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Riassunto: Il 1◦ marzo 1963, Thomas Starzl tenta il primo trapianto di fegato a Denver, in Colorado.
Operazione “dell’impossibile”, che si conclude “in tragedia” con un’emorragia incontrollabile. I fallimenti
si susseguono e in realtà sono dovuti all’assenza di terapia immunosoppressiva. Questi fallimenti non
scoraggeranno il chirurgo che, facendo affidamento su un programma pluriennale di sperimentazione
animale, finisce per imporre il “suo” trapianto come l’unica cura efficace delle gravi malattie del fegato.
È la ciclosporina che salva il trapianto di fegato e il suo promotore. I primi successi dell’innesto ortotopico
cosiddetto “classico”, con circolazione extracorporea, daranno l’avvio a perfezionamenti tecnici e alla
variazione della tecnica principale: innesto senza bypass, trapianto a partire da fegati ridotti, innesto
per due a partire da un innesto condiviso in situ o ex vivo, innesto con emitrasposizione cavoportale,
innesto ausiliario eterotopico e poi ortotopico e infine innesto a partire da un emifegato prelevato da un
donatore vivente. Non ce n’è più uno solo, ma esistono numerosi trapianti di fegato.
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Parole chiave: Epatopatia; Insufficienza epatica; Innesto ortotopico; Innesto ausiliario; Donatore vivente;
Innesto; Fegato nativo
Impostazioni generali
Possono essere impiantati diversi tipi di innesti:
• innesti interi, perché non hanno subito alcuna riduzione di
volume, prelevati da donatore cerebroleso o deceduto per arre- Figura 1. La rimozione del fegato nativo viene eseguita preservando
sto circolatorio [8] . I peduncoli vascolari sono intatti, lunghi e la continuità della vena cava inferiore. Viene praticata temporaneamente
di buon calibro, quindi facili da impiantare; un’anastomosi portocavale terminolaterale per preservare, durante la fase
• emi-innesti destri o sinistri, derivanti dalla bipartizione ex situ anepatica, il drenaggio venoso del territorio splancnico. 1. Vena cava
o in situ [9] di un innesto intero o prelevato da un dona- inferiore; 2. anastomosi portocavale.
tore vivente. La loro funzione immediata proporzionale al loro
volume, il piccolo calibro dei vasi spesso multipli e delle vie
biliari e la presenza di una fetta di sezione sono tutti elementi • calo della gittata cardiaca a causa della grave amputazione del
che aumentano la morbilità postoperatoria. precarico;
Qualunque sia la natura dell’innesto utilizzato, un trapianto di • anuria dovuta all’associazione di un’ipoperfusione arteriosa e
fegato avviene in tre fasi successive, distinte per la loro difficoltà di un ostacolo all’effluente venoso dei reni;
tecnica e per le loro conseguenze fisiologiche. • stasi venosa nel territorio splancnico, le cui conseguenze
sono una proliferazione microbica con rilascio di endotos-
sine al momento della riperfusione nonché un aumento
Fase I dedicata all’exeresi del fegato nativo dell’ipertensione portale che rende difficile, se non impossibile,
L’exeresi del fegato nativo può essere rapida e semplice. Que- l’asciugatura, per quanto indispensabile, del letto di epatecto-
sto è il caso quando l’indicazione al trapianto è rappresentata da mia.
un’epatite fulminante o un’epatopatia metabolica senza altera- La conservazione della continuità della vena cava inferiore
zione macroscopica della struttura del fegato e del suo peduncolo. durante la rimozione del fegato malato e la creazione di
In realtà è spesso complicata da ipertensione portale e da disturbi un’anastomosi portocavale temporanea (durante la fase ane-
emostatici che accompagnano la cirrosi, indicazione più comune patica) sono i modi più semplici ed efficaci di evitare queste
al trapianto. Una storia di chirurgia dell’ipocondrio destro complicanze [10] (Fig. 1). È divenuto inoltre eccezionale il ricorso
aggiunge, in questo contesto, un’ulteriore difficoltà legata alla all’impianto di uno shunt extracorporeo venovenoso tra la vena
presenza di aderenze, responsabili di varici legate all’ipertensione porta e la vena cava inferiore (VCI) (attraverso la vena iliaca
portale. Queste aumentano le difficoltà di dissecazione e possono esterna) da un lato e la vena cava superiore (tramite la vena ascel-
rendere questa fase una tappa talmente emorragica da coinvolgere lare) dall’altro (Fig. 2). Una volta installato, lo shunt utilizzato
la prognosi vitale dell’operato, precipitandolo nelle complicanze dalla maggior parte delle equipe è uno shunt “attivo”, con il
della trasfusione massiva. sangue propulso tramite una pompa. L’uso proposto da Shaw et
al. [11] della pompa non occlusiva, operante per effetto Venturi
(Biomedicus® ) e associata a un circuito “rivestito” di eparina, evita
Fase II caratterizzata dall’assenza anatomica l’anticoagulazione del ricevente per via sistemica.
e funzionale del fegato Una volta effettuate le anastomosi cavoportali, si rimuovono le
clamp e si rivascolarizza l’innesto.
Questa è la fase “anepatica”. Inizia nel momento in cui il Questo istante può essere segnato dall’insorgere di una sin-
fegato nativo è stato rimosso e termina con la rivascolarizzazione drome da rivascolarizzazione, dall’espressione emodinamica del
dell’innesto. Di durata variabile a seconda delle condizioni ope- rilascio da parte del fegato riossigenato di sostanze tossiche accu-
ratorie, questa fase è dedicata al perfezionamento dell’emostasi mulate durante il suo stoccaggio e dalla produzione di radicali
del letto di epatectomia e poi alla preparazione delle anastomosi liberi al momento della sua riperfusione.
venose che precedono la rivascolarizzazione dell’innesto.
La fase anepatica è caratterizzata dall’insorgenza di ano-
malie emodinamiche e metaboliche legate rispettivamente Fase III dedicata alla ricostruzione arteriosa
all’interruzione del ritorno venoso dai territori splancnico e dalla e biliare
vena cava inferiore e all’assenza di funzionalità epatica.
