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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE


“SAN FRANCESCO DI SALES”

Elaborato di introduzione alla teologia

LA CARITÀ NEL PONTIFICATO DI


BENEDETTO XVI

Docente Alunno

Prof. Franco Staffa Gaetano Elia

Anno Accademico 2022/2023


INTRODUZIONE

Introduzione « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1
Gv 4, 16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare
chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine cristiana di Dio e anche la
conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo stesso versetto,
Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell'esistenza cristiana: « Noi
abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto » 1 . Queste prime
righe dell’Enciclica Deus Caritas est mi hanno incuriosito a tal punto da farmi scegliere
per la stesura di questo elaborato proprio il tema della carità ampiamente affrontato
durante il pontificato di papa Benedetto XVI. La carità è amore ricevuto e donato. Essa
è «grazia». Originata nell'amore che sorge del Padre per il Figlio, nello Spirito Santo. È
amore che dal Figlio precipita su di noi. È amore creatore, per cui noi esitiamo; è amore
redentore, per cui siamo ricreati. Amore rivelato e realizzato da Cristo e «riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). Destinatari dell'amore di Dio,
siamo noi creature, costituiti soggetti di carità, chiamati a farci strumenti della grazia,
per effondere la carità di Dio nel mondo in cui viviamo. Questo elaborato è suddiviso in
paragrafi che cercano di evidenziare alcune delle molteplici sfaccettature di questo
grande dono.

1 Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est (25 dicembre 2005),
https://www.vatican.va/content/benedictxvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-
caritas-est.html (15 giugno 2023)
I

I.1. Il concetto di “amore”


La parola amore ha assunto nel corso del tempo diversi significati, a seconda
delle circostanze. In passato, nell'antica Grecia, il concetto di amore era espresso
attraverso l'utilizzo di tre termini differenti: eros, philia, agape. «L’amore tra uomo e
donna era indicato con il nome di eros. Nella Bibbia, e in modo particolare nel Nuovo
Testamento, il concetto di «amore» viene approfondito con una maggiore attenzione al
termine agape per esprimere un amore oblativo. Questa nuova visione dell’amore nel
cristianesimo è stata spesso vista come rifiuto dell’eros e della corporeità. In realtà la
fede cristiana ha sempre considerato l’uomo come essere nel quale spirito e materia si
compenetrano a vicenda e ciò accade quando il corpo si trova in perfetta armonia con
l'anima. In definitiva, eros e agape non devono essere mai separati completamente l’uno
dall’altra, anzi quanto più sono in equilibrio, tanto più si realizza la vera natura
dell’amore. »2 Benedetto XVI mette quindi in guardia l'umanità dal dissociare queste
due dimensioni dell'amore. In assenza dell'agape, l'eros viene degradato diventando
merce; mentre se uniti, eros e agape formano un'unità perfetta nell'amore di donare
all'altro e di ricerca dell'altro.

Nella persona di Gesù Cristo, l’eros-agape raggiunge la sua massima pienezza. Con la
sua morte in croce, Gesù dona sé stesso per la salvezza dell’uomo mostrando la
massima forma d'amore. Gesù ha inoltre assicurato la sua presenza duratura attraverso
l’istituzione dell’Eucaristia, in cui sotto le specie del pane e del vino dona sé stesso
come nuova manna che ci unisce a Lui. È così che anche noi attraverso la
partecipazione all'Eucaristia, siamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. Siamo

2 Cfr. Sala stampa della Santa Sede, Sintesi della pima enciclica di papa Benedetto XVI "Deus Caritas
Est" sull’amore cristiano (25 gennaio 2006),
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2006/01/25/0043/00116.html (8 giugno
2023).
uniti a Lui e, contemporaneamente, a tutti coloro ai quali lui si dona. L’amore per Dio e
l’amore per il prossimo sono in questo modo uniti.

I.2. Il compito della comunità ecclesiale

L ’intera comunità ecclesiale, a partire da ogni singolo fedele deve avere come
compito l’amore del prossimo radicato nell’amore di Dio, e deve quindi rispecchiare
l’amore trinitario. Nella chiesa tale compito ha rivestito da sempre una grande
importanza e per questo motivo, nella struttura della Chiesa nacque la «diaconia» come
servizio dell’amore verso il prossimo. Nel coso del tempo questo esercizio della carità si
è confermato come uno dei suoi compiti essenziali. L’amore per il prossimo deriva
dall’amore di Dio per noi uomini e si manifesta al tempo stesso come la via dell’amore
dell’uomo nei confronti di Dio. Benedetto XVI sottolinea l’inscindibile nesso tra amore
per Dio e amore per il prossimo; infatti, è proprio il servizio reso al prossimo a farci
capire quanto Dio ami noi uomini e che l’amore per il prossimo è una strada per
incontrare ed amare anche Dio, mentre chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende
ciechi anche di fronte a Dio.

«L’attività caritativa cristiana deve essere fondata sull’esperienza di un incontro


personale con Cristo, il cui amore ha toccato il cuore del credente suscitando in lui
l’amore per il prossimo. Deve inoltre essere indipendente da partiti ed ideologie. Il
programma del cristiano è «un cuore che vede»; questo cuore vede e agisce dove c’è
bisogno di amore. Nell’attività caritativa cristiana, l’amore è gratuito; non viene
esercitato per raggiungere altri scopi.

