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Tigor: rivista di scienze della comunicazione - A. III (2011) n.

1 (gennaio-giugno) issn 2035-584x

La participatio tomista
come comunicazione

Tommaso Scandroglio

Abstract Parole chiave


Quali sono le analogie e le differenze tra il termine to- Partecipazione; Comunicazione;
mista «participatio» e il sostantivo di uso corrente Comunicare; Essenza; Essere;
«comunicazione»? Al fine di individuarle è necessario Predicamentale; Trascendentale;
sezionare il lemma participatio nei suoi costitutivi (p. Causalità; Dio.
logica e ontologica; predicamentale e trascendentale) e
approfondire le relazioni tra i concetti di essenza ed esse-
re, materia e forma, sostanza e accidenti e le dinamiche
causali che soggiacciono alla creazione e al fieri.

Sommario: 1. L’oggetto del presente artico- espressioni linguistiche proprie della contem-
lo; 2. Un glossario; 3. Partecipazione logica poraneità. Come si avrà modo di notare nello
e ontologica; 4. Le tre forme di causalità; 5. sviluppo di questo scritto, i termini moderni
Partecipazione predicamentale e trascen- indicati in precedenza riceveranno mutua sol-
dentale; 6. Il modo dell’essere, tratto spe- lecitazione aprendosi ad approfondimenti er-
cifico della partecipazione. meneutici condotti in più direzioni ma sem-
pre vincolati al testo tomista.
1. L’oggetto del presente articolo
2. Un glossario

O ggetto del presente saggio è il tentativo


di verificare se le accezioni del termine
«participatio» così come vengono usate da
Per meglio comprendere il senso di alcu-
ne espressioni ed affermazioni contenute
Tommaso D’Aquino nei suoi scritti offrono negli scritti dell’Aquinate è opportuno in-
delle contiguità semantiche con i termini «co- dicare in prima battuta le definizioni2 dei
municazione» e «comunicare», e lemmi affi- termini di stampo metafisico più ricorrenti
ni per radice etimologica quali «comunione» nelle opere di Tommaso.
e «comune», nei loro significati correnti1. A Essenza: ciò che una cosa è, ciò che è espres-
tal fine si cercherà di porre in evidenza le ana- so nella sua definizione, la quidditas per dirla
logie e le differenze di contenuto tra un ter- in termini tomisti. L’essenza sul piano onto-
mine di stampo prettamente metafisico, così
2 Cfr. Tommaso D’Aquino, La Somma contro i Gentili, (a
come adoperato da un autore del Duecento, ed cura di P. Tito Sante Centi), I, Bologna, 2000, Glossario,
1 I sinonimi esplicativi di questi due lemmi sono stati pre- pp. 49-54. Le voci sono state ampliate ed integrate nelle
si in massima parte da Il Vocabolario Treccani, Roma, 2008. loro rispettive definizioni.

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logico-reale è individuale perché attualizzata ad esempio «la persona è una sostanza indi-
nell’ente singolare, è id quod habet esse nel par- viduale di natura razionale»13.
ticolare. Sul piano epistemologico l’essenza è Accidente: ciò a cui compete di esistere in
universale perché intesa come entità logica qualcosa d’altro come nel suo soggetto: la bian-
della mente3. chezza rende bianco un soggetto.
Natura: è l’essenza in quanto principio
intrinseco di attività. Per Tommaso D’Aqui- 3. Partecipazione logica e ontologica
no è «l’essenza della cosa in quanto ordinata
all’operazione della cosa stessa»4. Occorre innanzitutto distinguere tra parte-
Essere: è l’attualità5, l’atto per cui qualcosa cipazione logica e partecipazione ontologica.
esiste, attraverso cui il quid diventa ente: «es- Partiamo dalla prima14. La partecipazione lo-
sere sta ad indicare l’atto»6. gica può essere intesa secondo due accezioni.
Ente: ciò che esiste, ciò che ha l’essere nel Nella prima accezione rinveniamo una dualità
singolare, ciò il cui atto è l’essere nel partico- di significati: partecipazione come inclusione
lare. È l’attualità partecipata dall’essenza nello e partecipazione come ricezione15. Ad esempio
specifico. Altresì può essere intesa anche come la specie «uomo» partecipa del genere «ani-
attualità limitata dall’essenza nell’individuale7. male», è inclusa in quella di animale, ma non
Forma: ciò che determina la struttura pro- viceversa (ci sono animali non umani). A spec-
pria di una data realtà, ciò che, ad esempio per chio possiamo affermare che la specie «uomo»
i corruttibili, «dimensiona formalmente»8 la riceve dal genere la definizione: « “partecipare”
materia: «forma autem substantialis est quae nel campo logico è ricevere in sé la “definizio-
facit hoc aliquid»9. La forma viene partecipata ne” che è propria del partecipato»16. L’uomo è
dalla materia10. Ad esempio l’anima è la forma un animale: la definizione «è un animale» ap-
sostanziale dei viventi. partiene ad «animale», essere partecipato. Già
Materia: è il sostrato fisico indeterminato11. da questa primissima analisi appare in filigra-
La materia ricevendo la forma sostanziale co- na un elemento concettuale proprio del verbo
stituisce la sostanza materiale. Cornelio Fabro «comunicare»: la ricezione infatti è momento
definisce la materia come «soggetto fisico di conclusivo e terminale della dinamica della
diverse determinazioni da parte di diverse for- comunicazione dove un soggetto emette un
me o di modi di essere»12. messaggio ed un secondo lo riceve. Dal rappor-
Sostanza: ciò a cui compete di esistere to genere-specie passiamo al rapporto specie-
in sé e non in qualcosa d’altro: un gatto, un individuo. Parallelamente, seppur in un grado
uomo etc. Ogni sostanza ha una sua natura: inferiore dal punto di vista logico, l’individuo
«Carlo» partecipa alla specie «uomo», Carlo è
3 Cfr. U. Pellegrino, Partecipazione e causalità secondo S. incluso nella specie umana17. In questo primo
Tommaso D’Aquino, in «La Scuola Cattolica», Anno XCI senso di partecipazione albeggia nuovamente
(Gen.Feb 1963), p. 45.
il verbo «comunicare»: «ogni singolare [es.
4 Tommaso D’Aquino, De ente et essentia, c. 1.
Carlo] ha la sua propria natura […]. La mente la
5 Cfr. B. Mondin, La metafisica di San Tommaso e i suoi in- percepisce simile a quella degli altri particola-
terpreti, Bologna, 2002, p. 100.
ri, e così la vede come ragione formale comu-
6 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 22.
7 Cfr. U. Pellegrino, Partecipazione e causalità secondo S. 13 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1.
Tommaso D’Aquino, cit., p. 45.
14 Cfr. P. Lazzaro, La dialettica della partecipazione nella
8 Espressione di Giovanni Reale contenuta in Aristotele, Summa contra Gentiles di S. Tommaso D’Aquino, Reggio
La Metafisica, (a cura di G. Reale), Napoli, 1968, Vol. I, p. 569. Calabria, 1976, pp. 41-50.
9 Tommaso D’Aquino, De mixtione elementorum. 15 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 32
10 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, Torino, 1960, p. 491. 16 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo
11 Cfr. Aristotele, Metafisica, VII, c. 3, 1029a. San Tommaso D’Aquino, cit., p. 66.
12 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo 17 Cfr. Tommaso D’Aquino, Commentarius in Boetium de
San Tommaso D’Aquino, Segni (RM), 2005, p. 92. Hebdomadibus, lect. II.

