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Tecniche di trapianto di fegato negli

adulti 1st Edition H. Jeddou & S.


Tzedakis & F. Robin & A. Merdrignac &
P. Houssel & M. Rayar & V.
Desfourneaux & D. Bergeat & M.
Lakehal & L. Sulpice & K. Boudjema
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 I – 40-165-B

Tecniche di trapianto di fegato negli adulti


H. Jeddou, S. Tzedakis, F. Robin, A. Merdrignac, P. Houssel, M. Rayar, V. Desfourneaux,
D. Bergeat, M. Lakehal, L. Sulpice, K. Boudjema

Riassunto: Il 1◦ marzo 1963, Thomas Starzl tenta il primo trapianto di fegato a Denver, in Colorado.
Operazione “dell’impossibile”, che si conclude “in tragedia” con un’emorragia incontrollabile. I fallimenti
si susseguono e in realtà sono dovuti all’assenza di terapia immunosoppressiva. Questi fallimenti non
scoraggeranno il chirurgo che, facendo affidamento su un programma pluriennale di sperimentazione
animale, finisce per imporre il “suo” trapianto come l’unica cura efficace delle gravi malattie del fegato.
È la ciclosporina che salva il trapianto di fegato e il suo promotore. I primi successi dell’innesto ortotopico
cosiddetto “classico”, con circolazione extracorporea, daranno l’avvio a perfezionamenti tecnici e alla
variazione della tecnica principale: innesto senza bypass, trapianto a partire da fegati ridotti, innesto
per due a partire da un innesto condiviso in situ o ex vivo, innesto con emitrasposizione cavoportale,
innesto ausiliario eterotopico e poi ortotopico e infine innesto a partire da un emifegato prelevato da un
donatore vivente. Non ce n’è più uno solo, ma esistono numerosi trapianti di fegato.
© 2022 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.

Parole chiave: Epatopatia; Insufficienza epatica; Innesto ortotopico; Innesto ausiliario; Donatore vivente;
Innesto; Fegato nativo

Struttura dell’articolo legata in primo luogo al progresso dell’immunosoppressione, alla


qualità della conservazione dell’innesto nonché all’esecuzione
■ Introduzione 1 dell’anestesia e della rianimazione perioperatoria, è anche il risul-
tato di un costante miglioramento della tecnica chirurgica di
■ Organizzazione generale del trapianto di fegato in Francia 1 impianto dell’innesto.
■ Impostazioni generali 2 Nel suo lavoro Experience in hepatic transplantation [1] pubbli-
Fase I dedicata all’exeresi del fegato nativo 2 cato nel 1969, Thomas Starzl, padre della metodica, descrisse
Fase II caratterizzata dall’assenza anatomica e funzionale del i principi fondamentali che, ancora oggi, garantiscono il suc-
fegato 2 cesso dell’operazione. Il miglioramento e la semplificazione dei
Fase III dedicata alla ricostruzione arteriosa e biliare 2 mezzi di derivazione del sangue della vena cava inferiore durante
■ Trapianto ortotopico del fegato intero 3 l’impianto dell’innesto, la razionalizzazione dei processi di rico-
Preparazione ex vivo dell’innesto 3 struzione vascolare e biliare, lo sviluppo di tecniche di riduzione [2]
Trapianto standard: exeresi del fegato nativo con conservazione o di bipartizione del trapianto di fegato per trapiantare i bam-
della vena cava inferiore, anastomosi portocavale temporanea bini [3] o gli adulti [4] e, più recentemente, l’utilizzo di innesti
e impianto dell’innesto a “piggyback” 4 prelevati da donatori viventi [5, 6] sono venuti ad arricchire la tec-
Trapianto senza conservazione della vena cava inferiore nica di trapianto e ad ampliare il campo della sua applicazione.
retroepatica 12 Sono successivamente affrontate qui le tecniche di trapianto
Trapianto combinato e simultaneo del fegato e di un altro viscere 15 epatico ortotopico (TEO) di un fegato intero e di un emifegato e

di trapianto ausiliario. In quanto processo del tutto eccezionale in
Trapianto ortotopico di un emifegato 16
Francia, il trapianto di fegato da un donatore vivente è qui citato
Trapianto di emi-innesti prelevati da donatore cadavere 16
in un capitolo che tratta l’impianto dell’innesto e anche la sua
■ Trapianto ausiliario 19 rimozione, vera e propria sfida tecnica.
Principi generali 19
Principi dell’impianto 20
Impianti ortotopici 20
■ Conclusioni 21  Organizzazione generale
del trapianto di fegato in Francia
Esistono attualmente 16 centri di trapianto di fegato per gli
 Introduzione adulti in Francia. Quando si considera un’indicazione per il tra-
pianto di fegato [7] , i candidati al trapianto vengono inseriti in una
Applicato all’inizio come terapia di ultima istanza, il trapianto lista d’attesa. La lista d’attesa per il trapianto di fegato è unica e
di fegato è diventato il trattamento più efficace per l’epatopatia nazionale. Qualsiasi paziente in attesa di un trapianto in Francia
cronica allo stadio terminale, per alcuni tumori primari e per le deve essere iscritto lì, e questo in un unico centro. Il livello di cia-
forme più gravi di insufficienza epatica acuta. Questa prestazione, scun paziente nella lista dipende dalla gravità della sua malattia.

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Volume 28 > n◦ 1 > marzo 2022
http://dx.doi.org/10.1016/S1283-0798(21)46082-1
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Per poter classificare i pazienti, tale gravità viene quantificata da


un punteggio chiamato “punteggio fegato”. Il punteggio fegato
viene stabilito al momento dell’iscrizione e fissa il livello di attesa,
poi viene riaggiustato almeno ogni 3 mesi. 1
Il punteggio fegato è calcolato a partire dal livello di gravità
dell’insufficienza epatica, valutato attraverso il model for end stage
liver disease (MELD) oppure, per i tumori o le malattie gravi senza 2
insufficienza epatica, attraverso l’assegnazione regolamentata di
punti. Più alto è il punteggio del fegato di un paziente, più breve
è il tempo che lo separa dal trapianto. È possibile stimare con
grande precisione il momento in cui il paziente verrà trapiantato.
È l’Agence de la biomédecine (ABM) che organizza e regola
l’attività del trapianto di fegato. Gestisce la lista d’attesa nazionale,
definisce con esperti del settore le modalità di calcolo del “punteg-
gio fegato” e riceve tutte le proposte di trapianto che distribuisce
tra i pazienti e il centro da cui dipendono in base al loro livello
nella lista. La compatibilità immunologica tra donatore e rice-
vente è limitata all’identità del gruppo sanguigno.

 Impostazioni generali
Possono essere impiantati diversi tipi di innesti:
• innesti interi, perché non hanno subito alcuna riduzione di
volume, prelevati da donatore cerebroleso o deceduto per arre- Figura 1. La rimozione del fegato nativo viene eseguita preservando
sto circolatorio [8] . I peduncoli vascolari sono intatti, lunghi e la continuità della vena cava inferiore. Viene praticata temporaneamente
di buon calibro, quindi facili da impiantare; un’anastomosi portocavale terminolaterale per preservare, durante la fase
• emi-innesti destri o sinistri, derivanti dalla bipartizione ex situ anepatica, il drenaggio venoso del territorio splancnico. 1. Vena cava
o in situ [9] di un innesto intero o prelevato da un dona- inferiore; 2. anastomosi portocavale.
tore vivente. La loro funzione immediata proporzionale al loro
volume, il piccolo calibro dei vasi spesso multipli e delle vie
biliari e la presenza di una fetta di sezione sono tutti elementi • calo della gittata cardiaca a causa della grave amputazione del
che aumentano la morbilità postoperatoria. precarico;
Qualunque sia la natura dell’innesto utilizzato, un trapianto di • anuria dovuta all’associazione di un’ipoperfusione arteriosa e
fegato avviene in tre fasi successive, distinte per la loro difficoltà di un ostacolo all’effluente venoso dei reni;
tecnica e per le loro conseguenze fisiologiche. • stasi venosa nel territorio splancnico, le cui conseguenze
sono una proliferazione microbica con rilascio di endotos-
sine al momento della riperfusione nonché un aumento
Fase I dedicata all’exeresi del fegato nativo dell’ipertensione portale che rende difficile, se non impossibile,
L’exeresi del fegato nativo può essere rapida e semplice. Que- l’asciugatura, per quanto indispensabile, del letto di epatecto-
sto è il caso quando l’indicazione al trapianto è rappresentata da mia.
un’epatite fulminante o un’epatopatia metabolica senza altera- La conservazione della continuità della vena cava inferiore
zione macroscopica della struttura del fegato e del suo peduncolo. durante la rimozione del fegato malato e la creazione di
In realtà è spesso complicata da ipertensione portale e da disturbi un’anastomosi portocavale temporanea (durante la fase ane-
emostatici che accompagnano la cirrosi, indicazione più comune patica) sono i modi più semplici ed efficaci di evitare queste
al trapianto. Una storia di chirurgia dell’ipocondrio destro complicanze [10] (Fig. 1). È divenuto inoltre eccezionale il ricorso
aggiunge, in questo contesto, un’ulteriore difficoltà legata alla all’impianto di uno shunt extracorporeo venovenoso tra la vena
presenza di aderenze, responsabili di varici legate all’ipertensione porta e la vena cava inferiore (VCI) (attraverso la vena iliaca
portale. Queste aumentano le difficoltà di dissecazione e possono esterna) da un lato e la vena cava superiore (tramite la vena ascel-
rendere questa fase una tappa talmente emorragica da coinvolgere lare) dall’altro (Fig. 2). Una volta installato, lo shunt utilizzato
la prognosi vitale dell’operato, precipitandolo nelle complicanze dalla maggior parte delle equipe è uno shunt “attivo”, con il
della trasfusione massiva. sangue propulso tramite una pompa. L’uso proposto da Shaw et
al. [11] della pompa non occlusiva, operante per effetto Venturi
(Biomedicus® ) e associata a un circuito “rivestito” di eparina, evita
Fase II caratterizzata dall’assenza anatomica l’anticoagulazione del ricevente per via sistemica.
e funzionale del fegato Una volta effettuate le anastomosi cavoportali, si rimuovono le
clamp e si rivascolarizza l’innesto.
Questa è la fase “anepatica”. Inizia nel momento in cui il Questo istante può essere segnato dall’insorgere di una sin-
fegato nativo è stato rimosso e termina con la rivascolarizzazione drome da rivascolarizzazione, dall’espressione emodinamica del
dell’innesto. Di durata variabile a seconda delle condizioni ope- rilascio da parte del fegato riossigenato di sostanze tossiche accu-
ratorie, questa fase è dedicata al perfezionamento dell’emostasi mulate durante il suo stoccaggio e dalla produzione di radicali
del letto di epatectomia e poi alla preparazione delle anastomosi liberi al momento della sua riperfusione.
venose che precedono la rivascolarizzazione dell’innesto.
La fase anepatica è caratterizzata dall’insorgenza di ano-
malie emodinamiche e metaboliche legate rispettivamente Fase III dedicata alla ricostruzione arteriosa
all’interruzione del ritorno venoso dai territori splancnico e dalla e biliare
vena cava inferiore e all’assenza di funzionalità epatica.
Il deficit di funzionalità epatica può essere compensato In questa fase, il trapianto, rivascolarizzato attraverso la vena
dall’assunzione parenterale di fattori della coagulazione e dalla porta e drenato dalla VCI, non è più in stato di ischemia e il
correzione dell’ipocalcemia o dell’acidosi metabolica che si ricevente non è più in situazione di anepatia. Questa fase segna
instaurano rapidamente. L’interruzione del flusso portale e della quindi la fine dell’atmosfera stressante che a volte caratterizza le
vena cava inferiore, in assenza di vie di derivazione, può avere due fasi precedenti. Tutta l’attenzione degli operatori è dedicata
gravi conseguenze: alla ricostruzione accurata dell’arteria e del dotto biliare. Queste

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Preparazione degli elementi del peduncolo


epatico
Questa fase dipende dal metodo di prelievo realizzato in mono-
blocco o con dissecazione in situ. Il prelievo in monoblocco è più
accurato ed evita incidenti come ferite arteriose, portali o biliari.
Il prelievo in monoblocco ha generalmente asportato in con-
tinuità il peduncolo epatico, la testa del pancreas e il tronco
arterioso celiomesenterico.
Ogni elemento del peduncolo deve essere isolato. I vasi vanno
manipolati con la massima delicatezza, senza trazioni, evitando la
dissecazione per discissione che traumatizza l’avventizia e favori-
sce la trombosi.
In pratica, la vena porta viene liberata dai tessuti circostanti pur
rimanendo a filo con la sua avventizia. Ciò evita il sezionamento
accidentale dei rami a destinazione coledocica dell’arteria epatica
e del suo ramo destro che attraversano davanti o talvolta dietro
la vena. La dissecazione prosegue posteriormente fino all’altezza
della placca ilare, dove si biforca. Questo rilascio, spinto in alto
sotto la placca ilare, permette di aggiustare al meglio l’asse della
vena al momento del suo impianto e di evitare il twisting. La
vena porta viene infine incannulata mediante un drenaggio che
spurga il fegato, prima che sia rivascolarizzato, dai prodotti del
Figura 2. Il fegato nativo viene talvolta rimosso insieme al segmento metabolismo anaerobico e dai detriti cellulari accumulati durante
retroepatico della vena cava inferiore. Il mantenimento del flusso cavale la fase di conservazione.
inferiore e del flusso splancnico è assicurato dal posizionamento di uno L’arteria epatica viene preparata secondo la sua distribuzione
shunt venovenoso extracorporeo attivo. La puntura venosa dei territori anatomica. Il rischio è quello di recidere inavvertitamente uno
della vena cava inferiore e dell’area splancnica viene eseguita rispettiva- dei suoi rami anormalmente distribuiti: arteria epatica nata da un
mente attraverso la vena safena interna destra e il tronco portale o la tronco gastroepatico e che attraversa il piccolo epiploon o arteria
vena mesenterica inferiore. Il ritorno avviene nel territorio della vena cava epatica destra nata dall’arteria mesenterica superiore (AMS) e che
superiore attraverso la vena ascellare. scorre dietro alla vena porta e alla sua destra. Oggi, tutti i donatori
sono stati esplorati mediante TC total body con fase arteriosa e
due anastomosi rimangono la sede della maggior parte delle com- le varianti anatomiche dell’arteria epatica vengono riconosciute
plicanze chirurgiche del trapianto di fegato [12, 13] . prima del prelievo ed è eccezionale non conoscerle al momento
della preparazione dell’innesto.
L’arteria epatica è fragile e una trazione mal dosata può pro-
 Trapianto ortotopico del fegato vocare fratture dell’intima in corrispondenza degli speroni delle
biforcazioni. La conseguenza di queste fratture è drammatica.
intero Il vaso, infatti, si intasa immediatamente o nelle ore succes-
sive al trapianto. La riparazione è illusoria. Bisogna rifare il
Preparazione ex vivo dell’innesto trapianto.
Questa fase, eseguita contestualmente all’inizio dell’intervento Spesso unica, l’arteria è stata prelevata in continuità con il
nel ricevente, su un tavolo dedicato, consiste nella preparazione tronco celiaco e un segmento dell’aorta. L’ostio celiaco viene indi-
dei siti di anastomosi vascolare e biliare dell’innesto. L’operatore viduato e intorno ad esso viene intagliato un patch aortico. Un filo
(idealmente colui che ha rimosso l’organo) e il suo assistente sono guida, fatto passare attraverso questo patch, mantiene l’asse arte-
seduti l’uno di fronte all’altro ai lati di un tavolo di dissecazione. rioso teso dal peso di una piccola pinza inguainata, mentre viene
L’innesto, estratto dal suo contenitore di trasporto con le maggiori rilasciato in maniera anterograda dalla sua guaina linfatica. Così
precauzioni asettiche, viene immerso in una vasca contenente vengono successivamente identificati uno o due rami diafram-
liquido di conservazione, la cui temperatura è mantenuta tra i matici nati dall’origine del tronco celiaco, il moncone dell’arteria
4 e gli 8 ◦ C con del ghiaccio sterile. gastrica sinistra, l’origine dell’arteria splenica (che potrebbe essere
stata prelevata con l’innesto pancreatico) e il moncone dell’arteria
gastroduodenale. Quest’ultimo segna il limite oltre il quale è peri-
Preparazione della vena cava inferiore coloso andare a dissecare. Tutti i rami dell’arteria epatica sono
L’innesto è esposto attraverso la sua superficie posteriore. La VCI lasciati aperti e possono essere utilizzati come patch di ingrandi-
è tesa tra quattro fili di riferimento, posti a ore 3 e a ore 9 rispetto mento al momento dell’impianto.
ai margini delle sue estremità. Il suo segmento sovraepatico viene In quasi il 40% dei casi, è presente un’arteria epatica destra
liberato dal collarino diaframmatico che è stato asportato con il o sinistra di distribuzione non modale [3] . Dal momento che
fegato. Durante questa manovra, le vene diaframmatiche vengono la distribuzione arteriosa del fegato è di tipo terminale, queste
accuratamente legate o suturate. Il loro ostio, visibile nel lume arterie devono essere conservate indipendentemente dal loro cali-
della vena cava, ne facilita l’individuazione. A destra, il rilascio bro. L’arteria epatica sinistra atipica di solito nasce da un tronco
del frammento di diaframma portato via con il fegato prosegue gastroepatico sorto dal tronco celiaco (Figg. 3A, B) e prelevato
nel piano del legamento triangolare destro, rimanendo a contatto contemporaneamente ad esso. Il trattamento di questo vaso acces-
con la capsula epatica. sorio comporta la legatura del ramo a destinazione gastrica del
I segmenti retro- e sottoepatici della VCI vengono poi ripuliti tronco gastroepatico. Quando un’arteria epatica sinistra nasce
dal tessuto cellulare lasso che li ricopre. Il legamento epatocavale direttamente dall’aorta, il suo ostio viene identificato e trasportato
viene reciso per fornire tessuto alla VCI retroepatica perché è lì insieme al tronco celiaco sul patch aortico.
che si porterà l’anastomosi. La vena surrenale destra viene legata al L’arteria epatica destra di solito nasce dall’AMS. Il peduncolo
suo sbocco nella VCI, con questa legatura assicurata da un punto a epatico comprende quindi due arterie separate che conviene
“x”. La perfetta tenuta dell’asse cavale viene infine verificata obli- unire. Questo lavoro è meglio farlo ex situ. Sono stati riportati
terando il suo orifizio superiore e iniettando, attraverso l’orifizio molti metodi di ricostruzione: la tecnica originale, descritta da
inferiore, del liquido di conservazione freddo, a bassa pressione. Gordon et al. [14] (Figg. 3C, D), consiste nell’anastomizzare in con-
Le estremità prossimale e distale della vena cava retroepatica ven- tinuità il tronco celiaco e l’AMS e poi nell’impiantare l’estremità
gono lasciate aperte o chiuse con una fila di graffette a seconda distale del segmento dell’AMS asportato. Questa tecnica è fonte di
della modalità di impianto scelta. piegamenti. Si preferisce anche il reimpianto diretto dell’arteria

