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XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


(ANNO A)
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde
Antifona d'ingresso
Abbi piet di me, Signore,
perch ti invoco tutto il giorno:
tu sei buono e pronto al perdono,
sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5)
Colletta
O Dio, nostro Padre,
unica fonte di ogni dono perfetto,
suscita in noi lamore per te
e ravviva la nostra fede,
perch si sviluppi in noi il germe del bene
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.
Per il nostro Signore Ges Cristo...

Oppure:
Rinnovaci con il tuo Spirito di verit, o Padre,
perch non ci lasciamo deviare
dalle seduzioni del mondo,
ma come veri discepoli,
convocati dalla tua parola,
sappiamo discernere ci che buono e a te gradito,
per portare ogni giorno la croce
sulle orme di Cristo, nostra speranza.
Egli Dio, e vive e regna con te....
PRIMA LETTURA (Ger 20,7-9)
La parola del Signore diventata per me causa di
vergogna.
Dal libro del profeta Gerema

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: Violenza! Oppressione!.
Cos la parola del Signore diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: Non penser pi a lui,
non parler pi nel suo nome!.
Ma nel mio cuore cera come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.

Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, lanima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dallaurora io ti cerco,
ha sete di te lanima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senzacqua.

Cos nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poich il tuo amore vale pi della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Cos ti benedir per tutta la vita:
nel tuo nome alzer le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loder la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia allombra delle tue ali.
A te si stringe lanima mia:
la tua destra mi sostiene.
SECONDA LETTURA (Rm 12,1-2)
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i
vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio;
questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi
trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per
poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui
gradito e perfetto.

Parola di Dio
Canto al Vangelo (Ef 1,17-18)
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Ges Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
VANGELO (Mt 16,21-27)
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Ges cominci a spiegare ai suoi discepoli
che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da
parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e
venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo
dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr
mai. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: Va dietro a me,
Satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini!.
Allora Ges disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuole
venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce
e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita, la
perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la
trover.
Infatti quale vantaggio avr un uomo se guadagner il
mondo intero, ma perder la propria vita? O che cosa un
uomo potr dare in cambio della propria vita?
Perch il Figlio delluomo sta per venire nella gloria del
Padre suo, con i suoi angeli, e allora render a ciascuno
secondo le sue azioni.

Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Abbiamo sete di te, o Padre, la nostra anima anela a
vedere il tuo volto. Ascolta le nostre preghiere e rendici
come tu ci vuoi, perch la tua grazia vale pi della vita.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perch i cristiani ardano damore per il loro Dio, senza
lasciarsi sopraffare dalle persecuzioni e dallo scherno del
mondo. Preghiamo.
2. Per chi attratto dal consumismo e si lascia catturare
dalle tentazioni del mondo, perch sappia riscoprire i veri
valori dello spirito. Preghiamo.
3. Per gli uomini del nostro tempo, perch non facciano
dellautosufficienza un idolo, ma riconoscano che
lobbedienza alla volont di Dio rende la vita realizzata.
Preghiamo.
4. Per quanti vivono nella prova, perch si sentano amati
dal Signore anche nella sofferenza e sappiano portare la
croce imitando Ges, che ha donato la sua vita per
lumanit. Preghiamo.
5. Per noi che partecipiamo a questa Eucaristia, perch il
Signore ci infonda il coraggio di aprirci al suo disegno
damore e di lasciarci plasmare dalla sua volont.
Preghiamo.

Siamo come Pietro, Signore e vorremmo che il Cristo
manifestasse la sua potenza e la sua forza. Invece tu lo
hai predestinato alla croce. Converti il nostro cuore, o
Padre, perch possiamo accogliere sempre la tua volont,
anche quando si presenta nella croce. Te lo chiediamo per
Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Santifica, Signore, lofferta che ti presentiamo,
e compi in noi con la potenza del tuo Spirito
la redenzione che si attua nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Quant grande la tua bont, Signore!
La riservi per quelli che ti temono. (Sal 31,20)

Oppure:
Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi il
regno dei cieli. (Mt 5,9-10)

Oppure:
Il Figlio delluomo verr nella gloria del Padre suo con i
suoi angeli
e render a ciascuno secondo le sue azioni. (Mt 16,27)
Preghiera dopo la comunione
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
Commento
Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Pietro
scopre cos la vera identit di Ges. Egli fa lincredibile
scoperta che questo carpentiere di Nazaret non altro che
il Cristo, lunto di Israele, la realizzazione dellattesa, lunga
duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la
missione di Ges in termini politici. Ges ben se ne rende
conto e spiega che tipo di Messia sar: andr a
Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e
risorgere il terzo giorno. Ci troppo per Pietro: nel suo
spirito, lidea di sofferenza e lidea di Messia sono
semplicemente incompatibili fra loro.
Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Se Pietro
potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla
gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza,
che avrebbe incontrato lostilit degli uomini e che avrebbe
subito tutte le conseguenze dellingratitudine secolare di
Israele verso il Dio dellAlleanza, era proprio l! Davanti a
lui cera finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in
uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo,
portato a compimento il piano divino di salvezza per
lumanit.
Poich Pietro cominci a protestare dicendo: Dio te ne
scampi, Signore, questo non ti accadr mai, Ges gli
disse: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch
non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Voltaire
scrisse argutamente: Dio fece luomo a sua immagine e
somiglianza e luomo gliela rese proprio bene!.
Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi
deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che
Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio troppo piccolo,
troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Ges
Cristo letteralmente troppo bello per essere vero. Ges si
affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per
svelarcelo sulla croce.
Sulla croce, infatti, Ges riveler lultimo ritratto di Dio nel
dramma della misericordia che vince il peccato, dellamore
che supera la morte e della fedelt divina che cancella il
tradimento.
Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio
sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo?
Sfortunatamente, per molti, Ges davvero troppo bello
per essere vero. Se tu conoscessi il dono di Dio e chi
colui che ti dice: Dammi da bere! (Gv 4,10).
Ges cominci a mostrare ai suoi discepoli
mons. Gianfranco Poma
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno
A) (31/08/2014)
Vangelo: Mt 16,21-27
Matt.16,21-27 ci conduce nel cuore dell'esperienza
cristiana: Ges comincia a"mostrare" la sua esistenza
come il distendersi concreto della sua relazione personale
con Dio e con estrema chiarezza annuncia la condizione
essenziale per essere suoi discepoli, seguire lui e trovare il
senso della propria vita.
"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", aveva proclamato
Pietro (Matt.16,16), con l'entusiasmo e la gioia del figlio di
Israele che, come tutti gli uomini, pensa che Dio sia colui
che interviene per risolvere i problemi della storia, per
trasformare la vita in un paradiso, per liberare l'uomo dalla
propria fragilit.
"Da quel momento, Ges Cristo cominci a mostrare ai
suoi discepoli che bisogna che egli vada a Gerusalemme..."
Tutto, in questo brano, intenso e pieno di significato:
tutto coinvolge il lettore (noi, oggi), personalmente. "Da
quel momento", da quando Pietro ha pronunciato la sua
confessione di fede, "comincia" un cammino mai concluso
nella storia, nel quale Ges continua a "mostrare" la sua
esperienza di Dio: bisogna che Pietro si liberi dall'idea e
dalla pretesa sempre risorgente di un Messia potente e
vittorioso e comprenda che il suo grido: "Tu sei il Cristo, il
Figlio di Dio", ha un significato nuovo, impensabile per la
mente umana.
"Ges cominci a mostrare che bisogna che vada a
Gerusalemme...": da questo momento ogni gesto, ogni
scelta di Ges mostra che egli vive in relazione con il
Padre. Vive una vita filiale rimanendo totalmente dentro
l'esistenza umana, lasciando che gli spazi della sua
umanit siano riempiti solo dall'Amore del Padre e tutto di
Lui sia una risposta libera alla sua Parola. Ges il Cristo,
il Messia, proprio come Figlio che apre la sua umanit
all'accoglienza della vita del Padre: "bisogna" che egli vada
a Gerusalemme, non un suo bisogno psicologico,
religioso, o una decisione che nasce dal progetto della sua
volont, ma la sua risposta alla volont accolta del Padre.
Ges il Messia umile che percorre fin in fondo
l'esperienza umana lasciando che essa sia lo spazio in cui
l'infinito di Dio si incarna: la sua potenza sta nella
debolezza in cui Dio pu operare.
"Bisogna che egli vada a Gerusalemme... soffrire molto...e
il terzo giorno risorgere". Quando Matteo scrive, intende
insegnarci a vedere il compiersi del disegno di Dio in ci
che Ges ha "mostrato": nella fedelt personale a Colui
che gli chiedeva tutto, condividendo la povert umana,
rinunciando ad ogni potere, egli il vertice e il centro della
realizzazione dell'uomo e del mondo.
La reazione (sempre attuale) di Pietro l'espressione
normale della razionalit umana: vorrebbe la gloria, la
riuscita, la vittoria, senza passare attraverso la fragilit, la
povert e la morte.
La forza con cui Ges gli risponde, sottolinea l' importanza
di quanto vuole che Pietro comprenda: la novit radicale
della sua esperienza di Dio che d senso alla sua esistenza
e al mondo intero. Bisogna che Pietro che ha confessato
Ges come il Cristo, il Figlio di Dio vivente, lo "segua", gli
vada dietro, non pretenda di guidarlo: volendo che Ges
sfugga alla morte, cio alla condizione umana, Pietro si
trasforma in tentatore ("Satana"), e non pi discepolo
ma "scandalo", ostacolo alla sua missione. In Ges si
rivela la novit del pensiero di Dio, l'opposto di quello
umano: bisogna che Pietro cambi radicalmente il suo modo
di pensare.
La sapienza e la potenza di Dio si manifesta nella carne
fragile di Cristo (1Cor.1,22-24): chi vuole andare dietro a
Ges deve vivere la stessa sua dimensione di esistenza
(non porre la fiducia nel proprio io), "prendere la sua croce
e seguirlo (rimanere dentro la propria fragilit per
sperimentare la forza di Dio)". Non si pu seguire lui,
continuando a contare su di s, sulle proprie forze e sulle
proprie certezze. Voler costruirsi da s una velleit
votata al fallimento. Seguire Ges senza rinunciare alla
immagine che si ha di se stessi, significa correre in
perdita. Perdere la propria vita a causa di Cristo, non
rimanere chiusi nella ricerca spasmodica di s per aprirsi
agli orizzonti infiniti di una vita di libert e di amore quale
quella del Figlio di Dio, significa ricevere la vita vera. Un
uomo pu guadagnare il mondo intero, falsificando e non
trovando il senso della propria esistenza: quello che conta
vivere in pienezza la propria vita che, seguendo lui,
qualunque essa sia, diventa una goccia dell'infinito oceano
dell'Amore che Dio.

Pensare come Dio: un'impresa, ma redditizia
mons. Roberto Brunelli
L'episodio evangelico della scorsa domenica, come si
ricorder, riferiva che un giorno Pietro ha riconosciuto
Ges come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente":
riconoscimento tanto acuto, specie da parte di quel
semplice pescatore, da non poter essere farina del suo
sacco. Non l'hai capito da te, gli risponde Ges: te l'ha
rivelato "il Padre mio che sta nei cieli". Una prova viene dal
passo odierno (Matteo 16,21-27), in cui il pescatore,
lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper
bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua
personale idea del Cristo, il Messia annunciato dai profeti,
si conformava in tutto all'opinione corrente, che ignorando
certi passi dei profeti preferiva interpretarne altri come la
promessa di un salvatore politico-militare, un capo potente
che avrebbe liberato la nazione dall'oppressione straniera
(nella fattispecie, quella dei Romani) e avrebbe ridato vita
all'antico glorioso regno di Davide. Cos, quando "Ges
cominci a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto", sino alla morte, per di pi
da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinse una
tale prospettiva, esclamando: "Dio non voglia, Signore;
questo non ti accadr mai"!
A quelle parole, la reazione di Ges fu tra le pi severe che
gli si conoscono: lo allontan da s, chiamandolo satana e
motivo di scandalo. E ne diede la motivazione, con una
frase che fiss una regola fondamentale nella vita di ogni
credente: cos dicendo tu, Pietro, "non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini". Ecco: il credente chi pensa
secondo Dio, vale a dire si fida di lui, gli si affida, ha fede;
per questo si uniforma alla sua volont, valuta uomini e
cose col suo metro, e quand'anche l'umano giudizio, la
personale convenienza o l'opinione dei pi contrastasse
con la chiara volont di Dio, sa bene quale sia la scelta da
fare. Il credente "pensa secondo Dio": cerca sempre di
conoscere il pensiero di Dio per uniformarsi ad esso, e di
conseguenza agire come lui vuole. Dicendo la cosa in altri
termini, la seconda lettura di oggi (Romani 12,1-2) riporta
una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: "Non
conformatevi alla mentalit di questo secolo, ma
trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter
discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito
e perfetto".
Ma come si fa', viene spontaneo chiedersi, a conoscere la
volont di Dio? La risposta facile: seguendo la propria
coscienza, illuminata dalla Parola che Dio si
paternamente degnato di rivolgerci. Soprattutto,
guardando alla Parola incarnata, il suo stesso Figlio: ci
che ha detto, ci che ha fatto. Viene dal Medio Evo un
aureo libretto sempre d'attualit, che gi nel titolo
condensa il concetto: "L'imitazione di Cristo". Chi vuole
dirsi cristiano ha un modello da seguire che il suo
Signore, il quale anche per questo si fatto uomo: si
messo al nostro livello anche proprio perch possiamo
agire come lui. Per applicarlo alla pratica quotidiana, un
quasi infallibile vademecum deriva dal darsi una sincera
risposta a una domanda: che cosa penserebbe, direbbe,
farebbe Ges se fosse qui, ora, al posto mio?
Certo non sempre agevole pensare, e dunque agire,
come farebbe Ges; il groviglio di pulsioni che si agita in
ogni uomo a volte molto riluttante a farsi domare;
l'attrattiva di un tornaconto immediato talora abbatte le
barriere della logica, della riflessione. Lo sapeva bene lo
stesso Ges, il quale per questo concluse l'episodio di oggi
invitando a non essere miopi, a considerare gli effetti
ultimi dei nostri comportamenti. Disse: "Chi vuole salvare
la propria vita", cio pensa solo a s e a quanto gli
conviene nella vita presente, "la perder; ma chi perder
la propria vita per causa mia, la trover". Pensare come
Dio, imitare il suo Figlio: pu significare umane rinunce,
ma la garanzia della vita che solo lui ci assicura.

Rivoluzione d'amore
don Luciano Cantini
Doveva andare
Ges "spiega" (mostrare) ai suoi discepoli che "doveva"
(era necessario per lui) andare a Gerusalemme e "soffrire"
(patire): e in Matteo il primo annuncio della passione.
Dopo la professione di fede di Pietro, Ges affronta un
argomento assai delicato, totalmente nuovo, fortemente in
controtendenza rispetto alla comune comprensione delle
parole di fede di Simone e all'immaginario d'Israele.
Matteo usa il termine mostrare /dimostrare che va oltre
l'uso di parole per spiegare, un impegno da parte del
Signore per far capire la volont del Padre, ben espresso
con era necessario per lui; non sar un accadimento o una
fatalit che travolger la vita di Ges ma
una necessit, una scelta precisa in quanto Messia, l'unto,
il consacrato da Dio per la salvezza dell'uomo.
La prima, assoluta, sconvolgente novit che il Messia
dovr patire; il mistero della incarnazione non si ferma
all'evento storico di Dio che si fa "carne" ma entra in
profondit nel mistero dell'uomo che diventa sempre pi
incomprensibile pi avvolto dalla sofferenza. Cos come
incomprensibile la sofferenza dell'uomo a maggior ragione
lo la passione di Dio stesso.
Venire ucciso e risorgere il terzo giorno
L'annuncio della passione accompagnato dall'annuncio
pasquale. Se noi, con il senno di poi, a duemila anni di
distanza riusciamo a malapena a intuire, immaginiamoci i
poveri discepoli di fronte ad una realt non ancora vissuta.
Per noi che viviamo nel tempo (Kronos) immaginare la
morte, se pur terribile, a cui segue a distanza di tre giorni
la resurrezione, per di pi conosciuta in anticipo, crea
confusione mentale e una semplificazione che ne altera il
significato e la profondit dell'esperienza: sembra una
morte minore, attutita dalla resurrezione, una morte su cui
la potenza divina ha il sopravvento. Ges, invece sta
annunciando qualcosa di rivoluzionario per l'uomo e il suo
cuore.
Con Ges la morte non l'inesorabile epilogo della vita,
ma l'apice della vita stessa, il punto pi alto dell'esistenza
umana, il supremo dono d'amore, perch la morte il
grembo della vita.
Le doglie del parto, espressione somma dell'amore
materno, ne sono il paradigma.
La sofferenza parte vitale della storia umana, ma anche
una verit fondamentale per Dio, infatti ha scelto proprio
la via del dolore per parlare al cuore dell'uomo. Con un
linguaggio diverso, forse pi energico, Dio sarebbe rimasto
incomprensibile, lontano dall'uomo. Eppure l'uomo che
sembra cercare questa distanza, ha timore di accogliere la
sofferenza di Dio, come ne ha della propria; preferisce un
Dio onnipotente ricco di maest e di splendore (Sal 104,1).
In questa ottica tutta umana possiamo capire la reazione
di Simone, ma anche il rimprovero del Signore che arriva a
chiamare Pietro con l'appellativo di satana. A Pietro indica
di stare al suo posto, dietro di lui, come conviene ad un
discepolo che segue il maestro.
Se qualcuno vuole venire dietro a me
Sono incantevoli le scene in cui nel vangelo descritto
Ges che insegna, nelle sinagoghe (Mt 13,54) o dall'alto
della montagna (Mt 5,1-2) o seduto da una barca (Mt
13,2), con la folla seduta che ascolta. Il discepolo per non
colui che ascolta e impara una dottrina, se pur insegnata
con autorit (Mt 7,29), piuttosto colui che cammina dietro
il Maestro e condivide i suoi passi, quelli che portano a
Gerusalemme, al dono supremo dell'amore. Camminando
dietro il Maestro siamo costretti a modificare l'immagine di
Dio che portiamo con noi - in altre parole rinnegare se
stessi - ed orientarci verso la Croce di Cristo. La croce ci
libera da ogni dubbio sull'amore di Dio per l'uomo, davanti
ai nostri occhi non c' una immagine di Dio artefatta da
tradizioni e culture, n la manifestazione della potenza da
ammirare (o da averne paura), neppure di grandezza da
adorare quanto la schietta manifestazione d'Amore da
abbracciare.
La propria vita
Dio non addossa croci a nessuno, chiede per a ciascuno
di "prendere" la propria croce. Ges non parla del calvario
come meta ultima, non chiede di morire con lui, ma di
camminare insieme a lui carichi della infamia della croce.
Nel mistero della incarnazione Cristo si calato
nell'umanit fino ad essere trattato da malfattore, cos
per i discepoli che camminando dietro di lui mettono a
rischio la loro reputazione. I discepoli di Cristo sono coloro
che per amore si sporcano le mani nella storia degli
uomini, con gli ultimi e gli esclusi dell'umanit, non hanno
paura di perdere la loro vita.
I cristiani non sono esenti dall'abisso del dolore umano,
ma devono prendere coscienza che la loro vita per essere
salvata dev'essere spesa fino all'ultimo per amare. In un
tempo come questo, di egoismo radicato, in cui si prevede
che "molti saranno innamorati solo di se stessi" (J. Attali)
occorre un impegno maggiore: una rivoluzione d'amore.

Il coraggio dell'amore
padre Gian Franco Scarpitta
La sola saggezza che scaturisce dall'esperienza dell'uomo
insegna che amare equivale a donarsi al punto estremo del
sacrificio e che niente caratterizza in pienezza il bene verso
gli altri quanto il saperci sacrificare e immolare. Dalai
Lama insegna: "Giudica il tuo successo da ci a cui devi
rinunciare per poterlo ottenere." E quando il successo
riguarda il bene degli altri la rinuncia veramente grande.
Banco di prova dell'amore il sacrificio e nessuna opera
nobile mai esente da rischi. Ges proclama questa
preziosa certezza come reale pedagogia divina, la
annuncia come una caratteristica propria del vero essere di
Dio e ne diventa promotore non solamente impartendo
insegnamenti, ma sacrificando se stesso per amore degli
uomini. Senza la propria auto consegna Ges non potrebbe
portare a compimento il pi grande progetto di amore e di
salvezza che il Padre ha impostato su di lui, non
eseguirebbe il programma divino di redenzione che fonda
la massima espressione dell'amore e pertanto non pu che
giudicare blasfeme e sataniche le reazioni di Pietro al suo
annuncio di morte. "Allontanati da me Satana, perch tu
pensi secondo gli uomini e non secondo Dio." Prestiamo
attenzione: Ges non si intimorisce del Maligno che prende
corpo nelle parole del suo apostolo. Nei suoi interventi di
esorcismo e nella tentazione subita nel deserto ha sempre
mostrato superiorit sul principe delle tenebre e non
adesso non ne ha certo paura. Invita il maligno a non
prendersi troppa confidenza con lui, a non cercare di
confonderlo e... a stare al proprio posto. La traduzione
esatta del verso infatti: "Vai dietro a me, Satana". Non
permetterti di prevaricarmi o di insinuarmi impropri
suggerimenti sotto parvenza di bene.
Il diavolo agisce infatti approfittando della premura che
Pietro dimostra nei confronti del maestro, la quale,
seppure ben motivata solamente filantropica e poco
attinente alla verit del Messia Salvatore. Pietro infatti
mostra sollecitudine perch preoccupato del triste destino
del suo maestro, vorrebbe scongiurargli la fine cruenta che
lo attende e crede di poterlo distogliere dal suo proposito
di incamminarsi verso la morte certa. Ma, come pi volte
si detto, se da una parte Pietro dimostra un affetto
singolare e sincero nei confronti di Ges, non mostra
tuttavia di aver assimilato in lui il mistero della salvezza, il
compimento delle promesse definitive preannunciate dai
profeti. Esse si realizzano non nelle aspettative grandiose o
nei gesti e nelle reazioni di potenza proprie dell'uomo, ma
hanno la loro evidenza nell'umilt che Dio mostra in Cristo,
nei suoi atti di mansuetudine e di sottomissione,
nell'oblazione disinteressata che raggiunge anche l'assurdo
e i paradossale e sconvolge la logica del pensare
propriamente umano. Mentre quindi l'uomo preferisce le
vie immediatamente risolutive di reazione alla pari verso il
male, Dio sceglie di reagire al male opponendovi il bene, di
rispondere alla violenza con il perdono e soprattutto
sceglie di realizzare i propri propositi di salvezza mediante
sottomissione, umilt e sacrificio, che sono proprio
l'antitesi dell'umano. Le vie di comodo per non conducono
da nessuna parte e la vittoria immediata caratterizzata
dalla forza e dall'imposizione pu apportare un successo
solo momentaneo. Determinante e convincente al massimo
l'amore sacrificale, soprattutto quello della croce, che
dell'amore la massima espressione.
La stessa determinazione e la stessa costanza nel bene
che si paga a caro prezzo la si riscontra in Geremia.
Profeta dalla personalit impacciata, mite e di grande
sensibilit interiore, vorrebbe non esprimersi e farebbe di
tutto per evitare di parlare nel nome del Signore, ma poi
avverte che qualcosa lo incita a farlo e non pu trattenersi
dal proferire il suo messaggio di provenienza divina.
Geremia sa bene che il suo annuncio gli procurer
avversione e disprezzo nonch persecuzione e condanna,
ma si sente in dovere di esporsi al ludibrio e alla
disapprovazione, per cui alla fine non esista a parlare
seriamente al popolo con schiettezza e sincerit, anche
qualora le sue parole non apportino risultati di serenit e di
pacificazione. Ancora in Michea di Imla (1Re 22, 1 - 15) si
riscontra la personalit di un profeta che a differenza di
tutti gli altri non esita ad annunciare la verit ai re anche
quando questo gli potrebbe costare dei rischi. Si tratta del
coraggio della verit, che in parecchi di noi soccombe alla
vilt e alla vana pusillanimit vergognosa ma che in realt
si dovrebbe sempre esternare pur di mostrarci realmente
discepoli e testimoni del Vero. Anche a costo di subire
persecuzioni e denigrazioni altrui. Siffatto coraggio un
aspetto dell'ascesa preferenziale di Ges al Calvario e del
suo non rinnegare la croce, quindi un aspetto di
quell'amore che proprio di Dio e non dell'uomo. Anche la
croce un atto di coraggio considerando come oggigiorno
siamo propensi a scrollarcela di dosso o a delegare altri a
caricarla per noi, assumendo solo le garanzie del nostro
battesimo e rifiutando gli impegni e le sacrificate
immolazioni che sono il nostro reale costitutivo. Ma un
atto coraggioso soprattutto quando lsi preferisce ad essa il
guadagno facile e la vittoria senza meriti. Considerare che
la nostra croce non paragonabile a quella che Cristo ha
caricato fino al Golgota per poi esservi appeso,
relativizzare prove e dolori tenendo conto di conto di come
altri ne siano vessati pi di noi e di come lo stesso Signore
Ges ne abbia sofferti di maggiori e indescrivibili ci
conduce ad abbracciare la croce come opportunit che
racchiude in se stessa il germe della vittoria e a caricarcela
addosso senza esitazione poich essa sola
caratterizzante la pienezza dell'amore. Sulla scia del
Signore Ges Cristo che andando a Gerusalemme ha
mostrato il coraggio dell'amore.

Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr mai
Movimento Apostolico - rito romano
Ges dalla verit del Padre. Pietro dalla falsit degli
uomini. Il Signore rivela a Pietro e agli altri Undici che Lui
andr a Gerusalemme, ma non per conquistarla, come
fece Davide, ponendo in essa il suo trono regale e da l
iniziare la conquista del mondo. Lui nella Citt Santa si
recher per essere condannato dai capi del suo popolo,
consegnato ai pagani, venire ucciso e risuscitare il terzo
giorno. Il suo trono la croce. La sua esaltazione la
morte. La sua gloria il rinnegamento da parte di tutti.
Questa la verit che il Padre ha scritto per Lui sul rotolo
del suo libro e questa verit Lui dovr vivere. Per Lui altre
verit non esistono e Lui non ne potr conoscere altre.
Pietro invece viene dalla falsit degli uomini. Per lui il
Messia un Davide redivivo. Come Davide sconfisse tutti i
nemici e li sottomise, cos dovr fare Ges Signore. Dovr
eliminare tutti coloro che hanno privato della libert
sovrana il popolo del Signore. Non pu tollerare che i figli
di Israele siano sottoposti a dura schiavit da parte dei
Romani invasori. Per questo motivo dovr prima
conquistare Gerusalemme e da l iniziare il cammino di
riscatto, di liberazione, di sottomissione di ogni popolo a
Lui. Questa la visione secondo gli uomini di Pietro. A
questa visione vuole che il suo maestro si sottoponga. Lui
dovr essere Messia che dona la morte, non Messia che la
morte subisce. Queste due visioni sono inconciliabili, come
sempre sono inconciliabili la visione secondo Dio in ogni
altro campo e quella secondo gli uomini.
Questa verit va applicata all'intera esistenza terrena: dal
concepimento della vita fino al suo naturale termine,
passando per la famiglia e investendo ogni altra relazione
che potr essere instaurata con Dio e con gli uomini, con
le cose, con gli animali, con la scienza, la tecnica, la
politica, l'economia, le finanze. Tutto ci che riguarda
l'uomo sempre da inserire in queste due visioni: secondo
Dio e secondo gli uomini, secondo umane religioni oppure
secondo purissima fede, secondo filosofie terrene oppure
secondo scienza di Spirito Santo. Il risultato non lo
stesso. diametralmente opposto. La visione secondo Dio
genera un frutto di vita, anche se apparentemente sembra
condurre alla morte. La visione secondo gli uomini produce
un frutto di morte, anche se all'evidenza sembrerebbe
apportatrice di vita. per una vita avvelenata.
Ges chiede ai suoi discepoli una scelta radicale. Domanda
loro un totale rinnegamento di se stessi, invitando a
prendere la croce ogni giorno e a seguirlo. Ma cosa
esattamente il rinnegamento di se stessi? l'abbandono
pieno, totale, per sempre della visione secondo il mondo
per essere sempre secondo la visione di Dio. Questa
visione non si trova negli antichi o moderni tomi di
teologia, esegesi, ermeneutica della Parola del Signore.
Essa data giorno per giorno dallo Spirito Santo. Via
perfetta della visione secondo Dio Cristo Ges. Via la
Chiesa e lo Spirito Santo, lo Spirito nella Chiesa, la Chiesa
nello Spirito. Non per ogni Chiesa via per la conoscenza
della visione secondo Dio, ma solo quella Chiesa fondata
su Pietro, la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Al di
fuori di questa Chiesa visione secondo Dio e visione
secondo gli uomini sono cos mescolati che impossibile
distinguerle.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi,
fateci della visione secondo Dio.