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nicata e comunicabile»18. La natura razionale che il fuoco sono entrambi caldi, ma il sasso
propria degli esseri umani19 è quindi predica- possiede il calore, il fuoco è calore. Il primo
bile per più enti (universale logico) ed è quindi è caldo per partecipazione, il secondo per es-
comune a più esseri, si comunica vicendevol- senza, è caldo «di suo» diremmo. Perché ne-
mente: nel singolare si riflette per partecipa- gli enti creati non c’è coincidenza tra esse e
zione l’idea del tutto20. Ma vi è una seconda essentia? Come prima accennato Dio è l’essere
accezione di partecipazione logica: participatio in forza della propria essenza: «l’essere di Dio
come composizione, unione tra genere e spe- si identifica con la sua essenza»26, e dunque
cie (l’uomo è unione di animalità e raziona- «Dio è l’essere stesso per sé sussistente»27,
lità) e tra specie e individuo (Carlo è l’unione «Deus enim per suam essentiam est ipsum
di razionalità ed ente individuale)21. Infine ap- esse subsistens»28. Questo accade dal mo-
puntiamo qui, ma renderemo maggiormente mento che l’«essere sta ad indicare l’atto»29
esplicita l’affermazione nel prosieguo dell’ar- e ciò che è distinto dall’atto, ma che a questo
ticolo, che la stessa dinamica gnoseologica compete, si trova in uno stato potenziale: il
soggiace alla regola della partecipazione: la blocco di marmo rispetto alla statua che dal
conoscenza partecipa, in modo formale e im- primo si caverà è attualmente un blocco di
perfetto perché non completo, alla conoscenza marmo e potenzialmente una statua. Anche
che Dio ha di se stesso, conoscenza che diventa l’essenza, come vedremo, è potenzialmen-
essa stessa bene partecipato22. te esistente fino a quando non parteciperà
Vi è poi una partecipazione ontologica che all’actus essendi. Vi è quindi una distinzione
rende spiegazione del reale23. In essa il lemma tra essenza che potenzialmente è esistente e
«comunicare» è pervasivamente presente. atto d’essere. Ma Dio è puro atto, in Lui non
Per comprendere l’intima struttura del con- esiste la potenza, a differenza dei rimanenti
cetto di partecipazione tomista occorre con- enti. Quindi in Lui non può darsi un’essenza
siderare che «soltanto Dio è essere per essen- in stato potenziale e dunque di conserva non
za, mentre tutte le altre cose sono esseri per si può predicare una divisione tra essenze e
partecipazione»24; «Dio è ente per essenza, atto, bensì una coincidenza30. In secondo luo-
e le altre cose per partecipazione»25. Nessun go pensare che in Dio esista sia l’essere che
ente può dare a se stesso l’esse perché per far- l’essenza significherebbe dire che Dio è com-
lo dovrebbe esistere (per poter dare l’essere) e posto. Ma egli è semplice Uno, perché se fosse
nello stesso tempo non essere (per poterlo ri- composto sarebbe divisibile, cioè potrebbe es-
cevere), cosa che è impossibile. Così come un sere diviso in sé, ma questo starebbe indicare
sasso non potrebbe darsi da sé il calore se non uno stato potenziale divino, il che contraddi-
irraggiato da una fonte di calore. Sia il sasso ce il fatto che in Dio non è predicabile nessun
18 P. Lazzaro, La dialettica della partecipazione nella Summa stato potenziale31.
contra Gentiles di S. Tommaso D’Aquino, cit., p. 45. Negli altri enti invece c’è una separazione
19 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 29, a. 3 c.. tra essentia ed esse. La prima, che non ha in sé
20 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se- l’esse, non investita dalla forza attualizzante
condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 27. dell’essere, che può venire solo da Dio, rima-
21 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 17 ne inesistente. Solo l’essere può comunicare
22 Cfr. F. Di Blasi, Conoscenza pratica, teoria dell’azione e attualità all’essenza: «Esse est actualitas omnis
bene politico, Palermo, 2006, p. 4.
26 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 52.
23 Cfr. E. Lupia, La partecipazione logica e ontologica nella Cfr. Ibidem, I, c. 22; III, c. 66; Summa Theologiae, I, q. 3, a.
«Summa contra Gentiles» di S. Tommaso D’Aquino, Messina, 4; I, q. 75, a. 5 ad 4; I, q. 104, a. 1 c.
1992, pp. 17-23. Annotiamo a margine che questo testo è un
27 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 44, 1 c.
estratto quasi completo del volume del Lazzaro qui citato.
28 Tommaso D’Aquino, De Malo, q. 16, a. 3 c.
24 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 66.
Cfr. Ibidem, I, c. 60; III, c. 70. 29 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 22.
25 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 4, a. 3 ad 3; q. 30 Cfr. Ibidem.
13, a. 11 c.. Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 502. 31 Cfr. Ibidem.

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formae»32. Si può dire allora che l’esse, che è l’at- Dio che è Actus Essendi], ma per partecipazione,
to di essere, è l’astratto di ens, come il currere, cioè ricevendo l’essere»39; «tutti gli enti distin-
che è l’atto di correre, è l’astratto di currens. Il ti da Dio non sono il loro proprio essere, ma
«currere» è ciò, o per partecipazione del quale partecipano l’essere»40. L’ens allora ha l’essere41,
il currens corre, dato che questi partecipa all’at- non è l’essere42, prende l’essere: la partecipa-
to di correre33. Analogamente l’esse partecipato zione dunque viene intesa come partem capere
sfocia nell’esistente: «l’esse è quella formalità o dell’essere. E perciò gli enti esistono solo per
attualità suprema per partecipazione alla quale partecipazione a differenza di Dio che è essere
è compreso essere di fatto tutto ciò che in con- sussistente: «Rimane vero perciò che tutti gli
creto esiste»34; «[l’actus essendi] è anzitutto ciò enti distinti da Dio non sono il loro proprio es-
per cui (quo) ogni formalità può essere indica- sere, ma partecipano l’essere»43. Da notare che
ta come reale, cioè distinta, non solo nozional- la partecipazione non significa far propria an-
mente, da ogni altra, ma “separata” realmente che la natura dell’Essere-Dio partecipato così
in natura, è l’atto dell’essenza»35; «Ente è un come ricorda Tommaso: «ogni creatura è in
termine participiale di senso attivo, che indica rapporto a Dio, come l’aria in rapporto al sole
in concreto l’esercizio di una formalità, quella che la illumina. Come infatti il sole è risplen-
dell’essere: ENTE allora è “ciò che è”, Id quod est»36. dente per sua natura, mentre l’aria diventa
Dunque l’unico modo per avere l’essere è luminosa partecipando la luce del sole, sen-
partecipare all’essere, che non può che deri- za partecipare la natura del sole»44. Infatti si
vare da Dio: «quello che spetta a una data cosa partecipa all’atto di essere promanante da Dio
in forza della propria natura non può compe- non alla sua essenza, sebbene i due concetti
tere ad altri se non per partecipazione: cioè metafisici in Dio coincidano. Non partecipare
come il calore del fuoco viene comunicato ad alla natura divina comporta dunque che Dio è
altri corpi. Perciò l’essere stesso è comunicato assolutamente altro dagli enti, da questi sepa-
alle altre cose dal primo agente mediante una rato e distinto, seppur partecipato. Quindi in
comunicazione»37; «l’essere di qualunque cosa è questo senso è incomunicabile rispetto agli es-
un essere partecipato, poiché all’infuori di Dio seri in merito al suo status ontologico45.
nessuna cosa è il proprio essere […]. E così è ne- La partecipazione pertanto riguarda l’«at-
cessario che Dio stesso il quale è il suo essere, to di essere, che comunicandosi alle essenze
sia in modo primario e immediato la causa di spiega la loro concretezza»46. L’essenza dun-
ogni essere»38; «ogni cosa esiste per il fatto che que prende l’essere, ma – è bene sottoline-
possiede l’essere; pertanto nessuna cosa, la cui arlo – non partecipa dell’Esse divino, bensì
essenza non è esistere, esiste per la sua essen- dell’esse proprio causato da Dio, esse che è atto
za [non può passare da uno stato potenziale (e non Atto) e che attualizza l’essenza47. Avre-
di esistenza ad uno di attualità se non in vir- mo allora un’efficace definizione di essenza
tù appunto di un atto che proviene dall’Esse di
39 Ibidem, I, c. 22. Cfr. Ibidem, Summa Theologiae, I, q. 44,
32 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 3, a. 4 c.
a. 1 c.; De Veritate, q. 21, a. 5 c. Anche gli accidenti esistono
33 Cfr. Ibidem, I; q. 50, a. 2 ad 3; Commentarius in Boetium per partecipazione, attualizzandosi grazie alla sostanza.
de Hebdomadibus, lect. II; C. Fabro, La nozione metafisica
40 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 44, 1 c.
di partecipazione secondo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 15.
41 Cfr. B. Mondin, La metafisica di San Tommaso e i suoi
34 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo
interpreti, cit., p. 100.
San Tommaso D’Aquino, cit., p. 16.
42 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se-
35 Ibidem, p. 89.
condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 92.
36 Ibidem, p. 84.
43 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 44, a. 1 c.
37 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 52.
44 Ibidem, I, q. 104, a. 1 c.
Nelle citazioni i termini «comunicazioni», «comunica-
re» e simili verranno scritti in corsivo per metterli in 45 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 630.
evidenza. Gli altri termini o espressioni scritti in corsi- 46 P. Lazzaro, La dialettica della partecipazione nella
vo sono tali perché così presenti nei testi citati. Summa contra Gentiles di S. Tommaso D’Aquino, cit., p. 51.
38 Ibidem, III, c. 65. 47 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 651.

