Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso Abbi piet di me, Signore, perch ti invoco tutto il giorno: tu sei buono e pronto al perdono, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5) Colletta O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi lamore per te e ravviva la nostra fede, perch si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Ges Cristo...
Oppure: Rinnovaci con il tuo Spirito di verit, o Padre, perch non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ci che buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle orme di Cristo, nostra speranza. Egli Dio, e vive e regna con te.... PRIMA LETTURA (Ger 20,7-9) La parola del Signore diventata per me causa di vergogna. Dal libro del profeta Gerema
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: Violenza! Oppressione!. Cos la parola del Signore diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: Non penser pi a lui, non parler pi nel suo nome!. Ma nel mio cuore cera come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.
Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 62) Rit: Ha sete di te, Signore, lanima mia. O Dio, tu sei il mio Dio, dallaurora io ti cerco, ha sete di te lanima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senzacqua.
Cos nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poich il tuo amore vale pi della vita, le mie labbra canteranno la tua lode.
Cos ti benedir per tutta la vita: nel tuo nome alzer le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loder la mia bocca.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia allombra delle tue ali. A te si stringe lanima mia: la tua destra mi sostiene. SECONDA LETTURA (Rm 12,1-2) Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito e perfetto.
Parola di Dio Canto al Vangelo (Ef 1,17-18) Alleluia, alleluia. Il Padre del Signore nostro Ges Cristo illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. Alleluia. VANGELO (Mt 16,21-27) Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso. + Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Ges cominci a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr mai. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: Va dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Allora Ges disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita? O che cosa un uomo potr dare in cambio della propria vita? Perch il Figlio delluomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora render a ciascuno secondo le sue azioni.
Parola del Signore Preghiera dei fedeli Abbiamo sete di te, o Padre, la nostra anima anela a vedere il tuo volto. Ascolta le nostre preghiere e rendici come tu ci vuoi, perch la tua grazia vale pi della vita. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.
1. Perch i cristiani ardano damore per il loro Dio, senza lasciarsi sopraffare dalle persecuzioni e dallo scherno del mondo. Preghiamo. 2. Per chi attratto dal consumismo e si lascia catturare dalle tentazioni del mondo, perch sappia riscoprire i veri valori dello spirito. Preghiamo. 3. Per gli uomini del nostro tempo, perch non facciano dellautosufficienza un idolo, ma riconoscano che lobbedienza alla volont di Dio rende la vita realizzata. Preghiamo. 4. Per quanti vivono nella prova, perch si sentano amati dal Signore anche nella sofferenza e sappiano portare la croce imitando Ges, che ha donato la sua vita per lumanit. Preghiamo. 5. Per noi che partecipiamo a questa Eucaristia, perch il Signore ci infonda il coraggio di aprirci al suo disegno damore e di lasciarci plasmare dalla sua volont. Preghiamo.
Siamo come Pietro, Signore e vorremmo che il Cristo manifestasse la sua potenza e la sua forza. Invece tu lo hai predestinato alla croce. Converti il nostro cuore, o Padre, perch possiamo accogliere sempre la tua volont, anche quando si presenta nella croce. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Preghiera sulle offerte Santifica, Signore, lofferta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione Quant grande la tua bont, Signore! La riservi per quelli che ti temono. (Sal 31,20)
Oppure: Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi il regno dei cieli. (Mt 5,9-10)
Oppure: Il Figlio delluomo verr nella gloria del Padre suo con i suoi angeli e render a ciascuno secondo le sue azioni. (Mt 16,27) Preghiera dopo la comunione O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore. Commento Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Pietro scopre cos la vera identit di Ges. Egli fa lincredibile scoperta che questo carpentiere di Nazaret non altro che il Cristo, lunto di Israele, la realizzazione dellattesa, lunga duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la missione di Ges in termini politici. Ges ben se ne rende conto e spiega che tipo di Messia sar: andr a Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno. Ci troppo per Pietro: nel suo spirito, lidea di sofferenza e lidea di Messia sono semplicemente incompatibili fra loro. Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Se Pietro potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza, che avrebbe incontrato lostilit degli uomini e che avrebbe subito tutte le conseguenze dellingratitudine secolare di Israele verso il Dio dellAlleanza, era proprio l! Davanti a lui cera finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo, portato a compimento il piano divino di salvezza per lumanit. Poich Pietro cominci a protestare dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadr mai, Ges gli disse: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Voltaire scrisse argutamente: Dio fece luomo a sua immagine e somiglianza e luomo gliela rese proprio bene!. Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio troppo piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Ges Cristo letteralmente troppo bello per essere vero. Ges si affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per svelarcelo sulla croce. Sulla croce, infatti, Ges riveler lultimo ritratto di Dio nel dramma della misericordia che vince il peccato, dellamore che supera la morte e della fedelt divina che cancella il tradimento. Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo? Sfortunatamente, per molti, Ges davvero troppo bello per essere vero. Se tu conoscessi il dono di Dio e chi colui che ti dice: Dammi da bere! (Gv 4,10). Ges cominci a mostrare ai suoi discepoli mons. Gianfranco Poma XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (31/08/2014) Vangelo: Mt 16,21-27 Matt.16,21-27 ci conduce nel cuore dell'esperienza cristiana: Ges comincia a"mostrare" la sua esistenza come il distendersi concreto della sua relazione personale con Dio e con estrema chiarezza annuncia la condizione essenziale per essere suoi discepoli, seguire lui e trovare il senso della propria vita. "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", aveva proclamato Pietro (Matt.16,16), con l'entusiasmo e la gioia del figlio di Israele che, come tutti gli uomini, pensa che Dio sia colui che interviene per risolvere i problemi della storia, per trasformare la vita in un paradiso, per liberare l'uomo dalla propria fragilit. "Da quel momento, Ges Cristo cominci a mostrare ai suoi discepoli che bisogna che egli vada a Gerusalemme..." Tutto, in questo brano, intenso e pieno di significato: tutto coinvolge il lettore (noi, oggi), personalmente. "Da quel momento", da quando Pietro ha pronunciato la sua confessione di fede, "comincia" un cammino mai concluso nella storia, nel quale Ges continua a "mostrare" la sua esperienza di Dio: bisogna che Pietro si liberi dall'idea e dalla pretesa sempre risorgente di un Messia potente e vittorioso e comprenda che il suo grido: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio", ha un significato nuovo, impensabile per la mente umana. "Ges cominci a mostrare che bisogna che vada a Gerusalemme...": da questo momento ogni gesto, ogni scelta di Ges mostra che egli vive in relazione con il Padre. Vive una vita filiale rimanendo totalmente dentro l'esistenza umana, lasciando che gli spazi della sua umanit siano riempiti solo dall'Amore del Padre e tutto di Lui sia una risposta libera alla sua Parola. Ges il Cristo, il Messia, proprio come Figlio che apre la sua umanit all'accoglienza della vita del Padre: "bisogna" che egli vada a Gerusalemme, non un suo bisogno psicologico, religioso, o una decisione che nasce dal progetto della sua volont, ma la sua risposta alla volont accolta del Padre. Ges il Messia umile che percorre fin in fondo l'esperienza umana lasciando che essa sia lo spazio in cui l'infinito di Dio si incarna: la sua potenza sta nella debolezza in cui Dio pu operare. "Bisogna che egli vada a Gerusalemme... soffrire molto...e il terzo giorno risorgere". Quando Matteo scrive, intende insegnarci a vedere il compiersi del disegno di Dio in ci che Ges ha "mostrato": nella fedelt personale a Colui che gli chiedeva tutto, condividendo la povert umana, rinunciando ad ogni potere, egli il vertice e il centro della realizzazione dell'uomo e del mondo. La reazione (sempre attuale) di Pietro l'espressione normale della razionalit umana: vorrebbe la gloria, la riuscita, la vittoria, senza passare attraverso la fragilit, la povert e la morte. La forza con cui Ges gli risponde, sottolinea l' importanza di quanto vuole che Pietro comprenda: la novit radicale della sua esperienza di Dio che d senso alla sua esistenza e al mondo intero. Bisogna che Pietro che ha confessato Ges come il Cristo, il Figlio di Dio vivente, lo "segua", gli vada dietro, non pretenda di guidarlo: volendo che Ges sfugga alla morte, cio alla condizione umana, Pietro si trasforma in tentatore ("Satana"), e non pi discepolo ma "scandalo", ostacolo alla sua missione. In Ges si rivela la novit del pensiero di Dio, l'opposto di quello umano: bisogna che Pietro cambi radicalmente il suo modo di pensare. La sapienza e la potenza di Dio si manifesta nella carne fragile di Cristo (1Cor.1,22-24): chi vuole andare dietro a Ges deve vivere la stessa sua dimensione di esistenza (non porre la fiducia nel proprio io), "prendere la sua croce e seguirlo (rimanere dentro la propria fragilit per sperimentare la forza di Dio)". Non si pu seguire lui, continuando a contare su di s, sulle proprie forze e sulle proprie certezze. Voler costruirsi da s una velleit votata al fallimento. Seguire Ges senza rinunciare alla immagine che si ha di se stessi, significa correre in perdita. Perdere la propria vita a causa di Cristo, non rimanere chiusi nella ricerca spasmodica di s per aprirsi agli orizzonti infiniti di una vita di libert e di amore quale quella del Figlio di Dio, significa ricevere la vita vera. Un uomo pu guadagnare il mondo intero, falsificando e non trovando il senso della propria esistenza: quello che conta vivere in pienezza la propria vita che, seguendo lui, qualunque essa sia, diventa una goccia dell'infinito oceano dell'Amore che Dio.
Pensare come Dio: un'impresa, ma redditizia mons. Roberto Brunelli L'episodio evangelico della scorsa domenica, come si ricorder, riferiva che un giorno Pietro ha riconosciuto Ges come "il Cristo, il Figlio del Dio vivente": riconoscimento tanto acuto, specie da parte di quel semplice pescatore, da non poter essere farina del suo sacco. Non l'hai capito da te, gli risponde Ges: te l'ha rivelato "il Padre mio che sta nei cieli". Una prova viene dal passo odierno (Matteo 16,21-27), in cui il pescatore, lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua personale idea del Cristo, il Messia annunciato dai profeti, si conformava in tutto all'opinione corrente, che ignorando certi passi dei profeti preferiva interpretarne altri come la promessa di un salvatore politico-militare, un capo potente che avrebbe liberato la nazione dall'oppressione straniera (nella fattispecie, quella dei Romani) e avrebbe ridato vita all'antico glorioso regno di Davide. Cos, quando "Ges cominci a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto", sino alla morte, per di pi da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinse una tale prospettiva, esclamando: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr mai"! A quelle parole, la reazione di Ges fu tra le pi severe che gli si conoscono: lo allontan da s, chiamandolo satana e motivo di scandalo. E ne diede la motivazione, con una frase che fiss una regola fondamentale nella vita di ogni credente: cos dicendo tu, Pietro, "non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Ecco: il credente chi pensa secondo Dio, vale a dire si fida di lui, gli si affida, ha fede; per questo si uniforma alla sua volont, valuta uomini e cose col suo metro, e quand'anche l'umano giudizio, la personale convenienza o l'opinione dei pi contrastasse con la chiara volont di Dio, sa bene quale sia la scelta da fare. Il credente "pensa secondo Dio": cerca sempre di conoscere il pensiero di Dio per uniformarsi ad esso, e di conseguenza agire come lui vuole. Dicendo la cosa in altri termini, la seconda lettura di oggi (Romani 12,1-2) riporta una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: "Non conformatevi alla mentalit di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito e perfetto". Ma come si fa', viene spontaneo chiedersi, a conoscere la volont di Dio? La risposta facile: seguendo la propria coscienza, illuminata dalla Parola che Dio si paternamente degnato di rivolgerci. Soprattutto, guardando alla Parola incarnata, il suo stesso Figlio: ci che ha detto, ci che ha fatto. Viene dal Medio Evo un aureo libretto sempre d'attualit, che gi nel titolo condensa il concetto: "L'imitazione di Cristo". Chi vuole dirsi cristiano ha un modello da seguire che il suo Signore, il quale anche per questo si fatto uomo: si messo al nostro livello anche proprio perch possiamo agire come lui. Per applicarlo alla pratica quotidiana, un quasi infallibile vademecum deriva dal darsi una sincera risposta a una domanda: che cosa penserebbe, direbbe, farebbe Ges se fosse qui, ora, al posto mio? Certo non sempre agevole pensare, e dunque agire, come farebbe Ges; il groviglio di pulsioni che si agita in ogni uomo a volte molto riluttante a farsi domare; l'attrattiva di un tornaconto immediato talora abbatte le barriere della logica, della riflessione. Lo sapeva bene lo stesso Ges, il quale per questo concluse l'episodio di oggi invitando a non essere miopi, a considerare gli effetti ultimi dei nostri comportamenti. Disse: "Chi vuole salvare la propria vita", cio pensa solo a s e a quanto gli conviene nella vita presente, "la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover". Pensare come Dio, imitare il suo Figlio: pu significare umane rinunce, ma la garanzia della vita che solo lui ci assicura.
Rivoluzione d'amore don Luciano Cantini Doveva andare Ges "spiega" (mostrare) ai suoi discepoli che "doveva" (era necessario per lui) andare a Gerusalemme e "soffrire" (patire): e in Matteo il primo annuncio della passione. Dopo la professione di fede di Pietro, Ges affronta un argomento assai delicato, totalmente nuovo, fortemente in controtendenza rispetto alla comune comprensione delle parole di fede di Simone e all'immaginario d'Israele. Matteo usa il termine mostrare /dimostrare che va oltre l'uso di parole per spiegare, un impegno da parte del Signore per far capire la volont del Padre, ben espresso con era necessario per lui; non sar un accadimento o una fatalit che travolger la vita di Ges ma una necessit, una scelta precisa in quanto Messia, l'unto, il consacrato da Dio per la salvezza dell'uomo. La prima, assoluta, sconvolgente novit che il Messia dovr patire; il mistero della incarnazione non si ferma all'evento storico di Dio che si fa "carne" ma entra in profondit nel mistero dell'uomo che diventa sempre pi incomprensibile pi avvolto dalla sofferenza. Cos come incomprensibile la sofferenza dell'uomo a maggior ragione lo la passione di Dio stesso. Venire ucciso e risorgere il terzo giorno L'annuncio della passione accompagnato dall'annuncio pasquale. Se noi, con il senno di poi, a duemila anni di distanza riusciamo a malapena a intuire, immaginiamoci i poveri discepoli di fronte ad una realt non ancora vissuta. Per noi che viviamo nel tempo (Kronos) immaginare la morte, se pur terribile, a cui segue a distanza di tre giorni la resurrezione, per di pi conosciuta in anticipo, crea confusione mentale e una semplificazione che ne altera il significato e la profondit dell'esperienza: sembra una morte minore, attutita dalla resurrezione, una morte su cui la potenza divina ha il sopravvento. Ges, invece sta annunciando qualcosa di rivoluzionario per l'uomo e il suo cuore. Con Ges la morte non l'inesorabile epilogo della vita, ma l'apice della vita stessa, il punto pi alto dell'esistenza umana, il supremo dono d'amore, perch la morte il grembo della vita. Le doglie del parto, espressione somma dell'amore materno, ne sono il paradigma. La sofferenza parte vitale della storia umana, ma anche una verit fondamentale per Dio, infatti ha scelto proprio la via del dolore per parlare al cuore dell'uomo. Con un linguaggio diverso, forse pi energico, Dio sarebbe rimasto incomprensibile, lontano dall'uomo. Eppure l'uomo che sembra cercare questa distanza, ha timore di accogliere la sofferenza di Dio, come ne ha della propria; preferisce un Dio onnipotente ricco di maest e di splendore (Sal 104,1). In questa ottica tutta umana possiamo capire la reazione di Simone, ma anche il rimprovero del Signore che arriva a chiamare Pietro con l'appellativo di satana. A Pietro indica di stare al suo posto, dietro di lui, come conviene ad un discepolo che segue il maestro. Se qualcuno vuole venire dietro a me Sono incantevoli le scene in cui nel vangelo descritto Ges che insegna, nelle sinagoghe (Mt 13,54) o dall'alto della montagna (Mt 5,1-2) o seduto da una barca (Mt 13,2), con la folla seduta che ascolta. Il discepolo per non colui che ascolta e impara una dottrina, se pur insegnata con autorit (Mt 7,29), piuttosto colui che cammina dietro il Maestro e condivide i suoi passi, quelli che portano a Gerusalemme, al dono supremo dell'amore. Camminando dietro il Maestro siamo costretti a modificare l'immagine di Dio che portiamo con noi - in altre parole rinnegare se stessi - ed orientarci verso la Croce di Cristo. La croce ci libera da ogni dubbio sull'amore di Dio per l'uomo, davanti ai nostri occhi non c' una immagine di Dio artefatta da tradizioni e culture, n la manifestazione della potenza da ammirare (o da averne paura), neppure di grandezza da adorare quanto la schietta manifestazione d'Amore da abbracciare. La propria vita Dio non addossa croci a nessuno, chiede per a ciascuno di "prendere" la propria croce. Ges non parla del calvario come meta ultima, non chiede di morire con lui, ma di camminare insieme a lui carichi della infamia della croce. Nel mistero della incarnazione Cristo si calato nell'umanit fino ad essere trattato da malfattore, cos per i discepoli che camminando dietro di lui mettono a rischio la loro reputazione. I discepoli di Cristo sono coloro che per amore si sporcano le mani nella storia degli uomini, con gli ultimi e gli esclusi dell'umanit, non hanno paura di perdere la loro vita. I cristiani non sono esenti dall'abisso del dolore umano, ma devono prendere coscienza che la loro vita per essere salvata dev'essere spesa fino all'ultimo per amare. In un tempo come questo, di egoismo radicato, in cui si prevede che "molti saranno innamorati solo di se stessi" (J. Attali) occorre un impegno maggiore: una rivoluzione d'amore.
Il coraggio dell'amore padre Gian Franco Scarpitta La sola saggezza che scaturisce dall'esperienza dell'uomo insegna che amare equivale a donarsi al punto estremo del sacrificio e che niente caratterizza in pienezza il bene verso gli altri quanto il saperci sacrificare e immolare. Dalai Lama insegna: "Giudica il tuo successo da ci a cui devi rinunciare per poterlo ottenere." E quando il successo riguarda il bene degli altri la rinuncia veramente grande. Banco di prova dell'amore il sacrificio e nessuna opera nobile mai esente da rischi. Ges proclama questa preziosa certezza come reale pedagogia divina, la annuncia come una caratteristica propria del vero essere di Dio e ne diventa promotore non solamente impartendo insegnamenti, ma sacrificando se stesso per amore degli uomini. Senza la propria auto consegna Ges non potrebbe portare a compimento il pi grande progetto di amore e di salvezza che il Padre ha impostato su di lui, non eseguirebbe il programma divino di redenzione che fonda la massima espressione dell'amore e pertanto non pu che giudicare blasfeme e sataniche le reazioni di Pietro al suo annuncio di morte. "Allontanati da me Satana, perch tu pensi secondo gli uomini e non secondo Dio." Prestiamo attenzione: Ges non si intimorisce del Maligno che prende corpo nelle parole del suo apostolo. Nei suoi interventi di esorcismo e nella tentazione subita nel deserto ha sempre mostrato superiorit sul principe delle tenebre e non adesso non ne ha certo paura. Invita il maligno a non prendersi troppa confidenza con lui, a non cercare di confonderlo e... a stare al proprio posto. La traduzione esatta del verso infatti: "Vai dietro a me, Satana". Non permetterti di prevaricarmi o di insinuarmi impropri suggerimenti sotto parvenza di bene. Il diavolo agisce infatti approfittando della premura che Pietro dimostra nei confronti del maestro, la quale, seppure ben motivata solamente filantropica e poco attinente alla verit del Messia Salvatore. Pietro infatti mostra sollecitudine perch preoccupato del triste destino del suo maestro, vorrebbe scongiurargli la fine cruenta che lo attende e crede di poterlo distogliere dal suo proposito di incamminarsi verso la morte certa. Ma, come pi volte si detto, se da una parte Pietro dimostra un affetto singolare e sincero nei confronti di Ges, non mostra tuttavia di aver assimilato in lui il mistero della salvezza, il compimento delle promesse definitive preannunciate dai profeti. Esse si realizzano non nelle aspettative grandiose o nei gesti e nelle reazioni di potenza proprie dell'uomo, ma hanno la loro evidenza nell'umilt che Dio mostra in Cristo, nei suoi atti di mansuetudine e di sottomissione, nell'oblazione disinteressata che raggiunge anche l'assurdo e i paradossale e sconvolge la logica del pensare propriamente umano. Mentre quindi l'uomo preferisce le vie immediatamente risolutive di reazione alla pari verso il male, Dio sceglie di reagire al male opponendovi il bene, di rispondere alla violenza con il perdono e soprattutto sceglie di realizzare i propri propositi di salvezza mediante sottomissione, umilt e sacrificio, che sono proprio l'antitesi dell'umano. Le vie di comodo per non conducono da nessuna parte e la vittoria immediata caratterizzata dalla forza e dall'imposizione pu apportare un successo solo momentaneo. Determinante e convincente al massimo l'amore sacrificale, soprattutto quello della croce, che dell'amore la massima espressione. La stessa determinazione e la stessa costanza nel bene che si paga a caro prezzo la si riscontra in Geremia. Profeta dalla personalit impacciata, mite e di grande sensibilit interiore, vorrebbe non esprimersi e farebbe di tutto per evitare di parlare nel nome del Signore, ma poi avverte che qualcosa lo incita a farlo e non pu trattenersi dal proferire il suo messaggio di provenienza divina. Geremia sa bene che il suo annuncio gli procurer avversione e disprezzo nonch persecuzione e condanna, ma si sente in dovere di esporsi al ludibrio e alla disapprovazione, per cui alla fine non esista a parlare seriamente al popolo con schiettezza e sincerit, anche qualora le sue parole non apportino risultati di serenit e di pacificazione. Ancora in Michea di Imla (1Re 22, 1 - 15) si riscontra la personalit di un profeta che a differenza di tutti gli altri non esita ad annunciare la verit ai re anche quando questo gli potrebbe costare dei rischi. Si tratta del coraggio della verit, che in parecchi di noi soccombe alla vilt e alla vana pusillanimit vergognosa ma che in realt si dovrebbe sempre esternare pur di mostrarci realmente discepoli e testimoni del Vero. Anche a costo di subire persecuzioni e denigrazioni altrui. Siffatto coraggio un aspetto dell'ascesa preferenziale di Ges al Calvario e del suo non rinnegare la croce, quindi un aspetto di quell'amore che proprio di Dio e non dell'uomo. Anche la croce un atto di coraggio considerando come oggigiorno siamo propensi a scrollarcela di dosso o a delegare altri a caricarla per noi, assumendo solo le garanzie del nostro battesimo e rifiutando gli impegni e le sacrificate immolazioni che sono il nostro reale costitutivo. Ma un atto coraggioso soprattutto quando lsi preferisce ad essa il guadagno facile e la vittoria senza meriti. Considerare che la nostra croce non paragonabile a quella che Cristo ha caricato fino al Golgota per poi esservi appeso, relativizzare prove e dolori tenendo conto di conto di come altri ne siano vessati pi di noi e di come lo stesso Signore Ges ne abbia sofferti di maggiori e indescrivibili ci conduce ad abbracciare la croce come opportunit che racchiude in se stessa il germe della vittoria e a caricarcela addosso senza esitazione poich essa sola caratterizzante la pienezza dell'amore. Sulla scia del Signore Ges Cristo che andando a Gerusalemme ha mostrato il coraggio dell'amore.
Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr mai Movimento Apostolico - rito romano Ges dalla verit del Padre. Pietro dalla falsit degli uomini. Il Signore rivela a Pietro e agli altri Undici che Lui andr a Gerusalemme, ma non per conquistarla, come fece Davide, ponendo in essa il suo trono regale e da l iniziare la conquista del mondo. Lui nella Citt Santa si recher per essere condannato dai capi del suo popolo, consegnato ai pagani, venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Il suo trono la croce. La sua esaltazione la morte. La sua gloria il rinnegamento da parte di tutti. Questa la verit che il Padre ha scritto per Lui sul rotolo del suo libro e questa verit Lui dovr vivere. Per Lui altre verit non esistono e Lui non ne potr conoscere altre. Pietro invece viene dalla falsit degli uomini. Per lui il Messia un Davide redivivo. Come Davide sconfisse tutti i nemici e li sottomise, cos dovr fare Ges Signore. Dovr eliminare tutti coloro che hanno privato della libert sovrana il popolo del Signore. Non pu tollerare che i figli di Israele siano sottoposti a dura schiavit da parte dei Romani invasori. Per questo motivo dovr prima conquistare Gerusalemme e da l iniziare il cammino di riscatto, di liberazione, di sottomissione di ogni popolo a Lui. Questa la visione secondo gli uomini di Pietro. A questa visione vuole che il suo maestro si sottoponga. Lui dovr essere Messia che dona la morte, non Messia che la morte subisce. Queste due visioni sono inconciliabili, come sempre sono inconciliabili la visione secondo Dio in ogni altro campo e quella secondo gli uomini. Questa verit va applicata all'intera esistenza terrena: dal concepimento della vita fino al suo naturale termine, passando per la famiglia e investendo ogni altra relazione che potr essere instaurata con Dio e con gli uomini, con le cose, con gli animali, con la scienza, la tecnica, la politica, l'economia, le finanze. Tutto ci che riguarda l'uomo sempre da inserire in queste due visioni: secondo Dio e secondo gli uomini, secondo umane religioni oppure secondo purissima fede, secondo filosofie terrene oppure secondo scienza di Spirito Santo. Il risultato non lo stesso. diametralmente opposto. La visione secondo Dio genera un frutto di vita, anche se apparentemente sembra condurre alla morte. La visione secondo gli uomini produce un frutto di morte, anche se all'evidenza sembrerebbe apportatrice di vita. per una vita avvelenata. Ges chiede ai suoi discepoli una scelta radicale. Domanda loro un totale rinnegamento di se stessi, invitando a prendere la croce ogni giorno e a seguirlo. Ma cosa esattamente il rinnegamento di se stessi? l'abbandono pieno, totale, per sempre della visione secondo il mondo per essere sempre secondo la visione di Dio. Questa visione non si trova negli antichi o moderni tomi di teologia, esegesi, ermeneutica della Parola del Signore. Essa data giorno per giorno dallo Spirito Santo. Via perfetta della visione secondo Dio Cristo Ges. Via la Chiesa e lo Spirito Santo, lo Spirito nella Chiesa, la Chiesa nello Spirito. Non per ogni Chiesa via per la conoscenza della visione secondo Dio, ma solo quella Chiesa fondata su Pietro, la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Al di fuori di questa Chiesa visione secondo Dio e visione secondo gli uomini sono cos mescolati che impossibile distinguerle. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci della visione secondo Dio.