Il deficit di funzionalità epatica può essere compensato In questa fase, il trapianto, rivascolarizzato attraverso la vena
dall’assunzione parenterale di fattori della coagulazione e dalla porta e drenato dalla VCI, non è più in stato di ischemia e il
correzione dell’ipocalcemia o dell’acidosi metabolica che si ricevente non è più in situazione di anepatia. Questa fase segna
instaurano rapidamente. L’interruzione del flusso portale e della quindi la fine dell’atmosfera stressante che a volte caratterizza le
vena cava inferiore, in assenza di vie di derivazione, può avere due fasi precedenti. Tutta l’attenzione degli operatori è dedicata
gravi conseguenze: alla ricostruzione accurata dell’arteria e del dotto biliare. Queste
epatica destra nel moncone dell’arteria gastroduodenale o, in gono applicati in modo da esporre contemporaneamente l’accesso
mancanza, quello dell’arteria splenica (Figg. 3E, F). addominale e i siti di cannulazione (cavo ascellare sinistro e radice
Identificati gli elementi arteriosi e venosi del peduncolo epa- della coscia destra). Nell’esperienza degli autori, lo shunt non è
tico, il tessuto linfatico da cui sono stati separati viene accorciato stato utilizzato per 20 anni in più di 2 000 trapianti.
e legato con piccoli punti restando lontano dal dotto biliare prin- L’operatore si colloca alla destra del paziente. Il primo e il
cipale, per non devascolarizzarlo. secondo aiutante sono posti rispettivamente di fronte a lui e alla
L’innesto preparato viene pesato (il rapporto tra peso sua sinistra. Vengono installati due aspiratori, uno dei quali può
dell’innesto e peso del trapiantato è un parametro importante per essere collegato a un sistema di autotrasfusione (Cell-Saver® ).
l’analisi della sua funzione iniziale). In attesa del suo impianto, Fondamentale è la presenza di uno strumentista e di un toelet-
viene tenuto immerso nella sua soluzione di conservazione a 4 ◦ C tatore circolante. Lo strumentista siede ai piedi e alla sinistra del
oppure messo in una macchina di perfusione [15] . I vasi iliaci paziente (Fig. 5).
prelevati dal donatore contemporaneamente al fegato vengono
spogliati del loro tessuto cellulare, sigillati tramite l’obliterazione Vie d’accesso
degli osti collaterali e conservati anche a 4 ◦ C, pronti all’uso se È ormai accettato che la via d’accesso sia esclusivamente addo-
necessario al momento del reimpianto. minale (Fig. 6). Un’incisione sottocostale che inizia all’apice del
processo xifoideo, che, a destra, scende in basso nel fianco, espone
perfettamente l’intero piano sovra-meso-colico e fornisce accesso
Trapianto standard: exeresi del fegato nativo al piano sotto-meso-colico. Se necessario, questa incisione sotto-
con conservazione della vena cava inferiore, costale destra può essere estesa a sinistra.
anastomosi portocavale temporanea Il tessuto adiposo preperitoneale sottoxifoideo viene aspor-
tato insieme alle grosse varici che lo percorrono per evitare
e impianto dell’innesto a ‘‘piggyback’’ che vengano accidentalmente infilzate durante la chiusura
dell’aponeurosi.
Piggyback è il termine anglosassone che caratterizza il modo in
Tutte le venule parietali di derivazione portocavale vengono
cui si porta qualcuno “a cavallo sulle spalle”. Questa metafora
accuratamente collegate prima di essere recise. Il legamento
illustra perfettamente la tecnica del trapianto epatico che consiste
rotondo, a volte carico di una grossa vena ombelicale permea-
nel preservare la continuità della vena cava dal lato ricevente, per
bilizzata, viene reciso tra due legature supportate. Dal lato del
impiantare lì, addossandola, la vena cava dell’innesto che riceve
fegato, il filo posto in attesa su una pinza robusta serve a solle-
gli osti delle vene epatiche [16] . Il vantaggio di questa tecnica è
vare il fegato e a esporre la regione sottoepatica. L’impugnatura è
quello di aggirare la difficoltà di realizzare le due anastomosi cavali
solida e non rischia di lacerare il parenchima. I primi centimetri
inferiori (sovra- e sottoepatica) nella tecnica originaria descritta da
del legamento falciforme vengono recisi, liberando la faccia ante-
Starzl (Fig. 4).
riore del fegato dal suo attacco parietale. Viene esplorata la cavità
addominale così aperta: l’ascite viene prelevata per l’esame bat-
Installazione teriologico, poi svuotata. Viene controllata la corretta posizione
Il ricevente entra in sala operatoria 1-2 ore prima del momento del sondino gastrico. In questa fase dell’esplorazione è necessario
previsto per l’incisione. Si tratta del tempo necessario per l’equipe ricercare l’eventuale lesione che potrebbe essere sfuggita alle inda-
di anestesia per impostare le vie d’accesso vascolare necessarie per gini preoperatorie e che metterebbe in discussione la prosecuzione
il riempimento e il controllo dell’emodinamica (grandi vie venose dell’intervento chirurgico.
e catetere arterioso radiale e talvolta catetere di Swan-Ganz). La parete è protetta e viene posto un retrattore rigido e potente,
Il paziente viene posto in posizione supina, con il braccio destro in grado sia di sollevare che di allargare l’arcata costale. Possono
lungo il corpo per lasciare spazio all’operatore e al suo secondo essere utilizzati due semplici valvole sottocostali attaccate a pic-
aiutante. Il braccio sinistro in abduzione rimane accessibile agli chetti di testa articolati o meno oppure un retrattore più sofisticato
anestesisti. I punti di appoggio sensibili (punti delle scapole, come il retrattore Bookwalter® (Codman® ) o di Ulrich® (Ulrich
gomiti, testa del perone, sacro, talloni), esposti nei cirrotici mal- medical). La qualità dell’esposizione fornita da questi retrattori
nutriti, sono accuratamente protetti per prevenire l’insorgere di facilita notevolmente le fasi successive.
piaghe da decubito o di paralisi periferiche.
La pelle viene lavata, asciugata e poi disinfettata. Il campo stan-
Fase I: exeresi del fegato nativo
dard va dalla linea mammaria al pube. Lateralmente, l’incisione Non esiste una tattica operatoria individuale per eseguire
deve poter arrivare fino ai fianchi. Quando si prevede di utilizzare l’escissione del fegato nativo. Tutte le tecniche sono buone pur-
uno shunt venovenoso durante la fase anepatica, i teli ven- ché soddisfino la regola d’oro di questa fase: ridurre al minimo le
a b A
2
Figura 3.
