Sei sulla pagina 1di 1

ABBONAMENTI

FA S H I O N

Karl Lagerfeld, tutto


sullo stilista icona
della moda
Tutto quello che dovete sapere su Karl Lagerfeld, il
primo direttore creativo che ha lavorato per Chloé,
Fendi e Chanel

D I S E L E N E O L I VA

30 settembre 2022

CONDIVIDI

Pascal Le Segretain/Getty Images

Karl Lagerfeld, lo stilista più


celebre e venerato che ha
dominato la moda per circa
settant’anni, da Fendi e
Chanel all'omonima label
Il genio della moda contemporanea che ha
creato e plasmato la figura stessa del Direttore
Creativo. Perché l'approccio di Karl Lagerfeld
non si riduce all'applicazione moda all'interno
di una collezione, ma va oltre, creando un
mondo che gravita attorno alla maison da lui
messa sotto la lente. La sua visione ha
contribuito ad ampliare ed estendere il raggio
di influenza della moda stessa abbracciando
ogni altro settore, dalle celebrità alle belle arti,
apportando un tocco di audacia, freschezza e
irriverenza.

Basta pensare al suo approccio appena entrato


in casa Chanel: eredità difficile per qualsiasi
couturier, ma lui è forte delle sue idee e così è
riuscito ad unire lo spirito del tempo con la
sartorialità originale del “total look” - un
concetto creato dalla stessa Coco Chanel - in
cui i singoli capi di abbigliamento sono meno
importanti rispetto agli accessori di cui
vengono adornati o arricchiti.

ADVERTISING

Anche i numeri (e i ruoli ricoperti) sono


impressionanti: ha mantenuto e portato avanti
un carico di lavoro notevole fino alla fine. Ha
firmato più di dodici collezioni all’anno per tre
case di moda la cui estetica non poteva che
essere più dissimile - Chanel, Fendi e il
marchio omonimo – ed è stato l’unico stilista a
presentare collezioni haute couture e haute
fourrure a Parigi durante ogni singola stagione
di collezioni. Si è spesso spostato dietro
l’obiettivo fotografando e dirigendo le
campagne pubblicitarie delle maison sotto la
sua guida creativa o firmando editoriali di
moda per le riviste più prestigiose. È stato un
partner entusiasta che ha fatto da apripista al
fenomeno delle collaborazioni tra moda fast-
fashion e stilisti del lusso creando una
collezione per H&M nel 2004 o mettendo il
suo talento stilistico al servizio di una serie di
marchi – dai peluche Steiff ai pianoforti a coda
Steinway. È stato persino il proprietario di una
libreria a Parigi. Tra i vari ruoli non si può non
citare quello di padrone di Choupette, la gatta
birmana come fedele compagna degli ultimi
anni di vita.

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O
ADVERTISEMENT

SCROLL TO CONTINUE WITH CONTENT

Karl Lagerfeld, 1983 John van Hasselt - Corbis/Getty


Images

Le muse di Karl Lagerfeld


Da Inès de la Fressange, Anna Piaggi e Amanda
Harlech fino alle più recenti, come Rihanna,
Kristen Stewart, Cara Delevingne e Lily-Rose
Depp: i legami non sono sempre stati della
stessa intensità – e apparentemente queste
donne non hanno molto in comune – ma
possiedono ognuna una notevole forza di
carattere e una bellezza unica. Sono – stando
alle sue parole – indispensabili al suo processo
creativo. «Senza le mie muse, il processo
sarebbe astratto e sterile», racconta a un
giornalista nel 2014 «contribuiscono a dare
forma ed espressione alla mia creatività».

ADVERTISING

Tutte le muse di Karl


Lagerfeld: chi sarà al Met
Gala 2023?
25 IMMAGINI

DI VOGUE

VISUALIZZA GALLERY

Un instancabile lettore
Avido ricercatore e osservatore, Karl Lagerfeld
ha saputo distillare e tradurre tutto ciò che
vedeva, sentiva o leggeva in potenti immagini
di moda. Pochi sanno che la sua biblioteca
personale – composta in prevalenza da libri di
fotografia e d’arte – conta ben oltre i 300.000
volumi. Un passatempo che aiutava a
combattere la noia, diventando stimolo per
creare e plasmare, fino a spingersi oltre i nuovi
successi «Mi annoio facilmente. Il pensiero di
trascorrere la mia vita a reinterpretare e
rielaborare lo stesso concetto continuamente è
un vero incubo», racconterà in un’intervista al
Guardian nel 1985.

VIDEO

BALLY SS21 B-ECHO CAMPAIGN


VIDEO_1920x1080_Original

Lo spessore culturale è stato alla base di ogni


sua visione creativa, sempre pronto a nuove
sfide per combattere, quindi, la noia: un animo
irrequieto che si liberava di pezzi d'arte anche
faticosamente recuperati, già fonte
d'ispirazione in precedenza «Uno stilista deve
immaginarsi come un edificio con le antenne
di una televisione, pronto a catturare le
immagini di tutto ciò che accade attorno,
registrarle per poi dimenticarle», confessa nel
1984 in un’intervista a Vogue America.

