva avuto lo scopo di ottenere una pensione mensile da parte del governo di
Salazar; parlavano persino di cifre assurde e discordanti; nessun tentativo valeva a smontare tali fandonie.
Altri invece dicevano che ero andata per controllare il mio grado di santit su una macchina speciale; Deolinda ribatteva: - Se fosse
possibile andrei anch'io per controllare a che pun-to sono. - Io provavo dispiacere nel costatare l'ignoranza circa le cose del
Signore. Altri ancora propagavano che i sacerdoti i quali mi face-vano visita raccoglievano danaro nelle parrocchie e me lo
por-tavano: cos in casa mia non mancava nulla. Altri infine dicevano che facevo l'indovina : infatti vi furono persone che
vennero da me per sapere cose del futuro; le ricevevo con molta serenit fingendo di non capire e, quando insistevano,
rispondevo: - Io non indovino, nessuno pu in-dovinare; solo il Signore ha diritto e capacit di sapere. -

1940
Mammina fonte di amore e di salvezza
... - Di' al tuo direttore che faccia conoscere ed amare la mia Madre 'santissima: chi ama la Madre ama il Figlio... Digli di
predicare che colui il quale amer davvero la mia Madre santissima non si perder; invano l'inferno tenter di rovinarlo. Mentre udivo tali parole mi sentivo stretta fra i Cuori di Ges e di Mammina. Mi pareva di trovarmi in una pressa. Avevo tanta luce,
tanta pace, tanto amore. Posso dire che se Ges non mi avesse aiutato mi sarebbe venuta meno la vita: il mio cuore non poteva
resistere... (lettera a p. Pinho, 6-1-1940).
... Non posso guardare il cielo perch il cuore si innalza pi veloce di un razzo e non pu essere contenuto nel petto. Pu
riposare soltanto in Ges. - Mammina, vieni e prendi la tua figlioletta tra le tue braccia; voglio darti il cuore; soltanto Tu lo puoi
riempire del tuo amore affinch io possa amare Ges. Incendialo con raggi tanto forti di amore che io possa incendiare il mondo.
Ges non amato! Con il mio dolore ed il tuo amore far s che sia amato. Cos soltanto sono certa che anch'io Lo amer.
Mammina, come sar bello vedere tutti i cuori ad ardere per Ges in un solo amore! Non voglio cessare di essere vit-tima fino a
che questo fuoco non sia acceso nel mondo... - -(lettera a p. Pinho, 15-1-1940).
Regni il dolore affinch regni l'amore
... O vita tanto amara! Mi pare di non poter pi vivere.. Il mio cuore macinato. Le pietre che servono da mulino sono della
grandezza del mondo. Il mulino non cessa di macinare; anche il dolore non pu cessare; n io lo voglio. O Ges, volont mia di
essere macinata, frantumata per Tuo amore. Poich non so provarti diversamente il mio amore, voglio, nel dolore e nell'amarezza,
che non escano dalle mie labbra se non queste parole: tutto per tuo amore! Il dolore la mia gioia gi qui sulla terra; il mio
tesoro. Colloco tutto nelle tue mani, affinch Tu distribuisca a chi ti piace (lettera a p. Pinho, 13-1-1940).
... Lei deve gi essere stanca di ascoltare tante lamentele e tanti discorsi sul dolore, ma il dolore il mio alimento giorno e notte,
sempre. Benedetto alimento! Ho atteso l'ora della mia Passione in uno stato di afflizione e di abbandono. Sentivo co-me se tutti
fossero rivoltati contro di me. Dicevo al Signore: - Temo il dolore, ma lo amo. Il corpo vien meno, ma la volont forte: sono pronta
alla croce e all'amore. Il cuore pareva sbriciolarsi tanto era schiacciato; stentava a respirare.
Venne incontro a me Ges e mi disse: - Figlia mia, an-diamo nell'Orto. Vieni a preparare l'alimento di cui Ges ha tanto bisogno
per i peccatori: alimento prezioso che d loro, vita eterna, alimento benedetto che d loro la vita della grazia. Coraggio, non sei
abbandonata: Ges e Mammina vengono con te. - Durante tutta la Passione Ges mi parl due volte; in tutta il resto del tempo mi
sentii sola, coperta di tutti i mali, piena di vergogna davanti a Dio, oggetto della sua giustizia divina. Mi sono scoraggiata tanto! Mi
pareva proprio che Ges non fosse con me. E venne: - Coraggio! Gli angeli volano su di te e portano l'alimento ai peccatori... - Mi
sentii allora un po' confortata, ma fu per breve tempo. La seconda volta Ges mi disse: - Coraggio, figlia mia! L'ira di Dio che cade
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su di te non dovuta a colpa tua, non sei tu che Lo sfidi, ma coloro per i quali tu sei espiatrice. - Poi camminai sola. Quando tutto
fin, rimasi coperta di lutto e di tristezza. Ges mi trasmise le sofferenze e l'agonia del suo divin Cuore; io le abbraccio perch
voglio consolarlo. Viva Ges, viva Mammina! Regni il dolore affinch regni l'a-more!... (lettera a p. Pinho, 2-2-1940).
Che vuoto, senza l'alimento eucaristico!
... Sono abbandonata da tutti; non ricevo neppure il mio Ges. La mia croce diventa pi pesante. Mi costa tanto stare senza la
Comunione! Mancandomi Ges mi manca tutto. An-cora oggi, nel ricordarmi che non L'avevo ricevuto, sospirai con profonda
nostalgia e mormorai: - Due giorni senza rice-vere Ges e chiss quanti ancora ne passer cos! Che tristezza e nostalgia! Mio
Ges, non posso vivere senza di Te. Vieni! Fa' del mio cuore la tua dimora. Vieni e regna in me! Vieni, mio Tutto! Se non Ti
dispiace, o mio Ges, sceglimi altra sof-ferenza, ma non privarmi oltre della Comunione. Se fosse mio, Ti darei il mondo intero pur
di possederti, pur di avere una tua visita. Mio padre, quanto dolorosa la mia sofferenza e pesante la mia croce! Mi sento sfinita. Oh, il vuoto che io sento per la mancanza
dell'alimento eucaristico! Che nostalgia! Pare che il mio cuore scoppi. Non so come tante anime possano vivere anni e la vita intera
senza ricevere Ges! Infelici perch non Lo conoscono... (lettera a p. Pinho, 17-2-1940).
... Mi mancato Ges eucaristico, mia vita, mia gioia. Le nostalgie che ho per Lui mi consumano. - Ges, vieni! Regna nel mio
cuore! Sei Tu, solo Tu l'alimento della mia ani-ma. Dammi la vita della grazia, dammi il tuo amore. Vieni alla mia tristezza a
dimenticare la tua. Per la mia nostalgia diffondi la nostalgia che hai di pren-dere possesso dei cuori che non Ti amano e vivono
dimentichi di Te. Voglio col mio dolore accendere il tuo amore sulla terra... voglio perdermi in esso. Poco importa dare la vita.
Soffrire sempre il mio desiderio: dal dolore che nasce l'amore... (lettera a p. Pinho, 22-2-1940).
... Spunt il giorno: io avevo un grande desiderio di ri-cevere la Comunione, ma non la ricevetti. Che nostalgia! Do-mandai
soltanto se il parroco sarebbe venuto a portarmi Ges; mi risposero di no; tacqui. Soffrii sola. Offrii a Ges questa sacrificio per
meritarmi l'amore dei miei "Quattro": la SS. Trinit e la cara Mammina. Cerco in tutto, anche nelle pi piccole cose, di dar Loro
consolazione. E il mio Ges sacramentato? Oh quanto voglio consolarlo e coprirlo di amore! Ricevo gioiosa ogni dolore e sacrificio
per consolare l'Abbandonato, il Dimenticato, il Prigioniero del-l'Eucarestia... (lettera a p. Pinho, 25-2-1940).
II mio cuore sbatte le ali rasente al suolo
... Il mio cuore sempre oppresso, ma sempre in fiamme vive; il petto dal lato sinistro brucia: un fuoco incandescente. -Il
dolore non consente nessuna soavit, mi penetra da ogni lato. L'abisso in cui mi trovo nauseabondo e vergognoso. Non ho se
non immondezze su cui appoggiarmi. Sono legata ad esse con grosse catene di ferro che non si spezzano. Talvolta tento di
rialzarmi ed uscire da questo enorme abisso, ma non posso, non ne ho la forza. Sono legata tanto da non potermi muovere. Fra
spine che mi feriscono e penetrano in tutto il mio es-sere, il mio cuore va verso Ges, vuol volare a Lui, ma non pu e sbatte le ali
rasente al suolo. Che afflizione tremenda! Che dolore pungente, macchiarsi le ali bianche nel fango! Padre mio, cosa significa
questo? Non comprendo niente. Non mi importa di essere macchiata e coperta dei mali altrui. Ci che io voglio che tutti
rimangano puliti e volino versa Ges. Ma il peggio che io vedo come se tutto il male fosse mio; per io non voglio peccare, non
voglio dispiacere a Ges. Ma mi vedo un mostro abominevole, una sfacciata, una ingrata nei Suoi riguardi. Ho paura e tremo per il
mio nulla. Senta l'ira di Dio su di me e non posso alzare lo sguardo al cielo. Mi sento indegna di perdono e compassione. La mia
anima morta: spir nella oscurit; n Ges, en-trando in essa, le diede la vita. Si dimenticato completamente di me, ed io,
senza occhi per vedere, corro sempre ma sempre disperata, in una notte tristissima ed oscura. Ho perduto ogni energia, sono
caduta nello scoraggiamento. Ma voglio, con tutti gli esseri della terra, lodare ed amare il mio Ges. Vorrei stare sempre in
ginocchio e a mani giunte a intonare inni di lode, di amore e ringraziamento al mio Ges per quanto ricevo da Lui... (lettera a p.
Pinho, 18-3-1940).
Che grande male il peccato!
... Mio Dio, che terribile notte nella mia anima!
Ges incominci a dirmi: - Il peccato tenta di frantumare ed annientare il mio divin Cuore! Che grande male il pec-cato! Guarda i
maltrattamenti che ricevo! Sai da chi? Da co-loro da cui avevo diritto a tutto l'amore, da cui mi aspettavo tutto. Ripara se vuoi che si
convertano. Lasciati immolare se vuoi che si salvino! Sei la loro vittima... (lettera a p. Pinho, 22-4-1940).
... Il cuore quasi non ha pi vita: schiacciato al mas-simo. Sono nelle tenebre e quasi senza fiducia in Ges: tutto perduto;
nessuno riesce a salvarmi.
La mia anima pare che emetta grida di tremenda afflizione. La sua notte diventata immensa nel ricevere Ges eucaristico. Ed
Egli, in tono di giudice, come chi viene a chiedere conto, mi diceva: - Che grande male il peccato! Sei morta a Dio invece di
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morire al mondo! Convertiti, vieni al mio divin Cuore. Mi fai soffrire con ogni dolore e crudelt; piango perch ti amo! Perch vuoi
fuggirmi? Piango perch ti ho creata e pre-parata per Me. - E il mio Ges piangeva amaramente. Ed questo dolore di Ges che il
mio cuore non sopporta, a meno che Egli soffra al mio posto. Ma nel sentirmi cos ferita posso dire con Lui: - Che grande male il
peccato! Quanto orribile! Quanto ferisce il Cuore di un Dio! - Mio Ges, non voglio fuggirti! Voglio seguirti! Voglia che tutti Ti
seguano, che nessuno Ti fugga. Lasciami scrivere sulla terra col mio sangue: "Il dolore il cammino tracciato da Ges. Il dolore
amore; il dolore unione con Dio. L'a-nima che soffre con Ges si sente attratta da Lui; vuole la solitudine per incontrarsi con Lui
pi facilmente; vivere di Lui e per Lui. Come prezioso il dolore! Che felicit per l'anima che soffre! Si preoccupa solo di Ges; non
vuole altra vita se non quella di Ges. Cerca il Suo amore, la Sua gloria, la salvezza delle anime"... (lettera a p. Pinho, 23-41940).
Temo di ingannare
... Passa la notte, passa il giorno ed io mi alimento sem-pre di dolore...
Alzo lo sguardo alla cara Mammina e Le dico: - Mam-mina cara, accompagnami presso la croce del tuo e mio caro Ges; lasciami
soffrire con Te: voglio sentire il tuo dolore. Voglio cos riparare a tanti mali. Le anime dormono nel pec-cato: col mio dolore le voglio
risvegliare; con la mia morte le voglio risuscitare. Mammina, fa' che io sia come la Maddalena abbracciata alla croce di Ges.
Voglio piangere lacrime di sangue per me, per i miei e per i peccati di tutta l'umanit. Mammina, mi sento sovraccarica di tutti i
crimini. Dammi dolore per pian-gerli e detestarli. Chiedi perdono per me a Ges. Dammi amore perch io ami Ges ed Egli possa
per questo amore dimenti-care ogni malvagit. Padre mio, sono tormentata in mille modi: ho dubbi di ogni specie. Mi tormenta il pensiero che inganno lei e tante anime. Il mio
cuore una fonte aperta: quanto pi grande il dolore, l'agonia, tanto pi sangue ha da dare. Sento che at-torno vi bevono un
gran numero non so di che. Bevono, be-vono, pare che non si sazino. Ma anch'io non sono saziata per -non poter saziare; e non
sono sazia perch non ho amore per amare il mio Ges... (lettera a p. Pinho, 6-5-1940).
... L'abbandono in cui Ges lascia la mia anima, il modo con cui scende nel mio cuore (nella Comunione), senza luce n fuoco,
senza darmi n ricevere amore, come se venisse morto e mi trovasse morta, mi obbliga quasi a pensare di aver avuto una vita di
illusione e di falsit. Per io devo credere che Ges vive e regna in me, che mi ama e non mi abbandona, che sono sua e vissi
sempre per Lui. La mia vita ha servito a Ges...
- Ges, spremi bene questo grappolo fino a trarne tutto il succo... Benedir e amer il dolore: quando sar in cielo non potr
soffrire pi. Il dolore mi ha attratto a Te, ha creato in me lacci di tanto amore... - Amo il dolore, amo Ges!... (lettera a p. Pinho,
19-5-1940).
O Ges, che altro devo darti?
... Sono coperta di crimini e di imperfezioni: ho ver-gogna di Ges, temo la giustizia dell'eterno Padre. Ges, scendendo oggi nel
mio cuore, ha reso pi soave il mio dolore. Si accesa nella mia anima una fiammella, ma si spenta rapidamente e rimasi nella
maggiore oscurit... Sen-tivo che la giustizia dell'eterno Padre mi distruggeva, ridu-cendomi in polvere. - Mio Ges, essere un nulla
per tuo amore aver felicit sulla terra. La mia gioia, anche se non permetti che io la senta, soffrire per consolarti e per salvare
le anime. Io vinco con Te. ... Voglio provarti il mio amore, ma non so come: non ho nulla da darti. Il mio corpo? da molto che Ti
appartiene. Te l'ho dato perch fosse tutto martirizzato e crocifisso. Il mio sangue? Anch'esso tuo. Che serva almeno da
in-chiostro per scrivere su tutta la terra la parola "amore": amo-re puro e soltanto per Ges.
La mia vita? Gi non mia: tua anch'essa. Sei morto per me, per salvarmi e io muoio per tuo amore e per salvarti anime. O
Ges, che altro devo darti? Voglio che la mia volont sia tua perch la tua sia mia. Accetto, per tuo amore, quanto mi manderai.
Voglio solo ci che vorrai, anche se per questo dovr rimanere bocconi, av-volta nella terra come il verme pi insignificante...
(lettera a p. Pinho, 14-5-1940).
Sento che mi privano dei mio direttore
... Sono molto ammalata. Vorrei dire tante cose, ma non posso... Sento la mia anima e il mio corpo come su una gra-ticola con
fuoco sotto e sopra: non ho per voltarmi senza es-sere bruciata... Anche il cuore ha il suo dolore... tanto oppresso... E mi sembra
che Ges sia andato tanto lontano da la-sciarmi sola nel mondo, priva di ogni conforto. Sento come se mi privassero del mio
direttore. Sar vero? Appena pu mi dica, per carit, se vi qualcosa e se io le sono causa di sof-ferenza!... (lettera a p. Pinho,
8-6-1940).
... Resto fiduciosa che lei, padre mio, mi informer di tutto ci che avviene, senza ingannarmi. Glielo chiedo per carit; non
consenta che Sozinha mi inganni. Se le proibiranno di tornare qui, non voglio che lei soffra per questo. Accettia-mo che Ges
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sprema il suo grappolo d'uva e riduca in polvere il chicco di grano! Sia consolato Lui e soffriamo noi. Intanto ci aggrapperemo
subito a Ges e a Mammina... (lettera a p. Pinho, 12-6-1940).
... Soffro tanto per i dubbi di essere io, con la mia fan-tasia, a fare tutte queste cose [Passione, estasi...]. Quando verr a
tranquillizzarmi, almeno per qualche minuto? Mi pare di mo-rire sola, abbandonata. Venga a soccorrermi! Provo una desolazione
tanto grande perch mi pare che mi privino del mio padre direttore. So che stato molto am-malato, ma non mi ha spiegato nulla.
Infelice chi lontano!... (lettera a p. Pinho, 2-8-1940).
... Ges mi ha detto che la ama molto e che le ha pre-parato delle spine che la feriranno sino alla morte; che avr sempre il suo
cuore sanguinante, ma di non temere perch sar vittorioso... (lettera a p. Pinho, 12-11-1940).
... Come fu tremenda la tempesta che si scaten nella mia anima! Mi pareva di perdere tutto: per l'anima e per il corpo. In quelle
sofferenze, per alcuni momenti, giunsi a convin-cermi che mi avrebbero privata del mio padre direttore. Mio Dio, rimarrei senza
luce e senza vita!... Non ho resistito ed ho dovuto piangere. Offersi le lacrime a Ges ed aprii le braccia verso il cielo dicendo: Mio Ges, accetto ogni sacrificio; accetto tutto per tuo amore... Schiac-ciami, ma da' pace al mondo e salva le anime. Io voglio
amarti; e se col dolore ti provo il mio amore, sono pronta a soffrire. Sostienimi, dammi forza, Ges mio! - ... (lettera a p. Pinho,
21-11-1940).
... Sento che lei soffre. Sento lo strumento con cui ferito. Sento vivamente che quel dolore la ferir sino alla fine. Non so dove
voltarmi: tutto dolore, dolore vivo nell'a-nima e nel corpo. Lo voglio e accetto come Ges lo vuole... (lettera a p. Pinho, 29-111940).
Un appello alle autorit
... Luned, all'inizio della santa Messa, scomparve dalla mia anima quella notte senza luce che mi causava soltanto la morte:
scomparvero i dubbi. Poco prima della Comunione sen-tii una forza che non potei dominare: mi inginocchiai e in quella posizione
ricevetti Ges. Rimasi per molto tempo ra-pita, tanto unita a Ges che sentivo di trovarmi in un'altra regione. Avevo forti ansie
dolorose di amare Ges ed Egli mi disse i suoi desideri (ci avvenne il 2 settembre): - Sulla terra quasi scomparso dai cuori
l'amore. - Ecco il motivo del do-lore di Ges: non vi amore che ripari ai peccati dell'uma-nit; si dilacera il suo divin Cuore. - O
Ges, che posso fare per questo?... Accetto tutto, ma non voglio vederti soffrire... Scriver a Salazar. Lui pi che tutti i sacerdoti
pu porre un termine a tanti peccati... Ne parler al mio padre e far quanto mi consentir di fare... Vuoi che scriva anche al tuo
caro cardinale patriarca [Ema-nuele Cerejeira]? I due uniti saranno lo strumento per salvare il Portogallo e far s che il tuo Cuore
santissimo non sia pi offeso? Lo far, o Ges; ma vorrei che nessuno sapesse questo, eccetto loro e le persone che il mio padre
creder opportuno informare - ... (lettera a p. Pinho, 4-9-1940).
... Mi pare di morire al pensiero del venerd e delle soffe-renze che mi attendono. Se Ges non prende questo povero corpo per
soffrire in esso e sostenerlo, non resisto e morir. Sento nel mio cuore continue martellate. Una moltitudine mon-diale l'assalta e lo
ferisce. Vengono verso di me tutte queste sofferenze, io ne sono depositaria, ma sono dirette a Ges: l'attaccato e ferito il Cuore
di Ges. Mi pare di sentire Ges che a braccia aperte mi chiede di avere compassione e di soffrire con Lui... Mi annienta il fatto
che Ges si rivolga ad una creatura umana e si abbassi fino a chiederle di soffrire con Lui: Egli che la forza, la vita, tutto, avere
bisogno dell'aiuto di questa poveretta che non nulla... Unisco a questa mia lettera quelle per il cardinale e per il signor Salazar.
Abbia la bont di correggerle e, se crede che qualcosa non va bene, mi avvisi... Ho scritto come mi ha detto Ges... (lettera a p.
Pinho, 5-9-1940).
Mammina non distoglieva dalla terra il suo sguardo
... Domenica scorsa, compleanno della cara Mammina, si impressa nella mia anima un'immagine che non ancora
scomparsa. Con la venuta di Ges [eucaristico] al mio cuore, si aggra-varono i miei dolori e la mia notte aument. Non ho fatto
festa a Ges: non l'ho ricevuto con gioia, pur volendolo e deside-rando ardere d'amore. Povera me!...
Appena scese in me, sentii nella mia anima il ritratto vivo della cara Mammina che dall'alto del cielo contemplava la po-vera
umanit, col suo Cuore santissimo in un dolore quasi mortale. Col capo inclinato verso la terra non distoglieva il suo sguardo pieno
di tenerezza e compassione. Che dolore forte, pungente! Quanto soffre Mammina! gi marted e questa scena non scomparsa.
Mi pare sia impressa in me per sempre. Ancora un'ora fa la vidi nuovamente inclinata verso la terra, impos-sibilitata di distoglierne
lo sguardo: dai suoi occhi uscivano due rivoli di lagrime, lagrime di profondo dolore che bagna-vano la terra. Volevo piangere
anch'io, asciugare il suo pianto e guarire la ferita del Cuore amantissimo di Ges. Non so cosa fare per Loro: per amore mi fingo
allegra mentre sono sempre triste. Incoraggio e consolo gli infelici e non ho chi consoli me. Ma sono contenta della volont del mio
Signore. Voglio con-solarlo nella mia amarezza... (lettera a p. Pinho, 10-9-1940).
Ges vuole da me un dolore silenzioso
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... Mi pare di essere infedele a Ges. Egli vuole e mi fa sentire nell'anima la grande necessit che io soffra, ma soffra tacendo e
senza lasciarlo apparire. Cerco di farlo il meglio possibile, senza confidarmi con nessuno, eccetto che con Lui e con la cara
Mammina; talvolta involontariamente mi sfugge qualche parola. per questo che io dico di essere infedele al mio Ges; non sono
ancora costante in quello che Egli vuole, eccetto che nel dire tutto a lei, mio padre, perch Ges mi pone nell'anima la necessit di
confidarmi con lei... (lettera a p. Pinho, 7-11-1940).
... terminata da poche ore la mia Crocifissione... Ho bisogno di confidarmi e posso farlo solo con lei. Ges mi vuole silenziosa e
tenace come roccia: vuole che io soffra senza che si sappia ci che avviene dentro di me. Sento che Lui a mettermi questa
esigenza nell'anima. Vuole che il mio dolore sia silenzioso come il Suo: esige che Lo imiti anche in questo. Stamane si unirono alla
mia paura e dolore le lagrime e il dolore di Ges: non ne potevo quasi pi. Fra chiasso, cu-riosit e bestemmie attorno a Lui, Egli
mi ha fatto sentire come ha sofferto tutte queste cose in silenzio, come se non avesse labbra per parlare. Ero talmente sgomenta
che mi pass qualche volta per la mente di dire a Ges che non volevo la Passione, ma Gli dicevo subito: - Voglio, accetto per Tuo
amore. Accetto ogni sofferenza anche se dovessero cadere su di me, per schiacciarmi, tutte le montagne del mondo... (let-tera a
p. Pinho, 22-11-1940).

1941
Primo incontro con il dott. Azevedo - Nuovi esami medici
Il 29 gennaio 1941 ebbi la visita di un sacerdote conoscente e di varie persone della sua parrocchia. Dopo una lunga
con-versazione, seppi che tra loro vi era un medico. Arrossii, non per avere mentito circa i miei dolori, ma perch non me
l'a-spettavo. Egli non parl e si mantenne sorridente. Non so cosa provai a suo riguardo. Ero ben lontana dal pensare che dopo
poco tempo sarebbe diventato il mio medico curante. [Il dott. Azevedo] incominci [la sua opera] con l'esami-narmi
minuziosamente, ma con tutta delicatezza e carit. Ter-minato il suo studio, ritenne conveniente invitare il dott. Abel Pacheco e il
mio medico curante di allora... Io rimasi molto triste perch ero satura di esami medici, ma accettai la nuova prova come volont di
Dio e per il bene delle anime. Il primo maggio dello stesso anno fui esaminata dal dott. Pacheco. L'esame dur pochi minuti, ma fu
causa di grandi sofferenze al corpo e all'anima: al corpo perch le sue mani parevano di ferro; all'anima perch sentiva gi le
umiliazioni e i risultati di quell'esame.
Con tutto questo, ero ancora lontana dalla fine!
II ritorno di una pecorella
Ges mi ha preparata alla sofferenza di marted scorso. Non ne so il motivo. Forse perch partita di qui per Braga quell'anima
decisa a riconciliarsi col Signore? Lo sa Ges a cui io ho offerto i miei dolori e sacrifici affinch quel pecca-tore facesse una buona
confessione. La sofferenza fu grande da non poterne pi. Non provai gioia per il ritorno di quella pecorella. Mercoled, giorno di san
Giuseppe, ho ricevuto le corone che lei mi ha mandato per mezzo di quell'uomo [si tratta di un certo Machado di Balasar]. Alcune
persone hanno provato grande gioia nel vederlo fare la comunione davanti a tutti. Alla notizia io rimasi sempre nella tristezza e
nella morte: non ebbi un momento di contentezza... ... Passai il giorno di san Giuseppe nelle tenebre, senza poter vedere il cielo
ma con ansie continue di dare anime al mio Ges e di percorrere il paese intero alla loro ricerca... (lettera a p. Pinho, 21-3-1941).
Ancora medici nel caso
... Si sta avverando il mio presentimento circa l'esame del dott. Abele Pacheco. Parlai col medico Azevedo ed egli mi disse che
quasi indispensabile, ma che ripensassi la cosa davanti al Signore. Se poi intendessi che non si deve fare non si fa-rebbe. Per il
Signore mi ha dato questi sentimenti: "di met-termi nelle mani dei medici come Lui si consegnato alla morte; solo cos il mio
sacrificio sar completo". Che mi dice al ri-guardo?... (lettera a p. Pinho, 28-3-1941).
... La giornata di oggi non trascorse senza che cadesse su di me un dolore dell'anima e del cuore ben difficile da soppor-tare. Al
calar della notte si scaten una delle pi tremende tempeste. Incominciai a sentire una rivolta e un fortissimo de-siderio di impormi
perch i medici non vengano per il loro esame per rimanere libera da molte umiliazioni e dispiaceri. Sentivo in me forte resistenza,
non volevo consegnarmi al do-lore; volevo soffrire tutto come se nulla sentissi. Ed allora cadde su di me tutta la rabbia infernale:
ho capito che era opera dell'inferno. I demoni erano rabbiosi, volevano inghiottire tut-to il mio corpo. Dopo ero rivoltata soprattutto
contro il medico Azevedo; mi pareva di avere contro di lui un odio di morte e che ero io stessa a volerlo mordere per farlo a pezzi e
frantumarlo. Che tempesta tremenda! Solo nelle braccia di Ges e della cara Mammina potevo essere sicura di non offendere il
mio Dio. Se il mondo sapesse le insidie del nemico, i lacci che pre-para alle anime per farle peccare!... Penso di non avere
disgu-stato il mio Ges, perch io voglio solo quello che Lui vuole e non mai offenderlo... (lettera a p. Pinho, 5-4-1941).
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... Il medico mi ha scritto per dirmi che andato a Braga ma che non lo ha trovato; per le scriver per dirle ci che succede. Ha
gi parlato col dott. Abele Pacheco il quale pronto a venire per l'esame. Il medico di malattie nervose non viene e non ha
assicurato di venire anche in seguito. Non so ancora il giorno in cui sar esaminata. Me lo comunicher? Preghi per me affinch
Ges mi dia forza... (lettera a p. Pinho, 6-4-1941).
... Padre mio, se mi desse il permesso di chiedere a Ges il paradiso al pi presto!... Non per fuggire il dolore, ma perch la
mia sofferenza e la Crocifissione sta diventando trop-po conosciuta. Vorrei fuggire il mondo affinch non mi conosca pi oltre. Oh
la mia crocifissione quanti tormenti mi ha portato! Ho tanta nostalgia del tempo in cui Ges mi parlava sovente e nessuno sapeva
della mia vita se non colui che per diritto doveva sapere... (lettera a p. Pinho, 25-4-1941).
... Verso sera a complemento del mio dolore ho ricevuto dal degnissimo medico Azevedo la notizia che gioved, primo maggio,
sarebbe venuto il dottor Abele Pacheco di Oporto per l'esame. Fu come una lancia che mi trafisse il cuore e lo in-chiodasse
crudelmente sulla nuda terra. Ed era contro la terra che esso sanguinava di dolore. Venne il luned e lo passai nella stessa
sofferenza. Volevo sfogarmi per buttar fuori i timori e la vergogna che mi tormentavano. Mi ricordai che era una buona occasione
per consolare e riparare il mio Ges soffrendo in si-lenzio con Lui; Gli ho offerto il sacrificio in silenzio e gli ho promesso di non
parlare. Mi costato molto ma con Ges ho vinto... Ho preparato con cura e gioia l'altarino di Mam-mina... Le ho scritto una lettera
e la posi ai suoi piedi per il primo giorno del suo mese. Confido che mi far quanto le ho chiesto...
Venne il gioved; fu molto triste: attendevo i medici. Che tormento! Dicevo tra me: "Primo maggio come sei penoso! Cosa avverr
ancora prima della fine?".
Nella comunione ho offerto il sacrificio che dovevo affron-tare; e l'offersi per quelle anime che vanno dai medici col fine di peccare
e di offendere Ges. Ho implorato la forza del Cielo; ho chiesto luce e amore allo Spirito Santo, il soccorso della Santissima Trinit,
di Ges sacramentato, della cara Mammina, di san Giuseppe, santa Teresina, santa Gemma ecc. Venne l'ora e fui esaminata. Mi
costarono molto i dolori del corpo ma anche quelli del-l'anima. Che umiliazione! Appena i medici se ne andarono volevo piangere;
a stento nascosi le lagrime. Dissi a Ges che non pian-gevo affinch anche Lui non piangesse per i peccati del mondo. Alzai lo
sguardo verso la cara Mammina e le dissi: - So-no pronta ad altro sacrificio... Dillo a Ges per me. Fa' che io soffra! Fa' che io ami!
Voglio morire di amore. - Ebbi per tutto il giorno il corpo e l'anima in un mare di dolore!... (lettera a p. Pinho, 2-5-1941).
Fui avvisata dal dott. Azevedo che sarebbe stato meglio ritornare a Oporto per consultare il dott. Gomes de Araujo. Pregai per un
mese per sapere se questa era la volont di Dio. Pi chiedevo luce e pi aumentavano le tenebre e pi profondo diveniva il dolore
dell'anima perch non sapevo cosa fare. Finalmente il Signore mi disse che voleva che io partissi. ... Peccato che il mondo non
conosca l'amore che Ges porta alle anime! Lo vedremmo pi amato e meno offeso. Fi-nalmente Ges mi ha illuminata. Andremo
ad Oporto. vo-lont sua per aumentare la mia sofferenza. Sar anche per sua maggior gloria. Lui lo sa. Ho sofferto nel chiedergli
luce e non averla. Ma ora la mia agonia ancora maggiore. Ho tanta vergogna, tanta paura. Mio Dio, sia per tuo amore!...
(lettera al dott. Azevedo, 3-7-1941).
... Mi trovo in una notte oscura e senza una goccia di rugiada. Non v' balsamo per il dolore della mia anima. Vedo di lontano i
colpi che feriranno il mio cuore. Stento a respirare per il peso delle umiliazioni. All'idea delle sofferenze che mi porter il mio
viaggio ad Oporto, dico fra me: - Vado al giudizio. - ... Oppressa e annientata da questo dolore, penso: - E' per Ges, per le anime!
- E allora tutto il mio essere si tra-sforma in un solo pensiero: - Dio in tutto e al di sopra di tutto. Trascorrerei tutta la mia vita a pensare solo a Dio. Tutto passa, Dio solo rimane. Il pensiero di Dio abbraccia cielo e terra. Mi
sprofondo in Lui. Posso amarlo e pensarlo tutta l'e-ternit. Questo pensiero mi solleva; soltanto cos addolcisco il mio dolore e
posso sorridere al quadro triste e doloroso che mi si presenta. Fingo di esser in una grande gioia per il mio viaggio a Oporto, per
rallegrare i miei, affinch non compren-dano il dolore del mio cuore... (lettera a p. Pinho, 14-7-1941).
Secondo viaggio ad Oporto
Il mio stato fisico era molto grave. Temevano di togliermi dal letto per un s lungo viaggio. Anch'io temevo, e molto: se il solo
toccarmi era causa di tante sofferenze, come potevo andare cos lontano?... Incoraggiata dalle parole del Signore, confidavo in Lui
e sotto la sua azione divina mi preparavo a partire all'alba del 15 luglio 1941.
Alle quattro avevo gi fatto le mie preghiere. Per fingere di essere contenta, chiamai mia sorella dicendole che andavamo alla
citt : solo per mantenere nascosto il mio dolore. Men-tre stavo dicendo questo, sentii un'automobile fermarsi presso la nostra
casa.
Entr nella mia camera il dott. Azevedo con un signore amico. Dopo breve conversazione, mentre mia sorella si ve-stiva, ci
preparammo per uscire. Partimmo alle 4,30, per non allarmare il popolo; era ancora buio; infatti uscimmo dal paese senza
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incontrare nessuno. In quale silenzio era mai la mia anima! Immersa in un abisso di tristezza, senza interrompere la mia unione
intima con Ges, viaggiavo chiedendogli sempre coraggio per l'esame che mi attendeva e offrendo il mio sacrificio per avere il suo
divino Amore e per le anime. Invocavo la Mamma celeste e i santi pi cari.
Non mi attirava nulla e tutto quanto vedevo mi causava profonda tristezza. Ogni tanto interrompevano il mio silenzio per chiedermi
se andavo bene; ringraziavo senza uscire dall'a-bisso in cui ero immersa. Era giorno quando ci fermammo a Trofa, in casa del
si-gnore che ci accompagnava: l dovevo riposare e ricevere il mio Ges, in attesa di ripartire per Oporto. Prima di riprendere il
viaggio, fui portata in giardino e, sorretta dall'azione divina, arrivai fino ad alcuni fiorellini che raccolsi pensando: - Il Signore,
quando li cre gi sapeva che oggi sarei venuta a raccoglierli. - Fui fotografata in due luoghi diversi e, dall'uno all'altro, andai con le
mie gambe, ci che mai pi avevo fatto da quando mi ero posta a letto anzi, neppure pi mi ero voltata da sola nel letto. Fu un
miracolo di Dio, perch senza di Lui non mi sarei mossa. Riprendemmo il viaggio: la mia anima soffriva orribilmente. A pochi
chilometri da Oporto Ges ritir la sua azione divina. Incominciai a sentire le solite sofferenze fisiche che re-sero tormentosa la fine
del viaggio; dissi, non perch sapessi la distanza ma perch il mio stato me lo fece dire: - Siamo gi vicini ad Oporto. - Qualcuno
rispose: - Ci siamo, ci siamo! - Infatti aveva visto che mancavano solo sei chilometri. La salita al consultorio fu dolorosa oltre ogni
dire: mar-tirio del corpo, agonia dell'anima; mi pareva di morire. Prima di entrare nella sala delle visite, dissi a chi mi por-tava in
braccio: - Posatemi, posatemi, anche sul pavimento! - In quell'istante apparve il medico che mi fece stendere su un let-tino, dove
rimasi in attesa della visita. Qualche momento prima di entrare nella sala medica Ges mi liber dell'agonia dell'anima e mi lasci
solo i dolori fisici, di modo che potei resistere meglio. La visita fu molto lunga e dolorosa. Mentre mi spogliavano
mi facevano coraggio ed io, ricordando ci che avevano fatto a Ges, dissi tra me: - Hanno spogliato anche Ges - e non pensai
pi ad altro. Il dott. Gomes de Arajo, anche se un poco brusco, fu prudente e delicato. Durante il ritorno a casa, Ges esercit su
di me la sua azione divina, perch resistessi al viaggio, ma mi diede nuovamente le agonie dell'anima. Arrivati a Ribeiro mi
fecero riposare nella casa del dott. Azevedo per attendere la notte e poter rientrare in paese senza che nessuno se ne accorgesse.
Sia in casa del signor Sampaio che in quella del medico sono stata trattata con tutte le attenzioni; ma nulla mi dava conforto,
anche se sorridevo a tutti per nascondere il pi pos-sibile il mio dolore. Riprendemmo il viaggio che era gi notte; tutto mi invi-tava
ad un silenzio sempre pi profondo. Ero astratta da tutto. Durante il tragitto non vidi altro che i fiori del giardino di Famalico,
perch me li additarono. Arrivammo a casa a mezzanotte, ottenendo cos che nes-suno si accorgesse della nostra temporanea
assenza.
Dopo quel viaggio aumentarono assai i dolori fisici. [Scrisse al direttore:] ... Preoccupata di avere Ges sulle labbra e nel cuore,
arrivai alla mia povera casetta e subito fui triturata dai dolori che mi consumavano il corpo, effetto forse dell'esame e del viaggio...
Nelle ore di maggiore angustia Ges mi disse: - Ecco, figlia mia, le tue sofferenze per i sacerdoti. Soffri per loro. Il dolore ripara. Gli
ardori che ti bruciano sono gli ardori delle loro passioni. Mi sono servito dell'esame medico per farti sof-frire per loro. - ... (lettera
a p. Pinho, 17-7-1941).
[Scrisse al medico:] ... I miei dolori, aumentati forse dall'esame, continuano. Ma non importa. Ho modo di dare di pi a Ges ed
Egli ha modo di distribuire alle anime. Io voglio consolare il suo divin Cuore tanto ferito. Voglio che la mia sofferenza sia come
in-censo finissimo che sale continuamente al cielo. Grava su di me il peso delle umiliazioni e mi affligge tanto il sentire di essere
causa di umiliazioni per lei e per il mio padre spirituale. Mi perdoni tutto. Io non vorrei farla soffrire... (lettera al dott. Azevedo, 237-1941).
Visita di un sacerdote giornalista e conseguenze
Il 27 agosto 1941 ebbi la visita del parroco accompagnato da p. Tercas e da un altro sacerdote. Questa visita mi fu molto
disgustosa perch feci il sacrificio di rispondere di fronte a tutti ad una serie di domande del p. Tercas. Risposi coscienziosa-mente
ad ogni domanda, perch pensavo che fosse venuto per motivo di studio, come altri avevano fatto. Soltanto il Signore sa valutare
quanto mi cost il dover parlare della Passione ; fu su questa soprattutto che mi interrog. Il parroco mi disse che il reverendo
[p. Tercas] voleva ri-tornare venerd, 29 agosto [per assistere alla Passione]. Non volevo acconsentire senza consultare il mio
direttore ma, aven-domi detto che doveva partire per Lisbona in quei giorni [quin-di non poteva attendere], cedetti dicendo: - Penso
che lei non venga qui per curiosit, nevvero? - Rassicuratami che no, acconsentii, anche se la sua visita in un venerd mi
dispia-ceva assai. Venne, ma condusse anche tre sacerdoti. Ero ben lontana dal supporre che quella visita mi preparava un nuovo
calvario: poco dopo egli pubblic quanto vide e seppe da me. Che il Signore accetti il dolore causatomi da quella pub-blicazione e
dal sapere di pubblico dominio i miei segreti na-scosti durante lunghi anni! Ogni tanto mi giungevano all'orecchio i commenti che si
facevano su di me: erano spine acute che involontariamente le persone mi configgevano nell'anima. Chi leggeva quella rivista o
ascoltava quello che si diceva di me ne riceveva diffe-renti impressioni. [Scrisse al direttore: ] ... So che pochi mi
comprenderanno, ma mi basta una sola cosa: Ges comprende tutto. Ho saputo che ieri [gente venuta da fuori] domandavano gi
di una certa Alexandrina di Balasar e che persone del paese richiedevano la rivista in cui si parla di me. Ho pianto molto. Voltata
verso il tabernacolo della chiesa ho detto a Ges: - Hai permesso che io arrivassi a questo punto e non vieni a pren-dermi per il
cielo! - D'improvviso mi venne in mente che potevo fare contento Ges e dissi: - Non piango pi, perch Ges non vuole. Voglio
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soffrire tutto per salvare anime e per amore di Ges e di Mammina. - Infatti ho sempre sorriso, anche se dentro piangevo, per-ch
nel mio cuore regnava la sofferenza. La pubblicazione della mia vita una spina che non cesser di ferirmi... (lettera a p. Pinho,
19-12-1941).
Il mio viaggio a Oporto e la pubblicazione della mia vita allarmarono i superiori del mio direttore a tal punto che forse potranno
proibirgli di venire da me, di prestarmi l'assistenza religiosa di cui ho bisogno e perfino di scrivermi e di ricevere mie notizie!
Da allora cominciai a vivere di illusioni: - Verr oggi, verr domani? - Quante cose mi venivano in mente! Il pen-siero di perdere
tempo in divagazioni inutili mi addolorava, ma non riuscivo a sviare il mio spirito da ci che mi faceva soffrire tanto.
La mia vita divenne un sacrificio totale. Posso quindi affer-mare che non so cosa sia il godere, anche se non me ne duole. Mi sento
alla fine della vita: aspetto l'eternit. Soltanto l potr ringraziare Ges di avermi scelta per questa vita di con-tinuo sacrificio, per
amare soltanto Lui, per salvargli anime

1942
Senza direttore
... Ges venuto ed ha acceso nel mio cuore un poca del suo fuoco divino; mi ha dato qualche raggio della sua luce: - Figlia
mia... giunta l'ora di darmi la maggior prova di amore e di eroismo: camminare senza luce in completa abbandono... (lettera a p.
Pinho, 3-1-1942).
... La mia anima pare strapparsi a pezzi. Solo il 7 gen-naio, giorno in cui lei, padre, venuta da me, il mio dolore sia fisico che
spirituale ebbe una pausa. vero che Ges mi sta privando di tutto, ma mi ha ancora dato alcune ore di sollievo e qualche
momento di dolcezza e soavit nell'anima. Li ricordo a stento e mi pare di mentire perch ora non ho luce... (lettera a p. Pinho, 91-1942).
... Il vivere senza sostegno mi fa paura. Ho perduto tutto sulla terra e in cielo. Voglio sperare ciecamente che Ges e Mammina
non mi abbandoneranno, ma cado nello scoraggia-mento, rimango abbattuta, immersa nello smarrimento.
- Mio Dio, mio Ges, credo in Te, credo nel tuo divino amore per me. Ti amo e voglio darti anime. - Ieri il medico stato qui quasi
due ore. Ges si servito di lui per addolcire il mio dolore... Ho ancora sulla terra chi ha compassione di me. Ges non mi
abbandona e mi manda le sue tenerezze. Questo pensiero ha fatto rivivere la mia fi-ducia... (lettera a p. Pinho, 15-1-1942).
... Ieri venuto un giornalista di Lisbona; non gli ho detto nulla delle cose di Ges, ma il fatto mi fa soffrire. Quasi tutti i sacerdoti
sanno di me: fanno mille domande al parroco. Tutto per causa degli scritti del p. Tercas. Potessi essere por-tata via di qui! Non
vorrei essere conosciuta; vorrei nascon-dermi... (lettera a p. Pinho, 16-1-1942).
... Oggi il parroco venuto a leggermi due fogli di p. Ter-as con parecchie domande. Vorr continuare a parlare di me? Gli ho
risposto che non avrei detto nulla delle cose del Signore e che soffro per avergliene parlato. Non per timore di essere colta in
qualche bugia: potrei essere interrogata migliaia di volte e io direi sempre la stessa cosa, perch la verit ha una sola strada. la
ferita che sento e che mi obbliga a procedere cos.
Venga chi vuole: io parler soltanto con l'autorizzazione del mio direttore... (lettera a p. Pinho, 17-1-1942).
... Quanto dolorosa la mia sofferenza! ... Mio Dio, se almeno questa croce fosse solo per me! Ma per sfortuna non cos.
inutile che lei, padre mio, voglia ingannarmi dicen-domi che non soffre non ho bisogno di altri testimoni, mi bastano i sentimenti
della mia anima... Per mia maggiore con-fusione sento di essere io il motivo di tanto soffrire; lo sono e lo sar per tutta la vita. E
sar pure causa di molta umiliazione e sofferenza per il medico. Che triste ricompensa per quanto ha fatto per me! cosa
involontaria; io non vorrei essere ingrata verso nessuno. Quando ricevo Ges me ne dimentico subito e rimango sola nel mio
dolore. Mi pare che se udissi Ges non Lo ascol-terei e Gli volterei subito le spalle, anche se non l'ho mai fatto... Quanta paura di
ingannarmi! Ho pianto molto e sono triste per questo mio comportamento. Non vorrei ricevere la croce con le lacrime, ma non ho
pi forze. Piango, ma nel cuore vi la volont di seguirLo, di con-solarLo, di soffrire tutto per suo amore e dargli anime. Preghi per
me... (lettera a p. Pinho, 21-1-1942).
... Le hanno proibito di venire qui? Non cessano di farla soffrire? Tentano di umiliarla e di deprimerla di pi? Ges sia con noi! Ci
venga in aiuto la cara Mammina e ci dia forza per tanto dolore. Sia tutto per la maggior gloria di Ges e a vantaggio delle anime...
(lettera a p. Pinho, 26-1-1942).
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... Sento che lei soffre quasi solo... Mio Dio, ho eretto un calvario al mio padre spirituale che ha fatto tanto per por-tare la mia
anima a Ges.
Ne ho elevato un altro al mio medico, che si sacrifica tanto per il mio corpo. O Ges, o Mammina, chiamatemi a voi af-finch io non
sia pi motivo di tanta umiliazione e dolore... Preferirei soffrire sola. Avessi potuto soffrire questo mare di dolori e nessuno ne fosse
a conoscenza, eccetto Ges! Vorrei scomparire dal mondo, dallo sguardo di tutti e rimanere nella dimenticanza... (lettera a p.
Pinho, 30-1-1942).
... Sono in uno stato di rivolta e mi sento sola, proprio sola... Che tremenda burrasca!... Sono al colmo della mia ago-nia. Temo di
diventare infedele al mio Ges: non ho forze per sopportare di pi... Quando verr il cielo? Povera me se ritarda!... Domenica sera
[8 febbraio] sul tardi si insinu nel mio spirito un grande tormento: il timore che sarei rimasta senza il mio Ges [eucaristico], che il
parroco, proibito dall'arcive-scovo, non sarebbe pi venuto a portarmelo; che sarebbero proibiti di venire a trovarmi tutti i sacerdoti,
cos come ogni altra persona, sotto pena di scomunica. Mio Dio, senza avere un padre per confessarmi, che cosa devo fare? Far
di tutto per non peccare, non rattristare neppure in una minima cosa il mio Ges e chiedergli molto perdono. Mio Dio, mio Dio, che
con-fusione dover morire cos senza un sacerdote!...
... O mio padre, mi giunge da poco una nuova sofferenza: non mi consentono che io prenda consigli dal mio padre spi-rituale... A
chi devo io ricorrere?... (lettera a p. Pinho, 13-2-1942).
Presentimenti realizzati
Gli uomini tentano di allontanare e strapparmi per sempre ci che mi serviva di aiuto e poteva darmi conforto. Mi hanno tolto il mio
padre spirituale, proibendomi perfino ogni corri-spondenza. Consentimi almeno, mio Ges, di sfogarmi con Te. Mi trovo sola nella
tempesta che non cessa. Ti apro il mio cuore. Solo Tu vi sai leggere quanto vi scritto con dolore e sangue. Solo Tu comprendi e
valuti il mio soffrire. Il mondo lo ignora; gli uomini non lo capiscono. Lasciami dire ci che Tu hai detto al Padre tuo: - Per-dona
perch non sanno quel che fanno. - Sono ciechi, manca loro la tua luce divina. Illuminali; da' a tutti il tuo amore. O Ges, i miei
presentimenti si sono realizzati!
Potranno anche proibirmi di riceverti sacramentalmente? Povera me! Mi ucciderebbero se Tu con il tuo potere divino non mi
conserverai in vita. Dicano e facciano ci che vogliono. Non riusciranno per a privarmi della unione intima con Te. Rubarmi Ges
sacramentato! Non mi meraviglierei se lo facessero. Ma strapparmi dal cuore il Tesoro ricchissimo che adoro e amo su tutte le
cose, il Padre, il Figlio, lo Spirito santo , gli uomini non lo potranno mai. Dovrebbero potermi far vivere senza cuore e senza
anima. Impossibile! Venga il mondo intero con la sua forza; si metta tutto contro di me: ma solo il peccato potrebbe separarmi da
quella grandezza infinita, da quell'amore senza confini. Ma io confido pienamente in Te, mio Ges. Tutto spero da Te, anche se i
sentimenti della mia anima arrivano quasi a persuadermi che sto ingannando me stessa.
... Che male ho fatto? Che crimine ho compiuto?... Mio Ges, se non fosse per tuo amore, se non fosse per il desi-derio di darti
anime, mi rifiuterei a tutto... (diario, 19-2-1942).
... Io bramo il cielo, ma non vorrei morire cos. Vorrei la morte che mi d Ges e non quella che mi danno gli uo-mini! Non vorrei
lasciarli con il rimorso di avermela data... Non so come posso vivere cos. Per ora ho lei che mi sostiene in tanto penoso calvario.
Potranno anche dire che le cose del Signore avvengono in me per le visite del medico? Non lo dubito. Ma in questo caso sarebbe
meglio chiudermi in un carcere ove nessuno mi possa vedere; cos soffrir sola e non sar causa di sofferenza ad altri.
Mancherebbe ancora che mi rubassero il medico! Grazie al caro Ges non sono attaccata ad alcuna cosa della terra, ma sento il
bisogno di chi mi aiuti a salire il mio calvario: da sola non posso... (lettera al dott. Azevedo, 21-2-1942).
... Alcune ore dopo la mia "Passione" part il mio medico il quale mi disse che in questi ultimi giorni il mio cuore peggiorato. Mi
diede coraggio e fiducia. Mi sono confidata con lui perch sento che il Signore si serve di lui per aiutarmi a proseguire nei sentieri
tanto spinosi e difficili. Mi sono sentita pi forte. Alle sei pomeridiane mi consegnarono la posta e vidi subito una sua lettera.
Appena l'ebbi in mano, le mie braccia parvero spezzarsi e tutto il sangue parve congelarsi nelle vene. Non avevo forze per aprirla.
Pensai fra me: - Venga ci che vuole. Avanti! Mio Ges, accetto tutto per tuo amore e per darti anime. Incominciai a leggerla, ma
le lacrime me lo impedirono: erano per lacrime di completa rassegnazione. Mi parve che mi squarciassero il cuore con una lancia.
Sono gi passati al-cuni giorni, e mi sento nello stesso stato. Il cuore mi mancava e mi parve perfino di morire. Nel mio intimo
dicevo: - Per-dono a tutti coloro che mi hanno causato questa morte. - vero che Deolinda pi volte mi aveva dato a goccia a
goccia il veleno che la lettera racchiudeva, ma ora giungeva il taglio: l'ultimo veleno.
Le mie lacrime e la mia preghiera a Ges di perdonare tut-ti: ecco la mia vendetta.

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Nella triste lettera che non dimenticher pi, ella mi dice che ci quanto hanno determinato i superiori; che deve obbedire perch
lo vuole il Signore. Concordo. Obbedienza, santa obbedienza, quanto ti amo! Lei non vuole disobbedire e anch'io voglio che
obbedisca. Piuttosto tutte le sofferenze che il pi piccolo dispiacere a Ges. Chi obbedisce fa la sua divina Volont, ma infelici
coloro che non comandano secondo i suoi divini desideri! quanto avviene ora. Gli uomini si oppongono alla volont di Ges. E
ci che sente la mia anima pazza di dolore. Il mio cuore vola come un uccello che non sa dove posarsi; mi trovo nel martirio pi
doloroso. Mi sono confessata a p. Alberto Gomes nel quale ho pie-na fiducia e in cui vedo tutta la santit. Sento che mi
com-prende bene, ma non lui quella luce che Ges mi ha scelto, neppure quella fonte che mi pu saziare. per questo che io
dico: - Infelici coloro che non comandano secondo la vo-lont di Ges! - Continuer a chiamare lei mio padre spirituale sulla terra e
in cielo. Ci che gli uomini dicono e fanno non serve ad altro che a schiacciarmi sempre pi e a togliermi pi presto la vita... Si
ricorda che da tempo ho avuto presentimento di quanto succede ora? Le hanno proibito di venire qui! di scriverci! Volont del mio
Dio, io ti amo su tutto... (lettera a p. Pinho, 23-2-1942).
Mi hanno chiesto le lettere del padre
- O Ges, dammi la tua forza divina. Voglio nascondere il mio dolore. Da sola non ci riesco. Pianga il mio cuore notte e giorno, se
Tu lo vuoi, ma il mio sguardo sia lieto e sorridano le mie labbra. Il tuo santo amore e le anime siano il motivo del mio soffrire.
Sono come colomba che, sospesa, muove le ali, giorno e notte, e non sa dove posare se non la sorregge il tuo potere. Le
mancano le forze, incapace di continuare il suo volo: sono io che navigo nell'aria, sono io che sto per essere annientata dalla
tempesta; sono la pi indegna delle tue figlioline, senza luce e senza sostegno. O Ges, non sapevo di avere ancora tanto da
donarti! Quanto grande la mia ignoranza! Pensavo di averti dato tutto. Mi ingannai: sei venuto a fare l'ultima mietitura. Prendi
tutto, prendi tutto in fretta: raccogli per Te. Il giorno venti Ti ho dato il mio padre spirituale fino a quando me lo vor-ranno ridare; ti
ho dato le sue lettere che mi hanno servito di luce e incamminato verso di Te. Tu hai veduto, o Ges, quanto fu grande il sacrificio:
non per l'attaccamento ad esse ma perch mi furono richieste in un giorno di tanto dolore. Quando le ebbi in mano per legarle
insieme, Tu, o Signore, hai udito ci che andai dicendo: Ges me le ha date, Ges me le prende . E nel consegnarle ho sempre
ripetuto: Ges non merita forse di pi?... Tutto poco per salvargli anime... . Ci che mi pesava era di dover servire quale
strumento di sofferenza per gli altri... (diario, 27-2-1942).
- Mio Ges, mi furono restituite le lettere del mio diret-tore. Perch mai? Il sacrificio stato fatto. Fu come collocarle su un
cadavere che nulla sente. Ma l'obbedienza lo vuole e io accetto... - (diario, 13-3-1942).
Nelle oscure tenebre
- O Ges... il mio calvario non ha fine. Non termineranno pi le oscure tenebre della notte? Non scorgo il cammino; non posso
avanzare n retrocedere! Non ho guida; non ho vita. Il cuore e l'anima vanno in frantumi. Per amore di chi ac-cetto tutto questo?
Per Te, o Ges, soltanto per Te e per le anime. Srviti della mia tristezza ed agonia, srviti del sacri-ficio che mi ha portata
all'estremo limite, per dare la pace al mondo ed affinch il tuo Cuore divino possa avere da me tutta la gioia, la consolazione e
l'amore possibili.
... Se io non vivo per salvare le anime, se le mie sofferenze non bastano per evitare loro l'inferno, oh! allora, mio Amore, prendimi
con Te. Non si pu vivere cos. Mi resti almeno la speranza che la mia agonia consoli il tuo Cuore divino. Affrettati, Ges, a
soccorrermi. Fa' che io sia ferma nei miei propositi. Poni sulle mie labbra un sorriso ingannatore sotto cui possa nascondere
tutto il martirio della mia anima. sufficiente che conosca Tu il mio soffrire. Esamina, o Ges, tutto il mio corpo, il cuore e l'anima
mia: vedi se trovi ancora qualcosa che Ti serva; voglio darti tutto. La privazione del mio direttore e tutti i sacrifici che ven-nero in
seguito mi hanno portata alla massima sofferenza. Ed ora, mio Ges, il saperlo tanto vicino mentre io, come un uccellino nei giorni
invernali, sto morendo di fame per non potergli parlare, per non poter ricevere da lui alimento e vita per la mia anima... cosa da
morire di dolore! Regni il tuo amore: solo l'amore pu vincere. Ti ho promesso, o Ges, di soffrire in silenzio, di non permettermi
uno sfogo fino a che posso contenere tutto il dolore del mio triste patire. Ora non posso pi, mio Ges: mi schiac-ciano le
umiliazioni, i disprezzi, gli abbandoni... - La mia anima non sente se non paura e sgomento. Il mio cuore triste ansioso di
possedere il sangue del mondo intero per lastricare tutti i sentieri del calvario con queste parole di sangue: l'amore, l'amore di
Ges!
E non ho nulla e non servo per consolarlo ed amarlo (diario, 6-3-1942).
- Ges, mi senti? Mi pare che le mie parole siano soffo-cate dal peso della morte. Voglio dirti ancora una volta: so-no tua nel
tempo e sar tua nell'eternit. Mi dono soltanto a Te, solo a Te voglio appartenere . con l'anima in agonia e col cuore spezzato
dal dolore che le mie labbra balbettano queste parole: solo per amore . Le nere tenebre mi accecano: cammino fra rovi e spine.
Sono tutta ferita: dal mio povero corpo sento scorrere sangue. Mi sento sola: mi hanno rubato il conforto, il sollievo dell'anima, il
mio sostegno sulla terra. A volte non sopporto la nostalgia della Messa nella mia cameretta...

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Perdona, Ges, a chi mi ha causato tutto questo. Per tutti chiedo compassione; chiedo luce alla loro cecit. In questo mare di
sofferenze, in questa lotta di nere te-nebre, in questa notte molto buia la mia anima gode la pi grande pace: non temo di
comparire alla Tua presenza. A volte mi viene in mente se ci non orgoglio. Che non lo conosca? Sar nascosto nella mia
ignoranza? Mi hai dato la grazia di conoscere l'abisso della mia mi-seria, ma contemporaneamente vedo molto bene che
infini-tamente pi grande l'abisso del tuo amore, della tua miseri-cordia. Confido ciecamente in Te e spero in Te. - (diario, 27-31942) ".
Nuova forma di crocifissione (Momenti di Passione)
Il venerd santo, 27-3-1942, Ges mi disse: - Non temere, figlia mia; non sarai pi crocifissa; la crocifissione che hai tu delle pi
dolorose che la storia pu registrare.
- Non sottrarmi le tue forze, Ges, perch possa descri-vere nel miglior modo possibile ci che hai sofferto nella tua santa
Passione. Non vengano meno la tua protezione e il tuo amore a questa poveretta. Sia tutto a gloria tua e a vantaggio delle anime. I miei occhi parevano quasi non vedere l'avvicinarsi della passione. Il mio abbattimento mi spaventava; l'abbandono in cui ero
lasciata mi portava alla sepoltura. Che tormento! Dover lottare contro il mondo senza vita! - Scesero su di me la tua Vita e il tuo
Amore. Ho udito la tua Voce, dolce e tenera: Figlia mia, amore di Ges, co-raggio! Non temere. Il cammino del calvario sta per
finire. Vieni ed attraversa le ultime spine: dalle ferite causate da que-ste spine sgorgano sorgenti di salvezza. Le anime hanno
bi-sogno di tutto.
Ges consolato dalla tua crocifissione; trova in te tutta la riparazione che si pu trovare sulla terra. Coraggio! Ges, con la sua
Madre benedetta, non ti manca .
Camminai verso l'Orto. Nell'abbandono ricordavo le tue dolci parole, che per un certo tempo rimasero impresse nel mio cuore. Poi,
per causa dei colpi e dei maltrattamenti da parte della umanit, scomparve tutto. E nell'Orto, sola, in pro-fondo silenzio, nella
maggiore oscurit, quasi nella morte, cer-cavo di nascondermi per sempre, come se la terra potesse oc-cultarmi alla giustizia
dell'eterno Padre. Mio Dio, mio Dio... tanto sola!
Non soffiava un filo d'aria. Neppure le foglie degli ulivi si muovevano, se non nel curvarsi dei rami fino a terra, in se-gno di
adorazione. O dolore, o agonia di Ges, o amore di Ges per le anime! Le mie sofferenze non mi appartenevano: erano tue,
sol-tanto tue, mio Ges. Ho seguito le tappe della Passione; qui e l cadevo schiac-ciata dal dolore. Ripetutamente invocai:
Ges, Mammina, datemi le vostre forze perch le mie sono esaurite . Grazie, Ges! Con Te ho resistito. Nella flagellazione,
difesa dal tuo divin Cuore, vidi davanti a me i carnefici con flagelli per castigare il mio corpo. All'om-bra del tuo divino amore non li
temevo. Nella coronazione vidi intrecciare acute spine e formare un elmo, per configgerlo sul mio capo. Camminai verso il
Calvario, senza vita sufficiente per giun-gere al termine. Non potevo camminare pi: mi venivano meno le forze. Fui inchiodata
sulla croce: ad ogni colpo svenivo. Il Calvario si era oscurato. Si udivano soltanto i sospiri di Mammina soffocati dalle bestemmie: li
sentivo pi che altro nel mio cuore. - (diario, 27-3-1942).
I primi mesi della nuova fase di vita, appena iniziato il digiuno
Dal venerd santo [27 marzo 1942] incominciai a sentirmi morta sul calvario, nelle tenebre e nell'abbandono. Si avventarono su di
me tutti i leoni. Non diedero sepoltura al mio corpo; vennero gli uccelli i quali, nonostante le tenebre, riuscivano a vederlo. Sono
rimasta sempre in questa sofferenza. Presentemente sento gli uccelli in-trodurre il becco nelle mie ossa e ridurre tutto in cenere.
La croce sulla quale fui inchiodata caduta al suolo, ma sento ancora una parte del mio corpo sospesa ai chiodi Quegli uccelli
hanno ancora molto da dilaniare nel mio corpo, che non ha pi vita terrena. Solo il mio cuore sente una vita che non umana:
vita divina. Questa vita divina gli d sangue e sento che l'umanit intera, come stormo di uccellini, beve quella vita divina. Sento
che, quando quegli uccelli not-turni avranno ridotto le mie ossa in cenere, soltanto allora potr partire. Ieri, 20 aprile, quando
ricevetti l'ordine dell'arcivescovo di lasciarmi trasportare a Coimbra per essere esaminata dal dott. Elisio de Moura, mi assal
questo pensiero: - Quanto incompresa la sofferenza! Sono sicura che se provassero, per alcuni momenti, ci che avviene nel
mio corpo, non vi sarebbe al mondo chi avrebbe il coraggio di fare una simile proposta. - Con lo sguardo al cielo potei dire: - Sia
tutto per amore di Ges! Egli degno di tutto. Le anime meritano tutto, per-ch costarono il suo Sangue. - L'agonia della mia
anima continua ad aggravarsi sempre pi. Soltanto il cielo pu porre termine a tutto questo. Il Signore sia con me, perch solo con
Lui si pu vincere. Chiedevo a Ges con tutta fiducia di morire il 1 venerd di maggio, per trascorrere il 1 sabato in cielo (diario,
21-4--1942). Ges mi disse il giorno 2 maggio (sabato): - Beati gli umili e i perseguitati per amore di Ges. Sono essi gli eletti del
Signore e gli amati dal suo divin Cuore. La missione della crocifissa di Ges sulla terra quasi terminata. Ges le dar la morte pi
incantevole, pi colma d'amore. Quale gloria per il Portogallo e per il mondo intero! Che festa e trionfo in paradiso! - Ma l'agonia
indicibile della mia anima aumenta nel sapere tutte le bugie che dicono a mio riguardo, sembrandomi che continueranno dopo la
mia morte, causando sofferenza ai miei cari. Sarebbe mio desiderio che tutte le bugie morissero con me (diario, 3-5-1942). Il mio
cuore talmente ferito che mi pare non abbia pi la forma di un cuore umano; tuttavia una fonte abbondante di sangue. Chi lo fa
sgorgare la vita divina; sento che tutta l'umanit ne beve avidamente nel timore che il sangue si esau-risca... " (diario, 6-5-1942).
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Con l'anima afflitta ripeto: - Come sono tristi ed ama-rissimi gli ultimi giorni della mia vita! Dalla mia amarezza ricava, o Ges,
dolcezza e gioia per Te e vantaggio per le anime. - ... (diario, 7-5-1942).
- Mio caro Ges, mia cara Mammina, sono prima del mio padre spirituale proprio in questi tristi giorni in cui ne avrei maggior
bisogno! Mi sento abbandonata da tutti, eccetto quando mi date miracolosamente, anche se poche volte, ci che mi pu
confortare. Perdonate coloro che mi feriscono; perdonate tanta cecit; anch'io li ho perdonati. - Nel mio cuore non c' posto per
altre spade; ho sofferto in tutti i sensi; ho ricevuto dispiaceri da chi meno me l'aspettavo. - O mio Ges, da' a tutti il tuo perdono, il
tuo amore, la tua compassione. Purifica, santifica, brucia nel tuo divino amore e conduci presto presso di Te la tua figlioletta
agoniz-zante. - ... (diario, 24-5-1942).
Il mondo consacrato a Maria. Continua il digiuno
... Ges venuto dicendo: Il cuore del Papa de-ciso a consacrare il mondo al Cuore di Maria. Che grande fortuna e gioia per il
mondo appartenere come mai alla Madre di Dio! Tutto il mondo del Cuore divino di Ges, tutto il mondo apparterr al Cuore
immacolato di Maria! - (diario, 22-5-1942).
... Dal 24 maggio, Pentecoste, giorno in cui chiedevo allo Spirito Santo tutta la luce e tutto il fuoco del suo divino amore, amore
santificante, lo stato della mia anima si modificato... Il 25 maggio [coloro che frequentavano la casa] notarono una differenza in
me, ma la differenza era solo la trasforma-zione della mia anima. Non sentivo, se non raramente, le grandi amarezze, le tenebre,
l'arsura e le agonie, ma sentivo invece grandi desideri di volare al cielo con impulsi che mi facevano alzare come se avessi ali per
prendere il volo. Non posso saziare i miei desideri e le nostalgie per i cibi della terra; sospiro e muoio bramando di andare a
saziarmi coi cibi celesti... Il filo divino che lega il mio cuore al luogo ove abita sta quasi per spezzarsi: pare che sia stato limato. Ci
che gli ha giovato che la tempesta gli ha dato qualche piccola scossa solo di tanto in tanto.
S, ora posso dire: - vicino il cielo, vado a vedere il mio Ges! Vado a vedere la mia cara Mammina! Vado a vedere il paradiso!
Vado ad amare eternamente i miei amori: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Lascio il mondo senza rimpianti: non gli appartengo. Il giorno 29 maggio ho pregato cos: - Ave Maria, Ma-dre di Ges! Onore, gloria, trionfo al tuo Cuore immacolato! Ave Maria,
Madre di Ges, Madre di tutto l'universo! Chi non vorr appartenere alla Madre di Ges, alla Signora della vittoria? Il mondo sta
per essere consacrato, tutto, tutto al tuo Cuore materno! Difendi, Vergine pura, difendi, Vergine Madre, nel tuo Cuore santissimo
tutti i tuoi figli. - Mi pare che la determinazione del santo Padre di volere consacrare il mondo sia ci che mi obbliga a vivere ancora
sulla terra; triste esilio che non posso sopportare... (diario, 31-5-1942).
... Il mio stato grave; dolorosissima la mia sofferenza. Ma nacquero in me desideri irresistibili di dettare alcune parole per lei,
mio padre. Le forze che parlano non sono mie: non ne ho perch esaurite. Ma il grido della mia volont: un leggero soffio di
vita che parla. Non ho corpo se non per il dolore; non sento altro. Sono una piccola e fragile bolla di schiuma che per nulla si disfa.
I sentimenti della mia anima sono strani. Mi trovo come in un luogo dove non c' godimento n pena. Sento che gli uomini mi
hanno legata alla terra, obbligandomi a sospendere il mio viaggio. Vivo ferma, vicino al cielo, ma senza poter entrare. Di tanto in
tanto mi vengono forti nostalgie per la mia patria celeste, capaci di togliermi mille vite; sono quasi insopportabili; voglio piangere e
piangere molto. Mi pare che la missione destinatami da Ges sia compiuta; mi tiene qui, ma non faccio nulla. Confido per che
Ges romper questi lacci che impediscono il mio volo verso il cielo... Continuo il digiuno e non posso neppure saziare con gu-sto
la sete bruciante che mi consuma. Posso bere poche gocce e quasi senza sollievo. Non so spiegare le nostalgie che sento. per il
cibo. Sento il desiderio di portare tutto alla bocca; vorrei alimentarmi con cibi che mi piacciono e non posso. Grazie a Ges la mia
intelligenza vivissima. Offro a Lui, per amore, il mio martirio e per dar luce a coloro che mi hanno privata, sulla terra, della luce e
del conforto... (let-tera a p. Pinho, 22-8-1942).
... Quando, per telegramma, ebbi notizia dell'avvenuta -consacrazione del mondo alla cara Mammina, Ges mi con-cesse rapidi
momenti di consolazione. Colma di gioia non sapevo come ringraziare Ges e Mammina. Con le mani verso il cielo esclamai: - Sia
benedetto Ges! Sia benedetta Mam-mina! - Avevo l'impressione di voler introdurre io stessa il Santo Padre nei Cuori di Ges e di
Maria: che gioia! Improvvisamente provai una umiliazione molto grande: mi sentivo tanto disprezzata; e il leggero soffio di vita che
mi resta incominci ad essere un nulla che si sprofondava nella terra fino a scomparire. Ma anche in questo stato continu il mio
ringraziamento. Recitai il "Magnificat" e feci accendere una lampada in onore di Mammina.
Padre mio, continua il mio digiuno; non ho fame, ma sento necessit e brame divoratrici di portare alla bocca tutto. Sa-pesse
quanto mi costa questa sofferenza! Sia per Ges e per le anime!... (lettera a p. Pinho, 7-11-1942).

1943
Dopo la consacrazione del mondo
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... Non ancora giunta la mia fine: questo un sacrificio in pi; tutto per Ges e per le anime. Prima che gli uomini cedano alla
volont di Ges ci vorr ancora molto tempo? Io sono in ansia e dico a Ges: - Il mio cuore vien meno. Non posso pi aspettare.
Non ho com-messo nessun delitto, perch mi sia applicato un cos grave castigo. Povera me, se dovessi essere giudicata dal mondo! In ve-rit hanno ragione di giudicarmi male: senza il Signore sarei capace di
fare quanto vi di peggiore.
Dalle parole di Ges, in cui confido ciecamente, mi pare che sia prossima la mia vera vita: il cielo, il cielo, oh il cielo! vado a godere
il cielo! Il giorno 13 dicembre, di buon mattino, - non fu sogno e, penso, non illusione - vidi la Mammina di Fatima elevata, non so
su che cosa, a grande altezza. Attorno a Lei, in basso, un universo di gente che Ella guardava con tenerezza. Mi trovai fuori di me
stessa: mi parve di essere stata trasportata in un'altra regione. ... La mia anima soffre molto dopo la consacrazione del mondo alla
Mammina... ... La mia febbre continua... i miei sudori non si spiegano; non so come posso vivere; solo questo dovrebbe arrivare a
dar luce... (lettera a p. Pinho, 2-1-1943).
Ridatemi chi mi guida a Ges
Reverendo Padre Provinciale, stanotte, verso le due e mez-za, chiesi a mia sorella di muovere il mio corpo inzuppato di sudore.
Mi sfuggiva la vita, mi mancavano le forze. La mia anima, sempre pi bramosa di volare a Dio, era in una dolo-rosa agonia. Aveva
bisogno di sostegno: voleva luce; quella luce che pochi sacerdoti sanno dare alle anime. Sola con Ges, intimamente, gli andavo
dicendo: - Dammi il padre spirituale, dammelo nuovamente, sebbene tu non l'abbia allontanato da me, grazie a quella unione che
non affatto, o quasi, compresa. Ma ora, mio Ges, essa non basta; non posso vivere cos. La pace mi invase e mi venne l'idea di scrivere a lei e di chiederle, per l'amore di Ges e i dolori di Maria, di permet-tere a p. Pinho
di venire a riprendere la direzione della mia anima, nei brevi giorni di vita che mi restano. Molte volte ebbi la stessa idea, ma veniva
tosto soffocata dal timore e da altro che non so e che non mi consentiva di realizzarla. Ma questa volta stata salda e durevole.
Non sono stata io a sceglierlo [come direttore]. Da 10 anni ero sola, senza una guida, e molto tribolata tra quattro mura da 8 anni. Il
Signore ebbe compassione di me, lo scelse e me lo mand. Fu allora, con i suoi santi consigli, che io conobbi sempre pi il
Signore. Da 13 mesi gli fu proibito di venire qui. Solo Ges sa quanto mi cost, anche se ho sofferto tutto per amore. Ora per ho
bisogno di chi mi sostenga; non posso pi vivere in questo martirio. Se per qualche istante lei po-tesse vedere ci che soffro nel
corpo e nell'anima e quanto ho patito in questo periodo, ho la certezza che avrebbe compassione di me. Ho avuto la febbre a 40 e
pi; dolori orribili agitano e fanno tremare il mio corpo, come tempesta che tutto vuole distruggere.
Mi sono vendicata e la mia vendetta continuer in cielo, nei riguardi di coloro che furono la causa del mio soffrire. Ma sa come?
Pregando e chiedendo perdono per essi; implo-rando luce perch vivano la vita intima di Ges e non siano di intralcio ad altre
anime affamate di Dio e bisognose di luce e di sostegno di santi direttori.
Lei mal disposta verso di me? Non lo sia! So di essere cattiva, la creatura pi miserabile, la figlia pi indegna di Ges, ma per
questo motivo la pi degna di compassione. Io, senza la grazia di Dio, mi giudico capace di fare e di essere tutto quello di cui mi
accusano presso di lei; per, con la grazia e tutta la forza del Signore, sar riconosciuta la mia innocenza. Mi permetta, Reverendo
Padre Provinciale, di chiederle an-cora una volta per amore di ci che vi di pi caro in cielo e sulla terra: lasci venire il mio padre
spirituale ad assistere i miei ultimi giorni, a dare l'ultima luce, gli ultimi consigli a questa poveretta, che spera in breve di andare in
cielo. Confido in Ges e Mammina che non sar mai la vergo-gna del suo Ordine. Addio, reverendo Padre. Mi perdoni tutto; nulla
faccio col fine di offenderla. Non voglio offendere nessuno e tanto meno i discepoli di Ges. Abbia la bont di perdonarmi.
Arrivederla in cielo. (lettera al Provinciale dei Gesuiti, 2-2-1943).
Preparazione all'esilio di 40 giorni
... Dopo la Comunione Ges mi parl cos: - Eccoti al-l'ombra della Eucarestia; l'alimento che germina le vergini pi pure, le pi
care ed amate dal mio Cuore divino. Quanto mi devi, figlia mia, e quanto mi deve l'umanit intera di avere istituito questo sacro
Alimento! Come sto bene all'ombra del tuo cuore! Qui trovo tutta la ricchezza, tutta la purezza, tutto l'amore. Vi trovo tutto ci che
attendo da un'anima che solo a Me appartiene. Mi dono a te per amore... (diario, 23-3-1943).
... Il primo maggio Ges mi parl ancora e mi disse: - Figlia mia, quanto bella un'anima in grazia! Oh, la bel-lezza e gli incanti di
una sposa di Ges! Ges si innamo-rato della sua Alexandrina; l'ha preparata per farne un suo ricchissimo tabernacolo sulla
terra. Rallegrati, mia piccola in-namorata, rallegrati con il tuo Ges. Il mondo dica e faccia quello che vuole: Ges tuo, tutto tuo;
tu sei sua, tutta sua. La cecit dei miei discepoli e di coloro che si dicono miei amici mi fa pi dispiacere dei delitti dei peccatori.
Ges im-mola le sue vittime per salvarli. E coloro che dovrebbero possedere sempre la luce divina non la vogliono, non la cer-cano
e tentano di buttare a mare le cause pi sublimi e pi care a Ges, ci che ha preparato di pi ricco nel mondo, di maggiore gloria

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per S e di vantaggio per le anime. Coraggio, figliolina! Chi ha Ges non teme. Chi Lo pos-siede ha tutta la forza. Coraggio, mia
amata! Sono gli ultimi combattimenti... Verr poi il Cielo. - (diario, 1-5-1943).
Vinse il pensiero dell'obbedienza
Per soddisfare i desideri del signor arcivescovo mi assog-gettai ad un altro consulto medico che avvenne il 27 maggio 1943.
Quando mi fu annunciato [con lettera del dott. Azevedo], una nuova sofferenza si impossess del mio spirito. Ma, ve-dendo in tutto
la volont santissima di Dio, acconsentii, come sempre, per obbedienza, bench un altro esame medico mi costasse molto. Saputa
la data, chiesi ardentemente alla Mamma del cielo di darmi la calma per sopportare tutto, con coraggio e rassegnazione, per Ges
e per le anime. Il giorno fissato venne il dott. Azevedo con il dott. Gomes de Arajo e con il prof. Carlo Lima'. Io ero serena e
calma: il Signore mi aveva esaudita. Uno dei medici mi domand su-bito se soffrivo molto e a chi offrivo le mie sofferenze, se
sof-frivo volentieri e se sarei stata contenta che il Signore, da un momento all'altro, mi liberasse dai miei dolori. Risposi che in
verit soffrivo assai, che offrivo tutto per amore di Ges e per la conversione dei peccatori. Poi mi domandarono quale era la mia
pi grande aspirazione; io risposi: - Il cielo! - Allora uno mi chiese se ambivo essere una santa, come santa Teresa, come santa
Chiara ecc. ed arrivare agli altari, lascian-do come loro un grande nome nel mondo. - ci che mi interessa meno - risposi.
Per togliermi la fiducia in Dio mi fece una proposta: - Se per salvare i peccatori fosse necessario perder l'anima sua, che farebbe? Confido che anche la mia si salverebbe, salvando le altre anime; ma se dovessi perderla, direi di no al Signore; Egli non chiede
certamente una simile cosa. Anzi, voglio dire che ho promesso al Signore i miei occhi, la cosa pi cara del mio corpo, se ci fosse
necessario per convertire Hitler, Stalin e tutti gli autori della guerra. - E perch non mangia? - Non mangio perch non posso; mi
sento sazia; non ho necessit; ma sento nostalgia del cibo. - Dopo questo i medici incominciarono la visita che soppor-tai con
buona disposizione. Fu una visita rigorosa, ma allo stesso tempo usarono delicatezza col mio corpo. Alla fine, sic-come non ero in
condizione di affrontare un viaggio, decisero di chiamare in casa nostra due religiose infermiere per ac-certarsi della veracit del
mio digiuno. Quando i medici se ne furono andati, il Signore mi fece sentire che la loro decisione non si sarebbe realizzata e rimasi
in attesa di notizie circa le loro intenzioni. Il 4 giugno vennero il dott. Azevedo ed il confessore p. Al-berto a comunicarmi la
risoluzione dei medici e a convincere me e la mia famiglia sulla opportunit di andare al Rifugio di paralisi infantile di Foce.
Sarei stata messa in una ca-mera sotto osservazione durante un mese, per un controllo pi diretto di quanto avveniva in me. Io, l
per l, risposi di no, ma mi pentii subito, pensando all'obbedienza dovuta all'arci-vescovo e per non creare una situazione critica al
mio diret-tore, al dott. Azevedo e a tutti coloro che tanto si interessano di me. Accettai la proposta, ma a queste condizioni: 1) di
potere ricevere Ges tutti i giorni; 2) di essere accompagnata sempre da mia sorella; 3) di non essere pi sottoposta ad esami,
perch io andavo in osservazione e non per esami. Nei giorni in cui rimasi ancora in casa chiesi a Ges e a Mammina di darmi
forza e coraggio per essere io stessa di coraggio ai miei cari i quali erano desolati. Quante volte du-rante la notte, col cuore
oppresso e le lacrime negli occhi, chiesi a Ges di aiutarmi perch mi pareva che tutte le forze mi abbandonassero e mi vedevo
senza coraggio per me, tanto meno per darne ad altri!
Ges venne a confortarmi
Il 27 maggio Ges mi aveva detto: - Figlia mia, non temere. Non hai motivo di temere. Hai in te la Forza che del cielo e della
terra. La Carne ed il Sangue di Ges sono il tuo alimento. Imprimi nel tuo cuore la mia divina immagine e nei momenti di afflizione
guardala e contemplami crocifisso. Verr il coraggio. Vi un'onda di delitti che si propaga nel mondo: abbi compassione del mio
dolore, ripara per i pec-catori. Abbi coraggio! La mia divina Volont si compir. - Il 5 giugno Ges mi disse ancora: - L'anima fedele
non teme la croce; la prende, l'abbraccia, l'accarezza, la porta per amore. Le spine con cui Ges adorna le sue crocifisse sulla
terra si trasformeranno in cielo in petali delle rose pi belle. ... Di' a tua sorella che ti accompagna nei tuoi dolori, di' a tutti coloro
che ti aiutano a salire il tuo doloroso calvario, che saranno per loro le prime benedizioni, le prime grazie (diario).
Alla vigilia [9 giugno] dopo aver offerto al Signore il sacrificio della mia partenza, senza una luce, in uno sfogo pro-fondo dissi: - O
mio Ges, voglio fare soltanto la tua san-tissima Volont! - Lo udii subito nella sua infinita bont: - Coraggio, figlia mia... per la
mia causa, per le pecorelle amate dal mio Cuore divino. In esilio
Giunse il 10 giugno e tutto era pronto per il viaggio al-l'ospedale di Foce del Duro. L'amarezza che si impossess di me era
enorme, ma allo stesso tempo mi venne un tale coraggio che potevo nascondere ci che sentivo nell'anima. Deponevo tutta la mia
fiducia in Ges ed ero tanto convinta del suo divino aiuto da pensare che, se fosse stato necessario, Egli avrebbe mandato i suoi
angeli ad aiutarmi nell'esilio in cui mi volevano gli uomini. Quando giunse il medico [Azevedo] per prelevarmi, non ebbe il coraggio
di dirmi che bisognava partire; fui io ad in-tervenire: - Andiamo, signor dottore, chi non parte, non ritorna! - Ci fu il commiato.
Soltanto Ges sa quanto mi cost la separazione dai miei cari che mi abbracciarono e baciarono pieni di dolore. Io guardavo solo il
Cuore di Ges e la cara Mammina per chiedere forza. Scendendo le scale in lettiga dissi a tutti per rianimarli: - Coraggio! Sia tutto
per Ges e per le anime! - Ma non ho potuto dire altro per l'oppressione del cuore e per potere contenere le lacrime. Era quanto
volevo per non aumentare il loro dolore. Appena fui sull'autolettiga, attorniata da oltre 100 persone, vidi le lacrime sul volto di quasi
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tutti e udii i singhiozzi di mia madre e di altri parenti. E indicibile il dolore che provai. Ero ansiosa di partire e partire in fretta. Il mio
cuore pulsava con tanta violenza che pareva staccarmi le costole. Dissi allora a Ges: - Accetta tutte le pulsazioni mie come atti di
amore e per la salvezza delle anime. Il viaggio fu difficile. Mi sembrava che il cuore non reg-gesse. Ogni tanto guardavo mia sorella; era tanto desolata! Il medico diceva
che non costava viaggiare con ammalati come me perch mi vedeva sempre con il sorriso sulle labbra. Ma Ges sa l'amarezza del
mio cuore e le torture del mio povero corpo. Con le scosse dell'autolettiga mi sentivo depressa, ma ripetevo sovente: - Tutto per
Tuo amore, Ges! E che il buio della mia anima serva a dar luce alle anime! - Presso le ultime case di Balasar il signor Sampaio
alz le tendine dell'autolettiga. Notai che il medico aveva le lacrime agli occhi e disse: - Carini! - Gli domandai che cosa av-veniva.
Mi spieg che lungo la strada alcuni fanciulli lancia-vano fiori verso di noi. Mi sentii intenerita e a stento trattenni le lacrime che
forzavano per uscire. Quando giungemmo a Matozinhos il medico alz le ten-dine perch vedessi il mare. Un enorme silenzio mi
domin ed osservando il movimento continuo delle onde sulla spiaggia chiesi a Ges che anche il mio amore fosse continuo e
duraturo. Giunti al Rifugio il dott. Gomes de Arajo non con-sent che l'autolettiga arrivasse fino alla porta. Incaric alcuni
uomini di prender la mia barella e di portarmi cos, dopo avermi coperto il viso perch nessuno mi vedesse. Il mio cuore si rattrist
ancor pi presentendo cosa sarebbero stati quei lunghi giorni in tale casa. Cos coperta mi pareva di esser in una cassa e
domandavo a me stessa: - Che delitto ho mai commesso? - La salita delle scale del Rifugio mi caus un martirio perch mi
portarono con la testa all'ingi. Mi scoprirono il volto soltanto in camera dove mi vidi attorniata dal dott. Arajo e da alcune signore
che sarebbero state le mie assistenti. Mi collocarono poi nel mio letto. A mia sorella avevano destinato un'altra camera,
contra-riamente a quanto avevo richiesto. Fu uno dei maggiori sa-crifici che potevano esigere da noi: come avrei potuto stare
senza di lei, che sapeva come muovermi quando era necessario ed aiutarmi con buone parole che mi servivano tanto a
sop-portare il doloroso calvario? Mi avevano appena adagiata sul letto che Deolinda si pre-sent sulla porta con la valigia della
biancheria. Il dott. Arajo, vedendola, url come un forsennato: - Fuori quella valigia! - Fu altra spina fra le tante. Quindi inizi a
dare ordini: - Le assistenti, le assistenti! L'inferma pu dir ci che vuole ma voi non siete autorizzate ad interrogarla. Dati questi ordini si ritir e rimasero il mio medico [Aze-vedo] e due signore; queste si sarebbero trattenute presso di me
permanentemente per vigilare tutti i miei movimenti.
Quando, ormai notte, il dott. Azevedo stava per allontanarsi, non potei pi trattenere le lacrime. Egli allora, pi che con rispetto,
con vera tenerezza per il mio dolore, mi disse: - Si faccia coraggio! Domani ritorner. - Ho pianto s, con vero dispiacere, ma ho
offerto quelle lacrime tanto amare al mio caro Ges. Nel vedermi cos desolata fu concesso che per quella notte mia sorella
rimanesse in camera mia con una delle signore, affinch le insegnasse il modo di voltarmi. Ma si pre-cis subito: - Solo per questa
notte, poi mai pi! Sotto la vigilanza pi rigorosa
Il giorno seguente, venerd, cominci per me in quella casa il vero calvario. All'ora dell'estasi, come avviene tutti i venerd, entr
mia sorella, presenti gi il medico Azevedo, il signor Sampaio e un'infermiera assistente. Agli osservatori soprag-giunti non sfugg
nessun particolare e tutto fu divulgato e com-mentato; per es. che il signor Sampaio aveva estratto dalla tasca l'orologio, che mia
sorella si era inginocchiata nell'udire le pa-role dell'estasi, che una infermiera aveva pianto, ecc. Il dott. Azevedo, come sempre,
scrisse il colloquio dell'e-stasi per consegnarlo ai medici.
Deolinda, che aveva l'ordine di non rimanere in camera mia, era amareggiata e disse: - Non potr vedere mia sorella nemmeno
dalla porta della camera? Forse che il mio sguardo la pu alimentare? - Inclinata sul mio letto piangeva incon-solabile. Fu allora
che le dissi: - Non affliggerti, c' con noi il Signore. - L'assistente che aveva pianto durante l'estasi, toccandola sulle spalle,
esclam: - Non pianga. II dott. Arajo un uo-mo di molta carit! - Bast questa espressione a mia sorella perch quell'assistente
fosse dimessa dalla vigilanza; ricompar-ve solo negli ultimi giorni, ma accompagnata, quando ormai vi erano gi le prove della
verit. Questo avvenne per causa di una assistente che fu il mio carnefice durante tutta la mia permanenza al Rifugio . Ella non
immagina neppure quanto mi ha fatto soffrire. Che il Signore la perdoni! Nella notte dal venerd al sabato ebbi una delle tremende
crisi di vomito che mi fanno soffrire tanto. Mi cost pi che mai l'assenza di una persona che mi sostenesse. Sabato venne di
nuovo il dott. Arajo per vedere come stavo e per sapere ci che era avvenuto. La mia prostrazione era tale che non mi accorsi
quando buss alla porta, sempre chiusa a chiave; l'udii soltanto quando, vicino al mio letto, susurrava all'infermiera: - spacciata!
spacciata! - A quel-le parole apersi gli occhi e gli dissi: - Signor dottore, anche a casa mia avevo di queste crisi. - Rispose
prontamente e imperioso: - Signorina, non pensi di essere venuta qui per digiunare! - Capii cosa intendeva dire e mi sentii
profonda-mente ferita.
Informato di ci che era avvenuto il venerd, volle leggere lo scritto dell'estasi e comment furioso: - Sembra impos-sibile che il
dott. Azevedo, tanto intelligente, si lasci sedurre da queste cose! Bisogna farla finita anche con questo. Intanto scompaiano di qui
tutti gli orologi, affinch questa ammalata ignori le ore. - (Quasi che il Signore avesse bisogno di orologi!). Vedendomi in quella
prostrazione avrebbe voluto soccor-rermi con medicine, ma io non acconsentii. Quante volte le infermiere mi si avvicinarono,
convinte che ero morta! Passarono cinque giorni di continua agonia, pi nell'anima che nel corpo, perch in quelle crisi non
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per-misero mai che Deolinda mi venisse vicina, mentre in casa tante volte erano necessarie due persone per sostenermi. Erano
tutti persuasi che la crisi fosse dovuta a mancanza di alimentazione e che, cos isolata e senza chi me la potesse dare, io avrei
sentito la necessit di chiederla o sarei morta. Come si ingannavano! Non sapevano che l'alimento mi veniva dall'Ostia santa che
ricevevo ogni giorno!
Il dott. Azevedo venne a trovarmi in quei giorni e fu in-formato di tutto da mia sorella, fuori della mia camera. Giunto presso il mio
letto, senza che mi fossi accorta, l'infermiera gli sugger che io avevo bisogno di medicine. Fu allora che io apersi gli occhi e udii
che le rispondeva: - Questa ammalata venuta per la costatazione del digiuno e nulla pi. Credo che il dott. Arajo stia alle
condizioni. Non permetto che le si facciano iniezioni o altro, a meno che ella non lo chieda. Vedranno che la crisi passer,
spariranno le occhiaie, ritorner il colorito e il polso diventer normale, o quasi normale perch non favorito dal clima marino. Le
assicuro una cosa, mia si-gnora: lei morir, io morir, ma l'ammalata non morir in questo ospedale. - Quindi, seduto vicino a me,
mi diede un po' del conforto di cui avevo bisogno.
Per volont di Dio, dopo cinque giorni, il vomito pass, ritorn il colorito normale insieme alla luminosit degli occhi. Durante la
successiva visita del mio medico [Azevedo] la signora assistente usc con questa frase: - Guardi, signor dot-tore, guardi che volto!
- Ed egli delicatamente ma con fer-mezza: - Sono state le cotolette e le iniezioni! - Ges ha voluto mostrare ancora una volta il suo
potere in questa umile creatura. Tutte le assistenti eseguirono scrupolosamente l'ordine del dott. Arajo e non mi abbandonarono
un momento. Aprivano la porta della camera soltanto per lasciare entrare i medici e le infermiere. Nonostante la mia
trasformazione, n il dott. Arajo n le infermiere si volevano convincere che io potessi vivere senza alimentazione. Infatti usavano
talvolta argomenti per impaurir-mi: passavano poi a frasi di tenerezza e di interessamento per la mia persona. Nei loro discorsi li ho
sentiti dire che il mio caso era forse dovuto ad isterismo e a qualche fenomeno in-spiegabile. Un giorno dissi al dott. Azevedo
quanto avevo nell'anima tanto amareggiata e cio che per curare l'isterismo non c'era bisogno di rimanere in quell'ospedale. Ma lui
mi incoraggi e mi infuse fiducia. Gli ho ubbidito per fare in tutto la vo-lont di Dio.
A tu per tu col medico
Il dott. Arajo veniva a vedermi due o tre volte al giorno, ma sempre in ore diverse. Penso lo facesse per vedere se sco-priva
qualcosa. Talvolta entr in camera mia di notte, quando vi si trovava l'assistente che da qualcuno fu definita cardi-nale diavolo .
Vivessi fino alla fine del mondo, non potr dimenticare l'impressione che provavo quando il dottore apriva e poi ri-chiudeva subito
la porta: rimanevo sospesa per ci che avrebbe detto. Provavo una tale impressione che nel mio cuore e nella mia anima
aumentava la tristezza. Quante volte ripetevo a Ges: - Questa mia notte serva a dare luce a lui, a coloro che mi attorniano e a
tutte le anime che vivono nelle tenebre. Nelle conversazioni e negli interrogatori il dott. Arajo us tutti gli argomenti possibili per convincermi a mangiare, dicen-domi che
Dio non era contento del mio digiuno. Arriv ad insinuarmi scrupoli. Per di pi le infermiere tentarono di pren-dermi dalla parte del
cuore. Una volta il dottor Arajo volle perfino provare se riusciva a togliermi la fede. Si serv di quanto di meglio aveva la sua
intelligenza mediante interrogatori interminabili e torturanti per scoraggiarmi, persuaso che quanto avveniva in me era dovuto ad
influenza umana, non divina. Se ogni volta che ero inter-rogata avevo l'impressione di trovarmi davanti ad un lupo con pelle di
agnello, in quel giorno fu assai peggio: mi parve di vedere in lui lo stesso satana che, con arte e sorrisi maligni, volesse strapparmi
la fede e convincermi che tutto era illusione. Mi diceva: - Si convinca, signorina, che Dio non vuole che lei soffra! Se vuol salvare
gli altri, li salvi Lui, se ne ha il potere! Se vero che Dio ricompensa coloro che soffrono, non ha pi ricompensa adeguata per lei
che ha gi sofferto troppo. - Ma, mio Dio [dicevo tra me], io so che Tu sei infinito, infinito nella potenza, infinito nei premi. Se fosse
come dice lui, per chi soffro io? Il dott. Arajo accompagnava le sue parole con uno sguar-do malizioso, demoniaco (cos mi
pareva). Io allora risposi: - Sono tanto, tanto grandi le cose di Dio! E noi siamo tanto, tanto piccoli, almeno io! Non fiat per un istante e poi, indignato, esclam: - Ha ragione; ma io sono una persona ben pi grande! - E se ne usc. Era ben
lungi dal conoscere questa legge di amore per le anime! Se sapesse il valore di un'anima, oh, allora vedrebbe che non mai
troppo quello che facciamo per salvarle! Piovevano costantemente umiliazioni e sacrifici. Se io almeno avessi saputo soffrire bene,
avrei avuto tanto da offrire a Ges. -Mi si presentavano sempre nuove cose che umiliavano e ri-chiedevano sacrifici.
Avevo ai piedi del letto una foto di Giacinta di Fatima. La guardavo con amore e, senza alcun timore che le assistenti lo riferissero
al dottore, sospiravo: - Cara Giacinta, anche se piccola, hai provato cosa costano queste cose! Dal cielo ove sei, aiutami! Solo
l'aiuto del Cielo e le preghiere delle anime buone potranno darmi forza per salire un cos doloroso calvario e sopportare il peso di
questa pesantissima croce. Ogni volta che il dott. Arajo entrava mi faceva le stesse domande e mi lasciava spaventatissima quando mi diceva: - Dobbiamo
parlarci a lungo. -

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Quando lo vedevo uscire, respiravo profondamente e mi dicevo: - Benedetto sia il Signore, che te ne vai! - Ma il pensiero che
sarebbe ritornato presto mi dava una sofferenza molto amara. Un giorno, seduto alla mia destra, cerc di convincermi che ero una
illusa. Incominci con un discorso molto vago sulla medicina e su di un suo professore di Oporto, al quale aveva presentato un
lavoro di molte pagine elaborate dopo giorni e notti di studio. Era convinto di aver approfittato bene delle lezioni avute. Il
professore, letto il lavoro, gli domand: - P - sicuro di ci che ha scritto? - S, sono sicuro, per questo e quest'altro motivo. - La conversazione si protraeva ed io fissavo il dottore fin-gendo di non
comprendere le sue intenzioni e dicevo fra me: - Vai cos lontano per cadere tanto vicino! - Intanto il dot-tore proseguiva: - Ero
convinto di aver fatto un bel lavoro; il professore mi lasci parlare e poi mi dimostr che mi ero proprio sbagliato. Rimasi senza
respiro: mio Dio, tante ore perdute! Tante ore di illusione! Il mio lungo studio era crol-lato in pochi istanti. Io che, da parecchio
tempo, vedevo dove il dottore voleva arrivare, sorrisi e dissi: - Ma il mio caso non crolla, signor dottore! Mi ha gui-data un direttore
molto santo e molto saggio e mi ha studiata per vari anni. Se l'opera di Dio, nulla la pu far crollare! - Il dottore, un po'
impacciato, fingendo che non era quella il significato delle sue parole, concluse: - Ah, no!... - Si alz e in fretta se ne and. Era
tempo! Intanto mi confidavo solo con Ges, l'unico con cui lo, potevo fare e gli offrivo le mie lacrime, che cercavo di nascon-dere
all'assistente. Cantavo lodi a Ges e a Mammina, fingen-domi colma di gioia. Cantavo con il maggiore entusiasmo, ma dentro di
me ed ai miei propri occhi pareva non vi fosse n sole n giorno. Di notte alcune volte mi domandavo: - Cosa star facendo: ora
mia sorella? Star piangendo? - Pensando che ella stava soffrendo per causa mia, una volta non ho potuto trattenere le lacrime.
Quanto piansi! Avevo solo paura di disgustare Ges, ma Egli sapeva che accettavo tutto per suo amore, con il de-siderio immenso
di dargli tutte le anime. Infatti gli offersi anche le lacrime come atti d'amore per i tabernacoli.
Quanto maggiore l'amarezza, tanto maggiore l'amore : - non cos, mio Ges? Accetta tutto. - Il sedicesimo ed il trentesimo
giorno della mia perma-nenza ebbi la visita della mamma. Sentivo tanta nostalgia di lei! Pot stare poco tempo vicino a me e
sempre sotto lo sguar-do indagatore delle spie. Ella piangeva e io fingevo di non avere cuore: le sorridevo, scherzavo,
l'accarezzavo e, con il mio sorriso ingannatore, nascondevo l'amarezza dell'anima, bloccando le lacrime che volevano cadermi sul
volto. L'ho in-coraggiata, sfogandomi intimamente con il mio Ges. Era la mia croce: non dovevo portarla per amore di Colui che
era morto per me?
Non pi trenta ma quaranta giorni
Passavano cos, in una lotta continua, i miei giorni, con-traddistinti solo per l'avvicendarsi delle infermiere che si suc-cedevano
secondo la volont del dottor Arajo; per causa di alcune ho sofferto immensamente perch oltrepassavano i limiti dei loro diritti e
dei loro doveri. Giunsero i giorni in cui il dottore, convinto ormai della verit, promise maggior distensione, permettendo di lasciarmi
per qualche tempo la sorella, presente sempre l'infermiera. Con-cesse anche alle Suore Francescane del Rifugio di farmi una
brevissima visita. Avevamo gi progettato di comunicare a casa la data del nostro ritorno, quando inaspettatamente sorse un
contrattempo. Una delle infermiere aveva informato del mio caso il dott. Alvaro. Questi, non conoscendo me n i miei fenomeni,
fece nascere dubbi. Incominci ad affermare che sono cose impossibili, che le assistenti si sono lasciate ingannare e che
crederebbe soltanto mandando un'infermiera di sua fiducia. Il dott. Arajo, indi-gnato per la diffidenza circa la sorveglianza fatta da
lui, gli impose di mandare egli stesso la persona che giudicasse pi idonea: fu scelta una sorella dello stesso dott. Alvaro. Quando
noi pensavamo di vederci alleggerite dal nostro dolore, ci stata chiesta una nuova prova quanto mai triste e dolorosa. Il dott.
Arajo venne a convincermi che era con-veniente rimanere ancora dieci giorni. Anche se lui era certo della verit, conveniva
convincere l'altro suo collega. Mia so-rella non era d'accordo, ma io risposi: - Chi stato 30, pu stare 40. Il dott. Alvaro, veramente, non esigeva 10 giorni. Per con-vincersi gli bastava che io stessi 48 ore senza mangiare n evacuare. Ma
fu il dott. Arajo che, delicatamente, per l'onore del suo nome, invit la signora assistente a rimanere un giorno di pi e poi un altro.
Questo ultimo periodo fu un nuovo calvario che io offersi a Ges e a Mammina: dura prova, mio Dio! [In uno di questi giorni] il dott.
Arajo, senza spiegazioni, prese la borsa di gomma che avevo sullo stomaco e un fiasco d'acqua che le assistenti conservavano
per bagnare il fazzoletto che tenevo sulla fronte e vi infuse in entrambe non so che cosa: se avessi succhiato il fazzoletto o bevuto
dalla borsa, come disse poi il dott. Alvaro, avrei avuto dei disturbi che loro, sapevano. Ordin poi alle assistenti di non cambiarmi il
ghiac-cio della borsa anche se lo chiedessi io. Sono stata agli ordini, anche se la signora nuova assistente tent pi volte di
cam-biare il ghiaccio. Sono stata io a dirle: - Mi tolga la borsa soltanto per lasciarla rinfrescare un po' e poi me la dia. Biso-gna
obbedire agli ordini del medico. - Si ritorn al rigore di prima, anzi pi stretto. Si proib perfino che mi si parlasse di Ges,
pensando forse che in quel modo si potesse strappare ci che in noi! Un giorno il dottore mi disse: - Non consento che chiami
sua sorella se non una volta per notte. - La signora assistente, parecchie volte, quasi a tentarmi con una attenzione bugiarda (non
voglio dire che fosse falsa; era solo l'impressione che mi lasciava), mi diceva: - Povera santa, sempre in quella posizione! Io
chiamo sua sorella! - Al che rispondevo: - Molto grata, mia signora, ma non voglio. Sono ordini del medico: mia sorella deve venire
una sola volta! - Quando mia sorella bussava per entrare, quell'unica volta concessa dal dottore, per cambiarmi di posizione, la
nuova as-sistente accendeva la luce, apriva la porta, si poneva di fianco a mia sorella. Appena questa usciva, fingendo
compassione per il freddo che avevo potuto buscarmi, e come per voler acco-modar meglio lenzuola e coperte, mi scopriva
completamente per vedere se Deolinda mi avesse lasciato qualcosa nel letto. lo comprendevo benissimo l'intenzione, ma,
fingendomi sem-pliciona, alzavo le braccia al di sopra dei cuscini affinch po-tesse ispezionare meglio. - Mio Ges, tutto e solo per
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Te! - N mancarono le seduzioni per farmi prendere qualcosa delle sue refezioni. Se mi allungava qualche boccone senza
par-lare, io le sorridevo. Se l'invito era a parole, le dicevo: - Gra-zie - ma sempre sorridendo, mostrando di non cogliere la sua
malizia. Principalmente di notte, quando pi sentivo la solitudine, il tempo mi pareva eterno. Sentivo il mio cuore, come fosse un
albero dalle folte radici, che avesse le sue vene lungo il pavimento e le pareti e che la furia di una grande tempesta strappava
buttandomi a terra...; mi pareva che tutto e tutti mi calpestassero. Dicendo cos, sento di non dire nulla in con-fronto di quanto ho
sofferto. Ancora oggi rivivo nella mia memoria queste cose e provo un vero tormento. Solo l'amore per Ges e le anime pu far
superare queste prove! Sentendo avvicinarsi il dottore, dicevo tra me: - Arriva l'aguzzino a visitare la povera carcerata per amore di
Ges e delle anime. Non ho offeso nessuno se non Te, mio Ges; ma gli uomini vogliono, senza pensarlo, che in questo modo io
paghi le mie ingratitudini. - Vedendo mia sorella spaventata per aver sentito dire che il mio avvelenamento era sicuro perch non
evacuavo cercavo di farle coraggio. Poveri uomini! Ges sa fare le cose molto meglio di loro!
Finalmente libera! (20 luglio 1943)
La vigilia della partenza fu giornata di visite. Passarono vicino a me tutti i fanciulli del Rifugio . Pregai con loro e distribuii
caramelle. Mia sorella non pareva pi la stessa: fu notato da tutti. Oltre mille e cinquecento persone vennero a visitarmi...
Dovettero intervenire i carabinieri per mantener l'or-dine. Uno di questi si limit a stare vicino a me, accontentan-dosi di dire per
tutto il tempo: - Avanti! Passate avanti! - Che impressione, quel movimento di folla! Neppure le suppli-che di mia sorella valsero a
farlo cessare; neppure i carabinieri. Lo stesso dott. Arajo dovette affacciarsi alla finestra per dire che si doveva sospendere quel
movimento per non ucci-dermi. Io, in effetti, mi sentivo umiliata, depressa e stanchis-sima, con un senso di disagio per i baci
ricevuti e le lacrime che mi lasciavano sul volto, in segno di una stima che non merito e non voglio.
Rimasta sola, chiesi per prima cosa a mia sorella che mi lavasse. Nella mattinata del giorno della nostra partenza il dott. Arajo,
che non aveva dormito quasi nulla per la responsa-bilit, venne al Rifugio ove molta gente attendeva per po-termi vedere.
Rimase un po' vicino a me e permise l'entrata di alcune persone. Poi ci disse che eravamo libere, che l'os-servazione era finita;
concesse a mia sorella di mangiare in camera mia e aggiunse: - A ottobre verr a visitarvi a Balasar, non pi come medico-spia,
ma come amico che vi stima. - Baciai riconoscente la mano del dottore e lo ringraziai per il suo interessamento; lo feci con
sincerit perch, anche se fu severo ed aspro, dimostr la seriet necessaria al mio caso. Nel pomeriggio di quel giorno 20
vennero a salutarmi le religiose e le assistenti. Tutte le assistenti mi offrirono doni. Alcune di esse vennero ad assistere alla mia
partenza; ero gi sistemata in autolettiga e una di esse mi spruzz del profumo; avevo con me un mazzo di garofani, offerti da una
signora. Nel corso del viaggio mi offrirono alcuni mazzi di fiori. Io accettai per delicatezza, ben lontana dal pensare che sarebbero
poi stati di appiglio a qualcuno per farmi soffrire Penso che chi mi offerse i fiori sapesse quanto li amo, amando Colui che li ha
creati. N il profumo, n i fiori, n la moltitudine del popolo che attorniava l'autolettiga furono motivo della pi piccola vanit per me.
Quando durante il viaggio ci fermavamo per riposare e io vedevo molta gente avvicinarsi con ammirazione a me, dicevo al medico
Azevedo: - Non fermiamoci! Signor dottore, andiamo avanti. - Sar stata forse indelicata, ma egli fu tan-to paziente. Io vivevo pi
dentro di me che fuori. Il mare e tutto ci che si presentava ai miei occhi mi invitavano al silenzio, al raccoglimento in Dio. Quando
mi trovai nella mia cameretta mi parve di sognare. Piansi, ma furono lacrime di gioia.
Ritorno alla mia cameretta
Posta nel mio letto, per molto tempo non permisi che mi toccassero; mi sfuggivano continui gemiti per dolori quanto mai forti: fu
effetto del viaggio. Per chi mi sono sacrificata? Per vanit forse? Povero mondo! Vanit? Perch? Che cosa siamo noi senza Dio?
Chi potrebbe soffrire tanto per una grandezza terrena o per vanit del mon-do? Quaranta giorni all'ospedale! Quante umiliazioni!
Aveva ragone il dott. Azevedo quando, collocandomi durante il viag-gio di andata un fazzoletto bagnato sulla fronte, mi diceva: Ha qualche capello bianco, ma al suo ritorno ne avr molti d p! - Avvenne proprio cos: egli prevedeva quanto mi aspettava.
Per molto bello affrontare tutto per Ges, per suo amore. ... Fu duro il tuo penare, figliolina, fu duro il penare di tua sorellina in
quella prigione ["Rifugio]. Avanti! Fu per Ges, fu per la salvezza di migliaia e migliaia di peccatori. Che trionfo per il Cuore di
Ges! Eccolo esaltato, eccolo glo-rificato nei suoi cari umiliati... Basta! Ora non uscirai pi dalla tua cameretta... Di', figla mia, di' al
tuo caro padre spirituale, di' al tuo medico che per tutte le loro umiliazion saranno esaltati. Ges loro rico-noscente per il trionfo
della sua causa Gli uomini tentarono di farla cadere, ma Ges vigil e i suoi cari cooperarono. Tutto ci che di Ges non cade:
sta saldo in mezzo a tutte le tem-peste, brilla, trionfa... - O mio Ges. Superai la prova per tua gloria e per sal-vare anime. Voglio essere sempre piccola agli occhi del mondo ma grande
nell'amore, grande nel poter salvarti anime... - (diario, 7-8-1943).
... Ho dettato come meglio ho potuto le grandi sofferenze vissute al "Rifugio", ma quello che riesco a dire nulla al confronto di
quello che ho sentito. Ho saputo sentire, ma mi so spiegare male. Sono per contenta di avere obbedito. Ges degno di tutto,
non vero? Il mio corpo ha subito una grande scossa; ancora oggi i dolori sono quasi insopportabili e sovente mi pare di venir
meno. Ma nei momenti di tanto dolore, fissando il Cuore di Ges, gli dico con tutto il fervore: - Cuore sacratissimo di Ges, confido
in Te, confido! (lettera a p. Pinho, 27-9-1943).

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Apprensioni per la guerra e lettera al Papa


Quando mi parlavano di guerra e del pericolo in cui si trovava il Portogallo, io sorridevo, mentre il mio cuore rad-doppiava la fiducia
dicendo a Ges: - Confido in Te! - A chi mi esponeva preoccupazione rispondevo: - Non sar cos; il Signore misericordia
infinita... - Sovente le conversazioni sulla guerra mi facevano soffrire perch in contrasto con quanto udivo dal Signore il quale
molte volte mi ripeteva: - Confida, confida, figlia mia! - Ero spes-so tentata a ritenere che tali parole provenissero dal demonio, ma
gli effetti che sentivo nella mia anima erano diversi: infatti nell'udire Confida, figlia mia! sentivo molta pace e una forza capace
di vincere la guerra. Mi giunse perfino alle orecchie che il Santo Padre era stato fatto prigioniero, ma io non vi credetti,
considerando tale no-tizia confusione del popolo... Sentii tuttavia nella mia anima un lutto come quando muo-re un padre di
famiglia e lascia i suoi figli orfani. Passarono tanti giorni e in questa lotta continua non mi stancavo di of-frire a Ges tutte le mie
sofferenze per la pace. Volevo alleg-gerire, confortare, liberare il Papa da ogni sua sofferenza e non sapevo come Un giorno, dopo
la Comunione, sentii un grande desiderio di scrivere al Papa. Non potendo contenerlo, dissi a mia sorella: - Voglio scrivere al
Papa: dammi penna e carta. - Mi posi senz'altro al lavoro, chiedendo al Signore luce e forza ed unen-dovi il sacrificio dello scrivere.
Beatissimo Padre, so che in queste ore tragiche per l'umanit il cuore che pi soffre, dopo quello di Ges, quello di vostra
Santit. Ges soffre perch offeso e vostra Santit soffre nel vedere il mondo in guerra, nell'odio, nei crimini.
Oh, quanto soffre anche il cuore della pi povera, della pi miserabile e indegna delle vostre figlie, per non poter di-fendere il
Cuore di Ges dai delitti della umanit ed impedire che sia ferito e per non potere alleggerire Voi dal dolore tanto crudele e
profondo che schiaccia e trapassa il cuore del Padre mio e di tutto il mondo!
Oh, mio caro Padre, io non valgo nulla, non posso nulla, sono povert e miseria, ma Ges pu farmi forte e potente; ed con
Ges e la Mamma del cielo che mi sento al fianco di vostra Santit per aiutarvi, con le mie sofferenze, a portare cos pesante
croce.
Vorrei baciare la terra ove vostra Santit posa i suoi piedi; vorrei andare bocconi ovunque potreste essere costretto a pas-sare: e
ci come prova del mio dolore nel vedervi soffrire e del mio profondo rispetto per voi. Coraggio, coraggio, santissimo Padre, Ges
non viene me-no: la forza viene dall'alto, la guerra termina; la pace regner tra gli uomini, ma sempre nel dolore e sacrificio; il
regno di vostra Santit continuer sempre tra le spine, ma Ges non vi mancher mai con la sua Grazia e il suo Amore affinch
Voi possiate salire sereno il vostro cos doloroso calvario. Fu Lui a scegliere cos amabile figlio quale padre di tutti noi, per
spargere la luce santa del Divino Spirito.
triste il vostro regno sulla terra per la malizia degli uo-mini, ma sar lieto e glorioso il cielo, quale premio di tanto dolore e di tanto
amore per Ges.
Beatissimo Padre, sono una vostra figlia, ammalata da 26 anni e paralitica da quasi 19. Questa mia lettera mi costa un enorme
sacrificio, poich sono stesa in un letto, con il mio po-vero corpo trapassato da acutissimi dolori; ma una prova di amore, di santo
amore verso il mio caro santo Padre. Ah, mio Padre, se mi fosse possibile dire quanto soffro nel corpo e nell'anima! Quanto triste e
dolorosa stata la mia vita! Si allieta solo quando fisso gli occhi in Ges. Padre, Padre mio, datemi la vostra apostolica
benedizione per rendere pi sopportabile il mio dolore e perdonate il mio ardire.
Non chiesi consiglio a nessuno perch da due anni non ho direttore: comanda chi pu, obbedisce chi deve. La benedi-zione, la
benedizione, mio Padre, ed il perdono per il mio mal scritto, ma non so scrivere meglio. Non vi dimenticher mai sulla terra, meno
ancora in cielo. Non so trovare parole adatte per il mio caro Santo Padre: perdono, perdono! Sono la povera Alexandrina Maria da
Costa (11-10-1943). Una volta scritta [la lettera al Papa], rimasi pi sollevata; arrivai perfino a sentire contentezza, ma dur poco.
Il giorno dopo d'averla spedita, nel raccoglimento succes-sivo alla Comunione, provai una enorme sofferenza per il San-to Padre.
Ero molto preoccupata per le manovre militari, e, nonostante la mia fiducia, soffrivo per quanto udivo. Senza pensare di avere una
risposta, dicevo a Ges: - O mio Ges, salva il santo Padre, da' la pace al mondo intero. - E il Signore mi rispose: - S, figlia mia,
do la pace tra poco. Ges non ti inganna. - Ed io continuai: - O mio Ges, risparmia il Portogallo dalla guerra. Non lo meritiamo,
ma abbi compassione di noi. Risparmia il Portogallo! - S, figlia mia! Il Portogallo risparmiato! Non entra in guerra -. Non ho forse la crocifissa di questo Calvario a fianco della mia
Madre benedetta a sostenere il braccio del-l'eterno Padre? - Circa un'ora dopo sentii dire che saremmo caduti in mano dei
Francesi e che avevano ucciso il Papa. Ebbi l'impressione che mi si spezzasse il cuore: stentavo a respirare; non potevo n
parlare n pregare. Con gli occhi nel Cuore di Ges dicevo mentalmente: - Aiutami, Ges! Mammina, aiutami! Non la-sciatemi
vacillare! Offrivo a Ges tutta la mia sofferenza affinch il santo Pa-dre fosse liberato, persuasa che non era morto e che non era vero
quanto si diceva del Portogallo.

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Fu un giorno di lotta tremenda. Chiedevo al Signore di mandarmi qualcuno che mi potesse confortare, perch non vo-levo
offenderlo con il mio scoraggiamento. Passarono ore di tremenda agonia. Mi sentivo in mezzo ad una terribile tempe-sta che tutto
distruggeva, senza nessuno che mi venisse in aiuto. Tenevo l'animo fisso in Ges ed in Mammina, chiedendo tutto l'aiuto del
Cielo. Ges venne a confortarmi: - Il Santo Padre non morto; vive e continua la sua missione. - Mi ripet pi volte nel-l'intimo del
cuore: - Confida! Confida! Ges non ti inganna! - Ma il demonio, non soddisfatto della mia sofferenza e rab-bioso per la inutilit dei
suoi sforzi, mi ripeteva frequente-mente: - Portogallo in guerra! Portogallo nel sangue! - Era tale la sua rabbia che mi intimoriva.
Mi pareva di udire suono di campane a morto per il santo Padre, rumore e frastuono di artiglieria in Portogallo. Tuttavia mi
mantenni fiduciosa in Ges. Tutto questo avvenne il 14 ottobre del 1943 e gi il 10 dello stesso mese il Signore mi aveva detto pi
o meno la stessa cosa... Maledetto il demonio che tentava togliermi la pace e farmi perdere la fiducia in Colui che non inganna n
pu essere in-gannato! Venne il mio confessore: fece di tutto per tranquillizzarmi e ci riusc con la confessione. In seguito continuai
sempre a pregare per il santo Padre, ma la sofferenza che sentivo per lui and diminuendo di gior-no in giorno.
Non erano fiamme di fuoco della terra
Il giorno di Cristo Re [31-10-1943] sentii come se moris-sero il mio corpo ed il mio spirito, quasi cessasse la mia esi-stenza nel
mondo. Non posso dire il dolore che mi caus. Anzi, ancora pi: mi sentivo nel purgatorio! Che dolore, mio Dio! Da giorni mi
sentivo attraversata da fiamme. Pensavo fosse ef-fetto della sete ardente; mi sono ingannata. Non erano fiamme di fuoco della
terra: avevano uno splendore incantevole. Mi compenetravano per ore, tormentando il mio corpo e tutti i sensi; tutto il mio essere
ne era imbevuto e soffriva dolori in-dicibili. Ciononostante io sentivo necessit di immergermi in quelle fiamme per purificarmi.
Come la farfalla impazzisce per la fiamma, anch'io impaz-zivo e, a braccia aperte, entravo in quel fuoco che tormentava e non
distruggeva, animata da una sola ansia: libera da que-sto, vado al mio Ges.
Ignoravo il significato di questa sofferenza. Sentivo e nulla pi (diario, 31-10-1943).
- ... La tua vita non ha nulla di umano, solo divina... Gli ornamenti che Io do alle mie spose pi care sono spine e delle pi acute.
Ma tu trasformale con tanta dolcezza e amo-re in modo che tutte diventino pietre preziose. Che meraviglia, che ricchezza il tuo
cuore, o mia colomba bella! La purezza non si macchia; diventa sempre pi bianca e pura. Tu senti che il tuo spirito morto? Lo
permisi Io: morto per il mondo, ma vive di pi e meglio per il cielo. Quel fuoco che ti tormenta significa realmente fuoco del
purgatorio. Sta purificandoti perch dopo morte venga direttamente a Me. Cos desidera la mia Madre benedetta, perch tu sappia
ci che soffrono col le anime a noi care. Fallo sapere al mondo. Soffr tutto, offri tutto per loro... - (diario, 6-11-1943).

1944
Nuova trasformazione mistica
... Sentii la mia anima staccarsi dalla terra ed elevarsi in alto; a mantenere in vita il corpo costretto quaggi rimase come una
corrente elettrica che lo univa all'anima. Tale distacco co-st molto al mio corpo. I miei occhi fissavano Ges crocifisso a sollievo
dei miei dolori. Frattanto la mia anima si sentiva in grembo a Mammina che, con me, sosteneva il suo divin Figlio morto. Ci diede
luce alla mia intelligenza facendomi compren-dere che quanto mi aveva promesso Ges non si sarebbe rea-lizzato nel modo che
io giudicavo pi naturale, cio andando per sempre in cielo, ma che sarei andata in cielo per ritornare. Questa luce non fu
impressione momentanea e mi fece com-prendere che una nuova trasformazione era operata in me, con-vincendomi che
certamente non sarei morta e che Ges si era riferito evidentemente a questo nuovo stato dell'anima. Non ho pi pensato a una
morte fisica (diario, febbraio 1944). Mor completamente quel leggero soffio di vita; non sento pi quella respirazione che di tanto in
tanto sentivo. Vive in me il dolore ed di ogni qualit e specie. Sono morta per il mondo. Tutto scese nel sepolcro per rimanere
sepolto per sem-pre. Che orrore, mio Dio! Non vivo pi; vive il mio dolore amato, vive soltanto il mio inspiegabile martirio. Potr
que-sto, senza la mia vita, dare vita alle anime? Potr essere ancora utile alla umanit? Potr ancora amarti, o Ges, e consolare
il tuo Cuore santissimo? Povera me! Dopo l'odio e l'abbandono, dopo la dimenti-canza ed il disprezzo, scesi nel sepolcro. Vivo gi
nella eternit senza aver riavuto il mio padre spi-rituale e senza pi avere qui la santa messa... La mia eternit senza luce, una
eternit che non Ti ama, non Ti loda, non Ti vede, non Ti gode. Tremenda eter-nit! Non veder Ges una eternit morta. Soltanto
il dolore trionfa sulla morte... - ... Da', o Ges, la vita alle anime con la mia morte... Da' loro la Tua eternit. Da' loro il cielo, o Ges!
- (diario,. 13-5-1944).
Una dolorosa ingratitudine - Assetata di dolore per salvare le anime
Ero in una grande afflizione e, dopo la Comunione, mi confidai con Ges, senza contare su una sua risposta. Buono come sempre,
Egli di degn di sollevarmi: - Mia figlia, d a tua sorella che sto guardando fin dove giunge la sua fiducia in Me. Presso il tuo
calvario sta facendo la parte che la Madre mia benedetta fece presso il mio. Dille che confido molto in lei: se cos non fosse non
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l'avrei unita tanto al tuo martirio. - E, riferendosi a chi ci faceva tanto soffrire, disse: - Suv-via, coraggio! Satana rabbioso: stende
su di voi i suoi artigli infernali, ma non vince! Confida! Ella una insensata. Vi ha usato la pi grande ingratitu-dine; ma perdonatela
di tutto cuore, come la perdono Io. Se tu sapessi quanto soffro! Mi ricevono nella Comunione fred-damente, per abitudine. Quanto
ne soffre il mio Cuore! - (diario, 29-5-1944). Ges ripetutamente mi aveva confermato quanto mi aveva detto e promessa all'inizio
della mia crocifissione: in premio del mio consenso a lasciarmi crocifiggere, sarebbero state chiu-se le porte dell'inferno dal
mezzogiorno del venerd alla mez-zanotte della domenica. Quando a Ges piacque di non darmi pi la crocifissione [fisica] o
meglio di cambiare il modo di crocifiggermi, io continuai a ricordargli la sua promessa, per-ch mi consideravo con lo stesso diritto.
Il giorno 16 giugno 1944 venne Ges e disse: - Mia fi-glia, vieni a riposare e a prendere conforto nelle braccia di Mammina. Sei
teneramente accarezzata da Ges e da Maria. - Mentre parlava sentivo le loro carezze. - Sei cullata dagli angeli. Vengo a dirti,
figlia mia, i giorni in pi in cui, per tuo merito, viene chiuso l'inferno: ti con-cedo il pomeriggio del gioved in onore della mia
Eucarestia, per l'amore che hai per Essa, e per l'amore che mi indusse a rimanervi prigioniero; ti concedo il mercoled mattina in
ono-re di San Giuseppe che tu ami tanto; quanto desidero, figlia mia, vederlo amato! Voglio che tu faccia sapere che chi avr per
Lui devozione ferma e costante non mi offender grave-mente al punto di perdersi... Questo te lo concedo per l'amore con cui ti
lasci croci-figgere. - (diario, 16-6-1944).
O Ges, mantieni chiuse le porte dell'inferno!
- Ho sete, ho sete, figlia mia, ho sette di amore. Le anime non conoscono la mia follia d'amore, mia colomba bella. Sono sempre
pronto a riceverle. Do loro, offro loro il mio Cuore e voglio ospitarvele, voglio possederle. - - Ges, Ges, sento le tue ansie; vedo il
tuo divin Cuore aperto. stato l'amore che Ti ha lasciato ferire cos. Che fe-rita, che piaga profonda! Vedo che da essa escono
raggi tersi, incantevoli, raggi luminosi. Incendiami, Ges, incendiami in quel fuoco divino; fa' che io possa incendiare tutti i cuori,
tutti i tuoi figli... Vedi la tortura del mio povero cuore. Lo sai che tante volte vorrei dirti: Ges, non ne posso pi, non resisto pi .
Ma non te lo dico, mio Amore! Anzi, fa' in fretta a darmi maggiori sofferenze, ma dammi con esse le anime! - Soffrire di pi non puoi, figlia mia! Ma abbi coraggio: Io sono con te, vigilo, vinco, trionfo... Sei la mia vittima pi amata, hai la
missione pi ricca, pi bella per Me. - Se io Ti amo, o Ges, come tante volte affermi, se io amo Te e la mia cara Mammina e sono da Lei amata come dici, ed io credo
e confido, che altro posso desiderare, se non amarti e salvarti i peccatori? Crocifiggimi, o Ges! Non risparmiarmi, mio Amore, ma
risparmia loro dalle pene dell'in-ferno. Tieni chiuse, o Ges, le porte dell'inferno. Mettimi quale sbarra contro quelle soglie, lasciami
l fino a quanto il mondo esister, fino a quando vi saranno peccatori da salvare. Oppure lasciami nel mondo finch esister.
Toglimi tutti i miei, toglimi coloro che mi sono cari, lasciami sola. Tu solo mi basti, o Ges! - - Quanto bella ed incantevole la tua
preghiera! Che gioia, che consolazione per Me! Quanti benefici! Oh, quante grazie raccogli per gli ingrati contro il mio divin Cuore!
O mondo, tu non conosci la mia vittima amata. In fretta, in fretta sia fatta la luce che Ges desidera: con questa luce, figlia
amata, con questa luce che brilla in te, che i peccatori vedranno il cammino, la verit e la vita. - O Ges, la Verit sei Tu, il vero
Cammino sei Tu, l'u-nica Vita sei Tu. Fa', o Ges, che tutti Ti seguano, che tutti Ti amino. Voglio solo quello che vuoi Tu, mio
Ges, ma Ti chiedo con tutto il mio cuore, con tutta l'anima mia: Dammi coraggio, dammi forza, dammi grazia, dammi tutto ci
che tuo. Senza di Te non posso, non resisto a tanto dolore! - ...
- Animo, figliolina, non scoraggiarti! Gi lo sai che abiti nel mio divin Cuore. Riposa in Me, riposa per sempre. Ricevi vita per vivere:
vivi solo della mia vita divina. Ges, mio unico alimento, infuse in me il suo Cuore
Al calar della sera gi la luce del sole si confondeva con l'oscurit della notte; per me non vi era stato n sole, n gior-no, ma
soltanto notte. Lo scoraggiamento, l'abbattimento, la lotta costante mi erano quasi insopportabili... - Ges, Mammina, aiutatemi,
non lasciatemi cadere! - O mio Dio, il cielo mi pare che non esista. Continua la lotta e il tormento dei dubbi. A nulla vale il mio grido
ai santi. - Ges, confido! Mammina, confido! - Ma il tempo passa e non c' soccorso per me. Sento l'abbandono della terra e del
cielo. Povera me! Non voglio ingan-narmi n ingannare nessuno.
Una nuova prova di amore da parte di Ges venne a sol-levarmi dall'abisso di tenebre e di morte. Con le sue divine braccia mi
reclin sul suo Costato divino e mi fece bere il sangue del suo Cuore. Meraviglia! Bont divina! Sentii il San-gue dal Cuore di Ges
fluire in me abbondantemente, mentre Ges tutto dolcezza mi diceva: - Coraggio, figlia mia! Il mio, Sangue e la mia Carne sono il
tuo alimento e la tua vita. Ges mi sazi, mi fece rivivere: sfolgor il giorno, il sole mi riscald coi suoi raggi. Il mondo ora nulla poteva contro di me. Quanto
buono Ges!... (diario, 25-6-1944).

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Non so se per causa del mio grande soffrire, rimasi molto prostrata, quasi dimentica di avere ricevuto Ges Eucaristico. Oh, lo
stato della mia anima!
Improvvisamente vidi davanti a me Ges inchiodato sulla croce, ma disparve subito. Se mi sentivo morta, morta rimasi: mi pareva
che per me la vita non esistesse.
Passarono pochi istanti e venne il mio Amato, ma ora era meraviglioso: il suo Volto era tanto bello, tutto splendore, tutto luce. Mi si
avvicin confidandomi, allo stesso tempo, che mi affidava il suo divin Cuore, con una grande piaga da cui usciva una enorme
fiamma brillante che poteva incendiare e bruciare tutto il mondo.
- Nascondi in te, figlia mia, il mio divin Cuore affinch i peccatori non possano offenderlo. - Non so come, il Cuore di Ges si
trasfuse in me. Io fui immersa in Lui e Lui in me. Quanto grande l'amore di Ges! Che trasformazione quella dell'anima mia! Gi
avevo vita, coraggio e forza. Sofferenza, quanto sei dolce se portata per amore di Ges! Ma, ahi, quanto costa voler consolare e
non potere, custo-dire il suo divin Cuore e non sapere come. Povero Ges, a chi affidasti il tuo Cuore da custodire! Dove potrei
nasconderlo perch non sia pi ferito? Io sono miseria. Trasformami, puri-ficami e poi entra in me (diario, 3-7-1944)
Rivive il martirio sofferto alla Foce
- O Ges, sar mai possibile che una morta parli, che il cuore di un cadavere senta nostalgie del cielo, ansie di volare a Te,
bramoso di nascondersi per tuffarsi nella immensit del tuo divino Amore? Ges, il mio dolore che Ti parla,... un dolore che
racchiude in s tutti i dolori. Ges, mi sento non come un cadavere da poco sepolto nel quale i vermi non siano ancora penetrati e
che potrebbe essere riconosciuto, no, mio Ges, ma come se neppure le ceneri avessi pi: tutto scomparve. O mio Dio, che morte,
la mia, che eternit perduta! Ascolta, o Ges, abbi compassione! Volgi lo sguardo verso di me, leggi nel mio dolore: per Te, per
le anime... Vedi che senza di Te non resisto a tante nostalgie del cielo; con tante ansie di amarti non posso restare qui... O dolore,
o dolore, solo tu vivi, ma non ami Ges, non vivi per Ges. Giunga fino a Te il mio grido! Che sar di me, mio Dio, che sar di me
senza di Te? O lotta, o tremenda lotta!
Ges, un anno che termin il mio martirio a Foce . In questi ultimi 40 giorni rivissi ci che passai col. Accetti, o Ges, il
martirio tanto doloroso? Non tornai a Foce ma posso quasi dire che soffersi come quando ero l. Facesti in modo che tutto si
ripetesse: rivissi tutto, o Ges. Accetta il mio dolore e, per amore delle anime, chiudi l'inferno. Fa' che io Ti ami e Ti faccia amare.
Ho fame di darti il mondo intero. Ahim, mio Ges! Ho nostalgia di alimentarmi ma non sono io che la sento; non il mio corpo che
sente fame e sete perch io gi non esisto; ma un cuore, un'anima come fosse mia che sente questa fame e questa sete. Udisti,
mio Ges, che questo mio duro penare mi obblig a dire che avrei dato tutto, il mondo, la vita, se fosse stato possibile, solamente
per avere una piccola alimentazione. Che ansie, che ansie, mio Ges, di possedere tutto per darti tutto! Voglio amarti, voglio darti
anime!... Volgi verso di me il tuo divino sguardo, perch voglio fis-sare i miei occhi nei tuoi. - (diario, 20-7-1944).
Minacciano di lasciarmi senza Comunione!
Notte tenebrosa, orrori di morte! Continua il grido del do-lore: ascoltalo, Ges, lui che piange, lui che invoca il tuo soccorso!...
Non vedo luce... Il mio cuore sente di esser stato lacerato e trapassato da una dura lancia, di aver ricevuto una nuova grave ferita,
di non poter essere ferito di pi... Sono in uno stato di grande spavento; non so di cosa mai sia presgo il mio dolore. Che orrore!
Infuria la tempesta, sento il sibilare dei venti, l'echeggiare dei tuoni terrificanti, minacce di distruzione. Tutto fugg terrorizzato e io,
sola, in mezzo al mare, senza timone, senza barca, senza luce, sto per affondare per sempre in questo abisso. Orrore! Orrore!...
Mio Dio, che cosa mi a-spetta ancora? Mi abbandono nelle tue braccia santissime... (diario, 27-7-1944).
Non pensi, mio buon padre Umberto, che il mio silenzio sia dimenticanza. Non lo dimenticher n sulla terra n in cielo. La causa
di tutto sono i regali (croci) di Ges. Sapesse quanto soffro... Ma la sofferenza non importa; ci che vale consolare Ges; basta
che non mi manchi la sua grazia e la sua forza per poter resistere a tutto... Non ho dimenticato le sue inten-zioni, quelle dei novizi
e confratelli di codesta santa casa sa-lesiana... Mi perdoni, per carit, le mie mancanze. La ringrazio di cuore e con tutta l'anima
per quanto ha fatto per me. Ges la ripaghi, la colmi dei suoi benefici e del suo amore perch soltanto Lui conosce e sa il conforto
che mi ha dato. Lo sento al mio fianco e questo mi d coraggio nel mio soffrire. Sia benedetto Iddio. Non sono ancora odiata da
tutti... (lettera a d. Umberto, 30-7-1944)
- Ascolta, mio Ges, il mio dolore quasi moribondo. Gli stato inferto un colpo molto duro. O dolore che uccidi il dolore! O dolore
che pu essere compreso soltanto da Te! Con lo sguardo in Te, o Ges, le calunnie, le umiliazioni, i di-sprezzi, gli odii, le
dimenticanze hanno tutta la dolcezza del tuo Amore. Venga tutto, o Ges, venga tutto ci che Ti piace. Muoia il mio nome, come
sento che morirono il corpo e l'a-nima, affinch viva il tuo divino Amore nei cuori e la tua Grazia nelle anime. Ecco, mio Amato,
perch mi lascio immolare. Ma come resistere a tanto? Guarda questo cuore che scoppia e si disfa nel dolore: non pu sopportare
tanto tormento se non vieni in mio aiuto. Vieni, o Ges! Aiuto, aiuto! Vogliono pri-varmi di tutto: mi minacciano persino di lasciarmi
senza Co-munione, proibendo al parroco di venire da me, se non in pe-ricolo di morte, nel caso che io non obbedisca. Obbedisco,
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obbedisco, con la tua divina Grazia. Santa ob-bedienza, io ti amo per Ges e per le anime! Mi hanno messa in pubblico, senza il
mio consenso: non sapevo nulla. Ed ora vogliono, a spese del mio dolore, racco-gliere le penne che il vento furioso disperse!
Come lo potranno? Ahi, mio Ges, mai pi, mai pi! Almeno potessi vivere nascosta, amarti come desidero tanto, essere tua oltre
ogni limite, ma, perdonami, senza avere sif-fatta vita [mistica]. Quanti sono santi senza avere questo ge-nere di vita! Ed io sono
piena di miserie! Quanta nostalgia per i miei anni lontani! Tanti colloqui ho avuti con Te, senza che si sapesse nulla! Darei vite,
darei mondi per vivere na-scosta. Perdonami, o Ges, questo volere: non voglio avere vo-lont mia. Sapessi almeno che con la
mia sofferenza fosse completa la tua consolazione! Potessi vivere nascosta in questa cameretta e Tu solo e queste povere pareti
foste gli unici te-stimoni dei miei dolori! Se i miei e coloro che mi sono cari potessero non ricordare che io vissi qui e che vissi con
loro, oh, allora non soffrirei! Vedo per che chi soffre di pi il tuo divin Cuore; coloro che mi sono cari soffrono con me e non
possono dimenticarmi: ci mi addolora moltissimo. Quante volte non posso contenere le lacrime, cieca di do-lore! Poi mi viene
questo pensiero: pi perfetto non piangere, Ges pi contento. Fisso i miei occhi in Lui inchiodato sulla croce; resto un po' di
tempo a contemplarlo; allora le lacrime, che parevano non aver mai fine, cessano: sento una nuova vita. Mio Dio, che lotta
tremenda! Povera me senza di Voi, o Ges e Mammina! Soccorretemi, sono la vostra vittima... Ges, non permettere che io ceda,
non consentire che le mie labbra desistano dal ripetere: Ges, Ti amo! Sono la tua vittima .
Gli uomini diano la sentenza che vogliono; non importa. Dammi Tu la certezza che vinci in me e di amarti e di darti anime. Ges,
non vedo n il mio passato n il mio presente, vedo solo il mio futuro: vedo il mio sangue scorrere fra spine; in una notte tremenda
e oscura avanza il mio dolore che con-tinua a vivere... - (diario, 1-8-1944).
- Ges, guardo da un lato e dall'altro e non vedo nes-suno; temo e tremo; che spavento!... Ges, non lasciarmi senza riceverti:
ch'io perda tutto, tutto, ma che abbia la Comunione; perdere tutto, ma possedere Te!... - Mio Dio, che vita tanto mal compresa! Se
non fosse per amore di Ges e delle anime, non starei soggetta ai verdetti degli uomini, non avrei da obbedire loro. Questi pensieri
pas-savano rapidi come baleni. Mi sentivo poi come obbligata a scambiare tutte le gioie con l'amore di Ges: Egli degno di tutto.
Le anime, le anime! Questo pensiero vibr in me, accen-dendo desideri pi saldi di camminare tra le spine...; mi fece comprendere
chiaramente chi Ges e chi il mondo... Sento nostalgia della mia Passione del venerdi, ma ho terrore delle estasi. Temo i
venerd e i primi sabati, temo qual-siasi giorno ed ora nei quali, mio Ges, Tu ti degni di par-larmi. Sar una imperfezione? Abbi
compassione, Ges!...
Passarono alcune ore: era notte alta; tutto in casa riposava, solamente il mio dolore, la mia lotta continuavano. Mi apparve
improvvisamente Ges: - Dammi la mano, figlia mia, non ti promisi di sollevarti dal tuo abbattimento? Va' nelle braccia di Mammina
a prendere conforto. - Mi sentii subito nelle braccia di Mammina e, come una bimba, buttai le mie braccia al suo collo. Ella mi
strinse dol-cemente e mi accarezz coprendomi di baci. Io piangevo; Ella mi asciugava le lacrime con il suo santissimo manto e mi
diceva: - Non piangere. Consola con me il tuo e mio Ges. Egli tanto offeso! Su, prendi coraggio! - E Ges: - Il tuo dolore, figlia
mia, il tuo martirio strappa dagli artigli di Satana le anime che egli con tanto furore mi rub. Coraggio... La tempesta passa. Ricevi
Grazia, Amore e la Luce dello Spirito Santo. - Vidi lo Spirito Santo in forma di colomba che lasciava cadere dall'alto sopra di me
raggi dorati e un profluvio di splen-dore... Ne rimasi fortificata. Poco dopo, in una dolce pace, mi addormentai (diario, 10-8-1944).
Sentii come un assalto dentro di me
Verso le ore 14, appoggiata ai miei cuscini e distesa sopra la mia croce in una amarezza profonda, invocavo Ges, sol-tanto Ges.
Alcune note armoniose mi attrassero. Dapprima pensai che fossero suoni della terra e mi posi in ascolto per scoprire da dove
provenissero. Ma scendevano dall'alto. Lo compresi be-nissimo ed allora il mio cuore palpit con tanta forza da non poter pi
resistere... Pass tutta la tempesta... Mi sentii rapita da grande dolcezza e soavit. L'armonia si componeva di molti suoni, come
emessi da tanti strumenti... Li udivo tutti, ma uno fra i molti mi attirava di pi... Non so quanto dur questo rapimento... forse una
mezz'ora (diario, 12-8-1944). Dopo il sollievo concessomi il giorno 12, ritornai nel mio stato di amarezza. Venne il giorno della
assunzione di Mam-mina, e nel pensare alla solennit... e al giubilo del cielo, mi parve di non resistere pi ai dolori della terra.
Pochi minuti dopo la Comunione, sentii come un assalto dentro di me. Mi parve che fosse Ges, il quale, come un ladro, entr ed
usci subito portando con s quel po' di vita che era vita del mio dolore. Mi sentii morta, ma continuai a soffrire di pi per il fatto di
sentirmi privata di quel poco di vita che era vita al mio dolore. Sentivo che mi mancava tutto ed ero come scissa in due parti: il mio
cadavere rimasto quaggi e, l in alto, in cielo, quella refurtiva che era una parte di me stessa. Questa parte era immersa nel
gaudio completo, meno la visione di Dio, ma non dava alla parte rimasta sulla terra nessun sollievo; al contrario, la lasciava
prostrata in un abisso di dolore senza fine. Passai tutta la giornata in un'ansia dolo-rosa di possedere quella parte di me che mi
apparteneva e senza la quale io ero un cadavere. Fu un giorno intermina-bile: lo passai in un grido continuo a Ges e a Mammina
men-tre mi domandavo: - O mio Dio, come posso vivere senza vita? Verso sera udii nuovamente le armonie del giorno 12 e questo fu come un balsamo per la mia sofferenza; senza di esso mi pare
non avrei resistito qui molte ore.
A notte, non saprei dire l'ora, mi fu restituita quella refur-tiva; me ne accorsi perch mi sentii rivivere (diario, 15-8-1944).

