Sei sulla pagina 1di 208

Christian Dior, Modello “Alliance”,

collezione primavera/estate 1955, foto:


Willy Maywald.

L’abito, di lino azzurro, ha la vita bassa e la


gonna a pieghe, Linea “A”.
Christian Dior, Modello “Atout Coeur,
collezione Alta Moda primavera/estate
1955, linea “A”.
Christian Dior, Abito da sera in raso di
seta beige, Collezione Alta Moda
primavera/estate 1955, linea “A”.
Christian Dior, Completo 3 pezzi,
twill di lana bianco e nero,
collezione A/I 1955 Linea “A” , dono
di: Herbert Lawrence.
Christian Dior, Modello “Bleu de
Perse”, collezione autunno/inverno
1955-1956; foto: Regina Relang.

Tailleur, di tweed ardesia, composto da un


abito aderente, giro collo, con finta cintura
fermata da un bottone, che forma un
effetto di vita alta; giacchino diritto con
collo montante. Linea Y.
Dovima indossa un completo rosso di
Christian Dior, collezione haute couture A/I
1956, linea “Y”
Christian Dior, Completo,
collezione A/I 1955-56,
linea “Y”
Christian Dior, Abito da sera, raso di
seta, collezione Alta Moda
autunno/inverno 1955-1956, linea Y.
Christian Dior, Completo colazione-
pranzo “Mystère de Paris”, collezione
Alta Moda autunno/inverno 1955-1956;
foto: Henry Clarke
Christian Dior con la modella Sylvie: l’arte
del drappeggio.

Particolare del modello “Moulin Rouge”,


collezione Alta Moda A/I 1954-1955; foto:
Bellini, Archivi Christian Dior.

Per Christian Dior l’indossatrice ideale è


quella su cui “qualsiasi abito è un successo
perché esiste una perfetta equivalenza fra le
sue proporzioni e quelle che io sogno”.
Christian Dior, Abito da sera drappeggiato,
satin di seta, collezione haute couture 1955,
dono di: Mary Coquillard.
Christian Dior, Abito da sera drappeggiato,
crespo e mussola, collezione haute couture
P/E 1953.
Christian Dior, Abito da sera
drappeggiato, alcov-lana, collezione
haute couture A/I 1953-1954.
Nel 1954 Christian Dior rappresentava da solo circa il 50% delle esportazioni di Couture verso gli Stati Uniti. Per sostenere tutto questo, però era
necessario che l'Haute Couture continuasse il suo spettacolo e attirasse l'attenzione, creando ad ogni uscita un clima di attesa cui rispondere con una
rappresentazione teatrale adeguata.

Fin dalla prima collezione del 1947 era stato evidente che la novità che più aveva colpito l'immaginario collettivo era stato il repentino allungamento
delle gonne, al polpaccio o alla caviglia, negli abiti da giorno: era il segno, simbolo del New Look e Dior lo utilizzò nelle stagioni successive per
indicarne i mutamenti.

I giornali lo seguirono in questo gioco , tanto che l'attesa sui centimetri da terra, a cui si sarebbe fermato l'orlo , divenne l'argomento ricorrente delle
cronache di moda dei primi anni Cinquanta.

Dior scelse di sviluppare in ogni collezione solo due temi cui venivano attribuiti nomi che riassumevano le caratteristiche fondamentali della silhouette.

Le denominazioni scelte avevano lo scopo di suggerire immagini grafiche o dinamiche cui collegare, in modo immediato e diretto, le complesse strutture
sartoriali degli abiti.

La rappresentazione teatrale della sfilata era preparata con metodo e seguendo un rituale sempre uguale che vedeva Dior al centro dell'intero
progetto.

Il mito del couturier creatore trovò in lui la più perfetta personificazione: l'ideazione dipendeva solamente da lui, dal suo gusto, dalla sua capacità
evocativa.
La composizione della sfilata dipendeva da diverse variabili, ma soprattutto teneva conto dello spettacolo finale e della sua regia.

Ogni collezione comprendeva dai centosettanta ai duecento modelli ed era essenziale che essi colpissero il pubblico nel loro insieme, offrendo
un'immagine di armonia complessiva in cui dovevano trovare posto sia i capi più vendibili sia quelli più fastosi e spettacolari, di cui avrebbe più
facilmente parlato la stampa.

L'evento veniva organizzato nei più piccoli particolari e provato su un pubblico ristretto e amico fino alla sera prima della sua rappresentazione
ufficiale.

D'altra parte la sua riuscita era essenziale, perché su questo spettacolo si giocava ogni volta il nome della griffe, che ormai costituiva un affare di
dimensioni colossali.

Già nel 1950 la produzione Dior rappresentava, da sola, il 50% delle esportazioni della Couture parigina.
Sfilata all’interno della Maison Dior: la
modella Victoire indossa il modello “Porto
Rico”, collezione haute couture 1954; foto:
Mark Shaw.
Christian Dior nel suo
atelier parigino, 1954 ca.
Atelier Christian Dior, 1954 ca.
Atelier Christian Dior, 1954 ca.

La modella indossa un completo da sera,


Modello “Chimène”, collezione haute couture
autunno/inverno 1954, linea “H”.
Atelier Christian Dior, 1954 ca
Christian Dior, Abito da sera, sandali e borsetta, realizzati con
lo stesso tessuto, collezione P/E 1956, linea “Flèche”.

Taffetà di seta blu-turchese con stampa a onde; 3 balze ripiegate


sulla gonna, con sottoveste in tulle di seta .
Roger Vivier per Christian Dior, Décolleté, fine
1950.