Commento su Matteo 16,21-27 fr. Massimo Rossi Ecco dove conducono i nostri pregiudizi, i preconcetti, gli stereotipi, le nostre aspettative, la nostra inguaribile conformit alla mentalit di questo mondo... Nessun problema a credere in astratto che Ges di Nazareth sia il Cristo di Dio; salvo, poi, in concreto, fare un sacco di distinguo, metafisici e non, sul fatto che Ges crocifisso fosse, o non fosse veramente Dio: ricordate il bambino protagonista del racconto di E.E.Schmitt, "Oscar e la dama in rosa", malato terminale di leucemia, il primo giorno che gli mostrarono un crocifisso: "Non pu essere Dio! che me ne faccio di un Dio cos, che soffre, che muore?...". vero, Oscar ha ragione, un Dio che diventa uomo e poi fa la fine degli altri uomini, addirittura la peggiore delle fini, non serve a niente, non serve a nessuno! Un Dio che non capace di togliere le sofferenze e la morte, ma, al contrario, accetta di patirle Lui stesso nel suo corpo; un Dio che si fatto uomo ad immagine e somiglianza degli uomini, rovesciando il principio biblico della vocazione dell'uomo a diventare immagine e somiglianza di Dio, a che serve? Ecco la domanda che oggi siamo chiamati a porre alla fede: A CHE COSA SERVE DIO? E chi ha mai detto che Dio debba servire a qualcosa? certamente Dio non serve a ci per cui noi vorremmo che servisse... Ma allora, ripeto, a cosa serve? La risposta, per quanto possa sembrare insufficiente e financo deludente, (la risposta) nascosta nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato: Ges cammina davanti a noi! in altre parole, Ges apre la strada, nel senso che noi camminiamo dietro a Lui, andiamo dove va Lui e facciamo come fa Lui. Dichiarare che Ges ci indica la strada non significa solo conoscere finalmente la mta del nostro viaggio terreno, ma sapere anche come si raggiunge la mta, il che forse pi urgente; perch la mta ci sta davanti; per qualcuno - speriamo per tutti - ancora molto lontana; invece, il modo con il quale possiamo raggiungerla, un'urgenza attuale! Ges ha vissuto gioie e dolori esattamente come noi; ricchezze e povert esattamente come noi; slanci e delusioni, amicizie e tradimenti, comunione e rotture, tentazioni e lotte... esattamente come noi. "Chi vuol venire dietro a me...": se scegliamo Lui come guida, allora accettiamo di vivere le gioie come le ha vissute lui, ringraziando Dio; accettiamo di assumere le nostre fatiche e i nostri dolori non come un corpo estraneo che ci aggredisce, attentando alla nostra vita, ma come organici al sistema: il dolore non si oppone alla vita, il dolore fa parte integrante della vita... Se non ci fossero i piccoli/grandi dolori saremmo fuori dalla realt naturale, intrinsecamente precaria e imperfetta. A modo di provocazione, dico che la perfezione dell'uomo consiste nella sua imperfezione, come affermavano pacificamente gli antichi Padri. Ges, i suoi dolori li ha accolti cos; se abbiamo scelto Lui che ci ha scelti, se vogliamo seguirlo davvero, dobbiamo fare lo stesso. Idem per le amicizie tradite, per le ingiustizie subite, fino alla sfida della morte. Questo vuol dire Ges a Pietro con l'ordine duro e perentorio: "Vade retro!" "Torna dietro!". L'osso duro da digerire non tanto che Dio debba morire e lo accetti; ma che noi, come Lui dobbiamo morire e accettarlo pure! Cari amici, la fede diventa un problema quando dalla dottrina, dai concetti su Dio, si passa ai fatti concreti, nudi e crudi della nostra vita. l, cio qui che comincia la sfida della fede e, con essa, la tentazione di mettere qualche bemolle, del tipo: "s, ma Ges era Dio, noi invece siamo solo poveri uomini...". "Chi vuol salvare la propria vita la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia la trover."; l'ultima parte dell'odierna riflessione la voglio dedicare al calcolo statistico: tranquilli, nessuna formula matematica da mandare a memoria... Ci sono degli aspetti della vita che ci costringono a decidere in base ad una sorta di calcolo delle percentuali; quando manca l'evidenza dei fatti, il ragionamento logico arriva fino ad un certo punto, dopodich dobbiamo decidere di fidarci, o di non fidarci. Alla fine potremo dire, con una certa approssimazione, che la risoluzione stata presa in base ad una chimica tra ragione e fede, nella quale, la prima raggiungeva una certa percentuale, e la seconda la completava, per arrivare a 100. Non proprio un calcolo delle probabilit, but something like that, qualcosa di simile. Quanto alla sentenza del Vangelo appena citata, la percentuale logica, lo spazio concesso al ragionamento praticamente pari a 0 (zero). Perdere la vita in nome di Cristo significa trovarla: soltanto la fede mi pu convincere che ci che umanamente significa perdere, cristianamente significa ritrovare. Non c' nessun riscontro scientifico che questa sia la Verit! Del resto, anche san Luca mette in relazione i due verbi perdere/ritrovare e morire/ritornare in vita, e lo fa ben due volte: raccontando il ritrovamento di Ges dodicenne tra i dottori del Tempo (cfr. cap.2); e riportando le parole che il padre misericordioso della parabola rivolge al figlio maggiore: "Questo tuo fratello era morto ed tornato in vita, era perduto ed stato ritrovato" (cfr. cap.15). A proposito dell'espressione usata da Ges: "...rinneghi se stesso...", necessario intenderla bene, onde evitare imbarazzanti contraddizioni, del tipo: che senso ha che il buon Dio mi abbia donato questa vita, se poi mi chiede di rinnegarla? Infatti, non si pu rinnegare un dono di Dio; e ogni vita, per quanto fragile, malata, umiliata, offesa, emarginata, pur sempre dono di Dio, cos va accolta, cos va custodita e difesa. Dobbiamo amare la vita, non rinnegarla nel senso letterale del termine. O, meglio, solo chi ama la sua vita non meno di ogni altro affetto terreno, sar capace di donarla, di sacrificarla per amore di Dio, della Chiesa e del mondo. Come ha ricordato fr.Timothy Radcliffe, gi Maestro dell'Ordine dei Domenicani, in occasione di un intervista sul beato fr.Giuseppe Girotti martire a Dachau, i martiri della fede accettano di morire non perch abbiano in odio la loro vita, ma perch la amano sopra ogni cosa al mondo. "Felici coloro che bevevano lo sguardo dei tuoi occhi, Signore..." Charles Pguy
Commento su Matteo 16,21-27 Agenzia SIR La morte e la vita sono tra loro collegate a motivo della persona e della presenza tra noi del Figlio di Dio. In questa consapevolezza ci accompagna l'apostolo Pietro con la sua opposizione all'esito previsto da Ges attraverso l'annuncio della sua Pasqua di morte e risurrezione e il conseguente severo rimprovero rivoltogli dal Maestro. Pietro sembra non reggere l'annuncio che il segreto messianico di Ges, il suo essere Figlio del Dio vivente, ha una strada obbligata da percorrere, la via della croce. Pietro non l'accetta per Ges e non la sopporter per s nell'ora della passione, fino a rinnegare il suo Signore: lo tradir e pianger, come segno del suo pentimento. Ges spiega ai discepoli che il cuore della sua missione proprio la Pasqua: solo la sua morte e risurrezione fanno comprendere il significato ultimo di ogni sua opera e parola. Non solo! Quello che Ges annuncia di se stesso il significato di ogni esistenza umana e il segreto della stessa creazione. Al centro c' sempre la domanda sul senso della vita e della morte, il mistero del male e la vittoria ultima dell'amore. La morte principio della vita e la vita offerta d'amore di se stessa. Questo spiega la severit del rimprovero a Pietro, paragonato - paradossalmente - al principe del male e della morte. Ges non pu accogliere il rimprovero, perch ora, in Lui, la Morte stessa viene redenta e strappata dal suo vecchio volto. Ora la Morte la suprema obbedienza al Padre, vertice del sacrificio d'amore di Ges. Il desiderio e il progetto di Ges tutto in quell'invito a "venire dietro a me", a seguirlo prendendo la Sua croce e portandola, cio facendola nostra. Certo, tutto questo non ovvio, scontato. Al contrario una prassi radicalmente nuova, nella quale invece di difendersi ci si consegna; molto pi che una semplice morale naturale. Ges il modello, nella cui vita - opere e parole - tutto si svolge e si compie in obbedienza al Padre. In Lui mostrato l'esempio dell'esistenza e la rivelazione del suo scioglimento finale: la morte al vertice della fede e della vita nella fede. Qui passa la grande responsabilit dell'annuncio del Vangelo e il compito di legare e sciogliere, sempre e dovunque, l'avvenimento della misericordia divina. Ogni anima vale pi del mondo intero. Eppure, per non perderla dobbiamo perderla... per Lui! Non mancano esempi bellissimi e struggenti di chi "perde" ogni cosa per amore di qualcuno. Amare sempre un po' perdere la propria vita. Commento a cura di don Angelo Sceppacerca
Condizioni per seguire Ges Giovani Missioitalia Il profeta Geremia cos inizia il suo dire: Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre (Ger 20,7). In altre parole commentando con le parole di San Paolo nella lettera ai Romani, Geremia ha fatto della sua vita un "sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (Rom.12,1). Lasciarsi prendere dall'amore di Dio significa proprio questo: fare della propria vita un dono gratuito e disinteressato al servizio degli altri. Andare sulla sua strada significa prendere con coraggio e decisione la propria croce: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt.16,24). In queste poche righe vengono richieste tre cose per seguire il Signore: rinnegare se stesso, prendere la sua croce, seguirlo. Rinnegare se stesso non cosa facile, mettere da parte i propri pensieri, le proprie idee, i propri sogni, aspettative costa molta fatica. Rinnegare questo lasciare che il Signore entri nella tua vita e la trasformi perch possa diventare un segno del suo amore. Prendere la sua croce, un'altra impresa non facile. Anche Geremia si lasciato sedurre dal Signore ma di fronte alle prime difficolt ha iniziato a gridare verso Dio: "Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno... la parola del Signore diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno"(Ger.20,7-8). Interessante che Geremia dica per ben due volte: ogni giorno...tutto il giorno. In lui c' una grande sofferenza, vorrebbe quasi tagliare la corda ma alla fine dice: "Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente..." (Ger.20,9). Anche qui in Bangladesh, di fronte ad alcune situazioni quotidiane dove vedi non ci sia soluzione vien voglia di scappare, la croce diventa veramente un peso. Eppure, nonostante i mille problemi, le situazioni da superare si resta qui per fede condividendo la croce, la sofferenza di tanta gente. Oggi, tornando a casa un bambino Tokai, il suo nome Ruben, che vive per strada, mi chiede dei soldi, gli dico che gli posso dare da mangiare. Mi segue per un bel pezzo di strada e incontro un uomo che vende banane, gli compro 5 banane e va via contento. Lungo la strada mi diceva che aveva fame, tanta la gente da sfamare e ti senti inerme, cosa fare? Metto tutto nelle mani di Dio e faccio in modo che Dio tocchi con le sue mani la mia vita perch a sua volta possa donare agli altri la sua benedizione e il suo amore. Allora, lasciamoci trasformare per discernere la sua volont (Rom.12,2) affinch la nostra vita possa realmente essere data gratuitamente agli altri per ritrovare il vero senso di se stessi e della propria fede. Infine, ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto le riflessioni durante l'anno liturgico, sono stato bene con voi e vi Auguro ogni bene...e vi aspetto in Bangladesh.
DOMANDE O PROVOCAZIONI? Ho mai vissuto personalmente l'esperienza di Geremia di essere "sedotto" dal Signore? Nella mia vita cosa successo? Cosa significa per te Rinnegare se stesso- prendere la sua croce-seguirlo?
La croce e le croci don Luciano Cantini Ges "doveva" andare a Gerusalemme; non il senso del puro dovere, quasi l'obbedienza a chiss quale destino; Ges imperato dall'Amore. Ges deve portare a compimento il mistero dell'Incarnazione, fino ad incontrare coloro che sono i simboli della negazione dell'amore stesso: il potere della ricchezza, della religione, della politica... ed essere da questi sconfitto, ma con l'amore che Ges sconfigge la negazione dell'amore. Pietro prova ad interpretare il pensiero di Dio, piuttosto proietta i suoi pensieri ed i suoi desideri in Dio stesso... come pu Dio non volere ci che ai nostri occi sembra essere buono, vero, bello? L'immagine che l'uomo ha di Dio falsificata dalla propria visuale umana... "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie " (Is 55,8) Dobbiamo liberarci da questo condizionamento per essere liberi di contemplare nella pienezza della verit l'Amore di Dio. Seguire Ges significa prima di tutto acquisire la propria libert, liberarsi dai condizionamenti dell'umana natura che ci fa vedere buono, bello e desiderabile molte cose dal sapore umano. La Croce che il Signore ci chiede di prendere, non sono "le croci" inevitabili della limitatezza della condizione umana, quelle che gli altri ci addossano o che ci ritroviamo sulle spalle per una malattia, una costrizione, una difficolt. La Croce che Cristo ci chiede di abbracciare quella che nasce dal seguire lui, dalla libert di amare, sempre e comunque, senza distinzione fino ad amare il nemico, colui che ti sta facendo del male. Solo facendo della propria vita un dono si ritrova la pienezza della vita, chi tenta di tenerla stretta nel proprio pugno, gli scivola via come la sabbia. Il Figlio dell'Uomo sta per manifestare la sua gloria, l'immensit del suo amore che traspare dal mistero della croce. Quello sar il suo giudizio.
Tu mi hai fregato, Signore don Marco Pozza E che importa se Lui il Signore? Gliel'ha spiegato Pietro mentre pescavano col sole a picco, gliel'ha rinfacciato la donna cananea mentre chiedeva briciole di pane-fede, gliel'ha ricordato il centurione con la figlia morente. Puoi chiamarti anche Ges di Nazareth, ma non cambia poi tanto: le promesse vanno mantenute. Sopratutto quelle che parlano dell'amore, perch i sentimenti sono una terra delicata da abitare. Nemmeno Geremia Gliele risparmia: "Mi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato sedurre." "Sedotto" - dice -. Cio attratto con un fascino irrazionale, come si circuisce un inesperto con false promesse perch stupidamente acconsenta alle manovre di chi pi astuto. E' un Dio seduttore che conosce le regole del gioco dell'amore: scruta (sin nel grembo materno), s'innamora, parte da lontano e lentamente seduce fino a far cadere ai Suoi piedi l'umana passione. E dopo la seduzione, la responsabilit: perch Tu sei Dio e non giochi con l'uomo da Lass. Geremia non la voleva questa promozione: l'ha accettata, se n' fatto carico, l'ha addentata. Non pentito: la fedelt alla vocazione e l'attaccamento al proprio Dio non l'hanno mai seriamente abbandonato. Pi semplicemente, lui avrebbe desiderato un po' di comprensione almeno da parte del suo Dio. Ma anche da l sembra venire la solitudine. E' lo sfogo di un uomo che ha messo in gioco tutto se stesso, che paga, che vorrebbe che almeno Dio fosse dalla sua parte. C' un popolo imbecille attorno che mistifica la realt: "Tutto bene, anzi molto bene. Eppure bene non va" (6,14.8,11). E' disarmato Geremia. Disarmato e impotente perch Dio sembra non essere di parola. La sua amarezza sfiora la bestemmia perch Dio sembra essere un traditore: "Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti" (15,18). Ci sono torrenti che alle piogge invernali sono gonfi di acque abbondanti, ma poi d'estate si disseccano: non ci si pu fidare di loro. Nel momento del caldo o della sete ti abbandonano. Cos sembra essere al profeta la promessa di Dio. Discute con Lui e vorrebbe mandare all'aria tutto: "Pensavo: non mi ricorder pi di lui, non parler pi in suo nome" (20,9). E' il picco massimo della disperazione. Una preghiera sconcertante che attesta una verit: Dio non si scandalizza quando il sofferente protesta, si dispera e lancia il suo ultimo grido. Lo vuole libero e nudo di fronte a Lui per scoprire che nel profondo della sua anima c' una fedelt che non gli permetter mai di smettere: "Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente. Mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo" (20,9b). Non si esce mai indenni da un incontro con Lui: c' gioia suprema e sofferenza disumana. Geremia non un disfattista, semplicemente un uomo lucido. Egli vede che il peccato ha minato ogni cosa, stravolto tutte le istituzioni. Israele ha saputo persino rovinare il perdono di Dio, la sua pazienza e fedelt. Tant' vero che, malgrado le ripetute minacce del Signore, il popolo ha smesso di avere paura. Basta un po' di pentimento - dice la gente - e Dio sempre pronto a perdonare: non forse il Dio fedele? Cos la fede nella bont di Dio rovinata. Non pi il peccato dei deboli (che merita sempre il perdono), ma il peccato dei furbi e questo non merita il perdono. Anzich uno stimolo al bene, la fiducia nella fedelt di Dio si tramutata in una falsa sicurezza che spinge al male. E' una cosa che Dio non pu sopportare. Dio cos costretto a dimostrare che la sua pazienza ha un limite. Il solito buon Dio di una certa morale borghese viene spazzato via per lasciare il posto al Dio esigente e giusto. Che ama alla follia. Perch Lui dell'Amore l'espressione pi ardita.
Perdere per trovare don Luigi Trapelli Ci sono dei testi biblici che sembrano pi facili e in cui la predicazione scorre in modo lineare. Ma quando si presentano testi come quelli di oggi, vorrei affermare come Geremia: "Perch devo dire certe cose? Perch il Vangelo mi impone di parlare di realt cos difficili?" Geremia dice che Dio lo ho sedotto e lui si lasciato sedurre. La Bibbia usa il verbo che di solito veniva adoperato nel rapporto di coppia. Il Vangelo presenta Ges che preannuncia la sua fine: una fine tragica. Pietro vorrebbe intervenire, perch in fondo come ciascuno di noi. Non vuole che Ges possa morire in quel modo: ripudiato e ucciso. Ges lo chiama addirittura Satana e cio avversario. Pietro pensa non alla maniera di Dio, bens degli uomini. Ges ci invita a portare la nostra croce, quella che gli eventi di tutti i giorni consegnano sul nostro cammino. Non abbiamo bisogno di cercare altre croci: basta quella che gi portiamo vivendo. Per salvare la propria vita bisogna perderla, proprio come Ges ha fatto morendo sulla croce nella debolezza e nella sconfitta apparente. Potremmo dire a Ges che queste parole sono pesanti e che la nostra autorealizzazione va contro questo principio. Se guardiamo in profondit, per, ci accorgiamo che siamo veramente noi stessi solo quando comprendiamo il limite della nostra vita. Paradossalmente, proprio dalla cesura finale, dalla morte, che diamo un senso alla nostra vita. Questo non significa prendere spavento, ma rendersi conto che la vita stata donata da Dio e dai genitori. Nessuno l'ha voluta. Quindi l'unica prospettiva per vivere donarci alle persone, perdendo qualcosa di me per offrirlo agli altri. E' dare agli altri il dono della vita per una madre e un padre, donare un'educazione senza sapere quali frutti immediati potr portare, capire che stiamo vivendo con altre persone per cui non esistiamo solo noi, generare persone che possano progressivamente camminare con le proprie gambe. E' proprio grazie a questo perdere che ritroviamo noi stessi, la nostra identit di persone, che sanno scoprire il proprio limite e cercano di comprendere il senso delle cose. Chi vive nella logica del gratis, del perdere per ritrovare, sperimenta l'amore di Ges il quale ha vissuto la sua vita come un dono da offrire al Padre e ai fratelli. Rinnegando la parte malata di noi, ossia il nostro egoismo, per seguire quel Ges che ha un progetto entusiasmante, ci rende importanti anche nelle apparenti sconfitte che subiamo a causa del suo Vangelo. Nei confronti del mondo che ci circonda tale esperienza ci fa comprendere come due sono gli atteggiamenti pi frequenti: o dire che il mondo va sempre male oppure esaltarlo troppo. Il nostro scopo quello di cogliere il positivo che ci viene offerto dal mondo, inserendo in questo contesto il germe del Vangelo quale buona notizia. La parroccchia non solo il luogo di una semplice aggregazione o di svago, ma l'ambiente dove ogni persona possa seriamente maturare un proprio cammino di fede alla luce della figura di Cristo e del suo Vangelo. Perch il giudizio finale avverr non tanto in base alle parole o ai buoni propositi, ma alle azioni che avremo in concreto messo in atto.
La croce: amore e dolore nella vita mons. Antonio Riboldi Se c' una cosa, che salta subito agli occhi nel nostro mondo, il tentativo di allontanare il dolore dalla vita. Si insofferenti ad ogni piccolo disagio, basta un nulla o una contrariet per mandarci in crisi. D'altra parte il mondo, che ci assedia, vuol apparire come una grande fiera, che si riempita di ogni prodotto per allontanare il dolore, fino alla droga, che davvero un affare miliardario, che contagia quanti si illudono di evadere dalla lotta necessaria della vita, credendo al 'sogno' di un momento che ha come unico frutto la distruzione lenta della vita stessa, senza dare a questa una ragione, che mostri la sua bellezza: una bellezza che necessariamente richiede fatica e dolore, come tutte le cose che hanno valore. C' poi una sofferenza, una croce, che la malattia, a volte dolorosa: basta visitare un ospedale per accorgersi che la sofferenza di tanti, ma tanti: alcuni con problemi che la medicina pu eliminare, altri con una sofferenza che non ha fine e li accompagna fino alla morte. A volte una sofferenza cos devastante che fa desiderare la morte... al punto che ora si parla di eutanasia, ossia la fuga dal dolore nella morte. E c' una sofferenza interiore, che ha mille motivazioni: il pi delle volte causata dall'atteggiamento di chi ci sta intorno - che forse neppure se ne accorge - ma fa tanto male. E c' infine la sofferenza nel mondo, da chi muore di fame a chi per la violenza, o per tante altre cause. Davvero non si pu pensare di avere una vita esente dal dolore. Si deve imparare ad amministrarlo come un'occasione di amore, come nella vita di tanti credenti. E, diciamoci la verit, non c' modo migliore di esprimere l'amore, che partecipando silenziosamente al dolore di chi ci vicino. una grazia. Se leggiamo la vita di tanti santi noti o di fratelli e sorelle, che vivono nel dolore, meraviglia la loro serenit, come se soffrire fosse un dono, che il frutto dell'amore, che non pone limite alla sofferenza. Quante volte io stesso, nel difficile compito di parroco o vescovo, per varie ragioni, mi sono trovato a sperimentare la durezza della croce... a volte si piange silenziosamente, ma mai viene meno la voglia di dare tutto, perch che amore sarebbe se non ci si fa carico delle sofferenze del gregge? L'ho provato duramente nella notte del terremoto a S. Ninfa. Dopo dieci anni di tanta fatica nel ricostruire chiesa e comunit, potevamo con i confratelli gioire. Una gioia che dur pochi giorni, svanita in pochi secondi con il terremoto, che distrusse tutto: l'unico valore rimasto in piedi era il condividere il dolore della comunit, non solo, ma spendersi per dare conforto. Cos il dolore non divenne disperazione, ma si trasform in amore, che era la sola forza che ci sosteneva e confortava la comunit. Ges, oggi, mette in chiaro cosa significa seguirLo, ossia vivere di fede, che il dono per poter amare. "Ges cominci a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominci a protestare dicendo: 'Dio te ne scampi. Signore. questo non ti accadr mai! '. Pietro categorico e sembra non voler lasciare spazio neppure ad una risposta. Ma quando si ama e non si conoscono le ragioni della sofferenza dell'altro, ci si comporta tutti come Pietro: un atteggiamento di amore umano, incapace di entrare in quello ampio, divino, che ha piani diversi dai nostri. "Ma Ges, voltatosi, disse a Pietro: 'Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! '. Allora Ges disse ai suoi discepoli: 'Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vorr salvare la propria vita, la perder, ma chi perder la propria vita per me la trover. Quale vantaggio infatti avr l'uomo se guadagner il mondo intero e poi perder la propria anima? O che cosa potr dare l'uomo in cambio della propria anima?" (Mt 16, 21-26) Sembra davvero un discorso duro... e lo ! Ges stesso, che pronuncia queste parole, sar il primo a conoscere la durezza del dolore, il dramma della croce, tanto che nell'orto degli ulivi, quella notte sud sangue e pronunci parole che hanno tutto il senso di voler quasi allontanare la croce: 'Padre, se possibile, passi da me questo calice, ma si faccia non la mia, ma la tua volont '. Che grande esempio dell'uomo che soffre e cerca di sfuggire, ma poi accetta per amore, perch sa che dal suo amore, fatto dono totale, che verr un bene immenso per tutti e arriver fino a noi. Un altro esempio ci viene da Maria SS. ma, che segue Ges nel suo cammino verso il Calvario. Assiste all'agonia del Figlio sulla croce, dove viene donata a noi come Mamma: 'Donna, ecco tuo figlio! '. Divino! Davvero siamo rinati al Cielo, grazie ad un amore incredibile, che sboccia dal dolore. Ci si commuove contemplando come il dolore si fa oceano di amore: un amore per noi. Il profeta Geremia, esperto nella sofferenza, cos dialoga con Dio: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Son diventato un oggetto di scherno ogni giorno: ognuno si fa beffa di me. Quando parlo devo gridare, devo proclamare: 'Violenza! Oppressione!'. Cos la parola del Signore diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: 'Non penser pi a Lui, non parler pi in Suo Nome!'. Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa: mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo". (Ger. 20, 7-9) Commentava Paolo VI: "Portare la croce: che significa? Ci sono tante persone che seguono Cristo, che ne ascoltano la parola, che ne ammirano le opere prodigiose, e dicono: 'Ti seguir ovunque andrai '. Uguali erano le parole degli apostoli poche ore prima: 'Se necessario morire per te, non ti rinnegher' (Mt. 26,35) Ma poi... tutti i discepoli, abbandonato Lui, fggirono". Gli apostoli, quelli fedeli, i pi cari, pi istruiti, quelli che avevano giurato fedelt, quando si tratt di seguirLo per quella ignominiosa Via della Croce, tutti furono assenti. Seguire il Signore fino alla croce un privilegio ed un atto singolare, che si affianca a quell'unico che arriv sul calvario, Giovanni, forse il pi giovane degli apostoli, quello che 'Ges prediligeva'. Giovanni arriv fino sul Calvario, non ebbe n vergogna n paura: fu l sotto la croce, accanto a Lui, a condividere il pianto di Maria, Sua Madre, e delle donne... La croce la stazione di arrivo dell'infinito amore di Dio per noi uomini. Parte dalla croce, per gli uomini, un'onda di bont, che arriva a tutte le anime per salvarle. In altre parole, nella croce si compiuto il Mistero della Redenzione. la Redenzione che ha il segreto dei grandi destini umani: senza quella croce il genere umano perduto; con la croce, tutto il genere umano salvo. Tutti ne siamo interessati, tutti siamo guardati da Cristo dall'alto della croce. Ci guarda, ci chiama, ci ama: noi crediamo che i nostri destini sono concentrati nella croce di Cristo. (15 aprile 1960) Posso immaginare il dolore, le sofferenze di ogni tipo, che appartengono a quanti mi stanno leggendo. Vorrei farmi vicino per condividere, ma soprattutto per aiutare a far diventare tesoro quello che sembra castigo. Tutti portiamo la nostra croce, a volte con tanta fatica. Con la fede e l'amore pu diventare un grande tesoro, come la Croce di Ges, diversamente solo dolore, senza speranza, e pu diventare disperazione. Dono a tutti, che mi leggete, una preghiera di don Tonino Bello. "Madonna santa, fa' che io sia ferito dalle piaghe di Ges Cristo. Dammi le stigmate, ma non come le fessure che hanno colpito la pianta della mano, o dei piedi di S. Francesco d'Assisi o di altri santi. No, dammi le stigmate e i segni di questa mia compassione, di questo mio soffrire per Te, come accaduto ai piedi della croce." E io voglio assicurare quanti, leggendomi, sono colpiti dalla sofferenza, che avranno un posto privilegiato nella mia preghiera e nel mio cuore, che sia per loro come un non sentirsi nella maledetta solitudine.
Follie Paolo Curtaz Povero Pietro! Ha faticato, e non poco a dichiarare che il falegname di Nazareth il Messia atteso da Israele. Troppo diverso il suo modo di servire il Regno, troppo audace la sua predicazione, troppo innovativa la sua idea di Dio per poterlo identificare con il nuovo e glorioso re Davide che avrebbe ricostituito la gloria del passato Israele e che tutti aspettavano! Pietro aveva riconosciuto in Ges il Cristo e Ges lo aveva riconosciuto come pietra da costruzione, come pietra viva fondata sulla fede, la pietra che avrebbe sostenuto altri fratelli nella fede. Ora, invece, Pietro diventa pietra di inciampo, pietra di scandalo. Brutta storia. Un altro Messia Ora che Pietro lo ha riconosciuto come Messia, Ges spiega a tutti cosa significa per lui essere "messia". Nessuna gloria, nessun potere, nessun compromesso nel suo essere messia. Ges dice di essere disposto ad andare fino in fondo nella sua scelta, disposto a morire piuttosto che rinnegare il suo volto di Dio. E cos sar. I discepoli restano interdetti: fino a poco tempo prima avevano ragionato su chi sarebbe stato messo a capo del nuovo Regno, ora Ges parla di dolore e di morte. Pietro lo prende da parte ( pur sempre il papa!) e lo invita a cambiare linguaggio a non scoraggiare il morale delle truppe. Anche lui, come spesso facciamo noi, vuole insegnare a Dio come si fa a fare Dio. E Ges reagisce, duramente: cambia mentalit, Pietro, diventa discepolo. Troppe volte invece di seguire il Signore lo precediamo. Siamo noi ad indicargli al strada, non seguiamo pi la strada che egli ci indica. Siamo noi a suggerirgli le soluzioni ai problemi, non ci fidiamo pi della sua presenza, della sua azione. Pretendiamo che sia Dio a diventare nostro discepolo. Geremia, nella prima lettura, si lamenta con Dio. Lui voleva fare il profeta di buone notizie, diventato un rompiscatole insostenibile, tutti lo odiamo, anche i suoi famigliari. Geremia vorrebbe lasciare (come biasimarlo?), ma riflette e ritorna alla fiamma che l'ha sedotto. Quando mettiamo noi stessi al posto di Dio, della fiamma, facciamo come Pietro e ci allontaniamo dal cammino. Non chiederti a che punto sei nel tuo percorso interiore. Chiediti se sei ancora dietro a Cristo. A tutti Ges insiste, ora, si rivolge a tutti, a noi. Non blandisce le persone, non cerca facili discepoli, non seduce, non ama il marketing. La sua proposta cruda, diretta, atroce, insostenibile. Pronuncia tre imperativi che risuonano come una sfida. Vuoi essere mio discepolo? Rinnega te stesso. Cio non mettere te stesso al centro dell'universo, non voler emergere a tutti i costi, non fare come tutti che, nel mondo, sgomitano per essere visti e notati. Sei unico, sei prezioso sei un capolavoro, perch devi combattere per dimostrarlo agli altri? Il discepolo, come il Maestro, prende a cuore la felicit di chi gli sta accanto, guarda oltre, mette la sua vita in gioco perch tutti possano appartenere al Regno. Non mettere sempre te stesso al centro, metti il sogno di Dio al centro, con libert, da adulto, da uomo nuovo. Prendi la tua croce. Cio non avere paura di amare fino a soffrire, di amare fino a perderti. Come Geremia che non riesce a staccarsi dall'amore bruciante di Dio nonostante le tante delusioni che sta vivendo. Purtroppo una certa devozione spicciola ha finito con lo stravolgere la simbologia della croce: nata come misura dell'amore di Dio, divenuta l'emblema del dolore. Dio non ama il dolore, sia chiaro, n lo esige (e ci mancherebbe!) ma, a volte, amare significa anche sopportare e soffrire. E Ges ne sa qualcosa. Seguimi. Condividi la scelta di Ges, il suo sogno, il suo progetto. Dio presente e si manifesta a noi, orienta le nostre scelte con equilibrio e intelligenza, ascoltando la sua Parola, lasciandoci plasmare dalla sua voce interiore. Seguire Ges significa cambiare orizzonte, conoscere la Parola a lasciare che sia la fede a motivare e cambiare le nostre scelte, convertire i nostri cuori. Siamo per sempre discepoli, per sempre cercatori, mai veramente arrivati. Nuove logiche, nuovo Dio Avete perfettamente ragione: come si fa a seguire un Dio cos? Infatti lentamente ed inesorabilmente abbiamo annacquato questa pagina, l'abbiamo resa accettabile, possibile, ragionevole. Ma l'amore di Dio ha ben poco di ragionevole e, spesso, indica vette altissime per ribadire che siamo capaci, assieme a lui, di diventare discepoli. Vangelo esigente, alla fine di un'estate fredda, almeno qui dalle mie parti. Ma un vangelo che ci spalanca al sogno di Dio.