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Ges mi mand un Padre in aiuto


... Mi sento sola, completamente sola... La tempesta conti-nua... Solo Tu, o mio Dio, puoi aiutarmi; ma, povera me, mi pare che
anche Tu mi abbia abbandonata. Il grido di soccorso non arriva agli orecchi di nessuna persona. Che mai avverr, mio Dio? Lancio
lo sguardo oltre la finestra della mia camera: ci sono delle nuvole; fisso in esse i miei occhi ammirando la grandezza del Creatore.
Si squarciano le nubi ed appare l'az-zurro del cielo: non posso resistere a tanta nostalgia! Vorrei volare l, ma quanta distanza tra
me e il firmamento! Piango, piango molte lacrime... Si avvicinavano i giorni in cui sarei rimasta senza Comu-nione. - Mio Dio, come
far a stare senza di Te? Ges, Mam-mina, soccorretemi. Non posso vivere senza Ges! - Mammina ebbe compassione del mio
dolore. Ges vegli su di me: non mi lasci un giorno senza riceverLo; mi invi d. Umberto, salesiano, che, per alcuni giorni, si
sforz di illu-minare e tranquillizzare la mia anima. Sentii di essere da lui capita: mi infondeva coraggio nonostante la mia grande
soffe-renza. Dopo essere stata ascoltata da lui in confessione sentii nella mia anima gioia e soavit e, forzata non so da che cosa,
cantai cantici a Ges e a Mammina.
Poi ritornai nel mio solito stato di ansie, dolori e martirio... (diario, 8-9-1944)
... Siamo rimasti tutti con molte e sante nostalgie di lei. proprio vero che ci che buono in questo mondo passa in fretta. Ci
che lei dice di Ges, o meglio di essersi Egli ser-vito di lei per darmi luce e sollievo, volevo dirlo io. Non so come ringraziare Ges
e nulla so dire a lei, qualcosa del molto che ho nell'anima. Grazie! Che Ges le ripaghi tutto... Da tre giorni sono senza Comunione;
mi sento affamata da non poterne pi. Sento di perder la vita: la mia anima muore di fame... Non ho pi scritto nulla del mio diario.
Sono cieca, pazza di dolore. Ma anche cos, le prometto di fare il possibile per dettare qualche cosa e di curarmi perch sto
sempre peggio. Ges chiede molte cose e che costano tanto! Io Gli do tutto e non Gli do nulla, perch sento di non aver nulla da
darGli... (lettera a d. Umberto, 14-9-1944).
Ges, Mammina, ascoltate il grido del mio dolore! Dopo aver ricevuto Ges [eucaristico], divenne pi soave la sofferenza della mia
anima: il mio Amato mi don insieme una maggiore intensit di unione, che gi sentivo ieri, nei ri-guardi delle persone che io amo
e che in questi ultimi tempi mi odiano... Ritornai per ben presto alle sofferenze dolorose del corpo e dell'anima. - O mio Dio, la
tempesta non si calma. Abbi piet di me: vedi come sono ferita. Tentano strapparmi dalle tue braccia divine. Legami, legami, o
Ges! Non consentire che mi sepa-rino da Te. Che io perda tutto ci che della terra, ma che possieda Te! Mi sento abbandonata,
sola, sola, senza alcuno cui ricor-rere: Ges, Mammina, ascoltate il grido del mio dolore! Voglio amare i vostri Cuori santissimi, ma
non so cosa sia amore; non lo conosco; mi pare che nel mondo non esista. Abbiate compassione delle mie ansie. Datemi l'amore
che desidero, che da Voi aspetto. Lasciate che io mi perda in Voi; che mi inebrii delle vostre fiamme divine... - (diario, 15-9-1944).
... Vorrei dirle tante cose, ma non posso. Mi sento molto ammalata. Incarico Ges e Mammina di ringraziarla per quanto fa per
me e per i miei cari, perch io non ho parole adeguate. Grazie! Ma in modo speciale un grazie infinito per avermi mandato un
sacerdote a darmi Ges`. Chi mi d Ges mi d la vita, mi d tutta la ricchezza del cielo e della terra. Non posso desiderare di pi.
Che ansie io sento di possederlo e quali desideri di amarlo! Ma, povera me, tutto sparisce come il fumo, senza che io ar-rivi a
vedere traccia di qualcosa. Con tanto soffrire, finisco col non soffrire. Muoio d'amore per Ges e finisco col non amarlo. Per quanto
mi sforzi, non posso credere a me stessa. O mio Dio, che triste notte! Mi dispiace per quanto lei e i suoi confratelli stanno
sof-frendo. Usino verso di lui molta carit e amore: lo vuole Ges che procede allo stesso modo con noi. Egli sempre pi offeso.
Povero Ges! Ama e non amato... (lettera a d. Um-berto, 21-9-1944).
... Dopo la Comunione, mi sentivo disanimata, abbattuta, non sapevo dir nulla a Ges. Mi sforzavo di ripetere molte volte: - Mio
caro Ges, mio amore, sono tua. - Non dissi altro per alcuni minuti. Venne Lui: - Mi piace tanto, figlia mia, mi consola tanto,
colomba amata, la tua affermazione: Mio Ges, mio caro amo-re, sono tutta Tua . Ripetila molte volte. Coraggio, o mia amata!
Non temere gli assalti del demonio. Soltanto con questo sacri-ficio puoi riparare per crimini tanto gravi. Dammi tutto ci che ti
chiedo per la mia gloria e la salvezza delle anime. per [aiutarti a sopportare] questo che ti ho scelto il medico molto caro al mio
divin Cuore. E di' al mio caro d. Umberto che fu scelto da Me perch venisse presso di te. Non intervengo con la frequenza che
egli vorrebbe per il suo studio [circa il tuo caso]. Ma, ricevute le mie divine luci, voglio che vada dal padre tuo [Pinho], ama-to dal
mio Cuore, cui invio tutto il mio amore: insieme so-stengano e diffondano la mia divina causa, aiutati da coloro che sono miei amici
e hanno cura di ci che mio. Va', figlio-lina, da' l'abbondanza del mio divino amore a coloro che ti stanno intorno e ti aiutano:
sono tutti cari a Me.
Di' al mio caro d. Umberto che il profumo - profumo divino, il profumo delle tue virt. Dico questo perch gli necessario per il
suo studio. ... Mi sentii obbligata ad inginocchiarmi e ad alzare le brac-cia al cielo per meglio lodare il Signore. Sentivo forti ansie di dissolvermi
in fuoco divino e in quell'amore immergere i cuori e le anime... (diario, 27-9-1944).
Mi sentivo verme in un cimitero immenso

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Oggi ho sentito il demonio accanto e dentro di me. Ho sentito ansie insopportabili di amare Ges, di dargli anime, di conoscerlo, di
farlo conoscere. Pazza di amore gli ripetevo: - Ges, Ges, amore, amore! - In questo stato, non potei contenere le lacrime
sentendo la mia miseria, il fango in cui sono vissuta e che mi causava orrore Le mie ansie d'amore non valevano nulla, tutto era
perduto. Mi sentivo in un cimitero immenso, quasi senza vita come se non mi muovessi gi pi; coperta appena di ceneri, parevo
uno di quei vermi che nelle pinete fanno la loro casa sotto mucchetti di terra e di legno macinato. E in mezzo a tutto que-sto sta
sempre la mia offerta a Ges come vittima, unita al timore di offenderlo. Combattimento tremendo e quasi continuo. Vivo senza
vivere; soffro senza soffrire; amo senza amare (dia-rio, 28-9-1944).
Stamattina Ges sceso in questo cimitero, si unito ai vermi, si coperto con le stesse ceneri. Tutto era morte dentro di me.
Morte che pareva fusa a un gemito di tutta l'umanit. Ges non ha dato in me segno di vita: sono rimasta nelle tristi tenebre in un
dolore amaro; le anime, l'amore di Ges mi obbligano a soffrire tutto... (diario, 29-9-1944).
Potei per due giorni respirare meglio: Ges si degn di alleviare per qualche tempo le mie sofferenze. Oggi mi ha sovraccaricata di
pi del peso amorosissimo della sua croce. Mi sento alle porte dell'eternit. Mi hanno trascinato col due violente lotte con il
demonio. Dio mio, che sofferenza tremenda! Ho lottato, ho implorato il soccorso di Ges, di Mammina, di San Giuseppe... Io ero
un mostro incassato in un mostro ancora pi grande. Con gli occhi rivolti al crocifisso, ho ripetuto decine di volte: - Ges, sono la
tua vittima. Accetta le mie lacrime. Ognuna sia un mare di amore nel quale possa nascondere i tuoi tabernacoli, affinch non
sia-no attaccati e profanati dai tuoi figli. Ho sofferto la prima volta per un sacerdote in grave peri-colo, e la seconda per tutti i sacerdoti. La furia del demonio era tremenda:
mi pareva di essere avvolta in una nebbia tenebrosa che mi impediva di vedere. O mio Dio, e i dubbi di avere peccato!? Non
potevo ricordarmi che stavo alla presenza di Dio, che Lo avevo in me...
Era gi notte quando venne Ges: - Figlia mia, fra te e il demonio vi una grande distanza: in mezzo a voi ci sono Io. Sono astuzie
sue, ma ci che ti presenta falso. L'ho legato Io e non permetto che ti si avvicini. Coraggio, mia amata. Sei mia, tutta mia! Mi sentii rivivere e mi tranquillizzai per qualche tempo (diario, 2-10-1944).
Sono meraviglie, sono prove date da Me
... La ringrazio molto per le notizie che ha avuto la bont di darmi su Macieira. Pu immaginare quanto le ho apprez-zate.
Riguardo ad obbedire, faccio il pi possibile, ma, padre mio, sapesse quello che avviene qui! Se potessi scrivere io, le direi
certamente qualcosa; ma siccome non posso scrivere, vado gemendo e piangendo, passando ore triste ed amare con la terribile
paura di offendere il mio Ges. Speriamo che Egli mi dia forza e coraggio per quando lei verr di aprirle la mia anima come
desidero e necessito. Per carit, preghi per me. Sapesse come sono triste! Mi insegni ad amare Ges e Mam-mina; io li prego che
non consentano che li offenda. Se fosse necessario rinunciare al cielo, [pur di non offenderli] lo farei; preferisco l'inferno che
offendere Ges. Gliel'ho detto anche stanotte e glielo dico di cuore... (lettera a d. Umberto, 9-10-44).
Ieri Ges, impietosito dal mio dolore, mi condusse qui d. Umberto, senza che io lo aspettassi, e che non avrei osato chiamare. Ho
potuto aprirgli la mia anima con difficolt: ho fatto un enorme sacrificio a parlare: l'ho offerto a Ges per coloro che occultano le
loro colpe con malizia. Ho pianto lacrime di sollievo e di vergogna; ma subentrata subito in me una grande pace, mentre sono
scomparse dalla mia anima tutte le tenebre, i dubbi e quanto era dolore... Mi sento oggi pi libera dagli assalti del demonio, ma
sento nella mia anima terribili minacce: egli come legato e muto... (diario, 11-10-1944).
Stamane avevo appena fatta la mia preparazione per rice-vere Ges, quando giunse il parroco: collocato l'Atteso della mia anima
sul tavolino e accese le candele, mi disse: - C' qui Ges a farti un poco di compagnia. Verr d. Umberto, a dartelo. Appena il parroco se ne fu andato, una forza proveniente da non so dove mi obblig ad alzarmi: mi inginocchiai davanti a Ges e
mi chinai verso di Lui. Il mio viso e il mio cuore non erano mai stati tanto vicino a Lui. Che felicit, la mia! Lo pregai intensamente
per me, per tutti coloro che mi sono cari e per il mondo intero. Mi sentii ardere in quelle fiamme divine. Ges inoltre mi parl: Ama, ama, figlia mia, non avere altra preoccupazione che quella di amarmi e di darmi anime. Dove c' Dio c' tutto: vittoria, trionfo!
- Chiesi agli angeli di venire a cantare lodi a Ges con me. Cantai sempre finch fui obbligata da d. Umberto a ritornare sul mio
letto Infiammata dall'amore divino, feci la Comunione. Alcuni minuti dopo Ges mi disse: - Sono meraviglie, sono prove date da
Me. Di', figlia mia, al mio caro d. Umberto che fui Io a permettere tutto. Pi nulla necessario da parte mia. Ora solo necessario
lottare, lottare, combattere con lo sguardo fisso in Me. La causa mia, divina! Poveri uomini che immolano cos le mie vittime!
Povere anime che feriscono cos il mio divin Cuore! Mi consolo nell'amore di questa co-lomba innocente, di questa vittima amata,
signora dei miei te-sori e di tutta la mia ricchezza. Venga il mondo intero, venga presto a bere a questa fonte. acqua che lava e
purifica, fuoco che brucia e santifica. Mio Ges, Ti amo, sono tutta tua, sono la tua vittima... (diario, 12-10-1944) 4z.
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Mi giungono visite da ogni parte


La mia vita diventa sempre pi penosa e triste, giorno per giorno, momento per momento. L'ordine di obbedire mi ob-bliga a vivere
nascosta, a non ricevere pi persone, venendo cos a poco a poco dimenticata. O mio Dio, se avessi volont mia proprio ci che
vorrei; ma che inganno! Quanto pi mi vogliono nascosta, tanto pi mi fanno conoscere -. Mi giungono visite da ogni parte. Si
risvegliata la cu-riosit dei medici.
- Anime, anime, quanto necessario soffrire per salvarvi! - O Ges, quanto costa la conquista del tuo amore! - Stamane,
preparandomi alla visita del mio Amato, mi sen-tivo triste e amareggiata: riceverlo colma di tante miserie! - Piet di me, Ges!
Mammina, purifica il mio cuore, il corpo, l'anima mia! Preparami alla visita di Ges. - Venne. Rasseren tutto. Allegger il mio
dolore unendomi a Lui. Lo sentii nella mia anima.
Dopo alcuni momenti, mi diedero la notizia che i miei scritti, creduti smarriti e che il demonio mi affermava avere nelle sue mani,
erano giunti a destinazione. Provai molta gioia e, poi-ch avevo appena ricevuto Ges, approfittai per ringraziarlo pi intimamente.
Poco dopo cominciarono le visite: da Ges ebbi la forza per sopportare tanto grandi sacrifici. Alle 14,30 entrarono in camera
cinque uomini; ebbi subito il presentimento che uno di loro era medico. Mi interrogarono. Non so perch il mio sguardo si fissava
principalmente su di uno. Seppi in seguito che costui era proprio medico. Con il suddetto presentimento rispondevo a tutte le
domande e cer-cavo di spiegarmi il meglio possibile circa la mia malattia. Non mi venne meno la serenit. O Ges, solo Tu sai
quanto mi cost tutto questo! Mio Dio, quando finir? Certamente sol-tanto con la mia morte.
Rispondevo anche con fermezza, perch la verit ha un solo cammino. Portarono poi il discorso sulla alimentazione. Che duro
colpo! Almeno nessuno sapesse!
- Allora, non mangia nulla, proprio nulla? - Non sapevo se stavo parlando con persone religiose, tutta-via, senza rispetto umano,
risposi: - Faccio la Comunione tutti i giorni. Vi fu un silenzio profondo di alcuni momenti: non vi fu un gesto, non un sorriso. Poco dopo si congedarono rispettosi e delicati. Ges, Mammina, divino Spirito Santo, date la vostra luce a queste anime: che siano vostre e seguano le vostre vie. Le mie
umiliazioni ed i miei sacrifici siano salvezza per tutti. - (diario, 25-10-1944).
Giorno di Cristo Re. Di mattina presto, nella preparazione alla Comunione, mi impegnai a consolare Ges: chiesi a Mam-mina di
offrirgli le mie preghiere e tutte le cose mie per la sua maggior gloria e perch Egli regni nel mondo intero e in tutti i cuori. Mi donai
a Ges per mezzo di Maria... Venne molta gente a farmi visita: domande strambe e sgra-devoli mi fecero soffrire assai. Sia tutto
per amore di Ges e di Mammina! Siano Loro a darmi forza per sorridere a tutto e nascondere cos il mio dolore.
Mi sentii un nulla: un nulla che non esistette mai; mi sentii morta e, con me, morta tutta l'umanit; ma era una morte che mai ebbe
vita. Che sar di me, mio Dio? Quale tormento! In questa morte affioravano ansie quasi insopporta-bili di amare Ges: amare
senza sentire, amare senza cono-scere l'amore. Giunse la notte: terribili minacce del demonio mi tormen-tarono e mi colmarono di
paura e di terrore. Mio Dio, voglio ci che Tu vuoi. Sono pronta a tutto. Non permettere che Ti offenda (diario, 30-10-1944)
O mio Dio, non sono pi sola!
Reverendi padri salesiani: per tutti loro l'amore pi bru-ciante di Ges, di Mammina e tutte le ricchezze del cielo. Ho presenti tutte
le intenzioni che mi avete raccomandato e vi faccio partecipi delle mie povere preghiere e sofferenze. un dovere di gratitudine da
parte mia, non faccio nulla di pi. Mi sento tanto felice e tanto ricca con l'appoggio che ho in loro. O mio Dio, gi non sono pi sola!
Ho chi mi aiuta a salire il mio tanto penoso calvario! Con tutto il cuore e l'anima mia dico: - Ges e Mammina li ripaghino e diano
loro tutte le ricchezze del cielo: ricchezze di virt, di grazie per attrarre con esse le anime al Cuore divino di Ges. Non ne posso
pi. Sempre uniti in terra e in cielo. Beneditemi e perdonate questa che implora preghiere, molte preghiere. Miei cari novizi e
salesiani di cos santa casa: vorrei scrivere ad ognuno ma non posso; mi mancano le forze. Siccome ho il dovere di ringraziarvi per
le sante preghiere che avete fatto per me, lo faccio a tutti insieme. Ges e la Mamma del cielo vi paghino tanta carit. Im-ploro per
tutti le benedizioni e le grazie del Signore. Desidero solo che occupiate nel Cuore divino di Ges il posto che occupate nel mio
perch cos potrete ricevere tutto; vi ho tutti molto dentro del mio cuore. per questo che vi voglio cos in quello di Ges e di
Maria.
Un grande grazie a tutti coloro che mi hanno scritto. Potete essere certi che Ges vi conceder quanto desiderate per la vostra
santificazione e per la salvezza delle anime. Confidate, confidate; Ges sar sempre con voi. Contate sempre su di me sulla terra
e, dopo, in cielo dove vi aspetto (lettera, 30-10-1944).

49

Lotte indescrivibili
Il demonio bugiardo, ma questa volta non lo fu. Ieri, con parole sporche, mi ordinava di prepararmi per la notte. E fu di parola.
Non so con precisione, ma forse tra le 22 e le 23, venne con tutta la furia e la malizia infernali. Non ci posso ripensare. Che orrore!
Lottai per molto tempo. Il mio tormento fu che mi pareva ottenesse da me che di-cessi: - Non voglio Ges; non voglio Maria; non
voglio il Cielo. Li odio! Volto loro le spalle! Voglio il piacere, voglio godere. - Io non lo posso giurare, ma mi pare di non aver detto
nulla di questo. Solo di tanto in tanto potevo chiamare Ges e Mammina, offrendomi vittima. Nei momenti in cui mi pareva di
peccare senza altra pos-sibilit, stringevo come potevo nella mia mano il Crocifisso e la Madonnina, dicendo loro: - Amare, s!
Peccare, no! - Fu tale l'afflizione del mio cuore che per molto tempo cre-detti di morire.
Mi ricordavo poi delle promesse di Ges e mi rianimavo. Io voglio il Cielo, ma voglio una morte di amore. Non voglio morire nelle
mani di satana. Mi vedevo su un abisso orribile. Tra le tenebre dell'abisso spuntavano ganci uncinati, ben visibili. Spaventatissima
perch mi pareva di cader li dentro senza via di scampo, rimasi svenuta. Il cuore arrancava afflitto con rumorose palpitazioni: mi
pa-reva imminente la morte. Solo mentalmente dicevo: - O Ges mio, se almeno non peccassi, non mi importerebbe questa
sof-ferenza. - Rimasi in tale prostrazione e triste agonia: il peccato, il peccato, che preoccupazione!... Ma venne Ges e mi parl: Non pecchi, non pecchi, figlia mia! Confida, abbi coraggio! Esigo da te questa ripara-zione. Hai visto quell'abisso? Con la tua
sofferenza eviti a molte anime di cadervi. In quei ganci uncinati rimarrebbero prigio-niere per sempre... - Giorno di tutti i santi. Nel
prepararmi al mattino presto a ricevere Ges, li ho incaricati di amare per me Ges, Mam-mina e la Trinit santissima. Nel dubbio
di avere offeso il mio Ges, gli ho chiesto perdono dei miei peccati ed ho pre-gato Mammina di chiederlo per me. Volevo fare una
Comu-nione molto fervorosa e santa.
Venne Ges, ravviv in me i desideri di un amore sempre pi grande. Assai vergognata della mia miseria, non osavo fis-sare in Lui
il mio sguardo n parlargli... Bramavo nascon-dermi sotto tutte le montagne; e lo feci: corsi verso di esse e tutte caddero su di me.
Allora potei esclamare: - Ges, il mio amore non ha altro fine se non di amarti. Voglio amarti non allo scopo di apparire n di
piacere alle creature. Continuai a chiedere l'amore di Ges, sotto il peso schiac-ciante delle tremende montagne. Volevo vivere la vita del cielo, nel
pensiero di quanto av-veniva lass in quel giorno. Volevo festeggiare i santi e lodare il Signore con loro, ma non lo potevo. Gridavo
solamente: - Voglio amarti, Ges! - Ma il mio grido non si faceva udire: non echeggiava fuori, si perdeva soffocato sotto le rocce
Che fare, Dio mio?
Accetto con gioia tutto quanto viene dalle tue mani bene-dette. Sono tua e tutto per Te. - Di tanto in tanto si intromettevano tra
questi desideri di amore le minacce del demonio, finch a notte arriv furioso. Us tutti i mezzi e nomi brutti; trov modo di farmi
sentire nell'anima desideri di peccare. Sono cose sue perch io non voglio peccare. Preferisco mi-lioni di inferni alla pi lieve
colpa... (diario, 1-11-1944).
La mia anima avverte fragori di tempeste
... Sono varie le mie sofferenze. In alcune ore il mio spi-rito vaga per gli spazi sempre immerso in tenebre spaventose, senza
incontrare luogo alcuno in cui riposare un po'. Voglio salire, voglio salire, giungere al Cielo; ma non lo vedo, non lo incontro: ora
non esiste. Non vi sono l n Ges n Mam-mina; non sentono il grido che Li chiama, non vedono le ansie ed il martirio di questo
povero spirito. O mio Dio, tutto perduto.
- O Ges, perch tanto soffrire? Non vi il Cielo, non vi sono anime da salvare; tutto cess di esistere. O Ges, sono sempre la
tua vittima, credo nella tua esi-stenza; credo nel Cielo ove Tu stai e che mi aspetta per amar-ti e goderti. - ... Tristi ore, tristi giorni
del mio vivere... Ore terribili di grande confusione... La mia anima avverte fragori di tempeste... ... Mio Dio, che distruzione! Davanti
a me una spaventosa montagna: non posso salire lass, n posso retrocedere nem-meno di un passo. Di colpo mi sentii in
ginocchio, con gli occhi rivolti verso l'alto e invocai i nomi di Ges e di Mammina. Gridai forte dall'intimo della mia anima ma il mio
grido non sal lass: si disperdeva tra le rocce della montagna, si inzuppava nel mio sangue e nelle mie carni lacerate dalle spine,
per morire l con me. ... II demonio non mi tormenta con i suoi assalti, ma con raggiri e parole scandalose. Viene presso di me
come per ag-gredirmi, ma non mi tocca. Mi minaccia dicendomi: - Devo distruggere il tuo corpo. - E aggiunge molti atteggiamenti
turpi. - Pecchi come vuoi e quando vuoi. - Fingendosi molto soddisfatto, batte le mani, danza e sghignazza. - Guarda: d. Umberto
ed il medico non ritornano pi qui; ti hanno abbandonata; ti credevano una innocente e in-vece sei... - (e mi dice ci che vi di
peggiore). Con altre sghignazzate aggiunge: - Hanno proibito ad essi di venire qui. - Mio Ges, il padre della menzogna non mi
abbandona. nemico mio, ma anche tuo. Ho bisogno di chi mi sostenga. Dammi coraggio. Non mi lasciar peccare. Sono
poverissima, dammi la tua ricchezza; sono all'oscuro, dammi la tua luce. Sono tua, Ges, sono delle anime. - (diario, 14-11-1944).
Nuovi assalti del demonio: questa notte venne con tutto il furore... - Distrugger il tuo corpo. Puoi vivere di piacere come vivi di
amore. Peccare molto meglio. Ti trasciner al piacere. - E poi, sghignazzando: - Vedi? D. Umberto ed il medico non ritornano pi
qui: ne hanno avuto la proibizione. - E aggiungeva titoli sporchi.
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Il demonio, qualche volta, dice la verit. Gi da alcuni giorni avevo avuto il presentimento che a d. Umberto era stato proibito di
venire da me...
La lotta contro il maledetto si protrasse per molto tempo... Rimasi sfinita per tanto lottare. ... Il mattino seguente, alcune ore dopo la
Comunione, nel vedere i miei a consumare cibi che mi piacevano sentii nostal-gie quasi insopportabili di alimentarmi. Ma restai in
silenzio offrendo a Ges il sacrificio e le nostalgie per il cibo per coloro che hanno soltanto brame per il peccato e si alimentano di
cose che offendono Ges.
Un doloroso taglio
Era sera quando ebbi notizie che mi confermarono i pre-sentimenti. Mio Dio, quale profondo colpo nel mio cuore! Non me lo
dissero, ma arrivai a credere che a d. Umberto era stato proibito di venire qui. Fra me dicevo: - Sia fatta la volont del Signore! Sia
benedetta la mia croce! - Potei innalzare le mie mani e recitare il Magnificat come ringraziamento. - Accetta, o mio Ges,
anche questa offerta. - Una forza inspiegabile invase il mio cuore: volevo cantare inni di lode e di ringraziamento. Recitai le
orazioni della notte con tutto l'entusiasmo e tutta l'energia. Ci furono lacrime, molte lacrime intorno a me. Io dissi alcune parole di
conforto ma non valsero a nulla. Al mio fianco vedevo una sepoltura aperta per mia sorella e mi pareva di essere stata io a
scavarla. - Sono io, o Ges, che sto seppel-lendo Deolinda, ma involontariamente. Il mio cuore sanguinava nel profondo. - O Ges, o Mammina, sia tutto per vostro amore e per le anime. Che io rimanga sola, che
tutti mi abbandonino; ma Voi non abbandonatemi! Confido, confido. - (diario, 15-11-44).
Mi rubano le guide datemi dal Cielo
... Le scrivo qualcuna delle molte cose che ho nell'anima. Da vari giorni mi faceva tanto soffrire la seguente impressione: mi
pareva che lei avesse ricevuta la proibizione di venire qui. Che tempesta sentivo lontano! Soffersi sola per non rattri-stare mia
sorella;... Ora che tutto si saputo, le chiedo la ca-rit di dirmi il vero, perch in questo stato soffro di pi. Mi sia franco, per amore
di Ges e di Mammina, nella certezza che non cesser di avere per codesta Casa salesiana la pi grande e santa affezione. Non
pensi, mio buon padre, che tralasci di pregare e di soffrire per tutti. Oh, no! Sarei una ingrata e preferirei morire. Riconosco di
essere debitrice di molto: soltanto in cielo conoscer il bene che venuto a fare alla mia povera anima. Non ho mai avuto, con
continuit, nella mia vita spirituale sostegno e luce necessari per percorrere i miei sentieri tanto spinosi. Poveri uomini che mi
rubano le guide datemi dal Cielo!... I miei voti sono che il Signore non castighi e non chieda conto a quelle persone che mi fanno
tanto male... Non capiscono di pi... Se io non dar a Ges quanto esige da me, la colpa sar loro, perch mi hanno rubato chi mi
insegnava ad amare Colui che non amato e mi aiutava a salire il mio cos doloroso calvario. Posso appoggiarmi solo a Ges,
solo a Lui e a nulla di quanto nel mondo... Alzo lo sguardo al Cielo, lo fisso in Ges e in Mammina e mi sento forte per ricevere il
secondo colpo della separa-zione da chi comprendeva cos bene la mia anima.
Che altro avverr ora? Venga ci che deve avvenire: con-fido nelle forze del Cielo.
Se le proibiranno di scrivermi e di ricevere le mie lettere, la prego, per i dolori di Mammina, di non affliggersi: non sof-fra per causa
mia`. Obbediamo ciecamente. Ges supplir e mi user misericordia. Non mi dimentichi per carit: Nessuno pu proibirci di
pregare l'uno per l'altro, n di amare il Signore. Mi resta questo: nessuno pu rubarmi Ges. Soltanto il pec-cato espellerebbe dal
mio cuore le tre Persone divine... (let-tera a d. Umberto, 17-11-1944). ... Un timore si impossess di me. Con i presentimenti
avuti e realizzati che tanto mi facevano soffrire, attesi con ansiet il parroco per vedere se mi diceva di avere avuto ordine di non
darmi pi Ges. Venne; non mi disse nulla, ma il timore continua. Avverr anche questo? Mi rubano tutto, eccetto Te, o Ges.
Tenteranno di farlo? - O mio Dio, io merito tutto per le mie cattiverie e mi-serie. Sono sicura, mio Ges, che se procederanno cos,
Tu supplirai in altro modo: lo sai bene, vivo solo per Te. - arrivato un sacerdote di Mogofores s' con una famiglia. Mi cost molto!
Nuove spine mi hanno ferita perch non venuto colui che capiva tanto bene la mia anima. Cercai di nascondere il mio dolore con
il sorriso. Manifestai i miei pre-sentimenti; risposero celando il pi possibile la verit, ma io compresi tutto. Nel congedarli non so
dire il dolore profondo che provai. Sentii sante nostalgie per tutto quello che la cat-tiveria degli uomini mi aveva rubato. Consegnai
tutto a Ges, per tutti chiesi perdono e il suo divino amore. Volont del mio Dio, quanto ti desidero e ti amo!
Mi sentii pi forte e cos potei coprire con il sorriso il do-lore che mi spezzava l'anima... (diario, 16-11-1944).
II mio nome percorre il mondo come foglia che tempesta trascina
Detter ci che mi avviene nell'anima per ubbidire, non per soddisfare i miei desideri'.
Ho sempre davanti a me l'enormit delle mie miserie pas-sate e temo sempre nuove cadute. Che orrore, vedere sempre quello che
sono stata! Come posso io, che sono solo miseria, dire qualcosa di buono? Sono ben tristi questi pensieri e timori! La mia
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confusione aumenta nel vedermi a mani vuote... Vado alla presenza di Ges senza niente, niente. Mio Dio... senza vita per
praticare il bene, e senza amore per amarti!
Solo per amare e praticare il bene la vita breve e non la sento e non l'ho. Invece, nell'attesa di venire a Te, o Ges, per amarti e
lodarti eternamente, anche un'ora una eternit. Come posso star qui? La mia vita che appartiene a non so chi fuggita lass e di
l contempla il luogo ove ha lasciato questo povero corpo... che lotta e soffre come non so esprimere. Dal di dentro vengono onde
di fuoco, fuoco che brucia persino la mia lingua. Sovente chiedo un po' di acqua per le mie labbra, per vedere di saziare la mia
sete. Impossibile! Gli ardori non cessano e dico di portar via l'acqua senza po-terla inghiottire. Quanto soffrono i dannati!...
Continuo a sentire lontano orrori di tempesta. Sento cuori rivoltati contro di me: tentano annullare il mio nome, tentano, soffocare
quanto esiste in me, mentre fra queste povere pareti soffro fino all'impossibile.
Il mio nome percorre il mondo come foglia che la tempesta trascina. Sono perseguitata e calunniata. - Per chi, Ges mio? Tu lo
sai! Per Te e per le anime. - Sento questo mio corpo in una massa di sangue; lo sento fra due montagne che lo schiacciano fino a
farlo sparire, ri-,dotto al nulla... Mio Dio, tutto morto, tutto perduto! E io sola, senza nes-suno! Fra quelle due montagne, luogo di
supplizio, non entra un raggio di luce. Chi potr soccorrermi? Non vi nessuno. Se vi fosse e io lo potessi, andrei in ginocchio a
chiedere aiuto perch liberassero colui che tanto soffre e di cui sento tanto la mancanza. Quanta luce avrei ricevuto e quanto
amore in pi da me riceverebbe Ges! Se potessi andrei in ginocchio da chi mi fa soffrire per domandare: - In che cosa vi offesi e
come? Se vi offesi, perdonatemi. Se non vi offesi, perch mi trattate cos? - ... (diario, 21-11-1944).
... Oggi, dopo la Comunione, mi sfogai con il mio Ges a sollievo della mia sofferenza, ma senza pensare ad una risposta. Ges
dapprima incendi il mio cuore con fiamme vive... Poi cominci a parlarmi dolcemente: - Mia figlia, il tuo do-lore la mia
consolazione; le tue lacrime sono per Me sorrisi, per la riparazione che mi dai. Coraggio! Non temere! Coraggio per tutte le prove
passate e quelle che possono ancora venire. Hai il tuo Ges. Cosa puoi temere? Hai la grazia e la forza per combattere e vincere
migliaia di mondi. La vittoria mia, soltanto mia. La gloria mia e di coloro che si prendono cura di ci che mio. - Acquistai
nuova forza e stimolo nella mia anima. Dur poco e ritornai alla solita sofferenza... (diario, 26-11-1944). Rimani Tu, o Ges: questo
mi basta...
- Ahi, arrivano il venerd ed il primo sabato: due giorni in cui Tu mi parli. O Ges, vi sono tante anime che non conoscono nulla di
tutto questo e Ti amano e sono sante. Anch'io potrei amarti senza queste cose. Avessi volont mia! Ma non l'ho e non la voglio.
sempre un tormento quando mi dici cose da trasmettere al altre persone. Qualche volta l'ho fatto, ma a poche. Non sono capace di
farlo se non per scritto e se per qualche motivo ne sono obbligata; mi costa un sacrificio enorme. Se non necessario, non dico
mai Guar-da che Ges ha detto... , neppure con mia sorella mi prenda questa libert; non ci riesco, ho vergogna. - Se il Signore
si lamenta di persone in generale, senza no-minarle, quando detto mi sento intimidita, vorrei occultarle dicendo di meno; la stessa
cosa quando dice a me parole di lode: soltanto Ges sa la mia vergogna e il mio soffrire. Erano le 14,30 quando sentii dei passi.
Capii subito che era il parroco. Quando lo vidi da solo senza che altri lo ac-compagnassero, pensai subito che era giunta l'ora per
nuove prove. Entr, si sedette al mio fianco e mi domand subito chi era il mio direttore, aggiungendo: - Faccio questo perch
ob-bligato. Mi costa. Ma abbi pazienza: bisogna fare cos fino a nuovi ordini, fino a che si chiariscano le cose. Non puoi
con-fessarti a d. Umberto. Non posso consentirgli di celebrare in chiesa n di portarti la Comunione se egli non mi presenter un
permesso scritto dell'arcivescovo. - Gli risposi: - Obbediamo, signor parroco! Benedetto e lo-dato il Signore! - Mi domand se io
sapevo perch d. Umberto era venuto qui. Risposi che lo ignoravo. - Ma lui il tuo direttore? - Mi sono confessata a lui due o tre volte. Non sono so-lita farlo. Ma avevo visto che egli comprendeva la mia anima. Il mio
confessore p. Alberto, lo sa. - Ma il tuo direttore? - Mi ha diretta. Per disse che non intendeva intromet-tersi e accantonare altri: cio p. Pinho e il confessore
p. Alberto. Aggiunse essere anzi opportuno che p. Alberto sapesse che io mi ero confessata da lui. Il parroco, con molta carit, mi disse: - D. Umberto pu, venire qui a visitarti e pu anche consigliarti per scritto. - Terminato
l'interrogatorio, se ne and.
Appena uscito, entr in camera mia una persona di fami-glia a domandarmi cosa c'era di nuovo. Sorridendo risposi: - Sono
carezze di Ges. - Continuai a sorridere durante tutta la conversazione. Avevo in me una forza cos grande che potei ricevere tutto
con rassegnazione e gioia. Ma questa forza doveva durare poco. Potei ancora dire a mia sorella al-cune parole di conforto: - Non
rattristarti! Se Dio con noi, chi contro di noi? Ges degno di tutto il nostro amore. Sia tutto per le anime! - A poco a poco venni
meno sotto il peso schiacciante del dolore: mi si ferm il cuore due volte e mi parve di perdere la vita. Mi sfuggirono alcune lacrime
che offersi a Ges co-me atti di amore.
- Mio Dio, per tua grazia non ho nessun attaccamento al mondo, neppure alle creature. Ci che io voglio ricevere Te, e non mi
importa che sia da questo o da quell'altro sa-cerdote. Sei sempre lo stesso, Ges; sei sempre il Desiderato della mia anima.
Necessito di luce e di chi mi comprenda e sono privata di tutto. Sia fatta la tua Volont. Rimani Tu, o Ges, e questo mi basta. 52

Arriv il mio medico e mi sfogai con lui. Mi incoraggi come sempre. Nel congedarsi aggiunse: - Allora, sente co-raggio? - Lo
sento, ma, signor dottore, ho anche un cuore per soffrire! Lo avessi pure per amare!... - A sera recitai per due volte il Magnificat
... - Sento, o mio Ges, che non finiscono qui le mie prove. Venga ci che deve venire: Tu sii sempre con me. Confido, confido,
spero in Te. - (diario, 27-11-1944).
... Sono timida e dubbiosa; molto incerta se devo dettare-queste poche parole. da giorni che penso di farlo, ma mi mancano le
forze ed il coraggio. Oggi non posso pi farne a meno. Se lei avesse ordini in contrario e non potesse leggere que-sta mia la butti
nel fuoco, cos scomparir per sempre. Non voglio, padre mio, essere strumento di sofferenza per nessuno. Soffra io, giacch
Ges mi ha destinata al dolore; soffra io, che per le mie grandi miserie debbo soffrire per riparare; sof-fra io i pi grandi dolori e
amarezze per consolare il mio Ges e dargli anime; soffra io tutto, muoia sotto il peso delle pi grandi umiliazioni, ma non soffra
Ges per causa mia; non sia Lui offeso per colpa mia, n coloro cui devo molto e che hanno fatto tanto per me. Non voglio esser
ingrata n verso Ges n verso alcuna creatura; mio buon padre, Ges le paghi ci che fece per me e tutta la cura avuta per la
mia povera anima. Sapesse quanto necessito di luce! Sapesse in quale mare immenso di dolore sono immersa! Oh, se il mondo
conoscesse il dolore! Se gli uomini comprendessero la mancanza di un direttore santo e sapiente al timone di un'anima! Poveretti!
Ignorano queste ve-rit e necessit e quindi continuano a comportarsi in modo da rubarmi tutto. Ges perdoni loro; anche da me
sono per-donati... Il signor p. Antonio non venuto La proibizione anche per altri? Che avverr ancora?... (lettera a d.
Umberto,. 27-11-1944).
Non chiedo vendette per chi mi fa soffrire, ma abbondanza di grazie
Passa un giorno, passa un anno, ne passa un altro ed ogni volta mi trovo con sofferenze sempre maggiori. Non so come si possa
soffrire cos, come si possa resistere a tanto. Non vo-glio dirlo, che soffro, perch non sono io a soffrire: Ges che soffre in me.
La mia anima lasci la terra, ma continua a sentire il dolore: si sente dilacerata, distrutta...
Mio Dio, quanto costa questa separazione dell'anima dal corpo! Quanto costa non aver vita e sentire il dolore! Tutto fugge da me:
non sento la presenza dello Spirito Santo; non sento amore per Ges. Di tanto in tanto ho nostalgie di amarlo: sono ansie; un
amore che nasce per morire subito, un fuoco che distrugge, ma smorzato: non si vede segno di fiamme. O dolore che uccidi
l'amore! O dolore, di chi sei tu e per chi soffri?
- Ges, sono sulla cima del calvario, inchiodata sulla croce. Non cessano il mio terrore ed il mio grido. Povera me! Ma non udito:
soffocato dal fischio dei venti, dalla furia delle tempeste che non cessano, che continuano sempre. soffocato dalle urla della
umanit rivoltata contro di me. Dall'alto della croce non posso alzare gli occhi a Te, o Ges. Ho vergogna, mi pare di non essere
neppure udita da Te... - Nello scoramento giunsi a chiedere al mio medico se potevo fuggire ove nulla pi si sapesse di me.
- Mio Ges, vorrei andarmene, ma non per fuggire al dolore, Tu lo sai bene, ma per essere dimenticata, per non essere di
inciampo alle anime, per non causare turbamenti, come afferma qualcuno. Non chiedo vendetta per chi mi fa soffrire. Desidero per
loro quello che desidero per me: abbon-danza di grazie e l'Amore sommo. Non sono parole uscite solo dalle mie labbra, ma mi
escono dal cuore e dell'anima... O Ges, non ho mai cercato di ingannare qualcuno. N mi pass per la mente di fare il bene per
riuscire gradita alle creature e passare per buona. Mai ebbi la tentazione di ingan-nare Te, mio Ges. So che sarebbe impossibile;
ma Tu lo sai che io non l'ho pensato, che non voglio figurare per ci che non sono. Per tua grazia conosco la mia miseria; sono
cattiva per colpa mia, solo per mia colpa; e per tua misericordia con-fesso umilmente di esserlo. Neppure ho pensato di servirmi di
Te per rimediare ai miei mali, n a quelli dei miei ma sol-tanto per implorare il tuo soccorso e confidare sempre nel tuo rimedio...
Potessi, o Ges, scendere dal mio letto, passare la notte sul duro pavimento per fare penitenza ed implorare le tue divine grazie
per tutti quelli che soffrono per causa mia! Sof-frissi almeno sola! Mi costa tanto che soffrano coloro che mi sono cari, e coloro cui
tanto devo per quanto hanno fatto per me... - (diario, 30-11-1944)
Da Me scelta per ricordare ai mondo ci che Cristo ha sofferto (Momenti della Passione)
... All'aurora mi sentivo in prigione: triste, stanca, piena di paura e di vergogna.
Pi tardi, mani legate e testa sofferente e sanguinante per-le ferite delle spine, mi pareva di essere condotta a percor-rere strade.
Una moltitudine di curiosi mi guardava: gli uni con compassione, gli altri con disprezzo. Udivo il tumulto del popolo: chiasso
enorme! Mi sentivo sola. Guardai a Ges cro-cifisso: mi pensai abbracciata alla croce e gli dissi: - Mio Ges, che importa se tutti mi
abbandonano, se mi resti Tu? Se Ti possiedo e Tu stai con me, non sono sola. - Nel pomeriggio mi sentivo sulla croce: l'anima
inchiodata con il corpo, ambedue nello stesso dolore. L'anima elevava lo sguardo al cielo: nulla vedeva se non dolore e morte,
nulla poteva dire a Ges. Venne Lui, venne pieno d'amore: - Vieni, figlia mia, paz-za di dolore e di amore, vieni verso di Me.
dolore che salva le anime, pazzia di amore per Me. Se il mondo conoscesse questa vita di amore, questa unione coniugale di
Ges con l'anima vergine, con l'anima che sceglie per sua sposa! La igno-ra e, siccome la ignora, la calunnia, la disprezza, la
perseguita. O mia colomba bella, tu sei sposa e sei madre; madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori: sono
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figli del tuo dolore, figli del tuo sangue che stai perdendo goccia a goccia, figli del tuo amore. Dal cielo, figlia mia, udirai sovente
molti peccatori chiamarti dalla terra ed acclamarti col dolce nome di madre. Ti acclameranno cos coloro che si ve-dranno liberi
dalle mani del demonio e riconosceranno di essere stati liberati da te, avvicinandosi cos al mio Cuore divino. Grande amore, beato
dolore!... - Mio Ges, mio Ges, quanto resto vergognosa e con-fusa! Se io potessi occultare tutto questo! Se fosse solo fra Te e
me! Mi confonde sentire questo e vedere la mia miseria! - Gi lo sai che ho bisogno della tua miseria per nascon-dere in te le mie
grandezze. Scrivi tutto, scrivi, figlia mia. Se ci che dico rimanesse occulto, nulla gioverebbe per il mondo. Madre dei peccatori,
nuova corredentrice, salvali. Non vi fu mai n torner ad esserci una vittima immolata sotto questa forma, perch mai vi fu tanta
necessit come oggi; mai il mondo ha peccato cos. Diciannove secoli sono trascorsi da quando lo venni sulla terra e dovetti
ancora oggi suscitare una nuova anima corredentrice scelta da Me per ricordare al mondo ci che Cristo ha sofferto, ci che il
dolore, cio che l'amore e la pazzia per le anime. Sei la nuova corredentrice che vieni a salvarle, sei la nuova corredentrice che
incendia nella uma-nit l'amore di Ges. Nuova corredentrice che sar ricordata fino a quando il mondo esister. Figlia mia, sei
libro nel quale sono scritte con dolore e con sangue, a lettere d'oro, tutte le scienze divine! Coraggio, amata, non temere le
tempeste, non temere il rimbombo del tuono an-nunziatore della nube che fa piovere grazie, amore e manna celeste. Saziati, figlia
mia: di amore e di manna che tu vivi. Saziati per distribuire alle anime. - Grazie, o mio Ges! - Mi sentii immersa nell'amore di
Ges con tale intensit che, terminato il colloquio, pensavo di non sopportare il fuoco che mi divorava il cuore... (diario, 1-12-1944,
venerd).
Notte di dolore, notte di tenebre. Venne il demonio... Mi apparve sotto forma di un serpente spaventoso: era della gros-sezza di
una persona, coperto di squame lunghe e schifose. Si arrotolava in modo da sembrare non uno ma una montagna di serpenti. Ne
restai sbigottita... - Sei condannata all'inferno: di' che vuoi il piacere, di' che vuoi peccare. O desisti dalla tua offerta di vittima o
schiaccio questo tuo corpo e ti inghiotto. - Cos dicendo faceva una mossa come per inghiottirmi. Nei momenti pi disperati invocai
l'aiuto del Cielo... Come Ges vigila e difende chi non vuole offenderlo! Fui liberata... Nonostante la notte fosse luminosa, io rimasi
nella pi grande oscurit e in una tristezza di morte... Al mattino, dopo la Comunione, Ges mi parl con la sua consueta dolcezza:
- Figlia mia, colomba amata, bianco giglio, vieni e ascoltami. Lo sposo che ama fedele, confida alla sposa i suoi dolori e
dispiaceri. Guardami, sono triste! molto ferito il mio divin Cuore. I peccatori non desistono dai loro crimini. Mi offendono sempre
pi con disonest ed impurit. Il piacere, la carne, la maledetta carne! Anche dai sacerdoti sono tanto offeso... Fanno strage,
scandalizzano tanto! Coraggio! Dammi riparazione con i combattimenti contro il demonio... Il dolore figlio dell'amore. con
dolore e amore che dai vita ai figli miei. Questo dolore e questo amore potevano essere partecipati soltanto da una vittima, cui fu
dato di compiere sulla terra la missione pi alta e sublime. Gli amici della mia causa portano nelle loro mani il labaro del trionfo e
della regalit divina. Coraggio, figlia mia. E Ges che te lo chiede: coraggio! Ti rendo simile a Me. Anch'io fui perseguitato. In tutti i
tempi la mia Chiesa e ci che mio furono oggetto di persecuzione. Come non deve esserlo ora la mia causa pi ricca, la
missione pi difficile? Coraggio, amata! la rabbia di Satana. Venne poi alla mia destra Mammina. Mi chiese di aver coraggio in nome del suo Figlio divino: - Animo, animo, figlia mia! Te lo
chiedo in nome del mio amore e in nome del tuo e mio Ges! Accetta, soffri tutto. Consola il suo Cuore ferito dai peccati del
mondo.
E ora vengo a confermare le parole del mio divin Figlio. Sei regina dei peccatori, sei regina del mondo. Accetta il mio santissimo
manto, tuo; rappresentami. Avvolgi in esso, col-loca attorno a te coloro che ti sono pi cari e che pi da vi-cino partecipano al tuo
dolore. Prendendosi cura della causa del mio Ges, sono cari al tuo cuore, al mio e al Cuore del mio Figlio benedetto. Coloro che
abbiamo associato alla tua sofferenza sono quelli che pi da vicino vogliamo purificare e santificare. Colloca poi attorno a te tutti i
peccatori. Puoi coprire con il mio manto il mondo intero. Basta per tutti. Accetta la mia corona. Sei incoronata da Me. Sei regina! Mio Dio, che vergogna! Come ero piccola, meschina, di fronte a Mammina!... (diario, 2-12-1944).
Ges mi consegn l'umanit (Momenti della Passione)
... Come una colomba che nell'oscurit non vede la via, sto muovendo nell'aria le ali legate senza poter n scendere n salire,
timorosa di cadere irrimediabilmente. O mio Dio, che sar di me?... Stamane assai presto era grandissimo il dolore che sentivo in
me: erano molto forti la ripugnanza e la vergogna che mi causava la vista di tutto il popolo che si preparava in attesa di nuovi
avvenimenti. Mi pareva di vedere gruppi, qui e l, a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerd! Che paura! Tutto questo che
sento e vedo avvenuto in Te, o Ges! Sono sofferenze tue, che hai sopportato per amor mio!
Il mio sguardo mi pare che penetri nell'intimo di tutta la moltitudine che riempie le strade: la mia anima sente tutto. Sul fianco di una
altura, presso l'entrata della citt, la pianta di fico maledetta da Ges; pi in basso, qualcuno porta sul capo un'anfora di acqua;
avvengono abboccamenti: parlano, si preparano a nuovi avvenimenti. Vedo tutto, sento tutto. Quan-to soffro in silenzio! Quella
pianta di fico ricordo di averla veduta verde; oggi secca, come legna vecchia per il fuoco. Io non pensavo affatto a tutto questo;
anzi, sentendo che iniziavo a rivivere queste scene, cercavo di distrarmi e di far conto di non sentire nulla. Sforzo inutile. Questi
sentimenti si ravvivavano sempre pi nella mia anima. Mi sforzavo di non voler sentire, non per sfuggire al dolore n alla volont
del mio Ges, ma per il timore di confondermi e di illudermi. Mi sono per convinta che non erano illusioni. Ges, nel ve-dere il mio
timore dell'inganno, non poteva lasciarmi ingan-nare. Nessuno come Lui sa che non voglio ingannare alcuno... (diario, 7-12-1944).
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... Venne Ges, mi riscald con il calore del suo divino amore. Mi disse: - Il tuo dolore, figlia mia, dolore di sal-vezza. Il mare
immenso di sangue che sgorga dal tuo cuore il luogo ove sono immersi i peccatori. E' nel sangue del tuo dolore che essi sono
purificati. Sei una seconda arca di No. In te racchiudo i peccatori; in te, come in quell'arca, racchiudo tutto per la vita del nuo-vo
mondo. Il tuo dolore, la tua immolazione sono dolore e immolazione di vita pi per le anime che per i corpi. Coraggio, figliolina! Non
temere nulla. La pioggia che cade sulla nuova arca non di condanna, ma di salvezza: pioggia di umilia-zioni, disprezzi e
sacrifici. L'arca non in pericolo: naviga nelle altezze. Una volta abbassate le acque della persecuzione, il mondo vedr la
ricchezza di salvezza che l'arca conteneva. Figliolina mia, con Me la mia Madre benedetta, ascolta ci che ti dice. - - Figlia mia,
eccomi con il mio divin Figlio a consegnarti l'umanit e a chiuderla nel tuo cuore. Le chiavi restano in mano a Ges e alla tua cara
Mammina. Ti ho dato il mio manto e la mia corona di regina: sei stata coronata da Me. Sei regina dei peccatori, del mondo, scelta
da Ges e da Maria. Oggi, giorno della mia concezione immacolata, ti consegniamo il tuo possedimento regale. Da oggi tuo,
guidalo, custodiscilo. Custodiscilo sulla terra cos come dopo lo custodirai e guiderai dal cielo. Ho scelto questo giorno festivo in
mio onore, per-ch in unione a me sia festeggiato il giorno di questa consegna della umanit... - Sentii come se mi aprissero il
cuore. Depositato in esso qualcosa, lo rinchiusero a chiave. Gli diedero calore. Poi rimasi tra Ges e Maria come in una pressa:
talmente mi stringe-vano fra i loro Cuori divini che mi pareva non poter resistere a tanto amore... Mammina continu: - Figliolina
amata, ricevi la vita del-la quale vivi, ricevi la vita del cielo, ricevila e dlla alle anime. - Ges aggiunse: - Puro giglio, stella
scintillante che bril-lerai notte e giorno, a luce e guida dei peccatori, a luce e guida di quanti mi vorranno seguire ed amare con
amore molto puro e forte, coraggio, non temere la guerra del mondo... - ... O Concezione pura, o Madre di Ges, custodisci il mio
corpo inchiodato sulla croce, alla croce abbracciato... - Ricevetti nuove consolazioni da Ges e da Mammina, feci loro la consegna
di me stessa, di coloro che mi sono cari e infine del mondo intero, includendo quelli che pi mi fanno soffrire. - Mammina, metto
nelle tue mani l'umanit... Salvala, solo Tu lo puoi.
Mi sento tutta confusa e vergognosa per questa consegna del mondo. Che pu mai questa mia miseria senza la vostra
protezione? O Ges, o Mammina, mi consegno a Voi, come il soldato che vuol combattere per difendere il vostro regno. Vo-glio
lottare e obbedire: comandate! Io, con la vostra grazia, far frutto; sar forte. Con la grazia e la forza dall'Alto sar salvo il mondo...
- (diario, 8-12-1944).
Un piccolo raggio di luce
Nella mattinata di oggi, per causa del mio dolore, non potevo fare le mie orazioni, n prepararmi, come dovevo, a ricevere la
Comunione. L'anima si lacerava come uno straccio logoro, filo per filo, si polverizzava, si dissolveva... Neppure la venuta di Ges
mi diede sollievo e gioia. Ri-masi nello stesso stato d'animo. Lo ringraziai come meglio potei. Mi posi poi a leggere la
corrispondenza che mi avevano consegnato. La seconda lettera che lessi fece brillare un piccolo raggio di luce nella mia anima. Si
sollev da me il peso schiac-ciante che opprimeva tutto il mio essere: senza venire meno alla santa obbedienza, d. Umberto pu
scrivermi per allegge-rire cos un poco il mio dolore e darmi luce fra tante tenebre Non so come, in un impulso di amore, potei
inginocchiar-mi sul letto, alzare le mani, recitare il Magnificat : prehiera che faccio sempre quando ricevo da Ges una
atten-zione, sia che venga a ferirmi, sia che venga ad addolcire la mia sofferenza... Con mia sorella e le mie cugine cantammo lodi
a Ges sacramentato e a Mammina. Dopo, caddi sul mio letto e ritornai sulla mia croce amata. La gioia mor subito. Accetto tutto
come Ges vuole. Non sono solita abbandonarmi alla gioia, ma se lo facessi, mi sentirei sollevata per poco tempo:
improvvisamente nasce, improvvisamente muore. Le stesse estasi muoiono come cose che non mi riguardino.
Trascorsi il resto della giornata immersa nella sofferenza, sentendo nella mia anima l'umiliazione per cui passarono i pa-dri
salesiani per colpa mia. Per avere fatto del bene e sollevato una povera anima, hanno pure sofferto. Ma come dolce sof-frire per
amore di Ges e delle anime!... (diario, 9-12-1944)... Grazie a Ges e a Mammina, oggi posso respirare; e anche mia sorella e la
mia famiglia. Sia benedetto il Signore!... Non le ho scritto, come desideravo, perch non potevo. Creda, mio buon padre, che non
fu per dimenticanza. Quante volte pensai di farlo, ma non fui capace! Si impossessava un tale timore di essere causa di maggior
sofferenza per lei, cosa che non voglio affatto, che, per quanto mi sforzassi, non ero capace di dettare qualche parola. Per
continuai a pregare e a soffrire per tutti. Questa dolorosissima prova non mi strapp dal cuore la grande e santa stima che ho per
loro; anzi, la aument. Il Signore mi fece sentire che la colpa non era del suo superiore; al contrario, mi afferm spesso che egli
innocente. Ma anche se non lo fosse, non dovevano, per causa mia, sof-frirne gli altri: io sarei stata sempre la stessa e non avrei
tralasciato di pregare per lui. Ieri, quante volte guardai la foto della vostra cappella per "vedere" se vi era Ges esposto e se vi
"vedevo" in adorazione. Non "vidi" nulla`. Vi accompagnai in ispirito; pregai e sof-fersi per tutti. Vi affidai alla Madonna durante
l'estasi del pomeriggio ed in particolare coloro che fecero la vestizione e presero la medaglia: - Mammina, fa' che essi siano puri e
che d'ora in avanti non macchino le loro anime neppure con un solo peccato veniale deliberato... (lettera a d. Um-berto, 9-121944).
Convertitevi, convertitevi, peccatori!
... Sono stanca per tanta sofferenza; il corpo vien meno, ma la volont pronta: brama e vuole solamente la volont divina. In
questi ultimi giorni cominciai a sentire pi che mai, e oggi in modo quasi insopportabile, le ansie di salvare il mondo... Voglio tutto il
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sacrificio e di buona volont mi lascio im-molare per salvarlo. Vorrei avere in mano un pugnale per aprirmi nel cuore una piaga
tanto profonda che mi desse sangue a sufficienza per scrivere su tutta la terra: converti-tevi, o peccatori, non offendete pi Ges!
Il cielo tanto bello! Ed Egli cre tutti per il cielo . Vorrei andare in ginocchio, bocconi, in tutte le parti del mondo, per lasciare ben
visibili, in ogni palmo di terra, scritte da me e con il mio sangue queste parole: Peccatori, con-vertitevi, convertitevi! .
Non so che cosa devo fare di pi, mio Ges, per Te e per le anime. Durante la notte subii gli assalti del demonio... Vidi abissi
senza fine. In mezzo a sporchi detriti stavano grandi serpenti ed enormi coccodrilli che tormentavano e terrorizzavano una
moltitudine che penso fossero le anime cadute laggi. Stanca per la lotta, e timorosa di cadervi dentro, non potevo invocare Ges.
E il demonio mi diceva: - Invoca me, di' che vuoi me, che non vuoi Dio, che vuoi il peccato e il piacere. - ... Solo nei momenti pi
tremendi, verso la fine della lotta, potei invocare il Cielo... Nello stesso luogo dove erano gli abissi mi apparve un bel giardino pieno
di fiori, di varie qualit. Che belli! Fra di essi cadevano raggi molto brillanti, pi brillanti dell'oro. Contem-plai tutto senza saperne il
significato.
Nel medesimo istante, Ges mi disse: - I fiori di questo bel giardino sono le tue eroiche virt. I loro petali sono fini, delicati, il loro
profumo attraente; i raggi sono del mio divino amore. Non piangere, figliolina; la tua purezza non si macchia nei combattimenti
contro il demonio; tu ne esci ogni volta pi pura e piena di fascino. la riparazione che Io esigo da te. Se non vi fosse questa
riparazione, cadrebbero negli abissi che hai visto ora tante e tante anime, rimanendovi l eternamente... - (diario, 11-12-1944).
Un nuovo tormento per l'anima mia, che mi fa soffrire e non mi lascia tranquilla: vorrei nascondermi in uno scrigno, che nessuno
sapesse n potesse aprire; vorrei stringermi le brac-cia sul cuore con una stretta che nessuno potesse svincolare, perch voglio
difendere non so che cosa che mi stato con-segnato e che devo vegliare e custodire. - Mio Dio, non so come riuscire a
difenderlo, conservarlo bene e conservarlo tutto. Mi rifugio, o Ges, nel tuo divin Cuore; sia esso lo scrigno benedetto che conservi
me per sem-pre e questa consegna che mi stata fatta e mi d tante pre-occupazioni. L, star bene, sar sicura. Non correr
pericoli; n io n ci che devo custodire. Custodiscimi per sempre. Chi soffre con Me, con Me vince (Momenti della Passione)
gioved, gi notte. Grande tormento. Ogni venerd che si avvicina per me una morte. Sento come se mi trovassi in un
banchetto di gioia ed io parlassi con chi parla e sorridessi con chi sorride. E la mia anima, in grande agonia, lascia la terra, sale al
cielo per esclamare: - O mio Dio, che cosa mi attende! - Mentre perdura quel banchetto di gioia, il cuore, l fuori schiacciato,
maltrattato, schernito e disprezzato. Tutti sor-ridono con sarcasmo in attesa di nuovi avvenimenti. - Ges, sono la tua vittima e
nulla pi. - (diario, 14-12-1944).
Prima dell'aurora mi svegliai da un leggero sonno. Mio Dio, venerd. Cadde su di me una notte oscura. Ad ogni momento che
passava mi pareva di camminare verso la morte;
non come chi cammina con amore e gioia, ma come chi, per la morte, sente il pi grande orrore e la maggiore ripugnanza.
Immersa in questo dolore, giunse l'ora della Comunione. Feci le mie richieste a Ges. Mi parl. Ricevetti forza per resistere al
dolore e sopportare gli spintoni, le beffe, gli scherni che ricevevo. Dovevo soffrire tutto in silenzio, senza aprire bocca. Sentivo il
dolore di Qualcuno che piangeva nel vedere quanto io soffrivo. E questo Qualcuno era amore di Madre. In silenzio unii il mio
dolore a quel dolore. Venne Ges e con tenera e dolce voce mi disse: - Figlia mia, unisci il tuo dolore al mio; addolciscilo
nell'amore del mio Cuore divino; Io addolcisco il mio nel tuo. Tu mi ami; da Me sei amata; sei scrigno di ricchezza, depositaria dei
doni divini. Figlia mia, angelo caro, il tuo dolore serv per ador-nare il manto e la corona che la tua Mammina ti ha conse-gnato...
dolore di gloria, dolore di salvezza. un mare di martirio; un mare di immolazione. Figlia mia, giardino ce-leste di fiori divini,
prato verdeggiante che alimenti i peccatori; alimentali di grazia, di purezza e amore; custodiscili, guidali, pastorella divina,
pastorella scelta da Ges. Purificali per Me! Guidali, dirigili al mio divin Cuore. Figlia mia, maestra di scienze divine, conserva ci
che, otto giorni or sono, fu depo-sitato nel tuo cuore da Me e dalla Madre mia benedetta: il mondo, sono i peccatori... Mia figlia, in
te scritto tutto ci che divino. In te impareranno ad amare; in te impareranno a soffrire; in te apprenderanno a conoscere come
Io mi comu-nico alle anime. Non lo sanno, non lo studiano e fanno, con ci, soffrire tanto il mio divino Cuore. Coraggio! Chi soffre
con Me, con Me vince. Piangeranno lacrime di pentimento nel vedere che il tuo nome, ora cos macchiato, glorificato con Me e
con la mia Madre benedetta, sulla terra e nel cielo...
Quando, anni or sono, ti dicevo che sono Io il tuo diret-tore, mi riferivo a questi tempi. Non era per accantonare il tuo direttore. S,
avevo bisogno di lui, unito a Me, per guidarti e portarti alle altezze che il mio divino amore esige. Io gi vedevo la crudelt e le
persecuzioni degli uomini. Coraggio! Il tuo nome, che senti macchiato, tra poco sar nominato con rispetto e con Me lodato. - ...
(diario, 15-12-1944).
Tentano di rubarmi ci che ho nel cuore

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... Non so vivere. Sono stanca per lo sforzo di conservare in me ci che Ges e Mammina mi consegn. Sento come se fossi
sempre con le braccia incrociate sul petto, molto strette per difendere e custodire [quel tesoro].
Altre volte corro pazza, per sfuggire ad un grande assalto. Viene su di me non so chi. Una moltitudine innumerevole vuole rubarmi
ci che ho nel cuore, e io sfuggo all'impazzata per nascondere tutto. Voglio avvolgere attorno a me catene ro-buste, grosse
catene, perch nulla mi sia rubato. Duro tormento per la mia anima: nulla ottengo.
In quelle ore di sofferenza ebbi un terribile assalto del de-monio. Sentii come se mi avesse rubato tutto: rimasi senza cuore, senza
petto, senza nulla. Ero come un semplice guscio d'uovo che dentro non ha pi nulla. Sentivo che quella refur-tiva era stata portata
molto lontano. Il demonio voleva obbligarmi a dire: - Non voglio custo-dire nulla dentro di me; voglio peccare, voglio godere! - E mi
affermava che io peccavo...
Rare volte riuscii a chiedere soccorso al Cielo... Ero in un bagno di sudore, con una stanchezza da non potersi dire. Infine riuscii
ad esclamare: - Mio Ges, non ne pos-so pi! - Cess l'assalto, ma io non potevo muovermi.
Tristissima nel vedermi privata di quel tesoro immenso che avevo posseduto in me, e con il timore di aver peccato, mor-moravo: Mio Dio, mio Dio! E io sono senza luce, senza guida, senza un sacerdote cui confidare tutto! O Cielo, o Ges, o Mammina! E Ges venne: - Non hai peccato! Io sono con te! - -Dopo alcuni istanti incominciai a sentire che avevo ancora in me quel ricco
tesoro che il demonio mi aveva fatto sparire. La mia anima ne sent molta gioia e io volevo abbracciare e baciare quella ricchezza:
provavo il gaudio di una madre che, avendo perduto il figlio, lo ha ritrovato.
Non so dire la preoccupazione che questo mi d: timorosa sempre che qualcuno possa rubarmelo... (diario, 18-12-1944). ...
Vive il dolore; il dolore torturante del mio corpo e della mia anima. Il corpo soffre molto, ma assai pi l'anima. Non so dire nulla, ne
do solo una pallida idea: l'anima soffoca nell'essere tanto crudelmente oppressa e spremuta; le mie colpe, la mia ingratitudine
verso Ges mi stanno sempre davanti; il timore di ingannarmi e di ingannare gli altri sa, la paura di peccare nelle lotte contro il
demonio... Che triste vita! Voglio vincermi. Voglio credere alle parole di Ges e mi costa tanto! Come pu essere che io non mi
bruci in mezzo a tanto fuoco? Ed ora, il nuovo tormento di voler custodire in me ci che Ges con Mammina mi consegn il giorno
otto. Mi pare di essere continuamente assalita. Vorrei nascondermi sotto terra, ove nessuno sapesse, perch non mi rubino ci
che il Cielo mi don e che sento essere una ricchezza senza uguale. Ges sia con me! Passano i giorni e non ho un sacerdote che
mi tranquil-lizzi, che mi animi nel cammino. Povera me! Sono nata per questo. Fossi nata anche per amare il mio Ges e la mia
cara Mammina come vorrei e come Essi sono degni di essere amati!... Mi pare di essere nata soltanto per vivere morta. Non so
dire altro. Il dottore e la sua signora hanno passato qui ieri alcune ore per farci compagnia e coraggio. Oh, quanto devo al mio
santo medico!... (lettera a d. Umberto, 20-12-1944).
Sei la mia Alexandrina trasformata in Cristo
... Il demonio fa tremendi assalti al mio cuore: vuole en-trarvi per rubare la ricchezza che gli fu consegnata... sento una stanchezza
tale che rimango prostrata... - Ges, tutto per tuo amore: non ho forza per respirare; a poco a poco ho perduto tutto il sangue; mi
pare di esser moribonda. - Cominciai a sentire nella mia anima una pace dolce e soave: era pace celeste, mi pareva di lasciare il
mondo, di andare a godere il cielo. Rimasi per molto tempo come chi dorme soa-vemente ab, riscaldata da un calore che mi
ardeva nel cuore e mi irradiava tutta. Ges cominci a parlarmi: - Figlia mia, non vivi la vita del mondo: tu sei staccata da tutto
quanto gli appartiene. Vivi del cielo, vivi di ci che divino. I tuoi sentieri sono i sen-tieri di Cristo: per questo che non sei
compresa. sublime la tua missione, angelo mio: la pi ricca delle missioni. E questo il motivo dell'odio e della persecuzione:
odio del de-monio per le anime che gli rub, persecuzione del mondo perch non comprende la vita che vivi, cio la mia Vita nelle
anime...
dolore per il mio Cuore divino vedere il tuo dolore. necessario che gli uomini studino profondamente per com-prendere la vita
di Cristo nelle anime.
Quando ti creai, ti ho fatta con la perfezione necessaria a compiere la missione pi sublime. Cos destinai gi le anime che ti
dovevano guidare, anime che comprendono, anime che vivono soltanto la mia vita, la vita intima con Me. Chi si pren-de cura di te,
si prende cura di Me. Sarebbe mio desiderio che tutti i miei discepoli [i sacerdoti] studiassero queste scienze divine: non le
studiano, non le comprendono; do loro le luci necessarie e tentano di spegnerle; ma invano! In tutti i tempi ebbi bisogno di vittime,
ma ora pi che mai. Ti destinai ad essere immolata in questa epoca in cui l'umanit si immersa in un mare immenso di fango, di
vizi. questo che senti rubarti: il mondo. il vizio che pu pi dell'uomo; il vizio il ladro di tutto ci che mio.
O pastorella, regina del mondo, sono Io, Ges, che ti ho scelta e ti elevo a tanta altezza... - Ascoltai tutto senza dire parola. Egli
parlava ed io ardevo in un fuoco consolatore che mi univa di pi al suo divin Cuore. - O mio Ges, che cosa Ti dar mai? Quanto
pi dici, tanto pi si impossessa di me la coscienza della mia piccolezza. Mi umilio, mi umilio, o Ges! Ho vergogna della mia
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miseria e che Tu possa utilizzare me per fini cos alti. Sei Tu che la-vori, Ti fai conoscere, parli delle tue grandezze. Tutto Ti
ap-partiene. - Violetta amata, asilo puro ove abito! Abito in te qui in terra come in cielo tu abiterai con il mio eterno Padre: sei la mia Alexandrina
trasformata in Cristo, solo in Cristo. Grazie, mio Ges, mio Re d'amore! (diario, 22-12-1944).
Con tale stanchezza, con tale sofferenza potr rimanere mol-to tempo in questo esilio?
Mio Dio, se vuoi, resisto a tutto. La mia stanchezza dovuta alla sofferenza, al volere ab-bracciare il mondo, abbracciarlo in una
stretta eterna. Vorrei vederlo tutto in un inno di lode a Ges, in un in-cendio di amore divino. Non so cosa desiderare di pi; non so
dove nascondermi con esso. Vorrei volare al cielo e portare con me il mondo, tutto il mondo; non lasciare qui nessuna creatura.
Voglio salire con lui e una forza invincibile, o cos mi pare, mi trascina in basso, tentando di rubarmelo: non so cosa sia... In queste
ansie dolorose di volere purificarmi e purificare il mondo, di amare il mio Ges e fare di tutto perch il mondo Lo ami, e nel non
sapere come riuscirvi per me e pi ancora per l'umanit intera, cominciai a piangere lacrime amare, viste solo dal cielo. Offersi di
nuovo a Ges il mio cuore e Gli chiesi che ve-nisse a nascere in esso... (diario, 24-12-1944).
Sono nato nel presepio dei tuo cuore
I giorni di festa sono tutti per me di profonda tristezza. Mi sforzo sempre, per consolare chi mi attornia, di mostrarmi contenta: la
mia gioia finta. Guardo a Ges e a Mammina, innalzo il mio pensiero al cielo e per amore accetto il dolore. per l'amore che la
tristezza diventa gioia per me. Non guardo alla terra, mi tengo fissa al cielo: soltanto con il cielo le spine sono rose, il dolore
dolcezza. A mezzanotte di Natale, oltre alla notte che avevo nell'a-nima, dolori acutissimi straziavano il mio corpo: non piangevo,
ma gemevo. Soltanto Ges sa quanto soffrivo. Udii i mortaretti ed i rintocchi delle campane. Chiesi di portarmi la statuetta di Ges
Bambino: accostatala al mio petto, volevo riscaldarla. Il calore che riuscii a dargli non era quello che avrei voluto: avrei voluto
bruciarla con fuoco di amore. Desideravo dirgli molte cose, ma non sapevo. Lo strinsi al mio petto dolcemente e continuai i miei
gemiti. Sono certa che Ges li accett e non rimase triste. Nessuno come Lui vedeva quanto soffrivo; nessuno come Lui sa che se
gemo per amore; che gemo ma solo quando non ne posso pi.. Non so quanto tempo trascorse. So che passai ad un'altra vita e
udii Ges nel mio cuore: - Sono nato nel presepio del tuo cuore, mia figlia. lo sposo che viene alla sua sposa... Regina d'amore,
come sto bene qui. Il presepio che mi dai non rozzo come quello di Betlemme: soffice delle tue virt. Nel tuo presepio non
sento i rigori del freddo: sono riscaldato con l'amore pi puro e bruciante. Sei la mia stella, che guidi il mondo, come la stella guid
allora i Magi sul cammino verso Betlemme. Di' a tutti, figlia mia, a coloro che hanno cura di te, a co-loro che ti sono cari e ti amano
e ti attorniano, che do loro l'abbondanza delle mie grazie, un'onda del mio amore divino, un luogo speciale nel mio divino Cuore,
con la promessa del cielo. - ... (diario, 25-12-1944).
Nel mondo vedo Ges
... O mio Dio, corro verso la morte e la morte corre verso di me. Il mio capo torturato; il mio corpo fatto a pezzi dai terribili martirii:
una piaga viva... Per grazia e grande misericordia del Signore, non sono di-sperata: sento l'effetto della disperazione, ma sono
calma e se-rena, assetata di maggiore dolore, di maggior purificazione e amore. Con questo soltanto il mondo sar salvo; solo con
que-ste forti catene lo potr catturare.
... La vita fugge: fugge per dar vita, cammina pazzamente a salvare il mondo.
- Ges, dammi il dolore che io amo, dammi la purifica-zione che tanto bramo. Racchiudimi in Te e nella tua e mia cara Mammina.
Ascolta la mia anima in questo grido continuo di agonia per il dolore che sente e per le ansie di consegnarti il mondo: lo vorrei nelle
mie mani per offrirtelo come il sacerdote vede nelle sue mani l'Ostia consacrata e La offre all'eterno Padre. Ges, custodiscimi!
Guarda le mie ansie angosciose ed im-molami come Ti piace, affinch Ti doni amore e con l'amore l'umanit. Vorrei dirti molto,
ma, siccome non so, non dico nulla. - Fra queste ansie, venne Ges: - Figlia mia, angelo della terra, fiore amabile, fiore candido di
paradiso! Vieni, mia figlia, a ricevere un'altra prova dei miei sponsali con te, della mia unione coniugale. - In questo momento Ges
prese la mia mano, mi baci, mi accarezz e mi strinse dolcemente a S.
Rimasi come immersa in un mare di delizia, in un mare d'amore. Ges continu: - Ricevi una effusione del mio divino amore.
Ricevila perch la tua vita e tu sei vita per le anime. Coraggio, ancora un poco: il tuo cielo vicino. Tra breve la tua anima,
staccata dalla terra, voler al cielo come la bian-ca e pura colomba al suo nido. Il tuo nido il cielo presso il trono della maest
divina, a fianco della mia Madre benedetta...
Presso di Me, figlia mia, continuerai a vigilare, a governare il tuo possedimento regale della terra... Quanto ti debitrice l'umanit!
Quanto ti deve il Porto-gallo! Il mondo dovrebbe essere distrutto... Chiedi, chiedi di nuovo preghiera e penitenza... - Ges infine
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aggiunse: - Sar in un'estasi d'amore spri-gionato dal dolore che volerai in cielo. - ... (diario, 29-12-1944). ... Volendo abbracciare
tutta l'umanit giungo ad esclamare: - O mondo, impazzisco per te! Quanto ti amo! In te vedo Ges. - Vorrei dire tante cose su
queste ansie che mi consumano. Come pu avvenire questo: amare il mondo, aborrirlo, volerlo possedere, volerlo lasciare? - Mio
Ges, mio Dio, fissa in me il tuo sguardo, custo-discimi: cos vincer. - ... Stava terminando l'anno e io non avevo nulla da dare a
Ges... A mezzanotte lo ringraziai per tutti i benefici dell'anno e per quanto mi aveva fatto soffrire. Chiesi ai miei di recitare con me
il Te Deum ... (diario, 31-12-1944).

1945
La tua vita dolore che d amore (Momenti della Passione)
... Ges, quali sono le carezze [= sofferenze] che ricever da Te in questo nuovo anno? Sono piena di timore, pi ancora, di
sgomento. Venga ci che deve venire. Per quanto potr es-sere ferita ed umiliata, con la tua grazia divina, a tutto dir: Benvenuto; si faccia la volont di Ges! - ... Vorrei nascere ora, ma conoscerti gi, per non macchiare per nulla il mio corpo; vorrei
che con me rinascesse il mondo intero e che tutto gi ti conoscesse, per non lasciarsi macchiare... (diario, 4-1-1945).
... Sento che tante strade sono bagnate con il mio sangue. Vedo tanta rivolta e indignazione... Il mio corpo una sola piaga. Il
sangue del capo, spillato dalle spine, mi bagna tutto il corpo. A braccia aperte mi consegno alla croce: mi lascio crocifiggere.
Un grido continuo: - Padre, Padre mio, anche Tu mi hai abbandonata! Sono la tua vittima; mi do a Te per le anime. - O mio Dio, se
io avessi volont, preferirei l'inferno a que-sta sofferenza [rivivere la Passione] e ai momenti dei miei colloqui con Te. S, perch l,
non parlandoti e non ascoltan-doti, non temerei di ingannarmi e di ingannare nessuno e non sarei tanto perseguitata dal mondo.
Perdonami lo sfogo: sento orrore all'inganno e alla bugia. Sento timore di me stessa e paura dei venerd: sparissero e sparissi
anch'io nel tuo amore infinito! Venga tutta la sofferenza, venga la croce, venga la morte. Abbraccio tutto: sono la tua vittima, Ges.
- Da queste sofferenze passai ad un profluvio di luce, pace e dolcezza... Ges mi parl: - ... stato un anno di amore, un anno
colmo di salvezza. Figlia mia, fiore angelico, benia-mina della divina Trinit, beniamina di Maria e di tutta la corte celeste, il tuo
dolore ha arricchito il cielo ed scritto in lettere d'oro... Ti attende un anno di amarezze ma anche di gioie: le spe-rimenterai come
sole che appare e rapidamente si nasconde tra le nubi. Ma non temere: questa la tua vita. vita che d vita; dolore che d
amore... - (diario, 5-1-1945).
La gratitudine di Alexandrina
... Ha capito dai miei scritti ci che Ges ha chiuso nel mio cuore? Che tormento per me! Non so come custodire e difendere
tesoro cos prezioso! La mia anima in continua agonia; la mia vita sempre piena di timori; il demonio instancabile nel
tormentarmi. Di qui, quanta tortura, amarezza, dolore! Affiora in me ci che cattivo: debolezza e miseria. Ci che di Ges non
arriva a vivere: appare e fugge tosto verso di Lui. Oh, se mi facessi comprendere, se avessi un po' di luce, se amassi un po' Ges
e le anime! Allora sarei felice; la mia gioia sarebbe piena! Mio buon padre, se mi conoscesse, non avrebbe di me cos santa stima.
Non arriver l'ora in cui lei potr venire qui? Ho tanto bisogno di luce e di guida! Come resister a questi furti [dei due direttori
spirituali] che mi hanno fatto? Mio Dio, perdono a tutti! Ho ricevuto quanto mi ha mandato i. Molte grazie come prova della mia
gratitudine per tanti benefici. Sono certa che Ges ne contento: Egli ama la gratitudine per ci che da Lui riceviamo e le promette
perfino nuovi benefici e grazie. Si degni Lui di ripagarle tutto. Per favore, ringrazi i padri e tutti di codesta Casa per le preghiere e
gli auguri inviatimi... (lettera a d. Umberto, 5-1-1945).
... Mi spiace di non avere istruzione: in primo luogo, per non sapere parlare a Ges, amarlo, ringraziarlo, lodarlo come merita;
anche se rimanessi in ginocchio tutta l'eternit non gli pagherei mai quanto ho ricevuto da Lui; in secondo luogo, per ringraziare il
mio caro medico con quelle parole di lode e di riconoscenza che merita.
Ges, con la sua bont infinita, supplisca come soltanto Lui sa e pu fare. Da parte mia so dire soltanto grazie per quanto fa
per questa poveretta che nulla pu, nulla sa, nulla vale. Che sarebbe di me se Ges non l'avesse posto al mio fianco in questi tristi
giorni della mia vita, in tutto rivolta, disprezzo, calunnia e umiliazione? Che mare di dolore! E io tanto sola, senza luce, senza
guida nel mio cammino orribile!
Tenteranno di rubarmi anche il mio santo medico, che tante volte mi stato di appoggio con parole di grande conforto e con sante
attenzioni? Avverr come hanno fatto con coloro che erano luce e sostegno alla mia anima?
Sia lodato Dio in tutti; con tutto sia amato e riparato; di tutto si serva per salvare il mondo intero. Se mi lasceranno sola, rimarr
Ges con me! Che io muoia di dolore, di abban-dono, di disprezzo, purch nel mio cuore rimanga sempre Ges, che gli uomini
non mi possono rubare! Soltanto il peccato, sol-tanto il demonio lo possono.
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Ma costa tanto questa vita amara! Solo con lo sguardo in Ges crocifisso, solo per suo amore e per le anime la si pu sopportare...
(lettera al dott. Azevedo, 8-1-1945).
Insidie violente e persistenti
... Come sono tremende le insidie del demonio! Soffro tanto per questi assalti! Se il mondo sapesse che cosa l'inferno, cos' la
perversit e la furia del demonio, certamente non pec-cherebbe tanto! Stanotte venne contro di me con una violenza che pareva
voler tutto distruggere. Malizie, parole e lezioni sconce. Il mio corpo pareva gi disfatto per tanta stanchezza... - Non voglio
peccare, mio Ges, voglio l'inferno piuttosto che il piacere. Ci che io voglio, o Ges, non perdere un momento di consolazione e
di riparazione per Te e di salvezza per le anime... - Bastarono queste parole perch il demonio aumentasse la sua furia... Fugg
soltanto alla voce di Ges che disse: - Se tu potessi vedere, figlia mia, come sono offeso in quest'ora contro la virt della purezza,
moriresti di orrore e di dolore. Ma la tua ripa-razione mi fa dimenticare le molte offese. Questa consolazione posso averla soltanto
da una vergine di purezza angelica. - ... - Eccomi pronta per tutto, mio Signore!... La purezza la virt che maggiormente amo e
per cui soffro di pi: solo per Tua grazia e misericordia non Ti ho offeso gravemente... - (diario, 8-1-1945). ... [Il demonio mi dice]: Dnati a me, come ti sei do-nata a Dio; bacia me con amore come baci il crocifisso. Guarda che io non ti faccio soffrire...; bada che
Dio non ha cielo da darti. Godi con me, godi i piaceri del mondo. Egli mi impedisce di invocare Ges. Si colloca fra me e Lui perch non mi oda e danza davanti a me. Mi d i suoi ordini delittuosi
e, siccome non cedo, si arrabbia e sento come se mi torcesse e pestasse tutta. Il mio corpo sembra rimanere infranto da lui. Sono
soltanto gli effetti perch non si avvicina fino a toccarmi. Le palpitazioni del cuore si accavallano, fanno un grande rumore. Dopo le
lotte, a volte, sento una brezza che mi rialza e mi ricolloca nella mia posizione. Questa notte non fu cos. Ca-duta di fianco ai
cuscini, senza potermi sollevare e nemmeno fare un minimo movimento, non resistevo pi in quella posizione. Molto triste,
ripetevo: - Soccorrimi, soccorrimi, Ges! - Sentii Ges al mio fianco: - Figlia mia, amore dell'A-more, il mio divino soffio basta ad
elevarti spiritualmente ed anche a rimetterti al tuo posto. - Sentii il soffio di Ges e, nello stesso istante, mi trovai sui miei cuscini.
Ges continu: - Dimmi, figlia mia, che vuoi da Me? - Il tuo amore! - - Che vuoi che lo faccia? - La tua divina Volont. Ges mi strinse dolcemente al suo divin Cuore e aggiunse: - La mia volont che tu abbia coraggio nelle sofferenze che ti chiedo
e che tu ripari in questa forma. Ripara, ripara, mia vergine pura, vergine pazza di amore per Me. - Poco dopo mi addormentai in un
leggero e breve sonno... (diario, 11-1-1945).
Dolore che salva, amore che tutto vince (Momenti della Passione)
... Che orrore per le sofferenze e le estasi dei venerd, che orrore per gli assalti del demonio! Oggi ho avuto dei momenti nei quali
mi pareva che avrei quasi detto di no a Ges per tutto. Mi sentii sola in una prigione con le mani legate, gli occhi chiusi nella
tristezza pi profonda, le labbra mute che non ri-spondevano a nulla. Sentivo il mio corpo lacerato da flagelli e preso a calci. In tale
stato, mi venne in mente la sofferenza di quando Ges permetteva la mia crocifissione [fisica]. Sen-tivo anche il mio sangue
scorrere e il cuore come calpestato. Nella mia anima avevo sguardi di tenera compassione per co-loro che mi facevano soffrire. Mi
terrorizzavano talmente l'in-ferno e la perdita irreparabile delle anime che amavo quegli orrori invece di aborrirli: li amavo per
salvare le anime, con-vinta che solo il dolore le poteva salvare.
Venne il demonio durante queste terribili sofferenze. Com-battei e rimasi in un bagno di sudore. Quando tentava di istruir-mi sul
peccato, mi chiedeva che gli dessi il mio cuore con amore... Orrore, orrore! Momenti di tanto pericolo. Alzai gli occhi al cielo e
chiesi soccorso e la lotta cess... Rimasi con lo sguardo fisso al cielo dicendo a Ges che non volevo peccare... - Mio Ges, sono
la tua vittima, ma con questo aumento di dolore, di orrore e di paura, non potr vincere: non resisto a tanto. Devi soffrire e resistere
Tu: lo sai che da me non pos-so nulla! - Venne Ges e mi parl tanto affettuosamente: - Figlia mia, fiore solitario, gioiello
dell'umanit, dolore che salva, amo-re che tutto vince, giardino del paradiso, Io ho seminato in te ed il mondo viene a te per
raccogliere fiori di virt, fiori di amore. Figlia mia, tesoro nascosto, in te si racchiudono ricchezze divine. Tesoro nascosto, perch
quasi tutto ci che Io ho de-positato in te resta misconosciuto. Figlia mia, bianca colomba, colomba angelica, la tua vita un
gorgheggio di lode a Ges, alla Trinit divina e alla mia Madre santissima. Vengo a te, sono in te... Sei porto di asilo, sei porto di
salvezza, sei ri-fugio dei peccatori, salvezza della umanit.
terrorizzante il combattimento? Non temere... - - O mio Ges, sono tanto piccolina, come puoi trovarmi? Sono soltanto miseria,
come puoi fissare in me i tuoi sguardi divini? Ho vergogna, non posso alzare i miei occhi a guardarti. Abbi compassione! Sono
fiore, sono giardino, sono tutto ci che mi dici perch Tu hai seminato, Tu hai coltivato. Sei Tu il giardiniere, sei Tu il fiore, sei tutto,
tutto, mio Ges! Sei il porto di salvezza perch la salvezza stessa sei Tu. Osserva e vedi il mio dolore, abbi compassione. Voglio
amarti e non so come; voglio soffrire per salvare il mondo e non so soffrire. Temo di venire meno, temo di cadere e di non rialzarmi
pi... - ... Sei la piccola di Ges, sei la piccola di Maria. Con Lei salverai il mondo che ti fu affidato, che devi salvare. Te l'ho dato;
tuo; non temere; non ti sar rubato... Ricevi il mio amore: distribuiscilo abbondantemente a tutta l'umanit. Fra poco sar ovunque
conosciuto il tuo dolore, sar dif-fuso il tuo amore ineguagliabile. (diario, 12-1-1945).
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legato con una sola ala


... Il giorno 13 [gennaio], tra le visite che io pi stimo, ci fu quella di colui che gi aspettavo e che aveva lasciato un vuoto nella mia
anima. L'aspettavo, eppure lo ricevetti freddamente: tutto mi era indifferente. Lo guardavo e talvolta mi pareva di non vederlo,
come non fosse realt. Era un car-cerato uscito dalla prigione, venuto a visitare un cadavere che gli apparteneva. O dolore,
amarezza, tenebre spaventose! gi tardi per darmi gioia, gi tardi perch la mia ani-ma possa ricevere consolazione! I miei
occhi parevano non vedere il secondo padre che mi avevano rubato; cosa avverr quando mi restituiranno il primo? - Ges, sono
la tua vittima: il tuo amore e la salvezza delle anime ad ogni costo, ad ogni costo! E ora soffro per la mia freddezza, la mia
indifferenza verso quella persona cui devo tanto. Mi pare di averlo disgustato e ferito: o Ges, tutto per tuo amore! - Durante la
notte, quasi sempre sveglia e unita a Ges, in un mare di dolori del corpo e dell'anima, fui assalita crudel-mente dal demonio: lottai
per quasi due ore...
Udii Ges dirmi: - Animo, figlia amata!... La tua morte d vita alle anime. Non ho lasciato provare a te conforto dalla visita del mio
d. Umberto n a lui di vederti consolata. Fu a profitto delle anime: fu perch gli uomini vedano ci che un'anima abbracciata alla
croce e salda nell'amore di Ges; cos non interpreteranno le cose dal lato dell'entusiasmo. Di' al mio d. Umberto il mio
ringraziamento per essere venuto a dar vita all'anima della mia sposa, della mia vittima amata... Da' le mie grazie, benedizioni e
amore a lui e a tutta la congregazione. Egli legato per una sola ala: gli stato impedito solo per met di volare. Per questo
dispenso bene-dizioni e grazie a tutta la congregazione... Voglio che ti sosten-ga, dal momento che non lo pu fare colui che lo
desidera, il tuo p. Pinho, cui hanno impedito ogni volo e, non soddi-sfatti, lo attaccano da ogni lato. - ... (diario, 16-1-1945).
Cristo crocifisso in trasparenza (Momenti della Passione)
Dove sono incamminata? O Ges, che sar di me? Tutto paura e terrore! Cammino affrettatamente per strade scure e strette.
Cado svenuta: mi schiaccia il peso delle umiliazioni. Sono trascinata da ruvide corde. Sento il mio volto per terra, con le guance
molto ferite. Il dolore di acute spine mi penetra perfino nel cuore: dolore che pare darmi la morte. Sento le ginocchia, le spalle e
tutto il corpo in dolorose piaghe.
Piena di vergogna per tanta curiosit, nella tristezza pi profonda che si possa immaginare, cammino a stento, cadendo varie
volte. In questo cammino mi viene incontro la donna [Veronica] che ha compassione del mio dolore: con quale tenerezza e amore
pulisce il mio volto coperto di sudore, sangue e polvere! Vincoli della pi stretta amicizia legano i nostri cuori. E indicibile ci che
vorrei dire di lei, le lodi che vorrei farle; come vorrei che si parlasse di questo suo atto eroico! Giunta in cima alla montagna, che
sconforto sento in me! sconforto di amore. Tutto mi causa orrore: la morte, l'abbandono, o mio Dio! In ginocchio alzo gli occhi
all'eterno Padre; Gli do il mio segno di accettazione di tutto. Abbasso gli occhi, mi raccolgo in me e, nell'abbraccio pi intimo,
stringo l'universo al mio cuore. Mi offro alla morte. I carnefici continuano il loro barbaro com-pito: quadro terrificante! Che
ripugnanza e vergogna di me stessa! Il mio corpo e la mia anima si disfano in lebbra. Attendo la mia ora. Passai dal dolore
all'amore, dal Calvario al Tabor. Comin-ciai a sentire fortemente nel petto l'amore di Ges e la sua divina Presenza in me. Udii
subito la sua Voce dolce e soave: - Era mio desiderio, mia colomba diletta, che il mondo conoscesse in quale modo mi dono alla
mia sposa, all'anima vergine, che il mondo conoscesse e comprendesse questo amore: l'amore con cui ti amo, l'amore con cui ami
Me, l'amore alle anime, l'amore alla croce. Era mio desiderio, grande desiderio, che il mondo conoscesse la tua vita, vita di amore
purissimo, vita di eroismo senza riserve. La tua vita un quadro ricchis-simo ove riprodotta la vita divina, la vita pi completa di
Cristo crocifisso. Gli uomini, figlia mia, si oppongono con mezzi poco edi-ficanti a questa vita che lo volevo fosse conosciuta per il
bene delle anime. - - O mio Ges, non avendo volont mia, voglio ci che Tu vuoi. Se non fosse cos, vorrei vivere nascosta;
vivere come se non vivessi; vivere come se non fossi mai esistita, a patto per di amarti e di salvare le anime. Ma se vuoi
diversamente, il rimedio nelle tue mani: fa' che gli uomini agiscano in altro modo. - No, no, mia cara, non cos. - - Perdonami allora, o mio Ges, se Ti ho offeso. - Sta' tranquilla: non mi hai fatto dispiacere. Dove
sono le grazie che Io diedi loro? Non se ne servirono, mi disprezzarono in esse, in esse mi calpestarono. Si servirono della propria
volont, del proprio orgoglio, dei propri giudizi e di false luci. Che dolore per il mio divino Cuore! Coraggio, figlioletta, vince la mia
divina causa e vincono coloro che per essa combattono. Tu sei vera via, sei strada regale fiancheggiata da ambe le parti dalle
meraviglie del Signore. Fortunate le anime, fortu-nati i peccatori che vi entrano e vanno cos al porto di salvezza. Il tuo sguardo, la
tua dolcezza, la tua grazia attirano le anime a te e da te vengono a Me... - (diario, 19-1-1945).
Sete di salvare il mondo
Non so dire ci che avviene nella mia anima, ma lo sa Ges, sa che non mento... Sento di essere un cumulo di peccati, di
corruzione; un cu-mulo di freddezza, di ingratitudine, di dimenticanze nei riguardi di Ges, mi pare di essere un mare di sangue.
Che dolore nel sentire che ho fatto tutto e pi nulla posso fare per il mondo! Ma, mio Dio, che cosa ho fatto io se tutto ci che soffro
e faccio non mi appartiene? Il come posso sentire che ho fatto tutto per la salvezza del mondo? Non ho dato per esso la mia vita,
ma questa stessa l'ho gi offerta a Ges. Che cosa questo mare di sangue che io sento di essere? Lo sai Tu, Ges: quanto
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basta. Mi pare che tutta l'umanit vi sia immersa. Oh, se io sapessi ci che posso fare per salvarla! E i poveri bambini del limbo?
Non tralascio la mia offerta, la mia richiesta a Ges di andare a battezzarli. Se io potessi, e Ges lo consentisse, vorrei stare in
ginocchio fin che dura il mondo, per ottenere da Ges questa grazia: battezzare le creaturine. Mi pare di morire di compassione
per loro.
E le anime che stanno all'inferno!... La mia anima sente un dolore indicibile, non tanto per i tormenti che soffrono l, ma piuttosto
perch non potranno mai vedere Dio. Oh, che tenebrosa sofferenza!... Non so cosa mi dico: vorrei soffrire tutto per rimediare a tutti
questi mali. - O Ges, mio amore, Tu vedi, Tu sai la sincerit delle mie parole: non escono soltanto dalle mie labbra, ma dal pi
intimo del mio cuore, tra il pi grande dolore e l'agonia della mia anima. S, mio buon Ges: non inganno la mia vita, come
qualcuno afferma. Per grazia e misericordia tua non ho mai pensato di ingannare. Vi in me qualcosa di buono e lodevole? Non lo
sento, non lo conosco. Ma se vi , appartiene a Te, non mio. Quante spine feriscono questo cuore che non esiste se non per
soffrire! Dal pi intimo dell'anima Ti chiedo perdono per coloro che tanto crudelmente mi fanno soffrire. La mia anima sente che
molti di costoro vogliono ora pulirsi servendosi di me, ma non possono: io sono uno straccio immondo; si spor-cherebbero di pi. Oh, quanto sono addolorata! Ma, piuttosto soffrire milioni di volte, innocente, che una sola volta, colpevole. Non voglio perdere la
mia unione con Dio un solo momento... Ho passato tutta la notte sveglia. Ho chiesto molte cose-a Ges. Ho ripetuto la mia offerta
di vittima. L'ho ringraziata del beneficio di non dormire perch cos posso fargli maggior, compagnia, vivere di pi la sua vita e
confidarmi da sola con Lui... Durante queste confidenze a Ges, fui assalita dal demonio. Us astuzia, malizia e parole
vergognose che non posso dire... (diario, 22-1-1945).
Il sole e la luce del giorno hanno cessato di esistere nel mondo? Mi pare che la notte pi tormentosa ed oscura abbia invaso tutto:
non v' luce, non gioia, non vita. Sono morta e sento che sono morti tutti coloro che mi sono cari. venuto il medico. Mi pareva di
non vederlo: era come -un cadavere vicino ad un altro. Come sempre, nella sua bont e santit cerc di sollevarmi dal mio
sfinimento, di infondermi coraggio e fiducia. O mio Dio, che indifferenza! Quanto diceva pareva non riguardarmi. Avevo perfino
paura di lui, molta paura. - Ges, toglimi tutto, dammi il tuo divino Amore in cam-bio di tutto quello che mi togli. Dammi un'infinit di
anime; dammi l'immensit del tuo infinito amore. Voglio amarti con questo amore e amarti per quelle anime che ti chiedo. Ho sete,
Ges, ho sete; sete che mi brucia e mi consuma; sete che qui sulla terra non pu mai essere saziata; ho sete di amarti e di vederti
amato da quella infinit di anime che ti chiedo; ho sete di soffrire, soffrire sempre pi per conquistare c salvare per Te quelle
anime. - O mondo, o mondo! Senza volere appartenerti, senza volere amarti, ti amo pazzamente, ti voglio ad ogni costo; non
posso lasciarti, mondo caro, senza vederti interamente salvo. Queste ansie, questi desideri non mi appartengono; non nascono da
me: io sono morte, soltanto morte. Siano di chi si voglia, ap-partengano a chi si voglia, sono per Ges; sono per conso-larlo, sono
per amarlo. - O mio Ges, lega il mio cuore al Tuo; che nulla ci possa separare. Lega a Te anche i cuori del mondo intero. Non
voglio che vi sia in questa povera umanit altra cosa all'infuori dell'amore: amore puro al tuo Cuore divino. Voglio che questa mia
vita sia tutta una vita solo di lode a Te. Che posso desi-derare di pi? Come soffrire di pi? Vorrei strapparmi il cuore e
consegnarlo alle fiamme del pi ardente amore e poterti dire: questo l'amore di tutta l'umanit ... - (diario, 25-1-1945).
Ti ho resa simile a Me (Momenti della Passione)
... Che triste gioved! Quanta falsit mi preparano! gi notte: mi sento in un importante raduno, in un convito di grande intimit
[ultima cena]; le conversazioni sono orientate a dar conforto. Nella mia anima si presentano due quadri tanto differenti: un
tradimento senza pari e un amore senza pari; un amore, una dolcezza, una tenerezza tali verso quel tradimento che nessun cuore
le pu comprendere. Quanti richiami pieni di dolcezza verso quel tradimento. Ma il traditore resiste: a nulla si arrende; non si trova
bene vicino a quell'Agnello vittima innocente. Non so esprimere la bont e la delicatezza di Ges. Vorrei che la mia anima fosse un
libro ove tutti potessero apprendere le manifestazioni di bont, le tenerezze, l'amore di Ges (dia-rio, 25-1-1945).
Ges oggi mi chiede due sacrifici: uno dell'anima, l'altro del corpo; dell'anima perch devo dettare tutto ci che sento e soffro, del
corpo perch tanto grave il mio stato che non posso muovere le labbra per parlare: mi pare che ad ogni pa-rola che pronuncio mi
vengano strappati il cuore e le viscere. Confido in Ges che mi aiuter a dettare almeno le sue divine parole [dell'estasi] ... Fin dal
mattino avevo questa impressione: io correvo verso la morte e la morte verso di me; correvo perch impulsi d'a-more mi
obbligavano a correre. Soltanto il sangue e la morte avrebbero salvato il mondo e io volevo salvarlo.
Quante volte, nel tragitto, caddi sfinita, sembrandomi di perdere la vita! Perdere la vita per dar vita mi dava forza, e riprendevo a
camminare. Sul Calvario, in croce, il mio sangue usciva a fiotti. Calma e serena, con lo spirito tutto in Dio, aspettavo il momento
della pi grande felicit: il momento della salvezza. Poi venne Ges, tanto pieno di amore e di tenerezza per me: - Figlia mia,
tabernacolo divino ove io abito, prigione -di dolcezza e d'amore! Ho legato il mio Cuore al tuo con i vincoli del pi santo amore. Mi
hanno legato a te i tuoi lacci incantevoli... Nulla ci pu separare; non vi nulla che possa tagliare i vincoli coniugali che ci
uniscono. O mia colomba... per il tuo amore serafico il mondo mi amer... Sei e sarai sempre la calamita dei peccatori. - O s,
Ges, voglio attirarli a Te, a qualsiasi costo. Ti chiedo la grande grazia di racchiuderli tutti nel tuo divin Cuore. Che nessuno si
perda. Non Ti rifiuto sofferenze, ma Tu non negarmi anime. - Figlioletta, eroina del mondo senza pari, cos come sen-za pari sono
il tuo dolore ed il tuo amore. Sei ricca e potente. Ho preparato in te un armamento forte, armamento di guerra: non armi n fuoco
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distruttore, ma armamento delle virt pi eroiche... non solo per combattere per il Portogallo, ma per il mondo intero. Combatterai e
vincerai...
Mia sposa amata, nuovo vangelo ove scritta, in modo in-delebile, la vita di Cristo crocifisso: vita di dolore, vita di amore, vita di
follie per le anime, vita di carit, vita di scienze e dottrine di Cristo Redentore. Ti ho resa simile a Me, ti ho modellata su di Me,
vittima cara, innocente salvatrice, sbocciata in questo fortunato calva-rio. Salvami le anime, mettile al sicuro sotto il manto che ti
stato dato dalla mia Madre benedetta... Ges mi tenne fra le sue braccia per alcune ore: mi ricor-dava la madre che non abbandona il suo figlioletto quando moribondo.
Io soffrivo molto, ma ero confortata dalle tenerezze di Ges. Tanta sua bont verso di me mi confonde, mi annienta (diario, 26-11945).
Rugiada di sangue che irrora l'umanit intera
... Quanto pi soffro tanto pi desidero soffrire, ma soffro terribilmente. Amo il dolore, lo voglio, e ne ho il pi grande terrore. Corro
verso le sofferenze in una bramosia pazza di abbracciarle e al tempo stesso mi pare che mi facciano pian-gere lacrime di sangue e
vorrei nascondermi ad esse. O orrore, tremendo orrore! Voglio soffrire e voglio fuggire il dolore. In questi ultimi giorni in cui ho
avuto tanto da dare a Ges, non ho potuto avere un momento di gioia nell'offrirgli le mie sofferenze. Ripetevo spesso: - Tutto per
Te, o Ges, e per le anime! - Ma questo tutto che offrivo a Ges non era mio, non era nulla. Passai giorni e notti in questo stato: a
dare, a offrire, senza aver nulla da dare, nulla da offrire... Dissi a Ges: - Non soffro? Accetta i desideri che ho di soffrire.
Non amo? Accetta le ansie che ho di amare. Non sono io? Non vivo? Non ho nulla da offrire? Accetta tutto come se io vivessi, se
io soffrissi, se tutto mi appar-tenesse... Sento nella mia anima tanti brutti tormenti. Sento anche i rimorsi, o non so che cosa, di varie persone che mi hanno fatto soffrire.
Che questo, mio Ges? Non bastano le soffe-renze che mi hanno causato, devo anche soffrire il tarlo che rode la loro anima?
Sono la tua vittima, o Ges. Peccare non voglio, ma tutto ci che serve per amarti e darti gloria: voglio tutto, accetto tutto... ... Le
spine non cessano di cadere su di me; cadono con tanta forza! Mi feriscono il corpo, mi feriscono l'anima. Sono gi due giorni che
non mi portano Ges: dove trovar la forza per sopportarle? Stanno sempre scolpiti davanti a me i quadri tristissimi che Ges
impresse nella mia anima: il mondo, il limbo, l'in-ferno. Quante volte mi manca il respiro perch non vedo nes-sun rimedio, non
posso far nulla per loro! Da due giorni la mia anima sente una pioggerella minuta, come di nebbia, ma pioggia di sangue che
irrora l'umanit intera. Soffro immensamente per questo: non per il vedere e sentire tale pioggia di sangue in quanto rugiada
d'amore, rugiada che d tutto, ma perch questo sangue che irrora esce proprio da me, esce dal mio cuore, dalle vene del mio
corpo. O che dolore! Il dolore l'unico mezzo per portare la vita al mondo! O pomeriggio del gioved che mi porta tutto questo! Che
mare di sofferenza!... da ben pochi compresa!... (diario, 1-2-1945).
Ges si diede a me legandomi sempre pi a Lui (Momenti della Passione)
... Giunse il venerd, triste venerd! Vidi la mia croce: era ancora presto; la preparavano con premura: era necessaria, qualsiasi
sentenza avessi ricevuto. Nella mia anima sentivo la mansuetudine, la bont senza pari; allo stesso tempo, contro questa
mansuetudine e bont, sentivo l'odio, il rancore, il disprezzo ed una autorit orgo-gliosa: un orgoglio senza pari. Belve contro
l'Agnellino pi piccolo ed innocente! Che do-lore per Lui, cos pieno di bont! Ancor prima che fosse ela-borata la sentenza contro
l'Agnello innocente, sentii quell'au-torit orgogliosa che con furore diabolico si strappava da cima a fondo le vesti... Salii molto a
stento la montagna del Calvario, con l'im-pressione di spirare. Gridai continuamente: - Padre, Padre mio, anche Tu mi lasci?
Anche Tu mi abbandoni? Il mio sangue scorreva.
Si nascose il sole con vergogna per tanta malizia. E io, sve-stita, in grande confusione sulla croce, sotto gli sguardi della canaglia
pi vile! I miei vestiti furono tagliati e distribuiti... L'anima tremava di dolore e di paura, come il corpo trema per il freddo.
Chiamavo sempre ad alta voce Ges; Egli venne portando un sole luminoso e ardente. Cessarono il tremito dell'anima, la paura e
ogni dolore: avevo solo pace, avevo solo luce e amore. Il cuore cominci a ricevere una vita che non so spie-gare; il petto mi si
incendi in fiamme. Quale soavit potei godere per molto tempo!...
... Udii inni meravigliosi; non comprendevo bene, ma so che erano rivolti a Ges Sacramentato. Udii le parole Corpus Domini
Jesu Christi e sentii che Ges si diede a me legandomi sempre pi a Lui. Gli angeli continuavano a cantare: da quel coro di
angeli usciva un ricco canale che giungeva a me comunicandomi fiam-me di fuoco e molte cose. Ges mi disse: - Questo canale,
figlia mia, esce dal Cuore della tua e mia Madre benedetta. Da esso ricevi in grandissima abbondanza il nostro amore; ricevi le
nostre gra-zie, virt e doni: ricchezze divine e tutto ci che del cielo. Da esso ricevi vita per vivere, vita per dare alle anime.
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que-sta la rugiada, il sangue che sent cadere sulla umanit: una fusione delle mie ricchezze, delle mie grazie e del tuo dolore.
Sei una nuova corredentrice. Comunico tutto a te attraverso il canale della mia Madre benedetta: sei tu con Lei a salvare il mondo.
(diario, 2-2-1945).
Soffrire tutto senza dettare pi nulla!
... Ho un grande debito! Ho tanto da ringraziarla: pre-ghiere, lettere piene di conforto, tante e tante cose!... Come la ricambier?
Incarico Ges e Mammina di farlo per me.
I vomiti sono cessati, ma mi sento tanto ammalata: non ho forza, n disposizione per nulla. Mi sarebbe piaciuto farle trovare, al suo
ritorno da Lisbona, qualche mia parola, ma non l'ho potuto fare. Grazie delle no-tizie che mi ha dato di Alexandrina e della persona
trovata a Fatima. Il Signore permetta che la Sua causa trionfi, a Suo onore e gloria per il bene delle anime: ci che mi interessa;
a me non importa l'essere umiliata.
Dio voglia che lei, dopo la predicazione, possa venire qui, come promette nella sua ultima lettera. Ho tanto bisogno di parlarle: mi
pare di soffocare. Povera anima mia, come triste il mio vivere!... Il demonio, mentre avevo la crisi di vomiti, non us delle sue
malizie, ma chiacchierava e mi affliggeva, dicendomi che, dopo un po' di riposo, mi avrebbe trascinata nuovamente alla vita di
peccato. Le chiedo il favore di ringraziare d. Previsano per la sua lettera; a lui e a tutti i sacerdoti salesiani i nostri rispettosi saluti e
ringraziamenti per le preghiere. Non mi sono dimen-ticata di unirmi a loro nella festa di D. Bosco... Saluti e santi ricordi a tutti i
novizi e ai confratelli. Ella potrebbe ora dispensarmi dal dettare il mio diario spi-rituale: faccio un sacrificio tanto grande!... Mi lasci
soffrire tutto senza dettare pi nulla... (lettera a d. Umberto, 6-2-1945).
Nella sofferenza, grande dolcezza di essere moneta per le anime (Momenti della Passione)
... Sento che non posso resistere a tanto... Non posso restar qui sulla terra di pi... Voglio lasciare il mondo e voglio por-tarlo con
me; non lo voglio e lo amo; non gli appartengo ed mio; aborro tutto ci che del mondo e voglio abbracciare il mondo al punto
da non lasciarlo pi... Voglio entrare nel cielo, ma con tutta l'umanit. Mio Ges, che devo mai fare?... Non so quali maggiori
sofferenze io possa desiderare per il mio corpo...
Continuo a soffrire i rimorsi, quel tarlo che rode le anime di alcune persone... Soffro per la infelicit di qualcuno che mi ha ferito
tanto... Sento e vedo i tormenti che mi aspettano. Sento che sono bersagliata: le pietre mi colpiscono il cuore. Sento che mi ritiro
da un convivio, che fuggo verso la solitudine per poter piangere in silenzio.
Quante lacrime di sconforto e di vergogna nel vedermi rivestita di tutte le cattiverie e trovarmi in tale stato alla pre-senza dell'eterno
Padre! L'amore mi spinge incontro al dolore. A labbra mute, ad occhi chiusi, mi consegno: vado verso la morte. Una pioggia di
spine cade su di me: il mio corpo diventa come lebbroso. Ma io sto a braccia aperte, con un tenero sor-riso ed una mansuetudine
senza pari: nascondo e dissimulo tutto.
O mio Ges, io vorrei, solo per la tua gloria, saper dire ci che avviene in me, ci che Tu soffristi per noi! Oh, quale tenerezza,
quale bont, o innocente, innocente Ges! (diario, 8-2-1945).
Se ogni giorno, dopo i miei leggeri sonni, mi sveglio im-mersa in grande dolore e tristezza, tale sofferenza raddoppia al venerd.
Non ho parole n capacit per esprimerla. Oggi mi sono svegliata stanchissima. Mi pareva che i miei capelli fossero inzuppati di
sangue, e cos pure i vestiti incollati al corpo. Mi trovavo sola in una oscura prigione. Sentivo il dolore dell'abbandono in cui mi
avevano lasciato coloro che mi erano pi cari: dove erano le loro proteste di non abbandonarmi? Tutto questo come un libro a
caratteri ben chiari, stam-pato nella mia anima; non sono immaginazioni. Tante volte mi sforzo di distrarmi per vedere se scompare
questa sofferenza. Mi inganno: ferita profonda, dolore vivissimo che solo Ges e Mammina possono addolcire.
Venne poi il demonio sotto forma di lupo e di leone, fa-cendo davanti a me scene orribili... Io vorrei che le anime conoscessero le
sue astuzie diaboliche perch non si lascias-sero ingannare! Con la venuta di Ges Sacramentato, con il calore del suo divino
Amore che Egli mi ha fatto sentire intensamente, ho ripreso un po' di vita.
Il suo conforto mi incoraggi a percorrere il cammino del Calvario. Fui tanto maltrattata! Caddi tante volte sotto il peso della croce e
con delle corde fui trascinata indietro per lun-ghi tratti. Cadevo con il volto a terra e brani delle mie carni lacerate rimanevano tra le
pietre. Tutte le sofferenze che mi attendevano annientavano il mio cuore: era una oppressione che lo soffocava e gli toglieva la
vita. Sulla croce, abbandonata da tutti, nell'udire le ingiurie pi infamanti, sentivo scorrere sul mio corpo i rigagnoli del sudore della
morte; vi si univano le gocce di sangue che cadevano in abbondanza dal mio capo e dalle mie piaghe. Nella sofferenza sentivo
grande dolcezza di essere moneta per le anime; ma non potevo avere neppure un sorriso.

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In questo abisso di dolore venne Ges: - ... Figlia mia, sei un mare immenso di ricchezza, sei porto di salvezza. Quando sarai in
cielo presso il trono divino e l giungeranno suppliche in tuo nome a favore dei pecca-tori in pericolo, quando tu dirai Padre mio,
desidero che quel peccatore si salvi , nello stesso momento egli sentir il tocco della grazia: tutti, per te, saranno salvi. Tu sarai
un filo d'oro finissimo che li legher a Me per sempre. - - O mio Ges, giacch, per tua bont e potere infinito, mi farai cos potente
nel cielo, fa' che gi fin d'ora in terra tutti i peccatori che io Ti nominer si convertano e siano salvi. - - Chiedi, chiedi, figliolina, sei
potente. Affida al mio Cuore quanti vorrai. La tua vita sulla terra fare il bene alla terra stessa, diffondervi il bene... Ascolta, figlia
mia amata, i tali (e mi fece i nomi) sono in pericolo di perdersi: sono tanto accecati dalle passioni! Mi offendono tanto gravemente,
tanto scandalosamente!... - - O Ges, voglio offrirmi a Te per consolarti e per sal-varli. Scegli la riparazione che vuoi; dammi la tua
grazia, la tua forza divina: con esse sono pronta per qualsiasi sacri-ficio. (diario, 9-2-1945).
...Ieri passai pi di tre ore a parlare di Ges con una persona lontana da Lui da molti anni. Non ricordo che abbia frequentato mai
la chiesa. Ne rimasi bagnata di sudore e stanca tanto da non poter pi muovere le labbra per pronunciare parola. Ma questo mio
sforzo non fu senza ricompensa: Ges permise che per qualche tempo ne provassi gioia. Quella persona mi diede segni di
pen-timento e mi promise di cambiare vita. Mi pare proprio che, fra pochi giorni, sar strappata al potere di satana. Ah, se io
vedessi in tale disposizione tutti coloro che sono lontani da Ges! Voglio soffrire, voglio soffrire, voglio salvarli: li amo, sono di
Ges (diario, 13-2-1945).
Devo trasformare un mondo di roccia (Momenti della Passione)
... certo che Ges soffre in me, tuttavia il dolore mi do-mina e sono sfinita. Sento che la morte sta camminando verso di me: la
morte che io sospiro tanto, che io voglio-chiamare vita, che mi introduce nel gaudio celeste. Non faccio caso allora delle mie
tristezze, delle sofferenze ed amarezze e mi metto a pregare per tutti coloro che amo e per il mondo intero. Non dimentico coloro
che sono causa di tante mie sofferenze: prego per loro; voglio che Ges dia loro amore, voglio che dia loro il cielo. Sento di essere
il mondo: un mondo di roccia durissima, un mondo chiuso e sento che sto dentro di esso. Devo trasfor-mare questa roccia da duro
sasso in pietre preziose, in oro fino. Quale sforzo, dentro questa roccia senza potermi muovere! Devo smuoverla, disfarla. Devo
farne un mondo bello, gradito a Ges. - O Ges, guarda il martirio che mi consuma. Che devo fare per il mondo? Come
trasformarlo? Come consoler e ral-legrer il tuo divin Cuore? Mi venuta meno l'azione dello Spirito Santo: mi pare di non avere le sue grazie, le sue luci. Sono una povera che non ha e non
potr avere nulla.
- Che sar di me, Ges? Non posso vivere senza di Te; senza di Te nulla posso soffrire... - ... Mi fa male il ricordarmi che oggi
gioved: che soffe-renze mi portano questi giorni! [gioved e venerd]. Sull'imbrunire avevo l'impressione di percorrere delle stra-de:
seguivo il mio cammino ed ero schernita e additata come rea di ogni colpa da quanti mi vedevano. A notte iniziata mi trovai in un
banchetto di amici ed in mezzo a quella amicizia sentivo un traditore che, poco dopo, avrebbe dovuto baciarmi e provai il dolore
che quel bacio mi avrebbe causato. Sentivo di essere Ges. Sul mio petto si reclin un volto che amavo tanto. Il mio cuore si
intener di amore per lui. Che conversazioni su tanti misteri, di tanta grandezza! In questo banchetto lavai i piedi a coloro che mi
attor-niavano. Vi era in me acqua, asciugamano e bacile. Uno di essi era confuso per il fatto che io gli lavassi i piedi; basta-rono
uno sguardo e poche parole perch egli si disponesse subito a spogliarsi e, se fosse necessario, che io lo lavassi comple-tamente.
Potessi esprimere qui tutto l'amore, la bont e la tenerezza di Ges, quanto bene farebbe alle anime! Ma non so dire di meglio. Supplisci Tu, o Ges, alla mia incapacit. - (diario, 15-2-1945).
... Fin da stamattina sentii il mio cuore molto maltrattato. Le umiliazioni lo spremevano: non aveva pi sangue da dare al corpo.
Andai al mio calvario. Mi venne incontro Mammina: ci fu uno scambio di sguardi profondi; i nostri cuori si unirono in uno stesso
dolore. Lo scambio dei nostri sguardi fu breve: dovetti avanzare maltrattata, spinta, trascinata. Ma non si di-vise il dolore dei nostri
cuori, collegati come da due fili elettrici.
Ben presto giunsi alla sommit del calvario, ove fui inchio-data sulla croce. Che lunga agonia! Il sangue scorreva; le pia-ghe si
laceravano sempre pi. Le lacrime di Mammina scor-revano nel mio cuore. Ella era un faro per me ed io per Lei: un faro che dava
luce per mettere in evidenza le nostre sofferenze. Ancor prima di spirare, sentii che mi squarciavano il cuore: questo dolore mi fu
anticipato, perch dopo morte non lo avrei potuto sentire. Quando sentii il mio cuore squarciato, lanciai il mio sguardo sul mondo e
gli dissi: - E per te che sono cos! - Venne allora il mio Ges: - ... Figlia mia, sei pazza per le anime come lo sono Io. Ho fatto il tuo
calvario simile al mio. La tua vita vita di Cristo: vive Cristo adombrato in te... Figlia mia, sei fonte di salvezza per tutta l'umanit;
sei fonte che non si esaurisce; sei acqua che sazia tutto il mondo; tutti, in questa acqua, possono purificarsi... - (diario, 16-2-1945).
Mio Dio, come sono varie le sofferenze che mi mandi!
All'alba cominciai a soffrire per il viaggio di Deolinda. Partiva con persone che io stimo, per visitare persone che io amo tanto. Ero
contenta, ma avrei voluto andarvi anch'io. Of-fersi al Signore il sacrificio di non manifestare i miei sentimenti. Ma alla fine non seppi
vincere e mostrai la mia penosa nostalgia. Rimasi sulla mia croce fatta pi dolorosa dalla preoccu-pazione per quanto avrebbe
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potuto avvenire durante il viag-gio, per la debolezza fisica di mia sorella, per il pericolo di tutti, per il timore che non potessero
passare a visitare il mio p. Pinho, visita che gli avrebbe procurato un grande piacere. Mi sentii anche pi piccola nel vedere che
persone riguar-devoli si scomodavano per noi: tale pensiero mi perseguita in questi giorni ogni volta che ricevo la visita di
qualcuno. Durante la notte ho sofferto la conseguenza di quella gior-nata. Senza volerlo, ricordavo quanto era avvenuto. Ges non
mi ha neppure dato il conforto della confessione; e non stato la prima volta... Bramo continuamente la visita del con-fessore per
purificare sempre pi la mia anima. Ma, dopo es-sermi confessata, che amarezza! Tuttavia sono in pace: la mia anima tranquilla
perch sono sempre sincera e non penso ad ingannare.
- Accetta, Ges, la mia amarezza. La voglio e la amo perch Ti amo e amo le anime. Vi erano due notti accostate: la notte l fuori e la notte dentro di me. Il demonio, durante il giorno, mi aveva affermato che nel
viaggio era avvenuto un disastroso incidente alle persone a me tanto care. padre della menzogna. Infatti poco dopo erano
arrivate, ma non ne avevo provato gioia: Ges non me la concesse. Sono stata alquanto tempo con d. Umberto, venuto a darmi
luce e a togliermi i miei dubbi. Non mi pareva vero che fosse vicino a me: lo sentivo tanto lontano da non avere nulla per poterlo
raggiungere; il suo volto mi pareva soltanto un guscio d'uovo. Mio Dio, come sono varie le sofferenze che mi mandi! ... Durante la
notte venne il demonio e chiam i suoi col-leghi: erano molti. Grandemente afflitta, temevo di far sentire i miei gemiti. Il maledetto
mi diceva: - Zitta! Che non venga qui quel... (diceva brutti nomi al sacerdote). Quando avr fatto di te quello che voglio, andr ad
ucciderlo. Morir sotto i miei piedi. Io stavo sopra abissi spaventosi: mio Ges, che oscurit! Solo di tanto in tanto cadevano su di essi delle foglie bianche che
mettevano maggiormente in risalto il cupo delle tenebre... I demoni mi lasciarono... Triste, molto triste, invocai Ges.
- Va' avanti, figlia, a compiere la tua missione... Hai visto i petali bianchi che cadevano su quegli abissi? Sono petali della tua
riparazione: con il loro candore illumi-nano le anime che stanno in quelle tenebre... - Non ebbi paura che il demonio realizzasse
davvero la sua minaccia; ma al mattino, sentendo molto silenzio nella ca-mera vicina, mi venne il timore che il sacerdote fosse
morto davvero. Il Signore per non l'aveva permesso. Quando d. Umberto venne da me per continuare a parlare delle cose
dell'anima mia, io continuai a sentirmi lontana, molto lontana, immersa in un mare di dolori nell'anima e nel corpo. Dentro di me
sentivo, ogni tanto, scosse terribili; una gran-de ripugnanza nel dover dire ci che avveniva in me. Mi sen-tivo piccola e
miserabile... (diario, 22-2-1945).
Il mondo viene ad alimentarsi al mio dolore (Momenti della Passione)
Non ho vita, non ho sangue: ho dato tutto, ho perduto tutto. Ho dato tutto e mi pare che fu inutile. Sento una scon-fitta tanto
grande. Mio Dio, mi pare di non esistere. Esiste la sofferenza ed mia. Esiste il mondo e ne ha bisogno. La mia anima sente una
fame molto grande; ma questa fame del mondo, il mondo che viene ad alimentarsi al mio dolore: un mondo di belve che
approfitta quanto pi pu della mia sofferenza. Non niente, non soffro niente in para-gone di quanto ha bisogno la povera
umanit.
Ges, che sofferenza questa! Mi pare che sto sradicandomi il cuore dal petto, riducen-dolo in briciole per darlo al mondo, alle
anime. Vorrei passar la vita a mendicare cuori che siano alimento, salvezza dei peccatori. Vorrei gridare molto forte, vorrei che la
mia voce echeggiasse in tutta l'umanit: - O mondo, mon-do ingrato, sono tua! Mi do a te per Ges e per la cara Mam-mina.
attraverso di Loro che passo a te il mio sangue, la mia vita; per mezzo di Loro che ti amo, che sono tua; ti amo per salvarti, per
consegnati a Ges e a Mammina! - Povera me, non ho nulla da dare; non so pi cosa fare. Quali cose terribili avvengono in me,
causate dalle ansie insop-portabili di amare Ges e salvare l'umanit!... (diario, 22-2-1945).
... Nella notte del 27 [febbraio] ebbi una visione di spine che mi caus enorme sofferenza. Era un bosco fittissimo di spine, tutto
spine: salivano a tanta altezza intrecciandosi le une con le altre che non ne vedevo la fine; tutte, molto grosse e lun-ghe, stavano
per cadere su di me... E sopra le spine cadeva continuamente la stessa pioggia rugiadosa di sangue. La mia anima sente che
dalle spine sta per sbocciare una nuova fioritura di boccioli bianchi... Oggi, di mattina presto, ho sentito nella mia anima, ho udito
con i miei orecchi, forti rumori, grandi colpi con cui aprivano la mia sepoltura. Era tanto profonda! giovedi. Corre verso di me la
morte. La sepoltura pronta. Viene su di me il peso di tutte le umiliazioni. Non vi nessun male che non dicano contro di me. La
mia anima vede tutto ci che toglier la vita al corpo. La mia sepoltura un pozzo, un abisso. Nulla in me che dia gioia: tutto
quanto vi di bello e potente per me dolore.
Dal mio letto posso ammirare la grandezza del Creatore vedendo, oltre la finestra, gli alberi coperti di fiori. Che pro-digio! Il
candore dei fiori si trasforma in notte per la mia anima: tutti i loro petali divengono frecce che penetrano nel mio cuore. Che fare,
mio Dio? Accettare tutto ci che viene da Te. Vado alla morte con gli occhi fissi nella Tua croce (diario, 1-3-1945).
Non vi pensavo e la mia anima mi ricord in che giorno ero [venerd].
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Mi sentivo nella prigione, molto triste e sola. Soffrivo per avere gli occhi bendati; soffrivo per tanta ingratitudine... Alla prima luce
vennero a prendermi. Il mio volto sentiva i grossi sputi. Fuori mi attendeva una moltitudine di gente: quante sghignazzate udivo! Di
strada in strada, di casa in casa, in mezzo ad un gran chiasso, oggetto di maltrattamenti, fui interrogata da signori assolutisti, pieni
di superbia, convinti di poter far tutto... Di fronte a tanta grandezza, quanto ero pic-cola! Fui condannata. Presi la croce. Curva
sotto il suo peso mi muovevo quasi bocconi. Quante volte fui trascinata! Quante lacrime sentii nel cuore! Trattata tanto
crudelmente, ripetevo sovente dentro di me: - Ti amo! Soffro per tuo amore! - Portavo la croce e vedevo sul calvario quella di
Ges: era un faro che mi penetrava e mi illuminava tutta. Mi sen-tivo attratta da essa e camminavo per abbracciarla e possederla.
Giunta col, mi distesero sulla croce; mentre mi stiravano le braccia e le gambe per inchiodarle e sentivo che dalle piaghe
uscivano fiotti di sangue, venne verso di me il demonio a rad-doppiare la mia sofferenza... Io, inchiodata sulla croce mani e piedi,
non potevo lottare. Quanto soffrivo! Fissavo il mio Ges crocifisso... Il demonio finalmente se ne and, ma la tristezza amara,
l'abbandono, le lacrime non cessarono. Ma neppure mi abban-donarono le lacrime e l'agonia di Mammina, n i suoi sguardi
addolorati, pieni di compassione per me. Afflitta e in agonia, gridai al cielo fino all'ultimo respiro: - Padre, Padre mio, perch mi hai
abbandonato? - Non ero io che gridavo, era il mio cuore; non ero io a voler gridare: mi obbligava a questo la violenta sofferenza
dell'agonia. In quel momento venne Ges: - Figlia mia, sole della terra, fuoco dei cuori, gioia del cielo! Sole che, con i suoi raggi
luminosi, illumina l'umanit; fuoco che brucia e purifica i cuori; gioia del cielo perch viene be-nedetto il mio Nome santo per la
vittima immolata, per la vita che d vite... Vengo da te per confidarti i miei dolori. Dimmi, vuoi consolarmi?... - Ges, cosa mi potrai chiedere che io non ti dia?... - ... Siccome con tanta buona volont e gioia mi dai tutto, ti privo della mia
gioia, della mia consolazione, come gi ti ho privata della consolazione e della gioia di coloro che ti sono cari. Riceverai da Me
soltanto quel conforto necessario per poter soffrire e vincere. Riceverai solo spine [dal mondo], spine da tutte le parti ecco il senso
della visione che ti mostrai; vivrai in mezzo alle spine e in mezzo ad esse spirerai. La tua anima pura ne uscir per volare al cielo
ad ardere d'amore... Le tue spine non sono spine destinate a seccare; il tuo dolore coltiva il terreno di quel bosco che ti mostrai; il
tuo sangue lo irriga. Sono spine che sbocciano, che danno rose... Tu partirai per il cielo, ma la tua grazia, le tue virt reste-ranno
sulla terra... Voglio che la tua vita sia presto, molto presto conosciuta: il mondo ne ha bisogno... - Ges, voglio soffrire solo io, solo
io voglio piangere: lasciami nella amarezza, nella tristezza infinita e resta Tu nella gioia e nella consolazione completa. - (diario, 23-1945).
Sono madre che piange lacrime di sangue
Da domenica mi sento madre della umanit, madre tenera. Verso questo amore viene contemporaneamente il dolore: do-lore
causato dai disordini di questi fratelli che sento essere figli miei. Vorrei presentarmi ai governanti di tutte le nazioni per chiedere
che si riconcilino gli uni con gli altri; ma vorrei una riconciliazione fatta di perdono durevole perch non avvengano pi gli stessi
disordini. La brama di fare questo talvolta cos grande che mi pare di volare presso di loro.- Per ottenere questa pace, sottoporrei
il mio corpo ai pi grandi supplizi e sacrifici, anche se dovessi essere trascinata di nazione in nazione e fare ci che vi di pi
costoso. Vorrei prendere nelle mie mani il Cuore di Ges e dire loro: - Guardate quanto ferito! Sono i nostri peccati che lo
feriscono cos. - ... Da sabato ho una grande paura di Ges. Da dome-nica si aggiunta la paura di Mammina, con la quale non
oso pi confidarmi; e cos pure aumenta la paura per le per-sone care. Desidero che il dott. Azevedo e d. Umberto ven-gano qui,
ma allo stesso tempo mi tormenta il timore della loro presenza; timore che scompare per dar luogo ad una in-differenza, fino a
pensare che non parlo con loro e fino a do-mandarmi se esistono o no... (diario, 6-3-1945).
Sento in me un fuoco ardente; mi brucia in tutti i sensi: tutto il mio corpo una fornace. Ho sete di Ges, ho fame, molta fame di
anime. Vorrei inghiottire il mondo. Mi sento sempre pi madre sua. Che pazzia la mia, per il mondo che inganno, fango e
immondezza! Sono madre, ma oh! che ma-dre pazza! Sono madre che piange la perdita dei suoi figli; sono madre che non pu
vederli in tanto disordine, in tante miserie e atrocit. Sono madre che piange lacrime di sangue che bagnano tutta l'umanit. Non
posso resistere a tanto do-lore, non posso concedermi tregua: voglio salvare il mondo, voglio soffrire tutto, voglio dare per lui la
vita. In un momento in cui le ansie erano insopportabili alzai a stento lo sguardo a Ges e Gli dissi: - Ges! Povero mon-do! Voglio
salvarlo. Lasciami entrare nel tuo divino Cuore con quelli che mi sono cari; lasciami entrare con quelli che mi appartengono e si
raccomandano alle mie preghiere; lascia-mi entrare con tutti i sacerdoti e i peccatori induriti; lasciami entrare con chi mi ha offesa,
lasciami entrare con l'umanit intera. Nessuno rimanga fuori dal tuo Cuore, e cos passi alla nostra Patria, al Cielo che Tu hai
creato per tutti. Voglio amarti e lodarti con tutti, eternamente... - (diario, 8-3-1945).
La notte del pi grande miracolo (Momenti della Passione)
... Fin dal mattino incominciai a sentire che Ges piangeva dentro di me. Io ero la citt di Gerusalemme ed ero Ges. Io ero
l'amore e l'ingratitudine. Dal mio cuore uscivano verso la citt i pi dolci e teneri sguardi. Erano sguardi di richiamo, sguardi di
compassione. Ma dalla citt cosa usciva mai! La rivolta contro di me. Nel tardo pomeriggio mi sentivo riunita agli amici. O mio Dio,
cosa avvenne! Scene tanto differentti! Io ero Ges e, sul mio cuore, sentivo reclinarsi qualcuno, ed io ero quel qualcuno. Io ero la
tavola, ero il pane ed il vino; io ero il calice che conteneva il vino; io ero le tazze ove venivano servite le vi-vande. Io ero Giuda; ero

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tutto. Io ero la dolcezza e la man-suetudine di Ges; io ero la disperazione ed il tradimento di Giuda. Che notte! Che santa notte!
La pi grande di tutte le notti. La notte del pi grande miracolo, del massimo amore di Ges!
Il suo divin Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari: per poter partire, doveva rimanere tra loro; per salire al cielo, doveva
rimanere sulla terra; Lo obbligava a questo il suo divino Amore. Vorrei chiarire queste cose, ma non posso, non sono capace. Lo
sguardo allucinato del cattivo discepolo rimase impresso nel mio cuore, come anche quel silenzio profondo di nostal-gico congedo.
L'amarezza della mia anima non poteva essere maggiore... (diario, 8-3-1945).
Ogni momento che passa una eternit; mi pare di essere sempre nello stesso luogo; il cielo non arriva. Solo i venerd passano e
ritornano subito: posso quasi dire che sono sempre presenti. La notte l'ho trascorsa nell'agonia dell'Orto. Che triste so-litudine! Il
cielo pareva rivoltarsi contro la terra ingrata. Io udivo il rumore della gente, il tintinnio delle armi. Dentro di me sentii dire ad uno che
mi si era avvicinato: - Amico, per che cosa sei venuto? - O dolce parola! O dol-cezza, tenerezza, amore di Ges!
Sono passate alcune ore e tutto ancora impresso in me. Il mio corpo stanchissimo: per l'agonia nell'Orto e nella prigione, per i
flagelli e le spine, per i maltrattamenti e il viaggio sul Calvario... Arrivata l mi trasformai nella montagna, nella croce, in Ges. E in
me vi era Mammina: i due cuori uniti, il mio ed il suo. Quanti sentimenti, quanto dolore, quanto amore! Amore che si estendeva su
tutta l'umanit; amore che costringeva a tanto dolore, allo spargimento di tutto il sangue. Ah, se potessi mostrare chiaramente
come chiaramente ri-vissi ci che hanno sofferto Ges e Mammina!
... Ges mi disse: - Sei colma di grazia, figlia mia, perch Ges con te. Sei colma di luce, purezza e amore, perch su te
disceso ora dal cielo lo Spirito Santo; abitava gi in te, ma ora pi che mai si infuse in te; in te come gi negli apostoli. D'ora
innanzi avrai luce per comprendere pienamente la grandezza del mio amore, del mio potere, della mia mise-ricordia e della gravit
della colpa contro il mio divin Cuore... Desidero vivamente che la tua vita sia conosciuta; ma non pu esserlo senza grande dolore,
immolazione e sacrificio. ... giunta l'ora: vi sia luce, si faccia luce! Il mondo ha bisogno, il mondo ha fame della mia vita nascosta
in te. Chiedi preghiera, riparazione, cambiamento di vita. Chie-dilo! Non sar fatto se non chiesto; non pu essere chiesto se non
sono conosciuti i miei desideri. In fretta, in fretta! Penitenza! Riparazione per il peccato della carne. L'impurit la finestra aperta
per tutti i peccati gravi. Il mondo si converta! Povero mondo se non si converte presto... Riceverai da Me tutto per dare tutto alle
anime. Sei di Ges, vivi di Ges! Da' alle anime ci che di Ges. (dia-rio, 9-3-1945).
Questa luce non lascia nulla di occulto
Da venerd [9-3] sento nel mio capo una luce forte che si riflette nel cuore con la stessa intensit. Sento contempo-raneamente di
essere una torre di altezza senza pari da cui quella luce illumina il mondo intero. Tale luce nuota in un mare di dolore, in un mare
di notte; il mare sono io, il dolore mio, ed anche la notte mia. La luce non mi appartiene: appartiene al mondo, sol-tanto per il
mondo. Talvolta mi stanco, resto sfinita per le molte cose che que-sta luce mi fa vedere. Mio Dio, cosa avviene mai nel mondo!
Come corre pazzo verso la perdizione! Ma egli mio, mi sento tanto madre sua! Non posso sopportare che si perda per il suo
disordine. La mia anima lo vede in tutte le strade di perdizione. Ah, mio Dio, che devo fare? Ho gi dato tutto, e mi pare di avere
fatto tutto per salvarlo. Ho dato e fatto tutto senza sentirmi madre ed ora [che mi sento tanto madre] grande il mio dolore per non
avere pi nulla da dare a Ges per il mondo.
Vi sar qualcuno che comprenda questo dolore? Come lo soffro io, soltanto Ges lo sa. O cuori, o cuori di tutto il mon-do, se
comprendeste quanto vi ama Ges!... (diario, 13-3-1945).
... Sento che la torre innalzata in me sempre pi alta. L'artista incaricato dell'opera non cessa di lavorare. A quale altezza sono
salita, poich sto salendo in questa torre, o me-glio, sono la torre stessa! La luce sale con me. La fatica per il tanto vedere mi
estenua. La luce del mondo, non mia; per illuminarlo e allo stesso tempo perch io lo veda: rimane qui tanto in basso! Valuto
la distanza dal cielo alla terra. Ahi, come io vedo il mondo! Questa luce non lascia nulla di occulto; penetra nel pi intimo e fa s
che io pure vi penetri. Quale miseria nelle anime, che fango copre i corpi sten-dendosi su tutta l'umanit! Che orrore! O mondo,
come ti vedo mai! Quanto pi sale la torre pi la luce illumina; pi il mondo fango e pi il mio cuore soffre... (diario, 15-3-1945).
Una visita di riconciliazione
... Luned, ancor prima che io ricevessi il mio Ges, Deo-linda mi disse che desiderava venire a visitarmi la ragazza che era vissuta
con noi. Io desideravo con ansia questa ricon-ciliazione, non perch mi sentissi colpevole, ma perch ero del parere che fra
persone pie non devono sussistere dissapori, motivo di cattivo esempio e di dispiacere a Ges. Fino ad ora, al pensiero di un
incontro con chi mi aveva fatto tanto soffrire, sebbene senza riflettere ed involontariamente, avevo l'impressione che ne avrei
ricevuto un colpo al cuore. Desideravo tale incontro ma temevo di non resistere. Quando mia sorella me ne parl, Ges trasform
la mia anima: non ebbi pi quell'impressione nei riguardi di quella persona; rimasi indifferente come davanti a una cosa che non mi
interessa. Nella Comunione affidai la questione a Ges, chiedendogli di risolverla secondo la sua divina Volont. Passai la giornata
in ansia, timorosa di non fare la volont del Signore e con un aumento di sofferenze. Oggi mi stato riferito che forse in mattinata,
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dopo la Comunione, avrei avuto quella visita. Mi sono rivolta allora al Cuore di Ges: - Fa' che la riceva con la bont e l'amore del
tuo divin Cuore. Dammi la tua umilt. Fa' che dimentichi il dolore causatomi, come desidero che Tu dimentichi la mia ingratitudine
verso di Te. - Mammina, per la tua agonia presso la croce, per i tuoi dolori, fa' che mi comporti in modo da dare a Ges tutta la
consolazione e sia grande il vantaggio per le anime. - Ho ricevuta la ragazza con il sorriso e con la maggiore mansuetudine
possibile, facendo molta violenza su me stessa. Il cuore ne era soffocato e talvolta stentavo a parlare e a respirare. Le ho fatto
comprendere il suo cattivo comportamento e, quando mi ha chiesto perdono, le ho detto: - Io non chiedo al Signore che ti castighi,
anzi chiedo che non ti castighi. Voglio dimenticare tutto, come desidero che Egli dimentichi le mie ingratitudini e quelle del mondo
intero. Il mio cuore stato inondato di compassione per lei e l'ho perdonata con tutta l'anima. Ho visto in lei il Signore. Non ho avuto un
momento di gioia, perch mi parso che la cosa non mi riguardasse... (diario, 13-3-1945).
II dolore della Madre (Momenti della Passione)
... Sentii che Qualcuno con amore pazzo, con amore di Ma-dre, andava di strada in strada, cieca di dolore, per vedere dove poteva
incontrarmi. Il frastuono era spaventoso.
Rivestita con una veste da re, ma per scherno, mi posero in mano una canna. Quale barbarie contro di me! Erano mol-tissimi
coloro che gareggiavano a inventare tormenti per mal-trattarmi con maggior crudelt. Lungo il cammino del Calvario era tutto un
urlare ed uno schiamazzare dietro a me: non erano grida di dolore ma di odio e di ingiuria. Ma vi era Chi piangeva e si affliggeva
per me, Chi voleva consolarmi, darmi sollievo e curarmi le piaghe. Questo Qual-cuno mi causava ancor pi dolore: era un dolore
unito al mio dolore, era un dolore che non poteva addolcire il mio. La Mam-mina... quanto ha sofferto con Ges! Sul Calvario e
sulla croce era Lui con Lei un solo Cuore, un'anima sola, un solo dolore, un solo amore. Ges abban-donato, Mammina
abbandonata nel vedere suo Figlio in tale stato. Se il mondo conoscesse e comprendesse questo, non pec-cherebbe. Ges era in
croce, ma era dentro al mio cuore.
Al grido Padre mio, perch mi hai abbandonato? diceva nel suo Cuore: - Guarda, o mondo, in che stato mi hai ridotto con le
tue cattiverie. - Lo sentii affidare la sua Anima all'eterno Padre. Con quale gioia lasci il suo santissimo Corpo e fu ricevuta in cielo!
Gi in unione con il mio Ges, Lo vidi in croce, ma dentro di me, a spargere il resto del preziosissimo Sangue del suo divin Cuore
gi aperto e, infine, gocce d'acqua. Mi disse: - Il peccatore indurito ed impazzito per le pas-sioni lontano da Me, molto lontano...
Vieni, figlia mia, dal tuo Ges a ricevere la medicina, la vita e la luce per con-durlo a Me... - O Ges, solo con la luce del tuo divino
Amore io posso dargli luce. Ho sete, tanta sete di darti anime, tutte le anime. - La tua sete la mia: saziamela... - ... (diario, 16-31945). Comprendano la mia vita divina nelle anime . ... Venne Ges a dirmi: - Gli uomini sono lontani, molto lontani dal
comprendere la mia vita divina nelle anime, e questo causa di grande dolore al mio Cuore divino. Ecco perch tanto piccolo il
numero delle anime riparatrici, di coloro che giungono alla santit nella sua perfezione.
grande il numero delle anime chiamate, ma tanto esiguo quello delle anime perseveranti e fedeli all'invito divino. Sai perch?
Perch sono pochi i miei discepoli i quali compren-dono questa vita divina; sono pochi che le sanno guidare e sostenere fino a che
arrivino a Me. Ad alcune tagliano le radici; le buttano a terra e sovente hanno gravi cadute... Altre dalla loro malizia sono portate
per vie sbagliate. Altre le condannano, dicendo che falso ci che reale, o che umano ci che divino.
... Come potranno essere salvati i peccatori? Come potr salvarsi l'umanit? - Mio Ges, solo Tu lo sai: pensaci Tu ed abbi compas-sione degli uni e degli altri. O vittima delle anime, il grande rimedio, il miglior rimedio sta nelle tue mani e non nelle mie: accetti le soffe-renze che sto per
chiederti?... - Accetto tutto, ma desidero udire da Te la promessa che non mi abbandonerai un solo momento e che non
permet-terai che io Ti offenda o per sfinitezza o per scoraggiamento... - ... Non verr a parlarti al venerd e nei primi sabati. Non
terminer la tua passione; anzi sar pi dolorosa; sar davvero pi completa. Resterai peggio dei ciechi che non conobbero la
luce: essi non la videro mai, ma credono che esiste; tu resterai come se non credessi in nulla. Avrai bisogno di assistenza e di chi
ti affermi sempre che la luce esiste, che i tuoi cammini sono i miei... Io, anche se nascosto, insieme alla mia Madre benedetta, non
ti abbandono mai...
la tua ultima fase, e la pi dolorosa. Oh, che agonia sar la tua...
Dopo di questo, immediatamente, giungerai al cielo. Quanto sar meravigliosa la tua morte! Avverr nella pi grande agonia, ma
anche colma del pi grande amore... Per chi mi offri le ultime sofferenze? - Per tutto quanto Volont divina: voglio soltanto
questo. - Mia amata, voglio che tu mi offra una parte di esse per i sacerdoti, affinch abbiano luce divina e comprendano la mia
Vita nelle anime, la posseggano sempre pi per com-prenderla sempre meglio; non abbiano altra vita se non la Mia. Per coloro
che non la comprendono, affinch la studino, perch, non avendola studiata n compresa, non tentino spegnere la luce ed
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estinguere quella stessa Vita. Quindi per quelli che mi offendono gravemente. L'altra parte delle tue sofferenze offrila per il mondo
intero, perch ti appartiene: te l'ho affidato... - (diario, 23-3-1945).
Ti lodo per la tua fedelt (Momenti della Passione)
... Sento la perdita di Ges e di tutte le creature. Sono sola, senza nessuno, nessuno per me... Non posso pensare che Ges
tralascer di parlarmi: non posso resistere. Mi di tormento il dover scrivere quanto av-viene nella mia anima, mi sono di tormento
i colloqui con Ges, per il timore di me stessa, di introdurvi qualcosa di mio; ma che sar di me quando Ges si nasconder per
davvero? Se avessi volont per scegliere, preferirei i colloqui e il dover scrivere tutto, anche giorno e notte senza pausa, se fosse
pos-sibile. Soffro perch Ges viene a parlarmi e soffro orribilmente perch tralascer di farlo. Quando? Non lo so: ecco la schiava
del Signore! Mio Dio, quando e come vorrai! Sii con me! ... Oggi fu un giorno di grandi ricordi, di tristi anniversari: tre anni di digiuno
e senza la mia amata crocifissione [fisica] ! Piansi di nostalgia per le due cose. Ma la mia anima era in pace, contenta delle
disposizioni ed attenzioni tenere di Ges... Mi colarono lacrime lungo le guance, che aumentarono la mia pena temendo con esse
di averlo rattristato. - Mio Dio, le lacrime non sono di disperazione; sono lacrime di amore e di rassegnazione. Mi conformo con la
Tua volont. Con questo dolore e queste nostalgie posso pensare e sentire pi al vivo ci che sono le tue ansie, la tua fame delle
anime e il dispiacere che Ti causa la loro perdita... - ... (diario, 27-3-1945).
Il mondo fugge da me; non so come riuscire ad attrarlo. Muoio di fame e di sete per lui... Vorrei dire e mostrare l'a-more di Ges
per i suoi figli; non lo so mostrare, non lo so dire, ma so sentirlo e comprenderlo... Il mondo fugge da me, il mondo si perde e non
lo posso impedire: nel vederlo correre verso l'abisso, verso la perdi-zione, cado a braccia aperte, cado sfinita. Ho dato tutto e non
ho evitato la sua perdita. Mi sento in lotta con la morte; l'ora non ancora giunta; le sofferenze avrebbero gi dovuto farmi morire.
notte e l'anima sente come non mai che notte di amore: la notte santa. Ges sta per partire e vuole rimanere fra noi. Che
vincoli di amore partono dal suo Cuore verso i cuori di coloro che Gli sono cari! Che ansie di andare e di rimanere! Il mio cuore
sperimenta tutto questo: io sono pane, sono vino, sono ostia, sono tabernacolo. Che notte feconda, che notte bella! Scesero gli
angeli ad adorare questo grande mistero... (diario, 29-3-1945).
... La mia anima ed il mio corpo hanno avvertito che mi conducevano legata e che alcuni, spinti dalla manifestazione di una
moltitudine formata dalla feccia pi vile, si prendevano beffe di me e mi condannavano a morte.
I miei orecchi udivano le parole muoia, sia condannato! scandite all'unisono. Che urla! Presi la croce, caddi parecchie volte; ad
ogni passo stavo per spirare. Cadevo e su di me rimaneva la croce. Non per compassione, ma per timore volevano qualcuno che
la portasse. Vi fu chi la prese, non per amore, ma per ordine avuto. Ciononostante, sentii che il mio cuore gli di-spens tanto
amore. Che grande ricompensa!
Il mio corpo veniva consegnato ai malfattori, il mio spirito era tutto concentrato in Dio.
Sul Calvario il sangue scorreva da tutte le ferite del mio corpo. Che ore di tanta agonia! Sentivo nella mia anima tutti i sospiri di
Ges; tutti gli sguardi che Egli levava al cielo fu-rono impressi nella mia anima. Poco prima di spirare, solo di tanto in tanto dava un
sospiro; e nell'intervallo, tra un sospiro e l'altro, stava come se non avesse vita. E la mia anima sen-tiva tutto questo. Come era
bello! Che lezioni mirabili ci d Ges: tanto maltrattato e tanto pieno di tenerezza e di amore! ... Venne Ges: mi fece dimenticare,
per poco tempo, il dolore. Il mio cuore si dilat e si incendi. - Vengo, figlia mia, a felicitarmi con te per il tuo com-pleanno, per la
tua vita piena di meraviglie, cos ricca di virt e di amore. - - Sono per Te, o Ges, le felicitazioni e le lodi. Che faccio io senza il
mio Ges? Cosa sono senza di Te? La gran-dezza Tua, la miseria mia. - Ti lodo per la tua fedelt e corrispondenza alle mie grazie divine; ti lodo per la tua riparazione. Quante vittime ho scelto e si
rifiutarono! Quante ne chiamai e non mi ascol-tarono! Quante ne invitai a grande elevazione verso di Me e nulla ottenni. In te mi
consolai, da te tutto ricevetti... La tua vita di meraviglie: se vedessi le anime che per te si salvarono, e specialmente in questi tre
anni del tuo di-giuno! Che grande mezzo per soccorrere i peccatori! Manifesto in te il mio potere, le mie ansie e il mio amore per
loro... Il tuo martirio giunger al massimo e il tuo amore alla massima altezza, per una riparazione senza pari. Ricevi ora, figlia mia,
il sangue del mio divin Cuore: la vita di cui necessiti, la vita che dai alle anime. - Vidi il Cuore di Ges ardere in fiamme e
traboccare d'amore... (diario, 30-3-1945, venerd santo).
Che sar mai perdere Ges eternamente?
con molto sacrificio, perch priva di forze, che le scriva per ringraziarla della lettera inviatami con tanta carit. Il Si-gnore la
ricompensi. Per me, non consolazione ricevere lettere o notizie riguar-danti persone che tanto stimo e che fanno da sostegno e
guida alla mia anima; appena un sollievo che fa rivivere la mia vita pi che morta.