A. Principali anomalie delle modalità di distribuzione delle arterie dell’innesto. a. Arteria epatica sinistra che ha origine da un tronco gastroepatico. L’arteria
epatica sinistra (1) scorre nel piccolo epiploon all’incrocio tra pars flaccida e condensa. Nasce da un tronco gastroepatico (2) che irrora anche l’arteria gastrica
sinistra (3). b. Arteria epatica destra (1) che ha origine dall’arteria mesenterica superiore (2).
a b
a b B C
Figura 3. (seguito)
B. Arteria epatica destra che ha origine dall’arteria mesenterica superiore. Plastica secondo Gordon [14] . a. Vengono tagliati dei patch d’aorta a “8” intorno agli
osti dei due tronchi arteriosi. b. Una cerniera, trattenuta tra i due arrotondamenti, permette di accostare gli osti l’uno all’altro. È l’estremità distale dell’arteria
mesenterica superiore che ormai funge da unico asse di impianto.
C. Altre metodiche di ricostruzione ex situ di un’arteria epatica destra che ha origine dall’arteria mesenterica superiore. a. Impianto nell’ostio dell’arteria
gastroduodenale. b. Impianto terminoterminale all’estremità distale di un segmento di arteria splenica.
perdite ematiche. La difficoltà dell’obiettivo deriva dall’esistenza La dissecazione del peduncolo epatico prevede tre fasi succes-
di cirrosi con ipertensione portale dove tutti i legamenti del fegato sive.
sono sede di un denso e fragile circolo venoso collaterale. La La prima consiste nel portarsi sul lato destro del peduncolo per
sezione tra le legature deve essere preferita alla coagulazione elet- avvicinarsi al coledoco. Quest’ultimo è esposto dal basso verso
trica. Questa prima fase può essere complicata dall’esistenza di l’alto fino all’origine del dotto cistico che viene reciso tra delle
aderenze periepatiche, più dense se il paziente è già stato operato legature. A questo livello, il coledoco viene bypassato “alla larga”
nel quadrante superiore destro (colecistectomia o intervento di per non rischiare di ledere le grosse vene fragili che lo circondano.
riparazione biliare). Questa manovra viene eseguita utilizzando un dissettore a punta
smussata. Il coledoco viene sezionato tra due legature supportate
Epatectomie semplici e la sua estremità distale viene reclinata verso il basso. Non è raro
Prima fase: isolamento degli elementi del peduncolo epa- scoprire, posteriormente, un’arteria epatica destra che viene legata
tico. Gli elementi del peduncolo devono essere mantenuti e recisa. La sezione del coledoco espone il fianco destro del tronco
sufficientemente a lungo in modo da non correre il rischio di portale e il ramo destro dell’arteria epatica.
rimanere senza tessuto durante l’impianto dell’innesto. Vengono La seconda ricerca l’arteria epatica sulla faccia anteriore del
avvicinati un po’al di sopra del bordo superiore del primo duo- peduncolo. L’apertura del foglietto anteriore del piccolo epiploon
deno, perché a questo livello sono il più delle volte unici e di e il graduale assottigliamento del peduncolo espongono prima
grosso calibro. Una colecistectomia preliminare non è raccoman- l’arteria epatica propria. Questa viene recuperata tramite un lac-
data. Questa fa sanguinare. La dissecazione viene eseguita passo cetto e il suo rilascio a valle si arresta ai suoi rami di divisione
dopo passo, legando tutti i tessuti prima di sezionarli. Questo che sono legati e messi su dei fili trattori. L’asse arterioso viene
atteggiamento limita la perdita ematica intraoperatoria e previene delicatamente tirato in avanti per essere separato dall’alto in
la linforragia che può complicare il periodo postoperatorio. basso dal tessuto linfatico denso che lo riveste. L’asse arterioso
Il secondo aiutante, munito di una valvola protetta, spinge viene così liberato fino all’impianto dell’arteria gastroduodenale.
verso l’alto il margine libero del fegato mentre il primo aiutante Meglio non lasciare una clamp alla sua origine. L’ischemia della
abbassa il blocco duodenopancreatico per presentare un pedun- parete arteriosa a valle può essere un fattore che favorisce la trom-
colo epatico teso (Fig. 7). bosi postoperatoria e la stenosi anastomotica.
2
1 2
A B
1
3
2 4
B
Figura 10. Le tre modalità di attuazione piggy-
back dell’innesto.
A. Terminolaterale sugli osti uniti delle vene epa-
tiche media e sinistra con clampaggio della vena
cava.
B. Terminolaterale sugli osti uniti delle vene epa-
tiche destra, media e sinistra senza clampaggio
della vena cava. 1. Vena cava inferiore sovrae-
patica; 2. vena epatica destra; 3. vena epatica
sinistra; 4. vena epatica media.
C. Faccia a faccia. La vena cava dell’innesto viene
divisa longitudinalmente e fissata sulla vena cava
inferiore del ricevente.
D. Laterolaterale.
Figura 14. Jump graft tra la vena porta dell’innesto e la superficie ante-
riore della vena mesenterica superiore per trattare l’obliterazione completa
della vena porta del ricevente. L’innesto è una vena iliaca prelevata dal
donatore.
A B C
Figura 15. Trombosi del sistema venoso splancnico: non è più una controindicazione al trapianto. La vena porta dell’innesto può essere impiantata in tre
siti.
A. Sulla vena renale sinistra in posizione terminoterminale.
B. Sulla vena cava inferiore e quest’ultima collegata o aggraffata a valle per impedire il furto del flusso portale.
C. Sulla vena cava inferiore sezionata e sganciata per darle lunghezza. Un taglio smussato permette di adattare il suo calibro a quello della vena porta.
2
2 3
B C
Figura 16. Realizzazione dell’anastomosi arteriosa. Tre siti sono privilegiati per le possibilità che offrono di eseguire una plastica di ingrandimento.