In alto: seta beige con ricamo di pietre preziose e


argento;
in basso: twill di seta con pois neri, nastro
decorativo
Roger Vivier per Christian Dior, Décolleté, Primavera-Estate 1950. Seta bianca e tessuto di cotone con stampa floreale blu .
Christian Dior è stato il primo a fissare
codici stilistici che hanno agevolato la
diffusione del marchio: qui la sedia con lo
schienale a medaglione neo Luigi XVI, le
scatole bianche, la fettuccia griffata e il pied-
de-poule.
Roger Vivier per Christian Dior,
Décolleté in tessuto pied-de-poule, 1959.
Roger Vivier per Christian Dior, 1954
Christian Dior, Profumi

Dior fu il primo a lanciare per ogni collezione le


linee di accessori di moda: borse, guanti, foulard,
profumi.
Christian Dior, Guanti da sera, satin di seta e ricami, collezione haute couture 1952
La famosa indossatrice Dovima, fotografata
da Henry Clarke per l’edizione americana di
“Vogue”, posa di fronte alle celebri ninfee di
Claude Monet, al Musée de l’Orangerie, in
occasione della mostra Impressionistes de la
collection Courtauld de Londres.

Dovima indossa l’abito Étoile de mer,


collezione Alta Moda primavera-estate 1956,
linea Flèche.
Christian Dior, Abito da pomeriggio “Rose de France”, in
taffetà con rose colorate a stampa, collezione Alta Moda P/E
1956, linea Flèche.

Auguste Renoir, Rose spumose, olio su tela, 1890 ca. Parigi,


Musée d’Orsay.
Gianfranco Ferré per Christian Dior Haute
Couture, Abito da sera, collezione
primavera/estate 1992.

Il modello, di taffetà chiné a motivi floreali, ha il


bustino scollato, sostenuto da 2 sottili spalline e
un’ampia gonna lunga con un alto bordo plissé e,
sul dietro, un drappeggio rimborsato che forma una
falsa “tournure”.
Christian Dior, Abito da cocktail, collezione
haute couture 1956.
Christian Dior, Abito da cocktail, 1957.
“Paris Match”: tra il 1940 e il 1950, numerose celebrità hanno frequentato l’atelier Dior: Ingrid Bergman, Grace Kelly e Lauren Bacal .
Le indossatrici di Dior con
modelli della collezione haute
couture primavera/estate, in
“Life Magazine”, 1957; foto:
Loomis Dean.
Christian Dior, Abito da giorno, collezione
autunno/inverno 1957; tweed di lana beige, gonna
arricciata.
Copertina di “Time Magazine”, 4 marzo
1957.

Nel 1957, a dieci anni dalla prima


collezione, la fama di Christian Dior era
giunta al culmine e la sua azienda era un
impero valutato sette miliardi di franchi.
Persino il Time gli dedicò una copertina,
ed era la prima volta che questo accadeva
a un couturier.
Il 27 Ottobre 1957 Dior morì improvvisamente mentre era in vacanza a Montecatini.

Due settimane dopo, in una conferenza stampa, venne dichiarato che la Maison avrebbe potuto continuare il suo lavoro, perché erano state poste le basi
affinché tutto potesse proseguire nel senso desiderato dal suo fondatore, anche in sua assenza, perché era stato creato uno stile, un gusto, una tecnica e
un' organizzazione, che avevano sempre caratterizzato le sue creazioni.

Da questo momento, l'immagine della Maison sarebbe stata legata al nome di Yves Saint Laurent, che era entrato come assistente allo studio solo il 20
Giugno 1955, ma già nella collezione autunnale di quello stesso anno, il maestro aveva inserito un modello del giovanissimo assistente.

Infatti, la sua collaborazione non durò pochi mesi, come accadeva con la maggior parte dei giovani assistenti, ma al contrario si consolidò con il tempo.

Proprio poco prima di morire, Dior aveva detto “ Yves Saint Laurent è giovane ma ha un immenso talento. Nella mia ultima collezione ben 34 modelli
saranno suoi, penso che sia il caso di rivelarlo alla stampa, il mio prestigio non ne soffrirà affatto”.

E cosi, il 30 Gennaio 1958, il giovane Yves Saint Laurent presentò la sua prima collezione, concepita su due linee: la prima era costruita sulla figura
geometrica del trapezio e sulla purezza della sua costruzione, la seconda riprendeva lo stile Dior, gonfiando le gonne a cupola o a palloncino.
Fu subito un successo!

Il giovane Yves Saint Laurent con il


maestro Christian Dior. Foto: Loomis
Dean in “Life Magazine”, 1955 ca.
“Dovima con gli elefanti”indossa un abito da sera “Cirque d’Hiver”, 1955, linea “Y”. Disegno di Yves Saint Laurent
Foto: Richard Avedon, in “Harper’s Bazaar”, 30 agosto 1955 .
Primo modello di Yves Saint Laurent per Dior,
collezione haute couture autunno/inverno 1955-56

Linea “Y”; fourreau di velluto nero, maniche molto


aderenti e scollatura profonda; larga cintura di raso
drappeggiato posta al di sopra del punto vita normale.
Quando, nel 1957, Christian Dior
morì improvvisamente, Yves Saint
Laurent assunse la guida della
Maison Dior alla giovane età di 21
anni e presentò la sua prima
collezione il 30 gennaio 1958,
concepita su 2 linee: “a trapezio” e “a
cupola” (o “a palloncino”).
Yves Saint Laurent mentre disegna
all’interno dell’ atelier Dior, 1958 ca.
Yves Saint Laurent mentre disegna all’interno dell’ atelier Dior, 1958 ca.
Copertina di “Paris Match”: il
successo di Yves Saint Laurent fu
travolgente!
L’accordo tra la tradizione e il nuovo era
stato creato e la Maison Dior poteva
continuare la sua strada.
Come affermò Laurence Benaïm: “Questa
collezione funziona come uno specchio a due
facce.
Da un lato il Giorno, il rigore, la semplicità
(…) (della linea Trapezio).
Dall’altra la Notte, il teatro, i capricci della
seduzione, che rivelano nel modo più
esplicito la filiazione di Yves da Christian
Dior”.
Yves Saint Laurent per
Christian Dior, Abito da
giorno, linea “Trapezio”, 1958.