70

Siccome voglio soltanto ci che Ges vuole, la mia vo-lont sta solamente nella Sua. Lo benedico e lodo per tutto, abbandonata
alla sua divina Provvidenza e ricevo tutte le spine come carezze deliziose del cielo. Le manda Ges. Per suo amore e per le anime
sorrido a tutto. Continuano le paure per gli assalti del demonio, anche se in questo mese ne sono stata pi risparmiata. Ma quando
viene... oh quanta malizia!
Che io lo desideri o no, a volte devo comparire alla pre-senza di Ges; altre volte non Lo sento, sperimento la Sua perdita. Se
sapesse, padre, l'orrore che tutto questo mi causa! Cosa sar mai perdere Ges eternamente? Provo il dolore Suo per la perdita
delle anime; provo i sentimenti e l'amore che ha per loro: non vi sono parole ed intelligenze umane capaci di spiegare.
L'immaginetta allegata con la frase che parla di spine per lei; sull'altra [immaginetta], dal momento che non posso mandarne una
per ciascun novizio e confratello di codesta santa Casa, ho scritto un pensiero che interessa tutti: mio desiderio che tutti lo
pratichino. Deolinda e tutta la famiglia ringraziano per i saluti e li ricambiano con gli auguri di una santa Pasqua. Da parte mia,
auguro a lei e alla comunit le tenerezze, le benedizioni e l'a-more di Ges resuscitato. E lei quando verr? Le ho preparato un
grande calvario, nevvero? Mi perdoni e, per carit, non mi dimentichi nella preghiera. lo ricordo molto tutti a Ges e a Mammina...
(lettera a d. Umberto, 31-3-1945).
La mia morte sia vita per il mondo
Non vissi, non risuscitai con Ges. I miei occhi non vi-dero; i miei orecchi non udirono; il mio cuore non am, il mio corpo non sent
se non dolore. Lo sguardo dei miei occhi non era mio, n l'ascolto dei miei orecchi, n il sentire del mio corpo, n l'amore del mio
cuore, n il sorriso che copriva tutto questo, neppure il sorriso era mio. A chi apparteneva? Ges lo sa, io non so dire nulla. Le
gioie sono per chi Ges vuole, eccetto che per me. Ma sono contenta: io non vivo, viva Lui con la sua vita divina nelle anime; non
risuscitai, risuscitino loro per Ges. Non ho amore, non ho nulla da offrire al mio Signore; Gli giungano graditi l'amore di tutti i cuori
e l'offerta totale di tutte le sue creature. Non ho lingua per lodarlo; Gli giunga gradita la lode della terra e del cielo. Tutta la terra e il
cielo Lo lodano; soltanto io, poveretta, sono stata esclusa; resto da parte. Non posso unirmi ai beati del cielo, ai giusti della terra.
Tutta la cattiveria e la miseria del mondo sono mie: che ver-gogna! Che orrore!
Ho perduto Ges! Che perdita eterna! Mai pi Lo posso vedere. Non v' rimedio per tale perdita. Non posso pensarvi. La mia
anima non resiste a questo dolore: perdere Ges, per-,derlo per sempre! ... Venne Ges: - Figlia mia,... ti accompagno nel dolore,
nell'amore, nelle lotte contro il demonio. Sono con te in questo mare immenso di martirio nel quale sei immersa. Sorridi con le tue
labbra, nascondendo il dolore e l'amarezza nei quali stai sepolta... - O mio Ges, confido che mi accompagni, che tutto vinci in me;
ma perch, nel medesimo tempo, sento tanto dolore a parlare con Te? - Perch sia completa la mia consolazione, siano com-pleti
il tuo martirio e la tua riparazione... - Se cos, conslati, o Ges, gioisci nel mio dolore! Non voglio la mia, ma la Tua gioia; non
voglio il mio trionfo, ma quello delle anime. Accetta il mio martirio e fa' che la mia morte sia vita per il mondo e la mia cecit luce
per i cuori. Voglio che il po-vero mondo viva solo per Te, veda, ami e benedica solo Te... - (diario, 3-4-1945).
Un edificio mondiale in costruzione di amore e di purezza (Momenti della Passione)
Continuo a sentire due cose contemporaneamente: la per-dita di Ges e quella delle anime. La prima mi causa tale orrore e rivolta
da non potersi dire: volont di maledire questa perdita e di maledire la terra. Mi pare che mi tormentino tutti gli orrori dell'inferno.
Sento che era meglio soffrire tutto, per-dere tutto, piuttosto che perdere Ges. Mi basta questo per massimo martirio del corpo e
dell'anima. Mio Ges, perderti!
E su questo grande dolore cade il peso della giustizia di-vina. Tormento e dolore senza pari. E la perdita delle anime, ahi, quanto
costa! Il mio cuore le rincorre, dispensa loro tenerezza e amore. La mia anima ne vede la fuga e agonizza. Non vi amore che le
fermi, non vi sono parole che le commuovano: corrono, corrono verso la perdizione. Quale dolore per Ges e per me che sento
questo! Non posso rassegnarmi che le anime si perdano. Stamane, con la venuta di Ges sacramentato, sono spuntate in me
nuove ansie che hanno dato inizio ad un nuovo mondo nel mio cuore. E un edificio mondiale in costruzione. Le ansie sono di
purezza e di amore: l'edificio deve essere co-struito con questo. Che fiamme ardenti, che fuoco bruciante! Questa purezza e
questo amore non sono miei: sono per l'edificio, per il mondo. Mio Dio, ansie che consumano! Vorrei parlare al mondo intero, vorrei
parlare solo in amore e purez-za; vorrei che vivesse soltanto di queste ricchezze... (diario, 5-4-1945).
Continua in me l'edificio mondiale, insieme ai desideri e alle ansie di amore e purezza. Voglio il mondo in fuoco d'a-more, in
purezza di corpo, anima e cuore.
Sollevo gli occhi al cielo e grido sovente: - Che posso fare perch il mondo si purifichi, si incendii e viva soltanto del Tuo divino
amore? - Con queste ansie uscii dalla prigione; percorsi molte strade abbracciando fortemente la mia croce; amavo con tutto
l'amore le spine che circondavano il mio capo. Dall'elmo di spine sgor-gavano fiotti di sangue che scorreva lungo il mio corpo ed
irrigava la terra. Sentivo che Mammina veniva, pazza, alla mia ricerca, o meglio, alla ricerca del suo Ges; si apriva il varco fra la
mol-titudine per vedere dove poteva incontrarlo. Il suo Cuore san-tissimo scoppiava, si dissolveva in dolore e faceva scoppiare e
dissolvere quello di Ges. Nei momenti di queste sofferenze, venne il demonio ad aumentarle di pi; mi torment al massimo...
71

Mi pareva perder la vita; venne Ges a ridarmela-. - Coraggio, figlia mia, non hai peccato... Unisci il tuo do-lore al mio e a quello
della mia Madre benedetta... Sul Calvario sentivo la vita del buon ladrone spirare nel mio cuore: con quale pace egli dava la sua anima a Ges! Si fece buio sul
Calvario, tutta la terra trem e fece tre-mare la croce. Ges consegnava il suo Spirito all'eterno Padre, mentre un gran numero di
curiosi atterriti scendevano come formiche dall'alto della montagna. venuto Ges ad addolcire il mio grande dolore e a to-gliermi
il terrore che tutto questo mi causava: - Coraggio, figlia mia, universo di dolore, di purezza e di amore! Ci che opero in te l'ho
destinato alle anime! La tua vita osservata, letta e divulgata, sar una manna celeste, feconda di una immensit di amore, di vita e
di salvezza. questo l'edificio che ho innalzato in te...
a tua imitazione che in futuro il mondo mi amer; -con la tua purezza che si purificher. Gli uomini impediscono che sia
dispensata alle anime la medicina che ho loro destinata; ci che non proibiscono, per-ch non possono, che lo continui le mie
meraviglie in te... Io sono l'artista divino: lavoro in te ed opero i pi grandi prodigi. Chi ti ammira, ammira Ges; chi ti ama, ama
Ges; chi ti imita, imita Ges.
Ho ritratto Me in te: sei la copia pi fedele di Cristo crocifisso. Il mondo esulter di gioia quando conoscer ci, che fu la tua vita
sulla terra. - O Ges, se parlassero cos coloro che non mi cono-scono e non sanno quanto Ti ho offeso,... ma parli Tu che tutto
conosci e cui nulla della mia vita occulto... che ver-gogna e confusione io sento! Rimedia Tu a tutto il male, purificami, colmami di
amore, coprimi della tua Grazia, affinch possa essere per le anime la medicina che vuoi Tu ... - ... (diario, 6-4-1945).
vicina l'ora della pace
... Ho tanta nostalgia del Cielo! Faccio un grande sacrificio a non chiedere a Ges di portarmi presto lass. Quante volte, tra l'altro,
sto per dirgli: - Dopo questo, vieni a prendermi per il cielo - ma, ricordando la mia promessa di non chie-derglielo, mi faccio
violenza e dico: - Compi in me i Tuoi disegni divini. - Mi pare che sarebbe un sollievo per me se potessi chiedere a Ges di
accelerare la partenza per la mia Patria. Comunque sia, non chiedo, non voglio mancare alla promessa... Dopo la Comunione, si
fatta udire la voce di Ges, pi soave della musica degli angeli: - ... Sono balsamo salutare, sono medicina della tua anima tanto
sacrificata per Me e per le anime. Mentre Egli parlava, il mio cuore si dilatava, pareva uscirmi dal petto ed elevarsi molto in alto: come era grande! - Che cosa
questo, mio Ges? Che grandezza mai quella che sento in me? - Mia figlia amata, l'edificio dell'amore; la grandezza del tuo
amore per il mio Cuore divino e per le anime. con questo amore che lo voglio essere amato; con questo amore che il mondo
sar salvo. prossima l'ora della pace. Se il mondo, ripeto, e ancora pi il Portogallo, sapr ringraziare per la grazia che gli stata
concessa, la pace sar duratura... Se [gli uomini] non mi ringrazieranno, se non faranno orazione e penitenza, se non si
rialzeranno dai loro grandi crimini, molto presto cadr sul mondo non fuoco di armi, ma fuoco della giustizia divina... - O Ges,
rimasi tanto triste quando ti chiesi di lasciarmi in vita sino alla fine della guerra, ma Tu lo sai che voglio soltanto la tua divina
Volont. - Sono stato Io, figlia mia, ad ispirarti di chiedermi di prolungare la tua esistenza terrena per dare una prova pi chiara a
coloro che si sono opposti alla mia divina Volont... - ... (diario, 7-4-1945).
Pensare solo a Lui, parlare solo di Lui, soffrire tutto per Lui
Vorrei dirle tante cose e non posso. Ges e Mammina le dicano per me. Le facciano comprendere quanto soffre la mia anima,
affinch lei abbia compassione di me, implori e faccia implorare che dal cielo mi venga tutta la grazia e la forza di cui ho bisogno.
Quante ansie, tristezze, amarezze, quanto sfinimento nella mia povera anima! Tutto ci che faccio che possa disgustare Ges
involontario. Vorrei soffrire tutto con la maggior per-fezione e con il pi grande amore; non vorrei ferire Ges.. Piuttosto l'inferno,
migliaia di volte. Ma, padre mio, le dico con la massima franchezza e verit: voglio e non posso; non trovo in me nulla di bene, di
virtuoso, nessun amore per Ges; sono miseria, soltanto miseria. Come sarei contenta se amassi il mio Ges e potessi dargli
soltanto amore! In tutta questa mia miseria che sento rimangono unicamente le ansie e una volont fortissima di non voler vivere
se non per Ges, parlare solo di Lui, pensare solo a Lui, soffrire tutto per Lui. Creda, padre, questa la realt; non faccia come me
cui pare di non credere a ci che dico. Il demonio ne combina di quelle!... Mi fa soffrire tanto! Quanto cattivo! Non so nulla di lei,
ma sento che soffre, e non solamente per la proibizione di confessarmi. Questa sofferenza e tutte le altre di cui io sono causa,
sebbene involontariamente, costitui-scono il calvario cui feci riferimento... A tutta la comunit il mio ringraziamento e i saluti. Grazie
della lettera scritta con tanta bont e piena di parole confor-tanti e stimolanti. Quando potr venire a Balasar? Ho alcune lettere cui
rispondere, ma non lo faccio senza un suo consiglio... (lettera a d. Umberto, 9-4-1945).
L'amore oltrepassa tutti i dolori (Momenti della Passione)

72

Che fuoco nel mio cuore! Mi brucia tanto che pare lo di-strugga. Quanto darei, quanto vorrei soffrire per ottenere che questo fuoco
fosse mio e fosse fuoco di amore per Ges. Voglia amore: voglio amore da dare al mondo perch ami soltanto Ges. Povera come
sono, non ho nulla da dargli; non so come acquistarlo; non so come consegnarlo a Ges. Lo vedo fug-gire: fugge verso un altro
mondo di perdizione. Rimango con le braccia aperte e lo sguardo al Cielo. Come rimediare a questo male? - O Ges, veglia sul
mon-do che mi hai dato ed affidato: custodiscilo, tuo, soltanto tuo. Dammi il tuo amore: solo cos lo potr conquistare. Ansie
grandi grandi dalla terra giungono al cielo.
Mio Dio, vedo le anime piene di lordura e i corpi distrutti dalla lebbra: conseguenze del peccato. Che luce, questa, che mi obbliga a
vedere tutto! Come ridotto il mondo! Dolce Ges, il tuo divin Cuore non ne pu pi. Io mi sento tra il mondo e Ges per evitare
che la mal-vagit degli uomini ferisca il suo Cuore tanto amante. Flagelli, spine, maltrattamenti colpiscono me. Non vedo Ges ma
Lo sento come oppresso, pieno di spavento che attende i colpi di questo torrente di malvagit. ... Senza pensare alla Cena di Ges
con i suoi discepoli, mi sono sentita a mensa. Il mio cuore era il calice, era il vino, era il pane. Tutti venivano a mangiare e a bere a
questo calice. Da allora in poi quella Cena si sarebbe ripetuta. Ma oh, che orrore ci che ho veduto! Tanti Giuda a mangiare e a
bere indegnamente. Che lingue sudice! Peggio ancora: mani tanto indegne a distribuire questo pane e questo vino; mani indegne,
cuori demoniaci. Che orrore di morte! Ne provai tanto dolore e orrore da sembrarmi che l'anima si lacerasse e il cuore si
spezzasse. Non so esprimere meglio quanto ho visto, sofferto. E su tutto questo, l'amore di Ges, un amore indicibile: amore - che
si pu apprezzare soltanto se sentito... (diario, 12-4-1945).
... Mi svegliai da un leggero sonno e mi sentii subito legata ai fianchi, trascinata per i capelli, flagellata, coronata di acute spine le
quali mi causavano tali dolori da sembrare che il mio capo bruciasse nel fuoco... Un amore irresistibile, uscito dal cuore, mi legava
sempre pi alla croce. L'amore oltrepassava tutti i dolori. Sulla croce provai sof-ferenze atroci nel dover stare con il capo unito al
legno: le spine mi penetravano sempre pi profondamente; il dolore raggiungeva il suo massimo. Dopo lunga agonia e orribile
abbandono, sentii che la terra si scuoteva e si apriva e le rocce si spezzavano: tutto trem. Rimasi come se l'anima mi
abbandonasse e io non avessi vita, Il cuore fu aperto e diede le ultime gocce di sangue e di acqua e rimasi cos senza la vita della
terra e senza la vita del cielo... (diario, 13-4-1945).
L'amore trasforma, il fuoco purifica
Il mio petto arde, mi brucia il cuore: che fuoco ardente! L'edificio sempre dentro di me: in fiamme, e brucia violentemente.
Sento di nuovo che su questo edificio ss stata posta una roccia mondiale. Io la batto, vi giro attorno, devo scuoterla. Le fiamme
del-l'edificio ardono sotto e attorno. II fuoco non si spegne; la roccia tutt'attorno, qua e l, si sfascia a pezzi, come legna. Sento
scivolare le schegge della roccia. Ma, mio Dio, con quanta fatica! C' tanto da fare! Questo fuoco non pu cessare: la roccia deve
essere tutta trasformata, fusa nel fuoco divino. Vorrei vedere solo fuoco: fuoco nei corpi, nei cuori, nelle anime. Il mio povero cuore
stanco di ardere, stanco di ansie. Ma Ges deve essere amato; Ges non deve essere offeso... Cammino pi frettolosa verso
tenebre spaventose. La mia anima si sgomenta: devo immergermi in un abisso della mas-sima oscurit. La mia anima lo sente; gi
lo scorge venire verso di me, mentre io cammino verso di lui. O mio Dio, che sar di me? Sono tenebre mai viste, attraverso le
quali non sono mai passata... (diario, 17-4-1945).
Sento molte scosse; la mia anima in continui soprassalti; non so cosa presagisce. Nuove carezze di Ges? Mi curvo alla
maest divina: il mio segno di accettazione. Abbraccio la mia croce, per quanto penosa sia. Arde l'edificio: le fiamme
raggiungono la sommit della roccia, che si sgretola a poco a poco. Come trapassarla tutta? impossibile trasformarla tutta in
fiamme: alcuni pezzi restano senza che il fuoco li consumi. Sopra la roccia sto io, ma non sono io. La roccia tutta bagnata da
lacrime che cadono dai miei occhi: sono lacrime di dolore, di amarezza; sono lacrime di compassione. E non sono mie queste
lacrime: escono da me, ma vengono dall'alto; scorrono sulle mie guance, ma sgorgano dagli occhi di Ges. Oh, che pena! Tanta
sofferenza e tanto amore perduti!... Venne il demonio rabbioso a tormentarmi il corpo e l'anima... Mi pareva che sigillasse le mie
labbra per impedirmi di invocare i nomi di Ges e di Mammina... Mio Dio, dopo tutto questo, come pu darsi che io non abbia
peccato? In questo affanno, venne il mio Ges: - Figlia mia, offrimi i tuoi dubbi ed i tuoi timori... Vo-glio i tuoi dubbi per quelle anime
che non hanno scrupoli nell'offendermi gravemente; voglio i tuoi timori per quelle che battono sempre i cammini dell'impurit,
senza timori di of-fendermi e di perdersi... Confida, che non mi offendi. - Mio Ges, credo nella tua divina Parola, e confido in Te;
temo solo la mia fragilit. - Resta in pace: sono raggiri del demonio; la ripara-zione che esigo da te. Sei mia, soltanto mia. - Poco
dopo questo colloquio, sentii Ges nella mia anima e Lo vidi con uno sguardo tristissimo spargere lacrime sulla citt di
Gerusalemme, che era anche dentro di me. Vers la-crime per molto tempo: aveva sguardi tristi, accompagnati da parole di invito
e di minaccia. Gi durante la notte sentivo la mia veste incollata al corpo e bagnata di sangue, sentivo il rompersi delle vene e
un'an-goscia di morte. Vedevo gli ulivi dell'Orto, la luna impallidita ed il triste brillio delle stelle come triste era il Cuore divino di
Ges; tutto appariva triste tra le fronde degli ulivi e tale tristezza invitava al silenzio ed al raccoglimento. Come gi altre volte, ma
molto pi al vivo, sentii il bacio di Giuda, lo stramazzar a terra dei soldati, lo sfoderare della spada. Se io potessi mostrare la
tenerezza, la mitezza, l'amore di Ges verso tutti coloro che lo offendevano! Non vi nulla sulla terra che si possa paragonare a
Lui. Egli rimedi al male fatto da Pietro con tanta dolcezza"; con altrettanta si lasci legare, consegnandosi ai malfattori... (diario,
19-4-1945).

73

... Gi salendo al Calvario non potevo aprire gli occhi per il sangue che mi colava dal capo. Camminavo con il massimo sforzo;
sentivo che non erano forze umane che portavano la croce, perch le sofferenze subite quante volte mi avrebbero gi causato la
morte!... Inchiodata sulla croce, sentivo che molti di coloro che mi circondavano, mi sputavano perfino sul viso: sugli sputi
cade-vano le lacrime di Ges, si univano a quelle di Mammina ed Egli, pieno di amore, chiedeva perdono per tutti all'eterno
Padre... Termin l'agonia con la consegna dell'anima... Rimasi cos per un po' di tempo, stupita del ritardo di Ges: Egli non
veniva, anzi tardava. Quando venne, mi parl cos: - Ho ritardato, figlia mia, perch sto preparandoti alla mia assenza, o meglio,
alla mia presenza in te, ma nascosto. Il terreno pronto; preparati per un nuovo martirio, martirio senza pari. Il terreno preparato
saldo; ho piena fiducia in te. Con tale martirio mostrerai alle anime l'intensit del tuo amore, la massima intensit di amo-re per
Me... Ho portato lontano le catene del tuo amore... Quante scosse ho provocato con esse al presidente dell'America. Quante volte
l'ho richiamato! stato salvo per te. Quale responsabilit la sua! E quante anime si sono salvate nello stesso tempo! Ho usato
l'offerta dei tuoi occhi e per la salvezza dei governanti: uno salvo e ti prometto di salvarne altri. Non ti ho tolto la luce degli occhi,
ma la luce dell'anima: ecco perch sei nelle tenebre pi spaventose. Accetto quanto mi dai: sei generosa nel dare e Io
nell'accettare... al calore di questo amore che il mondo si riscalder; con le fiamme di questo edificio sorto in te che la roccia si
trasformer: la roccia il mondo ed sull'edificio dell'a-more. L'amore trasforma, il fuoco purifica. Se vi sar amore, se vi sar
purezza, il mondo sar salvo...
Le schegge che senti non trasformate, sono le anime che non si lasciano compenetrare dal fuoco del mio amore divino, che non si
purificano... Le anime che attraverso i tempi non si incendieranno e non si purificheranno in questo edificio di purezza e di amore,
dovranno incendiarsi nel fuoco della giustizia divina, saranno dannate eternamente... (diario, 20-4-1945).
Il mio cuore tutto fuoco (Momenti della Passione)
Esiste nel mondo la gioia? In qualche giorno della mia vita l'ho, per caso, conosciuta? Se talvolta l'ho sperimentata, ora per me
morta in modo tale come se mai l'avessi conosciuta. Mi d un po' di coraggio il pensiero di accettare e di compiere con il cuore e
con l'anima la volont di Ges. Ma subito mi tormenta questo altro pensiero: sto facendo davvero la volont del Signore? Di qui,
grandi agonie e tristezze per l'anima mia.
Sono schiacciata tra il cielo e la terra, tutta trasformata ed immersa in tenebre. Tremendo orrore, mio Ges! Ho paura di me
stessa. Chi senza Ges potrebbe sopportare tanta affli-zione? Chi potrebbe vivere e camminare attraverso una oscurit cos nera
senza guardare con gli sguardi di Ges? Muoio, mio Dio, muoio spezzata, maciullata nella tremen-da notte. Il mio cuore, cos
oppresso dal dolore, lancia sprazzi di luce che sento e vedo diffondersi per il mondo: tutto fuoco. Vorrei che questi raggi
andassero a ferire tutti i cuori ed il fuoco che esce dal mio incendiasse tutti affinch, nel mondo, vi fosse soltanto il fuoco dell'amore
di Ges... ... Triste notte del gioved! Oh, come Ges mi associa ai suoi dolori e alla sua Passione divina! Sento le ansie di
pas-sare sopra a tutte le spine e di andare incontro alla croce, ab-bracciarla, e con essa proseguire fino alla morte.
.. Sento in me il braciere e coloro che vi si riscaldano attorno; sento uno, alquanto scostato, che atterrito e timido si avvicina e
rinnega Ges; sento le sue lacrime di pentimento; sento nel mio cuore il gallo che apre il becco per cantare; ma soprattutto sento
la sofferenza infinita di Ges, il suo amore e la mansuetudine verso tutti... (diario, 26-4-1945).
Stamattina, quando mi svegliai da un sonno leggero e breve, le tenebre della mia anima erano tali che mi pareva di vedere davanti
a me una muraglia alta e nera: mi spaventai e il mio corpo trem. Non erano gli occhi del corpo che vedevano, ma quelli
dell'anima; mi sentivo atterrita. A poco a poco mi avvolsi sempre pi in quelle tenebre spaventose.
Mi preparai a ricevere Ges [Eucaristico]: Egli entr nella mia oscurit e nella oscurit rimase. Povero Ges, dove scese mai!
Senza luce, ma sempre unita a Lui, percorsi il cammino del mio calvario. Cadevo e sopra di me cadeva la croce; ero trascinata e
trascinata con me era pure la croce. Sentivo una sete bruciante ed il pi grande abbandono. Udii uscire dal mio cuore questo
grido: - Ho sete, ho sete! - Compresi che era Ges e mi ricordai che ha sete di anime. Nello stesso istante sentii passare sulle mia
labbra, pi di una volta, una spugna. La sete delle mie labbra non fu estinta e quella del cuore aument. Il grido continuava: non
la sete delle labbra che vuole essere saziata; la sete del cuore, sete di anime. Rimasi con questa sete ed in questo abbandono
per molto tempo, con lo sguardo al cielo e il corpo schiacciato dal peso di tutta l'umanit. E Ges non veniva; tard tanto a venire;
io aspettavo, aspettavo! Venne finalmente e mi disse: - Il Re abita nel suo palazzo con tutta la sua grandezza, potenza e amore,
anche se la regina non lo vede e non lo sente. Costa molto allo sposo separarsi dalla sua sposa; ma la separazione non reale:
rimango nascosto in te; rimango a governare la tua anima attraverso la parola di chi ho scelto per sostenerti e dirigerti; li ho
condotti lo al tuo fianco. Co-raggio, figlioletta, vieni al mio Cuore a ricevere vita...; vieni a ricevere il mio Sangue: hai bisogno di vita
divina perch, momento per momento, perdi la vita umana. Vivi miracolo-samente, vivi del mio Sangue divino: il tuo alimento. Ges un il suo Cuore al mio...; fece scendere il Sangue divino dal suo Cuore nel mio, che, tanto piccolo, cominci a dilatarsi: mi
pareva che il petto non potesse pi contenerlo... - Scorre nelle tue vene, figlia mia, il Sangue di Cristo! Come non sarai
corredentrice? Scorre nelle tue vene il Sangue verginale di Cristo: come non sarai vergine pura, angelica e vittima senza pari?
Scorre nelle tue vene il Sangue dell'Onni-potente: come non sarai potente? Sei potente per tutto. Dai il tuo sangue per mio amore
ed lo per amore tuo tra-vaso in te il Mio. Dai il tuo sangue per dare vita [alle anime] ed lo ti do il Mio per darti vita. Chiedi ci che
74

vuoi. Ad ogni preghiera che eleverai in favore di un peccatore, subito sar scritto nel libro della scienza divina il nome del salvato.
Quando sarai in cielo e il tuo nome sar invocato in fa-vore di peccatori, appena mi chiederai perdono per loro, tutti gli eletti si
uniranno alla tua preghiera e sarai ascoltata... (dia-rio, 27-4-1945).
Vittima per la pace - Invito alla preghiera e alla penitenza (Momenti della Passione)
Il primo maggio chiesi a Mammina di ottenermi tante cose. Mi consacrai a Lei affinch mi consacrasse a Ges. Tra l'altro chiesi
forza per saper soffrire: quanto necessito dell'ausilio del Cielo, della forza della cara Mammina, per sopportare il peso di cos
grande croce! Subito il secondo giorno ricevetti una carezza del cielo, una spina che mi fer e lacer il cuore. Ne ringraziai
Mam-mina: l'accettai e l'offersi come prova del mio amore a Lei perch l'offrisse a Ges. In me tutto dolore. Che orrore! Il mio
cuore e l'anima mia sono in lutto pesante: non so perch. Sento in me strappi violenti come se mi togliessero dalla bocca quanto
contiene il mio corpo. Quanto bramo, con ansie quasi disperate, di sentir dire che la guerra terminata! Soltanto Ges sa quanto
soffro. A Lui rinnovo l'offerta di vittima perch venga la pace. Sento una grande compassione per quei governanti che si dice siano
morti. Prego per loro e mi pare che a loro sia stato legato il mio cuore. Il mio corpo sempre in fiamme e sento come se la mia
cameretta bruciasse insieme a me. Voglio soccorrere il mondo, prenderlo, imprigionarlo, col-locarlo tutto in queste fiamme: in
questo fuoco che non mi d luce. Che sgomento, vivere in tali tenebre! La mia camera come un carcere ove non entrano mai il
sole n la luce del giorno: tenebre nell'anima, nel corpo; tenebre in cielo e in terra. Mi pare che mai pi potr vedere Ges; sento
che non mio, che l'ho perduto per sempre. Anche cos voglio amarlo. Sento ansie folli di amarlo e, siccome non mi sembrano mie
e non mi sembra mio l'amore, Gli dico: - Ges, questa brama non mia, tua; e tuo l'amore. Sei Tu che ami con ci che tuo, e
sei Tu che soffri e porti la mia croce. Guarda questa poverella che nulla fa e non ha nulla: solo notte, solo miseria. Sono la tua
schiava, sono tua e di Mammina... (diario, 3-5-1945).
Come dettare le cose orribili che avvengono nella mia ani-ma, se non ho forze per questo? O Ges, questa forza l'aspetto dal
Cielo, dal momento che questo il tuo volere [che io detti]. Stamane uscii dalla prigione e, per ore, percorsi molte stra-de, sfinita,
cadendo qua e l: rimanevo col volto a terra e la terra premeva le mie labbra soffocando i gemiti del mio dolore. Sentivo giungermi
da lontano le sghignazzate di scher-no e di soddisfazione. Con quanta fatica salii il calvario! Lass mi tolsero le corde che avevo al
collo e alla cintola. Quali dolori! Erano infossate nella carne, imbevute di sangue; nello strapparle mi lasciarono nel corpo, al quale
erano incollate, il segno di grandi ferite. Mi cost assai l'essere svestita in pubblico: con i vestiti mi asportarono lembi di carne.
Non gli occhi del corpo ma quelli dell'anima vedevano che con la spada tagliavano i vestiti per distribuirli. L'ani-ma sentiva tutto.
Con gli occhi al cielo, sgomenta per le tenebre e l'abban-dono, udii uscire molte volte dal cuore questo grido: - Padre, Padre, non
distogliere da me il tuo Volto; non allontanare da me il tuo sguardo! I miei occhi, immersi nelle tenebre, non potevano vedere nulla; vi erano in essi altri occhi che vedevano tutto; vede-vano,
attraverso i tempi, la sofferenza che sino alla fine del mondo doveva ferire un Cuore che era vicino al mio. Quel Cuore sentiva tutta
l'ingratitudine del mondo. Le orecchie avevano altro udito per udire gli insulti, le cattiverie, i delitti di tutti i tempi. Onde continue si
alzavano nel mare immenso di sofferenza. Nel mio corpo sentivo Ges: era Lui il crocifisso, era Lui che dall'alto della croce
contemplava Mammina in una agonia di dolore e mormorava: - Mamma, Mamma mia, perfino Tu mi servi di martirio: il tuo dolore
aumenta il mio; neppure Tu puoi darmi sollievo. - Mi pareva che il cuore e l'anima fossero tagliuzzati da pu-gnalate. Posso dire che
da sola non avrei resistito a tanta sof-ferenza: forze umane non l'avrebbero potuto.
Venne Ges: - ... Guarda, figlia mia, come sono coronato da tante e acute spine: sono i sacerdoti che mi feriscono cos; mi
offendono tanto. Questa piaga che vedi aperta mi stata fatta dall'ambizione delle nazioni e resa pi profonda da tutte le malizie e
vizi. L'impurit! L'impurit! Padri che non rispettano le figlie; figli che non rispettano le madri; i mariti non sono fedeli alle mo-gli e le
mogli ai mariti; mi offendono gravemente fratelli con sorelle. Non vi modestia nelle famiglie; scomparso dai fo-colari il timore di
Dio. Che dolore, il mio! Ripara, ripara! Io voglio, mia figlia amata, che la voce del Santo Padre echeggi nel mondo intero molto
sovente e lo inviti alla pre-ghiera, alla penitenza e all'amore. La preghiera l'arma pi forte; la penitenza il mezzo potente per
attirare le benedizioni, le grazie e le misericordie del Signore. L'amore purifica il mondo. Voglio essere amato e voglio vedere
amata la Madre mia benedetta; voglio che tutta l'uma-nit veda e ascolti nel Santo Padre la voce stessa di Ges: lui che invita il
mondo ad entrare nel mio Cuore; sono Io che attraverso le sue parole chiamo il mondo a Me. Figlia mia, come per le tue labbra
stata chiesta la con-sacrazione [del mondo] alla mia Madre benedetta, chiedo ora, prima della tua partenza per il cielo, che il Papa,
con la sua dolce voce di padre, inviti insistentemente la povera umanit a riconciliarsi con Me, ad uscire dalla sua cecit, a vivere
di purezza, di preghiera e di amore... ... Scrivi tutto: non avere dubbi: lo Spirito Santo con te. Mai permisi n mai permetter che
tu ti inganni... (diario, 4-5-1945).
I dubbi sono un vero martirio
... O mio Dio, che sar di me! Che tremenda confusione! Ho perduto tutto il conforto del cielo e della terra. Il demonio danzava per
la contentezza: pareva che tenesse nelle sue mani il mio cuore... Muoio di dolore, schiacciata fra tenebre: tenebre del cielo,
tenebre della terra... Giunse Ges nella mia agonia: Confida che non ti inganni, n sarai ingannata da satana: Io veglio su di te...
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Coraggio, perch tanto sconforto? Non ami la tua croce? Non sai che lo sono con te?... - Perdona, Ges, il mio sconforto! Perdona
tanti dubbi! Sai bene che dubito solo di me: la mia miseria senza pari... - ... Per un po' di tempo rimasi confortata; poi mi immersi
nuovamente nelle tenebre per potere in esse nascondermi a tutti e per sempre... (diario, 5-5-1945).
... Sabato [5 maggio], al grande dolore e alla tristezza si aggiunse il dispiacere di aver fatto soffrire lei per non avere dato mie
notizie. Neppure ieri ho dettato qualche parola perch alla domenica qui in paese non si pu spedire. Non fu per dimenticanza, n
per mancanza di volont, ma di forze. Soffro e prego sempre per lei. Se anche sapessi oggi che lei contro di me, di opinione
contraria in tutto, creda che mai tralascerei di pregare ugualmente come prova della mia gratitudine per il molto che ha fatto per
me. Soffrire tutto, s; ma essere ingrata, giammai! Sono stata molto malata, senza poter parlare neppure sot-tovoce. Ma ora, dopo
aver preso qualche "cotoletta ed alcune uova", posso gi dettare qualcosa. E la mia anima, padre mio? Il mio soffrire indicibile.
Non so perch, perfino in questo mi pare di mentire, di esa-gerare. Soffro e non conosco la sofferenza. Soffro e non sono io che
soffro. Che mondo, che corpo e che vita di tenebre! Non ho pi nulla: solo tenebre e miseria. Il mese di Mammina, che amo tanto,
mi passa come indifferente; trascorre nelle tenebre, nella freddezza. Il poco che prego, non sono io a pregare; cos il poco che
amo si nasconde, scompare nelle tenebre. I dubbi sono un vero martirio. Che grande confusione! Sentire che inganno e che mi
inganno!
Dio mio, perdere tutto e tutti, ma non ingannare coloro che mi sono tanto cari e si sacrificano tanto per me. Non voglio essere per
loro motivo di umiliazione. II demonio continua la sua parte infernale: in tutto e con tutto trova modo di tormentarmi. Quanto temo di
offendere Ges!... (lettera a d. Umberto, 7-5-1945).
Sigillo divino: la configurazione con Cristo
In nessun anno mi sono sentita presente a Fatima nel giorno 13 maggio come quest'anno. Non so il perch: il mio cuore si
scioglieva e si scioglie ancora in ringraziamenti a Mammina. Passo col molto tempo. Voglio amarla, lodarla e ringraziarla sempre
per la pace tanto desiderata. forse per questo che Ges mi ha tanto unita alle manifestazioni della Conca di Iria e mi ha fatto
sentire l'entusiasmo e le preghiere fervorose di tanti cuori riconoscenti. Sia benedetto Dio! Ed Egli continui a dare alla terra la sua
pace divina e non tardi a darla alle nazioni che ancora non l'hanno, perch il suo regno si estenda su tutta l'umanit: regni soltanto
Lui... Ringrazio senza un barlume di luce, ringrazio schiacciata sotto un cielo d tenebre. Il cielo sta per riversarsi sulla terra e io sto
attraversando mondi e mondi di quelle tenebre spa-ventose. Il peso del cielo di tenebre mi obbliga a penetrare in questi mondi: ne
ho tanti da attraversare! Sono mondi sotto mondi, tutto per me. Vado come chi va verso il martirio; cammino come chi cammina
verso la morte. Il mio martirio, la mia morte, sono queste tenebre che mi tolgono la vita per non ridarmela pi. Di momento in
momento mi sento sempre pi atterrita e stanca per tanta oscurit. Vado come chi scende in un pozzo senza fondo, pozzo che
porta all'incontro con la morte. Sento che morir sola e senza luce, il cuore teme e sanguina di dolore, ma non cessa di benedire il
Signore. Solo la povera natura spaventata; la volont salda: come abbracciata a Ges e alla croce per non lasciarla pi. Non
vedo, ma confido; non sento, ma credo: Ges e Mam-mina non mi abbandonano e mi verranno incontro all'ultimo momento... ...
Da alcuni giorni sento nei miei occhi uno sguardo che non mi appartiene. Non uno sguardo malizioso, non uno sguardo del
demonio, come alcune volte ho sentito nelle lotte con lui. La differenza pi di quella che vi tra il cielo e la terra. Questo sguardo
tenero, ha dolcezze e fascini, ha amore. Questo sguardo attira e penetra dappertutto, d luce: come uno specchio nel quale
tutto si riflette, al quale nulla si pu nascondere. Questo sguardo come un proiettile che raggiunge tutti. Vede dentro e fuori, vede
tanto con gli occhi aperti come chiusi, vede tutto e non so cosa abbia in s che attira. Sento che questa attrazione investe il mio
cuore che io apro con tutta dolcezza perch accolga tutto ci che vuole entrarvi! Questo sguardo ha pure chiavi che chiudono;
sono chiavi che servono solo nel cuore; che chiudono al sicuro solo ci che questo sguardo attrae a s. Mio Dio, non so esprimere
meglio i miei sentimenti, non so chiarire di pi ci che avviene in me. Mi disfo in amore, bont, tenerezza.
Che ricchezza sento in me! E nulla di ci mi appartiene. Mio il dolore generato da questi sentimenti. Temo e tremo. Mio Ges,
non permettere che tutto questo nasca da me, ma da Te solo... (diario, 15-5-1945).
Talvolta il fuoco che sento nel mio cuore pare non si spenga pi. Che voglio e che debbo fare? Neppure io lo so. Voglio salvare il
mondo; voglio che questo fuoco si estenda sulla terra e raggiunga tutti i cuori. Mi pare di andare pazza a battere alla porta di tutti,
per invitarli ad abbandonare il peccato, ad amare solo Ges. Devo vedere, devo far nascere un mondo nuovo, un mondo puro, un
mondo di cielo. Devo soffrire e agonizzare per lui; devo morire nelle te-nebre per dare luce. E cammino in fretta verso di esse: mi
spinge l'amore, soltanto l'amore. Vi sono sempre in me gli sguardi che non mi appartengono: oltre che attrarre, legano fortemente
a s. Che confusione per me! Anche il sorriso delle mie labbra non mio. Mi pare un sorriso che ha braccia per abbracciare
eternamente e balsamo per guarire ogni piaga. Non so cosa avvenga in tutto il mio corpo. Ci che vi in esso non mi appartiene.
Questi legami, tenerezze, dolcezze e amore non riguardano me, non vi nulla che si possa attri-buire a me. Questo corpo non
mio, questa vita neppure. Tutto si svolge nelle mie tenebre. Se io sapessi esprimermi! Se io sapessi mostrare tutto quanto provo
per il bene delle anime e per la gloria del mio Ges, cesserei di essere vittima... Vedo tutto quanto mi aspetta. Vado come pecora
muta che non sa dire. Vedo l'ingratitudine, il sangue che devo spar-gere, il calvario e la morte. Sento le anime che devono essere
bagnate nel sangue. Fisso i miei occhi al cielo: venga qualunque cosa, devo dare il Cielo al mondo; devo comprarlo con la moneta
della mia sofferenza. Stamattina nella Comunione, sentendomi pi unita a Ges, ho osato chiedergli: - Se non ti reco dispiacere,
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dimmi cosa significano le scosse e i soprassalti che mi hai fatto sentire. - No, figlia mia, non mi fai dispiacere; domandami tutto ci
che desideri. Le scosse sono quelle delle nazioni che stanno ponendo termine alla guerra di ambizione, mentre agonizzano nel
loro cattivo comportamento. Sei e sarai la loro vittima. Per mezzo tuo e della Madre mia benedetta hanno avuto la pace. Quante
scosse hanno sentito i loro governanti! Hanno prefe-rito la morte alla umiliazione. I soprassalti riguardano la mia divina causa. Ti
faccio sen-tire ci che sentono i suoi nemici e i suoi amici. I nemici provano in s rivolta e rimorsi; non vogliono cedere, non sanno
che fare. Gli amici soffrono nel vederti soffrire senza poterti aiutare. Ma beati coloro che ho associato alla tua sofferenza, al tuo
martirio, perch li amo... (diario, 17-5-1945).
Non vi sulla terra gioia pi grande che il soffrire per Lui Benedir il Signore In questo mese benedetto consacrato a Mammina ho
ricevuto un'altra prova: altre spine che si sono conficcate nella piaga del cuore, sempre sanguinante, impeden-dole cos di
cicatrizzarsi. Di tanto in tanto viene esacerbata violentemente. Benedir sempre Ges e Mammina, ma confesso che, senza le
forze del cielo, mi sarei disperata e sarei morta...
Con loro ho vinto e vincer sempre... Sono come una colomba, a becco aperto, che batte le ali, sul punto di perdersi senza aver
dove posarsi. Ho sete di luce, ho sete di conforto. Poich sulla terra mi sbarrano ogni via, o Ges, o Mammina, lasciatemi entrare
nei vostri Cuori amantissimi. Anche se non sento nulla, lascia-temi almeno la certezza che vivo in Loro: li, nei vostri Cuori, sar
libera da odii e persecuzioni; sar certa che Vi amo e non Vi offendo. Oh, se il mio corpo potesse avvolgersi nelle tenebre per non
essere pi visto n ricordato, come nelle tenebre fu av-volta la mia anima! Cos morirei, cos non si parlerebbe pi di me, come
desidera il mio arcivescovo. con tutto l'amore che io accetto i suoi ordini ed obbe-disco `. In me non sorta la pi piccola ombra
di odio contro di lui n contro i suoi collaboratori. Al contrario, ho sempre detto cos: - Mio Ges, abbi compassione di loro, non
com-prendono e non conoscono le sofferenze di un'anima. - Potessi, o Ges, prostrarmi davanti a Te, a mani alzate; sapessi
ringraziarti per queste prove! - Col cuore sanguinante di dolore, non potei con le labbra recitare il Magnificat , ma lo feci
mentalmente. - Dammi forza, o Ges, per soffrire. Non condannarmi Tu: la sentenza degli uomini a null'altro serva se non a darmi
maggior martirio. Gli uomini mi hanno preparato la sofferenza di oggi per rendermi pi simile a Te e perch Ti fossi pi unita sul
cam-mino del calvario... I miei sguardi continuano a non essere miei. Fissano con tenerezza questo o quell'altro cuore che
maggiormente si lascia compenetrare da loro tanto pieni di dolcezza e di amore. Ma non si rivolgono verso tutti alla stessa
maniera: la rispon-denza dei cuori che fa meritare quanto questi sguardi rac-chiudono. Ho tanto da dire in proposito! Sono molti
coloro che vorrei attrarre ed abbracciare a me! Che questo, mia Ges? sempre la mia croce... - Ti amo tanto, figlia mia! Ho
reso te simile a Me e il tuo calvario al mio. Abbi coraggio!... Sei ricca di Me: per questo che i tuoi sguardi attirano, hanno
tenerezze, dolcezze, attrattive, amore. E per questo che il tuo sorriso ha mitezza, ha tutto ci che del cielo. Non vivi tu, vivo Io.
Sono mezzi di salvezza e di richiamo per le anime. Non vero, figlia mia, che durante la mia vita, nel mio Calvario, avevo due vite,
l'umana e la divina? Anche in que-sto sei simile a Me: nel tuo calvario hai anche la vita divina: Cristo che vive in te. Non temere...
Le mie meraviglie in te non rimarranno occulte, devono brillare: sono gloria mia, sono salvezza per le anime. Tutto sar scritto, mia
maestra in scienze divine, tutto sar conosciuto nel libro della tua vita. Sei l'eroina dell'amore, l'e-roina del dolore... - Tornai alle
tenebre ed al mio dolore, ma ardendo sempre nella sete di consolare il mio Ges e salvare il mondo. Non vi sulla terra gioia pi
grande che il soffrire per Lui (diario, 18-5-1945).
Vengano le umiliazioni ed i disprezzi... muoio per le anime ...
Il cielo era coperto di nuvole nere e pioveva a dirotto, ma nella mia anima erano pi nere le nubi e la pioggia di dolore pi forte
ancora. Attraverso la finestra i miei occhi vedevano le foglie ver-deggianti delle viti avide della pioggia fresca che il cielo man-dava
loro. Che bella lezione per me! Mi venne in mente e mi domandai: che faranno gli uc-celletti per riparare dalla pioggia i loro
figliolini? Stendono sopra di essi le ali. Il Signore si cura di loro, dissi, non li abbandona; come potranno Ges e Mammina cessare
di curarsi di me, che ho un'anima? Oh, come devo gioire con tutto ci che il cielo mi d... Vengano le umiliazioni ed i disprezzi: io
voglio sal-vare le anime... (diario, 19-5-1945).
Mio buon padre, non cessiamo di lodare Ges e Mam-mina per tante "carezze". Non so se devo dettare per lei queste parole.
Ma se le cose sono arrivate a tal punto che lei non possa pi scrivere a me n io a lei, chiedo il favore di bruciare la lettera senza
leggerla. Non voglio disgustare Ges n concorrere a che altri lo disgustino. Se io non ricever pi notizie sue, stia tranquillo. So
gi: perch non pu... Spero dal cielo la forza di vincere tutto. proprio vero, padre mio, che se Ges non mi avesse sostenuta
con i suoi divini aiuti, sarei gi morta di dolore. Prendiamo le cose come venute dalle Sue mani: Egli sa che per Lui e per le
anime. Vorrei proprio, se fosse possibile, che il mio nome morisse e non si parlasse pi di me. Non mi meraviglio che vi sia anche
chi lo voglia, ma per altro fine. Quante lotte nella mia anima! Preghi per me, mio buon padre; anch'io non la dimentico. E se non
consentiranno pi che ci vediamo ancora in questo mondo, ci vedremo in cielo. Col, liberi da qualsiasi proibi-zione, non
cesseremo di amare Ges e Mammina, nella stessa unione, nello stesso amore. Non potendo fare altro, mi aiuti con la preghiera,
affinch non soccomba sotto questa croce tanto pesante...
Povera me, disprezzata e senza luce!... (lettera a d. Um-berto, 21-5-1945).

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... Sto perduta in un mare tempestoso, in una notte quanto mai nera e spaventosa... Odo il sibilare dei venti: le onde si alzano a
grande altezza, poi si abbassano di nuovo calme. Ed io cos sola, senza nessuno! Al sentir la tempesta tanto disa-strosa, la fisso,
la ascolto, ma con serenit: se devo morire in essa, muoio per Ges, per le anime. Confido, spero: il mio corpo pu soffrire tutto,
pu scomparire distrutto dal furore della tempesta, ma l'anima ha la sua meta: deve andare in-contro a Ges. Egli la deve ricevere,
sostenere e portare fino a S. O mondo, quanto sei stato ingrato verso di me! E io ti amo; ti amo non per le tue false attrattive, ma
perch sei di Ges... (diario, 22-5-1945).
Che valore pu aver la vita, se non soffro, se non amo? (Momenti della Passione) In questi due giorni ho avuto tanto da offrire a
Ges e a Mammina: ho sofferto molto nel corpo e nell'anima. O dolore, o benedetto dolore! Solo tu sei la mia gioia sulla terra: solo
da te ricevo qualcosa da dare a Ges e alle anime...
Mari e mondi di tenebre mi hanno separata per sempre dal mio Ges. Sono come cieca nel corpo e nell'anima: sono immersa in
mari di oscurit senza sapere nuotare. Alzo le braccia per trovare sicurezza in Qualcuno e questo Qualcuno la cara Mammina.
Voglio avanzare tanto in queste tenebre, voglio sprofondarmi tanto quanto Ges vuole. Ma voglio con-vincermi che vado
aggrappata ad una Madre tanto tenera, e che sono avvolta nel Suo manto per non temere, non vacillare, non disperare. Da sola
morirei di sgomento e offenderei il mio Ges. Sento sulle mie spalle una enorme croce; il suo peso mi obbliga a morire tra i pi
terribili orrori. Questa croce ab-braccia il mondo, pesa una umanit. Ges non attese che spuntasse la mattina del venerd per
farmela sentire; con la differenza per che oggi non sono in-chiodata su di essa. La mia anima piange in silenzio, nasconde i suoi
gemiti, vede le nere tenebre della morte, vede come tutti gi si pre-parano per catturarmi e togliermi la vita ad ogni costo. Orto,
Calvario, morte, orrore e sgomento. Che roccia mon-diale mi nasconde il cielo! Quanto soffrono il corpo e l'anima mia! Quanto ha
sofferto Ges! Ingratitudine del mondo... (diario, 24-5-1945).
... Ges venuto con tutta la forza del suo divino amore. Il mio cuore palpitava fortemente: era piccolo per contenere un Cuore che
possiede la grandezza e l'amore senza pari. Ges si soffermato a parlarmi, ma mi bastava il Suo amore: - Ardi, figlia mia, nel mio
divino amore. Purifica il mon-do, vergine fedele! Voglio amore, grazia e purezza. Per mezzo tuo, messaggera di Ges, le anime
riceveranno ricchezze e te-sori divini. - Ges, ho il cuore stanco. - Stanco di amore, figlioletta. - Stanco nel possedere il tuo amore,
la tua grandezza, ma non di amarti, perch non Ti amo affatto. Ben lo sai che di mio ho soltanto miseria: questa che io vedo in
me. - No, tu ami il mio divin Cuore fino a non poterne pi. Sei stanca di amore: anche l'amore consuma. E deve essere cos per
l'alta missione che ti ho affidato... - Grazie, mio Ges. Da' a tutti i cuori, da' a tutte le anime questo tuo amore. - Dallo tutto tu,
figliolina, ti autorizzo: sei signora del mio Cuore divino, sei signora del mio amore. Distribuiscilo come vuoi: i tuoi desideri sono i
miei. - ... (diario, 25-5-1945).
Termina il mese di Mammina. Mi spiace che finisca. Sar davvero il mio ultimo maggio sulla terra? Sento pena di non aver amato
molto Mammina e Ges. Tutto passa, tutto si na-sconde; appare soltanto la mia miseria e pi chiaramente nei mondi delle mie
tenebre. Tendo le braccia al cielo per abbrac-ciare il mio martirio e con esso Ges e Mammina.
Ho una sete che qui non pu essere saziata. Ho fame e non vi nulla che la soddisfi; neppure la sofferenza. La temo, ma la voglio
per dar vita alle anime, per consolare il mio Ges. O soffrire, o morire! Che valore pu avere la vita se non soffro, se non amo?
Non sopporto pi di vedere il mondo nella sua corsa pazza e cieca verso la perdizione. Lo vedo in un incendio di passioni: voglio
spegnerlo con il fuoco d'amore che ho nel cuore e con le tenerezze che racchiude, ma vedo che sono preferiti il fuoco delle
passioni e le attrattive del male. Il fuoco e la tenerezza non sono miei: tenerezza che salva, fuoco che purifica... Possiedo in
me ci che non mio: sento e riconosco che del cielo. Sono stanca; voglio unire il mondo a questo fuoco, a questa vita del cielo,
e non posso. Mentre sento le catene di amore di Ges con cui vuole legarlo, sento quelle del demonio che vuole trascinarlo alla
perdizione. Il mondo non ascolta la voce di Ges, non bada ai suoi sguardi, non accetta le sue affettuose sollecitudini, non si lascia
attrarre da Lui... (diario, 31-5-1945).
Inabissata nelle tenebre... non cedo: devo dare la vita (Momenti della Passione)
Le mie ansie hanno slanci che mi fanno volare verso la morte. Bramo di dare la vita. Le strade restano segnate con il mio sangue;
cammino nel pi profondo silenzio. Ho sete di dare la vita per possedere vite. Vedo il sepolcro che avr il mio corpo: sepolcro
che toglie dal sepolcro le anime, molte anime corrotte, gi quasi morte. Salgo la grande montagna del Calvario. Cado molte volte
ed ogni volta rimango come se il mio corpo fosse gi un ca-davere: un cadavere irriconoscibile per il sangue che cola lungo il volto;
un corpo in condizioni peggiori di quello di un lebbroso in disfacimento. Il cuore bramoso di andare avanti: deve vincere per le
anime, deve morire per loro!
Mentre ero inchiodata alla croce, il suolo sussultava tanto che faceva tremare la mia croce e quelle che erano ai miei fianchi`. Le
tenerezze del cuore si diffondevano verso coloro che vi erano crocifissi: alla destra erano accettate, alla sinistra rifiutate; sentivo la
rivolta di colui che le rifiutava e l'amore di chi le riceveva. Con l'anima sentivo e vedevo Mammina che, ai piedi della croce, tentava
aprire le braccia per accogliere Ges che stava crocifisso in me: voleva fare a Ges, ancor vivo, ci che Gli avrebbe fatto appena
morto: abbracciarlo, bagnarlo con le sue lacrime. inspiegabile ci che soffrivano i Cuori di Ges e di Mammina! Quanto dolore
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anche nel mio cuore!... Venne Ges: - Figlia mia, stella sfolgorante, il tuo splen-dore illumina le anime; sei luce che le guida al mio
Cuore divino... - Dal suo divin Cuore ricevevo sangue; il mio cuore si dilatava... - Ricevi, figlia mia, il sangue che genera le vergini,
d purezza, grazia e amore. la vita divina che do alle mie spose pi amate... Dnati alle anime: per salvarle ti ho affidato il
mondo; ed egli non corrisponde... Son tanto poche le anime che mi amano; sono tanto poche quelle che praticano la piet come
dovrebbero; sono tanto poche quelle che sanno soffrire bene, che conoscono il valore della loro croce e la amano; grande invece
il numero di quelle che mi offendono; vi tanta malizia; sta scomparendo dal mondo la castit. Ripara, figlia mia...; soffri contenta,
soffri con Me. - Soffrire, s, mio Ges; ma non con Te. Voglio soffrire io, ma che non soffra Tu... - ... Di' a tutto il mondo che ascolti
la voce del suo pa-store [il Papa], che la voce di Ges: chiedo amore, purezza, cambiamento di vita. La voce del Santo Padre sia
per il mondo un forte richiamo come quello di No... Che egli parli alle nazioni, a tutti i governanti, affinch si adoprino per porre
termine a tanta immoralit... (diario, 1-6-1945)
il mondo ed Ges
... Soffrire per amore dolce, ma costa molto! Volere Ges, amarlo sempre, vivere solo per Lui mentre sento che nulla amo, nulla
faccio per consolarlo! Passano i giorni e con essi le ore e con esse passo io pure, senza progredire nel cammino della virt. Passa
tutto e tutto pare restare sempre nello stesso luogo. Passano i giorni, i gior-ni che sono sempre notti; ed io sempre nelle tenebre,
sempre inabissata in esse!... un quadro di tenebre sempre davanti agli occhi; un quadro che mi mostra il presente ed il futuro: mi
aspettano solo gli orrori delle tenebre... Mi pare di non avere compassione alcuna per il mio Ges; nel vederlo crocifisso sento che
tutta la compassione svanita, che non ho piet delle sue sofferenze; il mio cuore tanto impietrito che non si commuove nel
vedere il sangue che per me fu sparso; non ho pena del suo martirio: non ne ho e ne ho al tempo stesso: una forza irresistibile, pi
forte di me, che non vuol soffrire, non vuole amare, non vuole lasciarmi neppure guardare n ascoltare Ges... Tremendo orrore! E
la tenerezza dei miei sguardi fissa tutto questo, accompagna tutti i passi errati... In tutta questa lotta benedico Ges e Mammina,
benedico la croce che voglio baciare ed abbracciare sempre... Improvvisamente Ges si fece sentire nel mio cuore: - Ho freddo,
ho sete, ho fame. Mia Alexandrina, dammi ricovero, sazia la mia sete, la mia fame. - Come, mio Ges? Come posso ospitarti in mezzo alla mia miseria?... Ges sorrise dicendomi: - Dammi asilo nel tuo cuore, sazia la sete che ho di amare per quelli che non mi amano, estingui la mia
fame di anime... - ... (diario, 5-6-1945).
Dove potr trovare balsamo ai miei dolori? Sulla terra mi pare proprio di no: tutto per me causa di maggior sofferenza. Soltanto
unita a Ges potr da Lui ricevere qualche sollievo; e questo sfuma in fretta: come brezza che passa facendo sentire solo per un
istante il suo benefico refrigerio. Nella mia Comunione di ieri e di oggi mi sono sentita pi unita al mio Ges. Egli faceva passare
dal suo Cuore al mio catene pure, fini catene d'amore. Da allora ho nel mio cuore un nuovo cuore e in esso vi Qualcuno che
lancia queste ca-tene alle anime; mi richiama alla mente il pescatore nella sua barca mentre lancia le reti per la pesca. Sento
dentro di me il pescatore delle anime fare la stessa cosa con ardore. Sento un amore immenso sul mio cuore: l'amore del Cuore
di Ges... Che tenerezze, dolcezze e amore! Un altro cuore di lacrime si collocato nel mio. Queste lacrime sono versate sulla
umanit intera: la coprono. Sono lacrime di dolore perch disprezzato l'Amore. Sono lacrime di agonia perch disprezzato
questo Cuore colmo di ricchezze. Questo Cuore ha una piaga aperta e profonda per acco-gliere tutti: pare l'uccello con le ali aperte
per difendere i suoi figlioletti... Mi sento sovraccarica per il peso della umanit. Debbo versare su di essa tante lacrime. Questo
peso mi strappa dal corpo le vesti, mi d la croce, il calvario, la morte. A nulla cedo, venga ci che vuole; devo dare la vita...
(diario, 7-6-1945).
Vengano i saggi al libro delle meraviglie divine (Momenti della Passione)
Pensavo oggi di amare tanto il mio Ges: Gli ho chiesto nella festa del suo divin Cuore tutto l'amore fino a perdermi in esso. Non
sono stata capace di amarlo e non ho saputo dirgli nulla. Speravo perfino di udire da Lui qualche parolina, ma non l'ho udita.
Ho fatto la preparazione alla Comunione freddamente; L'ho ricevuto come un estraneo; non so parlargli... Soffro nel dettare i miei
sentimenti e soffro per non saperli dettare. Benedetta sia la mia croce! Oggi soffro come non mai. Appena dopo la Comunione si
elevata in me una enorme massa di tante cattiverie, di tanti crimini. Pareva che mi aprissero il petto e salissero fino al cielo a ferire
il Cuore di Ges. Queste cattiverie, giunte alla massima altezza, ricadono da tutte le parti, coprono il mondo e gli tolgono la vita. Ho
passato cos le ore con il petto aperto, il cuore ferito, senza poter fare nulla. Ges non ne pu pi. Sento la potenza della sua
misericordia, sento la forza del suo divino Amore che vuole diffondersi e penetrare in tutto questo. Tutto re-spinto, nulla
accettato... Come ho sofferto! Mi pareva che tutte quelle cattiverie fossero mie, che io fossi la causa delle sofferenze di Ges, che
io fossi ingannatrice... Ges venne e mi fortific dicendomi: - Non inganni, figlia mia, sei vittima... Vengano i saggi e coloro che si
dicono saggi al libro delle meraviglie e della scienza divina. Vengano: gli uni a provare e gli altri ad imparare che cosa un'anima
vittima: i prodigi della Grazia e l'azione di Ges in tale anima. Ci che senti in te sono mezzi di salvezza. Ci che oggi senti in te,
anch'Io lo sentii nel mio Calvario... Di' tutto, scrivi tutto; lo Spirito Santo abita sempre nel cenacolo del tuo corpo... (diario, 8-61945).
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La montagna mondiale di miserie sempre nel mio cuore piagato, aperto con una grande ferita. La sofferenza del cuore non pu
affrontare tanta malizia; gli occhi dell'anima non sop-portano tanti crimini... Che grande dolore! Sento Ges come agnello
innocente; sento il mondo come belva feroce che gli si avventa per ferirlo senza piet: triste scena il vedere Ges cos buono
davanti a tanta malizia e crudelt!...
Intanto vado ricordando, senza volerlo, la mia permanenza alla Foce ; soffro ancora in tutti i suoi particolari quell'esilio. Che
Ges accetti questo martirio affinch si salvino le anime... (diario, 14-6-1945). Se in questi giorni non ho potuto parlare senza
enorme sacrificio, oggi ancora di pi. Mi aiutino Ges e Mammina. Debbo riassumere. Se non fosse per obbedienza, non direi
nulla. Stamane mi sentivo in ginocchio, legata alla colonna: una scarica di flagelli cadeva sul mio corpo e una pioggia di bran-delli
della mia carne e di gocce di sangue cadevano attorno a me, macchiando il suolo e coloro che mi circondavano. Coronata di
spine, andai poi verso il calvario. Caddi varie volte sfinita, volto e labbra incollati alla terra al punto di sen-tirmi soffocare. Andavo
cieca verso il dolore; soffrivo tutto come se nulla vedessi; ma vedevo chiaramente l'amore che mi obbligava a camminare e a
vincere. Inchiodata sulla croce, sentivo sempre in me il cumulo delle grandi cattiverie ed il cuore aperto, sempre sanguinante...
Ges non si affrett, ma venne; non manc. Mi un a S fortemente. Venne come chi affaticato da una lunga giornata; si pos
nel mio cuore e mi disse: - Figlia mia, sono stanco di tanto soffrire. Lasciami riposare in te, nel palazzo del tuo cuore; voglio
deliziarmi all'ombra delle tue virt. Sono qui as-setato, voglio dissetarmi all'acqua cristallina della tua fonte: acqua di riparazione,
di purezza e di amore... - Momento di grande conforto: con Ges che riposa in me! Quale unione la nostra! - Ges mio, che delizie
puoi trovare in questo povero cuore? Che conforto Ti pu venire da tanta miseria? Che sete puoi saziare in tanta aridit e
freddezza? Quale vergogna per me! Cerca, o Ges, e vedi se trovi; poni Tu in me qualcosa per poter ricevere... Mi sento
sovraccarica di miserie! - Ges sorrise, ma tristemente: - Non sono tue, figlia mia, le cattiverie che mi hanno ferito. Sei vittima, ma
vittima inno-cente. Perch sei vittima ti faccio soffrire cos; ecco la ragione per cui ti lascio in cos tremendo abbandono. - Ma,
Ges, non mi sgridi mai per le mie mancanze ep-pure Ti dispiaccio tante volte! - Nuovo sorriso, ma questa volta pi gioioso: - Le
tue mancanze sono necessarie per nascondere lo splendore della mia grandezza; sono nuvolette che attenuano i raggi splendenti,
perch tu possa essere avvicinata dalle creature. necessario nascondere un poco il mio splendore. Pensi tu che, se occor-resse,
non saresti da Me sgridata severamente? Ma non occorre: tu soffri come lo voglio. Per provarti che soffri come lo voglio ho finto di
lasciarti sola in questa dura sofferenza... Da te ricevo, mia amata, quanto posso ricevere da una mia creatura. E tu ricevi tutto dal
tuo Ges, dal tuo Creatore... - (diario, 15-6-1945).
Il tuo cuore un globo d'amore (Momenti della Passione)
Mi pare di non sapere se sono nel mondo; se vivo ancora in esso. Quanto costa lottare! Quanto costa vincere!... Soffro perch
Ges soffre; soffro perch Lui offeso. Voglio unire il mondo a Ges; voglio legarlo a Lui, ma non ci riesco. Lavoro e non raccolgo
nulla per Lui; soffro e non Lo consolo. ... Mio Dio, come posso amarti, senza vita? Mi fuggito tutto; rimasta solo la miseria. Ho
perduto tutto: rimasto il peccato soltanto; ne sono schiacciata. E anche il demonio mi schiaccia con il peso della sua malizia... Il
maledetto ha inventato nuove forme per tormentare la mia anima... Costa molto soffrire, e in tale maniera; ma l'amore vince. Costa
molto di pi vedere Ges offeso e sentire l'inferno delle anime (diario, 19-6-1945).
Sento che sono morta sotto il peso del mondo: mi ha ri-dotta a nulla; ed questo nulla che si immerge continuamente nelle
tenebre. Quanto pi mi coprono, tanto pi mi sprofondo in esse e pi tenebre vedo. Quando cesser di vederle? Quando
cesseranno di terrorizzarmi? E sono tanto sola, senza nessuno! Disprezzo ed abbandono terribili! Non vedo, non sento conforto n
dalla terra n dal cielo. Come posso, mio Dio, stare qui cos? Mi preoccupa tanto la salvezza del mondo. Non reggo a vedere Ges
cos ferito. Non ho nulla in cui Egli si possa consolare: stata la massa delle cattiverie che mi ha distrutta. Voglio amare il mio
Ges e non ho cuore per amarlo; scomparso da me; non so a chi appartiene; confido che ap-partenga a Ges. Vorrei avere
sangue per darlo al suo divino amore, goccia a goccia, e non l'ho; sento che sono scomparse le vene del mio cor-po; non ho nulla;
non posso fare nulla per Ges e per le anime. Solo il demonio non cessa. Che grande tormento!... Udii Ges: - Figliolina, coraggio!
la riparazione pi fine e delicata che ti chiedo; il fiore pi puro. - E vedevo davanti a me uno specchio tanto grande e tanto
limpido! Era meraviglioso il suo splendore. Rifletteva chiarore: ero circondata da fiori. Ges continu: - Ecco, figlia mia, lo specchio
della tua anima! I fiori sono fiori di purezza. Con-fida, la tua anima non si macchiata... Da' a Ges, da' alle anime, mostra al
mondo la riparazione massima, il maggiore eroismo nella sofferenza... Le parole di Ges sono come mani amiche che mi solle-vano, sfinita, dal fosso della strada. Ma appena sono in piedi, tutto si
nasconde e fugge. Stanotte, non so a che ora, mi apparve Ges inchiodato sulla croce. Questo Ges e questa croce si
trasformarono in me. Ho passata la giornata e sono gi in un'altra notte, sento sempre lo stesso Ges, la stessa croce dentro di
me. Il mio cuore quello di Ges, il mio corpo quello di Ges. E Lui che soffre, vive ed ama. Tutto ci per me motivo di
maggior sofferenza, ma tutto per Lui. Soffro, ed Suo il dolore. Io non vivo: chi vive Lui. Mi trovavo nella solitudine dell'Orto;
dal mio corpo sgorgava una pioggia di sangue che non cadeva su di me, ma usciva da me; inzuppava le vesti ed irrigava la terra.
Che massa di sangue! (diario, 21-6-1945).

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Ges sempre sulla Croce e dentro di me: in me che non, vivo n esisto. Il dolce Ges, con le braccia e il cuore aperti! Vorrei dire
quanto soffre ed ama. So sentire, ma non so dire: non mi bastano le parole; non sono capace. Soffro e muoio di dolore. Quanto
non darei per far com-prendere a tutti cosa un'offesa al Cuore divino di Ges e come Egli ci ama, nonostante tutto! Camminai
cos verso il Calvario, con questa sete di farmi conoscere dalle anime, di donarmi e di morire per loro. Non sono mai caduta tante
volte come oggi: quante cadute! Che enorme sfinimento! Il mio corpo, senza sangue, gelava; il cuore non palpitava, le labbra non
si muovevano... Le mie labbra moribonde avevano una sete ardente, ma il cuore era ancora pi assetato. Vuol bere l'amarezza
fino al-l'ultima goccia; vuol soffrire tutto perch ama tutti; vuol dare tutto per ricevere tutto. Dall'alto della croce sentivo nel mio
corpo i maltrattamenti del mondo. Ero come lapidata da tutti e sentivo proprio le pietre a ferirmi. Dal Cuore di Ges, in me
crocifisso, vidi uscire alcuni raggi di fuoco: parevano raggi di sangue. Quei raggi si diffondevano-su tutti coloro di cui il mio corpo
sentiva i maltrattamenti. Che tenerezza e compassione uscivano dal quel Cuore tanto amante! Dai miei occhi moribondi, gi
spenti, uscivano verso, il mondo gli sguardi pi dolci, pi teneri ed amanti: erano sguardi che penetravano tutto e tutti, vedevano
tutta la ma-lizia e l'ingratitudine. Fu in questo momento che venne Ges e sost in me un po' di tempo senza parlarmi. Prese nelle
sue divine Mani il mio cuore e ne fece un grande globo che poco dopo colloc al posto del cuore, dicendomi: - Mia figlia, il tuo
cuore un globo di amore. Amami, amami per il mondo che non ama. Amami, amami per quelle anime che dovrebbero amarmi e da cui speravo amore. Tu sei pazza di amore per Me e per le anime... Amale perch sono mie... Ti vorrei in cielo, ma ho tanto
bisogno di te qui in terra. - Se mi vuoi l, o Ges, unisci ai miei desideri i tuoi. Non Ti dico altro, perch ho promesso di non
chiederti il cielo. - Cuore d'oro, fonte di amore, ho accettato il tuo sacri-ficio. Abbi coraggio: ti dar tra poco il cielo, anche se non lo
chiederai... - (diario, 22-6-1945).
Edificio di purezza e amore. Scala di salvezza (Momenti della Passione)
Ho una croce tanto grande dentro di me: posta in alto ed io le sono abbracciata. Non v' forza umana che me ne separi: mi pare
di essere impazzita per suo amore. Le mie braccia sembrano incollate ad essa. Quanto pi la voglio, pi cresce. La amo con un
amore che non mi appartiene. Sarei beata se tale amore alla croce ed al dolore fosse mio.
Si eretto in me un nuovo edificio: tanto grande, tanto bello! Tanto ben disposto; tutto pieno di arcate. Non so cosa rappresenti.
Cuore e anima sorridono, le mie braccia vogliono strin-gerlo. Ma nulla di questo mi appartiene, neppure la gioia nel vederlo
crescere. lo sono soltanto miseria e non posseggo se non dolore. Bramo di lasciare il mondo, di partire per il cielo; soffro perch
non voglio avere volont. Voglio il giorno, voglio l'ora che il mio Ges sceglier. Ho una sete cos grande di amore da non poterne
pi; ho tanta fame di anime: sarebbe saziata solo se le possedessi tutte... (diario, 26-6-1945).
Mio buon padre, voglio e non posso. Bramo darle mie notizie, ma non ho forze; non affatto dimenticanza. E vero che con le
mie lettere temo di causarle maggiore sofferenza oed cosa che non vorrei. Sia io sacrificata, sempre, ma che non sacrifichi altri
cui devo molto. I mali del mio corpo si aggravano. Non so cosa Ges vorr da me. Sia fatta la sua divina Volont. Non mi difficile
rispondere alle domande che mi fa.
Preferirei farlo a viva voce, ma poich non possibile, mi sforzo di rispondere meglio che posso. vero che ho sentito molte volte
Ges a lavorare dentro di me, ritoccando con tutta delicatezza il mio corpo. Alcune volte ha operato da pittore. Con quale impegno
e perfezione lavorava! Dipingeva se stesso in me: io ero proprio Lui. Ges era lo stampo e del mio corpo faceva un altro stampo
che univa in uno solo. avvenuto lo stesso con lo Spirito Santo: il mio cuore e l'anima mia erano un'altra colomba.
Ges mi alimenta di S e a Lui mi rende somigliante.. Non so precisamente l'epoca in cui cominciai a sentire que-sto. Forse nel
periodo in cui non scrivevo? Non lo posso, giurare. Ancora adesso, qualche volta, sento questo, ma senza sollievo. Siccome il mio
corpo non vive, non in me che Ges lavora: quanto sento... (lettera a d. Umberto, 26-6-1945). ... Il grande edificio con arcate
ancora in me: bianco, pi bianco della neve. Vi una scala all'entrata di ogni am-biente e questa scala sono io. Sento di
esserlo e sento che su di me salgono continuamente viandanti che vanno raccoglien-dosi in quell'edificio. Li sento salire; sento che
vanno al porto di salvezza e non ne gioisco, non mi consolo. Voglio che sal-gano, mi sforzo perch non corrano pericolo, ma io,
povera me, rimango sempre avvolta nelle tenebre... (diario, 28-6-1945). Durante la notte venne Ges incontro alle mie sofferenze
dell'Orto. Prima di sapere che era Lui lo avevo udito pian-gere per molto tempo: quei gemiti, quelle lacrime, mi causa-vano tanto
dolore ed impressione: mi pareva di morire. Dopo, sentii che Ges si avvicinava di pi a me e veniva come uno che chiede rifugio.
- Figlia mia, abbi piet di Me: nascondimi nel tuo cuore; sono offeso, sono ferito, consolami... - Erano tanto grandi i desideri che
avevo di nasconderlo, che volevo possedere tutti i cuori del mondo, fonderli tutti insieme e collocarvi Ges pi addentro possibile...
Alla mattina venne Ges adolescente a prelevarmi dalla pri-gione; mi prese per mano; fu il mio compagno, il mio Cireneo durante
tutto il cammino del Calvario. Io avanzavo sfinita, coperta di sudore e di sangue, ma sapevo che Ges mi accom-pagnava; quando
cadevo, Egli mi stendeva le sue Mani san-tissime per rialzarmi...
Giunsi alla cima e lo stesso Ges adolescente si un a me e fu con me crocifisso. Oh, quanto Ges ha sofferto sin da questa tanto
tenera et! Agonizzai ed Egli nuovamente mi parl: - Figlia mia, sono pi consolato... Accetta come ricompensa il sangue del mio
divin Cuore. - ... Ges trasfuse in me il suo sangue divino. Poi mi disse: - Voglio mostrare per mezzo tuo le mie meraviglie, il mio
potere e la mia sapienza, per dar lezione al mondo e pi ancora a quelli che dovrebbero sapere e non sanno, ma voglio che tu
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senta la sofferenza di tutto ci che umano: ha cos tutto lo splendore la mia divina causa. Semina, semina gi da questa terra,
semina sopra i cuori e le anime...
Immergiti contenta nelle tenebre... Quante pi tenebre e orrori per te, tanta pi luce e pi amore per le anime... Ascolta, mia
colomba amata, fiore puro e delicato; sai che significa questo nuovo edificio in te, tanto bianco e tanto bello? E la continuazione
della redenzione: sei nuova corredentrice; stai a concludere ci che lo ora non posso.
Che studino, che studino quanto lo ti rendo simile a Me. Con la mia Passione ho aperto alle anime le porte del cielo, e tu, con la
tua, con il tuo martirio senza pari, continui ad aprirle a quelle anime per le quali erano chiuse a causa della loro degradazione. Tu
sei edificio maestoso di purezza, di amore e conquista.. Sei la scala per cui le anime assetate di Me ed i peccatori sal-gono
all'edificio di purezza e amore e da esso passano al cielo: sei conquistatrice delle anime. Soffri contenta: non va perduta la tua
sofferenza. La mia Passione e Morte non salv tutti, perch non vo-gliono salvarsi. La tua passione e morte dar la vita eterna a quanti vogliono godere della mia Patria... - (diario, 29-6-1945).
Chi vive con te, vive con Cristo (Momenti della Passione)
... Non so ricevere bene la Comunione: non ho posto per ricevere Ges. Non ho lingua per lodarlo, n cuore per amarlo. Ho
perduto tutto: fra le tenebre appare soltanto la miseria; tenebre che hanno ingoiato e annientato tutto. Mi pare di non poter credere
a quanto avviene in me. In me, dico io, in me che non sono io, in me che non esisto.
In tutto appare miseria; in tutto vedo tenebre. Le grandezze di Ges non sono mie. Almeno fossero miei il martirio e il dolore che
sento, per darli a Ges! Lo amassi per chi non Lo ama, quale fortuna sarebbe la mia! L'edificio in piedi; io sono la scala, ma la
vedo e la sento rovinarsi per la corruzione: mi causa persino nausea; che con-fusione!
Mi offro sovente a Ges; Gli ripeto che sono la sua vit-tima; mi pare per di non potere essere accettata da Lui. Voglio soltanto ci
che Egli vuole e sento che nulla voglio, nulla accetto come Egli vuole. Ho perduto il gusto delle persone pi care e intime; l'ho
per-duto per sempre; mi pare di non amarle, di non averle mai amate. La stessa cosa avviene nei riguardi di Ges. Gli dico che
voglio tralasciare di amarlo quando tralascer di essere Ges e che voglio amarlo incessantemente come incessantemente
cor-rono le acque dei fiumi verso il mare. Povera me! Non so parlargli, non so darmi a Lui e alle anime. Anche cos non mi stacco
n mi staccher dalla croce: Lui che me l'ha do-nata; voglio possedere almeno una cosa sua... Il demonio si ostina, tenta di
portarmi al peccato... Talvolta pare rivestirsi del mio corpo; tutto in me malizia: braccia, piedi, cuore, intelligenza. Tutto il mio
essere uno specchio di iniquit... Nell'ultimo attacco di oggi, tra i pi violenti che abbia avuto, sentivo che il pavimento si apriva e
che appariva l'in-ferno per seppellirmi. Che orrore! Ed i maledetti, come cani, si sbranavano di rabbia gli uni con gli altri: tutti
volevano peccare ed avevo l'impressione di volere peccare io pure; ma ripetevo sempre a Ges che no: soffrire tutto ma non
offenderlo... Venne Ges: - Figlia mia, ti amo; sta' tranquilla; confida, non hai peccato; coraggio, l'inferno non si apre per te, ma, se
non ci fosse la tua riparazione, dovrebbe aprirsi per molti... - Rimasi fiduciosa di non avere offeso Ges, ma, o che ver-gogna la
mia! Non potevo ricordarmi della Sua divina pre-senza: mi sentivo immersa nella terra come il pi piccolo e vile insetto. Ges mi
accarezz e aggiunse: - Dammi, o mia amata, la tua confusione e vergogna per quelli che non ne hanno... - (diario, 5-7-1945).
Non sono sulla terra n in cielo. Non so dove stanno questi mondi di tenebre in cui sono avvolta. Non so che vita questa n a chi
appartiene. Il cielo chiuso per me. Mi trovo come se mi avessero buttata fuori dalle mura di questo mondo, chiu-dendo per me le
porte. La mia vita tenebre... - Ges, dammi amore per amarti. Il mio cuore non Ti sente; i miei occhi non Ti vedono; i miei orecchi
non Ti odono. Abbi piet di me. Sono tua e voglio che siano tue tutte le anime. - Furono legate attorno al mio collo grosse corde; il
mio cor-po fu flagellato con palline di ferro, o cose simili. Cammino verso il Calvario attraverso strade strette e cupe. Il sangue
scorre. I dolori alle ginocchia e alla testa sono insopportabili, quelli alle orecchie mi trapassano da un lato all'altro. Le mie labbra
sembrano incollate: non possono aprirsi per pronunciare parola. Il cuore va assetato, vuole fare un volo fino alla cima del Calvario:
desidera con ansiet dare al mondo una nuova vita: per questo corre, si butta pazzo e cieco nelle sofferenze.
Sulla cima del Calvario, mentre stavano inchiodandomi sulla croce, vidi il soldato che, con grande crudelt, dava le martellate
senza esitazioni: il suo sguardo era crudele e terrificante. Fu tale il dolore, che il mio cuore rimase soffocato e mi parve di perdere
la vita: durante tutta l'agonia della croce non tor-nai a ricuperarla... Venne Ges e mi disse: - Attraverso le tue tenebre scendo ai
tuoi dolori; vengo incontro al tuo martirio, figlia mia. Anzi, non sono sceso, non ho attraversato, non sono venuto: ho visto tutto;
tutto mi era presente, perch sono in te. Mi faccio sentire appena. Voglio convincerti che abito in te; che non ti abbandono neppure
un istante. Coraggio, coraggio sempre! Le tue tenebre dnno luce; il tuo martirio, i tuoi dolori, la tua morte, dnno vite. E con il tuo
dolore che le anime risuscitano; con le tue tenebre che ricevono grazia e accolgono la mia vita divina. Ti ho tolta dal mondo per
darti al mondo. Accetta il Cuore del tuo Ges... Non per ricevere Sangue, ma per ricevere vita. Non ricevi sangue perch non
pu riceverlo il tuo cuore ora tanto indebolito... Compio il miracolo di conservarti la vita... Mostro cos di pi il mio potere,
conservandoti la vita in que-sto tuo stato. Prendi nelle tue mani il mio divin Cuore: hai la chiave per aprirlo e chiuderlo: chiave di
grazia, purezza, amore. Il Cuore mio, la chiave sei tu. Aprilo e racchiudi in esso le anime che vorrai. Il cielo assiste gioioso a
questa consegna del mio divin Cuore a te. Che grande meraviglia! Unisci questa grazia all'insieme di grazie che da Me hai
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ricevuto. - ... Rimasi confusa, non sapendo che dire a Ges, nell'udire da Lui tante cose e nel vedermi depositaria di cos enorme
ricchezza. Vorrei custodire il mondo intero in questo scrigno divino che mi stato consegnato... (diario, 6-7-1945).
Questa notte, a mezzanotte, tutto era tristezza e morte. Mi sentivo in un grande bosco, circondata da lupi e cani che ulu-lavano e
volevano assalirmi: erano demoni...
Lottai con violenza e per molto tempo... Termin la lotta e Ges non venne: rimasi tanto triste... Dopo la Comunione, Ges,
stringendomi a S, mi parl: - Permetto la tua sofferenza e la tua riparazione... Sei vita per le anime, sei salvezza per loro... Sai
perch ti ho addossata la riparazione di questa notte? Perch era urgente che tu riparassi in quell'ora. Fu in riparazione delle
famiglie, dei focolari. Io voglio figli e uccidono i miei figli! Io sono pi padre di loro. Guarda quanto soffro! E sono offeso allo stesso
modo da un gran numero di non sposati; - e mi precis la condizione (erano sacerdoti) con molta tristezza. Si reclin verso di me
con grandi sospiri. - Sono ferito, sono ferito, circondato da spine. O mia sposa cara, soffri con Me...
Balsamo delle mie piaghe, medicina delle anime... Nel tuo cuore sta il Mio, nella tua intelligenza sta la Mia, sulle tue labbra, nelle
tue parole, stanno le Mie. Tutto il tuo essere Cristo, hai la vita di Cristo. Chi vive con te, vive con Cristo; chi tratta di te, tratta di
Ges. Dnati al mondo, dnati alle anime. Madre mia benedetta, vieni a dare alla nostra figliolina con-forto e vita che quasi non ne
ha pi. Venne Mammina... io rimasi fra Lei e Ges... (diario, 7-7-1945).
... Non riesco a dimenticare quanto soffre Ges per il mondo. Soffro con Lui. Quanto lo offendono le famiglie!... Se gli uo-mini
vedessero le scene orribili e ripugnanti, la follia per il piacere che vi dovunque e che ho veduto con gli occhi della mia anima, ne
sentirebbero nausea e avrebbero vergogna di se stessi. - Se io posso riparare, mio Ges, fa' che io soffra sem-pre... - Su questo
punto il demonio mi tormenta molto... Oggi mi assal con tutta la violenza... Lottai, ed in pericolo molto grave; Ges ebbe
compassione di me: solo Lui sa quanto mi costa questa riparazione. Tutto mi costava immensamente, ma questa delle famiglie mi
costa ancora di pi. Che tristezza!... (diario, 9-7-1945).
Il tuo amore per le anime assomiglia al Mio (Momeni ella Passione)
O cielo, o Ges, o Mammina, soccorretemi! Se non venite in mio aiuto, cado e non mi rialzo pi... Mi sento ammanettata mani e
piedi, il corpo legato con nere catene di ferro. Sembro un condannato dell'inferno. Le catene sono i peccati: stato il demonio a
mettermi queste manette, a legarmi... Con le mani incrociate sul petto, nella peggiore agonia, fisso il Cuore di Ges e la cara
Mammina; il mio grido continuo: - Triste vita, la mia! O Ges, o Mammina, non resisto, siate con me! - Dai miei occhi sgorgavano
lacrime abbondanti; piangevo amaramente. Il mio cuore pareva venire meno, stava per morire. - Ges, non ho cuore sufficiente
per resistere all'amore n al dolore. Non permettere, o Ges, che le mie lacrime siano di disperazione; voglio che siano solo di
amore. Accettale tutte come atti di amore per i tuoi tabernacoli.- Chiedevo a Ges che le mie lacrime non fossero di dispe-razione,
ma non perch mi sentissi disperata; la mia anima era in pace, e ne lodo Dio. Era il timore di me stessa; erano le mie agonie; era
la vista delle mie miserie che non potevano essere maggiori; non potevo sopportare il mio nulla, le mie cattiverie...
Che sar di me, se le anime buone cessano di elevare al cielo preci in mio favore?...
Sento che Qualcuno dentro di me prende il mio cuore e, come fosse un calice, lo innalza pi volte al cielo. La fonte del mio cuore
non si esaurisce: uno sforzo costante, son tutti
i mezzi usati per obbligare le anime a venire a bere ad essa. Ma, povere loro, che resistono, non vogliono bere, muoiono di sete!...
(diario, 12-7-1945). Durante tutta la mattinata sperimentai in me un amore e una ingratitudine fortissima. L'amore era immenso,
riempiva il cielo e la terra. L'ingratitudine era molto grande e molto grave, combatteva questo amore... Ricevetti l'ingratitudine
senza cessare di amare. Con il corpo disfatto camminavo verso il mio calvario. Im-provvisamente sentii come se sulle mie gote
scorressero due rivoli di lacrime. Subito dopo questa sensazione mi venuta incontro Mammina: il suo sguardo era angosciato.
Uscirono da me altri sguardi e La fissarono: che sguardi di dolore e di amore! Senza aver tempo di poterla contemplare per la
fretta con cui mi trascinavano, mi rimase il cuore legato a Lei mentre camminavo sempre. Ella pure camminava, guidata dallo
sguardo che Le aveva ferito e attratto il Cuore e l'anima. Giunti sul Calvario, Ella assistette a tutta la scena e an-gosciata rimase in
piedi presso la croce. Io ero in uno stato di grande sfinitezza... Il demonio prendeva l'occasione della mia estrema debo-lezza per
convincermi che tutto era illusione e falsit... La venuta di Ges lo fece fuggire. - Coraggio, figliolina!... Non Mi offendi, Mi ami, Mi
con-soli... - Ges calm la tempesta ed io rimasi sulla croce in agonia, in un dolore quasi insopportabile. Mi pareva che mi
strappassero il cuore per gettarlo fuori perch fosse calpestato e distrutto dalle belve. Ma un altro cuore rimaneva in me, con una
grande ferita sempre aperta a versare sangue. Mi pareva di liberare le braccia dalla croce per alzarle ad invocare soccorso
dall'eterno Padre: che dolore e tremendo abbandono! E Mammina osservava tutto. Improvvisamente sentii come se la volta del
cielo scendesse verso di me... ii Ges dire: - Figlia mia, discese il Cielo a te per ricever la fragranza del tuo dolore e del tuo
amore... - Mi sentii in esenza della Santissima Trinit, della cara Mammina e udii un coro di inni armoniosi. Mi sentii rapita: non ero
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della terra, vivevo una vita che non era terrena, ero come se non fossi mai stata sulla terra. Il coro si faceva sentire sempre meglio
e compresi che cantavano: - Gloria, gloria, onore e amore, gloria, gloria, al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo. Gloria, gloria, onore
e amore alla Madre di Dio, figlia e sposa della Trinit Augusta... - Un grande calore ardeva sempre in me. Ges continu: - ... Sto
per darti a goccia a goccia il mio divino Sangue. Sono tuo Padre, sono tuo Sposo, e anche tuo Medico divino. Te lo devo dare a
gocce affinch a gocce tu lo dia ad ogni anima: non puoi sopportarlo in abbondanza... Sai chi dentro di te, sposa amata, prende ed
alza il calice al Cielo? Sono Io che lo offro molte volte all'Eterno Padre per placare la giustizia divina. E il calice della tua amarezza
e del tuo dolore. La tua amara agonia, il tuo dolore assomi-gliano ai miei e al mio amore assomiglia il tuo per le anime. Sei il ritratto
pi somigliante a Cristo. La tua vita vita di Cristo, il tuo cuore il Cuore di Cristo. Poich la tua vita la mia e sei tutta
trasformata in Me, unisco a Me le tue sof-ferenze, la tua crocifissione, il tuo duro martirio; e in questa unione faccio l'offerta
all'Eterno Padre. Tu continuerai la tua vita di redenzione sulla terra... - (diario, 13-7-1945).
Staccata da tutto ci che della terra Unita a Ges in una preghiera continua
... Mi pare di non vivere pi la vita della terra, ma di vi-vere in una regione diversa, sconosciuta... - Ges, quando giunger il mio
grande giorno? Quando Ti vedr tale quale sei? - ... - O Ges, staccami da tutto ci che della terra! Io non ho volere; voglio solo
la Tua volont e possederti interamente... - Soffro tanto per l'aggravamento dei miei mali fisici, che si uniscono all'aggravamento di
quelli dell'anima... Domenica scorsa, sentendomi morire, ho esclamato: - Ge-s, sono sola! - Ed Egli rispose: - Non lo sei, figlia
mia! Sono nel pro-fondo del tuo cuore. Che vuoi di pi? Sono il tuo Sposo e ti amo tanto. Sono lo Sposo fedele che mai ti
abbandona. Sono Io che ti privo di tutto: per questo senti l'abbandono delle persone care. Ti posseggo Io interamente. Ti ho
staccata da tutto ci che della terra. Possiedi il mio Cuore con tutte le sue ricchezze. Hai tutto il mio amore che non ti verr
meno. Cammina fiduciosa e spera in Me. - Queste parole di Ges non furono di consolazione, ma di sollievo al peso delle mie
sofferenze. ... Negli ultimi giorni ritornato il demonio a tormentarmi l'immaginazione, con la mia vita di illusione, come afferma lui,
e a scuotermi il letto con forza. Mi sento frantumata dal peso di una giustizia che cade su me. Mi pare che il mio corpo ne sia
distrutto e le mie vene strappate. Contemporaneamente provo grande soddisfazione nel dare a quella giustizia il mio sangue, che
sembra piovere sino alla fine del mondo come riparazione. Quando ho saputo che durante la settimana non avrei avuto la
Comunione, ho sofferto molto. - Anche Tu mi lasci? Come far senza di Te? - Oggi, insperatamente, ho ricevuto la visita di Ges
Euca-ristico, appena entrato nel mio cuore, mi parl: - Eccomi, figlia mia! Mi dono a te sacramentato! Non puoi vivere senza questa
vita divina, perch non hai se non questa. Sono esigenze del mio Cuore divino. Sono Io che permetto tutto questo...
Il mio grazie a chi concorre per la mia venuta qui, a sol-lievo della tua anima. Non hai altro appoggio se non Ges. Chiedo che ti
sostengano, che ti confortino... - (diario, 18-7-45). Non ho forza per pregare. Da piccola pregavo tanto e amavo la preghiera. Con il
passar degli anni venne la malattia e aument l'amore alla preghiera. Se talvolta tralasciavo qual-che formula rituale, ne rimanevo
insoddisfatta. La malattia si aggrav. Per mancanza di forze, dovetti riassumerle. Ma aument la mia unione con Dio. Tuttavia,
soffrivo quando dovevo tralasciarle. Che cosa oggi la mia vita di preghiera? quasi soltanto mentale, ma posso dire che quasi
ininterrotta. Dico a Ges che mi abbandono tra le sue braccia; in esse che voglio pregare, in esse che voglio soffrire e vivere
anche durante i miei leggeri sonni. Quante volte la mia orazione continua, mentre chi mi visita parla! Se la conversazione non mi
interessa, rimango unita a. Ges anche se non Lo sento n Lo vedo per l'oscurit delle tenebre. Ma Ges sa che sono con Lui e
voglio soltanto ci che Egli vuole... (diario, 19-7-1945).
... La grandezza, l'amore di Dio! (Momenti della Passione)
... Sento che ogni tanto il mio cuore tenta abbandonare il mio corpo, tenta di volare in alto, molto in alto. Assetato ed impazzito,
sale come il fumo che scompare in alto: vuole
scomparire, immerso in una grandezza incomparabile. una immensit, un cielo illimitato ed egli vuole andarvi e restare per
sempre in quella grandezza che lo attrae e per cui sospira. Vorrei esprimere i sentimenti della mia anima: impossi-bile. La mia
lingua non sa muoversi per descriverli: la gran-dezza di Dio, la potenza di Dio, la bont di Dio e l'amore di Dio! Benedetto sia Ges
che mi fa conoscere tutto questo! Vor-rei che tutto il mondo conoscesse questa grandezza: non vi sono lingue capaci di descriverla
n cuori capaci di sentirla; necessaria una possibilit sovrumana per sopportarla.
Se il mondo comprendesse che cosa una offesa fatta a tale grandezza! E se ne commettono tante! Ho una luce, che non mi
appartiene, che vede e comprende tutto con chiarezza; mi viene da piangere per non sapere esprimere queste realt (diario, 19-71945).
Stamattina presto sentii che mi condussero fuori dalla pri-gione. La sfinitezza, il peso delle umiliazioni mi fecero cadere per terra,
appena uscita... ... Era tale la brama e la premura di lasciare il mondo, per nascondermi in quella purezza e grandezza somma,
che il cuore non si acquietava: non voleva macchiarsi nel fango di questo mondo; volava con sforzo, senza interrompere il volo per
non cadere; si struggeva in nostalgie indicibili per il Cielo. Povero cuore! Soffriva tanto per non poter arrivare alla sua Patria!... - O
mio Dio, muoio nelle tenebre! Potessi vederti! Po-tessi amarti!... Dammi forza e coraggio... - Insperatamente si fece sentire ai miei
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orecchi ed echeggi nel mio cuore una voce: - Vieni, vieni, sposa del mio Figlio! Cammina, abbi coraggio! - E la mia anima vide
stendersi verso di lei braccia per ac-coglierla; braccia che rialzavano il mio corpo da s grande sfinimento e lo aiutavano a
camminare. Questa voce e queste braccia venivano dall'alto, molto dall'alto. Fu un invito, fu un aiuto dal Cielo che mi attrasse
ancora pi in alto. Il cielo! Potessi rimanervi per sempre! Questa voce e queste braccia erano dell'Eterno Padre. Pos-so affermarlo,
la mia anima Lo vide. Il demonio non vuole che io lo dica; lo faccio per obbe-dienza. Egli al mio fianco, pieno di rabbia; mi accusa
di essere falsa e bugiarda. Questa attenzione del Cielo non mi port gioia alcuna, ma mi fortific per salire il Calvario. L'agonia
continu... Sulla cima del Calvario, gi crocifissa, sentivo con me Ges crocifisso e vidi che Egli stese lo sguardo su tutto il mondo
a contemplarlo e l'agonia aument. Che grande dolore al vedere tanta sofferenza inutile per molti!... Rimasi nell'amarezza per
molto tempo. Venne Ges: - ... Tu sei il canale attraverso il quale giunge al mondo tutto ci che divino. Se sapesse apprezzarlo,
se corrispondesse alle grazie che gli do per mezzo tuo!... Figlia mia, sto per chiederti ancora una grande riparazione: tante lotte
con il demonio e senza il mio conforto divino; verr solamente quando sarai prossima a vacillare nelle tue tenebre ed amarezze.
Accetti?... - - Tutto, tutto, mio Ges: io sempre ferita e Tu sempre amato... - ...Nella maggior parte dei focolari scomparve il vero timor di Dio. Se non vi sono buoni genitori, non vi possono essere figli buoni.
Che orrore le spiagge, i casin, i cinema e le case del vizio! Non interviene chi dovrebbe, non se ne preoccupa chi potrebbe.
Soccorrilo tu il mondo. Dammi la tua riparazione, addolcisci gioiosa il dolore del mio divin Cuore... Come premio della tua
accettazione e come ricompensa del-l'anniversario che oggi ricorre, anniversario in cui donasti a Me e al mondo la grande prova
del tuo amore e del tuo eroismo nella sofferenza, Mi dono a te sacramentalmente. Non voglio lasciarti senza la mia Eucarestia,
senza la vita di cui vivi. Mi do a te tramite il tuo angelo custode. - Un gran numero di angeli, cantando armoniosamente, di-scesero
sopra il mio letto; la mia anima cess di vedere Ges in forma di uomo per contemplarlo in una Ostia bianca... L'angelo che mi
porgeva l'Ostia pronunci le parole: Corpus Domini nostri Jesu Christi... ... (diario, 20-7-1945).
Mi sento casa aperta
... Pareti della mia camera, testimoni di tanto dolore, quan-to avreste da dire se poteste parlare! Sia benedetto il Signore e
benedetta la mia croce! Il mio cuore vola verso la grandezza del Cielo, fugge col-mo di amarezze, molto oppresso dal dolore. Ma,
nel vedere chiaramente tanta grandezza e tanto amore, dimentica tutto; tenta di non ricordare il dolore per perdersi in quell'oceano
infinito di meraviglie del Signore. Con quale impegno si innalza per non macchiarsi nella pol-vere immonda della umanit! Voglio e
non posso; non voglio la polvere ma me ne sento intaccata. Come sono sporca e ba-gnata dal fango immondo! Che vergogna io
sento davanti a Ges! E che spavento io sento per la giustizia divina! Mi pare che si squarcino le nubi, scoppino tuoni, e lampi
enormi di fuoco vengano a distruggere un corpo. Ges mi ha preavvisata ed verit. Quante amarezze nell'anima: non so dirle;
impossibile. Talvolta mi pare di non poterne pi.
Non so dire altro a Ges se non questo: - Per Tuo amore e per le anime; sono la tua vittima. Fa' come vuoi. Fa' che io Ti ami
quanto lo desidera il tuo Cuore divino. Ges dentro di me continua ad offrire al cielo il calice dell'amarezza. Povero Ges! Chi soffre Lui. L'amarezza che offre
appartiene soltanto a Lui, anche se sono io sempre ama-reggiata. Lui che soffre, non io. Sento nella mia anima che continuano i
cattivi giudizi e i falsi apprezzamenti a mio riguardo e a riguardo del mio primo direttore.
Sento che molti cuori sono induriti e ciechi alla luce della verit. Benedetta croce!
Ho detto falsi apprezzamenti ; non sono falsi, perch, povera gente, non comprende di pi. Non sa il dolore di un'a-nima
abbandonata fra le lotte e le tenebre. Sofferenza amata! Sono cos pochi quelli che ti conoscono e ti comprendono!
Da alcuni giorni sento che il mio corpo una casa aperta a chi vuole entrare: mi costa tanto questa nuova sofferenza! Oggi, in
momenti di amarezze quasi insopportabili, in cui il demonio voleva spingermi alla disperazione, insinuandomi che la mia vita di
inganni e false illusioni, forzandomi a non confidare in Ges... io vedevo crollare tutto.
Avrei voluto dire a quelli che mi amano, anche se io non sento di essere da loro amata, di dimenticarsi di me, di abbandonarmi
pure; cos non sarei per loro di grande umiliazione, cos non soffrirebbero tanto nel timore che la mia vita si ri-veli falsa.
Con gli occhi rivolti a Ges e a Mammina, giuravo di non perdere la fiducia in Loro.
Il demonio, pi rabbioso, venne come un ladro: ebbi la sensazione che mi portasse via il cuore... Fu allora che io sentii pi al vivo
di essere quella casa di cui ho parlato. In essa
entravano quanti volevano: era la casa del peccato ed il pec-cato stesso: disposta a tutto.

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Mio Dio, che orrore! Quanti peccati, quanti crimini! Lottai molto e il demonio si mostrava contentissimo di fare di me tutto quel che
voleva. Dissi a Ges ripetutamente che ero la sua vittima e che non volevo peccare La mia vita, Ges mio! Cosa mai la mia
vita! Sia Ges la mia forza per poter resistere a tutto. Sia Lui la guida nelle mie tenebre!... (diario, 23-7-1945).
... Ges oggi mi ha chiesto due riparazioni dolorose, a breve intervallo l'una dall'altra. Ho lottato quasi un'ora con il de-monio.
Sudori e palpitazioni afflittive del cuore parevano quasi uccidermi... Mi sentivo quella casa dalla porta aperta per cui entrava chi
voleva. Prima ho visto entrare molta gente pazza per il piacere, che tentava camuffarsi per non farsi conoscere. Poi ho riparato per
la famiglia... Quanto si pecca e quanto si of-fende Ges!... (diario, 26-7-1945).
... Ges mi disse: - Fiore vezzoso del giardiniere divino, va' a conquistarmi anime. Porta la ricchezza ed i tesori im-mensi che ti
affidai. Portami le anime, comprale a qualsiasi prezzo; lo scrigno di queste monete il tuo cuore insieme al Mio. Va', di', figlia mia,
che ascoltino la voce del pastore uni-versale, di' che il mondo sar salvo se cambier completamente vita. Non si mai peccato
tanto come oggi. Non vi sono sulla terra giusti a sufficienza per cancellare tanta iniquit e gravit di peccati... Si faccia penitenza,
penitenza... (diario, 27-7-1945).
Mi sfugge la vita, mi sento morire... Che cosa mi aspetta ancora? Che altro dovr affrontare? Ahi, quanto la mia anima triste,
triste fino alla morte!
Appena uscito dalla camera il mio santo medico, chiesi a Ges che desse a lui e a quanti ama il Suo amore, le Sue benedizioni e
grazie, come ricompensa dei sacrifici fatti per me e per tante parole incoraggianti e piene di fede. Da lui imparo a confidare in
Ges...
Venne di nuovo il demonio... Lottai... mi parve per qualche momento di essere in pericolo di peccare... Si calm la tem-pesta; ma
rimasi triste nel dubbio di avere peccato. Venne Ges con molta dolcezza e, piano piano, come una mamma che non vuole
svegliare il suo figlio. Con molta te-nerezza mi disse: - Mia figlia, grande la lotta; grande la riparazione perch sono grandi la
malizia e la iniquit del mondo. Te le faccio sentire nell'anima... Ma Io sono sempre con te e avrai sempre la luce dello Spirito
Santo... Non hai peccato: la tua purezza non si macchiata... Esigo ancora la riparazione per le famiglie e per un altro male che va
dilagando nel mondo e che mi ferisce gravemente. Ecco perch ti senti spogliare e divenire corrotta: l'immodestia, figlia mia,
delle persone pro-vocatrici le quali vanno quasi svestite a invitare al male; cor-rompono i loro corpi e, ci che peggio, anche le
loro anime... (diario, 9-8-1945).
Un cuore mondiale di pietra (Momenti della Passione)
Durante la notte ho sofferto molto, ma in unione con Ges. Anche Lui soffriva molto: prigione, scherni, schiaffi. In Lui, con Lui
iniziai al mattino il viaggio al Calvario. Nelle mie mani sentivo le Sue; con i miei piedi Egli cammi-nava, stava in tutto il mio corpo e
soffriva. Ma in me e fuori di Lui vi era un cuore di pietra. Questo cuore era il mondo; vedeva tutte le sofferenze di Ges: la
flagellazione, la coronazione di spine, i capelli intrisi di sangue e tutta la tragedia lungo il cammino della montagna; nulla lo
rattristava, nulla lo commoveva. Le corde che mi trascinavano con Ges continuarono lungo il Calvario a lacerare il mio corpo
come gi i flagelli. Ges fu con me inchiodato sulla croce ed in me piangeva nel vedere la durezza di quel cuore che era in me.
Soffersi tanto nell'avere in me contemporaneamente Ges e quel cuore indurito che non aveva compassione per nessuna
sofferenza. Sentii che il peso schiacciante della giustizia del Padre ca-deva su Ges e non su quel cuore indurito. Ges era colmo
di vergogna, schiacciato; e quel cuore mondiale non dava se-gno di compassione... (diario, 10-8-1945).
Che il Cielo sia con me! Mi sento come fossi condannata all'inferno. L'anima mia sente quegli orribili supplizi; i suoi occhi vedono i
demoni tormentatori; in tutto il corpo mi pare di sentire quel fuoco nero e distruttore; le mie orecchie odono le urla dei demoni e
tutta quella disperazione infernale... - Mio Dio, condannata all'inferno! Spero che per la Tua bont infinita non sia cos. - Quando mi
sento in quella disperazione eterna, mi schiac-cia il peso della giustizia divina. Volere vedere Dio e non po-tere! di gran lunga il
pi doloroso tormento dell'inferno. L'anima mia trema sgomenta per la paura. Quali indicibili sofferenze vi sono in me!... Il mio stato
mi porta a pensare che sto per morire... (dia-rio, 13-8-1945).
... Oggi ho cominciato a sentire come se nella mia anima si svolgessero danze mondane, eseguite con tanta malizia e che da esse
si passava a peccati orribili...
Dopo un po' di tempo venne il demonio: inviti al peccato seguiti da scene e da parole turpi... Mi sono offerta vittima a Ges e sono
rimasta triste nelle mie tenebre, nel mio penare... (diario, 14-8-1945).
... Che sarebbe di me se per un solo momento perdessi la fede e la fiducia? Perdere Dio, non vederlo mai! E questo il grido
che esce dalla mia anima di tanto in tanto, sponta-neamente. ... Continuo a sentirmi condannata all'inferno. Ieri, giorno di
Mammina [Assunzione], questa sofferenza fu molto dolorosa. Mi sentivo in quel carcere infernale e legata con catene di ferro...
Senza potermi rassegnare alla perdita di Dio, sentivo tale disperazione, ma non ero io ad essere disperata, che mi ob-bligava a
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rivoltarmi contro Dio stesso, a maledire Lui, il mio angelo custode, genitori e compagni di peccato e le strade che mi condussero a
peccare; maledicevo me stessa, tutto il cielo e tutta la terra. Che orrore continuo! Sapevo di essere degna soltanto dell'inferno, ma
non mi adattavo a quel luogo e alla perdita di Dio. Coprivo il pi possibile tutta questa sofferenza con il sor-riso che contrastava
con ci che avveniva nell'anima mia; perci il mio sorriso mi pareva falso, bugiardo, molto bugiardo. O triste giorno dell'assunzione
di Mammina!...
Sola, nelle tenebre dell'anima, nell'oscurit della cameretta, nel sentirmi assalita dal demonio ed abbandonata completa-mente non
potei trattenere le lacrime: piansi a lungo. Chiesi a Mammina di portare le mie lacrime a tutti i tabernacoli del mondo per consolare
Ges... Venne Ges: - ...Non temere, figlia mia, non sei con-dannata! La tua sofferenza per evitare che si condannino le anime...
Coraggio, coraggio!... - (diario, 16-8-1945).
Calamita di amore per le anime (Momenti della Passione)
... Coperta di insulti e scherni presi la croce e camminai verso il Calvario. Soffrivo tutti i tormenti della Passione e il tormento
dell'inferno. Il mio calvario si svolgeva attraverso l'inferno: tra il fuoco, le disperazioni e le maledizioni, senza rassegnazione per la
perdita di Ges e sotto il peso di tutta la giustizia divina. Arrivai alla cima: il mio corpo non era corpo: era uno scheletro macchiato
di sangue, coperto di polvere e sputi. Cos fui inchiodata sulla croce: croce di tenebre, morte di tenebre, feretro e sepoltura di
tenebre.
... - Mio Ges, come pu esservi ancora nel sepolcro l'in-ferno e il peso della giustizia divina? Non abbandonarmi, o Ges; vedi
che senza di Te non resisto. In queste sofferenze la mia anima fu ferita da violente spine che, come bombe micidiali, rapidamente distrussero tutto. Scomparve
lo scheletro del mio corpo insanguinato: rimase il dolore, rimasero un cuore che soffriva tutto e occhi che ver-savano molte lacrime.
E impossibile dire la mia amarezza... Le lacrime scorrevano lungo le guance ed io le offrivo a Ges mentre pensavo: saranno
perfette le mie lacrime? Saranno lacrime dovute a colpa mia? Esaminavo la mia coscienza, la quale non mi dava segno di accusa.
Mio Dio, forse che non so esaminarmi? Solo una cosa mi pesava: il tono da me usato in alcune parole che avr forse umiliato
qualcuno? Mio Ges, Tu ben sai che non era quello il mio scopo. Una voce molto dolce mi susurr: - Procedesti bene, cos doveva
esser fatto. - ... In questo prolungato martirio, anche senza veder nulla, sentii nell'animo una nuova trasformazione: una brezza
soave cancell ogni dolore. Subito dopo apparve Mammina con Ges Bambino in braccio. L'anima mia, per un istante, vide solo
tutta la sua bellezza... Molto sorridente, il Bimbo mi tendeva le braccia tentando staccarsi da quelle di Mammina. Quasi come
volando salt tra le mie e subito si nascose nel mio cuore; Mammina spar. La sua Voce divina si fece udire dentro di me: - Mia
figlia, per ogni tuo dolore, per ogni tua virt ti data una scala: per quelle dei dolori possono salire continuamente i peccatori, per
quelle delle virt, le anime assetate di Me. Ri-para: vedi come salgono. - Le scale erano tante, tante; era molto grande il numero
delle anime che vi salivano; alcune salivano tanto rapidamente: la mia anima sorrideva al vederle... Ges continu: - Sono scale
sicure, non vi tempesta che le faccia crollare, non vi lama che le tagli, non v' fuoco che le bruci... Sono scale calamitate che
attraggono... Anche se qualche anima cade, non si stacca e ricomincia a salire... Sono colombe che ritornano alla loro colombaia...
La calamita sei tu, tu sei la colombaia, sei il palazzo di amore: l, dall'alto, diffondi l'amore sulle anime... Coraggio! Vedi quanto
valgono i tuoi dolori... - (diario, 17-8-1945).
Il pi doloroso tormento la perdita di Dio
Quando potr tralasciare di obbedire circa l'obbligo di det-tare i sentimenti della mia anima? Vorrei che essi morissero e
scomparissero in me come io sento di essere morta e scomparsa. Tutto vive, tutto canta e benedice il Signore; gli uccelli e ogni
creatura Lo lodano; eccetto io: da me non lodato, non amato. La mia vita non esiste; fu una vita perduta. Quante volte
sgorgano dalla mia anima violenti impulsi e sfo-ghi quasi disperati: Maledetta la mia vita! Meglio non fossi nata; maledetto il latte
che mi ha nutrita, e maledetti coloro che mi hanno allevata . Le fiamme dell'inferno si estendono su di me. Col tutto orribile ma
il maggiore e pi doloroso tormento la perdita di Dio. Lo potessi almeno vedere! Nonostante il peso della sua divina giustizia,
vorrei amarLo. Almeno Lo amassi qui: voglio dire che in mezzo a queste sofferenze che lacerano l'anima non perdessi la serenit
e la pace. A volte mi pare di disperare. Ma il mio Ges misericordioso mi soccorre e solleva il mio spirito;... io abbraccio la mia
croce con maggiore amore e pi fiducia. Il demonio mi dice che sono io che invento le mie lotte per aver da dettare. Mio Ges,
vorrei amarti, ma non vorrei avere da dettare... Ebbi con il demonio due attacchi violenti e di lunga durata... Il cuore mi batteva cos
forte da non poter pi resistere, il sudore mi bagnava tutta... Stavo abbracciata al mio crocifisso, lo stringevo con tutta la forza
possibile, dicendo: - O Ges, o Mammina, amarvi sempre; riparare s, peccare no, piutto-sto l'inferno. - Le mie forze non
resistevano pi: n quelle dell'anima n quelle del corpo. Venne Ges e pose termine alla lotta: - Maledetto, ma-ledetto, sia tu
maledetto ancora, maledetto nella eternit. Vieni, figlia mia, vieni, mia vittima... sono testimonio della tua riparazione: non Mi hai
offeso... - (diario, 21-8-1945).
Tu sei la fonte, Io sono l'acqua (Momenti della Passione)

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... Vedo avvicinarsi la morte e tutto il martirio che mi causer; ma sono obbligata a camminare: l'amore una forza irresistibile.
Sento nell'anima la preparazione della grande cena: la cena dell'amore e sento che sono io il cibo di quel grande ban-chetto; sento
che vado a darmi in alimento, che sono la vita delle anime. Sento, ma non sono io; so che non sono io: Ges, solo Ges. Il mio
cuore sgomento e i miei occhi gi piangono lacrime di sangue. L'amore copre e dimentica; ma gli orrori continuano. Gioved,
triste gioved! Sei tu che mi porti la morte (diario, 23-8-1945).
... Vivevo simultaneamente due stati d'animo: sentivo i tor-menti dell'inferno e quelli della Passione. Nelle sofferenze dell'inferno
sentivo il fuoco negli occhi, nella lingua, nel cervello, nelle orecchie, tutto il mio essere era incandescente; maledicevo la croce
avuta nella vita perch non ne avevo tratto profitto per salvarmi. Mentre soffrivo questo, percorrevo le strade del Calvario, tanto
oppressa dal dolore che non potevo pronunciare parola. Le lacrime dei miei occhi erano di sangue. Schiacciata sotto il peso della
croce, curva fin quasi a terra, cadevo sfinita.
Dopo l'incontro con Mammina incominciai a sentire nel mio due altri Cuori: quello di Ges e dentro di esso quello di Mammina...
Quei due Cuori soffrivano un'agonia di morte. Nessun grido n gemito era accettato dall'Eterno Padre; per-sino la consegna dello
Spirito pareva non essere accettata. Il dolore di avere offeso Ges mi accompagn sino alla fine di questa agonia... Dopo questo
prolungato martirio venne Ges: - Figlia mia... il tuo cuore una fonte inesauribile che Io feci zampillare: tu sei la fonte e Io sono
l'acqua... Voglio che vi bevano le anime che per Me sospirano, affinch si incendino del mio amore; voglio che vi bevano i
peccatori, affinch si purifichino... Sei sempre la mia sposa, la mia Alexandrina. Tu sei per il mondo e non sei del mondo... Nel
mare tempestoso della vita, nella notte tremenda di perdizione eterna, sei tu il faro, sei tu la luce dell'umanit intera. Coraggio! In te
ci sono Io. La tua notte, le tue tenebre e il tuo martirio aumenteranno, perch si avvicina il tuo cielo. Non vi sar luce capace di
illuminarti, n parole che ti pos-sano confortare davvero. Giorno per giorno sentirai sempre meno in te il mio divino amore e ti parr
quasi falsit la mia pre-senza in te. Ma ci sono sempre: confida! Se tu ti senti privata di Me e quindi condannata all'inferno, per
soccorrere le ani-me... - (diario, 24-8-1945).
Solo oggi posso parlare dei sentimenti della mia anima e con tanto sacrificio che mi pare mi vengano strappate le viscere. Arde
l'inferno dentro e fuori di me. Ho perduto Dio, ho perduto il Cielo; mia abitazione l'inferno e lo sar eterna-mente. Che orrori!
Sento che mi sono accecata ed uccisa da me stessa. Sono stata io, io sola, la causa della mia perdizio-ne eterna... Le tenebre
affogano la mia anima; acciecano gli occhi del-l'anima e del corpo; si oscurato il mondo intero. notte nel tempo e sar notte
nell'eternit. Non v' chi mi aiuta; ho perduto Ges, ho perduto gli amici; ho perduto coloro che mi amavano tanto e che io tanto
amavo. scomparso tutto; non fu un taglio, fu un fuoco che tutto distrusse. O mio Dio, mio Dio, il mio abbandono! Sono sola in
mezzo al mondo! Ho perso tutto per non possedere pi nulla. Mio Dio, credo in Te. Permetti almeno che io confidi in Te... Quanto
soffro viene da Te, da Te permesso; cos credo; ed per Te che l'accetto. Per Te e per le anime... Sento grande necessit di
castigare il mio corpo: tutta la penitenza poca: una esigenza di Ges; dovrebbe essere fatta dal mondo intero, e tutto cade su
di me: il mio corpo lo strumento di questa penitenza.
... Soffersi molto con il demonio... Tre attacchi violenti ven-nero a tormentare il mio corpo... Potei finalmente invocare i nomi di
Ges e di Mammina: chiesi che mi aiutassero in cos tremendo pericolo, affermando che non volevo peccare. Cess la lotta...
Venne il mio Ges: Confida, che non ti abbandono, che sto in te. - ... Non posso pi resistere alle nostalgie della alimentazione.
Non posso pi resistere ai desideri che mi sia ridato il mio padre spirituale. Non sopporto pi le ansie di dare Ges alle anime e le
anime a Ges. Ho sete e questa sete di Ges. Voglio saziarla e non posso: soltanto un mondo di amore lo pu saziare, ed io non
lo posseggo... (diario, 30-8-1945).
O inferno, inferno! (Momenti della Passione)
Cosa sono io? L'insetto pi vile, lo straccio pi immondo e inutile.
Mi sono perduta, mi sono perduta! La mia vita inferno, il mio letto inferno, la mia morte inferno, la mia eternit inferno. Mi
sento bruciare in esso, tormentata in tutti i sensi dal demonio. Che antri spaventosi! Odori nauseanti tormen-tano perfino l'anima!
E la perdita di Dio! Non pi vedere quella Perfezione che affascina cielo e terra! E perderla per sempre! Solamente la sua Potenza,
solamente la sua Giustizia sono presenti anche nell'inferno e mi annientano. E la mia rivolta contro di esse disperata. Non ho
parole che mi soddisfino per poter ma-ledire tutto... Sento, molto frequentemente, che un Cuore dentro al mio ferito, pugnalato:
so che il Cuore del mio Ges. Questo mi tormenta tanto! Come si pu aver l'ospite pi amato dentro di s e avere il coraggio: di
trattarlo in questo modo? Coprirlo di spine, farlo sanguinare?
Queste spine... dal Cuore di Ges penetrano nel mio e lo trasformano in una massa di sangue. E cos resta questo dolore unito in
un solo cuore. Il Cielo scende e presso di me si apre un vulcano di fuoco: scende come bomba distruggitrice che incendia tutto. E
la giu-stizia dell'Eterno Padre, che non pu sopportare di vedere Suo Figlio cos ferito.

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Ho paura perch sono sola; mi hanno abbandonata: mi odiano i nemici e gli amici mi abbandonano... Il calice della mia amarezza,
nella notte silenziosa dell'Orto offerto all'Eterno Padre, mentre, incuranti, gli amati del mio cuore dormono. Io soffro, Ges
soffre... O passione, o dolore e amore di Ges che non siete conosciuti!... (diario, 6-9-1945). Che paura di Ges, che pena per
Ges, che nostalgia di Ges! Paura perch sento avvicinarsi la morte e temo nel do-vergli dare i conti; sento di offenderlo e pena
di vederlo offeso; nostalgia di vederlo e goderlo eternamente... Soffro nel sof-frire e soffro sorridendo... Continuai a vedere Ges
camminare con la croce sulle spalle; con quale compassione Lo contemplai!... Ad ogni mo-mento Ges cadeva, ma questa volta
cadeva in me, perch il cammino del Calvario ero io stessa. Quando asciugarono il suo Volto Santissimo, lo lasci im-presso in
modo tanto vivo; io sentivo che quel Volto, quel ritratto senza pari, doveva essere contemplato sino alla fine del mondo.
Avesse il mio cuore la generosit di quella donna che si avvicin a Ges! Fu grande la ricompensa che da Lui ricevette. Stavo sul
Calvario, nell'agonia della croce e mi sentivo an-che nell'inferno con demoni e fiamme su di me. Le fiamme salivano, ma non
consumavano n distruggevano la croce su cui ero inchiodata; non facevano scomparire le sofferenze della Passione; anzi
facevano splendere la Croce...
Continuai a restare in croce in un abbandono irresistibile... Vengo, figlia mia,... vengo con sete; lasciami bere al tuo cuore... bere al
tuo cuore perch nel mondo non posso bere. Vado di cuore in cuore chiedendo di entrare, come in grembo a mia Madre andai di
casa in casa per la citt di Be-tlemme; quasi nessun cuore, come allora, mi vuole accettare. In te lo sazio la mia sete... - (diario, 79-1945).
Una lettera a Mammina
Vengo ai tuoi piedi umiliata, confusa e pentita. E perch vengo? A salutarti, a felicitarmi con Te nella festa della tua Nativit. Tu
sei benedetta, Tu sei pura, sei bella, sei santissima! Benedetto sia Colui che Ti ha creata! Benedetta sia l'ora in cui sei venuta al
mondo! Senza di Te non avrei Ges! Mammina, vorrei avere una infinit di anime da offrirti, di cuori per amarti, di lingue per lodarti!
E non ho nulla! Il mio corpo non possiede quell'anima, quel cuore, quella lin-gua degni di esserti offerti. Che povert, che miseria!
Mammina, accetta la mia offerta, non respingerla: come prova del mio amore Ti do la mia verginit, la mia purezza, il mio corpo,
interamente.
Sono tua in tutto e per sempre. E per consolarti di pi e meglio, per riparare le ingiurie fatte al tuo Cuore immacolato, Ti offro il Tuo
e mio Ges nella Comunione di oggi e le sofferenze di questo giorno, insieme ai fiori creati dal loro Autore. Mammina, non ho altro
da darti, non so pi cosa offrirti. Sono la tua figlia pi povera e indegna.
Conservami per Ges. Dammi il tuo amore.
Sar questa l'ultima lettera che Ti scrivo? Fra un anno sar gi in cielo? Non pensavo di essere ancora sulla terra. Ma spero tra
poco di venire a lodare Te e Ges eternamente. Mammina, accetta l'amore, le felicitazioni di coloro che mi sono cari. Conservali
tutti nel Tuo Cuore e in quello di Ges. Difendi anche il mondo intero.
Baci e saluti dalla tua povera figlia e da coloro che sono cari al mio cuore... (8-9-1945).
Nel giorno di Mammina mi sono sforzata assai per con-solarla e provarle il mio amore, senza riuscirvi. Ho scritto di mio pugno
quanto avevo nel cuore... Ho fatto collocare la let-tera ai piedi della statuetta con un mazzo di fiori: mi sono mostrata gioiosa ed
entusiasta, ma dentro di me tutto era morte; mi pareva di ingannare e mentire a me stessa. Nel raccomandarle nuovamente
quanto Le dicevo nella let-tera, sentivo come se non Le fosse gradito e lo respingesse. Da allora sono rimasta come se la mia vita
vagasse tra cielo e terra: non sono del mondo, non sono del cielo... (dia-rio, 11-9-1945).
Ridurr i Miei colloqui, ma resto in te come mai (Momenti della Passione)
... - Non temere il peso della croce: venga ci che deve venire; ti ferisca ci che ti deve ferire; vincerai con Me. La barchetta
avanzer sicura nel mare, anche se la tempesta la insidier da ogni parte. La mia divina causa vince. - Sentivo come se io fossi
una barchetta che andava tra le onde alte di impetuose tempeste. Non ne era scossa, non affon-dava, non temeva, perch in essa
vi era Ges. - Figlia mia, ridurr i miei colloqui e la loro durata... Il mio amore e la mia divina Luce saranno in te come il sole che
filtra fra le nubi e a mala pena riesce ad illuminare e a riscaldare. Tutto corre verso la fine: persino le meraviglie che opero in te e
gli effetti sensibili del mio amore. Abbi coraggio! Pi che non mai tu Mi ami e pi che non mai Io sono in te. Ora mi dono a te
nell'Eucarestia. Come prova che sei la mia vera crocifissa, ti prometto di non lasciarti alcun venerd senza la Comunione: l'avrai
per mezzo dei miei discepoli, o degli angeli oppure da Me stesso, come sto per fare ora. - Ges prese nelle Sue santissime mani
un'Ostia e disse: - Corpus Domini Jesu Christi... Sono la tua vita, il tuo alimento. Credi che sono Io? Chiedimi ci che vuoi. - Credo,
perch credo nella Tua parola... - Mi fece gustare una gran pace. - Ges, Ti chiedo di essere santa, come Tu lo vuoi, se lo vuoi.. (diario, 14-9-1945).

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... Grazie per quanto ha fatto per me e per i miei. Sol-tanto Ges la pu ricompensare.
Perdoni il mio silenzio; le mie poche energie non mi con-sentono di pi; se non fosse per la mia forza di volont, non farei nulla. Le
sofferenze del corpo e dell'anima sono talvolta insop-portabili; quanto si soffre, padre mio! Il mondo non lo com-prende. Io non vivo
se non per soffrire, e, tante volte, mi pare di vivere solo per peccare...
Muoio nell'abbandono, nelle tenebre, senza amore per Ges, e quasi sempre tormentata dal demonio che tanto fa perch io
offenda Ges. Preghi, padre mio, e faccia pregare per me Ges e Mam-mina perch abbia la forza di resistere a tutto. Sono
soltanto mise-ria, ma non voglio davvero peccare, n macchiare la mia anima.
Il giorno 11 mi sono unita alla festa dei novizi. Li ho racchiusi tutti nel Cuore divino di Ges e per tutti ho chiesto amore. Non
potendo scrivere a tutti, non scrivo a nessuno, ma possono star certi che Ges contento di loro, se non Lo offendono, se Lo
amano e fanno la Sua divina volont... (lettera a d. Umberto, 15-9-1945).
Sono pazza di vergogna e di amore (Momenti della Passione)
Passai la notte triste, ma in unione con Ges... Uscii dalla prigione... Sentivo in me Ges che, pazzo di amore, camminava tra una
moltitudine, preoccupato soltanto di dare a tutti il cielo: solo l'amore di un Dio poteva affron-tare cos grande martirio... Lo vidi
cadere; vidi il Suo santis-simo Volto contuso, ferito, con sguardo di compassione e pro-fonda tristezza. Quali sguardi dolci che
invitano e attirano le anime! Io non potevo resistere a quell'invito di Ges; non sopportavo quel dolore, stavo per svenire. Lo vidi
molto chia-ramente: croce sulle spalle, un ginocchio a terra e l'altro alzato mentre faceva un grande sforzo per rialzarsi. Dietro di
Lui camminava una donna; non ne ho veduto il volto, ma solo la folta capigliatura sciolta... Quando, giunta al Calvario, mi tolsero le
vesti, brandelli di carne vi rimasero incollate. I dolori dei nervi, o non so di che, furono tali che si ripercossero nel cuore a tal punto
che mi lasciarono senza respiro e quasi senza vita. La mia lingua ferita era tanto gonfia che mi pareva non poterla contenere nella
bocca. Il mio volto non era volto: sentivo che non aveva forma umana... (diario, 21-9-1945).
Tornai a ricevere Ges Eucaristico. Dove scese mai! Nella cecit del mio spirito, nelle tenebre orribili, nel mare immenso e
spaventoso di corruzione... Questo mare, lo sento in me e, allo stesso tempo, separato da me: mi causa orrore e non mi
appartiene. Non posso permettere che Ges vi scenda e non so come fare. Egli si lascia trasportare e va a ferirsi in questo fango
tanto avvelenato: immondizia che ha spine le quali feriscono e lo fanno sanguinare. Vorrei impedire che Ges si posi in esse e
non riesco. Sono pazza di vergogna e pazza di amore: di vergogna nel sentirmi in quello stato, di amore che va in cerca di tutti i
mezzi possibili per impedire che Ges si posi su ci che tanto Lo ferisce.
Ma questa mia pazzia di amore si avvolge nella notte te-nebrosa del mio spirito...
Il mio povero spirito, rifiutato dal cielo e dalla terra, vaga in una regione che non vide mai luce. Va come l'uccello che, senza
tregua, batte le ali, giorno e notte, e non riesce a ripo-sare: se sale, non trova via d'uscita; se scende e si immerge, non la trova
ugualmente; non c' cammino per cui io possa uscire dalle tenebre. Il cuore e l'anima tremano e piangono sgomenti. Che orrore,
mio Dio, che disperazione in me! Ma sono disperazioni che mi permettono di restare calma e serena. la Tua volont di-vina, o
Ges, e io l'accetto. Quante volte sento bere avidamente nel mio cuore fino alla stanchezza! Chi beve lo fa con molta dolcezza, lo
fa con tanto gusto ma non mai sazio. Io pure non mi sazio; non vi nulla che mi soddisfi e consoli. Per quanto soffra, nulla soffro
e nulla ho da offrire per consolare Ges. E le mie anime muoiono di fame; voglio sal-varle; non posso vederle morire... (diario, 249-1945).
Anniversario della mia prima crocifissione
.. Come stata dura la nostra prova! Come si pu resi-stere a tanto? Se per la gloria di Dio e per il bene delle anime, sia
benedetta! Gli uomini ci hanno separato, ma Ges no. Creda, mio buon padre, fu grande e doloroso questo penare, ma la sento
molto intimamente unita nel cuore e nell'anima. Quanto Ges unisce gli uomini non possono separare. Nella nostra lontananza e
nel nostro silenzio si sono raddoppiate le preghiere; e lei sempre nel luogo ove Ges l'ha collocata: il primo posto nel mio cuore.
Ges non ingrato, e soltanto Lui sa quanto le devo, sa quanto lei mi ha insegnato ad amarlo. un peccato che le cose di Ges
siano cos mal comprese. Non ho parole per dire quanto ho sofferto e fatto soffrire, anche se involontariamente, coloro che mi
attorniano. Per quan-to volessi nascondere il mio dolore, non ho avuto forze per fare di pi. Padre mio, sono stata quasi
abbandonata, con le sole bri-ciole che le anime sante mi vogliono dare. Ma queste stesse briciole me le hanno nuovamente tolte,
lasciandomi sola, senza luce, senza conforto, senza niente. Povera me, se non ci fosse il mio medico! Quante ore per infondermi
coraggio e fiducia! Ma, padre mio, ora non ne posso pi. Ges la porti qui in fretta per guidare l'anima mia a Lui e a Mammina,
perch io possa andare a riposare nella mia Patria. Ho iniziato questa mia il giorno 24 per terminarla il 3 ot-tobre. Che triste data!
Sette anni fa, la mia prima crocifissione! Se Ges mi avesse mostrato subito tutto, sarei morta di paura. Quante sofferenze mi ha
procurato la prima crocifissione! Che vita cos mal compresa! Ma che amore e follia di Ges per la mia anima! S, io voglio soffrire
tutto per amore di Ges e delle anime! Prego per coloro che mi hanno fatta soffrire: non voglio male a nessuno; voglio vedere tutti
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in cielo. Padre mio, questa lettera rimane qui ad attenderla. Non voglio disobbedire mai. Ges degno del nostro sacrificio...
(lettera a p. Pinho, 24-9-1945).
... Senza volerlo vidi la mia vita di grande sofferenza: mi si present tutto dalla data della mia prima crocifissione, av-venuta sette
anni fa; ho rivissuto ogni ora, ogni momento. Ho risentito gli spaventi, gli sgomenti di quelle ore amare; ho provato l'afflizione che il
mio direttore in questa occasione ha sofferto presso di me; ho sentito le lacrime che i miei, ter-rorizzati, hanno versato. Se Ges mi
avesse mostrato tutto, la morte avrebbe vinto; senza un miracolo sarei morta. E ho sofferto tutto questo in una grande cecit di
spirito. Il demonio ne approfitt per i suoi fini... A notte alta, men-tre era grande la mia agonia del corpo e dell'anima, venne Ges;
con un gesto della Sua mano santissima fece cessare la lotta infernale: - Vattene, non vinci; la vittoria della mia vittima... Figlia
mia, vengo ad assicurarti che non hai peccato; sono Io che voglio questa grande riparazione: la posso chiedere soltanto ad un
cuore puro. Vengo a sollevarti dalla tua sfini-tezza, ad alleggerire il peso della tua croce... Tu sei un tesoro per i peccatori. Guai a
loro senza la tua dolorosa crocifissione! Dopo questa lotta, non potevo lasciarti in cos grande pro-strazione e non potevo lasciar
trascorrere le ultime ore del-l'anniversario del felice giorno in cui ti ho crocifissa per la prima volta [senza venire]; abbi fiducia!... La
tua crocifissione la pi reale e la pi assomigliante alla mia. Quanto ti amo e quanto amo le anime! Faccio tutto per loro. Ritorna
alle tue tenebre, riprendi la tua croce, portala con-tenta per amore. - Le parole di Ges sono state per me come una brezza che
passa, una luce che sparisce. La mia croce!... (diario, 4-10-1945).
O santa obbedienza che tutto puoi!
... Non ho proprio forza n disposizione per nulla, pro-prio per nulla. Ges e Mammina abbiano compassione di me. Non so dire
la sofferenza della mia anima: impossibile de-scriverla. Ho paura di lei e di tutti gli amici. Non so dove fuggire, n dove
nascondermi. Che cosa sar di me? Sono diventata cieca [spiritualmente]; la mia cecit completa. Quanto costa vivere cos!
Appare soltanto la mia miseria, il mio nulla, e tanto chiaramente che mi causa dolore. Preghi per me, mio buon padre, e chieda a
tutti di codesta santa casa che si faccia lo stesso. ... Ho fiducia in Ges, ma il mio stato di salute molte volte mi fa cadere nella
desolazione. Se necessario, Deolinda pu venire ad Oporto, ma gli orari dei treni sono scomodi, a meno che faccia la linea di
Pvoa; non sa dove sia la vostra casa; ella dovr avere la bont di farcelo sapere. Mio Dio, tanti sacrifici e fatiche per causa mia!
... Ha bisogno di venire da me? Ho tanta paura! Sono sazia di domande! Se non fosse per amore di Ges e potessi sfuggire a tutti,
lo farei.
Vuole obbligarmi a scrivere sempre? Io non ne posso pi! Porto questa croce trascinandola, ma non come chi la vuol portare a
destinazione: di malavoglia e per obbligo, che la trascino. O santa obbedienza che tutto puoi!... (lettera a d. Umberto, 11-101945).
La Mammina dei dolori - O se i cuori comprendessero!
(Momenti della Passione)
Allo spuntare del giorno uscii dalla prigione... Il ricordo di quella prigione e dell'amore di Ges mi spingeva a cam-minare... Mi
venne presto incontro la Mammina dei dolori . Fu necessario che Ges mi infondesse la sua forza perch io po-tessi guardarla,
tanto era addolorata e potessi in pi sopportare il dolore che Ella sentiva per me. Seguiva i miei passi di strada in strada, o, meglio,
seguiva i passi di Ges che era in me, carico della croce. Gli occhi dell'anima, gli occhi che possedevano gli sguardi di Ges La
vedevano venire dietro di me, piangente e con il cuore attraversato da molte frecce. Che dolore, il Suo! Dolore che nessuna
creatura sarebbe ca-pace di sopportare: non potere avvicinarsi a Ges e rialzarlo nelle sue cadute! Avrebbe voluto baciarlo, pulirlo,
lavargli le ferite con le sue lacrime. Tutto questo la mia anima vide ed il mio cuore sent. la scena pi dolorosa che il mondo
possa osservare... Sul Calvario fui sollecitata alla fretta con spintoni bruschi. Gli occhi non potevano aprirsi per il sangue, ma
anche la ver-gogna mi obbligava a tenerli chiusi: essere spogliata in pub-blico! Sentii subito che Mammina, con il suo manto,
voleva coprire Ges che era in me; siccome non le fu consentito, le frecce che le trafiggevano il cuore la ferirono maggiormente. Io
ero fissata sulla croce e la croce sul Calvario. Sentivo in me due vite, o due nature: una che non resisteva a tanto dolore, l'altra che
tutto vinceva... Quando Ges venne mi disse: - Il Calvario e la croce sono la moneta del pi alto valore per comperare le anime.
Dammi anime!... Mi consolo, uccellino bianco e puro, nel ve-derti battere le ali in cerca di nuova vita. Tu voli, voli, uccel-lino
celeste, senza stancarti, senza fermarti e non incontri o - ignori la vita che desideri: la vita che vivi, vita che non comprendi e ti
prepara la vera vita, la Patria celeste. Soltanto l comprenderai la vita che ora ti faccio vivere...
Quanto dolore ti aspetta nell'ultima fase della vita! Ma che morte di amore! Che grande gloria e potere sulle anime ti aspettano
nella Patria celeste!... - (diario, 12-10-1945).
Non so soffrire, non so vivere questa vita che Ges mi d. Non riesco a capire come, vivendo giorno e notte unita il pi possibile a
Ges, arrivi alla fine della giornata, arrivi alla fine della notte a mani vuote, in una morte totale di tutte le cose. Arrivo alla fine del
giorno e della notte come se non vivessi e non mi ricordassi di Ges: senza fare nulla per Lui, per il prossimo, per le anime. Che
vita triste, sebbene mi mostri lieta! Mi pare di ingannare me stessa e gli altri. cambiato lo scenario delle mie tenebre: sinora
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penetravo e camminavo in esse, ma sempre su terreno duro. Adesso in-vece sono mari infiniti di tenebre senza fondo ed io non so
nuotare. Voglia o no, mi sprofondo in esse, ma devo avanzare sempre. Vado, immergendomi come un pesce che non pu nuotare,
come uccello che non vola e deve cadere al suolo. Cammino in questa orribile oscurit di spirito come bam-bina timida che non
pu n sa inoltrarsi... (diario, 16-10-1945). Lasciai cadere dalle spalle la mia croce e io pure caddi sfinita, incapace di rialzarmi. E
non ho il coraggio di alzare gli occhi al cielo. Ma a che servirebbe se non vedo? Si ac-cecato il mio spirito e sento come se
fossero accecati anche gli occhi del corpo. La mia cecit vede solo morte e miseria in tutta l'umanit. E tutta questa umanit la
vedo rappresentata dentro di me: mi sgomenta il guardarla. Il mio cuore sente l'eco fragorosa di tuoni distruttori... e gli occhi
dell'anima vedono il lampeggiare accecante tra nuvole nere... giustizia, giustizia divina! Ges viene, afflitto, nel mio cuore;
prende da esso un ca-lice amaro, lo trasforma, lo unisce al Suo e lo offre all'Eterno Padre. Ma Egli non lo vuole accettare... Che
amarezza, quel-la di Ges! Povera me! Tutto questo mi porta alla costerna-zione. Ges vuole soccorrere il mondo e non pu... Mio
Dio, che posso fare per questa povera umanit? Il mio corpo come il lino nella cardatrice: dilacerato. La mia cardatrice
formata da spine, ma dalla sofferenza che mi causa non nasce nulla di utile; eppure in me, posso dirlo, vi sono soltanto dolori,
talvolta insopportabili.
Se Ges non si affretta a porre termine ai miei giorni, io, da sola, non resisto a questo martirio; non riesco a superare tanta
oscurit... Ed attraverso tale oscurit che oggi devo giungere al-l'Orto. Gi lo vedo, per me; lo vedo perch dolore e
ama-rezza; la mia oscurit mi lascia vedere soltanto tutto ci che- dolore. Dietro di me vi la citt, citt di crudelt e di
ingrati-tudini; davanti, l'Orto; di fianco, il Calvario su cui devo dare la mia vita. O Orto pieno di agonia, di tristezza! O grotta dove
vado a pregare! O suolo su cui vado a prostrarmi! L'anima tutto vede, tutto sente... Oh, quali sofferenze nell'Orto! Il mon-do non le
conosce; non sa quanto vi ha sofferto Ges. Ma io, Lo sento soffrire in me. in me che la sua sacra Passione si rinnova... Vorrei
poter riprodurre in un quadro le sofferenze di Ges che sento nella mia anima e poterle stampare in tutti i cuori perch le
sentissero e comprendessero e non peccassero pi... (diario, 18-10-1945).
Spoglia di tutto... Ges, non resisto! (Momenti della Passione)
... Ges mi disse: - Riposa qui un poco, mia colomba, amata, per riprendere poi la tua sofferenza senza pari, per por-tare fino alla
meta la tua croce. Riposa senza le mie conso-lazioni. Va' poi a chiedere al mondo orazioni e penitenza. - Ho riposato, vicino a
Ges, come chi stanco si rif al-l'ombra di un albero. Non sentivo n gioia n dolore: era come colui che dorme. Dopo alcuni minuti
mi sentii senza Ges; mi riavvolse il dolore...
Fino al termine di questa giornata, sia nelle piccole che nelle evenienze pi importanti... tutto fu tristezza profonda e un continuo
navigare nella mia oscurit. Sia benedetto Ges: sono la Sua vittima (diario, 19-10-1945).
... Sento forti tentazioni contro la fede. A volte mi pare di non credere alla vita di Ges, alle sue cose, grandezze, mera-viglie e
prodigi. Mi pare che nulla sia vero... Mi pare di non essere nel mondo, di esserne scomparsa completamente; vi rimasto solo il
mio dolore, la mia oscurit, la mia miseria, con un senso di vergogna senza limiti.
Ho paura di vedere vicino a me coloro che mi sono cari; potessi nascondermi da tutti!
notte, per me non mai giorno; non potr pi avere nel mondo un momento di gioia.
Perdonami, o Ges, i miei sfoghi. Sono felice di soffrire per tuo amore, senza sentirlo... (diario, 23-10-1945).
Fuori dal cielo, fuori dal mondo, sono vissuta in una regione sconosciuta; ma anche l, spoglia di tutto, vergognosa e confusa. La
mia anima vorrebbe gridare, ma quelle grida che si sprigionano in me sono grida disperate: - Ges, non resisto! Abbi piet di me!
Chi mi soccorre in cos grande dolore? Ho paura e sete di Te! Ho vergogna, ma ansie ardenti di posse-derti eternamente. Non
posso stare qui di pi. O cielo, quando verr il cielo?
Voglio venire, Ges, voglio volare, ma temo di comparire a darti i miei conti. Vedo su di me un mondo di miserie di cui io debbo
rispondere. Non posso camminare. Non so nuo-tare; affogo nelle mie tenebre... Sento i gemiti dell'inferno, mi sento coinvolta in
essi, O Ges, perderti per sempre! Per anche l vorrei vederti, abbracciarti, e non posso! Che disperazione! Sento che si avvicina
la vera morte, che voglio chiamare vita. Spade di fuoco, spade di amore vengono a darmi il taglio definitivo. Sono spade che
vengono da Ges; questo amore viene da Lui; quell'ultimo momento sar di amore... (diario, 25-10-1945).
Questa notte si unirono due orti; non me lo aspettavo. Mi pareva che quello permesso da Ges potesse bastare, invece se ne
aggiunse un altro da parte delle creature. Come posso resistere a tanta sofferenza? Ma non sono io che resisto; Lui in me; e
questo basta ad aumentare la mia croce: non posso sopportare che Ges soffra; vorrei che vincesse in me, e non soffrisse... Fin
da questa mattina presi la croce... il mio corpo si sen-tiva tanto sfinito come non avesse pi una goccia di sangue... La forza per
resistere, la vita che vivevo, erano forza e vita di Ges... Sempre in croce, in tanto abbandono e oscurit, sentii e vidi con gli occhi

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dell'anima una nube dalla quale uscivano strumenti di supplizio... Tutto si scaricava sopra di me: era spaventoso!... Venne Ges: Figlia mia... Gli strumenti di supplizio che hai visto sono per il mondo se non si converte... - O mio Ges, allora il mondo non si salver? Non val-gono a nulla le mie sofferenze? Che posso fare di pi? - Sta' tranquilla,
figliolina. Se il mondo non si pu vin-cere con l'amore, si deve salvarlo col dolore e il terrore dei supplizi. Abbi coraggio!...
Penitenza, penitenza! Preghiere, pre-ghiere!... La madre che d la vita ai suoi figlioli, la d attraverso il dolore; tu, che io scelsi
madre dell'umanit, attraverso il dolore ineguagliabile che la salverai... ... Le spade di amore che hai sentito ferirti sono simbolo
del tuo distacco dalla terra: sar quell'amore che ti strapper verso il cielo, anche se in quel momento la tua cecit non ti
consentir di vederlo n di sentirlo... - ... (diario, 26-10-1945).
Pi di cos non puoi amarmi (Momenti della Passione)
... Vorrei fuggire allo sguardo di tutta la gente, amici e nemici, se ne ho, ma pi ancora degli amici... I miei sorrisi sono forzati,
persino ingannatori: escono forzati dai dolori pi atroci e dalle tenebre pi profonde... Mammina cara, come re-sistere senza l'aiuto
del cielo? Esso si chiuso, si nascosto in modo tale che gli sguardi ed i sorrisi Tuoi e di Ges non giungono fin qui. morto il
cielo, morto Ges, morta Mammina, morto tutto ci che vita, tutto ci che amore. Solo le iniquit mi ricoprono, solo la morte
spaventosa esiste con il dolore, lasciatemi dire, col dolore insopportabile... Oggi, subito dopo la Comunione, cominciai ad aprire il
mio cuore a Ges, non con il fine di avere risposta, ma per sfogare il mio dolore... Dopo avergli detto che la mia vita mi pareva solo
inganno e che io non volevo ingannare n me n altri, per provargli la mia fiducia in Lui, gli dissi: - Ti giuro, Ti giuro, mio Ges, che
confido in Te. - Egli mi rispose: - Confida, figlia mia: questo basta; nulla di pi necessario... Confida, non aspettare una vita
diversa... Tutta la sofferenza che ti verr per tenerti sempre salda nello stesso amore, non per aumentarlo, perch pi di cos non
puoi amarmi... - (diario, 29-10-1945).
... Confido nella bont del mio Signore, nella misericordia di Ges! Prima di rendere conto a Dio, nei miei ultimi momenti, vorrei
poter dire al mondo: - Muoio per tuo amore, perch sei figlio di Ges! Muoio per darti la vita... Cesserai di calun-niarmi, di
abbandonarmi, di perseguitarmi? Ti sei saziato di ferire il mio cuore? Anche cos giuro che ti amo, giuro che vado da Ges a
intercedere per te, che ti voglio dove voglio essere io. Amo quelli che mi amano. Amo i giusti e i peccatori. Amo quelli che mi
feriscono perch vedo in tutti Ges e amo tutti per amore di Ges. O mondo, addio. Non essere pi ingrato; non peccare pi! Vado
a Ges, ma continuo a vegliare su di te... (diario, 1-11-1945). ... Durante la notte vidi il grande ingrato che os schiaf-feggiare
Ges; vidi il rancore con cui Gli diede lo schiaffo... Era alto, magro, bruno, di cattivo aspetto. Ges ricevette lo schiaffo con la
maggior serenit e mansuetudine. Nel periodo in cui soffrivo la Passione fisica sentivo molte volte quello schiaffo sul mio volto, ma
non avevo mai veduto chi glielo dava, con quel volto tanto arcigno... Durante il cammino lungo il Calvario sentii che Ges gir il
capo per fissare Qualcuno: era Mammina. In tutto il tragitto sentii come se Ges avesse sempre il volto girato da un lato e gli occhi
fissi in Lei e fosse a Lei legato anima e cuore. Quanto mi cost questo! Che dolore indicibile!
Gi sulla croce, sentii che Ges avrebbe voluto staccarne le braccia per mostrare al mondo il suo divin Cuore e dirgli: - Prima
ancora che sia aperto dalla lancia, aperto dall'a-more per accoglierti. - Ges dimenticava tutta l'ingratitudine, discolpandoci
pres-so il Suo Eterno Padre... Che agonia! In tanto abbandono Ges doveva render conto per tutta l'umanit... Sentivo che il peso
della giustizia divina si scaricava sulla croce, su di me e su Ges: schiacciava tutto... Dentro di me Ges stava per spi-rare: solo di
tanto in tanto sentivo la Sua respirazione. ... Ges cominci a parlarmi: - Vengo, figlia mia, a darti la vita: soltanto cos potrai
vivere. E perch tu viva lo opero prodigi: ti do gocce del mio Sangue; con esso che vivi. Faccio questa trasformazione sacra,
divina: trasformare Me in te, tra-sformare te in Me... Questo sangue manna che preparo alle anime, manna che viene dal Cielo;
distribuiscila al mondo. sangue di purezza, sangue che rigenera: sangue di Cristo e della sua sposa e vergine. Studino, studino i
dottori della Chiesa, studino i saggi; lo ripeto: studino i dottori e i cultori delle scienze divine, le meraviglie, i prodigi che opero nella
tua anima... - ... Mentre Egli diceva le meraviglie, i prodigi che opero in te , sorrideva e mi fece comprendere la grande
ricchezza, il valore del suo Sangue divino... Appresi che era grande come Dio ci che da Lui ricevevo. - Mio Ges, come sono
piccola, davanti alla Tua grandezza! Vorrei dirti tante cose ma non so parlarti. - Tu parli, figlia mia, con i tuoi desideri: il tuo silenzio
Mi dice tutto. Di mano in mano saprai dirmi sempre di meno. Abbi coraggio! Tutto passa, tutto muta, solo Io no... (diario, 2-111945).
Mendicare dalle anime amore per Ges
Ricevetti Ges nella Comunione... Mi fece subito sentire la Sua unione e la Sua presenza reale nella mia anima... Dopo alcuni
minuti disse: - Figlia mia... non pu naufragare la barchetta della quale Ges timone e pilota. Coraggio, co-raggio, sempre salda
e fiduciosa!... - Ges mi parl di alcune anime della mia famiglia, mi co-munic che Lo offendono molto ma mi promise di salvarle.
Mi chiese di sopportare per loro tre assalti del demonio; inoltre di riparare per le famiglie e per alcune persone della parroc-chia e
di fuori: uomini e donne di et gi avanzata. Ri-para, ripara per loro. - ... Vorrei lanciarmi tra le fiere per essere da loro divo-rata;
vorrei strapparmi il cuore per farlo calpestare da tutte le creature; infine vorrei soffrire tutto pur di non vederti fe-rito e di salvare le
anime. - Rallegrati della tua sofferenza, figlia mia, perch con essa si possono salvare. E ora di' al caro padre spirituale [p. Pinho]

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che gli uomini non vincono... Che non soltanto lui ferito; lo sono Io pure per il modo con cui si comportano. Con la sua sofferenza
innocente egli arreca grande vantaggio alle anime...... - ... (diario, 3-11-1945).
... Soffro per la presenza di anime che battono strade errate: quanto soffre Ges! Anche se mi costa la loro presenza, voglio
consolarle e legarle al Suo divin Cuore. Ma non so e non vedo come fare. Non ho chi mi insegni e mi dia luce: mi rubano tutto;
resto sola. Ho il mio santo medico, ma sento come se non l'avessi: egli mi dice parole di conforto, e tal-volta mi pare di non udirlo
n vederlo. - Ges, ricompensalo per quanto ha fatto per me ... - ... (diario, 6-11-1945).
Non posso parlare: mi mancano le forze. Confido e temo... Ho detto molte volte a Ges: - Voglio darti il mio san-gue fino all'ultima
goccia, per Tuo amore e per soccorrere i peccatori, come Tu lo hai dato per me. - Non pensavo che Ges prendesse le cose tanto
alla lettera. Soltanto ieri mi ricordai della mia offerta, sentendomi senza sangue e senza vita... ... Io devo aver fiducia in Ges che
mi perdoni gli sco-raggiamenti che talvolta forse Gli dispiacciono; infatti in alcuni momenti ho la sensazione di essere pentita delle
mie offerte e del mio dono totale a Lui. Ma non questo il vero senti-mento della mia anima: io sono e voglio essere sempre di
Ges e delle anime...
Povera me, se non confido in Te, o Ges! O Cielo, se a te non ricorro, chi potr aiutarmi? Dalle creature non aspetto nulla; mi pare
anzi di aborrirle, anche quelle che pi amavo; ho l'impressione di disprezzarle e di esserne disprezzata. Sono sola... Ho perduto
tutto perch non ho un cuore capace di amare, di soffrire. Non sono utile n per il cielo n per la terra... Ah! Se io sapessi
mendicare amore e in tanta oscurit lo potessi, non farei altro che mendicare dalle anime amore per Ges... (diario, 8-11-1945).
Avrai i doni dello Spirito Santo (Momenti della Passione)
... Il mio cuore camminava in un intrico di spine; in mezzo ad esse dovevo dare la vita con una grande prova d'amore. Il cuore non
era mio: era di Ges; a me nulla apparteneva, se non un fragile involucro. In tutto il percorso del Calvario il mio corpo ricevette
colpi innumerabili. Appena giunta alla cima si riprodusse in me il vero e do-loroso Calvario. Cuori afflittissimi circondavano la croce.
Ma quello di Mammina era ben diverso dagli altri: neppure tutti i dolori, uniti insieme, si potevano paragonare al suo. Fra nubi
oscure di morte irruppe Ges, apparve rifulgendo con splendore massimo; vinse tutto, su tutto trionf. Ma io non Lo accompagnai
in quella vittoria, in quel trion-fo, in quella luce; rimasi sempre nel mio dolore amaro. Egli and, immerso nel gaudio della luce
trionfale, ma continu a rimanere in me: unito a me e trasformato in me, soffriva. Vorrei saper parlare di questa separazione circa il
gaudio ed allo stesso tempo della unione dolorosa nel mio corpo, ma non sono capace. Posso dire soltanto che l'agonia continu:
il san-gue scorreva dalle mie piaghe e le tenebre restavano ad acce-care tutto il mio spirito. Continuava il mio grido senza che il
Padre acconsentisse a confortarmi. Gridavo pi forte per essere udita, ma ci au-mentava soltanto la mia agonia. Stavo per
morire. Venne Ges: - La mia pace con te, figlia mia... Vegliai sempre su di te e continuo a vegliare sino alla fine. Fatti coraggio!
Mancava ancora che tu assomigliassi a me in questo: an-ch'Io ebbi timore della sofferenza e della morte. Fu lo sgo-mento che
nell'Orto mi fece sudar sangue. Sei la vittima che pi assomiglia a Cristo. La perdita del tuo sangue una cro-cifissione continua:
un nuovo mezzo di riscatto... Basterebbe questo, non sarebbe necessario altro perch gli uomini com-prendessero la mia potenza
divina nella tua anima. E la pi grande delle mie meraviglie... Figlia mia, i giorni, le ore che stanno trascorrendo sono di grande
pericolo per l'umanit. Chiedi preghiere, penitenza e riparazione. In fretta! ancora tempo... - - ... Perdonala, Ges e immola
sempre me. - Vieni, innamorata delle anime... Avrai i doni dello Spi-rito Santo: la Sua Luce divina per vedere e comprendere tutto
negli altri, la Sua forza per tutto sopportare e vincere. Coraggio!... Ti do una trasfusione di sangue: altre tre gocce, ma pi piccole:
cos andr diminuendo sino alla fine... Un miracolo per tenerti in vita... - ... (diario, 9-11-1945).
L'aumento delle mie sofferenze fisiche aggrav quelle mo-rali... L'Orto di ieri, il Calvario di oggi... In questa agonia mi venne
incontro Ges: - Mia figlia, quando sar conosciuta la tua vita di sofferenze senza uguali, che dir il mondo, che diranno molte
anime che nulla cono-scono e nulla comprendono di Me?... Che non ti amavo con amore di Padre, con amore di Sposo; che non ti
amavo come affermo. Che enorme inganno! Do-vrebbero dire: Oh, come Ges am quest'anima e come am noi pure! Quanto
Egli fece mai per salvarci! . S, figlia amata, quanto faccio per soccorrere i peccatori...
... Non puoi parlare, ma tutto continua fino a che durer questo tuo soffio di vita sulla terra. La voglio debole cos, ma continuano a
parlare alle anime i tuoi sguardi, i tuoi sorrisi, la tua dolce serenit e rassegnazione nelle sofferenze, il tuo amore alla croce. Esse
parlano e dicono tutto: invitano le ani-me a venire a Me.
Voglio che il tuo medico faccia una relazione di ci che accade in te, per provare che non cess la mia vita divina nella tua anima...
- Quattordici giorni or sono ricevetti la visita di un sacerdote sconosciuto e che abita lontano. Ignoravo la sua vita. Ho su-bito
sentito che in fondo era buono e con buone qualit; nono-stante questo, ho sofferto molto. Nei primi istanti del colloquio ho avuto
una luce che mi ha fatto vedere tutto... tutto, mio Dio! Gliel'ho fatto capire. Ed egli, pieno di buona volont, voleva sapere che cosa
esigeva da lui Ges. Oggi stesso Ges me ne ha parlato. Mi ha promesso di perdonarlo e di salvarlo; mi ha indicato il cammino
che egli dovrebbe seguire. Come buono Ges... (diario, 16-11-1945).
Dalla tua voce indebolita esce un fascino che attrae (Momenti della Passione)
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Devo desistere: mi mancano le forze, non posso parlare per dettare i sentimenti della mia anima. Ed ora che non lo posso fare, mi
viene da piangere... Mi tormenta perfino il pensare che il mio corpo debba essere toccato, posato sul letto, o sfiorato anche da un
lieve d'aria. Vorrei poter rimanere sospesa nell'aria ove nulla mi toccasse. Che orrore tremendo! Ho il corpo e l'anima feriti! Provo
nausea e paura del mio letto. Quante volte, istintiva-mente, avrei voglia di chiamarlo maledetto e scomunicato! Vorrei
abbandonarlo. Non posso starvi sopra. Ho paura, tanta paura! O mio Ges, chi pu resistere a tutto questo? Solo Tu, solo Tu.
Sapessi dire ci che sento! Ebbi un nuovo assalto del demonio: violento, ma di breve durata. Non avrei resistito se Ges non fosse
venuto... (diario, 29-11-1945).
- ... Coraggio, sta' salda nel tuo Ges...
Confida in Me: non temere di vacillare. Dai tuoi occhi, dai tuoi sorrisi, dalla tua voce indebolita esce un fascino che attrae, esce
abbondanza di amore, escono balsami soavissimi per le piaghe dei peccatori... - (diario, 1-12-1945).
... Come sono tremende le sofferenze della mia anima e del mio corpo!... Parlo del corpo e dell'anima, ma mi pare di non avere n
l'uno n l'altra. Al posto del corpo sono rimasti i dolori fisici e al posto dell'anima i dolori morali... Povera me! Non so dire ci che
avviene... ... E il mio letto? Non posso starvi su. Ho paura, voglio abbandonarlo e sparire. Sento nascere il desiderio di dire a Ges
che non voglio soffrire. Che tentazione del demonio con-tro la fede! Il Cielo non esiste, non v' Dio, non vi sono anime da salvare,
non vale la pena soffrire cos. Non so esprimere le mie amarezze...
L'Orto, ieri, fu tanto duro al mio cuore... Ed il Calvario di oggi?! Io ero come una palla che rotolava dalla cima alla base e dalla base
alla cima, in mezzo alle sofferenze: ero come palla da gioco per gli aguzzini. Scendevo quando ero trascinata dal furore; salivo
quando la violenza mi faceva salire e so-prattutto l'amore: s, esso mi obbligava a camminare. Sul Calvario sentivo Ges in diversi
modi. Prima, a braccia aperte, e ne udivo lo scricchiolio delle ossa slogate; poi con il capo inclinato sul mio cuore, ad agonizzare e
a gridare, quasi senza vita; infine L'ho sentito appena spirato: il silenzio della sua morte si confaceva con la morte e l'oscurit del
mio spirito.
Venne Ges: il sole si affacci tra le nubi, l'anima ebbe vita: - Figlia mia, i chiodi che ti fissano alla croce sono chiodi di amore:
ci che vi di pi forte; sono chiodi inflessibili. Fatti animo, coraggio! Il peso della giustizia divina ti schiaccia? Non temere:
perch non venga schiacciato il mondo; nulla vedi a causa delle tenebre ed oscurit del tuo spirito? Rallegrati: perch le anime
escano dalla oscurit del peccato e non ne soffrano poi eternamente. In cielo vedrai, figlia cara del mio Cuore divino, quanto le tue
sofferenze furono utili alle anime. Tra poco, in cielo, vedrai la vita meravigliosa, ricca e divina, cresciuta in te... La tua vita fu
sempre del cielo e non del mondo. Per te ho vigilato, in te ho seminato, in te ho raccolto i frutti pi deli-ziosi per Me e per le anime.
O vita tutta di amore!... - (dia-rio, 7-12-1945).
Aumenta il peso della Croce
Ti prometto molte conversioni sul tuo tumulo
... Il giorno 10, verso le nove e mezza del mattino, ebbi la visita di una persona amica; questa mi diede la triste no-tizia che forse il
mio padre spirituale [p. Pinho] sarebbe man-dato all'estero. Tale notizia fu come un pugnale nel cuore. Rimasi calma, serena e
fiduciosa e dissi: - Non mi convinco; non possibile: il Signore non viene meno alle promesse. I momenti di questa tranquillit
furono pochi perch una tempesta fortissima si scaten subito nel mio spirito. Il demonio mi present alla fantasia ogni cosa
immagina-bile. Vedevo la mia vita ingannatrice e colma di illusioni... Versai molte lacrime: furono lacrime di rassegnazione. Mi
offersi a Ges come vittima. A volte con le labbra, altre volte con lo spirito, recitai il Magnificat per ringraziare di tanta
sofferenza... Nella Comunione del giorno 11 volevo domandare a Ges se era vero o no che il mio padre sarebbe partito; ma non
osai. - Ges, voglio fare ci che pi perfetto. Fa' che la mia fiducia in Te cresca, cresca il pi possibile. - Alla fine delle 24 ore di
questo martirio dissi: - Ges, 24 ore di agonia senza luce: dammi chi mi consoli! ... Quante volte mi pareva di vacillare e di disperare! Alla fine delle 48 ore dissi: - Ges, Tu sai che questa mia preoccupazione,
tutto questo martirio per Te e per le anime, non per me. Che io soffra tutto, ma che non soffra la tua divina causa, non soffrano
le anime... - venuto il mio medico con alcune persone amiche. Atten-devo conforto; non l'ho avuto: Ges non lo ha permesso.
Anzi mi ha tormentata anche il ricordo che le mie lacrime e qualche parola non li abbia edificati, o anche, forse, scandalizzati... Io
non dubitavo di Ges, ma di me, soltanto di me: te-mevo di essere ingannata... Appena ritorneranno da me, chie-der loro perdono
per il cattivo esempio dato. Faccio questo sacrificio di dettare i miei sentimenti per provare che non sono stata io, ma il mio dolore
a parlare quando ho detto che non avrei pi dettato... - Perdonami, Ges; Tu lo sai che a me importa rivedere sulla terra il mio
padre spirituale non per me, ma per Te, per le tue promesse, per le anime. Ma confido e spero in Te. - In questo triste penare
passai attraverso l'Orto, salii al Cal-vario con il cuore oppresso, molto spremuto da mani umane. Io ero il chicco di grano macinato,
trasformato in farina, ma quella farina era continuamente macinata fino a sparire. Io ero il grappolo d'uva spremuto nel torchio, che
dopo aver dato tutto il succo, doveva passare in altri torchi i quali lo spre-mevano talmente da annientarlo... (diario, 14-12-1945).
95

Se mi trovassi alla fine della vita vorrei che la mia prima parola fosse: Sia fatta la Tua volont! . Poi, come striscia di sangue che
si estende per il mondo intero, vorrei ripetere con tutta la forza possibile: Amate, amate, amate Ges! . ... Sono solita chiedere a
Ges e a Mammina che ogni mo-mento sia per me come l'ultimo della mia vita. Oggi ebbi una consolazione che non mi ha dato
gioia e sento che Ges ri-mane molto soddisfatto nel vedere la mia disposizione interiore, cio che non mi rattristano affatto le
cose di questo mondo che mi riguardano... (diario, 19-12-1945). Ore di sollievo, momenti pi lieti per meglio portare la pesante
croce e sopportarne l'aumento di peso. Ho avuto vicino chi comprende bene la mia anima: ho potuto aprirmi e sfo-garmi. Non fu
godimento, ma mi sono sentita un'altra: ero pi forte; mi pareva di avere un cuore nuovo con pi vita. Non sapevo come ringraziare
il Signore. Ho recitato il Ma-gnificat ; mi sono sforzata di lodarLo. Dopo poche ore cambi tutto: ritornai ad essere me stessa,
ritornai alle mie tenebre, ai miei orrori, al mio soffrire. Ges Eucaristico venuto a fortificarmi. Dopo il ringra-ziamento un nuovo
pugnale veniva a conficcarsi nella ferita gi aperta: una lettera, di una persona che non conosco, in cui mi si chiedevano preghiere
per il mio padre spirituale e mi si annunciava la sua partenza per il Brasile. impossibile esprimere il mio dolore; ma non ho
pianto: agonizzavo. Una forza venuta da non so dove mi obbligava a sorridere. Con gli occhi fissi in Ges e in Mammina dicevo
loro: - Accetto, accetto, ma soccorretemi e vegliate sudi me. - Con il passare delle ore la tempesta si sollevata fortis-sima.
L'anima si mantenuta in grande pace e serenit, ma le lacrime scivolavano sul mio volto. Le ho offerte a Ges come atto di
amore... (diario, 21-12-1945).
... Notte di Natale!... Ho fatto compagnia a Ges nel pre-sepio, senza vita, senza avere nulla per fargli compagnia. Nelle mie
tenebre, mi sono affidata alle sue braccia e al suo Cuoricino. Al mattino, nel riceverlo sacramentato, Gli ho aperto il mio cuore; Gli
ho fatto la consegna del mio padre spirituale... Se fossi solo io ad essere umiliata, non mi affliggerei tanto. In questa offerta il cuore
era straziato dal pi vivo dolore. - Sta' calma, tranquillizzati, figlia mia. Io ho accettato la tua offerta e con essa hai consolato il mio
divino Cuore... Ti prometto, dopo la tua morte, molte conversioni sul tuo tumulo. Verranno a visitarti e partiranno cambiati. L, dal
cielo, veglierai su di loro; coprirai di benedizioni le loro anime... Sei madre di tutti i peccatori... - (diario, 28-12-1945).