A. Biforcazione tra arterie epatiche destra e sinistra.
B. Biforcazione tra arteria epatica propria (1) e arteria gastroduodenale sezionata (2).
C. Confluenza tra arteria epatica comune (3) e arteria gastroduodenale (2).
inclinato a destra per controllare il lato sinistro. Si verifica che la Quest’ultima è infatti un’importante via di sostituzione in caso di
sutura della vena porta sia tesa e che vi sia una buona emostasi stenosi dell’origine del tronco celiaco da parte di un legamento
nei tessuti che circondano gli elementi del peduncolo. Una clamp arcuato e il suo ostio allarga la zona dell’anastomosi.
bulldog non traumatica viene posizionata sopra l’arteria e la via Dal lato dell’innesto, non è necessario conservare l’intero asse
biliare per evitare che il reflusso di sangue venoso inondi il campo. arterioso. La sua lunghezza viene regolata tra tensione eccessiva
L’emostasi deve essere perfetta prima di passare alla fase succes- e plicatura. Sono preferibili due siti di impianto: la conver-
siva. genza arteria gastroduodenale/arteria epatica comune oppure la
convergenza tronco celiaco/arteria splenica (Fig. 16). Un’arteria
adeguatamente rivascolarizzata batte forte e freme sotto le dita.
Fase III: ricostruzione arteriosa e biliare In ogni caso, il controllo del flusso per effetto Doppler è siste-
La creazione di una buona anastomosi arteriosa è necessaria matico alla fine dell’operazione. La riparazione dell’anastomosi
per la vascolarizzazione della via biliare dell’innesto. Tuttavia, arteriosa in caso di dubbio sulla sua qualità è una misura efficace
non è sufficiente garantire la qualità dell’anastomosi biliare, che per ridurre l’incidenza delle trombosi arteriose postoperatorie.
deve essere tecnicamente perfetta. La distribuzione anatomica Quando un’arteria epatica destra è stata collegata al tronco
non modale è associata a un aumentato rischio di trombosi posto- celiaco con la tecnica di Gordon, l’anastomosi viene eseguita
peratoria [24, 25] . sull’estremità distale dell’AMS, possibilmente spatolata con una
Fondamentale è il rilascio di un eventuale legamento arcuato. linea di divisione (Fig. 17).
Arterie epatiche del ricevente non utilizzabili. Ciò avviene
Anastomosi arteriosa quando sono trombizzate o quando le loro pareti sono state dis-
Devono essere preferite le anastomosi arteriose a punti separati, secate da un ematoma sottoavventiziale.
meglio se eseguite con gli occhialini. L’arteria splenica è il sito recettore più vicino. È accessibile nel
È stato descritto un gran numero di tecniche di arterializzazione suo quarto prossimale al bordo superiore del pancreas, dove gene-
dell’innesto epatico, diverse per sito di anastomosi utilizzato, lato ralmente descrive una bella ansa. L’asse arterioso dell’innesto è
dell’innesto o lato ricevente. Si presentano due situazioni radi- sufficientemente lungo da potervi essere impiantato senza ricor-
calmente differenti a seconda che l’arteria epatica del ricevente si rere all’interposizione di un innesto vascolare. L’anastomosi è di
presti o meno a realizzare un’anastomosi di buona qualità in virtù tipo terminolaterale, utilizzando per esempio il patch aortico, o di
della sua consistenza. tipo terminoterminale, tra il tronco celiaco dell’innesto e l’arteria
Arterie epatiche del ricevente utilizzabili. L’arteria è di splenica prossimale mobilizzata e sezionata per essere ribaltata
buone dimensioni, con una parete sana. (Fig. 18). Gli autori utilizzano quest’ultimo metodo di reimpianto
L’impianto viene eseguito meglio a cavallo dell’arteria epatica quando la lunghezza dell’arteria dal lato dell’innesto non è suf-
comune e propria, di fronte all’ostio dell’arteria gastroduodenale. ficiente per ottenere un’anastomosi senza tensione o quando è
VCI
AE
A B
L’impianto dell’innesto comprende successivamente: stro e raggiunge il solco di Arantius. Vengono dunque separati due
• l’impianto del tronco celiacomesenterico sulla faccia anteriore emifegati.
dell’aorta e poi quello della vena cava sovraepatica sulla faccia L’innesto sinistro è un lobo sinistro (segmenti II e III) drenato
anteriore della VCI mediante la tecnica del piggyback; dalla vena epatica sinistra recisa a filo con il tronco comune che
• il ripristino della continuità digestiva, impiantando l’esofago condivide con la vena epatica media.
del ricevente sulla faccia anteriore della cavità gastrica L’intera lunghezza dell’arteria epatica e della vena porta viene
dell’innesto. La continenza gastroesofagea viene ripristinata assegnata ad esso, se richiesto dall’equipe di trapianto del lobo
mediante una plastica anteriore secondo Nissen. Una piloropla- sinistro. La via biliare è limitata al dotto epatico sinistro perché
stica assicura il corretto svuotamento dell’innesto denervato; la via biliare principale è vascolarizzata da rami provenienti dal
• l’apertura cutanea dell’estremità inferiore del segmento dige- ramo destro dell’arteria epatica (che va all’innesto destro).
stivo per fornire un facile accesso alle biopsie iterative, essenziali Questo lobo sinistro è destinato a un bambino piccolo. È
per il monitoraggio dell’innesto (Fig. 29B). “agganciato” alla faccia anteriore della vena cava del ricevente
mediante un’anastomosi epaticocavale terminolaterale. L’ostio
del tronco comune delle vene epatiche media e sinistra sul
Trapianto ortotopico lato ricevente è un sito perfetto per il reimpianto sovraepa-
tico. Può essere clampato selettivamente, il che consente di
di un emifegato eseguire l’anastomosi a flusso cavale conservato. L’impianto delle
Il trapianto di un emifegato adulto generato dalla bipartizione arterie e delle vene portali non pone particolari problemi a
di un intero fegato o dal prelievo da un donatore vivente, ini- parte il loro piccolo calibro quando la distribuzione vascolare
zialmente concepito per trovare una soluzione alla drammatica è modale. La via biliare del ricevente è troppo corta e troppo
carenza di trapianti di fegato pediatrici [2] , è oggi un mezzo per piccola per consentire un’anastomosi diretta. Meglio derivare il
gestire la carenza di trapianti nella popolazione adulta. dotto epatico sinistro dell’innesto su un’ansa digiunale montata
Il ricorso a un donatore vivente è eccezionale in Francia. a “Y”.