Commento su Matteo 16,21-27
fr. Massimo Rossi
Ecco dove conducono i nostri pregiudizi, i preconcetti, gli
stereotipi, le nostre aspettative, la nostra inguaribile
conformit alla mentalit di questo mondo...
Nessun problema a credere in astratto che Ges di
Nazareth sia il Cristo di Dio; salvo, poi, in concreto, fare un
sacco di distinguo, metafisici e non, sul fatto che Ges
crocifisso fosse, o non fosse veramente Dio: ricordate il
bambino protagonista del racconto di E.E.Schmitt, "Oscar
e la dama in rosa", malato terminale di leucemia, il primo
giorno che gli mostrarono un crocifisso: "Non pu essere
Dio! che me ne faccio di un Dio cos, che soffre, che
muore?...".
vero, Oscar ha ragione, un Dio che diventa uomo e poi fa
la fine degli altri uomini, addirittura la peggiore delle fini,
non serve a niente, non serve a nessuno! Un Dio che non
capace di togliere le sofferenze e la morte, ma, al
contrario, accetta di patirle Lui stesso nel suo corpo; un
Dio che si fatto uomo ad immagine e somiglianza degli
uomini, rovesciando il principio biblico della vocazione
dell'uomo a diventare immagine e somiglianza di Dio, a
che serve? Ecco la domanda che oggi siamo chiamati a
porre alla fede: A CHE COSA SERVE DIO?
E chi ha mai detto che Dio debba servire a qualcosa?
certamente Dio non serve a ci per cui noi vorremmo che
servisse... Ma allora, ripeto, a cosa serve?
La risposta, per quanto possa sembrare insufficiente e
financo deludente, (la risposta) nascosta nel Vangelo che
abbiamo appena ascoltato: Ges cammina davanti a noi!
in altre parole, Ges apre la strada, nel senso che noi
camminiamo dietro a Lui, andiamo dove va Lui e facciamo
come fa Lui. Dichiarare che Ges ci indica la strada non
significa solo conoscere finalmente la mta del nostro
viaggio terreno, ma sapere anche come si raggiunge la
mta, il che forse pi urgente; perch la mta ci sta
davanti; per qualcuno - speriamo per tutti - ancora
molto lontana; invece, il modo con il quale possiamo
raggiungerla, un'urgenza attuale!
Ges ha vissuto gioie e dolori esattamente come noi;
ricchezze e povert esattamente come noi; slanci e
delusioni, amicizie e tradimenti, comunione e rotture,
tentazioni e lotte... esattamente come noi.
"Chi vuol venire dietro a me...": se scegliamo Lui come
guida, allora accettiamo di vivere le gioie come le ha
vissute lui, ringraziando Dio; accettiamo di assumere le
nostre fatiche e i nostri dolori non come un corpo estraneo
che ci aggredisce, attentando alla nostra vita, ma
come organici al sistema: il dolore non si oppone alla vita,
il dolore fa parte integrante della vita... Se non ci fossero i
piccoli/grandi dolori saremmo fuori dalla realt naturale,
intrinsecamente precaria e imperfetta. A modo di
provocazione, dico che la perfezione dell'uomo consiste
nella sua imperfezione, come affermavano pacificamente
gli antichi Padri.
Ges, i suoi dolori li ha accolti cos; se abbiamo scelto Lui
che ci ha scelti, se vogliamo seguirlo davvero, dobbiamo
fare lo stesso. Idem per le amicizie tradite, per le
ingiustizie subite, fino alla sfida della morte.
Questo vuol dire Ges a Pietro con l'ordine duro e
perentorio: "Vade retro!" "Torna dietro!".
L'osso duro da digerire non tanto che Dio debba morire e
lo accetti; ma che noi, come Lui dobbiamo morire e
accettarlo pure!
Cari amici, la fede diventa un problema quando dalla
dottrina, dai concetti su Dio, si passa ai fatti concreti, nudi
e crudi della nostra vita. l, cio qui che comincia la sfida
della fede e, con essa, la tentazione di mettere qualche
bemolle, del tipo: "s, ma Ges era Dio, noi invece siamo
solo poveri uomini...".
"Chi vuol salvare la propria vita la perder; ma chi perder
la propria vita per causa mia la trover."; l'ultima parte
dell'odierna riflessione la voglio dedicare al calcolo
statistico: tranquilli, nessuna formula matematica da
mandare a memoria...
Ci sono degli aspetti della vita che ci costringono a
decidere in base ad una sorta di calcolo delle percentuali;
quando manca l'evidenza dei fatti, il ragionamento logico
arriva fino ad un certo punto, dopodich dobbiamo
decidere di fidarci, o di non fidarci. Alla fine potremo dire,
con una certa approssimazione, che la risoluzione stata
presa in base ad una chimica tra ragione e fede, nella
quale, la prima raggiungeva una certa percentuale, e la
seconda la completava, per arrivare a 100. Non proprio
un calcolo delle probabilit, but something like
that, qualcosa di simile.
Quanto alla sentenza del Vangelo appena citata, la
percentuale logica, lo spazio concesso al ragionamento
praticamente pari a 0 (zero). Perdere la vita in nome di
Cristo significa trovarla: soltanto la fede mi pu convincere
che ci che umanamente significa perdere, cristianamente
significa ritrovare. Non c' nessun riscontro scientifico che
questa sia la Verit!
Del resto, anche san Luca mette in relazione i due
verbi perdere/ritrovare e morire/ritornare in vita, e lo fa
ben due volte: raccontando il ritrovamento di Ges
dodicenne tra i dottori del Tempo (cfr. cap.2); e riportando
le parole che il padre misericordioso della parabola rivolge
al figlio maggiore: "Questo tuo fratello era morto ed
tornato in vita, era perduto ed stato ritrovato" (cfr.
cap.15).
A proposito dell'espressione usata da Ges: "...rinneghi se
stesso...", necessario intenderla bene, onde evitare
imbarazzanti contraddizioni, del tipo: che senso ha che il
buon Dio mi abbia donato questa vita, se poi mi chiede di
rinnegarla? Infatti, non si pu rinnegare un dono di Dio; e
ogni vita, per quanto fragile, malata, umiliata, offesa,
emarginata, pur sempre dono di Dio, cos va accolta, cos
va custodita e difesa.
Dobbiamo amare la vita, non rinnegarla nel senso letterale
del termine. O, meglio, solo chi ama la sua vita non meno
di ogni altro affetto terreno, sar capace di donarla, di
sacrificarla per amore di Dio, della Chiesa e del mondo.
Come ha ricordato fr.Timothy Radcliffe, gi Maestro
dell'Ordine dei Domenicani, in occasione di un intervista
sul beato fr.Giuseppe Girotti martire a Dachau, i martiri
della fede accettano di morire non perch abbiano in odio
la loro vita, ma perch la amano sopra ogni cosa al
mondo.
"Felici coloro che bevevano lo sguardo dei tuoi occhi,
Signore..."
Charles Pguy

Commento su Matteo 16,21-27
Agenzia SIR
La morte e la vita sono tra loro collegate a motivo della
persona e della presenza tra noi del Figlio di Dio. In questa
consapevolezza ci accompagna l'apostolo Pietro con la sua
opposizione all'esito previsto da Ges attraverso l'annuncio
della sua Pasqua di morte e risurrezione e il conseguente
severo rimprovero rivoltogli dal Maestro. Pietro sembra
non reggere l'annuncio che il segreto messianico di Ges, il
suo essere Figlio del Dio vivente, ha una strada obbligata
da percorrere, la via della croce. Pietro non l'accetta per
Ges e non la sopporter per s nell'ora della passione,
fino a rinnegare il suo Signore: lo tradir e pianger, come
segno del suo pentimento.
Ges spiega ai discepoli che il cuore della sua missione
proprio la Pasqua: solo la sua morte e risurrezione fanno
comprendere il significato ultimo di ogni sua opera e
parola. Non solo! Quello che Ges annuncia di se stesso
il significato di ogni esistenza umana e il segreto della
stessa creazione. Al centro c' sempre la domanda sul
senso della vita e della morte, il mistero del male e la
vittoria ultima dell'amore. La morte principio della vita e
la vita offerta d'amore di se stessa. Questo spiega la
severit del rimprovero a Pietro, paragonato -
paradossalmente - al principe del male e della morte. Ges
non pu accogliere il rimprovero, perch ora, in Lui, la
Morte stessa viene redenta e strappata dal suo vecchio
volto. Ora la Morte la suprema obbedienza al Padre,
vertice del sacrificio d'amore di Ges.
Il desiderio e il progetto di Ges tutto in quell'invito a
"venire dietro a me", a seguirlo prendendo la Sua croce e
portandola, cio facendola nostra. Certo, tutto questo non
ovvio, scontato. Al contrario una prassi radicalmente
nuova, nella quale invece di difendersi ci si consegna;
molto pi che una semplice morale naturale.
Ges il modello, nella cui vita - opere e parole - tutto si
svolge e si compie in obbedienza al Padre. In Lui
mostrato l'esempio dell'esistenza e la rivelazione del suo
scioglimento finale: la morte al vertice della fede e della
vita nella fede. Qui passa la grande responsabilit
dell'annuncio del Vangelo e il compito di legare e
sciogliere, sempre e dovunque, l'avvenimento della
misericordia divina.
Ogni anima vale pi del mondo intero. Eppure, per non
perderla dobbiamo perderla... per Lui! Non mancano
esempi bellissimi e struggenti di chi "perde" ogni cosa per
amore di qualcuno. Amare sempre un po' perdere la
propria vita.
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

Condizioni per seguire Ges
Giovani Missioitalia
Il profeta Geremia cos inizia il suo dire: Mi hai sedotto,
Signore, e io mi sono lasciato sedurre (Ger 20,7). In altre
parole commentando con le parole di San Paolo nella
lettera ai Romani, Geremia ha fatto della sua vita
un "sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (Rom.12,1).
Lasciarsi prendere dall'amore di Dio significa proprio
questo: fare della propria vita un dono gratuito e
disinteressato al servizio degli altri.
Andare sulla sua strada significa prendere con
coraggio e decisione la propria croce: "Se qualcuno
vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda
la sua croce e mi segua" (Mt.16,24).
In queste poche righe vengono richieste tre cose per
seguire il Signore: rinnegare se stesso, prendere la
sua croce, seguirlo.
Rinnegare se stesso non cosa facile, mettere da
parte i propri pensieri, le proprie idee, i propri sogni,
aspettative costa molta fatica. Rinnegare questo
lasciare che il Signore entri nella tua vita e la
trasformi perch possa diventare un segno del suo
amore.
Prendere la sua croce, un'altra impresa non facile.
Anche Geremia si lasciato sedurre dal Signore ma
di fronte alle prime difficolt ha iniziato a gridare
verso Dio: "Sono diventato oggetto di derisione ogni
giorno... la parola del Signore diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il
giorno"(Ger.20,7-8). Interessante che Geremia dica
per ben due volte: ogni giorno...tutto il giorno.
In lui c' una grande sofferenza, vorrebbe quasi
tagliare la corda ma alla fine dice: "Ma nel mio cuore
c'era come un fuoco ardente..." (Ger.20,9).
Anche qui in Bangladesh, di fronte ad alcune
situazioni quotidiane dove vedi non ci sia soluzione
vien voglia di scappare, la croce diventa veramente
un peso. Eppure, nonostante i mille problemi, le
situazioni da superare si resta qui per fede
condividendo la croce, la sofferenza di tanta gente.
Oggi, tornando a casa un bambino Tokai, il suo nome
Ruben, che vive per strada, mi chiede dei soldi, gli
dico che gli posso dare da mangiare. Mi segue per un
bel pezzo di strada e incontro un uomo che vende
banane, gli compro 5 banane e va via contento.
Lungo la strada mi diceva che aveva fame, tanta la
gente da sfamare e ti senti inerme, cosa fare? Metto
tutto nelle mani di Dio e faccio in modo che Dio
tocchi con le sue mani la mia vita perch a sua volta
possa donare agli altri la sua benedizione e il suo
amore.
Allora, lasciamoci trasformare per discernere la sua
volont (Rom.12,2) affinch la nostra vita possa
realmente essere data gratuitamente agli altri per
ritrovare il vero senso di se stessi e della propria
fede.
Infine, ne approfitto per ringraziare tutti coloro che
hanno letto le riflessioni durante l'anno liturgico,
sono stato bene con voi e vi Auguro ogni bene...e vi
aspetto in Bangladesh.

DOMANDE O PROVOCAZIONI?
Ho mai vissuto personalmente l'esperienza di
Geremia di essere "sedotto" dal Signore? Nella
mia vita cosa successo?
Cosa significa per te Rinnegare se stesso-
prendere la sua croce-seguirlo?

La croce e le croci
don Luciano Cantini
Ges "doveva" andare a Gerusalemme; non il senso del
puro dovere, quasi l'obbedienza a chiss quale destino;
Ges imperato dall'Amore. Ges deve portare a
compimento il mistero dell'Incarnazione, fino ad incontrare
coloro che sono i simboli della negazione dell'amore
stesso: il potere della ricchezza, della religione, della
politica... ed essere da questi sconfitto, ma con l'amore
che Ges sconfigge la negazione dell'amore.
Pietro prova ad interpretare il pensiero di Dio, piuttosto
proietta i suoi pensieri ed i suoi desideri in Dio stesso...
come pu Dio non volere ci che ai nostri occi sembra
essere buono, vero, bello?
L'immagine che l'uomo ha di Dio falsificata dalla propria
visuale umana... "i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie " (Is 55,8) Dobbiamo
liberarci da questo condizionamento per essere liberi di
contemplare nella pienezza della verit l'Amore di Dio.
Seguire Ges significa prima di tutto acquisire la propria
libert, liberarsi dai condizionamenti dell'umana natura che
ci fa vedere buono, bello e desiderabile molte cose dal
sapore umano.
La Croce che il Signore ci chiede di prendere, non sono "le
croci" inevitabili della limitatezza della condizione umana,
quelle che gli altri ci addossano o che ci ritroviamo sulle
spalle per una malattia, una costrizione, una difficolt.
La Croce che Cristo ci chiede di abbracciare quella che
nasce dal seguire lui, dalla libert di amare, sempre e
comunque, senza distinzione fino ad amare il nemico, colui
che ti sta facendo del male.
Solo facendo della propria vita un dono si ritrova la
pienezza della vita, chi tenta di tenerla stretta nel proprio
pugno, gli scivola via come la sabbia.
Il Figlio dell'Uomo sta per manifestare la sua gloria,
l'immensit del suo amore che traspare dal mistero della
croce. Quello sar il suo giudizio.

Tu mi hai fregato, Signore
don Marco Pozza
E che importa se Lui il Signore? Gliel'ha spiegato Pietro
mentre pescavano col sole a picco, gliel'ha rinfacciato la
donna cananea mentre chiedeva briciole di pane-fede,
gliel'ha ricordato il centurione con la figlia morente. Puoi
chiamarti anche Ges di Nazareth, ma non cambia poi
tanto: le promesse vanno mantenute. Sopratutto quelle
che parlano dell'amore, perch i sentimenti sono una terra
delicata da abitare. Nemmeno Geremia Gliele
risparmia: "Mi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato
sedurre." "Sedotto" - dice -. Cio attratto con un fascino
irrazionale, come si circuisce un inesperto con false
promesse perch stupidamente acconsenta alle manovre
di chi pi astuto. E' un Dio seduttore che conosce le
regole del gioco dell'amore: scruta (sin nel grembo
materno), s'innamora, parte da lontano e lentamente
seduce fino a far cadere ai Suoi piedi l'umana passione. E
dopo la seduzione, la responsabilit: perch Tu sei Dio e
non giochi con l'uomo da Lass. Geremia non la voleva
questa promozione: l'ha accettata, se n' fatto carico, l'ha
addentata. Non pentito: la fedelt alla vocazione e
l'attaccamento al proprio Dio non l'hanno mai seriamente
abbandonato. Pi semplicemente, lui avrebbe desiderato
un po' di comprensione almeno da parte del suo Dio. Ma
anche da l sembra venire la solitudine. E' lo sfogo di un
uomo che ha messo in gioco tutto se stesso, che paga, che
vorrebbe che almeno Dio fosse dalla sua parte. C' un
popolo imbecille attorno che mistifica la realt: "Tutto
bene, anzi molto bene. Eppure bene non va" (6,14.8,11).
E' disarmato Geremia.
Disarmato e impotente perch Dio sembra non essere di
parola. La sua amarezza sfiora la bestemmia perch Dio
sembra essere un traditore: "Tu sei diventato per me un
torrente infido, dalle acque incostanti" (15,18). Ci sono
torrenti che alle piogge invernali sono gonfi di acque
abbondanti, ma poi d'estate si disseccano: non ci si pu
fidare di loro. Nel momento del caldo o della sete ti
abbandonano. Cos sembra essere al profeta la promessa
di Dio. Discute con Lui e vorrebbe mandare all'aria
tutto: "Pensavo: non mi ricorder pi di lui, non parler
pi in suo nome" (20,9). E' il picco massimo della
disperazione. Una preghiera sconcertante che attesta una
verit: Dio non si scandalizza quando il sofferente
protesta, si dispera e lancia il suo ultimo grido. Lo vuole
libero e nudo di fronte a Lui per scoprire che nel profondo
della sua anima c' una fedelt che non gli permetter mai
di smettere: "Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente. Mi
sforzavo di contenerlo, ma non potevo" (20,9b). Non si
esce mai indenni da un incontro con Lui: c' gioia suprema
e sofferenza disumana.
Geremia non un disfattista, semplicemente un uomo
lucido. Egli vede che il peccato ha minato ogni cosa,
stravolto tutte le istituzioni. Israele ha saputo persino
rovinare il perdono di Dio, la sua pazienza e fedelt. Tant'
vero che, malgrado le ripetute minacce del Signore, il
popolo ha smesso di avere paura. Basta un po' di
pentimento - dice la gente - e Dio sempre pronto a
perdonare: non forse il Dio fedele? Cos la fede nella
bont di Dio rovinata. Non pi il peccato dei deboli
(che merita sempre il perdono), ma il peccato dei furbi e
questo non merita il perdono. Anzich uno stimolo al bene,
la fiducia nella fedelt di Dio si tramutata in una falsa
sicurezza che spinge al male. E' una cosa che Dio non pu
sopportare. Dio cos costretto a dimostrare che la sua
pazienza ha un limite. Il solito buon Dio di una certa
morale borghese viene spazzato via per lasciare il posto al
Dio esigente e giusto.
Che ama alla follia. Perch Lui dell'Amore l'espressione
pi ardita.

Perdere per trovare
don Luigi Trapelli
Ci sono dei testi biblici che sembrano pi facili e in cui la
predicazione scorre in modo lineare. Ma quando si
presentano testi come quelli di oggi, vorrei affermare come
Geremia: "Perch devo dire certe cose? Perch il Vangelo
mi impone di parlare di realt cos difficili?" Geremia dice
che Dio lo ho sedotto e lui si lasciato sedurre. La Bibbia
usa il verbo che di solito veniva adoperato nel rapporto di
coppia.
Il Vangelo presenta Ges che preannuncia la sua fine: una
fine tragica. Pietro vorrebbe intervenire, perch in fondo
come ciascuno di noi. Non vuole che Ges possa morire in
quel modo: ripudiato e ucciso. Ges lo chiama addirittura
Satana e cio avversario. Pietro pensa non alla maniera di
Dio, bens degli uomini.
Ges ci invita a portare la nostra croce, quella che gli
eventi di tutti i giorni consegnano sul nostro cammino. Non
abbiamo bisogno di cercare altre croci: basta quella che
gi portiamo vivendo. Per salvare la propria vita bisogna
perderla, proprio come Ges ha fatto morendo sulla croce
nella debolezza e nella sconfitta apparente. Potremmo dire
a Ges che queste parole sono pesanti e che la nostra
autorealizzazione va contro questo principio.
Se guardiamo in profondit, per, ci accorgiamo che siamo
veramente noi stessi solo quando comprendiamo il limite
della nostra vita. Paradossalmente, proprio dalla cesura
finale, dalla morte, che diamo un senso alla nostra vita.
Questo non significa prendere spavento, ma rendersi conto
che la vita stata donata da Dio e dai genitori.
Nessuno l'ha voluta. Quindi l'unica prospettiva per vivere
donarci alle persone, perdendo qualcosa di me per offrirlo
agli altri.
E' dare agli altri il dono della vita per una madre e un
padre, donare un'educazione senza sapere quali frutti
immediati potr portare, capire che stiamo vivendo con
altre persone per cui non esistiamo solo noi, generare
persone che possano progressivamente camminare con le
proprie gambe. E' proprio grazie a questo perdere che
ritroviamo noi stessi, la nostra identit di persone, che
sanno scoprire il proprio limite e cercano di comprendere il
senso delle cose.
Chi vive nella logica del gratis, del perdere per ritrovare,
sperimenta l'amore di Ges il quale ha vissuto la sua vita
come un dono da offrire al Padre e ai fratelli. Rinnegando
la parte malata di noi, ossia il nostro egoismo, per seguire
quel Ges che ha un progetto entusiasmante, ci rende
importanti anche nelle apparenti sconfitte che subiamo a
causa del suo Vangelo.
Nei confronti del mondo che ci circonda tale esperienza ci
fa comprendere come due sono gli atteggiamenti pi
frequenti: o dire che il mondo va sempre male oppure
esaltarlo troppo.
Il nostro scopo quello di cogliere il positivo che ci viene
offerto dal mondo, inserendo in questo contesto il germe
del Vangelo quale buona notizia.
La parroccchia non solo il luogo di una semplice
aggregazione o di svago, ma l'ambiente dove ogni persona
possa seriamente maturare un proprio cammino di fede
alla luce della figura di Cristo e del suo Vangelo. Perch il
giudizio finale avverr non tanto in base alle parole o ai
buoni propositi, ma alle azioni che avremo in concreto
messo in atto.

La croce: amore e dolore nella vita
mons. Antonio Riboldi
Se c' una cosa, che salta subito agli occhi nel nostro
mondo, il tentativo di allontanare il dolore dalla vita. Si
insofferenti ad ogni piccolo disagio, basta un nulla o una
contrariet per mandarci in crisi. D'altra parte il mondo,
che ci assedia, vuol apparire come una grande fiera, che si
riempita di ogni prodotto per allontanare il dolore, fino
alla droga, che davvero un affare miliardario, che
contagia quanti si illudono di evadere dalla lotta necessaria
della vita, credendo al 'sogno' di un momento che ha come
unico frutto la distruzione lenta della vita stessa, senza
dare a questa una ragione, che mostri la sua bellezza: una
bellezza che necessariamente richiede fatica e dolore,
come tutte le cose che hanno valore.
C' poi una sofferenza, una croce, che la malattia, a
volte dolorosa: basta visitare un ospedale per accorgersi
che la sofferenza di tanti, ma tanti: alcuni con problemi
che la medicina pu eliminare, altri con una sofferenza che
non ha fine e li accompagna fino alla morte. A volte una
sofferenza cos devastante che fa desiderare la morte... al
punto che ora si parla di eutanasia, ossia la fuga dal dolore
nella morte.
E c' una sofferenza interiore, che ha mille motivazioni: il
pi delle volte causata dall'atteggiamento di chi ci sta
intorno - che forse neppure se ne accorge - ma fa tanto
male. E c' infine la sofferenza nel mondo, da chi muore di
fame a chi per la violenza, o per tante altre cause.
Davvero non si pu pensare di avere una vita esente dal
dolore. Si deve imparare ad amministrarlo come
un'occasione di amore, come nella vita di tanti credenti.
E, diciamoci la verit, non c' modo migliore di esprimere
l'amore, che partecipando silenziosamente al dolore di chi
ci vicino.
una grazia.
Se leggiamo la vita di tanti santi noti o di fratelli e sorelle,
che vivono nel dolore, meraviglia la loro serenit, come se
soffrire fosse un dono, che il frutto dell'amore, che non
pone limite alla sofferenza. Quante volte io stesso, nel
difficile compito di parroco o vescovo, per varie ragioni, mi
sono trovato a sperimentare la durezza della croce... a
volte si piange silenziosamente, ma mai viene meno la
voglia di dare tutto, perch che amore sarebbe se non ci si
fa carico delle sofferenze del gregge?
L'ho provato duramente nella notte del terremoto a S.
Ninfa. Dopo dieci anni di tanta fatica nel ricostruire chiesa
e comunit, potevamo con i confratelli gioire. Una gioia
che dur pochi giorni, svanita in pochi secondi con il
terremoto, che distrusse tutto: l'unico valore rimasto in
piedi era il condividere il dolore della comunit, non solo,
ma spendersi per dare conforto.
Cos il dolore non divenne disperazione, ma si trasform in
amore, che era la sola forza che ci sosteneva e confortava
la comunit.
Ges, oggi, mette in chiaro cosa significa seguirLo, ossia
vivere di fede, che il dono per poter amare.
"Ges cominci a dire apertamente ai suoi discepoli che
doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte
degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi e venire
ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in
disparte e cominci a protestare dicendo: 'Dio te ne
scampi. Signore. questo non ti accadr mai! '.
Pietro categorico e sembra non voler lasciare spazio
neppure ad una risposta.
Ma quando si ama e non si conoscono le ragioni della
sofferenza dell'altro, ci si comporta tutti come Pietro: un
atteggiamento di amore umano, incapace di entrare in
quello ampio, divino, che ha piani
diversi dai nostri.
"Ma Ges, voltatosi, disse a Pietro: 'Lungi da me, satana!
Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma
secondo gli uomini! '.
Allora Ges disse ai suoi discepoli: 'Se qualcuno vuol
venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce
e mi segua. Perch chi vorr salvare la propria vita, la
perder, ma chi perder la propria vita per me la trover.
Quale vantaggio infatti avr l'uomo se guadagner il
mondo intero e poi perder la propria anima? O che cosa
potr dare l'uomo in cambio della propria anima?" (Mt 16,
21-26)
Sembra davvero un discorso duro... e lo !
Ges stesso, che pronuncia queste parole, sar il primo a
conoscere la durezza del dolore, il dramma della croce,
tanto che nell'orto degli ulivi, quella notte sud sangue e
pronunci parole che hanno tutto il senso di voler quasi
allontanare la croce: 'Padre, se possibile, passi da me
questo calice, ma si faccia non la mia, ma la tua volont '.
Che grande esempio dell'uomo che soffre e cerca di
sfuggire, ma poi accetta per amore, perch sa che dal
suo amore, fatto dono totale, che verr un bene immenso
per tutti e arriver fino a noi.
Un altro esempio ci viene da Maria SS. ma, che segue
Ges nel suo cammino verso il Calvario.
Assiste all'agonia del Figlio sulla croce, dove viene donata
a noi come Mamma: 'Donna, ecco tuo figlio! '. Divino!
Davvero siamo rinati al Cielo, grazie ad un amore
incredibile, che sboccia dal dolore. Ci si commuove
contemplando come il dolore si fa oceano di amore: un
amore per noi.
Il profeta Geremia, esperto nella sofferenza, cos dialoga
con Dio:
"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi
hai fatto forza e hai prevalso. Son diventato un oggetto di
scherno ogni giorno: ognuno si fa beffa di me.
Quando parlo devo gridare, devo proclamare: 'Violenza!
Oppressione!'.
Cos la parola del Signore diventata per me motivo di
obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: 'Non
penser pi a Lui, non parler pi in Suo Nome!'.
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso
nelle mie ossa: mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".
(Ger. 20, 7-9)
Commentava Paolo VI: "Portare la croce: che significa? Ci
sono tante persone che seguono Cristo, che ne ascoltano
la parola, che ne ammirano le opere prodigiose, e dicono:
'Ti seguir ovunque andrai '. Uguali erano le parole degli
apostoli poche ore prima: 'Se necessario morire per te,
non ti rinnegher' (Mt. 26,35) Ma poi... tutti i discepoli,
abbandonato Lui, fggirono".
Gli apostoli, quelli fedeli, i pi cari, pi istruiti, quelli che
avevano giurato fedelt, quando si tratt di seguirLo per
quella ignominiosa Via della Croce, tutti furono assenti.
Seguire il Signore fino alla croce un privilegio ed un
atto singolare, che si affianca a quell'unico che arriv sul
calvario, Giovanni, forse il pi giovane degli apostoli,
quello che 'Ges prediligeva'. Giovanni arriv fino sul
Calvario, non ebbe n vergogna n paura: fu l sotto la
croce, accanto a Lui, a condividere il pianto di Maria, Sua
Madre, e delle donne...
La croce la stazione di arrivo dell'infinito amore di Dio
per noi uomini. Parte dalla croce, per gli uomini, un'onda
di bont, che arriva a tutte le anime per salvarle. In altre
parole, nella croce si compiuto il Mistero della
Redenzione. la Redenzione che ha il segreto dei grandi
destini umani: senza quella croce il genere umano
perduto; con la croce, tutto il genere umano salvo.
Tutti ne siamo interessati, tutti siamo guardati da Cristo
dall'alto della croce.
Ci guarda, ci chiama, ci ama: noi crediamo che i nostri
destini sono concentrati nella croce di Cristo.
(15 aprile 1960)
Posso immaginare il dolore, le sofferenze di ogni tipo, che
appartengono a quanti mi stanno leggendo. Vorrei farmi
vicino per condividere, ma soprattutto per aiutare a far
diventare tesoro quello che sembra castigo.
Tutti portiamo la nostra croce, a volte con tanta fatica. Con
la fede e l'amore pu diventare un grande tesoro, come la
Croce di Ges, diversamente solo dolore, senza
speranza, e pu diventare disperazione.
Dono a tutti, che mi leggete, una preghiera di don Tonino
Bello.
"Madonna santa, fa' che io sia ferito dalle piaghe di Ges
Cristo.
Dammi le stigmate, ma non come le fessure che hanno
colpito la pianta della mano, o dei piedi di S. Francesco
d'Assisi o di altri santi.
No, dammi le stigmate e i segni di questa mia
compassione, di questo mio soffrire per Te, come
accaduto ai piedi della croce."
E io voglio assicurare quanti, leggendomi, sono colpiti dalla
sofferenza, che avranno un posto privilegiato nella mia
preghiera e nel mio cuore, che sia per loro come un non
sentirsi nella maledetta solitudine.

Follie
Paolo Curtaz
Povero Pietro!
Ha faticato, e non poco a dichiarare che il falegname di
Nazareth il Messia atteso da Israele.
Troppo diverso il suo modo di servire il Regno, troppo
audace la sua predicazione, troppo innovativa la sua idea
di Dio per poterlo identificare con il nuovo e glorioso re
Davide che avrebbe ricostituito la gloria del passato Israele
e che tutti aspettavano!
Pietro aveva riconosciuto in Ges il Cristo e Ges lo aveva
riconosciuto come pietra da costruzione, come pietra viva
fondata sulla fede, la pietra che avrebbe sostenuto altri
fratelli nella fede.
Ora, invece, Pietro diventa pietra di inciampo, pietra di
scandalo.
Brutta storia.
Un altro Messia
Ora che Pietro lo ha riconosciuto come Messia, Ges
spiega a tutti cosa significa per lui essere "messia".
Nessuna gloria, nessun potere, nessun compromesso nel
suo essere messia. Ges dice di essere disposto ad andare
fino in fondo nella sua scelta, disposto a morire piuttosto
che rinnegare il suo volto di Dio. E cos sar.
I discepoli restano interdetti: fino a poco tempo prima
avevano ragionato su chi sarebbe stato messo a capo del
nuovo Regno, ora Ges parla di dolore e di morte.
Pietro lo prende da parte ( pur sempre il papa!) e lo invita
a cambiare linguaggio a non scoraggiare il morale delle
truppe. Anche lui, come spesso facciamo noi, vuole
insegnare a Dio come si fa a fare Dio.
E Ges reagisce, duramente: cambia mentalit, Pietro,
diventa discepolo.
Troppe volte invece di seguire il Signore lo precediamo.
Siamo noi ad indicargli al strada, non seguiamo pi la
strada che egli ci indica.
Siamo noi a suggerirgli le soluzioni ai problemi, non ci
fidiamo pi della sua presenza, della sua azione.
Pretendiamo che sia Dio a diventare nostro discepolo.
Geremia, nella prima lettura, si lamenta con Dio.
Lui voleva fare il profeta di buone notizie, diventato un
rompiscatole insostenibile, tutti lo odiamo, anche i suoi
famigliari. Geremia vorrebbe lasciare (come biasimarlo?),
ma riflette e ritorna alla fiamma che l'ha sedotto.
Quando mettiamo noi stessi al posto di Dio, della fiamma,
facciamo come Pietro e ci allontaniamo dal cammino.
Non chiederti a che punto sei nel tuo percorso interiore.
Chiediti se sei ancora dietro a Cristo.
A tutti
Ges insiste, ora, si rivolge a tutti, a noi.
Non blandisce le persone, non cerca facili discepoli, non
seduce, non ama il marketing.
La sua proposta cruda, diretta, atroce, insostenibile.
Pronuncia tre imperativi che risuonano come una sfida.
Vuoi essere mio discepolo?
Rinnega te stesso. Cio non mettere te stesso al centro
dell'universo, non voler emergere a tutti i costi, non fare
come tutti che, nel mondo, sgomitano per essere visti e
notati. Sei unico, sei prezioso sei un capolavoro, perch
devi combattere per dimostrarlo agli altri? Il discepolo,
come il Maestro, prende a cuore la felicit di chi gli sta
accanto, guarda oltre, mette la sua vita in gioco perch
tutti possano appartenere al Regno. Non mettere sempre
te stesso al centro, metti il sogno di Dio al centro, con
libert, da adulto, da uomo nuovo.
Prendi la tua croce. Cio non avere paura di amare fino a
soffrire, di amare fino a perderti. Come Geremia che non
riesce a staccarsi dall'amore bruciante di Dio nonostante le
tante delusioni che sta vivendo. Purtroppo una certa
devozione spicciola ha finito con lo stravolgere la
simbologia della croce: nata come misura dell'amore di
Dio, divenuta l'emblema del dolore. Dio non ama il
dolore, sia chiaro, n lo esige (e ci mancherebbe!) ma, a
volte, amare significa anche sopportare e soffrire.
E Ges ne sa qualcosa.
Seguimi. Condividi la scelta di Ges, il suo sogno, il suo
progetto. Dio presente e si manifesta a noi, orienta le
nostre scelte con equilibrio e intelligenza, ascoltando la
sua Parola, lasciandoci plasmare dalla sua voce interiore.
Seguire Ges significa cambiare orizzonte, conoscere la
Parola a lasciare che sia la fede a motivare e cambiare le
nostre scelte, convertire i nostri cuori.
Siamo per sempre discepoli, per sempre cercatori, mai
veramente arrivati.
Nuove logiche, nuovo Dio
Avete perfettamente ragione: come si fa a seguire un Dio
cos? Infatti lentamente ed inesorabilmente abbiamo
annacquato questa pagina, l'abbiamo resa accettabile,
possibile, ragionevole.
Ma l'amore di Dio ha ben poco di ragionevole e, spesso,
indica vette altissime per ribadire che siamo capaci,
assieme a lui, di diventare discepoli.
Vangelo esigente, alla fine di un'estate fredda, almeno qui
dalle mie parti.
Ma un vangelo che ci spalanca al sogno di Dio.