1946
Mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime (Momenti della Passione)
... Il Calvario di oggi stato ancora pi intenso e penoso per il dispiacere di avere forse ferito Ges; Gli ho chiesto perdono molte
volte. Ho detto a Mammina di chiedergli per-dono per me. Gli ho offerto il tormento di averlo offeso per coloro che non provano
dispiacere, dopo di avere peccato gra-vemente. Ma che grande agonia! Era la morte che invocava la vita, l'oscurit che invocava la
luce. Avevo in me occhi che vedevano il mondo' e non pote-vano sopportare la sua iniquit cos grande; ciononostante, avevo
labbra che non potevano muovere contro di lui parola alcuna di lamento; avevo un cuore che lo amava e sentiva per lui la maggior
compassione. Morivo schiacciata, morivo tremante di paura, senza luce. Improvvisamente ho sentito volare via da me non so che
cosa, mi pareva un soffio luminoso; vol verso l'alto, verso il gaudio. Io sono rimasta nella oscurit e nella morte. Alcuni minuti
dopo mi ha parlato Ges: - Figlia mia,... tu sei come una notte senza stelle, un giardino senza fiori, un paradiso senza amore. Ma
no, solamente impressione della tua anima. Per Me in questa notte brillano, scintillano le stelle: sono stelle che dnno luce al
mondo... Vedo nel tuo giardino fiori belli, fiori candidi; li colgo per Me, spargendone per il mondo il profumo salutare alle anime. Nel
paradiso senza amore lo trovo tutto l'amore... con questo amore che ti do il potere di incendiare i cuori. Diffondilo a chi vuoi, dallo
attraverso le tue parole.
Hai fiducia in Me, figlia mia? Hai fiducia nel mio amore e nella mia parola? - Soltanto Tu sai fino a che punto giunge la mia fiducia. Io ho fiducia, ma forse non come dovrei; e poi, Ges, non soffro come
dovrei. Perdonami, non ho forze per fare di pi. Ti ho offeso molto... Non Ti ho offeso? - Tranquillizzati. Tutto permetto per tua
umiliazione... Fatti coraggio. Quattro anni or sono ti preavvisai della lotta che avresti dovuto sostenere, apparentemente sola.
Apparentemente, per-ch non ti ho mai abbandonata. Oggi non ti annuncio lotte maggiori, perch le maggiori sono passate; ma ti
preavviso di essere forte per sopportare la tua oscurit e la sensazione che lo sia separato da te... Con-fida che la mia assenza
sar solo apparente... Un anno fa ti annunciai amarezze. Sono venute e conti-nuano, perch le gioie stesse saranno per te
amarezze. Ti senti vuota, spogliata di tutto, perfino delle sofferenze stesse? Non meravigliarti: chi ha dato tutto, non possiede pi
nulla; mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime... - ... (diario, 4-1-1946).
... Ebbi di notte un doloroso combattimento con il demonio... Oggi, nel ricevere la Comunione, sentivo tanto tormento per ci che
avevo passato: mi sentivo umiliata!
Ges, nella sua bont infinita, non si rifiutato di entrare nel mio cuore e, rasserenando subito tutto, cos mi ha parlato: - Figlia
mia... rugiada che feconda e penetra nel pi intimo di tutte le anime... Figliolina amata, eccomi in questo primo sabato dell'anno
con la mia Madre benedetta a rinnovarti la consegna di tutta l'umanit... - ... Mammina mi ha detto: - Figlia mia, sposa del mio
Ges, soffri tutto, soffri contenta per salvare tutte le anime di questo mondo che tuo: Ges ed lo te lo affidiamo. - Ges e
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Mammina mi hanno abbracciata e riempita di amore. Poi Ges ha continuato: - Rinnoviamo in questo giorno l'offerta del nostro
amore: per te, perch tu lo dia alle ani-me... - (diario, 5-1-1946).
Traggo da tutto il tuo dolore balsamo di salvezza (Momenti della Passione)
... Durante la notte dal 5 al 6 gennaio pensavo: - O Ges, avessi anch'io, come i Magi, oro, incenso e mirra da offrirti! Ma non ho
nulla. Non posso venire al tuo presepio con la mia miseria. - La mia tristezza era profonda... In quel momento vidi Ges davanti a
me: con una gran croce sulle spalle, un ginocchio a terra, il Volto divino inclinato verso di me, mi guardava con tristezza. Dietro vi
erano molte persone con sguardi di rancore verso di Lui, come volessero scaricargli addosso ogni specie di sofferenza. Questa
scena mi richiamava la moltitudine dei Giudei che lo insultavano lungo la strada del Calvario. Io non seppi se non ripetere a Ges:
- Sono la tua vittima. - ... Son gi trascorsi 5 giorni e sento ancora in me quel Volto divino dagli sguardi tanto tristi, ma tanto pieni di
dolcezza. Quanto doveva soffrire Ges, per apparirmi in quello stato! ...Oggi, giunta al Calvario, avevo dentro di me Chi pu fissare
e scrutare tutte le strade di quel percorso irrigato di sangue. Questo contribu ad aumentare il mio dolore: tanto sangue sparso
corrisposto con tanta ingratitudine! Vedevo il mondo rifuggire da quel sangue e io volevo salvarlo: non c' altro mezzo. Se potesse
essere visto questo dolore! Se fosse compresa questa agonia, quante anime si salverebbero! Il cuore si struggeva in amore e
Qualcuno prendeva quel-l'amore e lo diffondeva nel mondo: un soffio, come di vento, lo portava ovunque; anche dai miei occhi,
dalle mie labbra, da tutto il mio corpo prendeva non so che cosa e lo spargeva. Io, in croce, disfatta dal dolore, agonizzavo
nell'abbandono, nell'oscurit e nella morte. venuto Ges: - Figlia mia, vedo nella tua morte la vita delle anime. Prendo dal tuo
cuore amore per tutte... Quanto vale il Calvario! Il dolore sigillo che non si cancella; la croce segno di redenzione. Abbi
coraggio! II dolore salvezza del mondo. Traggo dal tuo cuore, dai tuoi occhi, dalle tue lab-bra, da tutto il dolore del tuo corpo un
balsamo salutare di salvezza. Mi rallegro nel vederti sopportare tutto con animo contento le cuore forte... Non mancano le anime
disposte ad accompagnarmi sul Ta-bor, ma quando giunge il dolore, il Calvario, rifiutano la sof-ferenza: fuggono e mi lasciano solo.
In te trovo tutta la gene-rosit; mi sei fedele... - ... (diario, 11-1-1946).
... Prego e soffro senza che nulla di questo mi appartenga: non posseggo nulla da dare a Ges. Le mie tenebre sono come leoni
che tutto inghiottono...
Ero tanto prostrata per il mio Orto ed il mio Calvario!... Rare volte ho sentito come oggi il capo tanto ferito dalle spine: che dolori
acuti e profondi! Tutto il capo era una piaga viva... E venuto Ges: - Mia figlia, voglio la tua oscurit, il tuo abbandono, la tua
crocifissione somigliante alla mia. Non dico che, nella mia Passione, il divin Padre abbia cessato di assi-stermi, che non abbiamo
continuato ad amarci con lo stesso amore e che lo abbia perduto la mia unione con Lui e con lo Spirito Santo, no! Lo stesso
avviene in te, mia cara croci-fissa: hai sempre la mia divina assistenza: ti accompagno nella crocifissione indicibile... - ... (diario,
18-1-1946).
Non ho nessuno cui ricorrere: sulla terra non trovo sollievo. Chi vuole soccorrermi, non pu; chi pu, non vuole. Mio Dio, mi pare
che queste righe siano scritte con il mio sangue, tanto grande il mio dolore; impossibile descriverlo; neppure il pi grande
sapiente saprebbe descriverlo tale quale . Non sono gi pi il cencio stracciato, non sono neppure cencio, non sono nulla: il
dolore ha disfatto tutto, le tenebre hanno som-merso tutto. Vincer il nome di Ges. - Vinci, Ges, vinci, mio Amore! Fa' che la mia
fiducia giunga dalla terra al cielo, arrivi da me a Te. - Ecco le parole che le mie labbra balbettano sovente. - Mio Ges, dammi forza
per poter dettare tutto, se que-sta la tua divina Volont; accetta il mio sacrificio! - ... Oggi, nella salita al Calvario, il cuore
galoppante sembrava scoppiare per le ansie di vedere nuovi mondi di purezza e di amore da consegnare a Ges. Mi pareva che
denti di ferro scarnificassero il mio corpo. Mi sentivo ferita da molti cuori pietrificati. Su di me scorrevano il Sangue di Ges e le
lacri-me di Mammina; cadevano poi su quei cuori che non si ram-mollivano.
venuto Ges: - Figlia mia, il Signore con te, con te la mia pace. Sei piena di grazia perch da Me l'hai ricevuta ed in te abita e
vince Ges... - ... (diario, 25-1-1946).
Che grande esempio di, per il tuo amore alla croce!
... Resto sempre sgomenta in tanta oscurit... Tutto in me vedo perduto: Signore, Signore, la mia sofferenza inutile!... O mio
Calvario, ogni volta pi triste e doloroso! Oh, quanto fui flagellata! Mi pare impossibile che il mio corpo non abbia i segni delle ferite
e non sia rimasto disfatto... Venne Ges: - Figlia mia... sai bene che lo sono sempre con te a raccogliere le tue sofferenze ed
utilizzarle per le anime... Quali grandezze e bellezze nella tua anima!... - Mio Ges, se io nulla vedo e trovo in me, che puoi
raccogliere Tu da utilizzare per le anime? - - Ascoltami: come potresti tu vedere degli oggetti che le fiamme divoratrici di un fuoco
vivo consumarono? Come potresti vedere una cosa che offristi e fu portata in un luogo ove non puoi andare? Tutto ci che soffri,
tutto ci che fai, tutto il tuo amore nascosto, consumato nel mio.
Se tu potessi vedere il valore della tua sofferenza, ci che hai fatto per Me e per le anime, l'amore con cui Mi ami, perderesti la
vita, se fosse vita tua e non vita di Cristo; sola-mente alla luce dell'eternit tu potrai vedere e l'umanit pure vedr quanto hai fatto
e sofferto per salvarla. (diario, 15-2-1946).
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Si continua a parlare della partenza del mio padre spiri-tuale [p. Pinho]. Attorno a me sento incessantemente un mare furioso, il
fischio del vento, la pi spaventosa tempesta che mi si schianta contro, come fossi una banchina [del porto] cui legato il padre...
Soffro anche per la sofferenza dei miei, specialmente di mia sorella. Giorni fa ho sofferto ci che egli soffriva a Fatima nel
congedarsi dalle persone care. Nello stesso istante vedevo una mano posarsi sul mio capo: mi dava forza per proseguire fra tutti
quei dolori. In ispirito mi abbracciavo alla croce e dicevo a Ges: - Il dolore sia dolore per me e amore per Te. Sia questo un
abbraccio eterno! - Cos dicendo, mi sentivo scoppiare per la sofferenza. A fianco del dolore cammina la fiducia. Il dolore pare
per-sino superare la fiducia; ma invece no. Essa lo sorpassa come il bue che va avanti all'altro pi lento. Il dolore cammina cieco
ma con la certezza di giungere al porto di salvezza; non qui sulla terra ove certo di non trovare nulla. ... Sento sgomento per ci
che il Signore mi chieder an-cora, ma resta la volont di dargli tutto: mi pare che mi por-ter via la mamma e forse la sorella
(diario, 17-2-1946).
Il 20 febbraio non si canceller pi dalla mia memoria: giorno della partenza del mio padre per il Brasile. Cosa mi ha chiesto mai
Ges! Non mi aspettavo tanto! Nella mattinata di tale giorno, subito dopo la Comunione, domandai a Ges parecchie volte se il
mio padre sarebbe par-tito o no; ma non mi rispose. Per, anche cos, continuai a rimanere nella mia fiducia, contro ogni speranza.
Il Signore mi mand qualcuno [d. Umberto] per animarmi, confortarmi e prepararmi a quello che ci attendeva. L'anima era forte. Mi
sono mantenuta calma e serena, ma ci che soffrivo non si pu n immaginare n dire... Mettendomi a pregare non sapevo come
orientare le mie orazioni: chiedere a Ges il miracolo di non lasciar partire il padre spirituale, o ringraziarlo per cos grande grazia,
o im-plorare per lui un buon viaggio? Indecisa sul da farsi, presen-tai soltanto queste mie intenzioni a Ges. Con la forza della mia
fiducia, che non so donde venisse, dicevo: non partito, non parte. Come mi ingannavo! Il dolore era lacerante. Ho detto: sono
arrostita come San Lorenzo; ma fuoco peggiore: mi brucia lo spirito, mi stan-ca l'anima... Fiduciosa soltanto nel Signore e nella
sua provvidenza, mi venne in mente Abramo con il suo Isacco... Non sapevo che a quell'ora il bastimento navigava gi in alto mare
portando lontano il padre. Quanto devo ringraziare il Signore di avermi aiutata a vincere tutto con serenit e ras-segnazione!... E
ora che fare? Continuare a confidare e a sperare nel Signore, raddoppiare le mie preghiere e, con gli occhi al cielo e il cuore in
alto, attendere serena e soffrire tutto per amore. Ieri mattina, dopo la Comunione, dissi a Ges: - Mi affido a Te per tutto e Ti
prometto di fare tutto il possibile per non preoccuparmi pi se questo o quello compromette la tua divina causa: se tua, io non
devo preoccuparmene, ma Tu solo. Io voglio, mio Ges, e prometto di fare ogni sforzo per compiere tutto nella maggior perfezione
possibile ed amarti con tutto l'amore di cui capace il mio cuore... - Nel pomeriggio ho saputo dell'ora e di tutti i particolari del
congedo e della partenza del padre. Ho voluto essere forte, nascondere le mie lacrime, ma vi sono riuscita per poco tem-po: ho
potuto soltanto soffocare i singulti... Mi pareva un do-lore senza fine: l'ho offerto a Ges, benedicendolo e lodan-dolo per tutto.
Come avevo promesso a Ges di non pronunciare una parola di gioia n di soddisfazione se il padre non fosse partito, cos Gli ho
promesso, con il suo aiuto, di non dire una parola in sfavore di coloro che lo hanno fatto partire e che mi hanno fatto soffrire tanto...
Dopo la Comunione ho fatto un breve ringraziamento per-ch le forze non mi consentivano di pi. Ho recitato il Te Deum
leggendolo su un libretto che mi ero fatta prestare per recitarlo come ringraziamento nel caso il padre non fosse partito; l'ho
recitato ugualmente, convinta di dare cos pi con-solazione a Ges: benedirlo tanto nel dolore quanto nella gioia... ... Venne il mio
Ges: - Figlia mia, cuore d'oro, cuore di fuoco, anima pura, candida, vieni a Me, vieni al mio Cuore per ristorarti in cos amaro
dolore: vieni a prendere coraggio, conforto e fiducia. - - Mio Ges, sai bene che solo in Te confido, non in me, e sai come hai
permesso che io mi ingannassi o che il demo-nio mi ingannasse... - Tranquillizzati e ascoltami. Non ti ho ingannata, tu non ti sei
ingannata ed il demonio non ti ha ingannata, perch Io non l'ho acconsentito. Tutto ci che ho fatto non stato n per umiliare te
n coloro che Io amo e che si prendono cura della mia divina causa, ma per renderli pi fermi e pi di-sponibili...
Figlia mia, mi costato assai non dirti tutto ci che stava succedendo: ti ho dato coraggio e fiducia, in tutto questo tempo, perch
tu potessi resistere ed avessi la forza per rice-vere questo colpo tanto duro... Ti ho promesso di liberarlo [p. Pinho]: stato questo
il mezzo migliore per la sua liberazione. Non partito spiri-tualmente, rimasto con te. Ci che Io ho unito, gli uomini non possono
separare.
Coraggio... Che grande luce di al mondo; che grande esempio per la tua disponibilit e per il tuo amore alla croce! - (diario, 22-21946).
Sono nelle mani di Dio per tutto quanto vuole: Egli sia la mia forza.
... Il dolore, la nostalgia del mio padre partito per il Brasile hanno raggiunto l'apice, non possono crescere di pi... Ma lo [p. Pinho]
sento nella mia anima con una unione tanto forte come non mai... Part il corpo, ma rimase nel mio calvario la vita della sua anima:
ci che sento... I miei occhi non possono frenare le lacrime, ma sono la-crime di disponibilit, di pace, di amore. Mentre gli occhi
piangono, l'anima si eleva, si prostra davanti a Ges e gli sorride e, come avesse braccia, le distende per lasciarsi cro-cifiggere e
nella maggiore tranquillit, con la migliore volont, dice a Ges: - Voglio, accetto l'immolazione, il sacrificio per tuo amore... - ...
(diario, 26-2-1946).

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Nulla pi del dolore ci insegna ad amare Ges (Momenti della Passione)


... Potessi e sapessi parlare, quanto avrei da dire sul dolore! Il dolore ci che vi di pi sapiente, la scuola pi su-blime; nulla
pi del dolore ci insegna ad amare Ges; esso ci incammina e ci guida verso di Lui. Il dolore getta radici in profondit, radici che
legano l'anima a Ges. Quali segreti esso nasconde! Il dolore unisce l'anima a Ges e fa che essa viva soltanto di Lui e per Lui.
il fondamento pi sicuro per il grande edificio dell'amore e dell'unione a Ges... (dia-rio, 1-3-1946).
Vorrei consolare e confortare tutti; vorrei dare gioia a tutti i cuori. Vorrei sfamare tutti gli affamati, vorrei vestire tutti gli ignudi.
Quanta pena sento per i poveri! Ma specialmente per Ges: sento che Lui il povero pi bisognoso; necessita che Lo rallegri e Lo
conforti. Potessi consolarlo ed amarlo!... Soffro tanto, ma le mie sofferenze non riescono a dargli con-solazione e gioia... Durante
la notte il dolore consumava il mio corpo e l'a-nima: ero in un vero martirio. Ges e Mammina mi stavano sempre sulle labbra e nel
pensiero... Dopo la Comunione, Ges non tard a confortarmi: - Ho sete, figlia mia, sete che consuma il mio divin Cuore. Tu sai, o
sposa amata, che sete questa: sete di anime. Sono cos poche quelle che mi amano, cos ristretto il numero di coloro che mi
dnno consolazione vera, anche fra quelle che dicono di amarmi e di essere mie spose! Non fanno le cose come de-vono, con fine
retto e puro. Quante fra le scelte vengono meno al mio amore! Mi vogliono solamente quando vedono rose e consolazioni; quando
le spine le feriscono e la croce pesa, quando il cammino diventa sassoso, buttano tutto a terra, fug-gono, disprezzano le mie
grazie... - Mio Ges, se qualcosa in pi posso fare o soffrire, sono pronta a tutto. Non Ti ho mai dimenticato; sono sem-pre la tua vittima... ...Di' al tuo padre [Pinho] che ho raccolto le vostre sofferenze, digli che ho scelto lui per luce e guida della tua anima e non vi
rinuncio. Ho unito le vostre anime, non le disgiungo, n le lascio disgiungere. Grande consolazione ho ricevuto dalla sua
obbedienza ed umilt. Egli sar sempre il maestro di grandi anime... - (diario, 2-3-1946).
... Il giorno 13 ho ricevuto un regalo dal cielo. Da tanto tempo non ne ricevevo! Avrebbe dovuto essere per me una grande gioia,
ma non lo fu: rimasi indifferente, come non fosse per me. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non era mio. Ne ringraziai Ges
e Mammina, ma anche i ringraziamenti non erano miei... Io rimasi sempre senza nulla... Il maligno mi presenta alla immaginazione
tutti i dubbi. Sorride nel vedere che mi sento senza nulla e continua a mo-strarmi la mia vita come perduta.
Io, alzando gli occhi al cielo e su Ges crocifisso, Gli dico: - Sono la tua vittima, non voglio stare nel mondo se non per soffrire e
fare la tua santissima Volont. E, voltandomi poi verso il Sacro Cuore, Gli dico: - Dam-mi, Ges, il fuoco del tuo Cuore, sii la mia forza; dammi la tua pace. - E
rimango serena e rassegnata. L'anima contenta, sorri-de al dolore e alla croce. Vedo le sofferenze; vedo la morte corrermi
incontro e la temo; ma questo timore non mi impedisce di volerla, di de-siderarla.
Con questa visione del dolore e della morte, camminai, o cammin Ges in me, affrettatamente verso l'Orto. Che gran-de silenzio!
Che grande insegnamento! Quanto posso imparare da Ges a soffrire serena, in silenzio; a soffrire amando!
Bevvi con Lui il calice dell'amarezza fino all'ultima goccia; il mio cuore fu spremuto con il Suo nello stesso calice e cos unito fu
offerto all'eterno Padre; nella stessa unione fui an-gosciata e sentii sgomento. Talvolta, come esempio per me, sentii la Sua
disponibilit, la pace e il sorriso della Sua anima, e il Suo sguardo dolce e sereno verso l'eterno Padre. Potessi accettare e soffrir
tutto a somiglianza di Ges! Questa mattina ho sentito sul mio corpo tanti flagelli: mi pareva che le spalle, le costole ed il petto ne
restassero scar-nificati... Lungo la strada del Calvario era tale la furia con cui ero trascinata che cadevo battendo il viso ora su una
pietra ora sull'altra... Dall'alto della croce, prossima a spirare, sentivo che il mio cuore stava abbarbicato con radici d'amore a tutti i
cuori umani. E lo sguardo pi tenero usciva dai miei occhi moribondi, di-rigendosi a tutto il mondo; ho potuto sussurrargli: - Pu la
tua ingratitudine esigere di pi da me? - ... Non ero io, era Ges; ma sentivo tutto questo tanto al vivo come se fossi io. E venuto
Ges: - Figlia mia, colomba bianca e pura, ti ho collocato in questo calvario, in questa continua immola-zione, in giorni quanto mai
tragici per l'umanit... Abbi coraggio. Io sono con te; gli uomini non possono separarci, non possono impedirti di salvare le anime.
Mi causa dispiacere che la maggior parte dei miei discepoli non com-prenda la mia vita nelle anime! Quanti la distruggono,
taglian-done le radici e, peggio ancora, bruciandole perch non at-tecchiscano pi. Coraggio, figliolina: questo in te non succe-de...
(diario, 15-3-1946).
Lacrime di nostalgia, di rassegnazione, di pace
Mio buon padre [Pinho] ... Non mi pare realt, ma sogno, il ricevere una sua lettera e potere rispondere! Potr farlo? Aspetto
ordini. Non voglio affatto disobbedire. Scrivo ancora con paura. Il mondo tanto cattivo. vero che non ho com-messo nessun
crimine per essere trattata cos, ma meglio sof-frire una vita intera da innocente che un solo momento da colpevole: tanto bella
l'obbedienza e piace tanto a Ges!

99

La sua lettera mi giunse il giorno 13. Fu un regalo di Ges e di Mammina. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non mi
apparteneva, non era mio. Mi caddero le lacrime involontariamente: lacrime di nostal-gia, di pace e di rassegnazione.
Oggi un mese che la mia anima l'ha veduta partire e l'ha accompagnata con grande dolore in alto mare, in quel lungo e doloroso
viaggio. La visione era chiara; l'ha accom-pagnata giorno e notte; giorno per giorno lei diventava sempre pi minuscolo finch, tra
l'uno ed il due di marzo, scomparve. L'anima cess di vederla, ma non di sentirla. Sapesse come questo sentimento! E io
sapessi spiegarmi!...
La distanza che ci separa ha unito fortemente, come mai,. le nostre anime... Come sono unita a Ges e non cesso di pen-sare a
Lui, cos sono unita all'anima del mio padre e lo ricordo sempre con profonda nostalgia: nostalgia che di tanto in tanto mi spreme
lacrime dagli occhi; con grande sforzo le obbligo a nascondersi.
A volte esamino la mia coscienza: sar attaccamento e affetto esagerato? Non . Rimango in pace; Ges vede e sa. Non
scambierei l'amore per Ges con quello per il padre e per tutte le creature del mondo: Egli il principio e il fine del mio vivere; ed
Lui senza dubbio che ha unito cos le nostre anime. A quattro anni dalla nostra dura e dolorosa separazione, quando mi pareva di
non resistere ai desideri e alle ansie che lei venisse ad incoraggiarmi e a guidare la mia anima verso, Ges, venne il colpo ancor
pi puro, inflissero nel mio cuore il pi doloroso pugnale: pugnale che non uscir mai pi, ferita che non si chiuder se non quando
lei sar davvero qui. Ho sperato fino all'ultimo momento, convinta che lei non partisse. Ma sia benedetto Ges! Non basta tutta la
mia vita, non basta tutta una eternit per ringraziarlo di cos grande grazia: non venuto meno nel darmi forza e grande
rasse-gnazione. Ho pianto molte lacrime, ma silenziose, calme e serene. Il maligno mi ha tormentata con grandi dubbi e col
mo-strarmi la mia vita tutta inutile, ma, con la grazia di Dio, ho vinto tutto e mi pare senza offesa per Ges. Egli sa che,
man-candomi lei, mi manca tutto; Egli conosce l'abbandono in cui mi trovo...
D. Umberto mi molto amico e comprende molto bene la mia anima, ma ben presto anch'egli ricevette la proibizione. Tuttavia,
nonostante che mi comprenda e mi abbia sostenuta in ore tanto tragiche, sentii sempre che il mio padre era la prima e l'ultima luce
della mia anima. Non tralasci mai di occupare nel mio cuore lo stesso posto; Ges non lo ha tolto di l. Era ed il primo per cui
pregavo e prego. E D. Umberto, poverino, mi diceva: - Io non voglio per nulla intromettermi. Voglio soltanto sostenere la sua
anima. Il suo vero direttore il padre (Pinho). Povera me, e povera Deolinda, se in questi tristi e lunghi anni il Signore non mi avesse lasciato un medico tanto buono e santo!
Nessuno vorrebbe trovarsi nelle sue condizioni. Ci molto amico; amico saldo della causa di Dio; anche amico, amico sincero, di
lei, padre... P. Alberto pure mi vuol bene, e sa perdonare i peccati benissimo. Molte lodi siano date al Signore!... A quando la felice
notizia del suo ritorno, con libert di prendersi cura della mia anima fino alla fine?... (lettera a - p. Pinho, 20-3-1946).
Piccolo grappolo d'uva spremuto al massimo (Momenti della Passione)
Il Signore sia con me: mi sento tanto estenuata che solo da Ges posso ricevere forza...
Il mio letto come una graticola attraverso la quale sale verso di me il fuoco pi vivo e bruciante: mi sento tutta cir-condata da
fiamme che consumano e distruggono il corpo e anche l'anima... Quanto soffro, ma quanta sete ho ancora di maggior sof-ferenza!
Sono stanca del mondo, mi vergogno di lui, sono ob-bligata a lasciarlo: quale variet di sofferenze! ... Ieri sentii che catene di fuoco
mi tiravano verso l'Orto: era l'amore, soltanto l'amore. Prostrata a terra, sentivo strappi e tali scossoni nel corpo da darmi
l'impressione che perfino le ossa si rompessero: era lo spavento, era la previsione delle sofferenze... Ed oggi, sul Calvario, mentre
mi sentivo conficcare i chiodi nei piedi e nelle mani, sentivo come se nel cuore me ne con-ficcassero uno pi duro e doloroso...
venuto Ges nonostante la grande paura che avevo di Lui: - Non temermi, figlia mia: sono tuo sposo e tu sposa mia... sono tuo
Padre e tu la mia figlia amata... Sai, figlia mia, ci che questo timore del tuo Ges? stato il timore che lo ho sentito del mio
eterno Padre. Mi sono coperto, mi sono rivestito delle immondezze della umanit, ho assunto tutto su di Me e mi sono vergognato
davanti al Padre mio.
Non sei tu la vittima del mondo, non vittima di giorni e di ore ma di tanti anni? Non ti ho consegnato l'umanit? Ecco la ragione del
tuo timore. Salvamela. Soffro tanto! Vorrei anime che, come te, continuamente si lasciassero immolare con uguale generosit e
amore... - (diario, 22-3-1946).
Hanno prolungato sulla terra il mio martirio. vero che io voglio soffrire, ma voglio saper soffrire come Ges lo desi-dera, con la
perfezione che Egli vuole.
Questi ultimi tempi sono stati per me un doloroso calvario. Quanto ho sofferto! Mi sarebbe stato del tutto impossibile fug-gire il
dolore anche se lo avessi tentato: tutta la terra, tutto il mare, tutta l'aria erano dolore. Ahi, quanto costa il dolore! E tanto pi costa,
quanto pi si vuol dare e meno si trova da dare. Non avevo nulla da offrire a Ges: mi sentivo inca-pace di tutto; solamente di tanto
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in tanto potevo offrirmi come vittima. Mi pareva perfino di essermi dimenticata completa-mente di Lui; sentivo di perdere la Sua
unione divina. Perfino nell'agonia dell'Orto mi sentivo indifferente ed estra-nea a tutto. Oggi solo la violenza del dolore mi ha
forzato a cammi-nare lungo il Calvario, o, meglio, stata la violenza del dolore che mi ha portata fino alla cima, sbattendomi contro
le lastre di pietra, mentre venivo trascinata rabbiosamente.
Qualsiasi parola o atto d'amore usciva da me come da un mare ghiacciato e morto... Tanto dolore senza valore, tante tenebre
senza luce! Mi pareva che non vi fossero pi sofferenze che potessero avere valore, che potessero dare la vita all'uma-nit morta
e perduta. venuto il mio Ges: - Figlia mia, sai chi ti chiama? quel Ges, amore del tuo cuore, quel Ges dal quale ti senti
abbandonata, quel Ges che in questi ultimi tempi ha spremuto al massimo il suo piccolo grappolo d'uva... Coraggio, sono sempre
con te!... - - Mio Ges, ho sofferto tanto e non ho saputo soffrire; invece di essermi unita di pi a Te mi sono sentita del tutto
separata; ho sofferto tanto e non ho visto nulla da offrirti; solo tardi e a stento mi sono ricordata di chiederti pi anime: tutto questo
mi fa soffrire. - Ascolta, non sai tu il valore della elemosina? Non sai come lo voglio che essa sia fatta? Ci che tu vorresti vedere, non fa in
tempo ad apparire che lo me ne sono gi impos-sessato. - Tu vuoi, o Signore, che una mano non sappia quello che fa l'altra? Sta
bene, Ges, ma io vorrei saperti dare le mie sofferenze per poter salvare le anime. - E se ne sono salvate. Figlia mia, stai
rifornendo un cos grande granaio che neppure in molti anni di carestia le anime morirebbero [alla grazia] per mancanza di aiuto.
Tu sei alimento delle anime ed lo ho predisposto tutto perch non muoiano di fame. (diario, 5-4-1946).
Solo l'anima pu sorridere ed abbracciare cos grande sofferenza (Momenti della Passione)
... Quanto mi costa parlare per dettare! Se sapessi offrire-a Ges questo sacrificio!
Mi sento sempre pi sola... Persino Ges pare che non esista e non sia pi la vita della mia anima: sento di aver perduto
completamente la mia unione con Lui.
Non sentivo che Egli era unito a me, ma sentivo il mio sforzo a volermi unire a Lui, a non perdere neppure un mo-mento la Sua
dolce compagnia. Ora invece, mio Dio, morto tutto, non sento pi il mio sforzo e tutta la nostra unione. Quando mi ricordo di
Ges e sento questa dura separazione, la sofferenza della mia anima molto dolorosa, indicibile... La vita lunga: non so come
posso stare qui. Perfino i gorgheggi degli uccelletti mi feriscono; i fiorellini degli alberi che vedo dalla finestra della mia camera,
perfino essi, mi fanno -sanguinare il cuore. Il demonio si ostina a volermi persuadere che la mia vita di inganni. O mio Dio, che
vita dolorosa! Soltanto l'anima pu sorridere ed abbracciare cos grande sofferenza: il sorriso delle labbra ingannatore...
Nell'Orto mi sono spaventata prevedendo la salita al Cal-vario... Tutte le sofferenze sono state anticipate; ho incomin-ciato a
tremare...
Col mio corpo disfatto ho camminato verso il Calvario... E venuto Ges...: - Figlia mia,... unisco il tuo al mio divino Cuore, un solo
cuore, una sola vita. Ti do una goccia del mio Sangue, per continuare il miracolo che tu possa vi-vere e resistere al dolore, al tuo
martirio... perch tu dia la vita alle anime e le faccia trionfare nella guerra contro il male... ...Coraggio, mia colomba, non mi hai
perduto, non mi hai fuggito... Nella oscurit del tuo spirito, che quasi non potrebbe aumentare di pi, non senti l'unione con Me e
non vedi come corri verso di Me. Oh, se ti fosse dato di vedere come tu sei in Me ed Io in te; nulla ci pu separare!... - (diario, 124-1946). ... Nella notte dal 14 al 15 il demonio, dopo molte scene laide, insulti e parole maliziose, mi disse: - Guarda, 21 anni
perduti! Che ti valsero tante sofferenze? Tanti anni perduti, anni di falsit!...
... Sento ci che ho provato quattro anni or sono: le be-stie e gli uccelli di rapina. Le prime bevono il mio sangue che bagna la
terra, gli altri con i grossi becchi mi mangiano le carni; altri ancora rodono e mangiano le mie ossa. Quanto si soffre in questo
silenzio!
In tale stato ho sofferto l'Orto, spremuta al massimo... Sono stata in un luogo pi appartato a pregare sola, poi ho cercato la
compagnia di coloro che amavo...
Oggi, lungo il cammino del Calvario, sentivo strumenti di ferro tagliarmi le poche carni che mi restavano: trapassan-do i nervi,
giungevano alle ossa. Ad ogni passo stavo per mo-rire. Una vita dall'alto sosteneva il mio corpo ormai sfinito; quando cadevo, gi
quasi morta, ero trascinata dalle corde. Sentivo che soltanto quella vita l dall'alto era il sostegno del mio corpo gi moribondo: non
era vita n forza umana. E' sulla cima, gi in croce, quella stessa vita continuava ad essere la forza per sopportare tanto dolore.
Quando ne sentii la se-parazione, gi il cuore aveva dato tutto il suo sangue, gi il mio grido sembrava avere echeggiato pi volte
nel mondo in-tero; allora quella vita salita in alto,... il corpo rimasto morto... venuto Ges: - Figlia mia,... sono il tuo Ges,
resto sempre in te; in te si riproduce tutta la mia Passione: sei la copia pi fedele di Cristo Redentore. Io seguo con te passo per
passo il cammino del tuo calvario... Come bella la tua missione!... - Mio Ges, io non faccio nulla, io non so soffrire... In me

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tristezza, la massima tristezza; eccetto l'anima, soltanto l'anima sorride sempre al dolore, alla croce, al Tuo amore. - E non
necessario di pi, mia cara: questo sorriso dell'anima tutto... - ... (diario, 19-4-1946).
Non so dove mi trovo. Mi pare di non aver neppure un soffio di vita.
Nella festa di Pasqua io venni in questo luogo non so da dove; non comprendo la vita che ho ricevuto`; mi trovai in un carcere, in
una nera prigione per dare la libert a tutti coloro che col si trovavano: le porte si spalancarono e tutti quelli che vi stavano
volarono verso l'alto... Gli animali continuano a distruggere e a divorare il mio corpo. Una parte di esso scomparso. E l'amore di
Ges mi pare che non esista in me: non ho nulla per Lui; non ho nulla per le anime. Soffro orribilmente per la sua perdita. Mi
spa-venta l'abbandono in cui mi trovo: la separazione totale di coloro che mi sono cari... I miei occhi non tralasciano di fis-sare
Ges e Mammina per chiedere aiuto, per chiedere corag-gio e amore. - Mio Ges, si salvata l'anima di quell'uomo che caduto
nel fiume? - - S, figlia mia, fu alle undici e mezza di notte che com-parve alla mia presenza divina. Come stato bello e
incantevole il momento in cui mi vide dinanzi a s, prima ancora di chiedergli i conti!... Mi ha detto: Perdonami, perdona-mi, mio
Ges! Sei tu il mio Signore . Gli ho perdonato e fu salvo! - (diario, 26-4-1946). Non ho cuore per potere ammirare la grandezza
del Si-gnore; gi non posso soffermarmi a contemplare i fiori che mi piacevano tanto e vedere in essi la potenza di Dio: il cuore
non resiste e mi fugge non so dove. Gli orecchi non possono udire le cose di questo mondo. Mi pare che tutto mi inviti a lasciarlo, a
fuggirgli. Le fiere e gli uccelli di rapina hanno gi ultimato il loro compito; non hanno pi nulla da mangiare -. Sento come se tutto il
corpo stesse scomparendo e mi lasciasse il dolore per tormentare i sensi, comunicanti l'uno con l'altro per un filo. In questi giorni
ho sofferto nei sensi come durante la pri-ma crocifissione. Non avevo mai pi sofferto odori tanto orribili. ... Ho sofferto l'agonia
dell'Orto: tutto il suolo si avvolgeva attorno al mio corpo come fosse un lenzuolo, ma un lenzuolo di dolore, di sangue... Oggi mi
sono sentita davanti ad Erode: occhi bassi, labbra mute, coperta con un vecchio manto a udire gli scherni e lo schiamazzo del
popolo.
Presa la croce, ho proseguito verso il Calvario, irrigando la terra con il sangue delle ferite del corpo e del capo. Sentivo le gocce
colare sulle guance ed altre sulle spalle; sentivo il cuore maltrattato e schiacciato da tutta l'umanit... Dietro, molto affrettata ma
ancora lontana, veniva Mammi-na a cercare Ges che camminava in me... Mai ho sperimentato tanto grande sfinimento dall'ultima
crocifissione fisica... venuto Ges: - Figlia mia, vengo a te per confortarti e dar vita al tuo cuore... Come premio di ci che soffri
per le anime, quando verranno presso di te i peccatori in pericolo di perdersi e tu mi dirai: Ges, desi-dero che questa anima sia
scritta nel tuo divin Cuore perch si salvi allora le tue parole saranno subito ascoltate... Ti prometto ancora che dopo la tua
morte, presso il tuo sepolcro, molti cuori si incendieranno di amore per me, molti saranno fortemente scossi e si convertiranno... (diario, 10-5-1946).
In unione con i pellegrini a Fatima
Mio buon padre [Umberto] ... Sono sempre la stessa, la povera Alexandrina.
Deolinda giunta da poco a casa [da Oporto] e, siccome per andare a feste nessuno zoppo, si gi combinato tutto ed quanto
le voglio esporre. Viaggeranno venerd notte con il treno per Entroncamento ze, perch pi comodo. Ora le chiedo il favore di
comprare sei biglietti per le quat-tro "Maddalene", per il padrino, che ne soffrirebbe se non andasse, e per quella nostra zia di cui le
ha parlato Deolinda; la zia, appena sar costi, le dar il danaro del suo biglietto; ella pu pagare. Proprio ieri ho ricevuto una lettera
della signorina Maria za nella quale mi spiega tutto e manifesta il desiderio che vadano alla vigilia. Mi dice di combinare con lei
l'orario e di comunicarglielo; usi questa grande carit di trasmetterglielo e di dirle che va anche questa mia zia. Mi prega di non
portare i viveri, ma non sar troppo? Non abusare della loro bont, tanto pi che gli ospiti sono aumentati? Faccia il favore di
infor-marla bene di tutto. Non necessario che si incomodi per i letti: basta una camera per il reggimento e un'altra per il
comandante.
Se non accade nulla di nuovo, venerd pomeriggio saranno da lei [ad Oporto]. Io, poverella, non sono nata per godere queste belle
cose, ma approfitto di queste grazie immeritate come fossero per me. Gioisco nel vedere i miei contenti e soddisfatti per la bella
sorpresa che la signorina e la sua buona mamma' hanno fatto loro impegnandosi di portarli con la macchina alla Cova di Iria
[Santuario di Fatima]... (lettera a d.Umberto, 7-5-1946).
... Ges ha permesso che i miei potessero andare a Fatima il 13 maggio. Mi sono fatta forte, mi sono sforzata il pi possibile di
mostrarmi contenta perch. stentavano a staccarsi da me. Si avvicinava il giorno della partenza... Soffrivo immensa-mente:
chiedevo a Ges che mi desse forza per nascondere la mia sofferenza e vederli quindi partire contenti. Ges mi ha ascoltata...
Appena partiti, si impossess di me un tormento indici-bile...: mi pareva di vederli tornare dalla Cova da Iria in au-tomobile, tutti
gravemente feriti ed inzuppati di sangue; vedevo che ero io la causa di tanto grande disastro perch io li avevo spinti ad andare;
non fu sofferenza di minuti, ma di ore... Persone che mi vogliono bene mi hanno portato una radio affinch potessi seguire le
funzioni di Fatima: ero stata io ad esternare questo desiderio. Ne ho gioito tanto quando l'ho avu-ta: sembravo una bambina
attorniata da bei giocattoli. Ne ero meravigliata ed ho pensato: nessuna cosa del mondo mi ral-legra; sento gioia soltanto nel

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dolore e nel fare la volont di Dio; perch mai provo questa allegria? Mi hanno spiegato che non c'era da meravigliarsi, perch la
mia gioia era per mo-tivi di cielo e non della terra.
Di notte, dal giorno 12 al 13, nell'ora in cui si doveva sentire ci che avveniva a Fatima, dalla radio siamo riusciti a ricevere solo da
altre nazioni e non dal Portogallo! Sono ritornate le sofferenze... Sia fatta la volont del Signore: io non merito nulla.
Improvvisamente la radio ha incominciato a trasmettere da Fatima: ho potuto pregare a voce alta con quelli che erano vicini a me;
uniti ai pellegrini di Fatima abbiamo fatta l'a-dorazione. Il giorno 13, di mattina, non si riusciti ad udire dalla radio se non qualche
nota dell'organo e nulla pi. Che desi-derio avevo di udire ci che avveniva a Fatima!... Ho finto allegria per nascondere il
dispiacere e con una forza nuova, venuta dall'alto, ho pregato insieme ai presenti e cantato lodi alla Madonna. Quando tutti si sono
ritirati dalla mia camera mi sono sentita oppressa dal dolore... (diario, 17-5-1946).
grande l'umiliazione che proviamo perch non ci sentiamo de-gni di riceverla qui. Ma che sarebbe di noi se il Signore fa-cesse
distinzioni fra ricchi e poveri? Ci sentiamo pi umiliate perch indegne di accoglierla qui... Sia lodato il Signore per tante sofferenze
che permette ed esige da noi... (lettera a d. Umberto, 20-5-1946).
Cara signorina Maria... Sentiamo proprio vergogna: se avessimo saputo chi lei, non avremmo osato tanto! Ma l'e-spressione
"oh, se avessi saputo" arriva sempre tardi... Che lei non si sia sentita umiliata nel ricevere i miei in casa sua veramente degno di
ammirazione. Ges le paghi quanto ha fatto per la mia famiglia. Potr averne ricompensa solo dal cielo. Le chiedo perdono per
qualsiasi mancanza che possono ave-re commesso. Ci conosce tutti, quindi abbia pazienza... (let-tera a Maria Sommer, maggio
1946).
Cara signorina Maria... Ho sofferto nel sapere che la mia lettera l'ha rattristata. Creda che non volevo farle dispiacere. Sono state
la sua bont e delicatezza e soprattutto la sua gran-de umilt a spingermi a parlare come ho fatto. Continueremo a trattarla come
prima.
Per accontentarla, dal momento che ho incominciato male, voglio in questo fare male fino alla fine. So molto bene che le ricchezze
sono un dono di Dio, ma era mio dovere trattarla per chi . Per io non sapevo. Mi perdona? Quando potr ritornare qui la
riceveremo con tanto pia-cere, sempre con lo stesso trattamento, con disinvoltura.
Il passaggio dalla Cardiga non ha mortificato i miei, anzi ne sono ripartiti contenti e ammiratissimi; non soffra per questo... E ora
che dirle? Che non la dimentico mai e, nonostante la mia grande miseria e indegnit, la tengo in posto molto di-stinto nel mio cuore
perch cos, molto unite, ameremo tanto Ges e la cara Mammina... (lettera a Maria Sommer, 19-6-1946) 33.
Dopo la tua morte avr molte anime eucaristiche (Momenti della Passione)
... Nella notte dal 17 al 18 fui tormentata con grande vio-lenza dal demonio; venne tre volte con piccoli intervalli: pri-ma sotto forma
di uomo malizioso, poi di cane... da ultimo accompagnato da una moltitudine di demoni per tormentarmi di pi. Appena potevo
invocavo Mammina e Ges, rinnovavo a Ges l'offerta di vittima: - per Te e per le anime. Io non voglio peccare, Tu lo sai:
aiutami!... - I miei dolori nell'Orto furono di tutte le specie. Grande fu l'amarezza. Nell'agonia mortale mi rotolai sul suolo parec-chie
volte. Il peso schiacciante dei peccati di tutti gli uomini sembrava spremermi tutte le vene fino a farne sprizzare il sangue che
inzuppava i vestiti tanto che li sentivo come in-collati al corpo; ne vidi inzuppata anche la terra. Ges, parlo di Te, non di me perch
soltanto Tu hai sofferto in me e non io; per ho quasi agonizzato con Te.
Nella stessa unione con Ges oggi sono caduta con la croce che pesava su di me; un braccio di essa mi ha colpita sul petto
ferendomi il cuore; per qualche istante sono rimasta sve-nuta, come se non avessi vita. I carnefici mi hanno fissato incuriositi
pensando che fossi morto. Con rinnovato furore mi hanno trascinato bruscamente facendomi battere sulle lastre di pietra. Dalle
spine del mio capo si sono aperte altre fonti di sangue. Nonostante tutto, dal mio cuore uscivano per i carne-fici soltanto amore e
compassione. La marcia si fatta ancor pi accelerata: la rabbia dei car-nefici bramava di vedermi sulla cima del Calvario per
condurre a termine i loro malvagi intenti.
- Perch mi ferite cos, se vado a morire per voi? - sus-surrava Ges nel mio cuore...
venuto Lui, ma non con premura: ha tardato assai: - Mia sposa, sposa angelica, sposa dell'Eucarestia, vengo a te con - fame,
sete e freddo. La mia fame e sete sono di anime e di cuori. Dammeli! Sazia il mio divin Cuore. Vengo con freddo e voglio
riscaldarmi al calore del tuo amore, al fuoco del tuo cuore. Vengo perch espulso da cuori gelati o tiepidi: sono ghiacciato nella loro
freddezza. Non li ho mai abbandonati, ma sono stato obbligato a lasciarli: mi hanno espulso per far posto al demonio. Prima per
mi hanno preso, ferito, coperto di spine. Alla porta dei loro cuori ho bussato, ho chiamato tante volte con dolcezza e tenerezza di
padre. Ho chiesto loro di accendere il fuoco del Mio amore nei loro cuori; non mi hanno ascoltato, non hanno voluto udire e hanno
accolto il demonio. E furono tanti questa notte ed anche oggi. E sai chi? Erano sacerdoti, qualche religioso, qualche reli-giosa e
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anime pie . Come Mi hanno offeso e ferito! Non ti parlo poi del numero incalcolabile di altri peccatori che Mi hanno offeso
orribilmente e di tanti cui fra poco chieder i conti. ... La tua vita un insieme della vita di Cristo e della Madre mia benedetta...
Confida; Io non vengo meno. Sei la colomba dell'Eucarestia; continui a volare al mio tabernacolo per deliziare il mio Cuore; per
questo che ti chiamo sposa eucaristica. Grazie al tuo fuoco eucaristico, avr, dopo la tua morte, molte anime e spose
eucaristiche... - (diario, 24-5-1946).
Desidero che vengano alla scuola della tua cameretta (Momenti della Passione)
Il mondo dorme. Che mortalit generale! Dorme nel fango, nelle tenebre, nel peccato. Sento che cos, e mi sento io pure in un
grande cimitero dove si incontra solo il silenzio della morte: vi sono sepolta, gi senza carne, senza ossa e senza cenere. Il mio
sforzo per rialzarmi, per uscirne e riunire nuo-vamente tutto il mio essere, inutile.
L'oppressione delle umiliazioni non cessa. Essa non trova pi in me n corpo, n spirito, n anima da schiacciare, ma mi pesa ed
opprime nel dolore stesso: lo rialza, lo ravviva, non lo lascia in pace... Ed io rimango sulla croce, sempre sulla croce.
La vita che ha lasciato il corpo ed fuggita verso l'alto, soffre: sta l, vive l, lontano, molto lontano. Ma, oh, quan-to soffre quella
vita! In quanto a me, sento di non avere pi n spirito n ani-ma; fuggito tutto; tutto si allontanato dal corpo, dal corpo che non
ha neppure ceneri, ma sente tutti gli effetti del dolore. Che triste e dura separazione!
S, questa vita che si allontanata da me vive in alto, ma continua a liberare anime: in un lavoro continuo, come se stesse ad
aprire porte. Da queste porte escono stormi di anime che salgono, at-traversando nuvole, per entrare nel Paradiso.
Per me c' soltanto dolore. Cercheranno invano di darmi gioia: le gioie di questo mondo sono per me come rose ap-passite, gi
fradice, senza colore: rose appassite ma sempre con molte e acute spine. Tutto mi ferisce e mi lascia sotto il peso delle
umiliazioni..., sola, senza nessuno. Per me non vi sono buoni consigli, n amici: tutto muore subito nel mondo delle mie tenebre.
Mio Dio, come sono sola! Il mio sforzo per consolare Ges, per amarlo e salvargli anime grande. Non ci riesco. Mi aggrappo alla
croce. Il sorriso delle mie labbra falso, anche se senza inten-zione di falsit; ma il costante sorriso dell'anima al dolore e alla
croce vero. Mi consola la volont del Signore; voglio soltanto quella, ma in nulla provo consolazione sensibile. Vedo tutto
perduto. Levo il mio grido a Ges e alla cara Mammina; invoco tutto il cielo e vado soffrendo e camminando. Ieri, 30 maggio, verso
sera, mi giunta da Bahia [Brasile] una lettera del mio direttore spirituale. Fu come un raggio di sole che illumin tutta la camera
ed entr nella mia anima. Ma dur soltanto il tempo che impiegai a leggerla. Istanta-neamente tutto si spense e rimasi di nuovo
nell'oscurit e an-cor pi sola di prima; le spine mi ferirono in maggior profondit. Ringraziai Ges e Mammina per il regalo fattomi
alla chiu-sura del suo mese benedetto; dono che fiduciosa attendevo e speravo fosse duraturo; invece lo accompagnarono spine.
Sia benedetto il Signore: la Sua volont anche la mia... (diario, 31-5-1946).
... I giorni della mia vita sono come una eternit: che de-siderio del cielo! Quando potr vedere Ges e Mammina e goderli
eternamente? Ma oh! Che grande indifferenza sento per tutto questo. ... O mio Dio, sar un mio difetto il non preoccuparmene?
Soffro, soffro per sentimenti tanto strani!... terminato il mese di Mammina: che nostalgia! Ho fatto cosette tanto piccole per Suo
amore: non so amare n Lei n Ges...
Questa mattina, subito dopo la Comunione, Ges si af-frettato a parlarmi: - Figlia mia, Io, il Padre mio e lo Spi-rito Santo
abbiamo stabilito dimora per sempre nel tuo cuore.
Lo Spirito Santo ti colma dei suoi beni, del suo amore, della sua luce. E sai perch, mia sposa amata? Perch tutto comunichi e
distribuisca alle anime. Riempi i loro cuori di ci di cui colmo il tuo: di amore, di grazie e di ricchezze divine... - Mio Ges, oh, se
inventassi Tu nuovi regali da offrirti, nuovi mezzi con cui Ti possa amare e dispensassi me dal cer-carli! lo non so nulla e non ho
nulla... Dimmi ci che devo fare e dammene la forza; accetta intanto la mia vergogna ed umiliazione che sento davanti a Te
nell'udirti parlare cos... - - ... lo voglio, lo desidero che tu continui a darmi il gran-de sacrificio di lasciar venire alla scuola della tua
cameretta tutti coloro che lo vogliono: scuola delle scuole, la scuola pi sublime, la scuola delle meraviglie del Signore... Qui
come nel Cenacolo, le anime ricevono la luce dello Spirito Santo; quante ne escono gi illuminate! Ricevono luce dai tuoi sguardi,
dalle tue parole, dal tuo soffrire: tutto in te irradia amore, tutto diffonde ci che del cielo... Madre mia benedetta, vieni dalla nostra
figlia che ne-cessita molto di aiuto - venuta Mammina, mi ha presa con S e mi ha coperta di carezze: - Figlia mia e figlia del mio
Ges, amata dai no-stri Cuori, le tue piccole cose fatte per Me durante il mese di maggio furono per Me grandi, molto grandi; fa' lo
stesso per il tuo Ges in questo mese di giugno dedicato a Lui. Soffri contenta perch Egli non sia ferito: allieta cos il mio Cuore di
Madre... - (diario, 1-6-1946).
So, sento di soffrire orribilmente nell'anima e nel corpo, ma quasi non so spiegare il mio dolore nei suoi vari aspetti. Il mio spirito
diventato come un sole coperto da oscure nubi; cos nascosto non illumina pi la terra e manda luce ad altri astri che stanno al di
sopra di lui`. Non so spiegarmi me-glio... Sono sola, sola per soffrire e combattere... Non avere nessuno! Ho solo belve attorno a
me, ho solo immondezze che dissolvono il mio corpo: mi pare che denti di ferro lo scarnifichino e giungano a ferire anche l'anima.
104

Mi pare che essa sia in una agonia e in un grido continuo per chiedere soc-corso, che pu venire soltanto dal cielo. Non so
pregare n amare...
Nel pomeriggio di ieri la mia anima ha veduto le spaven-tose sofferenze dell'Orto. Mascherando il dolore, il cuore pareva volare
come una colomba verso di esse: voleva con un solo volo raggiungere contemporaneamente Orto e Calvario. Era Orto e Calvario
di vite. Il dolore e lo spavento schiacciavano il cuore, lo distruggevano; l'amore lo rifaceva... Lacrime di sangue uscivano dai miei
occhi e mi colavano sul volto; per essere pi chiara, uscivano da quelli di Ges e colavano sul Suo volto: la mia anima sentiva.
cos. Oggi, all'arrivo sul Calvario, non ero io a portare la croce, ma sono caduta ugualmente sfinita: sudori freddi coprivano il mio
corpo...
Ho sentito i miei occhi chiudersi e avvicinarsi il momento di spirare.
venuto Ges: - Figlia mia,... dimmi, non sei contenta del tuo dolore e del tuo cuore sempre sanguinante?... - S, mio Ges... Solo con il dolore si possono salvare tante anime... Non dico che si salveranno tutte come desidererei, ma dico che si perderanno
solo quelle che vorranno perdersi e che resisteranno totalmente alle mie grazie divine. Ti prometto: Tutti coloro che ti faranno
visita... saranno salvi, anche coloro che verranno a te per curiosit e male intenzionati: il tuo dolore sar forza invincibile che li
salver tutti . Questo fa parte della missio-ne che ti ho affidata la pi nobile e sublime missione.
(diario, 7-6-1946).
Un'anima che si lasciata plasmare (Momenti della Passione)
... Il giorno 8, vigilia di Pentecoste, sentivo svolazzarmi attorno, e a volte posarsi sul mio capo, una colomba bianca; nei miei
orecchi udivo un fruscio come di molte ali; ho detto
bianca perch la videro pi volte gli occhi della mia ani-ma, non quelli del corpo.
Domenica, giorno di Pentecoste, quella colomba si pos su di me, mi gir attorno, sbatt le ali finch entr nel mio cuore; mi
richiamava la rondine veloce, infaticabile, che compone il suo nido: aggiustava, abbelliva, ritoccava senza tregua.
Io non sentivo vita; mi sentivo completamente morta. Di tanto in tanto quella colomba introduceva il suo bec-cuccio ora fra le mie
labbra ora nel cuore, come per darmi alimento. Infatti, quando faceva questo, io sentivo che era la vita della mia morte.
Da domenica ad oggi rimasta qui nel suo nido, ma ora non svolazza, non lo abbandona: sta come in riposo con la testa sotto
l'ala. Di tanto in tanto d segno della sua presenza muovendo le zampette o stendendo le bianche ali fino a co-prire tutto il nido del
mio cuore; lo fa con tanta delicatezza e amore... Sento la sua vita ma non provo gioia per questo... Al calar della notte di ieri la mia
anima si incammin ver-so l'Orto. Tutto il tragitto fu pieno di spine: intrecci di rami spinosi ferivano il mio corpo. Ansie e sete di
amore si esten-devano a tutto il mondo e la risposta a tale amore furono spine tanto vive e penetranti da giungere al cuore. Le
fiamme d'a-more che da esso uscivano superavano le spine e salivano in alto... Oggi, salendo al Calvario, mediante corde sono
stata tra-scinata con il volto a terra per vari metri... La montagna era tanto alta: giungeva dalla terra al cielo; ero senza forze per
giungere lass. Sulla cima la mia croce pareva risplendere e illuminare il Paradiso... E il mondo, nelle tenebre, non approfittava
della luce della croce: era luce soltanto per il Paradiso... ... Venne Ges: - Figlia mia, dove si potrebbe trovare nel mondo un padre
tanto affettuoso, tanto sensibile ai mali altrui, amabile, misericordioso e pieno di amore come Me? E dove si potrebbero trovare figli
tanto ingrati, tanto crudeli e colpe-voli come i miei?... Nonostante questo, procuro tutti i mezzi di salvezza... Ho percorso il mondo,
ho bussato a tutti i cuori perch ricevessero le mie grazie, accettassero la mia croce per salvare un grande numero di anime
traviate e schiave di satana. Ho trovato qualche anima, ma, in verit, assai poche: molte mi hanno negato l'entrata, hanno ricusato
la croce e con essa le mie grazie. Ho sempre camminato, ho cercato e, in questi giorni di tanta lotta, in tempi di tanti delitti, ho
incontrato in questo Calvario, Calvario delle mie ricchezze e meraviglie, un'anima tutta Mia, una vittima senza pari che ha accettato
la mia croce, ha corrisposto alle mie grazie, si lasciata plasmare da Me, diventando cos la copia pi reale di Cristo crocifisso.
Figlia mia, l'aumento del tuo dolore aumento delle mie grazie e meraviglie in te... Soffro in te nel modo pi reale e cos,
nonostante le ingratitudini umane, si salvano le anime. - Si salvano, Ges, perch la Tua misericordia infinita e il Tuo amore non
ha limiti. Le anime sono salvate da Te e non da me: chi la forza del mio dolore? Chi muove la mia volont al dolore, se non Tu,
mio Ges? - In questo momento Ges si presentava come pittore che dipingeva se stesso nel mio corpo: ogni mio membro aveva
Ges; sentivo la bellezza del Suo viso, la dolcezza e l'amore del Suo Cuore, Lo sentivo perfettamente. Ges continu: - Ti ho
assegnata la missione delle anime, ti ho arricchita per loro perch grande la tua corrispon-denza alla grazia... L'odio, la vendetta,
la superbia, l'ambizione aumentano ancora nei cuori degli uomini: progettano e si preparano per nuove lotte. Io vorrei prostrarmi
davanti ad ogni uomo per chiedergli di non ferirmi; vorrei inginocchiarmi davanti a colui che ha il compito di padre della umanit [il
Papa] e che ha su di essa tutto il potere e chiedergli che si facciano orazioni, penitenze e riparazioni al mio Cuore e a quello della
Madre mia perch il mondo si salvi.

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Chiedilo tu, figlia mia, in nome di Ges...4 (diario, 14-6-1946).


Lettere ai due direttori
Mio buon padre [Pinho] ... Tutti i giorni e pi volte al giorno proponevo di scriverle, ma le mie povere forze non mi aiutavano. Non
voglio tuttavia lasciar passare il mese di Ges [giugno] senza farlo. Mio buon padre, che distanza ci separa! Non di certo
distanza spirituale perch l'unione delle nostre anime continua ad essere salda come roccia. Se Ges ci ha uniti, chi mai potr
separarci? ... Quando arriver il giorno in cui potr vederla qui a svolgere la missione affidatale da Ges di guidare ed
incam-minare a Lui la mia anima? Povera me, se non avessi fiducia in Dio! Padre mio, quanto mi sento abbandonata! Ho molto
bisogno di chi mi guidi. La mia vita fugge, come il sole al cader della notte; intendo dire la vita del corpo, perch quella dell'anima,
da molto tem-po sento di non averla. Mi pare di non progredire nel cam-mino della perfezione e di non possedere l'amore di Ges.
Vedo tutto perduto. Ho iniziato il ventiduesimo anno di letto e non vedo i frutti delle mie sofferenze. Sto rivivendo ci che tre anni fa
soffersi a "Foce". Il ricordo di quei dolori mi porta ancora tante amarezze nell'anima. Tre cose mi portarono l: l'amore di Ges, la
salvezza delle anime, il buon nome del mio padre, del medico e di alcune persone care. Mi pare che la mia permanenza a "Foce"
non abbia giovato; ma non voglio pensarci: sono nelle braccia di Ges per tutto ci che vorr.
Il demonio mi tormenta molto. Ho tanto timore di peccare... Mio buon padre, in questo mondo provo gioia soltanto nel-la volont di
Ges e nella sofferenza; null'altro mi rallegra. Per me tutto morte e dolore. Il mio cuore ha una ferita tanto profonda che in questa
vita non potr mai cicatrizzarsi-Ma anche Ges soffre sempre, sempre...
Io sono assetata di maggiori sofferenze per fare contento Ges e salvare il mondo. Petr io allietarlo, tanto triste come ? Sorrido
a tutti, ma il mio sorriso ingannatore: per nascondere le grandi angustie dell'anima. Ma ho e sento co-stantemente un sorriso
molto diverso da quello delle mie lab-bra: un sorriso verso l'interno di me stessa, sorriso interiore, sorriso dolce, soave, che bacia
e abbraccia la volont del Si-gnore; sorriso che mi lega per sempre alla croce con tutti i dolori. Ges che me la offre. Questo
sorriso reale, non ingannatore: il sorriso alla croce e alla volont di Colui che me l'ha data. Mio padre, l'anima mia vorrebbe
dirle molte cose, ma non so dire nulla! Resta per quando verr da me. E in quel felice giorno sapr dirle qualcosa?
... Ci siamo rallegrate per la buona accoglienza da lei avuta da parte dei sacerdoti brasiliani... Non mi dimentico di raccomandare a
Ges e a Mammina le sue intenzioni perch sorgano costi molte vocazioni... (let-tera a p. Pinho, 18-6-1946).
Mio buon padre [Umberto] ... Mi pare proprio di essere morta, ma non lo sono. Le mie molte sofferenze, la mancanza di forze mi
hanno fatto rimandare di scriverle. Mi perdona? Sembra dimenticanza e anche ingratitudine da parte mia, ma non cos. Non
voglio pagare il bene con il male. Questa oscurit, questo abbandono, questa solitudine e mor-te totale di me stessa non mi
aiutano in nulla. Sono tanto sola e tanto timida che mi pare di dubitare di tutti, di aver per-duto la fiducia e la stima verso tutti. Ma
non l'ho perduta; sono la stessa verso tutti e spero di esserla sempre, anche se tutti mi disprezzassero e mi abbandonassero. Se
lo facessero, lo farebbe anche Ges? Oh, no! Ges non mi abbandona. Sono certa che la mia grande miseria attirer la
compassione del suo Cuore divino. tanto buono e pieno di amore per i pec-catori! Come non confidare in Lui? Molte volte mi
manca il coraggio di confidarmi con Lui. Mi sento presa da vergogna nel vedermi tanto piena di difetti; nella mia grande afflizione
ripeto sovente: "Ges! Ges! Ges!". Grazie per le lettere scritte con tanta bont. Non sa an-cora quando verr? O non ritorna pi
qui? Il 30 maggio, con la sua, ho ricevuto una lettera di p. Pinho. Manda saluti anche a lei e chiede al medico e a lei notizie
particolareggiate... (lettera a d. Umberto, 18-6-1946). Vengo al venerd per ricordare la mia Passione (Momenti della Passione)
... Mi stato dato l'ordine di dire a Ges di andare via da me e di non tornare a parlarmi. Non ho inteso bene se solo al venerd o
per sempre. Questo ordine ha dato luogo a dubbi e a maggiori sofferenze. Ho ubbidito subito, poich, se io avessi volere e
dipendesse da me, gi da molto tempo non avrei i colloqui di Ges; meglio, non li avrei mai avuti.
Subito, marted e anche ieri, giorno del Corpus Domini, pi di una volta Gli ho detto: - Mio Ges, mi hanno ordi-nato di dirti di
andare via da me, di non tornare a parlarmi; non so se al venerd soltanto o per sempre. Ma Tu che tutto sai, accetta di fare ci
che mi hanno comandato. Obbedisci, o mio Ges, obbedisci: io sono sempre la Tua vittima. Per quanto io mi sforzassi di soffocare e dimenticare ci che sentivo per l'agonia dell'Orto, non ne fui capace'. Parevo un ramo di
salice che si torceva or da una parte ora dall'altra per le sofferenze dell'agonia dell'anima. In altri momenti mi veniva pugnalato il
cuore con tale frequenza che il pugnale, appena ritirato, mi era subito nuovamente conficcato: l'anima piangeva molto, come se
avesse occhi. Sentivo un cuore che era come il mondo, ma pi duro del-la roccia. L'anima piangeva e gridava sempre invocando
l'eterno Padre. Questo grido e queste lacrime sono continuate oggi, nel viaggio al Calvario. Ma quale tormento! Volevo espellere
tutti i sentimenti dell'anima; non volevo pensare n alla croce n al Calvario; era tale lo sforzo che facevo che mi pareva
cam-minare verso terre lontane. - Ges, non voglio questi sentimenti; ricordati di ci che mi hanno ordinato di dirti. - Ma quanto pi
cercavo di non dare retta e dimenticare, quei sentimenti diventavano pi vivi. Nell'intimo del cuore una voce molto addolorata mi
diceva -- Non v' dolore uguale al mio dolore. - Pi volte mi sono sentita trascinata per lunghi tratti da rudi corde e battevo il volto
sulle pietre; ma pi doloroso an-cora era il grido della mia anima. Se da una parte sentivo sollievo al pensiero che Ges non
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sarebbe venuto a parlarmi, dall'altra mi tormentava il timore che ritornasse. Mio Dio, se potessi fuggire a Ges e nascondermi a
Lui! Che triste agonia! Nuovi sentimenti dell'anima: il Capo sacrosanto di Ges si reclinava sul mio petto come se fosse la croce.
Da tutti i suoi capelli scorrevano copiose gocce di sangue: era un bagno di sangue per la terra. Ho udito Ges chiamarmi, L'ho
sentito venirmi attorno; mi sono sforzata di fuggire e di farmi sorda alla sua Voce divina. Egli ha bussato, ha bussato al mio cuore e
ha chiamato: - Figlia mia, figlia mia, vieni, vieni qui, sono il tuo Ges. - - Ges, Ges, non vengo; va' via; lasciami in pace, ricor-dati
di quanto Ti ho detto: voglio obbedire. Vedi quanto soffro, vedi la dolorosa agonia del mio cuore! - Ma subito si impossessato di
me un forte rimorso per aver detto a Ges di lasciarmi in pace. La colomba, che di tanto in tanto si faceva sentire nel mio cuore, ha
disteso molto molto le sue ali, fino ad avvolgermi tutto il cuore, mi ha legata con lacci dorati, trascinandomi ver-so Ges, mentre gli
fuggivo. - Mia figlia, vieni e ascoltami. Il tuo dolore per salvare le anime. Chi ti lega a Me con i suoi raggi d'amore lo Spi-rito
Santo e con lo stesso amore Mi attira a te. Riempiti di Lui, del suo fuoco e amore divino per portare Me alle anime. Ascolta, figlia
mia; tu hai obbedito; la tua obbedienza ti ha fatto crescere molto nella virt ed ha aumentato assai la mia gloria. Io ubbidir, ma
non ora. Nella mia sapienza infinita vedo che non devo ubbidire ora; ubbidir, tralascer di par-larti come gi ti ho detto, ma allora
ti preavviser. Fin d'ora per diminuir sempre pi il tempo ed il numero dei miei colloqui. - Il cuore mi bruciava come avesse vive
fiamme di fuoco, ma non ero tranquilla per avere osato tanto verso Ges. - Perdonami, Ges; sei triste perch Ti ho detto di
la-sciarmi in pace? Non ho pensato a quanto dicevo: perdonami, perdonami! - Ges sorrideva amorosamente e, stringendomi a
S, ha con-tinuato:
- Al contrario, la tua semplicit mi ha rallegrato e con-solato, figlia mia, angelo di purezza, angelo di luce... Non pensare che,
quando non ti parler pi, diminuiranno le tue sofferenze; no: la tua crocifissione continuer fino al-l'ultimo istante della tua vita.
Non saprai neppure esprimere i sentimenti della tua anima, n il dolore che ti consuma. - S, Ges mio, tutto ci che vuoi, a patto
che Tu sia con me. Dimmi, devo scrivere queste cose che mi hai detto? Disobbedisco con ci agli ordini avuti? Ges mio, povera
me! Potessi fuggirti! Solo cos ubbidirei. - Ges ha sorriso di nuovo e poi: - Non puoi fuggirmi; solo il peccato pu separarmi da te e
scacciarmi dal tuo cuore. Detta tutto; se nulla voglio che rimanga occulto, tanto meno questo: di grande vantaggio per le anime e
di gloria per la mia divina causa. Io vedo tutto. Sai perch vengo a parlarti al venerd e a quest'ora, l'ora in cui ho reso lo Spirito al
Padre mio? per rinnovare in te e ricordare la mia divina Passione. E come lo ho aperto il cielo alle anime, cos tu le conduci al
paradiso per lo stesso cammino: il Calvario, l'agonia, non di tre ore, non di alcuni giorni, ma di lunghi anni. Soffri contenta, va' in
pace; sta' tranquilla: tu non hai disob-bedito; sono stato Io a chiamarti e lo Spirito Santo a legarti. - Grazie, Ges; non lasciarmi; fa'
che io Ti sia fedele sino alla morte. - (diario, 21-6-1946).
Mio buon padre [Umberto] ... Grazie di gran cuore per i crocifissi e per la lettera che con carit mi ha mandato. Ges e Mammina
la ripaghino perch io non posso.
Avrei voluto scriverle, ma la malattia ed il caldo mi por-tarono talvolta alle soglie della morte. Mi perdoni se non mi sono comportata
meglio. Avevo gi fatto scrivere in un quaderno come meglio sa-pevo quello che avvenne con il Signore, circa l'ordine che lei mi
aveva dato. Aspetto il medico per consegnarglielo [da re-capitare a lei]. Verranno agli esercizi spirituali mia madre, Massimina e
una nostra amica. Dio voglia che ne approfittino bene! Chiedo la carit di illuminare Massimina e incoraggiarla: tormenta se stessa
e gli altri. Sono al punto di non poter vivere in questo mondo. La sofferenza del corpo e dell'anima orribile. Non mi dimentica,
nevvero? Ricorda che le ho detto che lei il mio secondo padre? Mi aiuti ad amare Ges e Mam-mina, mi aiuti nel mio triste
Calvario... (lettera a d. Umberto, 16-7-1946).
Il fuoco che ti consuma il fuoco d'amore dello Spirito Santo (Momenti della Passione)
... II demonio lavora tanto! E io ho molta paura di offen-dere Ges...
Ho paura di rivivere le sofferenze dell'Orto e del Calvario, ma non posso farne a meno...
Sentii nell'anima il bacio di Giuda e a questo segu subito un sorriso interore di Ges: quale dolcezza aveva quel sorriso!... Oggi,
nel percorrere il doloroso cammino del Calvario, an-davo come se il mondo fosse su di me e mi schiacciasse in-sudiciandomi con
tutte le sue immondezze; il cielo poneva su di me questo mondo di iniquit e mi opprimeva con il peso della sua giustizia: il mondo
e il cielo erano contro di me. Che oscurit, che silenzio amaro nella mia anima!... venuto Ges: - Mia figlia, mia figlia, mia figlia,
per addolcire il dolore del tuo cuore, gusta per un poco la dol-cezza e la tenerezza del Mio. Tu mi hai trovato, tu Mi possiedi.
L'anima che mi vuole possedere veramente deve avere la sen-sazione di non trovarmi mai. Tu mi possiedi; Io sono tuo, tu sei mia
e per sempre. Sono la tua vita; vivi di Me. Dillo, scrivilo: te lo ordina Ges. Dillo perch sappiano: sei sposa Mia ed lo Sposo tuo.
Che desideri di pi, se hai Me? Che vita migliore puoi avere, se vivi di Ges? Dillo perch com-prendano. A te faccio di pi di
quanto [agli Ebrei] nel de-serto: ti do la mia carne, ti do il mio sangue; non questa la migliore vita, la migliore manna, pi dolce di
quella del deserto? Col darmi interamente a te, non ti lascio senza conforto. - - Mio Ges, perch mai, giacch Ti possiedo come
Tu dici, sento tanta nostalgia di alimentarmi e sovente nei miei leggeri sonni sento questo bisogno e mi sveglio come se stessi
inghiottendo ed alimentandomi? - Figlia mia, stella del mondo, arcobaleno di tutta l'uma-nit,... volendo fare di te la copia pi fedele
della mia divina Passione, non potevo non associarti alla mia sete e fame di anime. Non sai che lo soffro questa sete e questa
fame notte e giorno?... Coraggio! Quella nostalgia e quell'ansia non ces-seranno se non nei tuoi ultimi momenti. Vieni! Oggi, festa
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del mio Divin Cuore, voglio consegnartelo ed unirlo al tuo. Prendine tutta la dolcezza, tutto l'amore, tutti i tesori divini: sono
inesauribili. Dalli alle anime, senza sosta... - Mio Ges, io non sono degna di possedere cos grande tesoro. Da sola non posso n
distribuire n fare nulla in fa-vore delle anime: lavora Tu in me. - ... Ricevi questa dolcezza perch per mezzo tuo sia co-municata
alle anime.
Lascia che con unzione divina lo unga i tuoi sguardi, il tatto e l'udito, affinch tu, per mezzo dei tuoi sensi, dia tutto alle anime. In te
vi sia una unzione divina completa, affinch il mondo che ti ho dato e che oggi riconfermo essere tua pro-priet, riceva tutto, tutto
ci che Mio... - (diario, 28-6-1946). ... Di notte, nell'Orto, sentivo Ges, madido di sudore e pieno di sgomento: dalle sue labbra
uscivano fiotti di sangue e dai suoi occhi lacrime di sangue. Poco dopo, con gli occhi dell'anima, vidi il Suo Volto splendente, molto
sereno, con gli sguardi fissi al cielo; quella bellezza e serenit erano soltanto di Ges; non pareva che avesse sofferto tanto. Ci
avvenne nel momento della accettazione, quando chiedeva al Padre di al-lontanargli le sofferenze, ma, contemporaneamente, che
si fa-cesse la Sua Volont. La visione fu chiara e nitida: meraviglia proprio divina. Talvolta sento quello sguardo dolce rivolto al
Padre. Oh, se anch'io sapessi volere ci che Ges vuole e, con la stessa rassegnazione d'amore, accettassi le sofferenze!
Stamane, senza pensare al Calvario, ho sentito su di me una enorme croce; il suo peso era tale che pareva sprofon-darmi nel
suolo. Inchiodata sulla croce, sentivo che Ges, con lo sguardo della sua anima, avvolgeva tutta la croce e fissava il mondo intero
che gli strappava dal Cuore profondi sospiri e dagli occhi copiose lacrime. Sentivo quel Cuore divino pal-pitare e sospirare nel mio
e i suoi occhi versare lacrime nei miei. Nel suo Cuore e nel suo Corpo divino, tanto feriti, ve-niva a infrangersi tutta l'ingratitudine
umana. Indicibili tor-menti per causa dei nostri peccati! Che amore cos mal corri-sposto! Potessi esprimere per il bene delle anime
i dolorosi sentimenti della mia anima... ... Ges mi ha parlato: - ... Detta tutto: Ges che parla attraverso le tue labbra, Ges
che muove la mano con la penna di tua sorella tanto cara al Suo divin Cuore. Di' che il fuoco che senti e ti consuma, dillo perch
non l'hai ancora detto, fuoco divino: fuoco di amore dello Spirito Santo, fuoco d'amore ricevuto affinch tu lo dia alle anime;
fuoco che si diffonder e comunicher come alimento salutare... - vero. Non ho parlato del fuoco che da tempo sento in me;
talvolta mi pare che si sprigionino da me forti vampate di fuoco che mi brucino e mi consumino... Quando mi sento ardere cos
chiedo talora qualche goccia d'acqua e quest'acqua pare togliermi la vita senza dare alcun sollievo a questa sete bruciante che mi
divora. Non so esprimermi meglio (diario, 5-7-1946).
Ho trovato in te un cuore forte e generoso (Momenti della Passione)
Le lacrime del mio dolore bagnano la terra; la mia anima piange e grida: ha paura delle tenebre e della spaventosa oscu-rit; si
rammarica per tutto ci che vede nella umanit. Se sapessi parlare e spiegare la dolorosa agonia che provo, vi sarebbe
certamente chi avrebbe compassione del mio dolore. Siccome non so, lotto da sola e tanto abbandonata, mio Dio! Sento il mio
petto aperto e il cuore che ne esce: viene verso il mondo, gli mostra l'amore di cui colmo e lo invita ad entrare. Questo cuore non
mio: grande come il cielo e la terra; grande come Dio. Io non ne posso pi per la fame e la sete che lo divo-rano: una fame,
una sete insaziabile... Ieri, durante la preghiera della sera, ben lungi dal pensare alla Cena di Ges con gli apostoli, mi sentii a
tavola con loro. Vidi Giovanni, con il capo appoggiato al petto di Ges, gu-stare una dolcezza e una pace indicibili: era quanto
l'apostolo amato riceveva da Ges. A tavola, ma un po' discosto, vidi Giuda: mento sporgente, occhi fuori dalle orbite, capelli irti;
non pareva gi pi un uomo; si vedeva in lui soltanto una disperazione infernale. Vidi Ges lavare i piedi ai suoi apostoli e al mio
collo era appeso l'asciugamano con cui li asciugava. Quanta dol-cezza e tenerezza in Ges! Ma nel suo divin Cuore, quale
tristezza, quale dolore profondo! Udii queste parole: Prima che il gallo canti, Mi rinne-gherai tre volte ... O Ges, quanto ci ami e
quanto hai sof-ferto per noi! Oggi sono salita lungo il Calvario come chi non conosce se non il cammino del dolore. Era tutto spine
ed io dovevo calpestarle; la oscurit non mi consentiva di evitarle. Di tanto in tanto uscivano dal mio cuore sospiri occulti, soffocati.
... Provavo un'ansia continua di darmi al mondo e di in-cendiarlo di amore... venuto Ges: - ...Con il balsamo del tuo amore, con
il tuo dolore di riparazione, vieni a curare questo Cuore ferito, questo Cuore che tanto ha amato ed ama e per nulla, o quasi,
corrisposto dalla maggior parte degli uomini. Vieni e dimmi che Mi ami, che sei Mia vittima; questo Mi basta. - S, Ges, Ti amo, Ti
amo, Ti amo, sono tutta Tua, sono la Tua vittima. Di ben poco Ti accontenti. A chi vieni a chiedere di essere consolato! A questa
miseria? O povera me! - S, figlia mia, vengo a te, perch in te ho trovato tutto e ho dato tutto per soccorrere l'umanit. Ho trovato
in te un cuore forte e generoso; con questo cuore che lo salvo il mondo. Ormai non sei tu che vivi, ma vivo lo, vive _Cristo.
Continuo a invitare il mondo ad entrare nel tuo cuore, ma egli si rifiuta; ingrato; non ascolta la mia chiamata. Cam-mino dentro il
tuo cuore ad accendere il Mio divino amore nelle anime. Mi rifiutano tutto, non vogliono lasciarsi infiam-mare da Me. Ma lo non ho
sosta n giorno n notte: senza limiti la sete e la fame che ho di loro. la tua fame, la tua sete, Cristo crocifisso in te. Ti ha
amata tanto da farti simile a Me fino a questo punto. Quando ho cominciato a farti vivere senza alimento, gi ve-devo il tuo
doloroso martirio per soccorrere le anime. (diario, 19-7-1946).
...Ieri, gi a notte, all'improvviso, la mia anima vide la Cena di Ges con i suoi apostoli; vide il dolce Ges benedire il pane; in quel
momento di amore e meraviglia senza pari sentii che il mondo non era pi lo stesso: Ges gli si dava in alimento; andava in cielo e
rimaneva col mondo. Quel-l'amore si estendeva a tutta l'umanit.
Nell'Orto la sofferenza tu tanta che [mi] sentii come una bilancia sospesa in aria, con il piatto pi basso tanto carico da non poterne
pi e l'altro in alto, vuoto.

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Ges offerse al Padre il calice della Sua amarezza: prima si chin su di esso, lo un al Cuore, poi con le Sue divine mani lo sollev:
traboccava e versava sulla terra tanto Sangue da irrigarla... (diario, 2-8-1946).
...Oggi, dopo la Comunione, Ges, per un po' di tempo, non mi ha parlato n ha dato segno della Sua vita divina in me. Io pregavo
e Gli parlavo: avevo tanto da chiedergli! Egli ha interrotto la mia preghiera e mi ha detto: - Sono qui, figlia mia, a deliziarmi come il
giardiniere tra i fiori che ha piantato e coltivato. Io, il Giardiniere divino, sono nel giar-dino del tuo cuore a contemplare i fiori delle
tue virt e a deliziarmi del loro profumo... Mia figlia, vengo a chiederti per questa notte una grande sofferenza e grande riparazione
per tanti peccati che si commettono nei balli, nei cinema, nei casin e per altri, molti altri... Non manchi la Mia Madre benedetta di
confortare la no-stra figliolina; non resisterebbe al suo dolore. - venuta Mammina, che, come al solito, mi ha presa tra le braccia
e mi ha accarezzata; ma non ne ho avuto il solito conforto: erano carezze di grande dolore e tristezza. Molto triste mi ha detto: Guarda, figlia mia... soffro con il mio divino Figlio: gli uomini sono tanto ingrati!... Consolaci almeno tu, che ci ami tanto; soffri per
consolarci... - Sono pronta a far tutto, Mammina. Conto sul Vostro aiuto... Fate che la mia vita sia tutta di cielo. - Ges ha aggiunto:
- Va', figlia amata, va' in pace a sof-frire per il mondo, a salvare le anime. Tutto il cielo ti assiste, tutto il cielo,t protegge... - (diario,
3-8-1946).
Ho forti tentazioni contro la fede... Credo, credo! (Momenti della Passione)
Se alzo gli occhi al cielo, non vedo; se li abbasso verso terra ove sono immersa, non vedo nulla. Provo uno sgomento di morte e
tanta oscurit. Il mio spirito si oscurato e sento che si sono oscurati gli spiriti di tutti :mi fa orrore il sentire che tutte le anime sono
nelle tenebre. Non comprendo n vi chi comprenda il mio dolore, in cui si strugge tutta l'anima. Mi sento come un vecchio
strac-cio che si seccato, consunto fino a sparire per non esistere pi. L'abbandono in cui mi trovo non si spiega. N amici n
nemici mi servono di sollievo: temo tutti e soprattutto gli amici. Se potessi ricevere l'assoluzione per i miei peccati senza avere
davanti un sacerdote, sarebbe per me un grande sollievo. Ho paura di loro. Quante volte mi sento come disperata, sen-za potere
udire una parola di conforto che addolcisca il mio dolore! Chiedo a Ges l'amore del Suo divin Cuore; Lo con-templo crocifisso; per
la Sua Passione e Morte Gli chiedo assistenza, conforto e grazia per non vacillare. N Ges, n Mammina dnno vita alla mia
morte; n il Cielo mi soccorre. Ho forti tentazioni contro la fede: mi pare tutto falso. Cre-do in Dio Padre Onnipotente; Ges, io
credo in Te, confido in Te.
Sono in un mare tanto furioso; le onde nere in cui com-batto giungono al cielo; nulla calma questa tempesta cos fu-riosa. Sento
come un'eco nell'anima che porta ai miei orecchi i gemiti, gli orrori, le urla dei disperati dell'inferno; le anime si sfasciano nel fuoco,
come fossero corpi. Il demonio si ostina a volermi portare al peccato: non cessa il suo tormento; ebbi un attacco molto violento e
molto prolungato... Nel pomeriggio di ieri mi si stringeva il cuore dal dolore: era cinto di spine sempre pi penetranti. Camminavo
verso l'Orto come se non potessi toccare il suolo: quelle spine mi ferivano i piedi; il suolo ne era coperto ed il dolore invadeva tutto
il mio essere. Mi pareva che il corpo avesse occhi per vedere dappertutto: questi sguardi mi venivano dal di dentro. lo camminavo
ma il cuore, quasi avesse grosse radici, re-stava legato alla citt che era l in basso: citt ingrata che mi strappava dal petto il
cuore e lo calpestava... tuttavia il cuore mi ardeva di amore per essa... Oggi, sovraccarica del peso schiacciante della croce,
cam-minavo curva, con la ferita della spalla che si aggravava sem-pre pi; siccome andavo molto curva, sentivo e vedevo che dai
miei occhi cadevano al suolo molte lacrime di sangue; usci-vano dagli occhi, ma erano spremute dalla sofferenza interiore causata
da spine molto acute e penetranti... Ho veduta la spugna e l'ho sentita passare sulle mie lab-bra mentre una voce interiore diceva:
- Non questa la mia sete. - Ho veduto la lancia che doveva squarciare il mio cuore; ma era gi aperto dall'amore, pareva una
porta spalancata per ricevere tutti. Tale visione mi ha causato dolori d'agonia. E in quel momento gli occhi di Ges, dentro i miei, si
sono al-zati al Cielo: un grido rivolto al Padre uscito dalle mie lab-bra, ma era di Ges. Quel grido per si fermato nelle nubi,
avvolto nelle tenebre; sono rimasta in agonia. venuto Ges: - lo ti conosco, ti comprendo, vedo tutto... La mia luce non per te,
per il mondo, esce dalle tue te-nebre... -. ... (diario, 9-8-1946).
... Mi pare di fuggire dai miei amici, da coloro che mi sono pi cari: fuggo di qui, mi nascondo di l per evitare ogni incontro. Che
taglio tanto grande! Voglio loro molto bene, ma li temo sempre pi, molto di pi. Tutta l'altra vita [vita celeste] si spenta, morta:
per-fino il nome di Ges e di Mammina; il Cielo, Patria bene-detta, scomparso... Ges, Mammina, il Cielo e la Trinit divina che
amavo tanto, non esistono pi per me. Nonostante questo sentimento, non tralascio di esclamare di cuore: - Ge-s, Mammina,
sono Vostra! O Cielo, vieni in mio aiuto! - la mia invocazione al colmo del mio dolore. Senza sen-tire n ricevere conforto o gioia,
mi curvo per ricevere la croce, ripetendo sempre: Ges, sono la Tua vittima. Talvolta provo ancora sentimenti di disperazione e
forti tentazioni contro la fede. In quei momenti la mia preghiera. questa: - Cuore di Ges, confido in Te! Credo in Dio Pa-dre
onnipotente! Mio Dio, Tu sai che Ti amo; o, meglio, credo in Te e solo Tu sai quanto desidero amarti. Lasciami impaz-zire per tuo
amore e fa' che in tutto muoia la mia volont, il mio io, affinch solo Tu viva, o Ges. - ... (diario, 16-8-1946).
Quel Sangue placa la Giustizia e illumina la terra (Momenti della Passione)
... Sento il mondo nella oscurit, come vi sono io. Il sole non nasce; non spunta il giorno. Il sole si abbatte sulla terra e pare si
frantumi contro di essa in schegge di terrore. E la terra rimane nera, in silenzio, disfatta nelle ceneri della morte. Il Cielo contro la

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terra! Che confusione, che rivolta! E il mondo gioca, gioca insensato dinanzi alle minacce di-vine che lo aspettano. Mio Ges, che
orrore! Il mondo non teme Dio! Il Cielo sprigiona fulmini; si disfa in fuoco! Che rumore spaventoso, oh, assai pi che di forti tuoni!
- Mio Ges, io Ti amo, mio Ges, sono la Tua vittima! - Sento di non avere corpo per soffrire: il dolore in me ci che il fumo
nell'aria: fa soffrire, mi consuma, ma spa-risce tutto. Questo fumo che non fumo va pazzo ad avvol-gere tutto il mondo, ad
avvolgerlo: lo vuol salvare a qualsiasi costo, vuole una rigenerazione; chiede nuovo sangue, chiede un mondo di purezza e di
amore. Povera me! Voglio tutto e non riesco a nulla; voglio amare Ges e nel cuore non ho amore; voglio dargli anime e sento di
non dargli neppure la mia. Ho perso tutto e tutti: che sar di me, mio Dio!?...
Ges non manc di venire a prendere quella riparazione che mi aveva chiesto: che notti tremende! mio Dio, che lotte tanto
prolungate!... Ges mi parl: - Figlia mia, mia amata, cuore di dolore, cuore di amore, scrigno ricchissimo ove racchiusa la
maggior ricchezza, la moneta pi valida per comprare le anime! Il do-lore amore: col tuo amore, col tuo dolore, con la moneta
della tua sofferenza, Io sono andato alla ricerca e alla con-quista delle anime. Eccole! Vengo a te, come buon Pastore, a chiuderle
nel tuo cuore che grande... Il tuo dolore, il tuo amore, sono come calamite che attraggono... Dimmi molte volte che le vuoi
salvare tutte. stato con il tuo amore e con la tua sofferenza che sono andato a comprare le pi lontane dal-l'ovile e in pericolo di
perdersi... - (diario, 23-8-1946).
Cerco di emendarmi, di fare un grande sforzo su me stessa per vedere se riesco a nascondere il mio dolore. Mi pare di usare frasi
crude con coloro che mi sono cari quando mani-festo loro il mio dolore; poi vorrei inginocchiarmi ai loro piedi e chiedere perdono;
agisco in questo modo soltanto con chi ha potere e diritti su di me, sulla mia anima. E questo au-menta il mio martirio. O Ges,
perdonami e dammi forza per migliorare e per correggere i miei difetti. E se a Te piace, fa' che io sappia nascondere le lotte e le
tristezze dell'anima. Mi sento in un angolo del mondo; coloro che mi sono pi cari sono nell'angolo opposto. Quale distanza ci
separa! Sento che essi, come me, hanno la stessa oscurit, subiscono lo stesso disprezzo e abbandono e la stessa morte. Da loro
non posso ricevere conforto n vita. ... Ieri sentivo avvicinarsi l'agonia dell'Orto: uno sgomento che non saprei spiegare. Questa
sofferenza aument nel sentire nell'anima lo schianto di forti tuoni, accompagnati da fulmini accecanti che incendiavano il mondo; il
cielo scendeva sulla terra morta per il peccato, morta per causa di tutti i vizi. Pareva che tutto il firmamento si dissolvesse in fuoco.
Mio Dio, che ribellione! Sentivo che le anime non temevano Dio. Nell'Orto pareva che gli ulivi si prestassero a nascondermi tra i
loro rami, ad occultarmi tutta la luce per terrorizzarmi di pi nella mia oscurit: i rami e i tronchi tremavano con me, con tutto il
suolo. L'Eterno Padre si era ritirato: pareva non esistere. Ma la Sua giustizia scendeva come nere nubi a schiacciarmi. Sentii tutto il
corpo bagnato di sangue. E gli sguardi miti di Ges erano nella mia anima: quale serenit, la Sua, ma in quanta sofferenza! Dal
calice amaro scorrevano fiumi di sangue: era quel sangue ad allontanare dalla terra il peso della giustizia divina e a dar luce alla
terra stessa... Oggi, lungo il Calvario, dopo di essere caduta con la croce e prima di essere trascinata per terra, ho sentito nel petto
calci tanto forti che mi hanno lasciato come se il petto fosse aperto... venuto Ges: - Ti invita un Cuore di sposo, l'amore di
Sposo e di Padre. Sono lo, il tuo Ges, che ti invito a entrare, attraverso la piaga del mio petto, fino alla fonte del mio divin Cuore;
non per bere, perch senza un miracolo non puoi resistere al mio amore, n sopportare la forza del mio Sangue divino; entra, vieni
soltanto ad avvicinare le tue lab-bra a questa fonte; vieni a refrigerarle per saziare la tua sete di amore, la sete che hai di darmi
anime. Unisciti a Me: questo il Sangue che genera i vergini e che d vita, grazia, purezza e amore. Non intendo soltanto, figlia
mia, darti vita e addolcire il tuo dolore, ma voglio dare a te affinch tu dia, voglio dare a te per ricevere. lo sono l'Agricoltore che
semina e raccoglie, sono il Giardiniere che pianta e coltiva i fiori. Raccolgo le tue sofferenze in vasi dorati per le anime. Figlia mia,
sono come il ricco avaro, mai soddisfatto del suo rac-colto. Coraggio, dammi di pi: non negarmi nulla. Continuo a chiederti questo
duro martirio, questa dolorosa riparazione. Il mondo corre verso l'abisso: in pericolo di precipitarvi e rimanervi per sempre
sepolto. Non posso pi trattenere la giu-stizia dell'eterno Padre. Ecco i sentimenti che ho fatto provare ieri alla tua anima. Sono
stanco di richiamare a nuova vita e a riconciliarsi con Me. Povero mondo, se non si rialza: il fuoco divino lo carbonizzer. E il fuoco
che hai sentito ve-nire dal cielo con lo schianto dei tuoni. Erano nubi di castigo quelle nere nubi. Soccorri, soccorri il mondo!
Dammi tutte le sofferenze. - Ges, Tu mi parli cos: allora non vale nulla ci che io soffro per l'umanit? - Sta' tranquilla... Se non fossero le tue sofferenze, oh,. che sarebbe stato mai del mondo!... Va' a dettare tutto questo; raddoppia il
tuo sforzo; do-nami questo sacrificio...
A somiglianza della mia Madre benedetta, va' incontro al tuo dolore e lascia la fonte del mio divin Cuore... - ... (diario, 30-8-1946).
Vengo sempre a te come un mendco (Momenti della Passione)
Dove mi nasconder? Come sfuggire alla Tua giustizia, o Signore, se essa cade sopra di me e sul mondo che sento dentro di me,
o, per dir meglio, sul mondo di cattiverie che sono io? Che grande pioggia di fuoco mi cade addosso dalle nubi che oscurano me e
tutta la terra! Mi sento come impaz-zita dal dolore: guardo da una parte e dall'altra attorno a me, piena di paura e di sgomento,
perch da ogni lato mi si presentano minacce e segni di distruzione. E io sola, abban-donata, timorosa di tutti meno che di Dio".
Verso questo Signore Supremo pare che io abbia odio e rancore; sento di volerlo sopprimere con le mie cattiverie e crudelt. Che
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dolore e che confusione! Temere tutti eccetto Dio, cui devo dare conto della mia vita tanto maliziosa e vergognosa... Il tempo per
tutte le cose una eternit; brevissimo invece per comparire alla presenza di Ges. Ed io sono senza il minimo merito, senza la
pi piccola cosa gradevole ai Suoi occhi divini...
Vorrei volare al cielo, vorrei potere abbracciare, imprigio-nare l'umanit intera perch neppure un'anima potesse fuggire da Ges,
abbandonando il cammino della salvezza. E non pos-so nulla, non vedo nulla. Che oscurit! Oscura la terra, oscuro il cielo! ...
Ieri, nell'Orto, sentii in modo cos forte la giustizia di-vina da sembrarmi che il Suo peso aprisse la terra: io vi ri-masi sprofondata.
Attorno a me era mare; sbattevano contro di me onde furiose, come io fossi il molo... Oggi... [Ges] camminava con una pesante
croce sulle spalle che diffondeva luce ed illuminava la terra. lo sentivo che Ges voleva abbracciare, nell'intimo della Sua Anima,
quella croce tanto pesante. Molte volte, intimamente, Egli ne baciava le sofferenze che gli causava: quanto amore in quei baci!
Quale lezione mi ha dato Ges! Sapessi imitarlo, abbracciando e ba-ciando la croce che Egli mi d, portandola con amore simile al
Suo! Pi tardi, dall'alto della croce, ho sentito nell'anima uno, scroscio di flagelli; non perch i carnefici mi percuotessero in quel
momento, ma perch desideravano farlo. Ges, nel mio petto, alz gli occhi all'Eterno Padre; gi quasi moribondo per il dolore
angoscioso causato da quelle cattive intenzioni, ha mormorato: - Padre Mio, mi costa l'ingratitudine, ma per-dona loro: ignorano
che lo sono Tuo figlio. - Mammina, ai piedi della croce, ferma come una statua di dolore, quasi moriva col Suo Ges. Ho sentito
nell'anima i Suoi occhi agonizzanti disfatti dalle lacrime e come se quelle lacrime colassero nel mio cuore. Poco dopo venuto
Ges: - Figlia mia, bianca colom-ba, coraggio ancora un poco!... Vengo sempre a te come un mendico, vengo per chiedere. L'ora
grave; grave il peri-colo! Accetti quanto ti sto per chiedere? Guardami bene, ri-para per Me. Non ho pi il Cuore; gli uomini
l'hanno an-nientato con le loro iniquit, l'hanno distrutto con il dolore [procuratomi]. Vedi il mio Corpo come ridotto. - Ho veduto
Ges senza Cuore nel petto. Il suo Corpo di-vino non era [neppure pi] uno scheletro: non aveva n carne n ossa, pareva un
guscio vuoto. I Suoi occhi divini, senza brillio, si scioglievano in lacrime. Piena di compassione, ho alzato verso di Lui le mie mani: Mio Ges, chiedimi tutto: accetto tutto, ogni dolore. Ma dimmi, che ne del Tuo Cuore, della Tua bellezza, del Tuo amore? Come
puoi amare cos? Ges mio, Ti amo, sono la tua vittima. Voglio soffrire tutto, nella certezza e nella ferma fiducia che Tu mi aiuti a
soffrire, che non mi abbandoni... Non voglio vederti soffrire, e voglio che Tu perdoni all'umanit. A che cosa Ti hanno ridotto!
Perch, essendo Dio onnipotente, Ti sei lasciato ferire cos? - Tranquillizzati, figlia amata; lo ti amo e posseggo amo-re per amarti;
ho Cuore, ho Corpo, ho tutta la Bellezza: ma era questo lo stato in cui gli uomini mi avrebbero ridotto-se se fosse stato possibile.
Guardami, contempla ora la mia Bel-lezza ed il mio Cuore divino, pieno di amore: stata la tua accettazione generosa, sono stati i
tuoi atti di amore! Ripetimi molte volte che Mi ami e che sei la Mia vittima. - Ho visto allora Ges tutto amore e bellezza; ho sentito
che mi ha avvolta con l'amore del suo divin Cuore, ma, ormai senza lacrime, ha aggiunto: - L'ora grave; necessa-ria, figlia mia,
urgente una riparazione; senza di essa, tra pochi giorni, si perderebbero eternamente sei sacerdoti, tra quelli che pi Mi
offendono... - Tutto ci che vuoi, Ges: sono la tua vittima... - ... (diario, 6-9-1946).
Una lettera per la nativit di Maria
... Il giorno 8, compleanno di Mammina, fu un giorno di dolore...
Le scrissi una lettera di mio pugno: una forza mi obbli-gava mentre un profondo dolore mi compenetrava tutta e mi rattristava per
non saper dire nulla di ci che volevo e per non amarla come desideravo. Quanta nostalgia ho sentito per la festa del Cielo!
Deposti ai Suoi piedi santissimi la lettera, i fiori e le candele, cantai, ma con molto sacrificio! Il mio canto mirava a lodarla e a
nascondere il mio molto soffrire... (diario, 13-9-1946).
Mia cara Mammina del cielo, io mi rallegro per il Tuo compleanno, so che non sono degna n atta a farlo per la miseria,
l'infedelt e le ingratitudini verso Ges Tuo amatis-simo Figlio e verso di Te. Che miseria, la mia! Tuttavia non devo scoraggiarmi
per-ch, proprio per questo, sono pi degna della compassione di Ges e di Te che sei Consolatrice degli afflitti e Madre dei
peccatori. Abbi piet di me perch sono la peggiore. Mammina, un altro anno trascorso e sono ancora in que-sto esilio. Quando
arriver la mia Patria? Tu vedi la mia pena e la mia nostalgia. Un anno fa non supponevo che oggi sarei stata ancora qui, n che
avrei avuto colpi cos duri. Ma sia fatta la Volont di Ges. Mammina, fra un anno sar ancora qui o sar in cielo a cantare le tue
lodi? Spero e confido. Per accetto con gioia i disegni di Ges. Non voglio la volont mia; voglio soltanto Ges. Fa', o dolce
Mammina, che in questo giorno benedetto muoiano per sempre il mio io, il mio orgoglio, il mio amor proprio, la mia volont e tutti i
miei difetti. Non voglio che trascorra la giornata senza rinnovare la donazione della mia verginit e purezza, anche se il demonio mi
dice sovente che non sono pi vergine, e altre cose. Regina delle vergini, abbi piet di me. Sono Tua, o mia dolce Mamma.
Conserva per Te il mio corpo, la mia anima e tutto il mio essere. Insegnami ad amare Ges ed amalo per me. Siccome non so
salutarti e ne sono indegna, chiedo a Ges,. alla Trinit santissima, a San Giuseppe Tuo sposo, agli Angeli e a tutto il Cielo, di
farlo per me. Dammi, o Mammina, il tuo amore, la benedizione e il per-dono. Benedici coloro che mi sono pi cari e il mondo
intero.. Accetta, in forza del Tuo amore, questi fiori e questi lumi._ Sono la pi indegna delle tue figlie, la povera Alexandrina, 8-91946
Io non soffro se non in te (Momenti della Passione)

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... Questa settimana ho ricevuto Ges Eucaristico una sola: volta. La fame che sento di Lui quasi disperazione... Senza il Suo
alimento divino mi sono indebolita tanto che non posso pi rialzarmi... Qualsiasi tentativo di conforto da parte di co-loro che mi
sono cari non raggiunge l'effetto: rimane subito sepolto con me. Mio Dio, tutto muore, eccetto il peccato. Ahi, come sento il mio
corpo corrotto e disfatto in piaghe nauseanti! Che mostro abominevole frutto del peccato! Che pietra dura,, che mondo di iniquit!
Sento come venute dal cielo bombe che esplodono su di me, che incendiano e distruggono tutto questo mondo che sono io, o di
cui mi sento portatrice. - Ges, non ne posso pi. Sento di non poterne pi. Vieni in mio aiuto; conduci con Te la cara Mammina.
Poich non pu giovarmi il conforto della terra di cui ho tanto bi-sogno, non venirmi meno con quello del Cielo... - ... Scesi da una
grande scalinata per andare all'Orto, o vi discese Ges in me; era gi notte. Che dolore prov Ges nel congedarsi da Mammina!
Che triste separazione! Egli sapeva benissimo che poche ore dopo Ella avrebbe voluto abbracciarlo, prenderlo tra le braccia,
guarirgli le ferite e non avrebbe nep-pure potuto confortarlo con le sue dolci parole di Madre. Dopo salii un'altra scala con le mani
legate, quasi sfinita: salivo sotto una scarica di bastonate e calci, con il volto co-perto di sputi.
Fui condotta alla presenza di uomini severi, dal carattere cattivo, seduti in trono come re. Sentii lo schiaffo e, pi di una volta,
echeggi nell'anima il canto del gallo. Che notte! Che dolore! Che tristezza profonda! Ma l'amore, le ansie di salvare il mondo
superavano tutto. Oggi ho cominciato a sentire la sofferenza del Calvario sol-tanto quando giunsi alla cima: stavo proprio perdendo
la vita. Mentre mi spogliavano, le risa di scherno sono state tali che echeggiavano per tutto il Calvario; mentre venivo inchio-data
furono tali gli strappi che ebbi l'impressione di restare con il tronco senza braccia n gambe: tutto il corpo pareva smembrato; il
dolore stato cos forte che senza un miracolo sarei morta subito. L'amore ferveva dentro al cuore, mentre continuavano l'a-gonia
e la invocazione al Padre. Che sete ardente! Era Ges che ardeva d'amore nelle ansie di aprire il cielo alla povera umanit; e
questa rimaneva nel suo stato di odio, di colpe e freddezza. Che differenza tra Ges e gli uomini! Sono rimasta molto tempo in
questa dolorosa agonia...
E venuto Ges, mi ha proteso le sue divine Braccia; ho sentito come se Egli mi tirasse fuori da un grande abisso di dolore, da un
sepolcro senza fondo. - Vieni qui, figlia mia... Riposa dentro il mio divin Cuo-re; coraggio! Prendi forza da Me, rialzati dalla tua
sfinitezza... Va' a ricevermi nella Comunione: il tuo Angelo custode che ha l'onore di darmi a te ... - ... (diario, 20-9-1946).
... - Mia figlia, mia figlia amata, quanta malizia! Il mio divin Cuore, come sul Calvario, non ha un soldato solo a squarciarlo con la
lancia: sono ora milioni e milioni i pec-catori che mi feriscono. Soffri e ripara, soffri per amore: Ges tuo Sposo che te lo chiede. ...
... - Il mondo mi crocifigge continuamente, ma non sono Io che soffro; mi sono rivestito di te; Cristo in te. Dalla lancia aperto il
tuo cuore; la tua testa che coronata di spine; sono feriti i tuoi piedi e le tue mani; flagellato il tuo corpo; sei tu la vittima
immolata, la vittima del Re divino. Ti ho creata per il dolore e per la riparazione, ti ho creata e fatta strumento di salvezza per le
anime. Io non soffro se non in te, mia vittima amata. Coraggio! Sono la tua Guida; ti ho promesso di essere il tuo direttore, non ti
vengo meno. Coraggio, il tuo cielo si avvicina... . ... (diario, 27-9-1946).
Il mio povero corpo su dure assi (Momenti della Passione)
... Senza pensarci e senza averlo combinato, proprio nella data anniversaria della mia prima Passione [3 ottobre 19381, il mio
povero corpo, tutto bendato, fu posto su dure assi. Nonostante questo, aument sempre pi la mia sete di do-lore e di amore.
Il mio medico, sempre caritatevole, dopo avermi preparato il mio duro letto mi disse qualche parola di conforto; lo rin-graziai di
cuore, ma le sue parole volarono lontano come non fossero dirette a me. Da questa sofferenza passai a quelle dell'Orto. Su quel
suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze sprigionassero scintille e formassero fiamme che mettevano in
ebollizione il sangue fino a rompere le vene. Sentii una sete infinita d'amore! E fu in questo fuoco che offersi al Padre il calice di
sangue... Sentii poi come se mi cadessero nell'anima le lacrime di mia sorella quando alla fine della mia prima Passione fisica
seppe che si sarebbe ripetuta in tutti i venerd. Mi sentivo come fossi una persona che non accetta conforto n parole amichevoli,
come se in casa nostra fosse morto qualcuno. Pro-vavo l'afflizione, la tristezza e le lacrime di tutti i miei cari... (diario, 4-10-1946).
Cerco di vivere sempre nel pi intimo della mia anima. E come vivo io? [Spiritualmente] in ginocchio, a mani giunte, capo inclinato
ad adorare, ad amare la Trinit Santissima. Adoro e amo soltanto con i miei desideri; per la mia miseria non posso fare di pi.
Potessi far s che tutte le anime vivessero la vita intima con questo tesoro Divino: Lo adorassero e L'amassero!... Continuo a stare
sul mio duro letto, con grandi desideri di baciare e abbracciare queste assi. Quanto pi mi costa per il dolore che mi consuma,
tanto pi me ne ricordo: Ges stato peggio di me sul duro legno della croce con il Suo Corpo santo tutto piaghe. Il mio corpo
legato; mi costa sopportare le bende. Ma anche Ges fu legato e trascinato da rudi corde: ha sofferto, innocente, per amor mio.
Perch non devo soffrire anch'io che sono colpevole?
- Voglio soffrire, voglio amarti, mio Ges. - Questi pen-sieri danno coraggio alla mia povera anima... (diario, 5-10-1946).

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Bevo incessantemente al Cuore di Ges (Momenti della Passione)


... Mi sento fortemente attratta a bere ad una fonte; non cesso di bere un solo istante. La mia oscurit tale che vivo come non
avessi gli occhi, n mai li avessi avuti, n conoscessi la luce. Ciononostante, senza consolazione, sento che quella fonte sei Tu, o
Ges; sento che nel tuo Cuore divino ch'io bevo senza interruzione ed incessantemente, con le mie labbra, quasi fossero un
innaffiatoio, bagno la terra e tutti i suoi abi-tanti. Non posso tralasciare di bere n di innaffiare. Tuttavia mi sento morire di sete e di
fame. E soffro pure perch le anime non approfittano di questo alimento che viene dal cielo... Venne Ges: - Vengo ad alimentare
la tua anima, come Medico divino e a dare al tuo corpo quello che il medico della terra non pu darti: il mio divino Sangue, il mio
divino Amore, perch tu viva e dia vita alle anime. (diario, 18-10-1946).
Sono come un naufrago che si sprofonda nel mare. Navigo nel profondo di questo mare senza fine, non con le mie forze perch
non ho pi vita, ma trasportata dalle acque. Di tanto in tanto questo naufrago che il mio corpo viene alla super-ficie a ricevere
vita, per riimmergersi subito e morire nuovamente. - Ges, mio caro Ges, se non ci fossi Tu, col Tuo amore, se non ci fossero le
anime, io non sarei vittima, non soffrirei tanto. per Te, luce e forza del mio dolore, che io soffro. per tuo amore che,
gioiosamente, consento al dolore di con-sumare il mio corpo. - Che tempesta tremenda! Da ogni lato vengono contro di me le furie
tempestose dei venti, i quali tentano strapparmi rabbiosamente le radici che mi sostengono. Ora pi che mai mi sento sola,
abbandonata da tutti. Ma non soltanto l'abbandono: sento che tutti i miei amici, tutti coloro che mi hanno lasciata, hanno gli stessi
dubbi miei, gli stessi timori di essere ingannati. Soffrono tutti per causa mia; sono tutti ciechi della mia cecit, mentre io non voglio
ferire Ges, n voglio che gli altri Lo feriscano per causa mia. - Ges, non consentire che io Ti inganni, n che inganni nessuno. Il
mio unico fine sei Tu: il tuo amore e la salvezza delle anime. Nonostante questa lotta continua, non posso cessare di bere, sono obbligata ad andare a quella Fonte, che mi pare sia il Cuore di
Ges. Mi sento obbligata a bere per dare la stessa bevanda alle anime. Il mio cuore non riposa. Potr essere saziato soltanto
quan-do possieder Ges. Quando mai Lo avr eternamente? ... Non tard Ges a venire, a scuotermi dalla morte, a darmi vita: Mia figlia, porto sicuro, arca di salvezza... tutti coloro che ti visiteranno saranno salvi, se non abuseranno di questa mia promessa
conducendo una vita di peccato e di offe-se contro di Me. E dopo la tua morte tutti i peccatori che si raccomanderanno a te o ti
verranno raccomandati, saranno pure salvi...
Come bella e gloriosa la tua missione! Quanto ti ha ar-ricchita Ges! Che grande prova di amore per il mondo!... - ... (diario, 2510-1946).
...Ieri notte Ges soffri immensamente l'agonia dell'Orto dentro di me: il terreno era duro duro; nulla lo rammolliva, neppure il
Sangue di Ges. Sentii che Ges piangeva...: le lacrime all'inizio non erano di sangue, ma poco dopo s: queste lacrime anticipavano le gocce di sangue che ore dopo sareb-bero
colate dalle profonde ferite delle spine.
Mentre sentivo queste lacrime con tutte le sofferenze del [prossimo] Calvario, tutti i rami degli ulivi tremavano e si scuotevano
come per un forte vento; anche Ges tremava di spavento. Dopo alcuni momenti mi sentii come fossi uscita da un sepolcro; la
pietra che lo chiudeva era l a fianco; uscivo gloriosa per trionfare su tutte le sofferenze. lo ero il sepolcro ed ero Ges. Questa
visione di gloria che sentii anticipata non mi diede nessun sollievo... Oggi, durante tutta la mattinata, la mia anima vedeva
co-stantemente Ges: camminava con la croce sulle spalle e quasi sempre proseguiva con il viso voltato a fissare la sua Madre
benedetta che Lo seguiva... La sua agonia della croce (e io con lui) si svolgeva nella maggiore tristezza, nell'oscurit di spirito e nel
pi completo abbandono... Nuovo sentimento, nuova visione dell'anima: ho visto Ges trionfare su tutta la terra, il cielo che si
apriva ad illuminare come un sole la stessa terra.
Ma Ges non uscito dal suo dolore e le sue grida per-durarono fino a che spir...
Poi venuto: - Figlia mia, vita e luce delle anime, luce di tutto il mondo, messaggera di Ges e di Maria! S, mes-saggera di Ges
e di Maria perch i nostri Cuori sono talmente uniti che sentiamo il medesimo dolore, le stesse ansie, gli stessi desideri e lo stesso
amore: ci che chiederai a nome Mio, chiedilo anche a nome Suo. Chiedi, sposa amata, orazione, ora-zione, penitenza, molta
penitenza. E a gran voce fa' che si chieda! Di' che il Mio Eterno Padre esige riparazione, molta riparazione... - ... (diario, 1-111946).
Quel mistero dei Pane e del Vino (Momenti della Passione)
Che lotta da agonia per la mia anima! Mi trovo fra la vita e la morte...

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Ges ha permesso che in tanta sfinitezza ed agonia di spi-rito venisse qualcuno [d. Umberto] a sollevarmi con parole di
incoraggiamento, lasciandomi pi forte per alcune ore. Venne poi il demonio con nuove arti e nuovi mezzi per farmi cadere... Mi
fece apparire la mia vita perduta, tutta piena di inganni, le mie confessioni mal fatte...
Ieri notte non giunsi all'Orto: rimasi nella Cena con gli Apostoli e con Ges. Avevo molto impressi nella mia anima due sguardi:
quello di Ges e quello di Giuda: che differenza! Quello di Ges molto dolce diffondeva amore; quello di Giuda era sfigurato e
disperato. Sentivo in me anche i loro due cuori: quello di Ges colmo di bont e di sante attrattive, quello di Giuda colmo di rancore
e di odio. Sentivo in me anche la lingua di Giuda: ardeva di fuoco infernale ed aveva appena mangiato il Pane e bevuto il Vino,
benedetti da Ges. Vorrei essere capace di descrivere lo sguardo di Ges ri-volto al Cielo al momento della benedizione. Vorrei
che tutti conoscessero quel Mistero del Pane e del Vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore: prodigio mirabile! Che
abisso insondabile di amore! Nonostante mi sen-tissi immersa in esso, non lo comprendevo s da saperlo spie-gare; potevo
sentirlo; solo in Cielo Lo comprender pienamente. Quanta luce, quanto amore pervadeva tutti: Ges, gli Apo-stoli e me! E tutto
questo in me!... Il traditore scese le scale, disperato, per andare a conse-gnare Ges. Ges, con il suo sguardo divino, vedeva
tutto; sentiva il bisogno di piangere, ma non pianse; nascondeva il suo dolore, sorridendo teneramente ai suoi Apostoli... (diario,
15-11-1946).
Un silenzio prolungato dice tutto
Mio buon padre [Umberto], ho sofferto tanto: ho molti conati di vomito; il mio corpo e assai pi l'anima soffrono molto. venuto d.
Alberto: se non fosse per l'assoluzione, sarebbe stato meglio che non fosse venuto. Ha tentato di obbligarmi a fare alcune
domande a Ges. Ho pianto molto in sua pre-senza; gli ho detto che non obbedivo... In quei momenti mi parso di essere
abbandonata da tutti; senza l'aiuto del Signore, mi sarei disperata. Dopo avermi tor-mentata assai, certo involontariamente, mi ha
dato ragione, ma i dubbi e il dolore sono rimasti... (lettera a d. Umberto, 22-10-1946).
... - O mio Ges, non so come dare quella risposta. Non la comprendo. - molto chiara, figlia mia. Il silenzio sempre eloquente quando non vi nulla da dire. Un silenzio prolungato dice tutto, d tutta
la luce: con questo silenzio che l'anima com-prende ed ha luce per rinunciare a quello cui non deve essere attaccata. Coraggio,
molto coraggio!... - ... (diario, 2-11-1946).
Mio buon padre [Pinho], passa il tempo ed il dolore au-menta. Quanto pi il tempo vola, tanto pi sento nostalgie, desideri, ansie
di aprirle la mia anima... Lei pu farsi un'idea di quanto soffre la mia povera anima.
Mi vedo afllittissima per causa di d. Alberto. Le mie con-fessioni sono rare e brevissime. Egli trascorre il suo tempo presso di me a
parlarmi di altre anime e ad ordinarmi di do-mandare certe cose al Signore. Ho dovuto concludere col dirgli "Non obbedisco, non
obbedisco!"... Mi sono messa a piangere; in quei momenti mi sono sentita abbandonata: non sono ca-duta nella disperazione, ma
solo per grazia di Dio... Vedendo le mie lacrime e accorgendosi che il mio cuore veniva meno, mi ha assicurato che non mi
avrebbe pi ordinato di fare do-mande al Signore. D. Umberto mi ha scritto che stato un bene quanto av-venuto perch,
diversamente, quel tormento sarebbe continuato; e mi raccomanda di non prendermela. Ma ci mi affligge non poco. Su questo
punto avrei tanto da dire: d. Alberto ha di buono la santit, ma io devo sopportare tutto il resto. Non voglio essere ingrata;
diversamente non so cosa avrei fatto... (lettera a p. Pinho, 21-11-1946).
Nuovi esami medici
Nuovi esami, altre spine, croce pi pesante. Potr soffrire oltre? S, lo posso, con la grazia del Signore... Quando mai il mio corpo
non sar pi esaminato dai me-dici? Quando finiranno tante umiliazioni e il dispiacere di es-sere motivo di sofferenza per chi ha
fatto tanto per me? Per non risentirne, sarebbe necessario non avere cuore.
Meno male che approfitto di tutto questo per offrire qual-cosa a Ges...
La notizia di un nuovo esame mi ha lasciato un grande ed amaro abbattimento, ma non come gli altri esami; infatti questo
annuncio mi fece vedere lontano, molto lontano, un nuo-vo orizzonte lieto e luminoso... Non so come raggiungerlo, ho paura, tanta
paura di arrivare l: mi vengono incontro da ogni parte tante belve". Quell'orizzonte luminoso non per me, ma io devo arrivarvi:
per me c' tristezza e dolore; dentro di me sento la morte... (diario, 8-11-1946).
... Venne il giorno 24. All'alba mobilitai il Cielo a inter-cedere per me presso il trono di Dio: avevo molta paura. Nella Comunione mi
abbandonai nelle braccia di Ges e di Mammina per soffrire e per amare in Loro con una donazione totale; non tralasciai di
chiedere forza ed aiuto. Passarono ore senza che sentissi conforto dal Cielo...

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Ho fatto il possibile per celare la mia paura ed il mio dolore affinch i miei non soffrissero. Quando giunsero coloro che temevo,
prima ancora di ve-derli, tentai di trarre un lungo respiro, ma il mio cuore non aveva la forza: che momento senza vita!
Mi indicarono Mammina dicendomi: - Coraggio! La fissai balbettando: - Mammina, aiutami! - La paura scomparve; sentii nuova
vita. Durante tutto l'esa-me fui forte, quasi dimentica che stavano esaminandomi. Di tanto in tanto l'anima mia voleva erompere in
cantici di lode al Signore. I dolori, quasi insopportabili, li offersi spes-so a Lui. Dico insopportabili perch mi costarono assai; Ges
non d mai dolori che non si possono sopportare. E quando sono per Suo amore, Egli d la forza: Lui che soffre in noi. Quando i
medici se ne andarono, rimasi subito sfinita e incominciai a sentire gli effetti del doloroso esame. Ma l'anima, per quasi un'ora,
rimase forte e tentava di cantare al Signore... (diario, 26-11-1946).
In quale stato doloroso rimasto il mio corpo dopo gli esami medici! E quante sofferenze dell'anima si sono inasprite ed aggiunte a
quelle che avevo! Ho continuato a sentire in questi giorni le spade che mi feriscono il cuore. Sento il ran-core di chi tenta
infiggermele e la rivolta di alcune anime che non vogliono ricredersi: sono forzate a cedere e non vogliono; sono come il re che non
vuole cedere il trono`. Quanto soffre per questo la mia anima! Vorrei dire di pi su questo punto ma non so spiegarmi. Vorrei
fuggire e nascondermi agli occhi di tutti per starmene sola: ne ho tanto bisogno... I miei amici oh i miei cari amici! mi pare proprio
che vengano da me forzatamente, e che non siano pi gli stessi. Tuttavia confido. O mio Ges, rimani almeno Tu e fa' che quando
mi sento sfinita, non Ti offenda mai, mai! Sono caduta in una sfinitezza tale che non sopporterei pi nessun esame; non resisto
pi; muoio sotto la paura e le umi-liazioni.
La sete di amore per Ges non cessa; il desiderio di dargli anime pi forte di me; non so per che fare per conqui-starle a
Ges... Ges mi ha sorriso pieno di dolcezza e di bont e mi ha detto: - I tuoi amici non vengono forzati, ma per amore. Sono lo
che permetto questa tua impressione per restare Io solo in te. Sono lo che ti do queste tenebre, perch tu non veda il potere e le
meraviglie che ti ho dato. Lo faccio perch non vi sia in te nessuna ombra di vanit. Sapessi quanto ti sostengo e quanta cura mi
prendo di te!... Coraggio! Io vinco gli uomini. Vengono umiliati coloro che si esaltano ed esaltati coloro che si umiliano. Io vado e
resto con te a vincere le tue tenebre, il tuo martirio ed il tuo abbandono. Far che tu non comprenda mai le mie meraviglie,
abbreviando i miei colloqui; ma ti amo, ti amo, figlia cara! - ... (diario, 29-11-1946) 6'.
Ci che vale amare Ges
... Una forza irresistibile mi obbliga a seguire Ges, a do-narmi a Lui perch egli si serva di me come strumento di salvezza per le
anime. questa la mia sete, la mia fame. Ma con intensit ancor pi forte vorrei portare la luce del Vangelo, l'amore di Ges fino ai
confini del mondo. Vorrei portare conforto a tutte le anime; vorrei sfamare tutti gli affa-mati e vestire tutti gli ignudi; a somiglianza di
Ges vorrei soccorrere tutti'. Soltanto cos il mio Ges sarebbe rallegrato e consolato... (diario, 6-12-1946).
... - O mio Ges, io voglio soffrire, ma sapere che in tutto faccio la Tua divina Volont. Se volessero che io mi alimentassi mediante
iniezioni, che dovrei io fare? - Sta' tranquilla... Non ti alimenterai pi sulla terra. Il tuo alimento la Mia Carne; il tuo sangue il Mio divino Sangue... Non voglio
che tu usi medicine, alle quali possano attribuire potere di alimentazione. Questo ordine per il tuo medico: sar lui che prende la
tua difesa'. Voglio che con-tinui ad aiutarti con tutta la sua vigilanza. grande il mi-racolo della tua vita... - (diario, 7-12-1946).
... Prego per coloro che mi feriscono per coloro che sono ingrati verso di me. Mostrando a Ges il mio cuore Gli ripeto: - Ges, Tu
vedi che a tutti coloro che mi fanno soffrire auguro ci che desidero per me. Vedi che non ne posso pi; anche cos crudelmente
ferita, non sento la minima ribellione verso di loro. Perdono loro tutto per Tuo amore e perch si salvino le anime. Se non avessi la
Tua grazia, li offenderei come offendono me, tanto sono miserabile: poveretta me, sen-za di Te!... Dal giorno 6 all'11 stato l'ottavo anniversario della mia prima uscita di casa per essere esaminata ': essere giudicata senza avere
commesso nessun crimine! Che tristi ricordi! Quan-te lacrime nascoste, quanti sospiri occulti! Ges avrebbe tanti motivi per
lamentarsi di me e non dice nulla; il mondo invece mi giudica a modo suo. Chi potr vin-cere, mio Dio? Soltanto Tu conosci il
motivo della mia ac-cettazione della croce, della mia croce amata che non cambierei con tutte le grandezze e le ricchezze del
mondo. Gli onori del mondo non valgono nulla. Ci che vale amare Ges... (diario, 13-12-1946).
La visita di un carmelitano
... Venne un sacerdote ad interrogarmi sulla mia vita. Mi cost molto rispondergli, ma lo feci senza turbarmi. Mi rivolse parole di
grande conforto che mi incoraggiarono. Non so come ringraziarne il Signore. Mi sono sentita tanto piccola: piansi; le lacrime non
furono di dolore, perch non v'era motivo; ma non furono neppure di gioia, perch Ges non me la concede: furono lacrime di
fortezza; l'anima era forte. Quando il sacerdote si ritir, io lodai Ges e Mammina e Li ringraziai. Intanto si lev in me una tremenda
tempesta che port la pi fitta nebbia, la notte pi nera: tutto sfum ben presto e io perdetti tutta la fortezza. Quelle parole di tanto

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conforto rimasero sepolte, sparirono e non affiorarono pi alla mia mente. Abbracciai la mia croce. Lo vuole Ges! Sia benedetto...
(diario, 20-12-1946).
Mio buon padre [Pinho] ... Pass di qui un padre carme-litano' che tre anni fa venne in Portogallo da Roma dove era professore
di ascetica e di mistica, cose che io ignoro. Dopo una conversazione di quattro ore e mezza part dicendomi: - Stia tranquilla; pu
stare tranquilla: in tutto ci che mi ha detto non ho colto una parola che sia contro il Vangelo n contro la dottrina di Santa Teresa
d'Avila e di San Gio-vanni della Croce. Conosco la mistica e l'ascetica come il pane quotidiano. Le sono sincero. Sono gi stato
scelto per esaminare altri di questi casi e mi sono messo contro, ma qui no: sono anzi in suo favore. Viva in molta umilt, viva
sempre come ha vissuto. Le sue sofferenze sono pietre preziose per la corona che l'aspetta. Pi tardi parler. Dica pure la mia
opinione a d. Umberto. - Mi incoraggi molto. Piansi lacrime di conforto. A prima vista pareva una persona molto austera. La mia
vita colma di umiliazioni e contraddizioni. Tut-tavia il numero degli amici non diminuisce, anzi aumenta; ci nonostante, mi sento
sempre pi sola: questa la mia sorte. Tante volte dico a Ges: - Spogliami di tutto, svuotami di tutto per riempirmi di Te: solo di
Te, sempre di Te, eter-namente di Te! - Soffrissi sola, non mi costerebbe tanto; ci che pi mi pesa che soffrono con me coloro
che mi circondano. Cos vado avanti implorando giorno e notte il Cielo per averne aiuto, abbracciata al mio crocifisso e alla cara
Mam-mina, in attesa di giorni migliori e, infine, il paradiso... (let-tera a p. Pinho, 13-2-1947).
Una lettera a Ges Bambino
... Procurai di preparare a Ges Bambino, con i miei atti d'amore, sacrifici, orazioni e tutte le sofferenze pi intense, una culla
soffice , degna della Sua nascita... Volli scrivergli di mia mano e fargli l'offerta totale di me stessa... Con quale sacrificio! e' Quale
sfinitezza!... Scrissi cos: Al mio caro Ges Bambino del presepio.
Ti scrive la tua figlioletta Alexandrina, che viene a Te per apprendere le Tue lezioni. Sii il mio Maestro... Dolce e caro Ges, vengo
ad adorarti umilmente prostrata e a consegnarmi interamente a Te per morire qui, in questo momento, a me stessa e al mondo. Lo
voglio, Ges, per vivere interamente di Te, per darti la prova, non dell'amore con cui Ti amo, perch cos poco, ma di quello con
cui vorrei amarti. Ascoltami, Ges, mio Amore. Per ottenere ci che tanto brama il mio povero e freddo cuore fa' che i miei occhi
non vedano se non Te, che le mie orecchie non odano se non le cose del cielo; che la mia lingua e le mie labbra non si muovano
se non per parlare di Te, delle Tue cose e delle Tue lodi; che il mio cuore non abbia altri sentimenti che non siano se non amore e
dolore: amore per amarti, dolore per consolarti e riparare. S, o Ges, fa' che quanto si dir di me, sia a lode o disprezzo, io lo
consideri come se non detto di me: che io resti come un cadavere che non parla, non ode, non sente. Pi ancora; voglio dirti di pi:
voglio farti un atto di rassegnazione alla morte e un atto di rinuncia. Se i medici con i loro esperimenti abbrevieranno i giorni della
mia vita, io accetto contenta e perdono loro di tutto cuore. Rinuncio anche alle ansie e ai desideri circa la realizza-zione delle Tue
divine promesse [circa il ritorno di p. Pinho `I; non voglio sapere n pensare se si realizzeranno: se il mio direttore verr o no prima
della mia partenza per il cielo.
Voglio ci che Tu vorrai, o Ges: la Tua volont, la Tua gloria, il Tuo amore. Solo Te, mio Ges! Tu sai quanto costi tutto questo al
mio cuore 69; lo sento frantumato. Mi lascio schiacciare, annientare solo per amore. Accetta i brandelli di questo cuore per ornare i
tuoi vesti-tini come fossero oro il pi puro, pietre le pi preziose. Accetta quanto ho sofferto, sentito e fatto durante la tua novena,
come materasso e cuscino soffici al posto della paglia.. Ci che vorrei darti, chiederti, dirti, Te lo dica il mio cuore! Riempimi di Te:
colma di Te coloro che mi sono cari ed il mondo intero. Siimi Amico affinch non mi manchino le forze per compiere fedelmente la
donazione che Ti ho fatto. Tu vedi quanto soffro! Per Tuo amore si salvino le anime. Perdonami. Dammi la Tua Grazia, il Tuo
Amore con quello di Mammina. Sono la Tua povera Alexandrina, Tua indegna vittima. (Natale, 1946).
Ho atteso l'ora della Sua nascita: allo scoccare della mez-zanotte, ho fatto accendere davanti al presepio due candele in Suo
onore e Gli ho letto la lettera: leggevo e piangevo. Poi Gliel'ho collocata sulla paglia ai Suoi piedi. Senza sapere ci che volevo,
senza sapere parlare, Gli ho detto: - Ges, prendi il mio cuore: che esso Ti dica e chieda tutto senza che io stessa sappia ci che
Ti dice e chiede; che esso Ti ami tanto quanto vuoi, senza che io stessa sappia che Ti ama. Accetta tutte le spine che mi feriscono
e trasformale in rose per adornare il Tuo presepio. Rimasi poi molto tempo a contemplare Ges, quando le lacrime me lo
permettevano. Non ho parole per dire la mia oscurit, tristezza e ama-rezza, ma contemporaneamente la mia tranquillit e pace. In
questa pace mi sono addormentata per qualche tempo, fino all'alba... (diario, 27-12-1946).