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epatica destra nel moncone dell’arteria gastroduodenale o, in gono applicati in modo da esporre contemporaneamente l’accesso
mancanza, quello dell’arteria splenica (Figg. 3E, F). addominale e i siti di cannulazione (cavo ascellare sinistro e radice
Identificati gli elementi arteriosi e venosi del peduncolo epa- della coscia destra). Nell’esperienza degli autori, lo shunt non è
tico, il tessuto linfatico da cui sono stati separati viene accorciato stato utilizzato per 20 anni in più di 2 000 trapianti.
e legato con piccoli punti restando lontano dal dotto biliare prin- L’operatore si colloca alla destra del paziente. Il primo e il
cipale, per non devascolarizzarlo. secondo aiutante sono posti rispettivamente di fronte a lui e alla
L’innesto preparato viene pesato (il rapporto tra peso sua sinistra. Vengono installati due aspiratori, uno dei quali può
dell’innesto e peso del trapiantato è un parametro importante per essere collegato a un sistema di autotrasfusione (Cell-Saver® ).
l’analisi della sua funzione iniziale). In attesa del suo impianto, Fondamentale è la presenza di uno strumentista e di un toelet-
viene tenuto immerso nella sua soluzione di conservazione a 4 ◦ C tatore circolante. Lo strumentista siede ai piedi e alla sinistra del
oppure messo in una macchina di perfusione [15] . I vasi iliaci paziente (Fig. 5).
prelevati dal donatore contemporaneamente al fegato vengono
spogliati del loro tessuto cellulare, sigillati tramite l’obliterazione Vie d’accesso
degli osti collaterali e conservati anche a 4 ◦ C, pronti all’uso se È ormai accettato che la via d’accesso sia esclusivamente addo-
necessario al momento del reimpianto. minale (Fig. 6). Un’incisione sottocostale che inizia all’apice del
processo xifoideo, che, a destra, scende in basso nel fianco, espone
perfettamente l’intero piano sovra-meso-colico e fornisce accesso
Trapianto standard: exeresi del fegato nativo al piano sotto-meso-colico. Se necessario, questa incisione sotto-
con conservazione della vena cava inferiore, costale destra può essere estesa a sinistra.
anastomosi portocavale temporanea Il tessuto adiposo preperitoneale sottoxifoideo viene aspor-
tato insieme alle grosse varici che lo percorrono per evitare
e impianto dell’innesto a ‘‘piggyback’’ che vengano accidentalmente infilzate durante la chiusura
dell’aponeurosi.
Piggyback è il termine anglosassone che caratterizza il modo in
Tutte le venule parietali di derivazione portocavale vengono
cui si porta qualcuno “a cavallo sulle spalle”. Questa metafora
accuratamente collegate prima di essere recise. Il legamento
illustra perfettamente la tecnica del trapianto epatico che consiste
rotondo, a volte carico di una grossa vena ombelicale permea-
nel preservare la continuità della vena cava dal lato ricevente, per
bilizzata, viene reciso tra due legature supportate. Dal lato del
impiantare lì, addossandola, la vena cava dell’innesto che riceve
fegato, il filo posto in attesa su una pinza robusta serve a solle-
gli osti delle vene epatiche [16] . Il vantaggio di questa tecnica è
vare il fegato e a esporre la regione sottoepatica. L’impugnatura è
quello di aggirare la difficoltà di realizzare le due anastomosi cavali
solida e non rischia di lacerare il parenchima. I primi centimetri
inferiori (sovra- e sottoepatica) nella tecnica originaria descritta da
del legamento falciforme vengono recisi, liberando la faccia ante-
Starzl (Fig. 4).
riore del fegato dal suo attacco parietale. Viene esplorata la cavità
addominale così aperta: l’ascite viene prelevata per l’esame bat-
Installazione teriologico, poi svuotata. Viene controllata la corretta posizione
Il ricevente entra in sala operatoria 1-2 ore prima del momento del sondino gastrico. In questa fase dell’esplorazione è necessario
previsto per l’incisione. Si tratta del tempo necessario per l’equipe ricercare l’eventuale lesione che potrebbe essere sfuggita alle inda-
di anestesia per impostare le vie d’accesso vascolare necessarie per gini preoperatorie e che metterebbe in discussione la prosecuzione
il riempimento e il controllo dell’emodinamica (grandi vie venose dell’intervento chirurgico.
e catetere arterioso radiale e talvolta catetere di Swan-Ganz). La parete è protetta e viene posto un retrattore rigido e potente,
Il paziente viene posto in posizione supina, con il braccio destro in grado sia di sollevare che di allargare l’arcata costale. Possono
lungo il corpo per lasciare spazio all’operatore e al suo secondo essere utilizzati due semplici valvole sottocostali attaccate a pic-
aiutante. Il braccio sinistro in abduzione rimane accessibile agli chetti di testa articolati o meno oppure un retrattore più sofisticato
anestesisti. I punti di appoggio sensibili (punti delle scapole, come il retrattore Bookwalter® (Codman® ) o di Ulrich® (Ulrich
gomiti, testa del perone, sacro, talloni), esposti nei cirrotici mal- medical). La qualità dell’esposizione fornita da questi retrattori
nutriti, sono accuratamente protetti per prevenire l’insorgere di facilita notevolmente le fasi successive.
piaghe da decubito o di paralisi periferiche.
La pelle viene lavata, asciugata e poi disinfettata. Il campo stan-
Fase I: exeresi del fegato nativo
dard va dalla linea mammaria al pube. Lateralmente, l’incisione Non esiste una tattica operatoria individuale per eseguire
deve poter arrivare fino ai fianchi. Quando si prevede di utilizzare l’escissione del fegato nativo. Tutte le tecniche sono buone pur-
uno shunt venovenoso durante la fase anepatica, i teli ven- ché soddisfino la regola d’oro di questa fase: ridurre al minimo le

a b A
2
Figura 3.
A. Principali anomalie delle modalità di distribuzione delle arterie dell’innesto. a. Arteria epatica sinistra che ha origine da un tronco gastroepatico. L’arteria
epatica sinistra (1) scorre nel piccolo epiploon all’incrocio tra pars flaccida e condensa. Nasce da un tronco gastroepatico (2) che irrora anche l’arteria gastrica
sinistra (3). b. Arteria epatica destra (1) che ha origine dall’arteria mesenterica superiore (2).

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a b
a b B C
Figura 3. (seguito)
B. Arteria epatica destra che ha origine dall’arteria mesenterica superiore. Plastica secondo Gordon [14] . a. Vengono tagliati dei patch d’aorta a “8” intorno agli
osti dei due tronchi arteriosi. b. Una cerniera, trattenuta tra i due arrotondamenti, permette di accostare gli osti l’uno all’altro. È l’estremità distale dell’arteria
mesenterica superiore che ormai funge da unico asse di impianto.
C. Altre metodiche di ricostruzione ex situ di un’arteria epatica destra che ha origine dall’arteria mesenterica superiore. a. Impianto nell’ostio dell’arteria
gastroduodenale. b. Impianto terminoterminale all’estremità distale di un segmento di arteria splenica.

Figura 4. Metodi di impianto della vena cava inferiore


dell’intero innesto in situazione ortotopica.
A. Metodo classico. Il segmento di vena cava retroepatica
dell’innesto è interposto sul percorso della vena cava inferiore
nativa portata via con il fegato nativo. Ci sono due anastomosi
cavali: sovra- e sottoepatica.
B. Impianto a piggyback. Il segmento di vena cava retroepatica
dell’innesto è “appoggiato” contro la vena cava nativa conser-
vata.

perdite ematiche. La difficoltà dell’obiettivo deriva dall’esistenza La dissecazione del peduncolo epatico prevede tre fasi succes-
di cirrosi con ipertensione portale dove tutti i legamenti del fegato sive.
sono sede di un denso e fragile circolo venoso collaterale. La La prima consiste nel portarsi sul lato destro del peduncolo per
sezione tra le legature deve essere preferita alla coagulazione elet- avvicinarsi al coledoco. Quest’ultimo è esposto dal basso verso
trica. Questa prima fase può essere complicata dall’esistenza di l’alto fino all’origine del dotto cistico che viene reciso tra delle
aderenze periepatiche, più dense se il paziente è già stato operato legature. A questo livello, il coledoco viene bypassato “alla larga”
nel quadrante superiore destro (colecistectomia o intervento di per non rischiare di ledere le grosse vene fragili che lo circondano.
riparazione biliare). Questa manovra viene eseguita utilizzando un dissettore a punta
smussata. Il coledoco viene sezionato tra due legature supportate
Epatectomie semplici e la sua estremità distale viene reclinata verso il basso. Non è raro
Prima fase: isolamento degli elementi del peduncolo epa- scoprire, posteriormente, un’arteria epatica destra che viene legata
tico. Gli elementi del peduncolo devono essere mantenuti e recisa. La sezione del coledoco espone il fianco destro del tronco
sufficientemente a lungo in modo da non correre il rischio di portale e il ramo destro dell’arteria epatica.
rimanere senza tessuto durante l’impianto dell’innesto. Vengono La seconda ricerca l’arteria epatica sulla faccia anteriore del
avvicinati un po’al di sopra del bordo superiore del primo duo- peduncolo. L’apertura del foglietto anteriore del piccolo epiploon
deno, perché a questo livello sono il più delle volte unici e di e il graduale assottigliamento del peduncolo espongono prima
grosso calibro. Una colecistectomia preliminare non è raccoman- l’arteria epatica propria. Questa viene recuperata tramite un lac-
data. Questa fa sanguinare. La dissecazione viene eseguita passo cetto e il suo rilascio a valle si arresta ai suoi rami di divisione
dopo passo, legando tutti i tessuti prima di sezionarli. Questo che sono legati e messi su dei fili trattori. L’asse arterioso viene
atteggiamento limita la perdita ematica intraoperatoria e previene delicatamente tirato in avanti per essere separato dall’alto in
la linforragia che può complicare il periodo postoperatorio. basso dal tessuto linfatico denso che lo riveste. L’asse arterioso
Il secondo aiutante, munito di una valvola protetta, spinge viene così liberato fino all’impianto dell’arteria gastroduodenale.
verso l’alto il margine libero del fegato mentre il primo aiutante Meglio non lasciare una clamp alla sua origine. L’ischemia della
abbassa il blocco duodenopancreatico per presentare un pedun- parete arteriosa a valle può essere un fattore che favorisce la trom-
colo epatico teso (Fig. 7). bosi postoperatoria e la stenosi anastomotica.

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Figura 6. Incisione a J (1) ingrandita a sinistra a “stella di Mercedes”


5 (2).

Figura 5. Posizione dell’equipe intorno al paziente. 1. Anestesista; 2.


secondo aiutante; 3. primo aiutante; 4. operatore; 5. strumentista.