Chi perder la propria vita per causa mia, la trover Ileana Mortari - rito romano
Nel brano evangelico odierno troviamo il primo annuncio, fatto da Ges, della sua prossima passione; siamo a una svolta fondamentale della vicenda del Nazareno, come si capisce dal fatto che tale annuncio il primo di tre, che scandiscono chiaramente la seconda parte dei testi sinottici, ed ripreso anche dopo la trasfigurazione (Mt. 17,9) e al momento dell'arresto (Mt. 26,45). La svolta consiste nel fatto che, in seguito alle controversie e tensioni con le autorit giudaiche, Ges si rende sempre pi conto che la sua missione avr quasi certamente un esito tragico e si trova quindi nella necessit di preparare i suoi discepoli a tale momento e di istruirli adeguatamente, perch possano continuare la missione dopo di Lui. "Ges cominci a dire apertamente che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno"(v.21). L'annunzio, assolutamente inaspettato e inaccettabile per chi - come tutti allora - attendeva l'avvento glorioso e trionfatore di un Messia regale, suscita la violenta reazione di Pietro, che, preso da parte Ges, pronuncia una formula di imprecazione ("Dio te ne scampi!") e afferma che far di tutto per evitare un tale esito fatale. Non meno forte allora la risposta del Nazareno, che avverte nelle parole dell'apostolo la stessa tentazione gi respinta nel deserto prima di iniziare il suo ministero: evitare la strada del piano di Dio - che "doveva" passare attraverso il male, il dolore e la morte - e utilizzare la sua potenza di Figlio di Dio a proprio vantaggio e in vista di un personale glorioso trionfo. "Tu sei mi sei di scandalo"Egli dice a Pietro: il termine, nell'originale greco, significa "inciampo"; appunto, la reazione di Simone e quanto potrebbe seguirne non un aiuto, ma piuttosto un ostacolo alla realizzazione del piano di Dio. Ecco che cos ha inizio l'insegnamento del Maestro per chi vuole seguirlo. Il v. 24 secco e lapidario:"Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Ges sempre stato molto leale con i suoi, non li ha illusi, n ha prospettato loro successi mondani e trionfi terreni; ha parlato chiaramente di "croce": come saranno risuonate nella mente e nel cuore dei discepoli queste parole quando lo videro piegato sotto il peso del pesante strumento di supplizio! "Croce" evoca immediatamente martirio e morte e certamente molti seguaci del Nazareno avrebbero seguito esattamente le sue orme, a partire dai dodici, quasi tutti martirizzati. Ma "croce" indica anche tutto ci che fatica, sofferenza, dolore, incomprensione, difficolt, rifiuto, persecuzione di vario genere, rischio, rinnegamento di s........; e tutto questo il discepolo deve essere disposto ad affrontare, se vuole veramente seguire il Signore e condividere il suo destino di passione e morte, ma anche di resurrezione e gloria. "Perch - prosegue Ges - chi vorr salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover. Qual vantaggio infatti avr l'uomo se guadagner il mondo intero, e poi perder la propria anima? O che cosa l'uomo potr dare in cambio della propria anima?" (vv. 25-26). Purtroppo la diversa traduzione del termine originale greco "psych" prima con "vita" e poi con "anima" ha spesso generato un grosso equivoco nell'interpretazione di questo passo. Lo si intende solitamente come un invito a rinnegare la vita terrena con tutti i suoi beni e vantaggi ("perdere") per "guadagnare" la salvezza dell'anima, cio la vita eterna nell'aldil. Ma le cose non stanno cos. "Psych" infatti significa sia "vita fisica" che "vita spirituale" e allora la contrapposizione non sta tra queste due, ma tra la propria vita intesa egoisticamente e quella invece "centrata" su Ges, che solo apparentemente persa. "Chi vuol salvare la propria vita" chi pensa solo a se stesso e vive egoisticamente, facendo di s il perno di tutto; "chi perde la propria vita a causa di Ges" viceversa chi segue il Suo esempio e "centra" la propria vita su di Lui, cos come Egli vissuto per il Padre. Nel primo caso si "perde" la "psych" = la vita, in entrambi i sensi: nel senso fisico, perch una vita vissuta egoisticamente si rivela in ultima analisi sempre insoddisfatta (pi si ha e pi si vuole avere) e dunque vuota, priva di significato e comunque destinata alla morte, che cancella tutto quello che si guadagnato in terra; ed persa anche in senso spirituale, perch, vivendo al contrario di Cristo, si perso il Paradiso. Nel secondo caso, al contrario, si ritrova la propria vita in entrambi i sensi: in quello fisico, perch, vivendo nella dimensione del dono, si acquistano molte amicizie e beni spirituali, e soprattutto la vita assume un senso profondo, che la morte non pu eliminare; e quanto si ottenuto in termini di beni "spirituali" rimane anche nell'aldil, dove si "guadagner" il Paradiso, cio la perenne comunione con Dio. Il Card. Jean Marie Lustiger ci ha fatto il dono di un notevole commento a questa frase evangelicanel suo intervento alla Conferenza per i Paesi meno sviluppati, il 9 settembre 1981: "A quale prezzo paghiamo il nostro "sviluppo"? Noi, Paesi ricchi, brilliamo per la nostra vita bella e sontuosa...abbiamo anelato a possedere tutta la vita del mondo a nostro vantaggio. Per questo forse noi siamo gi morti, giacch perdiamo l'anima. In questo stesso momento la maggior parte degli uomini della terra, popoli interi, sono condannati a morte per carestia, miseria, malattie. Le loro fragili culture crollano sotto la pressione del nostro progresso, che le soggioga. Ma allora la nostra civilt che firma la propria sentenza di morte: quando non accordiamo un'uguale dignit di figli di Dio ai meno sviluppati, quando vogliamo conquistare a nostro solo profitto il mondo intero e le sue ricchezze, mentre Dio le ha donate a tutti gli uomini perch siano felici, quando togliamo ai fratelli la dignit di uomini, perdiamo la nostra dignit. La nostra anima muore della morte dei nostri fratelli. I Paesi pi sviluppati muoiono della morte dei Paesi meno sviluppati. Una nazione ricca che perde l'anima una nazione di morti. Una cultura che perde l'anima una cultura di morti.....A qual prezzo i Paesi pi avvantaggiati pagano il proprio vantaggio? Paesi minacciati di morte dalla perdita del loro futuro demografico; "paesi sviluppati" con una giovent disperata, dove i desideri vengono esasperati perch sono il motore del consumo e della produzione, dove le risorse della ricchezza vengono impiegate nella costruzione di strumenti di morte. Forse non ancora troppo tardi per far s che la nostra cultura e la nostra storia sfuggano al germe di morte che ci rode il cuore: malattia doppiamente mortale; omicidio, perch fa morire dei fratelli; suicidio, perch distrugge anche noi. Per questo tutti coloro che compongono la nostra societ devono acquisire una generosit pi grande, che restituisca loro la dignit. In questa vostra Conferenza, cercando di individuare le strade difficili che consentano di rispettare maggiormente gli uomini, a vantaggio dei Paesi meno sviluppati, voi ostacolate la minaccia pi grave che sovrasta i Paesi pi sviluppati: quella di un'autodistruzione spirituale, quella del crollo del gigante dai piedi di argilla. E voi, fratelli miei dei Paesi dove si muore di fame e di sete, dove la vita breve, precaria e fragile, dove regna la malattia, conservate la vostra dignit: Dio che ve l'ha data, la vostra unica ricchezza e la vostra unica forza. E solo voi potete ridarci la nostra dignit."
Non conformatevi a questo mondo don Roberto Rossi Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Pietro scopre cos la vera identit di Ges. Egli fa l'incredibile scoperta che questo carpentiere di Nazaret non altro che il Cristo, l'unto di Israele, la realizzazione dell'attesa, lunga duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la missione di Ges in termini politici. Ges ben se ne rende conto e spiega che tipo di Messia sar: andr a Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno. Ci troppo per Pietro: nel suo spirito, l'idea di sofferenza e l'idea di Messia sono semplicemente incompatibili fra loro. "Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Se Pietro potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza, che avrebbe incontrato l'ostilit degli uomini e che avrebbe subito tutte le conseguenze dell'ingratitudine secolare di Israele verso il Dio dell'Alleanza, era proprio l! Davanti a lui c'era finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo, portato a compimento il piano divino di salvezza per l'umanit. Poich Pietro "cominci a protestare dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadr mai", Ges gli disse: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Voltaire scrisse argutamente: "Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza e l'uomo gliela rese proprio bene!". Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio troppo piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Ges Cristo letteralmente troppo bello per essere vero. Ges si affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per svelarcelo sulla croce. Sulla croce, infatti, Ges riveler l'ultimo ritratto di Dio nel dramma della misericordia che vince il peccato, dell'amore che supera la morte e della fedelt divina che cancella il tradimento. Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo? Sfortunatamente, per molti, Ges davvero troppo bello per essere vero. "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi colui che ti dice: Dammi da bere!" (Gv 4,10). Ciascuno di noi deve chiedersi: Io penso secondo Dio? Oppure vado dietro a tutti i discorsi della gente, alla mentalit comune, a tutte le suggestioni del mondo che tende a rifiutare le cose importanti e costruisce - con saccenteria e facile sicurezza - superficialit, consumismo, piacere, interessi, egoismo, sfruttamento? E' importante mettersi sulla strada del Signore, imparare a fare nostri i suoi pensieri, i suoi sentimenti, il suo stile, le sue scelte. Tutto questo pu sembrare inizialmente perdente, ma la verit della vita e la vita si riesce a costruirla bene solo nella verit: il resto illusione, miraggio, tentazione, e alla fine fallimento e rovina. Dio ha i suoi pensieri e i suoi progetti per il nostro bene vero e duraturo. "Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Credo sia il peccato che tutti noi continuamente abbiamo. Anche noi cristiani, praticanti, desiderosi di vivere bene dobbiamo continuamente esaminarci: questo che penso, che dico, che compio secondo il pensiero di Ges, del suo vangelo, oppure prima di arrivare a confrontarmi con l'amore di Ges e il suo vangelo coltivo dentro di me tutti i sentimenti umani, le impostazioni materialistiche e borghesi, fino a voler costruire la mia vita come se Dio non esistesse o non avesse detto niente? Oggi poi su questo non siamo per nulla aiutati, anzi finiamo per lasciarci influenzare, condizionare e cambiare dalle varie opinioni espresse nella televisione o nei giornali, senza accorgerci che si finisce per ritenere buono ci che male. Il nostro confronto con la parola di Dio, ad es., sull'amore, sul dono di s, sul perdono, sull'amore ai nemici, sull'accoglienza del prossimo bisognoso... ci trasforma oppure ci lascia come tutti gli altri? E' molto bello quanto l'apostolo Paolo proprio oggi nel testo della lettera ai Romani ci dice: "Vi esorto per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Non conformatevi (cio non diventate uguali) alla mentalit di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a Lui gradito e perfetto". Non conformatevi, ma rinnovatevi: un'indicazione molto chiara e un impegno molto concreto.
Se ti seguo mettono pure me sulla croce don Nazareno Galullo (giovani) Se qualcuno vuol venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua? "Ma che razza di proposta mai questa? Venire dietro a te che hai una croce addosso? Ma sei pazzo? Io vado dietro a chi mi d qualcosa che mi piace, a chi mi promette mari e monti, a chi alla moda. Io vado dietro al potente di turno, salgo sulla sua carrozza perch ha i soldi e senza i soldi oggi non si campa!" I discorsi dei giovani di oggi non sono tanto diversi da questi. Io l'ho solo ipotizzato, ma basta andare per le strade, magari verso sera, davanti a quei localini che nei centri storici sono pieni di giovani. Spesso ci vado anche io e con la scusa di bere qualcosa insieme li ascolto. A volte davvero discorsi senza senso. Qualche volta mi fanno domande e si inizia con le solite cose tipo "la chiesa non capisce niente... il Papa non capisce niente di sessualit.... i soldi del Vaticano.... ma voi preti come fate senza una donna.... ma un prete pu bere una birra.... ma per fare da padrino di battesimo obbligatorio il certificato di cresima... io mi confesso direttamente con Dio.... non giusto che il prete della chiesa vicino casa non ha voluto dare la comunione a quella mia amica che divorziata da tanti anni..... perch Dio, se buono, permette il male... ha permesso l'11 settembre 2001..." (e via di seguito...chi pi ne ha pi ne aggiunga di domande simili). Queste domande esprimono un grande vuoto, un vuoto di conoscenza della fede. Non si pu dimenticare che siamo in una terra in cui la vita cristiana ha perso quota. Talvolta ho davvero l'impressione di vivere a due dimensioni: la chiesa e i credenti camminano per una strada; tutti gli altri su un'altra. E quella domanda Ges a chi la rivolgerebbe oggi? Io credo che la rivolgerebbe proprio a questi "persi", a questi "habitu" del "cos fan tutti, cos faccio io e mi sento molto ok" (salvo depressioni post abitudine!). S, Ges a questi che farebbe la proposta choc e non certo ai tanti che hanno un'idea "tradizionale" della fede. Ges fa la proposta choc della sofferenza: la sofferenza non una strada di chiusura ma di apertura alla vita eterna. Certo, un linguaggio duro. Cos come duro accettare la croce nella vita di tutti i giorni. Se uno ci pensa, tanti giovani sono l, bicchiere in mano, ore piccole tirate alla pi non posso perch vogliono colmare il vuoto della vita. La vita ha un vuoto che sofferenza: il vuoto pi grande la mancanza di senso. La mancanza di senso come un bicchiere bellissimo, di cristallo, ma vuoto. Un bicchiere di cristallo che io sto a contemplare nella sua "vuotezza". E lo riempio di aria. E sempre vuoto . Ges, dicendo di seguirlo sta dando una soluzione alla nostra vita persa: seguire la via vera della vita che significa anche avere tra le mani il senso pi pieno della vita. Il cristianesimo vita che cambia. Allora, non si segue Ges solo con le parole. Non si segue Ges solo dicendo un s vocale. Si segue con la vita. A quei giovani che trovo le sere davanti ai localini, vorrei dire: seguimi. E donargli Ges. Magari tutti insieme, scoprirebbero che Ges non li allontana dai localini, ma li avvicina a tutti gli altri. E, nei localini, si troverebbe il modo di essere cristiani e credenti. E magari le domande diventerebbero delle proposte da fare ai pi lontani. Mi rendo conto di quanto siamo lontani da un vero orizzonte missionario a 360 gradi. E di quanta conversione c' bisogno in ogni cristiano perch tutti comprendano che seguire Ges e la sua Croce, ogni giorno, possibile ed salvezza!!!
Lo scandalo dell'amore disarmato padre Ermes Ronchi Ges incominci a dire che doveva molto soffrire e venire ucciso! Questo lo scandalo del cristianesimo, un Dio che entra nel dolore e nella morte perch nel dolore e nella morte entra ogni suo figlio. la sorpresa di Pietro: Dio non voglia, questo mai! Tu vuoi salvare questo mondo che ha problemi immensi, lasciandoti uccidere? Sei un illuso, il mondo non sar salvo per un crocifisso in pi. Usa altri mezzi: il potere, il miracolo, l'autorit. Ed proprio questo che Ges rifiuta. Sceglie invece i mezzi pi poveri: l'amore disarmato, il cuore limpido, il non fare violenza mai, il perdono fino alla fine, l'abbraccio al lebbroso. Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Se uno vuol venire... Ma perch dovrei voler questo? Qual la molla? Lo rivela Ges stesso poco oltre: se uno vuol salvare la propria vita... L'energia della sequela un istinto di vita, bello e originario. Rinneghi se stesso. Parole pericolose se capite male. Rinnegarsi non significa annullarsi, diventare sbiadito e incolore. Ges non vuole dei frustrati al suo seguito, ma gente che ha fruttificato appieno i suoi talenti. Vuol dire: non sei tu il centro dell'universo, non sei tu la misura del tutto. Sei dentro una forza pi grande. Il tuo segreto oltre te. Prenda la sua croce. E l'abbiamo interpretato come: soffri con pazienza, accetta, sopporta. Una esortazione alla rassegnazione. Ma non occorreva certo Ges per dire questo. La croce nel Vangelo l'impensabile di Dio, la prova che Dio ama me pi della propria vita. Per capire basta sostituire la parola Croce con la parola amore: Se qualcuno vuole venire con me, prenda su di s tutto l'amore di cui capace. Prendi la tua porzione di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di croce che ogni amore comporta, altrimenti non ami. Tutti, io per primo, abbiamo paura del dolore. Ci sia concessa, per, la grazia di non aver paura di amare: sarebbe paura di vivere. E poi seguimi. Seguire Cristo non macerarsi in sacrifici ma conquistare un'infinita passione per l'esistenza, in tutte le sue forme, in tutte le sue creature. Fai come me, prendi su di te una vita che sia il riassunto della mia vita dice Ges, il coraggioso che tocca i lebbrosi e sfida chi vuole uccidere l'adultera, il tenero che si commuove per le folle senza pastore e per due passeri, il povero che mai entrato nei palazzi dei potenti se non da prigioniero, libero come nessuno, amore come nessuno, uomo dalla vita buona, bella, felice. Vivi le mie stesse passioni. E troverai la vita. Dimentica che esisti quando dici che ami ( J. Twarkowski) e troverai la vita.
Prendere o lasciare don Alberto Brignoli abbastanza comune, tra noi che ci professiamo cristiani, un atteggiamento di "separazione", di "frattura" tra la fede professata a parole e la prassi, tra ci che proclamiamo e celebriamo nella liturgia e ci che viviamo nella nostra quotidianit. La spontaneit propende ovviamente pi per la prima che per la seconda: ossia, ci pi facile dire con la bocca che Ges il Signore, il Figlio di Dio, che nemmeno dimostrarlo con i fatti, con una vita coerente col Vangelo nel quale diciamo di credere. facile, e pure bello, proclamare Ges come "Cristo, Figlio del Dio vivente": un po' meno facile accettare di "rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguirlo". Dimostriamo, quindi, un'incoerenza tutta umana, anche normale, se vogliamo: capitato a Pietro, il primo tra i discepoli del Signore, volete che non capiti pure a noi? Il fatto che questo succeda e sia umano non significa per giustificare le nostre incoerenze e i nostri tradimenti nei confronti del Signore. Lui non li giustifica per niente, anzi: vede questa nostra incoerenza come un intralcio al compimento della sua missione di salvezza. E non ce lo manda certo a dire: di fronte alle proteste di Pietro che non accetta un Messia incamminato a Gerusalemme per soffrire ed essere messo a morte, gli appioppa il peggior titolo che un cristiano possa sentirsi dire dal suo Maestro: "satana", ovvero "l'avversario", colui che "divide", colui che intralcia i piani di Dio. E tutto questo perch Pietro, bravissimo poco prima a lasciar parlare dentro di s la voce dello Spirito ("n la carne, n il sangue te l'hanno rivelato"), ora torna a ragionare "secondo gli uomini e non secondo Dio". Tutto ci, per Ges, "scandaloso". Lo scandalo non , come siamo abituati a pensare, un sentimento di vergogna e di annichilamento dovuto ad atteggiamenti riprovevoli ed eclatanti commessi in pubblico. Per Ges, lo scandalo soprattutto l'incoerenza tra ci che diciamo (ovvero che lo amiamo sopra ogni cosa perch lo crediamo il Figlio di Dio) e ci che facciamo, ossia una serie di azioni, di modi fare, di pensare e di parlare che vanno contro la logica del Vangelo in cui crediamo. Il Vangelo ha una logica particolare, che non dettata dagli uomini, ma da Dio. Credere in lui significa accettare che le regole del gioco le detta lui, che la nostra vita la conduce lui, che le nostre scelte le determina lui. Anche se questo ci costa e non ci fa certamente piacere. Non possiamo pensare secondo la nostra mentalit, per la quale seguire un leader come Cristo ci porta al successo, alla fama, alla gloria. Non possiamo avere la pretesa di seguire Ges e di giocare a compromessi, come ci viene illustrato pi volte nel Vangelo: un tale che vuole seguire Ges, ma "prima vuole andare a congedarsi da quelli di casa"; oppure quell'altro che "prima vuole che lo lasci andare a seppellire suo padre"; o ancora, il giovane ricco che dispostissimo a seguire il Signore, anzi, lo sta facendo "fin da quando era bambino" attraverso l'osservanza dei comandamenti, ma poi si tira indietro quando il Signore gli chiede la radicalit di una scelta fatta di abbandono delle proprie ricchezze e delle proprie sicurezze. E spesso noi siamo come tutti questi personaggi: viviamo la fede in Ges e il nostro amore per lui come un "s, va bene, per anche...", "s, ti seguo, ma questo no...", "s, credo in te, per intanto...". Siamo onesti: se il messaggio cristiano nel mondo non avanza, e se il mondo oggi non crede pi in Cristo non per l'avanzata di altre religioni o per la persecuzione nei confronti del cristianesimo, che pur rimanendo fatti certi, non sono certo determinanti a scalfire la forza del Vangelo. L'ostacolo pi grande alla fede cristiana, l'avversario, l'atteggiamento "satanico" peggiore, quello della nostra incoerenza, della logica del compromesso cui vogliamo piegare il Vangelo, in modo subdolo, prendendo "in disparte" il Signore (s, perch tra l'altro non che abbiamo il coraggio di dire queste cose a Ges di fronte agli altri, per paura di essere giudicati), dicendo al Signore "no, questo non sta bene, questo non accadr mai"! Non possiamo confondere la logica di Dio e la nostra logica umana a nostro piacere, facendo della fede un ibrido che non ha colore, sapore e sostanza. Dire di credere in Ges e scendere a patto con i potenti per condividere il loro potere, non fede. Dire di credere in Ges e lasciarci guidare dalla logica della ricchezza e del profitto, non fede. Dire di credere in Ges e fare di tutto per evitare di sporcarci le mani con il fango delle difficolt, delle povert e delle miserie del mondo per non averne dei traumi, non fede. Dire di credere in Ges e impedirgli di condurre la nostra vita come lui vuole, non fede! Sarebbe come dire a una persona: "Ti amo, ti voglio bene, sei per me la persona pi importante, per se fai quello che dico io e finch fai quello piace anche a me". Questo forse pu essere un modo di pensare che serpeggia tra gli uomini, anche nel nostro quotidiano: senz'altro, non il modo di pensare e di fare di Dio. Con lui non si gioca n si scherza. O lasci stare di pensare solo a te stesso, prendi su di te, come tua croce, la fatica della vita di ogni giorno, e vai dietro al Signore dove lui vuole, o altrimenti devi accettare di sentirti dire da lui che non sei ancora pronto per seguirlo, che devi "tornare al tuo posto, dietro di lui" (come dice a Pietro), smetterla di contrastarlo e cercare di entrare nella sua logica. Ed entrare nella logica di Dio non un fattore umano. Non una cosa determinata dalla nostra coscienza. Non una decisione della nostra volont, per altro molto poco incline alla sofferenza e alla croce. un fatto di cuore. O Dio lo segui perch lo ami, perch ti brucia dentro l'esistenza, nonostante la limitatezza del tuo essere uomo, oppure lasci perdere. Geremia, nella prima lettura, ce lo spiega molto bene: "Ero stanco di annunciare la Parola di Dio e di essere suo profeta. Per me era solo motivo di contrasto, di vergogna, di presa in giro. Possibile che tutte le volte che annunciavo le parole del Signore dovevo creare tensione intorno a me, mentre gli uomini volevano esser lasciati in pace? E allora, a un certo punto mi sono detto: basta! Lascio perdere! Che senso ha seguire Dio? Lo eliminer dalla mia vita, e vivr pacifico e beato come tutti gli altri!". Come se ci fosse facile... Quando Dio entra nella vita di un uomo e l'uomo riesce, sia pur con difficolt, ad innamorarsi di lui, a "lasciarsi sedurre da lui", non riesce pi a farne a meno: "Ma nel mio cuore c'era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo". La lotta per essere cristiani coerenti continua. Ma non una lotta contro Dio. una lotta contro le nostre incoerenze. L'importante non scendere a compromessi. Prendere o lasciare: con Ges non c' alternativa.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua mons. Gianfranco Poma Il brano che la Liturgia della domenica XXII del tempo ordinario ci offre, (Mt.16,21-27) fa parte della sezione del Vangelo di Matteo, nella quale si alternano fatti e dialoghi con cui Ges manifesta la preoccupazione di formare i discepoli che saranno la base della sua Chiesa, in particolare Pietro, la roccia sulla quale essa sar edificata. Siamo nel cuore della rivelazione evangelica: l'identit di Ges, la Chiesa, l'identit di Pietro, archetipo di tutti i discepoli, la relazione tra Ges e i suoi discepoli, la novit della relazione con Dio, la novit dell'esperienza che Ges propone a chi lo segue, in rapporto all'esperienza ebraica sulla quale rimane innestata, sono i temi presenti in questa pagina che la Liturgia ci ripropone. Si tratta di una pagina nella quale lo sfondo dell'Antico Testamento evidente: uno studio attento deve ricollocare il Vangelo nel contesto dell'esperienza ebraica nel quale nato, per poter comprendere la sua radicale novit. "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". A questa professione di fede di Pietro, Ges risponde: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perch n carne n sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli". Se formalmente la professione di fede di Pietro potrebbe essere ricondotta all'attesa dell'A.T., la risposta di Ges rivolta personalmente a Pietro, lo conduce a prendere coscienza di una radicale novit: "n la carne n il sangue" cio non un semplice ragionamento umano e neanche la semplice appartenenza alla tradizione del suo popolo hanno fatto conoscere a Pietro l'identit profonda di Ges, ma una rivelazione personale del Padre. Ges il Figlio del Dio vivente, mandato all'umanit, e lo in senso reale, non nel senso generico nel quale anche il re, o ogni uomo nell'A.T. chiamato figlio di Dio. Ges rivela a Pietro che il Padre gli ha aperto la via per un'esperienza nuova: entrare nell'intimit della vita del Figlio, per gustare l'esperienza della vita di Dio. Anche Paolo parla della rivelazione del Figlio di Dio comunicata a lui, quasi in termini identici (Gal.1,16): questa rivelazione ha fatto di Paolo l'apostolo, e di Pietro la roccia sulla quale Ges ha edificato la Chiesa, contro la quale le forze del male non prevarranno. Ges, questo concreto "Tu" al quale Pietro parla, il Figlio del Dio vivente, questo "Uomo" attraverso il quale Dio dona al mondo l'inesauribile ricchezza del suo amore: nessuna forza del male potr mai prevalere sull'Amore che Dio. Da questa esperienza di Pietro, prende inizio una storia nuova, la storia della manifestazione di Ges, il Figlio del Dio vivente, la manifestazione misteriosa dell'Amore che Dio, e prende inizio la storia della conversione di Pietro chiamato ad abbandonare le categorie umane con cui normalmente pensa Dio, l'uomo e il rapporto tra l'uomo e Dio. "Da quel momento, scrive Matteo, Ges cominci a mostrare ai suoi discepoli." Ogni parola del Vangelo, in questo contesto, richiede la nostra attenzione: la professione di fede di Pietro un nuovo inizio. Adesso Pietro ha una chiave interpretativa nuova della storia: il verbo "iniziare" ha un valore grande nella Bibbia. Non per nulla la prima parola della Bibbia, come pure del Vangelo di Marco e di Giovanni, proprio "in principio". Nel corpo dei Vangeli l' "inizio" segna sempre l'azione di Ges: Ges fa nuove le cose, le apre ad un senso sempre nuovo. Adesso Ges comincia a "mostrare", non costruisce nuove teorie, anzi, sottolinea ancora pi di prima la concretezza della sua vita, l'aderenza alla quotidianit della sua storia: "comincia a mostrare" che cosa significhi essere il Figlio del Dio vivente, vivere tutto nella dimensione del Figlio del Dio vivente, vivere nel tempo e nella storia, nel frammento, nella fragilit, nel limite, l'infinito dell'Amore di Dio. "Comincia a mostrare": l'inizio del guardare la storia non scandalizzandosi di Dio, l'inizio di uno sguardo sulla storia che non terminer pi. "Ges cominci a mostrare ai suoi discepoli che bisogna che egli vada a Gerusalemme, soffra molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi e venga ucciso e poi risorga il terzo giorno": la costruzione raffinata della frase con il passaggio dei verbi dall'aoristo al presente, ci invita a pensare che, se Ges parla della propria esperienza, nello stesso tempo vede in essa, simbolicamente presente tutta la storia. In questa frase sintetizza tutta la sua esperienza filiale: "bisogna" che egli viva abbandonato totalmente nel Padre, dal quale riceve tutto. Bisogna che ascolti la Parola del Padre e la viva come volont di amore, sempre, perch il Padre ama il Figlio. Bisogna che vada a Gerusalemme per mostrare al suo popolo che cosa significhi essere il popolo di Dio. Bisogna che soffra da parte di coloro che pensano di conoscere la Parola di Dio e di poterla gestire, ma in realt l'hanno rinchiusa in una legge che uccide la libert e uccide l'uomo. Bisogna che discenda, svuotandosi di ogni idolatria di potere o di autoaffermazione per essere soltanto ci che il Padre vuole che sia, per essere solo strumento della forza del Padre che Amore. Tutto questo perch bisogna che "il terzo giorno risorga": "il terzo giorno" non una indicazione cronologica, ma qualitativa, il giorno senza tramonto, il tempo pieno di senso. Il Figlio vive solo del Padre che lo genera: solo svuotandosi di ci che inautentico, ipocrita, idolatrico comincia a vivere di ci che vale, solo vivendo di amore vive di Dio. L'esperienza di Pietro d inizio alla storia della presenza del Figlio del Dio vivente con gli uomini e d inizio (la traduzione italiana omette lo stesso verbo "cominci") alla storia della sua fede, della fede della Chiesa e della fede di ogni credente. La professione di fede l'inizio del cammino di fede di Pietro: anche Paolo, il grande apostolo ha dovuto imparare a spogliarsi di se stesso, ad ascoltare le parole del Signore: "Ti basta la mia grazia: la forza si manifesta pienamente nella debolezza" (2Cor. 12,9). A Pietro, entusiasta, generoso, appassionato del suo Signore, Ges, subito, ha rivolto la sua Parola, forte, ma piena di amore: "Tu mi sei di ostacolo, perch tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Anche Paolo chiede ai suoi discepoli: "Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Non conformatevi alla mentalit di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito e perfetto". (Rom.12,2). A Pietro, alla Chiesa, a ciascuno di noi Ges chiede di porci, in ogni momento la domanda: "Io penso secondo Dio o secondo il mio pensiero umano?" Il Figlio del Dio vivente ci chiede di abbandonare il nostro modo umano di pensare, di valutare, di progettare il successo, la riuscita, dimenticando che la forza di Dio passa attraverso la fragilit, l'abbandono in Lui, la nostra Croce, l'Amore.
Perdersi e ritrovarsi don Carlo Occelli Perdersi. Sono una di quelle persone che ogni giorno riesce a perdere qualcosa. O meglio, smarrisco ogni cosa: dal telefono alle chiavi di casa, dall'agenda alle chiavi dell'auto. E allora eccomi nelle folli e nervose ricerche, su e gi dalle scale, in sala in chiesa in sacrestia in oratorio in auto e poi di nuovo in casa... e il tempo passa. Ah, certe volte mi darei un pugno sul muso, poi mi limito a dirmi qualche parolina colorita... Perdere qualcosa fa arrabbiare e pu intristire. Certo le chiavi si fanno rifare, il telefono lo si fa squillare nella speranza di non averlo perso sul serio... Smarrire un conto, perdere un altro. Ma il vangelo oggi parla di perdere se stessi. Gulp, forte e tremendo. Tristezza angosciante. Eppure succede nelle migliori famiglie, nelle migliori comunit. Succede di perdersi l dove si pensava di auto realizzarsi. Perdo me stesso come prete quando gestisco la mia parrocchia come un'azienda votata ad aumentare la produzione di iniziative, quando guardo solo al numero delle persone che ho di fronte, quando sono io a decidere come si costruisce una comunit, quando ambisco al potere, al gradino superiore, alla gerarchia come privilegio. Quando insegno a Dio come si debba fare per risolvere le cose. Perdo me stesso quando mi gonfio degli incarichi che ho, dimenticando che l'unico incarico datomi dal Signore quello di prendere la croce. Che poi significa amare, spendere la vita gratuitamente e gioiosamente. Non sopportare, prendere. Scegliere la croce scegliere d'amare. Amico, ti sei perso? Ti arrabatti dalla mattina alla sera, trascinandoti nella routine delle mille cose da fare, ma ti senti vuoto? Senti di aver perso te? Coraggio. Perch nel vangelo Dio che viene a cercarci, e anche quando ci si perde c' sempre la possibilit di ritrovarsi. Guardiamo a Pietro. Testa di vitello cos simile a me stesso. La scorsa settimana Ges lo dichiara beato per la sua grande e coraggiosa professione di fede. Simone diventa pietra quando intuisce che Ges la strada che conduce al senso della vita, via della felicit che non tradisce. Un attimo dopo svela quale idea ha di felicit con l'identikit di Messia che gli passa per la testa. D'altronde mica me la posso prendere con Pietro: c' scritto in lungo e in largo nella Bibbia che il Messia dominer da mare a mare fino ai confini della terra, il suo potere sar universale. Quindi quando Ges comincia a parlare di croce e di sofferenza, di rinnegare se stessi e tutto quanto, apriti cielo. Lo prende secco in disparte: ma tu sei fuori di testa Ges! Hai dato via nel cervello, cosa bip stai dicendo, hai bisogno di riposare guarda! Lo rimprovera alla grande. Il vangelo usa lo stesso verbo che mette in bocca a Ges quando scaccia i demoni rimproverandoli. Pietro dunque da del demonio a Ges... La cosa sembrerebbe troppo anche per noi. Eppure... quando vogliamo insegnare a Ges ad essere salvatore come vogliamo noi, quando vorremmo spiegare a Dio che cos non si pu andare avanti, che tutta sta misericordia non porta da nessuna parte, che la Chiesa sappiamo noi uomini come bisogna condurla e costruirla... non stiamo forse facendo come Pietro? Non mi metto, di fatto, con i miei gesti e le mie parole, davanti a Ges? Cerco di guadagnare me stesso, di costruire comunit e gruppi che siano a mia immagine e somiglianza, di asservire pi che servire... di riempirmi di impegni e di cose, di oggetti e di lusinghe... ma che me ne faccio di tutto se poi perdo la vita? Se mi alzo e mi corico triste... a che giova tutto il resto? Pensiamoci... ma di che la vogliamo riempire la nostra vita? Ritrovarsi. Ges ribatte. Preciso e chiaro. La sua ripresa bellissima: Pietro, rimettiti al tuo posto, dietro me. Unico il nostro Signore, lui solo il maestro da ascoltare e seguire. E sulle sue orme che vogliamo mettere i nostri passi. E le sue orme portano alla croce, all'amore fino alla morte. Perch questo il senso della nostra vita di credenti. Amare, persino fino alla morte. Perch se l'amore non avesse un volto per cui morire sarebbe solo illusione. La condizione per seguire Ges chiara: finch pensi solo alle tue ambizioni, finch metti te stesso al centro dell'universo puoi continuare a frequentare la chiesa anche ogni giorno, riempirti di rosari e buone intenzioni, confessioni e catechesi. Puoi addirittura farti prete. E perdere te stesso. Quando cominci a prendere la croce, a scegliere pertanto la via di coloro che venivano considerati i pi ignobili da meritare quel supplizio, quando scegli la via dell'amore e non del potere... allora ritrovi te. Ed bellissimo. Perch non c' via che conduca alla felicit che non passi per il dono di s. Altre strade promettono senza mantenere! "Considerando che l'amore non ha prezzo sono disposto a tutto per averne un po', considerando che l'amore non ha prezzo lo pagher offrendo tutto l'amore, tutto l'amore che ho. " (Lorenzo) Signore Ges, mi rimetto dietro a te. Alla tua scuola di servo sofferente. Cheto cheto come un bimbo ai primi passi. Non mi chiedi di sopportare le croci della vita, come se esse fossero semplicemente gli ostacoli e le difficolt che incontriamo nel nostro cammino. Chiedi di pi: prendere la croce, prendere l'amore servo come unico senso della vita. Chiedi di pi e doni di pi... ritrovo me stesso... E la gioia di seguirti. Mi alzo e mi corico con la felicit addosso. Sei forte Ges!
