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“Da sempre Coco Chanel è stata l’esponente con

maggiore influenza nella mia vita, colei che non solo


come stilista ma soprattutto come donna mi ha
avvicinato al mondo della moda. Chanel l’ho sempre
vista come una donna forte, che non si fermava
davanti a nessuna difficoltà della sua vita, con una
tenacia strepitosa, che l’ha portata ad essere ancora
oggi tra i maggiori esponenti della moda di tutto il
mondo.”
COCO CHANEL
Coco – anzi, Gabrielle Chanel - nasce in una modestissima famiglia a Saomur, una cittadina sulla Loira nel cuore della
Francia, il 18 agosto del 1883, l'anno in cui a New York veniva inaugurato il ponte di Brooklyn, a Mosca Alessandro III era
incoronato imperatore di tutte le Russie, a Predappio nasceva Benito Mussolini e a Praga Franz Kafka.

La madre muore presto, il padre la manda in una sorta di orfanotrofio. L’infanzia della piccola Gabrielle non è certo
divertente, ma fa da propulsore, senza dubbio, per spingerla a cercare una via d’uscita. Fuggita presto dalla provincia
sbarca a Parigi con un sogno — fare la cantante — poi dirottato sulla haute couture.È all'ippodromo di Longchamp, nel
1912, che Coco Chanel conquista le sue prime clienti tra le donne più eleganti e che impone la sua sartoria al numero 23 di
rue Cambon, dietro la chiesa della Madeleine.

Boy Capel («l’unico amante amato») le concede inizialmente di aprire la prima boutique di cappelli nella sua garçonnière,
poi anticipa la somma necessaria ad affittare quello spazio commerciale. E sempre grazie al suo denaro nel 1913 apre un
elegante negozio a Deauville e una casa di mode a Biarritz nel 1915.

Nel 1917 Coco era già in grado di rimborsare il prestito di Capel: era ormai a capo di un’azienda con 300 lavoranti,
vendendo i suoi abiti in jersey leggeri e sportivi seguiti a breve dai profumi, primo fra tutti il celeberrimo Chanel n.5.

Sapeva lavorare duro Coco e far lavorare gli altri (con la stessa durezza). Al fronte si combatteva e si moriva, ma a
Deauville e a Biarritz, si ballava e ci si divertiva: perché non sfruttare la situazione e raccogliere i primi successi? Sweater
all'inglese, gonne di flanella, il vestito-camicia... Per Chanel il successo. Macchine di lusso, ville, amanti, il poeta Reverdy,
il bel russo Dimitri, gli artisti amati al di là delle loro opere — non ne acquistò quasi mai — beneficati, ma quanto non fu
debitrice a Djagilev o a Stravinskij della propria celebrità?

Inamovibile e pronta a ricominciare dopo i tradimenti, gli abbandoni, le morti di cui è costellata la sua vita.
Anni 20’
Chanel dà il via ad una rivoluzione ben precisa, trasforma la silhouette femminile: accorcia gli abiti, svela le caviglie, libera il
punto vita, elimina i corsetti, riporta in voga il jersey,i capelli corti e la pelle abbronzata. Chanel chiude un’era e proietta la
moda in un secolo nuovo. Apre a Parigi del 1918 la prima casa di moda, dalle campagne arriva a Parigi, prima di liberare le
donne, aveva liberato se stessa.Nel 1921 nasce anche la sua linea di profumi, che vede nello Chanel N.5 il suo prodotto di punta (e lo
è tutt’oggi!).

Ma le fortune di Coco Chanel non finiscono qui: anche la Prima Guerra Mondiale, che scoppia proprio in questi anni, gli viene
paradossalmente incontro. Trasferitasi in Normandia per stare al riparo dal conflitto, la sua boutique diventa un punto di riferimento
per tutte le benestanti signore che hanno scelto la medesima località per fuggire dalla guerra. Nel frattempo, i modelli dei suoi vestiti
iniziano a essere pubblicati anche nelle riviste americane, espandendo il suo mercato (e il suo brand) oltreoceano.