1947
Una colata di fuoco (Momenti della Passione)
... passato un altro anno e non distinguo ci che stato perch non vedo se non tenebre dietro e davanti a me. Come ho
trascorso il mio tempo? Come l'ho usato nel Tuo servizio? Molto male, Ges mio! O vita che non ho saputo e non so vivere! Sono
povera, sono miserabile, non sono nulla... Negli ultimi momenti dell'anno feci accendere alcuni ceri, recitai il Te Deum : stato il
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mio ringraziamento al Signore per quanto si degnato di inviarmi di dolore e di gioia. L'ho benedetto per tutto, perch fu tutto
prova del suo grande amore. Nella mia ignoranza non ho saputo dirgli altro.
Iniziai il nuovo anno sorteggiando i miei protettori. Mi toccarono San Giuseppe e Santa Teresina: ne rimasi contenta. Siano essi la
mia guida nelle tenebre, che tanto sgomento cau-sano all'anima mia. Ho invitato il Cielo a intercedere per me e ad insegnarmi ad
amare Ges e Mammina; vorrei vivere sol-tanto una vita d'amore.
Il giorno 2 fu il quinto anniversario di quando Ges mi disse: - Preparati alla lotta che dovrai sostenere, apparente-mente sola. - E
che lotta, mio Dio! Questa data mi ha ripresentato tra le tenebre i sentieri spinosi che ho percorso. All'inizio dell'anno cominciai a
sentire cadere su di me una colata torrenziale di fuoco, che bruciava e decomponeva il mio corpo: lo sento come tra fiamme
ardenti che lo riducono in ce-nere infuocata. Sono stanca di tanto soffrire, ma l'anima a braccia aperte per ricevere quanto Ges
vorr darle. Ebbi un combattimento tanto grande con il demonio... Ieri notte, quanto pi mi sforzavo di sviare il pensiero dal-l'Orto,
tanto pi il cuore gli si avvicinava. Il suolo dell'Orto e la giustizia di Dio erano per me come due pietre da mulino: il mio corpo era il
grano di frumento che esse schiacciavano e macinavano. Il cuore, come una nube che si apre per scaricare acqua, si apr per
scaricare amore e ricevere tutto il dolore. Per quel do-lore ho sentito il mio corpo in sudore di acqua e sangue. Prostrata, in un
antro isolato, sentii, e l'anima mia vide, un angelo che mi rialzava; rimasi pi forte per affrontare quanto mi attendeva. Oggi, fin dal
mattino, Ges era nel mio cuore con il suo santo Capo coronato di tante acute spine... Ho sentito che Egli, dall'alto della croce,
nella pi dolorosa agonia, negli ultimi momenti della Sua vita, diffondeva amore, che si estendeva a tutto il mondo come si diffonde
un profumo. Con Lui agonizzavo per Suo amore e per le anime. Sono rimasta come morta un bel po'. Sentivo una vita, venuta da
grande altezza, quasi a contemplare la morte del mio corpo; ma era vita che non gli apparteneva. venuto il mio Ges: - Figlia
mia, non vi nulla che separi i cuori che si amano di un amore puro e santo. I nostri sono uniti: il Mio e il tuo nel massimo amore,
amore divino, amore di Dio. Nulla ci pu separare. Ma Io voglio, all'inizio dell'anno, nel primo venerd, dedicato al mio divin Cuore,
unirli e intrecciarli nuovamente; chi viene a legarli la tua e Mia Madre benedetta... Ho travasato nel tuo cuore tutta la mia
ricchezza. E sai perch? Ti ho consegnato il mondo e oggi rinnovo la consegna. E per mezzo tuo, grazie al potere e alla missione
da Me dati, che questo mondo viene a Me e passa liberamente dal tuo cuore al Mio... Ma non aspettarti consolazioni e gioie: sei la
mia vittima. Ma non voglio terminare questo colloquio senza preavvi-sarti, senza dare al mondo questo avvertimento. Hai sentito
ca-dere una colata di fuoco su di te perch sei la mia vittima; pioggia che presto cadr sul mondo se non si convertir... - (diario,
3-1-1947).
Mi domandano se amo Ges. Non so se Lo amo, ma so che voglio amarlo. Non so parlargli n so come Gli parlo: so che tutto si
immerge nelle tenebre e in esse tutto sparisce e muore. Sono molte le mie sofferenze; e tanta la mia amarezza!... Il mio corpo
come grano che non mai macinato abba-stanza; l'ingranaggio che muove il mulino non si incaglia, non cessa di macinare. Vivo
talmente abbandonata, che non trovo conforto sulla terra. Nelle mie confessioni, ch'io faccio frequentemente per forti-ficare di pi
la mia anima con la grazia del Sacramento, non trovo sollievo n conforto. Sia con il parroco che con il con-fessore ordinario, sono
sempre timida, piena di paura e sento di non essere compresa. Mio Ges, sar colpa mia, o sei Tu a permetterlo?... da Te e da
Mammina che attendo aiuto, conforto e pace... Continuo a sentire il mio corpo disfarsi in cenere di fuoco per quella pioggia
bruciante che gli cade sopra; mi stanca al massimo, mi lascia senza vita... ... Sul Calvario tutto era silenzio: si udivano soltanto i
so-spiri di Ges; regnava soltanto il dolore, aumentato dal rancore di molti cuori che, soffocati da non so che cosa, non parla-vano
pi. E nel mio cuore sentivo come se tutto il mondo maltrattasse e lapidasse Ges, pur vedendolo agonizzare in quel modo.
Mi sono unita molto al dolore di Mammina: con Lei desi-deravo avere Ges sulle mie braccia per curare il Suo divin corpo molto
ferito. Che dolore e compassione per Ges! Che unione di amore e di agonia! E venuto il mio Ges ed ha trasformato subito la mia
ani-ma: - Figlia mia, la croce vita, amore, segno di reden-zione. Io sar con te, soffro e vinco in te... La tua vita amore.
Come non cessano un istante i crimini del mondo, cos non cessa di cadere su te che sei vittima la scarica immolante del sacrificio
e del martirio. Abbi coraggio!... Ripara... Vedi questa piaga? Trapassa il mio Cuore da una parte all'altra... Con quale malvagit
stata fatta! Sai chi stato? - Mio Ges, se non ti dispiaccio con ci che voglio dirti, ascoltami. - Parla, figlia mia, dimmi tutto. Chiedimi la riparazione che vuoi, ma senza che io sappia chi [quel peccatore]. Non posso riparare in questo modo? - Ges si
rallegrato tanto e subito il suo Cuore divino si trasformato in amore, in forti fiamme. Quella ferita che trapas-sava il Cuore da una
parte all'altra sparita: tutto era luce... - Tu rimarrai come se non avessi intelligenza per capire il dolore, ma non per questo
soffrirai di meno: soffrirai amara-mente. Sentirai come se mai o quasi mai Mi avessi posseduto; ma non per questo tralascerai di
possedermi interamente, quanto pi possibile ad una creatura umana. Far che molte anime vedranno Me in te, con tutta la mia
ricchezza e gli inesauribili tesori del mio divin Cuore. Tu sei e sarai dopo la tua morte, per ogni anima in peccato, un parafulmine
che attirer su di s il peso della giustizia divina; e per ogni anima in grazia, sarai una calamita che attira e che distribuir l'amore
che Io vi ho depositato... Sarai luce per l'umanit... - ... (diario, 10-1-1947).
Voglio essere grande per amarti e piccolina per me (Momenti della Passione)
Il dolore distrugge il mio corpo il quale ne resta cos disfatto che mi pare non esista: vive solo il dolore. Io non sono neppure pi un
cencio immondo: non sono nulla. Quanto soffro occul-tamente! Solo Ges lo sa. per amor Suo e delle anime che mi nascondo il
pi possibile; soffro con Lui; basta che Lui lo sappia. Mi lamento e gemo solo quando sento di non poterne pi; ma l'anima, la mia
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povera anima si dilata e la sua sofferenza si estende sempre pi. Il dolore l'annienta in modo tale che gi non sembra se non una
scia di fumo che scompare nell'aria.
O mio Ges, non ho pi vita nell'anima e nel corpo: ho soltanto il dolore; lui solo vive dentro di me. il compagno inseparabile
della vita interiore, della vita intima con Dio.
Dico a Ges: - Voglio vivere in questo corpo che non esiste; voglio vivere in esso tanto profondamente la vita inte-riore, la vita
intima con Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, che non voglio uscirne a trattare di ci che esterno: voglio morire in questa intimit. O
mio Ges, non permettere che il mondo mi separi da Te. - Ma io non so vivere e sento che non imparer mai a vivere quella vita
perfetta, quella vita dell'alto che bramo tanto. Mi perdo alla sua ricerca e non sono capace di impossessarmene. Sono tali le ansie
che ho di viverla, che a volte mi pare di im-mergermi nell'abisso di quella vita che realmente non vivo pi qui. Non vita, pare una
nube vagante che mi assorbe e mi porta non so dove. Nulla di questo visto dagli occhi del corpo, nulla di questo palpabile;
sono cose dell'anima: non so dire altro. Povera me! Sento che non amo e non sono perfetta: quanto pi forti le ansie di perfezione,
tanto pi la corruzione e mi-seria! ci che mi fa vedere la mia oscurit, talvolta molto spaventosa. Ebbi con il demonio due
attacchi violentissimi... Volevo uscire dalla lotta solamente per non peccare, ma volevo essere vittima... Nel pomeriggio di ieri,
improvvisamente, sentii cadere sulle mie spalle un peso schiacciante; l'anima vide che era il Cielo, era la Giustizia di Dio... ... Sono
stata condotta per una grande scalinata alla presenza dei giudici. Quanto ho sofferto nel sentire Ges, grandezza senza pari,
davanti a loro, fatto tanto piccolo e addirittura un niente! E loro, i veri niente, pieni di orgoglio, vanit, grandezza senza nessun
potere! E stato abbattuto il Potente e si sono elevati nel loro orgoglio coloro che non avevano nulla. Quanto Ges soffriva in
silenzio!... Quali segreti indicibili la mia anima vedeva in cos grande sofferenza! ... Le tenebre nere della notte non impedivano alla
mia anima di scrutare quei segreti; segreti che soltanto la sa-pienza di un Dio pu e sa rilevare. Unita a quella Sapienza di cui non
so dire nulla, mi sono sentita obbligata a soffrire e ad agonizzare... - Mio Ges, voglio essere piccolina, per essere grande sol-tanto
nelle Tue cose. Voglio essere vuota, vuota totalmente, perch Tu possa riempirmi. Voglio in me Ges, soltanto Ges. Voglio
essere grande per amarti e per consolarti, voglio essere grande per salvarti anime; ma in quanto a me voglio essere piccolina,
sempre piccolina... - Coraggio, figlia cara! In te tutto amore, anche se adom-brato da imperfezioni, imperfezioni che Io permetto.
Quanto pi Mi brami, tanto pi Mi possiedi; pi soffri, pi Mi ami e pi anime salvi. Quanto pi ti senti sparire e morire, tanto pi in
te appaiono le Mie opere e pi vita dai alle anime... - ... (diario, 17-1-1947).
Sono Io che svuoto tutto, sono Io che riempio tutto
Passai la notte in grande sofferenza e in molte ansie. Il mio corpo era un mucchio di cenere disfatto dal dolore; il cuore sentiva, in
modo orribile, tagli continui di spade affilatissime; allo stesso tempo voleva staccarsi e volare in alto verso Ges, ma non poteva...
Abbracciata al mio crocifisso e alla cara Mammina, non cessavo di chieder Loro amore. I dolori erano quasi insopportabili, ma le
ansie di amore li superavano di molto. In questa angoscia non perdevo la mia unione con Dio; mormoravo sempre: - Mio Ges, mi
lancio nelle Tue braccia, Ti stringo per non lasciarti pi senza desistere di chiederti amore. Anche se ogni volta che Te lo chiedo Tu
mi mandassi via e mi battessi, non Ti lascerei, non tacerei, ma con maggiore coraggio griderei pi forte: Ges, Ti amo! Dammi
amore! Sono la Tua vittima . - ... Ges mi disse: - Dov' la croce, la vera croce, ivi l'amo-re. E dove l'amore, ivi Cristo. Tu
soffri, Mi possiedi e Mi ami; hai tutto il mio Amore... Far che il tuo dolore sia salvezza per il mondo, che l'amore con cui Mi ami si
diffonda e si comunichi alle anime. Il tuo dolore e il tuo amore sono scala, ai peccatori ed ai giusti, per salire al cielo... Ci che ti
dico non per elogiarti; non parlo per te, parlo per il mondo. a lui che voglio mostrare che cos' la mia vita divina nelle anime,
che cos' una vittima generosa e fedelissi-ma... - ... (diario, 2-1-1947).
... Aborrisco il mondo e ci che racchiude; non perch deb-ba aborrire tutto ma perch voglio e debbo staccarmi da tutto. Sento
come se qualcuno dentro di me stia spolverando, luci-dando, riordinando l'abitazione del mio cuore, della mia anima. Tutto viene
buttato fuori. Mi sento vuota: una casa senza mobili. Questo vuoto deve essere riempito e quando sento che si riempie di una vita
di cui non so parlare, vita superiore a questa vita, l'anima vede il cuore tanto pieno da traboccare: dal suo interno escono grandi
fiamme che salgono in alto. In questi momenti rimango come assopita in questa vita e come se sparissi dal mondo. Sento di nuovo
il vuoto e le ansie divoratrici di amore per Ges... Te, mio Ges, solo Te e nulla pi. Sento contemporaneamente il distacco da
tutte le creature, anche delle pi care, mentre io stessa voglio esser loro grata e riconoscente. Non voglio vivere di loro per vivere
soltanto di Ges. Sono tagli dolorosi, sono sofferenze indicibili. Ma se almeno cos amassi Ges! Sapessi di amarlo, cesserei quasi
di soffrire... ... Venne Ges: - Stendi, figlia mia, su tutto il mondo il tuo dolore, come su di esso Io stendo il mio divino amore...
Rinnovami molte volte la tua offerta di vittima; moltiplica i tuoi atti di amore... Sai chi Colui che senti lavorare nella tua anima?
Sono Io, il tuo Ges, il tuo Sposo, il tuo Re. Sono Io che svuoto tutto, sono Io che riempio tutto. Ti posseggo tutta e tu mi possiedi
tutto. Io butto fuori da te coloro che ti sono cari, ma senza danno n ingratitudine da parte tua; senza che tu tralasci di amarli.
Potrei forse consentire che una mia sposa sia ingrata? So quanto costa l'ingratitudine e la sento tanto quando si mo-strano ingrati
verso di te! No, non sei ingrata. Ci che faccio per togliere da te tutto ci che umano e perch tu possegga ci che divino,
perch ti riempia solo il divino. cos, figlia amata! In te esiste solo l'amore, tutto l'amore di Ges. Voglio darti ancora la vita di cui
vivi: una goccia del mio Sangue divino con la mia Eucarestia: questo il tuo alimen-to... - ... (diario, 7-2-1947).
Una grande afflizione
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... Il giorno 11 ebbi una grande afflizione, una delle mag-giori avute in vita mia. Non so se fu permessa dal Signore o causata dal
demonio. Lo ignoro ma ho sofferto molto: non sono capace di descrivere quanto. Sopportai rassegnata. Non fui ca-pace di fare
alcuna delle mie preghiere giornaliere, essendo stanca per la sofferenza; non ho perduto per la mia unione con Dio. Abbracciata
al crocifisso dissi di cuore: - Mia croce, ti ab-braccio con Ges, ti voglio, ti amo. Ges, sono la tua vittima. - Stringevo al petto
l'immagine della cara Mammina e Le dicevo: - Sei stata Tu, Mammina, a portarmi questo regalo nel Tuo giorno [festa della
Madonna di Lourdes]. Soccorrimi, confortami!... - Mio Ges, accetta parte di queste sofferenze per le seguenti intenzioni (gliele
nominai) ed accetta il rimanente da distribuire per il mondo. - Trascorsi 24 ore in questo dolore senza sfogarmi con nes-suno.
Interrogata, cercai di mascherare e non dissi nulla; tacqui fino a non poterne pi. Volevo piangere e non fui capace, cos la
sofferenza fu pi grande.
Il giorno 12 alzai un lembo del velo che copriva tanto dolo-re; mi confortarono e vollero persuadermi che quella sofferenza non
aveva l'origine che io le attribuivo. Rimasi pi sollevata... Poi invece ricevetti il colpo: non era immaginazione la mia, ma realt. Ben
lontana dal ribellarmi, lo ricevetti e lo abbrac-ciai. Prego e soffro per chi mi ferisce: perdono come desidero che Ges perdoni le
mie colpe. Non voglio offendere Ges n cessare di amarlo un solo momento. Se mi offrissero di scegliere l'amore di tutte le
creatu-re, gli onori e le lodi, e di farmi padrona del mondo intero, di non essere mai schernita, disprezzata, umiliata, a patto di non
amare Ges per un solo momento, io direi: - No, no! Sempre no! Voglio amare sempre Ges, oppressa dal dolore e umiliata,
sempre umiliata. - Non posso dire che la sofferenza non costi; ma anche vero che questa vita passa e l'amore di Ges dura
eternamente. Vo-glio amarlo! Voglio amarlo!
... Ges mi parl cos: - ...Coraggio, posso dire del tuo caso ci che dissi [agli Apostoli] : le porte dell'inferno non prevarranno
contro di Me, cio contro la mia Chiesa ; e ora dico la rabbia umana, che pare piuttosto infernale, non potr nulla contro la Mia
divina causa . Fatti animo, sposa cara... - ... (diario, 14-2-1947).
... Aspetto un giorno, poi un altro, sempre in attesa che arrivi un sacerdote di cui possa fidarmi e a cui possa aprire la mia anima
perch la guidi a Ges e la sostenga in questo cam-mino tanto doloroso e spinoso. Non appare nessuno! Sono sola in questa lotta
costante. Voglio amare Ges e non Lo amo; n so come amarlo; non ho chi mi insegni. Mi rivolgo a San Giu-seppe: Gli chiedo dal
fondo dell'anima di essere il mio mae-stro, il mio direttore e che ami per me Ges, Mammina e la Trinit Santissima (diario, 21-21947).
Mio buon padre [Umberto], chiedo perdono per la grande colpa di non avere ringraziato prima per la lettera che con grande carit
mi ha scritto. Lo sa che Ges non mi lascia provare gioia, anzi, quando ricevo lettere dalle persone pi care rimango con paura
fino a che le ho lette: temo tutti. Mi pare che tutto il mondo sia contro di me. Non posso per nasconderle che la sua lettera mi
stata di appoggio e di guida: una roccia su cui mi sono consolidata. Ho visto che lei comprende chiaramente la mia anima e,
poich la comprende bene, ha ricevuto uno schiaffo che assomiglia a quello preso dal mio primo padre spirituale, il santo p. Pinho.
Mi vengono allontanati coloro che mi comprendono. Che lotta e che paura per confessarmi! Ci che provo precisa-mente quello
che lei ha capito. Vorrei sparire. Ed ogni giorno nella Comunione dico a Ges: - Voglio essere Ostia pura, viva, Ostia in sangue, in
ogni Ostia consacrata, in ogni Tabernacolo ove abiti sacramentato. Voglio sparire in Te, voglio apparire soltanto come appari Tu in
ogni Ostia; in esse si vedono solo le specie del frumento, appaiono soltanto loro. Nascondimi, Ges, nascondimi! Riempimi di Te. Io, mio buon padre, vorrei fuggire, nascondermi da ogni sguardo umano perch mi veda soltanto Ges, perch solo per Lui che
io voglio vivere. Ma sono certa che se fosse possi-bile sparire agli occhi della terra, la mia anima non rimarrebbe soddisfatta; avrei
ancora paura del mondo: solo il cielo, solo il possesso eterno del mio Dio pu colmarmi, pu saziare tutto in me.
Sono stanca di tanto soffrire, di tanto bramare. Per, povera me, se tralasciassi di soffrire un solo momento! Non saprei vi-vere,
morirei fatalmente... (lettera a d. Umberto, 20-3-1947).
O amare e soffrire, o morire
I tormenti e i dolori non cessano di consumare la mia anima ed il mio corpo. Il mio crocifisso, Ges e Mammina sono la mia forza.
Non mi conosco; non so perch n per chi vivo. Il mio fine, l'unico, Ges. Sar cos? Che vita amara, tanto piena di in-certezze!
... Il mio cuore brama di amare per donarsi, di nascondersi in: Ges; brama sparire completamente al mondo perch Ges solo
viva, perch Lui solo appaia...
... Sento che Uno dentro di me va incontro a tutti i mal-vagi che popolano il mondo intero. Con quale tenerezza e amore chiede
loro di non ferirlo! Con che bont stende le braccia per abbracciare tutti, per prenderli in grembo come agnelli mansueti; con quale
bont apre loro il cuore e li invita ad entrare perch vivano e muoiano in Esso!
Finge di non sapere che Lo vogliono uccidere. Possedessi io tale amore! ... - Figlia mia,... ti invito ad entrare nel mio divin Cuore;
vieni ad infiammarti, ad alimentarti, a consumarti in questo fuoco divino. Entra, prendivi dimora: ti voglio immersa nel-l'amore...
Nutriti di questo alimento divino che d vita alla tua anima. Vivrai nel dolore e nell'amore, e nel dolore e nel-l'amore morirai: avrai
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amore in proporzione del dolore... Sa-lirai, salirai... Sarai consumata nelle fiamme del mio amore divino; come farfalla sarai
bruciata in queste fiamme: in esse darai la vita. Far s che il Mio amore traspaia in te: sar conosciuto, riflesso in tutto il tuo
essere come in uno specchio, cristallino. Il mio divino amore sar in te cattivante; far che attraggano le tue parole, i tuoi sguardi, i
tuoi sorrisi, tutto il tuo essere. Sei dolore, sei amore, sei salvezza per le anime... - ... (diario, 7-3-1947).
... Il mio crocifisso il compagno delle mie braccia; non posso separarmene. Ges e Mammina sono la forza del mio soffrire. Non
mi accontento di rinnovare Loro frequentemente la mia offerta di vittima, di dire che Li amo, che appartengo a Loro; voglio di pi,
molto di pi, sempre di pi; ed questo - pi che non ho...
Cado nella sfinitezza, muoio di fame e di sete. Voglio Ges e non Lo trovo; voglio avere per dare e nulla posseggo. Mio Dio, che
dolore di morte!... Sento tutto il mondo in disordine, che si perde. Sento una grande necessit di purificarmi, di essere candida, di
santificarmi per soccorrere il mondo, per salvarlo. E non aumento nella grazia n nella virt. Non faccio un passo per la mia
santifica-zione. Non so vivere la vita del cielo. Non so seguire Ges. Non ho vista per camminare nelle Sue vie. Anche cos la mia
anima ha pace e dico a Ges: - O amare e soffrire, o morire! (diario, 14-3-1947).
Sento in me due vite (Momenti della Passione)
Temo me stessa; ho paura di me stessa; ho paura a vivere nel mondo. Lo vedo tanto crudele verso di me. Tutti mi ferisco-no, tutti
tentano di togliermi la vita: una rivolta universale; tutti contro uno, cio tutti contro di me; ci che sento i loro maltrattamenti, la
crudelt mi feriscono tanto e riducono il mio corpo in una massa di sangue.
Sento in me, non so se mi esprimo bene, due nature: una viva, l'altra morta. Quella morta questa massa di sangue e fu causata
dalla crudelt del mondo; quella che vive immortale, resiste a tutto: una vita superiore; per quanta crudelt e cat-tiveria il
mondo usi, non la sopprimer mai. Ma, Dio mio, che lotta dentro di me! Questa vita si oppone a tante cattiverie, non accetta questa
morte tanto crudele del corpo e si prepara a chiederle conti rigorosi. Io guardo a questa morte, a questo corpo disfatto in lebbra, a
questa massa di sangue e mi rivolto contro me stessa; non posso guardarmi. Sono stata io, solo io la causa di tanto male. Ges,
sono la Tua vittima: sia per Tuo amore questa molti-plicit di sofferenze. Guarda tutto ci che avviene in me e dam-mi la Tua forza.
Ho veduto due volte Ges camminare davanti a me con una grande croce sulle spalle. Andava curvo per il peso ed era tanto
sfigurato che quasi non pareva Ges. Si voltato verso di me, ma non ha detto nulla e io non Gli ho saputo dire nulla! Non ho
saputo provargli il mio amore n consolarlo. Gli dissi solo: Sono la Tua vittima ma fu ben poco per chi tanto soffriva.... Quando
sento pugnali e spade ritagliarmi il cuore, vorrei saper parlare a Ges, dirgli molte cose belle e non so. Stringo il crocifisso al mio
petto, rinnovo la mia offerta di vittima, Gli dico che Lo amo, che voglio soffrire in Sua vece e resto nel dolore di non saperlo
consolare mentre Egli soffre. Poche volte ho visto scendere su di me i raggi di amore del Suo divin Cuore; quando scendevano e
penetravano in me, ri-manevo pi forte e pi coraggiosa per un certo tempo. ... Nel pomeriggio di ieri sentivo contorcersi e
spremersi la mia anima. Improvvisamente sentii che il mio cuore si diviso in due parti: una era il Cuore di Ges e l'altra quello di
Mam-mina. Quello di Ges and verso l'Orto e quello di Mammina rimase disfatto dal dolore ed in lacrime: soltanto il Suo amore:
accompagn Ges. Quanto ho sofferto nel vedere il dolore in cui rimase Mam-mina! Sempre camminando, restai unita a quel
dolore; ed anche Ges rimase nella stessa unione di dolore. Nell'Orto ho sentito al collo grosse corde che mi stringe-vano in modo
da affondare nelle carni; mediante queste corde fui buttata a terra e il viso rimase pestato e ferito. Di l vidi, lontano, un albero cui
era appeso Giuda lo vidi cadere dall'albero al suolo e scoppiare spargendo sul ter-reno ci che il suo corpo conteneva. Sono stati
la vendita, la consegna di Ges, il bacio traditore che lo indussero a quell'atto di disperazione... Oggi ho percorso il cammino del
Calvario senza un minimo raggio di luce, rivestita di tutta la malvagit umana. Da ogni parte spuntavano rancori, anime senza
compassione n piet di me: mi fissavano con odio e disprezzo. Era tale la sete di amore per ogni sofferenza che si forma-va
come un canale d'amore aperto ad ogni dolore; cancellava tutta la malvagit. Sull'alto della croce questo canale di amore ha
continuato ad accogliere tutto in s: pareva avere braccia per abbracciare... (diario, 21-3-1947).
Viene la morte, arriva presto, ma una morte che mi lascia viva: muore solo il corpo; sono i peccati, il mondo intero a uccidermi,
ma non pu uccidere tutto.
La vita che sento non morire vita superiore, vita di trionfo, vita che fa vivere e governa ogni vita. Sento che essa in tutto il
mondo come soffio di aria diffuso. Sento che a questa Vita appartengono tutto il cielo e tutta la terra. Sento un bisogno immenso di
parlare di questa Vita, di farla conoscere e non so; mi limito a dire: Vita di grazia, Vita di amore. Ma che amore pazzo, che
amore senza pari! Io vorrei ricambiare questa pazzia di amore con altrettanto amore. Ma quanto sono lontana! Sento che si lavora
dentro di me. Tutti i mobili della mia casa, sono usciti. Ogni immondizia, tutta la polvere tolta, ma non in una sola volta: si deve
sempre ritornare a pulire di nuovo.
Il mio vuoto tanto grande: il Cielo soltanto lo pu riem-pire; soltanto Ges con tutto il Suo amore lo potr colmare. Non lo
riempiono il mondo n milioni di mondi se esistessero... Vado come se fossi un soffio che vaga nell'aria. Voglio an-dare a Ges per
riempire questo vuoto; ma Egli tanto lontano! Oh, la mia Patria! Quanto pi la bramo, tanto pi la vedo fuggire... Vorrei vedere
tutta l'umanit vivere la vita intima col Si-gnore; sono certa che il peccato sparirebbe dalla terra... (diario, 28-3-1947).
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Risurrezione gloriosa - Discesa agli inferi (Momenti della Passione)


Venga a me l'aiuto del Cielo: senza la forza divina non potrei dire nulla; non posso muovere le labbra per parlare. Ad ogni
movimento, ad ogni parola, sento come se mi strappassero il petto e il cuore. Confido: se Ges vuole, potr dire qualcosa di ci
che mi avviene nell'anima. Il mio corpo disfatto per il dolore era un mucchio di putridume in fermentazione: questo mucchio mi
pareva che fosse l'umanit corrotta, in fermentazione tanto era putrida. La morte correva verso di me: la sentivo venire, mi sentivo,
morire.
Sentii come mi separassero l'anima dal corpo; ma questa morte non diede al corpo le ceneri per il cimitero Poco dopo la morte e la
sepoltura, io lo vidi tutto bellezza, glorioso, trion-fare della morte. Quanto cost al corpo separarsi dallo spirito! questi sal, vol
verso l'alto; poi vidi che molto presto si riuniva a quel corpo che aveva lasciato freddo, pi freddo del ghiaccio, sfigu-rato, lacerato,
quasi senza carne. Quale contrasto, che io non so spiegare! Lo spirito prevedeva che nuovamente si sarebbe unito al corpo, ma
fino al momento della separazione, che universo di dolore, che mare di martirio!
Questo corpo che moriva ed era glorioso, questo spirito che si elevava, erano in me, ma non erano miei: io ero soltanto quel
mucchio di morte corrotta, nauseante, orribile, che cau-sava la morte a quel corpo glorioso. Io non potevo sopportare tali cose: lo
spirito puro che poteva elevarsi col suo corpo glorioso, introdotto, trasformato in questa morte immensa, nel mio corpo mondiale
corrotto! Io volevo separare una cosa dall'altra, e non potevo; volevo allon-tanare il puro dall'immondo e non riuscivo; dovetti
morire vedendo il corpo con lo spirito puro coperto del pi nero putridume. Sento il bisogno di voler dire molto su questo mio
sentire, ma non posso, non so dire meglio. Sentii che dopo questa morte gloriosa scesi come ad un inferno, ma non ad un inferno
di fuoco, di maledizioni e tor-menti, bens ad un inferno di tremenda oscurit solamente, dove non entrava n luce n gioia: era un
inferno di oscurit e di ansia. Sentii come se il Signore stesse in me, contento a braccia aperte, come chi si libra nell'aria in mezzo
ad una moltitudine, come una colomba che sbatte le ali trasmettendo la sua stessa gioia e facendo s che tutta quella moltitudine
volasse. Ma come, mio Dio! Vivo e non vivo; sono io e non sono io; sono nel mondo e ne sono partita. Scesi a quell'inferno e ne
uscii nuovamente, guidando innu-merevoli colombe bianche che volavano dietro di me; non dico bene: quegli esseri che non erano
corpi, volavano dietro quel corpo glorioso. Sentii, vidi tutto, ma rimasi sempre immersa nel dolore, nella oscurit e nella morte. Ci
che soffr il mio povero corpo in questi giorni, solo Ges lo sa; le torturanti agonie della mia anima, solo Egli le pu comprendere.
Questo martirio dell'anima e del corpo mi imped di pregare e di meditare durante la Passione di Ges. Lo fissavo in croce e dicevo
soltanto: - Quanto soffri Ges per mio amore; fino a morire per me. Avrei io il coraggio di negarti qualche soffe-renza dell'anima o
del corpo? Oh, no! mio Ges; con la Tua grazia io non Ti negher nulla. Sono la Tua vittima notte e giorno... - All'inizio del
pomeriggio di ieri sentii come se la mia anima fosse imprigionata, insultata e maltrattata: era un non finire di martirii; negli altri
gioved avevo sentito o una o un'altra sofferenza; ma ieri ne sentii molte, se non tutte... Oggi ho sentito Ges moribondo a
cammino del Calvario: mi pareva che tutte le ferite del suo santissimo Corpo fossero nel mio... Ges dentro di me andava tanto
bramoso verso la morte, come l'agnellino assetato corre verso un ruscello: voleva mo-rire per dare la vita... Rimasi come se
spirassi con Ges. Pass un po' di tempo in un silenzio mortale. Ges si risvegli e fece che io mi svegliassi: - Mia figlia, Io non
sono morto, vieni a Me; vieni nel mio amore, nel mio fuoco divino: per te vita, fuoco che ti puri-fica, che d purezza, grazia e
splendore alla tua anima... - Ges tacque ed io rimasi per un po' di tempo ad ardere in quelle fiamme; le sentivo, le vedevo... Stetti
in silenzio non sapevo parlare a Ges. Non sentivo i dolori del corpo e l'anima in quelle fiamme si fortificava. Ges riprese: - Figlia
mia, mia sposa cara, ora Mi riceverai Eucaristico per mezzo del tuo angelo custode... - ... Rimasi immersa nell'amore, nella intimit
con Ges; mi pareva di essere inseparabile da Lui. - Figlia mia, Mi sono dato a te in alimento; sono la tua Vita... Non potevo
lasciarti senza il mio cibo dopo che hai consumato tante energie, dopo tante sofferenze. Ti ho promesso di non lasciarti senza
Eucarestia al venerd: non sono venuto meno. Mi hai ricevuto come viatico, e in verit sei inferma; senza un miracolo non avresti
resistito al dolore: eri mori-bonda ... - ... (diario, 4-4-1947, Venerd Santo). Morii e non risuscitai con Ges: rimasi nella stessa
morte, rimasi in orribile sofferenza. Mi vergogno di me stessa perch parlo soltanto di dolore; ma esso non mi abbandona n di
giorno n di notte. Posso sol-tanto ringraziare il Signore perch viene dalle Sue mani. In un lungo abbraccio al mio crocifisso, con
grandi gemiti ma anche con grandi ansie di soffrire per Lui, Gli dissi: - Mio Ges, conta su di me come Tua vittima, non contare sul
mio amore ma sul Tuo, perch con esso che Ti amo; non contare sulla mia generosit: la Tua forza che mi porta ad accettare
gioiosamente ogni sofferenza. La mia anima vede le spine come fossero rose bellissime: voglio soffrire, voglio amarti... - (diario, 54-1947).
O eternit che non arrivi mai!
O eternit che passi tanto in fretta! O eternit che non arriva mai! Passa, vola e io volo con essa senza nulla a mani vuote per dare
i conti a Ges. Non passa mai, non arriva mai la vera eternit che mi dar il Cielo. Chi potrebbe vivere in questo modo, mio Ges?
Dammi la Tua grazia senza la quale la vita in questo esilio disperazione, morte.
Voglio volare a Ges, voglio amarlo e non sono capace ad alzare il volo verso di Lui n di amarlo con quella intensit che il mio
cuore esige. Voglio fuggire dal mondo, nascondermi a lui, sparirgli, e non lo ottengo mai. Un momento una eternit: un
momento che non passa mai, che non ha mai fine. Arriva presto solo il momento di incontrarmi con Ges che mi chiede i conti e mi
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trova senza nulla, rivestita unicamente di miseria: tanto presto che non mi lascia il tempo di dirgli: Chi sei Tu, Signore e chi sono
io! Aspetta un poco, dammi almeno tempo di coprirmi con il ve-stito altrui, sono spoglia di tutto . Mio Dio, che confusione, la mia:
non ho tempo per nulla! Che ne ho fatto della mia vita? Come ho utilizzato il tempo che mi hai concesso? Che orrore, mio Ges!
Ma sei Tu tutto il mio amore: solo per Te voglio soffrire; solo Te voglio amare; solo di Te voglio parlare, solo a Te voglio pensare;
non voglio altra vita se non la Tua. Mi sento come se fossi un pozzo da cui neppure per un istante cessano di attingere acqua. Che
movimento! Questa acqua attinta arriva fino alla cima del pozzo: ne beve chi vuole. Questo pozzo inesauribile, non secca mai,
ha sempre la stes-sa acqua.
in me e non mio; in mio potere e non mi appartiene. Ciononostante, sono ansiosissima di distribuirla per dissetare tutti: sento
che acqua di salvezza. Oh, come vorrei darla! Dare ci che non mi appartiene senza sentirne scrupolo: rubare senza timore di
essere castigata dal padrone. O mio Dio, o mio Ges, vorrei dare tutto, tutta quest'acqua, vorrei immergervi il mondo intero. Muoio,
Ges; muoio di ansie!... ... - Dimmi o Ges cosa vuoi che io faccia... cosa vuoi, Ges? Che cosa posso fare io? ... - Sono cos grandi i crimini ed tanta la malizia del peccato che soltanto con anime che si offrono vittime in ogni nazione il
mondo pu essere salvo; ma vittime pure, tutte ge-nerosit ed amore. Ma non ne trovo... Ve ne sono molte che vogliono soffrire ed
essere immolate finch non arrivano le sofferenze e non giunge l'ora della immolazione... Chiedi al Santo Padre - glielo chiede
Ges - che si ap-pelli ai sacerdoti, soprattutto degli Ordini religiosi, tra i quali molti Mi danno tanto, nonostante vi siano molte cose
[che non vanno]: aumentino la purezza, il fervore e l'amore nella cele-brazione del Santo Sacrificio della Messa. Con questa
purezza, questo fervore e amore, in unione alle mie vittime generose, in unione con la mia vittima cui ho affidato l'umanit,...
l'umanit pu essere salva. E non questa, sposa cara, la tua ansia, lo scopo di tutta la tua sofferenza? - ... (diario, 2-5-1947).
Alexandrina dei dolori (Momenti della Passione)
... Dall'Orto andai con Ges, mani legate, al carcere; e portai con me nuovamente lo stesso mondo che mi trascinava, mi
schiacciava. Stamane non potevo respirare; presa da sgomento, non potevo vivere. Sentivo gli occhi incollati per il sangue che
sgor-gava dal grande elmo di spine lancinanti che mi cingeva il capo. In tale stato ho percorso le oscure e strette vie verso il
Calvario... Come mi stato doloroso il viaggio! Quanto mi costato giungere alla cima! E quanto mi costato vedere belve
spaven-tose ed in gran numero bere il Sangue che scorreva da Ges! Erano certamente belve solo in apparenza, perch Ges ha
mormorato e lasciato stampato nella mia anima le seguenti parole: Meglio sarebbe stato per Me, non avrei sofferto tanto, se il
mio divino Sangue fosse stato bevuto da vere belve: sono peggiori delle belve . Ho sentito che in molti cuori aumentava l'odio,
l'avversione contro Ges, la brama di vederlo scomparire dai loro sguardi velenosi, in qualsiasi modo, a qualsiasi costo. Ges che
vedeva e penetrava nell'intimo di tutti, con un aumento di sofferenza... Come uomo, non poteva pi vivere: era mortale; io Lo
sentivo in me emettere gli ultimi rantoli. Ma come era soave e dolce l'agonia del Suo spirito!... Sono spirata con Lui. Ah! se con la
stessa dolcezza, a Sua somiglianza, io spirassi alla mia morte: morte che mi dar la vita eterna! venuto Ges; ha dato luce a
tutta la mia anima e mi ha detto: - Figlia mia, mia Alexandrina, Alexandrina dei dolori, consenti che aggiunga questo titolo di sposa:
Alexandrina dei dolori. Abbi coraggio! Posso paragonare l'anima pura all'acqua trasparente in un vetro di fine cristallo, esposta ai
raggi del sole per essere os-servata. Quante cose appaiono e mettono in evidenza questi raggi di sole! L'anima sei tu; il sole,
l'osservatore sono lo che tutto scopro in te: ai miei occhi divini tutto appare. Questo tutto che lo vedo e faccio che tu veda il
mezzo di cui mi servo per purificare la tua anima, affinch tu, da questo calvario, da questo letto di dolori, possa passare al cielo.
Faccio che tu veda in te tutte le macchie, affinch ti purifichi, mia colomba cara, e questa purezza traspaia in te e tu la possa
comunicare alle anime. Sono tue le macchie che appaiono al sole della Mia purezza e grandezza, ma ascolta bene, figlia mia, non
sono tue le ini-quit, i crimini, quel mondo di orrori che senti e scopri in te. O meraviglie, cos poco conosciute e comprese! L'anima
vittima si vede coperta e responsabile di tutti i delitti, ma allo stesso tempo possiede Dio con tutte le Sue grandezze. Quanto soffre
nel dover sopportare e affrontare ci che immondo con ci che ha di pi puro e santo! Confida, figlia cara: sei vittima, ma non
sono tuoi questi crimini. Ti ho consegnato il mondo, ma la sua malizia non tua. Soccorrilo, soccorrilo! - - Mio Ges, io non posso
soccorrerlo; non so cosa fare, non ho nulla da darti per salvarlo. Salvalo Tu... Io sento che la mia sofferenza non ha nessun valore.
- Figlia mia, sei potente, con me hai tutto il potere... Dammi dolori, sposa dei dolori... - Mio Ges, accetta la mia sofferenza e quella
del mondo intero come se io ne potessi disporre. Uniscile alle sofferenze e ai meriti della tua santa Passione, al Tuo amore,
all'amore del Cielo e di Mammina: forma di tutto questo una difesa per fermare la giustizia divina... Misericordia! Misericordia, mio
amore! Una goccia del Sangue preziosissimo di Ges caduta tra fiamme di fuoco nel mio cuore che subito si dilatato. Ma Ges non lo
ha lasciato dilatare per molto tempo: venuto presto come medico, ne ha cicatrizzato l'apertura e ha detto: - Va', sposa mia
amata, va' a soffrire, va' verso la croce, va' al dolore. Soffri immersa in queste fiamme, soffri incendiata in questo amore; va' a
diffonderlo, va' ad accenderlo nella umanit. Va' fiduciosa: non ti inganni, Ges non ti lascia ingannare. Sei di Ges, va' in nome di
Ges. Appartieni alle anime, sei vittima delle anime. Coraggio, coraggio! - Grazie, mio Ges. Accetto tutta la sofferenza e non
chiedo se non il Tuo amore, la Tua grazia e forza: da sola non posso. Ho paura, mio Ges. - Che orrore sento nel dover dettare
quanto mi dice Ges! Se non mi viene una grazia dal Cielo, desisto, non lo posso fare. Se mi ordinassero di non scrivere pi nulla,
che sollievo grande sarebbe per la mia anima tribolata, che consolazione! Mi pare perfino che non soffrirei pi.

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Ma non voglio: sono vittima di Ges (diario, 9-5-1947).


Sono in mezzo a due vite (Momenti della Passione)
Voglio salire la scala dell'amore e non riesco: sento di essere discesa all'ultimo gradino. Ges non pu aspettarsi nulla da me: non
so amarlo, non ho forze per amarlo. Voglio abbrac-ciare la mia croce, la croce che Egli mi d e non posso: questo mio abbraccio
mi fa cadere con lei, sfinita, senza potermi pi rialzare.
Voglio fare tutto ci che buono e santo e povera come sono non faccio nulla. Voglio essere solo di Ges, di Mammina e delle
anime e non sono di nessuno e per nessuno.
Non sono io, non vivo, non esisto. Vive in me il mondo pieno di malizia, colmo di crimini, interamente rivoltato contro il Signore:
una rivolta di morte. Lo sento crocifiggere Ges. Vive in me un'altra vita che affronta questo mondo. Con che dolore, con quale
compassione gli va incontro e lo con-templa! da lui forzata a castigarlo, ma non vuole. Si trattiene a stento, fa di tutto per non
colpire, per non punire. lo, che non esisto, mi trovo in mezzo a queste due vite: la vita del mondo che voglio regolare, trasformare
perch di-venti un'altra; la vita di Dio con cui non faccio altro che implorare misericordia, aprire le braccia, alzare le mani, cur-varmi
davanti a quel Potere supremo per ricevere tutti i colpi, per essere schiacciata da tutta la Sua divina giustizia.
Mio Dio, non vivo e sono l'umanit; non vivo e posseggo la Vita di Dio; non esisto e vivo per il mondo e vivo per Ges; non sono
niente e devo sopportare su di me tutta la malvagit umana e tutto il potere, tutto l'amore, tutta la giustizia di Dio. O se io potessi
descrivere questo dramma doloroso che ora sento ed ora vedo nell'anima mia!... (diario, 16-5-1947).
Perch non faccio anch'io ci che hanno fatto i santi? la domanda che mi sono rivolta durante questo mese di Mammina. Quanto
hanno fatto i santi! Ma io non so come abbiano fatto. Amarono certamente molto Ges e soffrirono tutto per Lui. Ma io non so
amarlo; ignoro l'amore; non soffro perch non sono io che soffro, ma Ges in me. Che Gli dar, allora? Povera me! Non ho nulla
se non il cumulo orribile, il cumulo vergognoso delle mie miserie e cattiverie... Ma ho una sete bruciante, insaziabile di amore per
Ges. Mi sento come immersa in un mare in cui bevo continuamente, senza saziarmi mai, senza uscirne. Sono come il pesciolino:
quanto pi nuota tanto pi vuole nuotare; quanto pi mi im-mergo tanto pi sento necessit di immergermi. Muoio di sete senza
uscire dall'acqua, senza cessare di bere. Vorrei darmi a Ges, vorrei dargli anime, tutte le anime... Quando parlo di Ges, del Suo
divino amore e delle Sue anime, non so che cosa provo: mi sento annientare. L'amore di Ges, che follia! Le nostre anime, quale
valore! Non sopporto il pensiero che una sola si perda, che per qualcuna sia inutile il Sangue sparso da Ges... ... Continuo ad
avere grande paura e orrore del demonio. Eppure continuo anche a sentirlo nel mio cuore... Orgoglioso come fosse padrone di se
stesso. Mio Dio, che grande orrore! Il demonio dentro di me! Ma al tempo stesso sento in me Ges, ma fuori dal cuore; e l'anima
Lo vede con il petto aperto a mostrare la piaga del Suo divino Cuore profonda e sanguinan-te. Egli addita il Suo Cuore divino; con
sguardi teneri e affet-tuosi, pieni di amore, invita il mio cuore ad entrare. Ges mi vuole interamente; dimentica il mio passato. Che
invito com-movente! Mi fa dolere tanto il cuore!... ... Io mi faccio insensibile, svio da Lui i miei sguardi, non faccio il pi piccolo
sforzo per gettare fuori il demonio... Che quadro doloroso! Il demonio dentro e Ges fuori!... ... Nel pomeriggio di ieri sentii che al
mio collo furono legate grosse corde e le mani di tutti gli uomini mi trascinavano fino all'Orto... Qui vidi Ges col Cuore aperto in
atto di dissetare anime. Alcune Lo rifiutavano con segni di ripulsa: disprezzavano tutto; non volevano neppure toccare il Sangue di
Ges. Altre Lo bevevano freddamente, con indifferenza, come cosa da poco. Altre venivano e bevevano con amore; altre con
amore folle parevano non saziarsi mai di bere. Ne venne un'altra che pass fra tutte e con sete insaziabile beveva, beveva; entr
nella piaga del Cuore di Ges, si perd in Lui, non ricomparve pi. Dopo, salii all'Orto, o sal Ges in me... Nella grande sala di
Anna vidi la moltitudine che seguiva Ges: erano uomini, solo uomini armati di bastoni. Quando il malvagio diede lo schiaffo a
Ges vi furono tante sghignazzate e battimani, come se avesse fatto l'atto pi bello... Con Ges sono stata coronata di spine,
flagellata... con Lui ho percorso il Calvario... Mi ha parlato: - Figlia mia, cuore grande, cuore ardente, cuore di fuoco... Ti assicuro
che sulla terra vi sono ancora cuori anche se pochi che Mi amano: il tuo uno di essi... Colloco il tuo amore delizioso nella tazza
del tuo dolore. l'offerta incessante che Io presento all'Eterno Padre. Offrimi, figlia cara, tutto il tuo martirio; uniscilo al Mio Sangue
divino e ai dolori della mia Madre benedetta; unita alla continua rin-novazione della mia Passione, riceverai dal Cielo tutta la forza,
la Grazia e la capacit per soccorrere le anime. Salvamele: sono mie... - ... (diario, 23-5-1947).
Mio buon padre [Pinho], ... Che cosa le dir della mia anima? Avrei tante cose! impossibile dirle per iscritto quanto soffro; ho la
certezza che neppure a viva voce mi farei com-prendere del tutto. Quando verr il giorno in cui il Signore mi conceder la grazia di
confidarmi a lei di presenza, per spiegare, il meglio possibile, le grandi amarezze, tristezze e angustie in cui il Signore mi ha
mantenuta in questi lunghi anni di cos penoso esilio e triste separazione? Nella luce di Dio, mi pare che non vi sia nel mondo chi
goda di maggior gioia e felicit di me. Umanamente invece non ho disperato solo per la divina grazia di Ges. Mio buon padre,
sempre parlando umanamente non vi per me un mo-mento di gioia; mi d gioia solo la Volont del Signore: soffrire per Ges e
per le anime. Soffro molto e nulla mio! Ogni dolore tutte le grazie di cui il Signore mi ha favorita, muoiono prima di nascere:
come luce che si spegne prima di apparire. Voglio amare e non ho n conosco l'amore. Voglio soffrire e non sono io che soffro: il
dolore non mi appartiene. Vivo cos a mani vuote, senza avere n vedere in me nulla, eccetto il cumulo delle pi vergognose e
nauseanti miserie. quanto mi mostra e mi consente di vedere la tremenda oscurit del mio spirito: oscurit che io temo ed amo.
123

Non so il motivo per cui mi sento obbligata ad immergermi in essa; voglio ab-bracciarla perch mi mostra ci che sono: miseria e
nulla pi. Siccome non so dire nulla, termino con la fiducia illimitata in Ges e Mammina che presto mi sia restituito colui cui devo
molto e che ha incamminato verso di Loro la mia anima. Sento la necessit di quella guida, di quella stessa luce perch siano pi
soavi i miei sentieri e possa con maggior fortezza terminare la mia corsa sulla terra. Mi sento morire perch mi pare di non poter
soffrire di pi. D. Umberto stato qui giorni fa: ci vuole veramente bene. Vennero a visitarmi molti sacerdoti e mi rimasero amici...
(lettera a p. Pinho, 26-5-1947).
Vorrei andare a Roma dal Santo Padre
... Sento, non so che cosa, dentro di me che mi spinge a volere andare a Roma: non per vedere Sua Santit, n i luoghi santi e le
tante meraviglie, anche se tutto ci sarebbe una gioia. La mia necessit non questa. Vorrei dal Santo Padre un qual-cosa che
nessuno mi pu dare. Vorrei lanciarmi ai suoi piedi, baciarli, bagnarli con le mie lacrime; sono convinta che ne avrebbe
compassione e che la mia anima riceverebbe ci che brama e che io non conosco. O mio Ges, Tu sai che io non posso farlo;
supplisci Tu, per misericordia, in altro modo alla mia impossibilit (diario, 23-5-1947) 21.
... Il mio spirito vola a Roma: non soltanto accompagna coloro che vi sono andati, ma gi presso il Santo Padre per implorare e
ricevere da lui ci che non sa, ma che brama e che solo da lui potr venire. Povera me! Tutto anelo e nulla pos-siedo se non
miseria... (diario, 13-6-1947). ... Il mio cuore unito, legato per cos dire al Santo Padre. Spera e confida che ha molto da ricevere
da lui. Da persona molto cara mi stato dato il piacere di ascoltare per radio la canonizzazione di San Giovanni de Brito. Ho
sentito parlare il Papa. Sentivo in lui molto viva la presenza del Signore: mi parve di udire in lui la voce stessa di Ges. Ho seguito
la Santa Messa: non so dire la mia gioia. Da quasi sei anni non avevo questa fortuna. Ho chiesto a Ges tante cose: Gli ho chiesto
Grazie per coloro che mi sono cari, per la mia famiglia, per tutti coloro che si raccomandano alle mie povere preghiere e infine per
il mondo intero. Nell'udire quanto avveniva a Roma pensavo al Cielo... Ho accompagnato tutto con il sorriso sulle labbra,
soddi-sfatta per quanto udivo, ma nel dolore pi profondo che si possa immaginare: il cuore era straziato; e l'anima, in pianto
continuo, accompagnava il mio sorriso. Le lacrime dell'anima, il dolore del cuore erano immensamente maggiori della conten-tezza
e del sorriso delle labbra. Contentezza e sorriso erano cose umane che, sebbene fossero in me, parevano non appar-tenermi. Ho
lodato e benedetto la mia croce... (diario, 27-6-1947).
Chi con Ges muore, con Ges risuscita (Momenti della Passione)
Il tempo passa, soltanto io non cambio. Un giorno mi d un altro giorno, una settimana un'altra settimana, un mese un altro mese,
un anno un altro anno ed io resto sempre la stessa, anzi ognor sempre pi ottenebrata, pi fredda, pi gelida. Si spenta del tutto
la luce della mia speranza; speravo fiduciosa di progredire, con il trascorrere della vita, nello zelo, nella virt e nell'amore; di dare a
Ges quanto Egli vuole, di essere quello che Egli desidera che io sia; ma invece di arric-chirmi, ho perduto tutto, tutto morto in
me. Si spenta la luce che mi illuminava il cammino; non posso andare verso Ges. Che oscurit! Non ho nessuno che mi guidi.
Amo folle-mente la mia oscurit di spirito, perch questa la volont del mio Signore. Sono sulla croce; non posso n voglio
separarmene; la amo con l'anima e con il cuore. Ges mi ha resa somigliante a S: sia benedetto; sono la Sua vittima, voglio
salvargli le anime. Mi sento crocifissa e nello stesso tempo sento tutto il corpo disfatto dalla lebbra, ridotto in cenere. L'anima
piange nel vederlo cos abbietto, colpevole e nau-seante. S, piange continuamente, piange nell'intimo; non so come io possa
avere il sorriso sulle labbra quando il cuore e l'anima singhiozzano senza tregua. O mio Dio, che lotta quella della mia vita, che
mare tem-pestoso! Tutto vien distrutto, tutto va in rovina. Io sono caduta, sono rimasta distrutta; voglio rivivere, voglio rialzarmi e
non posso. In questo sfinimento fisso Ges e la cara Mammina, chiedo Loro amore: voglio amarli, ma non sono capace... Ieri, al
cadere della notte, vidi il terreno dell'Orto, il luogo che avrebbe dovuto essere irrigato con il mio sangue. In un impulso d'amore
volevo baciare ed abbracciare quel terreno. Vedevo l'animazione e la diligenza con cui si preparava la Cena; nonostante fosse
preparata quasi sotto i miei ordini, non uscivo dalla mia triste amarezza. Vedevo che doveva essere la cena dell'amore, delle
meraviglie, come nessun'altra, ma io non uscivo dal mio soffrire. Andai nell'Orto ed il sangue irrig la terra: vidi molti vermiciattoli
berlo e nutrirsene; ne vidi molti altri che lo fuggi-vano per non toccarlo. L'agonia aument; il sangue riemp il calice e trabocc: fu
allora che lo offersi al Padre. In quel momento una rugiada feconda di amore irrorava la terra: doveva essere, attraverso i tempi,
rugiada di vita e di salvezza per le anime. Una nuova sofferenza mi tolse il conforto di questa visione: rimasi schiacciata fra l'Orto
ed il Calvario come in una pressa; dovevo bere l'amarezza fino all'ultima stilla. Stamane mi sono sentita condotta, per mano da
qualcuno, al terrazzo di Pilato: il capo pieno di spine, il volto coperto di sangue, tutto il corpo ferito e lacerato. Ho veduto e sentito
la grande folla che, ad una sola voce, senza compassione di me, reclamava la mia crocifissione. Ho veduto la croce che poco
dopo dovevo sentire sulle mie spalle. Il Cuore di Ges aveva tanto amore per tutti i carnefici che Lo maltrattavano durante la via
dolorosa: pareva che Ges in cambio di tanti maltrattamenti baciasse e abbracciasse tutti quelli che Lo ferivano: questi, folli di
rabbia, e Ges, folle d'amore. Quale esempio per il mio cuore impietrito!... In croce sentivo nel mio cuore quello di Ges... Dalla
Sua piaga divina, aperta dall'amore, non ancora dalla lancia, usciva un sole brillante, una miriade di raggi dorati: era la vendetta di
Ges verso il mondo... Mammina stava ai piedi della croce, con gli occhi lacrimosi fissi in Ges: come sospirava! Ho sentito come
se Ges si gettasse nelle Sue santissime braccia per riceverne le carezze. Ben presto Ella Lo avrebbe ricevuto, ma gi senza
vita...

124

Ges spirato; poco dopo venuto: - Figlia mia, chi con Ges vive, con Ges muore. Chi con Lui muore, con Lui risu-scita alla
vera vita. Vieni a Me a godere del mio divino amore, a confortarti, a vivere. - Mi sono sentita nuotare in un mare immenso di amore
e in un mare uguale di dolore; non sapevo come nuotare in questi due mari, allo stesso tempo. - Mio Ges, godo e soffro allo
stesso tempo, non so vivere. Sii benedetto perch mi conservi in questa sofferenza. - Mia figlia, sposa fedelissima, sei il mio
ritratto. Io ero sulla croce, soffrivo ed amavo; soffrivo i maltrattamenti, soffrivo per i crimini con cui ero offeso ed amavo coloro che
Mi maltrattavano e tutti quelli che mi ferivano. Tu sei sulla croce: soffri a mia somiglianza e a mia somiglianza ami. Ama le anime!
Ama il mio divin Cuore! Confida in Me!... - (diario, 4-7-1947).
Povera umanit che si scava la fossa! (Momenti della Passione)
... Ho passato tre giorni senza ricevere il mio Ges: non posso dire la mia sfinitezza. Avevo fame di Lui; ho sentito molto la Sua
mancanza... Lui la forza per tanto soffrire.
Giunse il pomeriggio di gioved; cominci il mio Orto con la visione di Ges che piangeva su Gerusalemme: ... La mia anima
piangeva con Ges; piangeva, come piange da tempo, senza pausa, perfino nelle cose che potrebbero darmi gioia... Vidi la
scalinata che Ges sal dopo la flagellazione lascian-do, sui gradini, i segni del suo Sangue divino. Mi cost im-mensamente il
sentire e il vedere questo. Poco dopo giunsero coloro che erano andati a Roma: rice-vetti doni; io sorridevo e l'anima piangeva. Mi
parlarono di varie cose che, per grazia e misericordia di Dio, gi conoscevo. Soffrivo e ascoltavo; ma quando mi parlarono della
scala salita da Ges e che io poco prima avevo veduta e sofferta, fu tale il mio dolore che mi parve scoppiasse il cuore e mi
uscisse dal petto; mi manc il respiro e, senza volerlo, mi usc un gemito profondo. Cercai di cambiare argomento. Siccome la mia
fame di Ges era molto grande, feci presente che non avevo ricevuta la Comunione. Un santo sacerdote che era presente and a
prendere Ges Eucaristico. Lo ricevetti e mi incendi di fuoco il cuore ed il petto; mi guar per qualche tempo le ferite dell'anima...
(diario, 18-7-1947).
... tale il desiderio che ho di dare anime a Ges anche dopo la mia morte, che, non potendo frenarmi, ho scritto di mio pugno
quanto segue: Ho passato la mia vita a soffrire e passer il mio cielo ad amare e a pregare per voi, o peccatori. Convertitevi e
amate Ges! Amate Mammina! Venite! Andiamo tutti in cielo. Se provaste per qualche tempo i martirii che per voi ho sofferto, sono
convinta che non pecchereste pi. Se conosceste l'amore di Ges, oh, allora, morireste di dolore per averlo offeso. Non peccate!
Ci ha creato! Padre! . Questo vorrei fosse stampato attorno alla mia tomba per commuovere, per chiamare i peccatori a Ges.
Che ansie incontenibili di dargli anime!... Ho chi si sforza tanto di sollevarmi, di consolarmi. Tutto questo che io ricevo come una
attenzione del Cielo, muore prima che io lo assapori. Sia benedetta la volont di Ges! Il demonio se ne serve per tormentare
orribilmente la mia anima; mi sussurra: - Come pu Dio avere attenzioni per una vita tanto falsa e piena di cattiverie? Hai gi la
ricompensa sulla terra; nell'altra vita sar l'inferno, la perdizione eterna! - Io vado scavando, scavando la mia sepoltura. Il terreno in
cui scavo falso, nauseante, pieno di immondezze: terreno, sepoltura mondiale. Che orrore! Lavoro senza luce, scavo, e
proprio io mi disfo in quella stessa polvere, in quella terra marcia e nauseante.
Sento come se avessi qualcuno dentro di me in lacrime, che sospira ininterrottamente, in una tristezza senza pari... ... Ges mi
disse: - Figlia mia, quella vita di miseria la vita del mondo. La terra che scavi, la sepoltura che apri rap-presenta il mondo che da
se stesso si seppellisce nella sua per-dizione eterna. Ci che senti disfarti in te, sono le anime disfatte dalla lebbra del peccato.
Figlia mia, le spiagge, i cinema, le case di gioco e di peccato, le vanit, le immodestie, le ambizioni e tutti i vizi sono quel marciume
che scavi e cui apri la sepol-tura. Povera umanit che si scava la fossa! Povere vittime che si immolano! Povere agli occhi del
mondo, ma ricche, eterna-mente ricche per Me. - ... (diario, 25-7-1947).
Un cuore squarciato dall'amore (Momenti della Passione)
Invoco gli aiuti del Cielo, senza cui non potrei dettare... Quanto pi soffro, meno ho da dare... Quando sentivo che le mie
sofferenze non arrivavano a Ges, e per il mio molto sof-frire non Glielo offrivo come dovevo, Gli dicevo: - Guarda nel mio cuore, o
Ges, vedi per chi soffro e chi amo o, meglio, chi desidero amare. Cos resto sicura che non Ti inganno, per-ch Tu sai la verit,
che voglio avere sempre anche sulle mie labbra. - Tutto mi fugge, tutto si spegne. I giorni passano, le soffe-renze aumentano e io
mi sento sempre pi indegna di Ges... Ieri, gi al mattino, cominciai a sentire e a vedere la spugna accostata al mio cuore, quasi
in forma di croce. La mia sete aument...
Era gi quasi notte e continuavo ad ardere di quella sete... ... Mentre soffrivo in tanta amarezza [l'agonia dell'Orto], senza alcuna
vita, senza alcun conforto, l'Orto si trasformato in un vago giardino attorniato da covoni di grano dorato. Che ricca e incantevole
messe! In mezzo al giardino, posta in alto, una croce nel cui cen-tro, non so con che cosa, vi era legato un cuore. Dall'alto
scen-devano raggi di fuoco che lo attraversavano da una parte al-l'altra e lo illuminavano completamente. Ai piedi della croce
spuntavano robusti steli di gigli che sbocciavano bellissimi e crescevano fino all'altezza dei bracci della croce. Fu una visione: non
avvenne in me, ma mi sentii colpita da quel fuoco, mi sentii un'altra, incendiata; con l'anima molto confortata, rimasi con pi vita. ...
Sul Calvario, Ges mi ha detto: - La tua vita diventa giorno per giorno piena di luce, non solo per quelli che l'hanno studiata e quelli
che la studiano, ma anche per chi la studier. La stessa luce sar confusione e rimorso per alcuni di coloro che non la studiarono
125

come dovevano: la vita di Cristo. La visione di ieri vuol significare che sono Io in te a salvare le anime: i fiori attorno alla croce
sono le anime che per mezzo tuo vengono a Me, pure ed infuocate d'amore; la messe di grano dorato rappresenta le tue
sofferenze. Tutto quanto semini messe per i peccatori... - (diario, 1-8-1947).
... - Ges, Ti chiamo, Ti cerco, non Ti trovo, non mi parli. Dove sei? Il mio petto squarciato da colpi continui. - Sento come se
nelle mie mani avessi il cuore ridotto ad un grumo di sangue, per mostrarlo a chi lo ha ferito; lo mostro senza risultato: non hanno
compassione di me. Nel cuore parla una voce addolorata: - Non v' dolore uguale al mio dolore! - ... Voglio nascondere la mia vita
e non posso. Non vorrei che si sapesse quel che Ges nella Sua bont infinita opera nell'anima mia; non consentono che io lo
occulti... Ieri mattina rimase impresso nella mia anima Ges con i suoi Apostoli. Egli vedeva avvicinarsi la morte e, sopportando a
stento quella separazione, diceva: - giunta la mia ora: vado a morire. Parto, ma resto con voi! - Il suo Cuore ardeva di amore;
passavano le ore, aumentava la sofferenza, ma cresceva pure l'amore.
Io sentivo come se il mio petto fosse una fornace ed il mio cuore un recipiente in ebollizione: quanto pi bolliva, tanto pi
traboccava, quanto pi traboccava, tanto pi si riempiva. Ges fissava Mammina; si voltava a guardare ancora gli apostoli e, in un
dolore profondo, mormorava: - Devo la-sciarvi, ma non posso separarmi da voi; vado, ma resto; a voi mi lega il mio amore! Vincoli di amore avvincevano sempre pi Ges al Cuore santissimo di Mammina e a quello degli apostoli. Fui a cena. Tutta la sala,
tutte le parole ed i sorrisi di Ges erano amore. Se io sapessi parlare di questo amore! Tutto era amore, amore, solo amore che
affrontava la malvagit e l'in-gratitudine... (diario, 8-8-1947).
... O mia croce, mia croce amata, quanto ti amo! Che vedo nella mia croce? Amore, ma un amore senza limiti, un amore senza
pari; e vedo il dolore, ma un dolore che racchiude tutti i dolori: un insieme di dolori. Abbracciai la mia amata croce: e fu un
abbraccio eterno. Sento che qualche volta mi scivola dalle spalle, ma perch mi pare di non poterne pi; sento di lasciarla cadere
volonta-riamente: questo accade per la mia sfinitezza. Ma la voglio, e l'amo: il mio abbraccio eterno stato dato. Sento il mio cuore
tanto legato ad essa che non pu separarsene: croce e cuore, cuore e croce: una cosa sola. Amore, dolore e croce sono miei,
li voglio per Ges e per le anime... (diario, 15-8-1947). ... Mi pare di mostrare al mondo le mie piaghe aperte e dirgli: - Guarda
come ti amo! Guarda quanto soffro per te! Vieni, il mio cuore ti vuole accogliere! - Ma il mondo cieco, non vede le mie ferite.
sordo, non ascolta la mia voce: calca senza piet il mio povero cuore che, tutto sanguinante, un cencio per l'umanit intera;
come polvere da calpestare. Il mondo che mi ferisce la causa del mio dolore. Ma vi in me un amore che ama e dimentica, un
cuore che cerca e brama, un cuore pazzo che vuol dar la vita a tutta la umanit che morta... Questo amore non mio: ha preso
possesso del mio corpo, ma non mi appartiene. venuto Ges: - Figlia mia, sposa mia, sposa di dolore e di amore,... il tuo dolore
ed il tuo amore sono balsamo per il mio soffrire. ... Il mondo, povero mondo! Che sar di lui, che cosa lo aspetta!... Grida, chiama,
di', figlia mia, che Ges lo invita alla penitenza, alla preghiera... - (diario, 22-8-1947)
Quante conversioni in questa cameretta! (Momenti della Passione)
Mio buon padre [Pinho],... la sua lettera mi ha confor-tato. Non dico che mi abbia rallegrata, perch non vi pi per me se non
l'allegria di fare la volont di Dio. Ma mi ha confortata assai, soprattutto l dove mi diceva: "occupando ancora lo stesso posto, le
invio questa lettera come sempre". S, mio buon padre, nonostante questi lunghi anni di assenza e di silenzio, l'ho ritenuta sempre
come mio direttore, ed anche Ges [l'ha ritenuta tale]. Nel leggere che lei lo conferma e che disposto ad esserlo sempre, mi sono
confortata molto: ma-gnificat, magnificat! Avr saputo che la Miriam [sorella di p. Pinho] ha passato qui alcuni giorni. Quanto
abbiamo apprezzato la sua visita! Vedevo in lei il mio buon padre. Ci che le ho fatto era come lo facessi a lei. Non mi dimentico, o
meglio non la dimentichiamo, presso il Signore. Faccia altrettanto, per carit!
Deolinda alquanto ammalata di polmoni e sempre tribo-lata nello stesso dolore e nella stessa attesa di un giorno felice`. Chiede
la benedizione e invia rispettosi ossequi insieme a Sozinha; mia mamma, lo zio e le cugine si raccomandano anche loro; il
medico, la sua sposa e i figli e i signori Sampaio le mandano rispettosi saluti.
Il medico, d. Umberto sono stati due colonne salde che ci hanno sostenuto in tanta lotta. Essi, il signor Sampaio, il fratello di d.
Alberto, il signor Pelicano e molti altri, quanto ci sono stati amici! Nonostante tutto, aumenta assai il numero degli amici, anche tra
sacerdoti e medici. Benediciamo il Signore! Confidiamo in Lui... Se la causa Sua, e non vivo di illusioni, Egli veglier... (lettera a
p. Pinho, 28-8-1947).
... - ... Mio Ges, io vorrei soltanto nascondermi e non comparire pi. Non so se farei bene o male; non so in quale forma Ti do
maggior gloria: stando sola o ricevendo coloro che mi visitano... - ... Mia figlia, ... voglio che tu faccia il sacrificio di rice-vere quanti
verranno; ti tengo qui [sulla terra] per questo. Quante persone riceverai, altrettante riusciranno ad andare in cielo! Quante
comprenderanno la tua vita di unione con Me e, comprendendola, impareranno e inizieranno a viverla! Co-raggio! ... - ... (diario,
11-7-1947).

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... Ges mi disse: - ... Sapessi quante trasformazioni, quan-te conversioni con sincera emenda di vita avvengono qui nella tua
cameretta, in questo calvario in cui ti ho posta: calvario di dolore e di amore! Quante anime gi sono entrate qui con il demonio nel
cuore e ne sono uscite portando Me, con un pentimento profondo e un fermo proposito di emendarsi! ... - ... (diario, 12-9-1947).
Mio buon padre [Umberto], ... quante volte ho pensato di scriverle. Non trovo il modo di farlo con la premura che vorrei: che
movimento in casa nostra! Dopo le ore di riposo di Deolinda parecchie volte abbiamo tentato di scrivere, ma il popolo non ce lo ha
consentito. Che martirio! Sia bene-detto il Signore! Ho paura a vivere quaggi. Quando Ges mi verr a prendere? Non immagina
il mio sfinimento e le agonie dell'anima. La mia miseria orribile. Non faccio nessun bene o, se lo faccio, non sono io; mi fugge,
non lo vedo. sempre pi grande la mia sete di Ges e delle anime; ma anche maggiore il peso delle iniquit e la oscurit che
mi fa morire di sgomento. Ho bisogno di luce; ho bisogno di sostegno. Chi mi soccorre?... (lettera a d. Umberto, 19-10-1947).
... La mia anima piange e il mio cuore in ansia. Passai quattro giorni senza ricevere Ges Eucaristico: che fame indi-cibile, quali
ansie insopportabili!... Quante volte volavo in spi-rito presso Ges Eucaristico e Gli dicevo: - Vieni, mio amore, muoio di fame, sono
sfinita nell'anima e nel corpo; vieni da me, saziami ed opera in me come se Ti ricevessi sacramentato... Ieri, fin dal mattino, sentii,
oltre le spine che quotidiana-mente mi cingono il capo, una nuova corona di spine: pareva che mi giungessero al cuore...
Verso sera sentii alcuni brividi di freddo che mi fecero tremare e vidi Ges, molto triste, che pure tremava. Non vidi Ges quando
usc dalla sala della Cena; non Lo vidi congedarsi da Mammina, ma vidi Lei in cima alla scala seguire i passi di Ges verso l'Orto.
Attraverso Ges vidi i suoi sguardi addolorati quando gi non Lo vedeva pi e sentii come il suo Cuore Santissimo seguiva il Figlio
intuendo ci che an-dava a patire. Che unione di dolore e di amore tra quei due Cuori! Ges precedeva gli apostoli triste e
silenzioso. Attraverso di Lui io vidi anche che gli apostoli non si preoccupavano n sof-frivano per ci che doveva accadere; erano
molto stanchi e, appena giunti nell'Orto, si addormentarono... All'aurora sono andata a cercarlo nella prigione: tremava dal freddo;
aveva perso tanto Sangue! Era tanto sfinito! Mi sono associata al suo dolore e alla sua tristezza e come Lui sono rimasta sfinita.
Sono uscita dalla prigione in questa santa unione: L'ho accompagnato seguendo i Suoi stessi passi... Vicini a Ges camminavano i
due ladri con le loro croci: sono stati crocifissi a fianco di Ges. Io sentivo che le loro sofferenze, le loro croci pesavano su di me:
sulla croce di Ges che era in me. Sentivo uscire dal Cuore divino di Ges lo stesso amore, le stesse grazie per ambedue: uno le
accettava, l'altro le respingeva. Ges soffriva, agonizzava... (diario, 26-9-1947).
O mio Dio, non pu essere avvelenato ci che divino, ci che Tuo; sono peggiore del serpente, sono un veleno pi peri-coloso.
Che orrore nel sentire tutta l'umanit bere, avvelenarsi, immergersi in me. Il cuore mi si lacera per il dolore. Cammino come un
ladro che fugge: voglio nascondermi; ho paura di tutto, ho paura del Cielo, ho paura di Ges. Odo con i miei orecchi, sento con la
mia anima il suono della tromba che mi chiama: Egli viene a chiedermi i conti. Che sar di me, mio Dio? Come potr com-parire
davanti a Te?... Quanto costa vivere cos!... L, sul Calvario, la croce e Ges si alzarono nel mio petto; la montagna [del Calvario]
si alz assai, port via la croce e con essa Ges: tutto scomparve e sfum in cielo. Io rimasi sola, legata ai piedi di quella
montagna. Si lev un mare di crimini, delle maggiori iniquit; le onde di quel mare si infrangevano contro di me che facevo parte di
quella montagna, come si infrangono contro i moli del porto. Quanto pi le onde mi colpivano, tanto pi mi sentivo sola e nella
oscurit. Priva di luce e di aiuto per sopportare un cos vasto mare di crimini, immensamente peggiore della pi tremenda
tempesta, mi sentivo morire...
venuto poi Ges: non mi ha portato subito la luce, ma mi ha dato vita e un fuoco che mi incendi il cuore: - Figlia mia, non sei
sola: Io sono con te... Ti ho creata per le anime; non sei del mondo e vivi per il mondo, non sei in cielo e vivi di cielo.
Dal primo istante della tua esistenza, da quando ti ho crea-ta, ho sempre veduto in te la missione che ti ho affidata: la missione pi
bella e nobile, la missione delle missioni, la mis-sione delle anime. Ti ho creata per loro, sei vittima per loro e, a somiglianza Mia,
vittima del calvario. Come prova che lo sei, ti ho legata ai piedi della montagna, e contro di te ho fatto infrangere il mare delle
iniquit. La montagna si elevata, scomparsa la croce ed Io con essa sono andato in cielo, ma i crimini continuarono. Io non ho
cessato di dar prova del mio amore spargendo sul mondo le mie grazie... E come prova di questo amore ho perpetuato l'o-pera
della redenzione... stato necessario continuare questa opera attraverso alle mie vittime... - ... (diario, 17-10-1947).
Tanta ingratitudine contro tanto amore (Momenti della Passione)
Sento in me le piaghe talmente aperte, che, pur avendole in me, mi pare di attraversarle da una parte all'altra. Ma non sono io: il
mondo intero - che le attraversa: ora passa attraverso questa, ora attraverso quell'altra. Sono porte spalancate per le quali tutti
possono passare senza chiedere l'autorizzazione. Tutte queste piaghe sboccano in un unico cammino che porta alla piaga del
cuore; da questa piaga tutti passano in un altro Cuore, che unito al mio. Con quali ansie questo Cuore riceve tutti coloro che
vo-gliono andare a Lui: sembra avere braccia per abbracciare, occhi per fissare e attrarre, labbra per sorridere e per baciare. un
Cuore che soltanto amore! Il mio, in confronto, molto piccolo e meschino, non niente. Non so neppure come essendo tanto
piccolo possa avere in s una piaga tanto grande da sem-brare una piaga mondiale. Mi costa tanto sopportarla per il dolore
immenso che mi causa... (diario, 31-10-1947).

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... Nel pomeriggio di ieri, nel mare della mia sofferenza, mi pareva di essere venuta al mondo, ma di non essere del mondo: vivevo
in lui non per trattare di me ma delle cose di Dio. Di tanto in tanto il mio cuore andava all'Orto... Sul calar della sera, per
conchiudere l'opera, passai alla Cena. Che amarezza colma di amore e tenuta nascosta! Provai la consolazione sentita da Ges
quando il discepolo amato Gli si accost delicatamente al petto; subito dopo fu grande il dolore del suo divin Cuore nel vedere le
lacrime di Mammina... Seguii poi, passo per passo, le fasi dolorose e tristissime dell'Orto e dell'agonia di Ges. Sentivo in me di
dover morire e volevo morire: senza la morte non avrei portato a termine l'opera per cui ero venuta sulla terra. Nel frattempo
sentivo che Ges fissava il mondo ed il suo Cuore con tristezza profonda diceva: - Tanta ingratitudine contro tanto amore! - ...
(diario, 14-11-1947).
Non sapevate che mi devo occupare delle cose del Padre mio? (Lc 2,49).
Padre, Ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuta l'opera che Mi hai affidato (Gv 17,4). ... - Scrivi: Santo Padre, Santo Padre,
mio caro rappre-sentante sulla terra, ascolta la voce di Ges! Parla al mondo, parla al mondo, parla ai vescovi riuniti affinch
parlino ai loro sacerdoti. Cos pochi sono luce del mondo e sale della terra! I sacerdoti secolari che adempiono il loro dovere sono
rari come i petali che il vento ha sparpargliato uno qui e un altro assai pi in l... Santo Padre, parla al mondo, che la tua voce
arrivi da un polo all'altro: si faccia orazione, si faccia penitenza: vita nuo-va, vita pura! Non indugino, si mettano all'opera; inizi chi
deve iniziare; dall'alto venga l'esempio. Figlia mia, non ti sfugga nulla di quanto ti ho detto. Si accender luce di Spirito Santo per
dissipare tutte le tue tenebre, affinch tu riconosca che in te tutto opera divina. - Cominciai a godere di una luce splendente: ho
sperimentato il gaudio dell'amore di Ges immersa nella Sua pace. - Se fosse sempre cos, mio Ges, non avrei nulla da te-mere,
non potrei dubitare di nulla. - ... (diario, 21-11-1947).
Mandai la Mia croce in attesa della vittima
... Dentro di me ho una roccia mondiale: il mondo; sento che lo . Questa roccia attorniata da un mare infinitamente pi grande
che la lambisce dolcemente con le sue onde carez-zevoli e soavi: onde di invito ad entrare. Ma questa roccia non soltanto
impermeabile, si pure coperta di putrido fango. Le onde lambiscono molto dolcemente quasi vogliano acca-rezzarla, lavare
quella immondezza per rammollire poi ogni durezza; ma invano! In questa roccia vi il veleno di cui io sono portatrice; veleno
nascosto, che si oppone come vipera, come leone furioso, affinch quella roccia non sia lavata n rammollita. Ges ne soffre
tanto! Quanto ingrata l'umanit! ... Ges mi ha detto: - Imparino da te le ragazze a con-servare per Me il candore della loro
purezza; imparino gli an-ziani e i giovani, i ricchi ed i poveri, i sapienti e gli ignoranti, imparino tutti ad amarmi nella sofferenza, a
portare la loro croce... La conoscenza che ti ho dato del male non ha tolto alla tua anima lo splendore e la grazia: conoscerlo, non
praticarlo. Soltanto cos potevi dare al mio divin Cuore la riparazione per tanti peccati delittuosi. Sei vittima, cui ho affidato la pi
alta missione. Quale prova ascolta ci che ti dico, per darlo a conoscere: trascorso poco pi di un secolo da quando man-dai a
questa parrocchia privilegiata la croce come annuncio della tua crocifissione; non croce di rose perch avevo sol-tanto spine;
neppure di oro, perch saresti stata tu ad adornarla con le tue preziose virt e il tuo eroismo; ma croce di terra, perch stata la
terra stessa a prepararla. La croce era pronta e mancava la vittima che, nei piani divini, era gi scelta: eri tu. Il male aumentato,
l'onda delle colpe arrivata al suo culmine: doveva essere immolata una vittima; sei venuta e il mondo ti ha crocifissa... La malizia
umana che ha preparato la mia croce ha preparato pure la tua; ma come sono grandi i disegni del Signore e ammirabili le Sue
meraviglie! Nella mia divina sapienza, potevo renderti pi simile a Me? Da questa croce, da questa immolazione, ho avuto due
van-taggi: l'amore alla Mia croce e una grande riparazione. Non soltanto la mia Alexandrina ad essere crocifissa, ma Cristo in lei
e con lei... . ... (diario, 5-12-1947).

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Tutte le tue sofferenze prendono in Me un valore infinito (Momenti della Passione)
... In me, dentro il mio cuore, vi un libro enorme, che non so leggere n comprendere: scritto a tratti neri; non ne di-stinguo
neppure una lettera. Questo libro mi fa tremare e mi impaurisce. Sento per in me una sapienza senza pari, che vede, legge
questo libro e lo comprende. Questa sapienza Ges: legge e mi fissa con sguardi severi chiedendomi i conti. Devo rispondere
per le gravi cose contenute in questo libro immenso che ai miei occhi pare non avere limiti. Che severit, quella di Ges! Che
giustizia porta con s! Quanto mi sento schiac-ciata! Mi pare di non sopportarne la presenza. Vi fossero almeno montagne, cielo o
anche inferno dove potessi nascondermi! Tre-menda la presenza di Dio, cui devo dare i conti! Mio Ges, sono la Tua vittima: ma
che conti Ti debbo dare, che soddisfazioni puoi ricevere da me? Tutto il mio corpo, cuore e anima sono lacerati, disfatti in sangue.
Mi feriscono tante spine inflittemi da mani d'uomo. Ges e Mammina cari, fate che le sappia ricevere e sopportare in modo a Voi
gradito. Nelle ultime ore dell'anno, insieme ai miei cari, feci la consacrazione a Ges e a Maria, ed ho recitato il Te Deum in
ringraziamento di quanto ricevuto da Ges: sofferenze o gioie e tutto ci che volle mandarmi. Chiesi perdono e nuove grazie per
me, per quanti sono cari al mio cuore, per quanti si raccomandano alle mie preghiere e per tutta l'umanit. Feci e chiesi quanto
seppi; e nulla feci n seppi dire. Vennero le mie tenebre: non soltanto mi avvolsero completamente, ma mi tolsero perfino tutta la
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vita dell'anima e del corpo per la loro intensit. Mio buon Ges, tutto per Tuo amore... Ieri vennero le sofferenze dell'Orto: non ero
io che le vi-vevo, ma Ges: io vi dovevo partecipare con Lui.
Sentii che un bagno di sangue emanato da Ges veniva a lavare le mie iniquit, dava luce a tante tenebre che oscuravano il
mondo, riconciliava la terra con il cielo. Ancora nell'Orto, sentii che sarei stata spogliata per essere flagellata: lo spoglia-mento di
Ges rivestiva me, le Sue ferite venivano a guarire le mie. Mentre gli apostoli dormivano, Ges rimase un po' di tempo seduto
presso di loro. Vorrei saper dire quanto Egli amava e, in s profondo silenzio, quanto la Sua Anima parlava! Con gli occhi al cielo,
parlava al Suo Eterno Padre. Le stelle filtravano luce attraverso l'uliveto ed illuminavano l'Orto oscu-ro. Ma per Ges non
brillavano, non davano luce: n gli ri-spondeva l'Eterno Padre. Tuttavia la Sua Anima divina aveva un linguaggio infinito ed infinito
era l'amore del Suo Cuore divino. Quanto era grande Ges! Raggiungeva tutti! Amava infinitamente, infinitamente! Sfinito, con i
vestiti inzuppati di sangue, in una tristezza profonda e quasi senza vita, aspett e vide approssimarsi la soldataglia con il traditore.
... Questa mattina sono stata con Lui ai tribunali; ho sentito la grande, indicibile superbia di coloro che si ritenevano sovrani: ho
sentita l'umilt e la piccolezza di Ges. Sapessi assomigliarmi a Lui! Il Re di tutto, annichilirsi! Che grande lezione! Con Ges ho
percorso il Calvario... Raggiunta la cima, sono rimasta in croce con Lui... venuto il momento di spirare e Ges, nella pi estrema
agonia, ha affidato lo Spirito al Padre: il Suo grido moribondo ha echeggiato nel mio cuore come se echeggiasse nel mondo
intero... Sono rimasta come morta per un po' di tempo. Poi venuto Ges: - Figlia mia,... voglio incendiarti nel mio divino Amore,
voglio vederti consumata in esso. Diffondilo nei cuori e nelle anime, incendia il mondo in una sola fiamma... Molte volte ti ho
ripetuto che il mondo tuo, che te l'ho affidato; ma oggi vengo a rinnovarti la consegna, come feci la prima volta: il primo venerd
dell'anno... Rendendoti simile a Me e tu essendo mia vittima, non vi-vendo tu, ma Io, tutte le tue sofferenze prendono in Me un
valore infinito... (diario, 2-1-1948).
... Sono stata coperta da una grande quantit di miserie, malvagit, crimini vergognosi. Quanta vergogna e quanta re-sponsabilit
nel dover rendere conto a Dio!... Quanto pesa su di me la giustizia divina!... Se questi mondi di male gravano su di me fino
all'impos-sibile, un altro mondo infinito, con altra vita infinita, superiore, infinitamente superiore, vive, bramando solo di attrarre a s
e trasformare in s questo mondo di malizie. Io sono malizia e bont allo stesso tempo e sono anche vita e morte. Questa vita vuol
dare vita alla morte; questa morte non accetta la vita. O Ges, come posso vincere? Mi sento arsa: ho sete del Tuo amore; ho sete
di darti anime. Soffro, sento il dolore, ma non come mio... Ho ansie di amore puro, di amore pazzo, ma non sono io che amo; io
non vivo, io non esisto; io sono un nulla. Quale dolore logorante! Quanto soffre questo cencio inutile! Quanto soffre questo cuore
che vuole appartenere solo a Ges, quest'anima che solo in Lui vuole riposare! Soffro e non so come resistere... ...Oggi, assetata
di dolore, ho preso la croce e con Ges ho camminato per le strade dell'amarezza: erano stipate da tutta l'umanit a cui Ges ed io
con la croce, ci mescolavamo e che, come un rullo, ci schiacciava continuamente... Quasi sulla cima della montagna, Ges univa
le sue lacrime alle copiose gocce del suo divin Sangue. Non avevo mai sentito n visto Ges piangere come in questo viaggio.
Con rancore si preparavano a spogliarlo e a crocifiggerlo; ho visto uno dei carnefici, con sguardi infernali, alzare il mar-tello e
batterlo con tutta forza sul chiodo che fissava la Mano divina di Ges. Si ripercosso tutto nel mio cuore: le lacrime di Ges erano
spremute da quella indicibile durezza e ingrati-tudine... (diario, 9-1-1948).
Vorrei trasformarmi in pane, vestiti e conforto per quanti soffrono!
... Voglio praticare il bene; voglio che tutti i miei atti siano, imbevuti di bont e dolcezza. Mi opprime la conoscenza dei poveri che
hanno fame e non hanno vestiti per coprirsi. Non sopporto che i miei simili vivano in afflizione, chiunque essi siano. Il mio povero
cuore, bench cattivo, soffre, si sente mancare per non potere trasformarsi in pane, vestiti, conforto, gioia e balsamo per quanti
soffrono. Ges, voglio bene a tutti; voglio consolare tutti per tuo amore... (diario, 16-1-1948).
Mio Dio, cosa deve mai attraversare [l'anima mia] ! Da sola, senza nessuno, fra tenebre tanto dolorose, non vedr mai luce, non
sentir sollievo od appoggio in nessuna guida... Povera anima, mantieniti salda in Ges, chiamalo, invocalo in questo viaggio tanto
lungo. - Ges, se non vieni in mio aiuto, lo sgomento mi uccide. Ma, mio Ges quanto dolce soffrire e morire per Te! Tutto questo
nulla, nulla per Chi ci ha amato tanto! Viene Qualcuno, non sono io, che, dentro di me, varie volte raccoglie, in un calice, il sangue che sgorga dalla piaga profonda del
mio cuore, lo unisce alla amarezza della mia anima e lo alza verso il Padre... ... La morte si sta avvicinando sempre pi: viene
verso di me e io cammino verso di lei, giorno per giorno, a grandi passi. Porta con s sofferenze inimmaginabili. Quanto pi si
avvicina ed io ad essa, tanto pi chiaramente vedo il martirio che mi porta. Ma non a me che viene a togliere la vita: sempre
all'altra vita che vive in me... (diario, 23-1-1948).
Sono tanto lontana da Ges, tanto lontana! Per quanto io cammini, non riesco a raggiungerlo. Corri, corri, anima mia, corri senza
posa, va senza stancarti in cerca del tuo Signore. Corri fiduciosa che tuo e verr giorno in cui ti unirai a Lui per sempre in un
amore senza fine. - O Ges, quando verr il giorno in cui potr dire: Ges mio, ora so che Ti amo e non cesser pi di amarti;
non Ti fuggo mai pi: ora sei mio e io Tua, solo Tua, o Ges ? Sono affamata; muoio, muoio soltanto per perdermi in Te e
consumarmi solo nel Tuo divino amore. - La mia croce, la mia amata croce! Io so che soffro, che sono crocifissa anche se non so
comprendere il mio doloroso martirio. Anima mia, abbracciati a Ges, abbracciati alla croce e cammina sempre, segui il tuo Amato;
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non temere la notte, non temere le spine. Come dolce essere in croce, ferita per Suo amore! - Ges, la mia gioia sia la croce, la
mia dolcezza il do-lore: tutto in Te e per Te. Il mondo morte, morte orribile. Il mondo sono io, e la morte in me. O morte, come potr guardarti Ges? Come potr dargli
conto di te, delle tue stragi? Che orrore, o mio divino Signore! Ahi, il mondo, la morte umana, tutta piena di brutture! Sto nuotando
in un mare di ansie e di forti desideri di fare il bene: sono ansie di amare soltanto Ges e di beneficare il prossimo. O Ges, vinci
nel mio cuore; altrimenti cado e non mi rialzo pi.
Questo mare enorme, queste onde agitate tolgono al mio cuore ogni resistenza. Nuotare, nuotare; lottare, lottare, ma sen-za
ottenere lo scopo di tanta lotta: l'amore di Ges... (diario, 30-1-1948).
Il tuo dolore per le anime pi che il sole per la terra...
Nel pomeriggio di ieri si innalz in me una torre: mi pareva una torre formata dal mondo intero: era molto, molto alta, ma tanto
insidiosa. Un orribile serpente saliva in essa a spirale dal basso alla cima spargendo sulla terra tutto il suo veleno e non
risparmiando nulla. Io rimasi fra la torre ed il serpente che tentava di avvelenare anche me. L'anima mia, opponendosi al serpente,
si sforzava di togliere tutto il veleno dalla torre. Quella torre mi indic l'Orto. Alla mia corona di spine se- ne aggiunse un'altra; alla
lancia che sempre feriva il mio cuore -se ne aggiunse una seconda con una spugna: rimasero accostate al petto quasi in forma di
croce. In quel momento sentii sospiri molto dolorosi e profondi: erano di Ges. Mi causarono un grande dolore e squarciarono un
Cuore dentro di me che non era mio: vedevo sgorgarne sangue in grande abbondanza...
... Udii Ges dirmi: - Figlia mia, ... lascia che Io depositi ancora nel tuo cuore il mio amore infinito e tutti i tesori rac-chiusi nel mio
divin Cuore... - Incominciai a sentirmi grande, tanto grande che il mio cuore arrivava in cielo. Dissi a Ges: - Mio Ges, che
avviene in me? Mi sento tanto forte e tanto grande... - ... Hai in te il Cielo stesso, figlia cara, e sai perch? Per soccorrere le anime
e per avere forza a portare la tua croce. col tuo dolore che soccorri: confida che il tuo dolore per le anime pi che l'acqua per i
pesci, pi che il sole per la terra. Soffri contenta: sei potente, la tua croce di salvezza... Io fui crocifisso per gli uomini e tu, a mia
somiglianza, sei crocifissa per loro. Sono venuto al mondo per salvare i miei figli e ho inviato te al mondo perch continui a
salvarli... Prima di te ho mandato la croce di terra come segno che sarebbe venuta la vittima per essere immolata in favore della
terra stessa... (diario, 6-2-1948).
... Il carnevale fu per la mia anima un giorno di grande tormento: mi cost assai sopportare la nostalgia di alimentarmi. Sofferenza
insopportabile! Con fatica nascosi le lacrime; volevo sfogarmi, sfogarmi molto: volevo dire che avrei dato una grande somma di
denaro, se l'avessi avuta, per alimentarmi; che, se sapessero quanto soffro per questa nostalgia, non direbbero che non vero che
non mangio. Ero tentata di dire ai miei cari: potessi mangiare come voi!. Fissai il Cuore di Ges con gli occhi pieni di lacrime. Mi
ricordai che era giorno di tante offese contro di Lui e Gli offrii in riparazione il sacrificio di tacere e tutto il mio soffrire. O Ges, o
Mammina, per Vostro amore e per le anime che io voglio nascondere ogni mio dolore. I miei sfoghi sono sol-tanto con Voi. Mio
buon padre [Pinho], ... se vi fossero pi persone che conoscono la vita di Dio nelle anime e la necessit di luce che le guidi e le
sostenga, non mi avrebbero tolto il mio padre: hanno consumato un vero furto. Ges li perdoni, dia loro il cielo: la mia vendetta.
Desideravo ardentemente scriverle per il compleanno; non mi fu possibile. Sono tante le mie sofferenze: benedetto sia il Signore!
Anche se non ho potuto dettare per lei neppure una parolina, non tralasciai di fare la Comunione, di soffrire e pre-gare affinch lei
ricevesse dal Cielo ogni ricchezza, conforto e amore. Chiesi anche a persone amiche, fra cui alcune veramente sante, di pregare
per le stesse intenzioni: furono i nostri auguri e i nostri doni. Grazie, mille grazie, per la letterina che ebbe la carit di scrivermi: fu
luce per la mia anima e balsamo al dolore che notte e giorno mi consuma. Da molto tempo non avevo avuto cos grande sollievo.
... E che dirle di pi? Quanto pi ho da dire, meno posso e so parlare: vivo in fitte tenebre mentre voglio consumarmi in amore,
nell'amore pi puro, perfetto, pi intenso che si possa dare a Ges; e non l'ho! Mi pare struggermi nel desiderio di fare del bene a
tutti ma non faccio nulla. Non vivo, non soffro, non amo: sono un niente. Ma questo niente vuole tutto, vuole dare tutto a Ges;
un niente che vive di ansiet, un niente che, pur avendo tanti amici e vedendo crescere il loro numero, si sente tanto solo, tanto
solo, senza nessuno, immerso in sof-ferenze a non finire... Povera me se lascio di confidare in Ges, se abbandono le braccia di
Mammina! Cosa sarebbe di questa poverella in tanto abbandono spirituale?... (lettera a p. Pinho, 18-2-1948).
Mantenendomi sempre nella pace (Momenti della Passione)
... Ho in me una cosa sola che mi sostiene: la fiducia in Ges. Povera me, se questa mi mancasse, morrei di dispera-zione! Egli
non si inganna n permette che io mi inganni... Il mio dolce Ges non pu permettere che io mi inganni, perch io non voglio
ingannarmi... La mia ansia di manifestare il mio dolore non per mostrare ci che soffro: vorrei perfino potere e sapere
nascondere tutto; ma poich non sono io a soffrire, e lo so che Ges, vorrei ri-velare quanto Egli ha sofferto affinch le anime si
commuovano e si decidano ad amarlo... ... La croce, lungo il Calvario, pesava, ma Ges non mi la-sciava sola: mi accompagnava
aiutandomi a portarla. Il viaggio fu tanto lungo! Non mi parso di ore, ma di anni, di molti anni. E la croce gravava su di me
sempre; non ne potevo pi. Ges vi ha sottoposto le sue spalle. stato Lui il Cireneo del mio Calvario.

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In vicinanza della meta sono caduta sfinita e Ges con me. Fui crocifissa con Lui: Egli era nascosto in me. Il sangue dalle Sue
piaghe passava alle mie; dal Suo capo santissimo passava al mio il Sangue colato dalle spine; tutto il mio corpo ferito sentiva le
sofferenze del Corpo di Ges. Dal suo Cuore divino attraverso il mio, passava, per estendersi a tutto il Calvario, il Suo divino
amore, come fuoco ardente. Den-tro i miei occhi si alzavano al cielo gli occhi agonizzanti di Ges. Mi ha attraversato le orecchie il
suo ultimo grido con cui affidava al Padre il suo Spirito... Sono spirata con il mio Ges... (diario, 5-3-1948).
... orribile il mio vivere. Se in mezzo a questo martirio mi mancasse la pace della coscienza, gi da molto mi sarei disperata...
Quando, improvvisamente, sorge tormentosa la tempesta di dubbi o tentazioni contro la fede, quando l'anima giunge alla
agitazione e alla saturazione piena di timore, viene da non so dove, una soave dolcezza ed eccola nella consueta tranquillit, nella
stessa unione con Ges. Quale protezione del Cielo ho su di me! Non so ringraziarne- il Signore... Quando mi pare di essere in
procinto di consegnarmi al de-monio,... abbraccio, con l'anima e col cuore, Ges, Mammina e la croce; chiudo occhi e orecchie a
tutto, sospiro molto, man-tenendomi per sempre nella pace della mia coscienza, illimita-tamente fiduciosa che sono e sar
sempre, totalmente ed eterna-mente di Ges. In questo abbraccio intimo lascio passare gli orrori di tutta la tempesta: sia benedetto
il Signore... (diario, 12-3-1948).
... O Ges benedetto, fa' che in mezzo a cos grande orrore la mia anima, che tua, non perda la serenit e la pace; grazie,
Ges!... Nel pomeriggio di ieri non vi era in me se non dolore e croce. Io ero bambina e attorno a me vi erano croci in pro-porzioni
alla mia et; infatti mi sentivo ancora bambina, ma grande di una sapienza che non era mia. Tutte le croci dovevano essere
distribuite, eccetto quella destinata a me. Io vedevo l'Orto, ma, essendo bambina, mi pareva di distogliermene e di non soffrirne
tutta la grave realt. Col pas-sare delle ore, io crescevo in sapienza, in grazia ed in et: grazia e sapienza che non mi
appartenevano. Crescevo, crescevo e in proporzione della crescita mi si presentavano sofferenze sempre pi grandi e spaventose.
Si avvicinava l'Orto. Io mi occupavo delle cose del cielo come un fedele vassallo che si occupa delle cose del suo re. Il cuore
ardeva d'amore come fuoco che non si spegne mai. Questo amore si diffondeva sopra tutte le sofferenze che l'Orto mi presentava:
sudavo sangue e sentivo le mie labbra su duro terreno che mi toglieva il respiro. Il cuore, anche se schiacciato dalla giustizia
divina, si elevava e si univa all'Eterno Padre. ... Oggi, nell'ultima parte del viaggio al Calvario, ho sentito che il cuore accoglieva
Ges e Mammina Madre dei Dolori; nelle sue santissime braccia portava Ges non sofferente ma gi morto ed avvolto nel
lenzuolo. Durante le tre ore di agonia io stavo sulla croce ed il mio petto continuava ad essere asilo per Mammina Addolorata con
Ges morto... ... Ho udito Ges: - Figlia mia, figlia mia! Tu sei per le anime un angelo di pace: sapessi quante per mezzo tuo hanno
ricevuto la pace! Sono migliaia, milioni che per te sono salve... li mondo persiste nella sua vita di perdizione: salvalo con il tuo
dolore. Dammelo e dammi il tuo amore: sono il prezzo per le anime. Come meravigliosa la tua vita, tanto somigliante alla mia!
per questo che ti faccio piccolina: per renderti a Me simile anche nella mia infanzia. Erano mie la sapienza e la grandezza che
sentivi in te; erano mie le croci che ti attorniavano, erano croci che lo avevo per dare alle anime. Ho aggiunto alla mia Passione un
po' della mia infanzia; sei passata attraverso tutto: la mia vita intera ha partecipato alla mia Passione e morte; aumentavano le
sofferenze a mano a mano che crescevo in et. Io ho ascoltato Ges attentamente ed in quel momento ho compreso bene che la sua infanzia sempre stata legata alla Passione:
ho compreso, ma non ho saputo dirgli nulla. Egli ha continuato: - Figlia mia, ti ho associato oggi pi che mai ai Dolori della Madre
benedetta: fu per questo che hai percorso il Calvario con Lei... - All'improvviso, come scesi dal cielo, mi sono apparsi Mammina e
San Giuseppe. Mammina era in bianco e azzurro; San Giuseppe teneva nella mano sinistra un grande giglio... Ges ha aggiunto: Eccomi piccolo fra i miei due genitori che tanto amo. - Tra Mammina e San Giuseppe apparso allora Ges; era bellissimo e mi ha
detto: - Chiedimi, figlia mia, quanto desideri in nome di colui che sulla terra stato il Mio padre adottivo; chiedi e di' agli uomini che
chiedano in suo nome... - Mammina si avvicinata, mi ha accarezzato; San Giuseppe si chinato verso di me e mi ha lasciato il
bel giglio; poi sono scomparsi; rimasto solo Ges, ma non pi bambino... (diario, 19-3-1948).
Partecipa ai dolori di Maria (Momenti della Passione)
Il ricordo del modo con cui ho passato questi giorni mi fa tremare... Ero ansiosa di amare, bramavo tutto ci che puro e del
cielo... ma ero sempre a mani vuote: ero un nulla, un nulla che non mai esistito. Che giorni e notti dolorosi trascorsi! Chiedevo
perdono a Ges e Mammina; chiedevo a San Giuseppe di amarli come lui Li ha amati. ... Stretta al crocifisso, baciavo tutte le
piaghe di Ges, mi soffermavo con le labbra sulla piaga del suo divin Cuore come per riceverne conforto. Sovente mi perdevo
tanto in quella Piaga divina che mi sembrava di aver lasciato il mon-do. Nel baciarla supplicavo Ges di farmi entrare in Essa
in-sieme a tutta l'umanit. Come soffro nel sapere che ne tanto offeso e che non la posso salvare! Sono vissuta sentendo
sempre Mammina Addolorata con grandi pugnali nel Cuore e con Ges morto tra le braccia. Sentivo in me i suoi occhi chiusi, il suo
capo, le braccia e le sue gambe fredde, pendenti dal grembo di Mammina. Con pro-fondi sospiri, Lo copriva di lacrime e di
carezze, Gli puliva il volto ed il corpo santissimo dalla polvere, dagli sputi e dal Sangue. Con quale tenerezza lo faceva! Lo sentii
avvolto in un lenzuolo. Provai il dolore indicibile e senza pari di Mammina, cosciente che poco dopo sarebbe stata privata del suo
Ges: n vivo, n morto!... Mi parve pi volte di morire sotto questa sofferenza insopportabile per avere Ges morto dentro di me!
In questo dolore, fra Ges e Mammina, sentii, non poche volte, il giglio che San Giuseppe mi aveva dato: fu un balsamo al mio
dolore nei momenti pi insopportabili... ... Sul Calvario venne l'oscurit: la terra si apri, tutti fug-girono; solo anime amiche rimasero
a fare compagnia a Ges. Ho sentito come se la mia anima mi abbandonasse: poi sono morta. Rimasi cos per parecchio tempo.
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Quindi mi sentii rivivere; da lontano filtrava un chiarore che dava luce alla mia anima. Aspettavo Ges con ansiet. venuto e, per
tre volte, mi disse: - Figlia mia! - Vi fu silenzio! Aumentando la luce dell'anima cresceva l'an-sia di possedere Ges e di avere luce
completa. Ripet nuovamente, per tre volte, figlia mia e segui lo stesso silenzio e la stessa ansia di maggior luce; luce che mi
assicurasse di possederlo interamente. - Figlia mia, ci che avviene nella tua anima opera della mia scienza divina; opera delle
mie meraviglie; un'altra prova ch'io ti rendo simile a Me. Il chiarore che hai veduto lontano la luce che la mia morte ha portato al
Limbo; l'ansia era quella delle anime che l Mi attendevano per ricevere il premio e lo splendore eterno del Paradiso Sono stato Io
a salvare il mondo; e tu, a mia somiglianza, col portar la tua croce, dando la tua vita, continui a salvarlo. Per completare questa
somiglianza e per il bene dell'umanit ti ho fatto sentire il mio Corpo morto in grembo alla Mia Madre benedetta; ti ho associato ai
Suoi dolori, come Ella si asso-ciata ai Miei. Ella ha aiutato Me nella salvezza del genere umano ed ora, con te, continua la stessa
opera di salvezza. Come bello che la figlia assomigli al Padre, la vittima a Cristo Ges crocifisso! Figlia mia, in che stato si trova
il mondo! Soccorrilo. Io non voglio che per te ci sia resurrezione voglio che la tua quaresima continui: il mondo in pericolo... Tutta
la distru-zione che hai visto accadr quando il bolscevismo, dopo aver tentato di installarsi nel mondo con mezzi subdoli ne diverr
il padrone; esso avanza. La distruzione che hai visto un nulla in confronto a quella che ci sar. Si pecca come non mai, e il
castigo sar come non fu mai. Soccorri le anime, figlia mia, Io sono Padre e castigo per richiamare, per non punire con la morte
eterna. - (diario, 26-3-1948).
Mi aggrappo fortemente a Mammina (Momenti della Passione)
... E' passato il vigesimoterzo anniversario di letto; non voglio pensarci. Triste giorno per me [questo anniversario] : non solo ho
constatato che in tanti anni di sofferenza non ho amato Ges n Gli ho dato nulla, che non ho approfittato del grande mezzo
concessomi per santificarmi, ma Lo ho anche ferito con il mio brutto temperamento e con cattiverie. Povera me! Mi causa orrore
tanta gente che viene a visitarmi: che cu-mulo di brutture viene a vedere! Fa', o Ges, che non la scan-dalizzi. Voglio fare del
bene, molto bene a tutti, voglio consolare e confortare i poveri: in essi io vedo Ges. a Sua imitazione che voglio vestirli,
sfamarli, voglio far loro del bene all'anima e al corpo; non posso sopportare di sapere il prossimo in ne-cessit: devo soccorrerlo o
soffrire quando non lo posso fare. Il mio cuore insoddisfatto: quanto faccio di bene nulla... (diario, 16-4-1948). Ogni minuto che
passa, nella mia vita, una morte in pi per me, per la mia sofferenza, per tutto quanto faccio. Che te-nebre, che morte, Dio mio! Il
mondo non mi d luce: dove potrei trovarla se non in Te, mio Ges?... - Manda, o Ges, in questi miei sentieri cos oscuri un
raggio della Tua luce; fa' che in questi abissi terrorizzanti di tenebre in cui vivo, mi sprofondi per Tuo amore e per le anime.
Sovente, quando mi sento impaurita, li fuggo ma per an-darmi a nascondere nel Tuo Cuore divino o per aggrapparmi fortemente al
manto della cara Mammina: Salve Regina, Ma-dre di misericordia! O Mammina, mostrami che sei Madre mia . L'uragano
terrorizza, la tempesta tenta strapparmi dal ri-fugio di Mammina, ma io non lascio il Suo manto. Allora sento che Ella mi stringe al
suo petto, mi tranquillizza; e la sua tene-rezza addolcisce il mio dolore. Ho tanta paura. Sono sola; non ho amici; non ho nessuno.
Sento che tutto il mondo mi toglie la vita in modo crudele, con tutte le barbarie. E io debbo rimanervi immersa; mi hanno legata a
lui forti catene; neppure i maltrattamenti mi inducono a sottrarmi e ad abbandonarlo. Non so dire altro; ci che sento non posso n
so descriverlo...Oggi sul Calvario sentivo tutto il mio corpo coperto di piaghe. Allo stesso tempo sentivo che il Cuore divino di Ges che in me e
con me camminava, si apriva da cima a fondo per accogliere tutta la terra colpevole. Gi sulla croce, Ges con-tinuava ad
accogliere tutto e tutti; perfino il Calvario con la sua crudelt e insensibilit ha avuto posto in Ges. Il suo Sangue, come pioggia,
lavava tutte le iniquit; quanto pi Ges si addossava i crimini e la crudelt del mondo, tanto pi cresceva la sua agonia, perch
responsabile davanti al Padre... Nel momento di spirare e di consegnare al Padre il suo spirito, sono usciti dal suo divin Cuore
raggi dorati verso il Cuo-re Immacolato della Madre addolorata: era il suo congedo da Lei... (diario, 30-4-1948).
Chi ama Ges non muore (Momenti della Passione)
... Oggi sono andata con Ges al Calvario: non vi stato un istante in cui non mi sia sentita con Lui schiacciata e sempre
trascinata dalle corde. Tutto il mondo Lo feriva dentro di me. Ges era soltanto ossa, il suo Sangue era tutto sparso sulle pietre.
Anche sulla croce Egli non era se non uno scheletro insanguinato. Essendo in me, sentivo che la crudelt del mondo mi apriva il
petto e mi squarciava il cuore. Un peso schiacciante conficcava profondamente le spine nel capo santo di Ges; mi pareva che gli
occhi e le orecchie mi si rompessero per le acute spine. Quanto ha sofferto Ges per noi! E quanto si degnato nell'associarmi al
suo dolore!. venuto il momento di spirare; Ges morto. Il suo Corpo sfigurato e sanguinante scomparso per me. Sono
trascorsi al-cuni momenti in questa morte e separazione. Poi venuto Ges, rischiarando un pochino le mie tenebre, ma non con
la luce di altre volte; per mi ha trasformato l'anima dandomi nuova vita.
- Figlia mia, interrompi il tuo calvario: Io ti sostengo e ti accompagno. Figlia mia, avanza nelle tue tenebre: ti guido Io in questa
oscurit... La tua sofferenza conduce a Me le anime le quali si rifu-giano nel mio divin Cuore al sicuro come formiche nel formicaio.
Confida! il tuo dolore che d loro la vita: le alimenta e le fa venire a Me. Sei la pastorella angelica del Re divino: pasci sempre in
prato fertile le mie pecorelle...

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Far in modo, figlia mia, sposa amata, che la tua vita arrivi ai confini del mondo come foglia che il vento trasporta... - O Ges, sarei
pi contenta se mi sgridassi per le mie colpe; avrei molto bisogno di convertirmi una volta per sempre, di finirla con i miei difetti; ora
basta, non voglio pi offenderti! - Non necessario rimproverarti pi volte, come desideri. Dal tuo pentimento e dalle tue ansie di
perfezione traggo mag-gior vantaggio per le anime che con i rimproveri. L'anima pic-cola, semplice e umile, l'anima che ama, si
avvicina assai pi a Me con il dolore che con il timore... - ... (diario, 7-5-1948). ... Voglio vivere non questa vita che morte, ma
l'altra vita pi pura, pi amante e santa; non so viverla, non mia, ma in me: una vita tanto alta, perfetta, sublime. Voglio
aggrap-parmi a questa perfezione, facendo tutto in modo perfetto e non sono capace. Non so quello che voglio, non so dire quello
che il mio cuore e l'anima bramano: so soltanto che bramano ci che del cielo. Non mi sento con forze per sopportare que-ste
ansie... Ho affidato a Ges e a Mammina la mia vita incomprensi-bile: nella loro sapienza divina che tutto comprende, me la
accettino. Il mio unico compito soffrire e seguirli ciecamente. Sia fatta in tutto la volont del Signore. ... Oggi dalla prigione sono
andata al Calvario. Non com-prendo: Ges sosteneva me e io Lui. Egli era il mio conforto; e io per Lui non so che cosa ero: una
compagna di dolore, di martirio. Soffrivo in Lui e Lui in me: eravamo di sostegno l'uno all'altro... Sulla croce, con Lui, sentivo
pugnali nel mio povero cuore in cui passavano i gemiti di Ges. Durante quei momenti di agonia Egli spirato... anch'io mi sono
sentita morire. Dopo poco Ges mi ha parlato; la sua resurrezione e la sua divina voce non mi hanno portato luce, ma vita
dolorosa.
- Figlia mia, ... chi ama Ges non muore: vive sulla terra, vive nella eternit; chi ama Ges vive per la Grazia e con essa trionfa nel
maggiore eroismo... ... (diario, 28-5-1948).
Non il dolore che ti d la morte, ma l'amore
Mio buon padre [Pinho], da due mesi ho ricevuto la sua lettera: arriv proprio il 30 marzo. Sia benedetto il Signore per questo
regalo. Ho persino vergogna di avere tanto ritardato a dettare alcune parole per colui che Ges ha collocato al primo posto nel mio
cuore; nonostante i sette anni circa di assenza e quasi di silenzio, sempre l; non vi nulla che lo separi da questa unione di
anima, nulla che lo strappi dal mio povero cuore.
Io non scambio l'amore di Ges con nulla di quanto esiste o potr esistere. Dopo Ges, la Trinit Santissima, la cara Mammina e
san Giuseppe, lei, tra le creature, ad occupare il primo posto. Lo permise e lo permette Ges perch Lui che la conserva nel
medesimo posto. Il mio silenzio, il mio ritardo non ha se non questa spiegazione: voglio e non posso. La mia sofferenza
aumentata moltissimo: mi costa im-mensamente parlare. Se non fosse lo sforzo di volont, io non direi nulla: sono in un martirio di
dolori. Quanto soffro e faccio, sparisce, muore prima di conoscere la vita; cos sente la mia anima. E costa tanto sentire avvicinarsi
l'eternit e sen-tirsi un niente, senza niente.
La mia vita una vita senza vita, un mondo senza luce. Quanto pi sono senza luce pi Ges si assenta e pi sfumano in me le
Sue cose, la sua vita divina. Mi permetta anche questo sfogo: sento come se mai avessi conosciuto Ges, mai Lo avessi amato,
mai avessi saputo ci che la sua vita nelle anime. Quante pi ansie ho di vivere la vita interiore, la vita di Dio in noi, meno la vivo,
meno la co-nosco, meno la comprendo. Mio Dio, come sono ignorante! Nonostante questo, la mia anima si mantiene in pace.
una grande grazia di Ges. Ho persin detto: ho pace, la pace della mia anima, a meno che io non comprenda ci che la pace di
Dio. Ma credo che il Signore non permetter che la mia pace sia del demonio perch questa certamente non d gioia. Io in-vece,
in mezzo a tante spine, sofferenze, e con una croce tanto pesante, sento la gioia dell'anima che sorride a quanto viene dalla mano
del Signore. Possa gemere, possono piangere gli occhi del mio corpo, ma quelli dell'anima sono gioiosi, disposti a ricevere ogni
martirio che il Cielo mi invia. Non mi baster l'eternit per ringraziare Dio di tutto questo. Grazie di quanto mi ha promesso di fare in
favore della mia anima nel mio compleanno; Ges e Mammina l'avranno certamente ricompensata assai. Il signor dottore
[Azevedo], con la sposa e i figli, gradisce i suoi saluti e mi ha incaricata di ricambiarli; promette di scri-verle tra poco... Aumenta
sempre pi il numero dei miei amici; anche tra i sacerdoti. Monsignor Domingos della "Officina de S. Jos" di Guimares venne a
visitarmi; mi rimasto amico pare che sia disposto a fare in mio favore quanto gli possibile... (let-tera a p. Pinho, 2-6-1948).
Continuo a non essere nulla e a non vivere. Tutto il mio corpo un poco di polvere disfatta dal dolore; dolore che vive in questa
polvere senza appartenermi. L'anima soffre e unisce il suo dolore a quello di questa polvere disfatta. Ma questo do-lore non mio
n per me; questo dolore sempre muto non pu n sa dire ci che sente. dolore che si estende a tutta l'umanit; non so dire
meglio, dolore, senza limiti, senza fine. Sento, comprendo, ma non riesco a esprimere, per incapacit, il peso e la grandezza di
questo dolore. Mio Dio, soltanto con la Tua grazia una creatura umana lo pu sopportare.
Sento come se il demonio mi calpesti e porti con s il mio povero cuore per darlo alle creature come strumento per gra-vissimi
peccati. Il maledetto non vuol pi saperne di me; vor-rebbe il mio cuore e nient'altro. Ah, come mi sento sua e come egli tormenta il
mio spirito! Soffro molto nel dubbio se la pace che ho in me sia di Dio o del demonio. Quando il dolore raggiunge il suo apice,
sento talvolta pi intensa questa pace dell'anima che fa abbassare il livello del dolore ma subito viene una nuova spina a ferirmi: e
se io non mi conoscessi, se questa pace non venisse da Dio ma dal demonio? E subito, senza voler sapere n comprendere a chi
questa pace appartenga, mi lancio in spirito nelle braccia di Ges e molto aggrappata a Lui Gli dico: - Ci che voglio amarti, mio
Ges e, con la Tua grazia, vincere il mio dolore. Tu sai bene a chi appartiene la mia pace, e questo basta. - ... Ieri mi parve di
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nascere sull'Orto e sul Calvario. Sono nata e vissuta in essi per amare, lavorare e praticare il bene. Vita e bene realizzati nella pi
grande dolcezza! Tutta l'umanit usufruiva di questo vivere. Ma non fui io a nascere n a vivere n a praticare tutto il bene. Chi
nato, chi vissuto, chi l'ha praticato stata una vita superiore, sublime, potente e grande come grande la grandezza di Dio. Non
riesco ad esprimermi meglio. La vita trascorreva ed io crescevo in sapienza e in tutto, sempre nell'Orto e sul Calvario; di momento
in momento vede-vo avvicinarsi sempre pi le sofferenze che essi mi presentava-no... Mi parevano dolori infiniti... Questa mattina
ho sentito come se venisse in me un cielo d'amore ed assorbisse in s tutte le sofferenze dell'amaro cam-mino del Calvario.
Sapevo che soffrivo un dolore inimmagina-bile, ma quell'amore mi faceva dimenticare le sofferenze: l'a-more vinceva, sebbene mi
sembrasse che trascinasse con me il mondo. Sul Calvario lo stesso amore continuava a coprire tutta la sofferenza... Ges mi ha
detto: - Figlia mia, non il dolore che ti d la morte, deve essere l'amore che te la d: sarai da lui consu-mata; sar l'amore che ti
d il Cielo: la Patria dopo l'esilio. Il dolore grande, ma superato dall'amore. Ama, ama, figlia mia, il mio divin Cuore e fa' che sia
amato da tutti i cuori... Nel giorno a lui consacrato non posso tralasciare di conse-gnartelo con tutti i tesori ed il suo amore.
Accettalo. In esso vi tutta l'umanit; rinnovo cos la consegna. Non permettere che si perda il mondo sviato: soccorrilo con la tua
sofferenza, con la tua croce. - Mentre Ges me lo consegnava o, meglio, poneva nel mio il suo Cuore, tanto grande come la
grandezza di Dio, mi sono sentita portatrice di un amore infinito e di un mondo di miserie. Nel ricevere il Cuore di Ges ho anche
avuta luce per vedere, comprendere e sentire tutto... (diario, 4-6-1948). ... Ieri in mattinata sentii dentro di me due mari immensi:
uno di dolore, l'altro di amore. Quello d'amore era sul terreno dell'Orto e in esso si rovesciava ma senza che si esaurisse il mare
del dolore; l'amore assorbiva tutto; le fiamme nasconde-vano tutto. In mezzo vi era Ges: era Lui stesso l'amore; era il mare che
non si esauriva nell'inesauribile dolore e lo poteva contenere... (diario, 18-6-1948).
Voglio essere un nulla per tuo amore!
Ci che mi causa pi avversione e timore ricevere le visite e dover dettare ci che avviene nella mia anima. Io voglio, o mio
Ges, se cos la tua volont, vivere senza inquietudine: scarico tutto su di Te, qualunque cosa avvenga... Voglio essere nelle tue
divine braccia come la bimba nelle brac-cia della sua mamma. L'oscurit in cui vivo ha assorbito in s tutto: il futuro, il presente e
perfino il passato. Nulla sar, nulla sono, nulla fui; nulla possieder, nulla possiedo, nulla possedetti. Ges, voglio essere questo
nulla, perch sei Tu a volerlo: un nulla per tuo amore; e ti offro questo nulla in cui voglio vivere sino alla fine della vita, se cos Ti
piace. Per Tua grazia fui, sono e sar sempre la tua vittima. Mi costa immensamente essere nulla e voler essere qualcosa per
dare a Ges; costa di pi che volergli dare immensamente e non avere nulla da dare.
Sono indicibili e, posso dire, talvolta insopportabili le ansie del mio cuore nel voler dare: oh, se questo amore salisse alle maggiori
altezze, arrivasse al cielo! Ma, o mio Dio, come far a saziare queste ansie se mai avr, n ho, n ebbi nulla con cui realizzare i
miei desideri? In questa angustia triturante il cuore piange lacrime di sangue. Che dolore, o mio dolce Ges! Il demonio non cessa
di circuirmi lo spirito, tenta indurmi alla vanit, all'attaccamento per le cose del mondo e alla di-sperazione. Tenta di insinuare nel
mio cuore il desiderio di vedere qui o l qualcosa. Ma per grande misericordia del Si-gnore la mia anima si conserva in pace; se
poi vero che io conosco la pace che viene da Dio. Sento di essere totalmente staccata da tutte le creature e da tutto ci che
terreno. Tuttavia il maledetto vorrebbe attaccar-mi a tutto, mostrarmi che vi sono gi attaccata e che il mio cuore appartiene a lui.
No, sono di Ges; amo solo Lui; a Lui solo appartengo; sono Sua nel mio nulla, Lo amo, Lo amo... - Mia figlia, la tua piccolezza, il
tuo nulla aumenta la gloria, la consolazione e l'amore per Me. Non preoccuparti: quanto pi ti senti nulla, tanto pi grande sei ai
Miei occhi... - ... (diario, 2-7-1948).
... Che io lo senta o meno, ho fissato la mia dimora nel Cuore divino del mio Ges. Nei momenti di maggior disanimo mi sento l
dentro come un uccellino nel nido. Questo senti-mento conforta e risolleva per qualche tempo il mio povero cuore. Ho promesso a
Ges di sforzarmi di vivere nella semplicit come una bimba e senza nessuna preoccupazione circa il mio futuro. Venga ci che
vuole; mi curvo e accetto gioiosamente. Ho scaricato sul mio Ges il peso di tutte le mie preoccu-pazioni ed ho cercato di vivere in
tale distacco. Quando lo sfinimento e la debolezza mi portano a non potere resistere e a dovermi preoccupare, lancio subito tutto
in Ges e mi sforzo di sviare da me la preoccupazione come fosse un cattivo pensiero. Sono di Ges; Ges mio; Egli tutto vince
in me. Costa assai vivere cos. necessaria molta forza, forza del Cielo per mantenere questo proposito... (diario, 9-7-1948).
Devo camminare tanto sola, senza nessuno (Momenti della Passione)
... Sto per ricevere un secondo colpo nella mia vita spiri-tuale. Lo sentir profondamente come il primo? Ges, si faccia la Tua
divina volont: sono la Tua vittima. Quanto pi sento la ferita di questo colpo e l'abbandono completo di coloro che mi sono pi
cari, tanto pi sento che devo passare su tutto e cercare Ges, solo Ges. Ma costa tanto cercarlo e non incontrarlo e dover
camminare cos, tanto sola, senza nessuno! O mio Dio, quanto piangono gli occhi dell'anima e quanto sanguina di dolore il mio
povero e freddo cuore! Talvolta non posso contenere in me, perch non ci stanno pi, i desideri illimitati di consolare tutti e far del
bene. Voglio rallegrare e sono triste io stessa; voglio confortare e dare e non conforto e non do. Sento di non far niente, di essere
una vita inutile. ... Era gi notte ed io, senza sapere come, mi sentii attirata anima e corpo verso il duro suolo dell'Orto. Prostrata
col, sentii forti contorcimenti; mi si lacerarono le vene, sudai sangue in tremenda agonia. Vidi subito una lunghissima strada
coperta di robusti gro-vigli di spine: tutte quelle spine dovevano ferirmi. Il mio buon Ges fece comprendere e vedere alla mia
anima con una luce molto chiara, che quelle spine dovevano ferire, attraverso i tempi sino alla fine del mondo, non me ma il suo
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Cuore divino. Mi piacerebbe sapere esprimere meglio l'illimitatezza di quella strada spinosa e il modo con cui Ges era ferito, ma
non so; seppi soltanto vedere e comprendere. Rimasi in quel dolore angoscioso e spaventoso... Oggi sul Calvario, tutto era morte,
morte che si estendeva al mondo intero. Tutto era tenebre; solo Ges poteva dar luce... Dal suo Cuore divino si riversavano sul
mio cuore alcuni raggi luminosi che mi trafiggevano. Ges pareva in una nuvola bianca e io mi sentivo in paradiso: tutto era amore;
il mio cuore si saziava in quei raggi: erano il suo alimento ed erano balsamo a tutto il dolore. Ho trascorso un po' di tempo immersa
in quel dolce paradiso. - Figlia mia... senza il tuo dolore non si sarebbero salvate le anime... - Dietro Ges stava una strada piana
di cui vedevo il termine molto luminoso e pieno di verde. - Figlia mia, questi raggi del mio amore sono per dare conforto e vita al
tuo cuore e serviranno come balsamo al tuo soffrire. Vedi questa strada? la distanza che ti resta da per-correre: feconda e
piena di luce. - Detto questo, uscirono dal mio cuore i raggi e cessai di vederli nel Cuore del mio amato Ges. Nelle sue divine
mani apparvero grandi rami di spine; Ges mi avvolse con essi il corpo e aggiunse: - Fatti coraggio, figlia mia! Anche se i sen-tieri
sono appianati, devi ancora essere ferita da queste spine: qui e l ti feriranno. Ma non temere: il cammino ormai breve.... Non ti
ho abbandonata. Sono sempre stato in te e al tuo fianco. Confida, figlia mia; non dimenticare che Io sono rimedio per tutti i mali e
non lascio mai l'anima sola, abbandonata a se stessa... ... (diario, 23-7-1948).
... O mio Dio, come sono sola! Dove sono andati l'appoggio ed il conforto che io sentivo da parte di coloro che hai unito a me tanto
profondamente e hai collocato nel mio cuore? Sii benedetto per la croce che mi dai. O mio buon Ges, io voglio continuare a
vivere senza preoc-cupazioni di ci che verr e dovr soffrire. Voglio continuare a scaricare su di Te il peso di tanti pensieri,
vivendo sempre e soltanto di fiducia. Ma quanto sono fragile! Sopraggiungono momenti di in-quietudine e mi preoccupo. Appena
rientro in me, volgo a Te i miei sguardi e Ti affido la mia vita con tutto il suo soffrire... Ges, accetta, per la salvezza del mondo, il
sacrificio che sto facendo nel dettare i sentimenti della mia anima... L'amore di Ges e la santa obbedienza vincono... (diario, 30-71948).
Solo Tu il mio tutto
... Con i miei sguardi fissi nel Cuore di Ges o nel crocifis-so vado mormorando: Ges! Solo Ges! e anche: Mam-mina,
Mammina, mostrami che sei Madre; di' a Ges che sono soltanto sua, che voglio solo Lui, che sono la Sua vittima! . Quando dico
cos grande, profondo, indicibile il martirio dell'anima mia. Ma pur non sapendo, penso che verr dal Cielo conforto e sollievo ad
addolcire il mio dolore per rianimarmi a camminare con la croce lungo i sentieri oscuri e spinosi da cui non vedo uscite... (diario, 68-1948). ... Non credo a me stessa. Mi pare tutto una bugia e per maggior sacrificio sento non esservi proprio nessuno al mondo
che mi creda. Ho paura, una terribile paura, di restare sola, per l'abbandono e l'oscurit in cui mi trovo. O mio Ges, dove sono
andati i miei amici? Che me ne hai fatto di loro? Sei Tu, o Ges, sei solo Tu dalla mia parte, come Ti ho chiesto? Grazie, sii
benedetto. Io non immaginavo che mi costasse tanto l'essere Tu, solo Tu il mio tutto, il mio unico e nulla pi. Ma confido, con la
Tua grazia, ch'io continuer sempre a dire: Ges, Tu e solo Tu , pur sentendo di non avere pi nessun altro come amico. ...
Sono senza luce, senza guide; non so come potere cam-minare... (diario, 20-8-1948). ... Se quanti mi visitano vedessero in me
quello che io vedo ne avrebbero paura e non verrebbero. Sono morte e miseria nauseante...
... Voglio volare da Ges e non posso, voglio vivere la vita di amore, di perfezione, di carit e non sono capace. In me tutto muore
prima di vivere. Mi resta la fiducia. Confido e spero nel mio Ges, contro tutto... Non voglio la mia gioia, voglio quella di Ges; non
voglio essere lodata dalle creature, ma voglio che esse, tutte unite, lodino il Signore per tutto e per sempre. Soltanto Lui lo merita...
Sento che perdo tutto: i miei amici cari, la famiglia, tutto; mi sento sola. Non importa: voglio solo Ges... (diario, 27-8-'48).
Una lettera testamento
Mio buon padre [Umberto], fin da piccola mi sempre piaciuto essere fedele alle pro-messe, perfino nelle minime cose. Anche
oggi lo faccio, ma non pi con la prontezza di altri tempi perch le mie forze non me lo consentono, e ci mi sovente causa di
grande sofferenza. Siccome per sto al mondo non per fare la mia volont ma quella del mio Ges, eccomi a compiere ci che
promisi un anno fa. Mi perdoni la colpa del tutto involontaria. certamente l'ultima lettera che le scrivo di mio pugno perch
persino l'ob-bedienza sta cessando in me di fare miracoli. Sia fatta la volont di Dio e si compia in me sempre e in tutto. Dopo aver
chiesto luce e forza al Cielo, voglio dirle, mio buon padre, che questa mia ha lo scopo di felicitare e salutare: colui che ha fatto
tanto nelle ore pi tragiche della mia vita; cose che non dimenticher mai. Dopo averla felicitata con la anima e col cuore, prometto
che il giorno primo settembre, suo compleanno, far la Comunione, soffrir e pregher perch Ges e la sua Madre benedetta le
diano le migliori benedizioni e grazie e la facciano sempre pi santo colmandolo di amore per le anime. Mio buon padre, quando
penso alla mia vita, al mio calvario, all'abbandono in cui mi trovo, e se, s o no, Ges mi vorr sola, proprio sola, senza avere
presso di me un sacerdote che mi comprenda, il mio cuore si oscura e rimango come priva di speranza. A stento nascondo le
lacrime e talvolta non ci riesco. Ci non vuol dire che non accetto con la gioia dell'anima anche questo colpo, il secondo colpo
spirituale, se Ges con esso mi vuole ferire. Pu credere, mio buon padre, che questa mia lettera come un testamento: dopo il
mio primo padre lei il secondo padre, ad avere posto nel mio cuore. Sono i due padri per i quali prego di pi, che sono pi uniti
alla mia anima e mi compren-dono meglio. Padre mio, io non sono degna di avere come guida della mia anima sacerdoti tanto
sapienti e santi. Sar per questo che Ges consente che gli uomini li mandino tanto lontano? Non so! O povera me! Io non sono
niente; non sono ci che dovrei essere; sono peggio del niente; vado oltre il niente, molto oltre! Mi piacerebbe, mio buon padre,
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sapere dire ci che sento, l'orrore che questo mi causa e come mi sento indegna di tutto e di tutti. Ma non ne sono capace, e non
potr esserlo mai. Addio! Non dimenticher mai il grande bene, il grande appoggio dato alla mia anima. La ricordo sulla terra, la
ricor-der in cielo. Molte grazie. Deolinda invia saluti, auguri e promette preghiere... (let-tera a d. Umberto, 30-8-1948).
Mio buon padre [Pinho], ... le mie sofferenze si sono aggravate tanto! Non so che cosa Ges potr ancora spremere. Ho il corpo
tutto bendato, sento che le ossa si disfano. L'unica mia gioia: soffrire per Ges. Non mi importa che gi durante questa vita il mio
corpo si dissolva, se questa la Sua divina volont. Ci che voglio amare soltanto Lui. Non voglio perdere un momento di
soffe-renza; voglio che sia utilizzata in favore delle anime: le anime che sono costate il Sangue preziosissimo di Ges...
Se nel corpo soffro molto, non soffro meno nell'anima. Quali fasi sto attraversando, padre mio! Non sono io, non vivo io; non vi ,
n vi fu luce; non ho mai sofferto, non soffro, n soffrir; non ho mai dato, n dar nulla a Ges. Io sono un niente, un grande
niente, un niente che mi spaventa. Sento questo, ma la ragione mi dice il contrario; per il peggio che questo stato dell'anima
non ascolta la ragione. La mia oscurit non mi lascia vedere n comprendere nulla. Mi resta solo la fiducia in Ges... Voglio vivere
senza preoccupazione e scaricare tutto su di Lui. Cerco di farlo. Mi abbandono nelle braccia della divina Provvidenza senza
pensare quello che soffro o soffrir... Vo-lont del mio Ges, io ti voglio, ti amo, non ti cambierei per nessuna cosa. Per quanto
grandi siano i dolori del corpo e dell'anima, sento nel mio intimo una grande pace, la pace che viene da Dio... Sento di non avere
nessuna creatura, tra coloro che mi sono pi care, che possa consolarmi. Ges, solo Ges! Gli ho detto tante volte che voglio solo
Lui: sono stata esaudita... Dirlo non costa; ci che costa provarlo. Lui, solo Lui, deve essere soltanto Lui. Io non voglio altro. Se
ho Ges, che altro mai posso desiderare? Mi pare di non averlo, n di ap-partenergli, ma la pace della mia anima mi dice il
contrario. Mio buon padre, vuol sapere? Il reverendo d. Umberto chiamato in Italia. Ne sento gi la mancanza. Anche se non mi
poteva confessare, mi consigliava e incoraggiava nel mio cal-vario. Mi comprendeva molto bene. Dopo il colpo ricevuto per lei,
questo il colpo che mi ferisce di pi. Me ne resto con p. Alberto e il parroco. Poveretti, in nome del Signore mi per-donano i peccati.
Come buono Ges che ha tanto da darmi. ... Preghi per me, per carit, mio buon padre, che sono tanto sola... stato qui in
predicazione il reverendo Alvaro Dias del seminario di Braga, che faceva parte della commissione dei teologi. Mi visit tre volte. Mi
pare che non sia rimasto male impressionato della mia sofferenza. Non so cosa risolveranno, se pure risolveranno qualcosa.
Sono qui nelle braccia di Ges e di Mammina... (lettera a p. Pinho, 13-9-1948).
Visita di congedo
... Ieri, in mattinata, soffrivo tanto senza saperne il perch. Sentivo come se il cuore e l'anima dessero sangue per lavare il mondo.
Alcune ore dopo ricevetti il secondo colpo spirituale: mi congedai da colui che Ges ha messo al secondo posto nel mio cammino,
quale guida e sostegno della mia anima. Ero senza Comunione; egli [d. Umberto] and a prendere il mio Ges perch avessi pi
forza per il colpo che avrei ricevuto. Pochi minuti dopo lo vidi partire. Nel vedermi piangere tanto mi disse: - Sia fatta la volont di
Dio! - Risposi: - vero! Ma la volont di Dio non ci ruba il cuore. - Ed egli rispose: - Ma d forza. - Lo so che la d. Se in queste
ore mancasse la forza di Ges, ci sarebbe da disperare. - Coraggio, Alexandrina! Pensi a Ges che ha nel cuore! - E' vero! Egli
non resta malcontento di me per le mie lacrime. Le paghi Lui ci che ha fatto per me; io non so e non posso. - Sono state le mie
ultime parole. Parlavano per le mie la-crime che ho offerto come atti d'amore per i tabernacoli. Sfogandomi poi con Ges Gli
dicevo che si compisse la sua vo-lont. Ma, o mio Dio, con che dolore dell'anima glielo dicevo! Mi sentivo tanto sola, in un
abbandono totale. Senza volerlo, ricordavo il primo colpo ricevuto, la cui ferita non si ancora cicatrizzata. Sentivo cantare
lontano; notavo tanta allegria, mentre io avevo il cuore sanguinante; l'anima soltanto sorrideva alla cro-ce; molto calma e serena,
tra le lacrime, benedicevo il Signore. Non so come n donde, venne dall'alto verso il mio cuore un raggio dorato di luce che
attraversandomi si divise in molti raggi splendenti: fu per il mio cuore alimento e vita. ... Oggi ho osato dire a Ges: - Tu mi dici di
amarmi tanto e io non so amarti n soffrire per Te con perfezione. Ti hanno rattristato le mie lacrime di ieri? - No, figlia mia; le
lacrime rassegnate sono lacrime di amore. Non piansi anch'Io sulla tomba di Lazzaro, su Gerusa-lemme e tante altre volte? Poteva
esservi imperfezione in Me? Abbi coraggio. La tua vita tanto alta, misteriosa e sublime. Confida! Tutto entra nei miei piani divini:
sono questi i sen-tieri degli eletti del Signore. Sia che gli uomini facciano o meno la mia volont, lo scrivo diritto su linee che non lo
sono. Nella tua vita permetto tutto per maggiore splendore e grande gloria mia... - ... (diario, 24-9-1948).
Sempre in croce con Me, sempre con Me nell'Eucarestia
Parla, o Ges, con le mie labbra! Sii la forza del mio cuore! Non ho pi forze per proseguire: mi sento sfinita. Salgo la montagna
del calvario ma impotente di arrivare lass. La vista di quella cima mi fa cadere a terra. Mi sento sola come non mai. Quanto
doloroso, triste e amaro il mio abbandono! Ho dato a Ges tante lacrime: lacri-me rassegnate, offerte a Ges come atti di amore.
Spero con ci di non averlo rattristato perch non ne posso pi. Ciononostante bramo la sofferenza e sento che quanto pi Ges
mi ferisce tanto pi, umilmente prostrata ai suoi piedi, far presso di Lui come fa il cagnolino che battuto dal suo padrone si stende
a terra mansueto a leccargli i piedi. Prostrata davanti al mio Signore, voglio bagnarglieli di lacrime di pentimento e baciarglieli in
segno di riconoscenza per avermi resa tanto so-migliante a Lui e aiutata nel mio calvario. Anche se Ges fosse con me un
carnefice, non cesserei di soffrire per Lui ed amarlo; anche se sapessi di essere la creatura meno amata da Ges o non amata
affatto, io non mi rabbuierei, non per questo trala-scerei di amarlo e di soffrire tutto per Lui. Egli il mio Signore, il mio creatore;
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morto per me. Voglio amarlo, voglio amarlo: soffrire e amare o morire. Quanto soffro per umiliazioni, dolori, sacrifici, un nulla che
io Gli do, un nulla che Gli offro... ... - Io sono l'Artista divino e nel tuo nulla lo realizzo il capolavoro pi meraviglioso. Faccio in te
quanto possibile fare in una creatura umana... nella tua piccolezza, nel tuo nulla che mi consolo, nel tuo nulla che opero
meraviglie; con il tuo abbandono [a Me] che lo dimentico l'abbandono in cui gli uomini mi lasciano nella mia Eucarestia; con la
tua oscurit che do luce alle anime. Dammi il tuo nulla, dammi il tuo dolore, figlia mia, e non temere... - Mio Ges, la volont
pronta, ma la mia povera natura sente di non poterne pi. Ma se il mio nulla Ti gradito, accet-talo subito insieme alla mia miseria.
Mi vergogno di tale offer-ta, ma non ho altro. - ... (diario, 1-10-1948).
... Questa mattina nell'ansia di amare Ges molto e bene e di soffrire tutto per Lui, mi sono preparata a riceverlo nella
Comunione... Ero immersa nel dolore e nella tristezza e sono rimasta cos un po' di tempo anche dopo averlo ricevuto. Ges ha
indugiato a parlarmi, ma non me ne sono preoc-cupata. - Mio Ges, chiedo il tuo amore, la grazia di soffrire bene e di non peccare
mai... - Mentre parlavo cos, ho cominciato a sentirmi un'altra: non ero io. Sono rimasta immersa in Ges, mi sentivo nella stessa
Ostia con Lui. Ho udito la sua voce divina dirmi: - Figlia mia, sempre in croce con Me, sempre con Me nella Eucarestia. La croce
redenzione, l'Eucarestia amore... Voglio, figlia cara, che tu parli della croce, dell'amore alla sofferenza perch di l che viene la
salvezza. Parla dell'Euca-restia, prova dell'amore infinito: l'alimento delle anime. Di' alle anime che mi amano che vivano unite a
Me durante il loro lavoro; nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginoc-chino sovente in spirito e a capo chino dicano:
Ges, Ti adoro in ogni luogo ove abiti sacramentato; Ti faccio compa-gnia per coloro che Ti disprezzano, Ti amo per quelli che non
Ti amano; riparo per quelli che Ti offendono. Vieni al mio cuore . Questi saranno per Me momenti di grande gioia e consolazione.
Quali crimini si commettono contro di Me nella Eucare-stia! Sono orribilmente pi offeso in questo sacramento di amore da quelle
anime che si dicono pie e dai sacerdoti che dai grandi peccatori: questi commettono grandi sacrilegi per la grande ignoranza,
mentre gli altri con conoscenza del male che fanno. Ripara, figlia mia; vivi la vita della croce, vivi la vita dell'Eucarestia. - ... (diario,
2-10-1948).
II conforto della solitudine
... Sento il mio corpo come uno scheletro immerso nelle onde del mare delle mie tenebre; avanza senza vita, inerte, nel mare
tempestoso della oscurit. In me sento il mio nulla... Quanto costa vivere sola in tanto abbandono, in questa im-mensit di
sofferenze!... Mi pare di avere il corpo avvolto da grovigli di spine, dalle quali non posso districarmi, come le pecorelle impigliate
con la loro lana nelle spine. Mi sento anche legata da catene di ferro rovente: sono ca-tene del demonio; sento nell'anima i loro
effetti; sento contro di me il suo furore. O mio Dio, con quali forti tentazioni mi assale! Viene a me con enormi dubbi contro la
fede... Quanto ho da lottare per non dargli ascolto e non offendere il mio Ges! Continuo ad avere grande ripugnanza per le visite,
fastidio e, a volte, persino orrore. Quando sono sola col mio Ges tale il mio raccoglimento che l'anima ne trae un grande
conforto... ... - Soffri con gioia. Ti prometto che non starai qui molto tempo; il cielo ti vicino. Non avrai pi sulla terra n
consolazione n gioia. Con ci non voglio dire che non avrai pi motivi che ti possono dare gioia, ma il tuo stato d'animo non li
accetter. E sai perch? L'anima che ha raggiunto le sfere pi alte ha sofferto da parte mia un taglio totale; le basto Io solo, solo
per Me sospira, gioisce soltanto in Me e nelle mie cose. Tutto ci che avverr ti lascer indifferente... Sulle tue labbra avrai il Mio
sorriso, nel tuo cuore il do-lore del mio divin Cuore. Non potrai cessare di soffrire come non cesserai anche di amare. - O mio
Ges, io so che con la tua Grazia potr vincere tutto. Non lasciarmela mancare, perch io possa soffrire tutto e sopportare il mio
nulla. - La luce dello Spirito Santo ti illumina sempre e pi facilmente vedi ci che sei e tutta la tua miseria. Gioisci, figlia mia. Non
vero che la vista umana, quanto pi forti e luminosi sono i raggi del sole e pi li fissa da vicino, non vede, non pu sopportarli?
L'anima che sale, che sale fino ad avvicinarsi a Me, vede che non nulla, che non ha nulla, e che solo in Me pu riposa-re.
Appggiati sul mio divino Cuore, ripsati un po' in Lui. - ... Voglio che la tua vita, il resto della tua vita sia, a mia imitazione, tutto
amore e dolcezza. Voglio che tu faccia ci che farei Io se oggi camminassi per il mondo. Imitami, attrai a Me la folla di anime cui
permetto di venire presso di te. Disimpegna la tua missione. Non puoi andare a cercarle tu, esse vengono incontro a te ... - ...
(diario, 15-10-1948)
Una lettera alla mia Deolinda
Sono triste, molto triste, perch non ho nulla da offrirti in questo giorno del tuo compleanno. Per, come Ges si ac-contenta dei
nostri buoni desideri, sono certa che tu, a Sua somiglianza, accetti la mia buona volont come un ricco dono. Non so perch ho
sentito forti desideri di scriverti alcune righe. Non per dirti che ti voglio molto bene, perch tu lo sai che i nostri cuori si amano e si
sono amati sempre; non per felicitarmi con te, perch l'ho gi fatto stamattina; non per dirti che ho fatto la Comunione, prego e
soffro per te in questo giorno; lo sai che da molti anni lo faccio. Perch allora ti voglio scrivere? Lo sa Ges. In verit per
ringraziarti per la tenerezza, le attenzioni, il sostegno, la com-pagnia che mi hai fatto nel mio tanto triste e doloroso calvario.
Quanto abbiamo sofferto insieme! Quante lacrime, quanti sospiri soffocati, quante tristezze nascoste! Solo Ges le pu contare.
Egli soltanto conosce i nostri desideri di soffrire per Lui e per le anime. E tu, sorellina cara, con che amore delicato hai circondato il
mio letto durante questi lunghi anni di martirio! Mio Dio! Sei stata prigioniera con me, compagna instancabile di quasi tutti i giorni,
di quasi tutta la mia vita di sofferenza. Perdonami le mie impertinenze; perdona tutte le mie colpe verso di te. A volte sono stata
cattiva, ho mancato di pazienza. Ti ho afflitta tanto. Che Ges mi perdoni e tu perdonami. Questo mio desiderio di scriverti per
lasciarti sulla carta il segno della mia profonda gratitudine, il grazie pi sincero per quanto hai fatto e farai ancora in mio favore sino
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alla fine della mia vita, che sento non essere lontana perch il male aumenta; per questo motivo non devo perdere tempo finch
Ges, in forza della santa obbedienza, mi consente di scrivere: il che non sar per molto tempo. Ma non affliggerti perch dal cielo
ti sar amica. Ti pagher come paga Ges: il cento per uno. Sta' certa che ti assister in tutto. Ho fiducia che Ges me lo lascer
fare perch Gli piace tanto che noi siamo grati verso chi ci fa del bene E tu me ne hai fatto tanto! Quanto mi consolano questi
ricordi. Pian-go senza volerlo. Porta con pazienza e amore la tua croce di ogni giorno per consolare e per riparare di pi e meglio
Ges e Mammina. I loro Cuori soffrono tanto: abbine compassione! Sii sempre come lo sei stata, amica della mamma: le
dob-biamo molto per la santa educazione che ci ha dato. Fa' quanto potrai per il padrino e le cugine Laura e Mas-simina e non
dimenticare Gioacchino Sii sempre grata e amabile verso coloro che ci sono cari e cui dobbiamo tanto. Perdona tutti i nemici. E
poi? Molto coraggio! Per la Grazia di Dio il cielo per noi. L ameremo molto Ges e Mammina (lettera a Deolinda, 21-10-1948).
Una statuetta della Madonna
... Ieri mattina fu ritrovata e mi fu consegnata la piccola statuetta della cara Mammina che era scomparsa l'otto dicembre scorso.
Le ero molto affezionata e soffrii tanto per la sua perdita. Quando la riebbi tra le mani la coprii di baci, la strinsi al petto: non so dire
ci che provai; non ne sentii gioia ma apprezzai di vederla e di riaverla. I miei occhi non poterono indugiare a contemplarla per
molto tempo; il cuore era angosciato dal dolore: in che stato era mai!. Alcuni momenti dopo sentii come se tutto l'inferno e tutti i
demoni piombassero sulla mia anima; sentivo in essa i ruggiti e gli ululati dei maledetti e avevo la sensazione che me la
di-laniassero insieme a tutto il corpo. Passai cos alcune ore; si svolse un combattimento, seguito tosto da altri tre. Furono orribili le
parole e la malizia del maledetto: quanto spaven-toso il peccato!... Venne Ges a separarmi dal demonio...
- ... Coraggio, figlia mia, ... non Mi hai offeso, confida in Me ... Figlia mia, la tua vita muta e morta parla e d vite. La tua vita, il tuo
amore alla croce, il tuo amore alla sofferenza parlano. La tua vita insegna di pi che i sacerdoti e i dottori della Chiesa; il tuo
martirio converte pi anime che migliaia, milioni di sacerdoti. per questo che l'inferno ti odia. - ... Satana molto rabbioso contro
di te in quanto si vede sfuggire le anime perch tu ripari ed esse non saranno condannate... Vorrebbe portarti alla disperazione;
poich non ci riesce, si accanisce. Lo obbligai Io a restituirti la statuetta della Madre mia che da lui fu rubata nel giorno della
Immacolata Concezione. Sai perch? Ti ricordi che durante la novena gli proibii i com-battimenti con te? Irritato, tent di vendicarsi
asportandola con i suoi denti. Non gli permisi di tenerla pi di un momento senza che la dovesse lasciare, tanto ne era scottato... I
suoi rug-giti che hai udito erano segni della sua rabbia; il dolore che hai provato nel vederla cos profanata il dolore del Cuore
immacolato di Mia Madre per le bestemmie e le eresie contro di Lei e contro di Me ... - ... (diario, 22-10-1948).
Sento ansie indincibili di amare e di soffrire (Momenti della Passione)
Sento di essere il mondo in procinto di cadere in un abisso di perdizione senza fondo. Mi sostiene un filo sottilissimo. Mi sento
stanca per lo sforzo di non cadere in questo abisso che contemplo: una forza insensata mi obbliga quasi a lanciarmi in esso e
un'altra che viene da non so dove mi trattiene. Mi sento come se le mie braccia fossero alzate al cielo a servire da ostacolo per
sostenerlo. Quanto pesante! Non grava solo sulle braccia ma schiaccia tutto il corpo che disfatto. Non mi posso guardare, n
osservare questo mondo che sono io stessa: sento di essere di nausea perfino al Cielo. Ges non pu guardarmi. L'anima mia
vede il suo Viso santissimo rivolto dal lato ove io non sono; Lo sento triste e piangente. Ges, mio dolce Ges, non puoi stare di
fronte alla mia miseria, alla mia immondezza... Il demonio vuole vincermi e portarmi alla disperazione; mi pare di non appartenere
se non a lui. Tutta la mia vita, tutto il mio soffrire stato inutile per me. Talvolta non riesco quasi a convincermi che sono sulla
terra: mi pare un eccesso di pazzia vivere senza sentire vita. In tutto questo sento ansie indicibili di amare e di soffrire... (diario, 2910-1948).
... Che ore, che giorni, che vita tanto angosciosa! Mi sento sola, abbandonata e senza volont di volere una guida, una luce che mi
mostri il cammino. O no! Non voglio pi nulla. Sia viva o morta, forte o sfinita, sto nelle braccia di Ges e di Mammina: voglio solo
la volont del mio Signore: questo tutto per me... Quando la mia anima sfinita, nei momenti pi tristi e do-lorosi, sono sul punto
di dire a Ges non ne posso pi ; ma, riflettendo a ci che sto per dire, non giungo a completare la frase; sgorga allora dal mio
cuore un impulso fortissimo che mi obbliga subito a gridare: - Posso, posso, mio Ges! Posso tutto con la Tua grazia. Dammi
ancor pi dolore, se Ti piace, e dammi insieme l'amore, la Tua grazia e la Tua forza. Spero in Te solo. Conto soltanto su di Te!... All'aurora di ieri mi sono vista e sentita camminare verso l'Orto, dall'Orto al Calvario; ma camminavo sola. Tutto era spine, pietre e
inciampi nei miei sentieri. Che dolore indicibile! Fra le spine perdevo la carne e il sangue. Durante quasi tutto il giorno, mentre
camminavo dolorosamente, cadendo ora qua ora l, si riversava sopra di me una grande quantit di sangue: fu come una pioggia
che mi accompagn in tutto il viaggio. Questo sangue fu la mia forza, la mia vita. Da ultimo gi camminavo ginocchioni,
camminavo con amo-re. Quanto pi salivo verso il Calvario, tante pi ansie e pi sete avevo di raggiungerlo. Il sangue cadeva
sempre: era bagno salutare per la mia anima. Io non so, ma, per gli effetti che: sentivo, penso che fosse il Sangue di Ges...
(diario, 5-11-1948)...
Dio me li ha dati, Dio me li ha presi

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Mio buon padre [Umberto], ho ricevuto la sua lettera: ringrazio. Che l'abbia apprezzata assai lo deve immaginare, nonostante
che io senta di non gustare n stimare nulla. Tutto ci che del mondo passa: ci di gio-vamento solo quello che di Ges. Ma
io, purtroppo, non so= giovarmi n delle creature n di Ges. ci che sento. Se le creature, coloro che mi sono cari, sono lontani,
molto pi lontano per la mia anima Ges. Mio buon padre, quanto sono sola, che abbandono il mio! Sono sola e bramo di essere
sola; non voglio scegliere pi nulla: sono in mano del Cielo; faccia di me ci che vuole. Lei sente ancora nostalgia? Non mi
meraviglio. Nonostante che a me paia di non averla, credo che lei l'abbia e anch'io. Sovente soffro perch mi pare di non averla. Io
voglio Ges; solo Ges. Mi pare di correre pazza in cerca di Ges, senza ottenere mai di raggiungerlo. Che follia nel mio cuore!
folle di amore e non ama; vuole amare e non sa amare. Se potessi trovare in qualche parte del mondo un po' di amore per amare il
mio Ges consentirei di lasciarmi trascinare per i capelli pur di possedere l'amore che io sospiro. Sento che non vivo e non posso
vivere senza amare. Mio buon padre, non posso pensare alla grande distanza che mi separa da coloro che il Signore ha destinato
a guidare la mia anima. Sia benedetto per la croce che mi ha dato. Dir con Giobbe: "Dio me li ha dati, Dio me li ha presi"... o lo ha
permesso. Continua la mia croce e nella mia anima la sete di essa sempre maggiore. Vado facendo pi o meno quello che lei mi
ha ordinato. Non le nascondo che a volte avrei voglia di so-spendere tutto e starmene sola in Ges e Mammina. Mi manca lei per
le pagelline e le immagini: il popolo con-tinua a chiedermele. Quando mai il Signore mi porter in cielo? Sono satura del mondo.
Soffro molto per Ges e Mammina perch sono tanto offesi i loro Cuori santissimi. Per quanto faccia, appar-tengo sempre al
mondo dei peccatori. ... Sono quasi le ore 22 e noi, le due povere di Cristo, siamo qui a compiere il nostro dovere [diario] ...
Vorrei dire molto, ma non posso, non sono capace. Il mio cuore si estende fino l come foglio di carta a parlare con lei... (lettera a
d. Umberto, 8-11-1948).
Eccoti il manto della Madre dei dolori
... La morte di Ges oscur il calvario della mia anima. Rimasi cos un po' di tempo. Egli venne poi con nuova luce e nuova vita.
Nelle Sue divine mani portava un manto colore del cielo, ornato di oro e pietre preziose: - Figlia mia, eccoti il manto della Regina
delle vergini, della Madre dei dolori, della Consolatrice degli afflitti e dei tribolati. il manto della Im-macolata, della Madre
Ausiliatrice, conforto di tutti i mali. Vengo in Suo nome. regina del cielo e della terra: desidera l'umanit intera all'ombra del Suo
manto; vuole che tu, a Sua somiglianza, copra tutti i figli suoi e che, con la stessa premura, dolcezza, amore materno, li conduca al
Mio Cuore divino. Prendine cura, d loro il tuo amore, il tuo dolore, la tua immolazione e il tuo-sacrificio. Fa' ci che Ella farebbe se
vivesse ora sulla terra. - Rivestita con il manto che Ges aveva collocato sulle mie spalle mi sentivo umiliata e confusa. Uno stuolo
di angeli parve scendere su di me: due di essi si avvicinarono a Ges e gli consegnarono una corona; Ges la pose sul mio capo: la corona della Madre mia santissima. Rinnovo ci che gi stato, fatto da tempo. Sei regina dei dolori, regina delle vittime,
re-gina dei peccatori: soccorrili, soccorrili!
Che momenti, che tempi tanto gravi! Guai se il mondo non si converte presto, se non si affretta a venire a Me! - Dal manto e dalla
corona venivano molti raggi dorati i quali, come frecce, mi penetravano nel cuore. L'amore, l'umi-liazione e la confusione me lo
facevano palpitare afflittivamente. Volevo nascondermi da Ges e perfino dagli angeli.
- O Ges, ho tanta confusione e vergogna che non so cosa dirti: Tu ti servi di ci che vi di pi miserabile e pi insignificante.
Mammina rimasta senza manto e senza corona? Porta-gliela, portagliela e dille che La amo e dalle per me il Tuo divino amore. Ges sorrise dolcemente e disse: - Forse che Ella non pu avere il suo manto ed essere incoronata allo stesso tempo che lo sei
tu? Se sapessi quanto consola il Cuore di Dio l'umilt e la semplicit della sua sposa! - ... Ges mi tolse il manto e la corona e
scomparve... (diario, 26-11-1948).
Ho sempre bisogno della forza del Cielo, per potere conti-nuare a dire qualcosa di ci che avviene nella mia anima: dico qualcosa
perch so dire poco di ci che mi avviene; non mi mancano solo le forze fisiche, ma anche la capacit. La mia anima sembra un
bimbo che vuol dire tutto, ma non avendo l'et, non pu parlare; sembra un mondo che com-prende tutto, ma che neppure a gesti
pu, n sa esprimersi. Quanto brama di dire il suo dolore! Vuole sfogarsi ma allo stesso tempo si sente soffocata; obbligata a
tacere, a trattenere in s i suoi gemiti, a soffrire in silenzio. Benedetta croce, che solo Ges conosce! Solo Lui sa la follia dell'anima
per la sofferenza... La sofferenza acuta e dolorosa del corpo mi porta a non poter pregare, a non potermi unire intimamente al mio
Ges Eucaristico, alla mia Trinit adorabile, come tanto sospiro. Non posso fare il pi piccolo sforzo per attuare questa unione.
Nella mia unione con Dio non vi nulla, come in un circuito chiuso ma privo di energia elettrica. A intervalli, quando rifletto su
questa vita tanto inattiva, in me si accende un fuoco e sorgono ansie di amore e di unione con Ges che non riesco a sopportare.
Hanno tale intensit rispetto alla mia mancanza di forze che finisco per cadere nello stesso stato di prima e per rimanere nella
stessa indifferenza, vivendo soltanto unita mediante quel circuto elettrico senza corrente. vita senza vita, amore senza amore...
(diario, 10-12-1948).
Volont del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!
Se potessi avere ancora sulla terra qualche gioia, cosa im-possibile per quanto vedo e sento da tutto l'insieme, essa mi verrebbe
da un ordine di non dettare pi nulla di ci che av-viene nella mia anima. ... L'anima gioisce di tutto perch in tutto vuole e accetta
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la volont del Signore. Invece non so cosa siano i momenti di gioia: anche nelle pi piccole cose in cui potrei trovarla, non parlo gi
delle grandi, Ges interviene a ferirmi con tagli pro-fondi. Voglio soltanto la croce; solo questa io amo perch Ges me l'ha data.
Tutto il resto morte, morte totale. Sia fatta la volont del Signore! ... Volont del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!... ... Il mio
martirio dell'anima e del corpo continua e a tal punto da non lasciarmi unire intimamente alla mia Trinit adorabile, a Ges
Eucaristico, come tanto desidero. Mi pare di vivere in questa unione per abitudine, non per amore... Solo quando mi vengono le
forti ansie di amore a Ges, che mal posso sopportare, mi sento anche di vivere in questa unione con la maggiore perfezione e il
pi puro amore.
Ma passano questi momenti e torna a regnare la morte, la-sciando vivere solo il dolore.
Ieri sentii Ges sofferente in tutto l'Orto e il Calvario; ed io fuggitiva per una vita intera, senza approfittare delle soffe-renze e dei
meriti del mio Ges: non ascoltavo i Suoi inviti, i Suoi richiami; fuggivo da Lui, mi schivavo dal suo Divino Sangue. Oh, che dolore
quello di Ges! Sentivo in me la ferita pro-fonda del suo Cuore divino. Al calare della notte, una pioggia di sangue cadde su di me
per alcune ore: era Sangue di Ges, non potevo sfuggirgli... (diario, 17-12-1948).
Mi offersi vittima per l'ammalata
... Mi costa ricordare la scena dolorosa del giorno 20. Alle 13,30 entr nella mia camera un caro figliolo del mio medico con la
notizia che la sua mamma si trovava in punto di morte. Non so come rimasi: volli farmi forte; desideravo confor-tarlo e non sapevo
in che modo. Avendogli domandato se poteva attendere un po' e avutane risposta affermativa, chiesi di ac-cendere lampada e
candele: tutti i presenti si inginocchiarono. Offersi a Nostro Signore il mio corpo e la mia anima come, vittima per l'ammalata; misi
in moto tutto il Cielo. Negli intervalli in cui rispondevano alle mie preghiere, io dicevo mentalmente al Signore: - O Ges, lasciala
ancora qui, perch possa allevare i suoi figli. Dammi la prova del tuo amore! - - Tranquillizzati, figlia mia! Non muore. Confida in
Me! Te lo affermo. Non ti nego ci che mi chiedi. Confida nell'amore misericordioso del mio Divin Cuore... Dammi prova della tua
fiducia! - La mia anima fu illuminata da chiarissima luce; ogni volta che io insistevo, udivo la voce tenerissima di Ges che mi
con-fermava: - Non muore. Te lo dice il tuo Ges. - Terminata la preghiera, dissi al ragazzo desolato che la mamma non sarebbe
morta, che confortasse tutti.
Continuai a pregare. Passarono le ore; volevo dire le giacu-latorie abituali ma non potevo. Ges mi ripeteva le parole che ho
riportato sopra. Incominci la lotta con il demonio: egli mi mostrava la desolazione di quella casa e la ribellione di tutti contro di me;
mi presentava alla immaginazione che il figlio giunto a casa aveva trovato la mamma morta, che tutte le mie preghiere erano state
inutili. Il maledetto sghignazzava facendo smorfie. La mia anima si sentiva forte; perdurava in essa quella luce che Ges le aveva
dato; questo dur soltanto per tutto il pomeriggio e parte della notte; poi rimasi nella pi grande desolazione ed oscurit (diario, 2412-1948).
Per coloro che si amano in Ges non vi sono distanze
Mio buon padre [Pinho], mi hanno letto pochi minuti fa la sua lettera: grazie! Ges e Mammina la ricompensino. Se dicessi che
ebbi grande gioia mentirei; quelle gioie non esistono per me. Ma molto intima-mente mi ha resa forte un'altra gioia superiore a
questa: l'anima si rallegrata, volando dall'abisso delle sue tenebre alla su-perficie a gustare un po' di luce. Quanto buono e
misericordioso Ges con la pi povera e indegna delle sue figlie! Egli ha tanti mezzi per animare e confortare un'anima; ma con me
ora ne usa raramente. Mio buon padre, non so come cos sola e senza vita possa salire il mio calvario tanto doloroso... Quando
Ges mi parla, ripete molte volte: - Dammi do-lore, sempre pi dolore... - E io voglio darglielo, ma non Gli do nulla...
Ho sete di dare, di darmi, di abbandonarmi in Lui, per-dermi in Lui. Non vorrei saper fare altro se non amare il mio Ges: Ges
della Eucarestia, Ges crocifisso, il Cuore di Ges; io voglio amare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e unire ad essi Mammina. O
quanto voglio amarli e vivere in una unione inseparabile! Non voglio sapere nulla del mondo, non attaccarmi a nulla, n ad alcuna
creatura. Ges mi ha accontentata: amo coloro che mi sono cari e non amo nessuno. Ges, solo Ges!... D. Umberto andato in
Italia; mi ha scritto e mi dice che verso febbraio partir per il Brasile e che far il possibile per incontrarsi con lei. Gli mando
l'indirizzo Se ne avr la forza, detter oggi stesso alcune parole per lui... (lettera a p. Pinho, 22-12-1948).
Mio buon padre [Umberto], per mezzo di Suor Rina della Caparica [Lisbona] ho ricevuto la sua lettera; grazie, grazie! proprio
vero che Ges ad un piacere unisce subito un dispiacere, e cos non posso gustare nessuna dolcezza. Sia benedetto mille volte!
Quando ho saputo che lei sarebbe andata in Brasile, il mio cuore, gi tanto ferito e sanguinante, rest pi addolorato e pi
sanguinante. Sia fatta la volont del Signore! Sia solo Lui il mio sostegno, la mia guida, la mia luce, il mio amore. Tutto mi fugge e
sempre pi lontano. Mi abbandono al mio Ges e in Lui cammino; da sola non posso. Ma voglio che tutti obbediscano, anche se io
dovr sof-frire le conseguenze delle obbedienze di coloro che sono legati alla mia anima. L'appoggio umano fugge e quello divino
sembra andare ancora pi lontano. Rimango sola in tanto dolore, in grandi tenebre; non so come si possa vincere... Si vince
perch Ges la forza invi-sibile, l'amore che non abbandona i suoi figli, anche i pi piccoli e miserabili come me...