Il modello ha la schiena a sacco


tipica della linea Trapezio.
Copertina della rivista “Officiel
de la Couture et de la Mode de
Paris”, Collezioni di Primavera,
Abito “a Trapezio” di Yves Saint
Laurent per Dior”, Illustrazione
di René Gruau, marzo 1958.
Yves Saint Laurent per Christian
Dior, linea Trapezio, 1958 ca.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
collezione P/E 1958, linea Trapezio.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Modello “L’Éléphant blanc”, P/E 1958,
New York, The Metropolitan Museum
of Art.
Yves Saint Laurent per Christian Dior, Abito da
cocktail , collezione haute couture A/I 1958.
Yves Saint Laurent per Dior, Abito da sera corto,
collezione haute couture P/E 1958, San Francisco,
The Fine Arts Museum.

L’abito, di faille di seta rosso ciliegia, è sostenuto da una


sottogonna di tulle di seta rigido. Linea Trapezio.
Yves Saint Laurent per Dior, Abito da sera
corto, collezione haute couture P/E 1958,
New York, The Costume Institute,
Metropolitan Museum of Art
Etichetta Christian Dior Paris, autunno/inverno 1959, The Metropolitan Museum of Art .
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Abito da sera corto, collezione haute
couture 1959.
Jaqueline de Ribes fotografata da
Mark Saw nel salone della sua
lussuosa abitazione di Parigi, 1959.

Jaqueline de Ribes indossa un abito


da sera in seta color rosa pesco,
Modello “Ibis”, collezione haute
couture P/E 1959.
Yves Saint Laurent all’interno dell’atelier Dior prepara
l’abito da sposa di Farah Diba da lui disegnato, (21
dicembre 1959), con ricami di Rébé, motivi persiani
realizzati con lustrini, perle e filo argentato.
Mohammad Reza Pahlavi, Scià di Persia, è
seduto vicino alla sua terza moglie Farah
Diba il giorno del suo matrimonio (Iran, 21
dicembre 1959).

Farah Diba indossa l’abito realizzato da Yves


Saint Laurent per Dior e porta la corona
tempestata di diamanti. Foto: Mondadori
Portfolio di Getty Images.

Dal matrimonio nacquero quattro figli:


il Principe ereditario Reza Pahlavi , la
principessa Farahnaz Pahlavi, il Principe Alì
Reza Pahlavi e la Principessa Leila Pahlavi
Farah Diba, Il giorno del suo matrimonio, 21 dicembre 1959 .
Atelier Dior, Yves Saint Laurent e Farah Diba.
“Vogue Paris” n. 1470, Yves Saint
Laurent per Christian Dior, collezione
A/I 1959, Abito e soprabito.
Vogue Paris” n. 1471, Yves Saint Laurent
per Christian Dior, collezione A/I 1959,
Abito e Giacca.
“Vogue Paris” n. 1472, Due Modelli di Yves Saint
Laurent per Christian Dior, collezione A/I 1959-1960.

La modella Nena von Schlebrügge indossa un tailleur e


un Cappotto (linea “ Trapezio”.)
Yves Saint Laurent per Christian Dior, Cappotto
“Boule” in “L’Officiel”, marzo 1960, foto: Guy
Arsac.
Yves Saint Laurent per Christian Dior, Abito
di seta, in “L’Officiel”, aprile 1960, foto: Guy
Arsac.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Abito da cocktail, linea “Trapezio” 1960.
“Vogue Paris” n. 1012, Modelli di Yves
Saint Laurent per Christian Dior, 1960.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Tailleur, in “L’Officiel”, aprile 1960,
foto: Philippe Pottier.
“Vogue Paris” n. 1041, Modelli di
Yves Saint Laurent per Christian
Dior, 1960.
“Vogue Paris” n. 1041, in “Vogue Magazine”,
15 novembre 1960, foto: Henry Clarke.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Completo, cappotto e tailleur in tweed, in
“L’Officiel”, ottobre 1960, foto: Philippe Pottier.
“Vogue Paris” n. 1049, Modelli di Yves Saint
Laurent per Christian Dior, 1960
Pubblicità in “L’Officiel”, ottobre 1960, tessuti “Chatillon Mouly
Roussel” utilizzati per gli abiti di Christian Dior by Yves Saint
Laurent.
Yves Saint Laurent per Christian Dior, in
“L’Officiel”, 1960.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,

Dorothea McGowan e Sara Thom indossano


abiti della “Beat Collection” autunno 1960, in
“Vogue”, settembre 1960, foto: William Klein.
Yves Saint Laurent per Christian Dior,
Dorothea McGowan indossa un abito della
“Beat Collection” autunno 1960, in “Vogue”,
settembre 1960, foto: William Klein
Vogue, Model wearing Dior by Yves Saint Laurent leather jacket, 1960.
Yves Saint Laurent per Dior, 1960
Marc Bohan e Sofia Loren

Alla morte di Dior, nel 1958, la Maison chiama


Bohan per affidargli la direzione artistica della
Christian Dior Londra.

3 anni più tardi, nel 1961, torna a Parigi per


dirigere la sartoria di Avenue Montaigne e
succedere all’assistente prediletto, che Dior
aveva promosso a delfino, Yves Saint Laurent
chiamato alle armi per la guerra d’Algeria.

Rentrée fortunata: la sua prima collezione,


battezzata Slim Look ottiene subito successo.