Molte equipe liberano l’innesto destro dalla parte sinistra del
segmento I (settore dorsale). Rimane quindi un innesto destro
Trapianto di emi-innesti prelevati costituito dai segmenti IV, V, VI, VII e VIII (e della parte destra
da donatore cadavere del settore dorsale). Questo innesto è destinato a un adulto. Il suo
drenaggio venoso è fornito dalle vene epatiche destre (per il set-
La dissecazione del fegato di un donatore in morte cerebrale tore posterolaterale) e media (per il settore paramediano). Queste
può essere eseguita in situ a cuore pulsante o ex situ. Ogni due vene sono in continuità con la VCI retroepatica rimasta con
fegato genera potenzialmente due innesti. Può essere un emi- questo innesto. L’ostio della vena sovraepatica sinistra, reciso a
fegato destro e sinistro o un lobo destro e un lobo sinistro. La filo con il suo impianto nel tronco comune delle vene media e
scelta dell’innesto dipende dalle anomalie di distribuzione vasco- sinistra, viene chiuso lungo un asse perpendicolare alla VCI. Il
lare riscontrate, la maggior parte delle quali è stata smembrata segmento IV (le cui afferenze arteriose e portali sono rimaste sul
da Couinaud e Houssin [3] . Dipende anche dal peso del destinata- lato sinistro dell’innesto) si atrofizza nel giro di poche settimane.
rio. La regola d’oro per il ricevente è rispettare un rapporto peso
È inutile volerlo asportare (Fig. 31).
innesto/peso ricevente maggiore o uguale allo 0,8% [5] .
Il peduncolo vascolare afferente comprende i rami destri della
La sezione in situ, “a cuore pulsante”, del parenchima epatico
vena porta e dell’arteria epatica. Il dotto epatico destro viene
ha il notevole vantaggio di generare innesti in cui l’emostasi delle
spesso lasciato in continuità con il dotto biliare principale, la
fette viene acquisita prima del reimpianto. Lo svantaggio è che
cui vascolarizzazione dipende principalmente dal ramo destro
questa epatotomia può essere difficile in un donatore con scarsa
dell’arteria epatica.
emostasi, la cui emodinamica è labile.
L’impianto di questo innesto non comporta grosse difficoltà. Le
vene cave sono idealmente addossate a piggyback [38] . La vena porta
Bipartizione fegato destro-lobo sinistro (Fig. 30) e l’arteria epatica del ricevente devono essere mantenute il più a
La linea di sezione parenchimale passa a destra della scissura lungo possibile; le anastomosi riguardano i rami di destra della
ombelicale, segue il fianco destro del peduncolo glissoniano sini- vena e dell’arteria. Il ripristino della continuità biliare avviene
IV
C
Figura 30. Bipartizione fegato destro-lobo sinistro.
A. La linea di sezione parenchimale passa a destra della scissura ombelicale.
B. L’innesto del “lobo sinistro” è costituito dai segmenti II e III. Il segmento I viene resecato. Il suo peduncolo è costituito da un dotto epatico sinistro breve,
da un’arteria lunga poiché continua con l’asse celiaco e da una vena lunga poiché è in continuità con il tronco portale. La vena epatica sinistra viene recisa
alla sua terminazione sul tronco comune delle vene sinistra e media.
C. L’innesto destro è costituito dai segmenti IV, V, VI, VII e VIII e della parte destra del settore dorsale. Comporta un lungo dotto biliare costituito dal dotto
epatico destro e dal coledoco. Il ramo destro della vena porta e l’arteria epatica destra sono corti. La vena cava retroepatica che riceve le vene epatiche destra
e media rimane adiacente all’innesto. 1. Vena epatica destra; 2. vena epatica sinistra; 3. vena epatica media.
propongono un prelievo laparoscopico assistito, che ha il van- segmenti V e VIII che devono essere sezionate tra legature soste-
taggio di ridurre l’apertura della parete al minimo necessario per nute e marcate. Completata la sezione parenchimale, i due fegati
l’estrazione dell’innesto. Si succedono poi le seguenti fasi: vengono separati. L’innesto rimane attaccato attraverso il pedun-
• colecistectomia, intubazione del dotto cistico e colangiografia colo afferente e le vene epatiche destre. Prima di procedere alla fase
per riconoscere l’anatomia biliare del fegato destro e confermare successiva, occorre accertarsi che l’epatectomia eseguita contem-
i dati della risonanza magnetica (RM) biliare preoperatoria; poraneamente sul ricevente si svolga senza incidenti che possano
• mobilizzazione completa del fegato destro e controllo delle mettere in discussione la prosecuzione del trapianto.
vene epatiche più grandi (più di 5 mm di diametro). Un lac- La sezione dei dotti biliari destri viene eseguita nello spes-
cetto di gomma viene poi fatto passare intorno alla vena epatica sore della placca ilare con grande cautela. L’area della sezione
destra e dietro eventuali vene epatiche accessorie media e infe- è stretta. Troppo a sinistra, danneggerebbe la via biliare del
riore. Questo laccetto permette di guidare e fissare il taglio del donatore. Troppo a destra, accorcerebbe la via destra e moltipli-
parenchima epatico “sollevando” il piano della scissura portale cherebbe i dotti dell’innesto. Un nuovo controllo colangiografico
principale. Questa manovra di sospensione nota come mano- e l’identificazione della linea di taglio biliare mediante una clamp
vra hanging ha davvero rivoluzionato la separazione dei fegati sono utili per rendere sicuro questo momento delicato.
destro e sinistro [40] ; La deafferentazione dell’innesto viene eseguita solo quando il
• apertura del peduncolo epatico nella metà superiore del suo ricevente è pronto a riceverlo. Poi si susseguono rapidamente per
fianco destro a livello del moncone dell’arteria cistica. L’arteria ridurre la durata dell’ischemia calda:
epatica destra viene rapidamente riconosciuta dietro il dotto • la sezione dell’arteria a valle di una clamp vascolare. Legatura
epatico comune, accuratamente separata dal suo tessuto e sostenuta del moncone a monte;
avvolta da un laccio per sollevarla con cautela. La dissecazione • la sezione della vena porta destra a valle di una clamp vascolare,
si ferma in alto all’origine dei rami anteriore e posteriore e in la cui regolazione deve aver cura di risparmiare la lunghezza dal
basso all’inizio del primo dei rami destinati al fegato sinistro. lato dell’innesto senza limitare il calibro del ramo sinistro;
Può essere quello del IV o l’arteria epatica sinistra. Il fianco • la sezione delle vene epatiche destre a monte di una clamp
destro della vena porta si presenta poi facilmente. Il suo ramo vascolare o, meglio perché molto sicura, a monte di una fila
destro viene mobilizzato e circondato. Questa manovra è faci- di graffette vascolari.