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Ho ricevuto una lettera da Baa [da p. Pinho] ; ho risposto oggi; dice che vuole mandarle un libro che ha pubblicato sul Cuore di
Maria... Il dottore ha avuto la sposa moribonda: a Oporto in una clinica. Il Signore gliela lascia. Preghiamo tutti... Grazie per aver
ricordato ai Salesiani di Oporto di inviarmi immagini... Deolinda ringrazia di cuore delle premure per la sua salute; poverina! Ha
cos poco tempo per curarsi. un peccato che lei non sia qui a tenerla su di morale, non solo per qualche ora, ma per molti giorni
e anni.
E io? Continuo sempre nel mio doloroso calvario. Le sof-ferenze aumentano, ma, grazie a Dio, aumentano pure le ansie di soffrire
di pi. la mia unica gioia sulla terra: soffrire per Ges. Liete e sante feste alla sua famiglia e al suo parroco... ... A quanto pare
non la rivedr se non in cielo, nevvero? Volont del mio Dio! Ma per coloro che si amano in Ges, non vi sono distanze... (lettera
a d. Umberto, 22-12-1948).

1949
Fu il dolore ad unirmi di pi a Ges
Fu il dolore, il mio amato dolore, posso affermarlo con si-curezza, ad unirmi di pi a Ges. Furono le lezioni della sof-ferenza a
vincolarmi di pi al Signore; ancora adesso, tra i dolori pi forti dell'anima e del corpo, il dolore stesso che facendosi amare mi
porta ad amare pazzamente il mio Ges. Il dolore accende nell'anima e nel cuore il fuoco pi ar-dente, che produce tale sete che
solo in Ges pu essere saziata... Con Ges, anche nel maggiore martirio, passa dolcemente questa vita ridotta ad un soffio...
Gioved, per tutto il giorno, sopra il cuore e l'anima in profondo dolore, sentii cadere come una rugiada per cui il do-lore era pi
alleviato e restava quasi come separato da me.
Oggi al martirio del Calvario si un il dolore causatomi dal ricordo della data anniversaria di cui non mi ero ancora sovvenuta: sette
anni dalla proibizione fatta al mio padre spi-rituale [Pinho] di venire qui. ... Ho sentito la dolcezza, l'amore con cui Ges ha dato la
Sua vita. In questo stato d'animo ho desiderato morire io pure... Poco dopo, Ges, gi risuscitato, mi ha chiamato: - Figlia mia...
vieni a Me per riposarti; vieni alla fonte del mio divin Cuore: soltanto in Esso ti puoi saziare; solo con questo amore puoi ricevere
vita per soffrire di pi e addolcire il dolore che tanto profondamente ti ferisce. ... - O mio Ges, il tuo amore mi infuoca e gi non sento tanto dolore. Il colpo che sentivo ricordando la sofferenza di sette anni fa,
mi pare ormai scomparso. - Non voglio che tu viva senza dolore, ma ho voluto al-leviarlo per prepararti ad altro.
Gli uomini non sempre fanno la mia divina volont. Ma fui Io a permettere che la tua vita diventasse pubblica affinch si
diffondesse per il bene delle anime un po' della mia luce e qualcosa delle mie meraviglie operate in te.
Fatti coraggio! Le tue lacrime di quel giorno, le vostre sof-ferenze salvarono molte anime... - (diario, 7-1-1949).
Mio buon padre [Pinho], ... Sono passati sette anni dalla separazione: furono sette anni di doloroso martirio... Questa [sento che]
l'ultima lettera che scrivo di mio pu-gno... voglio che sia il mio testamento. Andr in cielo, lo spero, e confido, tra non molto. Resta
qui il mio ringraziamento sincero e profondo per il molto che ha fatto alla mia anima. Per grazia di Dio comprendo che assai
grande il mio debito: sulla terra non lo potr pagare. So la perfezione che lei voleva da questa mia anima assetata di Ges e
quanto la voleva incendiata del suo divino Amore. Gli uomini pensino ci che vogliono; il mondo dica ci che gli piace; io dir
sempre che le devo molto, tutto; Ges e la cara Mammina la ricompensino. Ma io, l dal cielo, dalla mia cara patria, libera dai
cattivi giudizi e dalle cattive interpretazioni, prometto di essere fedele, prometto di pagare tutto. Ges mi dar i mezzi con cui possa
estinguere i miei debiti. Ah, mio buon padre, ah, il cielo ove ameremo eternamente Ges! Non Gli ho mai negato nulla e spero che
anche Lui non mi negher nulla. Avr molto da mandare sulla terra... (lettera a p. Pinho, 10-1-1949).
Dentro torri tanto alte, tristi e tenebrose
... Il mio corpo disfatto dal dolore non ha il valore del cencio pi immondo, perch non neppure cencio. Ma la mia anima, o Ges,
non so dove ella vada. Pare che sia dentro torri tanto alte, tanto alte, ma tristi e tenebrose: non sono torri della terra, n torri del
cielo; non so cosa siano. Ad ogni istante minacciano di cadere per il vento e la tempesta. L'anima trema sgomenta. Queste torri mi
richiamano i grandi castelli antichi: oscuri, pieni di arcate; nessuno pu entrare n uscire senza una guida. Le entrate sono tante e
situate molto in alto; ho paura di uscirne perch sono sola, senza luce, senza guida. Sono tante le mura attorno a me: mi causano
tale spavento che non tralascerei di sentirlo anche se avessi luce e guida. La mia anima vuole sempre gridare al Cielo per
chiedere soccorso: - O mio Dio, che sar di me senza il Tuo sostegno? - Ebbi sette combattimenti con il demonio... Furono molto
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gravi e dolorosi... I giorni e pi ancora le notti sono un martirio dolorosissimo per tutto il mio corpo. Ho sempre tra le mie braccia il
crocifisso e la statuetta della cara Mammina: sono la mia forza. Quanto pi soffro, tanto pi li stringo a me. Ges e Mammina, non
si limitarono a questo, vollero con-fortarmi in un altro modo. Nella notte dal 12 al 13 mi apparve Ges; dietro di Lui una enorme
croce, di fianco, Mammina Immacolata: era bella, circonfusa di luce, con le vesti splendenti. Anche Ges non era sofferente ma
pieno di luce abbagliante. Erano attorniati da una moltitudine molto numerosa, composta non so da chi. N Ges n Mammina mi
parlarono; non erano sorridenti, ma neppure mostravano tristezza profonda. Mi fissarono con sguardi teneri, pieni di bont. Dopo
pochi istanti disparvero. Diedero vita alla mia anima; quella luce penetr molto nel mio intimo; rimasi pi forte. Ma questa forza ben
presto si piega sotto il peso della sof-ferenza. oscurata dalle tenebre, ma sta vincendo. Furono Ges e Mammina a darmi forza:
sono Loro a vincere in me... Lungo il Calvario,... ad ogni passo sembrava che il cuore mi scoppiasse ed il sangue mi salisse alle
labbra: il viso era tutto ferito per i colpi contro i lastroni di pietra...
Mi parso di morire con Ges; ma questa morte durata poco tempo.
Egli risuscitato e mi ha fatto risuscitare: - Figlia mia, mia colomba bianca, bella e pura,... ti scelsi come mia sposa: accettasti,
preferisti Me ad ogni altro sposo; ti scelsi per vit-tima: accettasti, e quale vittima sei stata!... Tutto accettasti senza rifiutarmi
nessuna sofferenza... Ti ho fatta potente con il mio potere. Non pu forse il padre di famiglia assicurare i suoi beni presso uno dei
suoi figli che, per la sua bont, giudica capace di utilizzarli a bene-ficio degli altri pi miserabili che sprecano tutto a danno della
loro salvezza eterna? Ti ho resa potente. Ti ho consegnato i miei tesori. Sono come quel padre e tu sei quel figlio. Ti ho dato i miei
beni e tu li stai utilizzando in favore dei miei figli, dei tuoi fratelli che altro non fanno se non azioni di perdizione. Dammi il tuo dolore
figlia mia, soccorri il mondo che pecca tanto!... Io vigilo su di te e vigila la mia Madre benedetta. Nei mo-menti di grande dolore e
sfinimento ti onoriamo con la nostra presenza visibile: la prova del nostro amore verso la nostra figlia pi cara. - O Ges, quella moltitudine che ti attorniava, erano forse anime amanti della croce? - No. Lo fossero in s grande numero! Erano le anime salvate dalle tue sofferenze. Alcune sono gi nella eternit, altre sul buon
cammino e certe di salvarsi. Che grande raccolto! (diario, 14-1-1949).
... Mi trovo nelle stesse torri, ma, giorno per giorno, sempre pi nell'interno di esse, senza sentire vita. Quanto pi lavoro tanto pi
vedo che vi da fare; o meglio: l'Artista che in me lavora non cessa di lavorare; trova sempre da ritoccare. Vede tutto ed io tutto
vedo, anche nelle tenebre e nella oscurit mortale in cui mi trovo.
Queste torri sono accerchiate, momento per momento, da nuove torri. Io rimango sempre pi nell'interno; non vedo via d'uscita;
non so come liberarmene. Sono spaventose: si innal-zano sempre pi ed io resto dentro di esse. L'anima mia vorrebbe dare
un'idea pi chiara di che cosa sono queste torri, di ci che avviene dentro di esse, ma non so; sono tanto grandi, tanto spaziose ed
io mi sento tanto compressa tra le loro pareti. Sono pareti che sembrano avere l'antichit di sempre. O mio Dio, non so dire altro;
l'affido a Te! Tutto mi causa sgomento: le visite, il giorno, la notte, la vita stessa.
Il cuore e l'anima, molto doloranti, si lanciano serenamente tra tutta questa sofferenza alla ricerca di Dio, loro unico fine. Non Lo
trovano; non riposano; continuano il loro viaggio nella speranza di trovarlo e possederlo per sempre. Che viaggio questo? Non lo
so. Sono io e non sono io a vivere e a camminare. Voglio Ges, solo Ges! Il Cielo, il Cielo! Lo voglio, ne sento nostalgia. Il
demonio lavora tanto; vi sono momenti in cui pare pro-ponga al mio spirito tutto ci che vi di male e voglia tutto ci che di
offesa a Dio. lui che lo vuole, ma la mia volont si mantiene ferma a volere l'inferno piuttosto che la pi lieve colpa volontaria...
(diario, 21-1-1949).
... Sento che il mio corpo non se non un nulla: il dolore lo ha fatto sparire ed rimasto in me sempre a farmi soffrire fino
all'estremo della sofferenza. E l'anima? Prova anch'essa un dolore grande, pi grande di molti mondi: infinito, giunge fino a Dio.
Che cos' questo dolore? Soltanto Ges lo sa, solo Lui lo potrebbe spiegare. Io mi lancio o, meglio, l'anima si lancia
volontariamente nel mare della sofferenza. Si lancia senza occhi, senza luce, senza sapere nuotare; irrompe tra le tenebre, vi si
inoltra sempre pi; non ha una guida, non sa dove va, ma cerca e vuole solo Ges. In questo mare, avvolte nelle onde, sono le
torri in cui l'anima prigioniera. In essa vi sono Artisti che lavorano. Nel sentirsi e vedersi in tali angustie la preoccupazione
grande, grandi sono il martirio e lo sgomento. Chi sar la mia guida? Chi potr liberarmi da tutto questo? Solo Ges, ma soltanto
attraverso la morte. Soltanto quando lascer il mondo, abbandoner queste torri, uscir da queste arcate che per adesso non
hanno uscite; ci che sento.
O mio Ges, mio Dio muoio per tuo amore... (diario 28-1-1949).
Non posso sopportare che il mio buon Ges e la mia cara Mammina del cielo siano offesi: vorrei che ad ogni momento cadesse
sopra il mio corpo ogni specie di sofferenza ma non vorrei che soffrissero Ges e Mammina. Ignoro la gravit con cui offeso
Ges, ma sento che lo molto. Di tanto in tanto il mio corpo vittima delle pi atroci sofferenze. Sento come se lo trascinassero
per terra per ricevere i maltrattamenti e le crudelt della umanit intera. un mar-tirio orribilissimo: mi trascinano, mi schiacciano,
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mi configgono molti pugnali, mi coprono di sputi e di insulti. Povero corpo annientato da cos grande sofferenza! In alcune ore
soffro in questo modo e in altre soffro non meno orribilmente, schiacciata dal Cielo: pare che il firma-mento con nuvole nere
scenda fino a me; mi opprime un peso infinito. In quelle nubi odo come lo schianto terrorizzante del tuono che rompe le nubi con
lame di fuoco. Mi sento bruciare su legno verde: odo nel fuoco lo scop-piettio delle foglie verdi. Non so perch non rimango sotto
questa oppressione. Una forza mi obbliga a porre il mio cuore a servire da sostegno per rialzare il cielo sceso fino a me e a
sostenerlo con ci che vi dentro nel cuore: amore, ansie di amare senza limiti, ansie di riparare e di dare a Ges il mondo intero
e non so che cosa di pi. Il cuore contiene una ricchezza che non mia e voglio offrire tutto questo al cielo per calmare la sua ira.
A poco a poco le nubi salgono e ritorna la calma. Molto presto per la scena si ripete. Non so quasi nulla di quello che si dice
contro Mammina; so solo che talvolta, specialmente quando odo qualche parola contro di Lei, il mio dolore tale da farmi
sembrare che la sofferenza del cuore mi faccia scoppiare tutte le vene del corpo. Che ansie! Io vorrei custodirla insieme a Ges
Sacramentato, ma in modo tale che nulla della malvagit e della sofferenza causata loro dal mondo Li potesse raggiungere.
Vorrei essere vittima solo di dolore e di amore, ma vittima immolata in tutti i momenti.
Le mie torri, le torri in cui abito, si sono alzate tanto: mi pare che non possano salire di pi. Tutto il mio essere trema: quale paura
che esse cadano! Mi pare di essere trasformata nelle pietre stesse o in ci di cui sono costituite, tanto si sono serrate contro di
me... (diario, 4-2-1949).
Io non sono della terra e non sono del Cielo
...Sono tanto fuori del mondo, tanto lontana dal Cielo e sempre pi sviata da Ges. Se mi domandassero ove passai il mio tempo
risponderei: - Non so - Perch in verit non so dove va e dove vive la mia anima. Mi pare di essere un soffio che and a bloccarsi
nelle nubi e vi rimase unito nella stessa lotta tempestosa a rompere e ad aprire fenditure, a lampeggiare, a tuonare
rumorosamente. Io sono insieme a loro lo sgomento stesso e con loro, nera come loro, corro tanto da sparire; con tutto questo
faccio paura e di tutto questo sento paura. O mio Dio, o mio Ges, che paura indicibile: il Cielo con-tro la terra! Io non sono della
terra n sono del cielo... (diario, 11-2-1949).
... Continuo ad essere coinvolta nelle nubi, in quelle fen-diture aperte dal lampeggiare e dal rimbombare dei tuoni. Ahi, Ges,
quanto terribile il Cielo rivoltato contro la terra! Il cuore stanco di servire da sostegno al firmamento che viene a schiacciare la
terra. Che sar mai, mio Dio, il giorno della Tua giustizia, il giorno del giudizio universale!?
Le torri della mia abitazione, le torri di cui tutto il mio corpo e la mia anima fanno parte come fossero della stessa massa o della
stessa pietra, non si innalzano pi; non possono salire di pi. Ignoro cosa io sono in esse e ci che vi soffro. La mia ra-gione, la
mia mente non possono comprendere di pi: dolore, e non so dire altro... (diario, 18-2-1949).
Un Agnello sull'altare del sacrificio (Momenti della Passione)
Giorno per giorno aumenta la mia paura, il mio sgomento per la sofferenza e la vita. Il dover vivere e soffrire mi sbigottisce. Che
sar di me, mio Dio? Abbi compassione della pi povera delle tue figlie e della sua nullit: non distogliere lo sguardo da me, vedi il
mio abbandono e le mie miserie. Sento di essere il mondo e gli astri. Il primo si muove tutto scosso da terremoti, tra cose
spa-ventose avvolgendo tutto in fuoco e terra.
I secondi continuano ad aprirsi con fenditure di fuoco e rimbombi di tuoni. una rivolta; una giustizia vendicatrice: il Cielo contro
la terra. Io sono una massa disfatta fra l'una e l'altro. Ci che io soffro, Ges solo lo sa... Ieri mattina sentii come se assumessi in
me tutta la mal-vagit umana. Tutto entr in me: io ero il mondo. Mi caus tale tormento che non sapevo come resistere... Sentivo
e vedevo con gli occhi dell'anima, nel mio petto, una pecora posta sulla terra, prigioniera di un groviglio di spine. Io camminavo
verso l'Orto, portandola sempre in me... Sul terreno dell'Orto si alz un altare; un altare di dolore assediato da tutti i martirii. Su di
esso vi era, non una pecora tra siepi di spine, ma un Agnello molto mite che riceveva tutto senza dar segni di vita, pur possedendo
tutta la vita. Da quel-l'Agnello uscivano ogni bont e ardore di fiamme che incen-diavano l'altare e tutto il suolo dell'Orto: era Ges;
ho sentito che era Lui. Oh, quanto Egli amava, mentre riceveva tutta la cattiveria e la ingratitudine! In quel momento avvennero
cose che aumentarono molto la mia sofferenza. Il demonio tentatore approfitt dell'occasione per tormentarmi. Senza volerlo,
vedevo tutto sotto l'aspetto peggiore: la mia agonia fu grande. - Mio Dio, se possibile, allontana da me questa soffe-renza. - Mi
unii cos all'agonia di Ges. E aggiunsi subito: - Non la mia, ma la Tua volont. Non distogliere il Tuo volto da me. O mio Ges, non
lasciarmi sola un solo istante: ci basterebbe per farmi disperare. - Passai tutta la notte in un mare di dolori. Subito al mattino, nel
mio mondo si innalzato lo stesso altare di dolore attorniato da martirii, con sopra lo stesso Agnel-lino. E cos sono andata al
Calvario. Ad ogni dolore questo Agnellino rispondeva con dolcezza e amore. Ardeva in fiamme; tra le fiamme ed il candore della
sua grazia, cadeva abbondante il suo Sangue ad irrigare la terra. Si avvicinava la cima della montagna e l'innocente Agnello,
sempre sull'altare del patibolo, sapeva che andava a morire e bramava dare la vita. Che amore! Poteva essere soltanto l'amore di
un Dio, l'amore di Ges! Sulla vetta del Calvario, invece della croce, continuava ad esserci lo stesso altare e lo stesso Agnello in
fiamme a spargere Sangue.
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Avvicinandosi l'ora in cui Ges doveva spirare, quanto pi la crudelt si accaniva contro l'Agnello innocente, tanto pi le fiamme
del suo Amore si stendevano su tanta cattiveria e in-gratitudine. L'Agnello stava morendo e in quel momento passato dalla notte
al giorno, dalla morte alla vita, abbracciando pi intima-mente al suo Cuore tutta l'umanit.
scomparso da me l'altare con l'Agnello e sono rimasta come se non vivessi.
Poco dopo venuto Ges: - Figlia mia, saldo sostegno della giustizia di mio Padre, vittima della umanit... amami e fammi
amare... per mezzo tuo che voglio essere amato... Riparami per tanti sacrilegi e crimini: il tuo dolore ha rag-giunto il massimo,
non perch il mio amore abbia limiti, ma perch ti amo come pu essere amata da un Dio una creatura umana... Mia figlia, ... fa'
che lo sia amato, consolato e riparato nella mia Eucarestia. Di' in mio nome che a quanti si comunicheranno bene, con sincera
umilt, fervore e amore per sei primi gioved consecutivi e passeranno un'ora di adorazione davanti al mio tabernacolo in intima
unione con Me, prometto il cielo.
Di' che onorino attraverso l'Eucarestia le mie sante piaghe... Chi al ricordo delle mie piaghe unir quello dei dolori della mia Madre
benedetta e per loro ci chieder grazie spirituali o corporali ha la mia promessa [che saranno accordate], a meno che siano di
danno alla loro anima. Nel momento della loro morte verr con Me la mia Madre santissima per difenderli... - (diario, 25-2-1949).
II dolore della vittima deve assomigliare al dolore di Ges
La mia vita e tutte le cose sono uno sgomento per me. Ma sgomento che consente all'anima di conservarsi nella unione e nella
pace di Dio. Soffro, mio Ges, Tu lo sai bene, ma la sofferenza ha per me pi dolcezza del miele. Molte volte cado sfinita e anzi mi
pare di non resistere, ma questa sofferenza resa soave dalle ansie ardenti di soffrire di pi per Ges, di dargli tutte le anime.
Immersa in questi desideri ed ansie indicibili, tutte le sofferenze del mondo mi sembrano poche da offrire al mio Ges.
Il cuore grida continuamente, addolorato, senza vita; grida senza avere nessuno, senza un rifugio ove posarsi, ma il suo grido
sempre colmo di fiducia e molto ansioso di maggior martirio... La morte viene incontro al mio cuore; egli vuole lasciarla entrare.
Le mie torri, le mie pietre, la mia massa continuano ad es-sere alla stessa altezza: non possono salire di pi. Io stessa, fusa in
esse, mi sforzo di alzarle per salire in alto, pi verso Dio. Il mio sforzo nullo, o lo sento nullo; sono imprigionata e non posso
uscirne. Vorrei voli per volare fino al cielo, ma la prigione tale che non mi lascia volare.
Non ho vita, non ho esistenza per giungere al mio unico e vero fine: Dio, solo Dio.
- Ges, Mammina, vedete che non ho pi nessuno. Por-getemi le Vostre mani benedette!
... Sento il mondo che mi maltratta con tutte le sue malvage invenzioni. Ogni momento muoio per loro causa e ogni mo-mento vivo
per riceverle.
- O mio Ges, sono la Tua vittima!... Ges si avvicin all'Orto e io con Lui. Con Lui pregai e sudai sangue e con Lui dentro di me
sentii il Cuore aperto come se fosse il mio: attraverso il cuore davo passaggio a tutta la umanit e con Ges dicevo a tutti: - Io sono
il cammino, la verit e la vita. - Come era bello tutto ci tra tanto dolore! Ges divenuto strada per i viandanti ed la vita... (diario,
4-3-1949).
... Mi sfuggono gemiti e sospiri occulti; quando voglio sof-focarli e nasconderli gi tardi. All'esterno tutto pare gioia; all'interno
tutto dolore e lacrime: sono lacrime ansiose, ma di ansie che non so esprimere. Sono lacrime di dolore ma al tempo stesso di
pace. Godo soffrendo cos... - Vieni, figlia mia,... vieni al tuo Ges che veglia su di te e ti sostiene; vieni, sono la tua guida... vieni a
sollevarti dal tuo sfinimento, a riposare in Me e a prendere nuove forze. Coraggio! La mia frase dammi dolore ha un grande
significato: tanto profonda, esce tanto dall'intimo del mio divin Cuore, che senza una mia grazia ti causerebbe pi terrore che la
voce di Dio agli Israeliti; senza un mio miracolo Mi diresti, come loro a Mos: Ges, non posso udire la Tua voce.
- Dammi dolore, mia figlia; ma questo dolore deve essere tanto profondo e doloroso quanto lo il mio. Il dolore della vittima deve
assomigliare al dolore di Ges.
Mia figlia, ti ferisco per non distruggere eternamente i pec-catori. Quanto soffro per i crimini della umanit!... Di' presto al mio caro
Pontefice che preavvisi il mondo della tremenda giustizia che lo aspetta... - (diario, 18-3-1949)...
La mia stanchezza nel trattenere il mondo

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... Il 30 marzo cominciai a sentire come se la mia vita stesse sulla superficie della pelle... Questa vita pone in me come una luce
solamente verso l'esterno; nel mio intimo non vi vita n luce n nulla, neppure ceneri mortali: fu tutto consu-mato. Che nuovo
martirio per me! Nulla di ci che appare fuori conforme con quanto avviene dentro. Continuo col martirio di trattenere il mondo
molto a stento, mentre cammino verso la morte che corre verso di me con tutti i supplizi. ... Udii Ges dirmi: - Figlia mia, abbi
coraggio, non voglio che tu dubiti un solo istante di ci che avviene in te, della mia vita divina in te ... - ... (diario, 1-4-1949).
Oh, la mia stanchezza nel tenere stretto il mondo! Oh, il mio scoramento nel vederlo sfuggire! ... martirio da disperarsi senza la
grazia del Cielo questa morte che io sento unita al soffio di un'altra vita che passa sulla superficie della mia pelle come una brezza
che scorre sempre. Non posso resistere [tra] questa morte e questo soffio di vita. Io non sono degna che questo soffio passi in me:
che vita, di quale grandezza! Ha occhi che vedono tutta la terra e tutto il cielo: non posso consentire che questi sguardi vedano il
cumulo delle mie miserie, il mio nulla, la mia morte. Chi sono io perch tali sguardi passino attraverso a me? O mio Dio, sento
neces-sit di dire tanto, di dire tutto di questi sguardi, di questa vita e non so dire nulla! Sono sempre nelle mie torri spaventose,
sempre le stesse pietre, la stessa massa... ... Il mio corpo sembra un cencio insanguinato, disfatto dal dolore, che va di strada in
strada, di citt in citt, attraverso tutta l'umanit a pulirla da tutte le macchie. Non so chi ma-neggia questo cencio che tutto
sangue, ma sangue che pulisce e non sporca... ... Venne Ges, mi diede vita e disse: - Figlia mia,... mi tieni nel tuo cuore con tutta
la mia vita reale, con tutta la mia vita divina. Vengo a comunicartela perch tu non dubiti della tua vita che solo mia. ... La tua
vita, quanto avviene in te, una lezione per il mondo; la vita che pi assomiglia alla vita di Cristo. Cristo nei tuoi sguardi, sulle
tue labbra, nei tuoi pensieri, nel tuo cuore e nella tua anima. Cristo che vive ed agisce in tutti i tuoi movimenti, in tutto il tuo
vivere... perch l'opera redentrice, l'opera di salvezza continui. - ...
Apparve a questo punto la Madre dei dolori, con un manto violaceo... - Mia figlia, vengo a confortarti in questo giorno anniversario
per la liturgia della Santa Chiesa in cui il mio divin Figlio ha modificato in te la sua santa Passione, affinch tu la continuassi
profondamente e misticamente nascosta; vi ha aggiunto il tuo digiuno come richiamo all'umanit per atti-rarla al suo divin Cuore
con tale meraviglia.
Ti copro con il mio manto di tristezza, di dolore, affinch con questa testimonianza, attraverso i tempi tu possa essere invocata per
tutti i dolori dell'anima e del corpo. Quando sarai in cielo ti invocheranno come martire dei dolori per conforto e balsamo dei dolori
umani. - ... (diario, 8-4-1949).
... Come stato tremendo il dolore di questi giorni! Mi pareva di impazzire. Avevo in me ogni tormento ed amarezza, senza
nessuno con cui sfogarmi, senza una guida per mia luce e conforto. I miei sguardi rivolti a Ges e a Mammina dicevano Loro tutto
il mio patire... ... Sentii come se avessi sulle mie spalle il manto di Mam-mina. Quel manto tristissimo rivest tutto il mio essere di
ogni tristezza e mi un profondamente al dolore della cara Mammina: mi sentivo una cosa sola con Lei e volevo soltanto consolarla
con ansie fervorose. Le mie torri molto antiche ed invecchiate sono come coperte di muschio nero. Tutto mi porta al
nascondimento, alla oscu-rit, alla morte...
Tutto mi porta a morire di sgomento. Mio Dio, volere amare e darmi a Colui che mi ha amato tanto e mi ha dato tutto e non avere
nulla se non miseria! O mio Dio, mio Ges, abbi compassione di me! Ieri, gioved [14 aprile], fu il vigesimo quarto anniversario del
giorno in cui Ges mi ha legata a questo letto di dolore. Lo ricordai tanto. Sentii di non avere dato nulla a Ges dopo tanti anni di
martirio... Sul Calvario udii Ges: - Mia figlia, scuola di tutta l'umanit! Quanto essa deve imparare qui: scuola della vita di Cristo,
scuola della scienza dell'Altissimo. Qui imparano i piccoli, i grandi, gli ignoranti ed i sapienti. in questa scuola che si impara a
soffrire e ad amare.
Io sono il Maestro che insegna nel tuo cuore. La tua vita una lezione di tutta la mia vita, della mia vita di Passione. Voglio, figlia
mia, che in te non termini questa quaresima; voglio il tuo martirio continuo. E sai perch? Per soccorrere le anime, per aiutare il
mondo bruciato dalle passioni... - (diario, 15-4-1949).
Come in una culla di morte
In questo santo tempo di Pasqua ho sofferto molto profon-damente, immensamente. Non so esprimermi. Ho avuto delle ansie
quasi insopportabili, una fame, ma fame dell'anima: una fame che sento non essere mia. Volevo mangiare la Pasqua con tutta
l'umanit, volevo possedere tutti e che tutti mi possedes-sero e si trasformassero in me. Parlo di me, ma non di me perch sento
che n questa fame n questi sentimenti mi ap-partengono. Non la mia vita che ha queste esigenze, ma bens quella vita, quel
soffio che scorre attraverso di me. una vita tanto grande, infinitamente grande: vita del cielo e della terra. O mio Dio, io non
sono degna. Io non posso contenere tanta grandezza, tanti e cos intimi desideri pieni di ansie. O Ges, sii la mia forza, la forza del
mio soffrire!... (diario, 22-4-1949).
Lasciami volare al cielo, lasciami volare a Te, mio Ges! Fu in un profondo dolore che, spontaneamente, mi sfugg dal cuore
questa invocazione. Io non voglio chiedere il cielo perch ho promesso a Ges di accettarlo quando vorr darmelo. Ma
l'annientamento tanto, il martirio talmente doloroso che, senza il consenso dello spirito, il cuore, quasi volendosi staccare dal
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corpo e volare a Dio, erompe talvolta in questo grido. Nel mondo non si trova bene, non pu pi abitare qui; la sua aspirazione
Ges, soltanto Ges. Non so ci che dico, perch non sento vita; non vedo il cammino che batto perch in me tutto tenebre,
spaventose tenebre. Sento che sono dondolata in una culla di morte, sulla morte fangosa di tutta l'umanit. Questa morte di
corruzione causa tanto dolore al mio cuore; tale il rancore, e la crudelt con cui trattato che pare mi sia strappato dal petto
insieme a tutte le vene che daranno una pioggia per bagnare il mondo. Mio Dio, quale tormento per il mio corpo e la mia anima!
Come mi sento annientata sotto il peso di questa sofferenza!... ... Venne Ges, mi diede vita, ma vita dolorosa e mi disse: - Figlia
mia, nel pantano del mondo non pu regnare altro che la morte: la culla nella quale ti senti dondolata. Sono stati il peccato, le
iniquit a causare questa morte. Ove morte, dolore; ove morte non vi luce. Sei vittima, figlia mia: la vittima fedele e
veramente immolata non pu avere altro vivere. Vieni al mio divin Cuore a prendere conforto e vita, a ri-posare come il contadino
che a notte si riposa per le sue fatiche; questi non riposa molto tempo per ritornare subito al suo la-voro faticoso; e sempre cos
fino a che veda il frutto del suo lavoro. A te per, figlia mia, non avviene qui sulla terra come al contadino: il frutto della tua vigna ti
attende nella eternit; soltanto l lo vedrai con chiarezza, alla luce splendente di Dio. Riposa, riposa, mia sposa! Prendi conforto
per il tuo dolore in questi momenti celesti. - ... (diario, 29-4-1949).
... Continuo ad essere dondolata nella culla morta sul mon-do morto. La culla si muove con difficolt, tanto corrosa. E il mondo
morto si spacca in crepacci, in abissi putrefatti nei quali ad ogni momento corre il pericolo di sprofondare. Culla e mondo immersi
nella medesima corruzione. Mi pare che il mio corpo si decomponga: ho nausea di me, non posso guardarmi. O mio Dio, che
morte! Sono morta! morto il giorno, morto il sole, morto tutto ci che aveva vita. Il cielo si chiuso, si coperto con forti
chiudende: si separato dalla terra. Non pu avere con essa legami: non pu diventare putridume in cui si trasformato. O mio
Dio, non so dire n dimostrare ci che l'anima vede, ci che sente succedere tra il Cielo e la terra: che contrasto, che rivolta contro
Dio! Il mio Ges ed il Suo Eterno Padre non sopportano di ve-dere ci che avviene qui! Quanto soffrono Ges e Mammina! Come
si sforzano per sostenere la giustizia divina! Mi prendono con s per formarne puntelli. Non ne posso pi perch Ges non ne pu
pi. Che posso io senza di Lui? Io sono un niente e senza Ges non posso niente...
... - Abbi coraggio, la morte che senti la morte del mon-do: sono i peccatori, con le loro anime morte, che si precipi-teranno e
affonderanno nell'abisso della morte eterna.
... Continuerai a darmi lo stesso martirio doloroso per amor Mio e per il povero mondo tanto criminoso e tanto in pericolo? - Mio
Ges, non so se soffro molto o se mi pare solamente di soffrire; ho i miei dubbi. Tuttavia, se continui a darmi le tue grazie, Ti
prometto di soffrire ci che Tu vuoi. - Non rattristarmi, figlia mia, non dubitare di Me n di alcuna delle mie parole. Il tuo dolore
grande tanto quanto una offesa fatta a Me ... - ... (diario, 6-5-1949).
Ricevo tutti per amore di Ges
Mio buon Padre [Umberto], le sembrer che mi sia dimenticata di lei, ma non vero. Giammai! Sarei ingrata se lo facessi; le
prometto di ricor-darla sempre: sulla terra e in cielo. Il motivo del nostro ritardo la nostra vita: le mie soffe-renze sono moltissime;
le visite sono sempre la mia, la nostra croce, il mio tormento. Padre buono, se non fosse per amore di Ges, della cara Mammina
e delle anime, non so cosa avrei gi fatto: mi na-sconderei ove non potessi pi essere veduta. Non so dirle lo stato della mia
anima: dolorosissimo. Ansie, sete insaziabile di amore, ma senza amare; una morte completa, totale di tutte le cose. Sento
l'abbandono di tutti, anche se non vero. Cammino in questa oscurit mortale senza appoggio, senza guida. Vado fidente nelle
braccia di Ges e di Mammina senza sentire che mi portano. La mia speranza questa: non posso essere abbandonata dal Cielo,
perch confido solo nel Cielo.
Accetto tutto ci che il Signore mi d, a qualsiasi prezzo, con l'unico fine di compiere con perfezione la Sua volont; ma non so
dove sia questa perfezione che bramo tanto. Mi sento la pi imperfetta che si possa immaginare. Preghi per me, padre mio; io
faccio altrettanto per lei. Deolinda ed io non possiamo dimenticare le ore che pass qui con noi. Ore tanto amare, ma che lei ha
cercato di addolcire. Andr in Brasile, verr in Portogallo, rimarr cost? Vi sono tanti che la desiderano qui. Mio Dio, cosa mai il
mondo! Tutti la salutano, specialmente Deolinda. Ella sempre la brontolona dei tempi ormai passati... (lettera a d. Um-berto,
6-5-1949).
tale il rigore della giustizia di Dio, tale il suo peso che mi schiaccia, da spremermi dagli occhi e da tutti i sensi il ve-leno
nauseante e vergognoso che avvelena tutta l'umanit. da me che esce: un veleno che racchiude tutte le malizie ed su di me
che piomba il castigo di tutte le iniquit... La culla mortale che mi serve da letto dondola di tanto in tanto. La terra morta su cui si
trova aperta da vulcani dai quali pare escano fuoco e tormenti infernali. Presso la bocca di quei vulcani si odono gemiti di anime,
ruggiti di demoni che pare mi strappino il cuore [per portarlo] l. O mio Dio, in che pericolo mi trovo! Il mio corpo morte e nello
stesso tempo un inferno. Quanto spaventosa la giustizia divina, e io non posso sfuggirle! ... In mattinata ho camminato verso il
Calvario in un silenzio indicibile. Nel mio cuore le labbra di Ges erano serrate... Il silenzio di Ges diceva tutto: parlava il suo
Cuore pieno di amore; era come un libro che quanto pi si sfoglia tanto pi vi si trova da leggere. Era un libro d'amore: solo in
cielo, alla luce divina potr essere letto e compreso. Sulla cima del Calvario ho continuato ad accompagnare spiritualmente i riti di
Fatima anche senza volerlo: volevo con tutta la volont soffrire con il mio Ges... ... Nel pomeriggio di oggi sono stata sorpresa
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nell'apprendere che la mia mamma molto ammalata. venuto il medico; dopo averla visitata, egli mi ha ordinato di chiedere al
Signore di migliorarla in salute almeno fino a domani perch io potessi dettare e mia sorella scrivere ci che Ges mi aveva detto.
Mi costato assai: l'ho fatto per obbedienza... Ho detto a Ges: - Io Ti dico tutto quello che il medico mi ha ordinato. Lo faccio per
obbedire. Fa' ci che Ti dar maggiore onore e gloria, qualsiasi cosa mi costi. - Grazie al Signore, il giorno dopo mia madre stava
gi molto meglio. Sia benedetto! Ma soltanto oggi, marted, possiamo terminare lo scritto. Questo sacrificio sia per amore di Ges
e di Mammina e tutto in favore delle anime... (diario, 13-5-1949).
Mio buon padre [Pinho], ...ogni giorno pensavo di darle notizie, ma la mia croce tanto grande che non posso disporre di me per
niente. Il Signore va sempre contro i miei desideri. Per consolarlo mi sottometto a tutto. Mi piacerebbe star sola e in silenzio, ma mi
impossibile per la maggior parte del tempo: moltissima la gente che viene a trovarmi e le mie sofferenze sono enormi. Ecco il
motivo del mio ritardo...
Io non voglio sfuggire alla croce, diversamente mi nascon-derei in un buco per vivere sola con Ges; so che Egli vuole questa
sofferenza e, fiduciosa nelle sue promesse circa la sal-vezza delle anime, con il sorriso sulle labbra ed il cuore san-guinante,
ricevo e consiglio, secondo la mia ignoranza, tutti quelli che vengono a me. Non sto qui per soddisfare i miei desideri ma quelli di
Ges. Cerco di non perdere la mia unione con Lui nella Eucarestia e con i miei tre Amori: il Padre, Figlio e Spirito Santo...
... Il 17 maggio ci fu la visita pastorale in parrocchia. Mentre l'arcivescovo somministrava la Cresima, l'arciprete di Pvoa che
l'accompagnava venne a visitarmi Parlammo lungamente. Nel congedarsi mi domand cosa poteva fare per me. Ignorando cosa
intendesse, gli domandai se per l'anima o per il corpo. Egli mi rispose: - Per il corpo. - Gli aggiunsi che non mi manca nulla ecc.
- E per l'anima vuole qualcosa? - Vorrei il mio direttore. - Quale? - Padre Pinho. - E ne ha bisogno, ne ha bisogno! Il Signore glielo dar. - Gli chiesi di baciare per me la mano dell'arcivescovo. Mi ha scritto di aver
trasmesso le mie richieste. Ma quelli di Braga ritardano tanto. martirio per noi tutti, nevvero, caro padre? Speriamo fiduciosi...
(lettera a p. Pinho, 24-5-1949).
L'anima mia triste fino a morirne (Momenti della Passione)
... Mi pare che il Cuore di Ges sia nel mio e dal Suo si riversi al mio l'immensit del suo dolore, il suo martirio infinito. Posso
sopportare a stento il raro ma tanto pesante dondolio di quella culla morta: pare che scuota il mondo. un segnale per risvegliarlo,
ma esso non si sveglia, non si alza dal sonno, dalla morte del peccato. Ogni scossa come tromba per avvi-sarlo. Potessi almeno
bussare alla porta di tutti i cuori, gridare a tutte le anime di risuscitare alla Grazia e all'amore di Ges! Ma chi sono io? Sono niente,
non posso fare niente. Devo soffrire questo martirio, felice se lo sapr sopportare. Devo soffrire questo fuoco divoratore nell'interno
delle mie torri e l'oppressione di essere una cosa sola con quella massa, quelle pietre, quel fuoco... Ieri, giorno dell'Ascensione,
questa vita che passa attraverso di me come soffio soave visse maggiormente del Cielo, unendosi a tutte le lodi di gloria, tutta
immersa in un solo amore: quello di Dio. Ma io mi mantenni nella stessa morte, non mi mossi verso l'alto; sapevo che quel soffio di
vita che mi compenetrava ed era mio si trovava con tutta la corte celeste immersa nello stesso amore celeste: un gaudio infinito,
un mare infinito. Non fui capace di seguire quella vita, di uscire dalla mia morte... (diario, 27-5-1949).
... Nel pomeriggio di ieri mi pareva di avere due cuori: uno sentiva le ingratitudini usate contro Ges; l'altro quelle usate verso di
me; le mie mi facevano sentire di pi quelle di Ges: quanto pi sentivo le mie, tanto pi a fondo comprendevo la ingratitudine che
soffriva il Cuore di Ges traboccante di bont. Mi appariva come un grande libro; per quanto mi affannassi a sfogliarlo, non
giungevo alla fine delle sue pagine.
Pi tardi sentii i maltrattamenti contro il Cuore e tutto il Corpo santissimo di Ges: il Cuore era tagliato da spade, il Corpo
calpestato da piedi malvagi e immondi.
Rimasi nell'Orto; si avvicin Giuda con i soldati e per baciare Ges, per catturarlo. Ges stette muto durante tutto il triste tragitto.
Ma il suo divin Cuore parl sempre: era un libro eterno, il libro dell'amore. Io non lo leggevo ma lo com-prendevo. Il mio divin
Maestro in quel momento mi fece com-prendere tutto, tutta la grandezza del Suo infinito amore. Stamattina ho fatto subito
compagnia a Ges, ma una compagnia morta: non ho potuto parlargli n provargli che Lo amavo. Come morta, ho percorso con
Lui il cammino del Calvario. Ma la sua lezione di amore, la comprensione che mi ha data, mi ha servito lungo questo viaggio. Mi
pareva che il suo divin Sangue scorresse per tutta la terra e in ogni luogo lasciasse scritta la parola Amore . Vorrei che
Mammina, che gli angeli parlassero per me e mostrassero la grandezza di questo amore. S, stato l'amore che si esteso da un
polo all'altro del mondo. stato l'amore che ha obbligato Ges a prendere la croce, a salire al Calvario sotto una scarica di
battiture con tutte le carni lacerate... (dia-rio, 17-6-1949).

147

I miei giorni sono terribili. Quante volte sono ricorsa al Cielo! Quante volte, abbracciata al mio crocifisso, ho invocato il dolce nome
di Ges, della cara Mammina! Che settimana di lotta! Non so come si possa soffrire tanto. Dico di non sapere, ma so: Ges che
continua a soffrire in me la sua Vita, la sua Passione santa. Non lo dubito.
La mia tristezza era molto dolorosa, profonda. Non erano le mie labbra che parlavano; non so chi parlava nel mio cuore ripetendo
l'anima mia triste fino a morirne . Quando udivo questo, non ero io a dirlo, sentivo veramente la tristezza, ma tristezza
mortale. Mi richiamava la tristezza di Ges, ci che ha sofferto e soffre e Gli dicevo: - Accetta, mio Ges, la mia tristezza per
allietarti; accetta il mio dolore per addolcire il Tuo. - Sento di avere un letto di spine per il mio corpo e un altro uguale per il cuore;
n l'uno n l'altro si possono liberare dalle spine. Sono spine che mi servono da letto e spine che mi copro-no. Sono tanto ferita e
tanto impigliata in esse; sono come in-chiodata sulla croce, senza possibilit del minimo movimento. Mi trovo come un uccello che
volava e glielo hanno impe-dito: tra queste spine, non posso volare neppure verso Ges. Tutto il mondo tenebre, e tenebre sono
fuori del mondo. Che terribile abisso! Le onde agitatissime di un mare immenso di tenebre cadono su di me con la furia della pi
terrificante tempesta. Queste onde vengono verso le mie torri, si scagliano con violenza, sia dentro che all'esterno di esse, da una
parte e dall'altra, minacciano distruzione. Sono onde, ma non spen-gono il fuoco in cui ardono...
Ieri, a misura che le ore passavano, la stessa voce degli altri giorni ripeteva, sempre dentro di me: l'anima mia triste fino a
morirne ... L'anima piangeva assai, ma bramava la morte: solo morendo avrebbe dato la vita a tutta l'umanit. ... - Figlia mia, mia
cara figlia,... alla superficie del tuo cuore vivi tu, nell'intimo vivo Io. Il mio Cuore fuso con il tuo. Io vivo la vita divina, la vita di
amore; ma la ferita, il dolore causatomi dai peccatori l nell'intimo e traspare nel-l'amore. Per questo tu senti la grandezza del
mio amore divino, la gravit delle offese, le ansie e le tenerezze del mio amore infinito; provi nausea per tante miserie e allo stesso
tempo senti di essere la miseria stessa, il veleno di tutto. Sei vittima; possiedi il mio divin Cuore; senti ci che Esso sente; senti la
tua miseria e la miseria umana. E perch abbia questi sentimenti e tale martirio, ho fuso nel tuo il Mio Cuore. Non meravigliarti di
non saper vivere: questa vita non tua; non ti ho scelto se non per necessit urgente della umanit... (diario, 24-6-1949).
Metti la mano nella piaga del mio Cuore
Il mio letto, il mio letto di spine stato anche letto di fuoco. Queste spine penetrano, feriscono e bruciano al tempo stesso... Che
spine, che fuoco questo, mio Ges? Oh, che sofferenza! E' il tuo divino amore che trionfa, lui che mi obbliga a cer-care nella
croce la mia delizia: solo soffrendo sto bene... Tal-volta sono indicibili, insopportabili le ansie di amore, le no-stalgie per il Cielo...
Vorrei veder tutto il mondo ardere in vive fiamme di amore che arrivassero sino al cielo... ... - Mi consoli con le tue ansie. ... Ricevi,
figlia mia, il tuo alimento, la goccia del mio Sangue divino,... Fiore eucaristi-co, bianca colomba, compagna dei miei sacrifici,
confida... Fortunata l'anima che accetta la croce e l'abbraccia; ... for-tunata la vittima scelta per accogliere il Sangue del suo
Signore; fosti scelta da Me perch Lo custodissi in te, perch attraverso a te fosse dato alle anime... - (diario, 15-7-1949).
... Il letto delle mie spine arde sempre: il fuoco penetra fin dove esse arrivano. Mi sento tutta ferita... Non vi nulla del mio essere
che non sia consumato dal fuoco... Tutti i miei sensi continuano ad essere il veleno della uma-nit... Le mie torri continuano ad
essere incendiate da fuoco di-struggitore; solo di tanto in tanto mi fanno sentire il loro vi-gore; esse sono come un corpo che va
perdendo la vita di mo-mento in momento... - Figlia mia, sai chi ti chiama e perch? il tuo Ges che ti invita a mettere la mano
nella piaga del suo Cuore divino. Vieni e contempla le mie divine piaghe. - Forzata, non so come, fui obbligata a mettere la mia
destra nel costato di Ges e di l nella piaga profonda del suo divin Cuore. Vidi che era grande, immensamente grande: era
pro-prio un mondo.
Questo invito di Ges mi intimor e Gli dissi: - Tu mi inviti a mettere la mano nel Tuo divin Cuore come hai fatto con l'apostolo
Tommaso? Questo mi rattrista: forse perch dubito di Te?... Ma io credo, credo che sei il mio Ges, credo anche nelle tenebre e
nel dolore; non permettere che io dubiti; non voglio darti dispiacere. - Mi soffermai con la mano in quella piaga mondiale; da essa
usciva verso il mio petto un sole dai raggi dorati; dalle piaghe-dei piedi salivano e da quelle delle mani scendevano verso di me
altri raggi uguali, ma meno numerosi. Al di sopra di Ges vi era una colomba bianca, con le ali distese che lasciava ca-dere su di
noi una pioggia di raggi di luce. Cos io potevo vedere meglio le piaghe del mio Ges. Era tanto bello! Su Ges e su di me pareva
vi fosse il cielo; ma Ges era il Cielo stesso: tutto luce, tutto amore. - Non ti deve rattristare, figlia mia, il mio invito a mettere la tua
mano nel mio divin Cuore: perch tu veda che in questa piaga immensa vi posto per tutta l'umanit. Voglio che tu faccia
entrare qui tutte le anime... Sei signora di questa piaga, di questo Cuore, con tutte le sue ricchezze: distribui-scile, arricchisci le
anime; le amo tanto! Questo amore tanto intenso cos poco corrisposto! Consolami, vittima e sposa mia. - Io volevo consolarlo e
non sapevo come: il mio dolore era profondo; Glielo offersi... (diario, 22-7-1949).
... Non cerco di comprendere la mia vita, ma, mio Dio, cerco e voglio fare solo in tutto la tua volont. Mi sento trascinata e
calpestata da tutta l'umanit; sento la giustizia del Signore su di me; sento il mio letto di spine che brucia, tra fiamme di cui non
vedo la fine. Tutto il mio essere compenetrato da questo fuoco e, nonostante sia cos bruciata, i miei sensi hanno sempre tanto
veleno che non con-tagia solo l'umanit intera ma, se esistessero, potrebbe avvele-nare milioni di mondi. Che veleno, mio Dio!
Che veleno di morte eterna! Le mie torri sono l diritte, ardono nel fuoco che nulla ri-sparmia; hanno perduto ogni vigore; esistono,

148

ma pare diano segno della loro esistenza soltanto di secolo in secolo. Mio Ges, non so dire altro, tanto grandi sono la mia
oscurit ed ignoranza...
... Passai all'Orto, ma un orto mondiale. Dovetti associarmi a Mammina: attirava a S il mio cuore. Questo intuiva e sen-tiva il Suo
dolore, come Ella intuiva e sentiva tutto il dolore del Suo Ges. Il Suo Cuore mormorava tra profondi sospiri: - Figlio mio caro,
quanto soffri! - Lacrime copiose scendevano sulle Sue guance santissime.
Ges soffriva in grande agonia per le sofferenze che lo attendevano e per quelle di Mammina. Cuori tanto uniti! Do-lori in un solo
dolore!... (diario, 29-7-1949).
Quanto belle tu fai molte anime!
... Sono piena di paure: sono i visitatori che mi causano questo martirio; mi si avvicinano come se venissero da tutto il mondo. La
mia natura non li pu sopportare. Devo riceverli: voglio compiere la volont del Signore. A Sua imitazione voglio amarli, consolarli;
vorrei perfino abbracciarli e accoglierli nel mio cuore. Ma non posso, mi nauseano. Ciononostante, li vo-glio, li amo tanto come se
fossero miei...
Sono ben lontana dall'essere perfetta, dall'usare con tutti la carit di Ges. Aiutami, o Signore, convertimi, fa' che asso-migli al Tuo
divin Cuore! Bramo di amarti e di amare il mio prossimo... - Mio Ges, sei certamente triste per me: ho tanti e grandi difetti. Non
leggi nel mio cuore? Senza volerlo aborrisco le visite e al tempo stesso le amo.
Vorrei chiederti il permesso di non dettare pi nulla: sono satura di tanti scritti. - Confida! Tutto questo vita mia in te. Per causa del peccato dovrei aborrire le anime; ma no, le voglio per Me; voglio salvarle.
Ti ho messa sui miei sentieri perch le conduca a Me. Scrivi ancora per qualche tempo. Non chiedere; aspetta o-dini. Tutto nella
tua vita mezzo di salvezza... (diario, 5-8-1949). ... Io soffro molto ed ancor pi per non poter soffrire mag-giormente. Ci che
soffro non mi basta; non mi soddisfa... Mio Dio, come riparare la tua Giustizia divina? Accetta i meriti infiniti di Ges, la Sua
Passione e Morte uniti ai dolori e alle lacrime della cara Mammina... io non ho nulla da darti: soffro e non soffro nulla. Vorrei avere
sofferenze infinite per riparare un Dio infinito. Guarda, o Ges che tutto comprendi, il dolore e l'agonia della mia anima... Ieri
pomeriggio... ho sentito come se l'anima piangesse nella massima tristezza ed amarezza, non solo su una citt, ma sul mondo
intero. Mentre l'anima piangeva, le lacrime tenta-rono uscire dagli occhi del corpo e scendermi sulle gote; mio Dio, che dolore! Mi
sono vinta, ho nascosto le lacrime e non ho pianto. La mia agonia non era soltanto sul terreno dell'Orto: ago-nizzavo in tutta
l'umanit. Durante la notte mi unii il pi possibile a Ges; in questa unione ho percorso il cammino del Calvario... - Figlia mia, per
un mondo di dolore un mondo di amore; il tuo dolore mondiale, si estende a tutta l'umanit. Per essa soffri ma per mezzo tuo il
povero e ingrato mondo riceve il mio amore: attraverso a te che glielo do. Ti do amore per le anime; pace, conforto e luce per il
tuo cuore. Dovrei cessare di essere Dio, mia sposa cara, se non ti dessi la mia grazia, la mia forza, tutte le mie ricchezze, tutto il
mio amore per il tuo cos grande martirio... Coraggio!... Quanto bella la tua anima e quanto belle tu fai molte anime! - O mio
Ges, vedi come sono piccola, vedi il mio dolore; vedi che io sono niente e Tu sei tutto... Io vorrei piangere ai Tuoi piedi le mie
miserie e colpe. Perdonami, Ges, e perdona al mondo! - Vi motivo per le lacrime: tu sei vittima; l'ora grave. Le famiglie, le
spiagge, i casin, i cinema sono nella febbre di crimini innominabili. Le mie chiese sono vuote, le anime fug-gono da Me; non si
avvicinano ai miei tabernacoli e, tra quelle che lo fanno, poche ci vanno con le debite disposizioni, poche Mi amano. Dammi dolore,
dammi riparazione... - ... (diario. 26-8-1949).
... Passai il giorno 7 [settembre] senza Comunione: sentii con molta sofferenza la mancanza di Ges. Giunse il giorno 8, festa della
Nativit di Mammina: da dodici giorni Le preparavo un mazzo spirituale di piccole cose, mortificando me stessa e i miei desideri.
Pensavo di presentar-glielo per mezzo di Ges, perch soltanto Lui sa e pu darle cosa degna di Lei. Mentre facevo questi piccoli
sacrifici fissavo il Cuore di Ges dicendogli: - Te li consegno. - Ero certa che Egli, con la Sua sapienza e con il suo valore infinito,
Le avrebbe preparato un mazzo molto bello. Fin dal mattino L'ho cercata e Le ho fatto gli auguri; mi sono consacrata a Lei e Le ho
detto: - Mammina, mostra che mi sei Madre. Non lasciarmi senza Comunione in questa tua festa. - Umanamente, nulla mi rallegr
quel giorno: in ogni istante vi fu in me la morte. Era gi tardi quando venne un sacerdote che mi confess e and a prendermi
Ges. Il mio corpo soffriva orribilmente. Appena Ges scese nel mio povero cuore, l'anima visse una vita nuova, non di godi-mento
completo, ma di maggior luce e conforto. Chiesi allora a Ges di dire tutto a Mammina; soltanto Lui sapeva darle ci che il mio
cuore desiderava. Il corpo continu a soffrire il doloroso martirio, ma l'anima pot godere di maggiore amore, soavit e pace...
(diario, 9-9-'49). ... Mio Dio, mio Ges, mi pare che sono un essere inutile. Ecco la Tua schiava, la Tua vittima. Non sono capace di
bene e sono capace di tutto il male... A Ges, ai miei Amori tanto cari, che dar? Nulla, all'in-fuori di ansie di amarli: essere pura e
perfetta in tutti i miei atti, avere nel cuore soltanto la carit di Ges verso tutti; ma anche questo non mio, soltanto Suo. Povera
me, sono nulla, non esisto.

149

Mi piacerebbe essere medicina per tutti i mali, soccorso per tutte le afflizioni, gioia per tutte le tristezze; tutto questo per amore di
Ges e delle anime; e non posso fare nulla! Sono convinta che Ges lo fa per me in tutto quello che sar di onore e gloria per il
bene delle anime stesse... (diario, 16-9-1949).
Avvolgi col mio Rosario il mondo intero
Notte angosciosa, notte di martirio per me. Soffrii contenta: quanto pi dolore, tanto pi unione con Ges... Dopo la Comunione...
udii Ges: - L'anima che desidera amare Me sopra ogni cosa, che vuole seguire Me, non cerca altri cammini se non quelli che
conducono a Me, per quanto dolorosi e spinosi essi siano; un'anima pura, innamorata, un cuore ardente che non ha altre ansie
se non amare Me e compiere la mia divina volont. Confida, figlia mia: sei tu que-st'anima innamorata, pura, questo cuore ardente
che vuole solo ci che lo voglio... L'umanit pazza nei piaceri: che cumulo di iniquit! I sacerdoti, i miei discepoli, tanto indegni
discepoli dai quali Io tutto speravo, Mi offendono sacrilegamente. Dammi riparazione per le anime. Tu pure conosci alcuni di coloro
che sono sull'orlo dell'inferno; ti dico chi sono. - Piet di me, piet per loro, o Ges! Consentimi di dirti, se non Ti dispiaccio, che
non vorrei sapere chi sono: soffro con la stessa volont, Ti do tutta la sofferenza che esigi da me, ma preferirei dartela senza
sapere per chi... Ti rattristo forse? - Non rimango triste, anzi con ci Mi consolo. Questo tuo atto eroico e puro gi grande
riparazione per quegli infelici. - ... Venne poi Mammina: aveva un manto bianco e dorato. Mi prese tra le braccia, mi accarezz,
avvolse attorno alle mie mani il Rosario che pendeva dalle Sue e cos pure la croce del Rosario, dopo averla baciata: - Figlia mia,
Io sono la Vergine del Rosario: gioisco quando vedo che tu ne consigli la recita di almeno una terza parte, per onorarmi. Continua
a farlo: devozione di salvezza. Il mondo agonizza e muore nel peccato. Voglio preghiera e penitenza. Avvolgi, figlia mia, in
questo Rosario coloro che ami e che sono tuoi: anch'Io li amo e Ges pure; avvolgi chi si raccomanda alle tue preghiere; avvolgi il
mondo intero, in un mazzo, come Io ho avvolto te; stringilo al tuo cuore come Io ti ho stretta fra le braccia... - ... (diario, 1-10-1949)
(primo sabato).
Quanta innocenza perduta! (Momenti della Passione)
... Ieri, con l'anima pi schiarita ed il dolore pi addolcito, cominciai a sentire e a vedere, con gli occhi dell'anima, i pre-parativi per
la Cena di Ges. Sentivo che si eseguivano i miei ordini. Io stessa dovevo essere la vittima, l'agnello immolato, l'unico e vero cibo
di quella cena. A notte rimasi a tavola con Ges e gli apostoli nel grande locale. Come Giovanni sentii che appoggiai il mio capo
sul petto di Ges; sentii quella unione, quell'amore che Ges e Giovanni sentirono in quell'ora. In un istante fui come trasportata
nell'Orto. Il cumulo delle sofferenze form nel mio petto una grande montagna: era tanto alta da toccare il cielo. Il cuore si apr, la
incendi, la copr di amore... Questa mattina... ho presa la croce, l'ho abbracciata, sono andata verso il Calvario. Quella tremenda
montagna, grande come se fosse l'intero mondo, caduta su di me e io, oppressa da questa, ho proseguito il cammino,
marcandola con il mio sangue.
Dopo due ore di croce ho sfondata, ho spezzata la monta-gna: mi pareva di trionfare su di essa... Ges spirato; ha regnato la
morte, la morte che ha dato ogni vita...
Alcuni momenti dopo L'ho visto trascinato per strade oscure da una enorme moltitudine di sconosciuti... ... - Sai chi Mi maltratta e
ferisce? Sono i peccatori, con tanti modi di peccare... Mi trascinano vecchi e giovani, grandi e piccoli. I fanciulli, i fanciulli, le pupille
dei Miei occhi, oh, quanto sono trascinati al male! Quanta innocenza perduta! Co-me sono offeso dai piccoli con malizia e
cattiveria! Chiedi, chiedi che si raccomandino in mio nome tutta la cura e la vigilanza per i fanciulli. Oh, il mondo, dove
incamminato, povero mondo, che cosa lo aspetta!
Ges parlava e singhiozzava... Rimanemmo noi due uniti in profondo silenzio, ma io con un dolore di morte nel cuore... (diario, 710-1949).
... A volte sento necessit di gridare tanto forte affinch il mio grido echeggi nel mondo intero. Questo grido tanto do-loroso che
sento come se piangessero tutto il mio corpo e tutta la mia anima. un grido di avviso all'umanit. Io vorrei sal-vare il mondo
intero...
Ieri passai la giornata con poche ore di sollievo: tutto era dolore; in me tutto piangeva ed io pure volevo piangere sul mondo. Non
avevo vita, ma ero unita ad un'altra vita che sempre vissuta, vive e vivr eternamente. Il mondo impazzito, nella massima
agitazione e nell'onda delle sue passioni, si rivolta contro questa vita. Io tremo e mi pare che con me tremi tutta la terra. Ero
nell'Orto, bagnata di sangue, bevevo tutto il calice del-l'amarezza e, senza volerlo, ripetevo in me: la mia anima triste fino a
morirne ...
... In tutto il viaggio del Calvario non ho sentito la presenza di Ges. Ma lass, gi issata sulla croce, ho sentito come se Ges si
rivestisse del mio corpo: Egli mi comunicava le Sue piaghe, spine e lacrime. E Mammina, presso la croce, univa le Sue alle lacrime
di Ges. Nei Loro Cuori lo stesso dolore, le stesse ansie di acco-gliervi il mondo intero, rivoltato e crudele. Quanto amavano! ...
Che amore infinito!... (diario, 14-10-1949).
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Quanto il mondo beneficato da te!


...Ieri pomeriggio sentivo che andavo attorno al mondo: volevo entrare in esso... Piangevo sopra di lui; le mie lacrime erano
soltanto di amore e compassione...
- Figlia mia, l'altare della vittima di dolore e di amore: ti consuma il dolore e ti consuma l'amore. Non pensare che Io ti chieda
soltanto dolore: lo voglio accompagnato dall'amore... Come grande la tua missione, come bella e sublime la mis-sione delle
anime, dell'amore al mio divin Cuore, all'Eucare-stia! Figlia mia, quanto il mondo beneficato da te! - O mio Ges, quale
ripugnanza io ho per coloro che vengono a farmi visita... Che stanchezza! Mi pare di non po-terne pi. - Figlia mia, forse che Io non
avrei ragione di aborrire la maggior parte dei miei figli? E tuttavia li amo come di pi non si pu amare. Se tu non avessi
ripugnanza, non avrebbe valore il tuo vivere. Non vedi che facendo solo ci che piace non saresti vittima, vittima grande, vittima
amata? Coraggio! Confida in Me: tu stai facendo tutta la mia divina volont. Il tuo vivere la fase pi difficile di una vittima... - ...
(diario, 21-10-1949).
... - ... Figlia mia, ripeti sempre la preghiera che ti ho insegnato tanti anni or sono: O mio Ges, io credo che sei presente in me;
io Ti adoro e confido che non mi abbandoni un solo istante . ... Ripetila con tutto il cuore... un atto di fede e di fidu-cia. Sono con
te, sempre con te. Quando te la insegnai sapevo gi la fase dolorosa, la pi dolorosa che avresti dovuto attraversare. Coraggio. Ti
ho gi detto che l'altare della vittima altare di dolore e di amo-re... - ... (diario, 28-10-1949).
Voglio anime eucaristiche
... Desideravo fare la Comunione: soltanto la venuta di Ges nel mio cuore tanto indegno e vuoto poteva tranquilliz-zarmi e
soddisfarmi. Venne infine e scese subito nella mia in-degna abitazione. Poco dopo trasform la mia anima in luce, incendi il mio
cuore e mi disse con dolcezza: - Figlia mia, perla preziosa che adorni le pissidi della mia Eucarestia! Io voglio cuori ardenti, anime
eucaristiche che Mi diano ripara-zione e consolazione nelle mie prigioni di amore. Ne ho poche che si avvicinano a Me con la
purezza e i sentimenti di cui sono degno. Oh, quanto soffro! Mio fiore eucaristico, tu mi ami e mi consoli... - (diario, 5-11-1949).
... - Confido, mio dolcissimo Ges, che invisibilmente Tu mi aiuti. Voglio che la mia fiducia giunga fino a questo: non temere nulla, nulla; tutta la mia vita, tutto il mio soffrire ri-guarda Ges e non
me... Sul Calvario non L'ho veduto spirare ma ho sentito la morte nella mia anima... Poco dopo ho udito la voce di Ges: - Figlia
mia, ... il Crocifisso del Golgota che ti ama tanto; e perch ti ha tanto amata ti ha resa simile a S con la croci-fissione reale... Ha
fatto di questo tuo calvario un altro calvario di salvezza. Sei contenta di questa prova di amore del tuo Ges? ... - S, Ges, sono contenta con la tua divina volont; solo essa mi d gioia. Ma temo di me stessa, sempre timorosa di me. Che
Tu mi lasciassi avvicinare a Te per riceverti nella sacra Eucarestia, sarebbe gi molto, tutto... ma comunicare con me e parlarmi,...
arricchirmi di tante altre grazie, o Ges per-donami, mi costa credere che Tu possa fare questo in me, tanto povera, tanto nulla,
solo piena di miserie. - proprio dell'anima pura, piccola, umile l'essere vera sposa di Ges... - ... (diario, 11-11-1949).
Se ti chiedessi la mamma, me la daresti?
... Ho passato la giornata di ieri come se dormissi sul suolo dell'Orto. La mia giornata non rappresentava un giorno, ma una vita di
molti anni; ma ero l senza lasciarlo trasparire. Verso sera vidi la croce che doveva essere mia e su di essa non vi ero crocifissa
ma nell'incrocio dei due bracci vi era il mio cuore: lo vidi solo per un momento, ma sentii che visse in croce dal momento che ebbe
vita. Ardeva d'amore per la terra; sembrava che la riscaldasse con quell'amore; e con tutta dolcezza la chiamava a s. Si alz una
tempesta furiosa contro quel cuore che io sen-tivo essere mio e fu tale la sua violenza che il mio corpo dalla testa ai piedi fu come
investito di spine che lacerarono tutto il mio essere fino all'anima. Rimasi tutta in sangue, in profonda agonia: fu questo il mio
Orto... Questa mattina, quando mi preparavo alla Comunione, Ges nella sua bont mi ha preparato un nuovo calvario: il
peggiora-mento di mia madre, che mi ha sorpreso. Temendo di restare senza di lei, per quanto rassegnata, ho pianto molte
lacrime; il cuore ha sanguinato: per tutto ho lodato il Signore. Camminavo verso il Calvario e sentivo che Ges camminava dentro
di me e nel suo divin Cuore portava anche Mammina... Ho visto Ges morto nelle braccia di Mammina; ho sentito la tenerezza con
la quale Ella Lo stringeva al Suo petto. In questo dolore di morte ho sentito che io pure morivo. Alcuni momenti dopo venuto
Ges, mi ha dato nuova vita: - Figlia mia, qui Ges che viene a prendere per S il tuo dolore, il frutto della tua sofferenza per
offrirlo all'Eterno Padre. Abbi coraggio... - Mio Ges, mi sento un'altra... Mi sento avere l'amore e la grandezza del Cielo; il dolore
scomparso. - Figlia mia cara, stato l'amore che ti ha curato. Tu hai la grandezza del Cielo in te, non soltanto in questo momento,
ma sempre. - Per, Ges mio, non la sento sempre; se la sentissi come ora, non mi costerebbe soffrire; non avrei paura della
sofferenza perch saprei cosa darti e saprei di soffrire con perfezione... Ma io non so soffrire, nevvero? Tu sei triste perch
piango? - No, figlia mia! Anch'Io ho pianto; mia Madre pure. So tutto. Dimmi, se ti chiedessi la tua mamma, me la daresti volentieri?
- Do, do, mio Ges; ma non Te la do senza lacrime; non posso; questo non lo prometto. - Nel chiedere la guarigione di mia
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mamma mi sentii costret-ta, non so come, a dire: - O Ges, se non nuoce alla salvezza della sua anima, lasciamela ancora un po';
dammi pi soffe-renze; scaricale su di me e alleggerisci lei; se [questo] non per il bene della sua anima, sono disposta a perder
tutto [anche lei], ma che sia salva la sua anima. Ci che voglio, o Ges, che Tu la porti direttamente in cielo: su questo non
transigo. - Chiedi, chiedi, figlia mia, nulla ti sar negato, purch non pregiudichi le anime. Ti prometto che quando chiamer tua
madre a Me la porter direttamente in cielo. (diario, 2-12-1949).
Ges mi faceva vedere il presente e il futuro
Vorrei nascondere bene il mio dolore per compiere meglio la volont di Ges; ma mi molto difficile, tanto forte e acu-tissimo.
Almeno in queste righe devo mostrarlo e dire che soffro. Se non fosse il dolore, nulla avrei da dire: il dolore che vive e parla. In
me e in tutte le mie cose sento la morte. Ma il dolore tanto vivo, acuto e penetrante, che si insinua in tutto il mio essere: corpo,
cuore, anima. Se la mia ignoranza lo lasciasse parlare, giungerebbe molto lontano, si stenderebbe sul mondo e gli mostrerebbe la
sua vita di martirio. Le labbra no, ma il cuore e l'anima emettono sospiri, gemiti profondi, che spero giungano sino a Te, mio Dio.
Ma il mio spirito ripete sovente: - Tutto per Ges! Tutto per Tuo amore, tutto per le anime! - Non so cosa sento in me: so che un
martirio penoso: odio il mondo, odio me stessa; sento una rivolta contro di lui e contro di me. Non voglio e voglio, e devo volere
castigarlo e castigare me stessa con tutta la giustizia. Questa giustizia in me, pesa su di me e non mia. tanto grande, tanto
infinita; mi pare la giustizia di Dio. Sono io che debbo essere castigata e punita; la mia cattiveria, il mio veleno, mi pare si opponga
contro Dio; mi sento armata di grossi pugnali e di tutti gli strumenti di martirio per ferire lo stesso Ges, lo stesso Dio. Sento anche
un grande rancore contro di Lui: mi pare di odiare l'amato Signore. Sono igno-rante, non so dire nulla, mi sento come una
principiante che parla del suo dolore: il mio calvario! Benedetto sia il mio cal-vario e benedetto sia Ges: opera Sua.
... Questa mattina portavo il Calvario nel mio cuore: non mi faceva sentire questa o quella sofferenza, ma tutte le sof-ferenze...
Sulla cima della tormentosa montagna sono rimasta in croce e vi era pure Ges. Egli mi faceva vedere il presente ed il futuro, ma
solo riguardo al dolore del suo divin Cuore, solo riguardo all'ingratitudine del mondo contro di Lui: non vi sono parole che possano
esprimere tali angosciose sofferenze. Ges, solo amore per amare; il mondo, solo malvagia crudelt per ferire... I sospiri del Cuore
divino di Ges passavano attraverso il mio, me lo facevano dolere tanto: la causa di questi sospiri era la visione completa di ci
che sarebbe stato il mondo fino alla fine dei secoli... venuto Ges, mi ha dato vita, ma non mi ha dato luce, n mi ha tolto il
dolore del cuore... - Figlia mia, sei nelle te-nebre per togliere i peccatori dalle tenebre eterne. Io non voglio che tu veda in te la mia
luce, la mia grazia, la mia grandezza, l'onnipotenza, gli effetti della mia Vita divina, ma che il mondo veda e comprenda che la
Sapienza divina a lavorare nella tua anima, per il bene delle anime, che l'Amore divino a mostrarle il cammino, la verit, la vita...
Ti ho scelta, figlia mia, ... per questi tempi in cui la malizia umana ha raggiunto il suo culmine e non cessa di sfidare la giustizia del
Mio Eterno Padre. Sono venuto a questo calvario a prendere la riparazione che una vittima pu dare al suo Signore. Dammi il tuo
dolore, figlia mia, nascosta nella mia grandezza. - O mio Ges, Ti do il mio dolore, il mio povero dolore che in s nulla vale. Lo
unisco sempre ai dolori di Mammina e Te lo offro mediante le Sue mani; aggiungi i meriti della Tua Santa Passione; presenta
questo valore infinito all'Eterno Padre. Chiedigli Tu perdono per il mondo; chiedi che non lo castighi ora, che aspetti la sua
conversione. Digli di mandare su di noi la Sua misericordia, l'amore, il perdono e non la giustizia. O mio Ges, accetta il dolore che
ora prova il mio povero cuore, la mia tristezza e l'abbandono: tutto per tuo amore e per la salvezza del mondo... - ... (diario, 16-121949).

1950
Sapessi il valore della sofferenza!
... All'inizio di questo nuovo anno, invece di ardere in amore, di chiederti perdono e fare propositi di non offenderti pi, incominciai
con freddezza, indifferenza, ignoranza completa... Non so ringraziarti, non so conservare gli ardenti desideri di servirti ed amarti;
non conservo in me i buoni propositi che mi ispiri e la luce divina con cui lo Spirito Santo mi illu-mina: la spengo, non la lascio
brillare. Estinguo in me tutto ci che buono, lascio vivere solo il peccato. La mia morte, la mia ignoranza mi consentono di
sentire, vedere e compren-dere molto bene; quanto sono carica di miserie!...
Mi sorride nell'anima soltanto la volont divina di Ges: unico sorriso, unica consolazione e gioia. Oh, che abbandono! Come sono
sola! Ges, sono la Tua vittima.
lo vorrei, o meglio sento necessit, necessit infinita, di parlare di cose grandi: dell'amore di Ges e di Mammina, e della gravit
delle offese fatte ai loro Cuori che amano tanto. Ges ama, ama. Con quanto amore! E le offese orribili vanno a ferire questo
amore che Ges stesso! E Mammina, la cara Mammina con Lui ferita! L'amore, l'amore! Non so dirne la grandezza! Ges, abbi
piet di me!

152

Le mie torri sembra che insieme a me stiano perdendo la vita: dnno segno di vita soltanto di secolo in secolo. ... Sul Calvario,
fissata alla croce, sentii come se nel mio petto ansimasse quello di Ges e palpitasse il suo divin Cuore... Venne il silenzio della
morte: essa regn sul Calvario. Ges si affrett a venire di nuovo con la sua Vita e con la sua Luce... - Figlia mia, ho fame; ho
sete! Sto ardendo. Vieni a sa-ziarmi, vieni a dissetarmi, vieni a spegnermi questo fuoco! Ho fame di anime, ho sete di amore...
Amami! Fa' che molti cuori Mi amino! Attirali a Me! - O mio Ges, sono povera. Non ho di che sfamarti. E il mio cuore freddo non
ha amore per amarti. Come posso soddisfarti? Dammi ci che tuo, poi vieni a prendere ci che desideri. Sono la Tua vittima. - ...
Sono contento, sono consolato; sono saziate la mia fame e la mia sete. - Quanto sei buono, o Ges. Ti soddisfi con ben poco. In me non puoi trovare altra cosa se non desiderii: ma anche questi sono
tuoi. - Mia sposa amata, scuola sublime di sofferenza e di scien-za divina! Consenti al mondo di venire a te per imparare: che
impari in te l'arte di ben soffrire, di amare follemente e di servirmi con tutta la sapienza. Io sono mendico; non ti dico come alla
Samaritana Sapessi chi ti chiede da bere perch tu lo sai; Io sono Ges, il mendico di amore, il preferito del tuo cuore. Ma ti
dico Se sapessi il valore della tua sofferenza! . Vengo a chiedertela, sono mendico di essa: dammela per le anime. - ... (diario,
6-1-1950).
Mio buon padre [Pinho], ... Soffro tanto, soffro immensamente. tanto grande la mia sofferenza che mi sento tutta dilacerata nel
corpo e nel-l'anima: questo dolore giunge fino a Dio. La stessa lancia che ferisce il Cuore divino di Ges sem-bra ferire anche il
mio. II Suo dolore mio, il mio Suo; siamo due nella stessa sofferenza, nella stessa unione, come in uno solo. Come pu Dio
unirsi a me? Come pu la purezza per es-senza, la vita senza fine unirsi alla pi grande immondezza, alla morte eterna? Mio Dio,
non lo posso neppure pensare! O padre mio, se potesse udire il grido doloroso del mio cuore e della mia anima, ne proverebbe
timore: un grido che non emetto io, esce da me e non sono io [ad emetterlo], assomiglia al grido di Ges sul Calvario. Sono
disanimata per non sapere dire nulla... Mi pare che se anche tutto il mondo parlasse non direbbe ci che io ho necessit di dire; la
mia ignoranza muta; po-vera me!... Il Cardinale [Cerejeira patriarca di Lisbona] mi manda a dire varie cose, infondendomi fiducia:
che circa la mia vita non sono ingannata, come tanto mi sembra; che preghi per lui, che egli pure prega per me e che tutti i giorni
nella santa Messa mi offre al Signore; e altre cose belle che io non so dire. Da Roma ho ricevuto da d. Umberto una cartolina
illu-strata con la fotografia del Santo Padre a braccia aperte e occhi al cielo. C'era scritto cos: "Sono stato ricevuto dal Santo
Padre e gli ho chiesto una benedizione speciale per lei, dopo avergli raccontato qualcosa della sua vita. Egli, aprendo le braccia
affettuosamente ed in preghiera, ha detto: - S, s! Non una ma tutte le benedizioni a quella cara figliola - e ha aggiunto - Anche a
tutti i suoi cari e a coloro che la attorniano. -". Rimasi contenta e l'apprezzai pi che una somma di mi-lioni... (lettera a p. Pinho,
9-1-1950).
Mio caro dolore! Non ne posso pi, ma ti voglio!
...O mio Dio, voglio fare la tua divina Volont, ma con quale sacrificio detto queste parole! Sento come se il mio sangue fosse
l'inchiostro ed il cuore la penna; il grande sforzo che io faccio pare strapparmi tutte le vene del corpo. L'ob-bedienza, l'amore a
Ges, sono superiori a tutto questo. Ma la morte regna e l'ignoranza tace: non so parlare.
Il cuore, l'anima piangono, sono dilacerati: il dolore pun-gente. Mio Ges, come si pu soffrire tanto, e per di pi una sofferenza
morta, senza valore, almeno secondo me? ci che io sento: in me nulla ha valore, n vita. Io non posso sostenere la vita, questa
vita che non mia, n sopportare il mondo. Non so cosa sento: ho in me un potere superiore al mondo: pu punirlo e castigarlo.
Sembra che stia per farlo ad ogni momento; non so quale forza trat-tiene questo potere: non castiga, indietreggia, rimane come se
gli cadessero le braccia senza potersi muovere per castigarlo. Questo potere ha occhi tenerissimi, guarda il mondo con
com-passione. Ed io sono sempre il veleno, la rovina di tutta l'umanit. Mio Dio, mio Dio, che sentimenti tanto differenti; e tutto
questo avviene in me!... (diario, 13-1-1950).
... Tutto il mondo caduto su di me: che peso schiac-ciante! La giustizia divina caduta sul mondo, ed insieme al mondo mi
annienta e sgomenta. Sono come nel pi profon-do della terra con tutto questo peso su di me. I miei gemiti e tutto il mio dolore si
immergono nelle te-nebre e nel silenzio della morte; e l finisce tutto; non ho nulla da offrire a Ges. Che tormento!... Ma queste
tenebre mi mostrano tanta corruzione, tanti vizi, tanti crimini... Questa immensit di crimini and a ferire ci che vi di pi delicato,
di pi puro e santo: il Cuore di Ges. un tormento insopportabile; non posso consentire una cosa simile e non posso impedire il
peccato, offesa contro il Cielo. Che fare, o Ges? Che fare se non confidare in Te e ripeterti sempre: - Sono la Tua vittima - ? ... Invita, figlia mia, le anime ad amare il mio divin Cuore, ad avvicinarsi con amore all'Eucarestia e ad amare il Cuore della Madre mia
benedetta; chi lo far con retta inten-zione, con amore puro, non corre pericolo di perdersi: pro-metto loro la salvezza... - ... (diario,
20-1-1950).
... Vorrei dire tante e svariate cose, ma non so. Sono la pi grande ignorante che il mondo ha veduto. Parlate voi, Angeli e
Cherubini, parlate della grandezza dell'amore di Ges e di Mammina; mostrate quanto i Loro divini Cuori ci amano e desiderano
essere da noi corrisposti! L'amore, l'amore! Quanto amore vorrei avere per amare! Parlate voi, o martiri, per me! Mostrate quanto
costa la sofferenza, ma quanto valore ha per Ges se sopportata con rassegnazione ed amore! O dolore, mio caro dolore! Io non
ne posso pi, ma ti voglio; non posso lasciarti! Senza di te non avrei vita, non saprei vivere sulla terra... (diario, 3-2-1950).
153

Mi sento continuamente battuta come la castagna nel riccio e le olive sull'ulivo [quando vengono bacchiate]. Mio Dio, che
spaventose sofferenze, e quanto ancora pi spaventoso per me il doverne parlare! Mi piacerebbe s soffrire, ma tanto in silenzio,
tanto nascosta che nessuno lo potesse scoprire: soffrire per Ges, per le anime, ma che proprio solo Ges fosse a conoscenza del
mio martirio. Mi vergogno di parlare tanto del mio soffrire, bench non sia un lamento, essendo causato dall'obbedienza. Sono
tanto piena di sofferenza: sento come se il mio dolore sia esteso sul mondo intero e arrivi al Cielo... Mi sento sfinita, proprio sfi-nita.
Invoco tutto il Cielo; lo invoco di venirmi in aiuto. La mia stanchezza nella sofferenza mi porta alla morte; io sono gi morta e
scorgo avvicinarsi un'altra morte: viene a grandi passi cadenzati e viene diritta verso di me a ferirmi come saetta di fuoco. Mio
Ges, cosa stato del mio passato, di quanto ho sofferto, del poco bene compiuto? Tutto morto, mio Dio; morto tutto e morir
sempre; vive solo il dolore e appaiono soltanto le mie tremende malvagit. Che veleno, che male co-munico al mondo! Quale ferita
io causo a Ges!... Le mie forze non mi aiutano; enorme il sacrificio della obbedienza [a dettare] ... La mia ignoranza mi appare
viva-mente, copre la luce del mio spirito e la mia scarsa intelligenza non mi permette di dire nulla; ma voglio amare il mio Ges...
(diario, 10-2-1950).
Siamo stati crocifissi sulla stessa croce (Momenti della Passione)
... Io non so, ma sento da alcuni giorni come se fossi sul-le fiamme dell'inferno, anche se per ora non vi sono caduta. un orrore.
Mi pare che in quelle fiamme ardano la mia anima ed il mio corpo con tutti i sensi. in quelle fiamme che si estingue
completamente la grave e grande cattiveria che ciascuno racchiude in s. La mia ignoranza non sa dire altro di questo tormento
terribile. Quando non sono in queste fiamme, sento che continuo ad avvelenare il mondo con il veleno dei sensi stessi...
E cos vado soffrendo giorno e notte, nelle mie torri mo-ribonde. Ho avuto tanto da soffrire e nulla da dare al mio Ges. Ieri soffrii
molto nel corpo e nell'anima... Ero nell'Orto... Oggi, sempre in un mare di dolori, ho percorso il Calva-rio senza un lamento... Siamo
stati crocifissi sulla stessa croce come fossimo uno solo... Le Sue lacrime di sangue scorrevano sul mio viso... Mi hanno
accompagnato sofferenze di ogni specie fino al mo-mento in cui Ges spirato... Poco dopo Ges mi ha fatto sentire nel cuore la
sua di-vina Presenza... Molto unita al suo divin Cuore ho ricevuto onde di fuoco del Suo amore. Che dolcezza deliziosa! In Lui
sono rimasta tutta confortata.
- O mio Ges, come il dolore costa, cos il Tuo amore rende tutto soave, d forza per tutto. - Dammi il tuo dolore, figlia mia! Il
mondo si perde: dammi il tuo dolore. Il martirio dell'inferno che hai soppor-tato per impedire che le anime vi cadano
eternamente... Chiama i peccatori a Me: li voglio, li voglio! (dia-rio, 17-2-1950).
Ges, aiutami, se con questo [diario] Ti do gloria. Ho bisogno di un miracolo per fare l'obbedienza di dire ci che avviene nella mia
anima... La mia orazione vocale stata ben poca [durante la set-timana], ma il mio spirito nelle fiamme della sofferenza non si
disgiunto da Ges... [Dicevo:] O Ges, o Mammina, sono qui per soffrire e compiere la vostra volont; sono la vostra vittima . Al
tempo stesso ricordavo a Ges tutto e tutti. Sia benedetto il Signore che ha tanto da darmi e che mi ha scelta per la sofferenza.
Provo una grande pena per non essere pura in tutto il mio vivere, per non usare della carit di Ges come dovrei, per non
compiere in tutto e per tutti la sua divina Volont. Co-nosco bene la mia miseria; ed tanto grande che mi spaventa; conosco bene
il mio nulla e la mia vita senza vita che non d nulla al mio Ges... Sono veleno senza rimedio: do a tutti la morte. La mia anima
vede la mortalit che con questo veleno do a tutta l'u-manit. E la morte viene diritta verso di me: la vedo gi pi vicina e mi viene
diritta al cuore per togliergli la vita. Il fuoco delle mie torri, sovente, pare che si spenga; mi-naccia la fine della sua esistenza...
Soffro molto, indicibilmente, per non sentire n coraggio n forza per soffrire. un nuovo martirio tormentoso. ... Ieri, sul far della
sera, rimasi avvolta in una notte tene-brosa e tristissima; sentii come se tutto ci mi accompagnasse gi da molti anni. Mi spavent
quella visione pregnante di tutto ci che era dolore.
Venuta la notte, sul terreno dell'Orto si alz un mare immenso, le sue onde sbattevano contro di me; investita, caddi sulla terra
immonda e macchiata: tutte le macchie erano mie. Tremavo di sgomento e mi pareva che tremasse tutto il suolo. Lo bagnai con il
sudore di sangue. Vidi Ges che ne era in-zuppato; soffrii con Lui, Lo accompagnai, ma senza pi vederlo. Durante la notte del
mio martirio andai pi volte a cer-carlo; non Lo trovai n Lo sentii; soffrii con Lui, che rimase sempre occulto. Questa mattina ho
udito che mi invitava ad accompagnarlo: - Vieni, figlia mia, soffri con Me, non lasciarmi solo. - Da allora non so quale legame ha
vincolato il mio povero cuore al Suo: non L'ho pi potuto lasciare: L'ho accompa-gnato ai tribunali e per tutte le vie dell'amarezza;
portavo con Lui la croce ma in modo che mi pareva di essere io a sottopormi ad essa, e non gli uomini a collocarla sulle mie spalle:
non era una imposizione esterna, ma la mia volont della croce, la mia sete di sofferenza. Che mare continuo di dolore nell'anima
e nel corpo! Sul Calvario ho sentito come se fossi io stessa a collo-carmi sul legno e a stendere mani e piedi per essere crocifisso.
Era un abbraccio eterno alla croce, all'opera di redenzione... Nell'ansia di darmi interamente nell'amore pi puro ed intenso,
giunto il momento di dare la vita... Presto venuto Ges con la sua Vita: - Figlia mia, il posto della vittima sulla croce: quanto
maggiore la sua sofferenza, tanto pi la rendo simile a Me e maggiore il segno del mio infinito amore. Ti amo; ti ho scelta
vittima per il pi alto grado. O quanto sublime e nobile la tua missione! Soffri contenta per mio amore, chiedimi ci che desideri: ti

154

faccio grande e potente. - Di mano in mano che Ges parlava, il mio spirito si oscu-rava sempre di pi: mi pareva non fossi io ad
udirlo; non Lo comprendevo neppure. - O Ges, guarda lo stato della mia anima: per tuo amore! - Figlia mia, il buon apprendista cos: fedele al suo maestro, non guarda i propri gusti, si preoccupa soltanto de-gli ordini di chi lo
ha istruito... Voglio che sia cos il tuo vivere: cos che mi piaci e mi consoli: fai la mia volont e salvi le anime. Vieni qui a riposare
in Me, vieni al mio divin Cuore a prendere balsamo per il tuo... - Raggi di sole usciti dalla piaga del suo Cuore sono penetrati nel
mio: mi sono sentita rimescolare dentro; a poco a poco mi sono sentita un'altra, piena di luce e di vita; il dolore del cuore
scomparso. Non so, ma mi pare di essermi addormentata. Mi ha risvegliata Ges: - Mia figlia, ti voglio pi forte per darti pi dolore;
va' coraggiosa alla tua croce. Vorrei che la tua vita raggiungesse gi tutte le anime. La vita della di-scepola assomiglia a quella del
Maestro. Vorrei che tutti ve-dessero nella tua vita la fedelt alla grazia, l'immenso amore alla croce e alle anime. Vorrei che tutto il
mondo sapesse che in questo calvario continua la mia opera di rendenzione, di salvezza. - Mentre Ges parlava, vedevo come se
presentasse agli occhi degli uomini un non so che di scritto [che teneva] nelle sue divine Mani, come fosse un libro. Ho visto e
compreso la sua ansiet di diffonderne la lettura.
- Ges, senza di Te sono nulla, con Te sar tutto. Sono sempre la tua vittima. - ... (diario, 24-3-1950).
Il mondo in tenebre e in tenebre spaventose la mia anima. Essa vede che il peccato fu la causa di queste tenebre e del
disordine di tutta l'umanit peccatrice. Io non posso guardare il mondo; sento e vedo con l'anima che neppure Ges lo pu
guardare e lo fugge sgomento: fugge perch espulso dai cuori, fugge perch da loro crudelmente ferito. La mia anima vede di
pi: vede l'Eterno Padre scaricare su tutto questo la Sua infinita giustizia. Parlate, o Cieli, dite ci che la mia ignoranza non sa dire!
Mostrate al mondo la gravit del peccato, ci che un'offesa fatta alla maest di Dio e ci che il rigore della Sua giustizia. Io
vorrei dir tutto, ma non so: che triste ignoranza!
Il mio cuore non ha forza per resistere a questa infinit di dolore. Vengo meno, cado, muoio sotto il peso veramente schiacciante;
non mi muovo, non mi sollevo davvero verso Dio... (diario, 3-3-1950).
La tua vita pu essere compresa solo da anime di profonda vita interiore
... La mia vita, o Ges, la mia vita che tormento! Accet-talo, offrilo all'Eterno Padre...
venuto Ges...: - Vieni, figlia mia, rialzati, entra nel mio Cuore e riposa; prendi conforto... Il tuo cuore necessita di nuova vita. - ...
Io sapevo che stavo in Lui, ma non avevo luce e soffrivo un dolore profondissimo nel cuore. - Vedi come soffro, Ges: per Tuo
amore. Vedi che non ho nulla da darti perch non mio il dolore... - In questo momento stavo come abbracciata al Cuore del mio
Signore e sentivo un fuoco tanto ardente che mi ha in-cendiata tutta: lo spirito si illuminato... Sono rimasta im-mersa nell'amore di
Ges. E allora Gli ho detto: - Ora so che Tu mi ami e io Ti amo; so che soffro e che ho il dolore da offrirti... - Mia figlia, ti voglio nel
dolore senza luce, ti voglio nella morte, ti voglio immersa in un mare di sofferenza a na-vigare sempre senza che tu veda il porto
della salvezza. Solo cos conquisti le anime, milioni di anime per Me. La tua sofferenza di sentirti senza vita scuote le anime
addormentate nel peccato e prossime a perdersi eternamente. - In questo momento ho visto l'inferno aperto con fiamme
spaventose; ho sentito ruggiti e grida disperate. Ho esclamato: - Mio Ges, fa' che non vi cadano pi anime. Io soffro vo-lentieri ci
che Ti piace e per il tempo che vuoi; e, se ac-cetti, soffro contenta finch durer il mondo, fino a che sulla terra vi saranno anime
da salvare. - cessata questa visione tormentosa ed io ho continuato ad essere con Ges.
- O eroina, o vincitrice, o innamorata dell'Eucarestia e delle anime! Coraggio, vanne alla conquista! - Unita a Ges, nel ricevere il
Suo amore, ho cominciato a non sentirmi soddisfatta: sentivo fastidio, volevo fuggirgli. - O mio Ges, cosa questo? Mi pare di
voler lasciarti! - Permetto questo per mostrarti ci che sono le anime e la necessit che ho di anime vittime, anime forti. Vi sono
molte che mi amano quanto sentono delizie e sono da Me ac-carezzate; quando do loro sofferenze e le abbandono alle te-nebre,
Mi fuggono, Mi disprezzano, non vogliono saperne di Me. Dammi il tuo dolore; vedi quanto soffre il mio Cuore di Sposo e di Padre.
Ricevi una goccia del mio sangue: ti d nuova vita. La vita che vivi, vita delle pi alte meraviglie, pu essere vera-mente compresa
soltanto da alcune anime di grande e profonda vita interiore, da anime veramente mistiche. E sono tanto rare! Il mio Cuore ne
soffre molto... - ... (diario, 10-3-1950).
... [Sul Calvario] Ges morto di dolore, ma ardente di amore: l'ho sentito bene.
Sono passati alcuni momenti in questa separazione di mor-te, poi venuto: - Figlia mia,... gusto in te i cibi saporosi che mi d il tuo
cuore: il tuo dolore che mi fa dimenticare il mio, il tuo amore che Mi consola. Quante cose ricevo da te! - Io, spoglia di tutto, nel
massimo dolore e in un mare di abbandono,... Gli ho detto: - Solo la mia fiducia in Te mi obbliga a credere, a fidarmi di ci che mi
dici. Io non ho dolore n amore da offrirti... - Mia figlia, non mi hai gi dato tutto, il passato, il pre-sente e il futuro? Ho accettato tutto: nulla di ci che puoi avere ti appartiene.
Quel dolore che soffri il dolore che il mondo Mi causa... Se sapessi il bene che fai alle anime! Fai di pi in questo calvario, nel
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letto della tua croce, che migliaia di sacerdoti con la predicazione e con l'assoluzione, in Mio nome, nei confessionali... - (diario, 173-1950).
Otto anni di digiuno affamata di anime (Momenti della Passione)
... Trascorsi ore amare, giorni tristissimi per l'ottavo an-niversario del giorno [27 marzo 1942] in cui ho cessato di alimentarmi.
Riandavo con la mente a tutto: che tristi ricordi! Volevo divorare tutto e introdurre il mondo intero dentro di me: solo cos mi sarei
sentita consolata e soddisfatta. Senza sapere come, volevo il mondo e non potevo guar-darlo; lo volevo e non ero io a volerlo;
sentivo che era Ges con tutto il suo divin Cuore a volerlo, era Lui ad amarlo in-finitamente, mentre allo stesso tempo ne era
saturo e i suoi occhi divini non ne sopportavano la presenza... Potessi parlare di questo, ne avrei da dire fino all'infinito. Parla Tu, o
Ges; parla Tu, o Mammina, per me... (diario, 31-3-1950).
... - Figlia mia, voglio dirti che questo tuo anniversario [inizio del digiuno] un anniversario molto glorioso... La data in cui hai
tralasciato di alimentarti, con tutto il tuo martirio, segnata in Cielo nel Libro divino... Significato profondo! Ti senti sazia da non
poterne pi e hai nostalgia dell'alimento: anch'Io sono sazio dei crimini di tutta l'umanit, eppure bramo possederla, ne sento
nostalgia, ho fame e sete di essa. La tua vita assomiglia alla Mia: tutta questa sofferenza sofferenza della vittima. Confida,
confida, figlia mia... - ... (diario, 1-4-1950).
... Sono giunta al Calvario sfinita, senza vita. Portavo nel cuore un peso immenso. Sono stata crocifissa... Sul Calvario pareva
notte, ma nelle anime vi era pi notte.
Con le mani alzate, Mammina piangeva presso la croce e quasi agonizzava.
Avevo ricevuto fiele e aceto, ma la mia sete persisteva: era sete del cuore, era sete di anime, era sete di dare la vita. Quando
Ges ha alzato gli occhi al cielo, consegnando al Pa-dre il Suo spirito, muoveva a stento le labbra. spirato ed io sono morta con
Lui.
Dopo alcuni momenti venuto portandomi vita e mi ha detto: - Figlia mia, la commemorazione della mia Passione di tristezza e
di lutto; molto presto sar di gioia. Tutte le tue date non possono cessare di essere dolorose e colme di tristezza e di angustie; non
puoi tralasciare di sentire la morte, affinch questa morte sia un alleluja, la tua crocifissione una resurrezione continua. Devi
assomigliare a Me; voglio che tu Mi assomigli in tutto. Infelici coloro che non traggono frutto dal mio Sangue; infelice il mondo che
non trae frutto dalla vita della vittima di questo continuo calvario che si rinnova in te. Coraggio, fi-glia mia: Calvario di salvezza,
croce di vittoria... Confi-da, non dubitare... La tua anima non sentir l'alleluja della Mia resurrezione [ venerd santo], affinch le
anime non soffrano la morte eterna. Di' al mondo il mio dispiacere, le mie tristezze, le mie richieste di preghiera, di penitenza ed
emendazione di vita. Dillo tu e fa' che lo dicano coloro che si prendono cura della tua vita... - ... (diario, 7-4-1950).
Venticinque anni di letto
Come mi aveva predetto Ges, la mia anima non sent la gioia della Resurrezione. Soffrii tanto, orribilmente!... [Per] mi
accompagnarono sempre la pace, la rassegnazio-ne, l'amore a tutto; ripetevo frequentemente: Tutto per Te, o Ges, tutto per le
anime; sono la Tua vittima ... Si avvicinava l'anniversario dei miei 25 anni di letto. Li ricordavo con dolore, non per la sofferenza,
ma per il modo imperfetto con cui avevo sofferto. Sentii il pi grande abban-dono che si possa immaginare, abbandono da parte di
tutte le creature, senza nessuno in mio favore. Abbracciata al mio crocifisso ripetevo: Ges, solo Ges . ... A celebrare le nozze
d'argento della mia degenza ebbi la S. Messa nella mia cameretta: fu molto solenne, con una bella omelia sulla sofferenza. Vi
furono prima spine e poi rose. Feci la stessa accoglienza a queste e a quelle: ero indifferente a tutto. Quando ero ferita dicevo a
Ges: - Voglio celebrare que-sta data nella Tua volont, sia nella umiliazione, sia nella gioia. - E alla fine vi fu gioia, molta gioia,
ma non per me. Ges permise che un velo di morte coprisse, tutto. Sorridevo, mi mostravo gioiosa, ma la mia gioia era soltanto
per conformit alla volont di Ges. Mentre gli altri gioivano, la mia anima andava accompagnando Ges nei tribunali e con Lui nel
cam-mino al Calvario portava la croce... (diario, 14-4-1950).
... La vittima di Ges, vittima fedele, non ha altra pre-occupazione se non di fare la volont del suo Signore: l'a-more alla
perfezione sta in questo. Io venni al mondo, figlia mia, e cercai soltanto la gloria del Padre mio e di compiere la Sua volont.
una missione sublime quella che ti scelsi: ti mandai al mondo per continuare in te la mia opera salvatrice; questa una grande
verit, verit di un Dio onnipotente che non si inganna n pu ingannare. Confida, figlia mia... - Scomparve per me ogni luce e mi
rimase nel cuore un dolore mortale. - O Ges, che oscurit, che dolore nel mio cuore! - l'oscurit del peccato, il dolore che mi
causano i peccatori; sono un Padre stanco di chiedere ai figli amore, penitenza, preghiera, emendazione di vita... - ... (diario, 214-1950).
Si spreca in vanit mentre vi tanta fame! (Momenti della Passione)
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... [Nell'Orto] vidi i soldati cadere per terra e udii Ges dire: - Ve l'ho gi detto che sono Io: se cercate Me, ec-comi qui. - Fu legato
e condotto ai tribunali. Lo accompagnai. Stamane ho veduto la colonna e la catena con cui fu legato per essere flagellato.
Dopo la condanna a morte, sono andata con Lui verso il Calvario; con Lui ho portato la croce. Non so come ho potuto mettere nel
cuore il mondo intero: lo portavo come il maggior tesoro, lo amavo tanto ed egli era ingrato verso di me; vedevo che mi coronava di
spine, mi fla-gellava, mi crocifiggeva; era lui a farmi spargere il sangue fino all'ultima goccia. Ciononostante non cessavo di amarlo,
di abbrac-ciarlo in un abbraccio eterno per consegnarlo all'Eterno Padre. Il dolore era immenso; le attenzioni e l'amore erano
infiniti. Inchiodata sulla croce, ho continuato o, per meglio dire, Ges ha continuato a vigilare su quel tesoro che aveva nel suo
Cuore divino. Io sentivo e vedevo Ges mentre contemplava il mondo, ansioso di dargli tutta la grazia e la bellezza: solo con la
Sua morte sarebbe stata completata l'opera. L'agonia di Ges aumentava, il Sangue scorreva da tutte le piaghe; Egli fissava
sempre il suo tesoro che si abbelliva ognor pi, assetato di farlo pi suo e di consegnarlo al Padre sempre pi bello. Il mio Ges mi
ha fatto sentire tutto questo che dico e lo ha impresso nel mio cuore in modo indelebile. Ho udito la sua Voce divina che diceva:
Consummatum est, tutto compiuto. Padre, nelle Tue mani affido il mio Spirito . La mia anima, senza Ges, rimasta come in un
deserto, nella maggior desolazione. Egli venuto senza indugio e mi ha chiamata: - Figlia mia, Io sono la Vita, vivi di Me; Io sono il
cammino, segui-mi senza luce, nel dolore, senza vita... - (diario, 28-4-1950).
... Era gi notte avanzata ed io sentii come se Qualcuno mi prendesse per mano e mi guidasse verso l'Orto. Giunta col, sentii che
Ges un il suo Volto divino al mio, fece s che con Lui mi prostrassi per terra e mi disse: - ben duro questo suolo; per i cuori
sono molto pi duri: aiutami a penetrare in essi, soffri con Me. - L sudai sangue con Ges, ebbi con Lui la visione del grande
casco di spine collocato sul mio capo; con Lui fui messa in croce: sentii che i miei chiodi ci trapassavano entrambi. Un Cuore, ma
non era il mio, ardeva in fiamme; questo fuoco splendeva nel martirio. Liberata dalla croce, sentii e vidi con l'anima Ges morto
nelle braccia di Mammina: le braccia inerti pendevano nel mio grembo. Io parevo Ges morto e parevo Mammina con Lui; ci
che sentii. Termin il mio Orto con l'anticipo di tutti i dolori... Questa mattina sono andata al Calvario... Dopo la morte, Ges mi ha
parlato: - ...Vengo a chie-derti ci che in mio nome venne a chiedere a Fatima la mia Madre benedetta: penitenza, preghiera,
emendamento di vita... Dammi il tuo dolore... Lo esigono i peccati di lussuria, le iniquit degli sposi e delle anime pie a Me
consacrate, lo esi-gono le vanit. Perch tanto sperpero? lo posso dire con tutta ragione ci che Giuda disse [circa il profumo
versato dalla Maddalena]: perch tanto sperpero?. Questo sperpero gri-da al Cielo: ci che si spreca in vanit estinguerebbe la
fame a tanti affamati, coprirebbe tanti ignudi. Diffondi, figlia mia, di' al mondo le mie lamentele. - Mio Ges, vuoi che io dica di pi di
quello che ho detto? Io non ho volere, se no, non vorrei dire nulla. Vuoi da me qualcosa oltre il dettare? - No, no, figlia mia; detta
ci che ti dico; lo diffonda chi ha il diritto di farlo. Abbi coraggio ancora un po': verrai presto in cielo... - ... (diario, 5-5-1950).
Prega per il Papa del dolore
... Stamattina, dopo aver ricevuto Ges ho sentito la sua perdita. Mi sono incamminata al Calvario, sempre separata da Lui. La vita
del mio corpo era morta. Sentivo un'altra vita dal-l'alto che era come una calamita per il corpo e lo obbligava a salire al Calvario.
Era in forza di questa vita dall'alto che io mi preoccupavo, soffrivo e lavoravo. A questo punto vorrei dire molto: mi limito al nulla
per-ch non so. Era per quella vita che mi pareva essere disceso dal cielo alla terra; e quella vita era uguale alla mia vita; ed io ero
morte, non avevo vita. Sono giunta in cima alla montagna senza Ges. Sono ri-masta crocifissa senza Ges; ho trascorso le ore
dell'agonia senza Ges. Il mio cuore non sopportava quella perdita perch era per-dita eterna: si aperto sanguinando, ha dato
tutto il sangue; e tanti non ne traggono frutto. Sono spirata senza Ges. Egli non ha tardato ad apparirmi: mi ha dato la sua Vita, la
sua Luce... - Dammi il tuo dolore, figlia mia, dammi la tua ripara-zione; unisciti alle intenzioni e ai voleri del Papa, che sono i miei,
come tu sai. Allo stesso modo che, per mezzo tuo, egli ha soddisfatto i miei divini desideri, cos voglio che tu, nella stessa volont,
soddisfi quelli di lui: soffri, prega con lui. Il mio caro Papa, il mio rappresentante sulla terra! Il Papa del dolore, il Papa dell'agonia, il
Papa della immolazione du-rante tutto il suo regno. Sei stata per lui il mio portavoce; soffri affinch il mondo accolga i suoi desideri,
come egli ha accolto i miei. Che glo-ria, che ricompensa l'attendono... Dammi il tuo dolore, non solo per curare il mio divin Cuore,
ma anche quello della Mia Madre benedetta. Consen-timi di lasciare ancora nel tuo cuore la spada e le spine che hanno ferito il
Suo: sono le bestemmie proferite contro la Re-gina del mondo. Coraggio. - ... (diario, 12-5-1950).
Ero venuto per il Padre. La mia vita era uguale alla sua (Momenti della Passione)
... Non cerco per me onori, lodi, neppure gloria celeste: il mio fine Dio, soltanto Dio; la sua gloria che io cerco; voglio soltanto
amarlo e onorarlo. Ho gi detto che, se mi offrissero il mondo con tutti i suoi onori e ricchezze e con la sottomissione di tutti a me,
a patto che io desistessi un solo momento di amare Ges, anche riamandolo poi con maggiore amore, io non cederei; s, perdere il
mondo con i suoi incanti, perdere gli onori e tutti i poteri, ma amare Ges incessantemente. Oggi dico di pi: se mi offrissero il cielo
per esserne pa-drona a patto di desistere un solo momento di amare Ges, rinuncerei al cielo eternamente: Ges, solamente
Ges, questo l'unico amore che voglio. Per Lui ogni onore e gloria della terra e del cielo... Udii la sua voce divina: - Figlia mia,
luce del mondo, fiore eucaristico,... ascolta la voce del tuo Ges che non si inganna n ti inganna... Tu vivi della vita divina... - Io
ero immersa in un qualcosa che mi dava una pace soa-vissima, pur non avendo luce e pure avendo in cuore un do-lore profondo.
Al termine delle sue parole, vennero da Lui verso di me onde di fuoco soave e confortante. - Ges, Ges, come sei buono! ho
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ricevuto in questo momento la tua luce e con essa scomparso tutto il dolore. - Figlia mia,... in Me, per Me e con Me, ogni dolore
soave, ogni peso lieve. Saziati, confortati, preparati per altro dolore. Dammi riparazione, chiedi al mondo riparazione per il mio
divin Cuore e per quello della Mia Madre benedetta. Chiedi al mondo riparazione per placare la Giustizia divina... - Ges parlava
ancora e gi le mie orecchie udivano tuoni tremendi: il cielo squarciato mandava lingue di fuoco su tutta la terra. - O Ges, non ne
posso pi. Ho paura; mi pare di mo-rire. Mi ricordo di un sogno avuto giorni fa; non vedo dif-ferenza tra quel sogno e questa
visione. - Hai obbedito bene all'ordine che ti fu dato di dettare tutto senza preoccuparti se sogno o realt? Non fu sogno quello
che hai avuto 15 giorni fa: fu la stessa visione che ti ho fatto vedere ora. Sono messaggi che per mezzo tuo invio al mondo. Avvisa
con i tuoi scritti... Non sei tu che parli, ma Ges che parla per bocca tua e attraverso i tuoi scritti. Non apparisci tu, non mostri te
stessa, ma appare la tua vita messa a disposizione di Ges che si diffonder nel mondo intero, servendosi di coloro cui toccata
l'alta missione di farlo. - (diario, 19-5-1950).
... Ho teso a Ges le braccia per accogliere tutto e ad ogni momento quanto Gli piace mandarmi. Solo cos, volendo ci che Egli
vuole e accettando ci che manda e permette, la vita, che sarebbe un inferno, un paradiso. Dio lo vuole, Dio lo manda: accetto.
Il cuore sanguina, si sgomenta; la volont sorride e ab-braccia tutto ci che viene dal cielo come dono di Ges. Solo cos il dolore
ed il timore di quanto avviene ogni momento hanno attrazioni, dnno gioie e dolcezze. ... Ieri, gioved, per tutto il giorno la mia
anima piange-va: non erano lacrime di un giorno, ma di una vita intera. Io sorridevo a tutto, sorridevo alla vita come se ignorassi
quelle lacrime, ma esse cadevano e io le sentivo vivamente ca-dere. Trattavo di tutte le cose e il mio pensiero era sempre
nell'Orto. Camminavo da ogni parte e il mio cuore viveva sem-pre l. Non valeva la pena di preannunciare [agli apostoli] quelle
sofferenze: non sarei stata compresa. La mia vita era collegata all'Eterno Padre: io ero venuta per Lui e la mia vita era uguale alla
Sua. Questa vita era separata dalla terra. Sapessi parlare di questo! Sapessi esprimere ci che sento! Ma non so; segno che
Ges non vuole; sono ignorante. Soltanto quando camminavo verso l'Orto e vi entrai vera-mente chiamai a me il mondo, me ne
rivestii e ne assunsi tutta la responsabilit. Fu allora che cadde su di me la giustizia dell'Eterno Padre. Sentii il suo abbandono e
sentii che Egli non era dalla mia parte come lo era stato fino allora. Vidi l'insieme delle sofferenze: agonizzai e il sangue ruppe le
vene, bagnando la terra... (diario, 26-5-1950).
... In tutta la giornata di ieri non potevo sviare il mio spirito dall'Orto: ma, in me, una vita suprema mi addolciva il dolore. Questa vita
aveva in s la visione ed il ricordo di essere disceso alla terra inviata dal Padre; fu la volont ferma e totale di compiere la volont
dell'Altissimo che allegger il dolore di quel giorno, che non pareva di un giorno ma di molti anni. Parlavo, camminavo, lavoravo con
il mondo nel cuore. Sol-tanto a notte il mondo usc da me e rimasi [schiacciata] tra esso ed il suolo dell'Orto, in agonia, a sudar
sangue, trattata crudelmente dal mondo. Fu il mondo intero a schiacciarmi, a lacerarmi con duri colpi e a ferirmi il cuore. ... [Dopo
la morte sul Calvario,] Ges mi ha detto: - Fi-glia mia, quanto pi l'anima si umilia, tanto pi Io la amo e scendo fino a lei. nei
piccoli, nelle anime pure ed umili che lo trovo le mie delizie. Io sono l'Agricoltore divino; lavoro, semino nelle anime le mie grazie, i
tesori infiniti del mio Cuore. Ma queste se-menti germinano in ben pochi cuori! Quasi nessun terreno d a Ges il raccolto
desiderato... O figlia mia, Io voglio essere amato e da te lo sono... Qui [in te] posso seminare; in questo terreno abbondante il
rac-colto: con questo rendimento si salvano le anime a migliaia, a milioni. - - Ah, mio Ges, come potr far germogliare la tua
divina Semente in tutti i cuori freddi e lontani da Te? Povera me! Solo con la Tua grazia lo potr. - Va' a seminare, figlia mia:
semina, coltiva, raccogli per Me. Io voglio le anime; nulla di pi posso fare per loro. - Mio Ges, ma io non so seminare n
raccogliere! Non so portare a Te il frutto del tuo raccolto. - - Lavora, che Io ti aiuter: porr sulle tue labbra le mie parole, nei tuoi
sguardi i miei. Far s che il tuo lavoro sia fecondato e che per mezzo tuo il mio divino Amore sia dato ai cuori e alle anime. Lavora,
mia missionaria, missio-naria dei missionari. Il tuo dolore potente. Darai luce con la luce di Ges... - ... (diario, 2-6-1950).
Non ho nulla e ho tutto: Ges soffre e ama in me
... Circa 15 giorni or sono, durante la notte, un crocifisso che tengo appeso al muro sulla parete di fianco mi apparve nel letto
presso di me: rimasi meravigliata, ma fu cosa di un momento, che poi dimenticai; non ne dissi nulla. Da anni ero solita avere al mio
fianco e soprattutto di notte tra le mie braccia un crocifisso. Avendone ricevuto uno in dono [da p. Pinho], feci ritirare quello che
avevo e tenni con me il nuovo. Alcuni mesi dopo a mia volta lo regalai e chiesi di ri-darmi quello che avevo fatto ritirare. Si
dimenticarono di dar-melo e io ne rimasi senza alcuni giorni, non per mia dimen-ticanza, ma per non importunare i miei. Fu in
questo periodo che apparve al mio fianco il cro-cifisso che stava appeso alla parete. Nella notte dal luned al marted [di questa
settimana] il crocifisso della parete mi riapparve sul petto tra le braccia, sotto le coperte, come se fosse stato posto l. Rimasi
impres-sionata: mi pareva di sognare. Ne parlai con tutta naturalezza ma senza farne cenno negli scritti. Fui poi obbligata [dal
me-dico Azevedo] a descrivere l'accaduto e, per mio maggior tor-mento, a chiederne a Ges il significato. Lo far con vera
ripugnanza: la mia croce. Ges mi perdoni: ecco la mia virt: quanto sono lontana dalla perfezione! ... - O Ges, accetta il mio
sacrificio: lo voglia o no, devo obbedire e chiederti il significato della venuta della Tua immagine crocifissa sul mio petto. - Ges
sorrise dolcemente...: - Voglio che Mi parli senza timore e con tutta semplicit... Il motivo che mi ha indotto a staccarmi dal muro e
a venire a te molto semplice: il crocifisso deve essere sempre unito alla crocifissa... - ... (dia-rio, 16-6-1950).
Mio buon padre [Pinho], ... ho sofferto molto, ma in silenzio, per il grande ritardo della sua lettera. Mi sfogavo soltanto con Ges
e Mammina; non ne parlavo a Deolinda per non causarle dispiacere. Te-mevo assai che ci fossero nuove proibizioni. Quando finir
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tutto questo? Prima che io parta per il cielo? Non voglio pen-sarci, se s o no. Voglio solo pensare all'amore di Ges e di Mammina
ed all'amore per le anime. Voglio soltanto ricordare e compiere totalmente la volont del Signore. Ma, o padre mio, tanto difficile:
devo lottare contando solo su tutta la forza del cielo e le preghiere delle anime buone della terra... spa-ventoso lo stato della mia
anima! La morte distrugge tutte le cose della mia vita prima che nascano. Non ho nulla; sono a mani vuote, spoglia di tutta per
l'eternit. Inutile per me e per il mondo... Voglio il dolore e contemporaneamente ne provo ripugnan-za; l'amo e mi pare di odiarlo:
odio unito all'amore, vita unita alla morte. Vivo, so che vivo, non posso dire di non vivere, ma posso anche dire che sono morta:
morta con ci che passato, passa, e passer in me. Morta, totalmente morta, insieme a tutte le mie cose. Parlo e posso parlare
cos perch non vivo: no, non vivo; la vita che possiedo non mia. Sento che non lo . La morte, s; questa mi appartiene...
Quando insieme alla volont di soffrire per Ges avevo il coraggio e la forza, non costava tanto. Ora, senza coraggio, senza forza,
senza luce e senza vita, o mio Dio, sento come se non mi importasse di Ges n dei suoi colloqui: sono in-differente. Molte volte
mi passa per la mente: vorrei che Ges la finisse di parlarmi. Temo perfino di dispiacergli. Ma Egli sa bene che io non voglio
acconsentire a nulla che Lo offenda, alla pi piccola cosa che Lo rattristi. Lei non si impensierisca per questo stato della mia
anima. La misericordia di Ges per me infinitamente grande. Io sento pace, quella pace che Sua. Non ho nulla e ho tutto: Egli
soffre e ama in me... Il giorno 20 agosto celebrer la prima Messa D. Alberto (lettera a p. Pinho, 20-6-1950).
La croce: albero dei riscatto
... Ieri, verso sera, incominciai a sentire di essere l'albero della vita: ero croce, riscatto, salvezza. Mi vedevo a lavare il mondo con il
mio sangue e l'albero della croce fioriva attor-no a me. Ma subito, una sconfitta: la sconfitta provocata dal male sconfiggeva tutto,
arrivava fino al tronco dell'albero. Le mie vene erano le radici di quel tronco: affinch il tronco non morisse e continuasse a dare la
vita, dovevo continuare a sof-frire e a dare il mio sangue. La sconfitta, la distruzione che la mia anima vide mi port all'agonia: a
rotolarmi sul terreno dell'Orto per l'afflizione e a sudare sangue per offrire cos all'Eterno Padre il calice del-la maggiore
amarezza... Questa mattina, portata da una forza inspiegabile, sono andata al Calvario... Nella mia croce sentivo un indicibile
ab-bandono: solo il mio sangue scorreva. Al momento di spirare, ho sentito di nuovo la presenza di Ges in me: fu Lui a spirare...
In questo momento uscita da Lui una luce che ha illuminato il mondo e ha dato vita all'umanit... - Figlia mia, il mio divino Cuore
fuoco, fuoco che brucia, che consuma; il mio divino Cuore amore, ama e non amato, ama e chiede amore... Voglio amore da
presentare al Mio Eterno Padre e dirgli: Padre, se molti peccatori Mi offendono gravemente, molti cuo-ri Mi amano con amore
generoso, puro, forte e ardente. Voglio dolore da offrire al Padre e dirgli: Padre Mio, ho la riparazione di molte anime vittime per
riparare tutti i crimini... Accetta, o Padre, da' ai figli del mio Sangue la tua misericordia e il tuo perdono... . I rappresentanti della
mia Chiesa non conoscono a fondo le insidie che i seguaci di satana preparano loro. I capi delle nazioni ignorano le insidie e gli
inganni che gli amici e gli inviati del demonio stanno preparando per in-fliggere loro gravi sconfitte.
Dammi il tuo dolore, figlia mia... - ... (diario, 23-6-1950). La mia anima ha pace, ma triste fino a morirne. infi-nita la mia
tristezza, cos come infinito il mio dolore. Il mio cuore non ne pu pi. Possiede un amore infinito che non ricambiato: per
ricompensare tale amore non viene l'amore di cui degno [ma] viene il dolore infinito causa di tristezza infinita: nera ingratitudine
di tutta l'umanit. Chi ama Ges, chi soffre Ges, chi sente dolore e - tristezza infinita Ges: io non sono altro che veleno e
morte, io sono e sar sempre il veleno di tutti i sensi che d la morte non solo a me ma al mondo intero. Signore, chi potr
resistere a tanto dolore? Sento quanto ci ami e non so esprimere questo amore; sento il Tuo dolore infinito e non pongo termine a
tanto male... Se non fossi ignorante, quante cose potrei dire, quante prove potrei dare del grande amore, amore infinito, che Ges
ha per noi! Ma, a vergogna nostra, se non fossi ignorante, quanto potrei dire del dolore pungente, del dolore lacerante del Cuore
divino di Ges e di quello della cara Mammina! Mi dispiace tanto, non saper dire! L'amore di Ges grande come Dio: Egli stesso
amore, tutto amore. Il dolore grande come la terra, ma giunge fina a Lui, potere infinito, grandezza infinita e si trasforma in
do-lore infinito... Ecco ci che io sento: il mondo intero trasformato in un unico pugnale a ferirmi il cuore. Questo dolore passa
attra-verso me, attraverso il mio cuore, ma va a Ges, va al suo divin Cuore. Mio Dio, io non ho forza n coraggio n vita per
soffrire. Ges, per Tuo amore!... (diario, 7-7-1950).
... Ges mi ha detto: - I peccatori non accolgono le mie divine chiamate; non vogliono ricevere il perdono e la mise-ricordia del loro
Padre. - Alzai le mie indegne mani e pregai: - O Ges, ricordati che sono figli tuoi; ricorda al Tuo Eterno Padre che sono co-stati
tutto il tuo preziosissimo Sangue e la vita. O Ges, voglia che alle loro anime sia risparmiato l'inferno e ai corpi il ca-stigo. Voglio
che Tu li perdoni. Non ho detto bene: voglio che ci perdoni: io sono la pi ingrata e la maggiore delle peccatrici.
Per, o Ges, se io potessi inventare nuove penitenze per il mio corpo, nuovi flagelli per riparare tutti i crimini e per tutti coloro che
consegnano il loro corpo ai piaceri! Potresti autorizzarmi, o Ges! Sono la tua vittima: voglio consolarti! - - Non ti autorizzo, figlia
mia! Bastano le sofferenze tor-turanti che Io consento al tuo corpo e alla tua anima! Non puoi soffrire di pi, mia sposa e vittima
amata; il tuo martirio ha raggiunto il culmine... - (diario, 14-7-1950).
Un messaggio accorato di Ges (Momenti della Passione)
... Questa mattina sono andata subito al Calvario. Non so-no stata ai tribunali, ma ho portato la croce; non ho ricevuto i flagelli n
la corona di spine, ma ho sentito tutto il corpo piagato ed il sangue scorrere dal capo come se fossi stata co-ronata di spine...
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Sono spirata con Ges... Poco dopo Egli mi ha parlato: - Ho fame, ho sete, venite a saziarmi: fame, sete di amore che mi
divora il Cuore. Vi dico come in altro tempo, nel mio passaggio sulla terra: Sapeste chi vi chiede da bere! Presso il pozzo della
Samaritana chiesi acqua; oggi alla porta dei cuori lo chiedo amore. Se sapeste chi questo mendico di amore! Ges che chiede
di essere amato. Ho sete di amore, di purezza; ho sete di vittime. - ... (diario, 21-7-1950).
... - Dammi la tua riparazione e ascolta il mio urgente messaggio. Voglio che il Papa, il mio caro rappresentante sulla terra, faccia
al mondo un supremo appello, per mezzo dei suoi vescovi. Ges che chiama, Ges che chiede, il Padre che vuole
perdonare ai figli e racchiuderli nel suo Cuore: orazione, penitenza, rinnovamento di vita, vita nuova, vita pura. Il mondo, o figlia
mia, il mondo non sa quello che lo aspetta... Si uniscano in preghiera le anime pie; si avvicinino al Tabernacolo le anime che Mi
amano: da loro voglio amore, preghiere fervorose, ardente e continua riparazione... Voglio che i governi pongano termine a tanta
immora-lit e corruzione... Affrettati a diffondere il messaggio accorato di Ges. L'umanit fervorosa si prostri davanti all'immagine
della Regina del cielo e della terra e Le chieda di essere ancora una volta Regina della pace, Signora della vittoria. - O Ges, sono
confusa. Far ci che comandi, ma temo che non mi credano. - Anche a Me molti non credettero e molti non mi ri-conobbero pur sapendomi risuscitato e glorioso... - ... (diario, 28-7-1950).
Oggi non dico nulla dei sentimenti della mia anima: non posso. In quale martirio mi trovo!... Le sofferenze dell'anima sono state pi
lievi; quelle del corpo sono state e sono indicibili. Ges venuto ad addolcir-mele un po' con la Sua divina presenza... - Vieni, figlia
mia, a riposare nel mio divin Cuore,... rinnova le forze perdute per il dolore inaudito, per il penoso martirio che ti ha con-sumata... ... (diario, 4-8-1950).
Non posso ancora raccontare le cose della mia anima: mi mancano le forze. Non dubito che fu una grande grazia del cielo l'aver
potuto dire quel poco che ho detto. Ho ricevuto un regalo dal cielo. Il mio martirio fisico era enorme; Ges non ha permesso che
quel dono mi fosse di gioia e di consolazione, ma stato ugualmente un dono e una. prova dell'amore di Ges. Mi stato di
conforto all'anima; ho ringraziato Ges della visita. Egli conforta sempre chi spera e confida in Lui. Ho trascorso i miei giorni a
soffrire orribilmente non di-cendo se non: Ges, per Tuo amore, tutto per Te, tutto ri-volto a Te: si faccia in me secondo la Tua
volont... (dia-rio, 11-8-1950).
... Quando camminavo dal locale della cena verso l'Orto, - sentivo come se portassi nel mio cuore la Mammina addolo-rata, come
in altro tempo Ella aveva portato Ges nel Suo purissimo grembo. Il mio cuore era il tabernacolo che La accoglieva con tutti i suoi
dolori, come Ella era stata il tabernacolo che aveva accolto Ges con la sua vita divina e umana. Con quale rac-coglimento io La
portavo! Quanto potrei dire in proposito se la mia ignoranza non me lo impedisse... Stamane sono andata verso il Calvario e
sempre con Mam-mina piangente nel mio cuore. Le sue lacrime scorrevano den-tro di me...
Il peso della croce gravava sulle mie spalle e su quelle di Ges. L'ho sentito bene: camminavamo insieme... Inchiodata sulla croce,
Ges continuava ad essere con me. Il Suo Sangue scorreva abbondante e mi pareva che scorresse anche dal mio corpo. Con
Ges vedevo tutte le sofferenze e la ingratitudine del mondo. Soffrivo grandi umiliazioni da par-te del popolo che mi attorniava,
aumentando la sofferenza del mio Calvario.
Sono spirata con Ges. La nostra separazione stata breve. Egli si unito nuovamente a me e ha detto: - Guardate e vedete se vi
dolore uguale al mio dolore. Guardate e ve-dete ed accogliete la richiesta di Ges. Figlia mia, sei porta-voce di Ges; guarda il
mio Cuore e di' al mondo come Io sono ferito... - Ho veduto il Cuore di Ges: era squarciato. Con le sue Mani santissime lo
estrasse dal petto e io alzai verso di Lui le mie mani dicendo: - Mio Ges, vorrei mani pure come seta bianca per ricevere il tuo
Cuore amantissimo; non sono degna di toccarti, ma vedi le ansie di grazia, di purezza, di darti riparazione; fa' che questo mio
cuore freddo Ti ami. O Ges mio misericordiosissimo, perch Ti sei lasciato fe-rire cos? Non consentirlo pi. Mentre parlavo Ges
colloc il suo divin Cuore nelle mie mani. Che tesoro ricchissimo, che tesoro infinito! Lo strinsi al mio petto. Ero pazza di volerlo
amare e pi pazza rimasi di dolore quando potei vedere cos da vicino il Cuore del mio Signore. Non solo era aperto da cima a
fondo, ma tutto co-perto di spine, di frecce, e con una lancia infissa. - Lascia, o Ges, che io tolga da questo Cuore aman-tissimo
tutto quanto Ti ferisce... - (diario, 18-8-1950).
Dovevo riconciliare il Cielo e la terra (Momenti della Passione)
... Questa mattina sono andata verso il Calvario... La tri-stezza era mortale; il cuore pulsava, ardeva d'amore, aveva ansie di
giungere alla fine del viaggio per dare la vita... ardeva e aveva ansia di comunicare a tutti i cuori quel fuoco d'amore... Issata la
croce, mi pareva di avere in essa soltanto il cuore, che continuava ad avere un amore tanto forte da formare catene che lo
legavano alla croce e possedeva radici che ge-neravano radici per consolidare lo stesso legno della croce. Solo verso la fine
dell'agonia ho sentito che stava sulla croce tutto il mio corpo, impresso interamente nel Corpo Santissimo di Ges. Il suo divin
Cuore gridava entro il mio al Suo Eter-no Padre con un grido dolorosissimo. In quel momento ho sentito che ero una sola cosa con
il Padre e possedevo la Vita del Padre. Mentre provavo questi sentimenti, ho sentito la separazione di Ges. Passati alcuni
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momenti di morte, mi sono sentita im-mersa in un mare infinito e possedevo una vita, un cuore di una grandezza infinita. Oh, come
ero grande io, senza essere io! Il tempo si prolungato in questa immersione confor-tatrice... In unione con Ges, immersa nel suo
Amore infinito, con un dolore mortale nel cuore, non ho potuto resistere e mi sono lamentata con Ges: - Che dolore questo?
insopportabile! Se non fossi con Te, non resisterei. Che devo fare? - Soffrire per Me! Confidare in Me, figlia cara. Il dolore che provi
quello che poco fa ho fatto passare dal Mio al tuo cuore. Nascondilo il pi possibile all'ombra del tuo sorriso. Qualche volta per la
sua violenza trasparir; ma non preoc-cuparti: sono Io a volerlo e a permetterlo. Voglio mostrarlo al mondo e testimoniare la mia
Vita divina in te... - (diario, 25-5-1950).
... Ieri gioved fu doloroso, ma non per la visione dell'Or-to; non l'ho avuta quasi mai durante la giornata. Avevo il mio dolore come
gli altri giorni: quel dolore infinito, superiore alle mie forze, ma che Ges ha sempre vinto in me; ma non avevo quello che Lo
torment nell'Orto degli ulivi. Soltanto a notte incominciai a sentire vivamente nell'ani-ma la rivolta del Cielo contro la terra. Io
dovevo riconciliarli, dovevo essere riconciliato ed allo stesso tempo dare nuova vita. Io ero corruzione e dovevo con il mio sangue
cancellare la stessa corruzione. Io ero niente ma contemporaneamente stavo nelle altezze: avevo la vita stessa di Dio, ero la Sua
stessa giustizia. Tutto questo mi fece soffrire moltissimo e mi tra-sport nell'Orto... Immersa nel mare del mio martirio passai la
notte il pi possibile unita a Lui... Questa mattina, rinforzata dalla santa Comunione, riscaldata un poco dal fuoco di Ges, ho
percorso con Lui il Calvario... (diario, 1-9-1950).
... Ho avuto la grande grazia di avere nuovamente la cele-brazione della Santa Messa nella mia cameretta. Dico gra-zia perch
l'atto pi grande e santo, non perch abbia provato gioia n consolazione: Ges ha permesso soltanto che il cuore e l'anima mia
ne avessero conforto e pace... Mi pareva di non sapervi partecipare, di non accompa-gnare i passi di Ges; per, anche cos, sono
vissuta fuori di me, immersa non so in che cosa: era un abisso infinito che mi dava forza e coraggio affinch l'anima ed il cuore
vivessero. Quando feci la Comunione, nello stesso istante che Ges scese in me, rimasi maggiormente immersa in quell'abisso
in-finito che si illumin di nuova luce.
Subito la voce di Ges si fece sentire chiaramente: - Fi-glia mia, amami, amami sempre nella tua croce; mio il tuo cuore...
Confida: fui Io che scelsi la tua vita, che tracciai i tuoi sentieri pieni di spine... Di' al tuo medico che ricevetti dal suo primogenito
l'onore e la gloria che il mio Cuore ambiva, digli che continuo a ve-gliare la sua aiuola fiorita e che non tema per la sua
voca-zione... - ... (diario, 2-9-1950, dettato il 5-9-1950).
Mi resta la fiducia in Ges e Mammina (Momenti della Passione)
Mi sento abbandonata e mi abbandono nelle braccia di Mammina; mi sento morta, senza luce e senza guida e mi af-fido a Lei. E
cos cammino per i neri sentieri, spinosi e diffi-cili, tracciatimi dalla Provvidenza. In questo abbandono di-venta pi soave il mio
penoso vivere. Quando soffro per la morte che sento in me, dico: Mam-mina la mia vita ; quando non ho luce n forza per
sof-frire, ripeto: Mammina luce, Mammina forza ! Quando sento che tutta la mia vita un inganno e sento me stessa come
tale, mormoro: Non mi preoccupo: Mammina non si inganna, Ella verit . In tutto vado ripetendo la stessa cosa: voglio ci che
Mammina vuole. Vado dove Ella andr seguendo Ges... (diario, 15-9-1950).
Si spento in me il fuoco divino di Ges. Mi resta la fi-ducia; mi sono affidata alle braccia di Ges e di Mammina e cos continuo a
camminare. Ella ama per me; Ges deve amarsi da s e accettare questo amore come fosse mio... [Sul Calvario] non ho avuto il
sentimento n la visione della morte di Ges, ma ho sentito come fosse morto in me ed io in Lui nelle braccia di Mammina.
Eravamo un solo cor-po, un solo cadavere.
Le lacrime della cara Mammina cadevano sul mio volto; le sentivo e le vedevo scivolare sulle mie guance. Dolore tor-mentoso,
inesprimibile! Volevo consolarla ed abbracciarla ma non potevo. Allora Ges, non pi morto, ma vivo al mio fianco, mi ha detto: Figlia mia, le lacrime della Madre mia Santissima sono simili a quelle che Ella sparse su di Me sul Calvario. Oggi non piange per il
Figlio morto tra le sue braccia, ma piange perch vede in tutta l'umanit molti figli morti per il peccato... Dammi il tuo dolore, ripara i
nostri Cuori tanto feriti... (diario, 22-9-1950).
... Non voglio mostrare che soffro perch abbiano compas-sione di me, ma voglio fare la volont di Dio. E se tutto questo ne fa
parte, voglio farla a qualsiasi costo. Talvolta penso di chiedere di essere dispensata dal dettare le mie cose, ma non voglio fuggire
la croce. E cos, con grande sforzo su me stessa, mi vinco e vado soffrendo in silenzio e all'ora fissata. nella mia ignoranza, perch
non ho altra cosa, detto le torture che l'anima mia attraversa. Quegli sguardi che sento in me, di cui non parlo da molto tempo,
sguardi infiniti che si estendono a tutto il mondo ed arrivano dappertutto, non sopportano pi la rovina delle ani-me, la mia miseria
umana. Questa visione mi causa al cuore un dolore insopportabile, dolore indicibile perch rasenta l'infinito. Mio Dio, non sop-porto
di pi: vinci Tu, Ges, sopporta Tu il dolore che mi consuma... [Dopo la Passione], ho udito Ges dirmi: - Voglio dare il Cielo alle
anime ed esse lo ricusano: fuggono per cammini errati, per i sentieri della perdizione eterna... - Ges sospirava con profondo
dolore e dai suoi occhi divini cadevano abbondanti lacrime. Ho alzato verso di Lui le mani e gli occhi e Gli ho detto: - Ges, non
piangere; io non posso vederti piangere; vo-glio piangere con Te, o, meglio, voglio piangere le Tue lacrime. Ricordati che hai
ancora anime pure, cuori che Ti amano e vivono assetati di Te. Io ho le mani vuote; non ho nulla da darti; il mio cuore freddo e
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povero; ma accettalo come ; riscaldalo con il tuo Amore; dagli i tesori del tuo divin Cuore con tutti i meriti della tua Passione, dagli
la grazia, la purezza e i dolori della cara Mammina, poi accetta tutto come se fosse mio per asciugare quelle lacrime... - (diario, 299-1950).
Davo al mondo la vita che ricevevo dal Padre
... La mia ignoranza non ha oscurato soltanto la mia in-telligenza, ma mi fa sentire che per causa mia si sono oscurate tutte le
intelligenze del mondo intero... Di fronte a tanto do-lore, ignoranza e rovina, mi vennero meno le forze. II dolore pungente e di
agonia del mio cuore infinito; in me ma non mio: di Ges; tocca e ferisce il Suo divin Cuore; e io muoio di dolore nel vederlo
soffrire, nel sentire quanto soffre... Mi sono consegnata e abbandonata [a Ges e a Mammi-na]: il mio unico modo di essere.
Ges e Mammina si inte-ressano di me, anche se non lo sento. Credo, credo, mio Dio, io credo. Ed in questo martirio desidero
solo vivere e morire di amore... Il 3 fu il doloroso anniversario del giorno in cui Ges si degn crocifiggermi (3-10-1938). Con
dolore, con tristezza ri-cordai tutte le cose: soffrii in silenzio, senza un lamento; cos mi obbliga l'amore di Ges... ... Inchiodata
sulla croce... il mio cuore pareva legato con fili al Cielo, alla vita stessa dell'Eterno Padre. Egli vedeva in me e io in Lui: eravamo
uno solo, nonostante fossi unita al mondo, rivestita di lui e nonostante la giustizia divina pesasse su di me. Io davo al mondo la vita
stessa che io ero, che ricevevo dal Padre. Ges non morto in me, n io sono morta; sono scom-parsa per poco. venuto Ges
con la sua grandezza, mi ha fatta grande come Lui e mi ha detto: - Figlia mia,... ti faccio grande con la mia grandezza, potente con
il mio potere, sapiente con la mia sapienza, ricca con la mia ricchezza, incandescente con il mio amore. Diffondilo, accendilo,
alimentalo nei cuori. Abbi coraggio. Non temere la tua ignoranza. La tua vita la grande sapienza che mostra la mia vita divina in
te; per questo che non vivi n sai vivere: perch non sei pi tu che vivi: sono Io che vivo e opero in te... La tua ignoranza ti
nasconde le mie meraviglie, le maggiori meraviglie dell'Altissimo sopra le sue creature. Tu sei sempre esistita nella mente di Dio
per il compimento della pi nobile missione che una vittima possa compiere sulla terra... - (diario, 6-10-1950).
Solo oggi, 11, tento di dettare ci che avvenne [in me] il giorno 7 [1 sabato]...
Doveva essere un giorno di grande consolazione e gioia perch, per la prima volta, il figlio del mio medico tanto buono celebrava
una Messa nella mia cameretta. Vedevo grande gioia in tutti i presenti e io mi univo a loro, ma la mia era una soddisfazione finta.
Sorridevo per nascondere il dramma amaro che mi avveniva nell'anima: in me morivano tutte le gioie; una nube nera le aveva
nascosta tutta la luce; mi sentii e mi vidi ignorante a tal punto che non fui capace di accompagnare il mio caro celebrante nella
celebrazione della Messa. Ricordai tutto e tutti al Cielo e l diressi anche le briciole di questa sofferenza, l'incenso di tanto doloroso
sacrificio. Mio Ges, io non so accompagnarti nella rinnovazione della tua santa Passione; non so assistere al santo Sacrificio
della Messa! Accetta la mia ignoranza con i desideri ardenti di com-piere la Tua santa Volont; donami il Tuo amore: sono la tua
vittima. Giunse il momento della Comunione, Ges entr nel mio cuore, lo trasform nella Sua grandezza: Egli viveva in me, io ero
grande come Lui: grande nell'amore, grande nel dolore; entrambi erano infiniti. Trasformata tutta in Ges, con cuore ardente, udii
che mi diceva: - Figlia mia,... sono nel sacrario del tuo cuore, illuminato dalle fiamme ardenti del tuo amore; abbi fiducia, figlia mia:
tu mi ami in modo saggio e fedele; la tua ignoranza la mia sapienza, le tue tenebre sono la mia luce. Non meravigliarti dei
sentimenti della tua anima: ti preavvisai di tutto questo. Ti tolsi la luce, la consolazione e la gioia di tutte le cose per mia gloria e
riparazione al mio Eterno Padre. Non sono Io ad esigere questa immolazione totale, sono le falsit, sono le turpitudini del mondo
intero... - ... (diario, 7-10-1950).
Parrocchia segnata dal sigillo dell'amore
... Gioved,... solo verso notte incominciai a sentire il mon-do: un'anima dopo l'altra fuggivano dall'Orto e dal Calvario; il mio cuore
era pi duro delle rocce; trascurava e odiava Ges; non voleva saperne di Lui. Allora il dolore, l'indicibile dolore mi port nell'Orto,
a sudare sangue fino a bagnare la terra... Pi tardi, tramite la radio che trasmetteva da Fatima, rivissi tutto questo durante la recita
dei misteri dolorosi del rosario. Ma io gi tutto avevo sofferto e continuavo a soffrire. Mi univo in spirito a Fatima, ma il mio cuore
tanto freddo non fu a Fatima: rimase avvinto all'Orto con la forza con cui Ges era unito alla colonna e alla croce. Vorrei esprimere
meglio come ho potuto contemporanea-mente vivere a Fatima senza abbandonare l'Orto e le altre sofferenze, ma non sono
capace... [Sul Calvario] sono spirata con Ges. Poco dopo Egli mi ha detto: - Cerco consolazione e non la ricevo; chiedo amore e
non sono amato; chi mi conosce mi offende... - Io udivo Ges ma non sapevo dove era n lo sentivo den-tro di me. Dolore
insopportabile! Ero su un abisso in procinto di cadervi dentro e vedevo precipitarvi molte anime. - Mio Ges, non Ti vedo! Ti odo
soltanto! So che sei Tu, ma non so dove sei per trovarti. Non so come salvare queste anime che, con la mia, stanno cadendo in
quest'abisso spaventoso, pi nero della morte. - Mia figlia, mia cara figlia, non sono lontano: sono in te, nel tuo cuore. La
separazione che senti perch sei vit-tima: la separazione delle anime che cadono in questo abisso di perdizione. Io le ho vedute cadere in grande numero. Ho veduto la rivolta del mondo: i genitori contro i figli, i figli contro i ge-nitori, i fratelli
contro i fratelli. Una infinit di colpe; e sen-tivo che tutto andava a ferire il Cuore di Ges... (diario, 13-10-1950).
Morirono le mie gioie, mor il giorno, mor il sole; nulla vi nel mondo che abbia vita per me. Soltanto il dolore, soltanto il peccato.
[In parrocchia] sta svolgendosi la santa missione. Con lo sguardo su Ges e sulle anime, soltanto per la salvezza di queste e la
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gloria del Signore ho fatto di tutto per ottenere questa grazia alla parrocchia. Premio al mio sforzo stato il dolore tormentoso del
mio corpo e dell'anima. Mio Dio, non so esprimermi: Ges, sono la Tua vittima. Accetta tutto per la santificazione di questo paese,
per i buoni frutti di questa missione. Durante questa spaventosa sofferenza, giorno e notte, ho elevato sovente al Cielo l'offerta di
questo misero incenso, di queste briciole che non sono mie, perch un morto non ha nulla. Vedo entusiasmo e gioia su tanti volti e
mi pare di vedere e sentire pi fuoco in tanti cuori; soltanto io non ho nulla: tutto morte. Dal mio letto odo i cantici delle prediche
fatte in chiesa, nella casa del mio Signore e soltanto io non ne traggo frutto. Sparisce tutto dalla mia mente; la mia ignoranza non
mi lascia comprendere niente; la morte mi ruba tutto. Non giungo a comprendere le cose del Signore: muoiono subito; ma non
muore in me il peccato, il tremendo e terribile peccato; mio; ne conosco la gravit e la malizia, cos mi pare in tutto il senso della
parola: peccato di ogni specie, ogni variet di cri-mini. Li conosco e mi pare di essere io a farli; mi sono im-mersa in questo mare
immenso di immondezze, ma in questa circostanza, mi sento pi immersa e pi sovraccarica dei pec-cati di questo paese. Sento
al suo riguardo ci che non ho mai sentito. Mi sento un cencio immondo e disfatto, calpestato da tutta l'umanit, su cui tutti
sputano e che tutti schernisco-no; e pi, molto di pi, come non mai, calpestato dalla povera gente di Balasar...
La mia anima sente contro di s tutto l'inferno... (diario, 3-11-1950).
... - Non temere, figlia mia, non puoi temere perch lo sto con te e in te opero il miracolo della grazia e della per-severanza. Devi
vincere, devi perseverare sino alla fine.
Il tuo dolore come gi ti ho ripetuto molte volte... Sono i crimini del mondo che ti fanno soffrire cos; sono le colpe dei peccatori di
questa privilegiata parrocchia, segnata dal si-gillo del pi forte amore, che esigono il tuo martirio. L'inferno in guerra, in guerra
aperta contro di te, nel vedere che le anime gli sfuggono. - Che tempesta, che mare immenso! In questo momento ve-devo come
se tutta la terra si trasformasse in mare: una parte in onde agitatissime che tentavano sommergere tutto. Tra quelle onde andava
una barchetta: io la vedevo, io vi ero dentro; ero sola a remare e andavo affannata a prendere innumerevoli anime smarrite in quel
mare tempestoso, agitatissimo e le tra-sportavo nell'altra parte ove il mare era tranquillo, sereno, in pace: era mare di salvezza.
Come era bello vedere quel mare coperto di anime somiglianti agli angeli, libere da ogni pericolo! Non affondavano: nuotavano da
s, senza sforzo in quel mare di godimento: erano salve, parevano avere ali, ali bianche, pure. Era bello, bello, bello! Non so dire
altro. Ho lavorato inces-santemente, ho visto tutto soffrendo sempre.
- Figlia mia, la visione bella, ma la comprenderai in cielo: la tua missione: trasportare le anime dal mare tem-pestoso del vizio e
delle passioni al mare celeste, al porto di salvezza... - ... Dal mio letto ho voluto associarmi alla festa della pro-clamazione del
dogma della cara Mammina. Ho udito le ac-clamazioni che si facevano in chiesa. Unita agli altri, ho espres-so i miei viva e
volevo sventolare verso di Lei il mio faz-zoletto bianco, ma non ho potuto: sono scoppiata in lacrime. Ho chiesto al Cielo, agli
uccelli della terra, a tutti gli esseri che la glorificassero e benedicessero per me. Ho sentito come se da me Mammina non
ricevesse nulla... (diario, 10-11-1950).
La malattia mi distrugge giorno per giorno
Mio buon padre [Pinho], mi pare di non essere degna di perdono; per, spiegato il motivo, penso di meritare anche tutta la
compassione a sol-lievo della mia croce.
Non immagina il mio martirio: da un lato la malattia che mi distrugge giorno per giorno, momento per momento, ridu-cendo al
niente il mio corpo; dall'altro la croce delle visite che mi prendono tutto il tempo. Mio Dio, se io potessi na-scondermi sotto terra
senza sfuggire alla croce! Ed ora, per parlare della mia anima, mi consenta, padre mio, che le dica: tale la mia morte che mi pare
di non avere neppure l'anima; la mia ignoranza non sa parlare di questa morte. Non faccio nulla di bene, sia per Ges e Mammina,
sia in favore delle anime, che mi dia la pi piccola gioia e mi consenta di sentire in me il pi lieve segno di vita... La mia ignoranza
mi nasconde Dio e tutte le cose del cielo. Buon padre, provo una grande pena di non saperle esporre il mio stato. Sento la
necessit di aprire il mio animo a qual-cuno che mi comprenda. Non sono io che voglio e non so chi sia a esigere che questo
martirio sia conosciuto e compreso. Io non sono io, sono solo miseria; ho bisogno di essere qual-cuno , di vivere pi in alto, di
alzarmi da questo abisso di miseria e di volare lass, al cielo, a Dio. Devo vivere la vita di Dio, la vita della grazia e dell'a-more, e
non la vivo, n la lascio vivere. Oh, cosa sono mai! Un mondo di rovina, di perdizione. Sto in due mondi, ognuno con vita propria;
uno di vizi, i pi vergognosi, l'altro, un mondo infinito, un mondo di per-fezione e tanto grande come Dio. N l'uno n l'altro mi
ap-partengono. Io non sono io, non vivo, n vissi... Padre mio, gi da due mesi ho la messa qui in camera: una al mese; il mese
scorso la celebr il figlio del medico e, a Dio piacendo, ritorner il mese venturo. In questi giorni, forse il 28, verr il sacerdote che
ha celebrato le altre, padre Olavo della Congregazione dello Spirito Santo: ci molto amico... (lettera a p. Pinho, 21-11-1950).
Mio buon padre [Umberto], chiedo scusa del ritardo a ringraziarla dei tanti oggetti man-datimi: cartoline, immagini, medaglie, e
ultimamente, attraverso il parroco di Carvalhido ze, il Santo Volto, che apprezzai insieme alle buone notizie inviatemi da Roma.
Credo di averla rin-graziata gi per la benedizione del Santo Padre... Ne trascrissi persino le parole e le mandai a Baia... ... Non
dimenticher mai, n sulla terra n in cielo, il gran-de e valido aiuto dato all'anima mia, tutta l'assistenza dispen-sata a me e ai miei
cari in ore tanto difficili... I miei ritardi nel rispondere non furono mai per dimenticanza.
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Le mie sofferenze sono tante... Vi si aggiungono le visite... La mamma non pu fare quasi nulla e Deolinda ha tutto sulle sue
spalle. Ora che i giorni sono pi brevi, scriviamo di notte, anche perch lungo il giorno i momenti liberi sono rari. Mi scoraggio
molto; penso tante volte di non scrivere pi nulla, ma non so cosa sia che mi spinge a fare questo sacri-ficio. Non soltanto io mi
disanimo e faccio sacrificio, ma anche Deolinda... Proprio un istante fa mi diceva di accusarla; c' bisogno che lei la sgridi.
Della mia anima non so dire nulla: sono la pi grande ignorante; nulla vive di buono in me; morto l'amore a Ges e a Mammina,
muore tutto quanto faccio per Loro e per le anime... tanto difficile lo stato della mia anima! Preghi per me, mio buon padre...
(lettera a d. Umberto, 23-11-1950). ... Gioved continuai a vivere una vita fuori di me, sem-pre fuggitiva, senza interesse per l'Orto
ed il Calvario.Alla fine del pomeriggio sentii come se mi si aprisse il cuore e vi venisse introdotto il Cielo: sentii quella grandezza
solo momentaneamente e ritornai subito al disinteresse, alla indifferenza, a vivere lontano, molto lontano dalle vie di Ges. A notte
gi tarda, il mio cuore soffriva, soffriva amara-mente senza potere sopportare quella indifferenza. Sentii di nuovo la grandiosit del
Cielo: ma ero io stessa il Cielo senza essere io. Ed era questo Cielo che io volevo dare a chi ero io. Ma per realizzare questo
dovevo accettare tutto l'Orto e tutto il Calvario con tutte le sofferenze... (diario, 1-12-1950).
Cuore immacolato e addolorato di Mammina
Solo oggi, giorno 5, e gi a notte tento con la mia igno-ranza di dettare il doloroso colloquio che ebbi con Ges e Mammina il 2
dicembre [1 sabato].
... venuta la Mamma addolorata; nel centro del Suo petto aveva il Cuore santissimo ferito da frecce intramezzate da spine che
Glielo circondavano completamente. Da ogni ferita delle spine sgocciolava sangue; sul suo Volto tristissimo scorrevano copiose
lacrime. Contemplavo questa sce-na dolorosa. - Figlia mia, sono triste come lo Ges; come il Suo, in uguale dolore, soffre il mio
Cuore. Consolaci, soccorri le anime. Povero mondo, cosa soffrir mai! - Ho avvicinato le mie labbra al Cuore Immacolato di
Mam-mina per riceverne le gocce di sangue mentre con le mani le asciugavo le lacrime. - O Mammina, il mio cuore Ti dica ci che
la ignoranza non mi permette di dirti. - Ella mi accarezz... (diario, 2-12-1950).
... Oggi, giorno 14 [anzich venerd 8], riassumer breve-mente perch ancora non ho le forze. ... Il mio cuore ha sofferto molto in
questi giorni perch ho sentito quasi continuamente le gocce di sangue che cade-vano dal Cuore immacolato di Mammina e le
lacrime che ca-devano dai suoi Occhi santissimi. Gioved scorso il mio Orto fu dolorosissimo perch in quel giorno lacrime e
sangue cadevano raddoppiati nel mio povero cuore: erano gocce di Sangue dei due Cuori amorosi uniti in un solo Cuore, erano
lacrime sparse come da un solo paio di occhi: erano di Ges ed erano di Mammina. Nella mattina del venerd dell'Immacolata mi si
apr il cam-mino al Calvario con il ripetersi della scena del sangue e delle lacrime che io sentivo e vedevo disprezzate e calpestate.
Mio Dio, che dolore infinito! Il mio corpo ardeva di febbre e stava come disfatto dal dolore. Senza essere in grado di ricevere
alcuno, feci l'indicibile sacrificio di ricevere tutti, ripetendo sovente nel mio intimo: Mammina, per Tuo amore, per la Tua
Immacolata Con-cezione; consola per me Ges... ... (diario, 8-12-1950).
Un'estasi sovrapposta ad una visita
... Venerd 15... quando unita alla croce ero gi sulla cima del-la montagna entrato nella mia camera un santo e degnissimo
sacerdote, era la seconda volta che veniva. Sono stata interrogata lungamente in confessione: due cal-vari in uno solo, due agonie
nello stesso tempo. Quanto ho sofferto, sebbene il padre abbia usato verso di me la massima carit!
Ricevendo l'assoluzione sentivo che Ges mi circuiva l'a-nima come chi va attorno ad una casa. Il santo sacerdote, dopo molte
parole di conforto, ha con-tinuato a parlarmi delle cose di Ges. Ho cessato di udire lui; ho udito Ges, gli andai incontro: era al
mio fianco, fanciullo dai 10 ai 12 anni. - Mia figlia, abbi coraggio, sono qui. Beato l'uomo che obbediente al comando di Dio:
beato chi riceve la luce che Io gli do. Si sveglino coloro che dormono. Il sonno lungo; il ritardo prolungato. Felici coloro che
ricevono luce, beati coloro che compiono la mia Volont! Che premio e gloria splendente! Coraggio, figlia mia! Tra poco canterai gli
inni celesti. Porta la tua croce. tutto per mia gloria; la ripara-zione, il vantaggio per le anime, per il mondo sviato e perduto.
Non so perch ho sentito in me la necessit di abbando-nare Ges. Dopo avergli ripetuto parecchie volte il mio eterno grazie, Gli
ho detto: - Ges, perdonami, debbo lasciarti. - Va', figlia mia, siamo come due fanciulli che obbedi-scono. - Allora ho nuovamente udita la voce del sacerdote che mi diceva: Cosa c', cosa c'? - Sono io, padre, che sto ringraziando il Signore. - Di nuovo ho cessato di udirlo per ascoltare e vedere Ges.
Non pi come fanciullo, ma gi come uomo, che mi mostrava il suo divin Cuore dicendomi: - Questo Cuore ti ama in-tensamente;
vieni a ricevere da esso la goccia di Sangue: il tuo alimento di vita... - ... (diario, 15-12-1950, scritto il 21-12-1950).
... Il conforto ricevuto venerd 15 dalle affermazioni del padre Carmelitano circa lo stato della mia anima mi cost assai caro. Non
so se per permissione di Ges o per la mal-vagit del demonio; il conforto scomparve presto e sottentr una spaventosa
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sofferenza. Sorsero dapprima dubbi che non era un sacerdote ma il demonio; che le sue parole di conforto le aveva dette affinch
io perseverassi nella stessa vita e ne fossi condannata; dopo venne anche il dubbio che era s un sacerdote, per male
intenzionato e che con le cattive impres-sioni raccolte presso di me avrebbe suscitato disordini e cau-sato grandi sofferenze. Una
voce brusca e disperata affermava tutto questo alle mie orecchie e al mio pensiero: che ore e che giorni tormentosi! Offersi tutto a
Ges e a Mammina e reagii offrendomi vittima: - Sia quel che si vuole: ci che mi interessa fare la volont del mio Signore... - ...
(diario, 22-12-1950).