Sempre attenta, osserva l'abbigliamento delle impiegate e delle commesse parigine, caratterizzato da abiti neri con
colletto e polsini bianchi. Ed è a metà degli anni '20 che quest'analisi si trasforma nel petit robe noir, il tubino nero
dalla linee più semplici possibili capace di rendere ogni donna uguale alle altre, seppur con immenso stile. Una moda
democratica, la sua, che grazie alla proposta dei medesimi modelli in cui sono i tessuti e i dettagli a fare da variante è
sempre fedele al suo credo "la moda passa, lo stile resta". Un esempio calzante di questa visione è il successo assoluto
ottenuto dal tailleur Chanel, amato dalle donne di tutto il mondo: in gabardine, tweed e, ovviamente, in jersey, una
creazione sempre uguale a se stessa per la ricerca del taglio e l'accuratezza delle cuciture, ma non per i tessuti,
sempre diversi, sempre al passo coi tempi.
Verso la celebrità
Grazie al successo delle sue boutique, Coco si propose d'introdurre delle novità
nella moda femminile: eliminò il corsetto e incoraggiò le donne a indossare i
pantaloni. Con le parole della stilista: «La moda è effimera, ma lo stile rimane.
Tutta la mia arte è consistita nel tagliare ciò che gli altri aggiungevano». Coco fu in
grado di modernizzare ulteriormente il nuovo stile di vita che le donne stavano
iniziando ad adottare intorno agli anni venti, noto come stile flapper, in cui le
gonne e i capelli delle donne vennero accorciati di diversi centimetri.

La stilista ampliò i propri orizzonti e aprì nuove aree di business, come la


profumeria, settore in cui trionfò nel 1921 con il lancio del famosissimo Chanel n. 5,
creato dal profumiere di origine russa Ernest Beaux. L'origine del nome di questo
profumo, il cui aroma è rimasto invariato fin dagli esordi, così come il riconoscibile
flacone, deriva dal numero di tentativi necessari prima che stilista e profumiere
dessero il via libera alla fragranza. Coco Chanel si dilettava anche nella gioielleria,
eccellendo nel design di collane di perle e spille, elementi che hanno giocato un
ruolo importante nei suoi gioielli. Quanto ai modelli di moda, uno dei più
caratteristici del marchio è il popolare miniabito nero noto come petite robe noire,
che diventerà un vero e proprio emblema della stilista e della sua azienda
Coco Chanel ha voluto con il suo tubino sdoganare le donne da un’immagine stereotipata della femminilità,
costrette sino ad allora in bustini, corsetti ed inutili orpelli che lei considerava volgari. L’anticonformista Coco
ha liberato le donne di allora in maniera rivoluzionaria, regalando loro libertà di movimento, dinamicità ed
inconfondibile eleganza.

Fu proprio la petite robe noire di Coco Chanel ad essere presentata per la prima volta al mondo intero su
Vogue America, passando da capo d’abbigliamento da indossare in periodi di lutto (Coco indossò il primo
tubino nero in occasione del funerale del suo amante, Étienne Balsam), al ambìto emblema di eleganza e
classe.

“Il vestito che tutte le donne indosseranno”, così fu definito il tubino nero da Vogue.

Mademoiselle Coco ha voluto disegnare un abito versatile, comodo e pratico, che facesse sentire a proprio
agio le donne che lo indossavano, di qualunque età.

Un abito democratico, che non lasciasse trasparire alcuna estrazione sociale o condizione economica, perfetto
anche con un giro di perle, non importava se vere o false, essendo il buon gusto una dote innata che nulla ha a
che vedere con la ricchezza.

