Sei sulla pagina 1di 5

ARCHITETTURA E COMPOSIZIONE

Mausoleo della Fosse Ardeatine Roma (1944-49), Mario Fiorentino, Giuseppe Perugini,
Nello Aprile, Cino Calcaprina e Aldo Cardelli.
Antefatto: 24 marzo 1944, ultimi mesi di occupazione nazista nella città, l’azione partigiana
di un gruppo dei GAP provoca la morte di 33 soldati delle truppe tedesche. La rappresaglia
tedesca è immediata, prima vengono rastrellati i passanti nelle strade vicine, poi i detenuti
delle carceri di via tasso e di Rebibbia, l’ordine è quello di uccidere 10 civili per ogni tedesco,
saranno 335 persone. Il giorno dopo i prigionieri vengono portati nelle cave sulla via
Ardeatina, vicino ad un istituto salesiano, dove vennero uccisi uno per volta, i cadaveri
vennero gettati nelle cave che vennero fatte esplodere per chiudere le fosse, ma vennero
scoperti dai salesiani. Questa tragedia doveva essere trasmessa alle generazioni future,
venne aperto quindi un concorso per la realizzazione di un memoriale.
Concorso: Nel settembre del 1944 venne bandito un concorso nazionale per il monumento
in ricordo delle 335 vittime civili e militari. Il monumento sarà da realizzarsi nel luogo in cui è
avvenuta la tragedia. Tra i 12 partecipanti ne vengono selezionati 4 che passano alla seconda
fase. Nel 1946 vengono dichiarati vincitori i gruppi di Perugini e Fiorentino, che insieme
redigeranno il progetto definitivo. Verrà inaugurato nel ’49.
Descrizione: Il monumento si compone di tre parti in sequenza, le grotte, il percorso e il
sacrario. Il percorso collega le grotte al luogo di sepoltura. Vengono utilizzate forme che
prediligono la semplicità, perché l’’elemento principale è il significato dell’opera.
L’area è circondata da un recinto formato da scapoli di tufo per la struttura, + blocchi
poligonali di pietra a sperone, di dimensione 4m/h x 6m/l, presenta inoltre uno slargo
d’ingresso dove è collocata la cancellata drammatica dello sculture Basaldella, che
rappresenta i cori intrecciati e un gruppo scultoreo forato dalle 3 età dell’uomo. Il recinto da
un senso di pesantezza. Le gallerie sono rese in modo che il visitatore possa percorrerle e
immedesimarsi nell’esperienza drammatica delle vittime. In due punti del percorso l’oscurità
interna delle gallerie si interrompe, due voragini aperte nelle volte di tufo da mine naziste
che fanno entrare la luce dell’alto e permettono al visitatore di vedere il paesaggio esterno,
cielo e vegetazione, che da un senso di speranza. Superato il luogo dell’eccidio una seconda
galleria conduce nella parte conclusiva del percorso a cielo aperto, che conduca al sacrario.
Il sacrario consiste in un ambiente 25x50m incassato per 2 m sottoterra e coperta da un
imponente parallelepipedo di 46x23mx3m (enorme pietra tombale) che si poggia su dei dadi
in cemento armato posti ogni 23m nel lato longitudinale e arretrati di 9 m lasciando il
perimetro libero (concetto sbalzo), il basamento e la copertura si viene a formare un’asola di
luce che separa le due parti, inoltre la copertura sembra poggiata ai dadi e non incastrata
risultando sospeso e dando un senso di leggerezza. La copertura presenta una serie di travi
che avendo altezze differenti formando uno spanciamento e dando un effetto di
schiacciamento, per correggerlo otticamente vengono fatte una doppia curvatura trasversale
e longitudinale, ma restituisce comunque la sensazione di un peso incombente.
Per l’interno vengono utilizzati gli stessi materiali del recinto, i lati sono stondati per dare un
senso di scavatura, le sepolture sono rivestite da monzonite di Predazzo (Trentino),
contenute all’interno della vasca ipogea.
Altezza monumento compresa copertura 3.50m (punto centrale)
Altezza monumento esclusa copertura 2.70m (punto centrale)
Lunghezza monumento 48.50m
Il cantiere:

materiale di copertura dell’invaso è lo stesso proprio per rafforzare il senso di “scavo tombale”. Viene
principalmente dal Lazio ma vengono utilizzati anche materiali provenienti del trentino (Manzonite di
Predazzo) proprio per simboleggiare che l’opera è NAZIONALE
-i filoni, a base quadrata di un metro, poggiano su un banco tufaceo con dei grandi plinti e pali
trivellati. Le travi sono collegate da una successione di 16 travi trasversali, le principali sono le 2
laterali esterne. La distanza tra i 3 pilastri è di 17 m ma la dimensione dello sbalzo è differente a causa
del pendio: 4.80m. L’elemento di rifinitura è possibile grazie a dei pannelli prefabbricati in cemento e
pomice sui quali viene applicato un impasto debolmente armato con rete metallica, di cemento bianco,
“pietrischetto” di ceppo di val canonica e sabbia di frantoio della stessa pietra.