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come «id quod habet esse» in questo o quel forma soltanto di una data cosa»53; «la com-
particularis48. L’actus essendi permette all’essen- posizione di materia e di forma, che costitui-
tia di esistere (per gli enti corruttibili occor- sce una natura determinata»54.
re per venire ad esistenza anche la materia: La dinamica dell’esistenza si perfeziona
«la forma [actus essendi partecipato dall’es- quindi tramite la partecipazione dell’essenza
sentia] non ha l’essere [concreto], quindi, se all’atto di essere: «qualunque natura o forma
non nella materia»49), consente il venire ad raggiunge la perfezione con l’essere in atto»55.
esistenza dell’ente concreto, il quale quindi A sua volta la forma attualizzata sarà parteci-
risulterà dalla composizione di atto d’essere pata dalla materia: «la sostanza intellettiva […]
ed essenza50: «la forma sta all’essere come la non è impedita dall’essere principio formale
luce sta all’illuminazione, come la bianchezza ed esistenziale della materia, nel senso che co-
sta all’essere bianco. […] la forma è principio munica il proprio essere alla materia»56: l’esse
dell’essere, perché il compimento della so- partecipato dall’essenza, che si struttura nella
stanza, il cui atto è l’esistenza»51. La «bian- forma, comunica la sua attualità alla materia.
chezza» partecipando all’atto d’essere diventa E dunque si può concludere che «nelle nature
«essere bianco». L’atto d’essere chiama all’esi- corporee, invece la materia partecipa all’essere
stenza l’essenza e allora potremmo dire che, non per sé, ma mediante la forma»57: la ma-
grazie all’essenza che partecipa all’actus essen- teria partecipa di quell’essere già attualizzato
di, l’ens è ec-sistente cioè posto fuori dal nulla, nell’essenza. Quindi non partecipa diretta-
e nello stesso tempo, dato che l’actus essendi mente di quello stesso actus essendi di cui par-
proviene da Dio, l’ens in-siste in Dio52. Da ap- tecipa l’essenza prima che venisse attualizzata,
puntare però questo particolare nel processo ma, se così vogliamo esprimerci, ne partecipa
di individualizzazione dell’ente corruttibile indirettamente, cioè prende l’attualità d’essere
particolarissimo. È l’essenza che limita, ma in direttamente dall’essenza che a sua volta aveva
senso ancora ampio, l’actus essendi, e l’essenza ricevuto l’esse da Dio58. Qui infine il «comuni-
singolarizzata in atto è individualizzata an- care» viene inteso nella sua accezione di «tra-
cor più dalla materia. Perciò l’essenza limita smettere», di «contagiare» attualità.
l’atto di essere, e la materia individualizza la Queste argomentazioni sottendono poi
forma, che dunque era già stata limitata. Ad un’altra considerazione. Il venire all’esistenza
esempio la razionalità (essentia) partecipando a motivo dell’attualità dell’esse comporta che la
all’atto di essere si compone nell’essere di na- forma o l’essenza erano in potenza e congiun-
tura razionale (natura razionale che è la for- gendosi con l’atto di essere si attualizzano: la
ma), il quale informando la materia si indi- forma/essenza «sta all’essere in atto come la
vidualizza infine nell’ente concreto (Marco). potenza sta all’atto rispettivo»59; «dovunque
Su quest’ultimo passaggio di specificazione si riscontrino due cose di cui l’una è compi-
che attiene al rapporto forma-materia così si mento dell’altra, il rapporto tra l’una e l’altra
esprime il Dottore Angelico: «La forma poi è è quello di potenza e atto: poiché niente può
limitata dalla materia per questo che la for- essere compiuto che mediante il proprio atto.
ma, in sé considerata, è comune a molte cose; […] l’esistenza [ipsum esse] è il compimento di
ma dacché è ricevuta nella materia, diventa una essenza esistente […]. Perciò in ciascuna
delle cose suddette c’è composizione di atto e
48 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se-
53 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 7, a. 1 c.
condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 88.
54 Ibidem, I; q. 50, a. 2 ad 3.
49 Ibidem, p. 58.
55 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 66.
50 Cfr. U. Pellegrino, Partecipazione e causalità secondo S.
Tommaso D’Aquino, cit., pp. 44-45; C. Fabro, La nozione 56 Ibidem, II, c. 68.
metafisica di partecipazione secondo San Tommaso D’Aquino, 57 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo
cit., pp. 17-18; Partecipazione e causalità, cit., p. 640. San Tommaso D’Aquino, cit., p. 104.
51 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 54. 58 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 66.
52 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 649. 59 Ibidem.

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potenza»60; «ideo ipsa quidditas est sicut potentia, seppur queste perfezioni siano partecipate e
et suum esse acquisitum est sicut actus; et ita per quindi limitate70. Ecco una prima accezione
consequens est ibi compositio ex actu et potentia»61. dell’espressione «esse intensivo» di cui si dirà
La potenzialità richiama quindi il concetto di meglio più avanti71.
inesistenza, di mancanza di attualità riferito Allineandosi sulla posizione aristotelica,
all’essere: «quanto è in potenza ancora non Tommaso afferma che Dio è il Motore immobi-
esiste»62; «act is coinceived simply as perfection or le, il puro Atto che non è mosso da altri ma che
affirmation of esse, potency is conceived as capacity muove tutto72. Anche in questo caso viene alla
to receive perfection or as negation or privation»63. luce una particolare sfaccettatura del termine
L’ente che partecipa allora concretizza un pas- «comunicare»: partecipare al moto del Primo
saggio da potenza ad atto. Ma essendo Dio motore significa trasmettere il moto dalla Fon-
puro atto e dunque non interessato dalla tran- te originaria ad altri elementi che ricevono il
sizione dalla potenza ad atto, discende il fatto moto. Ma Dio non è solo la Causa incausata ed
che Egli mai potrà partecipare, potendo invece efficiente, altresì è Colui che sostiene il moto,
solo essere partecipato64: «A Dio niente si può cioè che permette che gli enti conservino la loro
attribuire per partecipazione»65. esistenza73, la loro attualità d’esse. Poiché, se ces-
sasse il moto che proviene dal Motore immo-
4. Le tre forme di causalità bile, a cascata ed immediatamente ogni moto
inferiore cesserebbe: «è impossibile che il dive-
Il concetto di partecipazione non può che nire e il moto di queste cose perdurino, se vie-
richiamare quello di causalità66, come espres- ne a cessare la mozione del movente. Dunque
samente indica l’Aquinate: «poiché dal fatto è impossibile che permanga l’essere delle cose,
che una cosa è ente per partecipazione segue senza un’operazione da parte di Dio»74. Da ciò
che sia causata da altri»67. Dio è causa di tutto consegue che Dio permette ogni atto, non solo
perché tutto crea, cioè chiama dal nulla ogni quello d’essere, ma ogni attualità che da questo
ente: «Dio ha prodotto le cose nell’essere»68; promana75. La causalità trascendentale, che tro-
«tutto ciò che in qualsiasi modo esiste deriva va in Dio la Causa efficiente, quindi consente
da Lui»69. Dio causa direttamente senza in- la causalità predicamentale, causalità che agi-
termediari, quindi nella creatura c’è presenza sce solo all’interno dell’ordine degli enti creati,
immediata degli effetti causati da Dio, creatu- intesa sia in senso dinamico come successione
ra perciò penetrata da Dio in tutti i suoi prin- delle cause seconde (la generazione, gli effet-
cipi e perfezioni. Allora essendo Dio riflesso ti delle azioni umane, etc.)76, sia in senso sta-
nelle creature, anche le pure perfezioni che a tico come elemento grazie al quale si produce
Lui appartengono saranno presenti negli enti, quell’ente particolare, a motivo della specializ-
zazione della materia da parte della forma (con
60 Ibidem, II, c. 53. esclusione ovviamente degli esseri privi di ma-
61 Tommaso D’Aquino, Scriptum super Sententiis magistri
Petri Lombardi, II, dist. 3, q. I, a. 1 c.
62 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 17. 70 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Veritate, q. 21, a. 4 c.; C.
63 C. Fabro, The Intensive Hermeneutics of Thomistic Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 525.
Philosophy: The Notion of Participation, in www.pao.cha- 71 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 473.
dwyck.co.uk, consultato il 18/04/2011, p. 464.
72 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 13.
64 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 38.
73 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 104, a. 1.
65 Ibidem, I, c. 60.
74 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 65;
66 Cfr. S. Vanni Rovighi, Istituzioni di filosofia, Brescia, c. 20. Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 474.
1994, p. 128.
75 Cfr. U. Pellegrino, Partecipazione e causalità secondo S.
67 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 44, a. 1 ad. Tommaso D’Aquino, cit., p. 46; C. Fabro, Partecipazione e
1. Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 471. causalità, cit., pp. 481-483.
68 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 16. 76 Cfr. U. Pellegrino, Partecipazione e causalità secondo S.
69 Ibidem, II, c. 15. Tommaso D’Aquino, cit., p. 47.