Chi perder la propria vita per causa mia, la trover
Ileana Mortari - rito romano

Nel brano evangelico odierno troviamo il primo annuncio,
fatto da Ges, della sua prossima passione; siamo a una
svolta fondamentale della vicenda del Nazareno, come si
capisce dal fatto che tale annuncio il primo di tre, che
scandiscono chiaramente la seconda parte dei testi
sinottici, ed ripreso anche dopo la trasfigurazione (Mt.
17,9) e al momento dell'arresto (Mt. 26,45).
La svolta consiste nel fatto che, in seguito alle controversie
e tensioni con le autorit giudaiche, Ges si rende sempre
pi conto che la sua missione avr quasi certamente un
esito tragico e si trova quindi nella necessit di preparare i
suoi discepoli a tale momento e di istruirli adeguatamente,
perch possano continuare la missione dopo di Lui.
"Ges cominci a dire apertamente che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei
sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare
il terzo giorno"(v.21). L'annunzio, assolutamente
inaspettato e inaccettabile per chi - come tutti allora -
attendeva l'avvento glorioso e trionfatore di un Messia
regale, suscita la violenta reazione di Pietro, che, preso da
parte Ges, pronuncia una formula di imprecazione ("Dio
te ne scampi!") e afferma che far di tutto per evitare un
tale esito fatale. Non meno forte allora la risposta del
Nazareno, che avverte nelle parole dell'apostolo la stessa
tentazione gi respinta nel deserto prima di iniziare il suo
ministero: evitare la strada del piano di Dio - che "doveva"
passare attraverso il male, il dolore e la morte - e
utilizzare la sua potenza di Figlio di Dio a proprio vantaggio
e in vista di un personale glorioso trionfo. "Tu sei mi sei di
scandalo"Egli dice a Pietro: il termine, nell'originale greco,
significa "inciampo"; appunto, la reazione di Simone e
quanto potrebbe seguirne non un aiuto, ma piuttosto un
ostacolo alla realizzazione del piano di Dio.
Ecco che cos ha inizio l'insegnamento del Maestro per chi
vuole seguirlo. Il v. 24 secco e lapidario:"Se qualcuno
vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua".
Ges sempre stato molto leale con i suoi, non li ha illusi,
n ha prospettato loro successi mondani e trionfi terreni;
ha parlato chiaramente di "croce": come saranno risuonate
nella mente e nel cuore dei discepoli queste parole quando
lo videro piegato sotto il peso del pesante strumento di
supplizio! "Croce" evoca immediatamente martirio e morte
e certamente molti seguaci del Nazareno avrebbero
seguito esattamente le sue orme, a partire dai dodici,
quasi tutti martirizzati.
Ma "croce" indica anche tutto ci che fatica, sofferenza,
dolore, incomprensione, difficolt, rifiuto, persecuzione di
vario genere, rischio, rinnegamento di s........; e tutto
questo il discepolo deve essere disposto ad affrontare, se
vuole veramente seguire il Signore e condividere il suo
destino di passione e morte, ma anche di resurrezione e
gloria.
"Perch - prosegue Ges - chi vorr salvare la propria vita,
la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la
trover. Qual vantaggio infatti avr l'uomo se guadagner
il mondo intero, e poi perder la propria anima? O che
cosa l'uomo potr dare in cambio della propria
anima?" (vv. 25-26). Purtroppo la diversa traduzione del
termine originale greco "psych" prima con "vita" e poi con
"anima" ha spesso generato un grosso equivoco
nell'interpretazione di questo passo. Lo si
intende solitamente come un invito a rinnegare la vita
terrena con tutti i suoi beni e vantaggi ("perdere") per
"guadagnare" la salvezza dell'anima, cio la vita eterna
nell'aldil.
Ma le cose non stanno cos. "Psych" infatti significa sia
"vita fisica" che "vita spirituale" e allora la
contrapposizione non sta tra queste due, ma tra la propria
vita intesa egoisticamente e quella invece "centrata" su
Ges, che solo apparentemente persa.
"Chi vuol salvare la propria vita" chi pensa solo a se
stesso e vive egoisticamente, facendo di s il perno di
tutto; "chi perde la propria vita a causa di Ges" viceversa
chi segue il Suo esempio e "centra" la propria vita su di
Lui, cos come Egli vissuto per il Padre. Nel primo caso si
"perde" la "psych" = la vita, in entrambi i sensi: nel
senso fisico, perch una vita vissuta egoisticamente si
rivela in ultima analisi sempre insoddisfatta (pi si ha e pi
si vuole avere) e dunque vuota, priva di significato e
comunque destinata alla morte, che cancella tutto quello
che si guadagnato in terra; ed persa anche in senso
spirituale, perch, vivendo al contrario di Cristo, si perso
il Paradiso.
Nel secondo caso, al contrario, si ritrova la propria vita in
entrambi i sensi: in quello fisico, perch, vivendo nella
dimensione del dono, si acquistano molte amicizie e beni
spirituali, e soprattutto la vita assume un senso profondo,
che la morte non pu eliminare; e quanto si ottenuto in
termini di beni "spirituali" rimane anche nell'aldil, dove si
"guadagner" il Paradiso, cio la perenne comunione con
Dio.
Il Card. Jean Marie Lustiger ci ha fatto il dono di un
notevole commento a questa frase evangelicanel suo
intervento alla Conferenza per i Paesi meno sviluppati, il 9
settembre 1981:
"A quale prezzo paghiamo il nostro "sviluppo"? Noi, Paesi
ricchi, brilliamo per la nostra vita bella e
sontuosa...abbiamo anelato a possedere tutta la vita del
mondo a nostro vantaggio. Per questo forse noi siamo
gi morti, giacch perdiamo l'anima. In questo stesso
momento la maggior parte degli uomini della terra, popoli
interi, sono condannati a morte per carestia, miseria,
malattie. Le loro fragili culture crollano sotto la pressione
del nostro progresso, che le soggioga.
Ma allora la nostra civilt che firma la propria sentenza di
morte: quando non accordiamo un'uguale dignit di figli di
Dio ai meno sviluppati, quando vogliamo conquistare a
nostro solo profitto il mondo intero e le sue ricchezze,
mentre Dio le ha donate a tutti gli uomini perch siano
felici, quando togliamo ai fratelli la dignit di uomini,
perdiamo la nostra dignit. La nostra anima muore della
morte dei nostri fratelli. I Paesi pi sviluppati muoiono
della morte dei Paesi meno sviluppati. Una nazione ricca
che perde l'anima una nazione di morti. Una cultura che
perde l'anima una cultura di morti.....A qual prezzo i
Paesi pi avvantaggiati pagano il proprio vantaggio?
Paesi minacciati di morte dalla perdita del loro futuro
demografico; "paesi sviluppati" con una giovent
disperata, dove i desideri vengono esasperati perch sono
il motore del consumo e della produzione, dove le risorse
della ricchezza vengono impiegate nella costruzione di
strumenti di morte.
Forse non ancora troppo tardi per far s che la nostra
cultura e la nostra storia sfuggano al germe di morte che
ci rode il cuore: malattia doppiamente mortale; omicidio,
perch fa morire dei fratelli; suicidio, perch distrugge
anche noi. Per questo tutti coloro che compongono la
nostra societ devono acquisire una generosit pi grande,
che restituisca loro la dignit.
In questa vostra Conferenza, cercando di individuare le
strade difficili che consentano di rispettare maggiormente
gli uomini, a vantaggio dei Paesi meno sviluppati, voi
ostacolate la minaccia pi grave che sovrasta i Paesi pi
sviluppati: quella di un'autodistruzione spirituale, quella
del crollo del gigante dai piedi di argilla.
E voi, fratelli miei dei Paesi dove si muore di fame e di
sete, dove la vita breve, precaria e fragile, dove regna la
malattia, conservate la vostra dignit: Dio che ve l'ha
data, la vostra unica ricchezza e la vostra unica forza. E
solo voi potete ridarci la nostra dignit."

Non conformatevi a questo mondo
don Roberto Rossi
Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Pietro
scopre cos la vera identit di Ges. Egli fa l'incredibile
scoperta che questo carpentiere di Nazaret non altro che
il Cristo, l'unto di Israele, la realizzazione dell'attesa, lunga
duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la
missione di Ges in termini politici. Ges ben se ne rende
conto e spiega che tipo di Messia sar: andr a
Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e
risorgere il terzo giorno. Ci troppo per Pietro: nel suo
spirito, l'idea di sofferenza e l'idea di Messia sono
semplicemente incompatibili fra loro.
"Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Se Pietro
potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla
gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza,
che avrebbe incontrato l'ostilit degli uomini e che avrebbe
subito tutte le conseguenze dell'ingratitudine secolare di
Israele verso il Dio dell'Alleanza, era proprio l! Davanti a
lui c'era finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in
uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo,
portato a compimento il piano divino di salvezza per
l'umanit.
Poich Pietro "cominci a protestare dicendo: Dio te ne
scampi, Signore, questo non ti accadr mai", Ges gli
disse: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch
non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Voltaire
scrisse argutamente: "Dio fece l'uomo a sua immagine e
somiglianza e l'uomo gliela rese proprio bene!".
Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi
deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che
Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio troppo piccolo,
troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Ges
Cristo letteralmente troppo bello per essere vero. Ges si
affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per
svelarcelo sulla croce.
Sulla croce, infatti, Ges riveler l'ultimo ritratto di Dio nel
dramma della misericordia che vince il peccato, dell'amore
che supera la morte e della fedelt divina che cancella il
tradimento.
Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio
sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo?
Sfortunatamente, per molti, Ges davvero troppo bello
per essere vero. "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi
colui che ti dice: Dammi da bere!" (Gv 4,10).
Ciascuno di noi deve chiedersi: Io penso secondo Dio?
Oppure vado dietro a tutti i discorsi della gente, alla
mentalit comune, a tutte le suggestioni del mondo che
tende a rifiutare le cose importanti e costruisce - con
saccenteria e facile sicurezza - superficialit, consumismo,
piacere, interessi, egoismo, sfruttamento?
E' importante mettersi sulla strada del Signore, imparare a
fare nostri i suoi pensieri, i suoi sentimenti, il suo stile, le
sue scelte. Tutto questo pu sembrare inizialmente
perdente, ma la verit della vita e la vita si riesce a
costruirla bene solo nella verit: il resto illusione,
miraggio, tentazione, e alla fine fallimento e rovina. Dio ha
i suoi pensieri e i suoi progetti per il nostro bene vero e
duraturo.
"Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Credo sia
il peccato che tutti noi continuamente abbiamo. Anche noi
cristiani, praticanti, desiderosi di vivere bene dobbiamo
continuamente esaminarci: questo che penso, che dico,
che compio secondo il pensiero di Ges, del suo vangelo,
oppure prima di arrivare a confrontarmi con l'amore di
Ges e il suo vangelo coltivo dentro di me tutti i sentimenti
umani, le impostazioni materialistiche e borghesi, fino a
voler costruire la mia vita come se Dio non esistesse o non
avesse detto niente? Oggi poi su questo non siamo per
nulla aiutati, anzi finiamo per lasciarci influenzare,
condizionare e cambiare dalle varie opinioni espresse nella
televisione o nei giornali, senza accorgerci che si finisce
per ritenere buono ci che male. Il nostro confronto con
la parola di Dio, ad es., sull'amore, sul dono di s, sul
perdono, sull'amore ai nemici, sull'accoglienza del
prossimo bisognoso... ci trasforma oppure ci lascia come
tutti gli altri?
E' molto bello quanto l'apostolo Paolo proprio oggi nel
testo della lettera ai Romani ci dice: "Vi esorto per la
misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio. Non conformatevi (cio non
diventate uguali) alla mentalit di questo mondo, ma
trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter
discernere la volont di Dio, ci che buono, a Lui gradito
e perfetto". Non conformatevi, ma rinnovatevi:
un'indicazione molto chiara e un impegno molto concreto.

Se ti seguo mettono pure me sulla croce
don Nazareno Galullo (giovani)
Se qualcuno vuol venire dietro a me prenda la sua croce e
mi segua?
"Ma che razza di proposta mai questa? Venire dietro a te
che hai una croce addosso? Ma sei pazzo? Io vado dietro a
chi mi d qualcosa che mi piace, a chi mi promette mari e
monti, a chi alla moda. Io vado dietro al potente di
turno, salgo sulla sua carrozza perch ha i soldi e senza i
soldi oggi non si campa!"
I discorsi dei giovani di oggi non sono tanto diversi da
questi. Io l'ho solo ipotizzato, ma basta andare per le
strade, magari verso sera, davanti a quei localini che nei
centri storici sono pieni di giovani. Spesso ci vado anche io
e con la scusa di bere qualcosa insieme li ascolto. A volte
davvero discorsi senza senso. Qualche volta mi fanno
domande e si inizia con le solite cose tipo "la chiesa non
capisce niente... il Papa non capisce niente di sessualit....
i soldi del Vaticano.... ma voi preti come fate senza una
donna.... ma un prete pu bere una birra.... ma per fare
da padrino di battesimo obbligatorio il certificato di
cresima... io mi confesso direttamente con Dio.... non
giusto che il prete della chiesa vicino casa non ha voluto
dare la comunione a quella mia amica che divorziata da
tanti anni..... perch Dio, se buono, permette il male...
ha permesso l'11 settembre 2001..." (e via di seguito...chi
pi ne ha pi ne aggiunga di domande simili).
Queste domande esprimono un grande vuoto, un vuoto di
conoscenza della fede. Non si pu dimenticare che siamo
in una terra in cui la vita cristiana ha perso quota. Talvolta
ho davvero l'impressione di vivere a due dimensioni: la
chiesa e i credenti camminano per una strada; tutti gli altri
su un'altra.
E quella domanda Ges a chi la rivolgerebbe oggi?
Io credo che la rivolgerebbe proprio a questi "persi", a
questi "habitu" del "cos fan tutti, cos faccio io e mi sento
molto ok" (salvo depressioni post abitudine!).
S, Ges a questi che farebbe la proposta choc e non
certo ai tanti che hanno un'idea "tradizionale" della fede.
Ges fa la proposta choc della sofferenza: la sofferenza
non una strada di chiusura ma di apertura alla vita
eterna.
Certo, un linguaggio duro. Cos come duro accettare la
croce nella vita di tutti i giorni.
Se uno ci pensa, tanti giovani sono l, bicchiere in mano,
ore piccole tirate alla pi non posso perch vogliono
colmare il vuoto della vita.
La vita ha un vuoto che sofferenza: il vuoto pi grande
la mancanza di senso. La mancanza di senso come un
bicchiere bellissimo, di cristallo, ma vuoto.
Un bicchiere di cristallo che io sto a contemplare nella sua
"vuotezza". E lo riempio di aria. E sempre vuoto .
Ges, dicendo di seguirlo sta dando una soluzione alla
nostra vita persa: seguire la via vera della vita che
significa anche avere tra le mani il senso pi pieno della
vita.
Il cristianesimo vita che cambia.
Allora, non si segue Ges solo con le parole. Non si segue
Ges solo dicendo un s vocale. Si segue con la vita.
A quei giovani che trovo le sere davanti ai localini, vorrei
dire: seguimi. E donargli Ges. Magari tutti insieme,
scoprirebbero che Ges non li allontana dai localini, ma li
avvicina a tutti gli altri. E, nei localini, si troverebbe il
modo di essere cristiani e credenti. E magari le domande
diventerebbero delle proposte da fare ai pi lontani.
Mi rendo conto di quanto siamo lontani da un vero
orizzonte missionario a 360 gradi. E di quanta conversione
c' bisogno in ogni cristiano perch tutti comprendano che
seguire Ges e la sua Croce, ogni giorno, possibile ed
salvezza!!!

Lo scandalo dell'amore disarmato
padre Ermes Ronchi
Ges incominci a dire che doveva molto soffrire e venire
ucciso!
Questo lo scandalo del cristianesimo, un Dio che entra
nel dolore e nella morte perch nel dolore e nella morte
entra ogni suo figlio.
la sorpresa di Pietro: Dio non voglia, questo mai! Tu vuoi
salvare questo mondo che ha problemi immensi,
lasciandoti uccidere? Sei un illuso, il mondo non sar salvo
per un crocifisso in pi. Usa altri mezzi: il potere, il
miracolo, l'autorit. Ed proprio questo che Ges rifiuta.
Sceglie invece i mezzi pi poveri: l'amore disarmato, il
cuore limpido, il non fare violenza mai, il perdono fino alla
fine, l'abbraccio al lebbroso.
Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda
la sua croce e mi segua. Se uno vuol venire... Ma perch
dovrei voler questo? Qual la molla? Lo rivela Ges stesso
poco oltre: se uno vuol salvare la propria vita... L'energia
della sequela un istinto di vita, bello e originario.
Rinneghi se stesso. Parole pericolose se capite male.
Rinnegarsi non significa annullarsi, diventare sbiadito e
incolore. Ges non vuole dei frustrati al suo seguito, ma
gente che ha fruttificato appieno i suoi talenti. Vuol dire:
non sei tu il centro dell'universo, non sei tu la misura del
tutto. Sei dentro una forza pi grande. Il tuo segreto
oltre te.
Prenda la sua croce. E l'abbiamo interpretato come: soffri
con pazienza, accetta, sopporta. Una esortazione alla
rassegnazione. Ma non occorreva certo Ges per dire
questo. La croce nel Vangelo l'impensabile di Dio, la
prova che Dio ama me pi della propria vita.
Per capire basta sostituire la parola Croce con la parola
amore: Se qualcuno vuole venire con me, prenda su di s
tutto l'amore di cui capace. Prendi la tua porzione di
amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di croce che
ogni amore comporta, altrimenti non ami. Tutti, io per
primo, abbiamo paura del dolore. Ci sia concessa, per, la
grazia di non aver paura di amare: sarebbe paura di
vivere.
E poi seguimi. Seguire Cristo non macerarsi in sacrifici
ma conquistare un'infinita passione per l'esistenza, in tutte
le sue forme, in tutte le sue creature. Fai come me,
prendi su di te una vita che sia il riassunto della mia vita
dice Ges, il coraggioso che tocca i lebbrosi e sfida chi
vuole uccidere l'adultera, il tenero che si commuove per le
folle senza pastore e per due passeri, il povero che mai
entrato nei palazzi dei potenti se non da prigioniero, libero
come nessuno, amore come nessuno, uomo dalla vita
buona, bella, felice. Vivi le mie stesse passioni. E troverai
la vita. Dimentica che esisti quando dici che ami ( J.
Twarkowski) e troverai la vita.

Prendere o lasciare
don Alberto Brignoli
abbastanza comune, tra noi che ci professiamo cristiani,
un atteggiamento di "separazione", di "frattura" tra la fede
professata a parole e la prassi, tra ci che proclamiamo e
celebriamo nella liturgia e ci che viviamo nella nostra
quotidianit. La spontaneit propende ovviamente pi per
la prima che per la seconda: ossia, ci pi facile dire con
la bocca che Ges il Signore, il Figlio di Dio, che
nemmeno dimostrarlo con i fatti, con una vita coerente col
Vangelo nel quale diciamo di credere. facile, e pure bello,
proclamare Ges come "Cristo, Figlio del Dio vivente":
un po' meno facile accettare di "rinnegare noi stessi,
prendere la nostra croce e seguirlo". Dimostriamo, quindi,
un'incoerenza tutta umana, anche normale, se vogliamo:
capitato a Pietro, il primo tra i discepoli del Signore, volete
che non capiti pure a noi?
Il fatto che questo succeda e sia umano non significa per
giustificare le nostre incoerenze e i nostri tradimenti nei
confronti del Signore. Lui non li giustifica per niente, anzi:
vede questa nostra incoerenza come un intralcio al
compimento della sua missione di salvezza. E non ce lo
manda certo a dire: di fronte alle proteste di Pietro che
non accetta un Messia incamminato a Gerusalemme per
soffrire ed essere messo a morte, gli appioppa il peggior
titolo che un cristiano possa sentirsi dire dal suo Maestro:
"satana", ovvero "l'avversario", colui che "divide", colui
che intralcia i piani di Dio. E tutto questo perch Pietro,
bravissimo poco prima a lasciar parlare dentro di s la
voce dello Spirito ("n la carne, n il sangue te l'hanno
rivelato"), ora torna a ragionare "secondo gli uomini e non
secondo Dio". Tutto ci, per Ges, "scandaloso".
Lo scandalo non , come siamo abituati a pensare, un
sentimento di vergogna e di annichilamento dovuto ad
atteggiamenti riprovevoli ed eclatanti commessi in
pubblico. Per Ges, lo scandalo soprattutto l'incoerenza
tra ci che diciamo (ovvero che lo amiamo sopra ogni cosa
perch lo crediamo il Figlio di Dio) e ci che facciamo,
ossia una serie di azioni, di modi fare, di pensare e di
parlare che vanno contro la logica del Vangelo in cui
crediamo.
Il Vangelo ha una logica particolare, che non dettata
dagli uomini, ma da Dio. Credere in lui significa accettare
che le regole del gioco le detta lui, che la nostra vita la
conduce lui, che le nostre scelte le determina lui. Anche se
questo ci costa e non ci fa certamente piacere. Non
possiamo pensare secondo la nostra mentalit, per la
quale seguire un leader come Cristo ci porta al successo,
alla fama, alla gloria.
Non possiamo avere la pretesa di seguire Ges e di giocare
a compromessi, come ci viene illustrato pi volte nel
Vangelo: un tale che vuole seguire Ges, ma "prima vuole
andare a congedarsi da quelli di casa"; oppure quell'altro
che "prima vuole che lo lasci andare a seppellire suo
padre"; o ancora, il giovane ricco che dispostissimo a
seguire il Signore, anzi, lo sta facendo "fin da quando era
bambino" attraverso l'osservanza dei comandamenti, ma
poi si tira indietro quando il Signore gli chiede la radicalit
di una scelta fatta di abbandono delle proprie ricchezze e
delle proprie sicurezze.
E spesso noi siamo come tutti questi personaggi: viviamo
la fede in Ges e il nostro amore per lui come un "s, va
bene, per anche...", "s, ti seguo, ma questo no...", "s,
credo in te, per intanto...". Siamo onesti: se il messaggio
cristiano nel mondo non avanza, e se il mondo oggi non
crede pi in Cristo non per l'avanzata di altre religioni o
per la persecuzione nei confronti del cristianesimo, che pur
rimanendo fatti certi, non sono certo determinanti a
scalfire la forza del Vangelo.
L'ostacolo pi grande alla fede cristiana, l'avversario,
l'atteggiamento "satanico" peggiore, quello della nostra
incoerenza, della logica del compromesso cui vogliamo
piegare il Vangelo, in modo subdolo, prendendo "in
disparte" il Signore (s, perch tra l'altro non che
abbiamo il coraggio di dire queste cose a Ges di fronte
agli altri, per paura di essere giudicati), dicendo al Signore
"no, questo non sta bene, questo non accadr mai"!
Non possiamo confondere la logica di Dio e la nostra logica
umana a nostro piacere, facendo della fede un ibrido che
non ha colore, sapore e sostanza. Dire di credere in Ges e
scendere a patto con i potenti per condividere il loro
potere, non fede. Dire di credere in Ges e lasciarci
guidare dalla logica della ricchezza e del profitto, non
fede. Dire di credere in Ges e fare di tutto per evitare di
sporcarci le mani con il fango delle difficolt, delle povert
e delle miserie del mondo per non averne dei traumi, non
fede. Dire di credere in Ges e impedirgli di condurre la
nostra vita come lui vuole, non fede!
Sarebbe come dire a una persona: "Ti amo, ti voglio bene,
sei per me la persona pi importante, per se fai quello
che dico io e finch fai quello piace anche a me". Questo
forse pu essere un modo di pensare che serpeggia tra gli
uomini, anche nel nostro quotidiano: senz'altro, non il
modo di pensare e di fare di Dio.
Con lui non si gioca n si scherza. O lasci stare di pensare
solo a te stesso, prendi su di te, come tua croce, la fatica
della vita di ogni giorno, e vai dietro al Signore dove lui
vuole, o altrimenti devi accettare di sentirti dire da lui che
non sei ancora pronto per seguirlo, che devi "tornare al tuo
posto, dietro di lui" (come dice a Pietro), smetterla di
contrastarlo e cercare di entrare nella sua logica.
Ed entrare nella logica di Dio non un fattore umano. Non
una cosa determinata dalla nostra coscienza. Non una
decisione della nostra volont, per altro molto poco incline
alla sofferenza e alla croce. un fatto di cuore. O Dio lo
segui perch lo ami, perch ti brucia dentro l'esistenza,
nonostante la limitatezza del tuo essere uomo, oppure
lasci perdere.
Geremia, nella prima lettura, ce lo spiega molto bene: "Ero
stanco di annunciare la Parola di Dio e di essere suo
profeta. Per me era solo motivo di contrasto, di vergogna,
di presa in giro. Possibile che tutte le volte che annunciavo
le parole del Signore dovevo creare tensione intorno a me,
mentre gli uomini volevano esser lasciati in pace? E allora,
a un certo punto mi sono detto: basta! Lascio perdere! Che
senso ha seguire Dio? Lo eliminer dalla mia vita, e vivr
pacifico e beato come tutti gli altri!". Come se ci fosse
facile...
Quando Dio entra nella vita di un uomo e l'uomo riesce,
sia pur con difficolt, ad innamorarsi di lui, a "lasciarsi
sedurre da lui", non riesce pi a farne a meno: "Ma nel
mio cuore c'era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".
La lotta per essere cristiani coerenti continua. Ma non
una lotta contro Dio. una lotta contro le nostre
incoerenze. L'importante non scendere a compromessi.
Prendere o lasciare: con Ges non c' alternativa.


Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua
croce e mi segua
mons. Gianfranco Poma
Il brano che la Liturgia della domenica XXII del tempo
ordinario ci offre, (Mt.16,21-27) fa parte della sezione del
Vangelo di Matteo, nella quale si alternano fatti e dialoghi
con cui Ges manifesta la preoccupazione di formare i
discepoli che saranno la base della sua Chiesa, in
particolare Pietro, la roccia sulla quale essa sar edificata.
Siamo nel cuore della rivelazione evangelica: l'identit di
Ges, la Chiesa, l'identit di Pietro, archetipo di tutti i
discepoli, la relazione tra Ges e i suoi discepoli, la novit
della relazione con Dio, la novit dell'esperienza che Ges
propone a chi lo segue, in rapporto all'esperienza ebraica
sulla quale rimane innestata, sono i temi presenti in
questa pagina che la Liturgia ci ripropone. Si tratta di una
pagina nella quale lo sfondo dell'Antico Testamento
evidente: uno studio attento deve ricollocare il Vangelo nel
contesto dell'esperienza ebraica nel quale nato, per poter
comprendere la sua radicale novit.
"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". A questa
professione di fede di Pietro, Ges risponde: "Beato sei tu,
Simone, figlio di Giona, perch n carne n sangue te
l'hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli". Se
formalmente la professione di fede di Pietro potrebbe
essere ricondotta all'attesa dell'A.T., la risposta di Ges
rivolta personalmente a Pietro, lo conduce a prendere
coscienza di una radicale novit: "n la carne n il sangue"
cio non un semplice ragionamento umano e neanche la
semplice appartenenza alla tradizione del suo popolo
hanno fatto conoscere a Pietro l'identit profonda di Ges,
ma una rivelazione personale del Padre. Ges il Figlio del
Dio vivente, mandato all'umanit, e lo in senso reale,
non nel senso generico nel quale anche il re, o ogni uomo
nell'A.T. chiamato figlio di Dio. Ges rivela a Pietro che il
Padre gli ha aperto la via per un'esperienza nuova: entrare
nell'intimit della vita del Figlio, per gustare l'esperienza
della vita di Dio. Anche Paolo parla della rivelazione del
Figlio di Dio comunicata a lui, quasi in termini identici
(Gal.1,16): questa rivelazione ha fatto di Paolo l'apostolo,
e di Pietro la roccia sulla quale Ges ha edificato la Chiesa,
contro la quale le forze del male non prevarranno. Ges,
questo concreto "Tu" al quale Pietro parla, il Figlio del
Dio vivente, questo "Uomo" attraverso il quale Dio dona
al mondo l'inesauribile ricchezza del suo amore: nessuna
forza del male potr mai prevalere sull'Amore che Dio.
Da questa esperienza di Pietro, prende inizio una storia
nuova, la storia della manifestazione di Ges, il Figlio del
Dio vivente, la manifestazione misteriosa dell'Amore che
Dio, e prende inizio la storia della conversione di Pietro
chiamato ad abbandonare le categorie umane con cui
normalmente pensa Dio, l'uomo e il rapporto tra l'uomo e
Dio.
"Da quel momento, scrive Matteo, Ges cominci a
mostrare ai suoi discepoli." Ogni parola del Vangelo, in
questo contesto, richiede la nostra attenzione: la
professione di fede di Pietro un nuovo inizio. Adesso
Pietro ha una chiave interpretativa nuova della storia: il
verbo "iniziare" ha un valore grande nella Bibbia. Non per
nulla la prima parola della Bibbia, come pure del Vangelo
di Marco e di Giovanni, proprio "in principio". Nel corpo
dei Vangeli l' "inizio" segna sempre l'azione di Ges: Ges
fa nuove le cose, le apre ad un senso sempre nuovo.
Adesso Ges comincia a "mostrare", non costruisce nuove
teorie, anzi, sottolinea ancora pi di prima la concretezza
della sua vita, l'aderenza alla quotidianit della sua storia:
"comincia a mostrare" che cosa significhi essere il Figlio
del Dio vivente, vivere tutto nella dimensione del Figlio del
Dio vivente, vivere nel tempo e nella storia, nel
frammento, nella fragilit, nel limite, l'infinito dell'Amore di
Dio.
"Comincia a mostrare": l'inizio del guardare la storia non
scandalizzandosi di Dio, l'inizio di uno sguardo sulla
storia che non terminer pi.
"Ges cominci a mostrare ai suoi discepoli che bisogna
che egli vada a Gerusalemme, soffra molto da parte degli
anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi e venga ucciso e
poi risorga il terzo giorno": la costruzione raffinata della
frase con il passaggio dei verbi dall'aoristo al presente, ci
invita a pensare che, se Ges parla della propria
esperienza, nello stesso tempo vede in essa,
simbolicamente presente tutta la storia. In questa frase
sintetizza tutta la sua esperienza filiale: "bisogna" che egli
viva abbandonato totalmente nel Padre, dal quale riceve
tutto. Bisogna che ascolti la Parola del Padre e la viva
come volont di amore, sempre, perch il Padre ama il
Figlio. Bisogna che vada a Gerusalemme per mostrare al
suo popolo che cosa significhi essere il popolo di Dio.
Bisogna che soffra da parte di coloro che pensano di
conoscere la Parola di Dio e di poterla gestire, ma in realt
l'hanno rinchiusa in una legge che uccide la libert e uccide
l'uomo. Bisogna che discenda, svuotandosi di ogni idolatria
di potere o di autoaffermazione per essere soltanto ci che
il Padre vuole che sia, per essere solo strumento della
forza del Padre che Amore. Tutto questo perch bisogna
che "il terzo giorno risorga": "il terzo giorno" non una
indicazione cronologica, ma qualitativa, il giorno senza
tramonto, il tempo pieno di senso. Il Figlio vive solo del
Padre che lo genera: solo svuotandosi di ci che
inautentico, ipocrita, idolatrico comincia a vivere di ci che
vale, solo vivendo di amore vive di Dio.
L'esperienza di Pietro d inizio alla storia della presenza
del Figlio del Dio vivente con gli uomini e d inizio (la
traduzione italiana omette lo stesso verbo "cominci") alla
storia della sua fede, della fede della Chiesa e della fede di
ogni credente. La professione di fede l'inizio del cammino
di fede di Pietro: anche Paolo, il grande apostolo ha dovuto
imparare a spogliarsi di se stesso, ad ascoltare le parole
del Signore: "Ti basta la mia grazia: la forza si manifesta
pienamente nella debolezza" (2Cor. 12,9). A Pietro,
entusiasta, generoso, appassionato del suo Signore, Ges,
subito, ha rivolto la sua Parola, forte, ma piena di amore:
"Tu mi sei di ostacolo, perch tu non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini". Anche Paolo chiede ai suoi
discepoli: "Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente,
santo e gradito a Dio. Non conformatevi alla mentalit di
questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra
mente, per poter discernere la volont di Dio, ci che
buono, a lui gradito e perfetto". (Rom.12,2). A Pietro, alla
Chiesa, a ciascuno di noi Ges chiede di porci, in ogni
momento la domanda: "Io penso secondo Dio o secondo il
mio pensiero umano?" Il Figlio del Dio vivente ci chiede di
abbandonare il nostro modo umano di pensare, di
valutare, di progettare il successo, la riuscita,
dimenticando che la forza di Dio passa attraverso la
fragilit, l'abbandono in Lui, la nostra Croce, l'Amore.

Perdersi e ritrovarsi
don Carlo Occelli
Perdersi.
Sono una di quelle persone che ogni giorno riesce a
perdere qualcosa. O meglio, smarrisco ogni cosa: dal
telefono alle chiavi di casa, dall'agenda alle chiavi
dell'auto. E allora eccomi nelle folli e nervose ricerche, su e
gi dalle scale, in sala in chiesa in sacrestia in oratorio in
auto e poi di nuovo in casa... e il tempo passa. Ah, certe
volte mi darei un pugno sul muso, poi mi limito a dirmi
qualche parolina colorita...
Perdere qualcosa fa arrabbiare e pu intristire. Certo le
chiavi si fanno rifare, il telefono lo si fa squillare nella
speranza di non averlo perso sul serio...
Smarrire un conto, perdere un altro.
Ma il vangelo oggi parla di perdere se stessi.
Gulp, forte e tremendo. Tristezza angosciante. Eppure
succede nelle migliori famiglie, nelle migliori comunit.
Succede di perdersi l dove si pensava di auto realizzarsi.
Perdo me stesso come prete quando gestisco la mia
parrocchia come un'azienda votata ad aumentare la
produzione di iniziative, quando guardo solo al numero
delle persone che ho di fronte, quando sono io a decidere
come si costruisce una comunit, quando ambisco al
potere, al gradino superiore, alla gerarchia come privilegio.
Quando insegno a Dio come si debba fare per risolvere le
cose.
Perdo me stesso quando mi gonfio degli incarichi che ho,
dimenticando che l'unico incarico datomi dal Signore
quello di prendere la croce. Che poi significa amare,
spendere la vita gratuitamente e gioiosamente. Non
sopportare, prendere. Scegliere la croce scegliere
d'amare.
Amico, ti sei perso? Ti arrabatti dalla mattina alla sera,
trascinandoti nella routine delle mille cose da fare, ma ti
senti vuoto? Senti di aver perso te?
Coraggio. Perch nel vangelo Dio che viene a cercarci, e
anche quando ci si perde c' sempre la possibilit di
ritrovarsi.
Guardiamo a Pietro. Testa di vitello cos simile a me
stesso. La scorsa settimana Ges lo dichiara beato per la
sua grande e coraggiosa professione di fede. Simone
diventa pietra quando intuisce che Ges la strada che
conduce al senso della vita, via della felicit che non
tradisce.
Un attimo dopo svela quale idea ha di felicit con l'identikit
di Messia che gli passa per la testa. D'altronde mica me la
posso prendere con Pietro: c' scritto in lungo e in largo
nella Bibbia che il Messia dominer da mare a mare fino ai
confini della terra, il suo potere sar universale.
Quindi quando Ges comincia a parlare di croce e di
sofferenza, di rinnegare se stessi e tutto quanto, apriti
cielo. Lo prende secco in disparte: ma tu sei fuori di testa
Ges! Hai dato via nel cervello, cosa bip stai dicendo, hai
bisogno di riposare guarda!
Lo rimprovera alla grande. Il vangelo usa lo stesso verbo
che mette in bocca a Ges quando scaccia i demoni
rimproverandoli. Pietro dunque da del demonio a Ges...
La cosa sembrerebbe troppo anche per noi. Eppure...
quando vogliamo insegnare a Ges ad essere salvatore
come vogliamo noi, quando vorremmo spiegare a Dio che
cos non si pu andare avanti, che tutta sta misericordia
non porta da nessuna parte, che la Chiesa sappiamo noi
uomini come bisogna condurla e costruirla... non stiamo
forse facendo come Pietro?
Non mi metto, di fatto, con i miei gesti e le mie parole,
davanti a Ges? Cerco di guadagnare me stesso, di
costruire comunit e gruppi che siano a mia immagine e
somiglianza, di asservire pi che servire... di riempirmi di
impegni e di cose, di oggetti e di lusinghe... ma che me ne
faccio di tutto se poi perdo la vita?
Se mi alzo e mi corico triste... a che giova tutto il resto?
Pensiamoci... ma di che la vogliamo riempire la nostra
vita?
Ritrovarsi.
Ges ribatte. Preciso e chiaro. La sua ripresa bellissima:
Pietro, rimettiti al tuo posto, dietro me. Unico il nostro
Signore, lui solo il maestro da ascoltare e seguire. E sulle
sue orme che vogliamo mettere i nostri passi.
E le sue orme portano alla croce, all'amore fino alla morte.
Perch questo il senso della nostra vita di credenti.
Amare, persino fino alla morte. Perch se l'amore non
avesse un volto per cui morire sarebbe solo illusione.
La condizione per seguire Ges chiara: finch pensi solo
alle tue ambizioni, finch metti te stesso al centro
dell'universo puoi continuare a frequentare la chiesa anche
ogni giorno, riempirti di rosari e buone intenzioni,
confessioni e catechesi. Puoi addirittura farti prete. E
perdere te stesso.
Quando cominci a prendere la croce, a scegliere pertanto
la via di coloro che venivano considerati i pi ignobili da
meritare quel supplizio, quando scegli la via dell'amore e
non del potere... allora ritrovi te. Ed bellissimo. Perch
non c' via che conduca alla felicit che non passi per il
dono di s. Altre strade promettono senza mantenere!
"Considerando che l'amore non ha prezzo
sono disposto a tutto per averne un po',
considerando che l'amore non ha prezzo
lo pagher offrendo tutto l'amore,
tutto l'amore che ho. " (Lorenzo)
Signore Ges,
mi rimetto dietro a te. Alla tua scuola di servo sofferente.
Cheto cheto come un bimbo ai primi passi.
Non mi chiedi di sopportare le croci della vita, come se
esse fossero semplicemente gli ostacoli e le difficolt che
incontriamo nel nostro cammino.
Chiedi di pi: prendere la croce, prendere l'amore servo
come unico senso della vita.
Chiedi di pi e doni di pi... ritrovo me stesso...
E la gioia di seguirti. Mi alzo e mi corico con la felicit
addosso.
Sei forte Ges!