CASA MAX DEFINE Eduardo de Almeida San Paolo (1976-78) (riguarda e approfondisci) 
(appunti ale)
Brasiliano appartenente a una scuola di architettura a san paolo.
Il nome della casa è del proprietario.
Per realizzare lo spazio domestico pensa all’atmosfera che vuole creare, vuole indurre una
condizione di convivialità un’atmosfera intima e confortevole
Dialogo tra spazi 1 lato aperto sulla città ma che voglio chiudere e l’altro spazio che voglio
sulla natura
Residenza zone di servizio cucina bagni
Progetto pieni e vuoti

Pianta relativa alla costruzione dello spazio


dove saranno accolti ambienti domestici,
posizione baricentrica del patio sospeso che
introduce la natura, superfici trasparenti pareti
che non negano la possibilità di guardare a
differenza della sezione del materiale che non
fa comunicare interno con esterno. Si notano le
diverse profondità alcune più compatte altre
più libere, in sequenza la zona giorno spazialità
che trasmette agli abitanti un senso di
continuità percettiva, di relazione del nucleo
familiare che la abita. Ma allo stesso tempo non toglie la privacy in canto abbiamo le camere
da letto separate con ognuno un proprio sevizio, mettere in evidenza l’ordine dello spazio
d’uso e lo spazio servito. Lo sazio distribuito delimita il patio di valore luminoso e percettivo,
ma allo stesso altri abiti schermati e protetti. La distribuzione cambia a seconda della
cultura, il contesto cultuale definisce ni modi di abitare.
Verificare la costruzione non semplice pensare ad uno spazio fluido. Individuiamo 3 fili
strutturali queste stanze sono regolarmente 7.20m la campata è regolare. Distanza limite
estremo dei solai e degli appoggi (sbalzo) sbalzo di 2.55m, sbalzo superiore tra lato superiore
e inferiore, trasversalmente distanza di 9.80m e sbalzo di 3.50m
asola, trave con fori che consente di far
entrare la luce nella vetrata. Solaio leggero. (altre fonti di luce)
la decisione delle sezioni consente la
realizzazione dell’opera, nella prima
sezione si nota un dettaglio tecnico
funzionale, sul solaio un sistema di
areazione, nella seconda sezione
viene tagliato il patio vedendo le scale
in prospetto e nella terza si notano il
sistema delle travi e il vuoto creato
sollevando l’edificio.
Le pareti (su strada) sono di
tamponatura arretramento della
struttura da un senso di libertà, si ha
un condizionamento strutturale.
Pareti a piena altezza o finestre a nastro. Si ottiene una situazione di intimità.
Le 3 dimensioni sono 1 interno, 1 interno protetto e 1 esterno.
Scala in cemento armato, semplicità nell’uso del materiale, le caratteristiche principali sono
la relazione tra vuoto pieno, interno e esterno, elementi di privacy e di relazione, delle zone
più buie e più luminose.

STEREOTOMICA VS TETTONICA: Per via di levare vs per via di aggiungere


Stereotomia, disciplina che attiene al lavoro delle pietre con il taglio delle pietre, creare
spazio, generare vuoto nella massa, realizzando un vuoto. Esempio caverna. Architettura
massiccia che poggia sulla terra come se nascesse da lei che perfori i suoi muri per farla
entrare. Levare materia per introdurre spazio, articolare volumi semplici fortemente
caratterizzati.
Tettonica struttura e forma vanno aggiunti esempio capanna. Gravità discontinuità
architettura ossea legnosa leggera, architettura che si difende dalla luce, architettura
dell’involucro. (Mies Van De Rohe Farnworth house 1951. Comporre elementi strutture a
scheletro comporre con piani e linee. Il tema del comporre con leggerezza.
Realizzare due dimensioni dell’abitare in cui la struttura entra in relazione con la natura.
Casa de blase 1999 unione stereotomia e tettonica, una parte “casa a caverna” protezione
dove la luce entra in modo netto secondo come decide l’architetto, e l’altra formata da un
tempietto per la luce in fusione con la natura.
Bianco colore che usa Mies van de Rohe, accentua il senso della leggerezza. Blocco di
cemento e una vetrina sopra, bucature scavate. Casa traduzione dell’idea di una scatola
tettonica supportata da una scatola stereotomica come distillato di un’essenza
architettonica. Ancora una volta less is more. Opaco punto d’ingresso, senso di
impenetrabilità. 27x9m elemento inferiore mentre elemento superiore 6x16m i pilastri sono
distanti in alternanza 5m e 6 m.
piano a “caverna”
non ci sono i pilastri perché quella
superiore è una costruzione
leggera.

Piano a “capanna”.
Prospetti estremamente semplici, porta sollevata da terra, significativo, da l’idea di bucatura.

Potrebbero piacerti anche