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teria, quali gli angeli)77. In merito alle cause se- fetto, bensì solo somiglianza, perché – tra gli altri
conde appuntiamo solo che «la creatura non va motivi che si possono addurre – ciò comporte-
detta “operare per partecipazione” solo in senso rebbe la creazione di un altro dio, ma Dio è incre-
causale trascendentale [le nostre azioni sono ato ed è uno). Ciò ci porta a due considerazioni. In
causate, cioè praticabili, solo a motivo di una primis si può predicare non solo una somiglian-
causa prima78], come vuole il Neoplatonismo, za tra Dio ed enti, che vogliamo rappresentare
ma anche in senso soggettivo predicamentale, come una comunicazione verticale, bensì, pro-
per mezzo di capacità e potenze [proprie]»79, prio a motivo del fatto che tutti gli enti hanno in
potenze che fluiscono dall’essenza. Tommaso comune l’esse, si può anche asserire l’esistenza di
infatti a tal proposito scrive: «Operatur etiam una somiglianza tra gli enti, cioè una comunica-
naturali sua potentia, quae est principium suae zione orizzontale, data dalla simultanea presen-
operationis, scilicet sensu vel intellectu: quae za negli esseri di elementi identici (pensiamo
non est essentia ejus, sed virtus ab essentia all’animalità tra un uomo e un cane) e di elemen-
fluens»80. L’agere che dunque viene dall’interno ti differenti (poniamo mente alla razionalità tra
dell’ente è prodotto a motivo della causa predi- un uomo e un cane). Una comunicazione che si-
camentale, perché causa racchiusa nell’ordine gnifica «avere insieme, mettere in comune» gli
dell’ente stesso. Quindi in merito alla creazione elementi uguali85, e di riflesso una mancanza di
(momento statico dell’esse) Dio è la causa prima comunicazione per gli elementi differenti.
ed unica, cioè esclusiva; in merito al movimen- In secondo luogo la participatio tra Essere e
to (momento dinamico del fieri) Dio è sempre la creature si manifesta come una comunicazio-
causa prima, ma non più esclusiva81. ne non di una totalità, bensì come una trasmis-
Nel processo causale poi si inserisce un altro sione analogica di un’ontologia. Il concetto
elemento che va ad incidere sull’ente: «Poiché di somiglianza, che platonicamente potreb-
ogni causa agente produce cose consimili, un ef- be essere espresso con il relativo concetto di
fetto acquista la forma da quell’essere cui è reso imitazione/mimesi86, disvela dunque un’altra
simile dalla forma acquistata: la casa materiale, accezione del verbo «comunicare»: l’ente ma-
per esempio, deve la sua forma all’arte»82; «ciò nifesterà nella sua struttura ontologica alcune
cui viene attribuita una qualifica per partecipa- analogie con l’Ente divino87. «Comunicare»
zione non viene così qualificato se non in quan- quindi come appalesare, rivelare manifesta-
to ha una certa somiglianza di quell’essere che mente tramite il proprio essere: una divulga-
è tale per essenza: il ferro, ad esempio, è detto zione ontologica potremmo dire. «La gloria
infuocato in quanto partecipa una somiglianza di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la
del fuoco»83. Se ogni ente è stato creato da Dio, in manifestazione di Dio»88, ci ricorda Ireneo. In
ogni ente risplende una somiglianza di Dio, dato merito poi alla similarità con Dio, questa si ar-
che nell’effetto residuano degli elementi della ticolerà su più aspetti e sarà predicabile nuova-
causa84 (non si può dare identità tra causa ed ef- mente grazie alla partecipazione intesa come
comunicazione, cioè trasferimento di elemen-
77 Cfr. B. Mondin, La metafisica di San Tommaso e i suoi ti costitutivi e di qualità, il primo dei quali è
interpreti, cit., p. 101. necessariamente l’esse: «Dio vuole comunicare
78 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. il proprio essere alle altre cose sotto forma di
109, a. 1 c.; I, q. 75, a. 5 ad 1.
79 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo
San Tommaso D’Aquino, cit., p. 149. Summa contra Gentiles di S. Tommaso D’Aquino, cit., p. 74.
80 Cfr. Tommaso D’Aquino, Scriptum super Sententiis ma- 85 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 630.
gistri Petri Lombardi, II, dist. 17, q. I, a. 2 ad 6.
86 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se-
81 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 478. condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 27.
82 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 43. 87 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c.
83 Ibidem, I, c. 40. Cfr. Tommaso D’Aquino, De Potentia, 97; De Potentia, q. 7, a. 7 ad 3; Sententia super Physicam, IV,
q. 7, a. 7 ad 3. lect. 7, 7.
84 Cfr. P. Lazzaro, La dialettica della partecipazione nella 88 Ireneo, Adversus haereses, IV, 20, 7.

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somiglianza»89. Sotto questa prospettiva Dio è e individui. In merito a questa doppia par-
dunque inteso come causa esemplare. Analo- tecipazione e trasferendoci dal piano logico
gamente anche nel fenomeno sociale della co- a quello ontologico-reale, se nella dinamica
municazione, se questa avviene correttamen- Causa prima-effetti la perfezione di Dio si ri-
te e se il mittente e il destinatario utilizzano verberava negli effetti da Lui prodotti e quin-
gli stessi sema con identici significati, c’è se di sopravviveva in essi non in modo identico
non identità di contenuti pensati-trasmessi e ma analogico, parallelamente ciò accadrà an-
pensati-ricevuti almeno similarità. che tra genere e specie, e specie individui. Ad
Nella causa esemplare si annida poi un altro esempio il singolo uomo non possiederà tutte
snodo concettuale che è pertinente con l’ogget- le perfezioni che in senso estensivo e pieno ap-
to del presente articolo: la comunicazione agli partengono alla specie di riferimento: «si dice
enti dell’esse e di altre qualità come la bontà, la che “uomo” partecipa di “animale” perché non
perfezione, la sapienza, l’agire etc.90 è intesa dal possiede la ragione di animale secondo la sua
Dottore Angelico come un dono, una elargizio- intera estensione [communitatem]»94. La singo-
ne: «Dio […] non agisce per acquistare, bensì la essenza attualizzata, dato che è legata ad un
per elargire qualcosa con la sua azione»91. Il co- individuo materiale, comunica all’individuo
municare diventa quindi effondere/diffonde- solo una parte della perfezione della specie,
re l’essere e tutte le preziosità metafisiche che non tutte le perfezioni95. Così Tommaso per il
su di esso possono insistere, preziosità acci- rapporto analogo tra genere e specie: «Ogni
dentali anch’esse esistenti nell’ente se non per creatura [che appartiene ad una data specie] ha
partecipazione92. Il comunicare poi è assunto un essere definito e determinato [differente da
addirittura ad elemento intrinseco della bon- quello di una creatura appartenente ad un’al-
tà di Dio: «Egli perciò comunica ad altri esseri tra specie ma possiede identico genus]»96. In
la sua bontà, non per accrescere così il proprio modo simile Fabro: «Quindi l’essenza di una
bene, ma perché il comunicare è a lui conna- creatura superiore, benché abbia una somi-
turale, essendo egli la fonte della bontà»93. In glianza con quella inferiore, per il fatto di ave-
questo donare all’ente la bontà ed altre quali- re un genere comune, tuttavia non ha questa
tà divine si rinviene poi un altro significato somiglianza in modo completo, perché è de-
affine a quello di «comunicare»: rendere par- terminata a una data specie, cui è estranea la
tecipe qualcuno di un contenuto. Quindi con- specie della creatura inferiore»97.
dividere. Ma dato che questa azione di condi- Come inciso annotiamo che ciò comporta
visione avviene, per così dire, tra due intimità, che la totalità della perfezione formale – pre-
cioè tra l’essere sussistente di Dio e l’essenza sente solo nell’Ente supremo: «Dio è lo stesso
attualizzata dell’uomo, allora il comunicare essere per sé sussistente; quindi niente gli può
assume i toni specialissimi del confidare, del mancare della perfezione dell’essere»98 – è sta-
confessare, verbi più appropriati allo spettro ta come distribuita da Dio in tutti gli enti – ma
metafisico che investe la relazione tra due in- anche in questo caso non in modo esaustivo
teriorità, quella profondissima dello spirito di dato che le possibilità di declinazione concre-
Dio e quella dell’anima della persona umana. 94 Tommaso D’Aquino, Commentarius in Boetium de
Il rapporto di esemplarità poi non si esau- Hebdomadibus, lect. II.
risce considerando solo la relazione diretta 95 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se-
Dio-creatura, ma all’interno di questa rela- condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 17, 76; U. Pellegrino,
zione si instaura, come accennato prima, una Partecipazione e causalità secondo S. Tommaso D’Aquino,
cit., p. 46.
partecipazione tra genere e specie, e tra specie
96 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 84, a. 2 ad 3.
89 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 6.
97 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo
90 Cfr. Ibidem, I, c. 93; III, c. 70.
San Tommaso D’Aquino, cit., p. 76.
91 Ibidem, III, c. 18.
98 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 4, a. 2
92 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Veritate, q. 21, a. 5. c. Cfr. Tommaso D’Aquino, De Potentia, q. 7, a. 7 ad 2; C.
93 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 93. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 520.