Nel peduncolo rimane solo la vena porta. Questa viene espo-


sta facilmente, a filo con il duodeno, rimuovendola dal tessuto
linfatico che la circonda. Il tronco della vena porta viene succes-
sivamente liberato dal basso verso l’alto, viene clampato e i suoi
rami destro e sinistro vengono tagliati tra legature solide o più
semplicemente sezionati mediante una suturatrice tagliente tipo
endo-GIA® vascolare.
Seconda fase: anastomosi portocavale temporanea. Questa
anastomosi portocavale assicura il drenaggio del territorio splanc- Figura 7. Exeresi del fegato nativo. Esposizione del peduncolo epa-
nico durante tutta la fase anepatica appena iniziata. Il suo interesse tico. Il primo aiutante abbassa il blocco duodenopancreatico. Il secondo
rimane dibattuto. Molti lavori retrospettivi non hanno mostrato aiutante solleva il bordo libero del fegato ed espone la sua faccia inferiore.
il suo interesse. Tuttavia, uno studio prospettico randomizzato
ha mostrato i benefici che fornisce in termini di consumo di
emoderivati [17] e, in uno studio comparativo di popolazioni aggiu- esercitata sul fegato tende la vena cava sovraepatica, rivelando il
state, gli autori hanno mostrato il suo interesse nel migliorare suo bordo destro, corrispondente al bordo destro della vena epa-
la sopravvivenza degli innesti marginali [18] . Comunque sia, gli tica destra. Questo punto di repere localizza il livello della faccia
autori difendono l’idea che non vi sia alcun rischio nel realiz- anteriore della VCI nel tessuto cellulare lasso che lo ricopre e con-
zarla mentre il beneficio può essere notevole se per caso la fase sente di esporre in tutta sicurezza il tronco comune delle vene
anepatica deve essere prolungata in maniera anomala o per dare epatiche media e sinistra, più anteriore. È rimanendo a contatto
sicurezza ai chirurghi in formazione. con esso che si trova il piano di distacco del legamento triangolare
Il segmento interepatorenale della VCI è quindi ben esposto. destro, il cui collasso inizia nell’arco di pochi centimetri.
Viene liberato dal foglietto peritoneale precavale che lo rico- La mobilizzazione del fegato continua a sinistra. Il legamento
pre e la faccia anteriore della VCI viene clampata lateralmente. triangolare sinistro viene sganciato passo dopo passo. Il lobo sini-
L’anastomosi portocavale terminolaterale è facilmente realizzabile stro viene inclinato a destra dal secondo assistente. La sezione
grazie all’ottima esposizione fornita dalla sezione del peduncolo del piccolo epiploon, fino all’inserzione diaframmatica della pars
epatico. Quando il lobo di Spiegel è ipertrofico, l’esposizione del condensa, consente l’accesso al fianco sinistro della VCI ancora
segmento sottoepatico della VCI può essere difficile, al punto da ricoperta dal segmento I.
abbandonare l’idea di un bypass temporaneo (Fig. 8). Il passo successivo è il distacco del fegato dai suoi attacchi
Terza fase: resezione del fegato nativo mantenendo la conti- posteriori. Molte equipe liberano il fegato passando da destra.
nuità della vena cava inferiore. Il fegato è ora completamente L’assistente per primo, con la mano destra (coperta da un guanto
devascolarizzato. È collassato. Questa riduzione di volume ne in tessuto che aggancia senza sforzo la capsula epatica), reclina
facilita la mobilizzazione. Con la mano sinistra, possibilmente il fegato a sinistra e senza trazione in avanti, mentre l’operatore
indossando un guanto di stoffa per migliorare la presa, l’operatore scolla il legamento triangolare destro. Questo basculamento epa-
abbassa il fegato posizionando l’indice e il medio su entrambi i lati tico viene portato sul fianco destro della VCI. La ghiandola
del legamento falciforme. Questo è sezionato all’origine dei lembi surrenale destra doveva essere prima scollata, la sua vena di dre-
anteriori dei legamenti triangolari destro e sinistro. La trazione naggio doveva essere eventualmente legata e, più in alto, doveva

6 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

Figura 8. Creazione di un’anastomosi portoca-


vale temporanea terminolaterale sulla superficie
anteriore della vena cava inferiore sottoepatica
(A, B). Previene la stasi venosa splancnica e la
congestione del tubo digerente e assicura il man-
tenimento di una buona emodinamica per il
tempo necessario all’epatectomia totale.

A B

qualsiasi tentativo di attraversarlo provoca un’emorragia difficile


da controllare oppure una breccia pleurica o addirittura entrambe.
La deafferentazione vascolare primaria del fegato descritta nel
capitolo precedente permette di fatto di passare in zona sottocap-
sulare o nel parenchima senza il rischio di emorragie significative
poiché il fegato non è più vascolarizzato.
Vena cava sovraepatica inaccessibile. Questa è una situa-
zione frequente quando l’origine della cirrosi è la sindrome di
Budd-Chiari o quando si tratta di un’echinococcosi alveolare che
si sviluppa nella parte superiore del fegato. La malattia infiamma-
toria o il “tumore” parassitario avvolgono la VCI con un tessuto
cicatriziale impossibile da sezionare. Meglio non avvicinarsi alla
vena cava nello spazio inter-epato-diaframmatico. Si controlla
molto facilmente attraverso una breve frenotomia orizzontale nel
suo segmento intrapericardico.
Figura 9. Campo operatorio durante la fase anepatica. Il flusso della Peduncolo epatico indissecabile. Il peduncolo viene clam-
vena cava e il flusso splancnico sono rispettivamente preservati dalla pato in massa alla sua base e sezionato il più distalmente possibile.
conservazione della vena cava inferiore retroepatica e dalla creazione di Ciascuno degli elementi che lo compongono può essere ricono-
un’anastomosi portocavale temporanea. sciuto e sezionato a partire dalla fetta di sezione.
Non è raro, in questa situazione, scoprire una trombosi della
vena porta. La realizzazione di un’anastomosi portocavale tem-
essere sezionato, tra legature supportate o usando l’endo-GIA® poranea non è necessaria poiché nel tempo sono state create
vascolare, il legamento epatocavale. numerose ed efficaci vie di derivazione. Nel capitolo dedicato al
Resta da liberare la VCI dal settore dorsale che la racchiude e reimpianto, si vede come aggirare la difficoltà di impianto creata
a cui è attaccata attraverso le sue vene epatiche. Le vene epati- da questa situazione.
che accessorie provenienti dal fegato destro sono collegate passo
dopo passo dal basso verso l’alto man mano che si presentano. Il Fase II: anepatia
tronco della vena epatica destra finisce così per essere esposto. La Questa fase è dedicata al perfezionamento dell’emostasi del
sua sezione a monte di una legatura supportata permette l’accesso letto di epatectomia e poi all’esecuzione delle due anastomosi
alla fila dei vasi epatici nati dalla parte sinistra del settore dor- venose (cava e porta) dovute all’impianto dell’innesto epatico
sale. Il tronco comune delle vene epatiche media e sinistra viene prima della sua rivascolarizzazione.
sezionato per primo per esporre in gran parte le piccole vene spie-
geliane di sinistra. Questa fase è lunga e deve essere guidata con Emostasi del letto di epatectomia
cautela, con ogni legatura che merita di essere sostenuta. Ogni Sul lato destro della vena cava, la ghiandola surrenale destra,
ferita vascolare è fonte di sanguinamento abbondante. deperitoneizzata e talvolta privata del suo sistema di dre-
Sembra però che passare da sinistra offra il vantaggio di indurre naggio, trasuda ancora. Gli aghi fatti passare non faranno
meno ipotensione in relazione al ripiegamento della VCI e di altro che peggiorare l’emorragia. L’emostasi viene eseguita con
essere più facilitati quando, come spesso accade in un fegato cir- un’elettrocauterizzazione. L’utilizzo di un coagulatore a getto di
rotico, il fegato destro è ipotrofico e il sinistro è ipertrofico [19] . argon, quando disponibile, rende l’operazione molto semplice.
Il fegato viene espiantato e inviato nella sua interezza per L’area cruenta di inserzione del legamento triangolare destro
l’esame anatomopatologico. L’ipocondrio destro è vuoto. La VCI viene chiusa mediante alcuni punti a forma di X o con un bisturi
lo attraversa longitudinalmente nella sua parte sinistra (Fig. 9). Si elettrico. Gli autori sconsigliano le suture andata e ritorno, che
increspa sotto le onde pressorie dall’atrio destro. La vena porta vi finiscono per avvicinare le sue radici anteriore e posteriore e
sbocca a pieno canale. Il ritorno al cuore destro è così preservato, restringere il compartimento subfrenico destro al punto da osta-
il territorio splancnico è drenato ed è limitata la perdita di sangue. colare l’impianto dell’innesto.
Il perfezionamento dell’emostasi è un imperativo che può
richiedere molto tempo. Questo è il vantaggio di aver realizzato
Epatectomie difficili
un’anastomosi portocavale.
Questo è il caso quando l’ipertensione portale è grave e c’è una
storia di chirurgia dell’ipocondrio destro. L’esistenza di aderenze Preparazione delle anastomosi venose
spesse, retrattili, estremamente emorragiche e la scomparsa dei L’innesto viene estratto dal suo contenitore sterile o scollegato
piani di dissecazione impediscono l’accesso ai vari siti di clam- dalla macchina di perfusione. Durante l’intero processo di realiz-
paggio e di anastomosi. Nella pratica, si incontrano tre tipi di zazione delle anastomosi, viene ricoperto con un campo umido e
difficoltà. freddo regolarmente spruzzato con acqua ghiacciata.
Mancanza di passaggio tra il diaframma e il fegato. Può La tecnica per eseguire le anastomosi venose varia da scuola a
essere il caso dopo una precedente epatectomia su un fegato con scuola. Variano soprattutto l’ordine delle anastomosi, il calibro e
cirrosi. La fetta di sezione si è fusa con il muscolo diaframmatico e la natura dei fili utilizzati, la necessità o meno di spurgare il fegato

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I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

1
3
2 4

B
Figura 10. Le tre modalità di attuazione piggy-
back dell’innesto.
A. Terminolaterale sugli osti uniti delle vene epa-
tiche media e sinistra con clampaggio della vena
cava.
B. Terminolaterale sugli osti uniti delle vene epa-
tiche destra, media e sinistra senza clampaggio
della vena cava. 1. Vena cava inferiore sovrae-
patica; 2. vena epatica destra; 3. vena epatica
sinistra; 4. vena epatica media.
C. Faccia a faccia. La vena cava dell’innesto viene
divisa longitudinalmente e fissata sulla vena cava
inferiore del ricevente.
D. Laterolaterale.

su un dissettore e poi sezionati. Questa plastica di ingrandi-


mento crea un’ampia bocca anastomotica e facilita l’esecuzione
dell’anastomosi cavo-sovra-epatica. L’esecuzione di questa ana-
stomosi di solito richiede un doppio clampaggio della VCI. Una
variante senza clampaggio della VCI (Figg. 10A, B) è stata descritta
da Tayar et al. [20] . L’estremità prossimale della VCI sul lato
dell’innesto viene legata o graffata dopo aver pulito l’innesto.
Nella seconda (Fig. 10C), la vena cava dell’innesto viene tagliata
in un ampio patch che circonda gli osti di tutte le vene epatiche,
principali e accessorie. Questo patch di vena cava viene impian-
tato “faccia a faccia” sulla superficie anteriore della vena cava del
ricevente lungo un’incisione verticale [3] . È nuovamente necessa-
rio un doppio clampaggio della cava.
La terza è quella preferita dagli autori (Figg. 10D, 11). La vena
Figura 11. Prima anastomosi vascolare: impianto della vena cava cava dell’innesto è conservata, ma impiantata laterolateralmente
dell’innesto sulla vena cava del ricevente, laterolaterale. L’anastomosi deve alla VCI del ricevente. Per fare ciò, le due estremità della vena
portarsi sul fianco destro della vena cava inferiore del ricevente per evitare cava dell’innesto vengono chiuse per prime (usando una fila di
qualsiasi “twist” quando l’innesto viene inclinato nell’ipocondrio destro. graffette vascolari o una sutura a punti continui) e poi viene
chiusa la sua faccia posteriore anastomizzata sulla VCI nativa,
lungo un’incisione lateralizzata a destra, nell’asse del moncone
prima che venga rimesso in carica nonché la natura del liquido di della vena sovraepatica destra.
lavaggio (sangue, albumina diluita, soluzione fisiologica, ecc.). È sufficiente un semplice clampaggio laterale della VCI del
Impianto cavale. A seconda della natura dell’anastomosi ese- ricevente. Con la realizzazione di un’anastomosi portocavale
guita tra la vena cava del donatore e del ricevente, sono state temporanea, il flusso portocavale viene dunque mantenuto.
descritte tre tecniche (Fig. 10). Dopo aver superato i punti d’angolo superiore e inferiore
Nella prima (Figg. 10A, B), la più antica, l’estremità distale dell’anastomosi, l’innesto viene posizionato nella loggia epatica.
della vena cava retroepatica dell’innesto è impiantata in modalità I punti dell’angolo superiore e inferiore vengono legati. Con la
terminolaterale, alla faccia anteriore della vena cava del rice- mano sinistra, il secondo assistente solleva il lobo sinistro. Il bordo
vente, a livello dello sbocco delle vene epatiche. I ponti di parete destro della sutura viene reso transanastomotico da sinistra a par-
venosa che separano gli osti dalle vene epatiche vengono caricati tire dall’angolo superiore. I punti caricano uno spessore di vena

8 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


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Figura 12. Seconda anastomosi vascolare: anastomosi portale termi-


noterminale.

Figura 14. Jump graft tra la vena porta dell’innesto e la superficie ante-
riore della vena mesenterica superiore per trattare l’obliterazione completa
della vena porta del ricevente. L’innesto è una vena iliaca prelevata dal
donatore.

colico, all’estremità della vena mesenterica superiore. L’innesto


venoso passa successivamente davanti al blocco duodenopancrea-
tico, poi attraverso la radice del mesocolon trasverso ai piedi della
quale viene impiantato in posizione terminolaterale sulla fac-
cia anteriore della vena mesenterica superiore (Fig. 14). La vena
mesenterica superiore è controllata nella radice del mesentere, ai
Figura 13. Anastomosi portale terminoterminale. Confezionamento di piedi del mesocolon trasverso davanti al terzo segmento duode-
un growth factor o fattore di espansione della sutura sotto pressione venosa nale. Viene liberata per 2-3 cm, il che avviene attraverso la sezione
splancnica. tra legature di uno o due affluenti digiunali. Questa dissecazione
presenta un grave rischio emorragico per la presenza di vene digiu-
nali fini, tese e numerose. In questo contesto, può essere utile
pari al passo. Quando sono interessati i tre quarti dell’anastomosi, posizionare uno shunt venovenoso tra il territorio splancnico e il
si utilizza l’altro capo per completare l’anastomosi. Il risciacquo territorio della vena cava inferiore.
dell’innesto viene drenato attraverso le maglie allentate della In alcuni casi eccezionali, l’intero sistema venoso splancnico
sutura. Questo risciacquo libera il fegato del potassio che si è accu- è otturato. Questa situazione non costituisce una controindica-
mulato lì durante lo stoccaggio statico e svuota la VCI dell’aria che zione al trapianto. L’impianto della vena porta dell’innesto può
contiene. riguardare l’estremità distale della vena renale sinistra, anasto-
Anastomosi portale (Fig. 12). Di solito, è un’anastomosi mosi terminale (i fattori trofici derivanti dal territorio splancnico
facile da realizzare. La vena porta nativa viene staccata dal suo passano attraverso le molteplici derivazioni splenorenali che si
impianto cavale. Una legatura supportata o una fila di graffette, sono sviluppate con il tempo nel paziente cirrotico), o la VCI,
0,5 cm sopra l’anastomosi portocavale è sufficiente. La vena porta che realizza quella che è stata chiamata emitrasposizione cavo-
del ricevente è collegata a quella del trapianto in posizione termi- portale (Fig. 15). È di tipo terminoterminale [23] dopo la legatura
noterminale. Le lunghezze devono essere valutate attentamente della VCI a valle dell’anastomosi. Che sia renoportale o cavo-
per non rischiare piegamenti durante l’allentamento dei retrat- portale, l’emitrasposizione non corregge l’ipertensione portale,
tori. La distanza corretta è a 15 mm dal bordo superiore del ma la normalizzazione della funzionalità epatica riduce il rischio
pancreas sul lato ricevente e a livello del moncone della vena di sanguinamento e contribuisce alla risoluzione dell’ascite.
pancreaticoduodenale sul lato destro della porta dell’innesto. L’anastomosi renoportale ha il vantaggio di non interrompere il
L’anastomosi viene eseguita utilizzando una sutura continua di flusso cavale.
Prolene® 5/0. Il nodo della sutura viene realizzato dopo declam-
paggio a distanza dall’anastomosi, lasciandogli una possibilità di Declampaggio
espansione (Fig. 13). È il growth factor descritto da Starzl et al. [21] . La comunicazione con gli anestesisti è particolarmente impor-
L’anastomosi portoportale può essere difficile nei pazienti con tante al momento del declampaggio, consentendo di anticipare e
trombosi parziale o completa della vena porta, complicanza fre- prevenire la sindrome da riperfusione e l’iperkaliemia associate al
quente nel corso di una cirrosi. Il coagulo che, di regola, non ripristino della vascolarizzazione epatica.
supera la confluenza splenomesaraica è nella maggior parte dei La clamp cavale viene rilasciata per prima. La tenuta della
casi estirpabile. Il piano di scissione si situa oltre l’endotelio, sutura viene verificata prima di ricollegare la vena porta; segue
lasciando in posizione un manicotto di avventizia abbastanza il declampaggio della vena porta. Massaggiare l’anastomosi aiuta
solido da supportare una sutura. Si epitelizza nel tempo. la sutura portocavale a distendersi per allargare la linea di sutura.
Raramente, il trombo non è estirpabile. Non è stato quindi pos- La ricolorazione dell’innesto è lenta; il parenchima epatico viene
sibile effettuare un’anastomosi portocavale provvisoria. Tuttavia, massaggiato delicatamente per “lisciare” i sinusoidi. Il fegato
l’ipertensione portale è raramente fastidiosa perché l’obliterazione viene riscaldato cospargendolo di soluzione tiepida.
portale cronica ha favorito lo sviluppo di una collateralità signi- Bisogna assicurarsi nell’immediato che non vi siano perdite
ficativa ed efficace. L’allungamento della vena porta dell’innesto dalle anastomosi o dall’innesto. Il lobo destro del fegato viene
con l’aiuto di un segmento di vena iliaca dello stesso donatore, impalmato dal primo aiutante e totalmente inclinato a sinistra.
prelevato sempre contemporaneamente al fegato [22] , permette Questa manovra espone perfettamente il lato destro della vena
di andare a cercare un flusso splancnico a livello sotto-meso- cava e il segmento retroepatico della VCI. Poi il lobo sinistro viene

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A B C
Figura 15. Trombosi del sistema venoso splancnico: non è più una controindicazione al trapianto. La vena porta dell’innesto può essere impiantata in tre
siti.
A. Sulla vena renale sinistra in posizione terminoterminale.
B. Sulla vena cava inferiore e quest’ultima collegata o aggraffata a valle per impedire il furto del flusso portale.
C. Sulla vena cava inferiore sezionata e sganciata per darle lunghezza. Un taglio smussato permette di adattare il suo calibro a quello della vena porta.