Gli studi in Italia e la


consulenza creativa da Fendi e
Chanel
Karl Lagerfeld, nome originale Karl Otto
Lagerfeld, è una figura poliedrica che segna
profondamente la moda del ‘900 e i primi anni
2000. La sua storia è poco conosciuta, la vita
privata ancora meno, nascosta dietro a colletto
inamidato, gli occhiali scuri e i guanti che
descrivono un’immagine la cui esistenza va ben
oltre i marchi che ha rappresentato. Nato ad
Amburgo, in Germania, persino la data di
nascita è incerta: la biografa Alicia Drake segna
il 10 settembre del 1933, anche se molti
riportano il 1935, mentre è certa la data di
morte, il 19 febbraio del 2019. Già il 22
gennaio di quell’anno Chanel sfila al Grand
Palais di Parigi senza Karl Lagerfeld, facendosi
sostituire da Virginie Viard, suo braccio destro.
Un'assenza colma di paura che ha fatto tremare
gli addetti al settore.

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O

Karl Lagerfeld vince il premio French International Wool


Secretariat (al secondo posto Yves Saint Laurent)
Keystone-France/Getty Images

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O

Moda estate
bonprix.it

Scopri la nuova collezione.

Scopri Ora

Ma ripercorriamo la sua storia, quando ancora


adolescente arriva a Parigi nel 1952: dopo
appena due anni vince il primo premio del
concorso French International Wool Secretariat
(ora International Woolmark Prize) grazie al
design del suo cappotto (mentre il 19enne Yves
Saint Laurent si aggiudica la vincita nella
categoria abiti da cocktail). Nel 1955 viene
assunto da Pierre Balmain, e 3 anni anni dopo
diventa direttore artistico della casa di moda di
Jean Patou. La dipartita nel 1963 coincide con
l’allontanamento dall’alta moda; Lagerfeld è
stanco di creare abbigliamento formale per
ricchi. La decisione di diventare stilista di prêt-
à-porter freelance è considerata allora ‘audace’,
se non addirittura avventata, ma lui aveva già
compreso che i tempi stavano cambiando
«Sapeva che voleva fare ciò che piaceva a lui e
non lavorare per un’obsoleta casa di moda»
scrive Alicia Drake, autrice della biografia a lui
dedicata, The Beautiful Fall.

Karl Lagerfeld, 1960 Keystone-France/Getty Images

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O

Moda estate
bonprix.it

Scopri la nuova collezione.

Scopri Ora

Nel 1964 lascia la Francia per studiare storia


dell'arte in Italia: sarà un periodo fondamentale
per nutrire la sua anima inquieta e affamata di
conoscenza, nascosta dietro a una figura
imperturbabile. La sua mente è viva e ricca
d'idea: disegna come freelance per più maison:
Chloé (dal 1964 al 1983 e di nuovo dal 1992
al 1997), Krizia, Valentino, calzolaio Charles
Jourdan e infine, nel 1967, è consulente di
Fendi, chiamato per dare nuovo lustro alla
linea di pellicce dell'azienda. Non lascerà più la
casa di moda italiana dalla doppia “F", logo da
lui stesso creato per far riferimento all'ironia
giocosa dei suoi capispalla “Fun Fur”.

Karl Lagerfeld per Chloé primavera estate 1995


Stephane Cardinale - Corbis/Getty Images

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O

Moda estate
bonprix.it

Scopri la nuova collezione.

Scopri Ora

Nel 1982, il Presidente di Chanel, Alain


Wertheimer, invita Lagerfeld ad assumere la
direzione creativa della casa di moda.
L’annuncio viene accolto con sospetto circa
l’idoneità di questo "styliste" tedesco – non un
couturier - ad assumersi la responsabilità della
guida di un monumento nazionale quale la
Maison Chanel. Lagerfeld ha passato gran
parte della propria carriera a criticare
apertamente l’alta moda, dichiarandola un
relitto degli anni 50 o definendola “pas du tout
moderne”. Questa volta ha l'onere di far
risplendere l'etichetta - ormai in gravi difficoltà
- fondata da Mademoiselle Coco, già
scomparsa nel 1971 «La gente tende a
dimenticare che a un certo punto Chanel era
morto e sepolto. Lo portavano solo le mogli dei
medici del 16° arrondissemente. Non lo voleva
più nessuno, era un caso disperato». Alle ore
15:00 del 25 gennaio 1983, solo pochi
fortunati si presentano al numero 31 di rue
Cambon: è quella sfilata che segna il nuovo
destino di Chanel grazie a scelte audaci che re-
inventano l'iconico tailleur creato da Coco,
riducendo le giacche e accorciando le gonne.
Non cambia i codici stilistici, anzi li utilizza
con ridondanza: loghi, perle, croci e camelie
per lungo tempo assenti, il creativo li utilizza
per definire i look della collezione haute
couture. Chanel si risolleva e Karl Lagerfeld
diventa definitivamente famoso. Un anno dopo
creerà il suo marchio, prima sotto il nome
Lagerfeld Gallery, cambiato poi in Karl
Lagerfeld.

A N N U N C I O P U B B L I C I TA R I O

BALLY SS21 B-ECHO CAMP…

Potrebbero piacerti anche