1951
L'umanit senza vittime sarebbe un giardino senza fiori
... Ho ricevuto da Ges due grandi regali: uno attraverso il mio padre spirituale e l'altro attraverso il nostro santo Car-dinale. Le
parole dell'uno e dell'altro avrebbero dovuto essere mo-tivo di grande gioia, ma caddero nella mia morte e anch'esse morirono
senza che io potessi gustarle. Oh, se almeno fossero di gioia per i Cuori divini di Ges e di Maria! Sarebbe per me tutto. Che Ges
accetti questi indicibili desideri e mi dia come ricompensa il coraggio e la gioia nella mia croce, il conforto in questa notte tremenda
di morte spaventosa di tutto il mio vivere. Parlano i miei occhi quando fisso Ges e Mammina e quando li alzo e fisso il Cielo; parla
questo cuore morto che si apre per mostrare al Signore quanto soffre e, anche cos, quanto desidera amarlo. Solo il Cielo, solo
Ges possono e sanno dire come do-loroso il mio calvario e quanto triste il mio passaggio qui sulla terra. Sorrido a tutto per
amore di Ges e per Lui e in Lui tutto gioia e contiene dolcezza... (diario, 5-1-1951).
... Sono 9 anni da quando stato qui a celebrare e a con-fessarmi il mio padre spirituale. In quello stesso giorno rice-vette la
proibizione di ritornare; quante sofferenze e angustie da quel giorno! O mio Dio, tutto per tuo amore: sopportato per Te, tutto
gioia, nulla amaro. Ieri mattina ebbi per la seconda volta la santa Messa ce-lebrata dal figlio del mio buon medico; mi
attorniavano alcune persone tra le pi care; mi sentivo la pi indegna. Come al solito, non sapendo assistere al santo Sacrificio,
chiesi a Mam-mina di farlo per me: con la Sua sapienza, con i Suoi senti-menti, con il Suo amore. Io ero un cadavere in una tomba
e tutto quanto avveniva si seppelliva in me: che tremendo martirio! Al momento della Comunione, Ges entr nel mio cuore: me lo
trasform; ero un'altra, pi forte e illuminata da nuova luce. Udii la voce dolce e soave di Ges dirmi: - Sono lo qui, sono entrato nel
tabernacolo del tuo cuore e mio paradiso di delizie; vo-glio confortarti, rifornirti e animarti per maggior sofferenza. Soffri, anima
eroica e generosa, soffri allegramente! Non negare nulla al tuo Ges. Ti ringrazio per l'eroismo, per la generosit, per tutto quanto
mi hai dato. Voglio ringraziare pure coloro che con te soffrono e ti aiutano nel pi doloroso calvario per il trionfo della mia causa. ...
Questo nuovo anno sar per la causa divina anno di luce e di gloria per M: z. Non vi sono rose senza spine; tra le rose devono
emergere le spine le quali dovranno ferire te e coloro che per Mio amore lavorano... - (diario, 6-1-1951).
... Abbandonata totalmente in Ges e Mammina, cammino in Loro e con Loro fin dove vorranno. Sono al culmine del mio dolore e
della mia afflizione. Il cuore e l'anima hanno sof-ferto e pianto assai. Frequentemente erompevano in grida che sembravano uscire
dal pi profondo del mio intimo ed echeg-giare come fossero voci e farsi udire da me. Sento il cuore profondamente aperto: vi
cadono lacrime quasi costantemente; sovente queste lacrime intime spremono lacrime dai miei occhi; con fatica e grande sacrificio
cerco di nasconderle. Nella mia ignoranza, non sapevo e non so giustificare la causa di queste lacrime. Sono lacrime che
sgorgano da un es-sere infinito; perci il dolore e l'agonia non sono miei: pas-sano attraverso di me; vengono dall'infinito e vi
ritornano. Tutto viene da Dio e tutto va verso Dio... ... [Dopo la morte sul Calvario], Ges mi disse: - L'abban-dono al Calvario ed
alla croce delle anime veramente vittime... L'umanit senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere senza vita, una
vita senza luce... (diario, 12-1-1951) 3.
Aspetta, Ges! Da' loro tempo!
... Lo stato della mia anima doloroso e a volte insoppor-tabile. Allora grido subito al Cielo, chiamo Ges e Mammina: - Aiutatemi
perch non ne posso pi, aiutatemi perch non mi vediate perduta eternamente! - Questo grido uscito dalla mia morte muore ed
seppellita prima di essere udito. Rimango spaventata. Per tale morte, tali tenebre, tale ignoranza, tremo e pare che con me tremi la
terra. Ges e Mammina non vengono di presenza, ma mi man-dano la Loro forza ed il Loro conforto. Respiro, pi libera dal dolore,
riprendo coraggio. Mi divorano nuove ansie e nuova sete di maggiore amore e di maggior dolore. Mi aggrappo in spirito
nuovamente alla croce e dico: Non ti lascer pi, ti voglio e ti amo per Ges, ti voglio e ti amo per le anime . ... Sento il cuore
che non sta pi nel petto, vuol venire a darsi al mondo, vuole possedere il mondo; vuole darsi inte-ramente e interamente
possedere; non vuole vivere solo: non pu vivere se non fra gli uomini. Come tenero, dolce e ca-rezzevole questo darsi !
... [Dopo la Passione] ho udito Ges: - Udite Chi vi parla! Udite Chi vi vuole! Ges che la vostra Vita. Venite a Me tutti. Vi
chiama, vi vuole il mio divin Cuore. Venite a Me tutti! Amatemi! Non peccate pi! Presto, presto! Questo invito di Ges! Presto,
presto! Pi orazioni, pi penitenza! Presto a rinnovare la vita e i costumi! Presto, figli miei! Ahi, per quanti gi tardi! Ho chiamato,
invitato, prevenuto a tempo. Quanti e quanti hanno gi rice-vuto la giustizia del Padre! Perch non hanno ascoltato la voce divina...
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- O Ges, perch la tua premura? Per risparmiare i ca-stighi ai tuoi figli? Dimmi, ci libererai allora dai rigori della giustizia divina se
tutto il mondo si rivolger subito a Te in un impeto di amore? - Mia figlia, perch ti ho posta in questo calvario? Per-ch fossi
portavoce di Ges in questi giorni tanto colmi di colpe e di pericoli. Per mezzo tuo Io ho invitato il mondo, per te il mio
rappresentante sulla terra ha ascoltato le mie richieste; ha creduto, ha saputo che era Ges [a richiedere] e ha parlato al mondo.
Non posso fare di pi; Io li amo ed essi non Mi amano; Io li voglio ed essi non Mi vogliono; voglio perdonarli ed essi non vogliono
ricevere il mio perdono. - S, o Ges, che lo vogliono! Accetta tutte le sofferenze del mondo come fossero mie. Accetta tutto l'amore come fosse mio; tutto
in unione ai dolori di Mammina e ai meriti della Tua santa Passione!... Tu dici presto ; ora io dico: aspetta, Ges ; Tu dici
presto affinch si convertano; io dico aspetta, da' loro tempo , o Ges; sono la tua vittima, sono la tua vittima e voglio perdono
per il mondo... - ... (diario, 19-1-1951).
Dal Calvario la salvezza (Momenti della Passione)
... Mi pare di non conoscere Dio e di non averne mai sen-tito parlare. Dove andato, dov' la Sua luce? Ges, aiutami! Aiutami
Mammina in cos dolorose tenebre, in cos tremenda morte! Sono sull'alto delle mie torri moribonde. I venti soffiano, le onde
agitatissime del mare tentano sommergermi; pare che in mezzo al mare sia stata eretta la pi alta e spaventosa montagna. Tutte
le specie di belve se ne sono impadronite per divorarmi. Le onde agitate paiono toccare il cielo: coprono tutto, distruggono tutto;
soltanto le fiere conservano il loro furore contro di me. Ho perso tutto, in me tutto morto; sembra morta in me persino la fede.
Abbandonata nei Cuori di Ges e di Mam-mina, ripeto: Non ho volere, voglio ci che Essi vogliono; vado dove essi vogliono
condurmi e sono certa di morire in Loro e di dare i miei conti a Ges . Dicendo questo, mi rinsaldo di pi in Ges e Mammina, mi
aggrappo meglio ai Loro Cuori divini. Senza confidare, con-fido di pi in Loro; senza amare, Li amo di pi; senza vivere, vivo di pi
in Loro. in Essi che mi voglio perdere. Voglio essere distrutta dalle onde del Loro amore. Ieri il mio cuore non pot cessare di
sentire l'Orto e il Calvario: gli occhi dell'anima non potevano perdere di vista questa visione; non so quale forza mi tratteneva l.
Era gi pomeriggio e sentii come se fossi sempre andata lontana dal Calvario. Subito dopo, io, o Qualcuno per me, l'ha fatto
rinverdire e fiorire. Io ero la giardiniera di molti, belli e svariati fiori; ardevo di amore per loro; li curavo e li innaffiavo con il sangue
del mio cuore. Poco dopo vedevo che essi volevano inaridirsi: sperperavano il mio sangue. Una siepe di spine cinse il mio cuore:
sentii un dolore di morte, dolore infinito e sul suolo dell'Orto sudai sangue, agonizzai e con le mie mani offersi all'Eterno Padre il
calice traboccante dell'amarezza. Questa mattina... ho visto la montagna del Calvario e la croce issata senza nessuno. Ges mi
fece capire che era la mia, che vi salissi volentieri, e vi rimanessi sempre crocifissa. ... - Ascoltate con attenzione; Ges che
parla. Parlo attraverso le labbra della mia vittima, come in altri tempi per bocca dei profeti. Attenzione! Accettate le richieste di
Ges. Voglio amore, amore puro, amore basato soltanto in Me. Il mio Cuore esige un amore completo... esige riparazione
con-tinua... - ... (diario, 26-1-1951).
Tutto il mio essere morte e tutte le cose cadono in fran-tumi, morte, disfatte presso di me. Io sono il sepolcro ove tutto viene
seppellito. Che sepolcro immenso! Vi sepolta tutta la mortalit umana. un abisso di profondit. Quanta pi mor-talit vi cade,
tanto pi ha posto per riceverne; non capisco perch la mia ignoranza non mi lascia comprendere n esprimere. Se da un lato
sono sepolcro e ho posto per tutta la mor-talit, ho anche fame di essa, mi lancio verso questa immon-dezza, pazza e cieca per i
piaceri... dall'altro lato sono vita, ho un cuore di amore, sguardi di compassione e tenerezza... I miei sguardi non reggono a fissare
tanta immondezza, tanta morte. L'anima piange, sospira; il cuore non pu cessare di amare. Ama tanto, ama infinitamente e
scoppia di dolore; sente continue frecciate, rimane lacerato in sangue e calpestato, sputacchiato e disprezzato; ma non cessa di
amare; pazzo di amore. Come avesse braccia, le apre per abbracciare tutta questa immondezza e morte, per ricevere in s
quanti lo feri-scono senza guardare alla gravit con cui fu ferito. Solo esso la medicina; solo esso pu dare vita a quella morte: la
sua stessa vita, trasformando tutto in s. ... Ieri sfuggivo al Calvario o, meglio, sentivo che tutta la mia vita lo aveva fuggito, senza
pensare n all'Orto n alla croce. Ero separata da Dio, mi pareva di odiarlo, Lui e la Sua legge. In questa separazione condussi
una lunga vita. Quanto pi fuggivo Ges, tanto pi la mia anima vedeva il suo divin Cuore seguirmi e comprendevo meglio l'amore
con cui Egli mi amava; quanto pi mi allontanavo e Lo facevo soffrire, tanto pi Egli correva verso di me. Lo vedevo, nell'Orto, solo,
prostrato nell'agonia a sudare sangue: fu allora che venni ad unirmi a Lui, in Lui mi rinnovai, in Lui vissi. A Lui mi associai per
seguirlo e portare la mia croce. Passai la notte in grande unione con Lui, sempre triste, sempre nel dolore. Questa mattina sono
andata verso il Calvario. La croce pe-sava sulle mie spalle piagate; il sangue, colando dalle spine, mi bagnava il viso; il cuore, di
tanto in tanto, mandava alle labbra fiotti di sangue.
Erano tante le sofferenze, grande lo sfinimento, mortale la tristezza!
In cima alla montagna sono caduta esausta. Sono stata tra-scinata; nuove ferite si sono aperte nel mio corpo; gi quasi
moribonda, con sforzo sommo, mi sono rialzata.
Crocifissa, ho continuato a sentire che il mio corpo non era altro che un cadavere.

166

Ges nel mio cuore, ma Lo sentivo come se fosse al mio fianco, era la Vita. Ero morta, ma con Lui stavo rivivendo. Il Suo divino
Cuore in agonia beveva avidamente tutta la sofferenza nell'ansia di comunicarmi la sua Vita, di farmi vi-vere di lei: quanto mi fece
comprendere Ges in tale do-lorosa sofferenza. venuto il momento di spirare; ho cessato di sentire la vita di Ges. Sono rimasta
solo io morta; ma per poco tempo. Ges tornato, ma questa volta a vivere tutto in me, dan-domi la sua Luce: - Figlia mia, il tuo
compito di vittima, la tua missione sublime difficile, ma abbi coraggio: con la mia divina grazia vincerai tutto... ... Figlia mia, tutto
ci che faccio e opero nella tua anima, non gi per te perch Mi ami molto e vivi come Io voglio. Lo faccio per le anime, perch
comprendano il mio amore e imparino a vivere di Me e per Me...
... Mi permetti, figlia mia, di crocifiggerti perch tu riman-ga sulla croce con tutti i supplizi sino al termine del santo tempo di
Quaresima?... - S, mio Ges, fa' come vuoi: il mio corpo Tuo; cro-cifiggimi liberamente. - Sono venuti due angioli che portavano
la croce; un altro portava i chiodi; un altro ancora la corona di spine; un ultimo la spugna e la lancia. Ges stesso mi ha crocifissa,
mi ha coronata di spine, mi ha trapassato il cuore con la lancia ed ha collocato la spugna sulle mie labbra... (diario, 2-2-1951).
Andate alla conquista delle anime! Trascinatele al mio divin Cuore!
... Nella notte tra marted e mercoled mi sentii molto vi-vamente inchiodata sulla croce. Vidi Ges presso di me: - Figlia mia,
lasciati crocifiggere di nuovo, lascia che lo affondi i chiodi perch i peccatori tentano di farlo a me continuamente. Coraggio e
amore. Molte volte si era ripetuta questa scena, ma senza che io vedessi chi agiva...
Ad una certa ora della notte pass vicino a me Mammina, l'Immacolata Concezione, come chi va per la sua strada; non si ferm n
disse nulla, ma era tanto bella! La sua bellezza stata sufficiente a darmi conforto. Nei momenti pi dolorosi, il ricordo di quella
bellezza per me balsamo e forza... Questa mattina sono andata verso il Calvario... Mi sono consegnata interamente al martirio,
all'agonia, fino a spirare con Ges sotto il peso delle umiliazioni. Poco dopo, con nuova vita e nuova luce del Cielo, ho udito la
voce di Ges in me: - Sono tanto dolci ed allo stesso tempo estremamente dolorosi gli inviti di Ges. Ascoltatelo: Lui con tutto il
suo amore, con tutta la tenerezza del suo divin Cuore. Voglio il vostro amore, desidero ed esigo che andiate alla conquista delle
anime... Lavorate, lavorate! Ges lo vuole. La-vorate affinch avvenga una riforma completa, una vita nuova, ricca della vita di
Cristo... - ... (diario, 9-2-1951).
... - Ascoltami, la croce il sigillo del pi alto valore, il segno delle anime elette, le anime vittime... Sei la prediletta, scelta da Ges:
la tua vita la vita pi completa di Cristo. Che ho fatto ai miei santi che non abbia fatto a te? Sono grandi e rare le meraviglie che
opero nella tua anima. Ti ho resa simile a Me in tutto...
Hai per alimento il mio Sangue divino che scorre nelle tue vene e ti d la vita.
Riposa ora vicino a Me. Mentre riposi e ricevi vita per maggior dolore, scender su di te lo Spirito Divino: cos alla sua luce vedrai;
ti far credere che sei nella verit, che la tua vita solo Mia. - Scese infatti una colomba bianca da cui partivano molti raggi di luce.
Pos sul mio capo, introdusse in me, con il suo becco, non so che cosa, che mi riemp l'anima. 1 suoi raggi penetrarono ed
illuminarono tutto il mio essere. Rimasi come addormentata, immersa in tutto questo... (diario, 16-2-1951).
... in una angustia costante il mio cuore tanto squarciato dalla lancia che avviva ad ogni momento la ferita, tanto stretto da spine
e attraversato da frecce.
- Mio Dio, Padre mio, ascolta il mio grido incessante. - Sono affissa alla croce; pi volte i chiodi vengono stretti; il capo trapassato
dal casco di acutissime spine. L'agonia della mia anima ed il grido del mio cuore non cessano; l'a-nima piange di tristezza e di
angoscia; il cuore grida sempre: - Mio Dio, mio Ges, mio Signore, soccorrimi per il tuo amore; soccorrimi per la tua Santa
Passione e Morte! - ... Stamattina ho percorso, nel mio sepolcro di morte, i cam-mini tristi e dolorosi del Calvario. Anche morta e
dentro al mio sepolcro, ho sentito come se il Cielo mi schiacciasse e mi riducesse al nulla...
... Ges mi ha fatta rivivere e ho udito la Sua voce: - Io sono la resurrezione e la Vita; lo sono la resurrezione e la Vita. Vieni e
ascolta. Perch tanto scoraggiamento e timore di te stessa? Non sai che sono con te? Che veglio su di te e su tutto ci che Mio?
lo sono la resurrezione e la Vita. E tu, a somiglianza di Ges tuo Sposo, sei resurrezione e vita di molte anime, di milioni di anime...
- (diario, 23-2-1951).
... Questa mattina ho avuto la santa Messa nella mia ca-mera. Come ho gi detto [per altre], non ho saputo assistervi. Ero su due
mondi: su di uno partecipavo alla Messa anche se incapace, sull'altro camminavo sul Calvario. Nella Messa ho ricordato tutti e
tutto e ho chiesto a Mam-mina i suoi sentimenti per assistervi e l'amore con cui Ella accompagn Ges. Mi sentivo molto umiliata e
la pi indegna delle presenti; ma il mio cuore ardeva nel fuoco, che mi pareva arrivasse fino al volto. Nel mondo che mi conduceva
167

al Calvario io portavo Mam-mina; il mio cuore era la portantina della Mammina dei Dolori. Mi pareva di essere Ges e di essere
Lei, in un solo cuore, in un solo amore, in un solo dolore. Divina unione! Dire la grandiosit di questo amore, di questa unione, di
questo do-lore, non posso, non so. ... - Mi servo di te, di questa nobile dimora per chiedere amore, per mostrare le esigenze del
mio divin Cuore. Sono Ges che ha dato la vita per i figli suoi. Anime care, andate alla conquista delle anime! Ho fame, ho sete;
trascinatele al mio divin Cuore; formate nuovi cena-coli. Insegnate, conquistate, predicate la vita di Cristo. Io sono il Signore! Sono
venuto sulla terra per compiere la volont del Padre: in Suo nome chiedo riparazione e amore. - O Ges, Tu mi dici che sei nel mio
cuore; lo credo. Ma Ti sento tanto distante: che desolazione nell'anima mia! - Sai perch faccio questo? Perch tu senta e faccia
sen-tire e conoscere il mio dolore: le anime stanno distanti da Me. Ho sparso il mio Sangue e fuggirono, si dimenticarono di Me. O Ges, ma io non sopporto questa assenza. Hai ra-gione di lamentarti, mio Amore, ma non sopporto questa se-parazione.
Anch'io Ti sono fuggita?... - Mai, mai, figlia mia; sei sempre vissuta presso di Me come un agnellino vicino alla mamma... Mostra,
mostra chia-ramente che cosa questa assenza: sono Io che non posso vivere pi tempo separato dalle anime che sono mie. Che
cosa mai l'amore divino, l'amore infinito! - Vedo, Ges, vedo e comprendo. amore infinito, dolore infinito... - ... (diario, 2-31951).
Fuggivo dal Suo Sangue pi che dalla morte (Momenti della Passione)
...Ieri, gioved, sentii in me un orgoglio, una sovranit tanto grande: mi pareva di essere il re del mondo, di avere dominio su tutti,
persino su Dio stesso. Incurante dell'Orto
e del Calvario, calpestavo Ges e la sua legge. Ero ribelle con-tro il Cielo, maltrattavo e sputacchiavo Ges; Lo disprezzavo in
tutto, ero padrona di me stessa. Mentre avevo questi sentimenti di odio e di malvagit, mi venne un dolore molto grande che mi
attravers il cuore e mi prostr nell'agonia dell'Orto. Nuovo fuoco si accese nel cuore; per sopportarlo dovetti ricorrere ai panni
bagnati sul petto. Ebbi ansie infinite di darmi, di essere ostia per cibo e sangue per bevanda. Ges mi fece comprendere che
questo fuoco era l'amore dell'Eucarestia. Durante la notte mi pass davanti Ges nella figura do-lorosissima dell' ecce Homo : in
che stato di sofferenza vidi il mio amato Signore! Questa mattina se da un lato sfuggivo [il Calvario] dal-l'altro il mio cuore
tristissimo, portando la croce, andava per le vie dell'amarezza. Ho sentito le cadute di Ges durante la salita al Calvario...
Consegnato il mio spirito al Padre, trascorso un po' di tempo nel distacco e nel silenzio della morte. venuto poi Ges, mi ha
dato la sua Luce, ha portato con s nuove vampate di fuoco con cui ha trapassato tutto il mio essere e mi ha detto: - Figlia mia,
Ges regna, Ges trionfa nel tuo cuore. La vittima la copia del suo Maestro. Ges ha impresso nel tuo cuore tutte le sofferenze
del suo divin Cuore; vi ha infuso il suo fuoco ardente: fuoco che ama e consuma, l'amore che lo voglio ed esigo che tu dia alle
anime. Ho sete, ho sete di cuori... - ... (diario, 9-3-1951).
... Non ho parole per esprimere quanto costa la morte delle mie orazioni, mortificazioni, atti di carit; di tutto, mio Dio, di tutto... Non
sono capace di nulla. Sono sfinita...
Il mio cuore arse per giorni in dolorose e ardenti fiamme di fuoco... Talvolta sento il letto e le vesti in fiamme; mi spavento: mi pare
di stare per cadere nell'inferno... Non so se il mio amor proprio che mi porta a soffrire per molte cose tanto piccole, per le quali
non dovrei soffrire cos. Chiedo allo Spirito Santo che mi illumini e a Ges e alla cara Mammina che mi insegnino a soffrire bene.
Ieri pomeriggio mi pareva di essere fuori di me dal dolore. Mi sentivo dominata dall'orgoglio e mi pareva che in tutta la mia vita
avessi calpestato Ges ed ogni sua legge. Non po-tevo pensare a Lui n udirne parlare. Fuggivo dal suo Sangue divino pi che
dalla morte. Tutto questo mi port all'Orto... Questa mattina sono salita al Calvario... Dopo la morte venuto Ges nuovamente
con la sua Vita: - Sono qui, sono qui. Quante lacrime, quanti sospiri per il mio divin Cuore! Il mondo, i peccatori rinnovano il mio
Cal-vario. O figlia, dammi la tua riparazione, dammi l'amore di sposa e di vittima... Quante confessioni nulle, quante Comunioni
sacrileghe, e da parte di coloro che per Me avrebbero dovuto esser tutto, perch da loro lo mi aspettavo tutto!... L'aumento del tuo
dolore mi ha asciugato le lacrime; il fuoco del tuo cuore mi ha evitato gli amari sospiri. Confida: chi ti parla Ges. Il tormento
infernale che hai sentito stata la riparazione per le confessioni nulle e le Comunioni sacrileghe... - ... (diario, 16-3-1951).
Da Braga una schiarita
La mia anima non ebbe alleluja: le pare che non si sia celebrata la resurrezione di Ges... I rintocchi delle campane, gli alleluja
furono per me dolore, agonia mortale. Il giorno 27 fu il nono anniversario del mio digiuno. An-che questo aument il mio dolore.
Tutto questo rub la vita alla mia vita senza vita. Non seppi vivere la esultanza del Cielo. Mi unii in spirito, ai festeggiamenti celesti,
ma senza godimento: tutto fu notte, tristezza e morte. Soltanto la volont si mantenne fedele: rimasi contenta sulla croce...
... Sull'alto della croce, tutto il mio essere si trasform in Cristo. Fui talmente da Lui imbevuta, che non vi era in me nulla che non
fosse Suo. Mi pare che Ges sia entrato in me con pi intensit di quella dei raggi del sole attraverso una vetrata. Io non avevo
occhi, udito, pensieri, labbra, cuore che non fossero di Ges. Soffrivo con Lui; o, meglio, Egli soffriva in me: soffriva soltanto Lui.
Con un grido dolorosissimo fissai gli occhi al Cielo; il cuore pronunci la parola consummatum est e consegnai al Padre il mio
spirito... (diario, 30-3-1951).

168

Dir poco, perch non posso; non solo per la mia igno-ranza, ma per le forze che non mi permettono nulla. Sono in preda ad una
nuova crisi. Ahi, quanto soffre questo povero corpo che non neppure un cencio!... L'amore fu sepolto nella mortalit immensa
che ho in me e che vedo fuori di me. Sono sulla croce. Non vi nulla nel mio corpo che non partecipi della croce. I chiodi sono
molto sovente ribattuti; la corona della testa viene schiacciata e le spine battute perch penetrino di pi. Spesso mi pare di non
resistere a tanto dolore. Il cuore, ridotto in una massa di san-gue, ha la lancia, le spine e le frecce; pieno di strumenti che lo
feriscono. Queste ferite non possono cicatrizzarsi; di tanto in tanto sono ravvivate. Nulla dico, mio Ges, e chiss che non dica
troppo e che questo non sia un lamentarsi esagerato. O mio re d'amore, Tu lo sai: il mio fine non di la-mentarmi, ma di obbedire.
Non posso parlare d'altro perch non ho altra cosa se non dolore... Ges mi ha fatto un regalo che avrebbe dovuto conso-larmi;
ma, come tutti i doni che io ricevo, si dissolto, mi ha lasciato solo un po' di conforto.
... Spero fiduciosa e abbandonata nelle braccia della Prov-videnza... (diario, 6-4-1951).
Mio buon padre [Pinho], ... oggi il padrino` andato per una radiografia. Il medico suppone che abbia un cancro al fegato; se
cos, vivr ben poco tempo. Anche la mamma sta assai male. Deolinda sta curandosi il cuore. Regali di Ges! E io? Mi pare che il
do-lore mi disfi il corpo e l'anima. Il dolore, soltanto il dolore si impossessato di tutto il mio essere... I miei occhi fissano il Cielo; il
mio cuore grida incessan-temente nella pi triste e dolorosa agonia... Ma non v' soc-corso per me dal Cielo. E sulla terra mi pare
siano morti tutti gli amici: ne ho tanti e mi pare di non averne nessuno.
Il Cardinale continua a inviarmi parole di conforto. Il sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivesco-vo, venuto qui
varie volte. La settimana scorsa mi ha detto che ritorner in questi 15 giorni con pi tranquillit per par-lare delle mie cose; che ora
tratter del mio caso. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e gli ho detto che non volevo essere di nuovo messa in pubblico
perch lo sono gi troppo... (lettera a p. Pinho, 27-4-1951).
Non sopporto il pensiero delle visite. Non soltanto l'ec-cesso di stanchezza che mi fa soffrire tanto: talvolta sento in me una tale
ripugnanza, una tale avversione per le visite che mi fa aumentare immensamente il mio soffrire. Non vorrei questo sentimento
perch voglio e amo la croce per amore di Ges e delle anime; ma ci ripugna alla mia povera natura. Cosa viene a vedere in me
questa gente? Se in certi momenti questa riflessione perdura, provo tale umiliazione e mi appare cos grande e insopportabile il
mio nulla da darmi la impressione di sprofondare sotto milioni di mondi che mi ca-dono sopra.
... Sono nulla e non ho nulla; ma Tu, o Ges, sei tutto. ... Oh se mi concedessero di rimanere in questo silenzio di morte! Di non
dire nulla, proprio nulla! Non so, ma mi pare che proverei gioia, nonostante la grande necessit ed an-siet che il mio cuore ha di
parlare del cielo, di Ges, del Suo amore, della Sua misericordia. S, il cuore brama di uscire dal mio petto e volare per il mondo, di
possedere una voce che, ad ogni momento, inces-santemente, si faccia udire a tutta l'umanit chiedendo ad ogni creatura di non
peccare, di venire a Ges. Potessi convincere tutti di quanto Egli ci ama, e che soltanto Lui buono!... (diario, 4-5-1951).
Sento nelle mie mani un peso infinito
... Venne Mammina: mi mostr il suo Cuore Immacolato circondato da spine.
Le chiesi di darle a me, perch non volevo vederla soffrire... Mi prese in braccio, mi colm di carezze e pass tutte le spine al mio
cuore e mi disse: - Ti chiedo ci che ti chiese Ges: dolore e riparazione ; consolaci sempre e chiedi alle anime pie di
infervorarsi e di amarci e ai peccatori chiedi che si convertano e non ci offendano.
Come premio del tuo soffrire e per poter dare alle anime le grazie celesti e modellare i cuori come ha fatto Ges, ti eleggo
depositaria delle mie grazie. Le mani di Mammina erano piene di grazie che pendevano da esse come raggi di sole. Un le sue Mani alle mie, palmo a palmo, e
mi disse: - Le mie grazie sono tue. Ripartiscile a chi vuoi. Dalle a coloro che ti sono cari; voglio cos perch anch'io li amo; dalle al
mondo intero. Ti faccio ricca delle mie ricchezze e di quelle di Ges... - ... (diario, 5-5-1951, 1 sabato). ... Sono in croce e non me
ne distacco. Di tanto in tanto viene qualcuno a stringere i chiodi; non vedo chi sia. Ma pure con le mani inchiodate sulla croce, le
sento piene [di grazie] ; sento che dispensano quelle grazie che nel lo sabato ricevetti dalle mani di Mammina. Ad onore e gloria di
Ges e di Lei e per il bene delle anime vorrei parlare di queste grazie. L'anima ed il cuore vogliono aprirsi, sentono necessit di
parlarne; ma la mia triste e cieca ignoranza non mi consente; ci che so e posso affermare che sento nelle mani un peso infinito:
ha la grandezza del Cielo; pare che mi disgiunga i nervi. Queste grazie scorrono fuori dalle mie mani pi rapide ed abbondanti che
le acque dei fiumi verso il mare. il Cielo che si disfa in grazie attraverso le mie mani e vi rimangono sempre le stesse grazie, lo
stesso Cielo.
Non dissi nulla e non so dire di pi... (diario, 11-5-1951).

169

.. Sento che le grazie ricevute da Mammina si diffondono e accompagnano ovunque il grido del cuore e come questo vanno a
mendicare e a offrirsi contemporaneamente. Ma sono respinte. Oh, la pena che provo! Non posso consentire tanta ingratitudine.
Il mio cuore soffre, deve soffrire e non so soffrire; non so vivere puramente e santamente... Quante volte invoco Ges e Mammina
e con gli occhi sulle Loro immagini chiedo com-passione. Solo il Cielo, Ges e Mammina mi possono liberare dal cadere nella
disperazione... (diario, 18-5-1951).
La malattia sta distruggendomi sempre pi
... Non voglio n posso pensare alle ore dolorose tristi ed amare di questi giorni. Ed io sola, senza nessuno con cui sfogarmi! Ges, soccorrimi! Mammina, mostrami che mi sei Ma-dre! - Nei momenti di maggiore sfinimento ho ripetuto molte volte questa
invocazione. Per la misericordia del Signore, penso di non averlo offeso con questo scoraggiamento perch la mia volont
rimasta sempre fedele alla divina volont di Ges. Pazza dal dolore, senza un raggio di luce n il minimo conforto, quando
invocavo soccorso dal Cielo chiedevo anche l'aiuto del mio padre [Pinho] e di quelle persone che nella mia vita mi sono state di
sostegno e di conforto. La tempesta non si calm. Era tutto rovina. Mi sembrava di essere un albero fecondo, carico di frutti che la
furia della tempesta ha distrutto portandone via i frutti, i rami e perfino il tronco, ma tanto lontano da non vederne le tracce. Rimase
soltanto il dolore... Il dolore fu tanto violento che non potevo sopportare il minimo rumore o mormorio: tutto mi si rifletteva talmente
nel cuore, da non poterne pi. O Ges, o Mammina, sia tutto per Vostro amore: fate che queste sofferenze servano di riparazione
ai vostri Cuori e per placare la giustizia di Dio...
Da che cosa nacquero tutte queste sofferenze? Io non lo so. Sar colpa mia? Saranno le mie imperfezioni? Sar perch non so
soffrire e sono molto suscettibile? 'z Perdono, mio Si-gnore, Tu sai le vere cause... - O Ges, mio dolce amore, ho sofferto tanto e
Tu sei ancora triste? Per quale motivo? Perch non ho saputo soffrire o perch a me parve molta la sofferenza e non fu nulla? Potessi vedere ci che scritto in Cielo! Solo per le sofferenze di questi giorni fu molta la riparazione che hai dato al mio Eterno
Padre, furono tante le anime cui hai evitato l'inferno. - Credo, Ges, perch Tu lo dici. Ma allora perch sei triste? Ahi, l'inferno,
Ges! Che fiamme nere! Non piangere, Ges, lascia piangere me ... - ... (diario, 25-5-1951).
Mio buon padre [Umberto], molte volte ho pensato ed espresso il desiderio di dettare alcune parole per darle notizie: non mi fu
possibile farlo. Mio Dio, cosa mai la nostra vita! Sembra che abbiamo rotto le nostre relazioni, ma non cos. Quanto pi il tempo
passa, tanto pi aumentano le no-stalgie ed il ricordo della santa amicizia dispensataci e del grande appoggio dato alle nostre
anime. Dimenticarla? Mai! Non vogliamo essere ingrate. Abbiamo avuto malattie: il padrino, la mamma e Deolinda. calvario, solo
calvario. Ed io? Non c' da meravigliarsi: la malattia sta distrug-gendomi sempre pi; malattia e moltitudini che si uniscono qui in
pellegrinaggio... Gli amici sono sempre amici, tanto nostri come suoi. Tutti la ricordano con rimpianto. Verr nelle vacanze? Chi
non vuole non promette. L'aspettiamo con le persone di cui parla. Ab-biamo tanta nostalgia! Ho sofferto molto per non averle
potuto scrivere. Sono sempre la stessa inconvertibile: piena di buoni desideri e buoni propositi, ma non vado oltre. Se sapesse lo
stato della mia anima! Non so neppure spie-garlo. Che tremenda ignoranza! Ho tante cose di cui la devo ringraziare. Mi diceva in
una sua lettera alcune frasi che non com-prendo, perci non so cosa risponderle. Rimasi a pensare che si sia smarrito qualche
cosa. Sar permissione di Dio o qual-che scherzo dello "zoppetto" [il diavolo] ? Pazienza! Una cosa certa che Ges contento di
ci che lei fa perch tutto per grazia Sua e per Lui. Mi domanda il motivo della mia gioia a riguardo del Car-dinale. Mi manda a
dire sovente buone parole incoraggianti; promette di visitarmi. Ma piuttosto che qualcuno ce l'abbia a male, preferisco soffrire sola
e non vederlo se non in cielo.
Penso che in agosto avr nuovi interrogatori da parte del sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivescovo. Mi molto
amico; venuto a visitarmi molte volte. Avvenga ci che Dio vuole; io non desidero altro... (lettera a d. Umberto, 11-6-1951).
II mio dolore immerso in un mare infinito di un altro dolore
... Un pomeriggio di questa settimana sentii come se la mia carne stesse abbrustolendo e il corpo bruciasse nelle fiamme. Non ero
sola e una persona presente` disse: - Che puzza di cenci bruciati! - Mia sorella corse in cucina a domandare alla mamma se aveva
acceso il fuoco da qualche parte; ella rispose di no. Questo odore intenso e sgradevole era in camera mia. Ad un certo punto non
sentii pi le fiamme consumatrici e la puzza scomparve. Mio Dio, un letto in fiamme senza che io potessi uscirne! Che sar mai
l'inferno? Che eternit di disperazione!... (diario, 15-6-1951).
... Ieri, gioved, ancora molto presto, senza che io lo volessi, il mio cuore mi disse: arriva il venerd, il venerd crudele! Sei tu, o
gioved ingrato, che me lo porti`. Lo sgomento si impossess di me; rimasi come morta sulla umanit. Ero un cadavere ghiacciato,
trasformato in roccia`. Non potevo sop-portare di vedermi n sentirmi in quello stato.
Caddi agonizzante nell'Orto. Volevo, a costo del sangue e della vita, dare nuova vita al mio cadavere immenso. Si ruppero le vene,
sudai sangue, il mio cuore ricevette i pi dolo-rosi e crudeli maltrattamenti; lo spavento mi accompagn con-tinuamente; ed il cuore

170

era sempre ansioso di darsi: dare fino a morire di amore. Stamane sono andata al Calvario con gli stessi sentimenti, le stesse
ansie... (diario, 22-6-1951).
... Ho vergogna di lamentarmi sempre. Ma, mio Dio, sic-come devo obbedire, sono obbligata a dire ci che avviene nella mia
anima. Che posso dire altro, se tutto il mio essere sofferenza? Non ho nulla in me che non sia dolore. E tutto il mio dolore
immerso in un mare infinito di un altro dolore. Ed questo dolore che ferisce Ges; stato questo dolore che ha toccato e ferito il
suo divin Cuore. Io svengo; non sopporto tanto dolore, questo dolore che non umano: solo di Ges. Non resisto e non ammetto
le offese fatte a Lui, non ammetto tanta cattiveria.
Soffro per non poterlo consolare; per non avere vita e cuore per amarlo. Devo tanto al mio Signore... (diario, 20-7-1951). Mi pare di
essere crocifissa per abitudine; mi pare di non fare nessun sacrificio, di non aver meriti, di non amare Ges e di soffrire nulla per
Lui. una vita senza valore, una vita che non sa vivere. Tutto morte: quanti dolori, quanti sospiri nascosti e soffocati! Sono sotto
il mondo ed questo stesso mondo che soffoca in me i sospiri e nasconde i miei dolori. Nessun mio grido arriva al Cielo: di l non
si ascolta nessun gemito, non si vede nessuna lacrima. Che abbandono, mio Ges! Questo peso mondiale mi ha ridotta come uno
straccio im-mondo e nauseante e mi ha fatta sparire. Non sono polvere, non sono nulla; non esiste neppure l'ombra del mio
passato; non so se sono vissuta, se ho qualche volta conosciuto la vita.
Mio Dio, quanto costa, come penoso passare attraverso que-sto esilio!...
Mi resta la fiducia: credere, credere sempre! Ho una eter-nit intera per amare il mio Ges, per amare i miei Amori. E in quella vita
senza fine io prover tutto e avr tutto per dare a Loro: amore, amore, sempre, eternamente amore... Lungo il Calvario ho sentito
Ges come Signore onnipo-tente ridotto nella pi grande miseria, coperto delle mie ini-quit. Non riesco a pensare come Ges,
tanto grande, tanto puro e santo, potesse essere tanto piccolo, tanto umiliato e ri-dotto ad un cencio immondo. Piccolo e umiliato,
ma era grande nella sua grandezza e amava infinitamente, come infinitamente soffriva.
- Che dolore, mio Ges! grande come Te! - - grande, infinito, perch Mio, ed l'umanit che ferisce il Cuore di un Dio... - ...
(diario, 27-7-1951).
Ero venuto dal cielo a trasformarmi in un verme della terra
E impossibile descrivere il martirio di questa settimana. Le sofferenze furono molte e varie, ma il tormento dell'inferno fu tremendo,
spaventoso. lo vi ero sopra, le fiamme mi toc-cavano e l'anima sentiva gli orrori infernali. Vedevo i demoni, udivo le loro urla e i
gemiti di molte anime. La disperazione era completa: perdere Dio! Non vedere mai pi Dio! Le fiam-me e le sofferenze mi
trapassavano come vento furioso, come tempesta distruggitrice. Tutto il mio essere era trafitto come la vetrata trapassata dai
raggi del sole infuocato. Non vi era nulla in me che non provasse questi orrori. In me e nel mondo intero tutto era inferno. Sentivo
che tutta l'umanit, con poche eccezioni, era su questo tremendo e spaventoso abisso. Mi offrivo a Mammina affinch Ella, con la
sua sapienza e con il suo valore, mi offrisse a Ges per cos grande ripa-razione...
- Anime, molte anime, figlia mia, sono negli artigli di Satana. Soltanto a costo di molto dolore, molto sangue, molta immolazione
possono essere liberate...
Ricevo il tuo dolore, ricevo il tuo martirio, prendo la tua mano e vado con te, nascosto, a strapparle a Satana; ma sol-tanto con la
tua cooperazione. - Le vedo, Ges, la mia anima le vede bene: sono tanti i demoni ed esse nelle loro grinfie come negli artigli di
leoni. Poverette! Non risparmiare a me sofferenze, ma risparmia a loro le pene eterne. - ... (diario, 3-8-1951).
...Ieri passai un giorno doloroso, fu un gioved difficile da trascorrere. Mi pareva di essere venuto" dal cielo a tra-sformarmi in un
verme della terra. In questa trasformazione io ero un verme schifoso, putrefatto, corroso che camminava forando sempre tutta la
terra immonda. Nell'Orto sentii come se fossi vissuta nascosta senza aver compreso chi io ero e da dove ero venuta. Ero venuto
dal Cielo e venivo ad aprire un cammino per dar vita a tutti co-loro che erano morti, affinch lo seguissero. Al vedere che ero la vita
e che non volevano accettare la mia vita, tremai, mi sgomentai, agonizzai e sudai sangue. Stamani sono andata verso il Calvario,
triste, umiliata, sem-pre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la vita del Cielo. Giunta sulla cima, terminato il
viaggio, stata issata la croce ed io vi sono stata crocifissa con Ges. Ho continuato ancora ad essere il verme corroso, ma
responsabile verso l'E-terno Padre per l'umanit colpevole. Mio Dio, che vergogna nel vedermi davanti a Lui, piena di malvagit e
di crimini: tutta miseria, tutta putredine! Se non vedevo me davanti all'Eterno Padre, si vedeva Ges dentro al mio cuore ed io
soffrivo con Lui e con Lui gridavo cos forte che pareva echeggiarne tutta la terra. Ma l'Eterno Padre non dava ascolto: la mia
anima Lo ve-deva respingermi e io Lo sentivo. Mio Dio, che agonia! Ma non per questo il cuore cess di vibrare d'amore. Le
fiamme [di amore] si alzavano, giungevano al cielo. Ges vo-leva darlo alle anime. Ges spirato, ed io con Lui... (diario, 17-81951).
Ancora di pi se posso sopportare di pi
171

- Avanti, avanti, eroina! Dopo il mio, questo il calvario pi doloroso sulla terra. Avanti, vittima e sposa mia! Oggi ho posto da parte
il tuo calvario, la tua croce. Sono stato lo il camminatore. E sai perch? - Io non so, Ges, perch non me l'hai ancora detto; e non
lo desidero neppure sapere. Io voglio solo quello che vuoi Tu e mi basta che sappia Tu la croce che sto soffrendo. - Ho capito,
figlia mia: nella mia sapienza divina ho vi-sto che debbo risparmiarti la sofferenza della Passione di oggi: quella del tuo corpo
giunta al colmo. Il fine grande, infi-nitamente grande. Sono state le anime, prezzo del mio Sangue, che Mi hanno indotto a darti
tanto dolore. O soffrire cos, o dovevo aprire l'inferno e precipitarle l. Esse abusano della misericordia divina. - O Ges, ancora di
pi, di pi, se io posso sopportare di pi. Sii benedetto! Benedetto per questo Tuo grande mezzo di salvezza. Non stato merito
mio; non sono stata io a soffrire; non sono stata io a vincere. Hai trionfato Tu sul Calvario, ed hai trionfato nel mio corpo. Io non ho
nulla, Ges, proprio nulla. Tutto tuo, tutto. - Nn hai nulla ed hai tutto; non hai nulla perch ricevi tutto da Me; hai tutto perch Mi
possiedi. Povero mondo, figlia mia! quasi trasformato in un in-ferno di peccato, di vizi e delitti. O anime amanti del mio divin
Cuore, fate tutto per Me! Fate che molte anime Mi amino e che evitino i loro crimini.
Non fermatevi! Lanciate la semente che vi data attra-verso questa vittima. Andate! Conquistate! Portate anime a mi-gliaia, a
milioni, al Mio Cuore divino, aperto per riceverle. (estasi del 24-8-1951).
... Rinnovo la mia croce, vado al mio tormento. Obbe-disco perch bramo amare Ges, obbedisco perch voglio sal-vargli anime;
obbedisco perch, a qualunque costo, voglio solo ci che Lui vuole. Se non fosse cos, non detterei le cose della mia anima, non
parlerei di me, della mia sofferenza. Mio Dio, che martirio! Ho sofferto momenti spaventosi per i sentimenti della separazione da
Dio. A volte mi convinco che mi separai da Lui per sempre, tale l'assenza, tali sono le cause che mi portarono a questa
separazione... Ahi, l'inferno, l'inferno! necessario soffrire tutto perch le anime non vi cadano... Ges merita tutto: degno di
tutta la mia immolazione. O Ges, sento molta pena del Tuo divin Cuore e del Cuore Immacolato di Mammina. So e comprendo
perch me lo hai fatto comprendere... ma Voi non avete bisogno della mia com-passione. Non avete affatto bisogno di me; ma le
anime hanno bisogno delle mie povere sofferenze. Arricchiscile, o Ges, af-finch sia maggiore la riparazione che Ti do... (diario,
31-8-1951).
Voglio le mie pecore smarrite
... Ges mi disse: - Io sono il Buon Pastore; vengo alla ricerca del mio gregge. Vengo al prato fiorito e vezzoso del tuo cuore per
invitarlo a venire a Me; Io sono il Buon Pastore, voglio le mie pecore, voglio quelle smarrite. Invitatele, invi-tatele, voi che Mi
attorniate [persone che assistono all'estasi] ; dite loro che Ges le chiama; dite che Ges le vuole. Figlia mia, portavoce del
Pastore divino, del Re di amore, porta a Me, al mio divin Cuore le pecore smarrite. Il tuo grido dolente quello di Ges: voglio le
anime; bramo, sospiro le anime... - ... (diario, 7-9-1951).
... Mi pare che per mia volont ai gioved non voglio ri-cordare l'Orto: fuggo da Ges e dai Suoi meriti pi che dalla morte e vado
pazza a cercare i piaceri. Cos mi successe ieri. Era gi notte e Ges entr nell'Orto; apr le braccia per accogliermi. Mi indic il
suo Cuore per mio rifugio e mi fece sentire quanta sofferenza affrontava per me.
Nulla mi commosse; non Lo accompagnai alla prigione. E oggi non volevo proprio saperne di Lui. Non so se devo dire che non
volevo, perch io non voglio e voglio allo stesso tempo. Se da un lato odio e disprezzo Cristo, dall'altro Lo amo e voglio possedere
solo Lui. Egli camminava verso il Calvario e a me pareva di cam-minare lontano, tanto lontano; mi pareva di camminare al di fuori
del mondo. Ma il dolore dell'amorosissimo Ges, nel vedermi cos, mi ha trapassato il cuore. Sarebbe stato mortale, se Egli non mi
avesse fatto vivere. Le sue lacrime e gocce di Sangue causate dalla corona di spine cadevano su di me; il suo divin Cuore ferito si
tra-piantato nel mio e sono rimasta a soffrire con Lui. La croce era sua ed era mia. Sono stata crocifissa. Ges si separato;
sono rimasta sola. Non ho sentito altro se non il dolore infinito del suo divin Cuore, il suo abban-dono, la sua tristezza e totale
agonia. Mi costato immensa-mente, infinitamente resistere a tanto dolore. Ges non morto perch non era in me, ma la mia
anima si consegnata al Padre. Sono spirata. Ges ha aspettato assai a parlarmi e quando l'ha fatto fu da lontano, molto da
lontano. Non mi pareva che fosse in me. stato un colloquio doloroso davvero. L'ho udito dirmi: - Che allontanamento! Mia figlia,
come sono lontane le anime! Non sopporto questa lontananza; non sopporto tanti peccati. Mia figlia, vittima del Portogallo, vittima
del mondo intero, soccor-rile!... (diario, 14-9-1951).
... Ho vissuto i miei momenti tormentosi sospesa sull'inferno. Quelle disperazioni, quelle fiamme sono un tormento spaven-toso.
Povere anime che vi cadono! Oh, come dobbiamo evitare il peccato! Anzitutto perch offesa a Ges,... poi perch ci fa cadere in
quelle pene eterne... La Mammina Addolorata sta con le Sue frecce conficcate nel mio cuore... Quanto soffre Mammina! Sento che
soffre tanto insieme a Ges. Ho passato tre giorni senza Comunione [per l'assenza del parroco] ; ne ho sentita la mancanza, ma
non quella pena che vorrei. Soffrivo perch non soffrivo. Ricevendo qualche spina, sentivo la mancanza della Comunione per
sopportarne il do-lore. Ma alla fine della giornata, ricordandomi di non essermi comunicata, sentivo un vuoto tanto grande che
soltanto Ges poteva colmare... (diario, 28-9-1951).
unito a voi come non mai
172

Detto oggi, 17, quanto avrei dovuto dettare venerd, 12. Fin dal l sabato (giorno 6) la mia anima ha sofferto un tormento indicibile.
Preavvisata da Mammina che sarebbe ve-nuta presto a prendere il mio padrino, ho dettato quanto Ella mi disse...
... Mercoled alle ore 23 Ges lo chiam alla Sua divina presenza.
Dopo molte lacrime abbiamo recitato nuovamente il Ma-gnificat , come si fatto sempre nei momenti pi dolorosi. Il mio Orto di
gioved fu: lacrime, dolore, nostalgia. Ges non me ne diede un altro, come non mi diede al ve-nerd un altro calvario.
Venerd, con la salma del padrino in casa, si celebrata la Messa in camera mia: non ho saputo proprio assistervi. Ho raddoppiato
le mie suppliche a Mammina di farlo per me. Le ho chiesto di essere di conforto a me e ai miei cari.
venuta l'ora del congedo: mi sono ricordata di Mam-mina Addolorata quando ha perduto il suo Ges. Abbiamo di nuovo recitato il
Magnificat .
Sono rimasta in questo dolore e talmente acuto che, a mo-menti, non potevo sopportarlo. Mi sono portata in spirito al Cielo per
vedere l il mio padrino: fu un balsamo efficace al mio dolore. Alle ore 15 Ges mi ha unito al Suo divin Cuore e mi ha detto: Figlia mia, oggi vengo soltanto per confortare il tuo cuore, per rallegrarti l'anima e darti buone notizie. Coraggio! Gioia e fiducia! Il
tuo caro padrino in cielo: andato di-rettamente l a cantare incessantemente le lodi al Signore. Ral-legratevi come se fosse tra
voi; pi ancora. unito a voi come non mai... morto della stessa malattia di cui sarebbe morto 10 anni or sono se non fossi Io
intervenuto con un grande miracolo. Dico morto perch voi dite cos: passato alla eternit; ha cominciato a vivere la vera
vita... . ... (diario, 12-10-1951).
Dio sia lodato! Sia fatta la Sua volont! Tutto per Suo amore. Furono queste le parole che le mie labbra balbettarono molte volte
nei momenti di grande angoscia e penso di con-tinuarle sempre nei momenti di profonda nostalgia. Sono molto imperfetta... Mi
pare che il Signore non possa operare tante grazie nella mia miseria... Dubito, dubito davvero. Temo il mio vivere, ma voglio solo
ci che il Signore vuole: mi sono abbandonata in Lui. Spero e confido soltanto in Lui. Ho tentazioni contro la fede. Il demonio a
volte tenta di persuadermi che, dopo questa, non vi altra vita; che la separazione dai nostri cari eterna; che tutto finisce; che
non ci vedremo mai pi! Quanto costa il mio calvario! L'amore di Ges vinca in me perch io non posso... (diario, 19-10-1951).
Sono amore, mi do in amore, chiedo amore
Quanto afflitta la mia anima! Nascondo la mia agonia. I miei sfoghi pi prolungati sono con Ges e Mammina. Quei Cuori
amorosi comprendono bene quanto soffro; vedono le spine e i pugnali che attorniano e trapassano il cuore; sanno le mie
intenzioni; sanno che per amore, solo per amore Loro e per le anime.
Povera me, se il mondo fosse il mio giudice! Soffro in silenzio, nascondo il pi possibile il mio dolore e lo faccio per amore. Soffro
sotto tutti gli aspetti; soffro e scopro che mi lamen-to: ho scrupolo a dire ci che soffro. Soffro e temo la soffe-renza; mi spaventa;
sento di non poter sopportare il minimo aumento di martirio.
Attorno a me tutto dolore: sono come se fossi sola in mezzo al mondo che mi martirizza. Approfitto anche dei pi piccoli sacrifici
per offrirli a Ges per varie intenzioni e per il buon esito della missione che si sta svolgendo [in parrocchia].
... - Dammi forza, o Ges; voglio soffrire tutto, non sol-tanto per consolarti, per salvare le anime, ma per il mondo intero e perch si
converta tutta la mia parrocchia, incomin-ciando da me ... - (diario, 2-11-1951).
...Ieri abbracciai l'Orto o Qualcuno lo abbracci nel mio cuore: fu un abbraccio eterno.
Ges, con la sua Luce, mi fece vedere e comprendere che era il Suo abbraccio con le anime, che era la sua Vita eterna di amore
con loro. Lo stesso abbraccio avvenuto oggi sul Calvario e la stessa luce mi ha fatto vedere e comprendere che soltanto
at-traverso l'Orto e il Calvario avremmo potuto avere il Cielo, avremmo potuto vivere eternamente nell'amore divino. Ges mi ha
fatto sentire l'unione delle anime con Lui in cielo e l'infinito amore delle anime con Lui. Che unione in-dicibile! Che amore
inesprimibile!
... - Io sono amore, mi do tutto in amore e chiedo amore. Sono amore perch amo; mi do in amore perch sono soltanto amore;
chiedo amore perch voglio essere amato. Amatemi, amatemi, o cuori puri, e fate che lo sia amato. Ho sete, ho sete e sono cos
pochi coloro che vogliono amarmi. Voglio essere amato e voglio che le anime Mi posseggano interamente. Lavorate, lavorate,
amati dal mio Cuore. Conducete a Me mi-lioni di anime, tutte le anime... - ... (diario, 9-11-1951).
Suffragare le anime per mezzo di Maria
173

... Sul Calvario Ges spirato e io con Lui. La Sua anima santissima volata ed io sono rimasta nel silenzio della morte.
passato un po' di tempo, sono rivissuta con la vita di Ges e L'ho udito nel mio cuore: - La tua morte, figlia mia, fa vivere alla grazia
milioni di anime; la tua sofferenza, le tue preghiere, con il voto perpetuo che hai fatto di tutto`, la donazione alla Mia Madre
benedetta strapparono dal Purga-torio tante anime...
Fa' s, figlia mia, che molte persone facciano questo voto di offrire tutto, azioni, preghiere, sofferenze, per le anime del Purgatorio e
che sia fatta questa donazione per mezzo della Mia Madre celeste, regina di tutte le anime.
Pregarla per i peccatori, per le anime del Purgatorio, ci che pi consola e rallegra il Suo Cuore santissimo. La preghiera per i
peccatori non perde il suo valore se offerta in suffragio delle anime: al contrario, acquista valore. Prometto di facilitare la
conversione di un peccatore quando mi richiesta in nome di quelle anime le quali sospirano di godermi e di amarmi eternamente.
- O Ges, ci che ho sofferto e dato e se qualche bene ho fatto, non sono stata io a farlo, sei stato Tu che hai mosso il mio cuore.
quindi per Te l'amore e la gratitudine delle anime. - S, ti ho mossa al bene e tu hai cooperato; per quante anime lo muovo,
quante ispirazioni ricevono dallo Spirito Santo e tutto respingono, tutto Mi rifiutano e non fanno nulla! E le anime soffrono nel
purgatorio e i peccatori si perdono. (diario, 16-11-1951).
II Cuore di Ges un abisso: Dio
... Ho sete, ho sete di darmi al Signore, di possederlo eter-namente. Ma non voglio soltanto darmi; la mia brama ap-partenergli e
possederlo. Il mio cuore un pozzo senza fondo. Io voglio, sospiro, bramo che l'umanit intera venga a questo pozzo con tutti i
cuori infiammati di amore, a inabissarsi in questo abisso sen-za limiti.
Io so, conosco e sento che questo pozzo il Cuore divino. di Ges, che questo abisso Dio, perch queste ansie non sono mie,
sono infinite, sono superiori alle mie forze. Sono
di Ges, Ges che vince, Lui che soffre, Lui che ama, Lui che vive.
Io, da me, sono miseria, tenebre e morte; sempre quel niente che non giunse mai ad esistere, sempre quel niente che mai sbocci,
che mai seppe cosa la luce, che mai seppe che cosa la vita, cosicch non diede mai nulla a Ges, n un sorriso n un sospiro
d'amore... ... - Come sempre sono nel tuo cuore, ma adesso in un modo pi sensibile. Tu vivi con la Mia vita; soffri con il Mio
dolore, ami con il Mio amore. Vivi con la Mia vita perch con essa ti faccio vivere; soffri il Mio dolore perch te lo faccio sentire: sei
vittima per ripararmi. Ami con il Mio amore, perch l'ho infuso nel cuore affin-ch con esso Mi ami e faccia che lo sia amato... (diario, 23-11-1951).
Vittima con Ges e Maria Sa vivere chi sa soffrire
... Il giorno della Immacolata Concezione, titolo che io amo di pi, fu triste per me: molto triste e doloroso. Senza saper vivere e
parlare con Lei rinnovai con frequenza il mio voto di purezza. Lo faccio tutti i giorni, ma in questo, non so se posso dirlo, lo feci con
pi amore, senza sentire consolazione e senza sentire che L'amavo...
Oggi ho avuto la santa Messa in camera: ho chiesto a Mammina di assistervi per me e Le ho detto: - Sono certa che mi porti con
Te e cos accompagno, come devo, Ges
nella rinnovazione della sua Santa Passione e Morte sul Cal-vario. - Durante il viaggio, il dolore del cuore mi ha fatto varie volte
venire agli occhi lacrime amare... La Mamma addolorata ed agonizzante presso la croce mi straziava il cuore con il Suo dolore,
creando radici tanto profonde che i nostri cuori non si sono pi separati. Ella ed io avevamo lo stesso dolore ed ambedue lo stesso
dolore di Ges.
In questa mutua unione di dolore, amore ed agonia, Ges spirato. Mi parso che il mio corpo sia rimasto senza anima.
passato un po' di tempo in questa separazione.
Ho ricevuto di nuovo la vita ed ho udito la voce di Ges: - Abbiate compassione dei Cuori addoloratissimi di Ges e di Maria.
Abbiate compassione! un dolore infinito. Ripa-rate per tanti crimini e iniquit... Mia figlia, la tua vita la Mia; la vita di Cristo
crocifisso. Io fui vittima; fui vittima dell'umanit con la mia Madre benedetta. Tu continui ad es-serla con Lei e con Me. il motivo
del tuo soffrire. (diario, 14-12-1951).
Mio buon padre [Umberto], non sono degna di perdono perch ho con lei molti debiti... Il nostro doloroso calvario non ci consente
quasi mai di compiere il nostro dovere. Dopo quattro mesi di sofferenze, Ges venuto a prendere l'anima del nostro caro zio e
padrino: se ne partito il 10 ottobre, alle ore 23.
174

Grandissima la nostra sofferenza: stata la perdita di un padre. Grazie a Dio morto come un santo, ben disposto e rassegnato;
ed in cielo. Ma non per questo i nostri cuori hanno cessato di sanguinare e i nostri occhi di piangere. Siamo umane e tanto fragili.
Qui tutto come al solito: sempre dolore, sempre croce in questo calvario ben doloroso.
Ma chi non deve conformarsi e rallegrarsi nella volont del Signore?... Mi rimane soltanto la speranza nel Signore e l'ab-bandono
nei Cuori di Ges e di Mammina.
Bramo di essere liberata da questo esilio, ma non vedo il modo di maturare e sar per questo che Ges non si affretta. E lei,
quando viene in Portogallo? La aspettiamo tutti con ansiet. Sa a chi sto dettando [questa lettera] ? Ad Irene, la figlia maggiore del
dott. Azevedo s, che qui da noi da oltre un mese, perch ammalata; ella chiede preghiere e saluta, cos co-me il signor dottore
e tutti. Saluti, molti saluti da mia madre, da Deolinda, dalle mie cugine e Sozinha. Non ci dimentichi presso il Signore. Chiedo
perdono e la benedizione (lettera a d. Umberto, 19-12-1951).
... Ah, potessi far capire ci che la giustizia del Signore su di noi! Potessi mostrare a tutte le creature ci che un'of-fesa fatta al
Signore e quanto meritiamo di essere castigati! Non posso pensare alla mia sfrontatezza quando pecco con-tro il Signore.
Peccare crocifiggerlo; rinnovare la sua Passione. Non voglio essere crudele; non voglio pi peccare e voglio soffrire tutto per
evitare il peccato, voglio non consentire pi che una sola spina vada a ferire il Cuore divino del mio Ges...
- Mia figlia, ama molto chi molto soffre; sa vivere chi sa soffrire. Figlia cara, il mio divin Cuore grande, infinita-mente grande. E ha
reso grande, infinitamente grande anche il tuo. Nel mio Cuore ci sta il mondo intero, vi posto per tutti i cuori. Ed il tuo, che resi
tanto somigliante al mio, serve loro di rifugio. Pi ancora: attraverso il tuo cuore passano cuori erranti, cuori che fuggono da me,
cuori che hanno smar-rito il mio divin Cuore. Per le tue sofferenze, per il tuo martirio, ritornano a Me, giungono a ritrovarmi. Oh, se
sapessi, se comprendessi la mis-sione sublime per cui Ges ti ha scelta, moriresti di gaudio... - (diario, 28-12-1951).

1952
Povero mondo se non avesse la santa Messa!
... - Mia figlia, luce e stella eucaristica! Sono stato reden-tore: sono morto per dare il cielo alle anime, Mi sono fatto loro alimento. Ti
ho creata in modo somigliante a Me, ti ho scelta per vittima affinch continui la mia opera redentrice; ho messo nel tuo cuore
l'amore, l'amore massimo per la Eucarestia; per te, alla luce di questo fuoco che hai lasciato accendere, che molte anime,
guidate da questa stella da Me scelta, spinte dal tuo esempio, si trasformeranno in anime ardenti, anime veramente eucaristiche.
Povero mondo senza la santa Messa, senza Eucarestia! Po-vero mondo senza le mie vittime, senza ostie immolate con Me
continuamente!
lo voglio, figlia mia, di' che voglio un mondo nuovo, un mondo di purezza, un mondo eucaristico... - ... (diario, 5-1-1952).
... Mi pare che nessuno mi creda: tutti dubitano di me, tutti mi scherniscono e disprezzano. Ed io, poverella, spaventata dalle
sofferenze, ho l'impres-sione tante volte di cadere nella disperazione. Di qui nasce la rivolta contro Dio, se Egli esiste. Senza
volerlo, vero, ma ho momenti di dubbio sulla Sua esistenza. Se esiste, per me peggiore di un tiranno. Mi viene que-sta
tentazione: come pu Dio consentire che io soffra nel corpo e nell'anima per tanti anni? Poi ecco i dubbi circa l'eternit: meglio
godere tutto in questo mondo perch dopo questa vita non v' pi nulla.
O mio Dio, quando lotto cos, mi lancio in Ges e Mam-mina, Li chiamo e, abbandonata in Loro, dico: - O Ges, o Mammina, non
permettete che io cessi di confidare e sperare in Voi!... Voglio essere vittima e fare la volont del mio Si-gnore... [Finita la Passione sul Calvario], Ges ha detto al mio cuore: - Quanti avvisi, quanti appelli del mediatore divino! Men-tre Ges sta
immolando la sua vittima e la crocifigge conti-nuamente, il mondo crudele continua i suoi sviamenti, continua nella opulenza, nella
vanit, nella corruzione: povero mondo, senza la santa Messa, senza l'Eucarestia, senza le mie vittime!... Mia figlia, chiedi la
misericordia, la compassione della San-tissima Trinit... Il Signore conta su di te. Dal dolore del tuo cuore sboc-ceranno nuovi
virgulti come sono sbocciati dall'albero della croce. (diario, 10-1-1952).
Devo dare molti virgulti e far s che crescano

175

... Ho fame del dolore dell'umanit. Quel dolore tutto per me, senza essere a mio beneficio. Lo esige da me la Vita divina. lo, da
me, mi scoraggio per non poter soffrire e muoio per non saper amare. Quando, nel deserto immenso, il cuore e l'anima mia
gri-dano al Cielo per chiedere soccorso, senza riceverlo n da Dio n dagli uomini, rimango come disorientata e smarrita. Ma la
fame della croce e dell'amore a Ges sorge repen-tinamente, risvegliandomi nuovi ardori; mi abbraccio con pi forza a quanto mi
d il Signore; mi indugio nella seguente riflessione: Perdonami, Ges, le mie sfinitezze; perdonami quanto pu dispiacerti; dammi
la grazia di non offenderti. Ti ho conosciuto cos presto e non ho ancora incominciato ad amarti! Quanto sono ingrata! Voglio vivere
una vita nuova. Abbi piet di me . Ho provato tanta nostalgia di alimentarmi. Senza volerlo, mi causa lacrime; tutto fa parte della
mia croce. Benedetto sia il Signore!
Il sangue e gli strumenti dolorosi di Mammina, che Ella dal Suo Cuore ha passato al mio, sono sempre motivo di sof-ferenza
infinita. Il mio cuore deve dare molti, molti virgulti e fare s che crescano e fioriscano. Ma, poveretta, non sono capace di nulla. Che
pena provo di non essere per Ges e Mammina quello che Essi vogliono e desiderano!
Non so cosa sento inoltre nel cuore: mi pare che abbia dentro qualcuno che, come i pescatori, lancia reti e reti per catturare questo
mondo Ammenso di anime'. Quante pi reti escono dal cuore, tante pi ne ha da lanciare. E quali ansie, infinitamente grandi, di
averle tutte colme! Che compito! Che stanchezza incessante! Io abito nelle mie torri, in quelle torri di cui non parlo da molto tempo.
Sono all'ultimo piano che giunto all'altezza massima. Ho paura di abitarvi: l non esiste luce; tutto si spense, mor. Sento che
nessuno sa della loro esistenza. Io sono ignorante e sono morte: l'ignorante, nulla dice, e la morte non parla. Che cosa mi aspetta,
mio Dio!
Mi pare di avere orecchie in ogni parte della terra e da ogni parte odo voci di dolore e di paura spaventosa. Tutto il mio essere
sembra venire punto da una pioggia di spine acute, che lo perforano. Il cuore e l'anima piangono colmi di agonia e la giustizia del
Signore mi sotterra, mi sprofonda negli abissi, mi disfa sotto il suo peso.
Ieri passai la giornata fissando l'Orto e bramandolo. A notte, prostrata in agonia, dall'Orto vidi il Calvario, la croce ed i
maltrattamenti che mi attendevano. Non mi preoccupava ci che dovevo soffrire: bramavo volare incontro alla sofferenza per dare
la vita. In queste ansie mi lasciai catturare, condannare; assunsi su di me ogni peccato e debito umano... (diario, 18-1-1952).
Tentazioni contro la fede
... Nella notte dal 28 al 29 ebbi una forte tentazione contro la fede, cio contro l'esistenza di Dio ed altro che non spiego per il
timore di scandalizzare. Non so come devo fare e nel-l'incertezza non dico altro. Molte volte mi venne l'idea di non fare la
Comunione; ma come, mio Dio, se solamente Ges la mia forza! E poi la paura di dare scandalo nel non fare la Comunione!
Ahim, poveretto chi cos tanto solo!
... - Ascolta, figlia amata! Sta' in pace; riempiti della pace che ti d Ges. Quanto hai sofferto stata riparazione che ho voluto da
te affinch, in quella notte e in quell'ora, quel-l'anima non cadesse nell'inferno. Di' tutto: ti dar il coraggio. Sono lezioni mie, lezioni
da imparare e da ricordare per sem-pre... - (diario, 1-2-1952).
I pi vicini a te devono partecipare alla tua immolazione
... Soffro per coloro che mi sono cari; soffro nel sentire che sono io, soltanto io, la loro rovina, la causa di tutti i loro mali... ... - Ges
ti prova duramente, ma non sono lo ad esigere: il mondo in guerra, il mondo con il suo incendio di cri-mini; sono quelle anime
che tu sai, che ti ho fatto conoscere; sono esse che esigono tanta sofferenza, dal momento che sei vittima. Ti provo anche in
questo modo; non sei tu che fai soffrire quelli che ti sono cari. Sono lo che lo voglio, sono lo che lo esigo e cos lo permetto. E sai
perch? Coloro che lo amo di pi e sono vicini a te devono partecipare alla tua immo-lazione. La missione nobile, la pi
sublime. La riparazione che il mondo esige non poteva essere data soltanto da te... - Perdonami, Ges! Sono tanto triste e in tale
agonia che mi pare di non credere. Non credo, mio Ges; ma solo in me che non credo. Tu sei la verit, io invece sono nulla. Coraggio, credimi! Quanto avviene in te, te l'ho pre-detto da molto: neppure con Me avrai luce, neppure con Me avrai la certezza
che sono lo; avrai solo quella certezza e quella luce necessarie per resistere alla tua immolazione. Costa assai al mio divin Cuore
e a quello della mia Madre benedetta il vederti soffrire cos, il farti soffrire cos. Ma sono tanto poche le anime che si lasciano
crocifiggere!... (dia-rio, 8-2-1952).
Ho paura di Ges, ho paura dei suoi colloqui e avrei de-siderio di dirgli che non li voglio.
Ho paura delle visite: vorrei essere sola nel raccoglimento, nel silenzio. La presenza delle persone mi causa a volte un senso di
ribellione che quasi mi porta ad impazientirmi'. Mio Dio, la mia croce, il mio martirio! Il dolore tanto grande ed io sono senza forza
per soffrire. Quante volte mi pare che il corpo e l'anima non abbiano forza per soffrire di pi!... Continuo ad avere paura di tutti e a
sentire che quanto fanno per me viene fatto a malincuore. Continuo a sentire che sono causa di ogni sofferenza e di ogni male per
quanti mi sono cari. Ho avuto varie e tremende tribolazioni, da portare il cuo-re e l'anima alla massima agonia. Quando giungo
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quasi a persuadermi che Ges e Mammina, se esistono, non guardano verso di me, fisso le Loro immagini con la maggior fiducia
che mi possibile e dico: O Ges e Mammina, anche fossi io a praticare queste malvagit, vizi e crimini, nel Vostro Cuore che
li compirei. Non ne esco! Non vi sar nessuno a strapparmi da Loro. Voi lo sapete bene che preferisco l'inferno eternamente che
offendervi un solo istante: sono la vostra vittima .
I virgulti sono qui nel mio cuore: crescono sempre. De-vono essere irrigati e fecondati con dolore e sangue. La tem-pesta non
cessa: pare voglia saziarsi soltanto con la loro com-pleta distruzione... Ieri, verso notte, il mio cuore si trasform come in una
colomba che veniva dal cielo. Pass sull'uliveto dell'orto; sembrava prendere con il suo becco non so che cosa, forse il succo delle
foglie e portava con s molti, molti ramoscelli che coglieva in segno di pace. Voleva darsi, darsi e ricevere. E per questo scese al
suolo e pazzo di amore si avvolse in tutta la terra: rimase tutto macchiato; in cambio, il mondo scaric su di Lui ogni sorta di
sofferenza. Mi piacerebbe dire quanto sentii in quella occasione: quella che pareva colomba era purezza, amore disceso dal cielo;
l'an-sia di darsi era per dare tutta la felicit, il cielo... In cambio di tutto questo avrebbe ricevuto soltanto ingra-titudine e
sofferenza... (diario, 29-2-1952).
Io sono amore, amore infinito, amore eterno
... grande, molto grande, infinitamente grande la dolorosa agonia della mia anima. Mi pare persino di non essere io a sentire
questa dolorosa agonia dentro di me. Se la mia igno-ranza sapesse parlare, quanto potrebbe dire! Si estende al mondo, o meglio,
tutto questo mi viene dal mondo. E non posso consentire che tante cose vengano a ferire il mio caro Ges dentro al mio cuore...
Venite a Me tutti, voi tutti che soffrite; entrate nel mio divin Cuore. Venite a Me tutti voi che bramate amarmi e bevete a questa
fonte che non si esaurisce. Io sono amore, amore in-finito, amore eterno. Venite a Me tutti! Consolate anche il mio divin Cuore!
Ditemi costantemente che Mi amate e chiedetemi costantemen-te amore. II mio divin Cuore vuole darsi, vuole entrare in tutti i
cuori. Figlia mia, figlia amata, fa' che lo sia amato. Soffro tanto, ricevo incessantemente offese. Sono crudelmente maltrattato,
sacrilegamente offeso. Dammi la riparazione che ti ho chiesta. Fa', con le tue sofferenze, che il mondo sia a Me conquistato. Io
voglio anime, tutte le anime. Voglio i cuori fuggitivi, voglio le anime che si allontanarono da Me. - ... (diario, 14-3-1952).
La messe e la vigna di Dio
... Ho in me, nel mio cuore, una messe immensa di grano; le spighe sono bionde, ma la tempesta tenta di distruggerle, tenta di
annientarle. E la stessa cosa avviene per i polloni robusti che crescono dagli innesti. Voglio sostenerli affinch non cadano a terra,
perch non siano danneggiati dalla furia tempestosa. Ma non faccio nulla: sono una inutile per tutto e per tutti... (diario, 21-3-1952).
... La messe immensa che ho nel cuore, schiantata dai venti, reclina al suolo le sue bionde spighe. Avvolte nel fango, sono rimaste
quasi marcite. Sento la necessit infinita di rialzarle e di purificarle da ogni impurit. Devo dar loro colore e splendore. La stessa
cosa avviene alla vigna gi cresciuta e ben fiorita. Mio Dio,_ che tremenda tempesta vorrebbe distruggerla e sra-dicarla! Il mio
cuore se ne cura, la lavora e la irriga con il suo sangue, perch le sue radici si interrino sempre pi.
Continuo a dare al Signore la riparazione che penso ri-chiesta da Lui. Mi costa molto: lotta spaventosa... (diario, 28-3-1952).
... Mi pare di non avere mai amato Ges, di non sapere cosa sia l'Amore. La mia ignoranza non mi permette di espri-mere i
sentimenti della mia anima tanto profondamente dolo-rosi. Penoso martirio! Calvario spaventoso!
Spreco tutti i momenti della mia vita pensando al male, ai mille modi di peccare, calpestando i diritti e la legge santa del Signore. E
sempre Lo butto fuori dal mio cuore! Ho perduto Ges e sento di averlo perduto per sempre. Nell'ora della pi tremenda
riparazione, in cui mi pareva di offendere Ges pi orribilmente, io, proprio io, stavo per cadere nell'inferno. Riuscii a gridare; fui
salvata non so da chi. Braccia che presero le mie e mi strapparono da quel tremendo abisso di demoni, belve e fuoco. Parte del
mio corpo vi era gi dentro. Quando mi pareva di peccare cos sacrilegamente, vedevo che tutto il mio essere era inferno; che non
potevo pi avan-zare di un solo passo perch sarei rimasta sepolta in orribili tormenti e fuoco. Fu allora che scivolai e fui salvata
da quelle braccia e non so da chi. Ne uscii ma rimasi sempre sull'orlo: al pi piccolo movimento sarei ricaduta. Ma non
preoccupata di questo, senza alcun timore, continuai la mia vita vuota e criminale. Se da una parte sentivo un dolore infinito,
dall'altra mi ribellavo contro quel dolore e tentavo aumentarlo ancor pi con folli sbandamenti. Ges, fuori dal mio cuore,
perseguitato da me che Gli rinnovavo la Passione e la Morte, piangeva fissandomi con sguardi tenerissimi, ma addolorati in modo
inimmaginabile; poi mi grid: - Non sei ancora soddisfatta? Non la finisci di offendermi? Pensa quanto ti ho amata, quanto ho
sofferto per te e per la missione per cui ti ho scelta. - Sempre perseguitato da me, fugg, fugg lontano; la sua Voce divina si perse
come in un bosco, tra singhiozzi e sospiri profondi. Oh, come rimase la mia anima dopo questo! Quanto ha sofferto per
l'impressione di aver peccato e maltrattato cos il mio Signore!... E venuto Ges con la sua Vita... - Nuova vita, nuovo trionfo di
Ges nella tua anima; lo trionfo e regno nel tuo cuore come allora trionfai e regnai sul Calvario. Trionfai e regnai sulla morte; trionfo
e regno nelle tue sofferenze e nella tua croce. Coraggio, coraggio, fi-glia mia... Non dubitare; tieni sempre presente che fu Ges a
sceglierti per tutto questo: il tuo cuore, vittima eucaristica, un abisso di amore nel quale lo abito con gioia e con il quale si
incen-diano i cuori e le anime. Dammi la riparazione: non ti im-porti sotto quale forma ti chiesta... - (diario, 4-4-1952).

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II mondo non risuscitato ha sempre nuove invenzioni di peccato


... Ges risuscitato [Pasqua]. E in me niente risusci-tato: sono rimasta morta alla vita, alla grazia, a tutto quanto del Signore.
In me nascono e risuscitano da un istante all'altro solo il peccato, le malvagit. Pare che io abbia sempre in me nuove invenzioni
per peccare e calpestare ogni legge santa di Ges. La mia malizia, da me si comunica anche al mondo intero. - Non sono soltanto
io veleno e odio, ma faccio che lo siano tutta la terra e tutti i cuori. Potesse parlare la mia ignoranza! orribile e spaventoso questo
sentimento di malvagit. Sulla terra e nell'atmosfera tutto invenzione per offendere il Signore. Io uso verso di Lui ogni
maltrattamento; Lo cro-cifiggo, Gli causo la morte nel mio cuore. Mi pare che il grido accorato e doloroso di Ges stia nel mio udito
e che il suo dolore infinito stia nel mio cuore. Il dolore Suo perch l'offendo molto, non mio per averlo offeso. I miei istinti sono
peggiori di quelli delle belve; il cuore pi duro della roccia; in esso regna il demonio. Non posso, non so dire pi nulla, ma avrei
una infinit di cose da dire. La vigna di cui ho parlato fiorita ed cresciuta tanto; ha formato un pergolato. Ma la tempesta
continua a volere abbatterla, distruggerla insieme alla messe bionda e agli arbu-sti fioriti. Oh, se la mia anima sapesse mostrare la
cura che ha nel sostenerla e non consentire che cada a terra e, toccandola, si macchi! Gli occhi interiori non possono guardare il
pericolo in cui si trova tutto questo. Tutto il mio essere fu segregato; sta carcerato nelle nere torri. Il mondo alz muri, con forti
manette [catene], attorno a me; non consente che in questa abitazione vi sia luce n entri un piccolo raggio di sole. Posso gemere,
posso urlare: non sono udita. Nel piano superiore che tocca il cielo vi una sapienza infinita, vi sono sguardi che tutto penetrano:
penetrano e scru-tano nel pi intimo di tutti i cuori; penetrano in tutti i luoghi della terra, del mare, dell'atmosfera e dei cieli. [Questa
sapienza] ha una grandezza superiore a tutte le grandezze, un amore infinitamente superiore all'amore di tutti i cuori umani. Non
so dire nulla di questa grandezza: io non sono neppure un verme al suo confronto; superiore a tutto ci che esistito ed esister.
...Ieri, gioved,... era gi notte: il mio cuore si trasfor-mato come in una colomba e il mondo in un piccolo globo. Questo globo
entr tutto nel cuore. E la Colomba con il becco confitto nella terra putrefatta incominci a rimuoverla e a ta-gliare alla radice ogni
albero cattivo e velenoso.
Il globo del mondo tanto amato ed abbracciato in un abbraccio eterno. Per certi alberi non si lasciarono distruggere
completa-mente; le loro radici velenose crebbero e si estesero. Di qui vennero per Ges il sudore di sangue, i flagelli, la corona di
spine e la morte. Pi ancora: Ges avrebbe avuto il calvario non di un giorno soltanto ma di molti e molti secoli. Tutto ci avvenne
in me e tutto soffersi con Ges. Questa mattina ho percorso il Calvario: portavo la croce sulle spalle; il viaggio stato molto
spinoso, triste e silenzioso. La Colombina volava dolcemente e sopra di me batteva le ali, accompagnandomi sino alla cima della
montagna: da lei rice-vevo tutta la forza...
Io vedevo ci che il mondo era, ci che verrebbe ad essere... Sono spirata... Poco dopo venuto Ges: - Figlia mia,... la tua vita
non inutile... Io vivo per darmi alle anime e tu vivi per condurle a Me ... Abbi sempre sempre presente la parola vittima , la tua
consegna totale al Signore. Assomigli in tutto alla vera Vittima del Golgota. Ti faccio sapere e comprendere solo una parte delle
numerose e gravi offese a Me fatte: il tuo cuore, cos fragile, cos sen-sibile, non resisterebbe a tanto dolore. Non sopporteresti il
sentimento e la visione totale delle offese fatte al tuo Ges che ami tanto... - ... (diario, 18-4-1952).
II mio Cuore amore, solo amore per gli uomini
- Il mio divin Cuore amore, amore, solo amore per gli uomini. Ed essi mi ricambiano con ingratitudine, malvagit e crimini. Io
sono amore e vengo a chiedere amore...
Come la farfalla impazzita gira attorno alla fiamma, cos il mio Cuore va attorno ai cuori e batte alla loro porta... Alcuni mi rigettano
perch pervertiti: le loro coscienze in-callite Mi rifiutano completamente. Altri non Mi ascoltano ancora perch vogliono continuare
nelle loro passioni disordinate. Altri Mi rifiutano perch non Mi conoscono.
Altri ancora non Mi ricevono perch non vogliono soffrire: vogliono fiori senza spine, vogliono gioie senza tristezze. Io sono Ges e
vengo a chiedere, a mendicare. Ascoltate, accogliete questo Mendicante divino! Vengo a riscaldarmi ai vostri cuori. Datemi amore,
fate che lo sia amato. Figlia mia, Ges nel tuo cuore, all'ombra di arbusti fio-riti, come il giardiniere zelante che si cura dei fiori e
se ne delizia. Qui sto bene; non mi delizio per il tuo dolore, mi delizio per il frutto della tua sofferenza. Non voglio farti soffrire, ma
voglio salvare i miei figli. Dammi il tuo dolore. Consenti che lo faccia di tutto il tuo essere una pallina dolorante, ferita, in ogni
momento del giorno e della notte, poich ti sei data a Me con tutta la generosit e con tutto l'eroismo... - Va bene, mio Ges, va
bene; tutto ci che fai ben fatto: per amore. - (estasi, 2-5-1952).
... [dice Ges] - Madre mia benedetta, vieni: la nostra figlioletta esausta! Vieni ad arricchirla perch si fortifichi. Vieni ad
accarezzarla affinch affronti il suo dolore con mag-gior coraggio. - [dice Mammina] - Mia figlia, mia figlia, dammi le tue mani:
voglio collocarvi le mie grazie. Sei messaggera di Ges e di Maria; distribuisci le ricchezze del nostro amore; per mezzo tuo le
anime sono arricchite. - Mammina, gi mi sento un'altra: apparso il sole splen-dente. Il peso delle tue grazie tanto che solo con
Te posso sopportarlo. - [dice Mammina] - Prendile, distribuiscile; arricchisci tutti. Dalle in primo luogo a chi ti circonda, a chi ami
con tutto il cuore e con tutta l'anima. Tutto il tuo amore per que-sti cuori frutto del nostro amore: amali perch anche Noi li
amiamo.
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Dalle a tutti coloro che si avvicinano a te; distribuiscile al mondo intero.


Sii sempre seminatrice di tutte le ricchezze celesti: gi lo sei sulla terra e presto continuerai ad esserlo in cielo. Sei la seminatrice
del Re di amore e della Madre sua benedetta. (estasi, 3-5-1952, 1 sabato).
... - Riparate questo Cuore divino... La guerra delle pas-sioni si scatenata: il mondo crudele non cessa di offendermi con la
disonest, le passioni, l'ambizione, l'avarizia, i balli, i cinema. Non dico altro, figlia mia, non voglio rattristare il tuo cuore gi tanto
sofferente... - O mio addolorato Ges, non vuoi rattristarmi; non vuoi aumentare la mia sofferenza e io sento che non posso soffrire
di pi... - ...
- Coraggio, figlia mia, rimani immersa in questo abisso di dolore infinito, di notte tenebrosa, di amarezza senza fine. la sofferenza
del tuo Ges; lo stato in cui Lo riducono gli uomini; la ricompensa a tanto amore... - (estasi, 9-5-1952).
Rimango sgomenta per la mia inutilit
Pare che il mio cuore debba buttar sangue per dettare que-ste righe, tanto il mio sacrificio. Tutto il mio vivere diventato inutile`.
Ci che sente la mia anima un orrore. Non so come non mi sia disperata, ma lo so: il Signore d il martirio, mi immola come Gli
piace, ma contemporaneamente viene a sostenermi, a vincere in me e a far s che tutto il mio soffrire sia beatitudine. gaudio
senza consolazione, ma gaudio perch non so n posso vivere fuori della sofferenza. Il cuore e l'anima sanguinano e allo stesso
tempo tutta la mia letizia nell'amarezza, nel calvario. Mi sforzo di coprire quanto soffro con il sorriso; questo mio sorriso, questa
mia letizia non viene dal di fuori, ma dal di dentro. L'amore e la letizia per la sofferenza sono legati alle molte sofferenze, al
doloroso martirio che si svolge in me. Per tutto questo soffrire inferiore all'amore intenso che ho per il do-lore. Non posso vivere
senza dolore... (diario, 16-5-1952).
... Dico molto e in conclusione sento che non niente: solo la mia inutilit in tutte le cose del Signore; in tutto potrei ripararlo,
consolarlo e amarlo. Sento come se questa inutilit sia da sempre. Mi pare che per me fu inutile la venuta di Ges in terra, la Sua
vita, il Suo Calvario. Non ho la minima cosa da dargli. Tutto il mio soffrire dei gioved e dei venerd era inutile: andavo forzata ad
accompagnare Ges nelle varie stazioni... Egli mi aiutava a portare la croce e io me ne liberavo: la aborrivo e non volevo l'aiuto di
Ges... Venerd, immersa nella mia inutilit, mentre sentivo ri-pugnanza, se pur non ero odio, verso il Calvario, sentii una grande
umiliazione nel vedermi attorniata da persone. Mi ve-niva alla mente e provavo il sentimento di essere una strega, anche se non so
cosa sia`. Ma accettavo tutto e amavo per amore di Ges e delle anime... (diario, 23-5-1952).
Ho paura e rimango talvolta sgomenta per la mia inutilit: un tormento di morte, e di morte disperata. Invoco con le labbra, pi
volte con il cuore solamente, i nomi di Ges e di Mammina; conto su di Loro; con l'amore e la forza dei Loro Cuori che io
combatto. Confido in Loro... Non sono per inutile per il peccato: sono sempre folle per i piaceri e le passioni. L'anima sente ed ha
visioni, so-vente orribili, di tutte le malvagit con la conoscenza della gravit di tutte le azioni. Non voglio peccare, dico di voler
l'inferno piuttosto che offendere Ges e allo stesso tempo mi dispiace quando non soddisfo ai miei desideri, quando non pecco con
quella sod-disfazione cui mi porta la passione disordinata, la malizia in-fernale. Mi pare che voglio peccare e, per varie circostanze,
sono interrotta nel peccato; rimango disorientata e penso soltanto a ci che tentai e non ho potuto attuare. Pare che voglia tutto, in
realt non voglio. Oh, no! Non voglio peccare contro il Signore... (diario, 30-5-1952). L'enorme sacrificio di dettare fa parte della
mia inutilit. Tuttavia non voglio cessare di provare il mio amore a Ges... Non voglio sentire n sapere se sono utile o inutile: ci
che voglio obbedire e fare in tutto la volont del mio Si-gnore, a qualunque costo... Dopo una tremenda lotta... chiesi aiuto a
Ges e a Mam-mina perch non volevo offenderli. Senza sentire gli effetti della Loro protezione, rimasi abbrutita, ebbra, fuori di
me, tanta stata la follia disordinata alla quale mi abbandonai. Non pensavo al pentimento, ad emendarmi. Fu allora che un dolore
infinito mi invase il cuore: era cosa da morire se Ges non fosse la mia forza. Dentro di me Egli mi ha parlato e fatto comprendere
che quel dolore era Suo e che erano i peccati a farlo soffrire cos... (diario, 6-6-1952).
... Sono inutile per tutto ci che del Signore, inutile per servirlo ed amarlo... Sono utile a satana e a tutte le sue opere, seguo le
sue orme, percorro soltanto le strade dell'inferno. In una lotta tremenda, quando mi dibattevo, ubriaca nelle passioni, stavo proprio
per cadere nell'inferno. Non so come vi sia stato qualcuno che si lanci verso di me e non mi lasci cadere l dentro,... mi strapp
da quelle fiamme e dagli arti-gli di satana. Dopo questa scena spaventosa, sentii il dolore infinito di Ges, le Sue lacrime e i Suoi
sospiri, udii i Suoi lamenti: - Mi rigetti dal tuo cuore? Che male ti ho fatto? Perch Mi ferisci cos? stato il mio amore che ti ha
condotta a tanta cattiveria e a tanta ingratitudine? Cambia strada! Il Mio Cuore vuole possederti, vuole perdonarti. - Non avrei
resistito a questo dolore infinito, grande come Dio, senza la forza di Ges e la protezione di Mammina, che invocai con tutta
l'anima. Nello stesso momento il mio cuore prese le sembianze di un nido con numerosi e affamati uccellini dal becco aperto; io li
alimentavo non so con che cosa, li curavo con tutto l'a-more senza risparmiarmi sacrifici.
Scomparvero questi sentimenti come nube che si dilegua ed io rimasi di nuovo nella mia dolorosa sofferenza, nella mia
spaventosa inutilit. Non posseggo grandi cose: approfitto di tutte le briciole di mortificazioni e di sacrifici da offrire a Ges,
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attraverso il Cuore immacolato di Mammina, per molte intenzioni e a gloria Sua e per il bene delle anime. Ma entra sempre in tutto
la mia inutilit... (diario, 13-6-1952).
... Il mio Orto, tanto differente da quello che fu in altri tempi, non ebbe altro se non inutilit. Io fui morte per l'Orto e l'Orto fu morte
per me: cos avvenne perch io non ho vo-luto approfittare della vita che mi offriva. E Ges, ai cui sguardi tutto era presente,
soffriva un dolore infinito: mi fece provare lo stesso dolore, mostrandomi e fa-cendomi sentire contemporaneamente quanto mi
amava, quanto amava le anime. In quel momento mi immersi in Lui, mi persi in Lui, scom-parvi come goccia d'acqua sperduta
nell'universo. Oggi, nella santa Comunione, non dico di avere avuto con-solazione; ma mi sono nuovamente perduta in questo
oceano come goccia di rugiada che con il sole scompare. L'anima rimasta forte: con questa forza ha vinto l'inutilit del Calvario.
Durante il viaggio, nel sentirmi venir meno per cos spa-ventosa inutilit, il mio cuore ha gridato spontaneamente: - Soc-corrimi,
Ges! Sono perduta se non mi aiuti. - Ho potuto giungere alla cima: anche se inutile, sono ri-masta crocifissa. Il mio cuore ha
continuato a gridare inces-santemente: - Io sono inutile, ma Tu, Ges, sei utile per tutti. Padre, Padre mio, vieni in mio aiuto! - E
con questo grido sono caduta nel sonno della morte. Ho sentito come se l'anima morisse nella pi densa oscurit... (diario, 20-61952).
Invece del cielo ho nel mio cuore l'inferno. Ove dovrebbe regnare Ges, regna il demonio. Tutto il mio essere inferno: latrati, odii,
urla, disperazione e fuoco. Io sento tutto questo e le mie orecchie odono tutto. R un terrore e, in alcuni mo-menti, pare che io mi
lanci nella disperazione. Ho paura di me, ho paura del mondo. Io sono l'inferno e il mondo viene a mettersi dentro, ad affondare e a
perdersi in esso. Potessi scolpire, in modo che tutti potessero vedere, i sen-timenti e l'immagine dell'inferno, vorrei farlo affinch
tutti i peccatori comprendessero ci che li attende nella eternit, se non cambiano strada. Sento una gran pena per le anime: vorrei
soccorrerle ad ogni costo. Ma come, mio Ges, se io sono l'in-ferno e faccio di tutto per rovinarle?... Passo la mia vita ad
avvelenare tutta l'umanit: i miei gesti, i miei sguardi maliziosi sono sempre alla ricerca di luoghi e di persone con cui peccare e
soddisfare i miei desideri... Per questo vivo, per questo solo sono utile. Per il bene, per Ges, sono inutile...
Sia benedetta la croce che Ges mi d... Che sarebbe di me in questa sofferenza, in questa inutilit, se io non posse-dessi la Sua
santa pace! Sono inutile, vero, ma ho nostalgie fortissime del cielo... (diario, 27-6-1952).
Ho una fame divoratrice di anime
Passo la mia vita, spreco il mio tempo nella inutilit: di qui mi sorgono spine, tante ferite, tanta amarezza. Ho sete di darmi, di
consumarmi nell'amore di Ges, di dedicarmi tutta al Suo servizio, di non riposare un momento senza fare del bene alle anime. Ho
fame, una fame divora-trice, infinita, di chiuderle tutte nel mio cuore per introdurle e chiuderle cos per sempre nel Cuore divino di
Ges. Ma sento che vano questo sentimento. La mia inutilit non mi consente di essere utile, neppure un istante, alla vita del
Signore, al bene delle anime. Il mio cuore in un mare di sangue: tutto piaghe e ferite; non lo si pu toccare. Il suo dolore arriva
al Cuore di Ges. La mia povera natura non ha forza n coraggio per altro. La volont vuol salire, salire sempre: non vuole cessare
di darsi, di abbandonarsi totalmente alla divina Provvidenza. Ma 1'inutilti impedisce tutto questo. Non valgo nulla, non sono nulla,
se non miseria e corruzione.
Ges, Mammina, siate la mia forza! Mi abbandono in Voi cos come sono. Tutta la mia fiducia in Voi. In questo ab-bandono vi
tutta la mia donazione, la mia accettazione... (diario, 11-7-1952).
Non posso, impossibile resistere a tanta fame e a tanto dolore, a meno che non sia sempre Ges, il vincitore di tutte le cose, a
resistere in me. Ho fame di darmi, di darmi tutta, interamente. Ho fame di possedere, ma non qualsiasi cosa: voglio possedere i
cuori della umanit intera. Ma oh, questa fame non mia! Tutto questo sentimento insaziabile di darmi e di possedere non mio:
un non so che di infinito. Questo dare si d interamente e va a compenetrarsi in tut-to; si d con tutta la grandezza e si d con tutta
la purezza e tutto l'amore; si d con tutta l'essenza: un dare divino, l'essenza di Dio.
Questa fame di possedere infinita; vuole possedere in s tutto quello che Gli appartiene e vuole impossessarsene con la stessa
grandezza, con la stessa vita e lo stesso amore.
Due vite in un solo essere. Parla, parla, mia ignoranza!... Bramo che le mie tenebre spaventose si trasformino esclu-sivamente in
luce per tutta l'umanit, anche se io, solo io, do-vessi rimanere per tutta la vita nell'enorme abisso delle mie tenebre.
Sono certa, confido, credo ciecamente che Ges e Mam-mina hanno da vincere in me in tutti i momenti della mia vita, giorno e
notte, guidandomi per mano al porto della sal-vezza... (diario, 1-8-1952).
Sono in un universo di pace e di amore (Momenti della Passione)
... Questa mattina,... nella mia inutilit, l sul Calvario, sono stata crocifissa con Ges. Nell'agonia, mentre il cuore e l'anima
gridavano, lo spirito ricordava il grande giorno del-l'Assunzione di Mammina. Le ho chiesto che, in memoria della Sua coronazione,
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mi coronasse con il Suo amore, con le Sue grazie, e facesse Sue le mie preghiere per portarle al trono di Dio. Durante tutta
l'agonia di Ges io andavo lontano, molto lontano, con la mia inutilit; mentre il mio cuore crocifisso con Ges si apriva in un
vulcano di fuoco, di un fuoco che era solo amore, amore infinito, amore divino.
Questo amore era nel mio cuore, ma non mi apparteneva: era l'amore di Ges. Era Lui che amava, si immolava e dava la vita. Egli
ha consegnato lo Spirito al Padre. Anch'io ho sentito come se perdessi la vita per qualche momento. ... Sono rivissuta con la Sua
Vita all'udire la Sua voce: - Figlia mia, Ges in cielo, Ges nel tuo cuore... Sono qui, figlia cara... Voglio confortarti, voglio
prepararti perch tu possa con pi forza e con maggiore eroismo sopportare mol-to dolore... Il cielo in te; in te vi Dio in tutta la
Sua pienezza. - - O Ges, come sono grande! Quanto grande il mio cuore! vero: io sento di essere il Cielo, sento di avere in
me l'azzurro chiaro del firmamento. Vale la pena di soffrire una vita intera per godere questi deliziosi momenti. O Ges, quanto
bello il Cielo!... - Sono in un universo infinito di pace e di amore. di qui che io grido, di qui che io imploro: - O Ges, o
Mam-mina, o Padre, o Spirito Santo, ascoltate le mie suppliche, le mie preghiere! Ges, Mammina, mia Trinit adorabile, non le
pronuncio, ma Vi mostro il mio cuore: sono in esso molto presenti; accettale, Ges, per quell'amore che Ti ha indotto a portare
Mammina in cielo in corpo ed anima. - ...
- S, s, figlia mia, il Cielo legge nel tuo cuore; il Cielo accoglie i tuoi desideri, le tue richieste, le tue ansie... Ma tu non cessare di
chiedere penitenza, orazione, emen-damento di vita. Coraggio! Va' in pace e da' al mondo la Mia pace. - ... (diario, 15-8-1952).
Mio buon padre [Pinho], ... Oh, se tutti comprendessero la vita di Ges nelle anime e la loro necessit di un sostegno, di una
guida, di una luce che le illumini; le illumini nelle vie del Signore, affinch diano allo stesso Signore quanto Egli aspetta da loro!
Se ci fosse compreso, noi non avremmo sofferto tanto. Ma, siccome la sofferenza la cosa pi gradita a Ges, ci che importa
che gliela diamo con tutto l'amore, con tutta la perfezione. Ho paura di tutto e di tutti, fino al punto che se mi dices-sero: "Domani il
tuo padre [Pinho] sar qui vicino a te per rimanervi fino alla fine della tua vita, che non deve essere lontana, e per essere il tuo
sostegno e la tua luce, forse non sentirei questo sostegno e non vedrei questa luce e lo temerei, perch Ges mi ha tolto tutto,
tutto.
Non ho consolazione in nulla; tuttavia bramo quel giorno... Per, padre mio, non ne abbia pena, perch nonostante la mia indicibile
sofferenza, la mia mancanza di tranquillit, la mia paura, il mio sgomento di tutto e di tutti, nonostante l'abbandono in cui mi trovo
nella morte e nella oscurit spa-ventose, la mia inutilit per la terra e per il cielo, che mar-tirio dolorosissimo e tremendo, la mia
anima si mantiene in pace: pace del Signore, la pi intima. L'inquietudine solo alla superficie: come il sughero sulle onde
agitatissime del mare. Vivo senza sentire la vita, abbandonata nelle braccia di Ges e Mammina... (lettera a p. Pinho, 26-81952).
... La mia sete ardente: ho sete di tutti i cuori di tutta l'umanit. Mi sento bene soltanto a darmi, a darmi infinita-mente e a
possedere infinitamente. Soltanto cos potr dire: amo e sono amata, amo e mi ricambiato l'amore . Ho occhi che penetrano
la terra, il cielo, l'inferno: vedono tutto, conoscono tutto. E ne ho altri che vedono soltanto il mondo, vedono soltanto il peccato con
tutti i suoi strumenti maliziosi.
Il mio cuore in superficie vuole solo questo: la follia ed il piacere. Nell'intimo, molto nell'intimo, vuole soltanto amare Ges con la
massima follia d'amore; non offenderlo mai e dargli tutte le anime. L'inutilit mi ruba tutti i desideri, le ansie e tutto ci che bene.
Ieri, per tutta la giornata, sentii nel mio corpo tutte le ferite di Ges. Perfino il volto era piagato ed il capo coronato di spine. A notte
rimasi avvolta, come in un mantello, nel suolo del-l'Orto. Questo mantello mi copriva esternamente e internamente; tutto il mio
essere divent Orto e divent sangue. Venne la rivolta; mi separai dal Sangue del Signore. So-pravvenne l'inutilit; nella mia rivolta
avanzai come se fosse la pi alta montagna; nella mia inutilit rimasi separata da Ges come da una spaventosa barriera. Durante
la notte sono stata pi volte nella prigione con Ges; ma fuggivo subito attraverso i sentieri della inutilit. Al mattino sono andata al
Calvario: ero io e non ero io; avevo due vite: una percorreva il Calvario, l'altra il mondo inutile. Pazza per il peccato, ho avuto una
tremenda lotta; di-cevo a Ges: non voglio peccare . Chiedevo a Mammina di offrire a Ges la mia riparazione per coloro che
Lo offen-dono con i piaceri... - Va' in pace, figlia mia; soffri, soffri; non negare a Ges il tuo dolore, dammelo sempre con un
sorriso. Rimani in croce, rimani nella tua inutilit: questa che d utilit a tante anime smarrite. Coraggio, coraggio, figlia mia: la
tua oscurit luce, la tua inutilit utile, la tua morte vita... (diario, 29-8-1952).
Mistiche piaghe
... Il gioved mi port un Orto doloroso al massimo. Ges venne al mio incontro non per darmi consolazione ma per im-primere in
me tutte le Sue piaghe. Tutto il mio essere divenne Cristo, la vita sofferente di Cristo. I chiodi che trapassavano le Sue mani ed i
Suoi piedi tra-passarono i miei; la ferita della lancia e il dolore del Suo divin Cuore divennero miei. N i chiodi n la lancia erano di
ferro, ma di fuoco che bruciava e trapassava tutto. E cos, tutta Cristo, caddi sul suolo dell'Orto e mi avvolsi in esso.
Scomparve tutta la vita di Cristo per rimanere il fango e la immondezza pi nauseante.
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Discese su di me il peso della giustizia divina; fu il calice della pi tremenda amarezza... (diario, 5-9-1952).
Meglio non accusare nessuno e soffrire nel silenzio
... Si avver il presentimento della mia anima che da tempo mi corrodeva. Aspettavo qualcosa, senza sapere quale. Avevo ed ho
paura di tutto e di tutti e con ragione. Le sofferenze nascono talora da chi meno ci si aspetta; tuttavia questa volta le presentivo da
dove sono venute: intervenne un'altra proi-bizione... Il primo sabato, dopo il colloquio con Ges e con Mam-mina, rimasi convinta
dalle parole divine che sarebbe venuta qualche nuova sofferenza. Tuttavia, la mia anima era forte e cantava in attesa di ci che
Ges le avrebbe inviato. Fu verso sera che una lettera mi comunic la proibizione. Mi trapass il cuore; pi ancora: rimasi soggetta
al rigore della tempesta, spaventosamente sbattuta dai venti, come se quel pugnale fosse impigliato negli alberi ed io con esso.
Non piansi. Con lo sguardo al Cielo, lodavo e benedicevo il Signore. Nelle ore pi agitate, con il cuore, perch con le labbra non lo
potevo, dicevo: Mio Dio, mio Ges, Mammina, soccorretemi! Sono la vostra vittima! Almeno soffrissi sola, ma quanti soffrono per
me! . La mia vita mi pareva ancor pi quello che sento sempre: soltanto illusione, inganno, falsit. Ma tutto questo contro la mia
volont. Non sentivo nessuno dalla mia parte, n in cielo n in terra. Presa la risoluzione di darne notizia al mio santo medico
perch mi pareva un sollievo se egli partecipasse al mio dolore, mi venne un'altra idea. Fu un impulso fortissimo dell'anima e del
cuore: scriver al Santo Padre e al Cardinale; racconter loro la mia vita; dir loro quanto soffro; chieder la loro be-nedizione;
chieder che abbiano compassione di me e che mi prendano come figlia, che mi diano la loro amicizia e si met-tano dalla mia
parte. Mio Dio, io non voglio accusare nessuno. Voglio soffrire sola, con Te, nel silenzio, abbandonata e ignorata da tutti. Non
vorrei pi scrivere [il diario], non ricevere mai pi visite, vivere sola, proprio sola in questa notte di tenebre, nella notte completa,
nella inutilit di tutto. Mentre soffrivo cos, non sentivo consolazione, ma nell'in-timo della mia anima regnava la pace; nasceva
come nasce il sole, cresceva, mi invadeva tutta... Mi cost desistere dalla riso-luzione presa di non scrivere pi. Ho obbedito per
amore e continuer fino a che piacer al Signore. Dissi perfino ad uno [dott. Azevedo] : - Se mi vuol bene non mi obblighi pi a
scrivere. - L'amore di Ges ha vinto. Che Egli perdoni i miei scoraggiamenti! Domenica, dopo la Comunione, quando nel mare
della mia amarezza chiedevo a Ges di non permettere che mi ingan-nassi n ingannassi altri, mi parve di udire da Lui queste
parole: - Figlia mia, non sono lo il Cammino, la Verit e la Vita? Confida! lo sono la Verit suprema. Vivi di Me, vivi la Mia vita, non
ti inganni... Confida, abbi coraggio!... - (diario, 12-9-1952).
... Ho voglia di fuggire ove non possa essere veduta. Rimango abbattuta, umiliatissima nel vedermi visitata e cir-condata da
persone. Molti vedono in me ci che non ho e mi giudicano quello che non sono, per la misericordia e la grazia del Signore, non
per merito mio. Ma molti, e in numero assai pi elevato, pensano di vedere in me le virt e la santit che non ho, ma che
desidererei avere, perch volont del Signore che diventiamo perfetti e santi. Questi, senza volerlo, mi fanno soffrire di pi dei
primi.
Non ho mai pensato, grazie a Dio, di volere apparire buo-na, passare per virtuosa agli occhi del mondo. S, io voglio essere quella
che Ges vuole e nulla pi; voglio amare Ges e Mammina e dare Loro le anime. Sono le mie brame e aspi-razioni. Ma non faccio
nulla; ogni momento sono derubata dalla inutilit... (diario, 3-10-1952).
... - Coraggio, figlia mia, ascolta la voce di Ges che ti ama e desidera che tu Lo faccia amare; soffri con gioia, soffri con eroismo...
Tu sei nascosta perch pochi vedono in te le meraviglie che vi ho racchiuse. Sei un sole splendente coperto da una leggera nube
che si squarcer affinch i raggi luminosi penetrino ed illuminino tutti i cuori attraverso i tempi. La tua vita giunger da un polo
all'altro del mondo, come il regno di Cristo cro-cifisso... - (diario, 10-10-1952).
Credo senza credere, confido senza confidare
Mi pare di non avere fede. Talvolta vivo come se mai l'a-vessi avuta n la conoscessi; altre volte come se l'avessi avuta e la
perdessi. Questa vita, nella sua brevit, mi d tempo a tutto, pro-prio a tutto ci che serve per il peccato. Sono un mondo di
malvagit, vizi, odio; un mondo di offese al Signore, un mondo di perdizione. Ho tempo per tutto ci che male: ho in me tutto il
ve-leno e mi pare di conoscere tutte le qualit di crimini; ho tutta la malizia circa il modo con cui sono praticati. Per ci che
buono, mio Dio, per servirti ed amarti, non ho un mo-mento... Il giorno 13, nell'ascoltare la trasmissione da Fatima, alle invocazioni
non disperai perch Ges e Mammina vegliarono su di me. Quando udivo Mio Dio, io credo in Te, ma au-menta la mia fede mi
pareva che dentro di me si ripetesse non credo, non credo! non ho fede! . Sentivo che non v'era nessuno al mondo come me;
non avevo forza per chiamare Ges e Mammina. Le lacrime spun-tarono nei miei occhi, tentarono di vincermi, scesero sulle mie
guance; l'abbandono del cielo e della terra prevalsero in me. Il martirio del corpo continuo, ma l'agonia dell'anima non meno
presente e costa assai di pi. La tempesta non cessa. Le onde agitatissime del mare continuano ad accavallarsi portandomi verso
gli abissi. Le tenebre della notte, unite alla inutilit, sono terribili. Tuttavia, nel pi intimo del cuore e dell'anima si accentua la pace.
L'inferno, la disperazione sono alla superficie; per alcuni momenti coprono soltanto la tranquillit e la pace che dimora nello
scompartimento pi profondo. Quando avviene questo, tremo perch mi pare di essere buttata nell'abisso del-la perdizione. Viene
dall'alto, non so da dove, come una corda che mi attira a s. Pare che le mie braccia l'afferrino e, come vi fos-sero dei gradini, di
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tanto in tanto ne salgo uno, nonostante sia sempre nello stesso posto. Questo sentimento balsamo per le ferite fatte dalle tante
pugnalate e spine. Mio Ges, quanto vasto il giardino delle Tue sofferenze... (diario, 17-10-1952).
... Il mio dubbio e la grande tentazione contro la fede sono quasi costanti: mi pare di non credere alla esistenza di Dio, ai Suoi
misteri, alla Sua dottrina, alla Sua legge. Dubito di me, di tutto il mio vivere e mi pare di avere questo dubbio anche a riguardo della
vita e della esistenza di Ges. Credo senza credere, confido senza confidare, che non sar cos, che non offender Ges per
questi dubbi e sentimenti... (diario, 24-10-1952).
La tua vita una sintesi della Mia
... Mi pare di aver perduta la mia fiducia in Dio e che non sia vero ci che spero dalla Sua infinita misericordia. Odio il Signore e la
Sua legge, se Egli esiste; odio il Suo amore; non lo voglio accettare e allo stesso tempo bramo amarlo e perdermi in Lui. Amo il
peccato, lo abbraccio, ne sono l'au-trice... Mio Dio, che orrore! Che mondo infinito di malvagit e che dolore infinito io sento nel
cuore contemplandolo! Questa visione di Ges, non mia. A me pare di non avere cuore: Quello che soffre in me di Ges...
Non giungo a vedere n a possedere nulla... Ieri, nel terreno dell'Orto, si alz una torre di odio, di in-vidia, di orgoglio e di ogni
sorta di peccati. Questa torre era immensa ed io vi regnavo. Non soddisfatta del dominio del mondo, tentavo il dominio di Dio.
Volevo essere pi di Lui. Mi offersi per tutto all'eterno Padre e subito discesi alla terra; la abbracciai in un eccesso di amore;
predicai, evange-lizzai. In quello stesso luogo, come su una nube, scendeva l'eterno Padre. La nube si sfasciava su di me. Era
nube di giustizia schiacciante... Mi offersi nuovamente all'eterno Padre. Oh quanto Ges amava!
... Ges mi ha detto: - Mia figlia, gioia del Cielo, soste-gno della giustizia divina, se i sapienti della Chiesa santa stu-diassero e
comprendessero la missione per cui il Signore ti ha scelta, la riparazione in tutto il senso della parola che ti affidata dall'Altissimo,
non si opporrebbero alla Mia divina volont. Tutto ci che in te avviene, tutte le meraviglie divine che opero in te sono lezione per il
mondo, per coloro che sanno di pi, che leggono di pi, che comprendono di pi. una sintesi della vita di Cristo, della vita
riparatrice di Cristo, della vita re-dentrice di Cristo... - ... (diario, 31-10-1952).
Chi ama soffre! Il dolore arricchisce
... La inutilit mi ruba tutto... A mani vuote, senza nulla, nulla per il mio Signore, completamente abbandonata dalla terra e dal
cielo, a volte giungo a dire a me stessa, improv-visamente, senza volerlo: Ma io vivo? il mondo esiste? e il Cielo esiste? .
Sussulto a questi sentimenti di abbandono e a queste domande che io non so donde vengano. S, Ges, io vivo per Tua grazia. Il
mondo esiste e io non sono abbandonata da tutte le creature. Il Cielo esiste perch Tu esisti e non abbandoni nessuno dei tuoi
figli. Credo, credo e confido! Ges, sono la Tua vittima. L'ultima proibizione circa il mio caso, non c' gi pi. Dur poco. Fosse
avvenuta la stessa cosa riguardo la proibi-zione al mio padre spirituale [Pinho], di circa 10 anni fa! Sia benedetto il Signore. Seppi
domenica scorsa di questa ritrattazione. Mi dissero di non pensarci pi. Usc da me un peso che mi opprimeva. Oh, se tutti
comprendessero e avessero lo zelo per il buon nome dei propri simili! Io non sapevo n so come ringraziare il Signore. Chiesi a
Mammina di farlo per me. Questa notizia fu come un inie-zione che fortific la mia anima. Ma il conforto scomparve ben presto e
ritornai al giogo del mio calvario... (diario, 28-11-1952).
... Dopo la notte, il giorno; dopo tanto soffrire, Ges venne ad aggiustare tutto. Ebbi nuovamente la Messa in camera mia. Fu il
giorno 22 in cui ebbi questo dono dal Cielo: gli uomini vengono soltanto quando Ges lo permette. Doveva essere un giorno di
consolazione e di gioia, ma il mio Amato non lo permise. Lo benedissi e Lo lodai per tutto. Egli ama quando consola e ama quando
ferisce: sempre amore, amore senza pari.
Non sapendo partecipare alla Messa, come al solito, inte-ressai il Cielo, chiesi a Mammina di parteciparvi per me con i Suoi
sentimenti e non con i miei, di accompagnare Ges, di far Sue le mie intenzioni e di offrirmi unita a Ges all'E-terno Padre nella
stessa immolazione. Cominciai in tale stato a preparare la culla al Bambino Ges per il giorno di Natale; ma il presepio che Gli
preparai fu assai peggiore di quello di Betlemme... La notte fu talmente spaventosa e la tristezza e l'agonia cos tremende che mi
in-dussero a pensare molto seriamente se questo fosse il mio ultimo Natale sulla terra. Avvenga ci che Ges vuole. Gli preparai
la culla con spine: la mia infedelt e la mia imperfezione. Tutto questo mi faceva soffrire tanto... Gli rin-novai il mio completo
abbandono e Gli chiesi che fosse il pi perfetto possibile. In tutto questo, nella morte di tutto, mentre per gli altri tutto era vita e
gioia, ebbi una cosa in mio favore: la pace del Signore regnava nella mia anima... ... - Mia figlia, depositaria del mio divin Cuore e
di tutto ci che Mio: il Calvario dolore, immolazione, sacrificio, salvezza. Chi ama, soffre; chi soffre ricco. Il dolore
arric-chisce, d nobilt al cuore e all'anima.
Oh, se il mondo lo sapesse, se le anime comprendessero il segreto, il vero segreto della perfezione e dell'amore! il mezzo pi
efficace per attirare le misericordie del Signore: amare, soffrire; soffrire e amare. il segreto della perfezione; il maggior mezzo
di salvezza. Il dolore non deve separarsi dall'amore. Poveretto chi soffre senza amare! Io ho sofferto molto perch ho amato molto.

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sta-to l'amore che Mi ha portato a soffrire... Io ho fatto, figlia mia cara, in modo che tu comprendessi i Miei segreti: il do-lore e
l'amore... - ... (diario, 26-12-1952).

1953
Balsamo al dolore sono la speranza e la fiducia
Languisco nel mio calvario. A volte agonizzo e mi pare stia per non vivere pi. Quali segreti ha mai il dolore! In que-sti languori,...
ripeto con lo sguardo al cielo: - Mio Dio, si faccia la Tua divina volont! Sono la Tua vittima. Mi affido e abbandono alla Divina
Provvidenza. - In questo momento doloroso agonizzo nelle braccia di Ges e di Mammina senza sentire un istante il Loro sostegno
e la Loro protezione. Balsamo al mio soffrire, sono soltanto la speranza e la fi-ducia. Non sento di avere fiducia, ma confido; non
pu essere diversamente: o soffrire o morire, mio Ges! I desideri di sof-ferenza sono tanto intensi che mi portano a sussurrare nel
pi intimo con Dio: Povera me, o Ges, se Tu mi togliessi il dolore! . Non saprei vivere senza soffrire: la vita senza dolore mi
sarebbe insopportabile... Nulla tanto dolce quanto la croce, quando la accettiamo e la portiamo per amore... - ... Soffri, mia sposa
amata, come madre che sta per generare. Sei madre dei peccatori; soffri per loro. Da' a loro la vita. Da' a loro la salvezza. Il tuo
dolore infinito, perch infinito il tuo amore. La tua vita vita di Ges. Sono di Ges il tuo trionfo e la tua vittoria. Soffri con gioia.
Chiama i peccatori al mio divin Cuore... - (diario, 9-1-1953).
... Ho udito la Voce divina di Ges: - All'ombra della croce, all'ombra di questo calvario le anime trovano rifugio, trovano luogo di
salvezza... Vivi di Me e per Me. Voglio che le anime vivano di te, perch attraverso a te vengano a Me. Ci che le anime ricevono,
lo ricevono da Me: tu sei canale delle grazie e della vita di Ges. Sei portavoce dei desideri di Ges. lo voglio che le anime
vengano assetate all'Eucarestia. per te, per questo calvario che ven-gono. Io voglio anime, molte anime eucaristiche. Voglio che
molte anime circondino i tabernacoli, che volino verso di Me come stormi di rondini attorno al loro nido. Vivi, fiore eucaristico, vivi la
Mia Vita, tu che vivi del mio Corpo e del mio Sangue', tu che continui la mia opera redentrice, la mia opera di salvezza. Il mio
Cuore soffre per l'indifferenza di tanti cuori, per l'insensibilit degli uomini. - ... - Io voglio riparare, o Ges, per tutti i cuori, per tutte
le anime. Voglio che credano in Te. Che vadano ai tuoi ta-bernacoli. Voglio che Ti ricevano. Voglio vedere il mondo ardere in quel
fuoco in cui Tu ardi adesso e nel quale fai ardere il mio cuore. Che non credano in me per credere in Te, che mi disprezzino per
avvicinarsi a Te, che mi aborri-scano per amare Te. - Mia figlia cara, il fuoco in cui ardo e ti faccio ardere il fuoco della
Eucarestia. Il tuo disinteresse per te stessa d al mio divin Cuore grande gioia. Coraggio! Gli uomini non fanno come voglio, ma la
tua vita arriver ai confini del mondo e sar per le anime una calamita. Il Signore trionfa e trionfa in questo calvario... (diario, 16-11953).
Il suo divino Amore mi compenetr: mi sono sentita tutta Cristo
Passo i miei giorni morta, all'ombra della morte. Sono morta e mi copre un'ombra mondiale. Non so come soppor-tare, come
potere resistere a tanta sofferenza.
Solo il mio Ges, il Signore onnipotente pu trionfare, in cos doloroso martirio.
Il cuore e l'anima piangono lacrime di sangue. L'inutilit viene a berle, a sorbirle tutte appena sgorgano dalle piaghe; non le lascia
apparire: sento come se neppure Ges le vedesse. Non ho nulla, proprio nulla per l'eternit. Non ho nulla, nulla con cui possa
comprare le anime. Non ho nulla, asso-lutamente nulla con cui possa consolare Ges e provargli il mio amore. Tuttavia sono
indicibili le ansie di darmi, di liquefarmi, di scomparire in Lui: ansie infinite di liquefarmi nel crogiuolo della sofferenza, solo per
Ges, solo per le anime... Il mio Orto fu di morte e di orrore per la sofferenza. Era notte: io ero in esso compatta e pi salda della
pi dura roccia. Gi a notte avanzata, sul mio petto, come fosse terreno, rimase il calvario con la croce issata. Io ero il mondo, il
cal-vario, la croce e la scala per cui le anime salivano a Ges. Sebbene fossi morte, ero la vita, ero il cielo. Per il mio corpo la notte
fu tormentosa; l'anima, di tanto in tanto agonizzava di dolore con l'avvicinarsi del venerd. Stamane, senza avere dormito, mi
parso di risvegliarmi da un sonno profondo. Mi sono svegliata di soprassalto: la morte, la morte! Vado a morire! . Andavo a
morire mentre ero la vita.
Mi sono incamminata al Calvario: andato l il mio cuore, incontro alla morte, per darsi tutto ed essere la vita. lo, nella mia inutilit,
ho seguito cammini differenti, cammini errati. Ho camminato molto, ho calpestato tutta la terra colpevole. Non so come, portata da
una forza e da un amore che mi spingeva, sono giunta alla cima del Calvario; sono andata verso la croce di Ges; mi sono stretta
ai suoi piedi; li ho bagnati con le mie lacrime, ho pianto le mie colpe. Ges mi lavava con il suo Sangue. Quanto pi mi lavava,
tanto pi salivo verso di Lui; il suo divino Amore mi compenetrava a tal punto che sono rimasta tutta Cristo: il medesimo dolore, le
stesse piaghe, la stessa agonia, lo stesso amore. Non ero io a consegnarmi al Padre: era Lui in me a consegnarmi...