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ta della perfezione formale sono illimitate: le que l’atto di essere si comunica non in modo
«cose causate […] ricevono frazionato e par- identico per tutti gli enti bensì con gradualità
zialmente ciò che in Dio si riscontra in manie- differenti – tramite un rapporto di magis et mi-
ra semplice e universale»99. Questa distribu- nus103 – determinando perfezioni differenti, rea-
zione richiama un’altra accezione del termine lizzando quella dinamica ontologica che si può
«comunicare»: diffondere100, propagare un definire come «dialettica dell’imperfetto»104. E
messaggio. In questo caso il messaggio è in- tra più individui della stessa specie, e tra specie
nanzitutto l’essere: «comunicazione» come dello stesso genus, le differenze dovranno impu-
irradiazione dell’esse, rendere comune l’essere tarsi agli accidenti105, non certo alla sostanza co-
in tutti gli enti. stitutiva degli stessi dato che «secondo l’angolo
Ma torniamo allo snodo concettuale che ve- intelligibile dell’astrazione formale […] tutti gli
deva la creatura attualizzare solo una parte del- uomini sono egualmente uomini, e la natura
le perfezioni della specie. Sotto questa visuale umana, presente nell’uno, non può, come natu-
la partecipazione diventa similitudine tra due ra umana, esser diversa da quella dell’altro, al-
stati più o meno perfetti di una stessa forma. trimenti quest’altro non sarebbe più un uomo,
Pensiamo alla formalità dell’animalità del cane ma qualche altra cosa»106. Più in particolare e in
e dell’uomo, la quale – pur essendo identica dal merito alle differenze tra gli enti dobbiamo dire
punto di vista contenutistico tra questi due sog- che questi ultimi «non si diversificano rispetto
getti (entrambi partecipano all’animalità) – pos- alla forma o essenza come tale, ma essi stessi di-
siede una grado di maggiore perfezione nell’uo- versificano nel campo dell’essere reale tale forma
mo, cioè una modalità di espressione dell’essere o essenza»107. Cioè l’actus essendi viene limitato
più alta. In questa particolare prospettiva la par- tramite l’essentia, la quale essenza attualizzata
tecipazione può venire spiegata come ordine in- comunicherà alla materia i suoi tratti specifici.
tensivo, cioè come gradualità più o meno intensa Da qui discende il fatto che l’esse per participatio-
di perfezione101. Quanto più l’ente si avvicina alla nem è un esse accidentaliter108, secundum quid109. Le
pienezza delle perfezioni che è presente solo in differenze quindi dovranno essere rintraccia-
Dio, tanto più l’espressione «partecipare l’esse- te non nell’esse in quanto tale, bensì nelle varie
re» si eleva in quella di «attingere l’essere». Così modalità di aver l’essere110. In sintesi potremmo
Fabro sul punto: «Più il “partecipare” è perfetto affermare che tutti gli uomini sono identici per
e meno è “partecipare”, e diventa propriamente natura, ma altresì sono tutti diversi perché tale
“attingere”. E l’ “attingere” più cresce in perfezio- identica natura fiorisce in modo unico in ciascu-
ne, più dice immediatezza d’unione e pienezza no di noi, cioè «each one shares humanity in his
di comunicazione»102. Allora il «comunicare» own way»111. Su questo punto nuovamente Fabro
tra partecipante e partecipato è così intenso che 103 Cfr. Tommaso D’Aquino, De mixtione elementorum.
trascende nell’ «essere come il partecipato»: più 104 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione se-
si cresce raffinandosi nella via della identifica- condo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 54; F. Olgiati, La
zione, più ci si avvicina al perfezione somma. filosofia tomistica e la nozione metafisica di partecipazione,
Analogamente anche nel processo della comuni- in «Rivista di Filosofia Neoscolastica», a. XXXII (1940),
cazione verbale tanto più questa avviene tra due F. VI, p. 596.
soggetti consimili tanto più sarà univoca. 105 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Malo, q. 2, a. 9 ad 16.
Facciamo ora ritorno alla questione della gra- 106 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon-
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 78.
dualità delle perfezioni negli esseri finiti. Dun-
107 Ibidem, p. 81.
99 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 32. 108 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Potentia, q. 7, a. 4 c.
100 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione 109 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Veritate, q. 21, a. 5; C.
secondo San Tommaso D’Aquino, cit., pp. 122-123. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo San
101 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 93, Tommaso D’Aquino, cit., p. 140.
a. 3 ad 3. 110 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 489.
102 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- 111 C. Fabro, The Intensive Hermeneutics of Thomistic
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 145. Philosophy: The Notion of Participation, cit., p. 485.