Mi hai sedotto, Signore
mons. Roberto Brunelli

Le letture delle Messe festive sono state scelte dalla Bibbia
secondo precisi criteri. Salvo motivate eccezioni, per tutto
un anno si legge di seguito uno dei vangeli sinottici
(quest'anno, Matteo) e secondo l'argomento del brano
stata individuata la prima lettura: un passo dell'Antico
Testamento, con un suo commento costituito dal salmo
responsoriale. La seconda lettura segue invece un percorso
distinto (in genere la lettura continua di una lettera
dell'apostolo Paolo; in questo periodo, quella ai Romani) e
perci non intenzionale che il suo argomento sia in
sintonia con gli altri due. Per accade, come oggi: e in
fondo non se ne stupisce, chi ricorda la profonda unit e
coerenza tra tutte le parti che compongono la Sacra
Scrittura.
Ges annuncia ai discepoli la sua imminente passione e
Pietro, che si era appena sentito esaltare come
fondamento della Chiesa (lo si letto domenica scorsa),
protesta e promette: "Questo non ti accadr mai!"
guadagnandosi il pi severo rimprovero del Maestro, che
addirittura lo chiama Satana e aggiunge: "Tu mi sei di
scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli
uomini!". Poi, rivolto a tutti i discepoli che forse dal seguire
lui si aspettavano onori e gloria, li disillude: "Se qualcuno
vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita,
la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la
trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se
guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita?"
Queste espressioni basate sul binomio salvare-perdere
delineano la condizione del credente rispetto a chi non lo
: la differenza consiste nel valutare la vita presente e le
cose di questo mondo come le uniche e definitive, o come
semplice preludio ad altre, che valgono infinitamente di
pi. Chi non crede cerca di "salvare" la propria vita, cio
darle valore, spremendone tutte le soddisfazioni che gli
riesce, al limite sottomettendo a s il mondo intero; ma
questo non gli assicura, anzi gli preclude la vita futura:
tutto subito, e poi pi niente, per l'eternit. Conviene? Chi
invece fa un po' di conti per garantirsi il poi, l'avr, dice
Ges, seguendo lui, i suoi insegnamenti, il suo esempio: e
come lui si sottomesso alla croce, cos il discepolo resiste
alla tentazione di ritirarsi di fronte alle difficolt, alle
rinunce, ai sacrifici che pu comportare il mantenersi fedeli
a lui.
Ne d un impressionante esempio il profeta Geremia, del
cui libro la prima lettura presenta la pagina pi
drammatica (20,7-9). Egli racconta di s, della propria
vocazione, ed esordisce con una frase di un'audacia
inimmaginabile: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono
lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso". Ma
la chiamata divina non comporta una vita facile: "Sono
diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa
di me... La parola del Signore diventata per me causa di
vergogna e di scherno". Di qui la tentazione di lasciar
perdere: "Mi dicevo: Non penser pi a lui, non parler pi
nel suo nome!" subito per superata, perch "nel mio
cuore c'era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie
ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".
Ed ecco, in coerenza con le parole di Geremia e di Ges,
quelle della seconda lettura (Lettera ai Romani 12,1-2):
"Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi
trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per
poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui
gradito e perfetto". Insomma lo stesso invito di Ges a
"pensare secondo Dio": dunque a non temere di andare
controcorrente; pur se non facile, pur se questo
comporta incomprensioni e derisioni, il credente non si
blocca sull'immediato, perch sa valutarne le conseguenze,
sa guardare pi in l. E' stato anche l'invito del papa,
domenica scorsa, ai due milioni di giovani riuniti a Madrid.

Commento su Matteo 16,21-27
Omelie.org - autori vari
La colletta di questa domenica parla di discernimento, di
cosa giusto e cosa non lo , agli occhi di Dio: perch
qui che si gioca la partita, capire che quello che io penso
essere buono non lo necessariamente, se non lo agli
occhi di Dio... ma andiamo per gradi.
Domenica scorsa abbiamo letto la confessione di Pietro:
tutto bene, i discepoli hanno capito tutto, finalmente si
esce dal non compreso, proprio vero che Ges il
messia, non stiamo mica perdendo tempo... non abbiamo
mica creduto invano. Ma non si fa in tempo a prendere un
respiro di sollievo, nemmeno un sospiro, che Ges ha gi
svoltato l'angolo: io sono un messia speciale, che proprio
non ne vuole sapere di diventare re...
ma pensa a quanto bene si potrebbe fare con solo un
pochino di miracoli in pi, con l'appoggio di qualche
potente, con qualche stretta di mano un po' scivolosa, la
solita logica del mondo, brutta ma efficace. Ma Ges
proprio non ci sta...
Quando penso ai contemporanei di Ges mi stupisco che si
siano persi in un bicchiere d'acqua, poi penso che quel
bicchiere d'acqua ancora oggi sembra enorme. Loro
volevano un capo politico che sistemasse tutto... io vorrei
Qualcuno che mi risolvesse tutti i problemi e possibilmente
si caricasse anche la mia croce, e quindi alla fine cos
diverso? Se io prego che Ges mi tolga ogni peso, poi
cos diverso dal quel tempo? Ges non venuto a risolvere
i problemi, altrimenti potremmo dire che siamo ancora
distanti dalla sua missione, una volta che i discepoli hanno
capito che era il Messia, poi ha dovuto spiegare chi fosse in
realt il Messia, uno che, vero, salvava il popolo, ma
secondo la logica e lo stile di Dio. Ges gli spiega con
calma che la sua missione quella di dare la vita per il
mondo, che significa svelare chi veramente Dio e cosa
pensa e fa per me: allora scopro che Dio mi vuole bene,
che pensa a me, e la cosa che pi lo preoccupa non sono
le cose che preoccupano me (come va questo pazzo
mondo di fuori, la mia salute, che i miei bei progetti si
possano compiere...); a Lui invece sta a cuore che io non
sia pi capace di donarmi a qualcuno o a qualcosa che sia
veramente di valore, che io ormai viva barricato dentro il
mio castello di carta, che il mio vicino non riesco pi a
guardarlo come fratello, ma come nemico o scocciatore...
questo ci che preoccupa Dio. Allora anch'io mi devo
mettere in discussione, perch non per niente vero che
io sia al riparo del rischio di Pietro, cio di mettermi ad
insegnare al maestro come si fa il mestiere di Messia...
basterebbe pensare con attenzione a come prego: mi fido
veramente o no? sono capace di "offrire" la realt a Dio
(compreso me stesso e la mia vita) come un'offerta
gioiosa? O invece faccio la lista dei doveri pi o meno
inevasi di Dio?
Per questo Ges sembra cos duro con Pietro, perch gli
vuole far capire che quello l'unico rischio da fuggire a
tutti i costi: si pu sbagliare, si pu accettare anche la
peccaminosit dell'uomo, ma finch rimane Ges a guidare
non c' problema; se invece sono io a guidare, anche con
le migliori intenzioni, mi perdo. Perdersi un verbo grosso,
vero, ma se io smarrisco il collegamento con Cristo, io
perdo Lui e me stesso, perch alla fine nemmeno io so pi
chi sono, che ci sto a fare quaggi, a che serve tutto il
bene che con fatica oggi faccio e domani potrei non
trovare pi.
Io non mi salvo perch le cose vanno bene, perch la mia
salute a prova di bomba, io mi salvo perch in ogni
frangente della vita, sia come sia, bello o brutto,
deprimente o quotidiano, io vivo con Cristo, come fa Lui e
con la forza dello Spirito Santo.
La battaglia sta tutta qui: io mi devo convertire perch
ogni giorno mi accorgo che non la penso cos, come
Geremia che nella prima lettura si diceva arrabbiato con
Dio che lo aveva messo in mezzo al popolo a fare da Sua
voce e l'unica cosa che ne aveva indietro erano gli scherni.
Dio, quasi con gentilezza, gli spiegher che si deve
convertire, che il suo essere voce la parte finale
dell'essere prima l'occhio di Dio, nel vedere il mondo come
lo vede Dio e, soprattutto, essere il cuore di Dio, che
doveva amare i suoi connazionali come li amava Dio, solo
allora poteva essere, in modo efficace, anche la Sua voce.
O come Paolo, che dice ai Romani che devono cambiare il
loro modo di ragionare, il loro sistema di vita, a partire dal
loro corpo, tempio vivo dello Spirito, che deve diventare il
luogo dove si vive il culto spirituale... vi ricordate il
discorso alla samaritana circa il culto in spirito e verit? Lo
spirito nuovo quello di chi ha scoperto che la vita non gli
appartiene, perch fatta per essere un dono al fratello,
dono che vuol dire regalo, non prestito, leasing o
vagheggiamento (pensiamo agli sposi che sono chiamati a
donarsi la vita reciprocamente, ai genitori che si svuotano
per i figli, a chi rimane onesto e accetta di farsi "superare"
dai furbi); "la vita dono" significa che io posso mostrare
ai fratelli come si vive, proprio come ha fatto Ges tanti
anni fa: si vive cos. Questa la spiegazione della frase:
"chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la
sua croce e mi segua". A noi che conosciamo la storia della
morte e resurrezione di Ges appare del tutto chiara, ma
quando l'ha detta Ges chi ascoltava capiva che la vita del
discepolo assomiglia a quella dell'uomo a cui veniva data
da portare la croce, cio il condannato a morte, certo un
immagine forte ma che non lascia spazio all'ambiguit: la
tua vita non ti appartiene perch, se l'hai capita, sai da
solo che ne devi farne un dono, solo andata, non vuoto a
rendere o ricompense facili, un dono per chi la provvidenza
ti mette di fronte: questo il cuore del discepolo, cos si fa
ci che gradito a Dio. Capito allora perch l'errore di
Pietro era cos grave? Te la senti di rimetterti nella fila dei
discepoli per seguirlo su questa strada?
Non facile ma ne vale la pena.
Commento a cura di Marco Simeone

Quanti no bisogna dirsi per volersi bene
don Marco Pedron
Domenica scorsa Pietro aveva riconosciuto in Ges il
Vivente, colui che fa vivere veramente. Gli apostoli iniziano
a intuire chi sia Ges e cosa voglia dire essere suoi
discepoli. Ma c' una dimensione dalla quale sono ancora
lontani e che rifiutano: il prezzo dell'autenticit.
Ges ha gi parecchi nemici, pi volte hanno tentato di
ucciderlo, sta scomodo ad un sacco di persone che
sarebbero ben contente di toglierselo dai piedi, attira
invidie e gelosie. Per molto tempo Ges si evitato, per
quanto possibile, ogni tipo di "grana": se ne stava lontano
da Gerusalemme e per quanto poteva cercava di evitare
un inasprimento del conflitto con le autorit.
Ma ad un certo punto della sua vita, Ges cambia direzione
e progetto (la cosa molto evidente nei vangeli!). Ad un
certo punto Ges va a sfidare i suoi nemici (16,21), va l
dove sa benissimo risiede il potere. Ges va proprio nella
tana del nemico: Ges va a Gerusalemme.
Questo annuncio che Ges fa ( il primo di tre) non una
preveggenza, come se lui sapesse in anticipo cosa poi gli
sarebbe successo. E' conseguenza di un semplice
ragionamento. A Gerusalemme lo odiano; a Gerusalemme
sono preoccupati per la sua fama crescente e non vedono
l'ora di trovare un modo per sbarazzarsi di lui; a
Gerusalemme hanno il potere di ucciderlo e di farlo
passare per quello che non (eretico): non ci voleva mica
tanto per capirlo! Cosa vuoi che gli facessero i sacerdoti,
gli scribi e gli anziani? Che gli stendessero un tappeto
rosso? Quando l'avranno visto non gli sar sembrato vero!
Quando ne hanno avuto l'occasione non gli sar parso vero
di potersi disfare di una "rogna" cos grande.
Ma perch allora questa scelta cos decisa, cos drastica,
cos illogica secondo i nostri criteri ( andato in bocca al
nemico!)? Perch questa determinazione? Perch questo
"dover" andare a Gerusalemme (16,21)? Difficile da dirsi.
Ges sapeva benissimo cosa l'avrebbe aspettato. Nessuna
televisione in testa con il futuro: semplicemente lo
capivano tutti cosa gli sarebbe successo, era ovvio!
Gerusalemme era il centro politico e religioso. La Galilea e
i luoghi di predicazione di Ges erano al margine, tutto
sommato, delle questioni politiche del tempo. Un profeta a
Nazareth poteva infastidire ma non entrava nelle grandi
logiche politiche del tempo. Non era un problema. Ma
Gerusalemme, invece, era il centro.
Ges ad un certo punto si detto: "Io vivo questo. Io vivo
e sento che Dio Padre. Sento che l'uomo non cattivo,
solo lacerato da divisioni interne e da relazioni malsane;
sento che non c' niente di cattivo e di impuro; sento che
l'uomo pu guarire dalle sue malattie; sento che Dio ci
vicino, ci accompagna ed per noi; sento che ci pu
guidare l'amore e la compassione nelle nostre giornate;
sento che possiamo alzarci e prendere il volo e percepire la
bellezza della nostra vita; sento che siamo tutti fratelli,
tutti uniti, che c' un unico legame che ci unisce tutti al
Tutto; sento che questa religione della paura,
dell'ignoranza e dell'oppressione viene dagli uomini e non
da mio Padre, ecc. Ora se Dio con me, se davvero Lui
che mi guida, se tutto questo vero, allora io devo andare
al centro del mondo (Gerusalemme era il centro di quel
tempo per un ebreo)".
Ges, cio, vuole cambiare il mondo, vuole cambiare la
religione del suo tempo, vuole fare un mondo nuovo. Ges
alza la sua pretesa: "Ma vuoi che Dio mi abbandoni? Se Lui
cos come dico io, sar con me anche a Gerusalemme e
insieme faremo cose grandi". Per ci che crede Ges
disposto a giocarsi del tutto, anche a morire. Un uomo che
non disposto a pagare per le sue idee o non vale l'uomo
o non valgono le idee.
All'inizio sembr e fu un fallimento la pretesa di Ges: Dio
non oper ci che lui pensava. Gerusalemme non si
convert e non gli credette. Anzi lo uccise con gran felicit
di tutti! Ma poi dopo la resurrezione fu proprio come lui
aveva detto: aveva ragione lui.
Gli anziani (16,21), uomini d'esperienza di fronte a Ges,
dicevano: "Ma infantile, un adolescente! Ma chi si
crede di essere! Noi sappiamo; noi abbiamo studiato; noi
conosciamo la Bibbia. Cos' tutto questo sentimento? Tutti
questo contatto, tutti questi abbracci? Questo toccare le
donne da parte di un maestro?". Per uomini "anziani" o
semplicemente morti dentro, Ges troppo intenso,
troppo caldo, troppo pieno di vita, di amore, di emozione,
di slancio; troppo pieno d'amore. Per chi morto dentro,
per chi freddo, per chi non conosce pi l'amore, per tutti
gli uomini rigidi, senza slancio, corazzati per paura,
incapaci di emozioni, Ges e sar sempre uno da
eliminare.
Per i sommi sacerdoti, Ges un'idealista, un sognatore:
"Ma chi si crede di essere? Non ha neppure studiato cos
tanto e crede di conoscere Dio, crede di sapere chi ? Si
mette contro la tradizione e contro tutti noi". Per chi
arroccato nella verit, per chi non ha nulla da cambiare
perch ha la verit, per chi non disposto a mettere in
gioco le proprie immagini di Dio, Ges un eretico, uno da
eliminare.
Per gli scribi, Ges un sovversivo, un anarchico, un
trasgressivo: "Ci servono regole chiare, regole precise, che
dicano cosa si pu e cosa non si pu fare; che dicano
chiaramente cosa "religioso" e cosa no; regole che ci
indirizzino e che ci dicano se facciamo giusto". Per chi ha
bisogno di essere condotto, di rimanere sempre a otto anni
dove il pap e la mamma ti dicono cosa devi fare, per chi
ha bisogno dell'approvazione di qualcuno ("Hai fatto
secondo la regola: bravo!"), per chi non vuole prendersi la
responsabilit di ascoltare il proprio cuore, Ges troppo!
Hai la tua vita, vivila in prima persona e non permettere
che nessuno la guidi al posto tuo. Vivere cos
meraviglioso ma responsabilizzante, per alcuni troppo!
Per uomini cos Ges era semplicemente da "far fuori", da
crocifiggere. Era troppo pericoloso per il loro cuore!
E quando Ges paventa la possibilit e la probabilit di uno
scontro duro, frontale e forse mortale, Pietro reagisce e gli
dice: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadr
mai!" (16,22).
Guardate cosa fa Pietro. Ges sta andando nella sua
direzione (Gerusalemme). Pietro lo trae in disparte
(16,22), lo tira fuori dalla sua strada. Pietro gli dice: "No,
tu non devi fare cos!". E glielo dice con forza. Il verbo
(epi-timao) vuol dire rimproverare (indica lo sgridare uno
alzando la voce perch sta sbagliando). E' lo stesso verbo
che Ges utilizza per sgridare i demoni (17,18).
In questo momento Pietro dice a Ges: "Tu Ges sei
satana, ti sbagli, perch non dev'essere cos". E Ges:
"No, amico, tu sei satana. Vai dietro e non ti permettere di
intralciare la mia strada". Pietro vuole decidere della vita di
Ges; Pietro vuole suggerirgli, meglio, gli vuole dire cosa
deve fare e cosa non deve fare. In questo momento Pietro
satana.
Ogni volta che uno vuole dirigere la vita di un altro
satana. Perch se tu vuoi dirigere la mia vita stai tentando
di rubarmela. Hai la tua: guida la tua! E lascia a me
guidare la mia. E' chiaro che chi cerca di dirigere la vita
degli altri lo fa perch non sa dirigere la propria.
Il ragionamento di Pietro un ragionamento umano
(16,23): "Non rischiamo troppo Ges; meglio che ci
proteggiamo; meglio che facciamo delle scelte
conservative; meglio che per un po' stiamo buoni; anche
se non andiamo fino in fondo, guarda quanto successo
abbiamo, Ges!". Ma Ges non ragiona cos. Ges rimane
fedele al Padre, a ci che vive dentro di s e per nessuno
motivo tradir se stesso, il proprio cuore e suo Padre.
Per questo Pietro diventa "scandalo". Lo "scandalo" era la
pietra che ti faceva inciampare. Tu facevi la tua strada e
una pietra ti faceva cadere, ti impediva di proseguire la
strada. E' proprio scandaloso quando qualcuno ti impedisce
di fare la tua strada!
Un figlio, finita la maturit, indeciso se fare veterinaria
(gli animali sono la passione della sua vita) o
giurisprudenza (come suo padre). Suo padre gli dice: "Fai
come vuoi, ma vedi, questo studio tuo. Fai come vuoi!,
ma qui hai gi la strada fatta. Fai come vuoi, ma sappi che
ci starei male se non lo facessi. Fai come vuoi, ma fare il
veterinario non produce molti soldi. Fai come vuoi tu; se
fai il veterinario, per, non venire poi a chiedermi soldi o
quant'altro!". Evviva la libert!
Un ragazzo voleva uscire dal seminario (aveva tredici
anni!). Allora lo and a dire a sua madre (donna molto
religiosa) che gli disse: "Guarda che Ges non mica
tanto contento se esci, sai!".
Una donna si confida con un'amica (separata): "Non va
ben tra me e mio marito!". L'amica: "Lascialo! Tanto un
altro lo trovi dove vuoi!". Non proiettare mai i tuoi nodi
irrisolti sugli altri!
E' scandaloso che le persone tentino di farti fare la strada
che loro vogliono. Fai la tua e lascia a me la mia. E se ti
chiedo un aiuto, aiutami a vedere la mia strada, non dirmi
di fare una che vuoi tu!
Quell'espressione: "Vattene, satana" (16,23) la stessa
che Ges dice al tentatore, al diavolo nel deserto (4,10).
Quel Pietro che discepolo, che sar Papa, adesso qui il
demonio. Pietro qui il diavolo, satana, il tentatore.
Satana quando tu ti ostini, ti metti contro, ostacoli,
resisti, al piano di Dio.
Satana nella Bibbia non mai nemico di Dio ma degli
uomini. Indica un ostacolo forte nella direzione di Dio.
Satana non ha mai un nome proprio (solo una volta e in un
contesto particolare denominato come una persona, con
il proprio nome 2 Cr 21,1) ma sempre un nome comune
(es: Gv 8,44: Padre della menzogna").
Satana (lett. avversario; in tribunale era colui che si
poneva a destra dell'accusato per denunciarne e farne
risaltare le colpe) o il diavolo (lett. colui che divide, che
separa, che spezza) non sono un'entit divisa, altra da noi.
Come se ci fosse realmente Dio e l'anti-dio (satana), il
Bene e il Male (il manicheismo fu un'eresia condannata
tanti secoli fa dalla chiesa).
Certo che c' il male, la perversione e il diabolico! Ma non
qualcosa fuori di noi, dentro di noi. C' perch non
siamo evoluti, perch non lasciamo spazio a Dio, perch il
buio, l'ombra e lo sconosciuto in noi; perch i nostri
impulsi prendono il sopravvento; perch la rabbia e l'odio
invece che essere liberati rimangono in noi; per i limiti
della nostra condizione umana e per tanti altri motivi.
E' pi semplice dire: "E' il demonio!". Credere
nell'esistenza di una persona chiamata "demonio"
semplicistico. Cos gli si attribuisce tutto ci che non
capiamo, che non sappiamo. E' molto pi difficile, invece,
da digerire la verit che io sono (posso essere) il demonio,
che io sono satana. Il demonio non fuori di noi, altro da
noi, dentro in noi, in noi.
Pietro, in questo istante, lo stesso demonio con cui Ges
si confrontato nelle tentazioni. L il demonio (che era una
voce interna a Ges) cercava di distrarlo dalla sua strada,
e qui il demonio (la voce di Pietro) fa lo stesso.
La mentalit di un demonio fuori di noi ha creato nella
storia aberrazioni tremende. Cos il demonio entrava nelle
persone e se ne impossessava, per cui queste persone
erano "demoniache".
Dal 1275 (primo caso) al 1793 (ultimo caso conosciuto)
sono state uccise migliaia di streghe. Si parla da un
minimo di centomila ad un massimo di due milioni!
Papa Innocenzo VIII (Papa che aveva vari figli, alcuni
anche riconosciuti!) scriveva: "Molti individui di entrambi i
sessi hanno malvagie relazioni con i demoni incubi e
succubi. Con i loro incantesimi, le loro seduzioni, scongiuri
e altre superstizioni sacrileghe, con eccessi, crimini e delitti
di sortilegi, fanno deperire e morire fanciulli, piccoli
animali, raccolti, uva, frutta, uomini, donne, greggi,
bestiami e altri animali, vigne, verzure, prati, pascoli,
grano, frumento ed altri prodotti della terra. Con indicibili
sofferenze sia interne che esterne esercitano il loro
malefico influsso e tormentano uomini e donne, bestie da
soma, greggi, bestiami e altri animali. Impediscono la
procreazione di figli".
Il libro "Il martello delle streghe" insegnava come, quanto
e dove torturare le donne sospette di stregoneria. Fu best-
seller, con trentaquattro edizioni e trentacinquemila copie.
In codesto libro si scriveva: "... E di conseguenza bisogna
chiamare questa eresia non degli stregoni (cio, uomini)
ma delle streghe (cio, donne), perch la denominazione
risulti ancor pi giustificata. E sia benedetto l'Altissimo che
finora ha preservato il sesso maschile da un cos grande
flagello. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in
questo sesso, e perci lo ha privilegiato".
Il Papa Giovanni XXII era talmente superstizioso che
portava con s un pane in cui era conficcato un coltello
d'argento, ritenuto amuleto infallibile contro le
stregonerie; e lo stesso Papa condann nel 1328 al rogo il
vescovo della sua citt natale perch accusato di
stregoneria. Non c' bisogno di commenti!
Tre sorelle non riescono ad avere figli. Rimangono incinte
ma poi sempre "lo perdono". Si parla di una maledizione.
La suocera della loro madre (vivevano insieme ed era una
guerra continua), in preda all'ira, un giorno le disse: "La
pagherai che mi hai portato via mio figlio e che lo hai
traviato!". Queste parole risuonarono come una bomba di
timore nel cuore della loro madre. Se avesse avuto un po'
pi di fede avrebbe sorriso a queste parole; ma quando la
paura attanaglia i nostri cuore, le parole non sono pi
parole ma diventano realt, fanno effetto. Nessuna
maledizione, solo un grande conflitto della madre, che
purtroppo si trasmise alle figlie. Ma risolto, tutte le figlie
partorirono felicemente.
Una donna del paese era chiamata "la strega". Invece di
avere il gatto nero (ai miei tempi c'era un'auto: la Prinz
verde) o l'autoambulanza o una suora, la gente aveva lei.
A chi la vedeva, doveva poi accadere qualcosa di nefasto.
E siccome chi vuol vedere una cosa la vede anche se non
c', ecco fatta la strega! Nessuna strega: solo tanta
ignoranza.
Una ragazza, si diceva, "era posseduta" dal demonio. Cos
la portarono da un frate esorcista. Dopo l'esorcismo guar.
Certo: la rabbia e l'odio di questa donna era cos grande,
la dissociazione cos forte, che solamente un rito forte,
profondo, che facesse appello alla sua anima e alle sue
forze pi interne poteva aiutarla a riunire la sua
disgregazione interna (per questo poteva farlo, forse, solo
il frate!). E cos fu.
Il demonio, per la Bibbia, non mai una persona ma una
situazione. E' quando tu non sei pi tu, ma come se un
altro fosse entrato in te e parlasse al posto tuo. Non sei
pi tu ma un altro. E' quando uno "ha un demonio nel
corpo". Non sei pi tu che possiedi e guidi la tua auto, ma
lei che ti porta dove vuole. Pietro stato Papa; Pietro
stato il demonio. Io sono figlio di Dio. Io sono il demonio.
Il demonio ha tre funzioni: divide invece di unire; accusa e
giudica invece di comprendere e di amare; non ti fa essere
te stesso, ti fa essere la deformazione di chi sei tu.
C' un uomo che ogni giorno, costi quel che costi, deve
avere un rapporto sessuale con sua moglie. La Bibbia,
direbbe: "Ha un demonio dentro, perch dai, bisogna
proprio assolutamente ogni giorno?!".
Un uomo quando "scatta" impreca, urla, diventa rosso,
una iena e bestemmia: "Ha un demonio dentro".
Un altro quando s'arrabbia non si controlla e alza le mani
con suo figlio: "Ha un demonio dentro!".
C' una donna che ha da dire su tutto, niente e nessuno le
va bene; tutto fa schifo, tutto sbagliato: "Ha un demonio
dentro", perch chiaro che mica tutto il mondo
sbagliato.
C' un uomo che era solare, simpatico, meraviglioso.
Adesso in depressione, non sembra pi lui. Triste,
abulico apatico, irriconoscibile: "Ha un demonio dentro;
non pi lui".
Pietro rifiuta la sofferenza di Ges. Dice: "No, non
possibile che ti accada; questo non ti accadr mai"
(16,22). Nessuno vuol soffrire e nessuno, sano di mente,
cerca la sofferenza. Ma non questo il punto.
Ges poi dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua"
(16,24).
Intanto si dice "sua croce": ognuno ha la sua. Alcune
persone si sentono pi "sfortunate" rispetto ad altre. Non
c' confronto: io ho la mia vita con le sue difficolt, tu le
tue. Non guardare agli altri, prenditi cura delle tue. Se
guardi agli altri eviti le tue.
Poi c': "Rinnegare (lett. "dire di no a") se stesso". Queste
parole hanno fatto credere che bisognasse perdersi,
esaurirsi per gli altri; che ascoltare i propri bisogni, i propri
desideri o i propri sogni fosse peccato o negativo.
E, infine, "croce". Alcuni hanno pensato che "prendere la
croce" fosse darsi delle sofferenze. C' stato nella storia
chi si punito, frustato, procurato tormenti al proprio
corpo. Oggi se uno facesse cos lo considereremo un
autolesionista e lo manderemo da uno psichiatra. Un'idea
di questo c' rimasto nel detto che "la vita una croce".
Ma cosa vuol dire questa frase? Ges ha avuto la sua croce
e tu hai la tua. La sua croce non stata il morire in croce,
questa la modalit, diversa per ciascuno, ma l'essere
fedele a se stesso, cio al Dio che aveva dentro. Se tu sei
fedele a te stesso, al Dio che hai dentro, senza
raccontartela, incontrerai inevitabilmente "la croce", cio,
difficolt, scontri, opposizione, rifiuto, odio. Ci saranno
giorni in cui dovrai compiere delle scelte e saprai che
queste scelte ti esporranno, creeranno risentimento,
disapprovazione o forse odio intorno a te, e dovrai
decidere se seguire il tuo cuore o la tua paura.
Un imprenditore del Sud ha avuto una serie di "diffide"
dalla mafia: cedere od opporsi? Lui ha denunciato tutto.
Ma sa benissimo che una scelta che potrebbe costargli
cara.
Alex Zanotelli rispondendo ad una domanda ha detto: "La
mia croce sono i poveri. Sento il bisogno di essergli fedele,
di prendere le loro parti, perch hanno il diritto di essere
uomini e di essere rispettati. Facendo cos ho perso il ruolo
che avevo e l'amicizia di molti; molti storcono il naso a
solo sentire il mio nome; qualcuno ha cercato di ridurmi al
silenzio e forse qualcuno mi ha anche tradito. E' una scelta
che mi costata molto, ma sono rimasto fedele al mio
cuore".
Croce, allora, per Ges come per me: vado fino in fondo
alla mia vocazione, alla mia strada, a ci che la Vita mi
chiede di vivere, e lo chiede solo a me. Non mi sottraggo
alle possibili conseguenze e non ascolto la voce della paura
e del compromesso. Sospinto dalla Sua forza seguo il mio
cuore, ovunque mi porti fino anche alle conseguenze pi
pericolose, radicali o estreme. La meraviglia che chi
rimane fedele a s non si sentir mai tradito. Magari
rimarr da solo o soffrir molto. Ma essere fedeli al Dio in
noi non tradisce mai. Ci d la sensazione chiara e certa di
essere dietro a Lui, di seguirlo nella nostra strada.
E rinnegare? Rinnegare vuol dire dirsi di no. E quanti "no"
bisogna dirsi!
Ho un bisogno d'amore dentro enorme. Vado dalle persone
e gli dico: "Riempi il mio buco". Cos mi attacco, pretendo,
rivendico, esigo. E, invece, mi devo dire: "No!", nessuno
pu colmare il mio buco. Devo imparare a darmi ci che mi
serve e a convivere con il mio vuoto.
Ho una rabbia repressa dentro. E sfogo sul mio partner che
non mi capisce, che non all'altezza, che non mi fa felice,
che dovrebbe capirmi, che dovrebbe essere diverso. Ma mi
devo dire: "No!". Sono io che non sono in pace con me;
sono io che ho "un demonio" dentro, che sono sempre
tormentato.
Sto vegetando, sopravvivendo. Tiro avanti, non ho pi
slanci, n voglia di vivere. Allora mi devo dire: "No!", devo
rinnegare, rifiutare questo modo di vita. Perch Dio mi ha
fatto dono della Vita e io la sto sprecando. Vegeto perch
ho paura di cambiare rotta e temo le conseguenze.
Sento che la mia fede si sta impoverendo. Mi dico: "Ma se
faccio quello che ho sempre fatto perch adesso non va
pi bene?". E vorrei che tutto funzionasse come prima.
Allora mi devo dire: "No!", qui non si pu continuare cos
perch la mia anima languisce. Devo fare qualcosa.
Ho quarant'anni e sento che si rotto qualcosa: sono
triste, insoddisfatto, innervosito. Ma faccio finta di niente,
faccio le cose come prima e cerco di dirmi che non vero,
che solo un periodo, che passer. Mi devo dire: "No!",
non passer e non un periodo. Devo pormi davanti la
questione anche se so che difficile e che mi costringe a
muovermi dalle posizioni attuali.
Tra me e mia moglie (marito; figlio; amico) si "rotto"
qualcosa. E' difficile accettare che le cose "non sono pi
come prima". E' puerile andare avanti come se niente
fosse successo. Ma non funziona. Allora mi devo dire:
"No!", qui dobbiamo fare qualcosa; qui c' qualcosa che
non va.
Bevo troppo; ho un bisogno estremo che gli altri mi dicano
che sono bravo; sono troppo attaccato all'apparenza e al
non sfigurare; penso solo al sesso; bestemmio sempre e
sono colmo di ira; "scatto" in continuazione; non riesco ad
esprimere affetto; sono arido come un fiume in secca: non
posso far finta di niente. Mi devo dire: "No!", cos non va
bene, cos non mi va bene. Devo prendere in mano questa
situazione.
E non difficile dirsi di no? E non difficile vedere ci che
c' da vedere? E non fa piangere, a volte, mettere il dito in
certe ferite? Eppure dirsi "no" l'unico modo per dirsi "s".
Amarsi, accettarsi e volersi bene rinunciare, rinnegare, i
comportamenti, gli schemi, che ci fanno male.
Poi Ges dice: "Chi vorr salvare la propria vita la perder;
ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover"
(16,25).
Un uomo, con un tumore abbastanza aggressivo, mi ha
raccontato questo: "Sono andato dall'oncologo e gli ho
detto: "Dottore, guardi che io voglio guarire!". E il dottore:
"E perch vuoi guarire?". E io: "Perch voglio stare bene!".
E lui: "E quando stai bene, che te ne fai della vita?". E mi
ha spiazzato: che me ne faccio della vita e della salute? Ho
capito: non sarei mai potuto vivere perch, riavuta la vita,
non sapevo poi cosa farmene!". E cos quell'uomo ha
cambiato totalmente vita e ha trovato ragioni profonde per
vivere. Ed anche guarito!
La vita non pu essere preservata! Non si pu rimanere
sempre giovani! Non si pu vivere per sempre! Non si pu
garantirsi da ogni imprevisto! Non si pu fare
l'assicurazione-vita credendo che tutto andr bene! Chi
vive cos, non vive! E' tutto concentrato a conservare
qualcosa, invece di utilizzarlo.
Vi ricordate la parabola dei talenti? Il terzo uomo, invece,
di impiegarlo, di spenderlo, di giocare, il proprio talento, si
solo preoccupato di conservarlo e cos lo ha nascosto.
Tanto uguale per tutti: la vita la perdiamo! E' illusione
pensare di conservarla! Allora spendila, giocala, investila,
per qualcosa che abbia senso, che sia significativo. Allora
sentirai un senso e un significato profondo alla tua
esistenza. Altrimenti una vita banale, sprecata.
Ironicamente Ges commenta: "Qual vantaggio infatti avr
l'uomo se guadagner il mondo intero, e poi perder la
propria anima?" (16,26).
Alcune persone conquistano il mondo ma non sono felici,
non possono esserlo. Perch ci che d felicit vera la
propria anima. Se l'anima (la parte interna, spirituale,
divina) vive l'uomo vive, altrimenti no.
Puoi dare tutto ai tuoi figli, ma se non c' anima, rapporto,
complicit, sorrisi, hai perso i tuoi figli. Puoi avere una
casa da Beverly Hills, ma se non c' comunicazione,
scambio, intensit, coinvolgimento affettivo con tua
moglie, a che ti serve? Puoi avere una bellissima immagine
agli occhi degli altri e magari sei anche rispettato,
acclamato e apprezzato, ma se dentro ti senti vuoto, senza
valore, depresso, a che ti serve? Puoi avere un sacco di
soldi, di tutto, permetterti cose grandiose, ma se non senti
e non percepisci la vitalit e l'ebbrezza della vita, dimmi, a
che ti serve?
La vitalit di un albero in ci che sta dentro; la vitalit di
un uomo in ci che ha dentro.
Ges poi dice: "Poich il Figlio dell'uomo verr e render a
ciascuno secondo le sue azioni" (16,25). La Vita ci d
quello che noi vogliamo. Ciascuno avr ci che vorr (non
ci che dice di volere).
Se tu non fai un attimo di silenzio e non ti ascolti mai non
chiederti poi perch sei cos nervoso. Se tu non preghi mai
e non ti dai momenti e spazi per l'anima non chiederti poi
perch ti senti cos arido. Se non ti dai tempo e spazio per
raccontarti e ascoltare i tuoi cari non chiederti poi perch li
senti cos lontani. Se tu non cambi mai, rimani fermo nelle
tue posizioni e non ti smuovi, non chiederti perch non
capisci pi il mondo, perch ti senti "fuori", perch ti senti
vecchio o fuori posto. Se tu non affronti i tuoi demoni
interni e le tue paure non chiederti poi perch sei cos!
E' quello che tu hai voluto e lo hai avuto. E' quello che tu
hai cercato e lo hai trovato. Ognuno avr ci che lui vorr.
Pensiero della settimana
Satana forte ma se sei ancorato in Dio, non ha pi
potere.
Il buio potente ma la Luce pi forte.
La paura paralizzante ma sei vivi nella fede non ti frena.
Quando viene il vento forte, la quercia non teme.
Non hai nulla da temere se sei radicato in Dio.

Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini!
Movimento Apostolico - rito romano

Se leggiamo con attenzione l'insegnamento che Ges dona
ai suoi discepoli, scopriremo una eterna verit, che dovr
accompagnarci per tutti i secoli: "Allora Ges si rivolse alla
folla e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mos si
sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto
ci che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere,
perch essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli
pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della
gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla
gente: allargano i loro filattri e allungano le frange; si
compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi
seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabb" dalla gente. Ma voi non fatevi
chiamare "rabb", perch uno solo il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi
sulla terra, perch uno solo il Padre vostro, quello
celeste. E non fatevi chiamare "guide", perch uno solo
la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi pi grande, sar
vostro servo; chi invece si esalter, sar umiliato e chi si
umilier sar esaltato" (Mt 23,1-11)
Ges non vuole maestri nella comunit dei suoi discepoli.
Vuole che sia Lui, solo Lui, l'eterno, l'universale,
l'imperituro Maestro di ogni uomo. Solo Lui da imitare:
"Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi
dar ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate
da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro
per la vostra vita. Il mio giogo infatti dolce e il mio peso
leggero" (Mt 11,28-30). Solo Lui da seguire, solo con Lui
confrontarsi, solo da Lui apprendere. E Petro cosa fa?
Vuole essere lui maestro, guida, interprete della volont
del Padre per Ges. Vuole essere lui a condurre Ges
dietro i suoi pensieri, anzich lasciarsi condurre dall'unico
Maestro. Ges conosce la volont del Padre e sa che tutto
si deve compiere per Lui sulla croce, in Gerusalemme.
Pietro vuole invece che Ges non vada in Gerusalemme.
Non solo non vuole. Lui anche disposto ad impedire che
questo possa accadere.
Da allora Ges cominci a spiegare ai suoi discepoli che
doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte
degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire
ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte
e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia,
Signore; questo non ti accadr mai. Ma egli, voltandosi,
disse a Pietro: Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di
scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli
uomini!. Allora Ges disse ai suoi discepoli: Se qualcuno
vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita,
la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la
trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se
guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita? O
che cosa un uomo potr dare in cambio della propria vita?
Perch il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del
Padre suo, con i suoi angeli, e allora render a ciascuno
secondo le sue azioni.
Ges con fermezza dice a Pietro qual il suo ruolo. Lui
discepolo, non maestro. Se discepolo, si deve lasciare
condurre, non condurre. Se discepolo deve passare
dietro e seguire Ges come tutti gli altri discepoli. Uno il
Maestro. Tutti gli altri sono discepoli. Discepoli dovranno
rimanere in eterno. Se uno vuole farsi maestro al posto di
Cristo un satana in mezzo alla comunit. Come satana
ha preteso prendere il posto di Dio, facendosi come Dio,
cos un discepolo che si fa maestro, pretende prendere il
posto di Cristo, facendosi lui Cristo per i suoi fratelli.
Questa vera opera satanica, diabolica, infernale. Il
discepolato deve essere perfetta imitazione di Ges
Signore, anche nella sua morte, nel suo rinnegamento, nel
portare ogni giorno la croce della volont di Dio. Questa
legge vale per tutti, anche per Pietro, atteso gi dalla
croce.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi,
fateci discepoli, mai maestri.

La prova che Dio c'
Wilma Chasseur
La chiamata del Signore, tema di oggi, irresistibile. Per il
profeta Geremia, la voce di Dio, come un fuoco che egli
non pu soffocare, n contenere.
Nel Vangelo ci viene presentata la chiamata del Figlio,
mandato dal Padre nel mondo, per compiervi la sua opera
di salvezza, morendo in Croce. E' il primo annuncio della
Passione e dopo la reazione scandalizzata di Pietro, Ges
precisa le condizioni esigentissime della chiamata: "Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua".
Per essere suoi discepoli, bisogna anteporre lui a noi;
dobbiamo saper rinunciare a noi stessi, con scelte difficili a
volte, e anche personali, dove ognuno deve impegnarsi in
prima persona!
Altro che far consistere il Vangelo - come si vorrebbe oggi
- tutto e solo nella costruzione di un mondo migliore,
senza scelte personali e a volte laceranti da fare, in
risposta ad un Amore assoluto che non ammette
esitazioni, ripensamenti doppie appartenenze ed inutili
guardarsi indietro.
Dio prende tutto?
Dio d tutto, ma chiede anche tutto ("chi perder la
propria vita per causa mia la trover"). Soprattutto chiede
fiducia incrollabile in Lui, e in Lui solo, senza posare il capo
in altre sicurezze.
Dio chiede tutto, ma non prende tutto. Ad Abramo aveva
chiesto il figlio e poi gliel'ha lasciato, ma gliel'ha lasciato
quando ha visto che era disposto a darglielo. Dio ci chiede
questi salti nel vuoto (=la rinuncia a cose a cui siamo
magari anche molto attaccati), che sono poi salti in Lui,
ma se rifiutiamo il salto nel vuoto non sapremo mai che in
fondo c'era Lui ad aspettarci e non il vuoto.
E comunque non ci chieder mai quanto ha chiesto al
Figlio stesso che - in questo Vangelo - va a Gerusalemme
per venire ucciso. "Abramo offre il figlio mortale che non
muore, mentre Dio ci d il suo Figlio immortale che muore"
(Origene). Bellissimo e verissimo: Dio d tutto, mentre a
noi chiede solo qualche rinuncia. Oggi il concetto di
rinuncia per Dio, quasi totalmente scomparso, ma esiste
in altri ambiti: quello dello sport per esempio, che
comporta faticosi allenamenti, o quello della "linea" che
comporta diete su diete... E' urgente recuperare anche il
concetto di rinuncia per Dio, perch solo cos usciremo dal
grigiore di un'esistenza insipida e mediocre, e diventeremo
come piccole lampade ardenti e irradianti luce e calore
tutto intorno.
Un solo comandamento
La stessa storia della salvezza inizia con un invito alla
rinuncia: di tutti gli alberi del giardino, potevano mangiare
i progenitori, ma di quello che era in mezzo no! Era l'unico
comandamento e manco quello hanno saputo osservare!
Se avessero saputo osservarlo, non ci sarebbe stato
bisogno di istituirne altri, ma dopo la trasgressione si
dovettero aumentare pure i comandamenti; e anche ora,
nella societ civile, vediamo che pi l'uomo trasgredisce,
pi aumentano le leggi. E la vita si complica sempre di pi,
proprio perch l'uomo non capace di rinnegare se stesso,
le sue tendenze al male, le sue bramosie...
Ma perch la rinuncia? Questa per me, la prova pi bella
e anche pi certa dell'esistenza di Dio. E soprattutto del
Suo Amore per noi: infatti se non fossimo destinati alla
Gloria e non fossimo chiamati alla comunione con Lui fin
da quaggi, non ci sarebbe proprio nessuna rinuncia da
fare.
Cosa vuole Dio da te?
"Cosa vuole Dio da me?" Quante volte te lo sei chiesto?
Ebbene, Dio da te vuole... te! Nientemeno!
Ecco perch ci chiede di rinnegare tutto ci che ingombra il
nostro cuore, perch questo cuore, lo vuole riempire di S
stesso. "Apri la bocca, la voglio riempire", dice un Salmo.
"S apri la bocca, o il cuore, o la mano che il frutto della
Gloria, Io te lo voglio dare (dice Dio), ma guai se la
richiudi perch richiudendola prenderesti solo del finito,
mentre io sono l'infinito" (Molini). L'unica cosa che Dio
non ci pu dare quella che vogliamo prendere per rapina.
Possiamo fallire tutto nella vita, non avremo fallito niente
se avremo vinto la battaglia per la vita eterna.

Lo scandalo della croce
don Luca Garbinetto
C' sempre, nel cammino della vita, un momento in cui
salta per aria qualcosa. Una bella relazione entra in un
momento di crisi, una allegra compagnia vive un tempo di
incomprensioni e smarrimento, un impiego redditizio non
garantisce pi la sussistenza... il passaggio amaro e duro
del limite, della fatica, della delusione, di cui la nostra
esistenza umana non pu fare a meno.
A volte - o forse spesso - un passaggio segnato dall'odio
e dalla violenza. Lo sanno bene i nostri fratelli del Medio
Oriente, la cui esistenza appesa a un filo, se non gi
stata spezzata. Non un gioco la tragedia della sofferenza.
Anche nell'itinerario di Ges, Maestro di Israele, nel suo
rapporto con i suoi discepoli e con le folle che lo seguono
entusiaste, comincia il tempo della crisi,
dell'incomprensione, dello scandalo. Scandalo significa
inciampo, sasso che ostacola il passo. un fastidio nel
cammino, rischia di fare cadere chi sta sulla strada.
Oggi Ges ci mette di fronte alla logica della Croce,
scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani' (1 Cor 1,
23). E scardina la logica del mondo, manifestata con la
consueta passionalit da Pietro, che di scandalo, invece,
al pellegrinaggio terreno del Figlio di Dio.
Per chi sogna un futuro di successi, un avvento glorioso
del Messia che sistemer le cose e sopprimer ogni
ingiustizia e sopruso; per chi si prospetta la venuta di un
regno di pace che passa attraverso la vittoria altisonante
dell'esercito del cielo sui combattenti del male; per chi
semplicemente immagina che ci sia una esistenza su
questa terra privata dell'esperienza terribile e corroborante
del dolore... la Croce davvero scandalo atroce!
Piacerebbe un po' a tutti noi che le faccende della vita si
sistemassero senza troppi conflitti. E d'altro canto, non la
Parola stessa che prospetta nuovi cieli e terra nuova' (Is
65, 17), in cui non ci sar pi n lutto n pena alcuna e la
giustizia e la pace si baceranno, la verit e la misericordia
si incontreranno (cfr. Sal 84, 11)?
Il sentiero per giungere alla meta del regno, per, non
contempla l'annullamento di ogni tensione e di ogni
contraddizione. Non qui, almeno; non ora. Anzi: il
germoglio fragile del regno spesso vittima di orrenda
persecuzione. Non possiamo chiudere gli occhi sulla
tragedia, n illuderci che passi presto il dramma
dell'oppressione sull'innocente.
E questo perch eliminare la tensione e le contraddizioni
significherebbe eliminare di sana pianta noi stessi, ogni
uomo. Esse, infatti, abitano dentro di noi. Basti vedere
Pietro stesso: poco prima si lasciato condurre da un
autentico afflato dello Spirito, riconoscendo in Ges il Figlio
del Dio vivente (cfr Mt 16,16); e subito dopo ritorna a
indossare le vesti del controllore di volo', per decidere lui
quello che al Figlio tocca fare, permettendosi persino di
rimproverarlo in un trasporto di condottiero per la pace.
La guerra sta dentro di noi! Ecco perch non ci deve
sorprendere troppo come Ges possa fin d'ora annunciare
la sua sorte finale. Egli, che conosce il cuore dell'uomo, sa
che la sua proposta di una vita donata, perduta, offerta in
ogni istante e in ogni relazione, in ogni quotidiana attivit,
per farne un culto spirituale gradito a Dio' (cfr Rm 12, 1),
non esattamente consona alla tentazione di egoismo che
sibila costantemente in noi. Siamo continuamente sull'orlo
di uno scivolo che ci fa desiderare un possesso, una
sicurezza, una garanzia da controllare e da poter
rivenderci per affermarci sugli altri.
Ges, invece, prospetta il cammino della totale donazione
per amore, dell'abbandono fra le braccia dell'altro, della
perdita di s. Questo scandaloso. Non necessario
ricorrere a moralistiche considerazioni sulla cultura
dell'esibizionismo e del consumo che ci attornia. dentro
di noi che si insinua, come gli spifferi dalle finestre, la
paura di non sentirci pi nostri. Con l'illusione che
possedermi significhi essere vivo. Quando invece chi pi si
tiene stretto, pi rimane solo, isolato, privo di relazioni... e
quindi muore!
Si insinua la voce di Satana, che vuole mettere davanti le
nostre scuse, le nostre giustificazioni, le nostre garanzie.
In fondo, perch sposarsi tanto giovani, se non si ha un
lavoro sicuro? E come si pu avere figli oggi, quando non
c' uno stipendio assicurato? E perch dovremmo aiutare
chi viene da altri Paesi, se vengono fondamentalmente a
rubarci impiego e denaro? Perch non lasciare che i popoli
lontani se la sbrighino da soli? La logica di Satana, che
logica del mondo - nel linguaggio paolino - e logica
dell'uomo svincolato da Dio, razionale e apparentemente
impeccabile. Ma porta al peccato pi grave: la chiusura
alla relazione, e quindi alla vita.
Per vivere necessario accettare la sfida della relazione,
che non minaccia. E poich l'altro non mai totalmente
a mio uso e consumo, relazione significa perdita. La
diversit dell'altro mi proietta fuori da me stesso, mi
scaraventa su terreni inesplorati, mi sollecita a viaggi
inimmaginabili. Questo fa paura. Ma la prospettiva che mi
attende ha orizzonti infiniti. Molto pi grandi di quelli di cui
potrei godere anche se salissi sull'Himalaya e potessi
vedere tutto il mondo come un mio possesso. Il viaggio
fuori di me, infatti, verso l'altro mi riporta a scoprire
l'abisso e l'altura della mia interiorit.
l che accolgo l'incontro con il volto di chi mi sta davanti.
Specialmente se il volto di Ges, che l'Altro per
eccellenza. Che dolore deve avere provato Pietro quando il
Maestro si volta e gli toglie lo sguardo, e non ne vede pi
gli occhi! Ma d'altro canto, poter posare il nostro sguardo
sul suo significa accettare di percorrerne prima la via,
calpestando le sue stesse impronte. Lui che insegna la
strada, non io. Lui che da il ritmo, non io. Lui che si
dona per primo a me, non io.
La Croce di Ges diviene cos il culmine di uno stile di vita,
che mi viene offerto come incalcolabile opportunit di
ricchezza. Difficile comprendere qualcosa senza prima
provarne il passo. Si comincia dalle piccole scelte
quotidiane, dall'assumere le ordinarie contraddizioni della
vita con spirito nuovo. Non rifiutandole, non evitandole,
non rinnegandole, ma spalancando attraverso di esse la
finestra per guardare l'altro e guardare dentro di me. Per
interessarmi dell'altro e lasciare che si interessi di me. Per
portare il mondo dentro il mio cuore, affinch la mia
guerra trovi pace nell'incontro.
L'unico modo per sconfiggere gli spifferi dalle fessure,
infatti, se non si vuol tappare e morire, aprire del tutto.

Commento su Matteo 16,21-27
Omelie.org - autori vari
COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura delle Clarisse di via Vitellia
Una lotta abita il cuore dell'uomo, lotta che affonda le sue
radici nel dramma del peccato originale, che ci trascina al
conflitto con Dio e con le sue esigenze; per lotta,
perch d'altra parte sentiamo profondamente il fascino
della bellezza di una vita spesa con Lui e per Lui.
"Ha sete di te, Signore, l'anima mia": il grido che si leva
dall'intimo di noi stessi, da quella "terra arida, assetata,
senz'acqua" che la nostra stessa carne. Per dirla con S.
Agostino: "Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore
non ha pace finch non riposa in te" (Confess. 1, 1, 1). In
Dio il nostro riposo, la nostra pace, la gioia della nostra
carne e del nostro spirito: "il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente" (Sl 84,3b). "Il suo amore vale pi
della vita", per questo le labbra gioiose lo lodano e lo
esaltano...
Insomma, un tripudio di bellezza e di ineffabile dolcezza,
per cui verrebbe spontaneo dire con tutto lo slancio del
cuore quello che Pietro disse sul Tabor: "Signore bello
per noi essere qui" (Mt 17,4).
Ma allora da dove la ribellione di Geremia, sedotto dal
Signore con la violenza di una passione a cui Dio stesso
non sa resistere? Da dove lo smarrimento di Pietro, che
non esita a rimproverare lo stesso Signore, spaventato di
fronte ad una prospettiva di vita e di missione in cui si
sente suo malgrado coinvolto? Due uomini di questa
statura spirituale perch hanno tanta paura? Perch in
fondo la ribellione altro non che paura...
"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua ".
Questo il punto. Su ogni cammino cristiano autentico si
staglia inesorabilmente l'ombra della croce. E la parola
della croce stoltezza, scandalo (cf. 1Cor 1,18ss.); la
parola della croce spaventa, turba, provoca.
E' interessante notare che scandalo la parola della croce
per Pietro, quando invece scandalo la reazione di Pietro
per Ges: " La parola della croce stoltezza per quelli che
si perdono... potenza di Dio per quelli che si salvano"
(1Cor 1,18). Dunque una prospettiva completamente
diversa, un approccio diametralmente opposto. E in gioco
la nostra salvezza, quindi non una cosa da poco: S.
Paolo ci dice che si salvano coloro che riescono a vedere
nella croce la potenza di Dio che si manifesta. In questo
senso la croce la nostra salvezza, come non ci
stanchiamo di ripetere nella liturgia. Ma quanto ne siamo
veramente convinti? Quanto invece di fronte all'ipotesi
della croce ci viene spontaneo difenderci, ribellarci, come
Geremia, come Pietro? Forse non c' familiare la reazione
di Geremia: "basta, io di Dio non voglio pi sentir
parlare..."?; o quella di Pietro: "Non so se Ges si reso
conto di dove stiamo finendo, forse meglio che lo avvisi,
che prenda in mano io la situazione..."?
Reazioni umane, comprensibili, con cui Dio stesso
volentieri si mette in dialogo, per far risuonare di nuovo la
sua chiamata: "Nel mio cuore c'era come un fuoco
ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di
contenerlo, ma non potevo"; di fronte a cui Ges prende il
tempo necessario per cercare di spiegare, di aiutare a
comprendere. Perch - dicevo - la posta in gioco alta,
la nostra salvezza!
"Chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi
perder la propria vita, la salver". Questo il punto:
come lavoriamo per la salvezza della nostra anima? Il fine
chiaro e su questo non ci sono dubbi, ma forse non
altrettanto chiara la via per giungervi, quella via tracciata
con evidenza da Ges nel suo mistero pasquale, che in
ogni Messa celebriamo con convinzione e profonda
partecipazione, ma che poi fatica a passare nella vita. La
via infatti una via di Kenosi, di progressiva spogliazione
dai nostri progetti personali, dalle nostre attese illusorie di
successo e fama (cf. Fil2,5ss). Il beato Egidio di Assisi, tra
i primi e fedelissimi seguaci di san Francesco, con la sua
tipica semplicit amava dire: "La via di andare in su
andare in gi". E questo, ammettiamolo, ci fa problema,
perch non secondo la logica del mondo, di quel mondo
di cui tanto imbevuta anche la nostra vita cristiana e
religiosa, tanto che il Santo Padre Francesco ha parlato e
parla spesso di "mondanit spirituale".
Il vero profeta lavora in perdita, non si interessa del
risultato, che sa affidare alle mani di Dio. Sa che il
successo non da valutarsi in base ai frutti immediati,
perch i frutti richiedono un tempo di maturazione a volte
anche lungo, e spesso capita che "uno semina e l'altro
miete" (Gv 4,37). Il vero successo sta piuttosto nella
capacit del profeta di rimanere fedele alla propria
missione anche di fronte a quello che agli occhi del mondo
appare come un fallimento, perch non importante
guadagnare il mondo intero, ma salvare la propria anima
nell'obbedienza di fede alla missione che ci viene affidata.
A questo punto chiarissima la parola di S. Paolo che ci
accompagna nella liturgia di oggi, facendo da cerniera tra
prima lettura e vangelo: offerta del nostro corpo come
sacrificio spirituale, nell'attenzione a rifuggire dalla
mentalit del mondo per conformarsi al pensiero di Dio!
Dunque concretezza nel dono di s, un dono fatto di opere
sante, come risposta alla misericordia di un Dio che per noi
ha dato tutto se stesso, concretamente; e insieme
attenzione alla modalit del dono, che deve essere pura
gratuit, per non cadere nei lacci della mentalit del
mondo, nella logica imperante del do ut des.
Infine tutto questo... senza perdere tempo, "perch il
Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo,
con i suoi angeli, e allora render a ciascuno secondo le
sue azioni".

Pensare secondo Dio innamorarsi del Crocifisso
padre Antonio Rungi
Il testo del vangelo della XXII domenica del tempo
ordinario riporta un nuovo dialogo ed incontro di Ges con
Pietro. Ma, in questo, caso, si tratta di un incontro di
chiarimento della concezione sul modo di pensare di Pietro
circa la persona e la missione di Cristo. Se nella
confessione di Cesarea di Filippi Pietro riconosce Ges
come Figlio di Dio, qui non riesce ad entrare nel grande
mistero del Cristo Crocifisso e Redentore, che passa
attraverso la passione e il dolore. Non riesce ad accettare
la croce, n a capire il senso pi vero del soffrire e del
patire nell'ottica di Cristo Crocifisso.
Il testo che oggi ascoltiamo ci dice esattamente la
consistenza di questa rivelazione che Ges fa di se stesso
proprio a coloro, i discepoli e Pietro in particolare, che
meglio di ogni altro dovrebbero riconoscere in Lui il vero
Salvatore e l'atteso Messia, non potente nelle cose della
terra, ma potente nelle cose del cielo. Invece, quanta
fatica costa a Pietro accettare un Messia sofferente ed
accettare la croce, come via preferenziale per seguire
Ges! Proprio in questi giorni, nel ministero della
confessione, mi ritrovo davanti a delle persone di ogni
condizione sociale che sono state toccate dalla perdita di
persone care, soprattutto di figli giovani e bravi, ma anche
toccate dalle varie malattie, soprattutto quella pi terribile
e ricorrente che il tumore o il male oscuro della
depressione. Quanto difficile anche per un sacerdote
dare parole di conforto e di speranza alle persone che
vivono queste sofferenze indicibili da un punto di vista
umano. L'unico e costante richiamo che faccio a me stesso
e agli altri, nel momento della prova e del dolore, alzare
la testa e guardare la croce e chi su quella croce stato
inchiodato dall'odio e dalla cattiveria umana: Ges Cristo,
il Figlio di Dio, che pass tra la gente facendo solo il bene.
Ecco la Croce e soprattutto il Crocifisso l'albero della
nostra vittoria contro ogni tentazione ad azzerare nel
nostro pensiero e nella nostra vita. Meditare su questo
brano del Vangelo, che, a mio modesto avviso, uno dei
pi belli e significativi di tutto il messaggio cristiano, come
sacerdote passionista vi invito a farlo, personalmente, non
solo oggi, in questo giorno di festa che la domenica, ma
sempre, soprattutto nei momenti difficili della nostra vita
e, spesso, sono tanti e ricorrenti perch non si vide la via
d'uscita. Quella via indicata dalla Via Crucis, dalla via del
Calvario che prima o poi tutti i veri cristiani sono chiamati
a percorrere, seguendo il nostro maestro. Matteo, nel
descrivere con dovizia di particolari questo dialogo tra
Ges e suoi apostoli, ci offre una meditazione sul mistero
di Ges Crocifisso, che dobbiamo saper valorizzare per la
nostra crescita spirituale.
Pensare secondo Dio pensare nell'ottica della Croce,
come amore ed oblazione. E la vera sequela di Ges passa
attraverso questa adesione e risposta d'amore a lui.
Possiamo guadagnare ed avere tutto in questo (e molti per
la verit ce l'hanno pure), ma a nulla serve possedere
delle cose, se poi non si possiede la vera ricchezza che
Cristo e l'amore. Facciamo nostro questo appello ed invito
di Ges: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vuole
salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la
propria vita per causa mia, la trover. Infatti quale
vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero,
ma perder la propria vita? O che cosa un uomo potr
dare in cambio della propria vita?
Guadagniamo davvero le cose che contano per sempre e
non quelle che contano per un tempo, quel tempo della
vita terrena che non tutto. Lasciamoci sedurre dalle cose
di Dio e non da quelle della carne e degli uomini, come ci
ricorda la prima lettura della liturgia di oggi, tratta dal
profeta Geremia. Avere l'ardore missionario, non per
denunciare, ma per testimoniare con la propria vita
l'amore verso Dio, la verit, l'onesta, la giustizia, la pace,
la rettitudine del cuore e della vita.
Noi vogliamo essere sulla linea che Paolo Apostolo ha
tracciato, da un punto di vista morale e dottrinale, nella
bellissima lettera ai Romani. Non ci vogliamo conformare
alla mentalit del mondo, di un mondo di oggi
specialmente, in certe realt culturali, sociali, politiche,
economiche corrotto al massimo. E come spesso ci ricorda
Papa Francesco che " tanto difficile che un corrotto riesca
a tornare indietro. Il peccatore s, perch il Signore
misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto fissato
nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si
giustificano, perch Ges, con la sua semplicit, ma con la
sua forza di Dio, dava loro fastidio. E, passo dopo passo,
finiscono per convincersi che dovevano uccidere Ges, e
uno di loro ha detto: "E' meglio che un uomo muoia per il
popolo".
Sia questo il nostro sincero atteggiamento di cristiano e la
nostra autentica preghiera in questa giornata di festa
domenicale e per il resto della nostra vita: "Rinnovaci con
il tuo Spirito di verit, o Padre, perch non ci lasciamo
deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli,
convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ci che
buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle
orme di Cristo, nostra speranza". Amen.

Domingo XXII del Tiempo Ordinario
31 de agosto de 2014
La homila de Betania

1.- ASUMIR LA PROPIA CRUZ
Por Jos Mara Martn OSA
2.- SIN CRUZ NO HAY REDENCIN
Por Gabriel Gonzlez del Estal
3.- SALVAR, PERDER, ENCONTRAR
Por Pedro Juan Daz
4.- LOS PLANES MISTERIOSOS DE DIOS
Por Antonio Garca-Moreno
5.- LA FE? NO ES MERENGUE DULCE
Por Javier Leoz
6.- LAS COSAS DE DIOS
Por ngel Gmez Escorial

LA HOMILA MS JOVEN

SENTIRSE ENAMORADO POR EL SEOR Y DEL SEOR
Por Pedrojos Ynaraja

1.- ASUMIR LA PROPIA CRUZ
Por Jos Mara Martn OSA
1.- Negarse a s mismo y cargar con la cruz. Hoy Jess
anuncia a los discpulos que tena que subir a Jerusaln y
que los ancianos, los jefes de los sacerdotes y los
maestros de la ley le haran sufrir mucho hasta matarlo.
Pero al tercer da resucitara. Pedro, que poco antes haba
confesado su fe en Jess como Hijo de Dios vivo, se niega
a aceptar la posibilidad de la muerte violenta de Jess.
Pero Jess le dice que es Satans porque quiere tentarle al
pensar como los hombres y no como Dios. Pedro ve las
cosas desde el punto de vista mundano. Esperaba un tipo
de Mesas como rey poderoso capaz de devolver la
independencia a Israel. Es un mesianismo poltico que
contradice el sentido de lo que Jess vino a ensearnos. El
que quiera ser discpulo de Jess debe negarse a s mismo
y cargar con la cruz. El poder de Jess se muestra en el
sufrimiento, en el perdn del enemigo, en la misericordia
con todos, incluso con los amigos que le traicionan.
2. La tentacin de abandonar. El que es consecuente
con su fe tiene que asumir la posibilidad de ser
incomprendido, ridiculizado y hasta perseguido. Es la
experiencia sufrida por Jeremas, que se dej seducir por
Dios. El texto emplea el verbo hebreo "path", que refleja
el sentimiento de una joven que ha sido seducida y
burlada. Jeremas se encuentra solo y abandonado, es
objeto de la burla y el ataque de sus enemigos. Le ha
tocado anunciar desgracias si no se arrepentan de su mal
obrar. No le han hecho caso y le han perseguido. Surge
entonces la tentacin de abandonar: "No me acordar de
l, no hablar ms en su nombre". Pero no puede callar,
pues la Palabra de Dios habita en l como un fuego
devorador que no puede resistirse a anunciar. Por eso
sigue adelante con su misin, consciente de la llamada que
ha recibido. Jess tambin pudo sentir el abandono de
todos en la cruz, se preguntaba el porqu de su
sufrimiento, peo se puso en las manos del Padre para
hacer su voluntad. San Agustn, cuya fiesta celebramos
hace tres das, ensalza el ejemplo de los mrtires y de los
primeros cristianos perseguidos que fueron simiente
fecunda de nuevos cristianos, pues "cun grande es la
esperanza de la mies a la que precede el sembrador!".
Somos nosotros consecuentes con nuestra fe a pesar de
las incomprensiones, de las burlas y las persecuciones de
nuestro tiempo?
3. - La cruz de Cristo nos libera. La cruz era en tiempos
de los romanos un instrumento de tortura ignominioso
reservado a los ms terribles criminales. Jess fue
sometido a la muerte de cruz. Y lo hizo por amor, como el
joven de la historia del principio, que estaba dispuesto a
dar la vida por su hermano. Desde entonces la cruz ha
perdido su sentido negativo y se ha convertido en signo
del cristiano. No es smbolo de muerte o de fracaso, sino
que tiene un sentido redentor y salvador. Asumir la propia
condicin y aceptarla es una demostracin de que
seguimos a Jess. Cada cual tenemos nuestra propia cruz,
llevarla con entereza y ayudar a los dems a llevar la suya
es un signo de amor y de entrega. No se trata de
resignarse pasivamente o de conformarse porque no
queda ms remedio. Ni el cristianismo no es una religin
dolorista, ni el cristiano es un conformista apocado que se
conforma con cualquier cosa, sino alguien que lucha contra
la injusticia y el dolor absurdo provocado por el egosmo
del hombre. El que pierde su vida por Jesucristo la salva.
La cruz nos ayuda a superar las dificultades y asumir el
dolor propio y ajeno. Conoc a un santo sacerdote que
llevaba siempre una cruz en su bolsillo y la apretaba
fuertemente con su mano cuando precisaba la ayuda del
Seor en el momento de la prueba. La cruz de Cristo nos
libera de todas nuestras esclavitudes y nos llena de vida.
Por eso muchas personas, sobre todo los jvenes, la llevan
sobre su pecho.