Due pences diagonali sul punto vita, lunghezza al ginocchio e niente collo, questa la versione originale.
La storia del tubino nero inizia nel 1926 durante la ‘rivoluzione’ di Coco Chanel che gli dette il nome di
Petite robe noire (vestitino nero) e lo ideò con l’intenzione di creare un abito che fosse comodo, in modo da
adattarsi al fisico di ogni donna, e soprattutto portabile in ogni occasione.
Prima degli anni Venti indossare un abito nero fuori dal lutto, soprattutto durante il giorno, era
considerato indecente e inopportuno.
Chanel, come aveva fatto con il tessuto in jersey, stravolse le tradizionali convenzioni sociali, facendo però
breccia nel cuore delle donne, al punto che la rivista Vogue definì il tubino “una sorta di uniforme per ogni
tipo di donna, a prescindere dal gusto e dallo stile personale”.
La popolarità del tubino aumentò fino a
diventare mito negli anni Sessanta, quando
l’attrice Audrey Hepburn lo indossò nel celebre
film Colazione da Tiffany. Quel particolare
modello era un Givenchy ed è stato venduto
all’asta da Christie’s per 410.000 sterline nel
2006.
Da quel momento il tubino si sganciò dalle
convenzioni e iniziò a riscuotere consensi tra le
masse, anche se un gruppo di detrattori
rimaneva fermo sulle sue convinzioni.
Tra gli anni ’80 e ’90 il tubino cominciò ad
essere proposto in materiali, lunghezze e
tessuti diversi. Oltre al classico modello nero al
ginocchio, ne vennero creati tantissimi colorati,
con o senza maniche, arricchiti ora da dettagli
preziosi, ora da inserti di tessuti a contrasto e
le lunghezze in circolazione cominciarono ad
essere molteplici: dai modelli midi a quelli più
rigorosi a metà polpaccio, fino a quelli più
intriganti ben sopra il ginocchio.
Coco Chanel e Pablo Picasso

Picasso e Chanel collaborarono in due occasioni, entrambe con Jean Cocteau: in «Antigone»
nel 1922 e nel balletto di Sergej Diaghilev «Le train bleu» due anni dopo. Si erano conosciuti
nel ’17, probabilmente tramite lo stesso Cocteau o Misia Sert, quando entrambi erano già
celebri. Il confronto diretto tra i disegni di Chanel e l’opera di Picasso evidenzia i profondi
legami che uniscono le loro creazioni, frutto di aspirazioni e influenze condivise, nonché di
una dichiarata ammirazione reciproca.

Chanel creò lo stile della donna moderna del XX secolo, così come Picasso con il Cubismo
formulò un nuovo canone di bellezza plastica. La mostra comprende alcuni ritratti di Olga
Khokhlova, moglie di Picasso, mentre indossa abiti Chanel, come dimostrano anche alcune
fotografie e filmini domestici visti raramente. In mostra anche alcuni gioielli disegnati per i
protagonisti di «Antigone» che rappresentano la prima incursione di Chanel nell’oreficeria.
Quando l’estro e la capacità creativa hanno il sopravvento tutto è possibile: è il caso dell’incontro Picasso/Chanel.

Chanel è stata un’icona di stile in discusso che ha sovvertito


tutti i dogmi del suo tempo: dopo lo scoppio della Prima guerra
mondiale, le donne cominciarono ad apparire nei posti di
lavoro, Coco Chanel ebbe il genio di creare abiti dalle linee Chanel frequentava i salotti culturali di Parigi e
essenziali, comodi, senza cinture in vita, senza ornamenti
superflui, più corti, con ampie tasche. La sua fu una vera e
cominciò a nutrire un serio interesse per l’arte
propria rivoluzione che cambiò il modo di vestire delle donne e diventando non solo fine intenditrice, ma
dettò canoni di moda che mai più torneranno indietro. Chanel
resta la regina fashion indiscussa, che ha saputo coniugare addirittura mecenate, assistendo
comodità ed eleganza. finanziariamente Stravinsky, Pierre Reverdy e
Pablo Picasso è stato l’artista di maggior rilievo nel XX secolo, Jean Cocteau. Da queste frequentazioni, come
colui che cambia la rappresentazione della realtà attraverso dice lei stessa: imparò il rigore degli artisti. Fu
avanguardie artistiche e crea all’inizio del secolo con i suoi cicli
Bleu e Rosa un nuovo canone di bellezza femminile. La proprio Cocteau a presentare Coco e Pablo.
grandezza e il genio di questo artista stanno nell’aver Entrambi si occupavano di teatro e si ritrovarono
rivoluzionato la composizione pittorica, scomponendo
l’immagine nella ricerca dell’essenza come Einstein introduce in più volte nelle stesse opere come modista e
fisica la Teoria della Relatività, Picasso la trasferisce sulla tela.
scenografo.
Chanel essenzializza gli abiti, donando confort e praticità, Picasso
inventa un nuovo canone di bellezza femminile. Chanel attinge al
cubismo e usa i colori neutri dell’artista.
DUE PERSONALITÀ DETERMINATE