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appunta che «in relazione all’atto di essere, l’in- prima, ad esempio, due uomini possiedono
dividuarsi della specie umana appare come una la medesima-univoca formalità. E la forma-
magnifica fioritura dai colori e dalle tinte più lità non esiste in sé dal punto di vista onto-
varie»112. In questo senso le formalità particolari logico117 bensì esiste solo nell’uomo concreto
possono essere rappresentate come predicazioni e particolare. Ad esempio la razionalità non
univoche113. Allora il rapporto analogico ad esem- esiste in sé, ma esiste nel momento in cui si
pio tra più individui appartenenti alla medesima realizza nell’essere umano concreto, cioè nel
specie (o tra più specie appartenenti al medesi- momento in cui viene partecipata dall’essere
mo genere) mostrerà una doppia relazione di concreto: «ciò che è detto essere per parteci-
carattere antitetico: una comunicazione di un pazione è composto realmente dell’ “ipsum
elemento identico – la sostanza – e una mancan- esse”, che è il partecipato, e dal “quod est”, che
za di comunicazione dato dalle differenze speci- è il partecipante»118. Trattasi quindi di un’al-
fiche – gli accidenti – che non possono rinvenir- tra categoria concettuale di partecipazione:
si negli altri individui perché propri solo di un la participatio di un soggetto alla forma119.
singolo soggetto. Così ancora Fabro: «Per riassu- Formalità poi piena perché ogni ente riceve
mere quanto è stato detto intorno allo sviluppo completamente dal punto di vista intensivo
della nozione tomista di partecipazione predica- e non estensivo il contenuto essenziale: ogni
mentale, possiamo dire che la specie è detta par- uomo possiede pienamente l’«umanità»
tecipare al genere, e l’individuo alla specie non dell’essere uomo. Possiede cioè perfettamen-
soltanto in quanto vi sono altre specie che “co- te l’«umanità» ma non nella sua totalità: Car-
municano” nella stessa ragione generica, ed altri lo non è la totalità dell’«umanità» bensì solo
individui che “comunicano” nella medesima ra- una sua parte, parte che però in sé è completa
gione specifica e che quindi hanno una medesi- nell’«umanità». Il Maestro domenicano così
ma definizione, ma anche, e in conseguenza di glossa: «Socrate, per esempio, è detto uomo
ciò, per il fatto che fra le molte virtualità formali non perché è la stessa umanità, ma perché la
del genere ciascuna specie non ne realizza che possiede»120. La pienezza di partecipazione
una sola, e fra i molteplici modi di essere di cui è è spiegabile perché «ogni formalità invero,
suscettibile una specie ogni individuo non ne re- quand’è considerata soltanto secondo il suo
alizza che uno solo, con esclusione degli altri»114. contenuto intelligibile è unica e indivisibile
Questa gradualità di perfezioni può predi- in sè: se quindi la si suppone esistere, secondo
carsi anche sul piano gnoseologico e trattasi di la purezza di questo suo contenuto che la spe-
astrazione intensiva: la ragione di esse ricom- cifica, essa, anche in realtà, non può esistere
prende tutte le perfezioni dell’esse inferiori ad che unica»121. Formalità piena e nello stesso
essa. Così la ragione «Vita» si mostra come una tempo particolarissima dato che nel singolo
totalità formale verso cui le varie manifestazio- uomo fiorisce in modo unico e specialissimo,
ni di «vita», oggetti della nostra conoscenza, appunto individuale. Quindi si potrebbe an-
appaiono come partecipazioni, degradazioni115. che dire che egli non possiede tutte le perfe-
Il presente iter argomentativo ha allora zioni formali dell’«umanità» – ogni uomo,
messo in luce l’esistenza di due modalità di debba intendere per partecipazione predicamentale e
partecipazioni: l’una predicamentale-uni- per partecipazione trascendentale.
voca, l’altra trascendentale-analoga116. Nella 117 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione
secondo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 15, 59. Il termine
112 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- «ontologico» è qui usato nell’accezione di esistente
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 78. nella realtà, ben consci che anche la formalità pensata è
113 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 484. essa stessa ente e quindi ontologicamente esistente.
114 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- 118 Ibidem, p. 15.
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 81. 119 Cfr. Ibidem, p. 16.
115 Cfr. F. Olgiati, La filosofia tomistica e la nozione metafi- 120 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, I, c. 32.
sica di partecipazione, cit., p. 599. 121 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon-
116 Nel prossimo paragrafo spiegheremo meglio cosa si do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 91.

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come è stato accennato, non è l’«umanità», non comunica imperfettamente l’essere dato
ma partecipa all’«umanità» cioè ha una sua che questo, si potrebbe appuntare, si trova
umanità specifica. Oppure, esemplificando degradato, ma comunica perfettamente un
su altro versante, potremmo dire che la ra- esse che viene limitato dall’essenza. Trattasi di
zionalità è espressa perfettamente in ogni un’analogia di proporzionalità trascendenta-
uomo, ma questi non possiede tutti i modi in le che riguarda creatore-creatura (nell’ordine
cui la razionalità si può estrinsecare. Possede- predicamentale invece attiene al rapporto
re tutta una formalità non significa necessa- sostanza-accidenti) che li considera secondo il
riamente possederla totalmente122 (cosa inve- contenuto di realtà che essi hanno, cioè in pro-
ce predicabile per Dio). Entrambi gli esempi porzione alla loro ontologia128. Esse dunque im-
sono dunque casi di «immanenza piena della perfetto perché non così estensivamente pre-
formalità universale negli inferiori»123. sente nell’uomo come in Dio, ma altresì esse
Allora – e il sostantivo «comunicazione» perfetto perché l’uomo, dal punto di vista in-
viene nuovamente interessato dalla nostra in- tensivo, possiede pienamente l’esse, è formal-
dagine – c’è tra tutti gli uomini un’identità e mente finito, completo, seppur limitatamente
insieme una similarità. Identità di forma, ma alla sua condizione di creatura.
diversità di modalità attraverso cui la forma Infine se Dio causa l’atto di essere, se con-
esiste, si appalesa nel concreto124: «esse uniuscu- serva l’atto di essere e se ogni ente somiglia al
iusque est ei proprium et distinctum ab esse cuiusli- primo Ente innanzitutto perche esistente, ciò
bet alterius rei»125; «Tutti gli esseri convengono significa che tutto ciò che è tende ad esistere,
in questo: nell’avere la propria ragion d’essere, tende allora a somigliare a Dio che è atto puro
ma la nozione non dice di più, perchè in con- di esistere129: «Ma il supremo agente causa tutte
creto ciascun essere ha il proprio modo di es- le azioni delle cause agenti inferiori, muoven-
sere, che è distinto e diverso da ogni altro»126; dole alle loro operazioni, e quindi ai loro fini.
«l’umanità certamente è la ragione per la quale Perciò ne segue che tutti i fini di codeste cause
e Pietro e Paolo sono detti “uomini”, ma l’uma- sono ordinati dalla prima causa agente al fine
nità non dice tutto quanto è costituito in Pie- suo proprio. Ebbene, la prima causa agente di
tro e Paolo, altrimenti Pietro e Paolo in nulla tutte le cose è Dio […]. Ora, la Sua volontà non ha
differirebbero e s’identificherebbero»127. Dun- altro fine che la Sua bontà, la quale è lui stesso
que esiste una specialissima comunicazione/ […]. Perciò tutte le cose […] sono ordinate a Dio
relazione tra gli individui a motivo del loro sta- come a loro fine»130. Analogamente Fabro: «Ma
tus ontologico, insieme uguale e diseguale. Dal la bontà divina può esser ancora considerata
punto di vista estensivo invece, come prima come causa finale di tutte le altre bontà: essen-
accennato, nessun uomo esaurisce in sé tutti do il primo principio di origine di tutte le cose,
i modi in cui può estrinsecarsi la razionalità. è anche il termine di tutte le loro operazioni per
Nella partecipazione trascendentale analo- le quali si perfezionano, onde non possono es-
ga invece i partecipanti possiedono una simili- ser dette buone se non in quanto sono ordinate
tudine/analogia degradata del partecipato, che all’ultimo fine, la bontà divina»131 Ecco dunque
è esistente in sé. Così ad esempio l’esse degli che Dio è anche causa finale132.
uomini è una degradazione dell’Esse-Dio, ed Volendo allora sintetizzare le tre modalità
è quindi imago dell’essere divino. Dio quindi causali in cui si estrinseca il rapporto tra Dio e
122 Cfr. Ibidem, p. 142.
gli enti e recuperando un efficace esempio pro-
123 Ibidem, p. 62. 128Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 648.
124 Cfr. Ibidem, p. 60; Tommaso D’Aquino, Sententia su- 129 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c. 19.
per Metaphysicorum, X, lect. 1, n. 11. 130 Ibidem, III, c. 17.
125 Tommaso D’Aquino, De Potentia, q. 7, 3 c. 131 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon-
126 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 19.
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 63. 132 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, III, c.
127 Ibidem, p. 71, 74. 18; De Veritate, q. 22, a. 1 c.