2
2 3

B C
Figura 16. Realizzazione dell’anastomosi arteriosa. Tre siti sono privilegiati per le possibilità che offrono di eseguire una plastica di ingrandimento.
A. Biforcazione tra arterie epatiche destra e sinistra.
B. Biforcazione tra arteria epatica propria (1) e arteria gastroduodenale sezionata (2).
C. Confluenza tra arteria epatica comune (3) e arteria gastroduodenale (2).

inclinato a destra per controllare il lato sinistro. Si verifica che la Quest’ultima è infatti un’importante via di sostituzione in caso di
sutura della vena porta sia tesa e che vi sia una buona emostasi stenosi dell’origine del tronco celiaco da parte di un legamento
nei tessuti che circondano gli elementi del peduncolo. Una clamp arcuato e il suo ostio allarga la zona dell’anastomosi.
bulldog non traumatica viene posizionata sopra l’arteria e la via Dal lato dell’innesto, non è necessario conservare l’intero asse
biliare per evitare che il reflusso di sangue venoso inondi il campo. arterioso. La sua lunghezza viene regolata tra tensione eccessiva
L’emostasi deve essere perfetta prima di passare alla fase succes- e plicatura. Sono preferibili due siti di impianto: la conver-
siva. genza arteria gastroduodenale/arteria epatica comune oppure la
convergenza tronco celiaco/arteria splenica (Fig. 16). Un’arteria
adeguatamente rivascolarizzata batte forte e freme sotto le dita.
Fase III: ricostruzione arteriosa e biliare In ogni caso, il controllo del flusso per effetto Doppler è siste-
La creazione di una buona anastomosi arteriosa è necessaria matico alla fine dell’operazione. La riparazione dell’anastomosi
per la vascolarizzazione della via biliare dell’innesto. Tuttavia, arteriosa in caso di dubbio sulla sua qualità è una misura efficace
non è sufficiente garantire la qualità dell’anastomosi biliare, che per ridurre l’incidenza delle trombosi arteriose postoperatorie.
deve essere tecnicamente perfetta. La distribuzione anatomica Quando un’arteria epatica destra è stata collegata al tronco
non modale è associata a un aumentato rischio di trombosi posto- celiaco con la tecnica di Gordon, l’anastomosi viene eseguita
peratoria [24, 25] . sull’estremità distale dell’AMS, possibilmente spatolata con una
Fondamentale è il rilascio di un eventuale legamento arcuato. linea di divisione (Fig. 17).
Arterie epatiche del ricevente non utilizzabili. Ciò avviene
Anastomosi arteriosa quando sono trombizzate o quando le loro pareti sono state dis-
Devono essere preferite le anastomosi arteriose a punti separati, secate da un ematoma sottoavventiziale.
meglio se eseguite con gli occhialini. L’arteria splenica è il sito recettore più vicino. È accessibile nel
È stato descritto un gran numero di tecniche di arterializzazione suo quarto prossimale al bordo superiore del pancreas, dove gene-
dell’innesto epatico, diverse per sito di anastomosi utilizzato, lato ralmente descrive una bella ansa. L’asse arterioso dell’innesto è
dell’innesto o lato ricevente. Si presentano due situazioni radi- sufficientemente lungo da potervi essere impiantato senza ricor-
calmente differenti a seconda che l’arteria epatica del ricevente si rere all’interposizione di un innesto vascolare. L’anastomosi è di
presti o meno a realizzare un’anastomosi di buona qualità in virtù tipo terminolaterale, utilizzando per esempio il patch aortico, o di
della sua consistenza. tipo terminoterminale, tra il tronco celiaco dell’innesto e l’arteria
Arterie epatiche del ricevente utilizzabili. L’arteria è di splenica prossimale mobilizzata e sezionata per essere ribaltata
buone dimensioni, con una parete sana. (Fig. 18). Gli autori utilizzano quest’ultimo metodo di reimpianto
L’impianto viene eseguito meglio a cavallo dell’arteria epatica quando la lunghezza dell’arteria dal lato dell’innesto non è suf-
comune e propria, di fronte all’ostio dell’arteria gastroduodenale. ficiente per ottenere un’anastomosi senza tensione o quando è

10 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

Figura 19. Arterializzazione dell’innesto epatico. Quando l’arteria


3 epatica o l’arteria splenica del ricevente sono impraticabili, l’arteria
dell’innesto viene impiantata nell’aorta mediante l’interposizione di un
innesto iliaco (prelevato dal donatore). Sono possibili due siti aortici:
l’aorta celiaca, esposta e preparata durante la fase anepatica, o l’aorta
sottorenale, immediatamente al margine inferiore della vena renale sini-
stra.
Figura 17. Sito di anastomosi arteriosa sul lato dell’innesto dopo pla-
stica di Gordon (cfr. Fig. 7). Plastica di taglio sull’arteria mesenterica
superiore impiantata nel sito arterioso del ricevente. 1. Arteria epatica mente controllabile su tutta la sua lunghezza. Questa via passa
sinistra; 2. tronco celiaco; 3. arteria mesenterica superiore. successivamente attraverso la radice del mesocolon trasverso e
poi nella cavità posteriore degli epiploon, prima di emergere nella
parte sinistra dell’ilo del fegato. L’anastomosi sull’aorta viene ese-
guita utilizzando una sutura monofilamento riassorbibile 4 × 0.
L’anastomosi arteriosa distale non presenta difficoltà.
Quando l’apporto arterioso dell’innesto è completo, l’emostasi
viene nuovamente controllata prima di iniziare la fase di ricostru-
zione del dotto biliare. Il fegato viene sganciato da destra, poi da
sinistra, alla ricerca di eventuali sanguinamenti sulle anastomosi
cavali o sul letto di epatectomia. In questa fase, ci si concentra
A B in particolare sull’emostasi del tessuto connettivo pericoledocico,
ricco di arteriole che iniziano a sanguinare non appena l’arteria
Figura 18. Arterializzazione dell’innesto epatico. Quando l’arteria epa- viene ricostruita, segno di una buona vascolarizzazione.
tica del ricevente non può essere utilizzata, bisogna che sia impiantata
sull’arteria splenica in posizione terminolaterale (A) o sull’arteria splenica Ricostruzione biliare
in posizione terminoterminale (B). La milza rimane arterializzata attraverso Dopo essere stato oggetto di tecniche esoteriche (anastomosi
dei vasi corti. colecistodigiunale su ansa a “Y”, doppio dotto di Calne, ecc.), il
principio base che guida questa fase operatoria è semplice e fisiolo-
gico nel rispetto dei principi della chirurgia biliare convenzionale.
indicata la legatura dell’arteria splenica (deafferentazione di un La scelta della tecnica di ricostruzione biliare dipende dalle
aneurisma situato a valle). condizioni anatomiche. Quando le estremità coledociche sono
Quando non è possibile utilizzare né l’arteria epatica né l’arteria sane, larghe, ben vascolarizzate e sufficientemente lunghe da con-
splenica prossimale del ricevente, l’arteria dell’innesto viene sentire un’anastomosi senza tensione, tutto si presta a eseguire
impiantata direttamente nell’aorta. L’aorta celiaca è accessibile un’anastomosi coledoco-coledocica terminoterminale [26] . Altri-
all’impianto diretto, ma è difficile da esporre perché è profon- menti, viene utilizzata un’anastomosi biliodigestiva.
damente incastonata tra i pilastri del diaframma, a meno che Qualunque sia la tecnica scelta, il primo passo è rimuovere
l’impianto non sia stato preparato durante la fase anepatica la vescicola dall’innesto. L’emostasi del letto della colecisti deve
mediante un primo innesto di un segmento di arteria iliaca pre- essere perfetta e le legature dell’arteria e del dotto cistico devono
levato dal donatore. essere ben fissate.
La faccia anteriore dell’aorta addominale sottorenale è Anastomosi coledoco-coledocica terminoterminale. Que-
un sito molto più conveniente, facilmente esposto per via sta anastomosi coinvolge dotti fini.
sotto-meso-colica, mobilizzando la prima ansa digiunale. L’aorta Viene realizzata con l’aiuto di punti separati di sutura rias-
viene liberata dalle strutture linfatiche che la ricoprono per sorbibile monofilamento (PDS® ). È meglio proteggerla con un
alcuni centimetri, per consentire un clampaggio laterale sicuro. drenaggio a “T”, anche se uno studio randomizzato ha mostrato
L’allungamento dell’asse arterioso dell’innesto è stavolta essen- il beneficio a breve termine di non drenare [27] . La presenza di un
ziale. Per fare ciò, gli autori utilizzano il treppiede iliaco prelevato drenaggio nella via biliare permette di controllare l’esistenza di un
contemporaneamente al fegato fino a quel momento tenuto flusso biliare nei primi giorni postoperatori e offre la possibilità di
freddo. La biforcazione iliaca esternoipogastrica permette di appli- opacizzare le vie biliari in caso di complicanza o di dubbio sullo
care idealmente questo innesto alla faccia anteriore dell’aorta stato dell’anastomosi.
(Fig. 19). Ci sono due possibili vie per portare l’innesto iliaco sul Dopo aver unito le due estremità coledociche utilizzando due
sito di anastomosi aortica. La via retroperitoneale (che passa suc- punti d’angolo destro e sinistro, il piano posteriore viene costruito
cessivamente davanti alla vena renale sinistra, a destra dell’origine per primo. Sono sufficienti pochi punti regolarmente distribuiti,
dell’AMS, dietro il corpo del pancreas, e che infine emerge nell’ilo che afferranno ampiamente i margini coledocici. I fili vengono
del fegato, al margine sinistro della VCI sottoepatica) viene uti- annodati all’interno del lume biliare.
lizzata eccezionalmente perché non è possibile alcun controllo Viene poi posizionato un drenaggio di Kehr (Fig. 20). Il ramo
dell’innesto arterioso nel suo tragitto retropancreatico. La seconda verticale della “T” si esteriorizza attraverso l’anastomosi oppure
via è meno diretta ma intraperitoneale, e l’innesto arterioso è facil- attraverso la parete del coledoco del lato ricevente, a distanza (da

EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 11


I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

Figura 21. Anastomosi coledoco-coledocica terminoterminale.


Figura 20. Anastomosi coledoco-coledocica terminoterminale. Un dre- Quando le condizioni anatomiche lo consentono, non è necessario
naggio di Kehr è stato posizionato in zona transanastomosi. drenare (A). In caso contrario, è meglio proteggere l’anastomosi con un
drenaggio a “T”, il cui ramo verticale esce attraverso l’anastomosi (B) o il
0,5 a 1 cm) dalla linea di sutura (Fig. 21). Prima di essere posi- segmento distale del coledoco (C).
zionati nel lume coledocico, i rami orizzontali della “T” vengono
tagliati per evitare che attraversino lo sfintere di Oddi sottostante
o che cateterizzino selettivamente uno dei due dotti epatici in
alto. Il piano anteriore viene infine chiuso, utilizzando punti di
presa spessi.
La tenuta dell’anastomosi viene verificata iniettando acqua
attraverso il drenaggio.
Anastomosi coledoco-coledocica laterolaterale. Questa
anastomosi proteggerebbe dalle stenosi anastomotiche [28] . Viene
criticata perché richiede una buona lunghezza del coledoco dal
lato dell’innesto e, perciò, di posizionare l’anastomosi su un’area
poco vascolarizzata.
Anastomosi biliodigestiva. L’anastomosi viene eseguita su
un’ansa digiunale montata a “Y” secondo la tecnica di Roux.
La lunghezza dell’ansa esclusa è di 75 cm. L’anastomosi ai piedi
dell’ansa, terminolaterale, viene eseguita manualmente anziché
con una pinza automatica per garantire l’emostasi delle fette di
sezione digestiva. Il coledoco viene impiantato in modalità ter-
minolaterale, utilizzando punti separati di fili riassorbibili fini, sul
bordo antimesenterico dell’ansa, a 1 cm dalla sua estremità pros-
simale. È preferibile drenare la via biliare secondo la tecnica di
Voelker, utilizzando un drenaggio (tipo transcistico CH 5) esterio-
rizzato ai piedi dell’ansa dove è “tunnellizzato” secondo Witzell
per 2-3 cm (Fig. 22).
Dopo aver eseguito un ultimo “giro di emostasi” e aver lavato
il sito chirurgico con soluzione calda, il compartimento epatico
viene drenato mediante due drenaggi fini posti dietro il fegato
e messi in aspirazione. Il ramo verticale del drenaggio di Kehr è Figura 22. Anastomosi biliodigestiva su ansa montata a “Y” e drenata
esteriorizzato alla cute, sotto la porzione costale destra, al di sopra alla Voelker.
della linea di incisione. Il suo tragitto intraperitoneale è quindi
il più breve possibile e passa attraverso il letto vescicolare, zona La migrazione dello stent nella VCI sovraepatica è meno fre-
favorevole alla creazione di aderenze. Questo drenaggio rimarrà quente. In questo caso, la protesi può essere lasciata in posizione
al suo posto 4 mesi ed è importante che tenga bene. Per questo, e la sutura si porterà su di essa [31] . Gli autori hanno recente-
viene utilizzata una tecnica qui descritta. mente riportato un caso di trapianto di fegato eseguito in una
La parete viene richiusa piano per piano con l’aiuto di fili rias- giovane donna la cui estremità superiore del TIPS raggiungeva la
sorbibili forti. valvola tricuspide e che ha potuto essere rimossa sotto circolazione
extracorporea (CEC) [32] .
Trapianto con shunt intraepatico transgiugulare
Lo shunt portosistemico intraepatico transgiugulare (TIPS) è un
trattamento efficace per l’ascite refrattaria, per l’emorragia dige- Trapianto senza conservazione della vena
stiva alta o per la sindrome epatorenale nei candidati al trapianto
di fegato [29] . cava inferiore retroepatica
L’impianto di un TIPS prima del trapianto migliora gli esiti È la tecnica originale descritta da Starzl [1] . La sua applicazione è
dell’intervento e la sopravvivenza del paziente [30] . Tuttavia, diventata eccezionale, riservata alle situazioni in cui la VCI retroe-
nel 30% dei pazienti possono verificarsi complicanze come la patica merita di essere resecata (tumore al contatto, vena cava
migrazione dello stent nella vena porta o nella VCI o persino inferiore, TIPS intracavale). Si differenzia dalla tecnica standard
nell’atrio destro e complicare l’impianto del trapianto di fegato. per la necessità di controllare la vena cava retroepatica prima di
Dal momento che l’imaging preoperatorio ha identificato uno asportarla con il fegato nativo, di allestire uno shunt venovenoso
stent posizionato male o spostato, è necessario prevedere la extracorporeo durante la fase anepatica se si vogliono derivare le
gestione chirurgica dello stent migrato durante il trapianto di aree della vena cava inferiore e splancniche e di includere due
fegato. anastomosi cavali al momento del reimpianto.
La migrazione dello stent nella vena porta e nella vena mesente-
rica superiore è il caso più frequente. Lo stent si è incastrato nella
parete e insistere nel tentativo di rimuoverlo può provocare una Installazione dello “shunt” venovenoso
lesione venosa irrecuperabile. La vena e la protesi devono essere Oggi, l’installazione dello shunt venovenoso è eccezionale. Essa
recise e l’anastomosi deve essere portata al di sopra, come se fosse anticipa e presume di aver lasciato accessibili i siti di cannulazione
assente (Fig. 23). durante l’installazione dei teli.