Mi hai sedotto, Signore mons. Roberto Brunelli
Le letture delle Messe festive sono state scelte dalla Bibbia secondo precisi criteri. Salvo motivate eccezioni, per tutto un anno si legge di seguito uno dei vangeli sinottici (quest'anno, Matteo) e secondo l'argomento del brano stata individuata la prima lettura: un passo dell'Antico Testamento, con un suo commento costituito dal salmo responsoriale. La seconda lettura segue invece un percorso distinto (in genere la lettura continua di una lettera dell'apostolo Paolo; in questo periodo, quella ai Romani) e perci non intenzionale che il suo argomento sia in sintonia con gli altri due. Per accade, come oggi: e in fondo non se ne stupisce, chi ricorda la profonda unit e coerenza tra tutte le parti che compongono la Sacra Scrittura. Ges annuncia ai discepoli la sua imminente passione e Pietro, che si era appena sentito esaltare come fondamento della Chiesa (lo si letto domenica scorsa), protesta e promette: "Questo non ti accadr mai!" guadagnandosi il pi severo rimprovero del Maestro, che addirittura lo chiama Satana e aggiunge: "Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Poi, rivolto a tutti i discepoli che forse dal seguire lui si aspettavano onori e gloria, li disillude: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita?" Queste espressioni basate sul binomio salvare-perdere delineano la condizione del credente rispetto a chi non lo : la differenza consiste nel valutare la vita presente e le cose di questo mondo come le uniche e definitive, o come semplice preludio ad altre, che valgono infinitamente di pi. Chi non crede cerca di "salvare" la propria vita, cio darle valore, spremendone tutte le soddisfazioni che gli riesce, al limite sottomettendo a s il mondo intero; ma questo non gli assicura, anzi gli preclude la vita futura: tutto subito, e poi pi niente, per l'eternit. Conviene? Chi invece fa un po' di conti per garantirsi il poi, l'avr, dice Ges, seguendo lui, i suoi insegnamenti, il suo esempio: e come lui si sottomesso alla croce, cos il discepolo resiste alla tentazione di ritirarsi di fronte alle difficolt, alle rinunce, ai sacrifici che pu comportare il mantenersi fedeli a lui. Ne d un impressionante esempio il profeta Geremia, del cui libro la prima lettura presenta la pagina pi drammatica (20,7-9). Egli racconta di s, della propria vocazione, ed esordisce con una frase di un'audacia inimmaginabile: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso". Ma la chiamata divina non comporta una vita facile: "Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me... La parola del Signore diventata per me causa di vergogna e di scherno". Di qui la tentazione di lasciar perdere: "Mi dicevo: Non penser pi a lui, non parler pi nel suo nome!" subito per superata, perch "nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo". Ed ecco, in coerenza con le parole di Geremia e di Ges, quelle della seconda lettura (Lettera ai Romani 12,1-2): "Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volont di Dio, ci che buono, a lui gradito e perfetto". Insomma lo stesso invito di Ges a "pensare secondo Dio": dunque a non temere di andare controcorrente; pur se non facile, pur se questo comporta incomprensioni e derisioni, il credente non si blocca sull'immediato, perch sa valutarne le conseguenze, sa guardare pi in l. E' stato anche l'invito del papa, domenica scorsa, ai due milioni di giovani riuniti a Madrid.
Commento su Matteo 16,21-27 Omelie.org - autori vari La colletta di questa domenica parla di discernimento, di cosa giusto e cosa non lo , agli occhi di Dio: perch qui che si gioca la partita, capire che quello che io penso essere buono non lo necessariamente, se non lo agli occhi di Dio... ma andiamo per gradi. Domenica scorsa abbiamo letto la confessione di Pietro: tutto bene, i discepoli hanno capito tutto, finalmente si esce dal non compreso, proprio vero che Ges il messia, non stiamo mica perdendo tempo... non abbiamo mica creduto invano. Ma non si fa in tempo a prendere un respiro di sollievo, nemmeno un sospiro, che Ges ha gi svoltato l'angolo: io sono un messia speciale, che proprio non ne vuole sapere di diventare re... ma pensa a quanto bene si potrebbe fare con solo un pochino di miracoli in pi, con l'appoggio di qualche potente, con qualche stretta di mano un po' scivolosa, la solita logica del mondo, brutta ma efficace. Ma Ges proprio non ci sta... Quando penso ai contemporanei di Ges mi stupisco che si siano persi in un bicchiere d'acqua, poi penso che quel bicchiere d'acqua ancora oggi sembra enorme. Loro volevano un capo politico che sistemasse tutto... io vorrei Qualcuno che mi risolvesse tutti i problemi e possibilmente si caricasse anche la mia croce, e quindi alla fine cos diverso? Se io prego che Ges mi tolga ogni peso, poi cos diverso dal quel tempo? Ges non venuto a risolvere i problemi, altrimenti potremmo dire che siamo ancora distanti dalla sua missione, una volta che i discepoli hanno capito che era il Messia, poi ha dovuto spiegare chi fosse in realt il Messia, uno che, vero, salvava il popolo, ma secondo la logica e lo stile di Dio. Ges gli spiega con calma che la sua missione quella di dare la vita per il mondo, che significa svelare chi veramente Dio e cosa pensa e fa per me: allora scopro che Dio mi vuole bene, che pensa a me, e la cosa che pi lo preoccupa non sono le cose che preoccupano me (come va questo pazzo mondo di fuori, la mia salute, che i miei bei progetti si possano compiere...); a Lui invece sta a cuore che io non sia pi capace di donarmi a qualcuno o a qualcosa che sia veramente di valore, che io ormai viva barricato dentro il mio castello di carta, che il mio vicino non riesco pi a guardarlo come fratello, ma come nemico o scocciatore... questo ci che preoccupa Dio. Allora anch'io mi devo mettere in discussione, perch non per niente vero che io sia al riparo del rischio di Pietro, cio di mettermi ad insegnare al maestro come si fa il mestiere di Messia... basterebbe pensare con attenzione a come prego: mi fido veramente o no? sono capace di "offrire" la realt a Dio (compreso me stesso e la mia vita) come un'offerta gioiosa? O invece faccio la lista dei doveri pi o meno inevasi di Dio? Per questo Ges sembra cos duro con Pietro, perch gli vuole far capire che quello l'unico rischio da fuggire a tutti i costi: si pu sbagliare, si pu accettare anche la peccaminosit dell'uomo, ma finch rimane Ges a guidare non c' problema; se invece sono io a guidare, anche con le migliori intenzioni, mi perdo. Perdersi un verbo grosso, vero, ma se io smarrisco il collegamento con Cristo, io perdo Lui e me stesso, perch alla fine nemmeno io so pi chi sono, che ci sto a fare quaggi, a che serve tutto il bene che con fatica oggi faccio e domani potrei non trovare pi. Io non mi salvo perch le cose vanno bene, perch la mia salute a prova di bomba, io mi salvo perch in ogni frangente della vita, sia come sia, bello o brutto, deprimente o quotidiano, io vivo con Cristo, come fa Lui e con la forza dello Spirito Santo. La battaglia sta tutta qui: io mi devo convertire perch ogni giorno mi accorgo che non la penso cos, come Geremia che nella prima lettura si diceva arrabbiato con Dio che lo aveva messo in mezzo al popolo a fare da Sua voce e l'unica cosa che ne aveva indietro erano gli scherni. Dio, quasi con gentilezza, gli spiegher che si deve convertire, che il suo essere voce la parte finale dell'essere prima l'occhio di Dio, nel vedere il mondo come lo vede Dio e, soprattutto, essere il cuore di Dio, che doveva amare i suoi connazionali come li amava Dio, solo allora poteva essere, in modo efficace, anche la Sua voce. O come Paolo, che dice ai Romani che devono cambiare il loro modo di ragionare, il loro sistema di vita, a partire dal loro corpo, tempio vivo dello Spirito, che deve diventare il luogo dove si vive il culto spirituale... vi ricordate il discorso alla samaritana circa il culto in spirito e verit? Lo spirito nuovo quello di chi ha scoperto che la vita non gli appartiene, perch fatta per essere un dono al fratello, dono che vuol dire regalo, non prestito, leasing o vagheggiamento (pensiamo agli sposi che sono chiamati a donarsi la vita reciprocamente, ai genitori che si svuotano per i figli, a chi rimane onesto e accetta di farsi "superare" dai furbi); "la vita dono" significa che io posso mostrare ai fratelli come si vive, proprio come ha fatto Ges tanti anni fa: si vive cos. Questa la spiegazione della frase: "chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". A noi che conosciamo la storia della morte e resurrezione di Ges appare del tutto chiara, ma quando l'ha detta Ges chi ascoltava capiva che la vita del discepolo assomiglia a quella dell'uomo a cui veniva data da portare la croce, cio il condannato a morte, certo un immagine forte ma che non lascia spazio all'ambiguit: la tua vita non ti appartiene perch, se l'hai capita, sai da solo che ne devi farne un dono, solo andata, non vuoto a rendere o ricompense facili, un dono per chi la provvidenza ti mette di fronte: questo il cuore del discepolo, cos si fa ci che gradito a Dio. Capito allora perch l'errore di Pietro era cos grave? Te la senti di rimetterti nella fila dei discepoli per seguirlo su questa strada? Non facile ma ne vale la pena. Commento a cura di Marco Simeone
Quanti no bisogna dirsi per volersi bene don Marco Pedron Domenica scorsa Pietro aveva riconosciuto in Ges il Vivente, colui che fa vivere veramente. Gli apostoli iniziano a intuire chi sia Ges e cosa voglia dire essere suoi discepoli. Ma c' una dimensione dalla quale sono ancora lontani e che rifiutano: il prezzo dell'autenticit. Ges ha gi parecchi nemici, pi volte hanno tentato di ucciderlo, sta scomodo ad un sacco di persone che sarebbero ben contente di toglierselo dai piedi, attira invidie e gelosie. Per molto tempo Ges si evitato, per quanto possibile, ogni tipo di "grana": se ne stava lontano da Gerusalemme e per quanto poteva cercava di evitare un inasprimento del conflitto con le autorit. Ma ad un certo punto della sua vita, Ges cambia direzione e progetto (la cosa molto evidente nei vangeli!). Ad un certo punto Ges va a sfidare i suoi nemici (16,21), va l dove sa benissimo risiede il potere. Ges va proprio nella tana del nemico: Ges va a Gerusalemme. Questo annuncio che Ges fa ( il primo di tre) non una preveggenza, come se lui sapesse in anticipo cosa poi gli sarebbe successo. E' conseguenza di un semplice ragionamento. A Gerusalemme lo odiano; a Gerusalemme sono preoccupati per la sua fama crescente e non vedono l'ora di trovare un modo per sbarazzarsi di lui; a Gerusalemme hanno il potere di ucciderlo e di farlo passare per quello che non (eretico): non ci voleva mica tanto per capirlo! Cosa vuoi che gli facessero i sacerdoti, gli scribi e gli anziani? Che gli stendessero un tappeto rosso? Quando l'avranno visto non gli sar sembrato vero! Quando ne hanno avuto l'occasione non gli sar parso vero di potersi disfare di una "rogna" cos grande. Ma perch allora questa scelta cos decisa, cos drastica, cos illogica secondo i nostri criteri ( andato in bocca al nemico!)? Perch questa determinazione? Perch questo "dover" andare a Gerusalemme (16,21)? Difficile da dirsi. Ges sapeva benissimo cosa l'avrebbe aspettato. Nessuna televisione in testa con il futuro: semplicemente lo capivano tutti cosa gli sarebbe successo, era ovvio! Gerusalemme era il centro politico e religioso. La Galilea e i luoghi di predicazione di Ges erano al margine, tutto sommato, delle questioni politiche del tempo. Un profeta a Nazareth poteva infastidire ma non entrava nelle grandi logiche politiche del tempo. Non era un problema. Ma Gerusalemme, invece, era il centro. Ges ad un certo punto si detto: "Io vivo questo. Io vivo e sento che Dio Padre. Sento che l'uomo non cattivo, solo lacerato da divisioni interne e da relazioni malsane; sento che non c' niente di cattivo e di impuro; sento che l'uomo pu guarire dalle sue malattie; sento che Dio ci vicino, ci accompagna ed per noi; sento che ci pu guidare l'amore e la compassione nelle nostre giornate; sento che possiamo alzarci e prendere il volo e percepire la bellezza della nostra vita; sento che siamo tutti fratelli, tutti uniti, che c' un unico legame che ci unisce tutti al Tutto; sento che questa religione della paura, dell'ignoranza e dell'oppressione viene dagli uomini e non da mio Padre, ecc. Ora se Dio con me, se davvero Lui che mi guida, se tutto questo vero, allora io devo andare al centro del mondo (Gerusalemme era il centro di quel tempo per un ebreo)". Ges, cio, vuole cambiare il mondo, vuole cambiare la religione del suo tempo, vuole fare un mondo nuovo. Ges alza la sua pretesa: "Ma vuoi che Dio mi abbandoni? Se Lui cos come dico io, sar con me anche a Gerusalemme e insieme faremo cose grandi". Per ci che crede Ges disposto a giocarsi del tutto, anche a morire. Un uomo che non disposto a pagare per le sue idee o non vale l'uomo o non valgono le idee. All'inizio sembr e fu un fallimento la pretesa di Ges: Dio non oper ci che lui pensava. Gerusalemme non si convert e non gli credette. Anzi lo uccise con gran felicit di tutti! Ma poi dopo la resurrezione fu proprio come lui aveva detto: aveva ragione lui. Gli anziani (16,21), uomini d'esperienza di fronte a Ges, dicevano: "Ma infantile, un adolescente! Ma chi si crede di essere! Noi sappiamo; noi abbiamo studiato; noi conosciamo la Bibbia. Cos' tutto questo sentimento? Tutti questo contatto, tutti questi abbracci? Questo toccare le donne da parte di un maestro?". Per uomini "anziani" o semplicemente morti dentro, Ges troppo intenso, troppo caldo, troppo pieno di vita, di amore, di emozione, di slancio; troppo pieno d'amore. Per chi morto dentro, per chi freddo, per chi non conosce pi l'amore, per tutti gli uomini rigidi, senza slancio, corazzati per paura, incapaci di emozioni, Ges e sar sempre uno da eliminare. Per i sommi sacerdoti, Ges un'idealista, un sognatore: "Ma chi si crede di essere? Non ha neppure studiato cos tanto e crede di conoscere Dio, crede di sapere chi ? Si mette contro la tradizione e contro tutti noi". Per chi arroccato nella verit, per chi non ha nulla da cambiare perch ha la verit, per chi non disposto a mettere in gioco le proprie immagini di Dio, Ges un eretico, uno da eliminare. Per gli scribi, Ges un sovversivo, un anarchico, un trasgressivo: "Ci servono regole chiare, regole precise, che dicano cosa si pu e cosa non si pu fare; che dicano chiaramente cosa "religioso" e cosa no; regole che ci indirizzino e che ci dicano se facciamo giusto". Per chi ha bisogno di essere condotto, di rimanere sempre a otto anni dove il pap e la mamma ti dicono cosa devi fare, per chi ha bisogno dell'approvazione di qualcuno ("Hai fatto secondo la regola: bravo!"), per chi non vuole prendersi la responsabilit di ascoltare il proprio cuore, Ges troppo! Hai la tua vita, vivila in prima persona e non permettere che nessuno la guidi al posto tuo. Vivere cos meraviglioso ma responsabilizzante, per alcuni troppo! Per uomini cos Ges era semplicemente da "far fuori", da crocifiggere. Era troppo pericoloso per il loro cuore! E quando Ges paventa la possibilit e la probabilit di uno scontro duro, frontale e forse mortale, Pietro reagisce e gli dice: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadr mai!" (16,22). Guardate cosa fa Pietro. Ges sta andando nella sua direzione (Gerusalemme). Pietro lo trae in disparte (16,22), lo tira fuori dalla sua strada. Pietro gli dice: "No, tu non devi fare cos!". E glielo dice con forza. Il verbo (epi-timao) vuol dire rimproverare (indica lo sgridare uno alzando la voce perch sta sbagliando). E' lo stesso verbo che Ges utilizza per sgridare i demoni (17,18). In questo momento Pietro dice a Ges: "Tu Ges sei satana, ti sbagli, perch non dev'essere cos". E Ges: "No, amico, tu sei satana. Vai dietro e non ti permettere di intralciare la mia strada". Pietro vuole decidere della vita di Ges; Pietro vuole suggerirgli, meglio, gli vuole dire cosa deve fare e cosa non deve fare. In questo momento Pietro satana. Ogni volta che uno vuole dirigere la vita di un altro satana. Perch se tu vuoi dirigere la mia vita stai tentando di rubarmela. Hai la tua: guida la tua! E lascia a me guidare la mia. E' chiaro che chi cerca di dirigere la vita degli altri lo fa perch non sa dirigere la propria. Il ragionamento di Pietro un ragionamento umano (16,23): "Non rischiamo troppo Ges; meglio che ci proteggiamo; meglio che facciamo delle scelte conservative; meglio che per un po' stiamo buoni; anche se non andiamo fino in fondo, guarda quanto successo abbiamo, Ges!". Ma Ges non ragiona cos. Ges rimane fedele al Padre, a ci che vive dentro di s e per nessuno motivo tradir se stesso, il proprio cuore e suo Padre. Per questo Pietro diventa "scandalo". Lo "scandalo" era la pietra che ti faceva inciampare. Tu facevi la tua strada e una pietra ti faceva cadere, ti impediva di proseguire la strada. E' proprio scandaloso quando qualcuno ti impedisce di fare la tua strada! Un figlio, finita la maturit, indeciso se fare veterinaria (gli animali sono la passione della sua vita) o giurisprudenza (come suo padre). Suo padre gli dice: "Fai come vuoi, ma vedi, questo studio tuo. Fai come vuoi!, ma qui hai gi la strada fatta. Fai come vuoi, ma sappi che ci starei male se non lo facessi. Fai come vuoi, ma fare il veterinario non produce molti soldi. Fai come vuoi tu; se fai il veterinario, per, non venire poi a chiedermi soldi o quant'altro!". Evviva la libert! Un ragazzo voleva uscire dal seminario (aveva tredici anni!). Allora lo and a dire a sua madre (donna molto religiosa) che gli disse: "Guarda che Ges non mica tanto contento se esci, sai!". Una donna si confida con un'amica (separata): "Non va ben tra me e mio marito!". L'amica: "Lascialo! Tanto un altro lo trovi dove vuoi!". Non proiettare mai i tuoi nodi irrisolti sugli altri! E' scandaloso che le persone tentino di farti fare la strada che loro vogliono. Fai la tua e lascia a me la mia. E se ti chiedo un aiuto, aiutami a vedere la mia strada, non dirmi di fare una che vuoi tu! Quell'espressione: "Vattene, satana" (16,23) la stessa che Ges dice al tentatore, al diavolo nel deserto (4,10). Quel Pietro che discepolo, che sar Papa, adesso qui il demonio. Pietro qui il diavolo, satana, il tentatore. Satana quando tu ti ostini, ti metti contro, ostacoli, resisti, al piano di Dio. Satana nella Bibbia non mai nemico di Dio ma degli uomini. Indica un ostacolo forte nella direzione di Dio. Satana non ha mai un nome proprio (solo una volta e in un contesto particolare denominato come una persona, con il proprio nome 2 Cr 21,1) ma sempre un nome comune (es: Gv 8,44: Padre della menzogna"). Satana (lett. avversario; in tribunale era colui che si poneva a destra dell'accusato per denunciarne e farne risaltare le colpe) o il diavolo (lett. colui che divide, che separa, che spezza) non sono un'entit divisa, altra da noi. Come se ci fosse realmente Dio e l'anti-dio (satana), il Bene e il Male (il manicheismo fu un'eresia condannata tanti secoli fa dalla chiesa). Certo che c' il male, la perversione e il diabolico! Ma non qualcosa fuori di noi, dentro di noi. C' perch non siamo evoluti, perch non lasciamo spazio a Dio, perch il buio, l'ombra e lo sconosciuto in noi; perch i nostri impulsi prendono il sopravvento; perch la rabbia e l'odio invece che essere liberati rimangono in noi; per i limiti della nostra condizione umana e per tanti altri motivi. E' pi semplice dire: "E' il demonio!". Credere nell'esistenza di una persona chiamata "demonio" semplicistico. Cos gli si attribuisce tutto ci che non capiamo, che non sappiamo. E' molto pi difficile, invece, da digerire la verit che io sono (posso essere) il demonio, che io sono satana. Il demonio non fuori di noi, altro da noi, dentro in noi, in noi. Pietro, in questo istante, lo stesso demonio con cui Ges si confrontato nelle tentazioni. L il demonio (che era una voce interna a Ges) cercava di distrarlo dalla sua strada, e qui il demonio (la voce di Pietro) fa lo stesso. La mentalit di un demonio fuori di noi ha creato nella storia aberrazioni tremende. Cos il demonio entrava nelle persone e se ne impossessava, per cui queste persone erano "demoniache". Dal 1275 (primo caso) al 1793 (ultimo caso conosciuto) sono state uccise migliaia di streghe. Si parla da un minimo di centomila ad un massimo di due milioni! Papa Innocenzo VIII (Papa che aveva vari figli, alcuni anche riconosciuti!) scriveva: "Molti individui di entrambi i sessi hanno malvagie relazioni con i demoni incubi e succubi. Con i loro incantesimi, le loro seduzioni, scongiuri e altre superstizioni sacrileghe, con eccessi, crimini e delitti di sortilegi, fanno deperire e morire fanciulli, piccoli animali, raccolti, uva, frutta, uomini, donne, greggi, bestiami e altri animali, vigne, verzure, prati, pascoli, grano, frumento ed altri prodotti della terra. Con indicibili sofferenze sia interne che esterne esercitano il loro malefico influsso e tormentano uomini e donne, bestie da soma, greggi, bestiami e altri animali. Impediscono la procreazione di figli". Il libro "Il martello delle streghe" insegnava come, quanto e dove torturare le donne sospette di stregoneria. Fu best- seller, con trentaquattro edizioni e trentacinquemila copie. In codesto libro si scriveva: "... E di conseguenza bisogna chiamare questa eresia non degli stregoni (cio, uomini) ma delle streghe (cio, donne), perch la denominazione risulti ancor pi giustificata. E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un cos grande flagello. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perci lo ha privilegiato". Il Papa Giovanni XXII era talmente superstizioso che portava con s un pane in cui era conficcato un coltello d'argento, ritenuto amuleto infallibile contro le stregonerie; e lo stesso Papa condann nel 1328 al rogo il vescovo della sua citt natale perch accusato di stregoneria. Non c' bisogno di commenti! Tre sorelle non riescono ad avere figli. Rimangono incinte ma poi sempre "lo perdono". Si parla di una maledizione. La suocera della loro madre (vivevano insieme ed era una guerra continua), in preda all'ira, un giorno le disse: "La pagherai che mi hai portato via mio figlio e che lo hai traviato!". Queste parole risuonarono come una bomba di timore nel cuore della loro madre. Se avesse avuto un po' pi di fede avrebbe sorriso a queste parole; ma quando la paura attanaglia i nostri cuore, le parole non sono pi parole ma diventano realt, fanno effetto. Nessuna maledizione, solo un grande conflitto della madre, che purtroppo si trasmise alle figlie. Ma risolto, tutte le figlie partorirono felicemente. Una donna del paese era chiamata "la strega". Invece di avere il gatto nero (ai miei tempi c'era un'auto: la Prinz verde) o l'autoambulanza o una suora, la gente aveva lei. A chi la vedeva, doveva poi accadere qualcosa di nefasto. E siccome chi vuol vedere una cosa la vede anche se non c', ecco fatta la strega! Nessuna strega: solo tanta ignoranza. Una ragazza, si diceva, "era posseduta" dal demonio. Cos la portarono da un frate esorcista. Dopo l'esorcismo guar. Certo: la rabbia e l'odio di questa donna era cos grande, la dissociazione cos forte, che solamente un rito forte, profondo, che facesse appello alla sua anima e alle sue forze pi interne poteva aiutarla a riunire la sua disgregazione interna (per questo poteva farlo, forse, solo il frate!). E cos fu. Il demonio, per la Bibbia, non mai una persona ma una situazione. E' quando tu non sei pi tu, ma come se un altro fosse entrato in te e parlasse al posto tuo. Non sei pi tu ma un altro. E' quando uno "ha un demonio nel corpo". Non sei pi tu che possiedi e guidi la tua auto, ma lei che ti porta dove vuole. Pietro stato Papa; Pietro stato il demonio. Io sono figlio di Dio. Io sono il demonio. Il demonio ha tre funzioni: divide invece di unire; accusa e giudica invece di comprendere e di amare; non ti fa essere te stesso, ti fa essere la deformazione di chi sei tu. C' un uomo che ogni giorno, costi quel che costi, deve avere un rapporto sessuale con sua moglie. La Bibbia, direbbe: "Ha un demonio dentro, perch dai, bisogna proprio assolutamente ogni giorno?!". Un uomo quando "scatta" impreca, urla, diventa rosso, una iena e bestemmia: "Ha un demonio dentro". Un altro quando s'arrabbia non si controlla e alza le mani con suo figlio: "Ha un demonio dentro!". C' una donna che ha da dire su tutto, niente e nessuno le va bene; tutto fa schifo, tutto sbagliato: "Ha un demonio dentro", perch chiaro che mica tutto il mondo sbagliato. C' un uomo che era solare, simpatico, meraviglioso. Adesso in depressione, non sembra pi lui. Triste, abulico apatico, irriconoscibile: "Ha un demonio dentro; non pi lui". Pietro rifiuta la sofferenza di Ges. Dice: "No, non possibile che ti accada; questo non ti accadr mai" (16,22). Nessuno vuol soffrire e nessuno, sano di mente, cerca la sofferenza. Ma non questo il punto. Ges poi dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (16,24). Intanto si dice "sua croce": ognuno ha la sua. Alcune persone si sentono pi "sfortunate" rispetto ad altre. Non c' confronto: io ho la mia vita con le sue difficolt, tu le tue. Non guardare agli altri, prenditi cura delle tue. Se guardi agli altri eviti le tue. Poi c': "Rinnegare (lett. "dire di no a") se stesso". Queste parole hanno fatto credere che bisognasse perdersi, esaurirsi per gli altri; che ascoltare i propri bisogni, i propri desideri o i propri sogni fosse peccato o negativo. E, infine, "croce". Alcuni hanno pensato che "prendere la croce" fosse darsi delle sofferenze. C' stato nella storia chi si punito, frustato, procurato tormenti al proprio corpo. Oggi se uno facesse cos lo considereremo un autolesionista e lo manderemo da uno psichiatra. Un'idea di questo c' rimasto nel detto che "la vita una croce". Ma cosa vuol dire questa frase? Ges ha avuto la sua croce e tu hai la tua. La sua croce non stata il morire in croce, questa la modalit, diversa per ciascuno, ma l'essere fedele a se stesso, cio al Dio che aveva dentro. Se tu sei fedele a te stesso, al Dio che hai dentro, senza raccontartela, incontrerai inevitabilmente "la croce", cio, difficolt, scontri, opposizione, rifiuto, odio. Ci saranno giorni in cui dovrai compiere delle scelte e saprai che queste scelte ti esporranno, creeranno risentimento, disapprovazione o forse odio intorno a te, e dovrai decidere se seguire il tuo cuore o la tua paura. Un imprenditore del Sud ha avuto una serie di "diffide" dalla mafia: cedere od opporsi? Lui ha denunciato tutto. Ma sa benissimo che una scelta che potrebbe costargli cara. Alex Zanotelli rispondendo ad una domanda ha detto: "La mia croce sono i poveri. Sento il bisogno di essergli fedele, di prendere le loro parti, perch hanno il diritto di essere uomini e di essere rispettati. Facendo cos ho perso il ruolo che avevo e l'amicizia di molti; molti storcono il naso a solo sentire il mio nome; qualcuno ha cercato di ridurmi al silenzio e forse qualcuno mi ha anche tradito. E' una scelta che mi costata molto, ma sono rimasto fedele al mio cuore". Croce, allora, per Ges come per me: vado fino in fondo alla mia vocazione, alla mia strada, a ci che la Vita mi chiede di vivere, e lo chiede solo a me. Non mi sottraggo alle possibili conseguenze e non ascolto la voce della paura e del compromesso. Sospinto dalla Sua forza seguo il mio cuore, ovunque mi porti fino anche alle conseguenze pi pericolose, radicali o estreme. La meraviglia che chi rimane fedele a s non si sentir mai tradito. Magari rimarr da solo o soffrir molto. Ma essere fedeli al Dio in noi non tradisce mai. Ci d la sensazione chiara e certa di essere dietro a Lui, di seguirlo nella nostra strada. E rinnegare? Rinnegare vuol dire dirsi di no. E quanti "no" bisogna dirsi! Ho un bisogno d'amore dentro enorme. Vado dalle persone e gli dico: "Riempi il mio buco". Cos mi attacco, pretendo, rivendico, esigo. E, invece, mi devo dire: "No!", nessuno pu colmare il mio buco. Devo imparare a darmi ci che mi serve e a convivere con il mio vuoto. Ho una rabbia repressa dentro. E sfogo sul mio partner che non mi capisce, che non all'altezza, che non mi fa felice, che dovrebbe capirmi, che dovrebbe essere diverso. Ma mi devo dire: "No!". Sono io che non sono in pace con me; sono io che ho "un demonio" dentro, che sono sempre tormentato. Sto vegetando, sopravvivendo. Tiro avanti, non ho pi slanci, n voglia di vivere. Allora mi devo dire: "No!", devo rinnegare, rifiutare questo modo di vita. Perch Dio mi ha fatto dono della Vita e io la sto sprecando. Vegeto perch ho paura di cambiare rotta e temo le conseguenze. Sento che la mia fede si sta impoverendo. Mi dico: "Ma se faccio quello che ho sempre fatto perch adesso non va pi bene?". E vorrei che tutto funzionasse come prima. Allora mi devo dire: "No!", qui non si pu continuare cos perch la mia anima languisce. Devo fare qualcosa. Ho quarant'anni e sento che si rotto qualcosa: sono triste, insoddisfatto, innervosito. Ma faccio finta di niente, faccio le cose come prima e cerco di dirmi che non vero, che solo un periodo, che passer. Mi devo dire: "No!", non passer e non un periodo. Devo pormi davanti la questione anche se so che difficile e che mi costringe a muovermi dalle posizioni attuali. Tra me e mia moglie (marito; figlio; amico) si "rotto" qualcosa. E' difficile accettare che le cose "non sono pi come prima". E' puerile andare avanti come se niente fosse successo. Ma non funziona. Allora mi devo dire: "No!", qui dobbiamo fare qualcosa; qui c' qualcosa che non va. Bevo troppo; ho un bisogno estremo che gli altri mi dicano che sono bravo; sono troppo attaccato all'apparenza e al non sfigurare; penso solo al sesso; bestemmio sempre e sono colmo di ira; "scatto" in continuazione; non riesco ad esprimere affetto; sono arido come un fiume in secca: non posso far finta di niente. Mi devo dire: "No!", cos non va bene, cos non mi va bene. Devo prendere in mano questa situazione. E non difficile dirsi di no? E non difficile vedere ci che c' da vedere? E non fa piangere, a volte, mettere il dito in certe ferite? Eppure dirsi "no" l'unico modo per dirsi "s". Amarsi, accettarsi e volersi bene rinunciare, rinnegare, i comportamenti, gli schemi, che ci fanno male. Poi Ges dice: "Chi vorr salvare la propria vita la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover" (16,25). Un uomo, con un tumore abbastanza aggressivo, mi ha raccontato questo: "Sono andato dall'oncologo e gli ho detto: "Dottore, guardi che io voglio guarire!". E il dottore: "E perch vuoi guarire?". E io: "Perch voglio stare bene!". E lui: "E quando stai bene, che te ne fai della vita?". E mi ha spiazzato: che me ne faccio della vita e della salute? Ho capito: non sarei mai potuto vivere perch, riavuta la vita, non sapevo poi cosa farmene!". E cos quell'uomo ha cambiato totalmente vita e ha trovato ragioni profonde per vivere. Ed anche guarito! La vita non pu essere preservata! Non si pu rimanere sempre giovani! Non si pu vivere per sempre! Non si pu garantirsi da ogni imprevisto! Non si pu fare l'assicurazione-vita credendo che tutto andr bene! Chi vive cos, non vive! E' tutto concentrato a conservare qualcosa, invece di utilizzarlo. Vi ricordate la parabola dei talenti? Il terzo uomo, invece, di impiegarlo, di spenderlo, di giocare, il proprio talento, si solo preoccupato di conservarlo e cos lo ha nascosto. Tanto uguale per tutti: la vita la perdiamo! E' illusione pensare di conservarla! Allora spendila, giocala, investila, per qualcosa che abbia senso, che sia significativo. Allora sentirai un senso e un significato profondo alla tua esistenza. Altrimenti una vita banale, sprecata. Ironicamente Ges commenta: "Qual vantaggio infatti avr l'uomo se guadagner il mondo intero, e poi perder la propria anima?" (16,26). Alcune persone conquistano il mondo ma non sono felici, non possono esserlo. Perch ci che d felicit vera la propria anima. Se l'anima (la parte interna, spirituale, divina) vive l'uomo vive, altrimenti no. Puoi dare tutto ai tuoi figli, ma se non c' anima, rapporto, complicit, sorrisi, hai perso i tuoi figli. Puoi avere una casa da Beverly Hills, ma se non c' comunicazione, scambio, intensit, coinvolgimento affettivo con tua moglie, a che ti serve? Puoi avere una bellissima immagine agli occhi degli altri e magari sei anche rispettato, acclamato e apprezzato, ma se dentro ti senti vuoto, senza valore, depresso, a che ti serve? Puoi avere un sacco di soldi, di tutto, permetterti cose grandiose, ma se non senti e non percepisci la vitalit e l'ebbrezza della vita, dimmi, a che ti serve? La vitalit di un albero in ci che sta dentro; la vitalit di un uomo in ci che ha dentro. Ges poi dice: "Poich il Figlio dell'uomo verr e render a ciascuno secondo le sue azioni" (16,25). La Vita ci d quello che noi vogliamo. Ciascuno avr ci che vorr (non ci che dice di volere). Se tu non fai un attimo di silenzio e non ti ascolti mai non chiederti poi perch sei cos nervoso. Se tu non preghi mai e non ti dai momenti e spazi per l'anima non chiederti poi perch ti senti cos arido. Se non ti dai tempo e spazio per raccontarti e ascoltare i tuoi cari non chiederti poi perch li senti cos lontani. Se tu non cambi mai, rimani fermo nelle tue posizioni e non ti smuovi, non chiederti perch non capisci pi il mondo, perch ti senti "fuori", perch ti senti vecchio o fuori posto. Se tu non affronti i tuoi demoni interni e le tue paure non chiederti poi perch sei cos! E' quello che tu hai voluto e lo hai avuto. E' quello che tu hai cercato e lo hai trovato. Ognuno avr ci che lui vorr. Pensiero della settimana Satana forte ma se sei ancorato in Dio, non ha pi potere. Il buio potente ma la Luce pi forte. La paura paralizzante ma sei vivi nella fede non ti frena. Quando viene il vento forte, la quercia non teme. Non hai nulla da temere se sei radicato in Dio.
Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! Movimento Apostolico - rito romano
Se leggiamo con attenzione l'insegnamento che Ges dona ai suoi discepoli, scopriremo una eterna verit, che dovr accompagnarci per tutti i secoli: "Allora Ges si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: Sulla cattedra di Mos si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ci che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perch essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabb" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabb", perch uno solo il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perch uno solo il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perch uno solo la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi pi grande, sar vostro servo; chi invece si esalter, sar umiliato e chi si umilier sar esaltato" (Mt 23,1-11) Ges non vuole maestri nella comunit dei suoi discepoli. Vuole che sia Lui, solo Lui, l'eterno, l'universale, l'imperituro Maestro di ogni uomo. Solo Lui da imitare: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi dar ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti dolce e il mio peso leggero" (Mt 11,28-30). Solo Lui da seguire, solo con Lui confrontarsi, solo da Lui apprendere. E Petro cosa fa? Vuole essere lui maestro, guida, interprete della volont del Padre per Ges. Vuole essere lui a condurre Ges dietro i suoi pensieri, anzich lasciarsi condurre dall'unico Maestro. Ges conosce la volont del Padre e sa che tutto si deve compiere per Lui sulla croce, in Gerusalemme. Pietro vuole invece che Ges non vada in Gerusalemme. Non solo non vuole. Lui anche disposto ad impedire che questo possa accadere. Da allora Ges cominci a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadr mai. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perch non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!. Allora Ges disse ai suoi discepoli: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita? O che cosa un uomo potr dare in cambio della propria vita? Perch il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora render a ciascuno secondo le sue azioni. Ges con fermezza dice a Pietro qual il suo ruolo. Lui discepolo, non maestro. Se discepolo, si deve lasciare condurre, non condurre. Se discepolo deve passare dietro e seguire Ges come tutti gli altri discepoli. Uno il Maestro. Tutti gli altri sono discepoli. Discepoli dovranno rimanere in eterno. Se uno vuole farsi maestro al posto di Cristo un satana in mezzo alla comunit. Come satana ha preteso prendere il posto di Dio, facendosi come Dio, cos un discepolo che si fa maestro, pretende prendere il posto di Cristo, facendosi lui Cristo per i suoi fratelli. Questa vera opera satanica, diabolica, infernale. Il discepolato deve essere perfetta imitazione di Ges Signore, anche nella sua morte, nel suo rinnegamento, nel portare ogni giorno la croce della volont di Dio. Questa legge vale per tutti, anche per Pietro, atteso gi dalla croce. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fateci discepoli, mai maestri.
La prova che Dio c' Wilma Chasseur La chiamata del Signore, tema di oggi, irresistibile. Per il profeta Geremia, la voce di Dio, come un fuoco che egli non pu soffocare, n contenere. Nel Vangelo ci viene presentata la chiamata del Figlio, mandato dal Padre nel mondo, per compiervi la sua opera di salvezza, morendo in Croce. E' il primo annuncio della Passione e dopo la reazione scandalizzata di Pietro, Ges precisa le condizioni esigentissime della chiamata: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Per essere suoi discepoli, bisogna anteporre lui a noi; dobbiamo saper rinunciare a noi stessi, con scelte difficili a volte, e anche personali, dove ognuno deve impegnarsi in prima persona! Altro che far consistere il Vangelo - come si vorrebbe oggi - tutto e solo nella costruzione di un mondo migliore, senza scelte personali e a volte laceranti da fare, in risposta ad un Amore assoluto che non ammette esitazioni, ripensamenti doppie appartenenze ed inutili guardarsi indietro. Dio prende tutto? Dio d tutto, ma chiede anche tutto ("chi perder la propria vita per causa mia la trover"). Soprattutto chiede fiducia incrollabile in Lui, e in Lui solo, senza posare il capo in altre sicurezze. Dio chiede tutto, ma non prende tutto. Ad Abramo aveva chiesto il figlio e poi gliel'ha lasciato, ma gliel'ha lasciato quando ha visto che era disposto a darglielo. Dio ci chiede questi salti nel vuoto (=la rinuncia a cose a cui siamo magari anche molto attaccati), che sono poi salti in Lui, ma se rifiutiamo il salto nel vuoto non sapremo mai che in fondo c'era Lui ad aspettarci e non il vuoto. E comunque non ci chieder mai quanto ha chiesto al Figlio stesso che - in questo Vangelo - va a Gerusalemme per venire ucciso. "Abramo offre il figlio mortale che non muore, mentre Dio ci d il suo Figlio immortale che muore" (Origene). Bellissimo e verissimo: Dio d tutto, mentre a noi chiede solo qualche rinuncia. Oggi il concetto di rinuncia per Dio, quasi totalmente scomparso, ma esiste in altri ambiti: quello dello sport per esempio, che comporta faticosi allenamenti, o quello della "linea" che comporta diete su diete... E' urgente recuperare anche il concetto di rinuncia per Dio, perch solo cos usciremo dal grigiore di un'esistenza insipida e mediocre, e diventeremo come piccole lampade ardenti e irradianti luce e calore tutto intorno. Un solo comandamento La stessa storia della salvezza inizia con un invito alla rinuncia: di tutti gli alberi del giardino, potevano mangiare i progenitori, ma di quello che era in mezzo no! Era l'unico comandamento e manco quello hanno saputo osservare! Se avessero saputo osservarlo, non ci sarebbe stato bisogno di istituirne altri, ma dopo la trasgressione si dovettero aumentare pure i comandamenti; e anche ora, nella societ civile, vediamo che pi l'uomo trasgredisce, pi aumentano le leggi. E la vita si complica sempre di pi, proprio perch l'uomo non capace di rinnegare se stesso, le sue tendenze al male, le sue bramosie... Ma perch la rinuncia? Questa per me, la prova pi bella e anche pi certa dell'esistenza di Dio. E soprattutto del Suo Amore per noi: infatti se non fossimo destinati alla Gloria e non fossimo chiamati alla comunione con Lui fin da quaggi, non ci sarebbe proprio nessuna rinuncia da fare. Cosa vuole Dio da te? "Cosa vuole Dio da me?" Quante volte te lo sei chiesto? Ebbene, Dio da te vuole... te! Nientemeno! Ecco perch ci chiede di rinnegare tutto ci che ingombra il nostro cuore, perch questo cuore, lo vuole riempire di S stesso. "Apri la bocca, la voglio riempire", dice un Salmo. "S apri la bocca, o il cuore, o la mano che il frutto della Gloria, Io te lo voglio dare (dice Dio), ma guai se la richiudi perch richiudendola prenderesti solo del finito, mentre io sono l'infinito" (Molini). L'unica cosa che Dio non ci pu dare quella che vogliamo prendere per rapina. Possiamo fallire tutto nella vita, non avremo fallito niente se avremo vinto la battaglia per la vita eterna.
Lo scandalo della croce don Luca Garbinetto C' sempre, nel cammino della vita, un momento in cui salta per aria qualcosa. Una bella relazione entra in un momento di crisi, una allegra compagnia vive un tempo di incomprensioni e smarrimento, un impiego redditizio non garantisce pi la sussistenza... il passaggio amaro e duro del limite, della fatica, della delusione, di cui la nostra esistenza umana non pu fare a meno. A volte - o forse spesso - un passaggio segnato dall'odio e dalla violenza. Lo sanno bene i nostri fratelli del Medio Oriente, la cui esistenza appesa a un filo, se non gi stata spezzata. Non un gioco la tragedia della sofferenza. Anche nell'itinerario di Ges, Maestro di Israele, nel suo rapporto con i suoi discepoli e con le folle che lo seguono entusiaste, comincia il tempo della crisi, dell'incomprensione, dello scandalo. Scandalo significa inciampo, sasso che ostacola il passo. un fastidio nel cammino, rischia di fare cadere chi sta sulla strada. Oggi Ges ci mette di fronte alla logica della Croce, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani' (1 Cor 1, 23). E scardina la logica del mondo, manifestata con la consueta passionalit da Pietro, che di scandalo, invece, al pellegrinaggio terreno del Figlio di Dio. Per chi sogna un futuro di successi, un avvento glorioso del Messia che sistemer le cose e sopprimer ogni ingiustizia e sopruso; per chi si prospetta la venuta di un regno di pace che passa attraverso la vittoria altisonante dell'esercito del cielo sui combattenti del male; per chi semplicemente immagina che ci sia una esistenza su questa terra privata dell'esperienza terribile e corroborante del dolore... la Croce davvero scandalo atroce! Piacerebbe un po' a tutti noi che le faccende della vita si sistemassero senza troppi conflitti. E d'altro canto, non la Parola stessa che prospetta nuovi cieli e terra nuova' (Is 65, 17), in cui non ci sar pi n lutto n pena alcuna e la giustizia e la pace si baceranno, la verit e la misericordia si incontreranno (cfr. Sal 84, 11)? Il sentiero per giungere alla meta del regno, per, non contempla l'annullamento di ogni tensione e di ogni contraddizione. Non qui, almeno; non ora. Anzi: il germoglio fragile del regno spesso vittima di orrenda persecuzione. Non possiamo chiudere gli occhi sulla tragedia, n illuderci che passi presto il dramma dell'oppressione sull'innocente. E questo perch eliminare la tensione e le contraddizioni significherebbe eliminare di sana pianta noi stessi, ogni uomo. Esse, infatti, abitano dentro di noi. Basti vedere Pietro stesso: poco prima si lasciato condurre da un autentico afflato dello Spirito, riconoscendo in Ges il Figlio del Dio vivente (cfr Mt 16,16); e subito dopo ritorna a indossare le vesti del controllore di volo', per decidere lui quello che al Figlio tocca fare, permettendosi persino di rimproverarlo in un trasporto di condottiero per la pace. La guerra sta dentro di noi! Ecco perch non ci deve sorprendere troppo come Ges possa fin d'ora annunciare la sua sorte finale. Egli, che conosce il cuore dell'uomo, sa che la sua proposta di una vita donata, perduta, offerta in ogni istante e in ogni relazione, in ogni quotidiana attivit, per farne un culto spirituale gradito a Dio' (cfr Rm 12, 1), non esattamente consona alla tentazione di egoismo che sibila costantemente in noi. Siamo continuamente sull'orlo di uno scivolo che ci fa desiderare un possesso, una sicurezza, una garanzia da controllare e da poter rivenderci per affermarci sugli altri. Ges, invece, prospetta il cammino della totale donazione per amore, dell'abbandono fra le braccia dell'altro, della perdita di s. Questo scandaloso. Non necessario ricorrere a moralistiche considerazioni sulla cultura dell'esibizionismo e del consumo che ci attornia. dentro di noi che si insinua, come gli spifferi dalle finestre, la paura di non sentirci pi nostri. Con l'illusione che possedermi significhi essere vivo. Quando invece chi pi si tiene stretto, pi rimane solo, isolato, privo di relazioni... e quindi muore! Si insinua la voce di Satana, che vuole mettere davanti le nostre scuse, le nostre giustificazioni, le nostre garanzie. In fondo, perch sposarsi tanto giovani, se non si ha un lavoro sicuro? E come si pu avere figli oggi, quando non c' uno stipendio assicurato? E perch dovremmo aiutare chi viene da altri Paesi, se vengono fondamentalmente a rubarci impiego e denaro? Perch non lasciare che i popoli lontani se la sbrighino da soli? La logica di Satana, che logica del mondo - nel linguaggio paolino - e logica dell'uomo svincolato da Dio, razionale e apparentemente impeccabile. Ma porta al peccato pi grave: la chiusura alla relazione, e quindi alla vita. Per vivere necessario accettare la sfida della relazione, che non minaccia. E poich l'altro non mai totalmente a mio uso e consumo, relazione significa perdita. La diversit dell'altro mi proietta fuori da me stesso, mi scaraventa su terreni inesplorati, mi sollecita a viaggi inimmaginabili. Questo fa paura. Ma la prospettiva che mi attende ha orizzonti infiniti. Molto pi grandi di quelli di cui potrei godere anche se salissi sull'Himalaya e potessi vedere tutto il mondo come un mio possesso. Il viaggio fuori di me, infatti, verso l'altro mi riporta a scoprire l'abisso e l'altura della mia interiorit. l che accolgo l'incontro con il volto di chi mi sta davanti. Specialmente se il volto di Ges, che l'Altro per eccellenza. Che dolore deve avere provato Pietro quando il Maestro si volta e gli toglie lo sguardo, e non ne vede pi gli occhi! Ma d'altro canto, poter posare il nostro sguardo sul suo significa accettare di percorrerne prima la via, calpestando le sue stesse impronte. Lui che insegna la strada, non io. Lui che da il ritmo, non io. Lui che si dona per primo a me, non io. La Croce di Ges diviene cos il culmine di uno stile di vita, che mi viene offerto come incalcolabile opportunit di ricchezza. Difficile comprendere qualcosa senza prima provarne il passo. Si comincia dalle piccole scelte quotidiane, dall'assumere le ordinarie contraddizioni della vita con spirito nuovo. Non rifiutandole, non evitandole, non rinnegandole, ma spalancando attraverso di esse la finestra per guardare l'altro e guardare dentro di me. Per interessarmi dell'altro e lasciare che si interessi di me. Per portare il mondo dentro il mio cuore, affinch la mia guerra trovi pace nell'incontro. L'unico modo per sconfiggere gli spifferi dalle fessure, infatti, se non si vuol tappare e morire, aprire del tutto.
Commento su Matteo 16,21-27 Omelie.org - autori vari COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura delle Clarisse di via Vitellia Una lotta abita il cuore dell'uomo, lotta che affonda le sue radici nel dramma del peccato originale, che ci trascina al conflitto con Dio e con le sue esigenze; per lotta, perch d'altra parte sentiamo profondamente il fascino della bellezza di una vita spesa con Lui e per Lui. "Ha sete di te, Signore, l'anima mia": il grido che si leva dall'intimo di noi stessi, da quella "terra arida, assetata, senz'acqua" che la nostra stessa carne. Per dirla con S. Agostino: "Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha pace finch non riposa in te" (Confess. 1, 1, 1). In Dio il nostro riposo, la nostra pace, la gioia della nostra carne e del nostro spirito: "il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente" (Sl 84,3b). "Il suo amore vale pi della vita", per questo le labbra gioiose lo lodano e lo esaltano... Insomma, un tripudio di bellezza e di ineffabile dolcezza, per cui verrebbe spontaneo dire con tutto lo slancio del cuore quello che Pietro disse sul Tabor: "Signore bello per noi essere qui" (Mt 17,4). Ma allora da dove la ribellione di Geremia, sedotto dal Signore con la violenza di una passione a cui Dio stesso non sa resistere? Da dove lo smarrimento di Pietro, che non esita a rimproverare lo stesso Signore, spaventato di fronte ad una prospettiva di vita e di missione in cui si sente suo malgrado coinvolto? Due uomini di questa statura spirituale perch hanno tanta paura? Perch in fondo la ribellione altro non che paura... "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua ". Questo il punto. Su ogni cammino cristiano autentico si staglia inesorabilmente l'ombra della croce. E la parola della croce stoltezza, scandalo (cf. 1Cor 1,18ss.); la parola della croce spaventa, turba, provoca. E' interessante notare che scandalo la parola della croce per Pietro, quando invece scandalo la reazione di Pietro per Ges: " La parola della croce stoltezza per quelli che si perdono... potenza di Dio per quelli che si salvano" (1Cor 1,18). Dunque una prospettiva completamente diversa, un approccio diametralmente opposto. E in gioco la nostra salvezza, quindi non una cosa da poco: S. Paolo ci dice che si salvano coloro che riescono a vedere nella croce la potenza di Dio che si manifesta. In questo senso la croce la nostra salvezza, come non ci stanchiamo di ripetere nella liturgia. Ma quanto ne siamo veramente convinti? Quanto invece di fronte all'ipotesi della croce ci viene spontaneo difenderci, ribellarci, come Geremia, come Pietro? Forse non c' familiare la reazione di Geremia: "basta, io di Dio non voglio pi sentir parlare..."?; o quella di Pietro: "Non so se Ges si reso conto di dove stiamo finendo, forse meglio che lo avvisi, che prenda in mano io la situazione..."? Reazioni umane, comprensibili, con cui Dio stesso volentieri si mette in dialogo, per far risuonare di nuovo la sua chiamata: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo"; di fronte a cui Ges prende il tempo necessario per cercare di spiegare, di aiutare a comprendere. Perch - dicevo - la posta in gioco alta, la nostra salvezza! "Chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita, la salver". Questo il punto: come lavoriamo per la salvezza della nostra anima? Il fine chiaro e su questo non ci sono dubbi, ma forse non altrettanto chiara la via per giungervi, quella via tracciata con evidenza da Ges nel suo mistero pasquale, che in ogni Messa celebriamo con convinzione e profonda partecipazione, ma che poi fatica a passare nella vita. La via infatti una via di Kenosi, di progressiva spogliazione dai nostri progetti personali, dalle nostre attese illusorie di successo e fama (cf. Fil2,5ss). Il beato Egidio di Assisi, tra i primi e fedelissimi seguaci di san Francesco, con la sua tipica semplicit amava dire: "La via di andare in su andare in gi". E questo, ammettiamolo, ci fa problema, perch non secondo la logica del mondo, di quel mondo di cui tanto imbevuta anche la nostra vita cristiana e religiosa, tanto che il Santo Padre Francesco ha parlato e parla spesso di "mondanit spirituale". Il vero profeta lavora in perdita, non si interessa del risultato, che sa affidare alle mani di Dio. Sa che il successo non da valutarsi in base ai frutti immediati, perch i frutti richiedono un tempo di maturazione a volte anche lungo, e spesso capita che "uno semina e l'altro miete" (Gv 4,37). Il vero successo sta piuttosto nella capacit del profeta di rimanere fedele alla propria missione anche di fronte a quello che agli occhi del mondo appare come un fallimento, perch non importante guadagnare il mondo intero, ma salvare la propria anima nell'obbedienza di fede alla missione che ci viene affidata. A questo punto chiarissima la parola di S. Paolo che ci accompagna nella liturgia di oggi, facendo da cerniera tra prima lettura e vangelo: offerta del nostro corpo come sacrificio spirituale, nell'attenzione a rifuggire dalla mentalit del mondo per conformarsi al pensiero di Dio! Dunque concretezza nel dono di s, un dono fatto di opere sante, come risposta alla misericordia di un Dio che per noi ha dato tutto se stesso, concretamente; e insieme attenzione alla modalit del dono, che deve essere pura gratuit, per non cadere nei lacci della mentalit del mondo, nella logica imperante del do ut des. Infine tutto questo... senza perdere tempo, "perch il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora render a ciascuno secondo le sue azioni".
Pensare secondo Dio innamorarsi del Crocifisso padre Antonio Rungi Il testo del vangelo della XXII domenica del tempo ordinario riporta un nuovo dialogo ed incontro di Ges con Pietro. Ma, in questo, caso, si tratta di un incontro di chiarimento della concezione sul modo di pensare di Pietro circa la persona e la missione di Cristo. Se nella confessione di Cesarea di Filippi Pietro riconosce Ges come Figlio di Dio, qui non riesce ad entrare nel grande mistero del Cristo Crocifisso e Redentore, che passa attraverso la passione e il dolore. Non riesce ad accettare la croce, n a capire il senso pi vero del soffrire e del patire nell'ottica di Cristo Crocifisso. Il testo che oggi ascoltiamo ci dice esattamente la consistenza di questa rivelazione che Ges fa di se stesso proprio a coloro, i discepoli e Pietro in particolare, che meglio di ogni altro dovrebbero riconoscere in Lui il vero Salvatore e l'atteso Messia, non potente nelle cose della terra, ma potente nelle cose del cielo. Invece, quanta fatica costa a Pietro accettare un Messia sofferente ed accettare la croce, come via preferenziale per seguire Ges! Proprio in questi giorni, nel ministero della confessione, mi ritrovo davanti a delle persone di ogni condizione sociale che sono state toccate dalla perdita di persone care, soprattutto di figli giovani e bravi, ma anche toccate dalle varie malattie, soprattutto quella pi terribile e ricorrente che il tumore o il male oscuro della depressione. Quanto difficile anche per un sacerdote dare parole di conforto e di speranza alle persone che vivono queste sofferenze indicibili da un punto di vista umano. L'unico e costante richiamo che faccio a me stesso e agli altri, nel momento della prova e del dolore, alzare la testa e guardare la croce e chi su quella croce stato inchiodato dall'odio e dalla cattiveria umana: Ges Cristo, il Figlio di Dio, che pass tra la gente facendo solo il bene. Ecco la Croce e soprattutto il Crocifisso l'albero della nostra vittoria contro ogni tentazione ad azzerare nel nostro pensiero e nella nostra vita. Meditare su questo brano del Vangelo, che, a mio modesto avviso, uno dei pi belli e significativi di tutto il messaggio cristiano, come sacerdote passionista vi invito a farlo, personalmente, non solo oggi, in questo giorno di festa che la domenica, ma sempre, soprattutto nei momenti difficili della nostra vita e, spesso, sono tanti e ricorrenti perch non si vide la via d'uscita. Quella via indicata dalla Via Crucis, dalla via del Calvario che prima o poi tutti i veri cristiani sono chiamati a percorrere, seguendo il nostro maestro. Matteo, nel descrivere con dovizia di particolari questo dialogo tra Ges e suoi apostoli, ci offre una meditazione sul mistero di Ges Crocifisso, che dobbiamo saper valorizzare per la nostra crescita spirituale. Pensare secondo Dio pensare nell'ottica della Croce, come amore ed oblazione. E la vera sequela di Ges passa attraverso questa adesione e risposta d'amore a lui. Possiamo guadagnare ed avere tutto in questo (e molti per la verit ce l'hanno pure), ma a nulla serve possedere delle cose, se poi non si possiede la vera ricchezza che Cristo e l'amore. Facciamo nostro questo appello ed invito di Ges: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perch chi vuole salvare la propria vita, la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia, la trover. Infatti quale vantaggio avr un uomo se guadagner il mondo intero, ma perder la propria vita? O che cosa un uomo potr dare in cambio della propria vita? Guadagniamo davvero le cose che contano per sempre e non quelle che contano per un tempo, quel tempo della vita terrena che non tutto. Lasciamoci sedurre dalle cose di Dio e non da quelle della carne e degli uomini, come ci ricorda la prima lettura della liturgia di oggi, tratta dal profeta Geremia. Avere l'ardore missionario, non per denunciare, ma per testimoniare con la propria vita l'amore verso Dio, la verit, l'onesta, la giustizia, la pace, la rettitudine del cuore e della vita. Noi vogliamo essere sulla linea che Paolo Apostolo ha tracciato, da un punto di vista morale e dottrinale, nella bellissima lettera ai Romani. Non ci vogliamo conformare alla mentalit del mondo, di un mondo di oggi specialmente, in certe realt culturali, sociali, politiche, economiche corrotto al massimo. E come spesso ci ricorda Papa Francesco che " tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore s, perch il Signore misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perch Ges, con la sua semplicit, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio. E, passo dopo passo, finiscono per convincersi che dovevano uccidere Ges, e uno di loro ha detto: "E' meglio che un uomo muoia per il popolo". Sia questo il nostro sincero atteggiamento di cristiano e la nostra autentica preghiera in questa giornata di festa domenicale e per il resto della nostra vita: "Rinnovaci con il tuo Spirito di verit, o Padre, perch non ci lasciamo deviare dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, convocati dalla tua parola, sappiamo discernere ci che buono e a te gradito, per portare ogni giorno la croce sulle orme di Cristo, nostra speranza". Amen.
Domingo XXII del Tiempo Ordinario 31 de agosto de 2014 La homila de Betania
1.- ASUMIR LA PROPIA CRUZ Por Jos Mara Martn OSA 2.- SIN CRUZ NO HAY REDENCIN Por Gabriel Gonzlez del Estal 3.- SALVAR, PERDER, ENCONTRAR Por Pedro Juan Daz 4.- LOS PLANES MISTERIOSOS DE DIOS Por Antonio Garca-Moreno 5.- LA FE? NO ES MERENGUE DULCE Por Javier Leoz 6.- LAS COSAS DE DIOS Por ngel Gmez Escorial
LA HOMILA MS JOVEN
SENTIRSE ENAMORADO POR EL SEOR Y DEL SEOR Por Pedrojos Ynaraja
1.- ASUMIR LA PROPIA CRUZ Por Jos Mara Martn OSA 1.- Negarse a s mismo y cargar con la cruz. Hoy Jess anuncia a los discpulos que tena que subir a Jerusaln y que los ancianos, los jefes de los sacerdotes y los maestros de la ley le haran sufrir mucho hasta matarlo. Pero al tercer da resucitara. Pedro, que poco antes haba confesado su fe en Jess como Hijo de Dios vivo, se niega a aceptar la posibilidad de la muerte violenta de Jess. Pero Jess le dice que es Satans porque quiere tentarle al pensar como los hombres y no como Dios. Pedro ve las cosas desde el punto de vista mundano. Esperaba un tipo de Mesas como rey poderoso capaz de devolver la independencia a Israel. Es un mesianismo poltico que contradice el sentido de lo que Jess vino a ensearnos. El que quiera ser discpulo de Jess debe negarse a s mismo y cargar con la cruz. El poder de Jess se muestra en el sufrimiento, en el perdn del enemigo, en la misericordia con todos, incluso con los amigos que le traicionan. 2. La tentacin de abandonar. El que es consecuente con su fe tiene que asumir la posibilidad de ser incomprendido, ridiculizado y hasta perseguido. Es la experiencia sufrida por Jeremas, que se dej seducir por Dios. El texto emplea el verbo hebreo "path", que refleja el sentimiento de una joven que ha sido seducida y burlada. Jeremas se encuentra solo y abandonado, es objeto de la burla y el ataque de sus enemigos. Le ha tocado anunciar desgracias si no se arrepentan de su mal obrar. No le han hecho caso y le han perseguido. Surge entonces la tentacin de abandonar: "No me acordar de l, no hablar ms en su nombre". Pero no puede callar, pues la Palabra de Dios habita en l como un fuego devorador que no puede resistirse a anunciar. Por eso sigue adelante con su misin, consciente de la llamada que ha recibido. Jess tambin pudo sentir el abandono de todos en la cruz, se preguntaba el porqu de su sufrimiento, peo se puso en las manos del Padre para hacer su voluntad. San Agustn, cuya fiesta celebramos hace tres das, ensalza el ejemplo de los mrtires y de los primeros cristianos perseguidos que fueron simiente fecunda de nuevos cristianos, pues "cun grande es la esperanza de la mies a la que precede el sembrador!". Somos nosotros consecuentes con nuestra fe a pesar de las incomprensiones, de las burlas y las persecuciones de nuestro tiempo? 3. - La cruz de Cristo nos libera. La cruz era en tiempos de los romanos un instrumento de tortura ignominioso reservado a los ms terribles criminales. Jess fue sometido a la muerte de cruz. Y lo hizo por amor, como el joven de la historia del principio, que estaba dispuesto a dar la vida por su hermano. Desde entonces la cruz ha perdido su sentido negativo y se ha convertido en signo del cristiano. No es smbolo de muerte o de fracaso, sino que tiene un sentido redentor y salvador. Asumir la propia condicin y aceptarla es una demostracin de que seguimos a Jess. Cada cual tenemos nuestra propia cruz, llevarla con entereza y ayudar a los dems a llevar la suya es un signo de amor y de entrega. No se trata de resignarse pasivamente o de conformarse porque no queda ms remedio. Ni el cristianismo no es una religin dolorista, ni el cristiano es un conformista apocado que se conforma con cualquier cosa, sino alguien que lucha contra la injusticia y el dolor absurdo provocado por el egosmo del hombre. El que pierde su vida por Jesucristo la salva. La cruz nos ayuda a superar las dificultades y asumir el dolor propio y ajeno. Conoc a un santo sacerdote que llevaba siempre una cruz en su bolsillo y la apretaba fuertemente con su mano cuando precisaba la ayuda del Seor en el momento de la prueba. La cruz de Cristo nos libera de todas nuestras esclavitudes y nos llena de vida. Por eso muchas personas, sobre todo los jvenes, la llevan sobre su pecho.