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posto da Fulvio Di Blasi, potremmo affermare uno formale-nozionale ed uno reale; e ciascu-
che Dio è causa efficiente: tengo sollevato un no di questi due modi è stato presentato sotto
libro (ente) con la mia mano (Dio). Se tolgo la due forme: A = la specie partecipa al genere e
mano il libro cade. La mano è causa efficiente l’individuo alla specie; B = la Materia partecipa
del fatto che il libro stia sollevato: «ogni volta alla Forma ed il soggetto (la sostanza) parte-
che qualcosa sta agendo in un modo che non cipa all’accidente»136. La partecipazione predi-
può essere causato dalla sua natura, dobbiamo camentale allora è una partecipazione imma-
logicamente riferire l’agire a una causa ester- nente che si articola come una relazione, una
na capace di causarlo per essenza, e diciamo comunicazione armonica cioè collaborativa
che il soggetto dell’azione partecipa di quella tra gli esseri, e altresì all’interno di ogni sin-
causa»133. In merito poi alla causa esemplare golo ente tra le sue parti costituenti. Questa
il partecipante è reso simile alla causa: il libro comunicazione virtuosa può essere spiegata
sospeso rivela ad esempio la forza della mano solo se c’è una regia somma, solo se le parti
che riesce a sollevarlo, mostra in sé questa qua- sono in relazione tra loro e un unum superiore.
lità che appartiene però originariamente alla Nella sua totalità allora la partecipazione pre-
mano. Infine il libro obbedisce nell’effetto alla dicamentale può essere intesa come un orga-
teleologia della causa. Detto in altri termini nismo, un ordo composto da parti che si coor-
l’ens che partecipa è teleologicamente orienta- dinano tra loro in modo razionale. C’è dunque
to verso la direzione impressa dalla causa: il li- una specie di affinità universale, affinità onto-
bro è posto esattamente all’altezza dove è stato logica tra gli esseri, un legame che li unisce in
sollevato, cioè voluto-finalizzato, dalla mano. rapporto gerarchico a Dio137 e che si appalesa
Trattasi di causa finale134. come un principio di continuità metafisica tra
gli esseri138: «sicut est ordo quidam inter sub-
5. Partecipazione predicamentale stantias corporales […] ita est etiam quidam
e trascendentale ordo inter substantias spirituales»139.
La partecipazione trascendentale riguarda
Questo excursus ha messo quindi messo in invece l’Ente e l’actus essendi-essentia. Partecipa-
evidenza l’esistenza di due partecipazioni, ol- re in questa accezione significa, come afferma
tre a quella logica e ontologica di cui si è già Fabro, «avere in modo limitato, imperfetto,
accennato: la partecipazione predicamentale e particolare un atto e una formalità [essenza] che
quella trascendentale135. Nella partecipazione altrove si trovano in modo illimitato, perfetto
predicamentale sia partecipato che parteci- e totale»140; è «un rapporto di partecipazione,
pante rimangono nell’ambito dell’ente finito, di “avere”, in opposizione allo “essere” senza
e può aver luogo sia nella prospettiva logica (la contrazione o limitazione»141: è prendere una
partecipazione della specie al genere: l’uomo parte, non prendere la totalità. E più avanti in
che partecipa all’animalità) sia in quella on- modo analogo: «“Partecipare” si predica di un
tologica (la partecipazione della materia alla soggetto che ha una qualche formalità od atto,
forma: il corpo che partecipa all’anima). Così ma non in modo esclusivo e in modo totale»142.
Fabro: «Per “partecipazione predicamentale”
intendo quella nella quale ambedue i termi- 136 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon-
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 66.
ni della relazione, partecipato e partecipante,
137 Cfr. Ibidem, p. 123.
restano nel campo dell’ente e della sostanza
138 Cfr. Tommaso D’Aquino, De Veritate, q. 11, a. 1 c.; q. 16,
finita (predicamenti). Di essa nel Commento
a. 1 c.; q. 25, a. 2 c.; C. Fabro, The Intensive Hermeneutics of
al De Hebdomadibus sono ricordati due modi: Thomistic Philosophy: The Notion of Participation, cit., p. 479.
133 F. Di Blasi, Conoscenza pratica, teoria dell’azione e bene 139 Tommaso D’Aquino, De Veritate, q. 15, a. 1 c.
politico, cit., pp. 8-9. 140 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon-
134 Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 6, a. 4 c. do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 140.
135 Cfr. C. Fabro, The Intensive Hermeneutics of Thomistic 141 Ibidem, p. 19.
Philosophy: The Notion of Participation, cit., pp. 471-473. 142 Ibidem, p. 142.

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Così infine Tommaso: «Inoltre ogni volta che proprietà strutturali dell’ente tra esse ed essen-
un essere riceve in maniera particolare, ciò che tia. Scambio che indica relazione profonda tra
a un’altra cosa appartiene universalmente, si più soggetti, espressione che ancora una volta
dice che partecipa»143. Inoltre è da notare che trova addentellati semantici con il comunicare.
«questo avere o essere secondo limitazione si Allora se ci riferiamo contemporaneamente ai
può realizzare tanto nell’ordine predicamen- due tipi di partecipazione ne risulta che la crea-
tale (di qualche natura universale rispetto agli tura è ente per partecipazione in senso trascen-
individui ai quali vien comunicata), [l’uomo dentale perché composta di essenza ed esse, e
partecipa alla natura razionale] come nell’ordi- nell’ordine predicamentale perché composta
ne trascendentale dello esse rispetto a tutti gli di sostanza e accidenti, e forma e materia149.
enti finiti materiali e spirituali [l’essenza degli Le due partecipazioni, trascendentale e
uomini partecipa all’esse]»144. Allora la diffe- predicamentale, si riflettono in due causalità
renza tra l’Ente Dio e gli enti particolari dovrà corrispettive, che prendono quindi anche loro
rinvenirsi nella limitatezza della possessione il nome di causalità trascendentale e predica-
dell’essenza attualizzata, cioè nella modalità mentale, di cui già innanzi si fece un cenno.
particolare in cui l’essere diviene esistente nel- Anche in questo caso il verbo «comunicare»
la creatura: «in relazione alla quale [la qualità esprime al meglio il senso profondo del termi-
d’essere] ciascuna forma o grado, non è che una ne «participatio». Nella causalità predicamen-
particolarizzazione, cioè partecipazione»145. La tale la forma comunica l’esse alla materia. Que-
partecipazione trascendentale individua l’al- sto può avvenire dato che la forma – essentia
veo ove incanalare l’essere, una partecipazio- già permeata dall’esse – ha già in sé l’atto di es-
ne quindi che «permette il fluire dell’essere sere e quindi lo può trasmettere di suo. Quindi
nell’ambito dei predicamenti»146. Tale participa- la forma nei corruttibili insieme alla materia
tio poi, come già in precedenza abbiamo visto, determina l’ente predicamentale nel suo grado
si articola nel modo seguente: la forma parte- ontologico150: «nei composti di materia e for-
cipa all’actus essendi, «l’atto d’essere comuni- ma si dice che la forma è principio d’essere»151.
ca alla forma che la rende principium essendi et Da notare quindi che Dio, in questa forma di
agendi dell’ente concreto»147. La concretezza, partecipazione, non è attore principale, sebbe-
sotto questa particolare angolatura, sta ad in- ne ovviamente si muova dietro le quinte della
dicare la determinazione dell’esse che dà una scena ontologica. La causalità predicamentale
parte conferisce attualità all’essenza e dall’altra coinvolge anche il rapporto tra sostanza e ac-
riceve da questa specificazione: l’essenza indi- cidenti: la prima comunica l’esse agli acciden-
vidualizza l’essere e lo rende dunque unico148. ti. Nella causalità trascendentale invece viene
In tale dialettica il sostantivo «comunicazio- messo in evidenza il fondamento ultimo sia
ne» risulta perciò quanto mai appropriato ad degli esistenti (rapporto statico) sia del dive-
indicare questo scambio reciproco e virtuoso di nire (rapporto dinamico). E Dio che causa gli
143 Tommaso D’Aquino, Commentarius in Boetium de
enti facendo partecipare l’atto d’essere alle
Hebdomadibus, lect. II. varie essenze; è sempre Dio che causa il moto
144 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- degli atti. La Causa prima è «causa universalis
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 19. In merito alla par- omnibus rebus (creazione e conservazione),
tecipazione predicamentale su questo specifico punto e [causa universalis] agendi omnium rerum
cfr.C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 642. (rapporto tra Causa prima e cause seconde)»152
145 C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secon- cioè causa che permette l’agire, che trasmette/
do San Tommaso D’Aquino, cit., p. 75.
comunica il moto.
146 P. Lazzaro, La dialettica della partecipazione nella
Summa contra Gentiles di S. Tommaso D’Aquino, cit., p. 126. 149 Cfr. C. Fabro, Partecipazione e causalità, cit., p. 648.
147 Cfr. B. Mondin, La metafisica di San Tommaso e i suoi 150 Cfr. Ibidem, p. 645.
interpreti, cit., p. 101. 151 Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentiles, II, c. 54.
148 Cfr. F. Olgiati, La filosofia tomistica e la nozione metafi- 152 F. Olgiati, La filosofia tomistica e la nozione metafisica di
sica di partecipazione, cit., p. 599. partecipazione, cit., p. 102.