12 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

Figura 23. L’endoprotesi (shunt intraepatico transgiugulare


[TIPS]) si è incastrata nella parete e persistere nel tentativo di
rimuoverla può portare a una lesione venosa irrecuperabile. La
vena e la protesi devono essere recise e l’anastomosi deve essere
portata al di sopra, come se fosse assente (A, B). VCI: vena cava
inferiore; AE: arteria epatica; freccia: TIPS.

VCI

AE

A B

Viene messo in attesa su due fili di Nylon® forte che permettono


di fissare la cannula dello shunt.
Gli ultimi centimetri della vena basilica e l’origine della vena
ascellare vengono esposti attraverso un’incisione orizzontale pra-
ticata sul lato interno della radice del braccio sinistro. La vena è
sottoaponeutica. Viene accuratamente liberata dagli elementi del
plesso brachiale che la circondano sempre a questo livello. Viene
liberata dai suoi affluenti per 3-4 cm e poi messa in attesa su due
laccetti, montati su tornelli.
Due cannule vengono introdotte rispettivamente nella vena
safena destra e nella vena ascellare sinistra alla sua origine.
Spinte per 10 cm circa, la loro corretta posizione è confermata
dall’esistenza di un reflusso. Entrambe vengono accuratamente
fissate, sciacquate con soluzione fisiologica tiepida e poi clampate
in attesa di essere collegate al circuito extracorporeo.
La cannula portale può essere inserita nella vena mesenterica
inferiore (VMI) e spinta nella vena porta. La posizione della sua
estremità prossimale viene controllata per consentire il clam-
paggio della vena porta sopra. Può anche essere posizionata
direttamente nella vena porta. La manovra di introduzione della
cannula portale è caratterizzata dal rischio di lasciarsi scappare la
vena. Per evitare questo incidente, si procede in tre fasi (Fig. 24):
• il tronco portale viene serrato all’origine e poi sezionato a livello
della sua biforcazione, con i rami destro e sinistro legati con filo
di Nylon® lasciato in attesa;
• in esso viene introdotta una cannula serrata alla sua estremità
distale fino a battere contro la clamp; un tornello assicura la
cannula;
• la clamp portale viene aperta, con il tornello, tenuto stretto, che
non impedisce di spingere la cannula di soli 5 cm, in modo che
la sua estremità sia a livello della confluenza splenomesaraica.
La vena viene poi fissata saldamente alla cannula utilizzando
un filo di Nylon® forte. Quest’ultimo viene liberato dall’aria.
Le estremità distali delle cannule safena e porta vengono unite
mediante un connettore a “Y”. Questo connettore e la cannula
ascellare sono collegati a entrambe le estremità del circuito extra-
corporeo che passa dietro il secondo assistente, in cui la testa della
Figura 24. Installazione dello shunt venovenoso extracorporeo. Il pompa è collegata al suo motore.
momento delicato di questa manovra è l’introduzione della cannula di Tutte le clamp vengono aperte e la pompa viene attivata.
prelievo del sangue venoso splancnico nella vena porta.

Controllo della vena cava sopra e sotto il fegato


L’accesso delle vene femorale e ascellare può essere realizzato Il legamento falciforme viene reciso all’origine dei foglietti
mediante puntura percutanea sotto controllo ecografico o per via anteriori dei legamenti triangolari destro e sinistro. La trazione
diretta. L’arco della vena safena interna destra viene avvicinato esercitata sul fegato sollecita la vena cava sovraepatica. A questo
nella cavità inguinale destra, mediante un’incisione verticale di punto si vede il bordo esterno della vena epatica destra. È rima-
5 cm, tracciata un dito traverso all’interno dell’arteria femorale. nendo a contatto con esso che si trova il piano di dissecazione

EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 13


I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

Figura 25. Exeresi del fegato nativo con il suo


segmento di vena cava.
A. Emostasi del letto di resezione della vena cava
inferiore.
B. Emostasi della superficie d’inserzione del lega-
mento triangolare destro.

della faccia posteriore della VCI, staccato di tre quarti da questo


lato, con l’aiuto di un dissettore a punta mozza. L’aggiramento
della vena cava sovraepatica si completa passando per il suo lato
sinistro. La sezione del piccolo epiploon consente l’accesso alla
superficie posteriore della VCI e di ricongiungersi al piano della
dissecazione iniziata a destra. La VCI sovraepatica viene messa in
attesa con un laccio.
La VCI sottoepatica, esposta reclinando la cannula portale a
sinistra, si presenta attraverso la sua superficie anteriore. Dopo
aver liberato il peritoneo che la ricopre, viene aggirata a que-
sto livello, utilizzando il dissettore a punta mozza, rimanendo in
buon contatto con la sua parete in modo da non perdere il piano
di dissecazione. Al suo bordo sinistro, si passa sopra l’impianto
della vena renale sinistra. Questa viene messa su laccio.

Resezione epatica nativa


Il fegato deve prima essere liberato dai suoi attacchi posteriori
destri. Questa fase è facile quando il parenchima epatico è deva-
scolarizzato (Fig. 25).
I foglietti anteriore e posteriore del legamento triangolare destro
vengono sezionati mediante elettrocauterizzazione, rimanendo a
filo con la capsula epatica. Il lobo destro, rilasciato gradualmente, Figura 26. Plastica d’ingrandimento del moncone distale della vena
viene inclinato a sinistra. Questa manovra dà accesso alla VCI cava inferiore utilizzando gli osti delle vene epatiche.
retroepatica di cui vengono liberati il fianco destro e poi la faccia
posteriore. In basso, questa manovra è possibile solo dopo aver
sezionato la vena surrenale destra tra due legature. destra, media e sinistra si collega al suo fianco destro e alla sua
La vena cava sovraepatica viene clampata utilizzando una faccia anteriore. Il ponte di parete venosa che le separa dalla
clamp vascolare lunga e solida (tipo De Bakey, Codman® ) che vena cava viene caricato su un dissettore e poi sezionato al cen-
afferra il diaframma. La presenza del pilastro destro del diaframma tro. Questa plastica di ingrandimento facilita la realizzazione
conferisce all’asse di clampaggio una direzione obliqua. La vena dell’anastomosi cavale sovraepatica (Fig. 26). La vena cava sot-
cava sottoepatica viene clampata perpendicolarmente al suo asse toepatica viene preparata obliterando gli orifizi di impianto delle
e su un piano frontale mediante una clamp più sottile, sufficien- vene del settore dorsale del fegato che sono state recise durante
temente corta da entrare nella cavità addominale (tipo De Bakey, l’exeresi del fegato nativo.
Codman® ). I due anelli di ciascuna clamp sono fissati da un robu- La realizzazione dell’anastomosi cavale sovraepatica richiede
sto filo metallico, per impedirne l’apertura accidentale durante una perfetta esposizione. Dopo aver superato i punti d’angolo
l’impianto dell’innesto. destro e sinistro della linea di sutura, l’innesto viene introdotto
La vena cava sovraepatica è sezionata 1 cm a monte nell’ipocondrio destro. Con la mano sinistra, il primo assistente lo
dell’impianto delle vene epatiche per mantenere un moncone suf- spinge in fondo alla sua loggia mentre lo abbassa per esporre l’area
ficiente, facile da anastomizzare. Non bisogna esitare a incidere il dell’anastomosi. Con la mano destra, tiene la sutura. Per questa
parenchima epatico per soddisfare questo requisito. anastomosi, viene utilizzata una sutura monofilamento 4/0 non
Inserendo il dito medio della mano sinistra nella vena cava riassorbibile. Il piano posteriore viene realizzato per primo per
retroepatica, l’operatore solleva il fegato e lo inclina verso destra. via anteriore, partendo dall’angolo sinistro. I punti comprendono
La vena cava retroepatica viene separata dal lobo di Spiegel per un ampio spessore di vena e sono evertenti, applicando ciascun
2 cm prima di essere sezionata. margine dell’intima l’uno contro l’altro (Fig. 27) e, quando viene
L’emostasi del letto di scollamento della VCI retroepatica si raggiunto il centro della faccia anteriore, si utilizza l’altro capo per
ottiene utilizzando una sutura a punti continui oppure tre o quat- finire l’anastomosi.
tro punti a cornice. L’anastomosi della vena cava sottoepatica viene eseguita con
una sutura 4/0 non riassorbibile utilizzando la stessa tecnica della
precedente: la vena cava dal lato ricevente è talvolta troppo lunga
Impianto cavale dell’innesto e in questo caso deve essere recisa. I punti d’angolo sono messi
Il moncone cavale sottodiaframmatico viene liberato dal tes- a posto e sotto tensione per garantire l’assenza di twist dal lato
suto epatico circostante. L’ultimo centimetro delle vene epatiche dell’innesto. Durante la realizzazione della sutura, il fegato viene

14 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

Figura 27. Preparazione dell’anastomosi cava sovraepatica. La sutura


del piano posteriore, effettuata attraverso il piano anteriore, fa un effetto
“materasso”.

lavato per via portale, utilizzando una soluzione (1 litro) di albu-


mina umana diluita al 4%, fredda oppure no. Il risciacquo viene
interrotto contemporaneamente alla chiusura dell’anastomosi.

Trapianto combinato e simultaneo del fegato


e di un altro viscere Figura 28. Trapianto del blocco fegato-pancreas o cluster operation.
L’anastomosi cavale è di tipo laterolaterale o classica (doppia). A livello del
È una situazione sempre più frequente dopo la spettacolare peduncolo, l’anastomosi venosa si porta tra le vene mesenteriche superiori
osservazione di un trapianto di cuore-fegato, eseguito nel febbraio del ricevente e dell’innesto. Viene impiantato un patch di aorta che com-
1984 dall’equipe Starzl sulla persona di Stormy Jones [33] . Da allora, prende tronco celiaco e arteria mesenterica superiore sulla faccia anteriore
si sono moltiplicati gli esempi di trapianti di fegato associati a dell’aorta del ricevente. La continuità esofagodigiunale viene ristabilita
quello di altri visceri, siano essi trapianti doppi (fegato-rene) [34] , utilizzando un’ansa montata a “Y”.
tripli (fegato-cuore-polmoni) [35] o trapianti in monoblocco, del
fegato e di un segmento più o meno grande del tubo digerente.
Questi ultimi, chiamati a “grappolo” (cluster operation), poiché L’innesto comprende il fegato e il blocco duodenopancreatico.
tutti gli organi che costituiscono l’innesto sono contigui allo Il suo peduncolo afferente è doppio, costituito dal tronco arterioso
stesso tronco vascolare, hanno indicazioni limitate [33, 36] . celiacomesenterico prelevato da un ampio patch d’aorta e di vena
mesenterica superiore, reciso al margine inferiore dell’istmo pan-
Trapianti doppi o tripli creatico. Il ritorno venoso avviene nella vena cava adiacente al
fegato, attraverso le vene epatiche.
Il trapianto di fegato viene eseguito secondo la tecnica descritta L’impianto dell’innesto inizia con l’impianto cavale. Dato
sopra, immediatamente prima dell’innesto ad esso associato o l’ingombro causato dall’innesto, la seconda anastomosi è
dopo. La scelta dell’ordine di impianto dell’innesto è determinata l’anastomosi arteriosa tra il patch aortico che contiene il tronco
dalla resistenza all’ischemia fredda e dalla tolleranza ai disturbi celiacomesenterico dal lato dell’innesto e la faccia anteriore
emodinamici nella fase anepatica. dell’aorta celiaca oppure la biforcazione arteria splenica-arteria
In tal modo: epatica comune del ricevente.
• in caso di doppio trapianto fegato-rene, è meglio trapiantare È solo quando l’anastomosi arteriosa è completata che la VMS
prima il fegato, che ha una tolleranza all’ischemia fredda più del ricevente viene impiantata su quella dell’innesto, in modalità
breve rispetto al rene. Inoltre, l’interruzione del flusso della terminoterminale.
vena cava durante la fase anepatica potrebbe essere causa di Il ripristino della continuità digestiva si ottiene utilizzando la
una compromissione della funzionalità del trapianto renale, se prima ansa digiunale che drena successivamente il secondo duo-
fosse impiantato prima del fegato. Il rene viene impiantato per deno dal lato dell’innesto e poi lo stomaco (Fig. 28).
via convenzionale, iliaca retroperitoneale, dopo aver richiuso
l’incisione epatica; Trapianto di fegato, pancreas e intero apparato digerente
• durante un trapianto fegato-cuore o fegato-cuore-polmone, è È stato Starzl a riportare per primo questo tipo di trapianto [37] .
necessario iniziare con l’impianto degli organi toracici la cui Il trapianto comprende i due terzi dello stomaco, il fegato, il
tolleranza all’ischemia fredda è molto più breve di quella del blocco duodenopancreatico, tutto l’intestino tenue e talvolta il
fegato (da 4 a 6 ore rispetto a 12 ore). colon. Questo innesto “multiviscerale” viene perfuso unicamente
attraverso il tronco arterioso celiacomesenterico prelevato da un
Trapianti a “grappolo” o “cluster operation” ampio patch aortico e drena nel segmento di vena cava prelevato
Bisogna considerare due situazioni radicalmente diverse. con il fegato. Il peduncolo epatico è intatto.
La prima fase dell’operazione consiste nell’eviscerazione intra-
Trapianto di fegato e del blocco duodenopancreatico peritoneale, cercando di mantenere la continuità della vena cava.
L’indicazione viene generalmente posta per il trattamento di un I limiti superiore e inferiore dell’exeresi digestiva sono determi-
tumore maligno epatico o pancreatico a sviluppo regionale, la cui nati dalle possibilità di drenaggio venoso dei restanti segmenti.
asportazione radicale comporta lo svuotamento del piano sovra- In basso, la sezione del colon passa a filo del riflesso e, in alto,
meso-colico comprendente fegato, pancreas, stomaco, milza e la sezione gastrica si appoggia sul cardias, lasciando un collarino
talvolta colon trasverso. gastrico intorno all’esofago (Fig. 29A).

EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 15


I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

Figura 29. Trapianto multiviscerale.