2.- SIN CRUZ NO HAY REDENCIN
Por Gabriel Gonzlez del Estal
1. El que quiera venirse conmigo que se niegue a s
mismo, que cargue con su cruz y me siga. Los
maestros espirituales de todos los tiempos nos han dicho
que la asctica es un paso necesario en el camino de
perfeccin. Pensar que el espritu humano puede llegar a
su perfeccin espiritual sin poner freno a los desenfrenos
del cuerpo, es una utopa inhumana. Nacemos
imperfectos, con tendencias carnales contrarias a un buen
desarrollo del espritu y necesitamos domar el caballo
negro de nuestras pasiones incontroladas, como ya nos
deca el mismsimo Platn, para que el carro de nuestra
vida corra por el buen camino y no se desboque, ni se
desve del camino recto. Jess se lo dice as, de una forma
clara y tajante, al bueno y optimista Pedro que quera ver
a Cristo ya en la cima de la gloria, sin haber pasado antes
por el monte de la crucifixin. Pero es que Dios no ha
excluido a ningn ser humano, ni siquiera a su propio Hijo,
de subir al monte calvario, antes de subir al monte de la
resurreccin. Esto lo hemos estado viendo estos das
pasados, en un orden puramente humano, en los ciclistas
corredores del tour de Francia y de la vuelta a Espaa.
Han tenido que sufrir mucho y subir sacrificadamente
muchos puertos, antes de llegar a la meta final. La vida no
siempre es un valle de lgrimas, pero siempre es un
campo de batalla. Eso fue para Cristo, que quiso cargar
amorosa y pesadamente con su cruz, y eso es
necesariamente para cada uno de nosotros, porque
nacemos inclinados al pecado y necesitamos esforzarnos
cada da, cargar con nuestras cruces, si queremos llegar a
la perfeccin a la que hemos sido llamados.
2.- Yo era el hazmerrer todo el da, todos se
burlaban de m pero la palabra era en mis entraas
fuego ardiente, encerrado en los huesos; intentaba
contenerla y no poda. El profeta Jeremas fue durante
toda su vida de profeta un buen ejemplo de persona que
supo cargar con las mltiples cruces que sus enemigos
pusieron en su camino de predicacin de la palabra de
Dios. Muchas veces estaba a punto de abandonar, sus
tendencias egostas as se lo pedan, pero su autntica
vocacin de profeta de Yahv logr siempre imponerse a
sus tendencias egostas y carg con su cruz hasta el
momento final. Un buen ejemplo para nosotros, los
cristianos de este siglo XXI, cuando nos parece que la
sociedad actual nos mira con cierto desprecio y, ms de
una vez, se burlan y se ren de nosotros.
3.- No os ajustis a este mundo, sino transformaos
por la renovacin de la mente, para que sepis
discernir lo que es la voluntad de Dios, lo bueno, lo
que le agrada, lo perfecto. Vivimos en este mundo, pero
no debemos permitir que todas las reglas y costumbres de
este nuestro mundo sean las reglas y las costumbres de
nuestra vida cristiana. No todo lo que nos dice y nos
aconseja el mundo es voluntad de Dios. Tenemos que
saber discernir, en cada caso, lo que es bueno, agradable,
perfecto, ante Dios.

3.- SALVAR, PERDER, ENCONTRAR
Por Pedro Juan Daz
1.- Hoy me he fijado especialmente en estos tres verbos
que aparecen en el evangelio en boca de Jess: salvar,
perder y encontrar. As los une Jess: si uno quiere
SALVAR su vida, la PERDER; pero el que la PIERDA por
m, la ENCONTRAR. Y creo que esta dinmica es de esas
paradojas que tiene el evangelio, pero que me parecen
encantadoras, porque nos invitan a darle la vuelta a la
manera de entender a Dios que muchas veces tenemos y
que es demasiado cuadriculada.
2.- Fijmonos en Pedro. Acaba de hacer la confesin de fe
ms importante de su vida y ya la ha estropeado. Cuando
Jess anuncia su destino de pasin, muerte y resurreccin,
Pedro le dice que ni hablar, que no lo permita Dios,
Seor! Eso no puede pasarte. No ha entendido an como
acta Dios. No sabe que Dios es capaz de sacar Vida
Eterna de un madero escandaloso como fue la Cruz. Ah
estaba Jess presentando su cuerpo como hostia viva,
como dice San Pablo en la segunda lectura. Pablo sabe,
por su mentalidad juda, que la cruz era un signo de
maldicin, pero que Dios la ha convertido en un signo de
bendicin resucitando a Jess. Por eso nos invita a
transformarnos por la renovacin de la mente, es decir,
a tener los ojos bien abiertos, y todos los sentidos, para
descubrir a este Dios tan paradjico al que le encanta
sorprendernos por donde menos lo esperamos. Y casi
siempre, aunque andamos buscndole por fuera, est ms
dentro de nosotros de lo que nos podemos imaginar.
3.- As nos lo cuenta el profeta Jeremas en la primera
lectura. Que testimonio vocacional ms impresionante.
Jeremas se siente inocente e ingenuo, hasta el punto de
sentirse seducido por Dios, forzado, e incluso
violado: Me sedujiste, Seor, y me dej seducir; me
forzaste y me pudiste. Dios se ha convertido para l en
un fuego interior tan fuerte que no le permite estar callado
y que es imposible de contener. Por eso Jeremas es
profeta, es anunciador de ese fuego, portavoz de esa
Palabra vida que seduce, fuerza y viola hasta
transformar interiormente y por completo a la persona que
la ha recibido.
4.- Qu duda cabe que todos buscamos esa salvacin que
Dios nos ofrece, que queremos acogerla. Pero eso supone
una gran dosis de perdida en nosotros. No es que Dios
nos haga perder, o sea una mala idea. Es que Dios nos
llena tanto, que hemos de vaciarnos de otras cosas y de
nosotros mismos, para dejar que sea l el que habite y
poder encontrarle. Perder para encontrar. Esa es la
paradoja. Perder para ganar. Morir para resucitar.
Abajarse para subir. Servir para reinar. As es Dios de
paradjico.
5.- La Eucarista es el mejor ejemplo de entrega,
abajamiento, de hacerse pan y alimento, de perderse
para que todos podamos ganar la Vida con maysculas.
Comulgar es hacernos uno con Jess, para actuar como l,
para transmitir a Dios con la misma fuerza y seduccin
que el profeta. Que este Pan nos haga ser a nosotros
buen pan para los dems.

4.- LOS PLANES MISTERIOSOS DE DIOS
Por Antonio Garca-Moreno
1.- SEDUCCIN.- Estamos ante una de las pginas ms
humanas de los libros divinos. Pgina personalsima, un
apunte privado del profeta, que, no sabemos cmo, vio la
luz pblica. Jeremas se queja amargamente ante Dios.
Sus palabras suenan a una especie de acusacin: "Me
forzaste y me pudiste. Yo era el hazmerrer todo el da,
todos se burlaban de m. Siempre que hablo tengo que
gritar...".
El profeta se resisti cuando Dios le llam; adujo, entre
otras razones, que era an demasiado joven, que no saba
hablar en pblico, que le temblaban las piernas al pensar
tan slo que haba de hacer frente a los poderosos de
Israel. Y Dios le convence, le seduce con la promesa de
estar siempre cerca de l: le vence con la amenaza de que
si tiembla ante los hombres, l le har temblar todava
ms... Jeremas accede, dice que s. Y cuando llega el
momento proclama el mensaje del Seor. Aunque ese
anuncio est cargado de maldiciones, de serias amenazas
llenas de violencia y destruccin. Aunque se le haga un
nudo en la garganta y se le seque la lengua.
Me dije: "No me acordar de l, no hablar en su nombre;
pero la palabra era en mis entraas fuego ardiente,
encerrado en los huesos; intentaba contenerla y no
poda..." Palabra de Dios arraigada en su corazn,
hirviendo hasta verterse al exterior. Palabra incontenible
que quema las entraas del profeta, brotando impetuosa y
arrolladora, sin respeto humano alguno, sin miedo a nadie
ni a nada.
Seor, hoy tambin necesitamos profetas a lo Jeremas.
Hombres que estn dispuestos a hablar con fortaleza y
claridad, gritando tu mensaje de salvacin a todo el
mundo. Hombres que hablen sin miedo, sin temblar, con la
voz firme y el tono seguro... Hay muchos que claudican,
que se dejan llevar por la corriente de moda, por la sutil
ocurrencia del telogo del momento. Quieren paliar las
exigencias de tu palabra, quieren dulcificar las aristas de la
cruz, quieren desfigurar tu intencin, cambiar los fines
sobrenaturales de la Iglesia por otros temporales y
terrenos. Seduce de nuevo, amenaza otra vez, fortalece a
tus profetas. Suscita hombres fuertes y valientes que
estn dispuestos, por encima de todo, a descuajar y a
plantar, a edificar y a destruir.
2.- PERDER LA VIDA POR CRISTO ES GANARLA.- En
tres ocasiones predice Jess con claridad su pasin y su
muerte. Sus discpulos nunca entendieron concretamente
lo que les deca. En sus mentes no poda entrar que el
Mesas, el rey de Israel tan deseado, hubiera de padecer y
ser rechazado por las autoridades del pueblo elegido. Por
eso Pedro no puede contenerse y salta, decidido a disuadir
al Maestro de llegar a semejante final, aunque hablara
tambin de la resurreccin. Considera descabellado pensar
en un triunfo despus de la muerte. Por eso lo mejor es
que no muera de aquella forma que predeca.
En el fondo lo que intentaba San Pedro es que el triunfo
definitivo llegara por unos cauces ms normales y ms
seguros y no pasando por aquel trance terrible que Jess
anunciaba. Pero la reaccin del Maestro es clara y
decidida. Pedro no se esperaba aquellas palabras dirigidas
a l, y para colmo delante de todos los dems. Nunca el
Maestro haba llamado a nadie Satans. Y en ese momento
llama as a Pedro, que lo nico que intenta es que el
Maestro no pase por aquel mal trago... La respuesta de
Jesucristo muestra cunto deseaba l cumplir con lo
dispuesto por el Padre, beber el amargo cliz de su pasin.
Por eso rechaza con energa e indignacin la propuesta de
san Pedro, increpndole de aquella forma tan
sorprendente y tan inhabitual en el Maestro.
Para llegar a la Redencin slo hay un camino, el sealado
por Dios Padre. Este es as y no hay vuelta de hoja. Planes
misteriosos de Dios que, en cierto modo, se repiten de una
u otra forma, en cada uno de nosotros. Por ello, slo si
aceptamos la voluntad divina, sellada a menudo con la
cruz, podremos alcanzar la vida eterna.
Jess aprovecha la ocasin para hacer comprender a los
suyos que los valores supremos no son los de la carne, ni
los del dinero. De qu le sirve a uno ganar todo el mundo,
si al final pierde su alma. Es preciso abrir los ojos,
encender la fe, mirar las cosas con nuevas perspectivas.
As, aunque de momento pueda parecer que perdemos
algo, incluso la vida misma, en definitiva saldremos
ganando mucho ms.

5.- LA FE? NO ES MERENGUE DULCE
Por Javier Leoz
Aquel Pedro que fue inspirado por el mismo Jess
para su profesin de fe T eres el hijo de Dios hoy
es puesto sobre las cuerdas: t no piensas como
Dios, piensas como los hombres.
1.- La fe es gracia y es regalo. Es un privilegio que Dios
nos concede. Desde esa luz, que es la fe, podemos
alumbrar todo lo que acontece en torno a nosotros e,
incluso, nuestras mismas personas.
Como a Pedro, al mundo de hoy, no le seduce demasiado
el sufrimiento. Preferimos una fe de merengue ya fcil a
una fe probada; una fe de gloria a una fe de calvario; una
fe de sentimientos a una fe de conversin, una fe con
camino llano ms que aquella otra expresada en camino
angosto o empedrado duro.
Pensar como Dios, exige optar por lo que el mundo nos
oculta. Pensar como los hombres, puede llevarnos a
perdernos en unos tneles sin salida, a caer en unos pozos
sin fondo.
El camino que Jess nos propone, no es el de los atajos
que el discurso materialista nos vende machaconamente.
No es aquel del escaparate del triunfo, sino aquel otro que
se fragua en el escenario del servicio. No es el de la
apariencia, sino el trabajar sin desmayo all donde nadie
oposita.
2. Para que brille el sol es necesario que el cielo est
limpio de nubes. Jess, en el evangelio de este domingo
veraniego, nos advierte que para que destelle Dios con
toda su magnitud en nosotros, no hemos de ser obstculo.
El sufrimiento y la cruz, o dicho de otra manera, las
contrariedades, oposicin, zancadillas, sinsabores,
incomprensiones, etc., lejos de rehusarlas hemos de
aprender a valorarlas y encajarlas desde ese apostar por
Jess de Nazaret en un contexto social donde, a veces, se
oyen ms las voces de los enemigos de Dios que la labor
transformadora de aquellos que creemos en El.
A quin le apetece un camino con espinas? Jess nos lo
adelanta. Y los primeros testigos del evangelio (apstoles
y mrtires) lo vivieron en propia carne: ser de Cristo
implica estar abierto a lo que pueda venir. Incluso dar la
vida por El.
Frente al nico pensamiento que algunos pretenden
imponernos (que puede distar mucho del pensamiento que
Dios tiene sobre el mundo) no cabe sino ser fuertes y
abrazar la cruz cuando sea necesario.
3.- El Papa Francisco, en sus alocuciones frecuentes en
Roma, nos insiste en esa direccin: el problema no est
en los que viven ilcitamente su pertenencia a la Iglesia.
El problema mayor es que, una gran mayora de cristianos,
viven su cristianismo con las mismas caractersticas de los
no bautizados, de los que no creen en Dios.
4.- COGER TU CRUZ, SEOR
Pues su madera, bien lo s, Jess
es escalera que conduce a la Resurreccin.
Coger tu cruz, Seor,
pues su altura, es altura de miras
para los que creen en otro mundo
para los que esperan en Dios
para los que, cansndose o desangrndose,
saben compartir y repartir en los dems.

Coger tu cruz, Seor!
pues sus clavos, pasan la carne
pero no matan la fe.
Es la fe, quien a la cruz,
le da otro brillo y hasta otro color:
ni es tan cruel ni es definitiva.
Despus de la cruz, vendr la vida.

Dame tu cruz, Seor!
Merece la pena arriesgarse por Ti
Merece la pena sembrar en tu campo
Merece le pena sufrir contratiempos
Merece la pena adentrarse en tus caminos
sabiendo que, T, los recorriste primero.

Coger tu cruz, Seor!
Ensame dnde y cmo
Indcame hacia dnde
Hblame cuando, por su peso,
caiga en el duro asfalto.
Quiero coger tu cruz, Seor,
porque bien lo s,
hace tiempo que lo aprend
que ideales como los tuyos
tienen y se pagan por un alto precio

Quiero coger tu cruz, Seor,
porque es preferible
en el horizonte de los montes
ver tu cruz
que el vaco del hombre errante
Amn

6.- LAS COSAS DE DIOS
Por ngel Gmez Escorial
1.- Con una excelente sincronizacin de contenidos las
lecturas de este 22 Domingo del Tiempo Ordinario reflejan
de manera magistral un problema ahora ms frecuente
que nunca entre el Pueblo de Dios. Y es que tenemos que
dejar a Dios que sea Dios y que las cosas de Dios no sean,
obligatoriamente, cosas de los hombres. En estos
tiempos, queremos que Dios sea de derechas, de
izquierdas, justiciero, enemigo de nuestros enemigos y
que sus designios coincidan con los nuestros si un pice de
desviacin.
2.- Desde luego, Dios har lo que tenga que hacer sin que
nuestras posiciones le coarten, como no poda ser de otra
forma. Esperar nuestras oraciones y splicas pero, luego,
al fin, con su infinita sacudira actuar en consecuencia. El
problema, claro est, no es de l, es nuestro. Y llega a ser
muy grave cuando intentamos domesticar o suplantar a
Dios, en funcin de nuestras actividades humanas. Y as
querremos que haya un Dios espaol, o francs, o
nacionalista, o comunista o, incluso, ilusoriamente cercano
a situaciones de pecado que l jams podr aceptar.
Por tanto, el principal mensaje de las lecturas de hoy se
centra en esos dos prismas que aparecen claramente
explicados. De un lado, la realidad divina no siempre
fcilmente comprensible. De otro, la lgica pequea de
Jeremas y de Pedro.
3.- Y como siempre, en trminos humanos, pero muy
cercanos a Dios se explica Pablo de Tarso en su carta a los
fieles de Roma. Les pide nos pide a nosotros con enorme
sentido de la actualidad que no se ajusten a las cosas de
este mundo, sino que se busque, mediante el ejercicio
sereno del discernimiento, la voluntad de Dios. Y cuando,
airado, Jess responde a Pedro con dureza, llamndole
Satans, est mostrando el criterio de Dios. Jess habla
como Dios. Pablo aproxima en lenguaje humano la
realidad de Dios. Conviene, tal vez, hacer hoy hincapi en
el Evangelio de Mateo de la semana pasada, cuando Jess
confiere a Pedro la dignidad mxima posible: ser su
sucesor y vicario en la tierra. Pero cuando Pedro vuelve a
ser Kefas y se opone a los designios de Dios en la carrera
de obediencia salvadora de Jess, el Seor lo aparta
abruptamente de l, como todos tenemos que hacer con
las tentaciones, no ceder ni durante un instante. Y aqu,
como decamos antes, el problema es de Pedro, no de
Jess. El apstol no ha sabido discernir el camino de Dios
que revela Jess de Nazaret.
4.- Y ese es un problema, o una carencia, muy importante
para todos. Hemos de dejar a Dios que actu y, asimismo,
hemos de aceptar y reconocer por donde pasan los
caminos del Seor, respondiendo rpido y airadamente
contra nuestra tentacin permanente: querer manipular a
Dios y hacerle de los nuestros. Y como toda tentacin, y
su consiguiente cada en forma de pecado, eso solo es un
engao. Dios es Dios. Y nosotros somos nosotros.
Solamente su enorme amor y la aceptacin de ese amor
por parte nuestra, podr hacer converger nuestra idea con
la suya. Meditemos durante esta semana sobre la
necesidad que no ser barrera, ni obstculo a la accin de
Dios. Qu as sea!

LA HOMILA MS JOVEN

SENTIRSE ENAMORADO POR EL SEOR Y DEL SEOR
Por Pedrojos Ynaraja
1.- Una de las realidades ms sublimes de la persona, es
el enamoramiento. Conozco a algunos que lo han buscado
ansiosamente y no lo han conseguido. Partan de actitudes
equivocadas. Deseaban alcanzarlo agonsticamente, para
gozo exclusivo personal. Otros, del gnero masculino o
femenino, el da menos pensado, se han sentido amados
apasionadamente y se han dejado amar. El fenmeno ha
tenido consecuencias en todo su ser. Han sido incapaces
de pensar en otra cosa, han perdido el sueo y el hambre,
no han podido concentrase en el estudio, cuntas cosas
nota uno cuando est inicialmente enamorado!
2.- El hombre es constitucionalmente nmada y, en
consecuencia, ha poblado casi todos los lugares del
planeta capaces de acogerle. Ha subido montaas y
bajado a simas. Ha araado la tierra en busca de riquezas
minerales. Ha sembrado en el terruo. Ha conducido los
rebaos. cuntas cosas ha sido capaz de hacer! Pese a
estos trabajos, el hombre, ser inquieto como es, no vive
satisfecho de estas hazaas. Mira, aprende, recuerda, pero
si no ama, siente profundo descontento. Si no se siente
amado vive insatisfecho y pobre. Busca, busca, a veces sin
saber el qu a veces busca a Dios, a algo que de sentido
a su existencia. Busca con el empaque del sabio y nada
encuentra, porque le falta la ingenuidad del nio.
3.- El fragmento de Jeremas que se nos proclama en la
misa de hoy y su contexto, que os recomiendo leis, mis
queridos jvenes lectores, es el relato mstico de la
experiencia de haberse sentido encontrado por Dios. Una
tal comprobacin altera a la persona de tal manera, que
llega a decir locuras. No os lo perdis, es sublime.
4.- El evangelio contina, de alguna manera, la narracin
ofrecida el pasado domingo. Estn de vuelta y el Maestro
se atreve a desvelarles un poco su futuro. Ellos de ninguna
manera lo aceptan. Nosotros, cuando se nos explica el
Evangelio sin recortes y nos damos cuenta de que sus
enseanzas chocan con nuestros hbitos burgueses
capitalistas, tambin con frecuencia nos sublevamos. Ser
cristianos mediocres, ya est bien, pero eso de ser santos,
de ninguna manera. Comportarnos ejemplarmente a los
ojos del vecindario, est bien, pero incomodarnos e
incomodar a los dems, eso s que no.
5.- Cuando uno visita en Nazaret los recuerdos que
quedan de Charles de Foucauld y lee escrita en una tabla
de la que fue de su cabaa, de su puo y letra de qu le
sirve al hombre ganar todo, si pierde su alma. No puede
dejar de interrogarse, de examinarse, si lo que tantas
veces ha odo, se lo cree uno. Porque en un momento
pasan por la mente los recuerdos que se tienen del
Hermanito de Jess, de los tiempos anteriores a su
estancia aqu y de los posteriores, hasta su sacrificio,
relativamente cerca de Tamanrasset, donde fue enterrado.
Estas letras, esta frase, el trazo de cada una de las
palabras, son testimonio de su sinceridad y entereza.
cmo cambiara el mundo si todos, en nuestra vida diaria,
en nuestras decisiones, tuviramos presentes estas
palabras del Maestro!
Y no son fantasa, al final del tiempo de cada uno, se nos
examinar del amor con el que hemos obrado. El Papa
Francisco, con acierto y jocosamente, deca algo as hace
poco: nunca he visto que detrs de un coche fnebre,
vaya un trasportista, llevando a la eternidad las
posesiones del difunto.

REFLEXIONES
1.
1.Como ya indicamos, el evangelio de hoy se sita
inmediatamente despus del evangelio del domingo
pasado. Es un texto que puede parecer desconcertante:
el Seor, que acaba de alabar a Pedro, ahora le dice ni
ms ni menos: "Qutate de mi vista, Satans". Pedro, el
discpulo por excelencia, ofrece en los evangelios esta
imagen contrapuesta: es el creyente, el hombre que
confa en Jess; pero es tambin el que no entiende sus
caminos y niega a su maestro.
2. Estas palabras son las mismas que Jess dirigi al
tentador (Mt 3, 10; Domingo 1 de Cuaresma). La
coincidencia es significativa, y nos explica que la
tentacin no es slo un hecho anecdtico, situado al
comienzo de su ministerio, sino que acompa a Jess
toda la vida. Pedro, como el tentador, quiere hacerlo
caer, es decir, quiere desviarlo del camino que el Padre
le indica, y an cree hacerle un favor; ya no piensa
como Dios, sino como los hombres.
3. Los estudiosos de los evangelios nos explican que
este fragmento forma parte de un bloque importante y
clave, que aparece en todos los tres sinpticos: la
confesin de Pedro, el anuncio de la pasin, la llamada a
seguirle por su mismo camino, la transfiguracin. Si en
el reto a Pedro hallbamos un eco de la respuesta al
tentador, en la transfiguracin hallamos -en la voz de la
nube- un eco de la voz del cielo oda en el bautismo.
Entonces estbamos en un momento importante: el
inicio del ministerio pblico. Ahora estamos en otro
tambin importante: al cabo de un cierto tiempo, ya se
ve que la aventura no tiene el xito que poda
esperarse, se puede terminar mal. Es, pues, una hora
propicia para la tentacin, que Jess tambin supera. Y
una hora propicia para que el Padre confirme el camino
del Hijo:
"Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto. Escuchadle"
(17, 5). Los discpulos deben escucharle, deben entrar
por los caminos de Dios, y no querer llevar a Jess
segn sus criterios humanos.
J. TOTOSAUS
MISA DOMINICAL 1987/17

2. /SAL/062 "Tu gracia vale ms que la vida" (salmo).
Ms que comentarios, el salmo de hoy pide ser
saboreado. Es un creyente quien habla: uno que est
enamorado de Dios y que es feliz a la sombra de sus
alas. No se trata de razonamientos ilustrados; mil
razonamientos no son capaces de comunicar una pizca
de emocin. S: sabernos -sentirnos ntimamente-
amados por Dios, esto es la gracia, vale ms que la
vida! Qu sentido tiene esforzarse en ganar todo el
mundo o en salvar la propia vida? (evangelio). Vana
pretensin. Dejmonos penetrar por el amor que Dios
nos tiene.
J. TOTOSAUS
MISA DOMINICAL 1987/17

3. MP/VCR:
La reaccin de Pedro tipifica la crisis que provoca el
misterio de la muerte y resurreccin del Hijo de Dios. Es
lgico que la figura del Servidor que sufre se estrelle
ante los pensamientos humanos. No hace falta ser muy
observador para darse cuenta de que nadie es amante
de las dificultades; la misma vida personal es un buen
testimonio. Incluso, en la primera lectura, se nos
presenta a Jeremas como un hombre en crisis.
SFT/POR-QU: La verdad es evidente: el misterio
pascual se identifica con la existencia cristiana. El hecho
de seguir al Seor incluye el realismo de la cruz. La vida
hay que entregarla para poder participar de la
resurreccin. Y la crisis -nos lo asegura el evangelio- se
transforma por medio de la gloria del Padre, que el Hijo
del hombre dar como paga a sus servidores. As queda
explicado el misterio del dolor desde una perspectiva
ltima (escatolgica).
De hecho, el tema del sufrimiento adquiere hoy un
relieve importante. Hablar del misterio pascual es
bonito, pero su realidad llega a ser cruda. El dolor
conduce al hombre a la rebelin y es difcil de asimilar.
En la vida humana aparece muchas veces un
interrogante idntico: Por qu el dolor? Esta pregunta
nos sugiere otras similares: Qu significa un mundo
lleno de enfermos, afligidos, atormentados,
neurastnicos, tmidos...? Por qu nos limitan las
afecciones y las pasiones? Por qu razn se encallan
los proyectos y esperanzas...? Da la impresin de que
nos movemos en un ambiente completamente hostil e
ilgico. Lo que podramos hacer si furamos
equilibrados, si tuviramos salud, etc. Esta falta de
lgica hay que atribuirla a Dios? Ahora se podra hacer
referencia a la famosa frase paulina: "Ahora me alegro
por los padecimientos que soporto por vosotros, y
completo en mi carne lo que falta a las tribulaciones de
Cristo, en favor de su Cuerpo, que es la Iglesia."
(/Col/01/24).
El ejemplo es importante. Un hombre prisionero y lleno
de alegra, llamado a predicar y retenido por las
cadenas. Es un caso clarsimo de tergiversacin de
proyectos. Hay una leccin: existen los proyectos de
Dios. Quien los capta encuentra la alegra.
Fijndonos en la exhortacin: conviene descubrir el gran
secreto de Dios. Conviene medir la identificacin con
Cristo. Esta no se da sin la muerte y la resurreccin. Por
eso "completar las tribulaciones de Cristo" adquiere su
valor. Partiendo de la identificacin Cristo-Iglesia, se
debe explicar que la continuacin de la obra de Cristo
comporta sufrimiento y que el trabajo de los creyentes
consiste en construir la imagen del Siervo en su
corazn, proclamar la cruz con los actos: en definitiva,
se trata de una predicacin viva del Cristo crucificado-
resucitado.
Hay otro aspecto: el dolor como intimidad con el Seor
y, por lo tanto, como mayor posibilidad de compasin,
consuelo y afecto para los dems. No se puede olvidar
el aspecto de intercesin salvadora que es propia del
dolor.
Es bueno tener muy presente que el misterio pascual es
el elemento unitario de la vida cristiana. As pues, toda
la vida eclesial (sacramentos, asctica...) es una
actualizacin de esta realidad, evidentemente, para
profundizarla en el corazn de los que han muerto y
resucitado con Cristo por el bautismo.
Todava se puede considerar otro elemento: el seguir al
Seor es duro, pero tambin es verdad que nada puede
alejar de la opcin de la fe a aquel que ha
experimentado el fuego de Dios (recordad Jeremas).
J. GUITERAS
MISA DOMINICAL 1975/16

4.
1. SITUACIONES LMITE DE JEREMAS Y JESS
Tanto en la primera lectura como en el evangelio
encontramos expresiones duras y exclamaciones
contundentes, seguramente fruto de angustias y de
tensiones interiores de Jeremas y de Jess.
En efecto, Jeremas ora al Seor desde su sufrimiento:
"Yo era el hazmerrer todo el da, todos se burlaban de
m. Siempre que hablo tengo que gritar: Violencia! Me
dije: No hablar ms en su nombre. Pero la palabra del
Seor era en mis entraas fuego ardiente". Y Jess, con
el grupo de confianza de los primeros discpulos, no se
siente comprendido y apoyado por ellos lo suficiente. Al
contrario, "Pedro se lo llev aparte y se puso a
increparlo: -No lo permita Dios, Seor! Eso no puede
pasarte". Y la tensin interior de Jess explota con
vehemencia: "Qutate de mi vista, Satans, que me
haces tropezar; t piensas como los hombres, no como
Dios".
Tanto el pueblo de quien Jeremas es profeta como la
incipiente comunidad cristiana necesitan entrar en una
segunda conversin.
Tambin nosotros, todos los cristianos, y la misma
Iglesia entera, siempre necesitamos entrar en una
segunda conversin.
2. NO NOS DEJES CAER EN LA TENTACIN
El cristiano en el camino de la fe pasa por situaciones
oscuras y de lmite. A veces estamos decepcionados de
muchas cosas, de personas, de la comunidad, de
nosotros mismos, a veces nos sentimos algo intiles y
no encontramos demasiado sentido a la vida. Quizs
hemos trabajado mucho y bien, hemos sido generosos y
nos parece que nuestro amor a Dios y al prjimo
merecera un mejor resultado. Parece que deberamos
sentirnos felices y contentos, esperanzados. .. Y en
cambio padecemos como un vaco, una tibieza y
endurecimiento de corazn, nos sabe mal habernos
esforzado tanto para nada. En estos momentos nos
entran mejor las palabras del evangelio de hoy, pero al
revs: "De qu le sirve a un hombre ganar el mundo
entero, si arruina su vida?". Nosotros, en cambio,
diramos: De qu le sirve a un hombre servir a Dios y a
los hermanos, si arruina su vida? Procuramos ser
buenos los unos con los otros, y parece como si no
quedara bondad para nosotros mismos, para amarnos a
nosotros mismos. Quin cuida de nosotros? As nos
puede entrar una depresin profunda y puede minar
mucho nuestro tono vital y nuestra fe.
3. LA SEGUNDA CONVERSIN: "EL QUE QUIERA
VENIRSE CONMIGO...
El cristiano no llega a Dios a base de hacer muchos
esfuerzos y tener una gran ambicin de perfeccin, de
ser el mejor y el ms santo. Si quiere ser sobrehumano
y fuerza mucho su persona, puede llegar a un
agotamiento o a un orgullo espiritual muy pernicioso.
Debemos abrirnos y dejarnos invadir por la presencia de
Dios, del Espritu, que haga mella en nosotros y nos
transforme con su accin. Debemos desembarazarnos
de la preocupacin por nosotros mismos ("que se niegue
a s mismo") y vaciar nuestra voluntad de poder para
dejar que Dios sea Dios en nosotros y nos ilumine.
"Es entonces cuando Dios viene a nuestra vida como el
nio que crece en el seno de la madre y cada vez ocupa
ms espacio. Esta operacin no se hace sin nuseas ni
un cambio de costumbres. La depresin espiritual es la
cara nocturna y dolorosa de toda segunda conversin,
como un nuevo nacimiento" (Andr Gromolard, La
segunda conversin, Sal Terrae, Santander 1999, pgs.
83-84).
4. UN CURSO QUE EMPEZAMOS: HAGAMOS PASTORAL
DE LA SEGUNDA CONVERSIN
Empezamos el curso ... Podemos pensar en cmo
enfocarlo de cara a vivir el estilo cristiano de la segunda
conversin en nuestras comunidades y acciones
pastorales.
Como oracin para este principio de curso nos va como
anillo al dedo la segunda lectura de este domingo: "Por
el amor de Dios, por la misericordia de Dios,
presentmosle todo lo que somos. Este es el culto
verdadero". Y adentrmonos por los caminos de la
segunda conversin durante el curso, durante este curso
que empezamos y siempre.
Anticonformismo, transformacin, renovacin y cambio,
para reconocer lo que es bueno, agradable a Dios.
JOSEP HORTET
MISA DOMINCAL 1999/11