litata dalla sezione tra le legature di un piccolo ramo posteriore L’innesto viene portato su un tavolo di dissecazione, perfuso
destinato alla parte destra del settore dorsale del fegato. Il dotto e lavato dalla vena porta con una soluzione di conservazione
biliare destro, contenuto nello spessore della capsula di Glisson, refrigerata. L’arteria non deve essere sciacquata per evitare di trau-
non viene circondato fino all’apertura del parenchima epatico. matizzarla. I dotti biliari settoriali vengono sciacquati. Le vene
L’arteria e la vena porta destinate al fegato destro vengono clam- drenanti dei segmenti V e VIII vengono eventualmente reim-
pate per alcuni minuti per rivelare la linea di demarcazione dei piantate in una protesi vascolare (o in un segmento di vena
due fegati, cioè quella che guiderà la sezione del parenchima. Va ombelicale prelevato dal ricevente) per garantire un buon drenag-
dal letto vescicolare alla fossa sovraepatica, dove emerge il capo gio del settore anteriore. L’innesto viene pesato e poi confezionato
superiore dei lacci della manovra hanging. Altrimenti, si dovreb- in ambiente sterile, immerso nella sua soluzione di conservazione
bero sospettare una distribuzione anomala del peduncolo o un prima di essere trasferito nella stanza del ricevente:
controllo incompleto dei rami portali destinati al fegato destro. • la chiusura della vena porta con una sutura “andata e ritorno”;
Tutto è pronto per passare alla fase di taglio del parenchima. • la chiusura degli orifizi biliari. La tenuta stagna di questa ripa-
La sezione del fegato è realizzata nel piano della scissura portale razione viene controllata iniettando del blu di metilene o del
principale. La vena epatica media viene solitamente lasciata al siero trasparente. Il drenaggio cistico viene rimosso;
donatore per non compromettere il drenaggio del segmento IV. • il fissaggio del fegato sinistro al diaframma attraverso il suo
Il parenchima inizia a livello del lobo di Spiegel dietro il pedun- legamento sospensore quando è stato reciso;
colo epatico. Lì, il processo caudato, depressione più o meno • dopo un ultimo giro di emostasi e biliostasi sulla sezione di
marcata, mostra il punto della sezione che viene eseguita fino al epatectomia, la cavità addominale viene richiusa.
contatto con la capsula di Glisson. Il capo inferiore dei laccetti Nel ricevente. La rimozione del fegato nativo è guidata dagli
sospensori può essere impegnato in corrispondenza del suo punto stessi principi di quando il trapianto viene eseguito a partire da un
di emergenza inferiore nella trincea così scavata. fegato intero. La particolarità e la difficoltà in questa situazione
La sezione parenchimale ricomincia quindi a livello della fossa sono che gli elementi del peduncolo devono essere conservati il
sovraepatica nel punto di emergenza del capo superiore dei lac- più a lungo possibile. Anche in questo caso, è consigliabile essere
cetti sospensori, contro il fianco destro della vena epatica media, sistematici e concatenare con attenzione le fasi successive.
poi viene condotta dal basso verso l’alto e da davanti a dietro. Il Dissecazione del peduncolo epatico. La prima fase è a destra del
tetto della convergenza viene rapidamente scoperto, consentendo peduncolo epatico:
di recuperare il capo inferiore dei laccetti sospensori da dietro. I • dissecazione del triangolo di Calot i cui elementi sono sezionati
due capi sollevati ormai danno la profondità e la direzione del tra legature. Il moncone dell’arteria cistica dà la direzione da
piano che occorre aprire. Questa fase espone le vene originate dai seguire per trovare il ramo destro dell’arteria epatica;
• bypass del dotto biliare principale e sezione molto in alto nella donatori e forniva al ricevente un volume epatico compatibile con
placca, al limite oppure oltre la convergenza. Il dotto biliare la rapida ripresa di una funzione postoperatoria [42] .
viene allora rilasciato dall’alto verso il basso per esporre la
faccia anteriore del peduncolo, in particolare la biforcazione
dell’arteria epatica e il suo ramo destro; Trapianto ausiliario
• liberazione dell’arteria epatica propria e dei suoi rami destro
e sinistro per quanto possibile. L’arteria epatica destra viene Per trapianto epatico ausiliario (TEA) si intendono tutte le tec-
sezionata a livello della sua biforcazione in rami settoriali; niche che consistono nell’impianto di un innesto di fegato nella
• liberazione della vena porta dal suo tessuto linfatico e disse- cavità addominale, lasciando in sede tutto il fegato nativo o una
cazione il più lontano possibile dall’ilo. Sezione dei suoi rami sua parte.
destro e sinistro. Storicamente, l’applicazione clinica del TEA ha preceduto
La preparazione di un’anastomosi portocavale temporanea è quella del TEO [43] . Era infatti un mezzo per evitare l’escissione
sempre preferibile quando la lunghezza della vena porta lo con- irreversibile del fegato nativo e la fase anepatica [44] con conse-
sente. Le fasi successive sono riservate all’escissione del fegato guenze emodinamiche e metaboliche mal controllate. All’inizio
malato pur mantenendo la VCI. Non sono specifiche e sono state degli anni ’80, la perfetta padronanza di queste due insidie e
descritte nei capitoli precedenti. l’eccellente controllo della tolleranza immunologica dell’innesto
L’innesto viene posizionato nell’ipocondrio destro. Si succe- hanno reso necessario il TEO. Sono l’irreversibilità del TEO e
dono: l’importanza degli effetti collaterali dell’immunosoppressione a
• l’impianto delle vene epatiche sul fianco destro della VCI del lungo termine che spiegano il rinnovato interesse per il TEA,
ricevente sull’ostio della vena epatica destra del ricevente allar- in particolare nei giovani pazienti con grave insufficienza epa-
gato verso il basso. Queste anastomosi terminolaterali devono tica acuta. La necrosi epatica acuta, indipendentemente dalla sua
essere larghe; origine, è stata a lungo l’indicazione preferita del TEO conven-
• l’impianto della vena porta, terminoterminale sul ramo destro zionale [45] ; tuttavia, la rimozione del fegato nativo necrotico e la
o sul tronco portale del ricevente, da regolare tra tensione e sua sostituzione con un trapianto negano le possibilità di rigenera-
plicatura; zione del fegato nativo. Tuttavia, questo processo è possibile, come
• la restituzione del flusso portale e la rivascolarizzazione evidenziato dall’evoluzione di alcuni casi verso il recupero spon-
dell’innesto che segna la fine della durata dell’ischemia e della taneo senza sequele e la presenza costante, all’interno dei fegati
fase anepatica; necrotici, di pochi epatociti residui vitali, potenziale punto di par-
• l’impianto arterioso sul ramo destro dell’arteria epatica. Questa tenza per la rigenerazione [46] . Il TEA, ripristinando la normale
anastomosi viene eseguita meglio al microscopio; funzionalità epatica, garantisce la sopravvivenza del paziente e dà
• la ricostruzione biliare è la fase più difficile. Viene eseguita su al fegato nativo il tempo di rigenerarsi. Numerose osservazioni
un’ansa montata a Y o sul dotto biliare principale del rice- hanno confermato questi concetti, con un tasso di sopravvivenza
vente. La scelta tra questi due siti dipende dalla qualità e dalla globale di circa il 65% e un tasso di recupero tramite rigenerazione
complessità anatomica delle vie biliari dell’innesto. Un singolo del fegato nativo di oltre il 50% [47] .