La linea è allungata e comprende soprattutto


tailleur dalla gonna stretta, sui quali c’è
l’optional di un elegante parka.
Marc Bohan per Christian Dior,
Modelli “Jungle”, “Canada” e
“Amsterdam”, collezione haute
couture A/I 1961, foto: Mark
Show.
Sfilata nel “Grand Salon” dell’atelier Dior: la modella Kouka Denis indossa un abito da sposa disegnato da Marc Bohan, Abito “Hyménée”,
collezione haute couture P/E 1961, linea “Slim Look”, foto: Mark Show.
Marc Bohan per Christian Dior, Dorothea McGowan
indossa un abito di velluto con giacchino ricamato e
bordato di pelliccia; foto di Irving Penn, in “Vogue”
1961.
Marc Bohan per Christian Dior,

Nicole de la Marge indossa un


completo”Stoccolma”, in lana e pelliccia,
Collezione Charme A/I 1961, linea 62,
foto: Mark Shaw, Parigi.
Marc Bohan e Sofia Loren all’interno
dell’atelier Dior durante una prova,
febbraio 1963.

Tra le sue clienti vi erano molti nomi


celebri, tra cui anche Liz Taylor.
Copertina della rivista “L’Officiel” (de la
Couture et de la Mode de Paris), Le
collezioni della Primavera 1963.

Un perfetto equilibrio tra la moda


contemporanea e la classica sobrietà.
Marc Bohan per Christian Dior, Le collezioni di Primavera 1963 .
Marc Bohan per Christian Dior,
collezione Primavera 1963.
Marc Bohan per Christian Dior,
collezione Primavera 1963.
Marc Bohan si rinnova di stagione in stagione,
disegna, inventa, crea, seguendo le tracce lasciate
dal maestro, l’allure della tradizione.

Nel 1964 Marc Bohan disegna i costumi per il


teatro: per Annie Girardot in “Dopo la caduta” di
Arthur Miller e per Marie Bell in “Madame
Princesse” di Felicien Marceau.
Marc Bohan per Christian Dior,
collezione haute couture 1965.
Sofia Loren nel film “Arabeske”, 1966, indossa gli abiti
disegnati per lei da Marc Bohan per Christian Dior.
Sofia Loren fotografata per la pubblicità del film “Arabeske”, 1966, con i costumi creati da Marc Bohan per Christian Dior.
Sofia Loren nel film “Arabeske”, 1966
18 aprile 1966: La Principessa Grace di
Monaco indossa un abito disegnato da
Marc Bohan per Christian Dior, per
celebrare il decimo anniversario di
matrimonio con il Principe Ranieri
avvenuto il 18 aprile 1956.
La principessa Grace di Monaco partecipa a un ballo in maschera a Venezia nel settembre 1967. Abito di Marc Bohan per Christian Dior.
Ballo in onore della Croce Rossa, Monaco 16 agosto 1968.
La Principessa Grace danza con il cardiochirurgo Christian
Barnard e indossa un abito multicolore di Marc Bohan per
Christian Dior, “Bayadère”, collezione P/E 1967.
Marc Bohan per Christian Dior, collezione haute
couture 1966 ca.
Dono di Mr. E Mrs. Geoge Sidney.
Marc Bohan per Christian Dior, Abito da
sera, collezione haute couture A/I
1967/1968.
26 ottobre 1967: incoronazione
imperiale di Farah Diba.

Abito di Marc Bohan per Christian


Dior.
Lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi
mentre incorona la moglie, l'imperatrice Farah
Diba, 26 ottobre 1967.

Abito e manto regale di Marc Bohan per


Christian Dior.
Anche dopo il matrimonio e la sua incoronazione,
l'imperatrice ha continuato a essere attiva nel
campo dell'arte e della cultura.

Diede diversi importanti contributi per


rivitalizzare la scena culturale contemporanea
dell'Iran ed è stata determinata nel creare diversi
centri culturali e istituzioni, tra cui l'Istituto per
lo sviluppo intellettuale dei bambini e dei giovani
adulti (IIDCYA), il Museo di Arte
Contemporanea di Teheran, e molto altro ancora.
Farah Diba Pahlavi, l'ultima imperatrice di
Persia.

Teheran: 16 gennaio 1979, Sua Maestà Imperiale


Mohammad Reza Pahlavi, Imperatore dell'Iran, 
Shahan Shah, Re dei Re, Luce degli Ariani, ecc., è
costretto dalle folle "strumentalizzate" degli
ayatollah della minoranza sciita islamica, (gli
Iraniani non sono arabi bensì di etnia indoeuropea) a
lasciare la Patria per l'esilio negli Stati Uniti, unico
Paese coraggiosamente disposto ad "ospitare" lo
Scià di Persia e la sua famiglia, in seguito fu l'Egitto
di Sadat ad offrirgli amicizia ed una residenza
stabile.
Marc Bohan per Christian Dior, collezione
Autunno 1970.
Sofia Loren indossa un abito di Marc Bohan
per Christian Dior, collezione P/E 1972.
Il Principe Rnieri con la moglie Grace e
i figli: Alberto, Carolina e Stefania nel
1973.

La Principessa Grace indossa un abito


di Marc Bohan per Christian Dior.
Marc Bohan per Christian Dior, Abito da
giorno, collezione P/E 1981, crêpe di seta e
chiffon di seta.
Dono di Alfred Bloomingdale.
Figurino di moda, Abito da sera, etichetta:
Christian Dior, Marc Bohan per Christian
Dior, collezione P/E 1983.

Dono di Alfred Bloomingdale, F.I.D.M.


Library Special Collections.
Gianfranco Ferré per Christian Dior, 1989.