A. Exenterazione addominale in preparazione
dell’impianto di un blocco viscerale.
B. Innesto viscerale in sede. L’innesto ha com-
portato due anastomosi vascolari: vena cava
inferiore e poi asse arterioso celiomesenterico.
L’esofago viene inserito nella tasca gastrica
dell’innesto. Ileostomia terminale che dà accesso
alle biopsie necessarie per la diagnosi precoce del
rigetto.

L’impianto dell’innesto comprende successivamente: stro e raggiunge il solco di Arantius. Vengono dunque separati due
• l’impianto del tronco celiacomesenterico sulla faccia anteriore emifegati.
dell’aorta e poi quello della vena cava sovraepatica sulla faccia L’innesto sinistro è un lobo sinistro (segmenti II e III) drenato
anteriore della VCI mediante la tecnica del piggyback; dalla vena epatica sinistra recisa a filo con il tronco comune che
• il ripristino della continuità digestiva, impiantando l’esofago condivide con la vena epatica media.
del ricevente sulla faccia anteriore della cavità gastrica L’intera lunghezza dell’arteria epatica e della vena porta viene
dell’innesto. La continenza gastroesofagea viene ripristinata assegnata ad esso, se richiesto dall’equipe di trapianto del lobo
mediante una plastica anteriore secondo Nissen. Una piloropla- sinistro. La via biliare è limitata al dotto epatico sinistro perché
stica assicura il corretto svuotamento dell’innesto denervato; la via biliare principale è vascolarizzata da rami provenienti dal
• l’apertura cutanea dell’estremità inferiore del segmento dige- ramo destro dell’arteria epatica (che va all’innesto destro).
stivo per fornire un facile accesso alle biopsie iterative, essenziali Questo lobo sinistro è destinato a un bambino piccolo. È
per il monitoraggio dell’innesto (Fig. 29B). “agganciato” alla faccia anteriore della vena cava del ricevente
mediante un’anastomosi epaticocavale terminolaterale. L’ostio
del tronco comune delle vene epatiche media e sinistra sul
 Trapianto ortotopico lato ricevente è un sito perfetto per il reimpianto sovraepa-
tico. Può essere clampato selettivamente, il che consente di
di un emifegato eseguire l’anastomosi a flusso cavale conservato. L’impianto delle
Il trapianto di un emifegato adulto generato dalla bipartizione arterie e delle vene portali non pone particolari problemi a
di un intero fegato o dal prelievo da un donatore vivente, ini- parte il loro piccolo calibro quando la distribuzione vascolare
zialmente concepito per trovare una soluzione alla drammatica è modale. La via biliare del ricevente è troppo corta e troppo
carenza di trapianti di fegato pediatrici [2] , è oggi un mezzo per piccola per consentire un’anastomosi diretta. Meglio derivare il
gestire la carenza di trapianti nella popolazione adulta. dotto epatico sinistro dell’innesto su un’ansa digiunale montata
Il ricorso a un donatore vivente è eccezionale in Francia. a “Y”.
Molte equipe liberano l’innesto destro dalla parte sinistra del
segmento I (settore dorsale). Rimane quindi un innesto destro
Trapianto di emi-innesti prelevati costituito dai segmenti IV, V, VI, VII e VIII (e della parte destra
da donatore cadavere del settore dorsale). Questo innesto è destinato a un adulto. Il suo
drenaggio venoso è fornito dalle vene epatiche destre (per il set-
La dissecazione del fegato di un donatore in morte cerebrale tore posterolaterale) e media (per il settore paramediano). Queste
può essere eseguita in situ a cuore pulsante o ex situ. Ogni due vene sono in continuità con la VCI retroepatica rimasta con
fegato genera potenzialmente due innesti. Può essere un emi- questo innesto. L’ostio della vena sovraepatica sinistra, reciso a
fegato destro e sinistro o un lobo destro e un lobo sinistro. La filo con il suo impianto nel tronco comune delle vene media e
scelta dell’innesto dipende dalle anomalie di distribuzione vasco- sinistra, viene chiuso lungo un asse perpendicolare alla VCI. Il
lare riscontrate, la maggior parte delle quali è stata smembrata segmento IV (le cui afferenze arteriose e portali sono rimaste sul
da Couinaud e Houssin [3] . Dipende anche dal peso del destinata- lato sinistro dell’innesto) si atrofizza nel giro di poche settimane.
rio. La regola d’oro per il ricevente è rispettare un rapporto peso
È inutile volerlo asportare (Fig. 31).
innesto/peso ricevente maggiore o uguale allo 0,8% [5] .
Il peduncolo vascolare afferente comprende i rami destri della
La sezione in situ, “a cuore pulsante”, del parenchima epatico
vena porta e dell’arteria epatica. Il dotto epatico destro viene
ha il notevole vantaggio di generare innesti in cui l’emostasi delle
spesso lasciato in continuità con il dotto biliare principale, la
fette viene acquisita prima del reimpianto. Lo svantaggio è che
cui vascolarizzazione dipende principalmente dal ramo destro
questa epatotomia può essere difficile in un donatore con scarsa
dell’arteria epatica.
emostasi, la cui emodinamica è labile.
L’impianto di questo innesto non comporta grosse difficoltà. Le
vene cave sono idealmente addossate a piggyback [38] . La vena porta
Bipartizione fegato destro-lobo sinistro (Fig. 30) e l’arteria epatica del ricevente devono essere mantenute il più a
La linea di sezione parenchimale passa a destra della scissura lungo possibile; le anastomosi riguardano i rami di destra della
ombelicale, segue il fianco destro del peduncolo glissoniano sini- vena e dell’arteria. Il ripristino della continuità biliare avviene

16 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

IV

C
Figura 30. Bipartizione fegato destro-lobo sinistro.
A. La linea di sezione parenchimale passa a destra della scissura ombelicale.
B. L’innesto del “lobo sinistro” è costituito dai segmenti II e III. Il segmento I viene resecato. Il suo peduncolo è costituito da un dotto epatico sinistro breve,
da un’arteria lunga poiché continua con l’asse celiaco e da una vena lunga poiché è in continuità con il tronco portale. La vena epatica sinistra viene recisa
alla sua terminazione sul tronco comune delle vene sinistra e media.
C. L’innesto destro è costituito dai segmenti IV, V, VI, VII e VIII e della parte destra del settore dorsale. Comporta un lungo dotto biliare costituito dal dotto
epatico destro e dal coledoco. Il ramo destro della vena porta e l’arteria epatica destra sono corti. La vena cava retroepatica che riceve le vene epatiche destra
e media rimane adiacente all’innesto. 1. Vena epatica destra; 2. vena epatica sinistra; 3. vena epatica media.

Lasciare a destra la vena epatica mediana, questo per facilitare


il drenaggio dei segmenti VIII e V. Lasciarla a sinistra è favorire
il drenaggio del IV segmento, ma è mettersi in una situazione
di congestione del settore paramediano destro e di grave emor-
ragia sulla fetta di sezione durante il riposizionamento di questo
innesto. Sono presenti delle provvidenziali anomalie anatomiche
come l’esistenza a destra di una grossa vena epatica inferiore (e
talvolta anche media) che drena il settore paramediano o la pre-
senza di una vena del IV segmento a sinistra che si getta nella vena
epatica sinistra. È anche possibile lasciare la vena media a sinistra
e ricostruirla sul lato destro impiantando le vene dei segmenti V
e VIII in un innesto venoso iliaco.
Piuttosto che lasciare la VCI a uno dei due innesti, molte equipe
la separano longitudinalmente in due grandi patch in cui si get-
tano tutte le vene provenienti dall’innesto interessato. Questa
bipartizione cavale ha il vantaggio di potere, a sinistra, mante-
Figura 31. Innesto costituito da un lobo epatico destro dopo bipar- nere il segmento I e le vene accessorie che lo drenano. Tuttavia, è
tizione lobo destro-lobo sinistro. Si noti l’assenza di vascolarizzazione ovviamente necessario che i suoi peduncoli afferenti, vascolari e
arterioportale del segmento IV. biliari siano stati preservati.
La distribuzione delle arterie e dei rami portali obbedisce alle
stesse regole menzionate sopra nella bipartizione fegato destro-
attraverso il dotto biliare primario del ricevente o attraverso lobo sinistro. Infatti, notevoli difficoltà possono derivare dalle
un’ansa montata a “Y”. anomalie di distribuzione vascolare, sovraepatica e ancor più arte-
Le anomalie della distribuzione arteriosa e portale destra pos- riosa e biliare, soprattutto quando coesistono a destra e a sinistra.
sono ostacolare notevolmente questo reimpianto. Infatti: Ciò dimostra l’interesse nell’eseguire una TC con contrasto nel
• a livello della vena, solo un’eccezionale assenza di duplicazione donatore e una colangiografia su tavolo prima di programmare la
portale rende impossibile la bipartizione. L’assenza di una vena ripartizione di un fegato.
porta destra porterebbe nel migliore dei casi a mantenere il
Caso eccezionale del trapianto con innesto prelevato
tronco portale dalla parte dell’innesto destro, se non ad addos-
da un donatore vivente
sare i rami settoriali anteriore e posteriore a canna di fucile
prima dell’impianto; Questa pratica, molto rara in Francia, è regolamentata molto
• a livello dell’arteria, la presenza di un’arteria destra esclusiva rigorosamente dalla legge. Il donatore è necessariamente un
derivante dall’AMS semplifica la procedura poiché l’arteria è parente di primo o di secondo grado o un parente stretto legato
lunga e il tronco dell’AMS può fungere da patch per la rea- al ricevente da un legame affettivo forte e duraturo. È in nome di
lizzazione di un’anastomosi di buon calibro. La duplicazione questo legame che può essere accettata la donazione tra coniugi.
arteriosa (un ramo per ogni settore) complica il reimpianto Esistono quattro tipi di innesti che possono essere prelevati a
in quanto riduce il calibro dei vasi e aumenta il numero di seconda delle condizioni anatomiche locali, di quanto fegato è
reimpianti. In questa situazione, quando l’arteria per l’innesto necessario lasciare nel donatore e di quanto fegato è necessario
sinistro è singola, si preferisce la continuità arteriosa sul lato per garantire una funzionalità epatica vitale nel ricevente.
destro. Prelievo e impianto del fegato destro (segmenti V, VI, VII e
VIII). Il fegato destro (segmenti V, VI, VII e VIII) è l’innesto più
Bipartizione fegato destro-fegato sinistro voluminoso possibile. Si tratta della porzione che di solito viene
prelevata nella combinazione donatore adulto-ricevente adulto.
(Fig. 32) La tecnica di questo prelievo e del suo impianto è perfettamente
La sezione parenchimale passa nel piano della scissura portale regolata [39] .
principale. La questione è quindi sapere quale lato conserva la Nel donatore. L’incisione deve essere la minima possibile.
vena epatica mediana e/o la vena cava. Incisione a J o semplice sottocostale destra. Alcune equipe

EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 17


I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

Figura 32. Bipartizione fegato destro-fegato


sinistro.
A. La linea di sezione parenchimale passa nel
piano della scissura portale principale.
B. La vena epatica media viene lasciata a destra,
assicurando il drenaggio del settore parame-
diano destro.

propongono un prelievo laparoscopico assistito, che ha il van- segmenti V e VIII che devono essere sezionate tra legature soste-
taggio di ridurre l’apertura della parete al minimo necessario per nute e marcate. Completata la sezione parenchimale, i due fegati
l’estrazione dell’innesto. Si succedono poi le seguenti fasi: vengono separati. L’innesto rimane attaccato attraverso il pedun-
• colecistectomia, intubazione del dotto cistico e colangiografia colo afferente e le vene epatiche destre. Prima di procedere alla fase
per riconoscere l’anatomia biliare del fegato destro e confermare successiva, occorre accertarsi che l’epatectomia eseguita contem-
i dati della risonanza magnetica (RM) biliare preoperatoria; poraneamente sul ricevente si svolga senza incidenti che possano
• mobilizzazione completa del fegato destro e controllo delle mettere in discussione la prosecuzione del trapianto.
vene epatiche più grandi (più di 5 mm di diametro). Un lac- La sezione dei dotti biliari destri viene eseguita nello spes-
cetto di gomma viene poi fatto passare intorno alla vena epatica sore della placca ilare con grande cautela. L’area della sezione
destra e dietro eventuali vene epatiche accessorie media e infe- è stretta. Troppo a sinistra, danneggerebbe la via biliare del
riore. Questo laccetto permette di guidare e fissare il taglio del donatore. Troppo a destra, accorcerebbe la via destra e moltipli-
parenchima epatico “sollevando” il piano della scissura portale cherebbe i dotti dell’innesto. Un nuovo controllo colangiografico
principale. Questa manovra di sospensione nota come mano- e l’identificazione della linea di taglio biliare mediante una clamp
vra hanging ha davvero rivoluzionato la separazione dei fegati sono utili per rendere sicuro questo momento delicato.
destro e sinistro [40] ; La deafferentazione dell’innesto viene eseguita solo quando il
• apertura del peduncolo epatico nella metà superiore del suo ricevente è pronto a riceverlo. Poi si susseguono rapidamente per
fianco destro a livello del moncone dell’arteria cistica. L’arteria ridurre la durata dell’ischemia calda:
epatica destra viene rapidamente riconosciuta dietro il dotto • la sezione dell’arteria a valle di una clamp vascolare. Legatura
epatico comune, accuratamente separata dal suo tessuto e sostenuta del moncone a monte;
avvolta da un laccio per sollevarla con cautela. La dissecazione • la sezione della vena porta destra a valle di una clamp vascolare,
si ferma in alto all’origine dei rami anteriore e posteriore e in la cui regolazione deve aver cura di risparmiare la lunghezza dal
basso all’inizio del primo dei rami destinati al fegato sinistro. lato dell’innesto senza limitare il calibro del ramo sinistro;
Può essere quello del IV o l’arteria epatica sinistra. Il fianco • la sezione delle vene epatiche destre a monte di una clamp
destro della vena porta si presenta poi facilmente. Il suo ramo vascolare o, meglio perché molto sicura, a monte di una fila
destro viene mobilizzato e circondato. Questa manovra è faci- di graffette vascolari.
litata dalla sezione tra le legature di un piccolo ramo posteriore L’innesto viene portato su un tavolo di dissecazione, perfuso
destinato alla parte destra del settore dorsale del fegato. Il dotto e lavato dalla vena porta con una soluzione di conservazione
biliare destro, contenuto nello spessore della capsula di Glisson, refrigerata. L’arteria non deve essere sciacquata per evitare di trau-
non viene circondato fino all’apertura del parenchima epatico. matizzarla. I dotti biliari settoriali vengono sciacquati. Le vene
L’arteria e la vena porta destinate al fegato destro vengono clam- drenanti dei segmenti V e VIII vengono eventualmente reim-
pate per alcuni minuti per rivelare la linea di demarcazione dei piantate in una protesi vascolare (o in un segmento di vena
due fegati, cioè quella che guiderà la sezione del parenchima. Va ombelicale prelevato dal ricevente) per garantire un buon drenag-
dal letto vescicolare alla fossa sovraepatica, dove emerge il capo gio del settore anteriore. L’innesto viene pesato e poi confezionato
superiore dei lacci della manovra hanging. Altrimenti, si dovreb- in ambiente sterile, immerso nella sua soluzione di conservazione
bero sospettare una distribuzione anomala del peduncolo o un prima di essere trasferito nella stanza del ricevente:
controllo incompleto dei rami portali destinati al fegato destro. • la chiusura della vena porta con una sutura “andata e ritorno”;
Tutto è pronto per passare alla fase di taglio del parenchima. • la chiusura degli orifizi biliari. La tenuta stagna di questa ripa-
La sezione del fegato è realizzata nel piano della scissura portale razione viene controllata iniettando del blu di metilene o del
principale. La vena epatica media viene solitamente lasciata al siero trasparente. Il drenaggio cistico viene rimosso;
donatore per non compromettere il drenaggio del segmento IV. • il fissaggio del fegato sinistro al diaframma attraverso il suo
Il parenchima inizia a livello del lobo di Spiegel dietro il pedun- legamento sospensore quando è stato reciso;
colo epatico. Lì, il processo caudato, depressione più o meno • dopo un ultimo giro di emostasi e biliostasi sulla sezione di
marcata, mostra il punto della sezione che viene eseguita fino al epatectomia, la cavità addominale viene richiusa.
contatto con la capsula di Glisson. Il capo inferiore dei laccetti Nel ricevente. La rimozione del fegato nativo è guidata dagli
sospensori può essere impegnato in corrispondenza del suo punto stessi principi di quando il trapianto viene eseguito a partire da un
di emergenza inferiore nella trincea così scavata. fegato intero. La particolarità e la difficoltà in questa situazione
La sezione parenchimale ricomincia quindi a livello della fossa sono che gli elementi del peduncolo devono essere conservati il
sovraepatica nel punto di emergenza del capo superiore dei lac- più a lungo possibile. Anche in questo caso, è consigliabile essere
cetti sospensori, contro il fianco destro della vena epatica media, sistematici e concatenare con attenzione le fasi successive.
poi viene condotta dal basso verso l’alto e da davanti a dietro. Il Dissecazione del peduncolo epatico. La prima fase è a destra del
tetto della convergenza viene rapidamente scoperto, consentendo peduncolo epatico:
di recuperare il capo inferiore dei laccetti sospensori da dietro. I • dissecazione del triangolo di Calot i cui elementi sono sezionati
due capi sollevati ormai danno la profondità e la direzione del tra legature. Il moncone dell’arteria cistica dà la direzione da
piano che occorre aprire. Questa fase espone le vene originate dai seguire per trovare il ramo destro dell’arteria epatica;