canale è facilmente reimpiantato sul dotto epatico del rice- Il TEA ha trovato più recentemente un campo di applicazione
vente. Quando ci sono due o anche tre canali separati, bisogna nel trattamento delle malattie metaboliche ereditarie dovute a
usare l’astuzia e la precisione per trovare dei siti di impianto del deficit enzimatico di origine epatica [47] . Queste condizioni colpi-
giusto calibro. Questa ricostruzione biliare è il tallone d’Achille scono principalmente i bambini e sono indicazioni riconosciute
del trapianto da donatore vivente apparentato. È spesso com- per il trapianto di fegato convenzionale. L’escissione totale di un
plicata da perdite o stenosi, il cui difficile trattamento richiede fegato macroscopicamente sano, che normalmente svolge quasi
dapprima tecniche percutanee o endoscopiche. tutte le sue funzioni, incoraggia a ritardare l’indicazione al tra-
Prima della chiusura è indispensabile un ultimo giro di emo- pianto nella fase in cui le conseguenze della carenza enzimatica
stasi. Una colangiografia attraverso i drenaggi tutori o il dotto sono pericolose per la vita e alla fine oscurano quelle del tra-
cistico verifica la qualità delle anastomosi, mentre un Doppler pianto. L’impianto di un innesto ausiliario consente di correggere
verifica la qualità dei flussi venosi e arteriosi. precocemente il deficit enzimatico nel corso della malattia, salva-
Prelievo e impianto del settore posteriore destro (seg- guardando la funzionalità epatica propria, vera e propria ruota di
menti VI e VII). Questo innesto può essere sufficiente in un scorta in caso di rigetto dell’innesto. In questa indicazione sono
destinatario sotto i 60 kg. Il suo utilizzo è considerato quando state riportate solo poche osservazioni di TEA, per il trattamento
il fegato destro è troppo grande per il ricevente o il dona- delle sindromi di Crigler-Najjar [47] .
tore, con quest’ultimo a rischio di grave insufficienza epatica.
L’arteria e la vena settoriali posteriori vengono isolate. Una volta Principi generali
clampate, segnano la linea di sezione del parenchima. La paren-
chimotomia viene eseguita su un piano orizzontale, davanti alla Le tecniche di TEA sono solo la combinazione di fasi operatorie
vena epatica destra e al suo livello [41] . L’impianto non pone prese in prestito dalle tecniche di prelievo e trapianto del fegato.
particolari problemi a parte il piccolo calibro dei vasi del pedun- Queste sono già state descritte in questo capitolo.
colo afferente. L’uso della microchirurgia garantisce la qualità Sono possibili due tipi di trapianti ausiliari:
dell’anastomosi arteriosa. Il dotto biliare settoriale posteriore, di • il TEA eterotopico (TEAE), che ha il vantaggio di non alterare
calibro molto piccolo, viene impiantato sul dotto biliare comune l’integrità del fegato nativo, ma che pone l’innesto in posizione
o sul dotto cistico. Un’anastomosi biliodigestiva su ansa montata non fisiologica, sotto il fegato nativo, nella pratica non viene
a Y è possibile quando il dotto biliare del ricevente non è utiliz- più effettuato;
zabile. • il preferito è il TEA ortotopico (TEAO), che pone l’innesto in
Rimozione e impianto di un innesto sinistro. Il lobo sinistro situazione fisiologica, facilitandone il drenaggio venoso, ma
(segmenti II e III) e il fegato sinistro (segmenti II, III, IV) con o che richiede l’amputazione di parte del fegato nativo, gesto che
senza il segmento I sono riservati ai bambini o agli adulti di piccolo determina un aumento della morbilità.
peso. Il prelievo si effettua tramite una breve laparotomia o, spesso Il trapianto ausiliario utilizza un innesto ridotto per evitare gli
oggi, per via laparoscopica. ingombri causati dalla presenza di due fegati. La compressione
Negli adulti, è stato proposto di impiantare il fegato sinistro a dell’innesto durante la chiusura è infatti una delle principali cause
destra, dal basso verso l’alto, per consentirgli di trovare una base di fallimento. Possono essere utilizzati tutti i tipi di innesti ridotti:
stabile nel fondo dell’ipocondrio destro. È questa tecnica chiamata settore posteriore, fegato destro, fegato sinistro o lobo sinistro.
flip-flop che l’equipe dell’Asan Medical Center in Corea del Sud ha Sono prelevati da un soggetto vivo o in stato di morte encefalica,
utilizzato per realizzare una serie di doppi trapianti da donatore preparati in situ o ex vivo. Tuttavia, nell’epatite fulminante, la
vivente. Due fegati sinistri, prelevati rispettivamente da due mem- necessità di fornire una massa parenchimale sufficiente per trat-
bri della famiglia, sono stati impiantati in un ricevente adulto. tare l’edema cerebrale porta all’uso dell’innesto più grande. Negli
Questa tecnica riduceva il rischio di prelievo da ciascuno dei due adulti, la preferenza degli autori è per il fegato destro. Nei bambini,
C
Figura 33. Trapianto ausiliario ortotopico sinistro (A-C). L’innesto è un fegato sinistro.
un fegato destro di donatore adulto (situazione più frequente) non nel caso in cui il TEA sia impossibile (scoperta intraoperatoria di
potrebbe trovare posto in una piccola cavità addominale, anche fibrosi epatica) e si converta in TEO.