L’ 11 maggio 1989, con una conferenza stampa


all’hotel Crillon, Béatrice Bongibault, direttrice della
Maison Dior, presentò alla stampa lo stilista che da
quel momento avrebbe progettato le collezioni haute
couture, prêt à porter e alta pellicceria: Gianfranco
Ferré.
Gianfranco Ferré per Dior 1989-1996

La fine del rapporto con la maison Dior si consumò nel


1996: le ultime 2 sfilate, quella dell’haute couture di
luglio e quella del prêt à porter di ottobre, furono
organizzate come feste di addio.
Ancora una volta fu il mercato americano a decidere,
apprezzando gli svelti tailleur da giorno, ma rifiutando
un abbigliamento da sera adatto solo a eccezionali
occasioni mondane, rarissime anche nella vita delle
poche clienti che ancora acquistavano il loro guardaroba
nell’haute couture.

Ferré aveva affidato il nuovo corso dell’immagine Dior


a un capo, il grande abito da ballo, che apparteneva
ormai al passato ed era diventato uno scoglio
insormontabile per tutta la couture parigina.
John Galliano,1984.

Lo stilista nato a Gibilterra nel 1960 da famiglia


spagnola, a Londra ha imparato l’arte e la tecnica
sartoriale nella fucina d’ingegni della Central Saint
Martin’s School.

Appassionato di storia del costume e del folklore è


spirito eversivo ed ama vestirsi da pirata
elisabettiano e disegnare collezioni a tema: dal
saggio finale alla Saint Martin’s School nel 1984,
intitolato Les Incroyables: fu una messa in scena
come fosse una performance, ispirata dal Danton
prodotto dal National Theatre. Gli 8 modelli che
sfilarono si muovevano e si atteggiavano come gli
attori di una vera pièce.

“La teatralità appoggia il messaggio che voglio


trasmettere al di là degli stessi abiti: il vestito è un
copione al servizio della donna. Molto presto ho
desiderato dare risalto all’immagine standardizzata
di un’indossatrice che cammina su una passerella
come la si vedeva troppo spesso sugli schermi
televisivi”.
John Galliano
John Galliano per Dior, Collezione
haute couture P/E 1998.
John Galliano per Dior, autunno/ inverno 2000, serie high-set con
Maria Antonietta (Marie Antoinette) come fonte di ispirazione: è
diventato un importante elemento di esagerazione il copricapo di piume.

La regina francese Maria Antonietta (Marie Antoinette) indossa un


cappello di piume, ritratto del 1783.
Nel 2007 la Maison Dior compie 60 anni, festeggiandoli con una stravagante festa presso l'Orangerie di Versailles.

E l'Haute Couture diventa una celebrazione teatrale della società dello spettacolo.

Per oltre 25 anni la Reggia di Versailles ha tenuto le porte chiuse a riviste di moda interessate a fare dei servizi fotografici al suo interno.

Nel 2006, però, ha ceduto al fascino di “Vogue America” permettendo alla rivista di utilizzare suggestivi angoli della reggia per un servizio sugli abiti
ispirati al film di Sofia Coppola “Marie Antoinette”, indossati dalla protagonista Kirsten Dunst.

Nel 2007 è stata, invece, la volta della Maison Dior che ha tenuto presso l'Orangerie di Versailles una spettacolare festa in onore dei 60 anni della
casa di moda francese.

Orangerie - Reggia di
Versailles
È proprio dal 1947 che la sfilata, che ha alzato il sipario sulla Haute Couture parigina all'Orangerie, è ripartita: John Galliano, direttore creativo per
Christian Dior da dicembre 1996, ha scelto infatti di ispirarsi ai busti arrotondati e alle ampie gonne poggiate su sottogonne rigide create dallo stilista
francese.

Il primo capo a sfilare all'Orangerie è stato infatti una riedizione del modello "Bar" - un completo originariamente composto da giacca di shantung
crema con baschine arrotondate e collo a revers e gonna di tessuto di lana nero a pieghe - riproposto in nero e indossato dalla modella Gisele Bündchen.

Echi delle illustrazioni a inchiostro di René Gruau e Jean Cocteau si ritrovano invece nell'abito bianco con una grande rosa stampata in nero sull'ampia
gonna, mentre il colore esplode nella rosa surrealista che spezza il bianco dell'abito bustier completato da un cappello-tavolozza.

John Galliano per Dior, 2007.


Seguono capi che ricordano il modello "Arlecchino"
e i cappelli a tricorno della collezione "Commedia
dell'Arte" (1939) di Elsa Schiaparelli, in colori
tenui come lilla chiaro .
Galliano sembra rispettare i codici di Dior, ma, allo stesso tempo, li reinventa con un linguaggio tutto suo, aggiungendo dei richiami a Pablo Picasso e
a Leonardo da Vinci, negli abiti da sera ornati da lavorazioni elaborate, in alcuni casi fittamente ricamati, realizzati in stoffe preziose e in colori che
vanno dal rosa pallido, all'arancio, dal rosso allo smeraldo, dal cremisi al blu intenso. Incantano gli abiti con strutture asimmetriche o effetti di
sovrapposizione geometrici, aspetti sontuosi e irreali.

Tra i modelli più scenografici vi sono l'abito dritto a colonna in chiffon lilla ispirato al ritratto dell'eccentrica Marchesa Luisa Casati del pittore Giovanni
Boldini, l'ampio abito-mantello alla Poiret ornato da un rigido colletto bianco stile origami e l'abito da sera rosa con balze sagomate e sfumate.
È presente nelle creazioni di Galliano anche l'eco della tradizione dell'eleganza latina: lo stilista, il cui nome di battesimo è Juan Carlos Antonio,
è nato infatti nel 1960 da madre spagnola e padre di Gibilterra.

Sul sottofondo musicale fornito da un gruppo di flamenco scelto accuratamente dallo stesso Galliano, sfilano abiti da sera in rosso o in nero -
questi ultimi ricordano un po' l'abito del quadro "Ritratto della Duchessa d'Osuna" di Francisco Goya - sormontati da lunghe “mantille”di
pizzo o da cappelli da torero.

