Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
in Attardo, S., 2000: 795). Gibbs nota la stretta vicinanza tra l’ironia ininten-
zionale con l’ironia drammatica.
Già almeno a partire da Cicerone l’ironia è considerata come un elemen-
to che può portare con sé l’umorismo (anche Dynel, M., 2014a: 542); può,
“ma non per forza deve” (2014b: 619). Jankélévitch raccoglie e sottolinea tale
aspetto umoristico e parla di ironia umoresca, vale a dire di una ironia “sem-
pre umile in qualche misura; è priva di acredine e pacifica, tramite una con-
ciliante mediazione, le crudeli antitesi del sarcasmo. […] In fondo lo humor
ha un debole per ciò che deride — e tuttavia deride. […] L’ironia umoresca
contiene una finezza ulteriore, è un’ironia alla seconda potenza […], una su-
prema riflessione di coscienza. Mentre l’ironia semplice nasconde una ve-
rità semplice sotto l’apparenza trasparente della serietà, l’ironia umoresca
allude alla serietà impalpabile dell’apparenza. […] Realizzando il messaggio
positivo dell’ironia, non vuole essere troppo vittima della serietà numero
uno, e questo per andare al di là della serietà numero due” (1964: 135–137).
A questo proposito, occorre sottolineare come esista una differenza tra ironia
umoristica e humour non-ironico, “che ancora non è sempre chiara” (Dynel,
2014b: 620). L’ironia umoresca non appartiene a quella che Jankélévitch defi-
nisce ironia semplicissima (cfr., in queste pagine, il cap. 2.1., Sl rapporto con
antifrasi e antitesi), in cui il significato ironico emerge per contrarium: essa
piuttosto ha un carattere “pneumatico”, ambiguo. L’ironia umoresca non è in
un posto determinato, non ha alcuna residenza; è una ironia senza domici-
lio, risiede sempre e solo sul passaggio, non è una professione, ma, come la
libertà, un’ispirazione e una vocazione. In ultima analisi, è possibile adottare,
per l’ironia umoresca, gli stessi schemi di analisi dell’ironia non umoresca:
senonché “all’osservazione analitica si osserveranno fenomeni e risposte di-
verse” (2014a: 537).
Una ulteriore forma di ironia è l’autoironia, che Lausberg definisce “come
massimo grado del paradosso” (1949: 792). L’autoironia consiste nello sminu-
irsi, nel riconoscere la propria finitezza, i propri limiti, giocare con le proprie
certezze e metterle in crisi, e per altro significa implicitamente seguire le orme di
Socrate, e — come lui — porsi su un gradino più basso, per dare così spazio alla
discussione e all’interlocutore. Jankélévitch indica nell’autoironia la presenza di
due elementi indispensabili: l’economia e la diplomazia. Il primo, l’economia,
in quanto “insieme dei dispositivi temporali che serviranno a normalizzare la
nostra tragedia interiore, sia a ritroso che in avanti”; e il secondo elemento, la di-
plomazia, ovvero “arte di sfiorare. Grazie a quest’ultima, l’autoironia — così
come l’ironia — sa sfiorare e attraversare i significati, spostarsi da uno all’altro”
(Jankélévitch, V., 1964: 137).
60
2.6. Appendice. Il punto d’ironia
Esempio B.
A: — Oggi passerai una bella giornata!
B: — Grazie⸮
Esempio C.
A: — Oggi passerai una bella⸮ giornata!
B: — Grazie⸮
Esempio 4.
A: — Oggi passerai una bella giornata.
B: — Grazie!
61
CAPITOLO
CARATTERISTICHE
DELL’IRONIA
3.1. Aspettativa
3.3. Complessità
66
3.4. Non-conflitto
3.4. Non-conflitto
A: Hai torto
B: Io ho torto?
A: Già, allora ho torto io.
(Mizzau, M., 2002: 103, sottolineature dell’autrice).
Un altro esempio può essere costituito dalla frase: “Già, la colpa è mia che
sono stata ingenua a concedervi tanta libertà (detto da insegnante a studenti
o da genitore a figli). Autodenigrandosi, si getta in realtà discredito sull’altro”
(Mizzau, M., 1984: 112).
La conflittualità ironica può agire in due forme: sia come strumento per raf-
forzare i rapporti tra chi parla e il destinatario, e anche come strumento per
indebolire il legame esistente tra l’enunciatore e il bersaglio dell’ironia, creare
cioè delle distanze, realizzare uno spazio tra chi parla e (almeno uno degli) in-
terlocutori. “Fare un discorso attraverso l’ironia non significa soltanto congiun-
gere, ma anche, contestualmente, creare una distanza e mantenere distanze”
(Gaburro, S., 2013: 45–47). È per altro anche da considerarsi come un vincolo
sociale (Vance, J., 2012: 108).
67
Caratteristiche dell’ironia
3.5. Confusione
3.6. Dualità
Quanto appena detto ci porta a parlare di un’altra componente dell’ironia. Ogni
interprete compie un’anabasi, un percorso inverso di fronte ad un enunciato: an-
che l’ironizzato ripercorre all’indietro il cammino dell’ironista, “ripensa ciò che
l’ironista ha pensato […]. L’epagogia si rivolta sull’apagogia. Agogia ovunque!
Agogia che è essenzialmente e in definitiva anagogia, cioè, come nel Simposio di
Platone, dialettica ascensionale e percorso verso le altezze; l’ironia è una doppia
mobilità, attiva circolazione nel circuito della cifra e del senso” (Jankélévitch, V.,
1964: 64). La dualità è una componente fondamentale dell’ironia, ne è la linfa
vitale, vi sta sempre sotto. Anche le otto beatitudini evangeliche sono ironiche,
anche se non sono una forma di scherzo: “la follia è saggezza e la saggezza è fol-
lia, i poveri saranno ricchi e i ricchi saranno poveri” (Jankélévitch, V., 1964: 64).
D’altra parte, è proprio avendo in sé l’aria del contrario che si è con più forza se
68
3.7. Esclusività
3.7. Esclusività
Nel suo processo di comunicazione, l’ironia può essere utilizzata per esclude-
re: ci troviamo allora di fronte ad un’ironia che discerne il destinatario, ma che
sa anche conciliare. “Che il destinatario reale di un messaggio non sia sempre
il destinatario empirico è provato quanto meno da alcune situazioni limite,
quando il destinatario empirico non è materialmente in grado di intendere:
la madre che si rivolge al figlio neonato in presenza di un terzo dicendo: “Non
c’è troppo fumo in questa stanza?” (Mizzau, M., 1984: 96). Uno degli effetti,
o delle cause, dell’ironia è una certa componente di esclusione, o di divisione,
del gruppo degli ascoltatori: l’ironia “è sempre uno strumento che in parte
esclude, e in parte include” (Booth, W. C., 1961: 304 ). Essa spacca il suo pub-
blico in due parti: chi riesce a comprendere, e chi invece viene escluso.
3.8. Implicito
Analizzando le caratteristiche dell’ironia, occorre notare anche che questa non
parla apertis verbis: piuttosto cela, e – così facendo – mette in luce, sottintende,
oppure adduce, accenna, allude. Utilizza “messaggi altamente improbabili con
l’intento di evocare una meno esplicita e più probabile interpretazione” (Gio-
ra, R., 1995: 239–264).
69