21 HOMILAS PARA EL DOMINGO XXII DEL
TIEMPO ORDINARIO
1-8
1.
Lo dice muy bien hoy Jeremas (20. 7-9): "Me sedujiste,
Seor, (=Gracia) y me dej seducir" (=Libertad). Gracia
y libertad: dos planos perfectamente fundidos en la vida
del creyente. Eso era Jeremas. La "Palabra" slo le
acarre disgustos; quiso dejarla y no pudo; hizo
siempre lo contrario de lo que quera; lleg a maldecir
su nacimiento... y sin embargo, fue el hombre ms libre
de Israel; tuvo una experiencia de Dios y de su gracia
superior a todos los profetas. Su similitud con Cristo
hace de su vida una profeca de la vida de Jess. Pablo,
conocedor tambin de la fusin gracia-libertad nos
propone otra fusin: vida y culto a Dios, es decir: hacer
de la vida toda una liturgia.
Jess felicitaba a Pedro porque Dios y no la carne le
haba revelado que Jess era el Mesas, Hijo de Dios;
unos momentos despus, nuestro evangelio de hoy, le
llama Satans porque piensa "como los hombres" desde
su "carne y sangre". Ser cristiano es, antes que ninguna
otra cosa, estar impulsados por un pensamiento como el
de Dios y no como el de los hombres. Este pensamiento
no est garantizado por ningn resorte religioso en s
mismo. Hay creyentes en todas las esferas y con todos
los sacramentos recibidos, que piensan, pensamos,
como los hombres. tem ms: lo sabemos, sabemos que
as piensa satans, sabemos que es pecado..., no nos
importa! nos encanta!... seguiremos pensando como
los hombres.
No slo queremos, de verdad, salvar la vida, sino que
exigimos a Dios que nos la jalone de xitos, de buena
salud y buenos dividendos. Jess llama a Pedro Satans
cuando ste le recrimina que vaya a Jerusaln para
padecer y morir. Dios, hemos de decirlo una vez ms,
no quiere la muerte ni la cruz de Xto; la muerte y la
Cruz es el precio que paga este mundo a los que
piensan como Dios y no como los hombres. Jess puede
evitar la cruz, pero ello supondra renunciar a la misin
de su Padre, supondra dejarnos encerrados en nuestra
muerte. Pensar como Dios incluye inapelablemente
algn tipo de Cruz, de las formas ms diversas, pero
cruz en cualquier caso. Pensar como Dios es algo muy
concreto: amar, perdonar, decir la verdad, practicar la
justicia, compartir la vida, tener un hijo, hacer una cosa,
sentir alegra... Todo esto es pensar como Dios y todo
esto es crucificarle. Si adems se admite y sigue la luz y
la fuerza del Evangelio aumenta nuestra fecundidad
pero se multiplican las cruces. Esto significa salvar o
perder la vida: entregarse a la propia cruz o rechazarla.
JAIME CEIDE
ABC/DIARIO
DOMINGO 2-9-1990/Pg. 67

2.
-"T piensas como los hombres, no como Dios": Simn
Pedro, respondiendo a la pregunta de su Maestro, haba
confesado que el Hijo del Hombre es el Hijo de Dios, el
Mesas prometido por los profetas. Y a partir de
entonces, Jess comenz a explicar a sus discpulos
cmo tena que subir a Jerusaln para ser entregado a
los senadores, a los sacerdotes y a los escribas, que le
juzgaran y condenaran a la muerte, porque stos eran
los planes de Dios. Pero los discpulos no comprendieron
nada, y Pedro tampoco. El hecho que sea precisamente
ste el que se cruce en el camino de Jess, a los pocos
das de haberle confesado Mesas y de haber recibido de
l la misin de ser para la iglesia como una "roca",
prueba que la iglesia desde el principio se escandalizara
del Cristo sufriente.
Los evangelistas no han escrito nada que no sea palabra
del Seor para su iglesia, aliento y advertencia a la vez
para los discpulos de Jess que fueron en aquel tiempo
y que seran despus por el testimonio apostlico. A la
iglesia, como a Pedro, le ha sido revelada la verdad de
Dios sobre Jess de Nazaret; pero la iglesia, lo mismo
que Pedro, est sometida a las influencias de este
mundo y puede llegar a pensar como este mundo,
creyendo que es mucho ms razonable la gloria que el
abatimiento, los honores y los triunfos que los servicios
y la cruz, guardar la propia vida que darla
generosamente, ganar todo el mundo en vez de servir a
los hombres y contribuir a que madure la autntica
esperanza. Si es as, si llega a ser as en un momento
dado, la iglesia tendr que escuchar el reproche de
Jess, lo mismo que Pedro, por haberse cruzado en su
camino y haberse olvidado de los planes de Dios.
PT/METANOIA: - "Transformaos por la renovacin de la
mente": Pablo nos amonesta para que no ajustemos
nuestra conducta a los criterios de este mundo y nos
esforcemos en la transformacin de la mente, hasta
llegar a conocer la voluntad de Dios y aprender lo que
realmente es bueno y agradable a sus ojos. Pablo nos
llama a penitencia, porque esto es lo que significa
tambin la penitencia en sentido bblico: "metanoia" o
"cambio de mentalidad".
No se trata, evidentemente, de cambiar slo las ideas o
sustituirlas por otras, menos an de un cambio en las
palabras. Porque es el hombre mismo el que ha de
cambiar de raz, como si volviera a nacer, a resucitar
con Cristo y aspirando a las cosas de arriba y no a las
de ac abajo. La mentalidad es el modo de pensar y no
slo lo que se piensa, es el espritu y no slo la letra, es
la vida misma, el corazn, la persona. Este cambio de
mentalidad nos hace comprender los pensamientos de
Dios y sentir los sentimientos de Cristo. Nos da
consistencia, nos sita en medio del mundo como
cristianos, como verdaderos discpulos de Jess.
-De qu le sirve a un hombre ganar todo el mundo, si
malogra su vida?: Vivimos en una sociedad en la que
todo se mueve por el lucro, en la que el dinero nos hace
perder la cabeza. La lgica de tener ms nos lleva a la
competencia de unos contra otros, nos lleva a la
violencia, a la destruccin y a la muerte. Todos somos o
estamos en peligro de ser vctimas del desarrollo
econmico. Se oscurecen los valores del espritu, los
ideales, el sentido de la vida. La palabra de Dios se hace
incomprensible. Se ha dicho que la convivencia
democrtica se deteriora cuando no hay una base
econmicamente sana. Pero la convivencia, el respeto
mutuo, la fraternidad son imposibles si no superamos el
egosmo y el individualismo que nos enfrenta y nos
asla. En una sociedad en la que se atropella a los ms
dbiles y se aplaude a los que ganan, el evangelio nos
recuerda que slo ganan la verdadera vida los que la
entregan generosamente a los dems. Y ste es nuestro
testimonio y nuestra esperanza: que Jess dio la vida
por todos y la gan para siempre, y que nosotros, si
vivimos y morimos como Jess, tambin resucitaremos
con l.
EUCARISTA 1978/41

3.
-"De qu sirve a un hombre ganar el mundo entero, si
malogra su vida? " De qu nos va a servir tener vete a
saber qu, si al fin y al cabo no tuviramos lo que de
verdad vale la pena, lo que de verdad hace feliz? De
qu le sirve a aquel millonario acumular dinero y ms
dinero, a costa de no invertir y de permitir que haya
cada vez ms parados; de qu le sirve guardar tanto
dinero en Suiza, vivir satisfecho creyndose el dueo del
mundo, estar rodeado de aduladores que no lo dejan ni
a sol ni a sombra pero que si se fuera a la ruina lo
abandonaran inmediatamente; de qu le sirve, si no
puede tener nunca la felicidad de la amistad
desinteresada, el alma tranquila de las ganancias
adquiridas honestamente, la alegra del esfuerzo por los
dems? De qu le sirve al hombre ganarlo todo, ser
ms importante que todos, si al fin y al cabo esto le
aleja de la ltima y ms importante felicidad, la de
Dios?
-Lo que para el mundo vale la pena Desde luego, estos
principios que Jess hoy nos dice NO SON LOS
PRINCIPIOS QUE NUESTRO MUNDO QUIERE METERNOS
EN LA CABEZA. Nuestro mundo, el mundo de los
anuncios de la televisin o de los estmulos que cada da
recibimos por todas partes, nos presenta como ideal eso
de ser un triunfador, de ser ms que los dems, de
distinguirnos de todos por la compra de este o aquel
producto, de tener prestigio, de pescar incluso novio o
novia no por amor sino porque uno tiene un buen coche
o usa esa colonia o aquel desodorante.
Estos son los principios que nuestro mundo quiere
meternos en la cabeza, para alimentar infinitamente la
inmensa espiral del negocio. Y ms o menos resulta
bastante semejante a lo que el mundo de la poca de
Jess haba metido en la cabeza de la gente de su
tiempo: el propio Pedro, ya lo hemos odo, le dice a
Jess que de ninguna manera, que l debe ser un
triunfador, no un hombre que tenga que pasar por el
sufrimiento por fidelidad al amor. Sin duda, esos
principios del triunfo a costa de lo que sea, del tener
prestigio y desear ser el dueo del mundo, estn en LA
RAZ LTIMA DEL PECADO ORIGINAL que nunca
llegamos a sacarnos de encima.
Y todo eso, esta actitud, hermanos, es TERRIBLEMENTE
RIDCULA Y DA PENA. Es ridculo que uno se haya
dejado meter en la cabeza hasta tal punto la
propaganda que porque con motivo de los mundiales de
ftbol pudo comprarse un televisor en color y su vecino
no, cree que es ms importante y ms feliz. O al revs,
que porque no se lo pudo comprar haya credo que era
un desgraciado, un perdido en medio del mundo. Y es
ridculo -ms ridculo todava, y ms triste- que una
chica suee poderse casar con alguien que pueda
ofrecerle todas las tonteras que anuncia la tele, en
lugar de soar en el amor y el trabajo comn y la
construccin, a do, de la felicidad. Y as
sucesivamente.
J. LLIGADAS
MISA DOMINICAL 1978/16

4. FE/DIFICIL.
Pedro, que el pasado domingo era la roca sobre la que
se edifica la Iglesia, es hoy "Satans" que piensa como
los hombres y no como Dios. Es la crisis de Pedro -y de
todo cristiano, tambin de la Iglesia- ante la dura
realidad del camino de JC, de la iglesia, de cada
hombre. La dificultad de comulgar con -de asumir-
aquello que llamamos el misterio pascual: el camino
hacia el Reino pasa por la lucha, slo aceptando el
escndalo de la cruz se llega a la resurreccin.
-CONEXIN. El pasado domingo presentaba lo que es la
confesin de la fe cristiana: Jess -el hombre Jess- es
el Mesas, el Hijo de Dios (el gua y fundamento para el
cristiano, el revelador de Dios, la posibilidad de vivir en
comunin con el Padre y de caminar hacia el Reino). Y
de esta fe nace -sobre esta fe se basa- la Iglesia como
comunidad de creyentes en JC.
Pero... Esta fe no es fcil. "No se puede creer
impunemente" deca Paul Claudel. La fe compromete
ms all -muy a menudo- de lo que imaginamos. El
ejemplo lo hallamos en el ingenuo que era Pedro. Aquel
hombre enaltecido con trompetas de plata ("Tu es
Petrus") en s y en sus sucesores, en la Iglesia. Una
ingenuidad -imaginar que diciendo que creemos en JC
ya lo hemos entendido todo- en la que todos
participamos. De ah que el evangelio de hoy debera
ser presentado como una clara advertencia dirigida a
todos (incluso a toda la Iglesia): creer en JC significa
aceptar su camino; creer en JC es estar dispuesto a
seguir su camino. No pretender ganar el mundo, sino
estar dispuesto a perder la vida. No pensar como los
hombres, sino como Dios. Intentar compaginar la
afirmacin de fe en JC con seguir un camino de
comodidad, de poder, de ganancia... es comulgar con
Satans (cf. las tentaciones de Jess que leemos cada
ao en el primer domingo de Cuaresma).
Con el evangelio de este domingo termina la serie de
textos centrados en la fe en JC. El prximo domingo
comenzar otra serie -bastante extensa: del domingo
23 al 31- dedicada a la vida de la comunidad cristiana
(de la cristologa se pasa a la eclesiologa).
-SER COMO DIOSES. Desde la antigua narracin bblica
de aquello que denominamos "pecado original" tenemos
admirablemente expresada la ms honda tentacin
humana: ser como dioses. Pero, evidentemente, como
un "dios" imaginado segn las coordenadas del
"mundo". Es decir, el que ms tiene, el que ms
aparenta, el que mejor se lo pasa. Una tentacin que a
menudo se queda en el nivel de nuestro pequeos
pecados -pequeos pecados pero que nos hacen dao y
se lo hacen a los dems, porque forman un tejido de
egosmo, de dureza, de mentira-, pero que puede
convertirse tambin en fuente de los grandes pecados
que crucifican a la humanidad (el gran poder del dinero
que conduce a la explotacin de los dbiles, que ensucia
las relaciones humanas hasta hacerlas imposibles, que
favorece las tiranas, las guerras, etc).
Y todo nace de esta pretensin de ser ms, de tener
ms. Una pretensin muy humana pero que es tambin
la gran tentacin. Por eso el gran escndalo cristiano es
que el Hijo de Dios rompa radicalmente con esta
tentacin y siga un camino de pobre, de servidor, de dar
su vida. Aquello que el lenguaje cristiano llama "un
camino de cruz". No por masoquismo ni como una
negacin de los valores humanos. Sino todo lo
contrario: precisamente para encontrar la vida. La ms
plena realizacin del hombre se halla en el Hijo del
hombre que es el Hijo de Dios. El nos revela la autntica
imagen de Dios y cmo el hombre puede -de verdad-
"ser como Dios".
Por eso, para los creyentes en JC, "ser como Dios" es
querer seguir este camino de servicio, de amor, de
donacin, que fue el camino de JC. Por ms difcil que
parezca.
J. GOMIS
MISA DOMINICAL 1978/16

5.
El salmo 62 expresa los sentimientos que nos mueven a
orar las lecturas de este domingo. S, he dicho orar.
Porque la Palabra de Dios, fundamentalmente, se reza.
Somos oyentes de la Palabra del Seor. De la escucha
pasamos a la plegaria. Para que, finalmente, nuestra
vida transcurra en la conversin del evangelio.
El salmo responsorial, pues, nos haca exclamar: "Mi
alma est sedienta de ti, Seor, Dios mo". El salmista
ha recitado: "Oh Dios, t eres mi Dios, por ti madrugo,
mi alma est sedienta de ti; mi carne tiene ansia de ti,
como tierra reseca, agostada, sin agua". El poema
slmico conclua as: "mi alma est unida a ti y tu
diestra me sostiene".
El profeta Jeremas encarn este salmo. Jess vivi
nicamente para el Padre. Y afirm que sus seguidores,
como El, tenan que poner lo mejor de s mismos en la
bsqueda primordial de Dios y de su voluntad.
-Seducido Todava hoy calan en el corazn las palabras
de Jeremas (20,7): "Me sedujiste, Seor, y me dej
seducir; me forzaste y me pudiste". Dejarse seducir!
Incluso puede parecer difcil. Pero esa es la cuestin.
Hay que dejarse cautivar por Dios. No, no es una
quimera. Los santos de Israel lo supieron hacer y lo han
hecho igualmente los santos de la Iglesia. Una
experiencia de gozo y de paz incomparables. Una
serenidad impresionante y plenificadora. Desde Dios, las
cosas humanas recobran un nuevo sentido. La
seduccin no es una especie de "neura" obsesiva. Ni
tampoco una beatitud ficticia. La seduccin de Dios se
convierte en la forja de la personalidad creyente, en
tanto que comporta la prueba. S, Jeremas se convirti
en el hazmerrer de la gente. Tuvo que anunciar cosas
no muy agradables. La misma palabra anunciada era
motivo de persecucin. El profeta estuvo tentado de
callar y no abrir ms la boca. Pero, el fuego interior por
Dios le abrasaba el corazn. Y la tarea prosegua, a
pesar de los lamentos y las lgrimas que comportaban
su predicacin. Cunto coraje y cunta fortaleza! La
seduccin era inmensa y purificadora en el crisol del
dolor. As Jeremas se fue volviendo coherente consigo
mismo. Aprendi la verdadera respuesta al Dios del
amor y la verdad.
-El caso Jess Jess, el profeta por excelencia, fiel a la
misin que el Padre le haba encomendado, anuncia su
pasin, muerte y resurreccin. Es realmente
impresionante el camino de coherencia que condujo a
Cristo a la Cruz. Bien difcil de comprender! Tanto, que
el mismo Pedro rechaza que sea posible. Pero Jess le
trata de Satans, de tentador. Pedro, como el diablo en
el desierto, propone grandezas. Pero, a su pesar, el
Seor no se desdice de sus objetivos salvadores. Hay
que pensar como Dios y no como los hombres. Ya se ve,
pues, que la seduccin de Dios requiere una escala de
valores no siempre fcil.
Trastocar nuestra manera humana -terrenal, no
evanglica- reclama mucho amor y mucha luz sobre
cul es nuestra realidad. La inversin de valores -la
acogida de los valores evanglicos- supone que uno est
totalmente seducido por Dios. Cristo, siempre hablando
con el Padre y del Padre, siempre anteponiendo su
misin diligente, aceptando el dolor y la cruz, nos ha
dado ejemplo de la actitud exacta que hay que tomar en
la cuestin Dios.
-Coger la cruz Se nos pide una actitud atrevida. Nuestra
fe es un reto. Llega a su plenitud con la acogida de la
cruz. He ah una cuestin de vida o muerte, de felicidad
o de desgracia. No hemos de ser miopes espirituales.
Dmonos cuenta de lo que realmente salva la vida.
Sera muy peligroso que ganando el mundo la
perdisemos.
San Pablo ha insistido en esa misma idea: "Os exhorta,
por la misericordia de Dios, a presentar vuestros
cuerpos como hostia viva, santa, agradable a Dios". Se
trata, pues, de renovar la manera de ver las cosas. Y,
por lo tanto, de vivir oblativamente. La oblacin -la
entrega- es la verdadera condicin del amor de los
esposos, de la relacin entre padres e hijos, de la
colaboracin en el trabajo, de la acogida de las pruebas
morales y fsicas, de la construccin de la iglesia y de la
comunicacin del Evangelio... Dejemos, pues, que la
Palabra del Seor nos seduzca. Ojal que este domingo
nos ayude a comprender, un poco ms, lo que es
primordial en la vida y nos haga adentrar en el camino
de la verdadera alegra. Oremos de todo corazn
diciendo: "Mi alma est sedienta de ti, Seor, Dios mo".
J. GUITERAS
MISA DOMINICAL 1990/17

6. Sobre la segunda lectura. SCDO-
COMUN SANTIFICACION/V:
Hoy tenemos en la liturgia de la palabra uno de los
textos claves que sirven de base al tema del sacerdocio
comn. Y es ste, sin duda, uno de los temas teolgicos
bsicos subyacentes a la espiritualidad actual. Es, a la
vez, un tema redescubierto en el Vaticano II que, no
obstante, no ha sido quiz suficientemente resaltado.
Lutero, en su afn por una vuelta a una Iglesia ms
popular y menos clerical habl del sacerdocio comn, y
tanto lo resalt que minusvalor el sacerdocio
ministerial proveniente del sacramento del orden
sacerdotal. Ello hizo reaccionar a la Iglesia catlica
subrayando todava ms el valor del sacerdocio y
acentuando el clericalismo en la Iglesia. A la vez, la
Iglesia de la contrarreforma consideraba
inconscientemente sospechoso todo lo que quisiera
resaltar esta realidad del sacerdocio comn de los fieles.
Por eso es por lo que muchos cristianos actuales no
haban odo hablar nunca -hasta el Vaticano II- de este
tema tan capital, tan bblico y, por otra parte, tan
silenciado: el sacerdocio comn (LG 10).
Todos somos sacerdotes. Este es el redescubrimiento
del Vaticano II. Todos participamos en la funcin
sacerdotal de Cristo. Por el bautismo somos
consagrados por la regeneracin y la uncin del Espritu
Santo como sacerdocio santo, para que por medio de
toda obra del hombre cristiano ofrezcamos sacrificios
espirituales en agradable culto a Dios. Por eso podemos
ofrecer a Dios nuestro cuerpo, nuestra vida entera como
una hostia viva, santa, agradable a Dios (Rom. 12, 1).
Hasta entonces muchos cristianos haban sido educados
en una espiritualidad bien diversa. Nuestra santificacin
-segn aquellas corrientes anteriores de espiritualidad-
provenan de fuentes externas. Unas veces se trataba
de la identificacin y aceptacin de la norma moral.
Otras del sacrificio o la mortificacin o, sobre todo, de la
oracin y del culto. Nuestro trabajo, nuestro esfuerzo,
nuestro descanso, nuestra convivencia, nuestra vida
profesional y familiar, en fin, no valan en s mismas
nada ante Dios. Dios no necesitaba de ninguno de los
frutos de nuestra industriosa actividad. As, la mayor
parte de nuestra vida quedaba como fuera del plan de
Dios: era un entretenimiento, una diversin (sic) a cuya
servidumbre estbamos sometidos por nuestra misma
condicin humana y terrestre (hay que trabajar para
comer). Nuestra verdadera santificacin provena de
otras fuentes: de la oracin y la adoracin. Los
cristianos realmente privilegiados eran aqullos que por
su estado de vida podan dedicar la casi totalidad de su
tiempo a la oracin y al culto, reduciendo al mnimo el
grosor del soporte material de nuestra vida. Momentos
santificantes eran slo los dedicados a la oracin y al
culto. Haba que santificarse "a pesar de" las
condiciones concretas de la vida.
En este contexto es donde cuaj -como un intento de
ltima recuperacin de las fuentes de santificacin en
favor del cristiano de a pie- la espiritualidad de la recta
intencin. Nuestras obras no valan en s mismas nada,
ni aportaban realmente nada valioso al plan de Dios,
pero podan serle agradables -podan pues as
convertirse en una especie de sucedneo del culto a
travs de la rectificacin de nuestra intencin interior de
agradar al Seor. Nuestra vida se santificaba entonces a
travs de la multiplicacin de actos piadosos
(jaculatorias, visitas al Santsimo, actualizacin y
rectificacin de nuestra intencin interior, ofrecimiento
de obras, "in omnibus respice in finem...").
La vuelta al tema del sacerdocio comn est a la base
de una nueva espiritualidad, y del movimiento de la
espiritualidad seglar. Todos somos sacerdotes por
nuestra consagracin bautismal, y ello nos posibilita
convertir nuestra vida entera en un culto agradable a
Dios. Cuando lo vivimos en el Espritu del Seor,
nuestro trabajo, nuestro esfuerzo, nuestro descanso y
nuestra diversin entran a formar parte de la voluntad
de Dios sobre nosotros. El cristiano, as, no tiene que
salir del tejido mismo de su vida diaria para buscar
fuera las fuentes de su santificacin. Es su misma vida
diaria la que le santifica, la que aporta a Dios lo que
necesita para llevar adelante su plan de salvacin sobre
el mundo, la construccin del Reino de Dios.
Nuestra vida concreta y los frutos de nuestra actividad
no son humo pasajero intil para el Reino de Dios.
Tanto es as que el Vaticano II nos asegura que quedan
salvados y que volveremos a encontrarlos: "los bienes
de la dignidad humana, la unin fraterna y libertad; en
una palabra, todos los frutos excelentes de la naturaleza
y de nuestro esfuerzo, despus de haberlos propagado
por la tierra en el Espritu del Seor y de acuerdo con su
mandato volveremos a encontrarlos limpios de toda
mancha, iluminados y transfigurados cuando Cristo
entregue al Padre el Reino" (GS 39).
Esa es la cruz: nuestra misma vida diaria vivida en el
amor. La cruz de que nos habla Jess en la tercera
lectura. Ya hay suficiente mal en el mundo como para
que queramos aumentarlo con nuestro sacrificio
voluntario. El sacrificio, la cruz verdadera que el Seor
quiere que acojamos cordialmente es la cruz del amor,
del dar diariamente la vida por los hermanos,
conscientes de que dando la vida es como de verdad la
ganamos, y que todo otro intento -siempre egosta- no
sirve sino para malograr la propia vida del hombre.
DABAR 1978/49

7.
-"Pedro se lo llev aparte y se puso a increparlo"
Recordemos el pasado domingo: Pedro haba captado
mucho! Recordemos que, dcil a una inspiracin, haba
hecho, en nombre propio y en nombre de sus
compaeros, la gran profesin de fe en Jess, el Cristo.
En cambio hoy no ha entendido casi nada.
Incluso se atreve a querer dar lecciones al Maestro.
Como nosotros que a veces entendemos algo pero,
otras nada...
Pedro no entenda an, como nosotros a menudo, que el
camino del amor -que es el nico camino de los
seguidores de Jess, porque es el nico camino de
Jess- tiene que estar abierto hasta la muerte, hasta
dar la vida si es preciso. Por eso, Pedro y nosotros nos
escandalizamos y, entonces, nos convertimos no en una
ayuda, sino en un estorbo para Jess. Porque la actitud
de Pedro y la nuestra, a menudo, est hecha de "carne
y hueso" y no de Espritu... Hecha de aciertos y
desaciertos; de luz y de oscuridad; de aceptacin dcil y
alegre del misterio que envuelve nuestra vida y la de los
dems o de rebelin tozuda a la voluntad de Dios,
cuando sus caminos no coinciden, del todo, con
nuestros caminos... Menos mal que lo que cuenta es
saberlo reconocer y, despus, continuar adelante, de
nuevo, con esperanza.
-"El que quiera venirse conmigo que se niegue a s
mismo, que cargue con su cruz y me siga".
Los que escuchaban a Jess estaban acostumbrados a
ver condenados a muerte, avanzando hacia el patbulo,
cargados con la propia cruz en la cual tenan que ser
ajusticiados. Pero cuidado, porque a travs de esta dura
imagen Jess no se limita a invitarnos al seguimiento
que puede llegar hasta el martirio cruento, sino que
incluye la necesidad de aceptar la vivencia de este
martirio hecha en clave asctica; o sea, hecha realidad
en la vida de cada da, en la de cada uno de los
seguidores.
El seguimiento de Jess supone, pues, haber hecho una
serie de opciones y rupturas: he escogido esto y, por
tanto, he renunciado a aquello. Y es preciso que, a
menudo, revisemos nuestra vida para ver si, de hecho,
hay renuncias y hay fidelidades: porque nuestra vida no
est hecha para ser guardada, sino para ser entregada,
de golpe o poco a poco... Seguir a Jess es preguntarse,
muchas veces: qu hara l en mi lugar? Cul sera su
respuesta ante este hecho? Enfrente de esta
situacin?...
-"Si uno quiere salvar su vida, la perder; pero el que la
pierda por m, la encontrar" Lo que salva o condena no
es el hecho de pertenecer a un grupo, sino,
bsicamente, la respuesta sincera a la propia conciencia
que en nosotros est, adems, enriquecida e iluminada
por la fe.
Y he aqu la gran paradoja anunciada y vivida por Jess:
la Vida es fruto de la muerte; no solamente en el ltimo
da, sino cada da. Por eso es preciso perderla para
encontrarla -de nuevo- purificada; es preciso pasarla
por dentro de Jess y de su Evangelio, para nos sea
devuelta con olor de eternidad. Porque "la vida nos es
dada y la merecemos dndola". Porqu perder es
ganar! Con otras palabras: Jess nos dice que amar es
dejarse vencer por el amor; dejarse vencer por el otro.
Por eso, concretando, los esposos que nunca se dejan
vencer el uno por el otro, se quedarn sin matrimonio;
los amigos, sin amistad; los miembros de una familia,
sin hogar... y el cristiano que no se deja vencer nunca
por Jess y su Evangelio, se quedarn sin Jess y sin
Evangelio... Solo y sin fe.
Celebrar la Eucarista es fortalecer nuestra capacidad de
entenderlo y de vivirlo. Es aprender a perder para
ganar!
PERE VIVO
MISA DOMINICAL 1987/17