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6. Il modo dell’essere, l’oggetto «dolore» o «gioia» bensì riguarda la


tratto specifico della partecipazione particolare modalità attraverso cui si fa proprio
il dolore o la gioia di una persona156. Similmen-
A questo punto, al fine di comprendere me- te per i concetti di esse, forma, sostanza – tutti
glio il concetto di partecipazione e di come elementi che abbiamo visto possono essere
questo possa declinarsi nelle sfumature di partecipati rispettivamente da essenza, mate-
significato della coppia di termini «comu- ria e accidenti – i quali in sé ovviamente sono
nicazione/comunicare», torniamo per un indivisibili e quindi non suscettibili di fram-
momento all’etimo del verbo «partecipare». mentazione in parti. La partecipazione metafi-
Tommaso nel Commentarius in Boetium de Heb- sica intesa come «entrare in comunione con»157
domadibus afferma che «Est autem partecipare evidenza dunque il modo limitativo, il come
quasi partem capere»153. Il lemma «partecipa- specifico attraverso cui si ha l’esse, la forma, la
re» in prima battuta si può riferire all’aspetto sostanza. Allora il partecipare è un partialiter
quantitativo: uno tutto che si divide in parti as- esse, un partialiter habere, espressioni che sono
segnate a più soggetti. Ad esempio la divisione antagoniste dell’esse, habere, accipere totaliter.
testamentaria, oppure la divisione dei beni tra Tutto ciò ci spinge ad un’analisi ancora più
i coniugi che si contrappone alla comunione profonda del termine «comunicazione» e de-
dei beni. Come appare intuitivo in questa ac- gli affini «comunicare-comunione-comunan-
cezione il «partecipare» è antitetico alla «co- za». Sotto il profilo quantitativo ad esempio la
munione» perché indica una dinamica esatta- «comunanza» è effetto della partecipazione, è
mente opposta: non un mettere insieme, una una risultante della stessa: prima della divisio-
creazione di unità, una comunicazione di beni, ne non ci sono le parti di cui si riconosce una
bensì una parcellizzazione della stessa, una comune origine. Sotto il profilo metafisico
segmentazione e distribuzione di una totalità. la «comunanza» è invece la radice della par-
Nello stesso tempo però si può predicare una tecipazione, perché è entrare in comunione
«comunanza» una volta che la totalità si è divi- con il dolore o la gioia di un soggetto, e – per
sa, «comunanza» intesa come riconoscimen- l’oggetto delle nostre riflessioni – con l’esse, la
to che le parti provengono da un’unica fonte, forma, la sostanza. Tale accezione allora supe-
che in esse c’è la medesima qualità d’origine154. ra il primo significato di participare che si ha in
Quindi a ben vedere la partecipazione quanti- latino e che è riferibile all’aspetto quantitativo:
tativa cessa di per se stessa una volta che il bene partem capere o partem habere. Un dividere una
materiale è stato diviso, rectius esiste solo nel totalità, come abbiamo visto. Bensì è più vici-
mentre dell’atto divisorio e sopravvive in un no al corrispettivo verbo greco. La traduzione
certo qual senso unicamente nella prospettiva infatti di participare nella lingua di Omero è e
storica, cioè nel già ricordato riconoscimento che letteralmente significano «comunico, ho
di una origine comune delle parti. in comune, mi unisco, mi associo». E se infi-
Su un primo livello di generalizzazione po- ne, attraverso un percorso etimologico circola-
tremmo dire allora che la partecipazione quan- re, cerchiamo il corrispettivo latino di questi
titativa è un affettare un unicum, dunque ha re- verbi greci scopriamo che la traduzione indica
lazione con un oggetto. Se invece applichiamo habere simul, habere cum alio, communicare cum
il concetto di partecipazione ad un piano me- aliquo in aliqua re158. Ed infatti tutti gli enti han-
tafisico, e non più meramente empirico, la par-
ticipatio interessa il modo155. Partecipare ad un 156 Cfr. C. Fabro, The Intensive Hermeneutics of
dolore, ad una gioia di una persona non intacca Thomistic Philosophy: The Notion of Participation,
cit., p. 453.
153 Tommaso D’Aquino, Commentarius in Boetium de 157 Non è un caso che la partecipazione al sacramento
Hebdomadibus, lect. II. dell’eucarestia per il rito cattolico venga definita appun-
154 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione to come «comunione».
secondo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 22. 158 Cfr. C. Fabro, La nozione metafisica di partecipazione
155 Cfr. Ibidem, p. 23. secondo San Tommaso D’Aquino, cit., p. 23.

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no in comune la prima formalità più astratta trascendente – indicando una dualità di poli
che possa darsi, cioè l’esse: «Omnes autem cau- ontologicamente assai distanti – ma altre-
sae creatae communicant in uno effectu qui est sì indica una pervasiva traccia divina in ogni
esse»159. Questo iter etimologico rivela un dato ente. Ed infatti Tommaso si spinge a dire che
interessante. Nella prima accezione quantita- «tutti gli esseri hanno in se stessi qualcosa di
tiva veniva in evidenza un rapporto dualistico divino, cioè l’inclinazione naturale, che deriva
tra soggetto e cosa: il successore e la parte di dal Primo principio»160. E questa inclinazione
eredità che gli spetta. Nella seconda accezione, naturale negli esseri razionali non è altro che
in modo interlocutorio, potremmo dire che la la lex naturalis, la quale ancora una volta trova
partecipazione si appalesa come un trittico: la sua definizione nel concetto di partecipazio-
due soggetti e l’oggetto della partecipazione. ne: «la partecipazione della legge eterna nella
E così nel partecipare al dolore di una persona creatura razionale si dice legge naturale»161.
c’è la sofferenza, chi soffre e chi partecipa alla Il comunicare in quest’ultima prospettiva er-
sofferenza. Però sul piano metafisico e in rela- meneutica quasi diviene l’«essere con», una
zione ai termini esse, forma e sostanza, il rap- sorta di identificazione del partecipante con
porto torna ad essere duale, ma gli elementi il partecipato, appunto una somiglianza come
della relazione sono mutati. Non vi sono più, sopra descritto. Quanto sin qui detto allora
come sotto il profilo quantitativo, il soggetto potrebbe farci concludere che forse il termine
e l’oggetto, bensì due soggetti: l’actus essendi e «comunicazione» è spendibile laddove si vo-
l’essentia; la forma e la materia, la sostanza e gli lesse mettere l’accento sul rapporto dualistico
accidenti. In questo caso non c’è più nemmeno della participatio, ma apparirebbe debole ove si
l’oggetto del rapporto a tre che abbiamo visto desiderasse indicare l’unità dei due elementi
poco prima. In certo qual senso l’oggetto della che costituiscono ogni rapporto partecipativo.
partecipazione diventa lo stesso soggetto: egli
stesso viene partecipato. L’esse offre sé stesso
alla partecipazione. Questo ci conduce al sen-
so più profondo di partecipare che indica l’in- Tommaso Scandroglio è dottore di ricerca in
nestarsi in qualcosa per vivere della sua stessa Filosofia del diritto (Università degli Studi di
vita all’interno della limitazione propria, il ri- Padova) ed è docente del corso Legge naturale e
cevere l’essere di qualcuno in una singolarità diritto presso l’Università Europea di Roma.
data, così come dal mare si attinge parte della
sua acqua con un secchio. Anzi il rapporto di
comunanza è così intimo che quasi la dualità
dei soggetti svanisce, dato che l’uno si confon-
de con l’altro, l’uno si fonde nell’altro: infatti
l’essere e l’essenza si compongono dando vita
all’ente che è uno. Analogamente il sinolo di
forma razionale e materia costituisce l’uomo
vivente nella sua interezza. In tale accezione
allora il verbo «comunicare» appare insuffi-
ciente a far comprendere l’intimo significato
del termine «partecipazione». Infatti «comu-
nicazione» evoca dualità, che come abbiamo
descritto, effettivamente esiste: essere-essen-
za, forma-materia, sostanza-accidenti. Però
d’altro canto la comunione dei due elementi
è così forte che genera unità. Ecco quindi per- 160 Tommaso D’Aquino, Sententia libri Ethicorum, VII, l.
ché, tra l’altro, il rapporto tra Dio e l’uomo è 13, n. 14.
159 Tommaso D’Aquino, De Potentia, q. 7, a. 2 c. 161 Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I - II, q. 91, a. 2.

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