18 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

• bypass del dotto biliare principale e sezione molto in alto nella donatori e forniva al ricevente un volume epatico compatibile con
placca, al limite oppure oltre la convergenza. Il dotto biliare la rapida ripresa di una funzione postoperatoria [42] .
viene allora rilasciato dall’alto verso il basso per esporre la
faccia anteriore del peduncolo, in particolare la biforcazione
dell’arteria epatica e il suo ramo destro;  Trapianto ausiliario
• liberazione dell’arteria epatica propria e dei suoi rami destro
e sinistro per quanto possibile. L’arteria epatica destra viene Per trapianto epatico ausiliario (TEA) si intendono tutte le tec-
sezionata a livello della sua biforcazione in rami settoriali; niche che consistono nell’impianto di un innesto di fegato nella
• liberazione della vena porta dal suo tessuto linfatico e disse- cavità addominale, lasciando in sede tutto il fegato nativo o una
cazione il più lontano possibile dall’ilo. Sezione dei suoi rami sua parte.
destro e sinistro. Storicamente, l’applicazione clinica del TEA ha preceduto
La preparazione di un’anastomosi portocavale temporanea è quella del TEO [43] . Era infatti un mezzo per evitare l’escissione
sempre preferibile quando la lunghezza della vena porta lo con- irreversibile del fegato nativo e la fase anepatica [44] con conse-
sente. Le fasi successive sono riservate all’escissione del fegato guenze emodinamiche e metaboliche mal controllate. All’inizio
malato pur mantenendo la VCI. Non sono specifiche e sono state degli anni ’80, la perfetta padronanza di queste due insidie e
descritte nei capitoli precedenti. l’eccellente controllo della tolleranza immunologica dell’innesto
L’innesto viene posizionato nell’ipocondrio destro. Si succe- hanno reso necessario il TEO. Sono l’irreversibilità del TEO e
dono: l’importanza degli effetti collaterali dell’immunosoppressione a
• l’impianto delle vene epatiche sul fianco destro della VCI del lungo termine che spiegano il rinnovato interesse per il TEA,
ricevente sull’ostio della vena epatica destra del ricevente allar- in particolare nei giovani pazienti con grave insufficienza epa-
gato verso il basso. Queste anastomosi terminolaterali devono tica acuta. La necrosi epatica acuta, indipendentemente dalla sua
essere larghe; origine, è stata a lungo l’indicazione preferita del TEO conven-
• l’impianto della vena porta, terminoterminale sul ramo destro zionale [45] ; tuttavia, la rimozione del fegato nativo necrotico e la
o sul tronco portale del ricevente, da regolare tra tensione e sua sostituzione con un trapianto negano le possibilità di rigenera-
plicatura; zione del fegato nativo. Tuttavia, questo processo è possibile, come
• la restituzione del flusso portale e la rivascolarizzazione evidenziato dall’evoluzione di alcuni casi verso il recupero spon-
dell’innesto che segna la fine della durata dell’ischemia e della taneo senza sequele e la presenza costante, all’interno dei fegati
fase anepatica; necrotici, di pochi epatociti residui vitali, potenziale punto di par-
• l’impianto arterioso sul ramo destro dell’arteria epatica. Questa tenza per la rigenerazione [46] . Il TEA, ripristinando la normale
anastomosi viene eseguita meglio al microscopio; funzionalità epatica, garantisce la sopravvivenza del paziente e dà
• la ricostruzione biliare è la fase più difficile. Viene eseguita su al fegato nativo il tempo di rigenerarsi. Numerose osservazioni
un’ansa montata a Y o sul dotto biliare principale del rice- hanno confermato questi concetti, con un tasso di sopravvivenza
vente. La scelta tra questi due siti dipende dalla qualità e dalla globale di circa il 65% e un tasso di recupero tramite rigenerazione
complessità anatomica delle vie biliari dell’innesto. Un singolo del fegato nativo di oltre il 50% [47] .
canale è facilmente reimpiantato sul dotto epatico del rice- Il TEA ha trovato più recentemente un campo di applicazione
vente. Quando ci sono due o anche tre canali separati, bisogna nel trattamento delle malattie metaboliche ereditarie dovute a
usare l’astuzia e la precisione per trovare dei siti di impianto del deficit enzimatico di origine epatica [47] . Queste condizioni colpi-
giusto calibro. Questa ricostruzione biliare è il tallone d’Achille scono principalmente i bambini e sono indicazioni riconosciute
del trapianto da donatore vivente apparentato. È spesso com- per il trapianto di fegato convenzionale. L’escissione totale di un
plicata da perdite o stenosi, il cui difficile trattamento richiede fegato macroscopicamente sano, che normalmente svolge quasi
dapprima tecniche percutanee o endoscopiche. tutte le sue funzioni, incoraggia a ritardare l’indicazione al tra-
Prima della chiusura è indispensabile un ultimo giro di emo- pianto nella fase in cui le conseguenze della carenza enzimatica
stasi. Una colangiografia attraverso i drenaggi tutori o il dotto sono pericolose per la vita e alla fine oscurano quelle del tra-
cistico verifica la qualità delle anastomosi, mentre un Doppler pianto. L’impianto di un innesto ausiliario consente di correggere
verifica la qualità dei flussi venosi e arteriosi. precocemente il deficit enzimatico nel corso della malattia, salva-
Prelievo e impianto del settore posteriore destro (seg- guardando la funzionalità epatica propria, vera e propria ruota di
menti VI e VII). Questo innesto può essere sufficiente in un scorta in caso di rigetto dell’innesto. In questa indicazione sono
destinatario sotto i 60 kg. Il suo utilizzo è considerato quando state riportate solo poche osservazioni di TEA, per il trattamento
il fegato destro è troppo grande per il ricevente o il dona- delle sindromi di Crigler-Najjar [47] .
tore, con quest’ultimo a rischio di grave insufficienza epatica.
L’arteria e la vena settoriali posteriori vengono isolate. Una volta Principi generali
clampate, segnano la linea di sezione del parenchima. La paren-
chimotomia viene eseguita su un piano orizzontale, davanti alla Le tecniche di TEA sono solo la combinazione di fasi operatorie
vena epatica destra e al suo livello [41] . L’impianto non pone prese in prestito dalle tecniche di prelievo e trapianto del fegato.
particolari problemi a parte il piccolo calibro dei vasi del pedun- Queste sono già state descritte in questo capitolo.
colo afferente. L’uso della microchirurgia garantisce la qualità Sono possibili due tipi di trapianti ausiliari:
dell’anastomosi arteriosa. Il dotto biliare settoriale posteriore, di • il TEA eterotopico (TEAE), che ha il vantaggio di non alterare
calibro molto piccolo, viene impiantato sul dotto biliare comune l’integrità del fegato nativo, ma che pone l’innesto in posizione
o sul dotto cistico. Un’anastomosi biliodigestiva su ansa montata non fisiologica, sotto il fegato nativo, nella pratica non viene
a Y è possibile quando il dotto biliare del ricevente non è utiliz- più effettuato;
zabile. • il preferito è il TEA ortotopico (TEAO), che pone l’innesto in
Rimozione e impianto di un innesto sinistro. Il lobo sinistro situazione fisiologica, facilitandone il drenaggio venoso, ma
(segmenti II e III) e il fegato sinistro (segmenti II, III, IV) con o che richiede l’amputazione di parte del fegato nativo, gesto che
senza il segmento I sono riservati ai bambini o agli adulti di piccolo determina un aumento della morbilità.
peso. Il prelievo si effettua tramite una breve laparotomia o, spesso Il trapianto ausiliario utilizza un innesto ridotto per evitare gli
oggi, per via laparoscopica. ingombri causati dalla presenza di due fegati. La compressione
Negli adulti, è stato proposto di impiantare il fegato sinistro a dell’innesto durante la chiusura è infatti una delle principali cause
destra, dal basso verso l’alto, per consentirgli di trovare una base di fallimento. Possono essere utilizzati tutti i tipi di innesti ridotti:
stabile nel fondo dell’ipocondrio destro. È questa tecnica chiamata settore posteriore, fegato destro, fegato sinistro o lobo sinistro.
flip-flop che l’equipe dell’Asan Medical Center in Corea del Sud ha Sono prelevati da un soggetto vivo o in stato di morte encefalica,
utilizzato per realizzare una serie di doppi trapianti da donatore preparati in situ o ex vivo. Tuttavia, nell’epatite fulminante, la
vivente. Due fegati sinistri, prelevati rispettivamente da due mem- necessità di fornire una massa parenchimale sufficiente per trat-
bri della famiglia, sono stati impiantati in un ricevente adulto. tare l’edema cerebrale porta all’uso dell’innesto più grande. Negli
Questa tecnica riduceva il rischio di prelievo da ciascuno dei due adulti, la preferenza degli autori è per il fegato destro. Nei bambini,

EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 19


I – 40-165-B  Tecniche di trapianto di fegato negli adulti

C
Figura 33. Trapianto ausiliario ortotopico sinistro (A-C). L’innesto è un fegato sinistro.

un fegato destro di donatore adulto (situazione più frequente) non nel caso in cui il TEA sia impossibile (scoperta intraoperatoria di
potrebbe trovare posto in una piccola cavità addominale, anche fibrosi epatica) e si converta in TEO.
dopo epatectomia destra. Bisogna fare un innesto sinistro. La Nulla deve opporsi allo scorrimento del flusso portale e
durata dell’ischemia fredda deve essere quanto più breve possibile sovraepatico del trapianto. La chiave del successo risiede nella
per non amputare la funzione di un innesto di volume già ridotto e realizzazione di grandi anastomosi vascolari e nella perfetta rego-
per ripristinare il più rapidamente possibile la funzionalità epatica lazione della lunghezza dei vasi sovraepatici e della porta.
ottimale in un ricevente con una condizione neurologica spesso Indipendentemente dal tipo di impianto ausiliario, il dotto
precaria. biliare dell’innesto viene drenato attraverso un’ansa digiunale di
Sono quindi auspicabili due equipe formate: l’equipe di rac- 50-60 cm, montata a Y. L’anastomosi viene intubata utilizzando
colta si occupa del prelievo e della preparazione del fegato, mentre un drenaggio perso o, meglio, cateterizzata utilizzando un drenag-
l’equipe di trapianto prepara il sito di impianto. gio tipo Escat, esteriorizzato ai piedi dell’ansa alla Volker. Questo
dispositivo permette di seguire la produzione biliare dell’innesto.
Va ricordato che, in tutti i casi, una perfetta emostasi del sito chi-
Principi dell’impianto rurgico e delle fette di sezione epatica è una condizione essenziale
per il successo del trapianto.
La via d’accesso è quella di un trapianto di fegato standard,
trasversale con fenditura verso il processo xifoideo.
L’impianto ortotopico di un innesto ausiliario impone Impianti ortotopici
l’esecuzione di un’epatectomia sinistra o destra. Qualunque sia
l’opzione scelta, il clampaggio totale del peduncolo portale nativo Nella variante sinistra (Fig. 33), gli innesti sono un lobo sinistro
deve essere evitato per non aumentare la sofferenza epatocita- o un fegato sinistro.
ria. Per fare ciò, si eseguono le epatectomie previa dissecazione Per prima cosa vengono impiantati la vena epatica sinistra del
e clampaggio selettivo dei peduncoli destro o sinistro e si ese- lobo sinistro o il tronco comune delle vene epatiche media e
guono le anastomosi venose, portale o cavale, su vasi clampati sinistra del fegato sinistro. L’anastomosi, di tipo terminolaterale,
lateralmente. viene eseguita sul lato sinistro della VCI, o sull’ostio della vena
L’emostasi deve essere perfetta, sia nelle zone di distacco che epatica nativa sinistra precedentemente allargata da un taglio in
sulle fette di epatectomia. basso o in alto o sull’ostio del tronco comune delle vene epa-
La colecistectomia è sistematica e un drenaggio di Escat intro- tiche sinistra e media native. Durante la preparazione di queste
dotto nella via biliare principale attraverso il moncone cistico anastomosi, l’innesto viene risciacquato con la sua soluzione di
consente di controllare la biliostasi delle sezioni di epatectomia conservazione.
mediante iniezione intraoperatoria di blu di metilene e costitui- La vena porta dell’innesto, la cui lunghezza è stata regolata,
sce un mezzo semplice e affidabile per monitorare la produzione viene poi impiantata nel fianco sinistro della vena porta nativa.
biliare epatica nativa, produzione strettamente correlata al grado Il clampaggio laterale di quest’ultima è preferibile al clampaggio
di rigenerazione. completo, ma non è sempre possibile. Dopo declampaggio portale
e sovraepatico, l’arteria dell’innesto, allungata mediante un seg-
mento di arteria iliaca prelevato dal donatore, viene impiantata
Siti di innesti ortotopici sull’aorta celiaca (esposta dall’epatectomia sinistra) o sull’aorta
Un TEAO destro richiede l’esecuzione di un’epatectomia sottorenale.
destra [48] . La sezione parenchimale, eseguita sotto clampaggio Nella variante destra (Fig. 34), l’innesto è un fegato destro.
selettivo dei vasi del peduncolo destro, passa a destra della vena L’estremità prossimale del segmento retroepatico della VCI
epatica media. La vena epatica destra viene temporaneamente adiacente viene obliterata utilizzando una sutura di “andata e
legata. L’epatectomia destra espone quasi l’intera vena cava retroe- ritorno” di Prolene® 4/0. La sua estremità distale viene impian-
patica. tata sul fianco laterale destro della vena cava nativa sull’ostio della
Un TEAO sinistro richiede una lobectomia o un’epatectomia vena epatica destra fortemente ingrandita verso il basso. La vena
sinistra. Nell’esperienza degli autori, è apparso che porta e l’arteria dell’innesto vengono successivamente impiantate
un’epatectomia sinistra (escissione del segmento IV che passa sul fianco destro della vena porta nativa e sulla faccia anteriore
a destra della vena epatica media) risparmiava un luogo più dell’aorta sottorenale. Per quanto riguarda l’innesto sinistro, il
comodo per l’innesto sinistro e soprattutto un sito di impianto dotto biliare viene drenato su un’ansa digiunale montata a Y.
più largo sulla vena cava, poiché non consisteva più solo Drenaggi di Redon o una lama vengono posizionati dietro
nell’ostio della vena epatica sinistra, ma nel tronco comune delle l’anastomosi biliodigestiva. La chiusura viene eseguita dopo
vene epatiche sinistra e media. aver assicurato il posizionamento favorevole della vena porta
L’uso di una CEC non è necessario. Tuttavia, è prudente esporre dell’innesto e l’assenza di attorcigliamento dell’anastomosi
i siti di cannulazione durante l’installazione dei teli chirurgici, sovraepatica.