Di fronte al fenomeno del secolarismo che può condizionare anche molti cristiani
impegnati nel lavoro caritativo, bisogna ricordare l’importanza della preghiera. Chi
prega non spreca il suo tempo, ma cerca di trovare in Dio la luce e la forza dell’amore
che vince ogni oscurità ed egoismo presenti nel mondo.»3

3 Cfr. Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est (25 dicembre 2005),
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-
caritas-est.html (15 giugno 2023)
La carità «si compiace della verità» (1 Cor 13,6). «Tutti gli uomini avvertono l'interiore
impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai
completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni
uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dell'amore e
della verità e ci svela in pienezza l'iniziativa di amore e il progetto di vita vera che Dio
ha preparato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Persona,
una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso,
infatti, è la Verità»4

I.3. La responsabilità verso il fratello

Nel suo Messaggio Quaresimale del 2012, Benedetto XVI ricorda l'importanza di
prestare attenzione all'altro, desiderando per lui o per lei il bene. È importante avere a
cuore non solo la salute corporale del prossimo ma anche quella spirituale. Nella
tradizione della Chiesa un'importante opera di misericordia spirituale è quella di
ammonire i peccatori; oggi è necessario recuperare questa dimensione della carità
cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. «A volte per semplice comodità, ci si
adegua alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi
di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. È bene
ricordare che il rimprovero cristiano, non è mai mosso da uno spirito di condanna o
recriminazione ma è sempre spinto dall’amore e dalla misericordia ed è sempre
finalizzato al bene del fratello. L’apostolo Paolo afferma: «Se uno viene sorpreso in
qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila
su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1). Nel nostro mondo impregnato di
individualismo, è necessario riscoprire l’importanza della correzione fraterna, per
camminare insieme verso la santità. Persino «il giusto cade sette volte» (Pr 24,16), dice
la Scrittura, e noi tutti siamo deboli e manchevoli (cfr 1 Gv 1,8). È quindi fondamentale
aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, migliorando la propria vita e

4 Cfr. Benedetto XVI, Lettera Enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009),
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-
in-veritate.html (19 giugno 2023)
camminando più rettamente nella via del Signore. È sempre necessario uno sguardo che
ama e corregge (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi.»5 Il tempo
che abbiamo a disposizione nella nostra vita è utile per scoprire e compiere le opere di
bene nell’amore di Dio. I Cristiani devono dare una testimonianza di amore e di fedeltà
al Signore; è perciò necessario adoperarsi nella carità, nel servizio e nelle opere buone.

I.4. L’esercizio della carità nei Santi

I Santi sono coloro che nel corso della propria vita hanno saputo esercitare in
modo esemplare la carità. Benedetto XVI ricorda in modo particolare Martino di Tours
che fu prima soldato e successivamente monaco e vescovo. San Martino riuscì a
dimostrare in modo impeccabile il valore indispensabile della carità. «Alle porte di
Amiens, Martino fa a metà del suo mantello con un povero: Gesù stesso, nella notte, gli
appare in sogno rivestito di quel mantello, a confermare la validità perenne della parola
evangelica: «Ero nudo e mi avete vestito ... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno
solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 36. 40). Nella storia
della Chiesa, il movimento monastico ha sempre svolto un importante servizio di carità
verso il prossimo. Nel confronto «faccia a faccia » con quel Dio che è Amore, il
monaco avverte l'esigenza impellente di trasformare in servizio del prossimo, oltre che
di Dio, tutta la propria vita. Si spiegano così le grandi strutture di accoglienza, di
ricovero e di cura sorte accanto ai monasteri. Si spiegano pure le ingenti iniziative di
promozione umana e di formazione cristiana, destinate innanzitutto ai più poveri, di cui
si sono fatti carico dapprima gli Ordini monastici e mendicanti e poi i vari Istituti
religiosi maschili e femminili, lungo tutta la storia della Chiesa. Figure di Santi come
Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de'
Paoli, Luisa de Marillac, Giuseppe B. Cottolengo, Giovanni Bosco, Luigi
Orione, Teresa di Calcutta — per fare solo alcuni nomi — rimangono modelli insigni di

5 Cfr. Benedetto XVI, Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2012 (3 novembre
2011), https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/lent/documents/hf_ben-
xvi_mes_20111103_lent-2012.html (15 giugno 2023)
carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà. I santi sono i veri portatori di luce
all'interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore. »6

I.5. Maria come esempio di carità

Maria è la Madre del Signore e in quanto tale è specchio di ogni santità.


Nel Vangelo di Luca, Maria è impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta,
presso la quale resta circa tre mesi per assisterla nella sua gravidanza. In occasione di
questa visita esprime tutto il programma della sua vita: non mette sé stessa al centro, ma
fa spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo.

La grandezza di Maria sta nel fatto che non vuole rendere grande sé stessa, ma Dio. Ha
raggiunto la consapevolezza che può contribuire alla salvezza del mondo non
compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di
Dio. In altre parole, Maria «parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa
parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi
pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con
Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della
Parola incarnata.»7

6 Cfr. Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est (25 dicembre 2005),
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-
caritas-est.html (16 giugno 2023)

7 Benedetto XVI, Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2012 (3 novembre 2011),
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/lent/documents/hf_ben-xvi_mes_20111103_lent-
2012.html (16 giugno 2023)
CONCLUSIONI

Al temine di questo elaborato è necessario soffermarsi su una delle caratteristiche


centrali dell’amore di Dio: la gratuità. Essa si sperimenta nel modo più vero nel
perdono; infatti, se l’amore non fosse gratuito non potrebbe raggiungere il vertice del
perdono. L’amore gratuito diventa quindi la testimonianza più grande. Nell’amore,
inoltre, occorre essere coinvolti al punto da donare sé stessi; l’amore comporta infatti il
dono della stessa vita. Questa caratteristica dell'amore deve essere accompagnata dalla
virtù che dovrebbe riassumere l’agire cristiano: l’umiltà. Colui che è umile sa di non
essere lui a operare, ma si riconosce semplicemente come uno strumento nelle mani di
Dio.

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