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“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito”.

Il Natale è la festa del grande dono di Dio


all’uomo: Dio si è fatto uomo. In questo tempo di avvento abbiamo contemplato le promesse di Dio fatte al
suo popolo per mantenere viva la speranza e l’attesa del Messia, che è entrato nel tempo e nella storia, con
il Santo Natale, invece, siamo chiamati a scoprire la grande missione affidata all’uomo e alla donna:
l’amore. Ma come può aiutarci, il mistero dell’incarnazione, a comprendere la dimensione del dono, e più
specificatamente del servizio come dono?
Affidiamoci alla Santa Famiglia, lasciamo che Maria, Giuseppe e Gesù ci aiutino a scoprire la bellezza della
logica del dono, l’arte di farsi dono all’altro.

MARIA, DONNA DI SERVIZIO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 39-56)


In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata
nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino
sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga
da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio
grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria
disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato
l’umiltà della sua serva. [...] Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Può sembrare irriverente. Eppure, questo appellativo, Maria se l’è scelto da sola. Per ben due volte,
infatti, nel Vangelo di Luca, lei si autodefinisce serva. La prima volta, quando, rispondendo all’ angelo,
gli offre il suo biglietto da visita: «Eccomi, sono la serva del Signore». La seconda, quando nel
Magnificat afferma che Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva». Donna di servizio, dunque. A pieno
titolo.
Contemplando questo brano è possibile riconoscere le caratteristiche dell’agire del discepolo. Maria è
il luogo della presenza di Dio in mezzo noi, la Vergine accogliente nella fede è la Madre generosa
nell’amore. Vergine e Madre, Maria è l’icona del discepolo trasformato dalla grazia. Quali sono i tratti
di questa nuova creatura, in cui riconoscere quelli del discepolo abitato da Dio che si mette al servizio
dei fratelli?
1. L’ATTENZIONE: la giovane Madre del Messia ha capito il bisogno della donna divenuta gravida in età
avanzata e le corre in aiuto. Maria non ha aspettato richieste di soccorso, non ha avuto bisogno di
parole: il suo sguardo, nutrito d’amore, ha capito il da farsi al di là dei segni, oltre ogni comunicazione
verbale.
L’attenzione è la vigile disponibilità verso l’altro, la prontezza a notarne
l’attesa, la sensibilità a coglierne la sofferenza e il pudore, l’attiva generosità del donarsi senza
aspettare appelli o precetti.
Sono attento agli altri, all’altro? Cerco di captare i bisogni altrui e di corrispondervi con prontezza e
disponibilità ad aiutare veramente l’altro?
2. L’INTELLIGENZA D’AMORE, che è la capacità di ascoltare e comprendere il mistero
dell’altro e di rispettarlo nella verità dei gesti e delle parole: la giovane Donna non inquadra Elisabetta
in uno schema, non fa un piano d’intervento in astratto, ma le va incontro, entrando in una sintonia
con lei così totale, che la sua voce
diventa un ponte fra i due cuori, una via attraverso cui il loro dialogo raggiunge i Bambini che portano
in grembo in una piena corrispondenza dell’anima. Come afferma Antoine de Saint-Exupéry,
“l’essenziale è invisibile agli occhi: solo il cuore lo vede”. La Madre di Gesù sa vedere l’essenziale e sa
corrispondervi con scioltezza. Mi sforzo di vivere l’intelligenza di amore, che non si ferma alle
apparenze, ma guarda al cuore? Punto sull’essenziale o mi perdo nella esteriorità che passa?
3. LA GIOIA: la sua visita è mossa da un amore così sorgivo e irradiante, che colma lei e la sua voce di
una gioia, capace di contagiare gli altri. La Madre del Messia non vive i suoi atti come il compimento
forzato di un dovere o in ottemperanza ad un obbligo impostole dalle circostanze: in lei tutto è
gratuità, bene diffusivo di sé, generosità vissuta senza calcolo o forzature. Gioia è sentirsi amati così
profondamente da avvertire l’incontenibile bisogno di amare, per corrispondere all’amore ricevuto al
di là di ogni misura con l’amore donato senza riserve e senza condizioni. la Vergine Madre dà
gratuitamente quanto gratuitamente ha ricevuto: in lei tutto è grazia, e proprio così tutto è gioia. Vivo
la gioia del sapermi amato da Cristo e in Lui dal Padre? Trasmetto la gioia in coloro che servo per
amore? Mi rendo conto che amare non è solo dare, ma dare con gioia?
4. IL DONO. Esso sta a dire la gratuità che ispira l’intero comportamento della Madre di Gesù: tutto dà,
donando non semplicemente qualcosa di sé, ma se stessa; nulla chiede in cambio, nulla pretende
dall’altro. Maria ci fa capire che la grazia divina non è privilegio, ma compito: essa non ci è data per
restare chiusa nel nostro mondo interiore, ma per irradiarsi, effondendosi gratuitamente sugli altri così
come gratuitamente è stata effusa in noi. Il senso e la bellezza della vita stanno in questo movimento
di gratuità, di amore senza ragione, o meglio di un amore che non ha altra ragione che non sia la
semplice forza irradiante dell’amore stesso. Sono mosso dalla gratuità nelle mie scelte, o cerco di farmi
strada più che far strada a Cristo e ai poveri? Calcolo col risultato o accetto di donare e di donarmi a
fondo perduto, in un vero esodo da me senza ritorno?

GIUSEPPE, CUORE DI PADRE

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1, 18-21)


Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che
andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché
era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però
stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
"Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è
generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati".

GESÙ

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)


16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque
crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo
per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non
è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome
dell'unigenito Figlio di Dio.

Dalla lettera di San Paolo ai Filippesi 2,6-11


6 Gesù Cristo pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di
servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte ...
Sa di strano associare la dolcezza poetica del Natale con la drammatica scena della Passione,
eppure ci troviamo nel cuore del medesimo mistero, che trova nell’Incarnazione la sua ragione
profonda: il dono di Sé.
In questo abbassamento di Dio verso l’uomo
La luce di Gesù che, fattosi uomo come noi, si mostra in modo sorprendente: nasce da una povera
ragazza sconosciuta, che lo dà alla luce in una stalla. Il mondo non si accorge di nulla, ma in cielo
gli angeli che sanno la cosa esultano! Ed è così che il Figlio di Dio si presenta anche oggi a noi:
come il dono di Dio Padre per l’umanità che è immersa nella notte e nel torpore del sonno
(cfr Is 9,1).
Ci possiamo chiedere allora, Che cosa significhi per me accogliere il dono di Dio che è Gesù?
Come Gesù stesso ci ha insegnato con la sua vita, accogliere significa diventare quotidianamente
un dono gratuito per coloro che mi sono affidati ...

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