2.- SIN CRUZ NO HAY REDENCIN Por Gabriel Gonzlez del Estal 1. El que quiera venirse conmigo que se niegue a s mismo, que cargue con su cruz y me siga. Los maestros espirituales de todos los tiempos nos han dicho que la asctica es un paso necesario en el camino de perfeccin. Pensar que el espritu humano puede llegar a su perfeccin espiritual sin poner freno a los desenfrenos del cuerpo, es una utopa inhumana. Nacemos imperfectos, con tendencias carnales contrarias a un buen desarrollo del espritu y necesitamos domar el caballo negro de nuestras pasiones incontroladas, como ya nos deca el mismsimo Platn, para que el carro de nuestra vida corra por el buen camino y no se desboque, ni se desve del camino recto. Jess se lo dice as, de una forma clara y tajante, al bueno y optimista Pedro que quera ver a Cristo ya en la cima de la gloria, sin haber pasado antes por el monte de la crucifixin. Pero es que Dios no ha excluido a ningn ser humano, ni siquiera a su propio Hijo, de subir al monte calvario, antes de subir al monte de la resurreccin. Esto lo hemos estado viendo estos das pasados, en un orden puramente humano, en los ciclistas corredores del tour de Francia y de la vuelta a Espaa. Han tenido que sufrir mucho y subir sacrificadamente muchos puertos, antes de llegar a la meta final. La vida no siempre es un valle de lgrimas, pero siempre es un campo de batalla. Eso fue para Cristo, que quiso cargar amorosa y pesadamente con su cruz, y eso es necesariamente para cada uno de nosotros, porque nacemos inclinados al pecado y necesitamos esforzarnos cada da, cargar con nuestras cruces, si queremos llegar a la perfeccin a la que hemos sido llamados. 2.- Yo era el hazmerrer todo el da, todos se burlaban de m pero la palabra era en mis entraas fuego ardiente, encerrado en los huesos; intentaba contenerla y no poda. El profeta Jeremas fue durante toda su vida de profeta un buen ejemplo de persona que supo cargar con las mltiples cruces que sus enemigos pusieron en su camino de predicacin de la palabra de Dios. Muchas veces estaba a punto de abandonar, sus tendencias egostas as se lo pedan, pero su autntica vocacin de profeta de Yahv logr siempre imponerse a sus tendencias egostas y carg con su cruz hasta el momento final. Un buen ejemplo para nosotros, los cristianos de este siglo XXI, cuando nos parece que la sociedad actual nos mira con cierto desprecio y, ms de una vez, se burlan y se ren de nosotros. 3.- No os ajustis a este mundo, sino transformaos por la renovacin de la mente, para que sepis discernir lo que es la voluntad de Dios, lo bueno, lo que le agrada, lo perfecto. Vivimos en este mundo, pero no debemos permitir que todas las reglas y costumbres de este nuestro mundo sean las reglas y las costumbres de nuestra vida cristiana. No todo lo que nos dice y nos aconseja el mundo es voluntad de Dios. Tenemos que saber discernir, en cada caso, lo que es bueno, agradable, perfecto, ante Dios.
3.- SALVAR, PERDER, ENCONTRAR Por Pedro Juan Daz 1.- Hoy me he fijado especialmente en estos tres verbos que aparecen en el evangelio en boca de Jess: salvar, perder y encontrar. As los une Jess: si uno quiere SALVAR su vida, la PERDER; pero el que la PIERDA por m, la ENCONTRAR. Y creo que esta dinmica es de esas paradojas que tiene el evangelio, pero que me parecen encantadoras, porque nos invitan a darle la vuelta a la manera de entender a Dios que muchas veces tenemos y que es demasiado cuadriculada. 2.- Fijmonos en Pedro. Acaba de hacer la confesin de fe ms importante de su vida y ya la ha estropeado. Cuando Jess anuncia su destino de pasin, muerte y resurreccin, Pedro le dice que ni hablar, que no lo permita Dios, Seor! Eso no puede pasarte. No ha entendido an como acta Dios. No sabe que Dios es capaz de sacar Vida Eterna de un madero escandaloso como fue la Cruz. Ah estaba Jess presentando su cuerpo como hostia viva, como dice San Pablo en la segunda lectura. Pablo sabe, por su mentalidad juda, que la cruz era un signo de maldicin, pero que Dios la ha convertido en un signo de bendicin resucitando a Jess. Por eso nos invita a transformarnos por la renovacin de la mente, es decir, a tener los ojos bien abiertos, y todos los sentidos, para descubrir a este Dios tan paradjico al que le encanta sorprendernos por donde menos lo esperamos. Y casi siempre, aunque andamos buscndole por fuera, est ms dentro de nosotros de lo que nos podemos imaginar. 3.- As nos lo cuenta el profeta Jeremas en la primera lectura. Que testimonio vocacional ms impresionante. Jeremas se siente inocente e ingenuo, hasta el punto de sentirse seducido por Dios, forzado, e incluso violado: Me sedujiste, Seor, y me dej seducir; me forzaste y me pudiste. Dios se ha convertido para l en un fuego interior tan fuerte que no le permite estar callado y que es imposible de contener. Por eso Jeremas es profeta, es anunciador de ese fuego, portavoz de esa Palabra vida que seduce, fuerza y viola hasta transformar interiormente y por completo a la persona que la ha recibido. 4.- Qu duda cabe que todos buscamos esa salvacin que Dios nos ofrece, que queremos acogerla. Pero eso supone una gran dosis de perdida en nosotros. No es que Dios nos haga perder, o sea una mala idea. Es que Dios nos llena tanto, que hemos de vaciarnos de otras cosas y de nosotros mismos, para dejar que sea l el que habite y poder encontrarle. Perder para encontrar. Esa es la paradoja. Perder para ganar. Morir para resucitar. Abajarse para subir. Servir para reinar. As es Dios de paradjico. 5.- La Eucarista es el mejor ejemplo de entrega, abajamiento, de hacerse pan y alimento, de perderse para que todos podamos ganar la Vida con maysculas. Comulgar es hacernos uno con Jess, para actuar como l, para transmitir a Dios con la misma fuerza y seduccin que el profeta. Que este Pan nos haga ser a nosotros buen pan para los dems.
4.- LOS PLANES MISTERIOSOS DE DIOS Por Antonio Garca-Moreno 1.- SEDUCCIN.- Estamos ante una de las pginas ms humanas de los libros divinos. Pgina personalsima, un apunte privado del profeta, que, no sabemos cmo, vio la luz pblica. Jeremas se queja amargamente ante Dios. Sus palabras suenan a una especie de acusacin: "Me forzaste y me pudiste. Yo era el hazmerrer todo el da, todos se burlaban de m. Siempre que hablo tengo que gritar...". El profeta se resisti cuando Dios le llam; adujo, entre otras razones, que era an demasiado joven, que no saba hablar en pblico, que le temblaban las piernas al pensar tan slo que haba de hacer frente a los poderosos de Israel. Y Dios le convence, le seduce con la promesa de estar siempre cerca de l: le vence con la amenaza de que si tiembla ante los hombres, l le har temblar todava ms... Jeremas accede, dice que s. Y cuando llega el momento proclama el mensaje del Seor. Aunque ese anuncio est cargado de maldiciones, de serias amenazas llenas de violencia y destruccin. Aunque se le haga un nudo en la garganta y se le seque la lengua. Me dije: "No me acordar de l, no hablar en su nombre; pero la palabra era en mis entraas fuego ardiente, encerrado en los huesos; intentaba contenerla y no poda..." Palabra de Dios arraigada en su corazn, hirviendo hasta verterse al exterior. Palabra incontenible que quema las entraas del profeta, brotando impetuosa y arrolladora, sin respeto humano alguno, sin miedo a nadie ni a nada. Seor, hoy tambin necesitamos profetas a lo Jeremas. Hombres que estn dispuestos a hablar con fortaleza y claridad, gritando tu mensaje de salvacin a todo el mundo. Hombres que hablen sin miedo, sin temblar, con la voz firme y el tono seguro... Hay muchos que claudican, que se dejan llevar por la corriente de moda, por la sutil ocurrencia del telogo del momento. Quieren paliar las exigencias de tu palabra, quieren dulcificar las aristas de la cruz, quieren desfigurar tu intencin, cambiar los fines sobrenaturales de la Iglesia por otros temporales y terrenos. Seduce de nuevo, amenaza otra vez, fortalece a tus profetas. Suscita hombres fuertes y valientes que estn dispuestos, por encima de todo, a descuajar y a plantar, a edificar y a destruir. 2.- PERDER LA VIDA POR CRISTO ES GANARLA.- En tres ocasiones predice Jess con claridad su pasin y su muerte. Sus discpulos nunca entendieron concretamente lo que les deca. En sus mentes no poda entrar que el Mesas, el rey de Israel tan deseado, hubiera de padecer y ser rechazado por las autoridades del pueblo elegido. Por eso Pedro no puede contenerse y salta, decidido a disuadir al Maestro de llegar a semejante final, aunque hablara tambin de la resurreccin. Considera descabellado pensar en un triunfo despus de la muerte. Por eso lo mejor es que no muera de aquella forma que predeca. En el fondo lo que intentaba San Pedro es que el triunfo definitivo llegara por unos cauces ms normales y ms seguros y no pasando por aquel trance terrible que Jess anunciaba. Pero la reaccin del Maestro es clara y decidida. Pedro no se esperaba aquellas palabras dirigidas a l, y para colmo delante de todos los dems. Nunca el Maestro haba llamado a nadie Satans. Y en ese momento llama as a Pedro, que lo nico que intenta es que el Maestro no pase por aquel mal trago... La respuesta de Jesucristo muestra cunto deseaba l cumplir con lo dispuesto por el Padre, beber el amargo cliz de su pasin. Por eso rechaza con energa e indignacin la propuesta de san Pedro, increpndole de aquella forma tan sorprendente y tan inhabitual en el Maestro. Para llegar a la Redencin slo hay un camino, el sealado por Dios Padre. Este es as y no hay vuelta de hoja. Planes misteriosos de Dios que, en cierto modo, se repiten de una u otra forma, en cada uno de nosotros. Por ello, slo si aceptamos la voluntad divina, sellada a menudo con la cruz, podremos alcanzar la vida eterna. Jess aprovecha la ocasin para hacer comprender a los suyos que los valores supremos no son los de la carne, ni los del dinero. De qu le sirve a uno ganar todo el mundo, si al final pierde su alma. Es preciso abrir los ojos, encender la fe, mirar las cosas con nuevas perspectivas. As, aunque de momento pueda parecer que perdemos algo, incluso la vida misma, en definitiva saldremos ganando mucho ms.
5.- LA FE? NO ES MERENGUE DULCE Por Javier Leoz Aquel Pedro que fue inspirado por el mismo Jess para su profesin de fe T eres el hijo de Dios hoy es puesto sobre las cuerdas: t no piensas como Dios, piensas como los hombres. 1.- La fe es gracia y es regalo. Es un privilegio que Dios nos concede. Desde esa luz, que es la fe, podemos alumbrar todo lo que acontece en torno a nosotros e, incluso, nuestras mismas personas. Como a Pedro, al mundo de hoy, no le seduce demasiado el sufrimiento. Preferimos una fe de merengue ya fcil a una fe probada; una fe de gloria a una fe de calvario; una fe de sentimientos a una fe de conversin, una fe con camino llano ms que aquella otra expresada en camino angosto o empedrado duro. Pensar como Dios, exige optar por lo que el mundo nos oculta. Pensar como los hombres, puede llevarnos a perdernos en unos tneles sin salida, a caer en unos pozos sin fondo. El camino que Jess nos propone, no es el de los atajos que el discurso materialista nos vende machaconamente. No es aquel del escaparate del triunfo, sino aquel otro que se fragua en el escenario del servicio. No es el de la apariencia, sino el trabajar sin desmayo all donde nadie oposita. 2. Para que brille el sol es necesario que el cielo est limpio de nubes. Jess, en el evangelio de este domingo veraniego, nos advierte que para que destelle Dios con toda su magnitud en nosotros, no hemos de ser obstculo. El sufrimiento y la cruz, o dicho de otra manera, las contrariedades, oposicin, zancadillas, sinsabores, incomprensiones, etc., lejos de rehusarlas hemos de aprender a valorarlas y encajarlas desde ese apostar por Jess de Nazaret en un contexto social donde, a veces, se oyen ms las voces de los enemigos de Dios que la labor transformadora de aquellos que creemos en El. A quin le apetece un camino con espinas? Jess nos lo adelanta. Y los primeros testigos del evangelio (apstoles y mrtires) lo vivieron en propia carne: ser de Cristo implica estar abierto a lo que pueda venir. Incluso dar la vida por El. Frente al nico pensamiento que algunos pretenden imponernos (que puede distar mucho del pensamiento que Dios tiene sobre el mundo) no cabe sino ser fuertes y abrazar la cruz cuando sea necesario. 3.- El Papa Francisco, en sus alocuciones frecuentes en Roma, nos insiste en esa direccin: el problema no est en los que viven ilcitamente su pertenencia a la Iglesia. El problema mayor es que, una gran mayora de cristianos, viven su cristianismo con las mismas caractersticas de los no bautizados, de los que no creen en Dios. 4.- COGER TU CRUZ, SEOR Pues su madera, bien lo s, Jess es escalera que conduce a la Resurreccin. Coger tu cruz, Seor, pues su altura, es altura de miras para los que creen en otro mundo para los que esperan en Dios para los que, cansndose o desangrndose, saben compartir y repartir en los dems.
Coger tu cruz, Seor! pues sus clavos, pasan la carne pero no matan la fe. Es la fe, quien a la cruz, le da otro brillo y hasta otro color: ni es tan cruel ni es definitiva. Despus de la cruz, vendr la vida.
Dame tu cruz, Seor! Merece la pena arriesgarse por Ti Merece la pena sembrar en tu campo Merece le pena sufrir contratiempos Merece la pena adentrarse en tus caminos sabiendo que, T, los recorriste primero.
Coger tu cruz, Seor! Ensame dnde y cmo Indcame hacia dnde Hblame cuando, por su peso, caiga en el duro asfalto. Quiero coger tu cruz, Seor, porque bien lo s, hace tiempo que lo aprend que ideales como los tuyos tienen y se pagan por un alto precio
Quiero coger tu cruz, Seor, porque es preferible en el horizonte de los montes ver tu cruz que el vaco del hombre errante Amn
6.- LAS COSAS DE DIOS Por ngel Gmez Escorial 1.- Con una excelente sincronizacin de contenidos las lecturas de este 22 Domingo del Tiempo Ordinario reflejan de manera magistral un problema ahora ms frecuente que nunca entre el Pueblo de Dios. Y es que tenemos que dejar a Dios que sea Dios y que las cosas de Dios no sean, obligatoriamente, cosas de los hombres. En estos tiempos, queremos que Dios sea de derechas, de izquierdas, justiciero, enemigo de nuestros enemigos y que sus designios coincidan con los nuestros si un pice de desviacin. 2.- Desde luego, Dios har lo que tenga que hacer sin que nuestras posiciones le coarten, como no poda ser de otra forma. Esperar nuestras oraciones y splicas pero, luego, al fin, con su infinita sacudira actuar en consecuencia. El problema, claro est, no es de l, es nuestro. Y llega a ser muy grave cuando intentamos domesticar o suplantar a Dios, en funcin de nuestras actividades humanas. Y as querremos que haya un Dios espaol, o francs, o nacionalista, o comunista o, incluso, ilusoriamente cercano a situaciones de pecado que l jams podr aceptar. Por tanto, el principal mensaje de las lecturas de hoy se centra en esos dos prismas que aparecen claramente explicados. De un lado, la realidad divina no siempre fcilmente comprensible. De otro, la lgica pequea de Jeremas y de Pedro. 3.- Y como siempre, en trminos humanos, pero muy cercanos a Dios se explica Pablo de Tarso en su carta a los fieles de Roma. Les pide nos pide a nosotros con enorme sentido de la actualidad que no se ajusten a las cosas de este mundo, sino que se busque, mediante el ejercicio sereno del discernimiento, la voluntad de Dios. Y cuando, airado, Jess responde a Pedro con dureza, llamndole Satans, est mostrando el criterio de Dios. Jess habla como Dios. Pablo aproxima en lenguaje humano la realidad de Dios. Conviene, tal vez, hacer hoy hincapi en el Evangelio de Mateo de la semana pasada, cuando Jess confiere a Pedro la dignidad mxima posible: ser su sucesor y vicario en la tierra. Pero cuando Pedro vuelve a ser Kefas y se opone a los designios de Dios en la carrera de obediencia salvadora de Jess, el Seor lo aparta abruptamente de l, como todos tenemos que hacer con las tentaciones, no ceder ni durante un instante. Y aqu, como decamos antes, el problema es de Pedro, no de Jess. El apstol no ha sabido discernir el camino de Dios que revela Jess de Nazaret. 4.- Y ese es un problema, o una carencia, muy importante para todos. Hemos de dejar a Dios que actu y, asimismo, hemos de aceptar y reconocer por donde pasan los caminos del Seor, respondiendo rpido y airadamente contra nuestra tentacin permanente: querer manipular a Dios y hacerle de los nuestros. Y como toda tentacin, y su consiguiente cada en forma de pecado, eso solo es un engao. Dios es Dios. Y nosotros somos nosotros. Solamente su enorme amor y la aceptacin de ese amor por parte nuestra, podr hacer converger nuestra idea con la suya. Meditemos durante esta semana sobre la necesidad que no ser barrera, ni obstculo a la accin de Dios. Qu as sea!
LA HOMILA MS JOVEN
SENTIRSE ENAMORADO POR EL SEOR Y DEL SEOR Por Pedrojos Ynaraja 1.- Una de las realidades ms sublimes de la persona, es el enamoramiento. Conozco a algunos que lo han buscado ansiosamente y no lo han conseguido. Partan de actitudes equivocadas. Deseaban alcanzarlo agonsticamente, para gozo exclusivo personal. Otros, del gnero masculino o femenino, el da menos pensado, se han sentido amados apasionadamente y se han dejado amar. El fenmeno ha tenido consecuencias en todo su ser. Han sido incapaces de pensar en otra cosa, han perdido el sueo y el hambre, no han podido concentrase en el estudio, cuntas cosas nota uno cuando est inicialmente enamorado! 2.- El hombre es constitucionalmente nmada y, en consecuencia, ha poblado casi todos los lugares del planeta capaces de acogerle. Ha subido montaas y bajado a simas. Ha araado la tierra en busca de riquezas minerales. Ha sembrado en el terruo. Ha conducido los rebaos. cuntas cosas ha sido capaz de hacer! Pese a estos trabajos, el hombre, ser inquieto como es, no vive satisfecho de estas hazaas. Mira, aprende, recuerda, pero si no ama, siente profundo descontento. Si no se siente amado vive insatisfecho y pobre. Busca, busca, a veces sin saber el qu a veces busca a Dios, a algo que de sentido a su existencia. Busca con el empaque del sabio y nada encuentra, porque le falta la ingenuidad del nio. 3.- El fragmento de Jeremas que se nos proclama en la misa de hoy y su contexto, que os recomiendo leis, mis queridos jvenes lectores, es el relato mstico de la experiencia de haberse sentido encontrado por Dios. Una tal comprobacin altera a la persona de tal manera, que llega a decir locuras. No os lo perdis, es sublime. 4.- El evangelio contina, de alguna manera, la narracin ofrecida el pasado domingo. Estn de vuelta y el Maestro se atreve a desvelarles un poco su futuro. Ellos de ninguna manera lo aceptan. Nosotros, cuando se nos explica el Evangelio sin recortes y nos damos cuenta de que sus enseanzas chocan con nuestros hbitos burgueses capitalistas, tambin con frecuencia nos sublevamos. Ser cristianos mediocres, ya est bien, pero eso de ser santos, de ninguna manera. Comportarnos ejemplarmente a los ojos del vecindario, est bien, pero incomodarnos e incomodar a los dems, eso s que no. 5.- Cuando uno visita en Nazaret los recuerdos que quedan de Charles de Foucauld y lee escrita en una tabla de la que fue de su cabaa, de su puo y letra de qu le sirve al hombre ganar todo, si pierde su alma. No puede dejar de interrogarse, de examinarse, si lo que tantas veces ha odo, se lo cree uno. Porque en un momento pasan por la mente los recuerdos que se tienen del Hermanito de Jess, de los tiempos anteriores a su estancia aqu y de los posteriores, hasta su sacrificio, relativamente cerca de Tamanrasset, donde fue enterrado. Estas letras, esta frase, el trazo de cada una de las palabras, son testimonio de su sinceridad y entereza. cmo cambiara el mundo si todos, en nuestra vida diaria, en nuestras decisiones, tuviramos presentes estas palabras del Maestro! Y no son fantasa, al final del tiempo de cada uno, se nos examinar del amor con el que hemos obrado. El Papa Francisco, con acierto y jocosamente, deca algo as hace poco: nunca he visto que detrs de un coche fnebre, vaya un trasportista, llevando a la eternidad las posesiones del difunto.
REFLEXIONES 1. 1.Como ya indicamos, el evangelio de hoy se sita inmediatamente despus del evangelio del domingo pasado. Es un texto que puede parecer desconcertante: el Seor, que acaba de alabar a Pedro, ahora le dice ni ms ni menos: "Qutate de mi vista, Satans". Pedro, el discpulo por excelencia, ofrece en los evangelios esta imagen contrapuesta: es el creyente, el hombre que confa en Jess; pero es tambin el que no entiende sus caminos y niega a su maestro. 2. Estas palabras son las mismas que Jess dirigi al tentador (Mt 3, 10; Domingo 1 de Cuaresma). La coincidencia es significativa, y nos explica que la tentacin no es slo un hecho anecdtico, situado al comienzo de su ministerio, sino que acompa a Jess toda la vida. Pedro, como el tentador, quiere hacerlo caer, es decir, quiere desviarlo del camino que el Padre le indica, y an cree hacerle un favor; ya no piensa como Dios, sino como los hombres. 3. Los estudiosos de los evangelios nos explican que este fragmento forma parte de un bloque importante y clave, que aparece en todos los tres sinpticos: la confesin de Pedro, el anuncio de la pasin, la llamada a seguirle por su mismo camino, la transfiguracin. Si en el reto a Pedro hallbamos un eco de la respuesta al tentador, en la transfiguracin hallamos -en la voz de la nube- un eco de la voz del cielo oda en el bautismo. Entonces estbamos en un momento importante: el inicio del ministerio pblico. Ahora estamos en otro tambin importante: al cabo de un cierto tiempo, ya se ve que la aventura no tiene el xito que poda esperarse, se puede terminar mal. Es, pues, una hora propicia para la tentacin, que Jess tambin supera. Y una hora propicia para que el Padre confirme el camino del Hijo: "Este es mi Hijo, el amado, mi predilecto. Escuchadle" (17, 5). Los discpulos deben escucharle, deben entrar por los caminos de Dios, y no querer llevar a Jess segn sus criterios humanos. J. TOTOSAUS MISA DOMINICAL 1987/17
2. /SAL/062 "Tu gracia vale ms que la vida" (salmo). Ms que comentarios, el salmo de hoy pide ser saboreado. Es un creyente quien habla: uno que est enamorado de Dios y que es feliz a la sombra de sus alas. No se trata de razonamientos ilustrados; mil razonamientos no son capaces de comunicar una pizca de emocin. S: sabernos -sentirnos ntimamente- amados por Dios, esto es la gracia, vale ms que la vida! Qu sentido tiene esforzarse en ganar todo el mundo o en salvar la propia vida? (evangelio). Vana pretensin. Dejmonos penetrar por el amor que Dios nos tiene. J. TOTOSAUS MISA DOMINICAL 1987/17
3. MP/VCR: La reaccin de Pedro tipifica la crisis que provoca el misterio de la muerte y resurreccin del Hijo de Dios. Es lgico que la figura del Servidor que sufre se estrelle ante los pensamientos humanos. No hace falta ser muy observador para darse cuenta de que nadie es amante de las dificultades; la misma vida personal es un buen testimonio. Incluso, en la primera lectura, se nos presenta a Jeremas como un hombre en crisis. SFT/POR-QU: La verdad es evidente: el misterio pascual se identifica con la existencia cristiana. El hecho de seguir al Seor incluye el realismo de la cruz. La vida hay que entregarla para poder participar de la resurreccin. Y la crisis -nos lo asegura el evangelio- se transforma por medio de la gloria del Padre, que el Hijo del hombre dar como paga a sus servidores. As queda explicado el misterio del dolor desde una perspectiva ltima (escatolgica). De hecho, el tema del sufrimiento adquiere hoy un relieve importante. Hablar del misterio pascual es bonito, pero su realidad llega a ser cruda. El dolor conduce al hombre a la rebelin y es difcil de asimilar. En la vida humana aparece muchas veces un interrogante idntico: Por qu el dolor? Esta pregunta nos sugiere otras similares: Qu significa un mundo lleno de enfermos, afligidos, atormentados, neurastnicos, tmidos...? Por qu nos limitan las afecciones y las pasiones? Por qu razn se encallan los proyectos y esperanzas...? Da la impresin de que nos movemos en un ambiente completamente hostil e ilgico. Lo que podramos hacer si furamos equilibrados, si tuviramos salud, etc. Esta falta de lgica hay que atribuirla a Dios? Ahora se podra hacer referencia a la famosa frase paulina: "Ahora me alegro por los padecimientos que soporto por vosotros, y completo en mi carne lo que falta a las tribulaciones de Cristo, en favor de su Cuerpo, que es la Iglesia." (/Col/01/24). El ejemplo es importante. Un hombre prisionero y lleno de alegra, llamado a predicar y retenido por las cadenas. Es un caso clarsimo de tergiversacin de proyectos. Hay una leccin: existen los proyectos de Dios. Quien los capta encuentra la alegra. Fijndonos en la exhortacin: conviene descubrir el gran secreto de Dios. Conviene medir la identificacin con Cristo. Esta no se da sin la muerte y la resurreccin. Por eso "completar las tribulaciones de Cristo" adquiere su valor. Partiendo de la identificacin Cristo-Iglesia, se debe explicar que la continuacin de la obra de Cristo comporta sufrimiento y que el trabajo de los creyentes consiste en construir la imagen del Siervo en su corazn, proclamar la cruz con los actos: en definitiva, se trata de una predicacin viva del Cristo crucificado- resucitado. Hay otro aspecto: el dolor como intimidad con el Seor y, por lo tanto, como mayor posibilidad de compasin, consuelo y afecto para los dems. No se puede olvidar el aspecto de intercesin salvadora que es propia del dolor. Es bueno tener muy presente que el misterio pascual es el elemento unitario de la vida cristiana. As pues, toda la vida eclesial (sacramentos, asctica...) es una actualizacin de esta realidad, evidentemente, para profundizarla en el corazn de los que han muerto y resucitado con Cristo por el bautismo. Todava se puede considerar otro elemento: el seguir al Seor es duro, pero tambin es verdad que nada puede alejar de la opcin de la fe a aquel que ha experimentado el fuego de Dios (recordad Jeremas). J. GUITERAS MISA DOMINICAL 1975/16
4. 1. SITUACIONES LMITE DE JEREMAS Y JESS Tanto en la primera lectura como en el evangelio encontramos expresiones duras y exclamaciones contundentes, seguramente fruto de angustias y de tensiones interiores de Jeremas y de Jess. En efecto, Jeremas ora al Seor desde su sufrimiento: "Yo era el hazmerrer todo el da, todos se burlaban de m. Siempre que hablo tengo que gritar: Violencia! Me dije: No hablar ms en su nombre. Pero la palabra del Seor era en mis entraas fuego ardiente". Y Jess, con el grupo de confianza de los primeros discpulos, no se siente comprendido y apoyado por ellos lo suficiente. Al contrario, "Pedro se lo llev aparte y se puso a increparlo: -No lo permita Dios, Seor! Eso no puede pasarte". Y la tensin interior de Jess explota con vehemencia: "Qutate de mi vista, Satans, que me haces tropezar; t piensas como los hombres, no como Dios". Tanto el pueblo de quien Jeremas es profeta como la incipiente comunidad cristiana necesitan entrar en una segunda conversin. Tambin nosotros, todos los cristianos, y la misma Iglesia entera, siempre necesitamos entrar en una segunda conversin. 2. NO NOS DEJES CAER EN LA TENTACIN El cristiano en el camino de la fe pasa por situaciones oscuras y de lmite. A veces estamos decepcionados de muchas cosas, de personas, de la comunidad, de nosotros mismos, a veces nos sentimos algo intiles y no encontramos demasiado sentido a la vida. Quizs hemos trabajado mucho y bien, hemos sido generosos y nos parece que nuestro amor a Dios y al prjimo merecera un mejor resultado. Parece que deberamos sentirnos felices y contentos, esperanzados. .. Y en cambio padecemos como un vaco, una tibieza y endurecimiento de corazn, nos sabe mal habernos esforzado tanto para nada. En estos momentos nos entran mejor las palabras del evangelio de hoy, pero al revs: "De qu le sirve a un hombre ganar el mundo entero, si arruina su vida?". Nosotros, en cambio, diramos: De qu le sirve a un hombre servir a Dios y a los hermanos, si arruina su vida? Procuramos ser buenos los unos con los otros, y parece como si no quedara bondad para nosotros mismos, para amarnos a nosotros mismos. Quin cuida de nosotros? As nos puede entrar una depresin profunda y puede minar mucho nuestro tono vital y nuestra fe. 3. LA SEGUNDA CONVERSIN: "EL QUE QUIERA VENIRSE CONMIGO... El cristiano no llega a Dios a base de hacer muchos esfuerzos y tener una gran ambicin de perfeccin, de ser el mejor y el ms santo. Si quiere ser sobrehumano y fuerza mucho su persona, puede llegar a un agotamiento o a un orgullo espiritual muy pernicioso. Debemos abrirnos y dejarnos invadir por la presencia de Dios, del Espritu, que haga mella en nosotros y nos transforme con su accin. Debemos desembarazarnos de la preocupacin por nosotros mismos ("que se niegue a s mismo") y vaciar nuestra voluntad de poder para dejar que Dios sea Dios en nosotros y nos ilumine. "Es entonces cuando Dios viene a nuestra vida como el nio que crece en el seno de la madre y cada vez ocupa ms espacio. Esta operacin no se hace sin nuseas ni un cambio de costumbres. La depresin espiritual es la cara nocturna y dolorosa de toda segunda conversin, como un nuevo nacimiento" (Andr Gromolard, La segunda conversin, Sal Terrae, Santander 1999, pgs. 83-84). 4. UN CURSO QUE EMPEZAMOS: HAGAMOS PASTORAL DE LA SEGUNDA CONVERSIN Empezamos el curso ... Podemos pensar en cmo enfocarlo de cara a vivir el estilo cristiano de la segunda conversin en nuestras comunidades y acciones pastorales. Como oracin para este principio de curso nos va como anillo al dedo la segunda lectura de este domingo: "Por el amor de Dios, por la misericordia de Dios, presentmosle todo lo que somos. Este es el culto verdadero". Y adentrmonos por los caminos de la segunda conversin durante el curso, durante este curso que empezamos y siempre. Anticonformismo, transformacin, renovacin y cambio, para reconocer lo que es bueno, agradable a Dios. JOSEP HORTET MISA DOMINCAL 1999/11