dopo epatectomia destra. Bisogna fare un innesto sinistro. La Nulla deve opporsi allo scorrimento del flusso portale e
durata dell’ischemia fredda deve essere quanto più breve possibile sovraepatico del trapianto. La chiave del successo risiede nella
per non amputare la funzione di un innesto di volume già ridotto e realizzazione di grandi anastomosi vascolari e nella perfetta rego-
per ripristinare il più rapidamente possibile la funzionalità epatica lazione della lunghezza dei vasi sovraepatici e della porta.
ottimale in un ricevente con una condizione neurologica spesso Indipendentemente dal tipo di impianto ausiliario, il dotto
precaria. biliare dell’innesto viene drenato attraverso un’ansa digiunale di
Sono quindi auspicabili due equipe formate: l’equipe di rac- 50-60 cm, montata a Y. L’anastomosi viene intubata utilizzando
colta si occupa del prelievo e della preparazione del fegato, mentre un drenaggio perso o, meglio, cateterizzata utilizzando un drenag-
l’equipe di trapianto prepara il sito di impianto. gio tipo Escat, esteriorizzato ai piedi dell’ansa alla Volker. Questo
dispositivo permette di seguire la produzione biliare dell’innesto.
Va ricordato che, in tutti i casi, una perfetta emostasi del sito chi-
Principi dell’impianto rurgico e delle fette di sezione epatica è una condizione essenziale
per il successo del trapianto.
La via d’accesso è quella di un trapianto di fegato standard,
trasversale con fenditura verso il processo xifoideo.
L’impianto ortotopico di un innesto ausiliario impone Impianti ortotopici
l’esecuzione di un’epatectomia sinistra o destra. Qualunque sia
l’opzione scelta, il clampaggio totale del peduncolo portale nativo Nella variante sinistra (Fig. 33), gli innesti sono un lobo sinistro
deve essere evitato per non aumentare la sofferenza epatocita- o un fegato sinistro.
ria. Per fare ciò, si eseguono le epatectomie previa dissecazione Per prima cosa vengono impiantati la vena epatica sinistra del
e clampaggio selettivo dei peduncoli destro o sinistro e si ese- lobo sinistro o il tronco comune delle vene epatiche media e
guono le anastomosi venose, portale o cavale, su vasi clampati sinistra del fegato sinistro. L’anastomosi, di tipo terminolaterale,
lateralmente. viene eseguita sul lato sinistro della VCI, o sull’ostio della vena
L’emostasi deve essere perfetta, sia nelle zone di distacco che epatica nativa sinistra precedentemente allargata da un taglio in
sulle fette di epatectomia. basso o in alto o sull’ostio del tronco comune delle vene epa-
La colecistectomia è sistematica e un drenaggio di Escat intro- tiche sinistra e media native. Durante la preparazione di queste
dotto nella via biliare principale attraverso il moncone cistico anastomosi, l’innesto viene risciacquato con la sua soluzione di
consente di controllare la biliostasi delle sezioni di epatectomia conservazione.
mediante iniezione intraoperatoria di blu di metilene e costitui- La vena porta dell’innesto, la cui lunghezza è stata regolata,
sce un mezzo semplice e affidabile per monitorare la produzione viene poi impiantata nel fianco sinistro della vena porta nativa.
biliare epatica nativa, produzione strettamente correlata al grado Il clampaggio laterale di quest’ultima è preferibile al clampaggio
di rigenerazione. completo, ma non è sempre possibile. Dopo declampaggio portale
e sovraepatico, l’arteria dell’innesto, allungata mediante un seg-
mento di arteria iliaca prelevato dal donatore, viene impiantata
Siti di innesti ortotopici sull’aorta celiaca (esposta dall’epatectomia sinistra) o sull’aorta
Un TEAO destro richiede l’esecuzione di un’epatectomia sottorenale.
destra [48] . La sezione parenchimale, eseguita sotto clampaggio Nella variante destra (Fig. 34), l’innesto è un fegato destro.
selettivo dei vasi del peduncolo destro, passa a destra della vena L’estremità prossimale del segmento retroepatico della VCI
epatica media. La vena epatica destra viene temporaneamente adiacente viene obliterata utilizzando una sutura di “andata e
legata. L’epatectomia destra espone quasi l’intera vena cava retroe- ritorno” di Prolene® 4/0. La sua estremità distale viene impian-
patica. tata sul fianco laterale destro della vena cava nativa sull’ostio della
Un TEAO sinistro richiede una lobectomia o un’epatectomia vena epatica destra fortemente ingrandita verso il basso. La vena
sinistra. Nell’esperienza degli autori, è apparso che porta e l’arteria dell’innesto vengono successivamente impiantate
un’epatectomia sinistra (escissione del segmento IV che passa sul fianco destro della vena porta nativa e sulla faccia anteriore
a destra della vena epatica media) risparmiava un luogo più dell’aorta sottorenale. Per quanto riguarda l’innesto sinistro, il
comodo per l’innesto sinistro e soprattutto un sito di impianto dotto biliare viene drenato su un’ansa digiunale montata a Y.
più largo sulla vena cava, poiché non consisteva più solo Drenaggi di Redon o una lama vengono posizionati dietro
nell’ostio della vena epatica sinistra, ma nel tronco comune delle l’anastomosi biliodigestiva. La chiusura viene eseguita dopo
vene epatiche sinistra e media. aver assicurato il posizionamento favorevole della vena porta
L’uso di una CEC non è necessario. Tuttavia, è prudente esporre dell’innesto e l’assenza di attorcigliamento dell’anastomosi
i siti di cannulazione durante l’installazione dei teli chirurgici, sovraepatica.
C
Figura 34. Trapianto ausiliario ortotopico destro (A-C). L’innesto è un fegato destro.
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Service de chirurgie hépatobiliaire et digestive, Hôpital Pontchaillou, Université de Rennes, 1, rue Henri-Le-Guillou, 35033 Rennes, France.
Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Jeddou H, Tzedakis S, Robin F, Merdrignac A, Houssel P, Rayar M, et al. Tecniche di trapianto di
fegato negli adulti. EMC - Tecniche chirurgiche - Addominale 2022;28(1):1-22 [Articolo I – 40-165-B].
Author: A. V. Sutton
Language: English
A R T A N D P H O T O G R A P H Y.
1866.
PRINTED BY
M. J. WHITTY
18 CABLE ST.
LIVERPOOL
E S S AY
ON
BY
A. V. SUTTON.
LIVERPOOL:
MDCCCLXVI.
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