8. JCR/CZ: VIVIR EN CRISTIANO LLEVA
INEVITABLEMENTE AL SUFRIMIENTO Y A LA CRUZ. NO
PORQUE SER CRISTIANO SEA SUFRIR SINO PORQUE
CONTRADICE LOS VALORES DE NUESTRO MUNDO.
JESS/MESIANISMOS.TIPO DE MESAS EN EL QUE
ESPONTNEAMENTE CREEMOS TODOS:EL QUE
CONSIGUE QUE TODAS LAS COSAS VAYAN BIEN.
IGLESIA.TENTACIN.LA MAYOR TENTACIN NO ESTA
FUERA SINO DENTRO: TRAICIONAR A XTO
DISTORSIONANDO SU IMAGEN:CREER EN EL HIJO DE
DIOS Y NO EN EL SIERVO SUFRIENTE.
JESS.TENTACIN.JESS COMPRENDI QUE ESTABA
ANTE LA GRAN TENTACIN DE SU VIDA Y LLEGA AL
COLMO DE LA INDIGNACIN:Mt 04.10.
1. El verdadero mesianismo
Esta escena sigue inmediatamente a la confesin de fe
de Pedro, con la que forma una unidad, y es un pasaje
tambin clave que resume con gran fuerza el verdadero
mesianismo de Jess y la tensin que produjo en sus
discpulos. Un mesianismo inesperado y escandaloso
que deja al descubierto la ambigedad de la misma
confesin de Pedro. Los discpulos, por medio de Pedro
han confesado claramente por vez primera su fe en
Jess como Mesas, y ste les anuncia su muerte y
resurreccin. La sorpresa est contenida en el relato.
Qu difcil le es a Dios hacer que le reconozcamos los
hombres! Todas las ideas que los discpulos se haban
hecho acerca de Dios y de su Mesas las tuvo que ir
combatiendo Jess. Y es porque tendemos a
imaginarnos a Dios a imagen y semejanza de nuestras
ambiciones de poder y de grandeza, de riqueza e
invulnerabilidad. Creemos que para acercamos a l
necesitamos dinero, prestigio..., deshumanizarnos.
Tendemos a imaginarlo al estilo de los poderosos y
triunfadores de este mundo. Jess quiere dejar las
cosas claras para que sus seguidores no se llamen a
engao. Ser vano el intento, como parece demostrar
la experiencia?
Qu significa que Jess es el Mesas?, qu implica
seguirlo?, cul es su camino y su proyecto? Cuanto
sigue es explicitacin del sentido del mesianismo de
Jess, de la tensin que existe entre la idea de los
hombres creyentes y la realidad manifestada en Jess.
Porque este texto no se refiere a la incredulidad de los
de fuera, sino a la resistencia que la misma iglesia
ofrece a Jess en su calidad de Mesas sufriente y
humilde. Una resistencia que desgraciadamente ha
perdurado durante la mayora de sus siglos de historia:
acept el carcter mesinico de Jess, pero no el
camino mesinico del fracaso y del don de s mismo.
2. La prediccin de Jess
"Desde entonces empez Jess a explicar a sus
discpulos que tena que ir a Jerusaln y padecer all
mucho por parte de los senadores, sumos sacerdotes y
letrados, y que tena que ser ejecutado y resucitar al
tercer da". Es la primera prediccin de la pasin, a la
que seguirn otras dos (Mt 17,22-23; 20,17-19; Mc
9,30-32; 10,32-34; Lc 9,44-45;18,31-33). Son palabras
que nos revelan la conciencia que Jess tena de su
destino, de estar llevando una trayectoria que
inevitablemente acabara en la muerte.
Cuando Jess predice su pasin no lo hace como si
fuera un adivinador de su propio futuro, como si todo
estuviera ya determinado y sabido desde un principio. Si
as lo entendiramos, el final dramtico que tuvo su vida
no sera un hecho histrico. Es verdad que todo eso
estaba profetizado en las Escrituras, pero no son stas
las que provocan los acontecimientos, sino los
acontecimientos los que determinan las profecas. Lo
que estas palabras indican es que, a estas alturas de su
actividad, Jess ya contaba con la posibilidad de una
muerte violenta: haba violado la ley del sbado -quicio
del sistema religioso de Israel- en varias ocasiones, lo
que era motivo suficiente para condenarlo a muerte;
haba sido acusado por los dirigentes religiosos de estar
endemoniado, penado tambin con la muerte; se haba
enfrentado a las autoridades, a los terratenientes; se
relacionaba con gente a la que despreciaban los
poderosos y a la que estaba abriendo los ojos sobre su
situacin de explotacin y marginacin... Las
autoridades religiosas y polticas lo consideraban cada
vez ms como un elemento peligroso. Y no pensaba
cambiar... De esta forma, Jess tena que contar con la
casi evidencia de morir violentamente, como haban
muerto muchos profetas. Su muerte ajusticiado ser la
consecuencia lgica de su actividad y de su toma de
posicin contra la ideologa del poder.
Enumera brevemente los acontecimientos ms
importantes. El lugar de la pasin ser Jerusaln,
porque no cabe que un profeta pierda la vida fuera de la
capital (Lc 13,33). Los ejecutores sern "los senadores,
sumos sacerdotes y letrados", los que forman el
sanedrn, el supremo tribunal de Israel. "Los senadores"
eran los miembros del sanedrn que pertenecan a la
aristocracia seglar, formada por los grandes
terratenientes y que constituan el ncleo del partido
saduceo. "Los sumos sacerdotes" formaban la
aristocracia sacerdotal, ocupaban los altos cargos de la
jerarqua, cuyo primado era el sumo sacerdote, y
pertenecan tambin al partido saduceo. "Los letrados"
eran el tercer grupo del Gran Consejo, la mayora
miembros del partido fariseo.
De esta forma, el sanedrn integraba a todas las clases
dirigentes: el poder del dinero y a los lderes religiosos e
intelectuales. Pasarn a la accin contra Jess, que
atacaba tan directamente esa religin oficial que tanto
les serva para defender sus privilegios, adormeciendo al
pueblo. Lo harn en nombre de Dios, como tantas
atrocidades de la historia humana. Pero Dios mismo los
desautorizar resucitando a Jess, dndole de este
modo la razn.
"Al tercer da" era una frmula que se empleaba para
indicar un breve espacio de tiempo. Y aunque es una
frase que nos traen los tres evangelistas sinpticos, es
muy probable que Jess no la dijera. Estos han
completado, desde la experiencia de la resurreccin, lo
que el Maestro vivi y ense.
No es que Dios quiera y haya decidido la muerte de
Jess, sino que sta es inevitable por la oposicin de los
dirigentes al mesianismo que l encarna. La misin de
Jess consiste en liberar al pueblo de la opresin
religioso-poltica de las instituciones y sus
representantes. Era lgico que sufriera la oposicin
implacable de esas autoridades. Es fcil aceptar a un
mesas triunfador. Los hombres de todos los tiempos y
las mitologas de incontables ambientes humanos se
han sentido fascinados por unas perspectivas
mesinicas que resolvieran todas las dificultades sin
pedir esfuerzos personales a cambio. Pero aceptar a un
Mesas crucificado es otra cosa. Jess se ha dado cuenta
de que lo que l pretende, por ser realmente liberador
para el pueblo, encontrar muchas resistencias. Tantas
o ms que las que han encontrado, desde siglos, los
profetas u otros lderes populares de la tierra.
Anunciar la palabra de Dios, vivir en cristiano, lleva
inevitablemente al sufrimiento, al dolor. No porque ser
cristiano sea sufrir, sino porque ser cristiano verdadero
contradice la mayora de los "valores" de la sociedad en
que vivimos. Si ahora el cristianismo no crea problemas
en muchos ambientes injustos, es porque ha
tergiversado el mensaje de Jess, equiparndolo a la
mentalidad que domina el mundo occidental, con la
consiguiente prdida de credibilidad en los ambientes
que buscan el cambio.
Ser cristiano es una fiesta, un gozo maravilloso, pero
slo para los hombres que esperan y viven del amor,
para los hombres libres y generosos, para los
inconformistas con el mundo que padecemos. Y
cuntos hombres hay as? Para los dems, el anuncio
cristiano es un tremendo revulsivo que solamente
produce irritacin y problemas. Jess vivi
profundamente el amor. Y saba muy bien que lo que l
propona era demasiado nuevo para ser aceptado
inmediatamente. Orientar la vida segn los valores de
Jess significa estar abierto a sus mismas perspectivas.
Nuestra sociedad prefiere ensearnos a autoencerrarnos
en los lmites estrechos que conceden el egosmo y la
ambicin. Jess nos abre al campo ilimitado de la
eternidad, nos ensea que todo lo visible tiene un ms
all; que cada cosa tiene su superficie y su hondura, y
que abarcar ambos aspectos es poseer su verdad, darle
todo su sentido; que para responder a las esperanzas,
generalmente inconscientes, de todos los hombres es
preciso hablar con profundidad, aunque choque en la
superficie, para alimentar a los que ahondan y
profundizan. Lo que nos convencer siempre de Jess
es esa honda relacin existente entre su revelacin y lo
que los hombres anhelamos en lo ms profundo de
nuestro corazn, porque su mensaje est dentro de
nosotros. Es infinitamente iluminador para todos los que
aceptan inventar, como l, su camino y su fe. Pero
resulta indignante para los que prefieren seguir
caminando cansinamente y sin problemas, y ms an
para los que tienen acaparados los bienes materiales,
que deberan ser patrimonio de toda la humanidad.
Una lamentable tentacin de la iglesia es querer
recuperar para s, en beneficio de su autoridad y de su
disciplina, a un hombre que desafi y contradijo a todas
las autoridades religiosas de su tiempo y que hizo de la
libertad el signo distintivo de sus discpulos. No ech
por tierra la religin que tan celosamente defenda el
sanedrn? Por qu hemos vuelto a caer en el mismo
error? Jess quiere que superemos todo ritualismo y nos
lancemos a la aventura de ser hombres verdaderos,
capaces de un crecimiento sin lmites y de una
capacidad de inventiva infinita. Una propuesta tan
radical explica las persecuciones de los dirigentes.
A pesar de los esfuerzos de muchos siglos por reducir el
cristianismo a las dimensiones de una religin de
prcticas religiosas, Jess sigue escapndose de los que
quieren definirlo y apropirselo. El suyo no es el destino
del hombre superior que no es comprendido por sus
contemporneos y que tiene que morir para ser
reconocido. Se trata de una forma de ser hombre tan
nueva y desconcertante, que le hace Hombre en
plenitud, Hijo del Dios vivo, Hijo del hombre, Mesas,
Seor.
3. Pedro no est de acuerdo
Los discpulos haban llegado a descubrir a Jess como
Mesas. Ahora comenzaba una nueva tarea, ms ardua
que la anterior: Qu Mesas? De nuevo es Pedro -en
Mateo y Marcos- el que nos clarifica el tipo de mesas
que esperaban y en el que espontneamente tendemos
a creer todos los hombres: alguien que resuelva
victoriosamente todas las contradicciones de los
hombres y haga que, de repente, todas las cosas vayan
bien. No dicen muchos actualmente que Dios no existe
porque si existiera no permitira el hambre, ni las
guerras, ni el sufrimiento de los nios...? Una de las
cosas que menos comprende nuestro mundo es el
fracaso de los hombres buenos y el triunfo de los
opresores. No debera ser el xito la consecuencia de la
bondad? Y resulta que el mesianismo de Jess no es
ste, que l es Mesas desde la impotencia del ser
hombre. Un Mesas dedicado a mostrarnos que se puede
ser hombre a fondo, hombre plenamente realizado y
abierto a todo lo que sea amor, libertad, justicia... Es
impotencia lo que le condujo a la muerte, porque el
mundo tiene poder y no acepta esos valores. Pero una
impotencia que, a la larga, result definitivamente
victoriosa... porque el hombre que ama gana siempre...,
pero despus de morir a s mismo.
Jess no ser el mesas poltico y guerrero que esperaba
la mayora del pueblo, sino un hombre que asumir en
el dolor de la lucha diaria la tarea de redimir al hombre
de su orgullo.
Pedro est en completo desacuerdo con lo expuesto por
Jess. Ha expresado la fe autntica, pero no ha sacado
las consecuencias de sus palabras. Crea en la
mesianidad de Jess y pareca que era un creyente,
pero en realidad no aceptaba el lado ms profundo y
singular del Maestro. Cay en las redes de su educacin
religiosa, que reduca todo a dimensiones "razonables".
Llevndose aparte a Jess, lo increpa. El verbo es
fortsimo, puesto que lo usa Jess con los demonios o
elementos demonacos. Indica que el destinatario del
reproche se opone al plan de Dios si no rectifica su
postura. Pedro, por tanto, considera que lo que propone
Jess es contrario al designio divino. Alrededor de las
personas comprometidas, o en camino de
comprometerse, hay con frecuencia un coro de gentes
que pretenden disuadirlas. Pedro y sus compaeros
acariciaban el sueo de un reino mesinico terreno y
poltico, sin querer entender que ese reino lo haba
rechazado Jess y combatido con energa desde el
comienzo de su misin, desde las tentaciones del
desierto.
La reaccin de Pedro es muy explicable: no ha
entendido todava que el camino de Jess -como todo
verdadero camino humano- es camino de renuncia y
muerte, antes de serlo de salvacin y gloria.
Jess deber comenzar con sus discpulos un nuevo
grado de inteligencia, an ms difcil que el anterior:
explicarles el nico mesianismo verdadero, la nica
forma de ser autnticamente hombre. Cmo van a
entender que al Mesas lo matar el sanedrn? Lo
entendemos nosotros? Es inconcebible y no puede
suceder. Cmo va a permitir Dios tal contrasentido:
que el Hijo sea condenado por sus mximos
representantes en la tierra? La actitud de Pedro es como
una voz de alarma para los cristianos, porque el peligro
mayor de la iglesia no est fuera, sino dentro de s
misma: traicionar a Cristo distorsionando su imagen.
Las tentaciones del desierto se hacen carne en la
comunidad cristiana cuando rechaza toda forma de
cristianismo sufriente, cuando se opone a ser
perseguida por su fe, cuando quiere terminar con las
formas humildes y pacficas; cuando busca el poder
religioso y poltico, dominar el mundo bajo el signo de la
cruz... Cuando piensa que, si triunfa, es porque Dios la
bendice. Pedro, como tentador de Jess, expresa muy
bien la permanente tentacin a la que se vio sometida
siempre la iglesia: hacer de Jess de Nazaret un factor
de poder y de riqueza.
No olvidemos que si los evangelistas insisten tanto en
este tema es por lo mucho que nos cuesta a los
cristianos comprender al "verdadero" Jess, por la
fuerza con que nuestro egosmo y comodidad tiende a
fabricar un Jess a nuestra imagen y semejanza. La
iglesia y cada comunidad debemos examinar nuestro
modo de actuar con los hombres a la luz de este
clarificador texto evanglico.
4. Pedro piensa como los hombres
"Qutate de mi vista, Satans, que me haces tropezar,
t piensas como los hombres, no como Dios". Estas
palabras manifiestan el colmo de la indignacin. Jess
comprendi que estaba ante la gran tentacin de su
vida. Le ofrecan el poder, la gloria, las riquezas y los
honores. Comprendi que sus discpulos no haban
escuchado la voz del Padre y que a l mismo le era
difcil acatarla momento a momento. Rechaza a Pedro
con las mismas palabras que al tentador en la tercera
tentacin del desierto (Mt 410). Se trata, en realidad, de
la misma tentacin: aceptar un mesianismo que
descarte los caminos de Dios para imponer los caminos
humanos. Pedro y Jess estn en distintos planos. As
como las tentaciones del desierto estn al comienzo de
su actividad mesinica, esta conversacin est al
comienzo del camino de la pasin.
Deberamos meditar profundamente estas dursimas
palabras dichas a un hombre que acaba de formular de
un modo perfecto su fe en Jess. No basta reconocer al
Mesas; es necesario aceptar tambin todas sus
consecuencias. La fe no puede quedar en el
entendimiento ni reducirse a palabras: tiene que
hacerse prctica.
El caso de Pedro es ms grave que si no hubiera
entendido: reconoce que Jess es el Hijo de Dios vivo,
pero pretende encauzar su mesianismo hacia el poder y
el triunfo. Lo peor no es no entender una cosa, sino
creer que se ha entendido perfectamente sin que sea
as. El que no entiende puede preguntar, el que cree
que ha entendido, qu podr hacer? Es la gravedad de
nuestra iglesia y de cada uno de nosotros?
La oposicin de Pedro a Jess no termina aqu:
continuar hasta culminar en las negaciones (Mt 26,30-
35.69-75 y par.).
Pedro es ocasin de tropiezo para Jess. Esto presupone
la existencia de un mesianismo "satnico", que presenta
a Jess como aliado del triple poder -poltico, econmico
y religioso-.
Y, lgicamente, a ese mesianismo le corresponder una
iglesia "satnica", aliada con esos mismos poderes y
siendo ella misma poder.
El tropiezo ocurre siempre en los lmites, all donde lo
divino hace irrupcin en lo humano. Si el hombre no se
aparta de s mismo y se queda en sus pensamientos,
vive separado de los pensamientos de Dios. Si el
hombre se abre al mal, el tropiezo se hace insuperable.
Creer en Jess significa aceptar su camino y seguirlo, no
pretender compaginar la afirmacin de fe en Jess con
seguir un camino de comodidad, poder y ganancia. En la
narracin simblica del pecado de Adn y Eva tenemos
admirablemente expresada la ms honda tentacin
humana: ser como dioses (/Gn/03/05). Pero como
dioses imaginados segn los valores del mundo: el que
ms tiene y mejor se lo pasa es el que ms vale y el
ms feliz... Una tentacin que a menudo se queda en el
nivel de nuestros pequeos pecados -que nos hacen
dao y se lo hacen a los dems-, pero que puede
convertirse tambin en raz de los grandes pecados que
crucifican a la humanidad -el gran poder del dinero
conduce a la explotacin de los dbiles, hace imposibles
las relaciones humanas, favorece las tiranas, hace
posibles las guerras-.
El gran escndalo de Pedro -y de todos los cristianos- es
que el Hijo de Dios rompa radicalmente con esta idea-
tentacin y siga un camino de pobreza, de servicio, de
don de la propia vida. No por masoquismo, sino como
nica forma de encontrar la verdadera vida y "ser como
Dios". Esos son los caminos y pensamientos de Dios,
tan distintos de los nuestros (Is 55,8-9).
Como es experiencia de todos, una cosa es saber todo
esto tericamente y otra muy distinta vivirlo
personalmente. Y no debe extraarnos: la gran
tentacin humana es natural que sea difcil de
desenmascarar y ms an de vencer.
Debemos evitar que este camino de cruz se confunda
con un negar los valores humanos o una renuncia al
esfuerzo para mejorar la vida de los hombres. Jess no
niega nada de todo eso, sino todo lo contrario: nos
ofrece la posibilidad y el camino para llevarlos a
plenitud. Lo que ataca es la deformacin de los valores
humanos, los falsos caminos. Tienen algo que ver los
valores de Jess, reflejados en las bienaventuranzas,
con los valores de nuestra sociedad? Cuesta pensar
como Dios, cuesta esforzarse cada da al servicio de lo
que vale la pena. Tenemos que aceptar la forma de
hacer Dios las cosas, aunque muchas veces se opongan
a nuestras esperanzas; empezar desde el principio para
comprender fatigosamente algo de los pensamientos de
Dios, guiados por el Espritu de Jess. Es necesario
elegir entre los pensamientos de Dios y los criterios
mundanos. Es razonable pensar que existan otras
formas ms fciles de vivir el cristianismo, de afrontar la
misin de la iglesia en el mundo. Jess no puede
obligarnos a tomar una decisin u otra. Eso depende de
cada uno. Pero no debemos engaarnos: de qu
servira?
5. Condiciones del seguimiento
La misma suerte que el Mesas deben correr sus
discpulos. Discpulos de un hombre que muri colgado
de una cruz. Es lo que intenta decirnos Jess en la
segunda parte de este texto, en el que nos expone
claramente las condiciones del seguimiento. Jess haba
llamado a sus discpulos a seguirle, haban formado un
grupo que recorra las aldeas anunciando el reino de
Dios. Este seguimiento exterior de ir con l debe
convertirse en seguimiento interior. Un seguimiento que
requiere otras condiciones distintas del abandono de
casa, profesin y familia. Slo entonces el seguimiento
ser verdadero. "El que quiera venirse conmigo, que se
niegue a s mismo, que cargue con su cruz y me siga".
Estas son las condiciones que nos pone Jess para que
sea realidad ese seguimiento interior. Es evidente que
Jess no era ningn lder poltico, porque qu poltico
se atrevera a hacer una propaganda tan impopular?,
quin es capaz de hablar as a las masas, siempre
deseosas de facilidades? Sin embargo, Jess no hace
ms que remitirnos a nuestra propia experiencia,
descubrirnos qu es ser hombre, cul es su meta y sus
posibilidades. No hemos comprobado alguna vez que,
cuando nos hemos arriesgado a poner en prctica algo
de su mensaje, nuestra vida adquira sentido y plenitud?
"El que quiera..." Se es discpulo de Jess despus de
un acto libre y consciente. Lo que supone que
analicemos el problema, que estudiemos el evangelio,
que comprendamos las palabras de Jess y las
comparemos con otras teoras y religiones. Y despus,
decidirnos. No podemos seguir defendiendo un
cristianismo sociolgico y masivo, que nada tiene que
ver con las exigencias marcadas por Jess. El discpulo
debe elegir libremente el mismo estilo de vida que el
Maestro si no quiere ser un esclavo cristiano. Las
condiciones del seguimiento son dos: "renegar de s
mismo" y "cargar con la propia cruz"; renuncia y
entrega.
"Que se niegue a s mismo". Una frase que debemos
entender bien, porque si significara anularse a s mismo
como persona, ser incapaz de tomar una decisin,
esperar que otro piense y decida por nosotros,
someternos incondicionalmente a la autoridad religiosa,
indiferencia y cansancio de la vida u otras cosas por el
estilo, es evidente que ningn hombre digno podra
aceptarla. Jess quiere que vivamos en libertad, como
personas y como comunidades; que tomemos las
riendas de nuestra propia vida.
Negarse a s mismo significa renunciar a toda ambicin
personal y es una nueva formulacin de la primera
bienaventuranza: elegir ser pobre (Mt 5,3); significa no
ponerse a s mismo como centro de la propia existencia.
La vida cristiana exige la superacin del egosmo y del
hedonismo -que considera el placer como el nico fin de
la vida-, dominarse, esforzarse, valorar a Jess como la
mejor ganancia; leer la historia y la vida humana desde
l. Es aceptar el proyecto mesinico de Jess,
invirtiendo la imagen de Dios que nos hemos construido.
Es una conversin que llega hasta la misma raz del
hombre y alcanza el centro de la propia mentalidad,
desconcertando constantemente los criterios que
tenemos por indiscutibles y las propias valoraciones.
Jess ha rechazado como venida de Satans toda forma
de religin que sea signo de poder entre los hombres,
porque el poder acaba alienando hasta al mismo que lo
ejerce. Lo mismo "el dinero" (Mt 6,24). No tenemos la
ilusin de ser ms en la medida que tenemos ms? Es
como una trampa sutil que nos incapacita para ser
verdaderamente hombres, como un enemigo que est
dentro de nosotros y se hace pasar por nosotros
mismos. Toda tentacin externa tiene su aliado en algo
que est dentro del hombre. Es insuficiente la liberacin
exterior de la persona -de un rgimen dictatorial, por
ejemplo-, si no culmina en una liberacin interior. Es en
el interior de cada uno donde se logra la verdadera
libertad. Desde esta perspectiva, "negarse a s mismo"
significa que aceptar la liberacin que trae Jess obliga
a luchar por liberarse en el propio interior de todas las
fuerzas internas que nos aprisionan: mentiras, orgullo,
comodidad, afn de lucro y de poder... No nos queda
otra alternativa: o negarnos a nosotros mismos viviendo
para los dems, como hizo Jess, o vivir para nosotros
mismos rechazando la fe y el camino del Mesas.
Nuestra personalidad est en la capacidad de
entregarnos a los dems renunciando a ese "s mismo"
que intenta oprimirnos y oprimir a los otros.
"Que cargue con su cruz". Es la segunda condicin, que
complementa la anterior. Los maestros judos nunca
proponan tal cosa a sus discpulos. Algunos jefes
zelotes s lo pedan a los suyos, pues saban que se
sera su final si eran apresados. La cruz era el destino
final de todos los que no bailaban al ritmo del poder
establecido y simultneamente hacan de l una fuerte
crtica. Jess prev la cruz, como resultado de su misin
proftica, para l y para los suyos. La crucifixin era el
terrible suplicio que el poder romano reservaba a los
guerrilleros y a los esclavos rebeldes. Un suplicio que
nunca se aplicaba a un ciudadano romano, como fue el
caso de Pablo de Tarso. Invitar a "cargar la cruz" era
invitar a una actitud de subversin directa y activa,
arriesgada al mximo, aunque no en la lnea de los
zelotes.
Muchos parecen pensar -siempre entre los que viven
una vida ms o menos acomodada- que cargar con la
cruz consiste en aguantar resignadamente todo lo que
nos venga encima -sobre todo si cae encima de los
dems-, nunca luchar para que las cosas cambien -sera
peligroso para sus intereses, rezar un poco ms, ir a
misa, celebrar unas fiestas religiosas...-. Son gente que
se sirven de la fe sin importarles el hambre del mundo,
el paro... Han llegado hasta el cinismo de imponer su
falsa visin del Dios de Jess. Pero Jess no est
haciendo apologa de paciente resignacin.
Pensar y predicar que "cargar con la cruz" significaba
resignarse a la injusticia que hallamos en el mundo...
hizo posible que Carlos Marx pudiera escribir -y mucha
gente de antes y de ahora pensar que tena razn- que
"la religin es el opio del pueblo", una "dormidera" para
facilitar los planes de los poderosos. Y es la causa de
que actualmente muchos estn convencidos de que el
cristianismo no sirve para mejorar realmente la
sociedad.
Si Jess fue perseguido, condenado a muerte y clavado
en la cruz, fue porque luch hasta el final, siguiendo el
camino que el Padre le haba trazado: el camino de la
lucha por la libertad, el amor, la justicia, la paz... Si se
hubiera limitado a una predicacin conformista que
dejara las cosas como estaban, sin querer cambiar
aquello que tambin entonces llamaban "orden", habra
muerto de viejo, bien considerado, respetado,
merecedor de alguna medalla. Si lo clavaron en la cruz,
fue porque estorbaba; y si estorb, fue porque luch por
un mundo distinto.
Cargar con la propia cruz significa aceptar ser
perseguido y condenado a muerte por la sociedad
establecida. Es vivir la ltima bienaventuranza: vivir
perseguidos por ser fieles a la causa de Jess, que es la
causa del pueblo oprimido (Mt 5,10-12). Es amar sin
limitaciones, vivir abiertos al misterio de Dios, aceptar
dar la vida por Jess y su evangelio, ir gastndola en
favor de los dems. Es soportar las incomprensiones a
causa de la fe, aceptar el dolor y las limitaciones de los
propios pecados. Es preguntarse cada da: En qu
puedo servir a los que me rodean?, cmo puedo dar
vida al que la necesita?... Es la renuncia al propio
futuro, a la propia seguridad, para seguir a Jess. Es, en
definitiva, compartir el mismo destino de Jess, tratar
de hacer en cada momento lo que l hara y colocar este
ideal por encima de todo inters personal. La cruz es un
modo de afrontar la vida que debe ser aceptado desde
el corazn.
Lucas dice "cada da" para indicarnos que tomar la cruz
es una opcin que debemos realizar diariamente. Nos
indica su profunda reflexin sobre la cruz del discpulo.
Normalmente, llevar la cruz era avanzar por el camino
del ltimo suplicio. Lucas quiere clarificar ms: no se va
a la muerte cada da, pero s cada da pasamos
angustias, dificultades... que nos hacen experimentar
una especie de muerte. La cruz de cada da es menos
decisiva, pero no supone menor fidelidad y tenacidad en
seguir a Jess, sino quiz ms, porque es mucho ms
fcil dar de golpe la vida -nos puede encontrar en un
momento de exaltacin- que entregarla da a da,
instante a instante.
El que cumple esas dos condiciones -negarse a s mismo
y cargar con su cruz- es el verdadero seguidor de Jess.
Porque seguirle no significa un mero acompaarle
exteriormente o hablar mucho de l, sino adherirse
interiormente a su persona, tomar parte en su destino
histrico, comulgar con su vida, apuntarse a la
procesin de los crucificados por los poderes de todos
los tiempos... No es predisponerse para obtener un
cargo en el nuevo Israel liberado de la ocupacin
romana.
6. Son las nicas sensatas
Jess nos propone ahora tres argumentos para
probarnos que sus condiciones, aparentemente tan
duras, son las nicas sensatas: perder la vida por l es
asegurarla para siempre, no compensa ganar el mundo
entero si es al precio de malograr la vida, al final habr
una retribucin para los que sean fieles.
El primer argumento parece un juego de palabras: "Si
uno quiere salvar la vida, la perder; pero el que la
pierda por m, la encontrar". No se trata de renunciar a
la vida terrena para ganar la celestial, sino de cambiar
el proyecto de esta vida; ni a los valores materiales por
los espirituales. Jess afirma que la vida entera,
material y espiritual, se posee nicamente en la entrega
de s mismo. No se trata de una renuncia a la vida, sino
de un proyecto de la misma en la lnea del amor; de
proyectar la existencia en trminos de entrega, no de
posesin. Porque hay un modo falso y otro autntico de
vivir. El primero se funda en el egosmo; el hombre se
hace centro de s mismo y termina por autodestruirse.
El segundo encuentra el sentido de la vida en la entrega
a los dems; da y pierde de s mismo para que otros
tengan vida. Pero es una prdida aparente, porque
quien da con amor vive en plenitud. Son los dos
caminos del sermn de la montaa (Mt 7,13-14).
Las palabras de Jess se pueden traducir de la siguiente
forma: se gana lo que se ofrece a los dems, lo que se
sacrifica en bien del otro; se pierde lo que se retiene
para uno mismo. Y esto se puede aplicar a los bienes
materiales, al empleo del tiempo, a los propios ideales y
talentos... Siempre ser realidad que lo que d es lo que
tengo, lo que guarde es lo que pierdo. Resucita lo que
ha muerto en bien del otro. La resurreccin de Jess fue
la consecuencia de su entrega. Hace falta amar mucho
la vida para darla de esa forma. A los muertos que
mueren "vivos" no hay quien los mate. El valor supremo
del hombre -la vida- slo se asegura si uno est
dispuesto a perderla por causa de Jess.
"Salvar la vida" es gastarla en el juego de unos pocos
aos buscando el propio inters; "perderla por Jess" es
arriesgarla en bien de los dems. "Salvar la vida" es
abandonar el grupo de Jess, considerado demasiado
revolucionario, para ponerla a cubierto; "perderla por
Jess" es arriesgarla mantenindose unido al grupo. Un
riesgo que slo puede correrse a base de una total
solidaridad con la persona de Jess. El primero acaba
por perderla; el segundo la conserva para siempre. El
argumento opone lo efmero del primer resultado a la
permanencia del segundo.
Ya hemos visto los resultados de esta actitud en el
mismo Jess: llegar a ser plenamente hombre y a ser
resucitado por el Padre, recobrando la vida que haba
entregado sin ninguna limitacin. Resultados que vemos
tambin, de algn modo, en los hombres que se
entregan al servicio de los dems: acumulan la vida, se
les nota la adultez en el amor, aman ms y mejor que
los nios...
"De qu le sirve a un hombre ganar el mundo entero si
malogra su vida? O qu podr dar para recobrarla?" Es
el segundo argumento de Jess para convencernos de lo
necesario que es para el hombre seguir su camino.
La vida es el supremo valor. Debe ser la vida la que
condiciona y determina el valor de las cosas. Luchar por
ellas no tiene sentido si peligra la vida misma; para
qu servirn despus? El hombre con vocacin de
almacenista no tiene valor ni sentido a los ojos de Dios
(Lc 12,16-21). Toda ganancia, por cuantiosa que sea -
aunque sea "el mundo entero"-, es un mal negocio si el
hombre se autodestruye con ella. En el momento
ltimo, cuando el hombre se enfrente con el "Hijo del
hombre", no contar lo que tiene o tuvo, sino lo que es
e hizo. Las obras siguen al hombre como prolongacin
suya que son. Los bienes quedan atrs, como
adherencias que fueron. La entrega de la vida
nicamente puede justificarse por la vida en plenitud y
para siempre. De qu le sirve al hombre ganarlo todo,
ser el ms importante..., si al final se alej de la ltima
y ms importante felicidad, la que dan los valores de
Dios?
Los valores de Jess no son los que el mundo pretende
meternos en la cabeza para alimentar la inmensa espiral
del negocio. Basta recordar las bienaventuranzas para
convencernos de ello. Los principios del triunfo a costa
de lo que sea, del tener prestigio y desear ser el dueo
del mundo, estn en la raz ltima del pecado original,
que nunca llegaremos a sacarnos del todo de encima.
Son otras las cosas que valen la pena: el amor, la
amistad, la ayuda mutua, la justicia, la paz, la
solidaridad..., todo lo que sea trabajar por la felicidad de
todos, porque eso es lo que da tranquilidad por dentro.
De qu sirve acumular dinero y ms dinero, cosas y
ms cosas..., si no podemos lograr nunca la felicidad de
la amistad desinteresada, la alegra del esfuerzo por los
dems...?
"El Hijo del hombre vendr... y pagar a cada uno segn
su conducta", dice Mateo. Marcos y Lucas afirman que
"el Hijo del hombre se avergonzar" del que se
avergence ahora de l y de sus palabras. La idea es la
misma: cada uno se encontrar al final con aquello que
sembr ahora. Es el tercer argumento.
A todos nos gustara un cristianismo fcil, cmodo, ms
compaginarle con la sociedad; algo as como el que nos
hemos "montado". Pero no es eso lo que nos dicen los
evangelistas.
7. Una frase difcil /M/16/28
"Os aseguro que algunos de los aqu presentes no
morirn sin antes haber visto llegar al Hijo del hombre
con majestad". Con estas palabras, independientes de
todo lo anterior, termina este texto. Es una frase difcil
que ha suscitado distintas interpretaciones. Quiere
decir Jess que el juicio final estara tan prximo que
alguno de los presentes no habra muerto cuando
tuviera lugar? Qu entenda con esta misteriosa frase,
desmentida por la realidad de los hechos? Participaba
Jess de la creencia que haba por aquellos aos de la
proximidad del fin de este mundo? Es muy posible que
Jess creyera en la inminencia de la llegada del reino de
Dios, del fin del mundo. No podemos olvidar que no era
un superhombre, sino un hijo de su poca, y que tuvo
que crecer, como todos, en "sabidura y edad" (Lc 2,52).
San Pablo tambin crey que podra presenciar
personalmente la segunda venida de Cristo (I Tes 4,15;
I Cor 15,51).
Nos habla de un acontecimiento clamoroso: el Mesas
rechazado intervendr como rey en el curso de la
historia. Acontecimiento que desarrollarn los tres
evangelistas en sus respectivos discursos escatolgicos
(Mt 24-25; Mc 13; Lc 21,5-33). Algunos estudiosos
sostienen que estas palabras no son de Jess, sino de la
comunidad cristiana primitiva, necesitada de consuelo
en medio de las atroces pruebas a que se vea
sometida.
La proximidad del final era una esperanza para seguir
caminando en medio de las dificultades. Jess siempre
prescindi de hacer afirmaciones de este tipo: el da y la
hora slo los conoce el Padre (Mt 24,36). Si el lenguaje
usado es tpico de la tradicin proftica y apocalptica, la
interpretacin tiene que tener en cuenta aquella
perspectiva y mentalidad. Cuando los profetas quieren
poner en evidencia la certeza de la intervencin de Dios,
prescinden de la perspectiva de tiempo -Dios carece de
l, por ser eterno-, afirmando la presencia divina aqu y
ahora, enseando que el acontecimiento futuro se hace
realidad cuando la palabra de Dios llega al hombre.
Descubrir a Jess como Mesas de Dios, no es lo mismo
que verlo "llegar con majestad"? El que profundiza en l
se da cuenta que es sa la nica forma de vivir
autnticamente. Y el que vive as intuye el final gozoso
de la historia. La forma del enunciado, que responde a
la mentalidad de la poca, no puede ser igual que en
nuestro tiempo. Otros han identificado esta llegada con
la transfiguracin de Jess, con su resurreccin...
FRANCISCO BARTOLOME GONZALEZ
ACERCAMIENTO A JESUS DE NAZARET - 3
PAULINAS/MADRID 1985.Pgs. 99-113

9.
EL SUFRIMIENTO NECESARIO DEL DISCPULO
-Renunciar a si mismo para seguir al Seor (Mt 16, 21-
27)
El episodio sigue a la confesin de Pedro en Cesarea de
Filipo. Ahora que los discpulos han manifestado por
boca de Pedro su fe en Jess, no teme ya este anunciar
su pasin. San Mateo nos hace escuchar por tres veces
a Cristo anunciando su pasin (Mt 16, 21; 17, 22-23;
20, 17-19). Se trata, evidentemente, del momento ms
importante del evangelio y hacia el que conduce todo el
texto. Cristo anuncia ah su misterio pascual de muerte
y de resurreccin. No es comprendido, a pesar de haber
hablado en trminos bien claros. No se contentaba con
anunciar lo que iba a suceder, sino que anunciaba lo
que "deba" suceder; una misin a la que l no poda
sustraerse. En el momento de su bautismo en el Jordn,
Jess haba sido designado como el Hijo nico amado, el
que es amado porque cumple la voluntad del Padre; es
el Hijo-Siervo-Sacerdote que ofrece su vida para cumplir
la voluntad del Padre y salvar a los hombres. No puede,
en consecuencia, evadir su misin, dolorosa pero
presentada a la vez como gloriosa.
Pedro, aunque h