20 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


Tecniche di trapianto di fegato negli adulti  I – 40-165-B

C
Figura 34. Trapianto ausiliario ortotopico destro (A-C). L’innesto è un fegato destro.

 Conclusioni [7] Houssel-Debry P, Latournerie M, Rayar M, Jezequel C, Camus C, Sul-


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plicata che viene eseguita in un individuo indebolito dalla lunga donors. Transplant Proc 1995;27:2893–4.
evoluzione di una malattia epatica cronica. Per questo motivo, [9] Rogiers X, Malago M, Habib N, Knoefel WT, Pothmann W, Burdel-
oltre alla sofisticatezza delle tecnologie chirurgiche, il controllo ski M. In situ splitting of the liver in the heart-beating cadaveric organ
dell’anestesia e quello della rianimazione intraoperatoria riman- donor for transplantation in two recipients. Transplantation 1995;59:
gono le integrazioni essenziali per il successo di un intervento 1081–3.
che, pur dovendo mantenere un ritmo sostenuto, ha perso il [10] Belghiti J, Sauvanet A, Panis Y, Gayet B, Fekete F. Transplanta-
suo carattere precipitoso. In queste condizioni, può essere garan- tion hépatique sans clampage de la veine cave inférieure. Presse Med
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migliore prevenzione delle complicanze chirurgiche postoperato- [11] Shaw BW, Martin DJ, Marquez JM, Kang YG, Bugbee AC, Iwa-
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Sotto la pressione creata dalla carenza di innesti, il trapianto
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di fegato ha intrapreso la strada dei trapianti a partire da inne-
complications following orthotopic liver transplantation: a 10-year audit.
sti condivisi o prelevati da donatore vivente. In quest’ultimo, HPB 2011;13:391–9.
l’asportazione del fegato destro, l’unico in grado di soddisfare per [13] Pérez-Saborido B, Pacheco-Sánchez D, Barrera-Rebollo A, Asensio-Díaz
volume la funzionalità epatica di un ricevente adulto, costituisce E, Pinto-Fuentes P, Sarmentero-Prieto JC. Incidence, management, and
un’assunzione di rischi che molti considerano inaccettabile in un results of vascular complications after liver transplantation. Transplant
Paese come il nostro, dove il prelievo su cadavere potrebbe ancora Proc 2011;43:749–50.
aumentare. [14] Gordon RD, Shaw Jr BW, Iwatzuki S, Todo S, Starzl TE. A simplified
Sicuramente questo declino sarà fonte di progresso. Infatti, technique for revascularization of homografts of the liver with a variant
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tori a cuore fermo sono strade che le equipe più dinamiche stanno
[17] Figueras J, Llado L, Ramos E, Jaurrieta E, Rafecas A, Fabregat J, et al.
già esplorando. Temporary portocaval shunt during liver transplantation with vena cava
Allo stesso tempo, il trapianto epatico ausiliario trova un posto preservation. Results of a prospective randomized study. Liver Transpl
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mento dell’epatite fulminante o subfulminante. In questo campo, [18] Rayar M, Levi Sandri GB, Cusumano C, Locher C, Houssel-Debry P,
sono in corso studi prospettici per collocare il TEA in relazione con Camus C, et al. Benefits of temporary portocaval shunt during orthoto-
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H. Jeddou (heithem.jeddou@chu-rennes.fr).
S. Tzedakis.
F. Robin.
A. Merdrignac.
P. Houssel.
M. Rayar.
V. Desfourneaux.
D. Bergeat.
M. Lakehal.
L. Sulpice.
K. Boudjema.
Service de chirurgie hépatobiliaire et digestive, Hôpital Pontchaillou, Université de Rennes, 1, rue Henri-Le-Guillou, 35033 Rennes, France.

Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Jeddou H, Tzedakis S, Robin F, Merdrignac A, Houssel P, Rayar M, et al. Tecniche di trapianto di
fegato negli adulti. EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 2022;28(1):1-22 [Articolo I – 40-165-B].

22 EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale


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photography
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Title: Essay on art and photography

Author: A. V. Sutton

Release date: August 29, 2023 [eBook #71518]

Language: English

Original publication: Liverpool: Michael James Witty, 1866

Credits: Charlene Taylor and the Online Distributed Proofreading


Team at https://www.pgdp.net (This file was produced from
images generously made available by The Internet
Archive/American Libraries.)

*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK ESSAY ON


ART AND PHOTOGRAPHY ***
E S S AY
ON

A R T A N D P H O T O G R A P H Y.

1866.
PRINTED BY
M. J. WHITTY
18 CABLE ST.
LIVERPOOL
E S S AY

ON

Art and Photography.

BY

A. V. SUTTON.

LIVERPOOL:

MICHAEL JAMES WHITTY.

MDCCCLXVI.
D e d i c at e d

TO MY

Friends and Patrons.


INTRODUCTION
The idea that occurred to me in drawing in epitome a history of
the amalgamation of Art and Science, and ultimately induced me to
attempt so hazardous a task, was to enable the public to learn the
true course to be pursued in order to give fresh vigour and impulse
for the revival of Fine Arts, and I have endeavoured to exemplify in a
striking manner, as far as my poor abilities admit, the inestimable
advantage the one confers upon the other, which renders the
combination so essential in advancing and developing a better, truer,
and nobler style of art—a style that I feel assured will distinguish for
ever the present generation. With this view, I have gathered
materials from every common report or otherwise, from personal
acquaintance with some of the most distinguished artists of the day,
and it is with regret that I find how immeasurably incompetent I am to
do justice to a subject so worthy of being treated by greater talents
and accomplishments than are granted to me. In sketching the
various changes Photography has undergone ere it reached the
supremacy it now enjoys, owing—principally to the natural instability
of events—and in the rapid survey to which the limits of the Essay
constrain me, I have been compelled to point out defects “both in the
Art and the Science,” without reserve, but with all due respect to the
opinion of others; but while doing so, I trust that I have rendered
justice also.
As a professional artist, the reader may be led to suppose I write
with bias—not so. I have most cautiously avoided any sentiment that
might be so construed, and beg that judgment may be suspended
until these pages have been perused, the perusal of which, I
sincerely trust, may have the desired effect—not actually resulting in
the revival of Fine Arts—but as an auxiliary for paving the way for
others commanding a greater range of knowledge, who may thereby
be induced to embark in the cause I am humbly seeking to advocate.
Liverpool,
Jany., 1866.
ESSAY.
ESSAY.
When Photography was first introduced, it met with a severe
struggle ere gaining the esteem it now happily enjoys. Artists of all
grades unanimously condemned it, looking upon it only in the light of
a vehicle that would carry destruction to their own especial pursuits,
while on those who attempted to practice and advance it fell
anathemas and ridicule. So great was professional prejudice, and so
blind in its apprehension, that it dexterously and successfully biased
and enlisted the opinion of the Press in its favour, which echoed the
assertions that, under the most favourable circumstances,
“Photography could only be a caricature of the subject it portrayed.”
Thus was the combination of Art and Science for a time checked in
its progress, and the artists, now exulting in having temporarily
attained their purpose, watched jealously the science of chemistry,
and depreciated as useless any further inquiry that seemed to
encourage or aid Photography.
The great body of the public, as usual in all such cases,
remained neutral, but fortunately, for the advancement of the new
art, there remained a few who were more sanguine than their
cotemporaries, and generously bestowed their sympathy on the
“oppressed.” They saw in Photography, a great science, then but in
its infancy, but which must ultimately compete with the finer arts; its
peculiar adaptation in copying rendering it still more valuable, not
only to artists, in furthering their own success, by securing
truthfulness and accuracy, but likewise in all the various usages to
which it has since been so successfully applied. Too numerous to
attempt to specify here.
At the period we speak of, Photography was entirely confined to
that class of illiterate men who only pursued it to benefit by its
novelty, and like everything new, particularly when added to
cheapness, produced a great amount of bad taste and unpardonable
vulgarity. It is, no doubt, an art which is peculiarly liable to be
perverted to base and immoral uses, but now that better taste
prevails, no such fears need be entertained. All classes of society
have been benefited by Photography; it has been a generous friend
to the poor as well as to the rich, and all must acknowledge its
superior advantages and merits. Not only has it been fostered and
liberally supported by the munificence of kings, but also in the more
humble walks of life has it been welcomed as a benefactor. Its
patrons of all grades have not only derived pleasure from the novelty
of its fascinations, but inexpressible consolation from the souvenirs it
affords of cherished places, and the memory of those loved ones
who may be far away, or sleeping the “sleep of death.”
It would indeed be deplorable if an art so consecrated to all that
is noble, pure, generous and holy, were again to be jeopardised by
the association of bad taste and worse usages. In England we are
fortunately protected from such an evil; but in other countries,
particularly in France, it still exists to an alarming extent, and until the
authorities there adopt the same measure of punishment as with us,
no one can walk the streets without being subjected to some gross
outrage against propriety and moral feeling. Photography, therefore,
has a double claim upon our affections—to preserve it unscathed
and unsullied, when we find it diverted into new channels that may
endanger its purity and legitimate usefulness. An art which assists
the memory and educates the taste is entitled to encouragement, the
more particularly, when by its aid we can recall in privacy the happy
hours suggested by the contemplation of the sure-reflected
lineaments of a doating mother, an affectionate sister, a tender loving
wife, or a fond and innocent child.
One great reason why Photography is so frequently applied to
unworthy purposes is, owing to its cheapness, for, where there is a
supply of anything novel, combined with cheapness, patrons will
present themselves. This is a public weakness which is to be
regretted, for although competition may be consistent with the “spirit
of the age,” it is an unpardonable error when cheapness is resorted
to as a means to success, in place of trying to excel by artistic or
superior merits alone.
In no stage of Photography have we been further advanced and
initiated into the grand applications of its science than by the
introduction of the “paper process;” it presented to the mind of the
photographer a channel for experimentalising and uniting art proper
with his own, for previously the word Art was foreign to the ear of the
professional photographer; all that was deemed essential in the
pursuit was that you should acquire a knowledge how to produce a
photograph free from all the optical and chemical defects. Light was
only studied to secure the image with brilliancy on the plate, of the
subject or object about to be copied. If it came out clear, clean, and
sharp, the operator was delighted with his success—its artistic merits
were never consulted; no question asked whether the face came out
with the rich, soft, rotundity of nature; whether the light and shade
had given tone and gradation, to add harmony to the picture;
whether the line of the head had been carried to prevent
awkwardness to the figure; whether the eyes did not look askance to
the pose of the head; its artistic superiorities, in fact, were never
looked for, which explains why, at that period, photographs were
taken, as a general rule, simply head-bust, most commonly called
vignettes, or as the Americans would term it, ambrotype. Such were
the productions of the “Glass Age.” But from the time the “paper
process” established itself, Photography at once took its place
among the finer arts, and having gained the victory, the artists that
had disdainfully resented its popularity, ventured to advance into the
new field of enterprise, and not only were they delighted in procuring
such an auxiliary, but they laboured in trying to improve the
application of its science to Portraiture. Though painting renders the
chemical result subordinate, and likewise subservient to the skill of
the artist, when removed from the pressure frame to the easel, yet in
no way does it depreciate Photography as an art which is necessary
to assist in securing with unerring accuracy of outline momentary
indications of character, expression of face, and costume, consisting
of numberless and minute details; all of which are at once portrayed
on a tablet of glass reflected through the Camera; and which, if not
satisfactory to the mind of the operator, he may arrange according to
his own artistic taste, judgment and skill, with a view of securing
pictorial effect and individual character.
It would be utterly impossible to estimate the advantages
Photography has conferred upon all mankind, or to anticipate the still
greater wonders it is yet destined to achieve.
Having sketched the early struggles which Photography had to
surmount to claim a high place for its followers, we now proceed to
examine its distinguishing features. In scrutinizing the works of even
the greatest artists of our day, we are sure to find some fault—some
error. Why is it that imperfection should exist even in works of the
highest rank, grand in conception, beautiful in execution, rich in
modulation, truthfulness of outline and form, and harmonious in
colouring? For the simple reason, that true excellence can only be
found in composition pictures where the creative mind of the artist
has been free to labour in accordance with its own poetic fancy, and
when such perfection exists in portraiture without the aid of
Photography, it will indeed be an exception!
When the practical eye of an artist takes up a Work of Art, he at
once recognizes the forte of the genius in some one particularity.
Say for instance one artist may excel in the master-stroke of
execution, and by a few strokes of the brush give much more artistic
and life-like effect than another would by hours of close application
and the minutest finish—the difference between these two artists
being that the one was a true born artist, and the other a lover of the
art—simply one who had acquired its mechanism from untiring study
and practice. We will again find others who excel in the
amalgamation of colours, others for composition, others for
costumes and drapery—others for the delicacy and transparency of
the flesh tones; and we might still further attempt to specify their
various fortes of particular excellence, by dissecting the human
forms and classify them by their technical terms in anatomy. For
instance, I have known artists who have excelled in the execution of
a face, and yet fail in the representation of the hair—all their heads
conveying to the observer an idea that they were wigged! In other
productions we are at once made sensible that the artist has one
ideal for a nose, and if the picture represents innumerable figures,
they are all possessed of the same type of nasal organ! In others
again, we find the artist manifest in some peculiarity in the eye or in
the mouth; but it is not any of these artistic individualities we ask for
when we are desirous of possessing a faithful likeness of some
loved one, nor do we care to find as we scan their well-remembered
features, the artist’s ideal of a nose, an eye, a mouth, a chin, or
some other member, in place of its, perhaps, more homely
characteristic. In nature we are daily witnessing how the various
types of features, at once the most classic and homely—highest and
lowest, come to mingle so congruously in one face, but such as
nature has thought fit to endow us, such do we want to be faithfully
and accurately delineated, and if such combination of distinctive
specialities of art are required for portraiture, which is rarely, if ever,
found individually, then how inestimable is the aid of Photography!
Many are under the impression that its process exaggerates to such
an extent that the object or subject reproduced is figuratively
distorted, which constituted the opprobium attached to its
productions. This is a mistake. If the operator uses a first-class
instrument, and sufficiently large to secure the same perfect
definition at the extreme margin of the plates as in the centre, and
regulated by the diaphragm with space sufficient for the required
length of focus, no aberation or distortion will be visible. But if a
questionable lens is used, and the aperture too small for the flatness
of “field” required, then the whole model will be more or less
distorted; its receding lines obtruding as to become perfectly blurred
and indistinct; the shadows black, without detail, and the lights hard
and flat. But let it be remembered that this Essay is entirely confined
to the aspirants to Art in its higher branches. Photography in the
hands of a lover of its art, initiated in the theory and practical
knowledge of its science, would not waste valuable time in the
production of such enormities. We have, therefore, only to deal with
its advantages in its higher order of execution; or if we deviate a
while from our theory, it is but to confirm our arguments, and give the
reader an opportunity to discriminate for himself between the two.
But to return to the fallacy of portraiture being confined to the
erroneous pencil of the deceitful imagination of an artist possessing
one or more only of those capabilities essential to the production of

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