Le origini spagnole di Galliano esplodono nel gran finale, per il quale lo stilista sceglie di entrare in scena vestito da matador, un omaggio forse
anche a Picasso e alla sua vocazione frustrata.

Francisco Goya, Ritratto della duchessa de Alba in nero, 1797


Dopo la sfilata del febbraio 1947, la giornalista Bettina Ballard, direttrice negli anni '50 di Vogue America, annunciò: "Abbiamo assistito ad una
rappresentazione teatrale come nessuna maison de Couture aveva mai fatto."

Lo stesso commento vale per la festa-sfilata Dior presso l'Orangerie, un evento che ha celebrato la nuova vita dell'Haute Couture, che sta rifiorendo
grazie anche all'interesse del mercato asiatico, e che ha dimostrato come Galliano sia riuscito a mettere al centro dell'attenzione uno stile, una scelta
estetica e l'eleganza che ha caratterizzato da sempre la Maison Dior.

La sfilata è stata un omaggio a Dior, morto nel 1957, ma anche al collaboratore di Galliano, Steven Robison, scomparso prematuramente ad aprile
del 2007 a soli 38 anni, mentre lavorava a questa collezione.
Marie Bracquemond Abiti Christian Dior by John Galliano
Trois femmes aux ombrelles, olio su tela, Parigi, Collezione Haute Couture autunno/inverno 2007
Musée d’Orsay Da sinistra: modello Amber Valletta ; modello Anna Mikhaylik e modello Viviane Orth.
Il 18 settembre 2007 John Galliano era a Londra presso il Victoria & Albert Museum per l'inaugurazione della mostra "The Golden Age of Couture:
Paris and London 1947-1957", che ha visto esposte presso il museo londinese, dal 22 settembre 2007 al 6 gennaio 2008, oltre 100 creazioni non solo di
Dior, ma anche di Cristobal Balenciaga, Hubert de Givenchy e Pierre Balmain.

Fa piacere sapere che l'assoluta magia dello spettacolo della Haute Couture, rappresentazione teatrale della moda nella quale il couturier ha il ruolo di
incantatore e gli abiti straordinari sono simbolo del desiderio di un fasto accessibile forse a pochi ma ambito da tanti, non si esaurisce facilmente, anzi era
al sicuro nelle mani sapienti di Galliano, come provano le sue sontuose, preziose e incredibili creazioni.
Dior Haute couture
Lara Stone in Vogue dicembre 2007.

Foto Mario Testino


John Galliano per Dior P/E 2008
Christian Dior Haute Couture A/I 2009
Galliano per Dior P/E 2009
Raf Simons per Dior (2012)
A più di sei decenni dalla sua nascita, la rivoluzione del New Look e la sua essenza continuano a ispirare Dior.

Il New Look è nell'immaginazione di François Demachy, profumiere-creatore della Maison, che rende omaggio alle donne-fiore di Christian Dior con la
fragranza della Collection Privée New Look 1947, dagli accenti di rosa, iris e gelsomino.

Il New Look è presente nello spirito di Raf Simons, che reinterpreta, stagione dopo stagione, le curve della leggendaria giacca Bar, immaginandola in
versione bustino o dotata di più falde, disegnandola in denim di lana, o vestendola di tessuti stampati d'ispirazione maschile.

Il New Look è una perpetua rivoluzione.

Raf Simons per


Christian Dior,
Collezione A/I 2011-
2012
Raf Simons per Christian Dior P/E 2012
Raf Simons per Christian Dior, collezione haute couture primavera – estate
2012.
Raf Simons per Christian Dior
Raf Simons per Christian Dior
Raf Simons per Dior “Collection Cruise” 2016.

Raf Simons per Dior “ripulisce” gli abiti della sua nuova “Collezione Cruise” puntando sulla leggerezza, funzionalità e tagli couture.

A fare da contrappeso la scenografia fantastica della “casa delle bolle”, a Cannes.


L’architetto ungherese Antti Lovag ha concepito una struttura con finestre a oblò da cui si gode un panorama mozzafiato sulla Costa Azzurra, definita
non per niente da Cardin “un piccolo angolo di paradiso”.
Alla corte di Raf Simons hanno sfilato abiti che strizzano l’occhio ai colori del sud della Francia e ai capi cult del fondatore della Maison francese,
Christian Dior.

In passerella abiti a grembiule, pagliaccetti in maglia, gonne a rete, costumi da bagno, giacche con maxi tasche. Must have chiave della collezione
gli stivaletti a punta in suede.
Maria Grazia Chiuri ha disegnato la collezione Dior Haute Couture primavera/estate 2017: è la sua prima linea di alta moda disegnata per la maison
francese.

La stilista italiana, che ha esordito alla guida della casa di moda nel settembre 2017, è approdata all’alta moda parigina con una serie di vestiti da
sogno, fiabeschi e leggeri. Un vero incanto per gli occhi, un gioco di contrasti e volumi che conquista.

La designer italiana, forte della sua esperienza a capo, insieme a Piccioli, di Valentino, ha reso più leggero il mondo Dior, che era stato
completamente travolto e stravolto dal suo predecessore Raf Simons.

Dior Haute
Couture P/E
2017
Collezione Dior Couture Primavera-Estate 2017
Collezione Dior Couture Primavera-Estate 2017
Christian Dior Haute Couture A/I 2017-2018 by Maria Grazia Chiuri
Christian Dior Haute Couture A/I 2017-2018 by Maria Grazia Chiuri
Dior Haute Couture A/I 2017 -2018 Lucie De La Falaise, Christian Dior Haute Couture A/I 2017-
2018
Inside Dior : Collezione Alta Moda Primavera / Estate 2018 di Maria Grazia Chiuri
Parigi Museo Rodin

La collezione trae ispirazione da Leonor Fini (1907 – 1996) artista surrealista argentina (nata a Buenos Aires), la cui opera e l’audace stile personale
avevano attirato l’attenzione di Christian Dior, anni prima che fondasse la sua casa di moda.