184

... Si riconciliata la terra con il Cielo... Dopo brevi istanti, Ges venuto...: - Il Cuore divino di Ges trabocca di amore. Lancia su
tutta la terra a tutti i cuori e a tutte le anime le stesse fiamme, lo stesso incendio di amore. Padre, Padre buono. Vuole darsi e
fare s che tutti i suoi figli ardano nelle stesse fiamme, nello stesso incen-dio di amore...
Vengo a chiedere amore. Vengo a chiedere frequenza alla Eucarestia. Vengo a chiedere il rosario e la devozione pura e santa alla
mia Madre benedetta... E tu, figlia mia, parla alle anime, incamminale a Me. Parla loro della mia misericordia e del mio amore; ma
non trala-sciare di parlare loro della mia giustizia e della giustizia del Padre mio. Va' in pace e da' la mia Pace. (diario, 23-1-1953).
Maria era mia madre e madre dei mondo
... Nel Calvario di oggi sono rimasta morta nelle braccia di non so chi. L'inutilit e l'indifferenza hanno trionfato sulla cima del
Calvario; la croce era issata in alto e su di essa Ges crocifisso. E io, ai piedi della croce, ero nelle braccia di Mam-mina. Ero
morta, pur tuttavia sentivo il Suo dolore. Io ero Ges e Lei era mia Madre; io ero il mondo e Lei era la ma-dre del mondo. Il mio
cuore era soltanto dolore e sangue...
Cos sono spirata, cos sono passata attraverso la morte, che si prolungata per qualche tempo. Per vivere stato ne-cessario
svegliarsi come da un sonno. Mi sono svegliata pi in fretta per l'amore fortissimo di Ges che per la sua Voce divina... - Il Signore
qui. disceso dal cielo. venuto a ripo-sare in questo cuore, in questo calvario. Il Signore qui con tutto il suo Amore, con tutta
la sua misericordia. Saziati, fi-glia mia, del mio amore infinito per darlo in abbondanza. Sono qui con tutta la misericordia perch,
per mezzo tuo, sia data sempre in abbondanza ai peccatori, a tutti i figli miei. qui Ges, qui con il suo divin Cuore dolente.
Parla, figlia mia, comunica le mie tristezze... - Ges, io non so parlare. Sono indegna, molto indegna di parlare di Te. Sei venuto colmo di amore e di amore mi hai colmata. Sei
venuto pieno di misericordia e mi hai lasciata traboccante di misericordia. Mi hai mostrato amore ma il tuo divin Cuore tutto
trafitto da spine e pugnali. Mi hai comu-nicato il tuo dolore: dolore di morte, mio Ges.
Sono io, o Ges, sono i tuoi figli a ferirti cos. Oh, se io Ti amassi con l'amore con cui ci ami! Ma, povera me, non amo, n faccio s
che Tu sia amato. Il mio vivere tutto inutile. - - utile, figlia mia, molto utile. Ha la massima utilit... La tua sofferenza eleva le
anime verso il cielo; la tua sof-ferenza le attrae al mio Cuore.
Coraggio! Il Signore fedelissimo. Da' a Ges quanto ti chiede... (diario, 30-1-1953).
Quei cuori voglio siano il mio cuore
Non vivo, sento che non vivo. Nonostante questo, sento una fame e una sete che mi uccidono. Ho fame e sete di Ges. Ne vado
in cerca; pare che giunga a toccare il cielo ma senza trovarlo. Nubi nere si sfaldano e io mi disfo con esse, con esse cado nel
pantano immondo della terra fino a sprofondarvi e sparire.
Ho fame e sete infinite, fame e sete insopportabili. Voglio darmi, darmi a tutti i cuori, a tutte le anime; voglio darmi in modo tale che
quei cuori siano il mio cuore e le anime la mia anima. Voglio vivere in loro, voglio possederli, voglio che siano una sola vita: la mia
vita. Angeli e santi del cielo, parlate per me! Dite il dolore in-finito che compenetra tutto il mio essere. Dite l'infinit di questa fame e
di questa sete, perch io non so parlare di tale grandezza, di tali sentimenti... Io sono morte, cecit, inutilit. Io sono un mondo
insop-portabile di vizi; io sono un mare immenso di onde velenose; io sono la disperazione, la condanna, io sono un inferno
mondiale.
Le lacrime del Cuore del mio Ges cadono sul mio cuore; le sento cadere, sento i Suoi singhiozzi, sento i pugnali e le spade che lo
trapassano, sento il Suo dolore infinito, dolore che oltrepassa ogni dolore terrestre; ma sono indifferente a tutto. Nulla mi muove al
pentimento, all'amore e alla compassione per il mio Ges... Ti amo, Ges, spero e confido in Te; per Te tutto accetto: sono la Tua
vittima... (diario, 6-2-1953).
Un essere umano a soffrire Una vita divina a vincere
...Oggi il viaggio al Calvario stato il doloroso martirio di sempre. stato un essere umano a soffrire, una vita divina a vincere...
Nelle ore dell'agonia stata la stessa vita divina che ha vinto nel mio corpo piagato, cadaverico. L'amore unito alla grazia e alla
vita divina ha trionfato sul dolore, ha trion-fato sulla morte... - ... caduto sopra di Me il gelo dei cuori tiepidi. Sono cadute su di Me
le onde delle passioni e dei vizi. Che rivolta contro il Cielo... necessario e urgente porre termine alla tem-pesta dei vizi... - O Ges, che notte spaventosa! Che onde infinite cadono su di me e mi precipitano negli abissi!... O Ges, vieni in mio soccorso! Coraggio! Soffri perch sei vittima, ma il Signore con te. Ges guida la tua navicella nella tremenda tempesta... Soc-corri le
anime. Soltanto il dolore, soltanto il calvario e la croce le possono salvare... 185

- O mio Ges,... mi abbandono a Te, come sempre, per le mani, per le labbra, per il Cuore di Mammina... - ... (dia-rio, 27-2-1953).
- ...Consola Ges, consola Maria. Ripara il Suo e il Mio divin Cuore. Amaci, amaci incessantemente. Fa' che lo possa dimenticare
tanti e cos svariati peccati.
L'amore vince, l'amore trionfa, l'amore genera l'eroismo delle vittime.
tanto profondo il dolore del mio divin Cuore! Sei pronta a soffrirlo tu? So che non mi dici di no. So dove giunge il tuo amore per
Me e per le anime. Ho arricchito e modellato
il tuo cuore e tu, pupilla dei miei occhi, hai cooperato con Me... - ... Soffro e accetto tutto... affinch non soffrano il Tuo ed il Cuore di Mammina e affinch le anime si salvino. (diario, 7-3-1953, 1
sabato).
... La morte sta venendo a passi lenti; ed io cammino verso di lei. Mi costa affrontarla, ma non posso tralasciare di ab-bracciarla,
anche se spaventata e scoraggiata; ella racchiude segreti misteriosi: uccide e d la vita, la vita che viene dal cielo, la vita che
divina. Che libro immenso, infinito comporrebbe il mio cuore se la mia ignoranza gli permettesse di dire ci che in esso vi scritto!
Mio Dio, che ansie infinite di parlare!...
Tutto bagnato nel Tuo sangue. Tu sei il dolore e la vita che io sento. Tu sei ci che io bramo. Tu sei la vita che mi fa vivere. Tutto
Tuo, tutto Tuo!... (diario, 20-3-1953). Undici anni di digiuno Undici anni di Passione intima
... Si compiono oggi 11 anni da quando Ges si degn di trasformare il mio calvario: tralasciai di avere i movimenti della Passione,
tralasciai di alimentarmi...
Sia per tutto benedetto il Signore! Oltre alla indicibile umiliazione, per me uno sgomento il vedere la moltitudine che mi visita e mi
attornia... Il 25, giorno dell'Annunciazione, dopo aver ricevuto molte centinaia di persone senza sentire la fatica, mi posi a pensare
come il Signore cre Mammina pura e bella per farne la Mam-ma di Ges. La ringraziai di avere accettato, perch diversamente
non avremmo Ges, non avremmo l'Eucarestia. Uscii da me verso un altro mondo, eruppi in cantici sino a notte inoltrata, cantai
con un amore e una gioia esuberanti. Poi l'inutilit mi rub tutto. Che il frutto sia per le anime e tutto per amore di Ges!...
... Ges mi ha detto: - ... Ti ho tolta l'alimentazione. Ho fatto e ti faccio vivere solo di Me: per maggior luce, per provare di pi agli
uomini il Mio potere, la Mia esistenza. Guai a coloro che non vogliono vedere! Beati coloro che ve-dono e credono! - Grazie, o Ges. Sento in me la grandezza del cielo: la Tua grandezza. Mi sento immersa in un fuoco infinito che il Tuo amore.
Ma che vuoto tanto grande! Voglio andare oltre, Ges; voglio venire in paradiso! Sono sazia di vivere, o Ges, di vivere sulla terra;
ma non sono sazia, mio Amore, questo mai, della Tua divina Volont. Voglio ci che Tu vuoi, accetto ci che mi dai anche se mi
costa tanto vivere senza alimentarmi. Che nostalgie, Ges, che nostalgie! Mi costa assai il cattivo giudizio degli uomini', ma apro le
mie braccia: ac-cetto la tua divina Volont a qualsiasi costo, mio Ges. (diario, 27-3-1953).
... - ... Tutto il mio essere striscia nel pantano e nel fango immondo; tutto il mio essere si immerge nella immondezza mondiale. Ma
anche cos, disfatta dai vizi e dalle passioni, rosa dalla lebbra delle malvagit, mi lancio nelle Tue braccia, vergognosa e confusa,
ma sempre fidente. Anche se udissi dalle Tue labbra la sentenza di condanna eterna, non mi stacche-rei mai. Quanto amo il
dolore, o Ges! Quanto amo le anime, quan-to amo Te!
Non mi importa se l'inutilit mi ruba tutto, proprio tutto, come ha gi rubato. Non mi importa lo sgomento della mia vita, n il sentire
se Ti amo, se soffro e vivo per Te; ci che mi importa volere ci che Tu vuoi, abbracciare quanto mi di... (diario, 3-4-1953).
... Che devo fare, mio Signore? Aprire le mie braccia e lasciarmi crocifiggere per Tuo amore. Abbi compassione di me. Il mio cuore
grida continuamente, ma il mio grido non giunge fino a Te... ... Ges mi ha detto: - ... Coraggio, coraggio, figliolina!... La tua
missione questa: abbracciare il mondo, abbracciare i peccatori, condurre a Me il gregge, le pecore smarrite. Coraggio! Lascia
sanguinare misticamente i tuoi piedi, le tue mani, il tuo cuore, la tua testa, tutto il tuo essere. Ti ho crocifissa perch hai
acconsentito. Ti ho preparata per questo atto eroico, per questa accettazione. Tu hai corrisposto: sei stata e sempre sarai fedele al
tuo Signore... - ... (diario, 10-4-1953).
Mi sento ora in ginocchio ad implorare, ora in corsa pazza attraverso l'umanit, a mani giunte, ad implorare sempre con lo stesso
grido... Ma sento che chi implora non sono io... Ges che mi porta, che mi d impulsi fortissimi, persino infiniti, di chiedere a tutte
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le anime di venire al suo divin Cuore. Ges vuole. E la Sua ansiet divina non mi lascia tregua. Povera me! Ges vuole e io pure
voglio dargli anime, dargli il mondo intero, ma non posso andare oltre ai miei desideri, oltre a questa ansiet. Che tormento, che
angustia per la mia anima! Non sono niente e non do niente...
Vorrei abbracciare il mondo, portare a Ges le anime in un solo fascio, ma allo stesso tempo sfuggirle. Vorrei nascon-dermi in un
eremo, in un luogo solitario ove non essere veduta n parlare con nessuno. Ecco il mio calvario: lo sgomento di vedermi visitata.
Ges mi perdoni il grande numero di colpe. Non sempre ho pazienza n carit. La volont pronta ad abbracciare la croce del
Signore, ma la natura tanto debole...
Non so cosa sento che non mi lascia tranquilla. Mi pare che tutto venga contro di me. Che rivolta, mio Dio! Che umi-liazioni
schiaccianti! Sorge forse qualche nuova sofferenza? O un'altra porzione della Tua croce? '
Sia fatta la tua divina Volont: Ges, sono la Tua vittima... (diario, 24-4-1953).
Le anime vengono a schiere
... Le anime vengono a gruppi da me. Talvolta non ne posso pi per l'umiliazione; guardando me stessa e la mia miseria sento
vergogna. Povere anime, ma assai pi povera sono io! Vedessero la mia piccolezza, il mio nulla e il cumulo delle mie cattiverie,
fuggirebbero spaventate. Che vergogna e tor-mento per me! La natura stanca, non ne pu pi, ma, nonostante la mia
ripugnanza, ho necessit di parlare loro di Ges; di dire loro tante cose. Mi sento forzata a metterle nel Cuore divino del Signore.
Non sono capace di dire cosa avviene in me, ci che questo martirio: amo le anime follemente, vedo in tutte Ges, cio il suo
Sangue sparso. Voglio fare tutto per salvarle; voglio soffrire sino alla fine del mondo, se cos piacesse a Dio, affinch nessuna si
perda... - ... Sposa mia, fa' che lo sia l'amore di tutti coloro che si avvicinano a te. Ti ho collocata in questo calvario per il bene;
perch sia utile a tutta l'umanit. Fa' conoscere a tutte le anime quanto le amo... Chiedi al mondo purezza di vita, elevazione,
grande unio-ne con Me. - O Ges, mi sento tanto grande! Mi pare di essere in cielo; di avere lasciato il mondo come desidero
tanto. O Ges, desidero venire a Te e desidero soffrire per Te: per Tuo amore e per darti delle anime.
Come sono grande! Come sono grande nella Tua grandezza! Solo Tu mi comprendi, o Ges. Voglio andare e voglio rimanere.
Voglio il cielo perch fuori di Te non sono niente. Voglio la terra perch non posso n so vivere senza dolore. Voglio dolore sino
alla fine del mondo, se Tu lo vuoi. Amo le anime perch amo Te. Voglio il dolore perch voglio salvarle. - Non accetto, figlioletta
mia, non accetto il tuo sacrifi-cio': il tuo cielo si avvicina. Ma lo prometto e non manco: come ricompensa della tua generosit, dal
cielo salverai tante anime come se soffrissi sino alla fine del mondo... Porterai soc-corso a tanti ammalati, a tutti gli ammalati, ma
soprattutto alle anime. - Capisco, Ges, per loro cadr sempre, sempre la piog-gia della Tua misericordia. - detto tutto, figlia mia.
Hai compreso bene. Sei eroina vittoriosa... Ti concedo tutto il potere di salvare le anime. Non sar mai vana nessuna preghiera a
te diretta in favore delle anime, quando sarai in cielo. - ... (diario, 1-5-1953).
Stai vivendo la vita pubblica di Ges
Il Signore sia con me: solo Lui la mia forza!...
Il grido della mia anima , per cos dire, continuo. Si perde tra montagne e boschi; soffocato sotto la montagna immensa del
peccato e non giunge a Dio. Io urlo, e dal Cielo non ricevo aiuto; chiuso per il cumulo delle mie iniquit. Nubi di ferro, nere, una
sull'altra, mi separano da esso. Quanto sono mas-sicce! Non esiste chi le spezzi, le distrugga, le faccia scomparire. Non vedr mai
Dio, non godr mai Dio. Che orrore!
Quanto dico e sento mi procura talvolta un grande sfini-mento e un grande scoramento; mi porta quasi alla disperazione per la
inutilit della mia vita. Ci avviene alla superficie; tutto ci mio e non mio. Invece la pace del Signore si mantiene nel mio intimo
pi profondo, come fiore di serra cui nessuna corrente o rigore di tempo pu nuocere. Non riuscir mai a dire ci che soffro, non
sar mai capace di farlo, perch la mia ignoranza troppo grande. Non potr mai dire il nuovo martirio crudele, indescrivibile che
mi cau-sano le visite. Non mi causa martirio l'udire, il sentire, e com-prendere le miserie dei visitatori e. No, no! Perch con impulsi
d'amore, che mi sembrano eccessi di pazzia di amore, vorrei abbracciarli tutti ed introdurli nel Cuore divino del mio Ges. Ci che
avviene in me quando parlo loro, ci che sento quando voglio far loro comprendere l'enormit del peccato, un'offesa fatta al nostro
Padre del cielo, e quanto Egli ci ama, mi d l'impressione d'essere fuori di me, di passare ad un altro mondo; e sento che il mio
spirito immerso in Dio, nella luce di Dio; sentimenti e comprensioni che hanno un lin-guaggio infinito: come posso esprimerli, se
sono tanto cattiva e non sono neppure un verme della terra? Ma il nuovo martirio cui ho accennato che, trovandomi sola, dopo
aver detto tante cose con la mia ignoranza, dopo aver bramato tanto di mettere moltitudini di anime nel Cuore del mio Ges, sento
necessit di fuggirle, di allontanarle e cacciarle da me. Tremo di sgomento: il mondo che contro di me, l'odio, l'iniquit,
tutto ci che cattivo. Non ho nessuno dalla mia parte a difendermi. Temo e tremo immersa in questo abisso di sofferenza. Mi
pare di essere tra due muraglioni; non si odono all'esterno le mie grida, i miei sospiri. Che fare, mio Dio? La tua divina Volont;
soltanto la tua divina Volont!...
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... Ges mi ha parlato cos: - entrato il sole, entrata la vita, entrato l'amore nel cuore della mia vittima. Sono entrato, figlia
mia, sono il sole, la vita, l'amore del tuo cuore. con questo sole, vita e amore che tu entrerai nei cuori di coloro che si
avvicineranno a te. Entra ed lo entro con te. sole, vita e amore divino. Mi do, Mi comunico per mez-zo tuo alle anime... Stai
vivendo la vita pubblica di Ges... Coraggio, sposa amata! Sazia la fame e la sete del tuo Ges. Ho fame e sete di dolore, ho fame
e sete di amore... - ... (diario, 15-5-1953).
... Il poco che io dico non nulla a confronto di ci che avviene nella mia anima. Mi pare di avere in me un altopar-lante che
echeggia nel mondo intero; sento come se si ram-mollissero le rocce delle montagne. Secondo me, il pi grande calvario
vedermi attorniata dalla moltitudine di gente che si avvicina a me. il mio pi doloroso calvario. Ma allo stesso tempo pare che vi
sia in me un motore a muovere le mie labbra senza che io le possa fermare. Esco da me... sono come un soffio che si immerge in
un altro spirito, in una vita che non mia... Il mio Orto di ieri fu tanto triste, tristissimo. Quanto ho sofferto! Parlai a migliaia di
persone. Avr parlato bene? Avr fatta la volont di Ges? Ho fatto ci che ho potuto. Ero come se fossi in piedi sul suolo
dell'Orto; avevo una vita di Cielo. Ero su di esso trionfante. Improvvisamente mi avvolsi nella terra, mi macchiai con essa e per
essa dovetti rispondere al Padre. Questa mattina sono andata verso il Calvario, camminavo sola... ... Ges mi ha detto: - ...Avanti,
avanti nella tua mis-sione sublime; coraggio! Non sei sola, figlia mia. Le anime, le anime!... Vedi, figlia mia, come ferito il mio
divin Cuore. - Mio Ges, quanto mi costa guardare questo fiume di sangue che esce da quella piaga profonda! Mio dolce Amore, a
nulla valgono le mie sofferenze, se non evitano le Tue... Dove la mia missione, come Tu dici? - Tranquillizzati, fiore eucaristico!
Tu vedi il mio San-gue causato dalle offese, ma per la tua sublime missione, per il tuo calvario, per la tua croce, sono salve le
anime. Senza la tua riparazione si perderebbero a milioni... - O mio Signore, sono la tua vittima, ma voglio che tutte le anime si
salvino: quelle della mia famiglia, del mio paese, quelle che mi sono care, quelle che mi chiedono preghiere, quelle del mondo
intero. Se mi vuoi qui sino alla fine del mondo, sono pronta; Te l'ho gi detto... O mio Ges, se Tu mostrassi una volta l'inferno, per
ve-dere se tutti cambiano strada! Io non so pi che cosa fare! - Oh, quanto hai fatto, mia eroina, pupilla dei miei occhi! Da te non
esigo di pi.
Se lo mostrassi l'inferno, molti non crederebbero ancora. Ho i miei discepoli che ne parlano sulla terra. il dolore, la riparazione
che possono salvare tutti coloro che lo vogliono... Riempi il tuo cuore del Mio amore per comunicarlo, per-ch traspaia in te la Mia
grazia. Parla alle anime, parla al mondo!... Chiedi orazione, penitenza, cambiamento di vita.... (diario, 5-6-1953).
Nuovi esami in vista
... Avevo ragione, settimane fa, di dire che non sapevo cosa mi sarebbe successo. La mia anima non si ingannava. Il
pre-sentimento si avver; domenica cominci il mio duro martirio: ordini per nuovi esami. Mio Dio, vogliono portarmi via di qui
quando mi pare che neppure qui posso resistere! Il Si-gnore sia con me! Da quel giorno [24-4-1953] si sono ripe-tute le stesse
sofferenze, la stessa impressione che la mia ani-ma stesse vivendo in un tribunale. Mi sento davanti a vari giudici, giudicata, senza
nessuno che mi difenda: nessuno, nessuno. Solo la volont sta salda come roccia. Ma la povera natura umana completamente
sfinita. Mi sento incapace di resistere a tutto. Mio Dio, mio Dio! Solo il Tuo amore mi acceca, sol-tanto le ansie di consolarti e di
darti anime mi portano ad assoggettarmi a tutto. Mi sento colpevole solo davanti al mio Ges, ma debbo essere giudicata [dagli
uomini]. Sar sempre la Tua vittima, mio Ges, muoia io in qualsiasi momento. Ci che io voglio obbedire in tutto, in tutto...
(diario, 26-6-1953).
Mi sento con le braccia aperte, a gridare, a chiedere soc-corso alla terra e al Cielo, ma senza ottenerlo da nessuna parte. Sento la
necessit, molta necessit di un sostegno. La tempesta non cessa. Da ogni parte giunge la sconfitta ed io, bocconi, avvolta nel
fango non posso alzarmi. Se parlassero le pietre, quanto potrebbero dire!... Il mio corpo trafitto da cima a fondo... l'anima non
cessa di agonizzare con il corpo.
Chiedo coraggio al Cielo per il mio nuovo calvario: gli esami. Non ancora giunta l'ora. Spero solo in Coloro cui mi abbandonai
completamente: Ges e Mammina. Se ho ac-cettato per Loro, per le anime, come potrei essere da Loro abbandonata? Povera me,
se mi mancasse la fiducia! La mia anima loda il Signore, intona inni di ringraziamen-to, anche quando sfinita, imprigionata,
immersa nel pantano. In silenzio, nella pi tremenda agonia, si dona al Signore e ripete: sia fatta la Tua volont ... (diario, 3-71953).
La pi grande strega dell'umanit! . stata questa l'ul-tima spina che mi ha ferito il cuore. La mia imperfezione non mi ha
permesso di accettare tutto senza sofferenza. Per-dono tutto, ma soffro molto... ... - Vieni, mia Madre benedetta: la nostra figliolina
ha tanto bisogno delle nostre cure, tenerezze e sostegno. - Vieni qui, mia figlioletta, in grembo alla tua Madre ce-leste. Fatti
coraggio: con la nostra protezione nulla puoi temere. Io sono il Cuore Addolorato e Immacolato di Maria.
- Mammina, le Tue tenerezze, il Tuo grembo mi hanno fatta grande come il cielo. Io temo tutto perch dubito di tutto. Tu lo sai
bene che non ho nessuna fiducia nella mia vita... - Non temere. Tutto il Cielo con te, con voi. Che gloria! Che riparazione!...
Non negare nulla a Ges, figlia cara. - ... (diario, 4-7-1953, 1 sabato).
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... Sulla terra mi pare non vi sia nessuno in mio favore. Non vi luce, non vi guida, non vi sole, non vi vita. Mio Dio, tutto
morte... Ges mi ha parlato cos: Sono triste, molto triste, figlia mia... Tante esortazioni, tanti avvisi e l'umanit non ascolta... - Ges, Ges, uniamo le nostre tristezze, o, meglio, lo preferisco, passa a me la Tua tristezza. Sono sempre la Tua vittima. Chiedo
soltanto grazia e forza... - Figlia mia, fiore eucaristico, tabernacolo dell'Altissimo, sono triste per il mondo, per i peccatori. Non si convertono, Mi offendono
tanto. Sono triste per coloro che si oppongono alla mia causa be-nedetta. L'opposizione sempre stata forte...
Dalle cose piccole lo faccio cose belle, le pi grandi me-raviglie. Trovo la mia delizia negli umili. Lavoro tra gli umili e quante volte
con gli strumenti pi deboli... - O Ges, vorrei obbedire, ben lo comprendi; ma ho tanta paura di me stessa. - Basta, mia eroina. Il tuo timore mi di grande consola-zione. Non necessario altro... Stai qui, resti qui, sempre qui... Si rilegga
ci che stato scritto 10 anni fa. Si completi ci che incompleto [referti medici]; si corregga ci che errato [il responso dei
teologi]. Voglio approfondimento nelle cose di Dio e non nelle cose della terra. Che cosa Dio! Che cosa l'uomo! Che vale tutto
ci che del mondo, se non si tiene conto di Dio? In verit ti dico, figlia mia, che se il mondo tacesse, lo farei parlare le pietre per
esaltare la gloria del Signore. Co-raggio in tutto! Coraggio a quelli che lavorano nella mia causa, coraggio a tutti quelli che
soffrono... - ... (diario, 17-7-1953).
Pochi conoscono la Mia vita nelle anime
... - Sono pochi gli uomini che conoscono la Mia vita nelle anime ". Questo rattrista e fa soffrire il mio divin Cuore. Il dolore tanto
pi intenso e profondo in quanto quegli uo-mini Mi appartengono e dovrebbero essere pi degni di Me. La Mia vita nelle anime non
compresa perch non si ca-pisce veramente la grandezza della grazia nelle anime. Una anima in grazia, un'anima rivestita di
Cristo, vive questa stessa Vita ed in tutto d prova della vera Vita di Cristo... - ... (diario, 24-7-1953).
... Ges mi ha detto: Ci che di Dio vive per Id-dio; ci che del mondo vive per il mondo. Tutte le creature sono state create per
Dio, ma la maggior parte vive come se Dio non esistesse, vive come se la vita terrena fosse duratura, eterna. Mia figlia, se questo
fosse ben compreso! Se tutta la Mia vita di grazia nelle anime fosse messa in pratica, non vi sarebbero dubbi, tanti dubbi: dubbi
che rattristano il mio divin Cuore, il mio Cuore di Padre. Quando trovo un'anima veramente generosa, che si dona tutta, si
sottomette interamente alla mia divina Volont, in quel-l'anima faccio tutto, opero in essa le pi grandi meraviglie, a favore di
milioni e milioni di anime, a favore dell'umanit.
Sono rare, molto rare queste anime generose. Ve ne sareb-bero di pi se ci fosse pi luce, pi sostegno e non venissero loro
tarpate le ali... - ... (diario, 31-7-1953).
Mi vendicher, mi vendicher sempre dei miei nemici; con-fido in Ges e Mammina che la mia vendetta sar duratura, cio fino a
quando non vedr i miei nemici tutti in paradiso. Soltanto Ges conosce le spine che mi feriscono, il tor-mento che mi consuma.
Nelle ore pi dolorose mi domandavo: - Cosa mancher per arrivare alla morte? - Immediatamente mi parve di udire questa
risposta: - Morire! - ...
Ges mi ha detto: - ... Se gli uomini comprendessero l'amore che ho lo per le anime non si opporrebbero, n per-seguiterebbero le
anime che ho scelto, che vivono soltanto di Me, in Me e per Me. Se fosse compreso il mio amore, sarebbe compresa la mia vita, la
vita di quelle anime elette che hanno un'alta e nobilissima missione. (diario, 7-8-1953).
Sono vissuta per voi. Sono morta per voi!
Io vorrei scolpire sulle pietre delle strade, delle fontane, nelle spiagge, nei disgraziati casin, nei cinema, nelle case di peccato
ecc., in ogni luogo: Peccatori, convertitevi! Venite da Ges! Non siamo stati creati per la terra, ma per il cielo.
Non offendete il Signore! Ah! Se sapeste cosa un'offesa al Suo divin Cuore!
Sono vissuta per voi, ho sofferto per voi, sono morta per voi, e per voi vivr il mio cielo. Sono state per voi tutte le mie aspirazioni.
Non vorrei lasciar passare un momento senza dirvi sempre l'amore che Ges ha per noi e ci che l'ingra-titudine nostra quando
pecchiamo. Vorrei dirvi molte cose per non lasciarvi cadere nel peccato. Amate il Signore, temete l'in-ferno! . Io ringrazio per tutti i
benefici che ricevo: quelli che co-nosco e quelli che non conosco, quelli che ho ricevuto e che dovr ricevere nel tempo e nella
eternit. Ringrazio per quelli che per mezzo mio sono concessi alle anime; ringrazio il Si-gnore per coloro che non ringraziano, per
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l'umanit intera. Ma chiedo a Ges che non accetti questo ringraziamento come mio, bens come se fosse di ognuno, perch Ges
non senta l'ingratitudine di nessuna anima (11-8-1953).
Quaggi nell'eternit
Sto vivendo la mia eternit e quasi posso dire che la mia vita diventa insopportabile. Mi pare che sia un momento che non passa
mai, che sempre in divenire. Mio Dio, mio Dio!... Ho sofferto e soffro molto per l'inutilit che mi ha rubato tutto e mi ruba tutto, ma
vivere ora sulla terra l'eternit, costa di pi, molto di pi. Soccorrimi, Signore, non lasciarmi peccare. Non posso dire, per la mia
ignoranza e per il mio martirio, quello che soffro; ma anche indicibile, sempre impossibile parlare di questa eternit.
Passai attraverso all'Orto e salii il Calvario vivendo questa spaventosa eternit e nella stessa eternit mi consegnai al Pa-dre e in
Lui rimasi come se morissi.
Dopo un certo tempo venne Ges al mio cuore, mi colloc sul suo Cuore divino; fece s che mi addormentassi, immersa nella
dolcezza e nella pace. Poi mi risvegli con la sua divina Voce e disse: - La tua anima, figlia mia, ha dormito un sonno dolce e
soave nel Cuore di Ges... Ha preso conforto e nuova vita; Ges la tua vita, il tuo appoggio, il tuo so-stegno. Riposa, riposa: il
tuo riposo celeste. Vivi del Cielo e non della terra. Ci che soffri, tutto ci che soffri ripara-zione, dura riparazione, che il tuo
Ges ti chiede perch le anime lo esigono. Coraggio, sempre avanti! La tua sofferenza la riparazione dell'anima vittima, la pi
alta riparazione... Coraggio! Fiducia! Il tuo cielo ormai vicino. Ancora un po': poi la visione beatifica, il gaudio completo, la gloria
eterna... - O mio Ges, mentre parli, la mia anima gode il tuo sonno divino, il tuo sonno di pace. Sii benedetto! Veglia su di me! Ho paura,
molta paura, terrore di soccombere e di pec-care. Il mio abbandono in Te completo. A Te mi dono sempre e per mezzo di
Mammina. Sono la Tua vittima. (diario, 14-8-1953).
... Non so dire ci che avviene in me... Ci che so che spaventosissima la mia eternit; sembra una eternit di ri-volta e di
perdita di Dio. In questa eternit in cui mi trovo, in mezzo alla inutilit, mi pare di vivere sempre dimentica del vero Bene, del mio
unico Amore. Senza dimenticarmi di Ges e di Mammina, ai quali mi abbandonai completamente, senza perdere la Loro unione,
sento come se non fossi unita a Loro; non sento di amarli n di confidare in Loro. La morte e l'eternit hanno invaso tutto...
Oggi, come portata da una brezza, attraverso un martirio del corpo e dell'anima, ho percorso il sentiero del Calvario. L'eternit ha
soffocato i miei sospiri e gemiti; momenti dolo-rosi, momenti eterni che mi pareva non passassero mai. Il cuore si sentiva portato
verso la croce issata sulla cima della montagna: era per lui un'attraente calamita. Mi sono unita ad essa vivendo sempre quella
eternit e in quella eternit sono spirata; o meglio, vi stata una separazione come nel silenzio della morte. Ges venuto triste,
ma pieno di vita; entrato nel mio cuore ed ha pronunciato le seguenti parole, ma accorato e tenero: - ... Mia cara figlia, le anime, i
peccatori hanno bisogno di te, del tuo martirio. Non sono lo crudele... che porto il tuo corpo e la tua anima a cos duro tormento: il
mondo lo esige ed lo per poterlo salvare sono costretto ad immolare la mia sposa e figlia molto amata... Per le cose della terra
servono uomini sapienti e grandi; lo per le cose celesti scelgo gli umili, i piccoli... - ... (diario, 21-8-1953).
... Il tormento del corpo mi fa sentire spesso che sto per sparire dalla terra. Ma l'anima ha gi il sentimento che non vi esiste pi. Io
vivo l'eternit: l'eternit senza amore, l'eter-nit senza speranza. Sono chiusa e sepolta in un carcere di odio, di rivolta, anche se
io, grazie all'Altissimo, non odio n mi rivolto contro nessuna cosa. La eternit sempre in divenire: non ebbe principio e non avr
fine. Di qui, mio Ges, nasce la mia angustia, il mio tormento che labbra umane non potranno mai esprimere. Il cielo chiuso, ma
la Sua giustizia pesa e mi schiaccia. La mia anima non pu neppure invocare il nome del Signore. Mi pare che se in questa
eternit potessi pronunciare, con dolcezza e con amore, il nome di Ges, io non potrei pi dire: vivo nella eternit . Se
trascorresse un momento, da questa eternit spunterebbe la speranza del suo termine. Ma cos no: non ebbe principio; non avr
fine. Fu sempre, sempre eternit. Mio Dio, che sgomento! E insieme a questo tutte le sofferenze per causa della inutilit. E
neppure volevo posare un piede sulla terra dell'Orto e del Calvario; tanta l'indifferenza per Ges e la distanza.
Qualcuno mi condusse ad entrare su quel suolo che Ges irrig col suo sangue; fui dallo stesso trascinata da corde e sparsi anche
il mio. Sulla cima della montagna dovevo dare la vita; cos lo spirito parve abbandonare il corpo e volare verso un mondo che non
era questo... (diario, 28-8-1953).
... Quando potr vedere in cielo il mio Signore e rimanere sempre con Lui? Sento di non poter pi sopportare questa dolorosa e
tremenda eternit... Ho bisogno di partire, di volare sino a Dio. Temo di vacillare; ho paura di perdere per sem-pre il mio Signore...
Mio Dio, mio Dio, povera me se Ti perdo, povera me se Ti offendo...
Non tralasciai di offrire al Signore il sacrificio della sepa-razione da mia sorella, per alcuni giorni. Lo offersi per varie intenzioni e lo
feci solo per amore. Ma tutto si perduto nella inutilit e in quella eternit... (diario, 4-9-1953).

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... [Dopo la Comunione], Ges mi ha detto: Sop-porta tutto... Sopporta questa tremenda eternit, ma solo tem-poranea, affinch
molte migliaia, milioni di anime non debbano sopportarla eternamente... - Vieni, Madre Mia benedetta, vieni o Madre dei dolori a
confortare la vittima dei dolori... - Accetta, figlia mia, le mie tenerezze di Madre. Fatti coraggio: verr presto a prenderti e a portarti
in cielo. Da' tutto a Ges. Quanto pi lontano Lo senti, tanto pi pre-sente in te. 1 nostri Cuori sono tristi per l'incendio di vizi nel
mondo. Sei tu che consoli i nostri due Cuori. Ricevi da essi tutto l'amore... - (diario, 5-9-1953, 1o sabato). ... Io vivo, io vivo la mia
eternit e nello stesso modo come la vissi ieri sull'Orto e oggi sul Calvario. Non so come possa essere.
Ero nell'Orto, ribelle, lo disprezzavo, lo odiavo, con i piedi nell'inferno. E oggi con gli stessi sentimenti sono salita al Cal-vario; sulla
montagna, senza unirmi alla croce ed approfittare dei suoi frutti, ero il rancore, ribelle, bestemmiatrice; tutto il mio essere immerso
nell'inferno buttava veleno e sprizzava fuo-co da tutti i sensi...
Il dolore di Ges passava attraverso il mio cuore e mi era insopportabile, era infinito...
Quanto soffriva il mio Ges e quanto, con Lui, mi faceva soffrire! Anche se immersa nell'inferno, vedevo ci che Lui soffriva,
sentivo il Suo dolore...
Ges entrato nel mio cuore e ha detto: - Il dolore fuoco che riscalda, sole che brilla. Il dolore vita e salvezza. Coraggio! Il
dolore risuscita le anime a Ges e le salva. Il dolore ha tutto il potere; salvatore. Ogni anima che soffre con amore, vive unita al
suo Dio. Il dolore contiene segreti, tutti i segreti del Signore. potente e non compreso; perch non compreso, maggiore il
suo valore... Tutta la tua vita misteriosa... Tu provi tutto quello che condanna le anime all'inferno. Vivi l'eternit orribile affinch
esse vivano l'eternit di gaudio... Il mio divin Cuore soffre attraverso il tuo cuore; il mio divin Cuore ama attraverso il tuo amore... ... (diario, 18-9-1953).
Molto presto termineranno i Miei colloqui parlati
Il mio dolore eterno. Sento che eterno e sento di non poterlo sopportare senza bestemmiare e odiare eternamente Dio... Che
odio, che rancore contro il mio Creatore! Mi pare di spu-tacchiarlo e crocifiggerlo continuamente.
Quanto soffrono il mio povero corpo e la mia anima! Mi pare di soffrire senza speranza e senza alcuna fiducia in Dio. Tutto il mio
essere si disfa e bagna la terra con il sangue. Questa mia eternit non ha fine; non ha fine il mio dolore. Da ogni parte vengono a
me le pi tremende umiliazioni... Devo occultare il mio dolore soffrendo in silenzio e senza sfogo. Nei momenti pi angosciosi dico
alla cara Mammina del cielo: - Mostra che mi sei Madre; io Ti prover di esserti figlia. Mi lancio nel tuo Cuore santissimo; per
mezzo Suo vo-glio andare a quello di Ges e rimanere in ambedue allo stes-so tempo. ... Nell'estasi dopo la Passione Ges mi ha detto: Co-raggio! Coraggio, figlia cara. Chi ti perseguita, chi ti odia, chi ti calunnia sono i
nemici di Dio, sono i nemici della mia Chiesa. Coraggio! Presto, molto presto termineranno i miei colloqui par-lati, eccetto di tanto
in tanto quando sar necessario... I miei colloqui, l'ho gi detto e lo ripeto, non sono per te, sono per le anime... - (diario, 25-91953).
... Sprecai l'Orto ed il Calvario. Persi Ges e i Suoi me-riti. Il mio cuore, colmo di odio, calpestava il suolo dell'Orto dicendo: Non
ti voglio, ti disprezzo, ti aborrisco completa-mente . Tenebre spaventose bendavano i miei occhi; cos ben-data, nella stessa
eternit disperata, salivo la costa del Calvario ripetendo: Non ti voglio! Ti odio! .
Contemporaneamente un Cuore dentro di me sanguinava, soffriva infinitamente ed infinitamente amava. Sulla cima della
montagna questo Cuore si elev sulla croce. Nel mio odio eterno continuai a odiarlo, mentre, pazzo di amo-re, nello stesso dolore
grande come la terra, grande come il cielo, continuava a stillare Sangue e a soffrire tanto che pa-reva disfarsi tutto per me. Voleva
possedermi, non poteva ab-bandonarmi. Quanto mi ha amata Ges! Quanto L'ho offeso! Spirai cos rivoltata contro di Lui
provando il Suo amore. Passarono momenti silenziosi, momenti di separazione e di morte.
Ges venne di nuovo, entr in me... e mi parl: - Il cielo, il cielo! qui Ges con i suoi angeli. Figlia mia, sono disceso dal Cielo al
tuo cuore... Vengo con gli angeli a festeggiare il mio giorno, il tuo giorno: sono oggi 15 anni: data felice, data santa.
Il mio giorno, il tuo giorno: il giorno della tua donazione, della tua generosit illimitata, il giorno della mia riparazione, il giorno di
inizio della salvezza per milioni di anime. - O Ges, soffro tanto per questo anniversario: segno, un grande segno della mia imperfezione. Non vero? Quanto soffersi in
quel giorno di tanti anni fa ignorando ci che mi avresti chiesto; ed anche il giorno dopo ignorando ci che avrei sofferto... Per me
era come se nulla esistesse e nulla compren-dessi! Me ne diedi conto e compresi durante lo svolgersi delle sofferenze. Sii
benedetto! Oh cosa mi attendeva mai!... E che mi attende ancora?... Venga ci che vuole. Con la tua grazia dir sempre s : il
s della mia accettazione... ... O mio Ges, quando anch'io, come gli angeli, potr vo-lare alla mia Patria? Ho tanta nostalgia,
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Ges! - - Coraggio! Fra poco, molto presto... Ricevi, figlia mia, la goccia del mio Sangue divino... l'alimento che ti fa vivere;
l'alimento cui gli increduli non prestano fede... Non posso lo far vivere le mie vittime nel modo che voglio, con la vita divina?
Coraggio! Rimani nella tua croce. Parla alle anime in que-sto poco tempo che ti rimane; invitale tutte a venire a Me; invita l'umanit
intera alla preghiera, alla penitenza, al cam-biamento di vita. - ... (diario, 2-10-1953).
Termineranno i colloqui dei primi sabati (Momenti della Passione)
... Ho venduto il mio Orto ed il mio Calvario! Sono sta-ti questi i miei sentimenti di ieri, quando ero prostrata sul suolo dell'Orto. Ho
venduto i meriti ed il Sangue di Cristo. Ho venduto la mia salvezza e sono fuggita verso la perdizione.
Ho sudato sangue ed ho irrigato la terra. Pi tardi, mi sono strappata i vestiti e, con questo gesto, ad Uno che era in me ho
lacerato il Cuore. Oggi, durante il viaggio al Calvario, mi sono comportata alla stessa maniera fuggendo da Cristo e vendendo
quanto era di Cristo. Il Suo dolore era infinito. Io, di lontano, molto lontano, L'ho trascinato per terra e gli ho straziato il Cuore...
(diario, 16-10-1953).
...Oggi ho avuto presso di me il buon sacerdote che du-rante alcuni anni stato luce e guida della mia anima`. Do-veva essere
motivo di gioia, ma stata gioia soltanto appa-rente. Questo incontro mi ha fatta soffrire assai. Quanti ricordi!... Questo buon
sacerdote ha celebrato la santa Messa nella mia cameretta; pi che un ministro del Signore fu un angelo per me. Ma nulla di ci mi
ha consolata. Anzi ha contribuito a sprofondarmi di pi nell'abisso della mia miseria, del mio niente...
Ges ha parlato cos: Parla alle anime; grida, grida sempre; voglio le anime; le vedo fuggire; il mio dolore infinito. Parla al mondo,
av-visalo, previenilo. Oh, quanto il mondo dovr soffrire!... Ho invitato, ho chiamato, ho avvisato e non sono stato ascoltato!... - O
Ges, non dimenticare che sei Padre: perdona, per-dona!... Fa' che il mondo si converta... - ... (diario, 23-10-1953).
Mio buon padre [Pinho], ... Circa il mio stato attuale, sto attraversando una fase tre-menda, davvero dolorosa. Al tormento della
inutilit si ag-giunto il terrore della eternit. Vivo gi da alcuni mesi l'eter-nit: di maledizione disperata, di odio e rivolta contro
Dio. Questa eternit sempre in principio, non si muove, non cam-mina un istante. Non so cosa sia in me che bestemmia contro il
Padre del cielo; ma non sono io, perch ci avviene alla superficie; nell'intimo, molto nell'intimo, vi pace, anche se sento e mi
pare che tutto sia perduto. Notte e giorno invoco Ges e Maria senza ottenere soccorso n dal Cielo n dalla terra. Non cesso di
baciare e di abbracciare la mia croce, solo per amore di Ges e delle anime. Se potessi parlare di queste ansie, non finirei pi:
sono infinite. Abbiamo fiducia e atten-diamo l'ora della grazia. Sono stata molto male per sei settimane, come si suol dire, tra la vita
e la morte; molti pensavano che sarei morta. I miei mali si sono aggravati, ma non vale la pena parlarne. Resister finch Ges
vorr. Egli la mia forza. Per consiglio dei medici sono state sospese le visite per 60 giorni.
Si voleva fare uno studio rigoroso di me e alla fine non si fatto quasi nulla. Ci ha servito solo a farci soffrire fino all'impossibile. Il
24 luglio venuto il dott. Luigi Filippo Cavalhero, medico e sacerdote spagnolo: dopo aver parlato con me un'ora e mezza,
andato in sala dove erano il dott. Azevedo ed il medico del nostro paese che hanno detto loro che questa ammalata non era
trasportabile; volevano infatti, a scopo di studio, portarmi a Oporto; questa era l'opinione anche di un medico ateo che Cavalhero
aveva scelto e condotto con s, nonch del dott. Aze-vedo e del medico del paese. 1 medici che mi avevano tenuta in
osservazione 10 anni fa si sono opposti al trasporto per il mio stato di salute e perch questi esami erano gi stati fatti [allora]. Se
era soltanto a questo scopo il dott. Azevedo e quello del paese non lo consentivano. Il dott. Gomes de Arajo si impegnato a
completare il referto nei punti che quelli [che volevano il trasporto] avevano trovato incompleti. Penso che abbiano desistito da tali
esami.
Vennero qui molti medici, uomini e donne, e molti mi sono diventati amici.
Pare che anche il Cardinale non fosse del parere che mi portassero via. lo avrei obbedito, ma sono certa che sarei mor-ta durante
il viaggio. Il Cardinale, giorni fa, mi ha inviato parole di conforto: inaugurando la basilica di Fatima aveva pensato a Fatima e a
Balasar e mi aveva collocata sulla patena offrendomi come vittima dei peccatori...
Il segretario dell'arcivescovo, dott. Sebastiano Cruz, ha con-dotto qui un canonico e professore di Salamanca. Dicono che partito
molto soddisfatto; davanti a lui il dott. Cruz mi ha detto che sempre stato ed dalla mia parte. Pare che venga un mistico di
Salamanca per studiare il caso con lui e con l'abate di Singeverga [il benedettino d. Ga-briele] il quale sta esaminando gli scritti.
Come vede, abbiamo molti amici e molti nemici; ma gli amici sono di pi. Ges mi ha avvisata che cesseranno i colloqui dei primi
sabati: l'ultimo sar quello di dicembre. Ci che fino ad ora mi causava grande timore, ora mi causa grande tristezza e no-stalgia
za... Quelli del venerd non cesseranno, ma sar quasi come se cessassero: saranno colloqui di fede, mi ha detto Ges... Ges
parler di tanto in tanto se sar necessario. Questo av-viso mi era gi stato dato da due anni; fino ad ora Egli ha parlato; non so
quando tralascer di parlare... (lettera a p. Pinho, 3-11-1953).

192

I tuoi ultimi colloqui parlati lasceranno rimorsi


... Sulla terra non trovo appoggio; non so chi mi deve soc-correre. In cielo so a Chi devo dirigermi e so che di l che mi viene la
forza per sopportare la croce. Si parla tanto di dolore, si predica meravigliosamente sul dolore, ma cos poco, proprio tanto poco
compreso, sentito e vissuto, mio Ges!... Non so dove fuggire. Se fuggo verso il cielo, verso il ta-bernacolo, verso il divin Cuore di
Ges, verso la cara Mammina, trovo tutto chiuso. Vado verso di Loro con gli occhi della fede; la cecit non mi lascia vedere nulla,
l'inutilit mi ruba tutto, l'eternit non passa: sono legata, incatenata ad essa e la mia lingua maledetta, di fuoco, continua la sua
eternit di maledizione. Mio Dio, che orrore!... Ges mi ha parlato cos: - qui Ges, Ges delle ani-me, Ges dei peccatori. Viene
a questo tuo calvario e fra poco finger di lasciarti. Quanti colloqui ci sono stati per i peccatori! Quanti inse-gnamenti, quante prove
di amore! Figli miei, venite a Me; il mio divin Cuore che vi chia-ma; il mio Cuore amoroso che vi vuole! Ho scelta questa vittima
vittoriosa per la vostra salvezza. Calvario fortunato delle meraviglie del Signore: calvario di lu-ce, di insegnamenti, di appelli e di
avvisi accorati. Venite a Me, figli miei, venite presto! Ges vi chiama, Ges vi vuole. Cambiate strada! Venite presto a riparare la
giustizia del Padre. All'erta! In fretta! urgente! Convertitevi! Ascoltate la voce del vostro Dio... Sono morto per voi, per tutti voi, figli
miei! Voglio salvarvi e perci ho scelto vittime, alcune vittime. Ma sono poche quelle che vogliono soffrire! Sono poche quelle che
perseverano sino alla fine. Ho scelto la vittima di questo calvario, la vittima del Portogallo, la vittima del mondo intero... ... Mia figlia
amata, i tuoi ultimi colloqui parlati lasceranno nostalgie, lasceranno rimorsi a molte molte anime... Fra poco la tua missione
continuer in cielo: qui sulla terra, dolore e amore; in paradiso, gaudio e amore infinito... - ... Piet di me, Ges! Mi fugge l'appoggio
della terra; mi fugge l'appoggio del Cielo... Ricordati, Ges, di tutte le mie intenzioni... Ricordati, Signore, della umanit intera: sono
tutti figli tuoi. Sono la tua vittima, mio Ges... - ... (diario, 6-11-1953).
... Il mio cuore come attorniato di altoparlanti che fanno sentire in tutto il mondo quanto contiene. Mio Dio, quanto avrei bisogno
di potere e sapere parlare, perch tutto quanto il cuore contiene andasse da un polo all'altro del mondo! Perch questa voce e queste ansiet infinite penetrassero in tutti i cuori; affinch il bagliore che il cuore ha, e non mio, il sole infi-nitamente
pi splendente di quello della terra brillasse, riscal-dasse e illuminasse tutta l'umanit; affinch sorgesse in tutti i cuori una
rivoluzione totale di amore puro e massimo per Ges. Mio Dio, non ho parole: tutto questo infinito, tutto questo Tuo! Che
dolore, che tormento insopportabile! Vi anche in me, ma non mio, il dolore infinito: Tuo, mio sommo Bene! Oh, quanto
scompaio, quanto sento il mio nulla di fronte a tanta grandezza! Gi non vivo, ma vive la mia inutilit, la mia eternit che un
mondo di terrore, un odio infernale, disperato e bestemmiatore contro il Cielo. O Ges, soccorrimi! O Mammina, aiutami e
mostrami che mi sei Madre!... (diario, 20-11-1953).
Fede pura
Non posso neppur dire, se non per fede, non sono pi io a vivere, Ges che vive in me; credo, mio Dio ; ma un credere
forzato. Sento che io non vivo e sento che Ges non vive in me; per la fede mi obbliga a credere che Ges vive, regna, trion-fa in
me. La mia fiducia deve andare lontano, tanto lontano per poter credere, per dover confidare che vivo perch Ges vive in me,
anche senza che io senta gli effetti del Suo amore e della Sua presenza. Povera me, senza Dio! lo vado come trascinata, obbligata
dalla fede...
Ges, fa' che la mia fiducia sia grande come Dio! Voglio credere che non sono sola: una forza infinita venuta non so da dove,
che mi obbliga a credere in Te, nella Tua presenza in me. Devo vivere senza vita... Devo amare senza amore... Mio Dio, come pu
avvenire questo? Soccorrimi, Signore! Fa' che la mia fiducia arrivi sino a Te. Anche se vedessi tutto contro di me, anche fossi
total-mente abbandonata da tutti, anche vedessi sfasciarsi la terra ed il firmamento, non cesserei di confidare in Te... (diario, 2711-1953). Questa settimana fu per me di grande, molto grande sof-ferenza del corpo, non alleviata dall'anima. Fu una settimana
con notti di veglia quasi continua...
Dissi a Ges: - Io sono un ceppo o una incudine da fabbro, la chiamino come vogliono. Sto nel posto in cui mi hanno collocata.
Accetto tutti i colpi che vogliono darmi. Ges, Tu sei l'artista. Fa' ogni qualit di strumenti e distribuiscili all'umanit intera. Tu sai
quello che conviene a ciascuno. La-vora, Ges, lavora! Batti, Ges, sulla tua incudine . La fu-cina il tuo divin Cuore; il fuoco
il tuo amore. tutto per Te e per le anime; soltanto per Te so soffrire e per le anime. - Detto questo al Signore, nonostante fossi
incudine ed in me sentissi l'inutilit, mi pareva di vedere Ges compiere il mestiere che gli avevo affidato: batteva, batteva
fortemente, come se non avesse il cuore per compatire. Ma, essendo in-cudine , e l'incudine non soffre, nel vedere Ges
lavorare, l'anima mia si confort... (diario, 4-12-1953).
Vado e rimango! Tu resta nella Mia pace!
Ho passata la notte in ansiet e timore: ansiet di ricevere Ges e timore sapendo che era l'ultimo sabato di colloquio con Ges e
Mammina. Ci mi causava dolore e sgomento: senza Ges, senza Mammina! Momento per momento mi sento pi inutile.

193

Ho ricevuto Ges [Eucaristico]. Non ha tardato a riordi-nare la sala del mio cuore con la Sua precisione, a illumi-narla con la Sua
luce e mi ha parlato cos: - Figlia mia, mia gioia, pupilla dei miei occhi, nel tuo cuore c' lo Sposo fedele, fedelissimo. Sono qui a
legare, con pi forti catene di amore, il mio divin Cuore al tuo. Vado e rimango, figlia mia. Mi assento e resto presente. Ti lascio e
non ti abbandono un momento.
Mi costa agire in questo modo. Ma le anime, i peccatori, hanno bisogno del tuo martirio. Mi costa tanto questa finta separazione,
ma dico a te ci che ho detto ai miei discepoli: Vado e rimango . Sono partito per il cielo ma sono rima-sto nella Eucarestia...
Vado e rimango nel tabernacolo del tuo cuore. Ricordati sempre le parole, le richieste, le esigenze di Ges... - venuta poi
Mammina: - Figlioletta, prediletta di Ges, vieni; sono la Madre del Rosario, sono la Madre del Carmelo. Seduta nel mio,grembo,
stretta al mio Cuore, ricevi nelle tue mani il Rosario che pende dalle Mie; sul Rosario colloco lo scapolare. Come ti ha definita
Ges, sei madre dei peccatori. Rac-comanda a loro sempre il mio Rosario. Voglio farti anche madre delle anime del Purgatorio.
Offri per loro, per i pec-catori, offri come premio per quelli che ti sono pi cari, per quelli che ti hanno sostenuta tanto e hanno
vigilato su di te, offri questo sacrificio, questa dura e dolorosa assenza, questa triste separazione. Non ti venga mai in mente che
sei sola e che Ges e Mammina ti hanno abbandonata; no, no, questo no! Siamo in te pi presenti, perch, ora come non mai, hai
bisogno di sostegno del cielo e della terra; hai bisogno di ogni prova di amore. - O Mammina, o Ges, io sento una separazione di
morte. Voglio che i Vostri Cuori accettino un eterno abbraccio e un eterno ringraziamento per quanto fate per me, per la
predi-lezione usata al mio povero cuore. - Coraggio, figliolina, fiore eucaristico; confida: Ges con te; con te la Mamma del
cielo. Veglieremo su te. - Grazie, Ges, grazie, Mammina, anche per questa pro-messa. - Ed ora ascolta il tuo Ges: l'ultimo
colloquio per le anime, l'ultimo colloquio per i peccatori sar il 25 prossimo, in cui si commemora la mia nascita... Ma voglio dire di
pi: voglio che gli uomini sappiano e comprendano che lo voglio lo studio dei cuori e delle anime; non cerco la grandezza n la
conoscenza delle lingue, ma la grandezza e la sapienza del-l'amore dei cuori. Ecco tutto... Ricevi amore, amore, e rimani nella
pace. - Addio, Ges; addio, Mammina! Sono la Vostra vittima; la vittima dei vostri Cuori divini, la vittima di tutto ci che vorrete.
Prima della separazione Vi chiedo con dolore tutto, tutto, Vi chiedo tutto per coloro che mi sono pi cari, tutto per la mia famiglia,
per i peccatori, per i sacerdoti, per coloro che vengono a me a chiedere grazie e per l'umanit intera. Addio Ges, addio Mammina;
grazie, grazie. - (diario, 5-12-1953, 1 sabato).
Scava il suo sepolcro
... Dal primo sabato cominciai io stessa a scavare il mio sepolcro... Esisteva l'eternit prima del sepolcro, esiste nel se-polcro ed
esister dopo. nel sepolcro che ora lavoro come uno scavatore e sto seppellendo me stessa. Sento come se dessi una zappata
ogni 100 anni od anche pi e con uno sforzo tale da bagnare di sudore il sepolcro, la terra in cui mi sto sep-pellendo; mi
seppellisco, ma tanto lentamente. Come scavare la sepoltura con zappate a tanta intermittenza, anche se ho l'attrezzo sempre in
mano, bagnata di sudore come se lavo-rassi incessantemente giorno e notte? Che sforzo, quello della mia anima! Mio Dio, che
duro e penoso martirio! Solo per Te e per le anime... Oggi ho avuto la Messa nella mia cameretta... Mentre si svolgeva il santo
Sacrificio, con i sudori dell'anima, non ho cessato di lavorare nel mio sepolcro; in questa fatica inces-sante, in un dolore, tristezza
ed agonia mortali, sono giunta sulla cima della montagna del Calvario. Ho continuato il mio lavoro durante tutta l'agonia di Ges.
Gli sfuggivo sempre e sempre Gli ho offerto le mie grandi umiliazioni, la grande sof-ferenza causatami dagli sguardi dei presenti...
Ges mi ha detto: - ...Venite a Me peccatori! Io sono il buon Pastore. Il pastore ama le sue pecore. Io sono il buon Pastore ed il
buon Pastore raduna le sue pecore. Convertitevi, convertitevi! Venite al mio divin Cuore... Voglio essere amato; voglio che sia
amata la mia Madre benedetta... - ... (diario, 11-12-1953).
... Se fosse possibile, anche dopo la mia morte, che il mio corpo venisse trascinato di strada in strada, ovunque, fino a distruggersi
senza lasciare traccia della sua esistenza per com-prare le anime di tutti i peccatori e fare s che tutti i cuori amassero Ges e
Mammina, farei volentieri testamento, facen-do dono di me stessa per questo fine.
... Continuo ad essere lo scavatore lento per scavare e pre-parare il mio sepolcro. Mi sto interrando sempre pi; qualche volta mi
manca il respiro. Quanto tempo per interrarmi pi in profondit! Mi pare che gi mi stia scarnificando, che i miei vestiti
imputridiscano. Nonostante la lentezza di questi colpi di zappa da secolo a secolo, i sudori dell'anima non pas-sano: una fatica
incessante. Siano lodi al Signore; sia fatta la Sua volont!... (diario, 18-12-1953).
L'ultima estasi pubblica
... Mi preparai alla nascita di Ges con un atto di contri-zione; non ho potuto confessarmi.
A mezzanotte Gli ho chiesto di nascere nel mio cuore e in tutti i cuori. Gli ho fatto molte richieste, ma tutto nella inutilit e nella
eternit. Gli ho fatto compagnia nel presepio, nell'Orto e nel Calvario; ma tutto inutilmente, in una agonia e tristezza mortali.
La mia vita era del cielo, ma penetrava in ogni essere umano, in ogni essere miserabile.
194

Mentre Ges agonizzava, quella vita svolazzava sui bracci della croce; fissava Ges crocifisso e si dirigeva verso il suo divin
Cuore. Un'altra vita, la vita della terra, si lanciava verso Ges per schernirlo e sputacchiarlo. Egli diede la vita, si consegn al
Padre ed io rimasi senza alcuna vita n di rivolta n di amore...
Ges, quando venne, mi illumin e mi parl: - Sono sceso dal cielo e per l'ultima volta sono nel cuore della mia sposa per parlare
attraverso le sue labbra. Sono sceso e venuto a questo cuore per lasciarlo nel dolore, nel massimo dolore per il bene dei peccatori.
Grande, massima sapienza ha quell'anima che sa soffrire per Ges. Grande sapienza, la massima sapienza amare molto e
soffrire molto. questa sapienza che Io cerco e bramo. tanto rara; non la incontro quasi mai. Colloqui per le anime, colloqui per i
peccatori; l'ultimo colloquio per le anime, l'ultimo colloquio per i peccatori! Co-raggio, figlia mia! Vengo a darti il mio Sangue divino;
vengo a darti l'alimento che ti fa vivere; vivi di fede, soltanto di fede. Io non tralascer di confortarti quando sar necessario. Di
tanto in tanto udirai, sposa mia, le parole del tuo Ges... Benedico con il Padre e lo Spirito Santo coloro che hanno sostenuto la tua
anima, coloro che hanno avuto cura del tuo corpo; coloro che hanno difeso, come nessuno, la mia divina causa. La benedizione
della Trinit divina per tutti coloro che ti sono cari... - (diario, 25-12-1953).

1954
L'azione dello Spirito Santo
Ho perduto il mio maggior tesoro. Ho perduto Ges, ho perduto Mammina. Pare, sento come se per me fossero morti. Mi costa
pensare alla triste e dolorosissima separazione di ve-nerd. Questo sentimento mi costato infinitamente di pi di quello che si
prova quando si perde e ci si separa da una persona cara. Mio Dio, questo dolore pu essere compreso solo da chi lo sperimenta
e dal cielo; alzo soltanto un lembo del velo e nulla pi... Ahim! Ho perduto i miei Amori; ma subito la mia fi-ducia obbligava il mio
cuore a dire: Credo, credo che non Li ho perduti. Tutto il mio martirio sia a favore delle anime. Sono la Vostra vittima. Credo,
confido di non essere sola . Ahi, quanto costa dire credo senza credere e confido senza fiducia!... Mi giunsero varie lettere
in cui mi si diceva che il vescovo di Aveiro aveva proibito ai sacerdoti di venire quiz. Che pu-gnalate dolorose! La mia anima ha
avuto la visione chiara delle conseguenze di questo ordine. Che umiliazione! Potessi riparare il grande scandalo, tante cattive
interpretazioni! La mia offerta di vittima non viene meno davanti al Signore. Tutto per Tuo amore! Sia fatta la Tua volont. Continua
il mio compito di scavatore del sepolcro. Mi sono coperta io stessa con la terra del mio sepolcro. Sono stata io a coprirmi, a sparire,
a sotterrarmi. Sono tanto in fondo! Mi pare che mi copra tutta la terra della umanit; i sudori del-l'anima continuano, come pure
l'inutilit e la eternit...
Le mie ansie, tanto infinite, non le posso far comprendere. Voglio nel mio cuore il mondo. Voglio lavare tutti i cuori e le anime con il
mio sangue. Voglio amare Ges per il mondo intero. Vorrei morire ad ogni istante sino alla fine dei secoli e ad ogni momento dare
il mio sangue fino all'ultima goccia perch nessun'anima si perdesse e nessun cuore cessare di ama-re Ges. Vorrei, s, dare
sangue e vita sino alla fine dei secoli per evitare anche un solo peccato... Non ho sofferto l'Orto. Dir il meglio possibile ci che ho
sentito. Sul suolo dell'Orto svolazzava una Colomba; aveva sempre nel suo becco una goccia che, lasciata cadere a terra, si
trasformava in rugiada fecondatrice. Caduta una goccia, ne appariva un'altra. La rugiada era del cielo: era una manna che
alimentava, dava vita, luce e sapienza. Una vita in alto, un'altra sulla terra.
La mia anima diventava sapiente, comprendeva tutto que-sto, tutto ci che era del Cielo. Vivevo il mio dolore umano e lo sentivo
nel modo pi doloroso possibile.
Nel Calvario di oggi, la stessa Colomba continuava a vo-lare, a lasciar cadere le stesse gocce che si trasformavano in rugiada,
rugiada celeste, e a dare la stessa luce, la stessa vita di sapienza. Io, qui in basso, portavo la croce della mia vita di un martirio
indicibile. Non ho visto Ges, non L'ho sentito; non ho saputo che spirato. venuto Uno che ha unito al mio cuore, alla mia vita
terrena, la vita divina. Quella stessa vita mi era comunicata, come la iniettasse. scomparsa la mia vita terrena per vivere l'altra. Il
cuore e l'anima si sono for-tificati di pi: nel mio intimo avevo pi luce. Ges allora mi ha detto: - Sono il Signore del mondo, il
Signore della pace, il Signore della fede e della fiducia. Credi! Vivi di fede: colloquio di fede. - Credo, credo, Ges! - Coraggio!
Vivi per le anime. Ricevi le carezze della Madre mia: te le trasmetto perch domani non verr a parlarti. - Grazie, Ges. Da' il mio
grazie a Mammina... - ... (diario, 1-1-1954).
... Nel 1 sabato non ho avuto la visita di Mammina. Ho sentito nostalgie molto intense, anche se la Comunione di quel giorno
stata pi intima e confortatrice: povera me se Ges non vigilasse! Il mio Orto non quello di altri tempi. La mia vita umana quaggi
rifugge sempre dall'Orto. L, a grande altezza, la stes-sa Colomba lascia sempre cadere molte gocce che si spandono in rugiada,
ma non si accontenta di questo: porta quelle goc-ce ai cuori;... va pure alle intelligenze e le riempie di luce. Come sono grandi la
vita ed il lavoro di quella Colomba!... Oggi svolazzava sul Calvario, come gi sull'Orto...

195

La mia vita umana era morta; ma vi era quella Colomba che le dava la vita del cielo... (diario, 8-1-1954).
In un bosco incontrai Colui che cercavo
Non so se la mia vita tramonto del sole, calar della notte, o se notte completa. Io grido. In questa vita senza vita, in questa
notte senza stelle, in queste tenebre spaventose, il mio cuore e la mia anima gridano al Cielo. Il mio stato tale che talvolta non so
se vivo, se sono sulla terra o dove mi trovo. Credo, Ges, nel Tuo amore! Credo nelle Tue parole! Credo nelle Tue promesse!
Credo che non mi lasci sola! Non mi interessa di non vivere: la mia brama di morire a me stessa e a tutto; ma voglio che Tu viva
in me e in tutte le mie cose. Povera anima, smarrita nel bosco senza che sia udito il suo grido! Povera anima che grida al Cielo con
il dubbio che non esista, con il dubbio che non vi sia un Creatore... Credo, credo, Ges! Questo mio credo dell'anima e del
cuore non cesser mai. Credo in Te, credo nelle Tue promesse... (diario, 15-1-1954).
... Sul mio Orto, sul mio Calvario non mancata la bianca Colomba in volo. Le gocce di rugiada che emanavano dal suo becco si
spargevano. Ancora una volta ha fatto il suo nido in me. Ma non pos-so n potr dimenticare gli sguardi penetranti che scrutavano
tutta la terra e ogni essere. Questi sguardi vedevano l'inutilit dell'Orto, del Calvario, lo spreco del Sangue redentore. Erano
sguardi divini che producevano in me indicibile tormento, do-lore veramente infinito. Non potendone pi, ho chiesto conforto al
Cielo. Ges venuto: ha fatto luce dentro di me e si ritirato. ... Animata da quella luce, ripetevo: credo, credo, Ges; la mia
fede mi dice che sei con me . Pazza per trovare il mio Amato perduto, camminavo sem-pre chiamando: Ges, Ges, dove sei?
Mi trovai in un bosco nel quale incontrai Colui che cer-cavo. Vi erano tutti alberi spinosi e siepi con spine penetranti. Tutto il mio
essere era sangue e in sangue trovai tutto l'essere di Ges. Camminando davanti a me mi diceva: - Sono qui, sono qui. Vieni qui,
figlia mia, sono qui. - Si sedette come in un eccesso di stanchezza: i rami spinosi lo trapassavano, il sangue scorreva. - I peccatori
mi perseguitano; non ascoltano la mia Voce. Guarda come mi feriscono! Infelici se non accolgono la mia chiamata! Infelici se non
si convertono! Salvali, sono tuoi... - Dimenticai me stessa e le spine che mi ferivano; con molta cura cominciai a liberarlo dai rami
spinosi che ferivano Lui e Lo laceravano. Quando Lo vidi senza spine, mi trovai sola: era scomparso.
Continuai a cercarlo ripetendo Ges, credo, credo! . Egli venne allora incontro a me: - Colloquio di fede, col-loquio di dolore.
Coraggio, mia figlia. Il mondo tuo perch
lo salvi. Consolami e ricevi la goccia del mio Sangue... - ... (diario, 22-1-1954).
Non dettai nulla il 29 gennaio n il 5 febbraio perch non potei. Quanto soffersi in quei giorni!... Il giorno 29 venne Ges e mi disse:
- Coraggio, figlia mia, nelle tue sofferenze... Questo martirio doloroso che ti chie-do per alcuni sacerdoti... Il giorno 5, io stavo sfinita tanto avevo lottato contro il dolore, Ges mi apparve come ecce Homo con un volto orribilmente
agonizzante: - Mia figlia, coraggio! E' con te il Signore del Cielo e della terra, il Ges che tua vita. - Vuoi che prenda animo nel
vederti cos? Non posso. A che servita tanta mia sofferenza? - Il suo Volto divenne tosto naturale e, con il sorriso sulle labbra,
accarezzandomi, mi disse: - Mia innamorata, hai sof-ferto affinch lo non soffrissi; il mondo non ascolta la mia voce... Ricevi la
goccia del mio Sangue, goccia potente perch fortissimo stato il dolore che ti ha consumata. Ricevi le tenerezze della Madre mia
benedetta: te le porto per domani, 1 sabato. Ella vuole con Me colmarti in questo anno mariano'... - (diario, 12-2-1954).
Ha fatto invecchiare la mia pelle e la mia carne ...
Mio Dio, abbi compassione di questa povera anima che si trova nel pi grande abbandono e senza una guida! Nel mio scavare
incessante, madida di sudore, sono nel mio sepolcro ad una profondit tale che occhio umano non pu sondare. Non so cosa
faccio, n dove giunger. Povera me, dove vado! Che spavento!
Sulla superficie della terra sono come sola al mondo: un mondo senza luce, senza un soffio di vita. Sento come una vecchiaia,
come non vi fu n vi sar mai. vecchiaia nel corpo e nell'anima. una vecchiaia: unisco quasi la testa ai piedi e spazzo la terra
con il volto'. $ stato il corpo ad invecchiare l'anima e a renderla brutta. Ho lasciato il mondo soltanto quando egli mi ha lasciata;
quando mi ha schernita e sputato in faccia, quando con schia-mazzi e maltrattamenti ha tentato di togliermi la vita. Tutto passato,
solamente io sono rimasta in questa vec-chiaia morta e imputridita. Non ho quasi pregato per causa delle mie sofferenze, per il mio
doloroso martirio. Sono rimasta quasi completamente dimentica delle cose del Cielo. Ho detto a Ges e a Mammina che non era
segno del mio diminuito amore, ma causa del mio molto soffrire. Faccio frequenti atti di fede: Credo, Ges, io credo . Perdere
Ges e Mammina fu perdere l'Orto, il Calvario, fu perdere tutto. Cammino di qui e di l; guardo in un posto e in un altro senza
vantaggio e senza incontrare nessuno. In questo stato dell'anima, sono arrivate le ore 15 di oggi. Improvvisamente sono rimasta in
un mare immenso di naufra-gio; ho lottato energicamente con le onde, lanciata nel mare immenso, per afferrare e portare con me i
naufraghi. Avevo bisogno di conforto; ero sfinita per tanto lottare. venuto Ges e mi ha detto in mezzo al naufragio: - Figlia mia,
mare di dolore, mare di sangue, per mare di salvezza per innumerevoli anime... Esigo da te molto dolore perch i crimini della
umanit esigono molta riparazione... - Detto ci, Ges scomparso ed io sono rimasta in quel mare in mezzo a tenebre
196

spaventose... (diario, 19-2-1954). Sono ancora grave e, non potendo parlare, detter soltanto alcune parole come segno della mia
obbedienza. Mio Dio, che ubbidienza difficile! Sento il dolore, vivo il dolore, ma non so parlare; sono la pi grande ignorante. Sulla
terra non riuscir mai a far comprendere ci che soffrono il mio corpo e la mia anima. Vorrei parlarne soltanto per onore e gloria
del Signore e per il bene delle anime. Nella mia tremenda inutilit e nelle tenebre dense e pau-rose, io vedo i miei cammini
percorsi, ma tutti segnati di san-gue; vi scorre a rigagnoli. questo sangue che brilla, questo sangue che indica la terra che ho
battuta, le spine che ho cal-cato. La mia vita fu ed dolore e sangue; ma la inutilit non mi ha lasciato nulla per il mio Ges n per
le anime che amo tanto per amor Suo. Sono poverissima, senza nulla. Ho sofferto molto, molto per ci che uscito sul giornale
A voz do Pastor '. un tormento inesprimibile che solo sofferto si potrebbe comprendere. Mio Dio, almeno soffrissi sola e non
soffrissero coloro che mi attorniano!
Quanto Ti devo, Ges mio, perch mi hai sostenuta! Ho sofferto, ma senza un momento di rivolta, senza malanimo con-tro
nessuno, con gli occhi fissi in Te. Grazie, Ges! Ci che vorrei che non offendessero Te e che non ci fosse scandalo... (diario,
26-2-1954).
...Ieri pomeriggio si impossess della mia anima uno sgo-mento molto grande al pensiero dell'Orto e del Calvario, nel sentire come
mai avevo provato che tutto era inutile, e perduto per me. Era uno sgomento infernale. Oggi, verso le 15, si rinnovata questa
sofferenza; gli atti di fede che facevo non giovavano. Ero nel profondo abisso dell'inferno e soffrivo tutti i tormenti. L'anima
guardava verso l'Alto tentando di vedere Dio: non si rassegnava di averlo perduto. Che sgomento senza pari!
Ho perduto Dio per sempre , gridava il mio cuore! venuto Ges, mi ha preso per mano...: - Non hai per-duto Dio, figlia mia, n
Lo perderai mai. Riposati qui per tua pace e conforto. Oh, grande scienza e sapienza di Dio! Sta tutto qui: tu ripari per ogni qualit
di crimini. Sei vittima scelta da Me. Soffri le pene che dovrebbero soffrire le anime, se tu non le salvassi. La vecchiaia che hai
sentito quella del mio eterno Padre. Ho agito cos per fartelo comprendere. il motivo che non vi era sulla terra vecchiaia come
la tua. Egli era in te. Ho vo-luto che partecipassi di Lui, come di Me e dello Spirito Santo. Egli si pos su di te con tutta la sua
giustizia, obbligandoti a unire la faccia alla terra, a baciarla per riparare per tutta la sua materia. Scienza, scienza grande: solo
cos la sapien-za di Dio. - Scomparve. Mi rimasero alcuni tenui raggi di luce e la seguii nell'ansia di ritornare a vederlo. Volevo il
mio Ges per quanto dolorosi e spinosi fossero i miei cammini (diario, 5-3-1954).
Il culto a Maria e Giuseppe onora Ges
... La lontananza del mio Signore grande: mi pare eterna la perdita di Ges e di Mammina, la perdita del paradiso. Vivo anche in
una ansiet del Cielo, in un intenso desi-derio di fare scomparire il peccato dal mondo perch Ges non soffra. Solo in cielo verr
conosciuto tutto questo e l'ansia infinita che ho di amarlo.
Senza poter pregare, vado ripetendo in spirito: Tutto per amarti e farti amare, per salvarti anime, molte anime ... In questa
impossibilit di esprimere la sofferenza, sentii che il Cielo mi si avvicin, che l'azzurro del firmamento mi assorb e trasport
nell'aldil, all'incontro di Ges. Immersa nel Suo amore, presa dalla Sua mano, udii che mi diceva: - Vieni, sposa amata, riposa qui,
nel mio amore; ricevi nuova vita...
il mondo che ti martirizza, che ti succhia il sangue, che ti toglie la vita: il mondo perduto... Lotta, lotta, soffri, soffri! - Il Signore
scomparve. Una montagna nera, spaventosa, che giungeva al cielo, mi separ da Lui. Appoggiata alla fede e nelle ansie di amore,
salii finch giunsi alla cima. Riuscii a scavalcarla e a passare al di l e trovare nuovamente Ges: - Mia figlia, vittima dell'umanit,
questa montagna di vizi, crimini ributtanti; distruggila, calpestala, schiacciala con il tuo martirio come la Madre mia benedetta
calca e schiaccia la te-sta del serpente... Fa', mia figlia, che Ella sia amata e Le sia data ogni lode e culto... - ... (diario, 12-3-1954).
... Ges venuto, secondo il solito, a comunicarmi la Sua vita. Era accompagnato da San Giuseppe... Ges mi ha detto: - Ci che
fai alla mia Madre bene-detta e al mio padre putativo, lo fai a Me ... - ... (diario, 19-3-1954).
Ventinove anni di letto
... Non potr mai dire cosa sent la mia anima nel giorno 27 marzo, dodicesimo anniversario del mio digiuno completo. Una fame
molto forte, infinita, ma non fame di cibo. Era come se avessi il petto ed il cuore aperti e venisse il mondo verso di me, come onde
del mare; quante pi onde avevo ricevute, tante pi ne venivano e tanto pi andavo in-contro ad esse e tanto maggiore era l'ansia
di possederle. La umanit era il mare e tutto quel mare era mio e poteva essere contenuto nel mio petto e nel mio cuore. Ho
sofferto amara-mente, infinitamente, perch tutto quel mare non entrava in me. Ho sofferto sola, in silenzio... (diario, 2-4-1954).
... Trascorsi l'anniversario dei miei 29 anni di letto [14-4-1925]. Non so dire i tristi ricordi portati da questa data, an-che se con gli
occhi al Cielo accetto tutto gioiosamente e voglio soltanto la volont di Ges... Ho vissuto giorni e ore nella mia vecchiaia eterna e
nel compito di scavatore, abbandonandomi fiduciosa nelle braccia di Ges tramite Mammina, senza minimamente sentire di
es-sere da Loro accolta. Questa notte sono stata male, con le pi grandi sofferenze del corpo; non ho potuto dormire. Cos mi
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stato possibile accompagnare Ges dalla prigione ai tribunali. Quanto ago-nizzava la mia anima! L'ho accompagnato anche
stamani, ma ero ribelle: chie-devo la Sua condanna. Sono stata io a dargli la morte. Questa stessa mattina, una visita di persona
raccomandata venuta ad aumentare il mio calvario: mi ha lacerato il cuore accennando ad un punto che il maggior tormento
della mia vita. Ho pianto molte lacrime, proprio molte; ma tutte ave-vano un fine: andare a Ges. Solo Tu, mio Dio, sai quanto fu
grande il mio dolore. Nell'intimo del cuore gridavo costantemente basta, basta! e con le labbra dicevo: Ges, non basta; tutto
ci che vuoi; sono la Tua vittima .
Mio Dio, come pu essere, se ci che vale quello che viene dall'intimo del cuore e non quello che dicono le labbra? Io non volevo
che il cuore parlasse e gridasse in quel modo: volevo che dicesse ci che dicevano le labbra, perch questa era la mia ansia;
questo soltanto ci che voglio. Non ho altro volere se non quello di Ges. Non ero io che parlavo cos nel cuore; non so chi era
che diceva ba-sta! . Quanto mi costata questa lotta! In questa agonia mortale, venuto Ges. Mi ha chiamata. L'ho soltanto
udito, non L'ho visto. - Vieni, figlia mia, incontro al tuo Ges! Abbi coraggio, non dubitare che sono lo. Io ti ho scelta, lo ti ho
preparata rendendoti simile a Me... Non ti ho detto lo: Soffri, soffri, lascia che ti umilino e calunnino ? Ricorda ci che dissero di
Me. - (diario, 16-4-1954).
... Quanto mi costa il sentirmi dire che chi mi visita resta scomunicato! O Ges, sia tutto per Tuo amore e per la sal-vezza delle
anime! Le visite mi causano sgomento: mi pare sentirne nausea. Allo stesso tempo vorrei abbracciare tutti e averli nel mio cuore.
Ma tale scomunica dannegger queste anime?! Non sono qui per la loro rovina, ma per Tuo amore, mio Dio, e per immolarmi per
loro. Non dico altro su questo perch non mi sento... (diario, 23-4-1954).
Ho nel cuore un libro voluminoso
Mio buon padre [Pinho],
... ho veduto la sua fotografia presa ultimamente: mi ha rattristata il vederla tanto magro; interrompa il lavoro, ne-cessario che lei
riposi molto! Laura, che di tanto in tanto man-do a Oporto dai suoi familiari, mi ha detto che anch'essi sono impressionati...
Lavorino quelli che hanno pi salute. E ora, che dirle di pi? Se le forze e la mia ignoranza mi consentissero, non la finirei mai...
Quanto bisogno avrei di lei, per aprirle la mia anima, per mostrarle un libro di innumerevoli pagine che ho nel cuore! un libro che
si potr comprendere e leggere tutto solamente nella luce della eternit.
In esso sono scritte le ansie di darmi, di consumarmi nel-l'amore di Ges e di condurre a Lui le anime, tutte, proprio tutte. Non
posso consentire che se ne perda neppure una sola. Impazzisco giorno per giorno, momento per momento, per Ges e per loro.
La mia sofferenza inaudita, il dolore nel sapere che Ges offeso infinito. Quanto parla questo libro! Che io muoia ogni
momento; che io dia il mio sangue sino all'ultima stilla, sino alla fine dei secoli, ma che non sia offeso Ges, che le anime non
vadano all'inferno... E dopo questo, dopo tanti dolori ed amarezze, non trovo nulla in me, mi sento derubata di tutto, senza
possedere nulla da dare a Ges, per consolarlo e ripararlo e per la salvezza delle anime. L'inutilit stata crudele verso di me.
Devo vivere di fede e di speranza, ma sovente non ho il coraggio di dire a Ges che credo, come Egli mi ordina tante volte! I
colloqui del venerd sono solo per me: sono colloqui di dolore e di fede; ma mi sembrano illusione. Ges appare e si nasconde e io
rimango come se Lui non venisse; mi ri-mane appena nell'anima un po' di conforto, ma per poco tempo. Anche se nascosto,
sempre Ges che vince in me.
Ho sempre sete di soffrire di pi per Lui, di dare la vita per Suo amore e per le anime.
Il Cardinale non si stanca di mandarmi benedizioni e pa-role di conforto; quanto mi amico! Cos pure il canonico Cruz, segretario
dell'arcivescovo: venne qui giorni or sono e, dopo avermi confortata molto, mi disse di essere dalla nostra parte e di rappresentare
l'arcivescovo. Anche se i nemici sono rabbiosi, sono molto pi numerosi gli amici e Ges veglier su chi vive soltanto per Lui.
Giunger la nostra ora. Confidiamo, padre, confidiamo. La separazione voluta dagli uomini non valsa a nulla: Ges ha unito
ancor pi le nostre anime. Come sono grandi le cose di Dio! Come infinito il Suo potere! Sia benedetto!... (lettera a p. Pinho, 25-1954).
... Nell'abisso del mio scavo devo ripetere il mio credo ; non posso cessare di ripeterlo... Credo, Signore, che vivo in Te e per
Te! Credo che Ti amo, pur senza la minima consa-pevolezza di amarti. Sono Tua, sono Tua! .
Il mio sepolcro, quanto parla nel profondo silenzio della morte! Non a me che parla, ma al mondo ". Non conver-sazione di
giorni, ma di tutto il tempo. Sento che parla, che d luce e vita, ma a me niente: non odo, non comprendo niente... Nulla ho detto,
nulla so dire; e il mio libro infinito vuol parlare. Io sono il suo leggio`... (diario, 28-5-1954).

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L'ovile il Cuore di Ges


... Che nostalgia dei primi sabati, dei colloqui con Mam-mina!...
Perdere tutte le cose divine, dopo aver perduto le umane; perdere ogni conforto ed appoggio del Cielo, dopo aver per-duto ogni
conforto ed aiuto della terra! Sto scavando in una profondit che mi spaventa... Soste-nere nelle mie mani anche solo l'attrezzo mi
affatica il corpo e l'anima, mi causa un grande sfinimento. Il corpo, disfatto dal dolore, risente anche del dolore dell'anima... Vedo il
sepolcro, quel sepolcro che mi ha nascosta, quel sepolcro che la morte ha voluto e che le tenebre e la morte stessa continuano ad
esigere. Attorno ad esso vi un giardino fiorito; dentro, morte e tenebre; fuori, vegetazioni, gigli rigogliosi, vita che vive e fa
sopravvivere sempre. Nulla di questo mio; mie sono la mi-seria e la inutilit... Oh, quanto vuol parlare ed espandersi il libro del
mio cuore! Come sono infinite le mie ansie di amare Ges e di farlo amare e di consegnargli l'umanit intera! L'inutilit sof-foca
tutto e mi ruba persino questo libro.
Il mio Calvario, il mio Orto, tanto pieni di agonia, sono da me calpestati e dimenticati. Non li vivo, perch mi pare che nulla di essi
fu per me.
O mio Dio, confido in Te! Credo, Ges, credo! Mammina, soccorrimi!
Cos camminai oggi verso la cima della montagna, mentre la terra si apriva in grandi crepacci. Qui mi inghiottiva e col mi
respingeva per inghiottirmi nuovamente.
Credo, mio Dio, credo. Alla mia agonia e morte venne a prendermi Ges: - Vieni, figlia mia, dammi la tua mano. - Aprendo un ovile,
ma questo ovile era Ges, guidandomi sempre per mano, mi fece entrare e mi disse: - Vieni a Me; abbi coraggio! lo sono il tuo
Ges. - Sempre sostenuta dalla mano del Signore, all'entrata del-l'ovile, che mi pareva Lui, cominciarono ad entrare una dopo
l'altra, pecore nutrite; tutte avevano un posto e non finivano mai di entrare. - Ecco, mia figlia, queste pecorelle sono le anime che le
tue sofferenze conducono a Me. Non so dire come rimasi: ero fuori di me.
- Se cos, come credo, io voglio rimanere sulla terra e soffrire sino alla fine del mondo. - No, figlia mia, il tuo cielo vicino. Per
continuerai lass la tua missione; le anime, quelle pecorelle nutrite, con-tinueranno a salvarsi come se tu soffrissi - ...
Ges colloc nelle mie mani un vaso; questo vaso era pieno di una semente che non ho riconosciuto; sul vaso spiccava come una
pigna; da ogni squama della pigna usciva una fiam-ma, e tutte unite formavano una sola fiamma. - Semina sulla terra, figlia mia,
questo seme. la Mia semente: arricchiscine le anime; accendi nei cuori questo amo-re. il Mio amore. Soffri, soccorri il mondo. Ges disparve, il vaso pure; rimasi sola tra le tenebre... (diario, 4-6-1954).
... Mio Dio, quanto affamato il mio cuore! Potranno sa-ziarlo soltanto i cuori e le anime di tutta la terra. Esso tanto grande, tanto
grande! pi grande del mondo. Che gioia, o Ges, se il mondo intero vi entrasse!... Il cuore si apre come un vulcano di fuoco che
vuole in-cendiare il mondo. Mio Dio, quanta necessit di parlare di questo vulcano di fuoco e farlo comprendere!... Aumentano il
martirio del corpo e il martirio dell'anima... Ma il mio sepolcro alla superficie sembra parlare; la vegeta-zione, questo giardino di cui
gi vedo la fine, sempre pi fiorito. Il silenzio della morte parla, il giardino si fa pi distante e i fiori ognor pi belli e numerosi...
Venne Ges...: - Figlia mia, il tuo cuore mio; mio e lo sar sempre... Le anime di cui sei vittima lanciano il loro cuore al mondo,
al fango; lo consegnano a satana; disprez-zano il mio Sangue, i meriti del Calvario. Le tue sofferenze vanno a ricuperarle dagli
artigli di satana; le portano ad approfittare nuovamente del mio Sangue e le fanno venire al mio Cuore... ... Mentre dicevo a Ges credo, credo non Lo vedeva n L'udivo...
Regnava la morte che mi portava a ripetere sempre credo, credo! . Incontro a questo mio credo venuta di nuova la Vita: il
mio Ges mi ha alzata dalla morte. Nelle Sue mani aveva un giglio ed una palma; mi ha posto tutto nella mano destra... - Giglio,
simbolo di candore e purezza; palma, sim-bolo del martirio. Sono doni di Ges. Sei martire del Porto-gallo, sei martire dell'umanit
intera... - ... (diario, 11-6-1954).
Impasto del Cielo con la terra
... Verso le 15, improvvisamente si uni in tal, modo il Cielo con la terra che mi fece ricordare ci che da bambina vedevo: l'impasto
che fa il panettiere nel cilindro. Che movimento ave-va quella ruota che miscelava tutto! In una stessa massa, il Cielo e la terra.
Passai poi ad un'altra regione: tutto era tenebre spaven-tose; la mistura di quella massa era sempre nello stesso mo-vimento.
Ges non veniva, non veniva; ho sofferto sola. Non avevo appoggio. Dicevo sempre credo, credo! . L'ho udito: - Mia figlia,
chiedimi ci che vuoi, come vuoi. Leggo nel tuo cuore. So che tutto per amore mio. Non hai peccato, non Mi hai rattristato.
Questo impasto simbolico: l'impasto avvenuto sul Calvario, il Cielo con la terra. Sono stato lo che ho dato vita alla terra stessa,
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dando per essa la Mia vita. Ora [quell'impasto] ha un altro significato: scende il Cielo alla terra per punirla, castigarla a causa dei
suoi crimini. Fa' presto, figlia mia, non tardare a comunicarlo al Papa... Si fac-cia penitenza, grande penitenza, si faccia orazione
fervorosa e con tutto l'amore... - Ges, perdono; Ges, misericordia! Soccorrimi! Credo in Te! Soccorrimi, io muoio di sgomento. - Coraggio, rialzati dallo sfinimento. Ricevi la goccia del mio divino Sangue... - ... (diario, 23-7-1954). ... Il mio Orto e il mio Calvario
furono vissuti e sofferti al primo piano della casa. Ero un vermiciattolo che camminava, camminava sotto il peso di tutta la terra.
Nel piano superiore, piano di godimento, di piaceri, di paz-zie vergognose, vi erano finestre dappertutto; da tutte usciva il massimo
veleno, ma neppure un pensiero verso la vita del primo piano. Dal Cielo veniva tutta la giustizia di Dio che passava e penetrava in
ogni luogo del primo piano, e veniva a schiacciare il verme che si trascinava ad ogni costo. Ripetevo il mio credo , ma il dolore e
l'agonia erano tali che mi pareva ripetere sempre credo e non credo allo stesso tempo.
- Ges, mi affido a Te: sono la Tua vittima. - Venne Ges; alz da terra questo povero verme, fece luce, luce molto chiara e
splendente... Mi disse: - Vieni, figlia mia; alzati; esci dalla morte, esci dalle tenebre. Contempla la luce, ne hai bisogno. Tu non sei
verme, sei vittima... Riposa qui, mia sposa prediletta... Coraggio! Sei vittima del mondo in vizi, del mondo in guerra! Come
misteriosa la tua vita! Davanti a tali prodigi gli uomini si fermano, restano ac-cecati, ma sono pochi quelli che si lasciano vincere ed
illu-minare dalla luce. Beati questi! Che gloria attende i grandi mi-stici che sostengono e portano a Me le anime! Coraggio! (diario,
30-7-1954).
Interrogatori su interrogatori ... Ges non si accontenta dei tormenti indicibili del corpo e dell'anima; permette che vengano gli
uomini con interroga-tori ed interrogatori, che accetto gioiosamente con lo sguardo al Cielo, offrendoli per amore di Ges e delle
anime. Rispondo come Ges mi ispira, ma poi, da sola con Ges che mi fa comprendere tutte le cose, il cuore sanguina nel dolore
e nell'agonia sotto il peso delle umiliazioni, mentre nel mio intenso amore vado ripetendo: Grazie per tutto, mio Ges! Tutto Ti dia
gloria e onore; sono la Tua vittima . Ma il dire questo, sentendo la mia inutilit, la perdita di Ges, di Mammina, di tutto il Cielo,
dubbiosa su tutto il mio vivere, quanto costa! Per avere presente il dubbio di mentire a me stessa e a tutti, non sarebbero necessari
i dubbi degli altri. Anche solo il mio sentimento cos doloroso e tremendo mi fa agonizzare. Ma voglio darmi alle anime e mi umilio
davanti a loro. Non riesco ad ammettere di essere visitata, tanto grande la mi-seria che sento in me... (diario, 6-8-1954).
Mio buon padre [Pinho], ... Padre mio, spero che quando ricever questa mia, avr gi ricevuto quella del medico, nella quale
egli spiega ci che sta avvenendo e anche il mio stato di salute "; se non giunta, non ritarder. Il dott. Sebastiano Cruz,
segretario dell'arcivescovo, ve-nuto 8 giorni or sono e mi ha incoraggiata molto. Poco manc che mi tuffasse in cielo `. con noi,
un sostegno valido. Il giorno 8 di questo mese venuto un gesuita: ne sono rimasta meravigliata. Mi ha domandato se conosco
p. Pinho; gli ho risposto di s; mi ha detto che nipote del vescovo di Funchal [Madeira], che gi stato costi a Baia e
ultima-mente in Africa. Mi ha fatto varie domande, cui ho risposto come mi ha ispirato il Signore. Non so se venuto qui
spon-taneamente o se portava "acqua nel becco". Mi ha raccoman-dato le sue intenzioni e io ho fatto altrettanto.
Non mancano curiosi che vengono ad interrogarmi anche da altre diocesi. Il Signore mi d sempre luce per rispondere. E se Egli
con me, chi contro di me? Venisse anche il mondo intero, non devo temere. Oh, se Ges venisse a prendermi per il Cielo! Provo
molte ansie, ma non posso abbandonare le anime; per in cielo continuer il mio compito, finch vi saranno anime sulla terra...
(lettera a p. Pinho, 13-8-1954).
Obbedienza al Papa! Obbedienza alla Chiesa
... Mi sono apparsi Ges e Mammina in grandezza naturale: i Loro vestiti ed il manto erano color viola; i Loro volti tri-stissimi mi
hanno causato il pi profondo dolore. I Loro Cuori mandavano luce che mi faceva vedere tutto. Erano trafitti da lance; da essi
sgorgava abbondante Sangue, ma Sangue bollente come acqua che nella pentola gorgoglia. Non posso descrivere la mia
afflizione. Volevo raccoglierlo: ho steso i miei vestiti per radunare e conservare tutto il Sangue divino; con esso bagnavo il mio
petto: volevo custodirlo tutto in me. - Figlia mia, stiamo contemplando il mondo. Guardiamo il Portogallo, guardiamo le nazioni. Che
corruzione, che mal-vagit, che veleno!
Ho invitato tante volte attraverso le tue labbra a venire al mio divin Cuore, con un completo cambiamento di vita. Ho invitato Io, ha
invitato la mia Madre benedetta; non siamo stati ascoltati. - ... Invita, figlia mia, invita, figlia nostra - dicevano Ges e Mammina
contemporaneamente... - Soccorri il mon-do! Parla alle anime. - O Ges, far ci che mi ordini: dammi Tu la forza. Mammina, sii sempre con me. Perdonate, perdonateci! Ancora una volta,
misericordia per il mondo. - Invita, figlia mia: dal tuo invitare, dal tuo soffrire, l'u-manit riceve molto, riceve molto il tuo Portogallo. Orazione, penitenza,
obbedienza al Papa, obbedienza alla Chiesa! -

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- Aspetta, Ges! Chiedi all'Eterno Padre che attenda; pro-metto di chiedere per Te al mondo la penitenza, la preghiera continua e
la purezza delle anime. Mentre facevo queste richieste, i miei cari Amori sono scomparsi. Sono rimasta nella mia amarezza a sentire il dolore e l'amarezza
dei Loro Cuori e l'amarezza del Papa... (diario, 13-8-1954).
...Improvvisamente venne dall'Alto una luce che mi fece vedere in modo chiaro Ges e Mammina. Come erano tristi! Piangevano;
erano coperti entrambi con manti di azzurro scuro. - O Ges, o Mammina, non sopporto la Vostra tristezza. - Figlia mia - disse
Ges - siamo in tre nello stesso dolore: il mondo corre verso l'abisso. Orazione e penitenza!
Vi sia purezza! Attenzione alla Chiesa! II Papa raduni i suoi vescovi e questi i loro sacerdoti. Attenzione alla Chiesa! In-cominci la
Chiesa [a purificarsi] perch non scenda la giu-stizia del mio Padre. - ... Mammina mi porse un ramo dicendomi: - Eccolo, nelle
tue mani l'ulivo, simbolo di pace... Come il Mio divin Figlio ti ha arricchita di tante cose e di titoli, cos Io ti do con Lui in pi il titolo
della pace. Il Cielo vuole e d al mondo tutti i suoi mezzi di pace. - Ges aggiunse: - Figlia mia, per mezzo tuo che l'uma-nit
tutto riceve. Accoglier questo invito, supremo appello del Cielo?
Dio o satana? A chi vuol servire? Chi vuole amare? Parla alle anime, figlia mia. Coraggio!... - ... (diario, 20-8-1954).
Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa
...Improvvisamente apparve Mammina Addolorata: aveva sulle braccia Ges morto. Me Lo pose in grembo, mi accarezz
leggermente e si sedette al mio fianco. I miei sguardi non si staccavano da Ges mentre udivo Mammina.
- Accetta, figlia mia, come ho fatto Io sul Calvario. A Me hanno dato Ges, morto per l'umanit. A te do l'umanit, morta per il
peccato; ma in essa vi sempre Ges: vedilo in tutte le anime, contemplalo in tutti i peccatori, nell'umanit intera. Accetta le mie
spine; soffri, figlia, soffri; abbi coraggio. Io non ti abbandono, insieme al tuo Ges. Sei la prediletta del Cielo. - O Mammina,
aiutami! Mi viene a mancare tutto. Voglio consolarti e dare a Ges tutte le anime. - Ella, senza un sorriso, senza una carezza,
disparve, e cos Ges morto. Rimasi nella maggiore angustia ripetendo il mio credo e il mio confido ... (diario, 3-9-1954).
...Nella notte dal 7 all'8 ho vegliato; non ho potuto dor-mire. Dopo le due, perch prima non ne avevo avuto le forze n la
disposizione, ho incominciato a presentare gli auguri a Mammina. Che povert! Non avevo nulla da darle, n Le sapevo parlare. Le
ho rinnovato l'offerta di tutto il mio essere: stata una consacrazione completa; Le ho offerto i cuori e le anime di tutta l'umanit... Mammina, vorrei meritare tanto in questo giorno da po-tere strappare dal purgatorio tutte le anime, affinch possano oggi stesso
salire al cielo, darti tutta la gloria e l'amore... Ac-cetta il mio sacrificio di non ricevere Ges Sacramentato, se per caso non verr un
sacerdote a darmelo. - Queste offerte non furono mie: in tutto il giorno ho lottato, per il vuoto indicibile della mancata Comunione,
contro una fame di Lui insopportabile. Ricordavo al vivo la richiesta di 20 anni fa [1934]: del mio corpo, di tutto il mio corpo per
essere crocifisso...
Senza fede, senza sentirla, e senza sentire il dolore, salii la montagna: non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio credo e
di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero credo, mio Ges ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al Cielo:
ci che nasce alla superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di dirlo dal profondo, ma non fui capace, tale era la mia sfinitezza. Con
molto ritardo venne Ges: pareva non venisse pi; che separazione tremenda! Venne, ma non port luce, per mi rialz e mi parl
con dolcezza e con amore. - Figlia mia, sposa cara, sono Ges; rialzati, abbi corag-gio; vieni a Me... I tuoi, figlia mia, sono
sentimenti simbolici; il tuo allon-tanamento da Me l'allontanamento delle anime. Come pos-sono dire di credere in Me se peccano
come se Io non esistessi? Come possono dire di amarmi, nei loro peccati e vizi, rinno-vando giorno e notte la mia Passione?
Sentimenti simbolici: leggete e comprendete, maestri delle anime! Ripetimi il tuo credo ; dimmi che Mi ami, sposa cara.
Coraggio!... ... - Ricevi la goccia del mio Sangue divino, la vita che ti d vita per parlare alle anime. Abbi coraggio, abbiate co-raggio. Tu spargi
rugiada celeste, semini semente divina. per mezzo tuo che Mi do al mondo. Parlo attraverso le tue labbra. Sta sorgendo
qualcosa di sgradevole; ma non nulla in paragone del bene. il demonio rabbioso che vuole bruciare la semente divina; ma
insister invano. Si faccia preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa! Oh, quante cose deve correggere e perfezionare! Le
Case religiose, le Case religiose; frati e suore che non vivono la vita dei loro fondatori. Inco-minci la Chiesa! Incominci la Chiesa! Vi
sia tutta la vigi-lanza nella Chiesa. Si risollevi il mondo verso di Me. Coraggio, figlia, ripara!... Consola il mio Cuore divino e quello
della mia Madre bene-detta. Noi siamo con te. Ripeti il tuo credo . - Ges fugg da me. Mentre si assentava Gli dissi ancora: Fa' di me ci che vuoi; Ti raccomando le mie richieste: perdona al mondo, perdona sempre. (diario, 10-9-1954).
Mi pare di essere mangiata

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Non so come potr sopportare la mia vita tanto triste e dolorosa. Io non voglio dubitare della protezione del Cielo, perch mai, nelle
ore pi amare e difficili, mi mancato il conforto. Ma ora, mio Dio perdonami, ora ho la tentazione viva, molto viva che l'eternit
non esiste. Temo di vacillare. Lotto per ripetere il mio credo , lotto per pensare che il Cielo mi attende, lotto per ricordare tutte le
verit, perch, secondo il mio sentire, tutto una falsit.
Mento a me stessa e agli altri: falso, falso tutto il mio vivere. Signore, come trionfare? Anche con la sensazione di non essere
sincera nella mia professione di fede, devo credere e confidare. Spero, spero in Te. Mi pare che il mio cuore diventi sempre pi
sensibile al dolore e a tutto quanto succede. Non dovrei soffrire per le calunnie che sollevano contro di me. Come possono gli altri
credere, quando io stessa non credo? Non dovrei soffrire per i dubbi che hanno a mio riguardo, perch io stessa li ho tutti, tutti. O
Ges, o Mammina, solo Voi mi potete aiutare... Ges, cosa avverr ancora? E quando arriver il cielo, tan-to immeritato? Mi pare
che non posso pi attendere, non posso aspettare pi, non posso soffrire di pi. La volont pronta, sempre pronta per darsi al
Signore, ma la natura sgomentata, non pu, non pu pi. Si ripetono in me tutte le sofferenze. La visione del mondo, la visione
delle anime, mi causano un dolore infinito. Mio Dio, sono la Tua vittima. Siccome non posso, riassumo cos ci che avviene nella
mia anima. Entro subito nell'Orto e nel Calvario, che ho vissuto in una amarezza indicibile. Sono sempre la stessa massa con la
terra. Sento sempre i miei nervi scongiungersi e in pi una cosa somigliante sofferta anni or sono: l'essere cio mangiata
lentamente, con la differenza per che allora era il mio corpo ad essere divorato da vermi ed uccelli, ora invece divorata l'anima:
costa assai di pi. In questa sofferenza non fui ca-pace di ripetere il mio credo n di ricordarmi di ripeterlo, tanto era il mio
martirio... (diario, 17-9-1954).
... Un po' prima delle ore 15 la mia anima fu rosa da tutte le qualit di animali. E, quasi avesse vene, le laceravano e ne
succhiavano tutto il sangue. Dolore e tormento infiniti; do-lore che non so esprimere; tormento che la mia ignoranza non mi
consente di spiegare.
In questa angustia, venuto Ges: - Mia figlia, Ges non amato, il Signore non servito. Le anime non amano il mio divin
Cuore; il mondo non serve il suo Dio. Ama se stesso, serve satana. Sei stata scelta da Me, scelta dal Cielo. La tua vita la mia
Passione continua... La tua passione passione mistica, ma tale che racchiude tutta la mia santa Passione. Vieni e riposa... (diario, 24-9-1954).
... Avvicinandomi alla cima della montagna, tutte le belve sono venute a divorarmi l'anima, a succhiarle il sangue e, non so come,
non so chi rimaneva in grande numero attaccato alle sue fibre. Ho ripetuto con difficolt il mio credo ; ho tentato pa-recchie
volte e l'ho ripetuto poche. venuto Ges e, in un impulso d'amore, mi ha dato pi forza e mi ha parlato cos: - Vieni, figlia mia! Io
sono con te. con te il Cielo con tutta la forza. - In quel momento dalla piaga del suo divin Cuore uscito un lampo cos grande
con raggi tanto luminosi che fecero risplendere tutto. Poco dopo, da tutte le sue Piaghe divine sono usciti raggi che mi hanno
trapassato i piedi e le mani; dal suo Capo sacrosanto veniva verso il mio un sole che mi ha trapassato il cervello.
Circa il primo lampo e i raggi che uscivano dal Suo divin Cuore, Ges mi ha detto con tutta chiarezza: - Mia figlia, a somiglianza di
santa Margherita Maria, voglio che tu accenda nel mondo questo amore per Me tanto spento nel cuore degli uomini. Accendilo,
accendilo! lo voglio dare il mio amore agli uomini. Voglio essere da loro amato. Essi non me lo accettano e non Mi amano. Per
mezzo tuo voglio che questo amore sia acceso in tutta l'umanit, come per mezzo tuo fu consacrato il mondo alla Mia Madre
benedetta. Fa', sposa amata, che si diffonda nel mondo intero l'amore ai Nostri Cuori. - Ma come, Ges, come fare? Se non lo
accettano da Te, gli uomini, come lo riceveranno per mezzo mio? - Con il tuo dolore, figlia mia! Soltanto con il dolore le anime
rimangono attaccate alle fibre della tua anima e poi si lasceranno incendiare i cuori nel Mio amore. Lascia che questi raggi delle
Mie Piaghe divine penetrino nelle tue piaghe na-scoste, nelle tue piaghe mistiche. Lascia che il Mio balsamo le addolcisca, come
anche le spine del tuo capo. Tu non vivi la vita del mondo, anche se sei nel mondo. Vivi la Mia Vita divina... (diario, 1-10-1954).
Rosario ed Eucarestia
... Quanto pi dico, pi necessit io sento di dire; ma il libro del cuore si chiude per essere letto soltanto alla luce della eternit ...
Ho avuto ieri un regalo di Ges; l'ho accettato come venuto dal cielo: una lettera del mio padre spirituale. Ha compreso bene lo
stato della mia anima e a tutto ha dato risposte con-fortanti, piene di sapienza.
Fu un conforto per la mia anima immersa in tanto soffrire. Fu un conforto per il mio Orto e anche oggi per il mio Calvario. Senza
vivere per Ges, senza volere nulla da Lui, ho cam-minato con pi energia; a met viaggio sono caduta nella sfinitezza. Volevo
aggrapparmi al Cielo, ma non v'era nulla cui aggrapparmi. Ho ripetuto il mio credo con molta difficolt. Dicevo a Ges il mio
credo , spero e confido ; per mi pa-reva una costante bugia. La mia anima veniva meno; tutto il sangue succhiato e le sue
fibre servivano da legame per molte cose, per molti qualcuno che ad esse si aggrappavano... venuta la Mamma del Rosario;
aveva nelle mani la co-rona del Rosario che terminava con una grande croce dorata. Mi ha avvolto con la corona le mani e mi ha
collocata sul cuore la croce... - Vieni, figlia mia, andiamo a salvare il mondo; andiamo convertire i peccatori. Sul tuo cuore ho
collocato questa croce per farti sentire che croce di salvezza; abbracciala: dolore e croce. Nelle tue mani ho avvolto la corona;

202

parlane, parlane... Parla alle anime della Eucarestia; parla loro del Rosario; di' Che si cibino del Corpo di Cristo e dell'alimento
della pre-ghiera del mio Rosario quotidiano... - ... (diario, 8-10-1954).
... Sentii tanto, tanto la croce che Mammina aveva collo-ceto sul mio cuore. la croce del cuore! Sento anche molto la corona del
Rosario che mi ha avvolto nelle mani: sono catene che mi imprigionano. Che tristezza non poter pregare! La poca preghiera che
faccio tanto distratta e senza fede. Dopo aver perduto Ges e Mammina, sento che sto qui nel mondo a fare nulla. Una tremenda
tentazione vorrebbe per-suadermi: dal momento che l'eternit non esiste, che faccio qui, senza godere e sempre a soffrire?...
Cos sono salita al Calvario, senza fede, senza credere nella ternit, e in tale tentazione sentivo di volermi suicidare; mi pareva di
volere liquidare la vita senza vita, in qualsiasi modo. Con fatica chiamavo Ges e Mammina, ripetendo Loro il mio credo ; nelle
tenebre dell'agonia e della morte ho vo-luto ripeterlo e non ho potuto.
venuto Ges, a voce alta e con dolcezza: - O mia figlia, la tua riparazione per quelli senza fede, per i senza-Dio, per gli
increduli. Ripari la maest divina per tutto e per tutti. Sei stata scelta per la missione pi nobile e pi difficile... La tua missione
simile a quella della santa Chiesa: sempre com-battuta, mai vinta sino alla fine dei secoli. La tua vita, la mia divina causa, sempre
perseguitata, ritardata; ma vincer, trion-fer sino alla fine dei secoli e poi per tutta l'eternit... (diario, 15-10-1954).
... Ges mi pose in mano la croce che pendeva dalla corona del Rosario: questa volta, non rimase avvolta nelle mani, ma distesa e
aperta; qualcuno dal lato opposto la sosteneva. Ges si pose in mezzo alla corona aprendola sempre pi e disse: - Tieni nelle tue
mani la croce; stringila forte al cuore. L'u-manit intera rimarr dentro al rosario. Parla alle anime; parla loro del Rosario e della
Eucarestia. Rosario, Rosario, Rosario! Eucarestia, il Mio Corpo, il Mio Sangue! L'Eucarestia con le Mie vittime: ecco la salvezza
del mon-do!... - Allora, senza sapere come, fui elevata molto in alto. La croce che avevo in mano rimase dietro di me come io vi
fossi crocifissa. Il mio cuore divent un vaso che custodiva sangue. Si alzarono due scale che appoggiavano sui bracci della croce:
quella a destra era la scala del Rosario, quella a sinistra, della Eucarestia. A met di questa, un mazzo di spighe bionde e due
grappoli di uva.
Le anime vi salivano in fretta, riempivano tutta la larghezza delle scale; passavano dai bracci della croce dentro il vaso con il
sangue. L si bagnavano, poi volavano in alto ed en-travano in cielo. Quanto sarei contenta se tutti vedessero questo! Ges mi
disse: - Figlia mia, la tua vita una predica-zione continua: quando parli, quando sorridi, quando piangi e gemi sotto il peso pi
gravoso della croce. esempio per i grandi e per gli umili, per i sapienti e i dottori della Chiesa. Il tuo dolore porta anime al
Rosario, alla Eucarestia. Per il tuo dolore salgono le due scale di salvezza: dolore e sangue, dolore e croce, croce di salvezza... ... (diario, 29-10-1954).
Quanto ti debitore il mondo!
La mia crisi continua: non posso parlare. Tento di riferire le parole di Ges: il suo colloquio con me. Il mio viaggio al Calvario
stato molto doloroso; il cuore straziato dal dolore ha sofferto immensamente. Tutto il mio essere era un mondo di corruzione e di
cri-mini; tutto il mio essere era morte e questa morte pareva mescolata alla terra e da essa trasportata sulla cima del Cal-vario. Oh,
segreti di Ges! Quanto ho sofferto!
Con tutto lo sforzo ho ripetuto il mio credo , i miei atti di fede e di fiducia, senza sentire nulla di vero in me. E venuto Ges: Mia figlia, coraggio! Ti senti corru-zione e miseria perch sei vittima. Ti senti mondo perch ti immoli per il mondo. Senti il dolore
infinito perch la tua vita legata alla Mia. Sei sulla terra e non senti se non dolore... Dimmi, mia figlia, che altro vuoi sentire, se tu
non vivi del mondo, ma di Dio, soltanto di Dio? Senti il dolore perch sei vittima; senti il dolore perch fu ed il dolore opera di
riscatto e di salvezza. Alla pentola che sul fuoco, ora in ebollizione con acqua gorgogliante, ora fredda e gelata, senza fuoco, non
importa bollire, non le importa di essere fredda: essa non sente niente, svolge la sua missione al servizio dell'uomo. Tu, a sua
somi-glianza, sulla fornace divina sei a servizio di Dio e delle anime. Meraviglie, misteri insondabili di Dio! - ... (diario, 5-11-1954).
... A lato di Ges apparve la cara Mammina, la Mamma Addolorata. Ges Le lasci il posto e scomparve: - Mia fi-glia cara, soffro
infinitamente con Ges per i peccati del mondo. Accetta le mie spine, lasciamele collocare nel tuo cuore, soffri e cos consolerai il
Cuore della Madre e il Cuore del Figlio. - Accetto tutto, Mammina, per darti gioia. In un attimo la Mammina Addolorata si trasform nella Madonna del Carmine con Ges Bambino in braccio; e allora continu: Parla alle anime, mia figlia, di' loro che ogni cosa chiesta a Ges in Mio nome e in nome delle anime del purgatorio, anche la
stessa conversione dei peccatori, sar loro concessa. - Il Bambino Ges si mostrava irrequieto sulle braccia di Mammina; voleva
venire a me. Mammina l'accontent. Venne tra le mie braccia. Egli, molto piccolo, mi baci, mi accarezz ed abbandonandosi sul
mio petto mi disse: - Mi permetti di rimanere qui? - O Ges, in modo visibile no; ma nel mio cuore, s, sempre! Non allontanarti da
me. - Rimasi sola. Scomparve insieme a Mammina e io gridai Lo-ro: - Amo Ges, amo Mammina. Credo, credo eternamente! - In
questo colloquio, senza consolazione, il mio credo era sempre pi bugiardo... (diario, 12-11-1954).

203

Se non miglioro [di salute], dovr desistere dalla mia ob-bedienza [di dettare]: non per disobbedire, ma perch non posso obbedire.
Dovr soffocare tutto dentro di me; mi sfo-gher soltanto con Ges; soltanto Lui sa il mio sacrificio a parlare, perch non posso, e il
mio sacrificio a tacere. Il cuore colmo fino a traboccare... Anche senza fede, offrii sempre le mie lacrime a Ges... (diario, 26-111954).
Il tabernacolo, il rosario, la vittima
... - ... Sei violetta nascosta, anche se il tuo nome, la tua vita percorrono gi il mondo. Le vere grandezze, l'opera mia, il mio lavoro
divino in te saranno veduti e compresi soltanto dopo la tua morte, alla luce della eternit. Quante meraviglie! Questo per la tua
corrispondenza e la tua fedelt. Il mondo, come ti debitore!...
Riposati qui e parliamo delle Mie cose, del Mio amore. - Apparve un altare. La porta del tabernacolo era aperta. Nella pisside
c'erano le Ostie bianche. Ges si sedette a fianco dell'altare e mi fece sedere dall'altro lato. Non vidi su che cosa sedevamo. Ges
pos sull'altare la Sua mano e su di essa il Suo capo santo; la stessa cosa fece fare a me. La mia mano destra rimase unita alla
Sua mano sinistra. Dal tabernacolo, da quelle Ostie cos bianche uscirono raggi pi splendenti del sole e passarono tra noi. Ges,
pieno di dolcezza, mi disse: - Mia figlia, gioiello eucaristico, lo sono l nel tabernacolo, in quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e
Divinit, come sono qui. Parla al mondo di questo amore. Di' agli uomini che si avvicinino a Me. Voglio darmi a loro. Molte volte,
tutti i giorni se possibile. Vengano con cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al taber-nacolo con le dovute disposizioni
e reciteranno il Rosario, o la sua terza parte, tutti i giorni, non occorrer altro per al-lontanare la giustizia di Dio. Il Rosario, il
tabernacolo e le mie vittime, la vittima di questo calvario, sono sufficienti perch al mondo sia dato il perdono e la pace. Chi viene
al tabernacolo vive puro; chi vive all'ombra della Mia Madre benedetta, vive della Sua pu-rezza. E cos l'umanit vive la vita nuova,
pura e santa da Me raccomandata tante volte da questa cameretta. - Scomparve questa visione e io rimasi nelle tenebre a
ri-petere il mio credo ... (diario, 10-12-1954).
Mio buon padre [Pinho], inizio questa lettera e non so quando la finir, tanto acuta e prolungata la crisi che attraverso.
vergognoso rispondere solo oggi alla lettera ricevuta due mesi fa, nella quale mi faceva i rallegramenti per quei giorni mai
dimenticati: l'inizio della mia crocifissione e del nostro doloroso calvario. Per tutto sia benedetto il Signore! Grazie, grazie! La sua
lettera mi ha procurato un conforto che da tempo non sperimentavo pi. Il vedere che il mio padre ha compreso cos bene lo stato
dell'anima mia rispondendomi a tutto con tanta chiarezza, mi ha rialzata dalla mia sfinitezza, mi ha fortificata e rallegrata nel
Signore. La crisi che attraverso sempre orribile per l'anima mia. Se avessi soltanto quella del corpo, la sopporterei meglio; ma
cos mi disanimo, temo e tremo, sgomentata per la perdita di Ges e di Mammina, per le tenebre che mi rubano ogni luce. Dico a
Ges che credo, e penso essere vera la mia falsit. Ges mi ordina di ripetere molte volte la parola credo . A me pare di
mentirgli, perch non posso credere. Non ebbi mai tentazioni tanto terribili contro la fede. Non credo in Dio, nella eternit, nel cielo
e nell'inferno. Ecco il pensiero tremendo: muoio, e tutto finisce. A che mi serve questa vita di sofferenza? Meglio sarebbe uccidermi
o non essere nata. Separarmi da Deolinda e da tanti che mi sono cari e non vederli pi, mio Dio, mio Dio! Per il mag-gior
tormento di non vedere Dio nella eternit', di non poterlo amare perch non esiste. L'eternit che io vivo morta, putrefatta.
Povera vita, povera eternit senza Dio! Nuovo martirio nell'anima mia: essa come un gambo di lino gi sfruttato; a queste fibre
insanguinate il mondo viene a succhiare tutto il mio essere... Non ho pi sangue n vita da dare loro. L'anima si stanca e muore di
sgomento. Essa poi ha una fame infinita che viene ad aumentare il tormento del mio corpo. Questa fame dell'anima mi causa
nostalgia della alimentazione: ho nostalgia di ogni alimento e, sentendomi sa-zia, sento un vuoto che solo il mondo pu colmare.
Padre mio, non posso n so esprimermi meglio. Non ri-manga triste. Io dico che non ho fede e che non credo, ma credo in tutto.
Sono sentimenti tremendi: Ges deve avere compassione di me. Sono come posata sulla punta di una lancia, dicendo credo ,
non credo ; vi Dio e non c' ; esiste l'eternit e non esiste . Mi trovo all'estremo limite del pi grande pericolo:
perdere Dio o possedere Dio. Cado tutta ferita dalla lancia, ma cado verso il lato in cui vi Dio che veglia su di me; cado dalla
parte in cui esiste l'eternit. Penso di non averlo offeso sin qui con la disperazione. Egli ha vigilato su di me col darmi, nell'intimo, la
pace: ho una pace tanto profonda che non mi pare mia. Credo per che lo sia. Ges, in un'estasi, mi ha detto che questo che
sento nel-l'anima il mondo, sono le anime, le quali, vedendo gi gli orrori dell'inferno, mi si aggrappano alle fibre dell'anima, mi
succhiano tutta per non perdersi; mi ha detto poi che la fame infinita Sua. Per le tenebre sono tanto grandi, il tormento tanto
doloroso che mi induce a non credere in nulla. Ma credo, Ges! Ti giuro che credo! .
Immagini che non mi sono confessata dal 10 del mese scorso ed oggi ne abbiamo 13. Che grande abbandono! Non esservi chi mi
dica una parolina! Non mancano sacerdoti che vengono a visitarmi, ma io non ho il coraggio, n il temperamento per dir loro ci
che avviene nella mia anima. Se ci fosse lei, o con la sua presenza, o con lo scritto, non mi la-scerebbe cos per tanto tempo. Lei
solo mi capisce veramente. Dopo Ges, a lei che devo tutto... (lettera a p. Pinho, 13-12-1954).

1955
Sei nel tuo anno
204

... Il giorno 6 fu qui per un bel po' il canonico Sebastiano Cruz. Soltanto il cielo pu ricompensarlo di quanto fece per me. Mi
comprese; gli apersi la mia anima; mi incoraggi a salire il mio calvario e a portare a termine la mia missione sulla terra.
Rimasi fortificata in questo duro penare e cos ricordai oggi con pi calma e coraggio la data in cui, 13 anni or sono, fu proibito al
mio padre di venire qui. Egli venne infatti per l'ultima volta il 7 gennaio 1942. Ricordai tutto, passo per passo, ma calma e serena.
Fu certamente Ges a permettere che venisse il canonico Seba-stiano Cruz...
... Ges mi ha parlato con forza e dolcezza: - Coraggio, figlia mia! Credi, credi sempre... Io sono la pace, la dolcezza, l'amore... Il
mio divin Cuore una fonte inesauribile infinita di amo-re. una fornace di fiamme divine... ... Di', figlia mia, al tuo padre spirituale
di avere coraggio: ha saputo soffrire da santo religioso. Sono cos le anime che lo scelgo e Mi sono fedeli. Mia figlia, sei nel tuo
anno, sei nel tuo anno. Confida, con-fida in Me... La tua missione sulla terra terminer presto. Confida, il Cielo tuo. L
continuerai. - ... (diario, 7-1-1955). La volont pronta per darsi sempre pi al Signore, per immolarsi sempre pi e dargli anime;
ma alla povera natura tutto ripugna...
Mi pare di giungere alla disperazione: ho bisogno di aria, non posso sopportare la luce. tale la mia afflizione da sem-brare che
tutto il mio essere si contorca. Allora chiamo Ges, quel Ges che io sento di avere perduto insieme a Mammina, quel Ges in cui
mi pare di non credere... Pure sentendo di non credere, invoco il Cielo perch mi sostenga. Ripeto: credo nella vita eterna! Ges,
Ti amo! Sono la Tua vittima! Voglio solo che si faccia sempre in me la Tua volont! . O vita senza vita! O vita senza fede! Quanto
costa, mio Dio, passare i miei giorni cos...
Non sono della terra, non sono del cielo; non sono di Dio, non sono di nessuno.
Fu questa la mia salita al Calvario, durante la quale non tralasciai di dire: Fa', o Ges, che le mie tenebre diano luce e che il mio
chiudere gli occhi apra gli occhi alle anime che li hanno chiusi per Te e per i Tuoi sentieri. Non v' Calvario n Cielo, per me: vi sia
per tutte le anime, figlie del Tuo sangue; e che anch'io entri in quel numero. Credo, credo cos! ... (diario, 14-1-1955).
Piango e gemo sotto il peso di tante ed indicibili sofferenze. La natura debole e non resiste. La volont pronta; essa sorride di
tanto in tanto al Cielo, a Dio, nonostante questa lotta di tante ore, questa vita inutile e senza fede... Come tormentoso, mio Dio, il
vivere in questa oscura prigione che mi porta tanti ricordi. In me tutto inutile, per, sin dal mattino, offro tutto al Cielo. La mia
anima avrebbe da dire molto, ma non posso.
Quando stamane facevo questa offerta, mi sono tormentata tanto che mi torcevo e distorcevo, come ramo verde che il vento torce
e distorce ma non distrugge...
Durante il giorno andavo ripetendo il mio credo senza credere, fino a che giunta l'ora di Ges: - Figlia mia, sono qui: credi e
confida. Sono qui nel tuo cuore... Soccorri le anime: lasciale venire assetate a questa fon-tanella, da Me arricchita, che non si
esaurisce.
L'oscurit della tua camera le invita a grandi cose. Sei per loro una predicazione... Questa predicazione si estender al mondo
intero... - ... (diario, 28-1-1955).
Offri la tua oscurit per chi dovrebbe essere e dare luce
Le mie tenebre, il mio carcere, le tenebre dell'anima e del corpo sono il mio tormento, lo posso dire, di quasi tutti i momenti del
giorno e della notte...
O mio Dio, che duro penare! Ho gli occhi perfetti per vedere e non sopporto la luce del giorno... Non sopporto la luce artificiale
della notte. Tutto tenebre; che nostalgia del sole, del giorno! Signore, cosa verr ancora? Ho uno sgomento nell'anima; tutto
paura: paura che mi sgridino, paura che mi dicano cose tristi, paura di tutto e di tutti. L'anima spaurita. Po-tesse fuggire e
nascondersi sotto il peso di tutta l'umanit!... venuto Ges: - Non povera te , ma povero mon-do ! Non povera te , ma
povere le anime che vivono nel-l'errore e nel male ! Coraggio! Ripeti il tuo credo dicendo che per mio amore e per le
anime... Coraggio, figlia mia. Offrimi le tenebre in cui vivi, questa cecit che non cecit, per riparare per quelle anime che
do-vrebbero essere piene di luce, per essere luce e dare luce, e sono nelle tenebre del peccato, nelle tenebre della morte... (diario,
4-3-1955). ... Ges, Mammina, fate che io non perda i 36 anni di sofferenza e i quasi 30 di letto! Questa sofferenza inesprimi-bile
ha avuto di mira soltanto il Vostro amore e le anime: pura verit. A volte voglio parlare di Ges ed il cuore si blocca: non pu
muoversi verso di Lui. E anche l'anima, in una separa-zione totale, lo imita.

205

A qualunque costo, ripeto con le labbra credo . Ho udito Ges: - Coraggio, figlia mia. La tua camera, la tua vita, quanti
insegnamenti dnno al mondo! scuola divina che insegna agli uomini, luce di Dio che li illumina nelle tenebre. Poveretti, perch
non tutti vogliono vedere!... - ... (diario, 11-2-1955).
Cominci la Chiesa vita nuova!
... Veglio quasi giorno e notte; in questa veglia sono unita al Signore e sono separata dal Signore. Prego, ed come se non
pregassi. Gli offro il mio oscuro carcere e sento di farlo invano. Chi ha compassione di me? Io grido nel pi profondo abisso delle
tenebre... questo grido non sale, resta immerso nel dolore infinito in cui sono immersa anch'io. Vorrei dire tanto e non posso... Ho
la rassegnazione. Dio sia benedetto! La mia povera natura non ne pu pi, ma la volont, nell'intimo, non guarda alle lacrime,
sorride alla Volont del Signore... Per Tuo amore, Ges, per le anime la mia invoca-zione. Ma non vi Ges, non vi sono
anime n eternit. Che lotta! Non c' nulla e vi tutto. Chi mi soccorre, mio Dio? Oggi sentivo la mia vita perdersi nello spazio
come aria che passa. Non avevo nulla, n per Dio n per la terra. Ri-petevo forzatamente il mio credo in questa vita di
incertezza. venuto Ges. Non L'ho veduto n L'ho sentito se non q ando mi ha dato la goccia del suo Sangue divino: - Figlia mia,
coraggio! Io sono il tuo Padre... Di', ripeti che Ges triste... che la sua Passione e Morte sono sempre rinnovate, che si vigili nella
Chiesa, che cominci la Chiesa vita nuova perch il mondo abbia nuova vita... (diario, 18-2-1955).
... Siccome non posso di pi, detto soltanto le parole di Ges quando venuto al mio incontro, mentre, disanimata, ripetevo il mio
credo ... - Riposa e prendi coraggio! Credi, sono Ges, il Ges che ti ha scelta per la pi alta e sublime missione, anche per la
pi ardua e dolorosa: missione soltanto di dolore e di spine, di sofferenza inaudita...
Sono le anime la maggior ansia di Ges... Sono mie, le voglio per Me. Mi costarono il Sangue... La tua missione sulla terra sta per
terminare ma in cielo mostrerai agli uomini, a coloro che non hanno voluto la mia luce, quanto sei stata po-tente sulla terra...
Sempre eroica nella tua sofferenza, non hai mai detto un no . Il tuo s a Ges sempre stato pronto. Anche Ges in cielo
sar sempre pronto a dirti: Manda sulla terra tutte le benedizioni e grazie; concedi alle anime quanto ti chiederanno in mio nome,
in nome della Mia Madre benedetta, in nome del tuo martirio . (diario, 25-2-1955).
Non uccidete chi gi morta
Chi c' l che viene ad uccidermi? grida di tanto in tanto la mia anima nel vedere che viene uno a togliere la vita a chi non ce
l'ha pi. Mio Dio, parlo dell'anima, parlo della vita, parlo di tutto col desiderio che nulla esista. Che tormento e morte! Io vorrei dir
tutto e tutto occultare; vorrei dire tutto, perch l'anima di cui parlo, e mi pare di non avere, sente necessit infinita di mostrare il suo
tormento, ma le forze non mi consentono; ed anche di fronte a tanto soffrire tanta l'ignoranza da coprire ed oscurare l'umanit
intera. Voglio l'anima e non ho anima; voglio Dio e non ho Dio; sento l'eternit e non esiste l'eternit. Che sgomento, che oscurit
spaventosa! Ho perduto ci che mai esistito. Perdonami, mio Dio; io credo nella Tua esistenza. Tutto prova che esisti. Un nuovo
tormento entrato nel mio nero carcere: odori insopportabili... quasi da impazzire. Ci sarebbe da disperare senza il dito di Dio,
senza la sensazione di un sostegno... Ges mi ha chiamata: - Figlia mia, vieni qui... Coraggio! Ripeti il tuo credo , confida in Me.
Coraggio, mia figlia, coraggio: gli odori che ti tormentano costituiscono la nuova riparazione che ti chiedo: la tua camera imbevuta
di odori ributtanti la riparazione per certe anime coperte di piaghe nauseanti: il putridume dei loro vizi. Ri-para per esse, perch
non li abbiano a soffrire eternamente. Tutte le tue membra e i tuoi organi sono giorno e notte parafulmini della giustizia di Dio... (diario, 4-3-1955).
... Detto con il massimo sforzo queste parole, soltanto per la santa obbedienza, anche se da un'altra parte sento una ne-cessit
quasi infinita di imprimere sulla terra, a caratteri di sangue, ci che mi avviene nell'anima: anima senza anima. Sento di non averla.
Che tormento il non sapermi spiegare! Scomparve tutto ci che era dell'Orto e del Calvario; ora solamente un dolore cruento: la
vita senza fede. In questi universi di tormentose sofferenze ripetevo: credo nella vita eterna! Credo nella Chiesa cattolica! Ges,
Ti amo! Sono sem-pre la Tua vittima. Si faccia sempre in me la Tua volont! . Ma fu un combattimento tremendo, una falsit
costante. Venne Ges: - Avanti, coraggio, mia figlia!... Le tenebre sono luce; la morte vita! Lo Spirito Santo con te e ti
co-munica la Sua vita, ti irradia della Sua luce... - Infatti io ebbi luce nell'anima. La morte e le tenebre erano scomparse e gi
credevo. Ges continu: - Mia figlia, ho ridotto le mie parole, ma non diminuir il mio Amore. Sono stato Io a prepararti a questa
riparazione senza pari... Coraggio! Sostieni il braccio Coraggio! Padre mio. Poveri uomini, se si scaricasse su di loro la sua
giustizia! - Ho sentito che Ges mi tenne ferma sotto la Mano e del suo eterno Padre. - Tienimi fissa, o Ges! Tienimi ben salda!
Lo sai che sei Tu a sostenerla e non io. Io sono morte; io non sono nulla! - Coraggio, eroina! Avanti! Dal cielo arricchirai l'uma-nit.
- (diario, 18-3-1955).
Si scriva in fogli volanti ci che tu dici
... O mio Dio, vorrei dire ci che avviene nella mia anima: un vuoto cos grande, infinito, che solo l'Infinito mi pu col-mare con la
sua vita, con il suo amore.

206

Quanto mi costa parlare dell'infinito, mentre le tenebre distruggitrici e i sentimenti dell'anima non lasciano vedere nulla e tentano di
persuadermi che nulla esiste! Ma questo infinito vuole l'Infinito e posso vivere soltanto nell'Infinito. Ahi, mio Ges! Ma io non ho
vita; tutto morte. Ho passato un giorno ed una notte senza poter unirmi al-l'Infinito nel modo in cui desidera l'anima mia. L'anima
mia, ed io senza l'anima! L'eternit, ed io senza fede! Ma anche senza fede, risolsi di dire al Signore: - Sono qui! Guardami! Sono
qui; sono un'incudine su cui l'Artista pu lavorare e fare una copia di Cristo. Lavora, lavora, Amore mio! - Gli altri giorni e notti, oh,
quanto parlo al Cielo, anche se non esiste! Quante cose io dico che mi escono dall'anima e dal cuore, anche se non sento anima e
cuore! Soffro, ma mi piace passare le notti a vegliare...
In questa lotta dolorosa e per cos dire costante, venuto fino a me Ges: - L'Amore non amato. Non v' chi ami l'Amore.
Coraggio, mia figlia! Ama questo Cuore che vive in ansie infinite di essere amato: amalo e fa' che sia amato... - O Ges, solo con il
Tuo amore io posso amare e farti amare. Solo con il Tuo potere io posso riparare e portare la mia croce. Guardami con
compassione ed abbi piet dell'abisso del mio nulla. Ti do tutto e non ho nulla da darti. Ahi! la mia vita senza di Te e senza fede! Coraggio! Hai fede, hai amore e mi dai tutto. Quanto prodigiosa la tua vita! Io vorrei che qualcuno facesse ci che tu non puoi: si
scriva in fogli volanti, in molti fogli volanti, ci che tu dici, ci che osservano in te! Tu fai salire le anime verso di Me. Tu vai avanti;
sei salita tanto tanto! Sei giunta all'Infinito, vivi nel-l'Infinito, parli dell'Infinito. Oh, vita di Dio nelle anime! Oh prodigi di Dio nelle
anime!... - (diario, 1-4-1955).
Rotol la montagna e rimasi sotto il suo peso
... Ricorro al Cielo anche nella incertezza della sua esisten-za. Non amo Ges per avere il cielo: amo e amer sempre perch Egli
degno di tutto il mio amore, anche se mi con-vincessi che non andr mai in cielo o che il cielo e Ges non esistono...
Tutto il mio essere dolore: nel corpo e nell'anima. Ma questo dolore da me tanto amato. Chi mi togliesse il dolore, mi
toglierebbe l'esistenza, mi priverebbe dell'offerta costante a Ges e alle anime... Nelle mie notti di veglia nelle quali posso pregare
un po' e stare pi intimamente unita ai miei Amori, non sento con-solazione ma mi sento pi confortata. Nei giorni e nelle notti in
cui non sono n vita n morte n cielo n inferno, oh, che tormento, mio Dio! Sia fatta in me la Tua santa Volont. La notte da ieri a
oggi stata tutta brividi, bagni di su-dore, febbre bruciante. Ho potuto a stento meditare sul viaggio doloroso di Ges. Oggi ho
camminato su quel soffio falso che non mi sostiene e mi lascia precipitare nell'abisso. Volevo aggrapparmi, ma non avevo a che.
Non ho potuto fare a meno di cadere. Ho gri-dato; il mio grido rimasto soffocato; non ebbi soccorso. Poi, sulla cima della
montagna, tremenda montagna, ho gri-dato di nuovo, ma la violenza del dolore, a somiglianza del-l'acqua che muove la ruota del
mulino, ha fatto rotolare la montagna, che rimase su di me. Grido inutile. Ho ripetuto il mio credo e sotto un peso cos
schiacciante dicevo: O Ges, io credo, credo sempre. Ti amer, sar Tua e vivr per Te. Credo, Ges, credo! . L'attesa stata
grande, ma finalmente giunto Colui in cui confidavo: - Mia figlia, nel mattino di Pasqua vedrai la luce, non completamente. Io sar
la forza dei tuoi occhi; non alleggerir le tue sofferenze; rimarrai cos sino alla morte. A chi ti domander se stai meglio, risponderai
con un sorriso. Ges alleggerisce da una parte per caricare dall'altra. Tu non hai 1'alleluja n nel corpo n nell'anima. Lascia a Me
l'alleluja di sostenere la giustizia del Padre Mio e di salvare le anime. Io cedo alla tua richiesta e accontento coloro che vogliono
luce per te... Ma sar luce che non durer: l'avrai soltanto qualche ora al giorno, non sempre... . ... (diario, 8-4-1955)
Trent'anni di letto
... Ges mi ha promesso pi luce per il giorno di Pasqua e non venne meno alla promessa: avvenne proprio come Egli aveva
detto: vi sono ore in cui non la sopporto ed per me un tormento. Vi sono ore in cui posso fissarla senza fatica. Dio sia lodato!
Non provai nessuna gioia nel vedere alla luce del giorno i miei e coloro che mi si avvicinavano. Non vado in cerca di consolazioni
n di gioie. Voglio tutto per Ges; e neppure con questa ansia provo conforto. Tutto quanto avviene in me come se avvenisse
fuori di me. Ho trascorso il mio 30 anniversario di letto: mi parve un sogno, una illusione, una falsit. Del passato non ho visto
nulla: mi pare che nulla mi riguardi. Ricordando questi anni di mar-tirio le lacrime tentarono di scendere sulle mie guance, ma vi si
oppose una forza di volont. Piangere perch, se questa stata la Volont di Dio? Egli sa che non mento: questo vi-vere fu tutto
per Lui, per amore di Lui, per dargli anime... (diario, 15-4-1955).
Non ho mai disobbedito alla Chiesa
... Che odio contro di me! Mio Dio, che male ho fatto al mondo, se non soffrire e pregare per esso, per tutta l'umanit? Che
amarezza e tormento! Dicono che disobbedisco alla Chiesa. Non le ho mai disobbedito in nulla! Sia lodato il Signore! Dicono che il
mio padre spirituale non verr pi in Por-togallo. Povera anima mia! Chi avr compassione di me? Non ne posso pi. Conservo il
resto nel mio cuore, per dire le parole di Ges. Nella mia lotta continua, senza fede, non cesso di affermargli la mia fede; senza
amore, di affermargli il mio amore nella ripetizione del mio credo . Ges mi chiam: - Figlia mia, coraggio! Sposa prediletta del
mio Cuore, coraggio! Sono con te; tu che Mi possiedi, chiama per Me tutti coloro che Mi hanno perduto affinch vengano a Me
tutti. Chiama per Me; grida con tutta la tua fede per coloro che non hanno fede. Che vita riparatrice, la tua! - O Ges, non so

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soffrire. Mi pare che non posso pi soffrire; che non vale nulla la mia vita senza vita. - - S, che sai soffrire. Tutto d frutto, confida!
L in cielo vedrai. La tua povera natura geme, ma l'anima forte. Non hai pi posto per altro dolore... - ... (diario, 27-5-1955).
Ges raccoglieva le reti
... Venne Ges incontro a questo mio credo , tanto do-loroso. La sua Voce divina penetr nell'abisso e mi rialz. - Vieni al mio
Cuore di Sposo, al mio Cuore di Padre. Vieni. Rialzati, coraggio! Vieni a questo cuore che ti ama paz-zamente e che tu
pazzamente ami. Vieni a questo Cuore che ti chiede: Fa' che lo sia amato, parla del mio Amore; di-stribuisci il mio Amore . Vieni
innamorata, pescatrice delle anime. Guarda nel mare, nell'universo, guarda i pescatori che lanciano le reti per guadagnarsi il pane
e per alimentare 1'umanit. Le tue reti sono altre, o pescatrice di Ges, guarda verso di Me. Tu hai lanciato e reti del dolore e
dell'amore in questo mare infinito di tanto martirio. Io raccolgo le reti; le anime vengono a Me. - Vidi i due mari: il mare dei pesci ed
il mare delle anime; in questo vi era Ges. Come Egli raccoglieva le reti! Ma le sue, a differenza delle altre, si moltiplicavano
infinitamente. - ... Ripara, pescatrice! Soffri nel tuo mare inaudito affin-ch si salvino le anime a milioni! (diario, 3-6-1955).
l'ultima, tremenda fase
... Avessi almeno un filo di una tela di ragno cui aggrap-parmi! Ma non ho nulla, mio Dio! Mondi e mondi di inutilit; mondi e mondi
di tenebre e morte. Vado di caduta in caduta verso gli abissi senza fine. Quanto soffre il mio corpo, o Ges, quanto soffre la mia
anima! Oggi stato un giorno di lacrime: il dodicesimo anniver-sario della mia partenza per La Foce . Che duro ricordo! Non
riuscivo a dimenticare, passo per passo, tanti scoraggia-menti per ci che andai a fare col. Mio Dio!
Fra tutto questo ripetevo il mio credo senza credere; offrivo al Cielo, senza sentirne l'esistenza, tutte le sofferenze. Ges
ritard: non veniva. Pensavo che fosse triste per i miei scoraggiamenti e la mia vita senza fede. Ho ripetuto credo a tutte le verit
sino alla morte! . ... Venne Ges: - Figlia mia,... coraggio! Ripeti il tuo cre-do senza fede; dimmi che Mi ami, senza amare.
Non sono i sentimenti di fede e le consolazioni che Mi consolano; ma questa lotta costante nel pi grande dolore.
l'ultima, tremenda fase: il colmo della sofferenza a scon-trarsi con il colmo del peccato e della criminalit: il mondo pecca.
Coraggio! Tu sei luce e faro del mondo.
... Tu fosti alla Foce perch si convincessero della ve-rit, o fosti per amore Mio e per le anime? - Chi pi di Te lo sa? Che
importava a me che si con-vincessero della verit?! Dodici anni: che martirio, Ges, ma fu per Te! - ... (diario, 10-6-1955).
Credi in me! Credi che sono con te!
... Ho ricevuto una lettera del mio padre spirituale. Era gran-de la mia ansia di riceverla; ma fu maggiore l'indifferenza, anzi la
freddezza con cui l'ho ricevuta. Mi stata consegnata nella morte e nella morte l'ho conservata. Sono vittima. Sia fatta la Tua
volont, se Ti piace che io viva cos. Ges, cre-do nel Tuo amore. Credo che non mi mancherai . Gli parlavo cos, ma Ges era
lontano, molto lontano e da lontano mi parl con dolcezza: - Sono Amore, sono Amore, sono Amore e sono qui, vittima e sposa
Mia. Sono Amore che non senti, ma che ami. Sono la Sapienza che non com-prendi, ma in cui credi. Coraggio! La tua vita divina:
non pu essere vissuta n sentita sulla terra; sono meraviglie della Sapienza divina. missione tanto nobile quella che ti ho
affi-dato. Solo in questo stato d'animo la disimpegni con perfe-zione. Coraggio! l'ultima e tremenda fase; vicino il Cielo. Vivi la
vita d'amore senza sentire l'amore; vivi la vita di fede ardente, senza sentirne gli effetti. Ma si convertono i peccatori, si salvano le
anime. Soccorrile! Credi in Me e credi che sono con te. (diario, 17-6-1955).
... La ripetizione frequente del mio credo mi pareva un cilindro che misturava costantemente la massa della terra e del cielo.
Ma come? Il Cielo esiste? Vi una eternit? Credo, Ges, credo; questo mio credo sia eterno. Lottai. Durante questa lotta
indicibile venne Ges parlando con forza ma con dolcezza: - Avanti, eroina incomparabile! Avanti nelle tue tenebre perch daranno
luce. Avanti nella tua morte perch dar vita. Avanti nella tua inutilit, perch tutto viene utilizzato per la resurrezione delle anime.
Avanti nel tuo amore, unico, disinteressato della tua gloria in cielo; avanti nel tuo martirio che giunto al culmine: pazza per mio
amore, pazza per amore delle anime... - ... (diario, 1-7-1955).
Prepara delicatamente Deolinda alla separazione
... Io grido e grido al Cielo.
Non so chi dice: La mia anima triste sino a morirne, sino alla morte . Chi potr essere, se io sono gi morta? In me regna
soltanto la morte.
Non posso quasi pi pregare e la mia unione con i miei Amori tanto cari sembra interrotta... Sulla terra ho perduto tutto. Oh, che
abbandono completo! Non ho l'appoggio di nessuna creatura. Per me oggi stato un giorno di lacrime, lacrime di gioia e di pace.
208

Le ho offerte a Ges sacramentato come atti d'a-more. Fra queste lacrime, con angoscia mortale, ho fatto ci che mi piacerebbe
fare nel momento della mia morte: ho con-sacrato ai Cuori divini di Ges e di Maria la mia cara sorella. Ho chiesto Loro di non
prenderla prima di me: che lasciassero per dopo questo angelo che mi hanno affidato. Ho chiesto che fossero Loro i suoi
consolatori dopo la mia morte, perch solo in Loro potr sperare e soltanto Loro la comprenderanno. Quanto ho sofferto durante
questa offerta, mentre parlavo ai miei cari Amori! Credo fermamente, credo eternamente ... Venne Ges, mi rialz dal mio
abisso e mi disse: - Ascol-ta: c' festa in Cielo! Sei attesa. Non immagini la tua gloria. Il Cielo in festa per la riparazione che gli
di... Avanti, co-raggio, tu che soffri, tu che ripari! Avanti, coraggio, voi che lavorate per la maggiore gloria di Cristo sulla terra! Egli
trion-fa sugli uomini. Mentre Ges parlava io udivo lass campane e suoni celesti. Avevo luce nell'anima; la morte era scomparsa. Questo sollievo dur
poco tempo: fu appena un conforto. Ges scomparve; la morte e le tenebre ritornarono... (diario, 15-7-1955).
Parla dell'Eucarestia Parla della mia Madre benedetta
... O Ges, necessario partire, ma per dove? Mi avvolgono soltanto la morte e le tenebre. Non sono altro che un cada-vere
sepolto nel pi profondo abisso di tenebre.
Vorrei dire: Cieli e terra parlate per me, manifestate la mia sofferenza, parlate della mia morte, del mio dolore . Mio Dio, non
esistono n cieli n terra.
Fetori infernali che mi spremono lacrime mi tormentano per ore ed ore. Se non fosse per un miracolo, giungerei alla disperazione.
Oggi, molte volte, piangendo e singhiozzando, ho ripetuto credo mio Dio e spero in Te! . Sperare in che cosa? In ci che non
esistette mai e non esiste? Credo nella vita eterna e spero e confido e confido in Te, anche se il mio stato d'animo non se non il
sentimento di falsit...
Quando il combattimento era pi grave, serrato, venne Ge-s e mi rialz con delicatezza, con amore. Passai dalla profon-dit
dell'abisso alla soavit e alla luce del suo divin Cuore. - Mia figlia, alzati! Sono Io che ti offro la mano. Vieni, ascoltami. Hai nel tuo
cuore il Cielo: la Trinit Divina abita sempre in te... Quante anime vivono la vita interiore, la vita della Trinit Santissima per mezzo
tuo! Dal tuo battesimo possiedi in te questo Cielo divino, an-che se non lo senti... Il tuo tormento terminer presto: godrai del cielo
e con-tinuerai col la tua missione sublime. Il mondo tuo: quanto ti deve!...
Parla della Eucarestia e della devozione alla Mia Madre benedetta. Queste devozioni, con le tue sofferenze sono le perle pi
preziose per le anime. - ... (diario, 22-7-1955).
... - Coraggio, mia figlia! Lancia le reti! Coraggio, sposa prediletta di Ges, ripeti il tuo credo ! Lancia alle spiagge, ai casin, ai
cinema e in tutte quelle citt provocatrici e pec-caminose, lancia le tue reti insanguinate, le tue reti di tormenti indicibili ed
ineguagliabili. Lanciale ai sacerdoti che Mi offen-dono e Mi tradiscono: sono altrettanti Giuda che Mi vendono... Quanto soffrono il
Mio ed il Cuore della Mia Madre santissima! Lancia le tue reti... Ripeti il tuo credo . - ... Ges, Tu lo sai che a Voi mi sono
abbandonata com-pletamente. Tutto il mio essere propriet vostra; non ab-bandonatemi: sono la Vostra vittima. - ... (diario, 29-71955).
Ho tentato di abbracciare cielo e terra
... Sempre lottando ho tentato oggi, in ispirito, di abbrac-ciare il cielo e la terra: il cielo, dimora di Dio; la terra, ap-portatrice della
mia croce. Che sforzo per questo abbraccio! Il cuore, tra un abbraccio e l'altro, esplodeva come bomba. Il sangue scorreva; era un
abisso senza fine; erano abissi e abissi di tenebre e di morte.
Non avevo esistenza, non potevo camminare, non avevo ac-qua per nuotare; ripetevo il mio credo , ma sentivo come vi
impiegassi una eternit a ripeterlo.
Ges venne al mio incontro; scese ai miei abissi. - Rialzati, figlia mia! Non hai esistenza, n mare per nuo-tare, ma hai Ges da
amare e anime da salvare... Coraggio, non sei sola: hai l'assistenza del Cielo... Guarda all'azione dello Spirito Santo; guarda come
lavora, come ritocca e dilata il tuo cuore perch vi regni la Trinit divina. Poi vidi come in un quadro le riparazioni che Ges esigeva. Mio Dio, mio Dio! La Chiesa, la Chiesa! O mio Dio, basta, basta!
Venne Ges e questa volta mi fece sentire la Sua presenza. Un il mio al Suo Cuore per infondervi la goccia di Sangue... (diario, 58-1955).
O Chiesa, vigila il mondo impazzito

209

... Che mare immenso di dolore! Dolore che non mio: lo vivo e lo sento soltanto, senza vita che si possa dire vita e di cui non
posso disporre. Ges mi ha tolto tutto. Che abbandono completo! Tento di riferire le parole di Ges dal momento che non posso
dire altro. N Calvario, n Ges, n Mammina, n nulla, ma il mio credo ripetuto incessantemente. Chiamavo Ges e
Mammina quasi con la certezza che non esistevano. Egli venne e mi parl cos: - ... Alzati e cammina! La tua vita come se non la
vivessi. Coraggio! Non com-prendi nulla perch sulla terra non si pu comprendere ci che la vita del Cielo. Coraggio! In questo
mare immenso del tuo dolore, in questo lungo fiume del tuo martirio ven-gono le anime verso di Me; i cervi bevono costantemente
quell'acqua che d loro la vita. Le anime, le anime! Soffri, ripara! Il mondo impazzito, soccorrilo, tuo! O Chiesa, o Chiesa, o
Chiesa, vigila con una vigi-lanza costante! Oh, quanto sono offeso! - ... (diario, 12-8-1955).
Non posso dir nulla della mia anima. Per sopportare il do-lore, bisogna spremersi in amore. Mio Dio, sono Tua con questo vivere
inspiegabile. Tento di dire qualche parola sul mio incontro con Ges. Egli mi chiam strappandomi dai miei profondi abissi: - Mia
figlia, per mondi di dolore sono necessari mondi di amore infinito. Coraggio! Per i mondi di crimini, dico mon-di perch si pecca
da formare mondi di crimini,... ne-cessario dare all'Eterno Padre una riparazione che oltrepassi tanta e sconfinata malvagit. Ges parlava ed io camminavo; ero obbligata a seguire la Sua voce. L'ho perduto. Si oscur tutto. - Ges, credo, credo! Non voglio
se non ripetere il mio credo . - Mi sono perduta in un bosco nero, tormentoso. Non so dove sei, ma credo fermamente . Vidi
una nuova piccola luce di Ges e udii: - Mia figlia, vittima che vince tutto, vieni a cercarmi tu che non Mi hai perduto, affinch
vengano al mio incontro le anime nere e putride che Mi hanno perduto. Da' a loro la vita, da' a loro la resurrezione con il tuo
martirio. Ricevi la goccia del mio Sangue divino, goccia che ti for-tifica e ti rinnova tante energie consumate... Coraggio! Oh, come
trionfer questa mia causa, dopo tanto odio e lotta serrata!... Oh, se tutti gli uomini facessero la Mia divina volont! Coraggio!
Sempre nel dolore, sempre nell'amore. I miei colloqui d'ora in avanti saranno come un incontro di due amici per ricordare la loro
amicizia. Per te sar quasi un tramonto. - lo udii e ascoltai tutto, sentendomi divenire tanto piccola, tanto piccola da liquefarmi
come cera. Gli presentai le mie richieste e rimasi nella mia agonia... (diario, 26-5-1955).
Ges, perdona al mondo perch tuo!
Detto soltanto le parole di Ges; se le cose continueranno cos, neppure questo potr fare. Sono arroventata come fossi in olio sul
fuoco. O sofferenza che non sar mai espressa! In una angustia lancinante ho ri-petuto i miei atti di fede. Credo, Ges, credo
che la Tua nascita, il Tuo Orto, il Tuo Calvario furono per me. Credo! . I miei abissi erano cos neri e profondi che solo un Dio
poteva penetrarvi. ci che fece Ges. Scese alla mia profon-dit, mi port alla superficie e illumin il mio povero essere con
alcuni raggi della sua Luce. - Vieni, mia figlia, luce e faro del mondo: sei luce che brilla, faro che tutto illumina. Per te, le tenebre;
per le anime, la luce. Vieni, luce di cui lo sono luce, faro di cui lo sono faro! Non posso lo farti brillare con il mio splendore? Non
posso fare s che tu sia faro come lo sono Io? Chi, se non Dio, pu fare le grandi cose? Ti feci grande con le mie gran-dezze, ti
preparai con ci che divino, con ci che celeste... Soffri, immolati... Soffri il dolore del mio divin Cuore. - Ges, sar coraggiosa
e non Ti dir di no, soltanto con l'aiuto della tua Grazia. Mi sento sola, al colmo del dolore! Sono la Tua vittima. - Lascia, mia figlia,
che lo gridi attraverso le tue labbra: O Chiesa, accogli la Voce del Signore! Vigilanza, vigilanza! O Chiesa, mia cara Chiesa,
veglia, veglia, non dormire, non afflosciarti! . Mai il mondo ha peccato tanto; mai fu urgente tanta ri-parazione. Anime vittime,
crescete nella immolazione per il vostro Sposo! Ricevi la goccia del mio divin Sangue; ricevi questa vita che la tua unica vita.
Coraggio, avanti! Non mi hai detto tante volte che volevi consumarti e sparire nel mio Amore? Coraggio! Ho preso alla lettera
quanto Mi hai detto. - O Ges, custodisci la mia anima; soltanto Tu lo puoi fare. Accogli le mie richieste; e il mondo, il mondo! Ges, perdonagli perch
tuo! - (diario, 2-9-1955).
Gli ultimi due giorni 12 ottobre
Alle due di notte Alexandrina disse a Deolinda che l'assisteva: Voglio raccontarti una cosa che non dissi mai per non farti soffrire.
Avvenne cos: ai primi di febbraio, di buon mattino udii una voce: - Fa' un atto di rinuncia alla venuta del tuo primo direttore. - Non
te lo dettai per non fartelo sapere. Appena sia giorno farai tre telefonate.
Alla signorina Irene Gomes per chiederle il piacere di ac-compagnare a casa la mamma con tutta la sua biancheria. Che ritorni
definitivamente perch io morir. (Mamma Maria era in cura al mare).
A d. Alberto Gomes (il confessore) per un dovere di gratitudine da parte mia e, se me lo consente, di ripetere pubblicamente l'atto
di rinuncia alla venuta di p. Pinho. Intanto avviserai il cugino Gioacchino che vada a chiamare il dottor Azevedo.
Alla signora Anna Pimenta (amica e benefattrice che aveva manifestato il desiderio di assistere alla morte di Alexandrina). Durante
la mattinata disse parecchie volte:
- Io vorrei il Cielo. Non provo nessuna pena di lasciare la terra.

210

Sono scomparse le tenebre dell'anima... Sono scomparse le sofferenze dell'anima. sole. vita. tutto. Dio! Deolinda ad un certo punto le domand: - Vuoi qualche cosa? - Il Cielo; perch sulla terra non ci si pu pi stare. Vorrei il Sacramento degli infermi, mentre sono lucida. Un giorno qui sar tutto
bello.
O Ges, sia fatta la Tua volont e non la mia. - Verso le 15 dello stesso giorno, alla presenza del suo confessore, d. Alberto
Gomes, del dott. Azevedo, di tutti i fami-liari e di alcuni tra i pi intimi, fece l'atto di accettazione della morte con queste parole:
Mio Dio, come Ti ho consacrato sempre la mia vita, Ti offro ora la sua fine, accettando rassegnata la morte e tutte le circostanze
che possono darti la maggiore gloria.
Prima di ricevere l'Unzione degli infermi volle chiedere indi-vidualmente perdono alla mamma, alla sorella, al confessore, al
parroco, al medico, alle cugine, alle persone amiche e alla domestica Ausilia.
Alle persone che le avevano fatto del bene disse:
- Ringrazio coloro che ci hanno fatto del bene; pregher per loro in cielo. Poi domand:
- Avr l'anima preparata a ricevere l'unzione degl'infermi? - Le fu amministrato il Sacramento dal parroco.
A intervalli, disse queste frasi:
Ges, non posso pi stare sulla terra. O Ges, la vita costa.
Il Cielo costa.
Ho sofferto tutto per le anime.
Mi sono spremuta in questo letto fino a dare il mio sangue per le anime.
Perdno tutti, perdno... Furono tormenti per mio bene. O Ges, perdona al mondo intero...
Sono tanto contenta di andare in cielo (sorridendo e guar-dando in alto).
Al medico che la salutava prima di lasciarla, alla sera, disse: - Che chiarore, che luce! tutto luce (sorridendo). Le tenebre non ci
sono pi. 13 ottobre
Alle ore 6 Alexandrina sorrise con un sorriso angelico: - Mio Dio, mio Dio, io Ti amo; sono tutta Tua.
Non mi piacerebbe morire di notte. Morr quest'oggi? Sarei contenta. Chiese a Deolinda di porgerle il crocifisso e la statuetta di Mammina per baciarli.
Deolinda domand: - A chi sorridi? - Al Cielo, al Cielo. Alle ore 8 ricevette la Comunione.
Nella mattinata fu visitata da varie persone. Ad un grup-petto disse:
- Addio, arrivederci in cielo! Non peccate! Il mondo non vale niente! Questo dice tutto. Fate la Comunione molte volte! Recitate il
Rosario tutti i giorni. Alle ore 11 disse al dott. Azevedo: - Fra poco! - Egli le chiese se quel fra poco era come quelli di Ges; poi continu: Certamente, domani alle 15, Ges le vorr parlare ancora. 211

Ella abbozz soltanto un sorriso.


Alle 11,25: - Sono felice perch vado in cielo. - Il medico aggiunse: - In cielo preghi per noi. - Ella accenn di s col capo.
Alle 11,35 chiese di recitarle le preghiere dell'agonia.
Alle 19: - Vado in cielo. Alle 19,30 ella esclama: - Vado in cielo. - Deolinda soggiunse: - Ma non adesso. - Alexandrina rispose: - Adesso, adesso. - Alle
20,29 spir.
Si conserv perfettamente lucida sino all'ultimo istante. Passarono a salutare Alexandrina nella sua camera ardente oltre 5.000
persone: le baciavano il volto, le mani, i piedi; toccavano la salma con vari oggetti religiosi.
Un sacerdote religioso, nel contemplarla nella cassa tra i fiori, comment: - un bianco giglio tra i gigli. Al suo funerale erano presenti 40 sacerdoti e migliaia di persone.
Le ultime disposizioni di Alexandrina
Il mio funerale
mio desiderio che il mio funerale sia povero. Voglio che la mia cassa non sia n elegante n scadente per non ri-chiamare
l'attenzione di nessuno. Voglio essere vestita di bian-co, da Figlia di Maria, ma molto modesta. So di avere un ve-stito molto bello,
pi bello di quello che desidererei: me lo hanno donato; siccome non ho volont mia, ed essendo cosa pi perfetta, accetto quanto
hanno voluto darmi.
Se non proibito dalla santa Chiesa, voglio attorno alla mia cassa molti fiori. Non li merito, ma perch li amo molto. Per merito
mio, non avrei n porterei nulla.
Nel tragitto del funerale vorrei il massimo raccoglimento; mi causa dispiacere assistere e vedere come si svolgono i cor-tei funebri.
Non voglio l'autopsia: fu sufficiente concedere agli esami medici il mio corpo da viva.
Il mio sepolcro
Il mio sepolcro: voglio essere sotterrata, se possibile, con il volto verso il tabernacolo della nostra Chiesa: come in vita ho
desiderato essere vicina a Ges Sacramentato, e voltarmi verso il tabernacolo il pi possibile, dopo la mia morte voglio continuare
a vegliare il mio tabernacolo e mantenermi voltata verso di esso. So che con gli occhi del corpo non vedr il mio Ges, ma
desidero rimanere cos per meglio mostrare l'amore che ho per la divina Eucarestia.
Voglio che il mio sepolcro sia attorniato da piante chiamate martirios [passiflora] per mostrare che le ho amate in vita e le
amer dopo morte.
Intrecciate ai martirios voglio rose rampicanti, ma che ab-biano molte spine.
Amo e amer durante la vita i martirii che Ges mi d e le spine che mi feriscono; li amer dopo morte e li voglio vicino a me per
dire che con le spine e con tutti i martirii che ci rendiamo simili a Ges, che consoliamo il Suo divin Cuore e salviamo le anime,
figlie di tutto il suo Sangue.
Che prova maggiore di amore possiamo dare al Signore, se non quella di sopportare con gioia tutto ci che dolore, disprezzo e
umiliazione?
Quale maggiore consolazione possiamo dare al suo divin Cuore, che dargli anime, molte anime, per le quali Egli ha sofferto e dato
la vita?
Sul mio sepolcro voglio una croce e accanto una statuetta della cara Mammina. Possibilmente mi piacerebbe che una corona di
spine avvolgesse la croce, come segno che la portai durante la vita e l'amai sino alla morte.

212

La Mammina per provare che fu Lei ad aiutarmi a salire il cammino doloroso del mio calvario, accompagnandomi e
sostenendomi sino all'ultimo istante della vita.
Spero che cos sia: Ella Mamma e come tale non mi abbandoner nell'ultimo istante.
Amo Ges, amo Mammina, amo la sofferenza e soltanto in cielo comprender il valore di tutto il mio dolore.
Epitaffio per la mia tomba
Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono essere utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che
spariscano, ma non peccate pi. Non offendete pi il nostro Ges!
Peccatori, vorrei dirvi tante cose! Per scriverle tutte non basterebbe questo grande cimitero.
Convertitevi! Non offendete Ges! Non vogliate perderlo per tutta l'eternit! Egli tanto buono!
Basta con il peccato! Amate Ges, amatelo!
Nel diario di Alexandrina, in data 6-3-1950, d. Umberto ha trovato scritte le seguenti frasi che volle scolpite sul sepolcro. Non
voglio grandezze sulla mia tomba, ma parole di richiamo che scuotano le anime e le invitino al vero pentimento, al vero amore per
Ges e per Mammina. questa l'unica grandezza, l'unica aspirazione del mio cuore .

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