21 HOMILAS PARA EL DOMINGO XXII DEL TIEMPO ORDINARIO 1-8 1. Lo dice muy bien hoy Jeremas (20. 7-9): "Me sedujiste, Seor, (=Gracia) y me dej seducir" (=Libertad). Gracia y libertad: dos planos perfectamente fundidos en la vida del creyente. Eso era Jeremas. La "Palabra" slo le acarre disgustos; quiso dejarla y no pudo; hizo siempre lo contrario de lo que quera; lleg a maldecir su nacimiento... y sin embargo, fue el hombre ms libre de Israel; tuvo una experiencia de Dios y de su gracia superior a todos los profetas. Su similitud con Cristo hace de su vida una profeca de la vida de Jess. Pablo, conocedor tambin de la fusin gracia-libertad nos propone otra fusin: vida y culto a Dios, es decir: hacer de la vida toda una liturgia. Jess felicitaba a Pedro porque Dios y no la carne le haba revelado que Jess era el Mesas, Hijo de Dios; unos momentos despus, nuestro evangelio de hoy, le llama Satans porque piensa "como los hombres" desde su "carne y sangre". Ser cristiano es, antes que ninguna otra cosa, estar impulsados por un pensamiento como el de Dios y no como el de los hombres. Este pensamiento no est garantizado por ningn resorte religioso en s mismo. Hay creyentes en todas las esferas y con todos los sacramentos recibidos, que piensan, pensamos, como los hombres. tem ms: lo sabemos, sabemos que as piensa satans, sabemos que es pecado..., no nos importa! nos encanta!... seguiremos pensando como los hombres. No slo queremos, de verdad, salvar la vida, sino que exigimos a Dios que nos la jalone de xitos, de buena salud y buenos dividendos. Jess llama a Pedro Satans cuando ste le recrimina que vaya a Jerusaln para padecer y morir. Dios, hemos de decirlo una vez ms, no quiere la muerte ni la cruz de Xto; la muerte y la Cruz es el precio que paga este mundo a los que piensan como Dios y no como los hombres. Jess puede evitar la cruz, pero ello supondra renunciar a la misin de su Padre, supondra dejarnos encerrados en nuestra muerte. Pensar como Dios incluye inapelablemente algn tipo de Cruz, de las formas ms diversas, pero cruz en cualquier caso. Pensar como Dios es algo muy concreto: amar, perdonar, decir la verdad, practicar la justicia, compartir la vida, tener un hijo, hacer una cosa, sentir alegra... Todo esto es pensar como Dios y todo esto es crucificarle. Si adems se admite y sigue la luz y la fuerza del Evangelio aumenta nuestra fecundidad pero se multiplican las cruces. Esto significa salvar o perder la vida: entregarse a la propia cruz o rechazarla. JAIME CEIDE ABC/DIARIO DOMINGO 2-9-1990/Pg. 67
2. -"T piensas como los hombres, no como Dios": Simn Pedro, respondiendo a la pregunta de su Maestro, haba confesado que el Hijo del Hombre es el Hijo de Dios, el Mesas prometido por los profetas. Y a partir de entonces, Jess comenz a explicar a sus discpulos cmo tena que subir a Jerusaln para ser entregado a los senadores, a los sacerdotes y a los escribas, que le juzgaran y condenaran a la muerte, porque stos eran los planes de Dios. Pero los discpulos no comprendieron nada, y Pedro tampoco. El hecho que sea precisamente ste el que se cruce en el camino de Jess, a los pocos das de haberle confesado Mesas y de haber recibido de l la misin de ser para la iglesia como una "roca", prueba que la iglesia desde el principio se escandalizara del Cristo sufriente. Los evangelistas no han escrito nada que no sea palabra del Seor para su iglesia, aliento y advertencia a la vez para los discpulos de Jess que fueron en aquel tiempo y que seran despus por el testimonio apostlico. A la iglesia, como a Pedro, le ha sido revelada la verdad de Dios sobre Jess de Nazaret; pero la iglesia, lo mismo que Pedro, est sometida a las influencias de este mundo y puede llegar a pensar como este mundo, creyendo que es mucho ms razonable la gloria que el abatimiento, los honores y los triunfos que los servicios y la cruz, guardar la propia vida que darla generosamente, ganar todo el mundo en vez de servir a los hombres y contribuir a que madure la autntica esperanza. Si es as, si llega a ser as en un momento dado, la iglesia tendr que escuchar el reproche de Jess, lo mismo que Pedro, por haberse cruzado en su camino y haberse olvidado de los planes de Dios. PT/METANOIA: - "Transformaos por la renovacin de la mente": Pablo nos amonesta para que no ajustemos nuestra conducta a los criterios de este mundo y nos esforcemos en la transformacin de la mente, hasta llegar a conocer la voluntad de Dios y aprender lo que realmente es bueno y agradable a sus ojos. Pablo nos llama a penitencia, porque esto es lo que significa tambin la penitencia en sentido bblico: "metanoia" o "cambio de mentalidad". No se trata, evidentemente, de cambiar slo las ideas o sustituirlas por otras, menos an de un cambio en las palabras. Porque es el hombre mismo el que ha de cambiar de raz, como si volviera a nacer, a resucitar con Cristo y aspirando a las cosas de arriba y no a las de ac abajo. La mentalidad es el modo de pensar y no slo lo que se piensa, es el espritu y no slo la letra, es la vida misma, el corazn, la persona. Este cambio de mentalidad nos hace comprender los pensamientos de Dios y sentir los sentimientos de Cristo. Nos da consistencia, nos sita en medio del mundo como cristianos, como verdaderos discpulos de Jess. -De qu le sirve a un hombre ganar todo el mundo, si malogra su vida?: Vivimos en una sociedad en la que todo se mueve por el lucro, en la que el dinero nos hace perder la cabeza. La lgica de tener ms nos lleva a la competencia de unos contra otros, nos lleva a la violencia, a la destruccin y a la muerte. Todos somos o estamos en peligro de ser vctimas del desarrollo econmico. Se oscurecen los valores del espritu, los ideales, el sentido de la vida. La palabra de Dios se hace incomprensible. Se ha dicho que la convivencia democrtica se deteriora cuando no hay una base econmicamente sana. Pero la convivencia, el respeto mutuo, la fraternidad son imposibles si no superamos el egosmo y el individualismo que nos enfrenta y nos asla. En una sociedad en la que se atropella a los ms dbiles y se aplaude a los que ganan, el evangelio nos recuerda que slo ganan la verdadera vida los que la entregan generosamente a los dems. Y ste es nuestro testimonio y nuestra esperanza: que Jess dio la vida por todos y la gan para siempre, y que nosotros, si vivimos y morimos como Jess, tambin resucitaremos con l. EUCARISTA 1978/41
3. -"De qu sirve a un hombre ganar el mundo entero, si malogra su vida? " De qu nos va a servir tener vete a saber qu, si al fin y al cabo no tuviramos lo que de verdad vale la pena, lo que de verdad hace feliz? De qu le sirve a aquel millonario acumular dinero y ms dinero, a costa de no invertir y de permitir que haya cada vez ms parados; de qu le sirve guardar tanto dinero en Suiza, vivir satisfecho creyndose el dueo del mundo, estar rodeado de aduladores que no lo dejan ni a sol ni a sombra pero que si se fuera a la ruina lo abandonaran inmediatamente; de qu le sirve, si no puede tener nunca la felicidad de la amistad desinteresada, el alma tranquila de las ganancias adquiridas honestamente, la alegra del esfuerzo por los dems? De qu le sirve al hombre ganarlo todo, ser ms importante que todos, si al fin y al cabo esto le aleja de la ltima y ms importante felicidad, la de Dios? -Lo que para el mundo vale la pena Desde luego, estos principios que Jess hoy nos dice NO SON LOS PRINCIPIOS QUE NUESTRO MUNDO QUIERE METERNOS EN LA CABEZA. Nuestro mundo, el mundo de los anuncios de la televisin o de los estmulos que cada da recibimos por todas partes, nos presenta como ideal eso de ser un triunfador, de ser ms que los dems, de distinguirnos de todos por la compra de este o aquel producto, de tener prestigio, de pescar incluso novio o novia no por amor sino porque uno tiene un buen coche o usa esa colonia o aquel desodorante. Estos son los principios que nuestro mundo quiere meternos en la cabeza, para alimentar infinitamente la inmensa espiral del negocio. Y ms o menos resulta bastante semejante a lo que el mundo de la poca de Jess haba metido en la cabeza de la gente de su tiempo: el propio Pedro, ya lo hemos odo, le dice a Jess que de ninguna manera, que l debe ser un triunfador, no un hombre que tenga que pasar por el sufrimiento por fidelidad al amor. Sin duda, esos principios del triunfo a costa de lo que sea, del tener prestigio y desear ser el dueo del mundo, estn en LA RAZ LTIMA DEL PECADO ORIGINAL que nunca llegamos a sacarnos de encima. Y todo eso, esta actitud, hermanos, es TERRIBLEMENTE RIDCULA Y DA PENA. Es ridculo que uno se haya dejado meter en la cabeza hasta tal punto la propaganda que porque con motivo de los mundiales de ftbol pudo comprarse un televisor en color y su vecino no, cree que es ms importante y ms feliz. O al revs, que porque no se lo pudo comprar haya credo que era un desgraciado, un perdido en medio del mundo. Y es ridculo -ms ridculo todava, y ms triste- que una chica suee poderse casar con alguien que pueda ofrecerle todas las tonteras que anuncia la tele, en lugar de soar en el amor y el trabajo comn y la construccin, a do, de la felicidad. Y as sucesivamente. J. LLIGADAS MISA DOMINICAL 1978/16
4. FE/DIFICIL. Pedro, que el pasado domingo era la roca sobre la que se edifica la Iglesia, es hoy "Satans" que piensa como los hombres y no como Dios. Es la crisis de Pedro -y de todo cristiano, tambin de la Iglesia- ante la dura realidad del camino de JC, de la iglesia, de cada hombre. La dificultad de comulgar con -de asumir- aquello que llamamos el misterio pascual: el camino hacia el Reino pasa por la lucha, slo aceptando el escndalo de la cruz se llega a la resurreccin. -CONEXIN. El pasado domingo presentaba lo que es la confesin de la fe cristiana: Jess -el hombre Jess- es el Mesas, el Hijo de Dios (el gua y fundamento para el cristiano, el revelador de Dios, la posibilidad de vivir en comunin con el Padre y de caminar hacia el Reino). Y de esta fe nace -sobre esta fe se basa- la Iglesia como comunidad de creyentes en JC. Pero... Esta fe no es fcil. "No se puede creer impunemente" deca Paul Claudel. La fe compromete ms all -muy a menudo- de lo que imaginamos. El ejemplo lo hallamos en el ingenuo que era Pedro. Aquel hombre enaltecido con trompetas de plata ("Tu es Petrus") en s y en sus sucesores, en la Iglesia. Una ingenuidad -imaginar que diciendo que creemos en JC ya lo hemos entendido todo- en la que todos participamos. De ah que el evangelio de hoy debera ser presentado como una clara advertencia dirigida a todos (incluso a toda la Iglesia): creer en JC significa aceptar su camino; creer en JC es estar dispuesto a seguir su camino. No pretender ganar el mundo, sino estar dispuesto a perder la vida. No pensar como los hombres, sino como Dios. Intentar compaginar la afirmacin de fe en JC con seguir un camino de comodidad, de poder, de ganancia... es comulgar con Satans (cf. las tentaciones de Jess que leemos cada ao en el primer domingo de Cuaresma). Con el evangelio de este domingo termina la serie de textos centrados en la fe en JC. El prximo domingo comenzar otra serie -bastante extensa: del domingo 23 al 31- dedicada a la vida de la comunidad cristiana (de la cristologa se pasa a la eclesiologa). -SER COMO DIOSES. Desde la antigua narracin bblica de aquello que denominamos "pecado original" tenemos admirablemente expresada la ms honda tentacin humana: ser como dioses. Pero, evidentemente, como un "dios" imaginado segn las coordenadas del "mundo". Es decir, el que ms tiene, el que ms aparenta, el que mejor se lo pasa. Una tentacin que a menudo se queda en el nivel de nuestro pequeos pecados -pequeos pecados pero que nos hacen dao y se lo hacen a los dems, porque forman un tejido de egosmo, de dureza, de mentira-, pero que puede convertirse tambin en fuente de los grandes pecados que crucifican a la humanidad (el gran poder del dinero que conduce a la explotacin de los dbiles, que ensucia las relaciones humanas hasta hacerlas imposibles, que favorece las tiranas, las guerras, etc). Y todo nace de esta pretensin de ser ms, de tener ms. Una pretensin muy humana pero que es tambin la gran tentacin. Por eso el gran escndalo cristiano es que el Hijo de Dios rompa radicalmente con esta tentacin y siga un camino de pobre, de servidor, de dar su vida. Aquello que el lenguaje cristiano llama "un camino de cruz". No por masoquismo ni como una negacin de los valores humanos. Sino todo lo contrario: precisamente para encontrar la vida. La ms plena realizacin del hombre se halla en el Hijo del hombre que es el Hijo de Dios. El nos revela la autntica imagen de Dios y cmo el hombre puede -de verdad- "ser como Dios". Por eso, para los creyentes en JC, "ser como Dios" es querer seguir este camino de servicio, de amor, de donacin, que fue el camino de JC. Por ms difcil que parezca. J. GOMIS MISA DOMINICAL 1978/16
5. El salmo 62 expresa los sentimientos que nos mueven a orar las lecturas de este domingo. S, he dicho orar. Porque la Palabra de Dios, fundamentalmente, se reza. Somos oyentes de la Palabra del Seor. De la escucha pasamos a la plegaria. Para que, finalmente, nuestra vida transcurra en la conversin del evangelio. El salmo responsorial, pues, nos haca exclamar: "Mi alma est sedienta de ti, Seor, Dios mo". El salmista ha recitado: "Oh Dios, t eres mi Dios, por ti madrugo, mi alma est sedienta de ti; mi carne tiene ansia de ti, como tierra reseca, agostada, sin agua". El poema slmico conclua as: "mi alma est unida a ti y tu diestra me sostiene". El profeta Jeremas encarn este salmo. Jess vivi nicamente para el Padre. Y afirm que sus seguidores, como El, tenan que poner lo mejor de s mismos en la bsqueda primordial de Dios y de su voluntad. -Seducido Todava hoy calan en el corazn las palabras de Jeremas (20,7): "Me sedujiste, Seor, y me dej seducir; me forzaste y me pudiste". Dejarse seducir! Incluso puede parecer difcil. Pero esa es la cuestin. Hay que dejarse cautivar por Dios. No, no es una quimera. Los santos de Israel lo supieron hacer y lo han hecho igualmente los santos de la Iglesia. Una experiencia de gozo y de paz incomparables. Una serenidad impresionante y plenificadora. Desde Dios, las cosas humanas recobran un nuevo sentido. La seduccin no es una especie de "neura" obsesiva. Ni tampoco una beatitud ficticia. La seduccin de Dios se convierte en la forja de la personalidad creyente, en tanto que comporta la prueba. S, Jeremas se convirti en el hazmerrer de la gente. Tuvo que anunciar cosas no muy agradables. La misma palabra anunciada era motivo de persecucin. El profeta estuvo tentado de callar y no abrir ms la boca. Pero, el fuego interior por Dios le abrasaba el corazn. Y la tarea prosegua, a pesar de los lamentos y las lgrimas que comportaban su predicacin. Cunto coraje y cunta fortaleza! La seduccin era inmensa y purificadora en el crisol del dolor. As Jeremas se fue volviendo coherente consigo mismo. Aprendi la verdadera respuesta al Dios del amor y la verdad. -El caso Jess Jess, el profeta por excelencia, fiel a la misin que el Padre le haba encomendado, anuncia su pasin, muerte y resurreccin. Es realmente impresionante el camino de coherencia que condujo a Cristo a la Cruz. Bien difcil de comprender! Tanto, que el mismo Pedro rechaza que sea posible. Pero Jess le trata de Satans, de tentador. Pedro, como el diablo en el desierto, propone grandezas. Pero, a su pesar, el Seor no se desdice de sus objetivos salvadores. Hay que pensar como Dios y no como los hombres. Ya se ve, pues, que la seduccin de Dios requiere una escala de valores no siempre fcil. Trastocar nuestra manera humana -terrenal, no evanglica- reclama mucho amor y mucha luz sobre cul es nuestra realidad. La inversin de valores -la acogida de los valores evanglicos- supone que uno est totalmente seducido por Dios. Cristo, siempre hablando con el Padre y del Padre, siempre anteponiendo su misin diligente, aceptando el dolor y la cruz, nos ha dado ejemplo de la actitud exacta que hay que tomar en la cuestin Dios. -Coger la cruz Se nos pide una actitud atrevida. Nuestra fe es un reto. Llega a su plenitud con la acogida de la cruz. He ah una cuestin de vida o muerte, de felicidad o de desgracia. No hemos de ser miopes espirituales. Dmonos cuenta de lo que realmente salva la vida. Sera muy peligroso que ganando el mundo la perdisemos. San Pablo ha insistido en esa misma idea: "Os exhorta, por la misericordia de Dios, a presentar vuestros cuerpos como hostia viva, santa, agradable a Dios". Se trata, pues, de renovar la manera de ver las cosas. Y, por lo tanto, de vivir oblativamente. La oblacin -la entrega- es la verdadera condicin del amor de los esposos, de la relacin entre padres e hijos, de la colaboracin en el trabajo, de la acogida de las pruebas morales y fsicas, de la construccin de la iglesia y de la comunicacin del Evangelio... Dejemos, pues, que la Palabra del Seor nos seduzca. Ojal que este domingo nos ayude a comprender, un poco ms, lo que es primordial en la vida y nos haga adentrar en el camino de la verdadera alegra. Oremos de todo corazn diciendo: "Mi alma est sedienta de ti, Seor, Dios mo". J. GUITERAS MISA DOMINICAL 1990/17
6. Sobre la segunda lectura. SCDO- COMUN SANTIFICACION/V: Hoy tenemos en la liturgia de la palabra uno de los textos claves que sirven de base al tema del sacerdocio comn. Y es ste, sin duda, uno de los temas teolgicos bsicos subyacentes a la espiritualidad actual. Es, a la vez, un tema redescubierto en el Vaticano II que, no obstante, no ha sido quiz suficientemente resaltado. Lutero, en su afn por una vuelta a una Iglesia ms popular y menos clerical habl del sacerdocio comn, y tanto lo resalt que minusvalor el sacerdocio ministerial proveniente del sacramento del orden sacerdotal. Ello hizo reaccionar a la Iglesia catlica subrayando todava ms el valor del sacerdocio y acentuando el clericalismo en la Iglesia. A la vez, la Iglesia de la contrarreforma consideraba inconscientemente sospechoso todo lo que quisiera resaltar esta realidad del sacerdocio comn de los fieles. Por eso es por lo que muchos cristianos actuales no haban odo hablar nunca -hasta el Vaticano II- de este tema tan capital, tan bblico y, por otra parte, tan silenciado: el sacerdocio comn (LG 10). Todos somos sacerdotes. Este es el redescubrimiento del Vaticano II. Todos participamos en la funcin sacerdotal de Cristo. Por el bautismo somos consagrados por la regeneracin y la uncin del Espritu Santo como sacerdocio santo, para que por medio de toda obra del hombre cristiano ofrezcamos sacrificios espirituales en agradable culto a Dios. Por eso podemos ofrecer a Dios nuestro cuerpo, nuestra vida entera como una hostia viva, santa, agradable a Dios (Rom. 12, 1). Hasta entonces muchos cristianos haban sido educados en una espiritualidad bien diversa. Nuestra santificacin -segn aquellas corrientes anteriores de espiritualidad- provenan de fuentes externas. Unas veces se trataba de la identificacin y aceptacin de la norma moral. Otras del sacrificio o la mortificacin o, sobre todo, de la oracin y del culto. Nuestro trabajo, nuestro esfuerzo, nuestro descanso, nuestra convivencia, nuestra vida profesional y familiar, en fin, no valan en s mismas nada ante Dios. Dios no necesitaba de ninguno de los frutos de nuestra industriosa actividad. As, la mayor parte de nuestra vida quedaba como fuera del plan de Dios: era un entretenimiento, una diversin (sic) a cuya servidumbre estbamos sometidos por nuestra misma condicin humana y terrestre (hay que trabajar para comer). Nuestra verdadera santificacin provena de otras fuentes: de la oracin y la adoracin. Los cristianos realmente privilegiados eran aqullos que por su estado de vida podan dedicar la casi totalidad de su tiempo a la oracin y al culto, reduciendo al mnimo el grosor del soporte material de nuestra vida. Momentos santificantes eran slo los dedicados a la oracin y al culto. Haba que santificarse "a pesar de" las condiciones concretas de la vida. En este contexto es donde cuaj -como un intento de ltima recuperacin de las fuentes de santificacin en favor del cristiano de a pie- la espiritualidad de la recta intencin. Nuestras obras no valan en s mismas nada, ni aportaban realmente nada valioso al plan de Dios, pero podan serle agradables -podan pues as convertirse en una especie de sucedneo del culto a travs de la rectificacin de nuestra intencin interior de agradar al Seor. Nuestra vida se santificaba entonces a travs de la multiplicacin de actos piadosos (jaculatorias, visitas al Santsimo, actualizacin y rectificacin de nuestra intencin interior, ofrecimiento de obras, "in omnibus respice in finem..."). La vuelta al tema del sacerdocio comn est a la base de una nueva espiritualidad, y del movimiento de la espiritualidad seglar. Todos somos sacerdotes por nuestra consagracin bautismal, y ello nos posibilita convertir nuestra vida entera en un culto agradable a Dios. Cuando lo vivimos en el Espritu del Seor, nuestro trabajo, nuestro esfuerzo, nuestro descanso y nuestra diversin entran a formar parte de la voluntad de Dios sobre nosotros. El cristiano, as, no tiene que salir del tejido mismo de su vida diaria para buscar fuera las fuentes de su santificacin. Es su misma vida diaria la que le santifica, la que aporta a Dios lo que necesita para llevar adelante su plan de salvacin sobre el mundo, la construccin del Reino de Dios. Nuestra vida concreta y los frutos de nuestra actividad no son humo pasajero intil para el Reino de Dios. Tanto es as que el Vaticano II nos asegura que quedan salvados y que volveremos a encontrarlos: "los bienes de la dignidad humana, la unin fraterna y libertad; en una palabra, todos los frutos excelentes de la naturaleza y de nuestro esfuerzo, despus de haberlos propagado por la tierra en el Espritu del Seor y de acuerdo con su mandato volveremos a encontrarlos limpios de toda mancha, iluminados y transfigurados cuando Cristo entregue al Padre el Reino" (GS 39). Esa es la cruz: nuestra misma vida diaria vivida en el amor. La cruz de que nos habla Jess en la tercera lectura. Ya hay suficiente mal en el mundo como para que queramos aumentarlo con nuestro sacrificio voluntario. El sacrificio, la cruz verdadera que el Seor quiere que acojamos cordialmente es la cruz del amor, del dar diariamente la vida por los hermanos, conscientes de que dando la vida es como de verdad la ganamos, y que todo otro intento -siempre egosta- no sirve sino para malograr la propia vida del hombre. DABAR 1978/49
7. -"Pedro se lo llev aparte y se puso a increparlo" Recordemos el pasado domingo: Pedro haba captado mucho! Recordemos que, dcil a una inspiracin, haba hecho, en nombre propio y en nombre de sus compaeros, la gran profesin de fe en Jess, el Cristo. En cambio hoy no ha entendido casi nada. Incluso se atreve a querer dar lecciones al Maestro. Como nosotros que a veces entendemos algo pero, otras nada... Pedro no entenda an, como nosotros a menudo, que el camino del amor -que es el nico camino de los seguidores de Jess, porque es el nico camino de Jess- tiene que estar abierto hasta la muerte, hasta dar la vida si es preciso. Por eso, Pedro y nosotros nos escandalizamos y, entonces, nos convertimos no en una ayuda, sino en un estorbo para Jess. Porque la actitud de Pedro y la nuestra, a menudo, est hecha de "carne y hueso" y no de Espritu... Hecha de aciertos y desaciertos; de luz y de oscuridad; de aceptacin dcil y alegre del misterio que envuelve nuestra vida y la de los dems o de rebelin tozuda a la voluntad de Dios, cuando sus caminos no coinciden, del todo, con nuestros caminos... Menos mal que lo que cuenta es saberlo reconocer y, despus, continuar adelante, de nuevo, con esperanza. -"El que quiera venirse conmigo que se niegue a s mismo, que cargue con su cruz y me siga". Los que escuchaban a Jess estaban acostumbrados a ver condenados a muerte, avanzando hacia el patbulo, cargados con la propia cruz en la cual tenan que ser ajusticiados. Pero cuidado, porque a travs de esta dura imagen Jess no se limita a invitarnos al seguimiento que puede llegar hasta el martirio cruento, sino que incluye la necesidad de aceptar la vivencia de este martirio hecha en clave asctica; o sea, hecha realidad en la vida de cada da, en la de cada uno de los seguidores. El seguimiento de Jess supone, pues, haber hecho una serie de opciones y rupturas: he escogido esto y, por tanto, he renunciado a aquello. Y es preciso que, a menudo, revisemos nuestra vida para ver si, de hecho, hay renuncias y hay fidelidades: porque nuestra vida no est hecha para ser guardada, sino para ser entregada, de golpe o poco a poco... Seguir a Jess es preguntarse, muchas veces: qu hara l en mi lugar? Cul sera su respuesta ante este hecho? Enfrente de esta situacin?... -"Si uno quiere salvar su vida, la perder; pero el que la pierda por m, la encontrar" Lo que salva o condena no es el hecho de pertenecer a un grupo, sino, bsicamente, la respuesta sincera a la propia conciencia que en nosotros est, adems, enriquecida e iluminada por la fe. Y he aqu la gran paradoja anunciada y vivida por Jess: la Vida es fruto de la muerte; no solamente en el ltimo da, sino cada da. Por eso es preciso perderla para encontrarla -de nuevo- purificada; es preciso pasarla por dentro de Jess y de su Evangelio, para nos sea devuelta con olor de eternidad. Porque "la vida nos es dada y la merecemos dndola". Porqu perder es ganar! Con otras palabras: Jess nos dice que amar es dejarse vencer por el amor; dejarse vencer por el otro. Por eso, concretando, los esposos que nunca se dejan vencer el uno por el otro, se quedarn sin matrimonio; los amigos, sin amistad; los miembros de una familia, sin hogar... y el cristiano que no se deja vencer nunca por Jess y su Evangelio, se quedarn sin Jess y sin Evangelio... Solo y sin fe. Celebrar la Eucarista es fortalecer nuestra capacidad de entenderlo y de vivirlo. Es aprender a perder para ganar! PERE VIVO MISA DOMINICAL 1987/17
8. JCR/CZ: VIVIR EN CRISTIANO LLEVA INEVITABLEMENTE AL SUFRIMIENTO Y A LA CRUZ. NO PORQUE SER CRISTIANO SEA SUFRIR SINO PORQUE CONTRADICE LOS VALORES DE NUESTRO MUNDO. JESS/MESIANISMOS.TIPO DE MESAS EN EL QUE ESPONTNEAMENTE CREEMOS TODOS:EL QUE CONSIGUE QUE TODAS LAS COSAS VAYAN BIEN. IGLESIA.TENTACIN.LA MAYOR TENTACIN NO ESTA FUERA SINO DENTRO: TRAICIONAR A XTO DISTORSIONANDO SU IMAGEN:CREER EN EL HIJO DE DIOS Y NO EN EL SIERVO SUFRIENTE. JESS.TENTACIN.JESS COMPRENDI QUE ESTABA ANTE LA GRAN TENTACIN DE SU VIDA Y LLEGA AL COLMO DE LA INDIGNACIN:Mt 04.10. 1. El verdadero mesianismo Esta escena sigue inmediatamente a la confesin de fe de Pedro, con la que forma una unidad, y es un pasaje tambin clave que resume con gran fuerza el verdadero mesianismo de Jess y la tensin que produjo en sus discpulos. Un mesianismo inesperado y escandaloso que deja al descubierto la ambigedad de la misma confesin de Pedro. Los discpulos, por medio de Pedro han confesado claramente por vez primera su fe en Jess como Mesas, y ste les anuncia su muerte y resurreccin. La sorpresa est contenida en el relato. Qu difcil le es a Dios hacer que le reconozcamos los hombres! Todas las ideas que los discpulos se haban hecho acerca de Dios y de su Mesas las tuvo que ir combatiendo Jess. Y es porque tendemos a imaginarnos a Dios a imagen y semejanza de nuestras ambiciones de poder y de grandeza, de riqueza e invulnerabilidad. Creemos que para acercamos a l necesitamos dinero, prestigio..., deshumanizarnos. Tendemos a imaginarlo al estilo de los poderosos y triunfadores de este mundo. Jess quiere dejar las cosas claras para que sus seguidores no se llamen a engao. Ser vano el intento, como parece demostrar la experiencia? Qu significa que Jess es el Mesas?, qu implica seguirlo?, cul es su camino y su proyecto? Cuanto sigue es explicitacin del sentido del mesianismo de Jess, de la tensin que existe entre la idea de los hombres creyentes y la realidad manifestada en Jess. Porque este texto no se refiere a la incredulidad de los de fuera, sino a la resistencia que la misma iglesia ofrece a Jess en su calidad de Mesas sufriente y humilde. Una resistencia que desgraciadamente ha perdurado durante la mayora de sus siglos de historia: acept el carcter mesinico de Jess, pero no el camino mesinico del fracaso y del don de s mismo. 