Pablo e Coco ebbero entrambi una personalità forte, instancabili lavoratori e determinati nel raggiungere
il successo. Si conobbero nella primavera del 1917, all’epoca del balletto Parade, quasi sicuramente grazie
a Cocteau e alla pianista russa Misia Sert. Con loro, un’altra figura fondamentale di quest’affascinate
storia è Olga Khokhlova, ballerina dei Ballets Russes e prima moglie di Picasso. Olga è bella ed elegante,
veste Chanel perché ama lo stile moderno della modista, comodo e versatile. Pablo dipinge Olga senza
filtri, rispettando la sua classe naturale e il suo chic informale. Bernard Ruiz-Picasso, nipote dell’artista,
ha prestato, per la seconda sezione dedicata alla nonna Olga ‒ madre di suo padre Paulo, primogenito
del pittore – alcuni ritratti, tanti disegni, bellissime foto e un inedito paravento che Picasso dipinse nel
1922 e che compare più volte nelle immagini degli interni di rue La Boétie, a Parigi.
La tappa dell’Antigone coincise per Picasso con la passione per le antichità greche e romane, il ritorno al
classicismo e la presenza di grandi corpi che campeggiano sulla tela, spesso donne monumentali
seminude avvolte in pepli bianchi. Anche Chanel si ispirò al mondo greco arcaico per i costumi (oggi
purtroppo perduti) della tragedia di Cocteau, disegnando per l’occasione i suoi primi gioielli. Possiamo
solo farci un’idea dello stile neoclassico delle sue creazioni attraverso i vestiti di collezione della
medesima epoca, dalle linee squadrate e con inserti metallici.
L’ultima sezione, dedicata allo spettacolo Le Train Bleu, è un ritorno parziale alle cromie intense, solari,
tipiche della Provenza, la regione dove si svolge l’azione: gli abiti di scena sono pura modernità fatta
guardaroba, antesignani dello sportswear che non passerà mai di moda.
LA MOSTRA SU PICASSO E CHANEL

Nella mostra, le creazioni di Coco Chanel degli Anni Venti sono accostate a una serie di opere
della fase cubista di Picasso. Cappotti a trapezio, cappe senza bottoni e abiti, da giorno e da
sera, dalle linee architettoniche fluide e dai toni scuri: bianco e nero, beige, cipria, marrone o
tonalità terrose sono i colori che dominano anche nella tavolozza cubista dell’epoca. Lo stile di
Chanel consiste nella scioltezza dei tagli, nell’uso di tessuti “umili”, come il cotone e la maglia d
lana prestati dal guardaroba intimo maschile. La stoffa a stampe è al massimo bicolore, con
semplici motivi geometrici o floreali, gli ornamenti in pizzo o i ricami sono essenziali, quasi
sempre ton sur ton. Interessante anche il raffronto visivo fra il collage cubista e l’assemblaggio
di tessuti e trame negli abiti: il guardaroba si arricchisce di inserti minimali e raffinati, talvolta
anche di pelle o di pellicce meno pregiate su colli, balze o polsini, con tocchi di assoluta
modernità.
Dall'11 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023, il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid ospita la mostra Chanel/Picasso.

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