“Sono molto affascinata dall’idea che prima di essere un couturier, Monsieur Dior era un gallerista legato a un incredibile momento artistico della scena
parigina,” spiega Chiuri.

“Fu il primo gallerista a organizzare una mostra su Leonor Fini, un’artista estremamente anticonformista per il tempo e una donna decisamente moderna
che indossava capi molto cool.
Era solita dire, per esempio, “non voglio indossare un abito da sera per un ballo, desidero ballare, scoprirmi.”

Dior è una delle ultime leggendarie case di Alta Moda di Parigi a mantenere viva la tradizione della sartoria realizzata con una storia che risale alla
corte di Napoleone III.

Attualmente esistono solo 15 stilisti a cui il Ministero dell’Industria francese ha permesso di fregiarsi della dominazione ‘haute couture’, un numero sceso
dai 106 del 1946.

Questo piccolo gruppo di stilisti opera al servizio di una clientela ristretta ma sempre più globale con la passione per capi realizzati su misura, magnifici
ricami e piume applicate a mano e le disponibilità economiche per permettersi di pagare cifre di dieci mila – se non persino cento mila – euro necessari
per realizzare tale creazioni.
La scenografia della sfilata Christian Dior Haute Couture P/E 2018
La collezione primavera estate 2018 Haute Couture
di Christian Dior, un sogno a occhi aperti che
rimanda alle atmosfere sognanti de Le Bal
Surrealiste di Christian Dior.

La collezione primavera - estate 2018 Haute


Couture creata da Maria Grazia Chiuri è andata in
scena a Parigi all’interno del giardino del Museo
Rodin
“Solo l’inevitabile teatralità della vita mi interessa.” (Leonor Fini)

La storia della haute couture è legata alla storia dell’arte moderna.

Il couturier è il creatore e l’atelier indica sia lo studio dell’artista, che quello del couturier. Ma il vero studio dell’artista è la sua mente.

In questa dimensione di ricerca e di esplorazione in bilico tra sogno e realtà, tra fantasticheria e progetto, si è mossa Maria Grazia Chiuri.

Perché la couture è il sogno della moda, un luogo in cui è permesso muoversi liberamente per sperimentare forme, tecniche e materiali.

Immersa nel Movimento Surrealista, questa collezione prende forme immaginifiche in un continuo spaesamento e ribaltamento della visione.

Il Surrealismo è un’arte fatta anche di parole, di testi evocativi che hanno guidato Chiuri nella definizione di una collezione soprattutto black and white
caratterizzata da illusioni e spiazzamenti.

Mai fidarsi dunque del primo sguardo. Così, le grandi pieghe dell’abito da sera bianco profilate di nero si rivelano pagine; la stampa fuori scala in bianco e
nero rivela la sagoma di quei manichini che l’arte e la moda hanno in comune; la gabbia che appare in tante opere surrealiste è trasfigurata in un reticolo
di tessuto tubolare nero che costringe corpi e sottolinea trasparenze, mentre una rete da pesca di fili d’argento si accompagna al fitto velluto.

Ma è la carismatica personalità di Leonor Fini a definire l’attitudine austera e assoluta della collezione .
Quella Leonor Fini che, arrivata a Parigi dall’Italia, organizzò la sua prima mostra proprio nella galleria di Christian Dior, e ne diventò amica, indossando
spesso, nelle sue fantasmagoriche apparizioni, i suoi abiti.

Lei che ha impersonificato la rivoluzionaria idea dell’essere sempre indipendente e di reinventarsi ogni volta da sola, incarnando infinite realtà possibili.

Leonor Fini usa gli abiti per definirsi e rappresentarsi, per imporsi agli sguardi sia in pubblico, che in privato: austera, autorevole e regale, posa come nei
ritratti maschili rinascimentali in una continua interazione tra vita e opera d’arte che fonde naturale e artificiale, in quella dimensione sospesa tra sogno e
realtà in cui fluttuano le meraviglie dell’haute couture.

Quella stessa couture da giorno a cui Monsieur Dior ha saputo dare una interpretazione nuova nelle forme anche grazie all’uso di tessuti maschili.

Partendo da qui, Maria Grazia Chiuri trae ispirazione per proporre una serie di tailleur che sono una declinazione moderna delle forme Dior e che
fioriscono in gonne dai molteplici scarti visivi.

E nella migliore tradizione surrealista della parte per il tutto, del feticismo del corpo a pezzi, sono gli accessori a diventare presenze inquiete e
fantastiche: la calza a rete che vela il sandalo, i guanti che stringono la caviglia.

In quel guardare e farsi guardare, in quello sguardo spalancato sull’inconscio e sul mondo, Maria Grazia Chiuri articola ricami, meraviglie e decorazioni
preziose e delicate, che sull’emblematico abito attraversato da una fantasmagoria flamboyant di piume di pavone, diventano mille occhi che scrutano ed
esprimono l’interiorità misteriosa e potentissima delle donne moderne.
Bebe Vio, alla sfilata Dior
Monica Bellucci
Wang Likun
Maria Grazia Chiuri presenta la collezione Dior Haute Couture per la stagione Primavera-Estate 2019 in un’atmosfera ispirata al mondo
circense

L’universo favoloso e poetico del circo ha alimentato a lungo la fantasia degli artisti. Maria Grazia Chiuri ne ha tratto ispirazione per la collezione Dior
Haute Couture Primavera-Estate 2019, presentata sotto un maestoso tendone allestito nel cuore dei giardini del Musée Rodin di Parigi, tra le
spettacolari acrobazie della compagnia circense femminile Mimbre.
Dior: la meraviglia della Puglia con una sfilata-evento a Lecce

23 luglio 2020: Dior Cruise Collection 2021

In diretta live streaming da Lecce, il 23 luglio 2020 è andata in scena la Collezione Cruise 2021 della Maison Christian Dior che, per la prima volta, non
ha sfilato a Parigi.