2. La prediccin de Jess "Desde entonces empez Jess a explicar a sus discpulos que tena que ir a Jerusaln y padecer all mucho por parte de los senadores, sumos sacerdotes y letrados, y que tena que ser ejecutado y resucitar al tercer da". Es la primera prediccin de la pasin, a la que seguirn otras dos (Mt 17,22-23; 20,17-19; Mc 9,30-32; 10,32-34; Lc 9,44-45;18,31-33). Son palabras que nos revelan la conciencia que Jess tena de su destino, de estar llevando una trayectoria que inevitablemente acabara en la muerte. Cuando Jess predice su pasin no lo hace como si fuera un adivinador de su propio futuro, como si todo estuviera ya determinado y sabido desde un principio. Si as lo entendiramos, el final dramtico que tuvo su vida no sera un hecho histrico. Es verdad que todo eso estaba profetizado en las Escrituras, pero no son stas las que provocan los acontecimientos, sino los acontecimientos los que determinan las profecas. Lo que estas palabras indican es que, a estas alturas de su actividad, Jess ya contaba con la posibilidad de una muerte violenta: haba violado la ley del sbado -quicio del sistema religioso de Israel- en varias ocasiones, lo que era motivo suficiente para condenarlo a muerte; haba sido acusado por los dirigentes religiosos de estar endemoniado, penado tambin con la muerte; se haba enfrentado a las autoridades, a los terratenientes; se relacionaba con gente a la que despreciaban los poderosos y a la que estaba abriendo los ojos sobre su situacin de explotacin y marginacin... Las autoridades religiosas y polticas lo consideraban cada vez ms como un elemento peligroso. Y no pensaba cambiar... De esta forma, Jess tena que contar con la casi evidencia de morir violentamente, como haban muerto muchos profetas. Su muerte ajusticiado ser la consecuencia lgica de su actividad y de su toma de posicin contra la ideologa del poder. Enumera brevemente los acontecimientos ms importantes. El lugar de la pasin ser Jerusaln, porque no cabe que un profeta pierda la vida fuera de la capital (Lc 13,33). Los ejecutores sern "los senadores, sumos sacerdotes y letrados", los que forman el sanedrn, el supremo tribunal de Israel. "Los senadores" eran los miembros del sanedrn que pertenecan a la aristocracia seglar, formada por los grandes terratenientes y que constituan el ncleo del partido saduceo. "Los sumos sacerdotes" formaban la aristocracia sacerdotal, ocupaban los altos cargos de la jerarqua, cuyo primado era el sumo sacerdote, y pertenecan tambin al partido saduceo. "Los letrados" eran el tercer grupo del Gran Consejo, la mayora miembros del partido fariseo. De esta forma, el sanedrn integraba a todas las clases dirigentes: el poder del dinero y a los lderes religiosos e intelectuales. Pasarn a la accin contra Jess, que atacaba tan directamente esa religin oficial que tanto les serva para defender sus privilegios, adormeciendo al pueblo. Lo harn en nombre de Dios, como tantas atrocidades de la historia humana. Pero Dios mismo los desautorizar resucitando a Jess, dndole de este modo la razn. "Al tercer da" era una frmula que se empleaba para indicar un breve espacio de tiempo. Y aunque es una frase que nos traen los tres evangelistas sinpticos, es muy probable que Jess no la dijera. Estos han completado, desde la experiencia de la resurreccin, lo que el Maestro vivi y ense. No es que Dios quiera y haya decidido la muerte de Jess, sino que sta es inevitable por la oposicin de los dirigentes al mesianismo que l encarna. La misin de Jess consiste en liberar al pueblo de la opresin religioso-poltica de las instituciones y sus representantes. Era lgico que sufriera la oposicin implacable de esas autoridades. Es fcil aceptar a un mesas triunfador. Los hombres de todos los tiempos y las mitologas de incontables ambientes humanos se han sentido fascinados por unas perspectivas mesinicas que resolvieran todas las dificultades sin pedir esfuerzos personales a cambio. Pero aceptar a un Mesas crucificado es otra cosa. Jess se ha dado cuenta de que lo que l pretende, por ser realmente liberador para el pueblo, encontrar muchas resistencias. Tantas o ms que las que han encontrado, desde siglos, los profetas u otros lderes populares de la tierra. Anunciar la palabra de Dios, vivir en cristiano, lleva inevitablemente al sufrimiento, al dolor. No porque ser cristiano sea sufrir, sino porque ser cristiano verdadero contradice la mayora de los "valores" de la sociedad en que vivimos. Si ahora el cristianismo no crea problemas en muchos ambientes injustos, es porque ha tergiversado el mensaje de Jess, equiparndolo a la mentalidad que domina el mundo occidental, con la consiguiente prdida de credibilidad en los ambientes que buscan el cambio. Ser cristiano es una fiesta, un gozo maravilloso, pero slo para los hombres que esperan y viven del amor, para los hombres libres y generosos, para los inconformistas con el mundo que padecemos. Y cuntos hombres hay as? Para los dems, el anuncio cristiano es un tremendo revulsivo que solamente produce irritacin y problemas. Jess vivi profundamente el amor. Y saba muy bien que lo que l propona era demasiado nuevo para ser aceptado inmediatamente. Orientar la vida segn los valores de Jess significa estar abierto a sus mismas perspectivas. Nuestra sociedad prefiere ensearnos a autoencerrarnos en los lmites estrechos que conceden el egosmo y la ambicin. Jess nos abre al campo ilimitado de la eternidad, nos ensea que todo lo visible tiene un ms all; que cada cosa tiene su superficie y su hondura, y que abarcar ambos aspectos es poseer su verdad, darle todo su sentido; que para responder a las esperanzas, generalmente inconscientes, de todos los hombres es preciso hablar con profundidad, aunque choque en la superficie, para alimentar a los que ahondan y profundizan. Lo que nos convencer siempre de Jess es esa honda relacin existente entre su revelacin y lo que los hombres anhelamos en lo ms profundo de nuestro corazn, porque su mensaje est dentro de nosotros. Es infinitamente iluminador para todos los que aceptan inventar, como l, su camino y su fe. Pero resulta indignante para los que prefieren seguir caminando cansinamente y sin problemas, y ms an para los que tienen acaparados los bienes materiales, que deberan ser patrimonio de toda la humanidad. Una lamentable tentacin de la iglesia es querer recuperar para s, en beneficio de su autoridad y de su disciplina, a un hombre que desafi y contradijo a todas las autoridades religiosas de su tiempo y que hizo de la libertad el signo distintivo de sus discpulos. No ech por tierra la religin que tan celosamente defenda el sanedrn? Por qu hemos vuelto a caer en el mismo error? Jess quiere que superemos todo ritualismo y nos lancemos a la aventura de ser hombres verdaderos, capaces de un crecimiento sin lmites y de una capacidad de inventiva infinita. Una propuesta tan radical explica las persecuciones de los dirigentes. A pesar de los esfuerzos de muchos siglos por reducir el cristianismo a las dimensiones de una religin de prcticas religiosas, Jess sigue escapndose de los que quieren definirlo y apropirselo. El suyo no es el destino del hombre superior que no es comprendido por sus contemporneos y que tiene que morir para ser reconocido. Se trata de una forma de ser hombre tan nueva y desconcertante, que le hace Hombre en plenitud, Hijo del Dios vivo, Hijo del hombre, Mesas, Seor. 3. Pedro no est de acuerdo Los discpulos haban llegado a descubrir a Jess como Mesas. Ahora comenzaba una nueva tarea, ms ardua que la anterior: Qu Mesas? De nuevo es Pedro -en Mateo y Marcos- el que nos clarifica el tipo de mesas que esperaban y en el que espontneamente tendemos a creer todos los hombres: alguien que resuelva victoriosamente todas las contradicciones de los hombres y haga que, de repente, todas las cosas vayan bien. No dicen muchos actualmente que Dios no existe porque si existiera no permitira el hambre, ni las guerras, ni el sufrimiento de los nios...? Una de las cosas que menos comprende nuestro mundo es el fracaso de los hombres buenos y el triunfo de los opresores. No debera ser el xito la consecuencia de la bondad? Y resulta que el mesianismo de Jess no es ste, que l es Mesas desde la impotencia del ser hombre. Un Mesas dedicado a mostrarnos que se puede ser hombre a fondo, hombre plenamente realizado y abierto a todo lo que sea amor, libertad, justicia... Es impotencia lo que le condujo a la muerte, porque el mundo tiene poder y no acepta esos valores. Pero una impotencia que, a la larga, result definitivamente victoriosa... porque el hombre que ama gana siempre..., pero despus de morir a s mismo. Jess no ser el mesas poltico y guerrero que esperaba la mayora del pueblo, sino un hombre que asumir en el dolor de la lucha diaria la tarea de redimir al hombre de su orgullo. Pedro est en completo desacuerdo con lo expuesto por Jess. Ha expresado la fe autntica, pero no ha sacado las consecuencias de sus palabras. Crea en la mesianidad de Jess y pareca que era un creyente, pero en realidad no aceptaba el lado ms profundo y singular del Maestro. Cay en las redes de su educacin religiosa, que reduca todo a dimensiones "razonables". Llevndose aparte a Jess, lo increpa. El verbo es fortsimo, puesto que lo usa Jess con los demonios o elementos demonacos. Indica que el destinatario del reproche se opone al plan de Dios si no rectifica su postura. Pedro, por tanto, considera que lo que propone Jess es contrario al designio divino. Alrededor de las personas comprometidas, o en camino de comprometerse, hay con frecuencia un coro de gentes que pretenden disuadirlas. Pedro y sus compaeros acariciaban el sueo de un reino mesinico terreno y poltico, sin querer entender que ese reino lo haba rechazado Jess y combatido con energa desde el comienzo de su misin, desde las tentaciones del desierto. La reaccin de Pedro es muy explicable: no ha entendido todava que el camino de Jess -como todo verdadero camino humano- es camino de renuncia y muerte, antes de serlo de salvacin y gloria. Jess deber comenzar con sus discpulos un nuevo grado de inteligencia, an ms difcil que el anterior: explicarles el nico mesianismo verdadero, la nica forma de ser autnticamente hombre. Cmo van a entender que al Mesas lo matar el sanedrn? Lo entendemos nosotros? Es inconcebible y no puede suceder. Cmo va a permitir Dios tal contrasentido: que el Hijo sea condenado por sus mximos representantes en la tierra? La actitud de Pedro es como una voz de alarma para los cristianos, porque el peligro mayor de la iglesia no est fuera, sino dentro de s misma: traicionar a Cristo distorsionando su imagen. Las tentaciones del desierto se hacen carne en la comunidad cristiana cuando rechaza toda forma de cristianismo sufriente, cuando se opone a ser perseguida por su fe, cuando quiere terminar con las formas humildes y pacficas; cuando busca el poder religioso y poltico, dominar el mundo bajo el signo de la cruz... Cuando piensa que, si triunfa, es porque Dios la bendice. Pedro, como tentador de Jess, expresa muy bien la permanente tentacin a la que se vio sometida siempre la iglesia: hacer de Jess de Nazaret un factor de poder y de riqueza. No olvidemos que si los evangelistas insisten tanto en este tema es por lo mucho que nos cuesta a los cristianos comprender al "verdadero" Jess, por la fuerza con que nuestro egosmo y comodidad tiende a fabricar un Jess a nuestra imagen y semejanza. La iglesia y cada comunidad debemos examinar nuestro modo de actuar con los hombres a la luz de este clarificador texto evanglico. 4. Pedro piensa como los hombres "Qutate de mi vista, Satans, que me haces tropezar, t piensas como los hombres, no como Dios". Estas palabras manifiestan el colmo de la indignacin. Jess comprendi que estaba ante la gran tentacin de su vida. Le ofrecan el poder, la gloria, las riquezas y los honores. Comprendi que sus discpulos no haban escuchado la voz del Padre y que a l mismo le era difcil acatarla momento a momento. Rechaza a Pedro con las mismas palabras que al tentador en la tercera tentacin del desierto (Mt 410). Se trata, en realidad, de la misma tentacin: aceptar un mesianismo que descarte los caminos de Dios para imponer los caminos humanos. Pedro y Jess estn en distintos planos. As como las tentaciones del desierto estn al comienzo de su actividad mesinica, esta conversacin est al comienzo del camino de la pasin. Deberamos meditar profundamente estas dursimas palabras dichas a un hombre que acaba de formular de un modo perfecto su fe en Jess. No basta reconocer al Mesas; es necesario aceptar tambin todas sus consecuencias. La fe no puede quedar en el entendimiento ni reducirse a palabras: tiene que hacerse prctica. El caso de Pedro es ms grave que si no hubiera entendido: reconoce que Jess es el Hijo de Dios vivo, pero pretende encauzar su mesianismo hacia el poder y el triunfo. Lo peor no es no entender una cosa, sino creer que se ha entendido perfectamente sin que sea as. El que no entiende puede preguntar, el que cree que ha entendido, qu podr hacer? Es la gravedad de nuestra iglesia y de cada uno de nosotros? La oposicin de Pedro a Jess no termina aqu: continuar hasta culminar en las negaciones (Mt 26,30- 35.69-75 y par.). Pedro es ocasin de tropiezo para Jess. Esto presupone la existencia de un mesianismo "satnico", que presenta a Jess como aliado del triple poder -poltico, econmico y religioso-. Y, lgicamente, a ese mesianismo le corresponder una iglesia "satnica", aliada con esos mismos poderes y siendo ella misma poder. El tropiezo ocurre siempre en los lmites, all donde lo divino hace irrupcin en lo humano. Si el hombre no se aparta de s mismo y se queda en sus pensamientos, vive separado de los pensamientos de Dios. Si el hombre se abre al mal, el tropiezo se hace insuperable. Creer en Jess significa aceptar su camino y seguirlo, no pretender compaginar la afirmacin de fe en Jess con seguir un camino de comodidad, poder y ganancia. En la narracin simblica del pecado de Adn y Eva tenemos admirablemente expresada la ms honda tentacin humana: ser como dioses (/Gn/03/05). Pero como dioses imaginados segn los valores del mundo: el que ms tiene y mejor se lo pasa es el que ms vale y el ms feliz... Una tentacin que a menudo se queda en el nivel de nuestros pequeos pecados -que nos hacen dao y se lo hacen a los dems-, pero que puede convertirse tambin en raz de los grandes pecados que crucifican a la humanidad -el gran poder del dinero conduce a la explotacin de los dbiles, hace imposibles las relaciones humanas, favorece las tiranas, hace posibles las guerras-. El gran escndalo de Pedro -y de todos los cristianos- es que el Hijo de Dios rompa radicalmente con esta idea- tentacin y siga un camino de pobreza, de servicio, de don de la propia vida. No por masoquismo, sino como nica forma de encontrar la verdadera vida y "ser como Dios". Esos son los caminos y pensamientos de Dios, tan distintos de los nuestros (Is 55,8-9). Como es experiencia de todos, una cosa es saber todo esto tericamente y otra muy distinta vivirlo personalmente. Y no debe extraarnos: la gran tentacin humana es natural que sea difcil de desenmascarar y ms an de vencer. Debemos evitar que este camino de cruz se confunda con un negar los valores humanos o una renuncia al esfuerzo para mejorar la vida de los hombres. Jess no niega nada de todo eso, sino todo lo contrario: nos ofrece la posibilidad y el camino para llevarlos a plenitud. Lo que ataca es la deformacin de los valores humanos, los falsos caminos. Tienen algo que ver los valores de Jess, reflejados en las bienaventuranzas, con los valores de nuestra sociedad? Cuesta pensar como Dios, cuesta esforzarse cada da al servicio de lo que vale la pena. Tenemos que aceptar la forma de hacer Dios las cosas, aunque muchas veces se opongan a nuestras esperanzas; empezar desde el principio para comprender fatigosamente algo de los pensamientos de Dios, guiados por el Espritu de Jess. Es necesario elegir entre los pensamientos de Dios y los criterios mundanos. Es razonable pensar que existan otras formas ms fciles de vivir el cristianismo, de afrontar la misin de la iglesia en el mundo. Jess no puede obligarnos a tomar una decisin u otra. Eso depende de cada uno. Pero no debemos engaarnos: de qu servira? 5. Condiciones del seguimiento La misma suerte que el Mesas deben correr sus discpulos. Discpulos de un hombre que muri colgado de una cruz. Es lo que intenta decirnos Jess en la segunda parte de este texto, en el que nos expone claramente las condiciones del seguimiento. Jess haba llamado a sus discpulos a seguirle, haban formado un grupo que recorra las aldeas anunciando el reino de Dios. Este seguimiento exterior de ir con l debe convertirse en seguimiento interior. Un seguimiento que requiere otras condiciones distintas del abandono de casa, profesin y familia. Slo entonces el seguimiento ser verdadero. "El que quiera venirse conmigo, que se niegue a s mismo, que cargue con su cruz y me siga". Estas son las condiciones que nos pone Jess para que sea realidad ese seguimiento interior. Es evidente que Jess no era ningn lder poltico, porque qu poltico se atrevera a hacer una propaganda tan impopular?, quin es capaz de hablar as a las masas, siempre deseosas de facilidades? Sin embargo, Jess no hace ms que remitirnos a nuestra propia experiencia, descubrirnos qu es ser hombre, cul es su meta y sus posibilidades. No hemos comprobado alguna vez que, cuando nos hemos arriesgado a poner en prctica algo de su mensaje, nuestra vida adquira sentido y plenitud? "El que quiera..." Se es discpulo de Jess despus de un acto libre y consciente. Lo que supone que analicemos el problema, que estudiemos el evangelio, que comprendamos las palabras de Jess y las comparemos con otras teoras y religiones. Y despus, decidirnos. No podemos seguir defendiendo un cristianismo sociolgico y masivo, que nada tiene que ver con las exigencias marcadas por Jess. El discpulo debe elegir libremente el mismo estilo de vida que el Maestro si no quiere ser un esclavo cristiano. Las condiciones del seguimiento son dos: "renegar de s mismo" y "cargar con la propia cruz"; renuncia y entrega. "Que se niegue a s mismo". Una frase que debemos entender bien, porque si significara anularse a s mismo como persona, ser incapaz de tomar una decisin, esperar que otro piense y decida por nosotros, someternos incondicionalmente a la autoridad religiosa, indiferencia y cansancio de la vida u otras cosas por el estilo, es evidente que ningn hombre digno podra aceptarla. Jess quiere que vivamos en libertad, como personas y como comunidades; que tomemos las riendas de nuestra propia vida. Negarse a s mismo significa renunciar a toda ambicin personal y es una nueva formulacin de la primera bienaventuranza: elegir ser pobre (Mt 5,3); significa no ponerse a s mismo como centro de la propia existencia. La vida cristiana exige la superacin del egosmo y del hedonismo -que considera el placer como el nico fin de la vida-, dominarse, esforzarse, valorar a Jess como la mejor ganancia; leer la historia y la vida humana desde l. Es aceptar el proyecto mesinico de Jess, invirtiendo la imagen de Dios que nos hemos construido. Es una conversin que llega hasta la misma raz del hombre y alcanza el centro de la propia mentalidad, desconcertando constantemente los criterios que tenemos por indiscutibles y las propias valoraciones. Jess ha rechazado como venida de Satans toda forma de religin que sea signo de poder entre los hombres, porque el poder acaba alienando hasta al mismo que lo ejerce. Lo mismo "el dinero" (Mt 6,24). No tenemos la ilusin de ser ms en la medida que tenemos ms? Es como una trampa sutil que nos incapacita para ser verdaderamente hombres, como un enemigo que est dentro de nosotros y se hace pasar por nosotros mismos. Toda tentacin externa tiene su aliado en algo que est dentro del hombre. Es insuficiente la liberacin exterior de la persona -de un rgimen dictatorial, por ejemplo-, si no culmina en una liberacin interior. Es en el interior de cada uno donde se logra la verdadera libertad. Desde esta perspectiva, "negarse a s mismo" significa que aceptar la liberacin que trae Jess obliga a luchar por liberarse en el propio interior de todas las fuerzas internas que nos aprisionan: mentiras, orgullo, comodidad, afn de lucro y de poder... No nos queda otra alternativa: o negarnos a nosotros mismos viviendo para los dems, como hizo Jess, o vivir para nosotros mismos rechazando la fe y el camino del Mesas. Nuestra personalidad est en la capacidad de entregarnos a los dems renunciando a ese "s mismo" que intenta oprimirnos y oprimir a los otros. "Que cargue con su cruz". Es la segunda condicin, que complementa la anterior. Los maestros judos nunca proponan tal cosa a sus discpulos. Algunos jefes zelotes s lo pedan a los suyos, pues saban que se sera su final si eran apresados. La cruz era el destino final de todos los que no bailaban al ritmo del poder establecido y simultneamente hacan de l una fuerte crtica. Jess prev la cruz, como resultado de su misin proftica, para l y para los suyos. La crucifixin era el terrible suplicio que el poder romano reservaba a los guerrilleros y a los esclavos rebeldes. Un suplicio que nunca se aplicaba a un ciudadano romano, como fue el caso de Pablo de Tarso. Invitar a "cargar la cruz" era invitar a una actitud de subversin directa y activa, arriesgada al mximo, aunque no en la lnea de los zelotes. Muchos parecen pensar -siempre entre los que viven una vida ms o menos acomodada- que cargar con la cruz consiste en aguantar resignadamente todo lo que nos venga encima -sobre todo si cae encima de los dems-, nunca luchar para que las cosas cambien -sera peligroso para sus intereses, rezar un poco ms, ir a misa, celebrar unas fiestas religiosas...-. Son gente que se sirven de la fe sin importarles el hambre del mundo, el paro... Han llegado hasta el cinismo de imponer su falsa visin del Dios de Jess. Pero Jess no est haciendo apologa de paciente resignacin. Pensar y predicar que "cargar con la cruz" significaba resignarse a la injusticia que hallamos en el mundo... hizo posible que Carlos Marx pudiera escribir -y mucha gente de antes y de ahora pensar que tena razn- que "la religin es el opio del pueblo", una "dormidera" para facilitar los planes de los poderosos. Y es la causa de que actualmente muchos estn convencidos de que el cristianismo no sirve para mejorar realmente la sociedad. Si Jess fue perseguido, condenado a muerte y clavado en la cruz, fue porque luch hasta el final, siguiendo el camino que el Padre le haba trazado: el camino de la lucha por la libertad, el amor, la justicia, la paz... Si se hubiera limitado a una predicacin conformista que dejara las cosas como estaban, sin querer cambiar aquello que tambin entonces llamaban "orden", habra muerto de viejo, bien considerado, respetado, merecedor de alguna medalla. Si lo clavaron en la cruz, fue porque estorbaba; y si estorb, fue porque luch por un mundo distinto. Cargar con la propia cruz significa aceptar ser perseguido y condenado a muerte por la sociedad establecida. Es vivir la ltima bienaventuranza: vivir perseguidos por ser fieles a la causa de Jess, que es la causa del pueblo oprimido (Mt 5,10-12). Es amar sin limitaciones, vivir abiertos al misterio de Dios, aceptar dar la vida por Jess y su evangelio, ir gastndola en favor de los dems. Es soportar las incomprensiones a causa de la fe, aceptar el dolor y las limitaciones de los propios pecados. Es preguntarse cada da: En qu puedo servir a los que me rodean?, cmo puedo dar vida al que la necesita?... Es la renuncia al propio futuro, a la propia seguridad, para seguir a Jess. Es, en definitiva, compartir el mismo destino de Jess, tratar de hacer en cada momento lo que l hara y colocar este ideal por encima de todo inters personal. La cruz es un modo de afrontar la vida que debe ser aceptado desde el corazn. Lucas dice "cada da" para indicarnos que tomar la cruz es una opcin que debemos realizar diariamente. Nos indica su profunda reflexin sobre la cruz del discpulo. Normalmente, llevar la cruz era avanzar por el camino del ltimo suplicio. Lucas quiere clarificar ms: no se va a la muerte cada da, pero s cada da pasamos angustias, dificultades... que nos hacen experimentar una especie de muerte. La cruz de cada da es menos decisiva, pero no supone menor fidelidad y tenacidad en seguir a Jess, sino quiz ms, porque es mucho ms fcil dar de golpe la vida -nos puede encontrar en un momento de exaltacin- que entregarla da a da, instante a instante. El que cumple esas dos condiciones -negarse a s mismo y cargar con su cruz- es el verdadero seguidor de Jess. Porque seguirle no significa un mero acompaarle exteriormente o hablar mucho de l, sino adherirse interiormente a su persona, tomar parte en su destino histrico, comulgar con su vida, apuntarse a la procesin de los crucificados por los poderes de todos los tiempos... No es predisponerse para obtener un cargo en el nuevo Israel liberado de la ocupacin romana. 6. Son las nicas sensatas Jess nos propone ahora tres argumentos para probarnos que sus condiciones, aparentemente tan duras, son las nicas sensatas: perder la vida por l es asegurarla para siempre, no compensa ganar el mundo entero si es al precio de malograr la vida, al final habr una retribucin para los que sean fieles. El primer argumento parece un juego de palabras: "Si uno quiere salvar la vida, la perder; pero el que la pierda por m, la encontrar". No se trata de renunciar a la vida terrena para ganar la celestial, sino de cambiar el proyecto de esta vida; ni a los valores materiales por los espirituales. Jess afirma que la vida entera, material y espiritual, se posee nicamente en la entrega de s mismo. No se trata de una renuncia a la vida, sino de un proyecto de la misma en la lnea del amor; de proyectar la existencia en trminos de entrega, no de posesin. Porque hay un modo falso y otro autntico de vivir. El primero se funda en el egosmo; el hombre se hace centro de s mismo y termina por autodestruirse. El segundo encuentra el sentido de la vida en la entrega a los dems; da y pierde de s mismo para que otros tengan vida. Pero es una prdida aparente, porque quien da con amor vive en plenitud. Son los dos caminos del sermn de la montaa (Mt 7,13-14). Las palabras de Jess se pueden traducir de la siguiente forma: se gana lo que se ofrece a los dems, lo que se sacrifica en bien del otro; se pierde lo que se retiene para uno mismo. Y esto se puede aplicar a los bienes materiales, al empleo del tiempo, a los propios ideales y talentos... Siempre ser realidad que lo que d es lo que tengo, lo que guarde es lo que pierdo. Resucita lo que ha muerto en bien del otro. La resurreccin de Jess fue la consecuencia de su entrega. Hace falta amar mucho la vida para darla de esa forma. A los muertos que mueren "vivos" no hay quien los mate. El valor supremo del hombre -la vida- slo se asegura si uno est dispuesto a perderla por causa de Jess. "Salvar la vida" es gastarla en el juego de unos pocos aos buscando el propio inters; "perderla por Jess" es arriesgarla en bien de los dems. "Salvar la vida" es abandonar el grupo de Jess, considerado demasiado revolucionario, para ponerla a cubierto; "perderla por Jess" es arriesgarla mantenindose unido al grupo. Un riesgo que slo puede correrse a base de una total solidaridad con la persona de Jess. El primero acaba por perderla; el segundo la conserva para siempre. El argumento opone lo efmero del primer resultado a la permanencia del segundo. Ya hemos visto los resultados de esta actitud en el mismo Jess: llegar a ser plenamente hombre y a ser resucitado por el Padre, recobrando la vida que haba entregado sin ninguna limitacin. Resultados que vemos tambin, de algn modo, en los hombres que se entregan al servicio de los dems: acumulan la vida, se les nota la adultez en el amor, aman ms y mejor que los nios... "De qu le sirve a un hombre ganar el mundo entero si malogra su vida? O qu podr dar para recobrarla?" Es el segundo argumento de Jess para convencernos de lo necesario que es para el hombre seguir su camino. La vida es el supremo valor. Debe ser la vida la que condiciona y determina el valor de las cosas. Luchar por ellas no tiene sentido si peligra la vida misma; para qu servirn despus? El hombre con vocacin de almacenista no tiene valor ni sentido a los ojos de Dios (Lc 12,16-21). Toda ganancia, por cuantiosa que sea - aunque sea "el mundo entero"-, es un mal negocio si el hombre se autodestruye con ella. En el momento ltimo, cuando el hombre se enfrente con el "Hijo del hombre", no contar lo que tiene o tuvo, sino lo que es e hizo. Las obras siguen al hombre como prolongacin suya que son. Los bienes quedan atrs, como adherencias que fueron. La entrega de la vida nicamente puede justificarse por la vida en plenitud y para siempre. De qu le sirve al hombre ganarlo todo, ser el ms importante..., si al final se alej de la ltima y ms importante felicidad, la que dan los valores de Dios? Los valores de Jess no son los que el mundo pretende meternos en la cabeza para alimentar la inmensa espiral del negocio. Basta recordar las bienaventuranzas para convencernos de ello. Los principios del triunfo a costa de lo que sea, del tener prestigio y desear ser el dueo del mundo, estn en la raz ltima del pecado original, que nunca llegaremos a sacarnos del todo de encima. Son otras las cosas que valen la pena: el amor, la amistad, la ayuda mutua, la justicia, la paz, la solidaridad..., todo lo que sea trabajar por la felicidad de todos, porque eso es lo que da tranquilidad por dentro. De qu sirve acumular dinero y ms dinero, cosas y ms cosas..., si no podemos lograr nunca la felicidad de la amistad desinteresada, la alegra del esfuerzo por los dems...? "El Hijo del hombre vendr... y pagar a cada uno segn su conducta", dice Mateo. Marcos y Lucas afirman que "el Hijo del hombre se avergonzar" del que se avergence ahora de l y de sus palabras. La idea es la misma: cada uno se encontrar al final con aquello que sembr ahora. Es el tercer argumento. A todos nos gustara un cristianismo fcil, cmodo, ms compaginarle con la sociedad; algo as como el que nos hemos "montado". Pero no es eso lo que nos dicen los evangelistas. 7. Una frase difcil /M/16/28 "Os aseguro que algunos de los aqu presentes no morirn sin antes haber visto llegar al Hijo del hombre con majestad". Con estas palabras, independientes de todo lo anterior, termina este texto. Es una frase difcil que ha suscitado distintas interpretaciones. Quiere decir Jess que el juicio final estara tan prximo que alguno de los presentes no habra muerto cuando tuviera lugar? Qu entenda con esta misteriosa frase, desmentida por la realidad de los hechos? Participaba Jess de la creencia que haba por aquellos aos de la proximidad del fin de este mundo? Es muy posible que Jess creyera en la inminencia de la llegada del reino de Dios, del fin del mundo. No podemos olvidar que no era un superhombre, sino un hijo de su poca, y que tuvo que crecer, como todos, en "sabidura y edad" (Lc 2,52). San Pablo tambin crey que podra presenciar personalmente la segunda venida de Cristo (I Tes 4,15; I Cor 15,51). Nos habla de un acontecimiento clamoroso: el Mesas rechazado intervendr como rey en el curso de la historia. Acontecimiento que desarrollarn los tres evangelistas en sus respectivos discursos escatolgicos (Mt 24-25; Mc 13; Lc 21,5-33). Algunos estudiosos sostienen que estas palabras no son de Jess, sino de la comunidad cristiana primitiva, necesitada de consuelo en medio de las atroces pruebas a que se vea sometida. La proximidad del final era una esperanza para seguir caminando en medio de las dificultades. Jess siempre prescindi de hacer afirmaciones de este tipo: el da y la hora slo los conoce el Padre (Mt 24,36). Si el lenguaje usado es tpico de la tradicin proftica y apocalptica, la interpretacin tiene que tener en cuenta aquella perspectiva y mentalidad. Cuando los profetas quieren poner en evidencia la certeza de la intervencin de Dios, prescinden de la perspectiva de tiempo -Dios carece de l, por ser eterno-, afirmando la presencia divina aqu y ahora, enseando que el acontecimiento futuro se hace realidad cuando la palabra de Dios llega al hombre. Descubrir a Jess como Mesas de Dios, no es lo mismo que verlo "llegar con majestad"? El que profundiza en l se da cuenta que es sa la nica forma de vivir autnticamente. Y el que vive as intuye el final gozoso de la historia. La forma del enunciado, que responde a la mentalidad de la poca, no puede ser igual que en nuestro tiempo. Otros han identificado esta llegada con la transfiguracin de Jess, con su resurreccin... FRANCISCO BARTOLOME GONZALEZ ACERCAMIENTO A JESUS DE NAZARET - 3 PAULINAS/MADRID 1985.Pgs. 99-113
9. EL SUFRIMIENTO NECESARIO DEL DISCPULO -Renunciar a si mismo para seguir al Seor (Mt 16, 21- 27) El episodio sigue a la confesin de Pedro en Cesarea de Filipo. Ahora que los discpulos han manifestado por boca de Pedro su fe en Jess, no teme ya este anunciar su pasin. San Mateo nos hace escuchar por tres veces a Cristo anunciando su pasin (Mt 16, 21; 17, 22-23; 20, 17-19). Se trata, evidentemente, del momento ms importante del evangelio y hacia el que conduce todo el texto. Cristo anuncia ah su misterio pascual de muerte y de resurreccin. No es comprendido, a pesar de haber hablado en trminos bien claros. No se contentaba con anunciar lo que iba a suceder, sino que anunciaba lo que "deba" suceder; una misin a la que l no poda sustraerse. En el momento de su bautismo en el Jordn, Jess haba sido designado como el Hijo nico amado, el que es amado porque cumple la voluntad del Padre; es el Hijo-Siervo-Sacerdote que ofrece su vida para cumplir la voluntad del Padre y salvar a los hombres. No puede, en consecuencia, evadir su misin, dolorosa pero presentada a la vez como gloriosa. Pedro, aunque h