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EDIPO SENZA COMPLESSO

Abbiamo pensato di fornire una breve introduzione dell’interpretazione dei sogni di Freud, in
quanto Vernant si baserà proprio sul giudizio di Freud riguardo la questione edipica. Questo è
un saggio edito nel 1900 e rappresenta la base della sua tesi psicoanalitica. Secondo Freud,
infatti, i pensieri e l’inconscio di ognuno di noi vengono manifestati nei sogni, inoltre l’uomo
tende sempre a soddisfare i propri desideri, è infatti in quest’occasione che si parla del
complesso edipico. Le fonti sulle quali viene basato un sogno sono inerenti generalmente la
vita reale o l’infanzia e il lavoro dello psicoanalista è quello di interpretare i sogni cercandone
all’interno le fonti in modo da trovare la causa del disagio che esprimono.

Presupponendo che un’opera teatrale dell’Atene del V secolo possa essere utile per delle
osservazioni in campo medico nel XX secolo, Vernant obbietta di non pensare che
l’interpretazione di freud sia sufficientemente approfondita per capire il vero senso della
tragedia, infatti, secondo Vernant non si può fare l’analisi di un’opera concentrandosi
unicamente su un solo aspetto. Vernant si concentra quindi sulla critica al metodo
psicoanalitico del medico, affermando che l’interpretazione freudiana è totalmente estranea al
contesto storico-culturale per il quale la tragedia è stata pensata, ovvero l’Atene del V secolo.
Infatti, Freud fa un’analisi non contestualizzata nello spazio e nel tempo, andando a perdere
completamente questi caratteri, fondamentali per poter comprendere la tragedia. Questa,
infatti, deve prima essere legata al contesto generale e solo successivamente si può fare
un'analisi di tipo freudiana: l’aspetto psicologico non deve infatti essere ignorato, ma non
bisogna nemmeno metterlo in primo piano.
Inoltre, Freud non ha considerato i due distinti piani su cui si svolge la tragedia: quello
umano e quello divino. Ogni azione, infatti, si svolge sui due distinti piani: il primo a livello
di vita quotidiana dell’uomo e il secondo invece a livello di forze divine che intervengono.
Questi due piani devono essere necessariamente distinti altrimenti non potrebbero
contrapporsi.
Freud fa quindi un’interpretazione basata sul piano dei sogni: infatti il complesso edipico
rappresenta il sogno inconscio di ogni uomo di uccidere il padre e sposare la madre, mentre
secondo Vernant la tragedia è una critica agli antichi valori secolari, ovvero il rispetto del
padre e la madre, che non permettevano atti di tal genere: definibile un atto provocatorio,
l’intento non era infatti quello di glorificare questi valori ma di metterli in discussione
pubblicamente per poter creare dei nuovi ideali civici.

In conclusione, secondo Vernant Edipo è totalmente in balia del fato, dunque non colpevole.
Infatti, subisce passivamente il volere divino, tant’è che viene più volte ripetuto il fatto che
non conoscesse i suoi veri genitori e di conseguenza non potesse aver ucciso volontariamente
suo padre. Viene anche evidenziato il fatto che non conoscesse l’identità di Giocasta al
momento del matrimonio e quando la scopre diventa anzi una fonte di disagio. Di
conseguenza il Complesso di Edipo come malattia si basa in realtà su un’interpretazione
freudiana scorretta della tragedia.

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