Lecce, dunque, è stata la città prescelta, come simbolo di valori, quali arte e bellezza, di cui la collezione si è fatta portavoce.

La città della Pizzica è, non a caso, luogo d’origine della famiglia della Direttrice Creativa, delle collezioni donna, Maria Grazia Chiuri che, in diverse
dichiarazioni, ha più volte ribadito la volontà di dedicare lo show alla sua “casa”.

L’appuntamento è stato del tipo “blindatissimo”. Niente pubblico causa Covid. La piazza era deserta, fatta eccezione per una selezionata cerchia di
personaggi già testimonial della maison francese, tra cui i Ferragnez, avvistati da giorni nel centro di Lecce. Tra gli altri ospiti anche Stefania Rocca con il
marito Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, il magnate di Lvmh Bernard Arnault (del cui gruppo Dior fa parte). Ma
anche celebrities internazionali come Charlize Theron e Bella Hadid. Tra gli ospiti anche Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, che in smoking si è
esibito con una speciale performance al piano e omaggia la Puglia cantando “Meraviglioso”.

Ad accompagnare musicalmente la sfilata e l’esibizione di Sangiorgi, L’Orchestra della Notte Della Taranta, diretta da Paolo Buonvino (maestro
concertatore dell’edizione 2020).

La piazza del Duomo appariva maestosa, abbellita dalla cornice artistica realizzata da Marinella Senatore con le luminarie.

Sul palco a ballare la pizzica, i danzatori popolari salentini.


Maria Grazia Chiuri, Direttrice Creativa Dior, ha presentato la Cruise Collection 2021 della Maison in Piazza del Duomo a Lecce.

La sfilata, svoltasi senza la presenza fisica del pubblico, è frutto di un progetto collettivo che coniuga il patrimonio di Dior alle tradizioni e alla
maestria artigiana pugliesi.
In omaggio a un luogo che porta nel cuore, Maria Grazia Chiuri ha invitato numerosi artisti e artigiani locali ad apportare il proprio contributo alla
collezione.
Dopo mesi di preparativi è stata svelata la Cruise Collection 2021 di Dior in una cornice magistrale.

Nel cuore di Lecce, le modelle hanno solcato la passerella nel rispetto delle regole di distanziamento sociale, senza pubblico.

Molto di più di una semplice cartolina, questo evento live è la conclusione di un percorso creativo che celebra questa regione del Sud Italia.
Dior Cruise 2021. Sullo sfondo due ballerini che danzano
la ‘Taranta’.

Dior Cruise 2021: una festa barocca al suono della


“Pizzica”.

Maria Grazia Chiuri porta a Lecce la Croisière e allestisce


una festa di piazza tra chiese barocche, luminarie
d’artista, ballerinI di “Taranta” e musica della “Pizzica” in
diretta.

Con abiti che raccontano un Dior interpretato dalla


cultura locale del fatto a mano.
Oltre all’ambientazione della sfilata, in Puglia, «territori che
conosco bene per origini familiari», Chiuri ha fatto un lavoro
incredibile di recupero delle sapienze manuali, con un risvolto
socio-culturale, come spesso capita con questa creativa, che sa
coniugare progetto e realtà.

A cominciare dalla lavorazione di un particolare pizzo che le è


servito per dare una forte impronta alla collezione.

Tombolo è il nome del pizzo e dello strumento che serve per


ottenerlo.
È una lavorazione che si esegue in tutte le parti d’Italia, dal Nord
al Sud con caratteristiche appena diverse, perché in alcune
regioni lo strumento è gonfio come un cuscino in altre è piatto.

Ha un’esigenza imprescindibile, che chi lo fa deve essere una


persona esperta: insomma occorre l’arte per manovrare il
tombolo e per ottenere un merletto a tombolo di alta qualità
con quel filo sottile che scappa dalle mani se non si possiede
molta abilità, esperienza e pazienza.

Ma nonostante questo, dice Maria Grazia Chiuri, fare il tombolo,


come gli altri lavori di tessitura e ricamo «è ritenuto un lavoro
casalingo e non viene valorizzato come artigianato.

Le donne stesse non hanno mai preso coscienza del lato creativo
di questi lavori.

Ecco quindi dov’è il valore aggiunto dell’operazione che Chiuri


compie con Dior: dare alle donne stesse la consapevolezza di un
lavoro che fanno da secoli e che, inserito nella tradizione, ha
perso il valore dell’eccezionalità ed è finito nella prassi della
consuetudine.
E di quel tipo di consuetudine che la cultura maschile ha
assegnato ai lavori domestici ritenuti tipicamente femminili.

Ma poi c’è la musica e la danza, qui siamo nella terra della


Taranta, il ballo liberatorio che nasce per liberarsi dalla puntura
maligna del ragno omonimo
È stato un processo lungo e complesso questo della Dior Cruise 2021 che ha elaborato anche aspetti nuovi
della moda del marchio, come il pizzo Miss Dior reinventato al tombolo («non volevano farlo perché per
un piccolo ricamo occorrevano 5 ore che era ritenuto un tempo assurdo») e come una leggerezza che
rende ancora più «reale» la visione che ha Chiuri di Dior.

«Ho sempre disegnato abiti che siano in grado di trasmettere una storia e una memoria»
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021
Dior, Cruise Collection 2021

Potrebbero piacerti anche